Il Giorno della
Memoria si avvicina e con esso l’esigenza di mantenere
vivo il ricordo degli orrori della Shoah. Dal26 Gennaio arriva al cinema
Terezin, film che mostra la
particolare realtà del campo di detenzione di
Theresienstadt.Terezin è una
coproduzione internazionale (Minerva
Pictures, Rai CinemaeThree Brothers Production)
diretta da Gabriele Guidi. Il
film presenta un cast internazionale ricco di nomi cari
alla fiction italiana: da Mauro
Conte (Una questione privata,
Sulla mia pelle), a Alessio
Boni, Cesare Bocci
e Antonia Liskova.
Terezin: la trama del film
1942. Antonio (Mauro Conte) è
un clarinettista italiano che si è trasferito a Praga per
studiare musica. Lì ha conosciuto
Martina (Dominika Moravkova), una
violinista cecoslovacca. I due si sono innamorati e vivono insieme.
Lei è ebrea, come parte della famiglia di lui. Durante la Seconda
guerra mondiale,
Antonio e Martina vengono
deportati al ghetto di Terezin. Nel campo di
concentramento di Theresienstadt i due entrano in contatto
con tanti altri artisti come loro che, in quanto ebrei, sono
costretti a vivere in condizioni ai limiti dell’umanità. Nel
tentativo di mantenere viva l’arte – e con essa la speranza e la
civiltà – i musicisti del campo mettono in piedi un’orchestra che,
tra deportazioni e regole ferree, coinvolge uomini, donne, bambini
e soldati nazisti.
Il ghetto degli
artisti
La vicenda descritta
in Terezin è tratta da una storia vera: non
solo la Seconda guerra mondiale, ma anche gli accadimenti del
ghetto sono fatti storici. Il campo di
Theresienstadt era uno spazio sfaccettato: le SS lo
utilizzavano non solo come luogo d’internamento
per gli ebrei, ma anche come centro di smistamento
per i prigionieri verso i campi di sterminio di Auschwitz e
Treblinka. Il luogo però era promosso dalla propaganda nazista come
un esempio perfetto di insediamento ebraico. A
Terezin c’erano quindi i lavori forzati, le celle,
le punizioni e le deportazioni. Nonostante ciò, la vita culturale
era viva all’interno del ghetto. Una scuola accoglieva la grande
concentrazione di bambini, un’orchestra quella di musicisti e
compositori come Viktor Ullman.
Il campo di
Terezin era quindi un mondo assurdo
in cui alle minacce di deportazione e ai forni crematori si
alternavano prove d’orchestra e concerti in grande stile. Questa
contraddizione è resa bene dal film di Gabriele
Guidi. Le scene drammatiche e quelle più distese si
alternano continuamente, contaminandosi l’una con lo spirito
dell’altra. Vedendo Terezin, si fatica a dare il
giusto peso a tutto quello che viene rappresentato. La sensazione
di inadeguatezza non è casuale ma esprime il vissuto dei deportati:
artisti trasformati in braccianti, persone rese numeri, anime che
diventano carne da macello.
Una produzione in pieno stile
Rai
Il mondo assurdo del campo è
sicuramente ben rappresentato in Terezin, ma
non è l’unico elemento estraniante. I dialoghi enfatici e troppo
esplicativi, uniti allo stridente autodoppiaggio degli attori
italiani, danno quel tocco da fiction Rai che
stona con una storia così profonda e delicata. Interpreti come
Alessio Boni, Cesare
Bocci e Antonia
Liskova cedono spesso alla recitazione
televisiva. In questo modo, la dimensione estraniante del film si
trasforma spesso in dimensione melodrammatica e favolistica,
qualcosa di molto lontano dal dramma storico della Shoah.
Anche le inquadrature e la
fotografia di Terezin non si distaccano dal
mondo della fiction: i movimenti di macchina sono semplici, la
composizione dell’immagine è geometrica. Inoltre, il campo
viene rappresentato quasi sempre nel suo aspetto più pulito e
composto: i forni crematori sono censurati, come anche i luoghi più
trasandati. Tutto ciò che potrebbe impressionare viene solo
nominato ed è mascherato a livello visivo.
La
musica come formula narrativa
Terezin è un film
facilmente fruibile. Il lungometraggio è adatto anche ai più
piccoli e alle scuole per che affronta in modo soft un argomento
che di soft ha davvero poco. Ad ogni modo, il Giorno della
Memoria serve a mantenere vivo il ricordo dell’orrore e
ogni mezzo che s’impegna in questa causa è lodabile.
Sicuramente, Terezin saprà ritagliarsi una
fetta di pubblico.
Immergendoci in una realtà da
brivido, Lockwood & Co è una nuova serie teen
tendente all’horror sovrannaturale. Formata per il momento da una
sola stagione di otto episodi da circa 40 minuti l’uno, la serie è
scritta e diretta dal regista britannico Joe
Cornish (Attack
the block, Antman),
e tratta dall’omonima serie di
romanzi di Jonathan Stroud. In particolare, questa prima
stagione di Lockwood & Co racconta le vicende dei
primi due romanzi, quindi è prevedibile (ed auspicabile) un
seguito. Nel cast ritroviamo prevalentemente figure nuove ed
emergenti, tra cui l’attrice Ruby Stokes
(Francesca Bridgerton nella serie
Bridgerton) nel ruolo di Lucy Carlyle, Cameron
Chapman nei panni di Anthony Lockwood e Ivanno
Jeremiah (Black
Mirror: zitto e balla) come ispettore Barnes.
Lockwood & Co: gli spettri
visitatori
In una realtà in cui i fantasmi,
detti visitatori, popolano le strade e le case di Londra, tanti
giovani supervisionati dagli adulti si occupano di combatterli.
Molti bambini e teenagers hanno sviluppato dei poteri di percezione
degli spettri, tali da poterli individuare e sconfiggere con più
facilità. Tra questi, Lucy Carlyle, di appena 13 anni, viene
costretta dalla madre a lavorare per un’agenzia locale di acchiappa
fantasmi; dopo anni di allenamento ed amicizia con la compagna
Norrie, un triste incidente in una casa infestata convince Lucy ad
abbandonare la propria casa per una nuova vita a Londra. Qui viene
accolta nella Lockwood & Co, una piccola agenzia
di acchiappafantasmi formata da soli due ragazzi, Anthony Lockwood
e George Karim, senza alcun supervisore adulto. I tre avranno
insieme tante avventure da brivido in cui affermeranno la loro
bravura dinnanzi anche all’ispettore Barnes, ed in cui Lucy
conoscerà meglio il suo grande potere.
Le avventure dei nuovi
ghostbusters
Il tema dei fantasmi è molto noto e
popolare sia nella narrativa che nel cinema. Basti pensare a
Ghostbusters, noto cult del 1984 con
Bill Murray e
Dan Aykroyd. A differenza della commedia degli
acchiappafantasmi, in Lockwood & Co la narrazione
riguardo i visitatori assume delle tinte più dark. Tutti gli
episodi sono costellati di scene che trasmettono allo spettatore
una certa suspense, tale quasi da rasentare l’horror. Un esempio
figura durante una delle missioni dei tre in una magione stregata
fuori Londra, dove in un sotterraneo vengono circondati da una
moltitudine di fantasmi di antichi monaci. Trattandosi di una serie
teen, la trama e le tematiche affrontate bilanciano la presenza di
queste scene sinistre.
Sembra essere centrale già dai primi
episodi di Lockwood & Co una certa affinità tra
Lucy e lo stesso Lockwood. Questa particolare sinergia si nota
molto anche durante le loro avventure a caccia di fantasmi, e
diventa così forte da far sentire George escluso dai due. Pur non
essendo ancora ben definita la relazione tra i due, negli ultimi
episodi sono presenti vari momenti topici, i classici attimi prima
del bacio, che portano lo spettatore a considerarli una nuova ship
nella serie.
Lockwood & Co: visitatori
e poteri sovrannaturali
L’elemento sovrannaturale è
sviluppato nella serie con effetti speciali relativamente semplici,
soprattutto nella rappresentazione dei visitatori, ma comunque in
maniera efficace. Ad ogni modo, il clima generale di mistero è
accentuato dalla presenza di molti elementi celati agli occhi dello
spettatore. Nella serie si accenna a come i visitatori non siano
sempre stati parte della quotidianità di Londra. E’ chiaro che in
un particolare momento storico non troppo passato, forse cinquanta
o sessant’anni prima, il “Problema” ha avuto inizio. Lo stesso
George si dimostra scettico sulle motivazioni date dal governo e
crede in una qualche forma di cospirazione, o di causa segreta che
non è stata resa nota ai cittadini, ed ovviamente neanche a noi
spettatori.
Riguardo i poteri dei giovani
ed i fantasmi, il pubblico può raccogliere sempre più informazioni
con il proseguire degli episodi. Non è presente una voce narrante
che pone una qualche forma di antefatto, ma è comunque possibile
comprendere da altre vie. Ad esempio, viene reso noto allo
spettatore come i poteri di percezione non sono definitivi, ma con
gli anni svaniscono. Inoltre già dai primi episodi possiamo
scoprire la classificazione dei visitatori in tre tipologie.
Anthony Lockwood: tra sorrisi e
segreti
Un’aura di mistero circonda anche lo
stesso Lockwood. Pur risultando coraggioso e protettivo nei
confronti di George, e soprattutto di Lucy, sono molti i segreti
che nasconde riguardo al suo passato, rinchiusi nella porta sopra
le scale della Lockwood & Co. Lucy lo aiuta ad
aprirsi con loro, lo fa sentire amato.
Ma sono ancora molti gli
interrogativi che restano senza risposta alla fine di questa
stagione: come ha avuto inizio il Problema? Che segreti cela
Lockwood? Si attende una seconda stagione con ansia per
scoprirlo!
Una nuova commedia romantica si
aggiunge al palmares di Jennifer Lopez e Josh Duhamel che guidano – letteralmente – il
film Un matrimonio esplosivo. La pellicola di
Amazon Prime Video sarà disponibile sulla
piattaforma dal 27 gennaio. Il regista, Jason
Moore, presenta questo film a tratti audace che ha a
tutti gli effetti le caratteristiche di una classica romcom
americana ma che si trasforma presto in un bad-ass movie.
Darcy e Tom riuniscono le loro
famiglie per un matrimonio di gruppo, ma la cerimonia viene sospesa
quando degli uomini armati prendono tutti in ostaggio. “Finché
morte non ci separi” assume un significato del tutto nuovo in
questa esilarante e adrenalinica avventura, quando
Darcy e Tom dovranno salvare i
loro cari, se non si uccideranno prima a vicenda.
Un matrimonio esplosivo, la
trama
Jennifer Lopez dopo Marry Me – Sposami torna in una commedia
romantica un po’ fuori dagli schemi. Ci troviamo nelle Filippine e
L-O-V-E di Nat King Cole risuona nelle nostre orecchie. Sembrerebbe
andare tutto bene, le dinamiche sono abbastanza semplici: la futura
sposa affronta i problemi pre-matrimonio, una suocera invadente
(Jennifer
Coolidge), una madre contrariata (Sônia
Braga) e l’ex fidanzato storico che si presenta senza
avvisare (Lenny
Kravitz). Ci troviamo in un resort esclusivo delle
Filippine che data la presenza della Coolidge confondiamo
Un matrimonio esplosivo con un episodio di
The White Lotus. La coppia formata dalla
Lopez e da Duhamel capovolge gli
stereotipi di genere: Tom vuole un matrimonio in
pompa magna, lo organizza alla perfezione creando dei centro tavola
a forma di ananas luccicanti invidiabili. Darcy,
avvocato di carriera, non sogna nulla del genere, anzi predilige
una cerimonia intima con l’amore della sua vita.
Un matrimonio
esplosivo vira presto sul “bad-ass movie” quando
parallelamente a una crisi coniugale tra la coppia compaiono i
pirati e rapiscono gli ospiti. Il crescendo di suspence verso
quello che accadrà nel film è ovviamente avvolto da tutte le
questioni interne tra la coppia. Da una parte, dunque, ci sono i
parenti e amici degli sposi rapiti dai pirati che chiedono un
riscatto stranamente abbastanza salato. Dall’altra
Darcy e Tom che litigano su chi
dei è pronto a fare il sacrificio più grande per salvare la
relazione. “Non tutto è una questione di soldi!“, esclama
la futura sposa Darcy alla cena di prova del suo
idilliaco matrimonio, ma effettivamente presto lo diventerà.
Un piano con un solo passaggio
Mentre cercano di risollevare le
sorti della loro storia d’amore – apparentemente – tormentata –
Darcy e Tom si improvvisano
killer di pirati. Il compito gli riesce molto bene dato che, per
una serie di coincidente fortuite, riescono a far fuori parte della
banda di pirati che li ha colpiti. Il regista Jason
Moore (Pitch
Perfect) cerca dare una nuova luce al genere delle
commedie romantiche aggiungendo sangue, violenza e omicidi.
Un matrimonio esplosivo va controtendenza anche
rispetto alle pellicole proposte quest’anno che tentano di fare una
critica alla borghesia moderna. Prima con The
Menu e poi con
Triangle of Sadness. La critica è velata
pressoché inesistente dato che sono sempre i “buoni” ad avere la
meglio.
Oltre alla parte cruenta in
Un matrimonio esplosivo una buona dose di umorismo
è portata in scena da Jennifer Coolidge che sembra
non aver mai abbandonato il ruolo di The White Lotus e rende comici anche
i momenti di massima tensione del film. In più di una occasione le
risate sono affidate al suo personaggio di mamma chioccia.
Darcy e Tom riescono in qualche
modo a cavarsela e le varie peripezie che affrontano per avere la
meglio sui pirati si muovono parallelamente alla risoluzione del
loro rapporto. Ci sono, infatti, diversi momenti chiarificatori
della loro storia d’amore che aiuteranno i due ad accettare le
differenze l’uno dell’altro.
Pirati, amore e fantasia
Ma se fino a questo punto di
Un matrimonio esplosivo abbiamo visto soltanto
sequenze di combattimento arrangiate accompagnate da una buona dose
di fortuna, arriva lo sconvolgimento di trama.
Sean, interpretato da Lenny
Kravitz, è in realtà il mandante di questo rapimento.
Tom è il primo a smascherarlo con un atto di
coraggio e mettendo a repentaglio la sua vita.
Sean ha affidato ai mercenari balinesi di
attaccare il matrimonio di Darcy per chiedere un
riscatto a Robert (Cheech Marin),
il padre della sposa. Ma come se non fosse abbastanza: la compagna
di Robert è in realtà complice di questo attacco, palesa la sua
vera identità e cerca in tutti i modi di uccidere i due futuri
coniugi.
L’amore in Un matrimonio
esplosivo è centrale e viene narrato sotto le sue più
contrastanti sfaccettature. Quello per i figli, l’amore per la
famiglia, per il partner. L’amore più vanitoso, più ricercato, più
nascosto, ma non è totalizzante. Non si riesce a entrare in empatia
o quanto meno a simpatizzare per Darcy e
Tom. A causa della scarsa chimica che riecheggia
per tutto il film tra gli stessi attori la loro relazione appare
piatta. Per cui alla fine, quando il risvolto di trama è il
consueto E vissero per sempre felici e contenti, l’unica
cosa che rimane impressa è l’immagine di Jennifer
Coolidge con un mitra in mano che fa un agguato ai
pirati.
Siamo nel bel mezzo della stagione
dei premi e, dato che i cinecomics vengono spesso trascurati da questo
punto di vista, ecco cinque titoli che avrebbero meritato un
maggiore successo… inclusa la vittoria come “Miglior Film” agli
Oscar!
Da The Avengers, con cui possiamo dire sia
iniziato “tutto” fino al più recente The Batman, che ha regalato uno sguardo
inedito al Crociato Incappucciato di Gotham City, ecco 5 cinecomics
che pensiamo avrebbero meritato più nomination agli
Oscar.
The Avengers
The
Avengers ha ottenuto una nomination agli
Oscar per i miglior effetti speciali, ma sembra
che l’impatto di questo film non sia stato valorizzato quanto
avrebbe dovuto. I Marvel Studios hanno lanciato una
serie di franchise di supereroi in solitaria in un periodo in cui i
film tratti dai fumetti non erano assolutamente popolari.
In seguito, hanno riunito con
successo questi personaggi – nel bel mezzo dell’acquisizione da
parte della Disney – in un blockbuster diretto da
un regista conosciuto soprattutto per il suo lavoro televisivo, ed
è stato magnifico. Con un incasso di oltre 1 miliardo di dollari in
un periodo in cui questa cifra era una rarità, The Avengers è stato, per molti versi, il vero
capitolo iniziale del MCU
così come lo conosciamo. Anche se non stiamo dicendo che il cast
avrebbe dovuto essere sul palco ad accettare
l’Oscar come “miglior film” nel 2013 questo è
stato un film speciale e, come tale, andava riconosciuto.
Spider-Man 2
Vincitore di un Oscar per i
suoi effetti speciali, Spider-Man 2 è un perfetto esempio di come i
cinecomics siano tipicamente riconosciuti solo nelle categorie
tecniche. Questo rivoluzionario sequel del regista Sam
Raimi è uscito nel 2004, ma è ancora considerato uno dei
migliori adattamenti di fumetti mai realizzati sul grande
schermo.
Tra l’eccezionale interpretazione di
Alfred Molina nei panni del Dottor
Octopus, una storia forte sull’amore e l’amicizia e una
grafica diversa da qualsiasi altra cosa vista prima sullo schermo,
Spider-Man 2 è un film che serve a ricordare
perché anche i blockbuster meritano di essere riconosciuti.
Watchmen
Watchmen
ha fatto un lavoro fantastico di adattamento dell’iconica graphic
novel di Alan Moore e Dave
Gibbon. Sebbene sia vero che lo stile di Zack
Snyder non sia adatto a tutti, questo film è stato
innegabilmente straordinario dal punto di vista visivo.
Non stiamo necessariamente dicendo
che Watchmen sia uno dei cinecomics degni
dell’Oscar, ma sembra che il film sia stato trascurato solo perché
la storia non è troppo facile da digerire. È densa, a volte un po’
troppo complicata e contorta, e brutalmente violenta, ma il tutto
si risolve in un modo che… funziona.
Avengers: Endgame
Questa epopea di tre ore
funziona sotto ogni aspetto, raccontando una storia potente e
commovente che culmina con la celebrazione del franchise di maggior
successo di tutti i tempi. Avengers: Endgame non è stato solo un film, ma
un’esperienza. Robert Downey Jr. meritava sicuramente un
riconoscimento maggiore, così come Josh Brolin per la sua stratificata e
affascinante interpretazione di Thanos.
Naturalmente, entrambi sono stati
aiutati da effetti visivi, quindi è stato facile per questo
cinecomic del 2019 essere trascurato e, in molti casi,
ignorato.
The Batman
The
Batman è stato distribuito con recensioni estremamente
positive lo scorso marzo, ma nei mesi successivi è stato ampiamente
dimenticato. Non sappiamo se dare la colpa alla scarsa attenzione
degli spettatori o a un livello di familiarità con il personaggio
che ha fatto sì che il film passasse troppo rapidamente in secondo
piano.
Dato il suo tono adulto,
l’avvincente storia poliziesca e le fantastiche interpretazioni da
cima a fondo, non vediamo alcun motivo per cui The Batman non sia in primo piano in
manifestazioni come i GoldenGlobe e gli Oscar: i cinecomics
del Batverse meritano sicuramente di più.
Disponibile dal 2
dicembre su Disney+Darby Harper: consulenza
fantasmi (Darby and the
Dead) è il nuovo film originale della
piattaforma che racconta in maniera insolita il delicato momento
dell’adolescenza, del trovare la propria voce e il proprio posto
trai coetanei, che sembrano sempre più svegli, vivaci, inseriti. A
porsi queste domande è Darby, interpretata da Riele
Downs, presente, insieme a tutto il cast, alla conferenza
stampa ufficiale del film. Con lei anche Auli’i
Cravalho, che nel film interpreta Capri, la reginetta
della scuola, che si troverà costretta ad avvalersi dell’aiuto di
Darby.
Cravalho ha spiegato in
che cosa somiglia al suo personaggio: “Non credo di essere
troppo simile al mio personaggio, ma dirò che è stato molto facile
per me diventare lei. Quindi, non ne sono davvero sicura. Forse ci
sono pezzi di me che hanno deciso di mostrarsi con Capri. Adoro la
sua sicurezza e sì, è stato davvero divertente. L’intero cast è
della Gen Z, quindi tutti ci siamo trovati negli altri, è stato
davvero davvero bello.”
Riele
Downs ha parlato del suo lavoro con Cravalho che è a tutti
gli effetti una sua antagonista: “È impossibile odiare Auli’i.
È così divertente, così divertente, così talentuosa. Quindi, è
stato molto facile recitare, perché ha talento. Ma allo stesso
tempo, è stato difficile perché nessuno di noi due era avversa
all’altra. Per quello che riguarda le somiglianze, immagino di
essere in qualche modo come il mio personaggio, in alcuni modi.
Sono un po’ più introversa. Mi piace fare le cose da sola a volte o
molto spesso. Ma in termini stilistici, sento di essere più vivace
di lei, mi piace fare ogni tipo di esperienza.”
Chosen Jacobs
interpreta invece Alex, un personaggio molto simile a Darby e tutto
da scoprire: “Ogni volta che guardo una sceneggiatura, guardo
solo se la sceneggiatura ha personaggi genuini e interessanti. Non
importa se sarà un uomo o una donna. E leggendo la sceneggiatura di
questo film, ho capito che ogni personaggio è completamente
sviluppato. Ogni personaggio sarebbe potuto essere protagonista di
uno spin-off. Cerco sempre nelle storie che ogni personaggio abbia
davvero un vero ruolo stratificato. Quindi, sapere che sarò in un
film con i personaggi di Auli’i e Riele e quelli di Asher e di
tutti, era una bella sensazione. È stato eccitante poter recitare
con così tante persone diverse e dal fantastico talento. Questo
presupposto porterà sempre un prodotto interessante, e penso che ce
l’abbiamo fatta.”
Noto per essere Billy
Baston di Shazam!, Asher Angel
interpreta invece James, il bello e tenebroso della scuola, per il
quale Darby ha una cotta: “Tutti i nostri personaggi stanno
attraversando le loro esperienze, e penso che essere un attore e
riuscire a tuffarsi in questo contesto sia qualcosa di super
speciale. Ed è una delle cose che amo davvero fare. E lavorare con
Riele, Auli’i e Chosen, e guardarli fare le loro cose ogni giorno,
e guardarli venire sul set e interpretare il personaggio è stata
una grande esperienza. Perché è bello essere in un ambiente in cui
puoi imparare dagli altri.”
A dirigere il film è
stato chiamato Silas Howard: “Adoro questo
cast, la troupe, il team e i produttori. E dovevo davvero fare
nostra questa storia. Per me, da uomo trans, era importante
raccontare una classica storia del liceo, dove non ho mai avuto
visibilità. Non c’era nemmeno un vero linguaggio per rappresentarmi
all’epoca, ecco quanti anni ho! È stato davvero importante, anche
con il supporto dello studio, siamo riusciti a trovare questo
momento di intimità con tutti i giovani attori. E mi sento come se
facessi parte del cast, dobbiamo rendere questi ruoli nostri e
adattarli su misura e non è sempre semplice, non viene automatico,
richiede fiducia reciproca e fiducia in me, e soprattutto una
scrittura molto forte.”
E il film risente senza
dubbio di questo impegno e di questa vitalità che i giovani
interpreti hanno infuso in tutti i loro personaggi. Darby Harper: consulenza fantasmi arriverà su
Disney+ il 2 dicembre.
Sono state annunciate le nomination
agli Oscar 2023, la 95° edizione degli Academy
Awards, la cui cerimonia di apertura si svolgerà a Los Angeles al
Dolby Theatre il 12 marzo 2023 e verrà presentata da Jimmy
Kimmel.
Il trailer completo di Ant-Man and the Wasp: Quantumania ha
debuttato all’inizio di questo mese, dandoci la possibilità di una
prima vera occhiata a M.O.D.O.K. in azione. I fan avevano già
un’idea di come sarebbe stato “Mental Organism Designed Only
for Killing (Organismo mentale progettato solo per uccidere)”
grazie ad alcuni promo art trapelati in rete, ma il trailer ci ha
offerto una rapida occhiata al cattivo megalomane senza la sua
maschera, rivelando un design molto più accurato.
“MODOK è forse la mia singola
cosa preferita che ho fatto nel film”, ha detto lo scrittore
Jeff Loveness alla rivista SFX. “Ovviamente
siamo molto fedeli ai fumetti con il design e l’aspetto, ma poi c’è
un po’ di extra che gli abbiamo aggiunto. Forse verrò licenziato da
The Kang Dynasty quando la gente lo vedrà, ma alcuni dei miei
momenti preferiti vengono da MODOK e dalle sue dinamiche.”
“Dirò solo che è stato ispirato
da Kevin Kline in Un pesce di nome Wanda e Frank Grimes in un
vecchio episodio dei Simpson – questo uomo davvero
ipocrita, egoista, presuntuoso ma anche profondamente triste e
insicuro che sa di avere una vita di merda da affrontare e sta
cercando di trarne il meglio”. “Il suo ego si sgretolerà nel
momento in cui viene sfidato, ma poi, come Kevin Kline in Un pesce
di nome Wanda, è piuttosto bravo a uccidere le persone”,
aggiunge Loveness. “È una vera mina vagante, e mi sono
divertito moltissimo con lui.” Sebbene il suo casting
non sia ancora stato ufficializzato, M.O.D.O.K. sarà portato in
vita da Corey Stoll, che ha interpretato
Yellowjacker nel primo Ant-Man
(supponiamo che i due personaggi siano collegati).
Nel film, che dà ufficialmente il
via alla
Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, i Super
Eroi Scott Lang (Paul
Rudd) e Hope Van Dyne (Evangeline
Lilly) tornano per continuare le loro avventure
come
Ant-Man and The Wasp. Insieme ai genitori di Hope,
Hank Pym (Michael
Douglas) e Janet Van Dyne (Michelle
Pfeiffer), la famiglia si ritrova a esplorare
il Regno Quantico, a interagire con nuove strane creature e a
intraprendere un’avventura che li spingerà oltre i limiti di ciò
che pensavano fosse possibile. Diretto da Peyton
Reed e prodotto da Kevin Feige, p.g.a. e Stephen Broussard,
p.g.a.,Ant-Man
and the Wasp: Quantumania è interpretato anche da
Jonathan Majors nel ruolo di Kang,
David Dastmalchian nel ruolo di Veb, Katy O’Brian nel ruolo di
Jentorra, William Jackson Harper nel ruolo di Quaz
e Bill Murray in quello di Lord Krylar.
Riprese quasi concluse per la nuova
serie Sky Original L’arte della gioia, il debutto
assoluto da regista di una serie TV di Valeria Golino (Miele,
Euforia),
prossimamente in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in
tutti i Paesi in cui Sky opera in Europa.
Dall’omonimo romanzo postumo di
Goliarda Sapienza (in libreria con Einaudi),
rifiutato per tanto tempo dalle case editrici italiane fino a
raggiungere il successo all’estero, L’arte della
gioia – prodotta da Sky e da Viola Prestieri per
HT Film – racconta la storia di una ragazzina della
Sicilia di inizio ‘900 che scopre la sessualità e il desiderio di
una vita migliore di quella che ha sempre avuto.
Dal set siciliano arrivano le
primissime foto di scena, che ritraggono i protagonisti annunciati
oggi: Tecla Insolia (La bambina che non voleva
cantare, 5 minuti prima) nei panni della giovanissima
Modesta, protagonista spregiudicata, sensuale e coraggiosa;
Jasmine Trinca (Fortunata,
Marcel!, Supereroi, La dea fortuna) in
quelli di Leonora, madre superiora del convento in cui Modesta
verrà accolta ancora bambina; Guido Caprino (Il Miracolo, Fai
bei sogni, 1992-1993-1994) sarà Carmine, l’uomo che
gestisce le terre della villa del Carmelo, dimora dei Brandiforti,
la famiglia nobile e benestante di Leonora; Alma
Noce (Brado, La ragazza ha volato,
Gli anni più belli) interpreta Beatrice, la più giovane
erede della famiglia Brandiforte, guidata dalla principessa Gaia,
interpretata da Valeria Bruni Tedeschi (I
villeggianti, Forever Young – Les Amandiers,
Estate ’85, La pazza gioia). Nel cast anche
Giovanni Bagnasco (Finalmente l’alba) che
sarà Ippolito, figlio di Gaia e unico vero erede dei Brandiforti, e
Giuseppe Spata (La mafia uccide solo d’estate
– Parte II, La mossa del cavallo – C’era una volta
Vigata, Tutta colpa di Freud) nei panni di Rocco, il
loro autista.
1 di 5
Foto di Paolo
Ciriello
Foto di Paolo
Ciriello
Foto di Valeria
Glorioso
Foto di Paolo
Ciriello
Foto di Valeria
Glorioso
L’arte della gioia, la trama
Scritta da Valeria Golino, Luca
Infascelli, Francesca Marciano,
Valia Santella e Stefano Sardo,
L’arte della gioia racconta la sua drammatica e
avventurosa vita: nata il primo gennaio del 1900 da una povera
famiglia della Sicilia rurale, Modesta fin dall’infanzia ricerca la
felicità senza soccombere ai condizionamenti della società. Dopo un
tragico incidente che la strappa alla sua famiglia, viene accolta
in un convento dove, grazie alla sua intelligenza e caparbietà,
diventa la protetta della Madre Superiora. Successivamente approda
alla villa della Principessa Brandiforti, dove si renderà
indispensabile acquistando sempre maggiore potere a palazzo. Questo
incessante movimento di emancipazione si accompagna ad un percorso
di maturazione personale e sessuale, che la porta a scoprire e
rivendicare il diritto al piacere e alla felicità.
L’arte della gioia è stata realizzata con il
sostegno della Regione Siciliana – Assessorato del Turismo, Sport e
Spettacolo – Sicilia Film Commission.
Apple TV+
ha annunciato oggi l’acquisizione di “Drops of
God“, la nuova dramedy multilingue franco-giapponese
di Legendary Entertainment, adattata dall’omonima serie manga
giapponese bestseller del New York Times, creata e scritta dal
pluripremiato Tadashi Agi, con artwork di Shu Okimoto e
pubblicata da Kodansha. Composta da otto episodi,
“Drops of God” è interpretata da
Fleur Geffrier (“Das Boot”, “Elle”) nei panni di
Camille Léger e Tomohisa Yamashita (“The Head”,
“Tokyo Vice”, “Alice in Borderland”) nei panni di Issei Tomine
ed è prodotta da Les Productions Dynamic in associazione con
22H22 e Adline Entertainment.
Drops of God, la
trama
La serie si apre con il mondo della
gastronomia e dei vini pregiati in lutto perché Alexandre Léger,
creatore della famosa Léger Wine Guide e figura emblematica
dell’enologia, è appena morto nella sua casa di Tokyo all’età di 60
anni. Il compianto Alexandre lascia una figlia, Camille (Fleur
Geffrier), che vive a Parigi e non vede il padre dalla separazione
dei suoi genitori, avvenuta quando lei aveva nove anni. Camille
vola a Tokyo per assistere alla lettura del testamento di Léger e
scopre che suo padre le ha lasciato una straordinaria collezione di
vini, la più grande al mondo secondo gli esperti. Ma, per
rivendicare l’eredità, Camille deve competere con un giovane e
brillante enologo, Issei Tomine (Tomohisa Yamashita), che suo padre
ha preso sotto la sua ala protettrice e che nel testamento di Léger
viene indicato come il suo “figlio spirituale”. Ma la sua
connessione con Issei è realmente solo spirituale?
Scritto e ideato da Quoc Dang Tran (“Marianne”, “Parallel”),
prodotto da Klaus Zimmermann (“Borgia”, “Trapped”) e diretto da
Oded Ruskin (“No Man’s Land”, “Absentia”), “Drops of God” uscirà
nel 2023 su Apple TV+,
Giappone escluso. La serie è presentata in collaborazione con
France Télévisions e Hulu Japan.
Kodansha, una delle più grandi case editrici giapponesi, è stata
fondata nel 1909 e a oggi vanta una vasta gamma di attività
editoriali. Da sempre impegnata nella promozione della
lettura, offre numerosi premi letterari, come il Premio Noma e il
Premio Yoshikawa, che riconoscono agli autori di maggior talento i
contributi per il miglioramento della cultura editoriale.
“21” è una
pellicola del 2008 diretta Robert Luketic, basata
sulle vicende reali del MIT Blackjack Team. Questo
gruppo di studenti del Massachusetts Institute of Technology è
salito alle cronache per essere riuscito a sbancare diversi casinò
di Las Vegas utilizzando il calcolo delle probabilità. Sulla
vicenda nel 2002 era già stato pubblicato un libro
intitolato: “Bringing Down the House: The Inside Story of Six
MIT Students Who Took Vegas for Millions“, scritto da
BenMezrich. Il testo ispirerà il
film, che segue le vicende di Ben Campbell,
interpretato da Jim Sturgess, brillante studente
che si trova ad affrontare diverse sfide. Vari avvenimenti lo
porteranno a riflettere profondamente sulle conseguenze delle
proprie azioni.
Ben Campbell è uno
studente del Massachusetts Institute of Technology, che
vuole entrare a far parte della scuola di medicina della
Harvard Medical School. Ha tutte le carte in regola per
questo percorso accademico, viene infatti ammesso agli studi, ma ha
gravi problemi finanziari. Come poter pagare i 300.000 dollari di
iscrizione? Ben decide di candidarsi per ricevere la borsa
di studio Robinson, finanziamento che gli permetterebbe di
coprire interamente tutte le spese di iscrizione, ma questa viene
assegnata ogni anno a un solo studente. Ben parla con il direttore,
che lo informa del fatto che la borsa di studio verrà assegnata
allo studente capace di raccontare l’esperienza di vita più
interessante. Ben riflette allora sulla sua vita: lui ha
sacrificato molta della sua giovinezza dedicandola allo
studio, mettendo da parte il divertimento e molte
delle esperienze tipiche dell’adolescenza. Non ha una storia
particolare da raccontare, non sa proprio cosa poter dire per farsi
notare dalla commissione. Tuttavia, in quel periodo Ben partecipa
al corso di matematica del professore Micky Rosa,
interpretato da
Kevin Spacey, professore fuori dagli schemi e di grande
carisma. Il professore nota il talento matematico di Ben e gli
propone di risolvere il problema diMonty
Hall. Lo studente risolve il problema brillantemente e il
professore di matematica gli fa una proposta molto particolare.
Il professor Rosa invita Ben a
unirsi alla squadra di blackjack dell’MIT. Gli
studenti di questo gruppo ricorrono alle loro spiccate abilità
matematiche per vincere importanti somme di denaro nei più
importanti casinò di Las Vegas. Inizialmente, Ben non è molto
convinto della proposta, non pensa che la cosa faccia per lui.
Tuttavia, si rende conto del fatto che prendendo parte a questo
gruppo potrebbe guadagnare una grande somma di denaro molto
velocemente, riuscendo quindi a pagare la retta
universitaria. Decide allora di accettare la proposta del
professor Rosa e inizia ad allenarsi insieme agli altri studenti,
studiando a fondo le strategie di gioco e le tecniche di
conteggio delle carte, in modo tale da applicare il
calcolo delle probabilità al blackjack. La conta
delle carte è una delle tecniche più famose per ottenere risultati
al tavolo verde. Seguendo questa tecnica si può avere un’idea del
valore delle carte rimaste nel mazzo, in modo tale da ricavarne un
vantaggio quando ci sono carte di grande valore, aumentando quindi
le probabilità di avvicinarsi al 21 o di ottenere un blackjack. La
maggior parte dei giocatori esperti di blackjack ricorre quindi
alla matematica, più esattamente alla statistica,
per conseguire grandi risultati.
Gli studenti dell’MIT Blackjack
Team, dopo essersi intensamente allenati partono in incognito
alla volta di Las Vegas. Oggi il blackjack è uno dei giochi più
amati al mondo e questo è avvenuto anche grazie al successo di
grandi piattaforme di gaming online che hanno reso
molto popolare e fruibile un gioco che un tempo era relativamente
di nicchia. Non è un caso, infatti, che i protagonisti di una
storia ambientata tra il 1980 e il 1990 debbano prendere l’aereo e
volare fino a Las Vegas per portare il loro gioco
a livelli competitivi. Una volta giunti a Las Vegas gli studenti
incontrano grandi campioni e iniziano a raccogliere somme non
indifferenti al tavolo verde. Ben è entusiasta dei suoi successi.
Eppure le cose iniziano a complicarsi, la sua vita inizia a
prendere una strana piega.
Robert Luketic è
un regista e sceneggiatore di origini croate e siciliane, nato a
Sidney nel 1973. Ha diretto altri
film di successo come “La rivincita delle bionde”
(Legally Blonde) del 2001, “Quel mostro di
suocera” (Monster-in-Law) del 2005 e “Il
potere dei soldi” (Paranoia) del 2013. “21” è
stato un film accolto generalmente bene dal pubblico e dalla
critica, apprezzato particolarmente per la performance attoriale di
Kevin Spacey. Ovviamente è diventato un film di
culto per gli amanti del blackjack, rappresentando una
delle pellicole preferite dagli amanti del genere.
Sam Worthington, ancora in sala nei panni blu
di Jake Sully in Avatar: la Via dell’Acqua, ha ricordato il suo
provino per James
Bond, che lui stesso ha definito “terribile”. Quando
Pierce Brosnan concluse il suo ciclo nei panni di James Bond, nel
2002, con Die Another Day, si aprì la caccia al suo successore.
Il casting di Daniel Craig è stato
una sorpresa con tantissimi giornalisti scettici, ma nel corso di
cinque film, l’attore si è dimostrato più che degno di interpretare
l’iconica spia di Ian Fleming. Analogamente a
quanto sta accadendo ora, i produttori di franchising
Barbara Broccoli e Michael G. Wilson hanno
trascorso due anni alla ricerca di un nuovo Bond, e Sam Worthington
era tra quelle prese in considerazione. Sfortunatamente per
l’attore australiano, il suo provino non è andato bene.
“Ho scelto Bond. Sono andato e ho
fatto l’audizione con Martin Campbell, che ha finito per dirigere
Casino Royale”, ha rivelato Worthington durante un’intervista al
programma radiofonico Fitzy & Whipper (tramite ActioNewz.com). Ma
Worthington ha spiegato che non è riuscito a ottenere l’incantesimo
adatto affinché la parte diventasse sua: “Ho provato a fare un
accento britannico. Ho detto loro che volevo indossare lo smoking
bianco come Roger Moore. Volevo portare indietro quel tipo di
immaginario, e mi hanno guardato come se fossi pazzo”. “Ho detto,
‘Se faccio un [accento] australiano, sarò il prossimo George
Lazenby.’ Ha fatto solo un [film, 1969 Al servizio segreto di Sua
Maestà], e io non volevo essere così. Quindi ho provato l’inglese.
È stato terribile”, ha aggiunto Worthington. “Suonavo come Dick Van
Dyke di Mary Poppins. Ricordo che Martin disse: ‘Fai solo la tua
voce normale, è tutto fantastico, amico.'”
Worthington avrebbe continuato a
trovare successo a Hollywood, anche se Terminator: Salvation non gli ha fatto un
favore, in carriera, e si è preso una bella pausa dal cinema, prima
di tornare in sala con Avatar
2. Con quello che si è rivelato un
successo da $ 2 miliardi, speriamo di vedere molto di più di
Worthington al cinema, anche se probabilmente non nei panni di
James Bond.
Manca pochissimo all’annuncio delle
nomination agli Oscar 2023, la 95° edizione degli
Academy Awards. Allison Williams e Riz Ahmed saranno i presentatori che
leggeranno le nomination martedì 24 gennaio alle 14.30. Ma dove
vedere in diretta l’annuncio delle nomination agli Oscar 2023?
I social degli Academy Awards hanno
risposto a questa domanda. L’annuncio delle nomination saranno
visibili su:
Ricordiamo che la cerimonia di
premiazione degli Oscar 2023 si svolgerà a Los Angeles al Dolby
Theatre il 12 marzo 2023 e verrà presentata da Jimmy
Kimmel.
Il franchise di Animali
Fantastici era nato, alla Warner Bros, per cercare di
sfruttare al meglio la ricca eredità che Harry
Potter aveva lasciato allo studio. Un vero e proprio
ritorno nel mondo magico che aveva stregato milioni di fan era
quello che lo studio si aspettava, eppure le cose sono andate
diversamente rispetto a quanto ci si era aspettati dal
progetto.
Mentre Animali
fantastici e dove trovarli è stato innegabilmente un
esperimento divertente, i sequel hanno registrato un importante
calo della qualità, con un notevole peggioramento della scrittura e
il crollo di quella struttura inossidabile e inattaccabile che
aveva fatto parte della fortuna del franchise originale. Nel
progetto originale, il franchise di Animali
Fantastici doveva essere composto da 5 film, e al momento
sono stati distribuiti 3 film.
Durante una recente intervista con
NME (tramite SFFGazette.com), alla star principale della saga,
Eddie Redmayne, che interpreta Newt Scamander, è
stato chiesto se Animali fantastici 4 verrà realizzato. “Voglio
dire, al momento, non c’è nulla di cui sono a conoscenza”, ha
confermato l’attore britannico. “Quindi, da quello che so,
non è qualcosa che per il momento si farà.” Questi
commenti fanno seguito a
un report dello scorso novembre in cui si diceva che il
franchise era stato eliminato dalla Warner Bros. Discovery.
La notizia è senza dubbio deludente
per i fan del Wizarding World, ma sia I crimini di Grindelwald che I segreti di Silente sono stati una delusione
al botteghino, e per il nuovo regime dello studio continuare ad
andare avanti con quei sequel non sarebbe proprio una mossa
furba.
I Segreti di Silente si concludeva
con una partita aperta tra Silente e
Grindelwald, ma chissà se vedremo mai quel famigerato duello
trai due che ha forgiato la storia del mondo magico e ha fatto
sentire la sua eco anche nell’avventura di Harry Potter!
Mare
fuori 3 sta arrivando. Con un cast ricchissimo tra
cui Carolina Crescentini, Carmine
Recano, Nicolas Maupas,
Massimiliano Caiazzo, Valentina
Romani e Maria Esposito, la serie tv
targata Rai, diretta da Ivan Silvestrini, ha
iniziato il suo percorso in sordina nel 2020. Nel corso degli anni
ha raggiunto record pressoché inaspettati con milioni di
visualizzazioni sulla piattaforma italiana e un target di
spettatori al di sotto di venticinque anni. Così come il
giovanissimo gruppo di attori che vive ogni emozione portandola
alle estreme conseguenze, con tutto quello che può conseguirne:
considerando che l’ambientazione è sempre l’Istituto di detenzione
minorile. In anteprima esclusiva su RaiPlay dal 1°
febbraio, sarà poi in onda in prima serata su Rai2
dal 15.
Durante la presentazione
a Roma dell’intero cast di Mare fuori 3, il
primo a prendere la parola è l’amministratore delegato Rai,
Carlo Fuortes, che elogia la serie ritenendola la
testimonianza di un cambiamento della storica rete televisiva
italiana che può iniziare a parlare a un pubblico giovane: «Lo
dobbiamo fare con modelli distributivi e linguaggi adeguati»,
dichiara Fuortes, «oggi è una festa. Ringrazio tutti voi qui
presenti, perché insieme siamo riusciti a fare una cosa molto
grande. Stiamo parlando anche del successo straordinario delle due
precedenti edizioni di Mare fuori».
Il microfono passa poi
alla direttrice Rai Fiction, Maria Pia Ammirati,
che segue a ruota l’entusiasmo e la sensazione di aria
d’innovazione che porta Mare fuori: «La grande
accoglienza che il pubblico ha riservato alla serie è data dal tipo
di racconto scritto magnificamente dagli sceneggiatori Cristiana
Farina e Maurizio Careddu. È aderente alla realtà, è polifonico:
segue tante strade e tantissime voci che però non generano
disordine o rumore, ma limpidezza. E un altro tema importantissimo
che emerge è quello della libertà. Tutti i ragazzi aspirano alla
libertà: ad affrancarsi dalla famiglia, a rompere pregiudizi e
tabù, a vivere l’amore – inteso come passione – nella sua
incandescenza giovanile».
Dando continuità al
flusso di ammirazione, interviene Roberto Sessa
per Picomedia che coproduce la serie: «Io bazzico da queste
parti (gli studi Rai, n.d.r.) da parecchi decenni e posso dire che
un evento così sia decisamente raro, per cui: ringrazio tutti per
lo strepitoso lavoro. Eravamo partiti all’avventura, all’inizio è
stata una serie complicata. Abbiamo fortemente voluto quella nota
di realismo di cui parlava Maria Pia, che è stata la chiave
vincente per arrivare dove siamo oggi. E la complessità è stata la
ricerca di un equilibrio tra il messaggio che volevamo che passasse
e i lacci e lacciuoli della televisione generalista. Passo per
passo abbiamo conquistato terreno e oggi siamo lontani dall’angolo.
Siamo in prima linea e sulle prime pagine dei giornali, ed è grazie
a voi, ragazzi. Abbiamo una grande responsabilità in mano, è una
storia che potrà avere nuove stagioni e dipende solo da noi: gruppo
creativo e di produzione. La serie ha avuto successo all’estero,
che è un aspetto decisivo, per quanto ci riguarda. Siamo in 25
Paesi, abbiamo avuto delle trattative in Europa per degli eventuali
adattamenti. Ciò significa che non è stato solo apprezzato il
prodotto, ma anche l’idea che abbiamo costruito».
Elena
Capparelli, direttore RaiPlay e Digital, aggiunge che,
sempre dal 1° febbraio su piattaforma, sarà disponibile un
contenuto originale in forma di mockumentary: 25 episodi da 7
minuti nei quali i protagonisti, mantenendo il ruolo dei loro
personaggi, raccontano i momenti più significativi vissuti nelle
prime due stagioni.
Per quanto riguarda
l’eventualità di nuove stagioni future, la domanda viene posta
direttamente all’ideatrice di Mare fuori, la
sceneggiatrice Cristiana Farina: «Stiamo
lavorando alla quarta, ma anche alla quinta e sesta, stagione.
Essendo un progetto polifonico, le voci sono tante e abbiamo un
tracciato infinito da poter seguire. Lo spunto per Marefuori mi era
venuto diversi anni fa, mentre lavoravo per Un Posto al Sole. Ero
andata a fare un seminario proprio nell’Istituto di detenzione
minorile e conobbi dei ragazzi appassionandomi alle loro storie. E
oggi è molto emozionante vedere tutti i personaggi scritti e
pensati avere il volto di questi incredibili attori».
All’emozione di Farina per Mare fuori 3, si accoda
quella di Carolina Crescentini, che accenna alla gioia
di vedere i giovani attori tutti insieme in grande spolvero alla
conferenza stampa: «Sono abituata a vederli sul set conciati
come degli scappati di casa», esclama generando la fragorosa
risata dei più.
L’attore belga Matthias
Schoenaerts si è nel corso dell’ultimo decennio distinto
come uno dei più validi e talentuosi attori europei, capace di
portare il proprio successo anche sul suolo statunitense. Tra
grandi produzioni e progetti più autoriali, egli ha sempre dato
prova di saper costruire i propri personaggi con grande cura,
regalando interpretazioni di grande intensità.
2. Ha recitato anche per la
televisione. Molto meno frequentemente che per il cinema,
l’attore ha recitato in alcune occasioni anche per la televisione.
Ciò è avvenuto all’inizio della sua carriera, quando ha preso parte
ad alcuni episodi di Flikken (2001) e Stille
Waters (2002), serie di produzione belga. Torna poi sul
piccolo schermo nel 2008 per De smaak van De Keyser,
mentre nel 2009 recita nella serie Los zand. Nel 2021
prende parte ad un episodio della serie Lockdown, ma è
solo nel 2023 che dà vita ad una significativa partecipazione
televisiva recitando da protagonista nella serie Django.
3. Ha vinto importanti
premi. Nel corso della sua carriera Schoenaerts ha vinto
numerosi premi di prestigio, prevalentemente sul suolo europeo. Ha
ad esempio ricevuto premi come miglior attore ai Lumières Award e
ai Magritte Award per il film Un sapore di ruggine e ossa,
e per lo stesso film ha anche vinto il César Award come Miglior
promessa maschile. Ha poi ottenuto riconoscimenti vari anche per il
suo ruolo nel film Bullhead e come rivelazione dell’anno
al Capri-Hollywood International Film Festival per il film The
Danish Girl.
Matthias Schoenaerts in
Django
4. È il protagonista della
serie. La serie Django, co-produzione
italo-francese e in arrivo dal 17 febbraio su Sky Atlantic, si
configura come una rivisitazione dell’omonimo film italiano
di Sergio Corbucci. Ambientata nel Texas di
fine 1800, questa vede Schoenaerts recitare nei panni del
protagonista, il pistolero Django, il quale è in cerca della figlia
Sarah, unica superstite all’assassinio di tutta la sua famiglia.
Nella serie, l’attore si trova a recitare accanto
all’attrice Lisa Vicari, interprete di Sarah,
e Noomi Rapace,
presente nei panni della religiosa Elizabeth Thurmann.
5. Ha cercato di rendere
umano il suo personaggio. Parlando del suo Django,
l’attore ha affermato di non aver cercato di reinventare attraverso
di esso il concetto di mascolinità nel genere western, quanto di
far emergere debolezze e fragilità che spesso non venivano mostrate
in questo tipo di personaggi. Il Djano di Schoenaerts, dunque, si
configura come un essere umano mostrato a 360 gradi, attraverso
tutte le sue sfumature possibili.
Matthias Schoenaerts in
Amsterdam
6. Ha avuto un ruolo nel
film. Con Amsterdam, film che unisce commedia,
dramma e thriller, l’attore è tornato a recitare in una produzione
statunitense. Ha qui interpretato il detective Lem Getwiller,
partner del detective Hiltz e incaricato insieme a quest’ultimo di
risolvere l’omicidio alla base del racconto. Il film ha dunque
permesso a Schoenaerts di distinguersi in mezzo ad un cast composto
da noti attori come Christian Bale,
Margot Robbie,
John David Washington e
Anya Taylor-Joy.
Matthias Schoenaerts in The
Danish Girl
7. Come il suo personaggio
nel film, è un appassionato d’arte. Nel film in costume
The Danish Girl, dedicato alla seconda persona ad essersi
identificata come transgender e a essersi sottoposta a un
intervento di riassegnazione sessuale, Schoenaerts interpreta
l’impresario d’arte Hans Axgil. Come il suo personaggio, l’attore
ha raccontato di essere a sua volta un appassionato d’arte,
dedicandosi nel tempo libero alla pittura e all’arte dei
graffiti.
Matthias Schoenaerts è su
Instagram
8.Ha un
profilo sul social network. L’attore è naturalmente
presente sul social network Instagram, con un profilo seguito
attualmente da 163 mila persone. Su tale piattaforma egli ha ad
oggi pubblicato quasi 2000 post, in parte relativi alle sue
attività come attore o modello, potendo dunque ritrovare diverse
immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto
promozionali dei suoi progetti. Non mancano però anche altre
tipologie di immagini, relative a luoghi ed esperienze fatte
dall’attore. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue
attività.
Matthias Schoenaerts: chi è la sua
fidanzata
9. È molto
riservato. Schoenaerts è da sempre molto restio a
condividere informazioni relative alla sua vita sentimentale, ma è
noto che fino a qualche tempo fa era legato ad una donna di nome
Alexandra Schouteden, di professione avvocato.
Negli ultimi due anni, tuttavia, sembra abbia una relazione con
Pia Miller, modella, attrice e conduttrice
televisiva australiana di origini cilene. Nonostante alcuni scambi
di messaggi sui social, nessuno dei due ha confermato la loro
eventuale relazione, né si hanno molte notizie recenti sullo stato
della loro storia d’amore.
Matthias Schoenaerts: età, altezza
e fisico dell’attore
10. Matthias Schoenaerts è
nato l’8 dicembre 1977 a Antwerp, Belgio. L’attore è alto
complessivamente 1,88 metri. Data la sua altezza, Schoenaerts non
passa di certo inosservato ed è noto anche per un fisico
particolarmente imponente, che non ha mancato di mostrare in alcuni
suoi film per i quali era richiesta una grande fisicità.
AVVISO
SPOILER: questa intervista contiene spoiler
dall’episodio 2 di “The Last of
Us“, ora in streaming su HBO Max. In Italia su SKY
ATLANTIC e in Streaming su NOW.
L’ultimo episodio di “The Last of
Us” della HBO ha scatenato una creatura terrificante
che farebbe dimenare persino il Demogorgone di “Stranger
Things“. I mostruosi clicker infetti hanno fatto il loro
debutto televisivo nell’episodio 2 di “The Last of
Us“, appropriatamente intitolato
“Infected”. Queste creature barcollanti sono state così
infettate dal fungo cordyceps che i gambi dei funghi sono esplosi
attraverso i loro volti e li hanno resi ciechi, costringendoli a
emettere rumori agghiaccianti come una forma di ecolocalizzazione
per catturare la loro preda.
Nel videogioco originale
“The Last of
Us“, pubblicato per PlayStation 3 nel 2013, affrontare
un clicker impreparato significava una morte quasi certa. Un
giocatore deve aggirare furtivamente i mostri o sparare diversi
colpi di pistola direttamente sui loro teschi ricoperti di
vegetazione per abbatterli. Nell’episodio di domenica sera,
Joel (Pedro Pascal) Ellie (Bella
Ramsey) e Tess (Anna
Torv) hanno difficoltà a sconfiggere solo due dei
mostri e, come già sapevano i fan del videogioco, lo scontro porta
alla morte di Tess.
“Infected” adatta diversi livelli
iniziali del gioco, in cui Joel, Ellie e Tess devono sgattaiolare
attraverso strade bombardate, un hotel allagato e un museo
abbandonato per lasciare Ellie con i ribelli
Firefly. Dopo che Tess è stata morsa da un clicker,
nasconde la sua ferita mortale finché non raggiungono il punto
d’incontro del Campidoglio. Ma invece di trovare soldati
Firefly, tutto ciò che attende il trio sono cadaveri
infetti. In un ultimo atto di eroismo, Tess esorta Joel a
portare Ellie avanti per trovare una cura per il cordyceps usando
l’immunità di Ellie.
Mentre gli umani infetti si precipitano
verso Tess, lei rimane perfettamente immobile e tenta di accendere
un deposito di benzina con un accendino. In uno scioccante
allontanamento dal videogioco, un maschio infetto si avvicina a
Tess, con sottili viticci fungini che gli escono dalla bocca, e le
pianta un bacio disgustoso, proprio mentre l’accendino fa scintille
e provoca un’esplosione di fuoco.
In un’altra sorprendente espansione dal
gioco “The Last of
Us“, l’episodio inizia con un flashback a Giacarta, in
Indonesia, nel 2003, dove un micologo scopre una delle prime
persone a morire di cordyceps. È la prima volta che
“The Last of
Us” svela un po’ del mistero dietro le origini del
fungo, fornendo una nuova, anche se breve, prospettiva su come il
resto del mondo è stato colpito dall’epidemia. I
creatori Craig Mazin e Neil
Druckmann hanno parlato del flashback
a Variety, così come di quel grottesco bacio
clicker, sostituendo le spore del cordyceps con viticci
fungini e altro dall’episodio 2.
Come hai deciso di aprire con questo flashback a
Jakarta?
Craig Mazin: È iniziato
con una conversazione che io e Neil stavamo avendo all’inizio, in
cui gli avrei posto alcune delle mie domande brevettate e
fastidiose. Uno di questi era “Cosa sta succedendo nel resto
del mondo?” Una delle cose di cui Neil parla sempre è come nel
gioco la tua prospettiva sia davvero completamente connessa a Joel
o Ellie, a seconda di chi stai muovendo con il tuo
controller. Non ce l’abbiamo, quindi la domanda è: “Che
aspetto ha il resto del mondo?” Inizialmente, avremmo avuto
una visione molto più internazionale delle cose, ma penso che dove
siamo andati fosse solo parlare di dove è iniziato e radicare le
persone nella scienza come meglio potevamo.
Neil Druckmann:
Volevamo che fosse molto incentrato sui personaggi, quindi ci
siamo concentrati su questo scienziato, e sul terrore e la
realizzazione quando capisce che siamo fottuti.
Quali altri elementi internazionali c’erano?
Mazin : Avevamo un
montaggio di cui avremmo parlato e che non abbiamo fatto, ma in
realtà non voglio dire troppo perché, sai, le cose potrebbero
andare bene e potremmo riuscire a riutilizzare alcuni dei quelle
pagine.
Vedremo mai le origini del fungo o rimarrà sempre un
mistero?
Druckmann: Tutto quello
che abbiamo visto nel gioco era dal punto di vista di tre
personaggi: [la figlia di Joel] Sarah, Joel ed Ellie, tutto
qui. Qui, abbiamo la possibilità di lasciare quei personaggi e
mostrare altre cose, ma è sempre stato importante non dire mai:
“OK, ecco il paziente zero, l’origine esatta”. Molto si basa
su suggerimenti. Craig veniva da me con le sue milioni di
domande, come “Come si è diffusa questa cosa?” Abbiamo avuto
un accenno nel gioco, nel giornale che prendi come Sarah, dove
implica che c’erano prodotti contaminati. Abbiamo parlato
di: come si diffonderebbe? Da dove
inizierebbe?Stiamo rivelando sempre di più dal primo episodio, in
cui abbiamo dato suggerimenti su cose che sarebbero andate molto
diversamente per i Miller se avessero fatto quei pancake. Ora,
possiamo vedere un po’ di più su come è iniziata questa
cosa.
La gente ha notato nel primo episodio che Joel e Sarah
evitavano di mangiare cibi con farina, come la torta di compleanno,
i pancakes ei biscotti del vicino. Jakarta ha anche uno dei
più grandi mulini del mondo, che sembra collegare il fungo diffuso
con la farina contaminata. Questa teoria è
corretta?
Mazin: Penso che sia
piuttosto esplicito.
Druckmann: Sì, abbiamo
praticamente detto di sì.
MazinQuando
parla di dove lavoravano queste persone e di cosa stava succedendo
in quella fabbrica – sì, è abbastanza chiaro che è quello che sta
succedendo. Ci è piaciuta l’idea di quella scienza e facciamo del
nostro meglio per assicurarci che tutte le nostre ricerche siano
collegate. [Il micologo] chiede dove sia successo, e il tizio
dice una fabbrica di farina nella parte ovest della
città. Stiamo assolutamente parlando – c’è il più grande
mulino del mondo a Jakarta – quindi questa è una bella teoria e
penso che le persone dovrebbero continuare a seguirla.
Un’altra delle libertà dal gioco sono i viticci di
cordyceps. Da dove è nata
quell’idea ?
Druckmann: È iniziato
con Craig che odiava gli zombi, sto scherzando. Ma avevamo
parlato di come siamo in un genere popolare e ci sono molte
versioni diverse di storie di un’epidemia. Abbiamo fatto del
nostro meglio per trovare ciò che è unico nella nostra storia e nel
nostro mondo. Per i nostri clicker, li abbiamo rimossi dal
gioco e li abbiamo tenuti così come sono. Ma per gli infetti
più recenti, abbiamo avuto molte conversazioni su cos’altro
possiamo fare con il vettore oltre ai morsi. Abbiamo esaminato
i concept art in cui c’è questa implicazione del fungo che cresce
sotto la pelle. E se fosse questo il punto? Non si tratta
tanto del morso, hanno solo bisogno che questi viticci passino da
un ospite all’altro ed è così che l’infezione si diffonde.
Mazin: Se ascolti
attentamente, viene menzionata la parola “spore”. Non so
necessariamente se questa volta vedremo delle spore, ma dire che il
nostro mondo ne è privo non sarebbe accurato. Non lo sappiamo
ancora bene: fa parte del divertimento dell’adattamento e lasciare
questi bordi sfocati della mappa ai nostri personaggi da scoprire
mentre l’avventura continua.
Ti aspettavi un simile contraccolpo da parte dei
fan?
Druckmann: Ho imparato
ad aspettarmi un contraccolpo dagli starnuti. Penso che parli
al tipo di fan che abbiamo, che sono così protettivi e amano così
tanto il mondo e questi personaggi che tutto ciò che vedono come
una deviazione, senza il contesto completo di ciò che significa,
presumono il peggio e respingono su di essa. Penso che
l’aggiunta sia qualcosa di utile. In realtà è una di quelle
aggiunte in cui dico: “Oh amico, vorrei che ce l’avessimo per il
gioco. Vorrei che ci avessimo pensato anni fa, perché mi piace
così tanto.
Mazin: Va bene se le
persone ne sono sconvolte, non le biasimo. Tutti sognano di
lavorare su qualcosa in cui il coinvolgimento dei fan sia a questo
livello, in cui le persone discuteranno su queste cose o si
sentiranno appassionate. A volte mi sento, se solo vedi come
va, penso che starai bene. Sono successe molte cose, ma ci
saranno sicuramente anche persone che diranno “Sei incasinato” e lo
capisco. Sicuramente non renderemo tutti felici, questo lo
so.
Che tipo di direzione hai dato agli attori del clicker con
i loro movimenti e le loro voci?
Druckmann: Avevamo le
registrazioni della partita e guardavamo i movimenti. Abbiamo
lavorato con Barrie e Sarah Gower, che hanno il miglior team di
protesi del mondo, per studiare il gioco e fare una versione che
non solo cerchi di replicare qualcosa che abbia tutti questi
dettagli pazzi e meravigliosi, ma ci assicuri anche che la persona
all’interno la protesi può muoversi liberamente e contorcersi e
muoversi in uno spazio in un modo davvero unico per questo
parassita. Cerchiamo attori di movimento in grado di replicare
quel movimento e siamo molto fortunati ad aver trovato alcuni
attori che adorano il gioco. Quando abbiamo visto Sam, il
nostro clicker principale, in un video, ricordo che questa persona
si muoveva come un clicker fuori dal gioco. Non solo, ho
sentito dei ticchettii, come se usassero un suono del gioco mentre
lo fanno. Ma no, stava emettendo i suoni del clicker e
poi il video finisce e mostra una copia del gioco e dice come è
stato un fan per così tanto tempo. Questo è un altro esempio
di come eravamo circondati da persone che sono solo fan del
materiale e volevano rendergli giustizia. Per quanto riguarda
la direzione, trattarli come animali in un certo senso, qualcosa di
molto primordiale e istintivo e dare loro una direzione come
“inseguire”, “catturare” perché la cosa che stanno facendo è
cercare di diffondere ulteriormente l’infezione.
Da dove viene quel bacio con il clicker?
Mazin: Stavamo facendo
delle prime ricerche su come i funghi appaiono nella realtà, e
avevamo un ottimo modello per come appariva nel
gioco. Volevamo andare oltre e dire: “OK, quali sono le
diverse forme e funzioni?” Ho trovato questa immagine che un
artista aveva creato di qualcuno che era stato assorbito da un
fungo e nella sua bocca c’erano dei funghi. Stavamo già
parlando dei viticci che escono e ci ponevamo queste domande
filosofiche: “Perché le persone infette sono violente? Se lo
scopo è diffondere il fungo, perché devono essere
violenti?” Siamo atterrati sul fatto che non lo
fanno. Sono violenti perché resistiamo, ma se non lo
fai? Che effetto fa se rimani perfettamente immobile e lasci
che ti facciano questo?
Poi siamo atterrati su questo carburante
da incubo. È inquietante ed è violento. Penso che sia
molto primordiale nel modo in cui invade il tuo stesso
corpo. Per usare una parola abusata, sta innescando. È
una combinazione straordinaria tra la regia di Neil, la recitazione
di Anna Torv quando ovviamente non c’è nulla e il nostro
dipartimento di effetti visivi che fa questo lavoro meraviglioso
per far sì che tutto si unisca e sembri reale e terribile.
Druckmann : In
parte è stata la deviazione dal gioco, in cui Tess viene uccisa dai
soldati. Abbiamo avuto una lunga conversazione su ciò che è
tematicamente più appropriato per questo episodio, che si chiama
“Infected” e riguarda la minaccia dall’esterno. Abbiamo
lasciato la zona di quarantena e questo ha portato a quest’altra
versione in cui sta dando un’apertura per scappare a Joel ed Ellie
facendo esplodere un gruppo di infetti. Poiché siamo crudeli
con i personaggi che amiamo così tanto, sembrava che lei sapesse di
essere finita, e poi l’accendino non funziona, e l’abbiamo portata
fino al limite dell’orrore prima di darle finalmente una via
d’uscita .
Quali altre differenze volevi introdurre in questi clicker
che non erano nel gioco?
Druckmann: L’altra cosa
che è emersa dalle nostre conversazioni è la rete di infetti che
vedete in questo episodio. Sono connessi ed è più spaventoso
quando sembra che stiano lavorando come un’unità piuttosto che come
individui. Toccarne uno potrebbe innescare quelli che sono a
miglia di distanza per inseguirti. Questo rende il mondo
ancora più spaventoso. Dico sempre a Craig: “Figlio di
puttana, è una di quelle cose che renderebbero un gameplay
fantastico. Vorrei che lo avessimo nel gioco.
Mazin: Avresti dovuto
assumermi, Neil.
Cosa eri più entusiasta di fare nello show che non avevi
nel gioco?
Druckmann : Quella
che compare molto tardi nella stagione è la mamma di
Ellie. Avevo scritto un racconto dopo che avevamo già spedito
il gioco. Doveva essere un cortometraggio animato, ma è andato
in pezzi e non è stato realizzato. C’è stato un momento in cui
l’abbiamo quasi realizzato come DLC , ma è
andato in pezzi. Nelle nostre conversazioni, ne ho parlato con
Craig e lui ne è stato immediatamente entusiasta, o come direbbe
lui “attivato”. L’abbiamo portato in vita nel modo più bello e
poetico, che è Ashley Johnson che interpreta la madre di Ellie e
lei era l’attore originale per Ellie.
Tra Tess e Joel, chi decide nella relazione? Joel è il
nostro personaggio principale, ma sembra che Tess sia davvero
quella che comanda .
Druckmann: Ho visto
molte persone sottolineare che Joel è il cucchiaino.
Mazin: Lui è il
cucchiaino. Non so se si tratta di chi chiama i colpi tanto
quanto di quando si trattava di Ellie, Tess era quella a cui
guardava. Tess era quella con cui si collegava. Joel non
era qualcuno con cui aveva una connessione istintiva. Ci sono
questi momenti strani e istintivi in cui si rivolge a Joel, ma la
sua ammirazione è per Tess. Guarda con chi parla, con chi è in
piedi accanto, con chi cammina, e parte di ciò era proporre questa
trama alternativa in cui non è Tess che incontra la sua morte, è
Joel. E poi lo spettacolo parla di Tess ed Ellie. Questa
è forse la storia che Ellie sta immaginando nella sua mente, il che
rende ciò che accade ancora più tragico e frustrante. Joel non
la vuole e lei non vuole lui.
Ho adorato il riferimento a Ellie che non è in grado di
nuotare in hotel. La vedremo imparare a nuotare in questa
stagione?
Mazin : C’è un
intero episodio in cui la portiamo dal galleggiare a remare alla
pecorina. È davvero noioso, ragazzi. Sono 60 minuti
solidi di sole lezioni di nuoto. Quanto sarebbe fantastico se
lo facessimo e basta? Fanculo, lo stiamo facendo.
Druckmann : Ora
qualcuno sarà deluso dal fatto che non lo stiamo facendo.
Mazin : La nostra
filosofia generale sugli Easter Eggs è che non facciamo mai cose
solo per dire “Ehi, fan, guardate qui”. C’è sempre qualche motivo
interessante per questo, o contribuisce a una relazione di
carattere. In quel caso, volevamo stabilire una connessione con il
modo in cui Ellie era stata stranamente protetta. È di più, ecco un
bambino che non è mai stato in una piscina perché non esistono.
Poiché non può lasciare la zona di quarantena, non può nemmeno
nuotare nell’oceano. È strano quanto stiano crescendo le loro vite
in questo nuovo mondo. Durante questo episodio, Joel inizia a
capire cosa fa e cosa non sa Ellie, e inizia a parlare di cosa fa e
cosa non sa. Questa è una cosa interessante da sperimentare per
Joel perché non ha un figlio suo in questo nuovo mondo.
E il DVD “Curtis and Viper” della premiere?
Druckmann :
Immagino che quando c’è l’opportunità di fondere i due mondi
del gioco e dello spettacolo, ci buttiamo al volo. È come,
“OK, vogliamo guardare un film. Qual è il film che
guarderebbero? Oh, in questo caso potremmo stabilire una
connessione con “The
Last of Us Part II“. Non ci soffermiamo troppo su di loro,
ma è lì per i fan. Hanno una connessione più profonda a causa
di ciò.
Netflix ha acquisito i diritti
internazionali del thriller horror
Run Rabbit Run(da
questo accordo sono esclusi i territori di Benelux, Portogallo,
Europa orientale, Medio Oriente, America Latina, Hong Kong, India,
Indonesia, Filippine, Paesi nordici e Taiwan).
In
Run Rabbit Run protagonisti sono Sarah
Snook (Succession, The Beautiful Lie), Lily
LaTorre, Damon Herriman (Thai Cave
Rescue – Salvati dalla grotta, The Serpent, C’era una volta a…
Hollywood) e Greta
Scacchi (Darby &
Joan, Shepherd).
La
pellicola è diretta da Daina Reid (Shining
Girls, The Handmaid’s Tale, The
Outsider) e si
basa su una sceneggiatura scritta da Hannah
Kent (La donna
del bosco, Devotion, Ho lasciato entrare la
tempesta). Il film
è prodotto da Sarah
Shaw e Anna McLeish (Relic,
Partisan, Snowtown).Produzione
esecutiva: Nate
Bolotin, Maxime Cottray, Nick Spicer e Aram Tertzakian (XYZ Films),
Deanne Weir, Olivia Humphrey, Jack Christian, D.J. McPherson, Daina
Reid, Sarah Snook, Jake Carter e Katie Anderson.
Nel film
Sarah Snook interpreta una specialista di
fertilità che crede nella distinzione netta tra la vita e la morte,
ma dopo aver notato lo strano comportamento della figlia piccola,
deve mettere in discussione i propri valori e affrontare uno
spettro del passato.
Run Rabbit Run sarà disponibile su Netflix
nel 2023.
Le
riprese diRun
Rabbit Runsono
state fatte in loco a Melbourne, stato di Victoria, e nella regione
Riverland dello stato Australia Meridionale. Il film si aggiunge
all’elenco sempre più folto di storie create in Australia per
Netflix, come il documentario premiato agli Emmy
Pallino e le meraviglie della barriera corallina, la
serie di successoHeartbreak
Highe il
dramma crimeThe
Stranger. Tra i
titoli in arrivo troviamo la serie dramedyWellmaniacon
Celeste Barber, il suo speciale comico da tutto esauritoCeleste
Barber: Fine, Thanks, una
miniserie che adatta l’iconico romanzo australiano di Trent
DaltonRagazzo
divora universo, il film
biografico su Jessica WatsonTrue
Spirite infine
le nuove stagioni diHeartbreak
HigheSurviving
Summer – Un’estate travolgente.
Fair
Play, uno dei film più interessanti presentati in
anteprima al Sundance Film Festivaldi
quest’anno, è stato venduto a Netflix dopo la conclusione di un “enorme affare” da
20 milioni di dollari. La piattaforma ha comprato i diritti globali
del film. Data la calorosa accoglienza, il film ha scatenato una
guerra di offerte tra diversi distributori , tra cui
Searchlight e Neon. Non è l’unico film a
suscitare un forte interesse: anche “Flora and Son” di
John Carney, un dramma musicale con Eve Hewson e
Joseph Gordon-Levitt, sta attirando diversi offerenti,
secondo
Variety.
Chloe Domont ha diretto
Fair
Play nel suo primo lungometraggio. Nel thriller
psicologico, l’esordiente Phoebe Dynevor di “Bridgerton”
e la star di “Solo” Alden
Ehrenreichinterpretano una coppia
appena fidanzata che mantiene segreta la loro relazione perché
lavorano insieme in un hedge fund spietato. Quando il
personaggio di Dynevor, Emily, viene promosso al posto di Luke di
Ehrenreich, la dinamica di potere della coppia cambia
irrimediabilmente.
“Pensavo che [la finanza] fosse un ottimo
sfondo perché la posta in gioco è matura per il dramma”, ha
detto Chloe Domont a Variety dopo la
premiere del film. “Si nutre della tossicità della
relazione e viceversa.” In una recensione entusiastica,
il principale critico cinematografico di Variety Owen
Gleiberman ha elogiato “Fair Play” per avere “molto da dire sul
mondo post-#MeToo e si diverte molto a dirlo”. “È uno dei
rari film del Sundance che potrebbe sfondare totalmente nel mondo
reale“, ha scritto. “E in un’epoca in cui film come
‘Tár’ e ‘The Fabelmans’ hanno faticato, questo lo rende un bene
speciale.“
Ci è voluto del tempo prima che il mercato
del Sundance si surriscaldasse, ma c’erano tanti
affari in rampa di lancio al Park City. All’inizio della settimana,
Magnolia ha acquisito i diritti mondiali del documentario
“Little Richard: I Am Everything” e
Netflix ha ottenuto i diritti di “Run
Rabbit Run“, un thriller con Sarah
Snook.
“Fair Play” è il debutto
cinematografico di Chloe Domont dopo aver diretto
cortometraggi ed episodi televisivi di “Billions”, “Suits” e
“Ballers”. Rian Johnson e Ram Bergman di
T-Street sono stati i produttori esecutivi del film, sostenuto da
MRC. I produttori includono Leopold Hughes e Ben
LeClaire di T-Street, così come Tim White, Trevor
White, Allan Mandelbaum di Star Thrower Entertainment.
Mentre Jeremy
Renner si riprende dalle oltre le 30 fratture
riportate dopo uno strano incidente che ha coinvolto il suo
spazzaneve, Chris Evans ha mandato il suo
supporto all’attore e suo co-protagonista di “Avengers”.
Evans ha risposto ad una foto postata da Renner mentre fa
riabilitazione dopo l’incidente, sostenendo che qualcuno dovrebbe
controllare lo stato del Gatto delle Nevi, dopo essersi “scontrato”
contro il roccioso
Jeremy Renner.
Renner ha postato la foto dichiarando “Voglio
ringraziare TUTTI per i loro messaggi e la loro premura. Tanto
amore e apprezzamento a tutti voi. Queste oltre 30 ossa rotte si
ripareranno, diventeranno più forti, proprio come l’amore e il
legame con la famiglia e gli amici si approfondiscono”. Chris
Evans ha risposto: “Questa è una cosa difficile“, ha
risposto Evans a una foto di Renner in convalescenza. “Qualcuno
ha controllato il gatto delle nevi??? ti mando così tanto
amore”.
That’s one tough mf’er. Has anyone even
checked on the snowcat???
Renner ha
rivelato durante il fine settimana di aver rotto oltre 30 ossa
nell’incidente
dello spazzaneve del 1 gennaio che lo ha lasciato ricoverato in
ospedale con trauma toracico contusivo e lesioni
ortopediche. Nel tentativo di aiutare un membro della famiglia
la cui auto era rimasta bloccata nella neve,
Renner finì per essere investito dal suo PistenBully o
Sno-Cat, un macchinario estremamente grande del peso di almeno
14.000 libbre.
Gli spettatori si stancheranno mai dei
film supereroe? Il capo della Marvel StudiosKevin Feigenon lo crede, ed è quello
che ha sostenuto in una nuova intervista podcast, dichiarando che
ci sono 80 anni di storie “rivoluzionarie” raccontate nei fumetti
Marvel che possono adattarsi a
“generi diversi”.
“Lavoro ai Marvel Studios da oltre 22 anni, e
la maggior parte di noi qui ai Marvel Studios sono insieme da
circa un decennio o più“, ha detto Kevin Feige
su “The Movie Business Podcast”, condotto da Jason E.
Squire, un autore e professore alla USC School of
Cinematic Arts. “Probabilmente dal mio secondo anno alla
Marvel, la gente mi chiedeva:
‘Bene, quanto durerà? Questa moda dei film a fumetti
finirà?‘”
Kevin Feige ha continuato: “Non ho davvero
capito la domanda. Perché per me era come dire
dopo ‘Via col vento’, ‘Bene, quanti altri film possono essere
tratti dai romanzi? Pensi che il pubblico si arrabbierà per i
film adattati dai libri?’ Non lo chiederesti mai perché c’è
una comprensione intrinseca tra la maggior parte delle persone che
un libro può essere qualsiasi cosa. Un romanzo può avere
qualsiasi tipo di storia. Quindi tutto dipende da quale storia
stai traducendo. I lettori non di fumetti non capiscono che è
la stessa cosa nei fumetti.”
Facendo riferimento al ricco catalogo
di fumetti Marvel, che risalgono al 1939,
Feige ha affermato che ci sono innumerevoli
storie che lo studio può adattare in vari
generi. “Ci sono 80 anni delle storie più
interessanti, emozionanti e rivoluzionarie che sono state
raccontate nei fumetti Marvel, ed è un nostro grande
privilegio poter prendere ciò che abbiamo e adattarlo“, ha
detto. “Un altro modo per farlo è adattarli a generi
diversi e a quali tipi di film vogliamo
realizzare“.
Feige ha concluso: “Ho scoperto che se
raccontiamo la storia nel modo giusto e la adattiamo in modo tale
che il pubblico ancora ci stia seguendo oltre 22 anni dopo…
possiamo [fare] qualsiasi tipo di film che condividono due cose: il
logo dei Marvel Studios sopra il titolo e un
seme di un’idea dalla nostra storia editoriale.”
Sono state rivelate le prime foto
ufficiali dell’imminente adattamento cinematografico del thriller
in costume di Ottessa Moshfegh,Eileen,
che ci offre il nostro primo sguardo alle star principali Anne Hathaway e Thomasin
McKenzie. Il film è stato presentato in anteprima
mondiale lo scorso fine settimana al Sundance Film Festival del
2023.
Le foto di Eileen
mostrano la chimica tra Hathaway e McKenzie mentre ritraggono i
rispettivi ruoli della dottoressa Rebecca St. John ed Eileen, che
lavorano insieme in una prigione. Formeranno un improbabile legame
che li porterà in qualche modo a essere coinvolti in un crimine
scioccante. Guarda le foto di Eileen qui
sotto:
Anne Hathaway and Thomasin McKenzie star in
thriller ‘EILEEN.’
Eileen è
diretto da William Oldroyd da una sceneggiatura
scritta da Moshfegh e Luke Goebel. Il film è interpretato da
Thomasin McKenzie (Jojo
Rabbit , Last Night
in Soho), Anne Hathaway (Il diavolo veste
Prada), Shea Whigham (True
Detective), Marin Ireland (The Umbrella Academy) e
Owen Teague (The Stand).
“Il film segue una strana
giovane donna la cui triste vita si estende verso una miseria senza
fine“, si legge nella sinossi. “Nella gelida Boston
degli anni ’60, Eileen (Thomasin McKenzie) si trascina tra la casa
squallida ed emotivamente infestata di suo padre e la prigione dove
lavora insieme ai colleghi che l’hanno ostracizzata. Quando
una donna ubriaca (Anne Hathaway) si unisce al personale della
prigione, Eileen viene rapita. Proprio quando la possibilità
di un’amicizia salvifica (o forse più) prende piede e forma un
singolare barlume nell’oscurità di Eileen, il suo nuovo confidente
la coinvolge in un crimine scioccante che cambia tutto.”
Il film è prodotto da Goebel,
Oldroyd, Moshfegh, Anthony Bregman, Stefanie Azpiazu e Peter
Cron. I produttori esecutivi sono Farhana Bhula, Ollie Madden,
Julia Oh, Gregory Zuk e Jamin O’Brien.
HBO ha rilasciato il trailer promozionale
del prossimo terzo episodio di The Last of
Us, “Long Long Time“, diretto da Peter Hoar
da una sceneggiatura scritta da Craig Mazin. Il prossimo
episodio andrà in onda domenica 29 gennaio. Il video presenta
l’introduzione del sopravvissuto Bill interpretato da Nick
Offerman, mentre si occupa di trasgressori armati.
Il contributo mostra anche il
suo primo incontro non così amichevole con Frank, interpretato da
Murray Bartlett, che viene catturato in una delle
trappole di Bill. Dai un’occhiata al promo di The Last of
UsEpisodio 3 qui sotto:
Insieme a Gabriel Luna nella serie The Last of
Us ci sono Pedro Pascal e Bella Ramsey nei panni di Joel ed Ellie,
Nico Parker (Dumbo) nei panni della
figlia di Joel, Sarah, Anna Torv (Mindhunter) nei panni di
Tess, e Merle Dandridge (The Flight
Attendant) mentre riprende il ruolo del video. giochi nei
panni di Marlene, la leader di un gruppo di resistenza noto come le
lucciole. Nel cast anche Jeffrey Pierce
(Bosch) nei panni di Perry, Murray
Bartlett (The White Lotus) nei panni di Frank, Con
O’Neill (Chernobyl) nei panni di
Bill e Storm Reid (Euphoria) nei
panni di Riley.
Già apprezzatissima dalla critica
internazionale e italiana, la serie racconta una storia che si
svolge vent’anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel,
un sopravvissuto, viene incaricato di far uscire Ellie, una
ragazzina di 14 anni, da una zona di quarantena sotto stretta
sorveglianza. Un compito all’apparenza facile che si trasforma
presto in un viaggio brutale e straziante, poiché i due si
troveranno a dover attraversare gli Stati Uniti insieme e a
dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere. La serie è scritta da
Craig Mazin (Chernobyl) e Neil Druckmann (il videogioco
The Last Of Us) che ne sono anche i
produttori esecutivi. The Last of
Us è una co-produzione Sony Pictures Television
con Carolyn Strauss, Evan Wells, Asad Qizilbash, Carter Swan, e
Rose Lam come produttori esecutivi. La serie è
prodotta da PlayStation Productions, Word Games, The Mighty Mint, e
Naughty Dog.
Con ben 8 menzioni, Blonde
di Andrew Dominik è il film più nominato ai
43° Razzie Awards, i premi che Hollywood assegna
al peggio del cinema dell’anno, in concomitanza con gli Academy
Awards. In attesa infatti delle nomination ai 95° Academy Awards,
sono state diffuse oggi quelle ai Razzie e il risultato è
sorprendente.
Netflix con Blonde
e Disney e Sony, rispettivamente con il Pinocchio
di Robert Zemeckis e Morbius
con Jared Leto, sono i film più nominati.
Quest’anno le nomination sono state particolarmente bizzarre:
Tom Hanks, che potrebbe essere nominato agli Oscar
per Elvis, è
nominato ai Razzie per Pinocchio,
mentre Blonde,
film che è valso a Ana de Armas una nomination ai
Golden Globes e una
ai SAG e una probabile candidatura agli Oscar, guida la lista
dei film più nominati al premio che riconosce il peggio
dell’anno.
Di seguito, tutti i nominati ai 43° Razzie Awards
Peggior Film
Blonde
Pinocchio della Disney
Good Mourning
The King’s Daughter
Morbius
Peggior attore
Machine Gun Kelly (Good Mourning)
Pete Davidson – doppiaggio (Sansone)
Tom Hanks (Pinocchio)
Jared Leto (Morbius)
Sylvester Stallone (Samaritan)
Peggior attrice
Ryan Kiera Armstrong (Firestarter)
Bryce Dallas Howard (Jurassic World –
Il Dominio)
Diane Keaton (Mack & Rita)
Kaya Scodelario (The King’s Daughter)
Alicia Silverstone (Sharks – Incubo dagli
abissi)
Peggior attore non protagonista
Pete Davidson (Good Mourning)
Tom Hanks (Elvis)
Xavier Samuel (Blonde)
Mod Sun (Good Mourning)
Evan Williams (Blonde)
Peggior attrice non protagonista
Adria Arjona (Morbius)
Lorraine Bracco – doppiaggio (Pinocchio)
Penelope Cruz (Secret Team 355)
Bingbing Fan (Secret Team
355 e The King’s Daughter)
Mira Sorvino (Lamborghini – The Man Behind the
Legend)
Peggior coppia sullo schermo
Machine Gun Kelly & Mod Sun (Good
Mourning)
I due “veri” personaggi nella scena ambientata nella “fittizia”
camera da letto della Casa Bianca (Blonde)
Tom Hanks & la sua faccia carica di protesi di lattice
(Elvis)
Andrew Dominik & i suoi problemi con le donne
(Blonde)
I due sequel di 365
giorni (rilasciati entrambi nel 2022)
Peggior remake\rip-off\sequel
Blonde
Entrambi i sequel di 365
giorni: 365 giorni –
Adesso e Altri 365
giorni
Pinocchio della Disney
Firestarter
Jurassic World – Il Dominio
Peggior regista
Judd Apatow (Nella Bolla)
Machine Gun Kelly & Mod Sun (Good
Mourning)
Andrew Dominik (Blonde)
Daniel Espinosa (Morbius)
Robert Zemeckis (Pinocchio)
Peggior sceneggiatura
Blonde – Adattato da Andrew Dominik,
dal “romanzo\biografia”di Joyce Carol Oates
Pinocchio – Sceneggiatura
di Robert Zemeckis & Chris Weitz (non autorizzati dalla
“proprietà” di Carlo Collodi)
Good Mourning – “Scritto” da Machine
Gun Kelly & Mod Sun
Jurassic World – Il dominio –
Sceneggiatura di Emily Carmichael, Colin Treverrow &
Derek Connolly
Morbius – Sceneggiatura e adattamento per
lo schermo di Matt Sazama & Burk Sharpless
Per tutti coloro rimasti incantati
dalla Terra di Mezzo grazie alla trilogia de Il Signore degli
Anelli, il regista premio Oscar Peter Jackson
dà loro la possibilità di tornarvi grazie ad una nuova trilogia di
film qui ambientati. Iniziata con Lo Hobbit – Un
viaggio inaspettato, questa è poi proseguita poi con
Lo Hobbit – La
desolazione di Smaug e Lo Hobbit – La
battaglia delle cinque armate (qui la recensione), uscito in
sala nel 2014. Tornano così sul grande schermo numerosi personaggi
già conosciuti e amati, a cui si aggiungono nuovi eroi tutti da
scoprire, grandi o piccoli che siano. Ricomincia dunque l’eterna
lotta tra il male e il bene, con quest’ultimo capace di nascondersi
anche nei luoghi più inaspettati.
Come già avvenuto per i precedenti
film, anche Lo Hobbit si basa sull’omonimo romanzo del
celebre scrittore J. R. R. Tolkien. Pubblicato per
la prima volta nel 1937, questo racconta le gesta dell’hobbit Bilbo
Baggins, e del suo incredibile viaggio verso terre e luoghi mai
visti prima. Nel film di Jackson, la missione di questi è quella di
aiutare un gruppo di nani a sconfiggere il terribile drago Smaug,
ma forze più grandi inizieranno ad agitarsi nell’ombra, riportando
alla luce l’Unico Anello, ricercato con grande avidità dal malvagio
Sauron. Originariamente, era proprio da questo racconto che Jackson
desiderava partire, ma per problematiche legali finì invece con il
concentrarsi sull’altra ben nota trilogia.
Arrivato in sala, il film raccolse
grandi consensi, in particolare da tutti quegli spettatori che non
vedevano l’ora di rivivere avventure simili a quelle già
conosciute. Lo Hobbit – La desolazione di
Smaug arrivò così ad un guadagno globale di circa 956
milioni di dollari a fronte di un budget stimato intorno ai 250.
Con tale risultato, il film è diventato uno dei maggiori incassi
del 2013, nonché della storia del cinema. Molte sono le curiosità
da scoprire legate al titolo, specialmente in occasione di una
nuova visione. Proseguendo nella lettura si potranno scoprire così
dettagli sulla trama, il cast e molto altro.
La trama di Lo Hobbit – La
battaglia delle cinque armate
Dopo aver reclamato la loro patria
dal drago Smaug, la compagnia ha involontariamente
scatenato una forza letale nel mondo. Infuriato, Smaug abbatte la
sua ira ardente e senza pietà alcuna su uomini inermi, donne e
bambini di Pontelungo. Ossessionato soprattutto dal recupero del
suo tesoro, Thorin sacrifica l’amicizia e l’onore
e mentre i frenetici tentativi di Bilbo di farlo
ragionare si accumulano finiscono per guidare lo Hobbit verso una
scelta disperata e pericolosa. Per fermare il drago, il gruppo
dovrà unire le proprie forze, e con Bard l’Arciere
e gli elfi Tauriel e Legolas,
cercheranno di individuare il punto debole dove colpirlo e
ucciderlo una volta per tutte.
Ma ci sono anche pericoli maggiori
che incombono. Non visto, se non dal Mago Gandalf,
il grande nemico Sauron ha mandato legioni di
orchi in un attacco furtivo sulla Montagna Solitaria. Mentre
l’oscurità converge sul conflitto in escalation, le razze di Nani,
Elfi e Uomini devono decidere se unirsi o essere distrutte. Bilbo
si ritrova così a lottare per la sua vita e quella dei suoi amici,
coinvolto suo malgrado nell’epica Battaglia delle Cinque Armate. Se
c’è una cosa che è chiara a tutti sin da subito, è che l’esito di
questa determinerà in modo inequivocabile il futuro della Terra di
Mezzo, ora più che mai in bilico.
Lo Hobbit – La battaglia delle
cinque armate: il cast del film
Per dar vita ai nuovi personaggi
presenti nel film, il regista ha condotto lunghi casting al fine di
individuare le personalità più adatte. Ad interpretare il giovane
Bilbo Baggins è così stato scelto Martin
Freeman, il quale aveva però inizialmente rifiutato la
parte per via di impegni già presi con la serie Sherlock.
Pur di avvalersi della sua partecipazione, però, Jackson decise di
riorganizzare le riprese. Per assumere i panni di Bilbo, Freeman
dovette inoltre sottoporsi a diversi tipi di allenamento, tra cui
anche quelli di combattimento con la spada. Accanto a lui, nei
ruoli dei nani si ritrovano attori quali Richard
Armitage come Thorin Scudodiquercia, leader del
gruppo.
Nel film è poi presente Gandalf il
grigio, interpretato nuovamente da Ian
McKellen, il quale però non nascose una certa
insoddisfazione. L’attore si trovò infatti a dover recitare
prevalentemente da solo circondato dal green screen, con il
risultato di sentirsi emarginato e umiliato dalla situazione.
McKellen considerò anche di lasciare il ruolo, salvo ripensarci
perché troppo legato ad esso. Ritorno altrettanto gradito è quello
del celebre Andy
Serkis nei panni di Gollum. Pur non essendo presente
nel libro, Jackson ha inserito nel film anche i personaggi di
Galadriel, interpretata da Cate
Blanchett, e Legolas, interpretato da Orlando
Bloom, entrambi già apparsi nella trilogia
originale.
L’attoreLee
Pace dà invita invece al controverso re degli Elfi
Silvani Thranduil, mentre Benedict
Cumberbatchsi è cimentato in una brillante
interpretazione tramite motion capture per il personaggio del drago
Smaug, al quale ha anche fornito la voce, come anche del misterioso
Negromante. Evangeline
Lilly interpreta l’elfa Tauriel, personaggio inventato
appositamente per il film. Per ricoprire la parte, l’attrice si è
dedicata ad un lungo allenamento con la spada e l’arco, come anche
allo studio della lingua elfica. L’attore Luke
Evans, invece, dà vita a Bard l’Arciere, abitante
della Città del Lago nonché abile arciere. Hugo
Weaving, infine, riprende il ruolo dell’elfo
Elrond.
Lo Hobbit – La battaglia delle
cinque armate: le differenze tra il libro e il film
Nel dar vita alla trasposizione
cinematografica di Lo Hobbit, Jackson si prese diverse
libertà rispetto a quanto in esso narrato. La battaglia al centro
di questo terzo capitolo della trilogia, infatti, occupa in realtà
poche pagine nel romanzo di Tolkien. Lo scrittore, infatti, non
riservò ampio spazio all’evento, che viene invece qui riadattato
per coprire un film di oltre due ore e venti. Per riuscire in ciò,
Jackson trasse materiale narrativo anche dalle Appendici
de Il Signore degli Anelli. L’effetto più evidente di ciò
non è solo l’inserimento di eventi nuovi, come l’amore che nasce
tra l’elfa Tauriel e il nano Kili, ma anche il maggior
approfondimento di eventi nel libro solo accennati.
Tra questi vi è l’episodio che si
svolge nella fortezza di Dol Guldur. Questo ha per protagonisti
Gandalf, Elrond, Saruman e Galandriel intenti a scacciare da quel
minaccioso luogo il malvagio Sauron, lì insediatosi in attesa di
ottenere maggior potere. Tale evento è in realtà contenuto nelle
Appendici sopra citate. Altra notevole differenza è quella
relativa alla freccia scagliata da Bard che uccide il drago Smaug.
Nel libro questa viene guidata verso il bersaglio grazie ad un
uccello, mentre nel film colpisce il possente drago in ben altro
modo. Infine, anche riguardo il personaggio di Thorin si
evidenziano notevoli differenze. Nel film trova infatti maggior
spazio il racconto circa la sua follia e il suo rinsavimento.
Particolarmente più dettagliata ed eroica è anche la sua morte.
Lo Hobbit – La battaglia delle
cinque armate: il trailer e dove vedere il film in streaming e
in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Lo Hobbit – La battaglia delle cinque
armate è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple
iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno lunedì
23 gennaio alle ore 21:15 sul canale
La7.
Uscito in sala nel 2001 per la regia
di Ted Demme, il film
Blow narra la vera storia di
George Jung, trafficante di droga legato al
cartello di Medellin, in Colombia, tra gli anni Settanta e Ottanta.
Particolarmente apprezzato da critica e pubblico, il lungometraggio
è considerato uno dei migliori film biografici incentrati sul mondo
del narcotraffico, merito anche dell’interpretazione del
protagonista. Negli anni, traendo ispirazione
da Blow, sono state molte le opere dedicate ad alcuni
dei più grandi criminali o narcotrafficanti della storia degli
Stati Uniti o del Sud America. Tra i più celebri, e simili a
Blow, si possono annoverare Loving Pablo
(2017), con Javier
Bardem, Escobar
(2014), con Benicio Del
Toro, Cocaine – La vera
storia di White Boy Rick (2018), e The
Infiltrator (2016), con Bryan
Cranston.
Particolarmente apprezzato dalla
critica e dal pubblico, Blow è ancora oggi uno dei titoli
più celebri di questo filone cinematografico. Un film imperdibile
per gli amanti del genere, che possono ritrovare qui ogni elemento
in grado di generare coinvolgimento, da brillanti interpretazioni
ad una storia ricca di colpi di scena. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, alla storiavera e al cast di attori. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Blow e la vera storia dietro il film
Protagonista del film è
George Jung, figlio di un lavoratore onesto ma
abbandonato dallo Stato e dalla moglie. Una volta cresciuto, egli
decide di trasferirsi in California insieme all’amico
Tonno e lì troveranno lavoro presso Derek
Foreal, invischiato nel traffico di marijuana. Grazie a
questa nuova professione, i due diventano ben presto famosi, ma i
soldi facili non faranno altro che aumentare le ambizioni di
George. Ben presto, parallelamente al suo potere aumentano anche i
suoi guai e lo scontro con le forze dell’ordine sarà inevitabile.
George si troverà dunque a dover scegliere tra la propria carriera
e la famiglia, di cui fa parte ora anche la bellissima
Mirtha.
Proprio come narrato nel film,
George Jung fu uno dei maggiori trafficanti di marijuana e cocaina
che gli Stati Uniti abbiano mai avuto. Attivo tra gli anni Settanta
e Ottanta, egli è stato anche uno dei pilastri del cartello di
Medellin. Più volte arrestato, spesso perché tradito dai suoi
collaboratori, Jung ebbe una vita estremamente travagliata, tra
amori, soldi e delusioni. Egli è infine stato definitivamente
scarcerato per buona condotta nel giugno del 2014, all’età di 71
anni. Da quel momento, egli si è dedicato a riallacciare i rapporti
con la figlia Kristina. Il 5 maggio del 2021, tramite un comunicato
ufficiale, è stata diffusa la notizia della morte di Jung,
probabilmente legata ad un suo vecchio problema ai reni.
Blow: il cast del
film
A dare volto a George Jung è
l’attore Johnny
Depp, all’epoca all’apice della sua carriera. Per
prepararsi al ruolo, egli decise di incontrare e intervistare il
vero trafficante, in quegli anni ancora detenuto in prigione.
Attraverso le conversazioni con lui, l’attore ha potuto acquisire
una serie di dettagli che gli hanno permesso di rendere più
credibile la sua interpretazione. A Depp fu poi data grande libertà
di improvvisazione, ed egli rielaborò a proprio piacimento alcuni
dei dialoghi principali, pur mantenendone il senso generale. Ad
interpretare la compagna di Jung, Mirtha, fu chiamata l’attrice
Penelope
Cruz, dichiaratasi entusiasta all’idea di dar vita ad
un personaggio così complesso. Il ruolo, in realtà, le procurò una
nomination ai Razzie Awards come peggior attrice, che per sua
fortuna non si concretizzò poi in una vittoria.
Altra figura chiave del film è
quella del padre del protagonista, George. Per interpretalo fu
chiamato l’attore Ray Liotta.
Questi è uno dei pochi personaggi positivi del film, che nonostante
la povertà economica insegna al figlio a non lasciarsi scoraggiare.
Pur interpretando padre e figlio, Liotta e Depp hanno soltanto otto
anni di differenza l’uno dall’altro. Tra i personaggi ricorrenti
nel film vi è quello di Kristina Jung, figlia del protagonista.
Questa appare sia in versione bambina che adulta. Nella prima delle
due è interpretata dall’attrice Emma
Roberts, che compiva lì il suo debutto
cinematografico, mentre oggi è nota per la serie American
Horror Story. Poiché ancora troppo piccola, alla Roberts fu
proibito di vedere il film, e poté farlo soltanto sei anni dopo la
sua realizzazione
Il trailer di Blow, dove
vedere il film in TV e in streaming e le frasi più belle del
film
È possibile fruire di
Blow grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
23 gennaio alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Uno degli elementi più affascinati
del film sono i suoi dialoghi e alcune precise battute, le quali
non solo dimostrano la brillantezza della scrittura ma racchiudono
in sé alcuni valori universali. Ecco alcune delle frasi più belle
del film:
“Che tu possa avere, sempre, il
vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del
destino ti porti in alto a danzare con le stelle” (George
Jung)
“Molti fanno grandi progetti e
intanto la vita gli sfugge dalle mani. Nel corso della mia
esistenza ho lasciato brandelli di cuore qui e là. E ormai quasi
non me ne è rimasto abbastanza per tenermi in vita, ma mi sforzo di
sorridere sapendo che la mia ambizione ha superato di gran lunga il
mio talento. Ormai non trovo più cavalli bianchi o belle donne alla
mia porta.” (George Jung)
“E tu sei il mio cuore… potrei
vivere senza il mio cuore?” (George Jung)
“La cocaina esplose nella
cultura americana come una bomba atomica: partì da Hollywood e si
estese fino all’east-coast in un attimo; si facevano tutti, ma dico
proprio tutti. Inventammo noi il mercato, praticamente se sniffavi
coca alla fine degli anni settanta o nei primi anni ottanta c’era
un’85% di probabilità che provenisse da noi.” (George
Jung)
Ethan Hawke ha
iniziato la produzione di Wildcat, uno sguardo
alla vita di Flannery O’Connor con Maya Hawke nei panni della scrittrice.
Ethan Hawke ha messo insieme un ensemble di
grandi interpreti che include anche la candidata all’Oscar
Laura Linney, Philip Ettinger,
Rafael Casal, Steve Zahn,
Cooper Hoffman, Willa Fitzgerald,
Alessandro Nivola e Vincent
D’Onofrio.
Oltre a dirigere il film,
Ethan Hawke produce e scrive la sceneggiatura
insieme a Shelby Gaines. Wildcat
è prodotto da Joe Goodman di Good Country
Pictures, Ryan Hawke ed Ethan
Hawke di Under the Influence Productions, Cory
Pyke di Renovo Media Group e Kevin Downes, Jon
Erwin e Daryl Lefever di Kingdom Story
Company. I produttori esecutivi includono Eric
Groth e David Kingland di Renovo Media
Group insieme a Maya Hawke attraverso Under the
Influence Productions. Le riprese principali sono iniziate il 10
gennaio a Louisville, Ky. Renovo sta finanziando
completamente il film. UTA Independent Film Group e CAA Media
Finance gestiscono i diritti di distribuzione in tutto il mondo.
Wildcat seguirà la scrittrice mentre lotta per
pubblicare il suo primo romanzo.
“Maya ha lavorato duramente per
anni per mettere insieme questo progetto e siamo grati per
l’opportunità di presentare a una nuova generazione di spettatori
il genio di Flannery O’Connor”, afferma Ethan Hawke.
“Il suo lavoro esplora temi importanti per tutti gli artisti:
l’intersezione tra creatività e fede, il rapporto sfocato tra
immaginazione e realtà”. Ethan
Hawke ha già lavorato con la figlia Maya Hawke nella serie limitata The
Good Lord Bird, ma la dirigerà per la prima volta in
Wildcat.
The
Marvels arriverà nei cinema il 28 luglio 2023, quasi
cinque anno dalla prima volta in cui abbiamo visto Captain Marvel al cinema. Ritroveremo
quindi la nostra Carol Danvers, che nel frattempo ha anche
combattuto contro Thanos, ma non sarà sola, perché le altre
“meraviglie” del film saranno Kamala Khan/Ms. Marvel e Monica Rambeau di
Teyonah Parris, vista in WandaVision.
Nella serie con
Elizabeth Olsen, Monica otteneva dei superpoteri,
ma il suo personaggio non ha ancora assunto un nome da supereroe
nel MCU. Ci sono state molte
speculazioni a questo riguardo, soprattutto perché Monica, nei
fumetti, è passata da Captain Marvel, Spectrum e Photon nel corso
degli anni. Ma, durante una recente intervista con i Black Comic Lords, Eve L. Ewing, sceneggiatrice dei
fumetti di Monica Rambeau: Photon, sembra confermare che
l’eroe si chiamerà Photon anche nel MCU.
“Tenete presente che nel
mondo dei fumetti, il lato editoriale e il lato MCU non comunicano frequentemente,
ma a volte lo facciamo”, ha spiegato lo scrittore.
“Mettiamola in questo modo, ti dirò questo, non ho scelto che
si chiamasse Photon in questo fumetto. Questo è tutto ciò che
dirò.”
Spectrum è l’incarnazione
preferita di Monica per molti fan, e non ha sorpreso, infatti, che
un libro per bambini tie-in di The
Marvels pubblicato di recente usa effettivamente
quel soprannome. Presumibilmente, i Marvel Studios hanno cambiato rotta durante le
riprese, forse per motivi di copyright, ma dovremo aspettare e
vedere.
“Carol Danvers aka Captain
Marvel ha reclamato la sua identità
dal tirannico Kree e si è vendicata dell’Intelligenza Suprema. Ma
le conseguenze impreviste vedono Carol che porta sulle spalle il
fardello di un universo destabilizzato. Quando i suoi doveri la
mandano in un anomalo wormhole collegato a un rivoluzionario Kree,
i suoi poteri si confondono con quelli della sua super fan di
Jersey City, Kamala Khan alias Ms. Marvel, e della figlioccia di
Carol, il Capitano Monica Rambeau. Questo improbabile trio deve
fare squadra e imparare a lavorare insieme per salvare l’universo
come “The
Marvels”.
Tutto ciò che sappiamo su The
Marvels
The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain
Marvel con protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman. Nel
cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms.
Marvel, che vedremo anche
nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Nessun dettaglio sulla trama del
sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe
spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri.
Naturalmente, Brie
Larson tornerà nei panni di Carol Danvers. Il
sequel di Captain
Marvelarriverà il 28 luglio 2023.
Il prossimo lavoro da regista di
Ben Affleck, Air, che
racconterà la storia della collaborazione di Michael
Jordan con la Nike e la nascita delle Air Jordan,
ha finalmente una data d’uscita. Nel mondo arriverà il 5
aprile, per poi sbarcare su Prime Video. Il film è il primo progetto di
Artists Equity di Affleck e Matt Damon, in collaborazione con Amazon
Studios, Skydance Sports e Mandalay Pictures.
Il cast stellare di
Air
include Damon nel ruolo del dirigente Nike Sonny
Vaccaro, Affleck nel ruolo del co-fondatore Nike
Phil Knight, Jason Bateman nel
ruolo di Rob Strasser, Chris
Messina nel ruolo di David Falk,
Matthew Maher nel ruolo di Peter
Moore,Marlon Wayans nel ruolo di
George Raveling, Chris Tucker nel
ruolo di Howard White, Viola Davis nei panni di Deloris
Jordan, Gustaf Skarsgård nei panni di
Horst Dassler e Julius Tennon nei
panni di James Jordan.
Alex Convery ha
scritto Air, che è
prodotto da David Ellison, Jesse
Sisgold, Jon Weinbach, Affleck,
Damon,Madison Ainley, Jeff
Robinov, Peter Guber e Jason
Michael Berman. I produttori esecutivi includono
Dana Goldberg, Don Granger, Kevin
Halloran, Michael Joe, Drew Vinton, John Graham, Peter E.
Strauss e Jordan Moldo.
“Matt ed io siamo molto
entusiasti che il pubblico veda ‘Air’ e siamo orgogliosi che sia il
primo prodotto di Artists Equity”, ha dichiarato
Ben Affleck in un comunicato. “Il film è
stata un’esperienza straordinaria in cui abbiamo avuto l’onore di
lavorare con alcuni dei migliori cast e troupe del settore, i quali
hanno portato passione, tenacia e creatività in uno sforzo
collettivo per ricreare una storia straordinaria e ambiziosa.
Apprezzo la fiducia di Jen Salke nella nostra capacità di
realizzare un film di cui siamo orgogliosi, così come l’incredibile
supporto continuo suo e di Sue Kroll per il film. Amazon Studios,
Skydance e Mandalay sono stati tutti fondamentali per ottenere
questo risultato e il film non avrebbe potuto essere realizzato
senza di loro. Apprezziamo i passi compiuti da ciascuna delle loro
parti per realizzarlo e vogliamo ringraziarli. Questa è stata la
migliore esperienza creativa e personale della nostra vita e non
vediamo l’ora di vederne molte altre simili”.
Jean-Francois
Richet torna sul grande schermo con un action movie,
The
Plane, dopo L’imperatore di Parigi, pellicola
whodonuit prodotta nell’oramai lontano 2018. A fare da sfondo a
questa nuova avventura, con un sempre più gagliardo Gerard Butler nel ruolo del protagonista
Brodie Torrance, un’isola delle Filippine piena di minacce e
pericoli.
Il viaggio dell’eroe, di cui parla
Christopher Vogler nel suo scritto, Richet vuole seguirlo alla
lettera, impregnando il film di antagonisti, ostacoli
insormontabili (ma non per Brodie) e fanciulle/fanciulli da trarre
in salvo. Seppur con un risultato che lascia a desiderare,
The Plane si aggiudica il posto nella
programmazione in sala dal 26 gennaio, distribuito
da Lucky Red e Universal Pictures.
The Plane, la trama
Durante una violenta
tempesta, il comandante Brodie Torrance (Gerard
Butler) salva i suoi passeggeri con un atterraggio di
emergenza. L’aereo plana però su un’isola devastata dalla guerra e
per il gruppo, preso in ostaggio da pericolosi ribelli, è l’inizio
di un vero e proprio incubo. L’unica persona su cui Torrance potrà
contare è Louis Gaspare (Mike Colter), un uomo
accusato di omicidio che l’FBI
stava trasportando sul suo volo. Riuscirà il nostro capitano a
portare in salvo i passeggeri e fuggire dall’isola?
Un action movie troppo
frenetico
Nelle programmazioni al cinema,
spesso accanto ai titoli delle grandi produzioni, compaiono i così
detti b-movies, prodotti che fungono da filler fra le
opere di maggior rilievo volti a intrattenere in maniera meno
impegnativa gli spettatori. È il caso di The
Plane, che riesce a posizionarsi nella categoria di film
da fruire proprio quando le sale sono carenti di novità oppure il
titolo in auge ha spuntato la check-list di quelli da vedere.
Una pellicola che, proprio per il
contenuto di cui si fa carico, non aspira a raggiungere alte vette
né tantomeno a sfondare al botteghino. L’opera del regista
francese, conosciuto soprattutto per il suo Nemico Pubblico
N.1, sembra all’apparenza – considerato il nome scelto – un
survival movie, eppure a metà del primo atto la trama vira al
solito e classico action movie, anche un po’ vintage
nell’aspetto.
Non c’è da sorprendersi se questo
cambio di registro faccia alzare subito un sopracciglio. I primi
minuti del film ingannano parecchio: le sequenze iniziali, il cui
caos all’interno dell’aereo è mostrato attraverso una traballante
cinepresa a mano, gettano le basi per una storia in cui la cifra
dominante dovrebbe essere la sopravvivenza – o meno – dei
passeggeri all’ammaraggio di emergenza. Poi però The
Plane, senza una logica coerente, cambia completamente il
suo tono, e il thriller si impregna di sequenze frastornanti in cui
sono gli scontri corpo a corpo, il rumore delle mitragliatrici e
gli spari di fucili e pistole a possedere lo schermo.
Disturbano le progressioni
affrettate, un ritmo che mira ad essere incalzante per
fagocitare lo spettatore ma che si perde nella sua stessa frenesia,
facendo scemare lentamente la suspense creatasi nei primi frame. È
pur vero che negli action movie ad essere in pole position sono gli
scontri, il fuoco, il disordine e la lotta, con i personaggi che di
conseguenza rimangono nell’ombra, ma qui il problema si riscontra
proprio nella mancanza di un aggancio sensato fra una scena
e l’altra, con una nota di demerito alla sceneggiatura che
non decolla, proprio come l’aereo.
Torrance, l’eroe di cui non avevamo
bisogno
In The Plane a
vestire i panni dell’eroe è Gerard Butler, la cui immagine subito
ci riporta al suo impeccabile Re Leonida in
300. L’attore, complice il suo fisico
possente e il suo fascino magnetico, si incastra bene nel suo
personaggio, e ancora una volta ha l’opportunità di mostrare
bicipiti scolpiti e coraggio da leoni. Il Capitano Brodie Torrance
appare come il prode cavaliere con il compito di salvare il
villaggio dall’attacco nemico, in questo caso dai separatisti e
dalle milizie dell’isola in cui sono atterrati. Ma le sue gesta
sono quasi surreali e le difficoltà consecutive in cui si imbatte
appaiono più come gli ostacoli di un videogioco d’azione,
incastrati con forza all’interno della struttura narrativa solo per
poter trascinare il racconto.
In conclusione The
Plane tenta di risolversi nel terzo atto con un
climax sbrigativo ma d’effetto, e nel quale sembra
fluire tutto il senso del film. Torrance risalito a bordo
dell’aereo, con il suo piano folle e pericoloso, sfida le leggi
della fisica e dell’ingegneria meccanica per portare il suo
equipaggio verso una destinazione più sicura. Viene da domandarsi,
a questo punto, se il titolo non volesse giocare con la sua natura
polisemica. The Plane voleva attirare l’attenzione
sull’aereo o era inteso come Il piano? Arrivati alla fine, tutto
potrebbe essere.
Alexander
Litvinenko, l’ex spia russa, la cui morte è avvolta nel
mistero – volutamente o no è il protagonista di questa storia.
Litvinenko – Indagine sulla morte di un dissidente
che andrà in onda su Sky a partire dal 25 gennaio parla proprio
della tragica fine dell’ex dissidente russo, nonché i dieci anni di
calvario che la moglie – Marina Litvinenko – ha
dovuto affrontare per ottenere giustizia. In 4 episodi che andranno
in prima serata su Sky Atlantic (e che saranno
ovviamente disponibili anche in streaming su NOW e on demand), la serie racconta la vera
storia dell’ex ufficiale dei servizi di sicurezza federali russi e
del KGB la cui morte per avvelenamento da polonio-210 nel novembre
2006 ha innescato una delle indagini più complesse e pericolose
nella storia della polizia britannica e internazionale.
Vero e proprio inno alla giustizia e
alla dignità, Litvinenko – Indagine sulla morte di un
dissidente racconta di un regime pronto addirittura ad
attaccare l’Occidente in piena Londra pur di mettere a tacere un
dissidente. Al contempo, la serie è anche il racconto drammatico di
una famiglia spezzata dal dolore che per dieci anni si è battuta
per la verità. David Tennant (Harry
Potter e il calice di fuoco) veste i panni dell’ex
agente dei servizi segreti russi avvelenato attraverso del tè al
polonio radioattivo, mentre l’attrice russo-americana
Margarita Levieva (The
Deuce) interpreta la moglie, Marina
Litvinenko.
Litvinenko – Indagine sulla morte
di un dissidente, la trama
Nel novembre 2006,
Litvinenko, ex ufficiale del KGB, è in fin di vita
in un ospedale di Londra, avvelenato da una misteriosa sostanza
radioattiva. Quando la polizia viene a raccogliere la sua
testimonianza, Litvinenko punta il dito
direttamente contro il presidente russo, Vladimir Putin. La sua
morta, pochi giorni dopo, scatena un’indagine su un attacco chimico
sulle strade di Londra e un’indagine decennale tra Gran Bretagna e
Russia per trovare giustizia per il suo omicidio. La trama di
Litvinenko – Indagine sulla morte di un dissidente
pare già dire tutto: intrighi politici internazionali, capi di
stato corrotti verso cui puntare il dito.
La storia di
Litvinenko è una storia vera dove vengono fatti
nomi e cognomi: non vengono omessi o taciuti ma fin da subito
conosciamo il colpevole. Mai come oggi, la miniserie di Sky con
David Tennant e Margarita
Levieva ha un significato particolare e controverso. Il
primo episodio di Litvinenko – Indagine sulla morte di un
dissidente, infatti, ha il compito di presentarci la scena
introduttiva della serie – composta da quattro episodi. Il punto di
vista inizialmente parrebbe essere quello di Litvinenko la cui
storia è ascoltata minuziosamente dalla polizia di Scotland Yard.
Ma in seguito, solo alla fine dell’episodio ci rendiamo conto che è
il racconto dal punto di vista della moglie, rimasta vedova.
Ciò che è pericoloso è ciò che
non conosciamo
Una famiglia. Un padre, una madre e
un figlio che come ogni sera si ritrovano seduti a tavola a parlare
del più e del meno. Non sappiamo molto altro su di loro ma gioiamo
alla notizia che hanno appena ricevuto. Sono nel loro focolare, un
luogo che per ogni famiglia è sacro, protetto e incontaminato. Il
padre apre una busta e conferma: “Ecco i documenti. Abbiamo
ufficialmente la cittadinanza britannica”. Mangiano e
festeggiano, una tazza di the per celebrare – la più nobile tra le
usanza inglesi. Qualcosa va storto, il padre inizia a non sentirsi
bene fino a quando non sputa sangue. Litvinenko – Indagine
sulla morte di un dissidente inizia così, dando allo
spettatore non solo un punto di vista inizialmente neutrale ma un
vero e proprio schiaffo.
Sarà solo il primo di tanti che la
miniserie di Sky darà allo spettatore. Alla miniserie hanno
collaborato in qualità di consulenti gli ex agenti che si sono
occupati del caso, Clive Timmons e Brent
Hyatt, l’avvocato Ben Emerson e la
famiglia di Litvinenko. Il racconto, dunque, seppur con qualche
scelta stilistica, è vero. Veri sono i nomi degli agenti, vero è il
colpevole di questo omicidio. Litvinenko – Indagine sulla
morte di un dissidente non fa una caccia alle streghe
perché tutto quello che è successo non solo perché sono stati
scritti libri e articoli sull’atto di coraggio di
Litvinenko ma anche e soprattutto perché il
colpevole era già sulla bocca di tutti.
In realtà
Litvinenko conosceva non solo i mandanti del suo
omicidio ma anche le motivazioni. Aveva dichiarato una guerra
personale contro la sua ex madre patria. I dissidenti non vengono
visti di buon occhio, per cui c’è anche la consapevolezza del
destino a cui va incontro. Forse consapevolmente, riuscendo così a
spostare l’attenzione sulle atrocità che un governo è disposto a
commettere quando si sente minacciato.
Rendere giustizia
La Russia, come viene descritta in
Litvinenko – Indagine sulla morte di un dissidente
è la Russia dei racconti odierni. Uno stato che lascia poca scelta
a chi volta le spalle. Il racconto di dolore per la morte di un
marito assassinato, diventa un documento legittimo di libertà di
parola – troppo spesso oppressa. Quello che ha sconvolto
maggiormente la popolazione inglese nel 2006 è il rimbalzo
mediatico ha preso la storia di Litvinenko. Subito
dopo la sua morte, le sue dichiarazioni che accusavo il presidente
russo Vladimir Putin di omicidio si sono espanse a
macchia d’olio. Litvinenko – Indagine sulla morte di un dissidente,
nel primo episodio, pone le basi per un vero e proprio processo che
ha come imputato il premier russo.
La giustizia per
Litvinenko arriva dalla Corte Suprema. Nel 2021 la
sentenza: la Russia è accusata per l’omicidio di Litvinenko. Dopo
gli avvenimenti del 2006, con le indagini in corso, altre persone
iniziano ad accusare gli stessi sintomi di
Litvinenko. Il Litvinenko portato in scena
dall’interpretazione di David Tennant rende giustizia all’uomo che ha
affrontato una battaglia contro il sistema. La sua morte ha
incoraggiato la famiglia e i familiari a non arrendersi, neanche
contro un plateale atto di omicidio. L’inchiesta portata avanti
dalla moglie Marina è un atto di coraggio verso tutti coloro che
sono morti per mano dello stato. Litvinenko – Indagine
sulla morte di un dissidente racconta la verità e lo fa
con un racconto trasparente e coraggioso, come Alexander
Litvinenko.