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Supergirl: la sceneggiatrice Ana Nogueira anticipa la sua interpretazione “più ruvida, grintosa e audace” della donna di domani

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La star di The Vampire Diaries, Ana Nogueira, è passata dall’essere attrice a scrittrice a metà degli anni 2010, e il suo debutto off-Broadway nel 2016 come drammaturga con Empathitrax – una storia su una coppia in difficoltà che prende una pillola per provare le emozioni reciproche – l’ha resa famosa in tutto il mondo.

In seguito, “ha iniziato a essere chiamata a proporre progetti fantasy e fantascienza futuristica”, e la Warner Bros. l’ha assunta per scrivere un film di Supergirl con Sasha Calle. Sebbene il progetto sia stato accantonato quando i DC Studios hanno fondato il DCEU e hanno rilanciato il DCEU come DCU, i co-CEO dei DC Studios, James Gunn e Peter Safran, hanno voluto fortemente la Nogueira per la loro versione di Supergirl.

In un articolo su Variety, si dice che la sceneggiatrice sia una grande appassionata di film di supereroi, pur non essendo una lettrice abituale di fumetti. Spiegando il suo approccio alla Fanciulla della Forza, Nogueira ha dichiarato: “Ha visto Krypton completamente distrutto. Ho sempre pensato: ‘Non riesco a capire la versione del personaggio così solare'”.

Dopo aver letto la versione “più ruvida, grintosa, audace e divertente” di Kara di Tom King e Bilquis Evely in Supergirl: Woman of Tomorrow, Nogueira ha trovato l’ispirazione per portare la stessa atmosfera sul grande schermo. “Quando l’ho letta, ho pensato: ‘Eccola lì'”, ha osservato.

È confermato che la sceneggiatrice lavorerà a Teen Titans e Wonder Woman per i DC Studios, e ha venduto una sceneggiatura di una commedia romantica alla New Line Cinema, che ha scritto insieme a Sas Goldberg. Safran sarà la produttrice e Nogueira dice: “È un ottimo ripasso. Non ci sono alieni, non ci sono esplosioni e nessuno viene picchiato!” I DC Studios vedono chiaramente qualcosa di speciale in Nogueira, visto che è stata scelta per lavorare su tre dei titoli più importanti del DCU (Wonder Woman, ad esempio, è considerata una delle principali priorità di Gunn e Safran).

Quello che sappiamo su Supergirl

Oltre a Milly Alcock nei panni della protagonista, Supergirl vedrà anche la partecipazione di Eve Ridley (Il problema dei 3 corpi) nel ruolo di Ruthye Mary Knolle e Matthias Schoenaerts (The Old Guard) nel ruolo del malvagio Krem delle Colline Gialle. Più recentemente, la star di Aquaman, Jason Momoa si è unita al cast nel ruolo di Lobo. Anche Krypto il Supercane dovrebbe avere un ruolo importante nella storia. Le ultime aggiunte al cast sono state David Krumholtz ed Emily Beecham nei ruoli dei genitori di Kara, Zor-El e Alura.

Questa interpretazione di Kara Zor-El si dice sia una “versione meno seria e più provocatoria dell’iconica supereroina”, poiché Gunn cerca di allontanarsi dalle “precedenti rappresentazioni della Ragazza d’Acciaio, in particolare dalla longeva serie CBS/CW interpretata da Melissa Benoist”.

Secondo una breve sinossi, questa storia seguirà Kara mentre “viaggia attraverso la galassia per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il Supercane. Lungo la strada, incontra una giovane donna di nome Ruthye e finisce per intraprendere una ricerca omicida di vendetta”. L’attrice e drammaturga Ana Nogueira sta attualmente lavorando alla sceneggiatura di Supergirl. La regia verrà firmata da Craig Gillespie.

La Warner Bros. ha annunciato che la nostra nuova Ragazza d’Acciaio prenderà il volo nelle sale il 26 giugno 2026.

The Sweet Idleness: in arrivo il primo film diretto da un AI

L’intelligenza artificiale ha diretto un film. Hollywood è in fermento negli ultimi giorni dopo la presentazione di Tilly Norwood, che secondo il suo creatore è la prima attrice generata dall’intelligenza artificiale che potrebbe firmare un contratto con un’agenzia di talenti. Molti attori, tra cui Emily Blunt, hanno reagito con opposizione a questa “terrificante” proposta dell’intelligenza artificiale, ma sembra che nemmeno il posto di regista sia al sicuro.

Il produttore italiano Andrea Iervolino, che ha lavorato a film hollywoodiani come Ferrari e To The Bone, ha infatti annunciato quello che definisce il primo film diretto dall’intelligenza artificiale, The Sweet Idleness. Il film descrive una società futura in cui solo l’1% dell’umanità lavora ancora, poiché le macchine hanno sostituito la maggior parte dei posti di lavoro, consentendo al resto della popolazione di vivere tranquillamente.

Il programma di intelligenza artificiale utilizzato per dirigere il film si chiama FellinAI, evidentemente in riferimento al leggendario regista italiano Federico Fellini. Sebbene la tecnologia sia stata progettata per “celebrare il linguaggio poetico e onirico del grande cinema europeo”, Iervolino ha affermato di essere stato lui il “human-in-the-loop”, ovvero il supervisore e produttore incaricato di monitorare la tecnologia.

Il cast del film, invece, è prodotto dalla società di Iervolin, Actor+, che lavora con persone reali che prestano la loro immagine e personalità per creare personaggi digitali. In una dichiarazione, Iervolino ha affermato che FellinAI “non intende sostituire il cinema tradizionale. Si tratta piuttosto di un metodo alternativo di creazione”. È stato poi rilasciato anche teaser trailer del film (lo si può vedere qui riportato da Variety) annuncia che The Sweet Idleness uscirà nelle sale nel febbraio 2026.

Indubbiamente, un progetto che farà molto discutere e getterà ulteriore benzina sul fuoco di questo argomento ora più che mai al centro delle attenzioni del mondo dello spettacolo. I rapidissimi progressi ottenuti nel campo delle intelligenze artificiali spingono inevitabilmente a questo tipo di riflessioni, specialmente quando si legano a prodotti artistici fino ad oggi esclusiva del pensiero e della mano umana. Ora che anche quest’ultima certezza inizia a venire meno, occorrerà riflettere su quale sarà il futuro dell’arte.

Crunchyroll: nuove serie annunciate per la stagione autunnale

L’autunno di Crunchyroll si annuncia particolarmente ricco e variegato. Oltre alle attesissime uscite come One-Punch Man Stagione 3, My Hero Academia FINAL SEASON, SPY x FAMILY Stagione 3 e Let’s Play, il catalogo della piattaforma accoglie nuovi titoli che ampliano ulteriormente l’offerta per gli appassionati di anime.

Tra i debutti più interessanti ci sono Chitose Is in the Ramune Bottle, My Awkward Senpai, Kingdom Stagione 6 e GINTAMA – Mr. Ginpachi’s Zany Class, senza dimenticare l’arrivo di altri titoli attesi che copriranno l’intero arco della stagione autunnale.

My Awkward Senpai – 2 ottobre

Prodotto dallo Studio Elle, My Awkward Senpai racconta la storia di Kannawa, una senpai con la fama di essere rigida e inflessibile, che in realtà è solo goffa e impacciata. Quando deve affiancare la nuova matricola Kamegawa, la situazione si complica tra imbarazzi, segreti e sentimenti nascosti. Un workplace-romance leggero e ironico, perfetto per chi ama le commedie romantiche con dinamiche ufficiose e buffe.

Kingdom Stagione 6 – 4 ottobre

Kingdom Stagione 6

Il nuovo capitolo del celebre anime storico torna grazie alla produzione Studio Pierrot & St.Signpost. La trama riprende il percorso di Ying Zheng, determinato a unificare la Cina antica non più solo con la forza, ma con una nuova visione politica. Intrighi, strategie militari e battaglie campali fanno da sfondo a una stagione che promette di essere tra le più epiche di sempre, con lo scontro decisivo per la città di Yè.

GINTAMA: Mr. Ginpachi’s Zany Class – 6 ottobre

GINTAMA- Mr. Ginpachi's Zany Class

Basato sulle light novel spin-off 3-Z Ginpachi-sensei, questo nuovo anime firmato Bandai Namco Pictures porta avanti il surreale universo di Gintama. Ginpachi diventa un insegnante alle prese con una classe di studenti improbabili e sopra le righe. Humor demenziale, citazioni meta-narrative e ritmo frenetico: un appuntamento imperdibile per i fan storici della saga e per chi cerca un titolo completamente fuori dagli schemi.

Chitose Is in the Ramune Bottle – 7 ottobre

Chitose Is in the Ramune Bottle

Lo studio feel. porta sullo schermo una delle light novel più amate degli ultimi anni. Protagonista è Saku Chitose, brillante e popolare studente del prestigioso liceo Fujishi, incaricato di convincere una compagna reclusa a tornare a scuola. Tra dinamiche sociali, amicizie e contraddizioni adolescenziali, la serie promette di raccontare in maniera fresca e realistica la vita liceale giapponese.

Altri titoli in arrivo

  • Isekai Quartet 3 (13 ottobre): il crossover comico che riunisce i personaggi di Re:ZERO, Overlord, KONOSUBA e Saga of Tanya the Evil, arricchito dall’ingresso dei protagonisti di Eminence in Shadow.

  • With You, Our Love Will Make It Through (14 ottobre): romance soprannaturale che racconta la storia d’amore impossibile tra una liceale e un beastfolk, prodotto da Millepensee.

  • So You’re Raising a Warrior (30 ottobre): commedia fantasy in cui un drago decide di crescere un eroe destinato a ucciderlo.

  • The Daily Life of the Immortal King Stagione 5 (13 dicembre): ritorna la saga amatissima di Wang Ling, con nuove sfide e la comparsa della sorellina Wang Nuan.

Crunchyroll: una stagione per tutti i gusti

Con questi annunci, Crunchyroll consolida la sua posizione come punto di riferimento per il pubblico globale dell’animazione giapponese. L’autunno 2025 sarà caratterizzato da un mix di titoli attesi e novità sorprendenti, spaziando tra fantasy, commedia romantica, azione storica e sperimentazioni surreali.

Gli abbonati avranno così la possibilità di seguire i grandi ritorni e allo stesso tempo scoprire storie nuove, capaci di conquistare pubblici differenti.

Scopri tutte le novità nella nostra pagina dedicata a Crunchyroll.

David Harbour reciterà al fianco di Pedro Pascal in Behemoth! di Tony Gilroy

Con la sua serie Stranger Things che giungerà al termine alla fine di quest’anno, David Harbour sta pianificando il suo futuro: fonti hanno riferito a Deadline che l’attore candidato agli Emmy è in trattative per affiancare Pedro Pascal nel film della Searchlight Behemoth! di Tony Gilroy. La Searchlight ha recentemente aderito al progetto, che Gilroy scriverà e dirigerà. I dettagli della trama sono ancora vaghi, ma Gilroy ha dichiarato in alcune interviste che il film ruota attorno a un violoncellista. Gilroy sarà anche produttore insieme a Sanne Wohlenberg. Le riprese del film inizieranno questo autunno a Los Angeles, mentre la data di uscita sarà annunciata in un secondo momento.

I prossimi progetti di David Harbour

Intanto, nell’attesa di sapere se le trattative andranno in porto, vedremo Harbour pronto a chiudere con il personaggio di Jim Hopper, che gli è valso due nomination agli Emmy e una ai Golden Globe, con l’uscita dell’ultima stagione di Stranger Things prevista per la fine dell’anno. L’attore ha poi recentemente ha terminato le riprese della miniserie della HBO DTF St. Louis. Il suo prossimo progetto è il sequel del film d’azione della Universal Violent Night. Naturalmente, rivedremo poi Harbour nel ruolo di Red Guardian in Avengers: Doomsday.

Dove abbiamo visto di recente Pedro Pascal?

Per quanto riguarda Pascal, l’attore ha vissuto un’estate di grande successo, con Material Love di Celine Song, Eddington di Ari Aster (in Italia al cinema dal 17 ottobre) e I Fantastici Quattro: Gli Inizi della Marvel. Tutti e tre i progetti hanno ricevuto un’accoglienza entusiastica da parte della critica, con il film di Song che è stato il terzo film di A24 con il maggior incasso di sempre e il film Marvel che è stato il film della Marvel con il maggior incasso del 2025. Pascal ha poi di recente recitato anche in Il gladiatore II e nella serie The Last of Us, mentre prossimamente riprenderà il ruolo di Din Djarin in The Mandalorian & Grogu. Anche lui sarà presente in Avengers: Doomsday.

Emily Blunt sul film di Martin Scorsese con Dwayne Johnson: “L’ultima grande storia sulla mafia americana”

Mentre Dwayne Johnson ed Emily Blunt sono impegnati nella promozione di The Smashing Machine (qui la nostra recensione), i due attori non vedono l’ora di lavorare al loro prossimo progetto insieme. Durante la premiere di lunedì del film biografico della A24 diretto da Benny Safdie sulla leggenda dell’UFC Mark Kerr, la Blunt ha anticipato a Deadline il suo prossimo film con Johnson, che è stato descritto dallo stesso Martin Scorsese come una versione hawaiana di Quei bravi ragazzi.

Lo stiamo sviluppando proprio ora. È una storia davvero incredibile“, ha detto la Blunt sul tappeto rosso del Samuel Goldwyn Theater di Beverly Hills. ”È l’ultima grande storia della mafia americana, e non riesco a credere che non sia stata ancora raccontata. È un ruolo terribilmente eccitante per Johnson da approfondire. Quindi, è in fase di scrittura, ci stiamo lavorando. E questa è la parte meravigliosa, costruirlo“.

Paragonando il ruolo al personaggio di Robert De Niro in Quei bravi ragazzi, la trama del film ancora senza titolo segue “un boss criminale hawaiano senza scrupoli, anch’esso basato su una figura reale, che ha combattuto contro i rivali invasori per il controllo del crimine organizzato sulle isole”. Scritta da Nick Bilton, la trama si concentra su un periodo turbolento nell’isola paradisiaca, quando l’aspirante boss mafioso ha combattuto contro elementi come le triadi e l’esercito americano per ottenere il controllo.

È stata una battaglia sanguinosa. Il personaggio è basato su Wilford “Nappy” Pulawa, che negli anni ’70 guidava la più grande organizzazione criminale delle isole Hawaii, The Company. Egli ha governato grazie alla sua reputazione di brutalità e omicidio. Le attività illegali della Compagnia includevano il gioco d’azzardo, il traffico di esseri umani, il traffico di marijuana e la corruzione dei lavoratori. Alla fine accusato di due omicidi, Pulawa fu condannato a 15 anni per evasione fiscale nel 1973 e rilasciato nel 1984.

Tra i produttori figurano Scorsese, Johnson, Blunt, Leonardo DiCaprio, Bilton, Dany Garcia, Lisa Frechette e Rick Yorn e Chris Donnelly della LBI Entertainment. Con Leonardo DiCaprio, frequente collaboratore di Scorsese, anch’egli coinvolto nel progetto, Deadline ha riferito che la proposta ha iniziato a circolare in città a febbraio, con la Disney che ha concluso l’accordo il mese successivo. A questo punto non resta che attendere maggiori novità sul progetto, anche se Scorsese sembra intenzionato a girare prima l’adattamento del romanzo di fantasmi Cose che succedono la notte con DiCaprio e Jennifer Lawrence.

Another Love in esclusiva su Mediaset Infinity

Il 6 ottobre debutta gratis e in esclusiva su Mediaset Infinity, Another Love, una nuova dizi che conferma l’altissimo livello della serialità turca, amatissima dal pubblico italiano. Dopo aver conquistato milioni di spettatori con appassionanti storie romantiche, Mediaset Infinity si arricchisce con un nuovo e intenso racconto di genere thriller, capace di unire emozione, mistero e passione in un intreccio coinvolgente.

La trama e il cast di Another Love

La storia ha come protagonista Leyla Gediz, una giovane procuratrice che cerca di lasciarsi alle spalle un passato difficile per ricominciare da zero. Nella sua nuova vita incontra Kenan Ozturk, un giornalista affermato e dalla carriera impeccabile. Il loro legame nasce in circostanze drammatiche: l’omicidio brutale di Hamdi Atilbay in un bosco.

Da quel momento, l’amore tra i due si intreccia a un’indagine che scava nelle fragilità più intime, rivelando segreti capaci di sconvolgere le loro esistenze. Un crimine che non solo metterà a rischio il loro futuro, ma minerà anche le verità su cui hanno costruito la propria vita.

Protagonisti della serie sono due volti già amatissimi dal pubblico italiano: Hande Erçel, che ha fatto sognare milioni di fan con Love is in the air, e Burak Deniz, protagonista di Interrupted – L’amore incompiuto.

Another Love sarà disponibile gratis e in esclusiva su Mediaset Infinity dal 6 ottobre con un nuovo episodio al giorno, dal lunedì al venerdì, per una maratona di emozioni e suspense tutta da vivere.

James Gunn anticipa ulteriori progetti in arrivo per il DCU

La line-up dell’universo DC sta per arricchirsi di nuovi titoli della DC Studios, come rivela James Gunn in un nuovo ed entusiasmante aggiornamento. Il Capitolo 1: “Dei e Mostri è appena iniziato, con Gunn e il suo co-CEO Peter Safran che stanno inaugurando una nuova era di contenuti DC sul grande e piccolo schermo. Dopo il successo del film Superman, diversi altri film e serie sono attualmente in varie fasi di sviluppo, come rivelato inizialmente nel gennaio 2023.

Tuttavia, nuove aggiunte come Clayface, che sono arrivate dopo la presentazione della lista iniziale, continuano ad essere valutate e accolte dai DC Studios. Ora, in una nuova intervista con GQ, a Gunn è stato chiesto se potesse condividere qualche nuovo aggiornamento sul suo nuovo universo interconnesso e anticipare qualcosa di nuovo che non avesse già discusso in passato.

Mentre si prepara per Man of Tomorrow, il co-CEO della DC Studios ha così anticipato due film futuri e una serie TV senza titolo che sta per essere approvata: “Al momento ci sono due sceneggiature davvero interessanti che spero di portare al livello successivo e per le quali abbiamo dei piani generali, e sono entusiasta di entrambe. E poi sono entusiasta di un progetto televisivo in particolare. Non so perché non abbiamo ancora ottenuto il via libera, stiamo solo definendo il budget“.

Quindi ci sono un paio di cose molto concrete che mi entusiasmano. Occuparmi di mettere in forma Supergirl, tutte queste altre cose. Guardare gli episodi di Lanterns, che sta andando bene. Quindi, in realtà si tratta solo di occuparsi un po’ di tutto e poi soprattutto di Man of Tomorrow. Questa è la cosa più importante per me. Voglio dire, inizieremo la produzione ad aprile, quindi a voi potrà sembrare lontano, ma a me sembra terribilmente vicino”, ha concluso Gunn.

La DCU è attualmente concentrata sulla seconda stagione di Peacemaker, di cui restano due episodi da mandare in onda su HBO Max. Mentre il film su Supergirl è previsto per giugno 2026, la serie TV Lanterns debutterà nel corso del prossimo anno su HBO, anche se la data esatta di lancio non è ancora stata annunciata.

Cosa significa l’aggiornamento di James Gunn

Come James Gunn ha ribadito più volte, nessun progetto della DC Studios viene formalmente approvato fino a quando la sceneggiatura non è stata completata. Con i suoi ultimi commenti, questo potrebbe facilmente applicarsi al film The Brave and The Bold e al nuovo reboot di Wonder Woman. È fondamentale ricordare che la lista iniziale annunciata nel 2023 era meno della metà di ciò che la DC Studios ha in programma.

Ecco perché potrebbero facilmente esserci due nuovi titoli cinematografici, oltre alla serie misteriosa, dato che Gunn potrebbe aver ricevuto proposte che lo hanno soddisfatto, motivo per cui stanno cercando di capire il budget e i modi per portarle al livello successivo. In ogni caso, sembra proprio che in casa DC si stiano dando da fare continuamente e che le novità in arrivo possano essere molte, in attesa solo di essere rivelate al momento giusto.

A Big Bold Beautiful Journey – Un Viaggio Straordinario, recensione del film di Kogonada

Con A Big Bold Beautiful Journey – Un Viaggio Straordinario Kogonada firma la sua opera più romantica e al tempo stesso riflessiva. Dopo Columbus e After Yang, il regista si cimenta con una romcom atipica che, dietro la leggerezza del viaggio on the road, cela un’indagine profonda sui traumi dell’infanzia e sul modo in cui condizionano la vita adulta. In uscita in sala a partire dal 2 ottobre, il film ha subito attirato l’attenzione per il suo mix di ironia, malinconia e invenzione visiva.

La trama di A Big Bold Beautiful Journey – Un Viaggio Straordinario

Sarah (Margot Robbie) e David (Colin Farrell) sono due persone intrappolate in una quotidianità fatta di routine e scelte di comodo. Lei, segnata da una madre venuta a mancare prematuramente e da un padre incapace di amarla, ha imparato a fuggire dalle relazioni; lui, cresciuto assistendo alla sofferenza del padre abbandonato per un periodo dalla moglie, teme di restare intrappolato in legami infelici. Entrambi portano sulle spalle paure che li spingono a non rischiare mai davvero.

A Big Bold Beautiful Journey - Un viaggio straordinarioSarah e David si incontrano per caso a un matrimonio, dove entrambi si sono recati con macchine a noleggio prese in affitto presso un’agenzia che offre loro un’insolita possibilità: un viaggio guidato da un GPS con la voce inconfondibile di Phoebe Waller-Bridge. Più che un semplice strumento, la voce del GPS diventa coscienza e destino, conducendo i protagonisti attraverso sette porte simboliche che aprono ricordi dolorosi e traumi da affrontare. Questo collegamento con il passato richiama alcuni temi già presenti nella filmografia di Kogonada: in Columbus e After Yang il tempo e le relazioni familiari sono sempre al centro, anche se declinati in chiave drammatica o futuristica. Qui, però, Kogonada sfrutta un espediente visivo e quasi “magico” per rendere tangibile il conflitto interiore dei protagonisti: le ferite infantili non sono solo ricordi, ma spazi in cui entrare, confrontarsi e trasformarsi.

Tra commedia romantica e viaggio psicologico

Kogonada orchestra il racconto con la consueta attenzione al dettaglio visivo e al tempo sospeso, trasformando una commedia romantica in un viaggio psicologico. L’intuizione del GPS come voce del destino è uno dei punti più originali e affascinanti, capace di dare al film una dimensione sospesa tra realtà e metafora.

Il meccanismo delle porte funziona bene come dispositivo narrativo: ciascuna costringe i protagonisti a confrontarsi con se stessi e con il peso delle proprie paure. L’idea che il passato non vada rimosso ma rivissuto con consapevolezza adulta permette al film di affrontare in modo delicato il tema del trauma.

Non tutto, però, è perfetto: alcune sequenze metateatrali, in cui i personaggi sembrano letteralmente trovarsi su un palcoscenico, appesantiscono la narrazione e risultano meno incisive rispetto al resto. A tratti il simbolismo rischia di prevalere sulla freschezza della romcom, smorzando il ritmo. Tuttavia, Robbie e Farrell danno spessore emotivo ai loro personaggi, rendendo credibile la paura di lasciarsi andare e la lenta apertura verso l’altro.

La battuta di Phoebe Waller-Bridge — «Chi non è un attore, nella propria vita?» — diventa il manifesto del film: siamo tutti interpreti di copioni ereditati dall’infanzia, e solo affrontandoli possiamo imparare a riscrivere la nostra storia.

A Big Bold Beautiful Journey è un’opera imperfetta ma sincera, capace di emozionare e di trascinare lo spettatore in un percorso universale: la paura di amare e la possibilità di essere felici. Kogonada ha diretto una romcom originale e ambiziosa, capace di unire sentimento e introspezione attraverso simboli potenti e interpretazioni intense.

Him, spiegazione del finale: la decisione finale di Cam e le parole del regista

Il finale di Him rivela chi sia il vero GOAT (Greatest of All Time), Cam o Isaiah. Il film mescola sport e horror per raccontare la storia di un giovane talento che viene guidato – e manipolato – da una leggenda ormai al tramonto. Non si limita al rapporto tra i due protagonisti, ma riflette anche sul lato oscuro dello sport: la storia dei giocatori minoritari, lo sfruttamento dei corpi da parte dei proprietari e il prezzo dell’ambizione.

Perché Cam rifiuta i Saints (e cosa significa)

Tutti i colpi di scena conducono al momento in cui Cam rifiuta di firmare il contratto che lo consacrerebbe come erede di Isaiah. Non accetta di morire come vittima sacrificale né di diventare una pedina nelle mani dei proprietari. Con un atto di violenza estrema, uccide il trainer e poi gli stessi proprietari, scegliendo la libertà e l’autenticità. A differenza di Isaiah, che sacrificò se stesso per la gloria, Cam decide di restare fedele ai propri valori, spinto dall’amore per la famiglia e dall’amicizia con Marco. Così diventa veramente il “più grande”: non per i titoli, ma per aver spezzato una catena di sfruttamento.

Perché Isaiah addestra Cam

Isaiah prepara Cam a sostituirlo non solo sul campo, ma anche come strumento del sistema che controlla lo sport. Pur amando il football, Isaiah ha sacrificato tutto per la fama, arrivando a trasformarsi in un idolo quasi mistico, ossessionato dall’idea di restare il migliore. L’addestramento e persino la trasfusione di sangue simboleggiano la trasmissione del ruolo di “GOAT”, ereditato da generazioni precedenti. Isaiah sorride mentre Cam lo uccide: per lui la “grandezza” è l’unico scopo, anche se significa morire.

Il culto demoniaco e i piani per Cam

I veri antagonisti sono i proprietari dei Saints, insieme all’agente Tom e a Elsie, la moglie di Isaiah. Il loro obiettivo è che Cam firmi un contratto che lo vincoli al sistema, rivelando la dimensione sovrannaturale che aleggia in tutto il film. Ma al di là degli elementi demoniaci, il messaggio è chiaro: i giocatori vengono trattati come merci, pedine sacrificabili in nome del profitto. Gli insulti razzisti dei proprietari sottolineano il sottotesto sociale, dipingendoli come i veri “diavoli” della storia.

Il ruolo del padre di Cam

Il padre di Cam appare solo brevemente, ma la sua ombra segna tutto il percorso del protagonista. Grande tifoso dei Saints, trasmise al figlio la passione per il football. Cam vive la sua ascesa come un modo per riscattarsi dopo aver quasi lasciato lo sport, evento che spezzò il cuore paterno. Tuttavia, il finale rivela un lato più oscuro: il padre aveva già stretto un patto con i proprietari affinché il figlio diventasse il nuovo GOAT. Questo ribalta la motivazione di Cam, mostrando come anche lui sia stato spinto in un destino predeterminato.

Cosa ha detto il regista sul finale

Il regista Justin Tipping ha spiegato che il film avrebbe potuto terminare con Cam che accetta il ciclo e diventa parte del sistema. Ha invece scelto un finale più speranzoso: Cam rompe il meccanismo, salvando la prossima generazione. Per Tipping il messaggio è chiaro: il ciclo può finire, basta il coraggio di opporsi. L’ultima scelta di Cam, di combattere e rifiutare la gloria promessa, diventa un atto di ribellione morale contro un sistema che divora i giocatori.

Il vero significato del destino di Cam

Him intreccia temi di razzismo, sfruttamento e sacrificio, paragonando lo sport moderno ai gladiatori e alle cacce rituali. Le lesioni gravi e le sofferenze fisiche diventano offerte su un altare che arricchisce solo pochi eletti. Cam rompe questo schema: non solo sopravvive, ma combatte per distruggerlo. In questo senso diventa il vero GOAT, non perché erede di Isaiah, ma perché ha avuto la forza di dire “no” e di affermare la propria umanità.

Leggi la nostra recensione di Him

Kill Bill torna al cinema come un unico film: “The Whole Bloody Affair”

Il montaggio combinato dei film Kill Bill di Quentin Tarantino, Kill Bill: The Whole Bloody Affair, sarà proiettato per la prima volta nelle sale cinematografiche statunitensi. La saga, come noto, segue le vicende di Uma Thurman nei panni della Sposa, un’ex assassina tradita dal suo capo, che cerca vendetta dopo essersi risvegliata dal coma. Il film è stato originariamente distribuito in due parti: Kill Bill: Volume 1 nel 2003 e Kill Bill: Volume 2 nel 2004.

Tuttavia, una versione combinata dell’epopea di arti marziali di Tarantino, intitolata Kill Bill: The Whole Bloody Affair, è stata proiettata per la prima volta nel 2006 al Festival di Cannes, oltre che in varie altre proiezioni speciali. Ora, Lionsgate distribuirà la versione combinata nelle sale cinematografiche per la prima volta il 5 dicembre, dando ai fan ciò che hanno atteso negli ultimi 19 anni.

Come parte della combinazione dei due film in uno solo, verranno rimosse alcune scene. Tra queste ci saranno il finale sospeso del Volume 1 e il riassunto che apre il Volume 2. Tra le altre modifiche c’è l’aggiunta di una sequenza animata di sette minuti e mezzo mai vista prima. Il Kill Bill combinato avrà anche un trattamento premium, con proiezioni selezionate del film in 70 mm e 35 mm. Al momento l’uscita in sala sembra prevista solo per gli Stati Uniti, ma non è da escludere che possa essere estesa anche ad altri mercati, tra cui l’Italia.

Intanto, Tarantino ha così commentato la notizia: “L’ho scritto e diretto come un unico film e sono molto felice di dare ai fan la possibilità di vederlo come un unico film. Il modo migliore per vedere Kill Bill: The Whole Bloody Affair è in un cinema in glorioso 70 mm o 35 mm. Sangue e budella sul grande schermo in tutto il loro splendore!

Perché Kill Bill è stato diviso in due film

Come dice Tarantino, ha ideato e diretto Kill Bill come un unico film, quindi perché alla fine è stato diviso in due volumi quando è uscito per la prima volta? Secondo quanto riportato, il montaggio iniziale era di quasi quattro ore. Harvey Weinstein, che ha prodotto il film, avrebbe voluto tagliare alcune scene d’azione per ridurre la durata. Tuttavia, Tarantino era irremovibile nel voler mantenere queste scene, quindi ha raggiunto un compromesso dividendo la storia in due film.

Sia Kill Bill: Volume 1 che Kill Bill: Volume 2 hanno incassato più di 150 milioni di dollari al botteghino mondiale. Anche così, sono diventati film iconici, estremamente riconoscibili per il loro rifarsi ad una ben precisa tradizione cinematografica e allo stesso tempo massima espressione dell’idea di cinema del loro autore. Tuttavia, Tarantino aveva chiaramente la volontà di mostrare la sua visione originale, che i fan del cinema potranno ora apprezzare con The Whole Bloody Affair.

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Him: recensione del nuovo film con Marlon Wayans

È generalmente noto che gli americani amino il football (forse anche più di quanto gli italiani e gli europei amino il calcio!), ma fino a che punto la passione può spingersi prima di sfociare in fanatismo? Him ci porta nella maniera più cruda ed estrema all’interno delle dinamiche interne al football professionista. Il film, diretto da Justin Tipping, è già approdato nelle sale americane lo scorso 19 settembre ed è a breve atteso nelle sale italiane. Nel cast ritroviamo alcune figure già parzialmente note nel panorama cinematografico internazionale: Marlon Wayans (il personaggio di Shorty in Scary movie) qui interpreta Isahia White, il leggendario quarterback che vede in Cam il suo successore. Tyriq Whiters (Atlanta) è nel ruolo di Cameron, un giovane giocatore di football. Naomi Grossman (Pepper in American Horror story) qui è nei panni di una fan di Isahia che non accetta il passaggio di testimone a Cam.

Him: una stella nascente

Cameron è un promettente giocatore di football: nonostante la sua giovane età, ottiene già ottimi risultati nella squadra del college. Un’aggressione violenta da parte di un fan gli provoca un trauma cranico, che potrebbe potenzialmente mettere fine alla sua carriera prima ancora che essa decolli realmente.

Nel momento di pressione legato alla necessità di rispettare le aspettative dei propri familiari e amici senza mettere a rischio la propria salute, un’opportunità cambia completamente le prospettive future di Cam: Isahia White, il più grande quarterback del momento, lo invita a casa propria per allenarlo e trasformarlo nel prossimo GOAT, il giocatore più forte in assoluto.

Quella che sembra essere l’opportunità di una vita si rivelerà essere un vero inferno: da allenamenti estenuanti, spinti al massimo da iniezioni, farmaci e metodi tutt’altro che ortodossi, il giovane Cam vedrà la parte oscura del football professionista, quella che resta nascosta al grande pubblico. In un clima di crescente fanatismo, Cam dovrà affrontare tante sfide per diventare il nuovo GOAT, dovendosi anche confrontare con le allucinazioni crescenti nella sua fragile mente.

Him: il tifo fanatico

Prima caratteristica che salta all’occhio di Him è certamente il crescente clima di tifoseria a favore dell’attuale GOAT che sfocia in fanatismo, dai tratti simili al satanismo. Nel momento in cui Cam arriva a casa di White, sono in molti accampati fuori, con roulotte e alcuni con vistose corna in testa. La leader della “setta” arriva a buttarsi sulla macchina sputando sul finestrino verso Cam, rifiutando il passaggio di testimone. La presenza di questi fanatici non si ferma alle prime scene: continua ad essere presente per tutto il resto del film: piccoli gruppi appostati fuori casa fino alla vera e propria incursione. Questi iniziano talvolta a popolare le visioni disturbanti di Cam.

Massimo livello, massimo sacrificio

Un altro degli aspetti più rilevanti che emergono in Him è proprio l’enorme sacrificio che viene richiesto a Cam per diventare il GOAT. Proprio in questo il film sembra avere una struttura a climax: ogni allenamento diventa più estenuante. La prima richiesta di White è solamente di consegnare il telefono e per Cam di divertirsi giocando; ma ben presto il divertimento viene sostituito da folli esercizi che mettono a dura prova i nervi del giovane quarterback, oltre alla salute e sopravvivenza di altri giocatori. Nulla sembra più importante di trasformare Cam nel nuovo GOAT. Un esempio di questa brutalità è certamente l’allenamento durante il quale Cam deve lanciare la palla a un suo compagno di squadra in meno di due secondi, altrimenti un altro giocatore verrà colpito: questo crea una tensione tale da rendere difficile al giovane quarterback di concentrarsi e all’altro giocatore di uscire inerme e sanguinante dal campo.

Tutta questa pressione porterà Cam a spingersi al massimo, se non anche oltre attraverso delle misteriose iniezioni. Ma ogni allenamento e ogni recupero diventano sempre più incubi costellati di visioni di morte.

Un finale splatter

Uno degli elementi più sorprendenti (anche se non necessariamente in positivo) di Him è proprio il finale. Qui il susseguirsi di scene splatter stravolge un po’ il clima di sola suspense e tensione che aveva caratterizzato tutto il film. Questo fa sembrare il finale parzialmente scollegato rispetto al resto, ma anche qui potrebbe essere riscontrata un’interpretazione. La violenza portata sul grande schermo rappresenta il rigetto di una realtà sportiva in cui a prevalere è il fanatismo, unito a un’ossessione per il successo: Cam, dopo tutto ciò che ha dovuto subire per diventare il nuovo GOAT, rigetta violentemente questa realtà.

Him è certamente una pellicola d’effetto, che presenta le sofferenze legate agli sport professionisti in maniera fin troppo estremizzata, permettendo al grande pubblico di ripensare al valore che si vuole attribuire a tali discipline.

San Andreas, la spiegazione del finale

I film catastrofici, generalmente associati agli anni ’70 e relegati negli scaffali dei DVD delle stazioni di servizio in tutta l’America, hanno sconvolto Hollywood nel 2015, quando un certo Dwayne Johnson li ha riportati all’attenzione del pubblico cinematografico. San Andreas è riuscito a incassare quasi mezzo miliardo di dollari al botteghino: non sono cifre da MCU, ma niente da sottovalutare.

Il film ha riportato in auge anche un altro grande classico di cinquant’anni fa: l’idea che la faglia di San Andreas potesse complottare contro la brava gente della California, pianificando furtivamente di far sprofondare lo Stato nell’Oceano Pacifico come un Slim Jim densamente popolato. Come in molti di quei “capolavori catastrofici” degli anni ’70, la triste previsione è fatta da un sismologo frustrato (interpretato qui da Paul Giamatti).

Il caos ha inizio quando il Golden State viene colpito da un devastante terremoto. Entra in scena Ray Gaines (Johnson), pilota di elicotteri dei vigili del fuoco, l’uomo più in forma che abbia mai avuto un lavoro in cui si sta seduti tutto il giorno. Ray salva la sua ex moglie Emma (Carla Gugino) dal caos di Los Angeles, ma la figlia della coppia, Blake (Alexandra Daddario), è a San Francisco con il fidanzato di Emma, un vero pezzo grosso interpretato da Ioan Gruffudd. Il fidanzato, che dovrebbe davvero sforzarsi di più per impressionare gli altri dato che la donna con cui esce era sposata con The Rock, alla fine abbandona Blake, cementando il suo destino di vittima del secondo atto.

San Andreas finisce con terremoti, tsunami e altro ancora

san andreas

Ray ed Emma partono per un’avventura ad alto rischio, volando in direzione della loro figlia fino a quando il maledetto elicottero non si rompe. Si svolge una sequenza assurda di eventi che vede la coppia rubare un camion, poi scambiarlo con un aereo, poi lanciarsi con il paracadute in uno stadio, poi piratare una barca. Alla fine del film, mancano solo uno shuttle spaziale e una locomotiva del Vecchio West per completare la loro lista di mezzi di trasporto.

Nel frattempo, un altro terremoto ancora più forte colpisce la California. Lo tsunami che ne deriva distrugge il Golden Gate Bridge e, cosa ancora più importante, il fidanzato di Emma, un vero e proprio idiota. Ray ed Emma raggiungono Blake, cercando di trovare riparo in un edificio, ma l’onda anomala li travolge. Ray dimostra una volta per tutte di essere una figura paterna migliore di quel tizio di prima, non solo rifiutandosi di abbandonare sua figlia, ma anche non facendosi uccidere dall’oceano. Poi Emma salva la famiglia appena riunita con una barca.

A seguito dei disastri naturali, la maggior parte della California è distrutta e la penisola di San Francisco è ora l’isola di San Francisco. Emma e Ray tornano insieme e la bandiera americana sventola su ciò che resta del Golden Gate Bridge come promemoria che gli Stati Uniti persevereranno — oh, e anche che il fidanzato perdente di Emma è morto lì una volta.

Fuori dallo schermo, la New Line ha annunciato l’intenzione di produrre un sequel e, anche se nessuno ha ufficialmente intitolato il progetto “San Andreas 2”, tutti sanno nel profondo del proprio cuore che probabilmente le cose andranno in questo modo.

Pirati dei Caraibi: il produttore conferma che Margot Robbie è ancora legata al nuovo film

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Un sorprendente aggiornamento ha confermato che Margot Robbie è ancora legata al nuovo film Pirati dei Caraibi. Pirati dei Caraibi è da tempo un punto di riferimento culturale, con le sue avventure rocambolesche e le interpretazioni iconiche, in particolare quella del Capitano Jack Sparrow di Johnny Depp. Il coinvolgimento di Margot Robbie nel franchise è stato anticipato per la prima volta anni fa, con l’attrice legata a un nuovo progetto al femminile.

Dal 2017, tutti i progetti di Pirati dei Caraibi sono stati rinviati a causa del futuro incerto della serie. I fan attendono da tempo Pirati dei Caraibi 6, che è stato sospeso da quando sono emerse le controversie su Depp. Detto questo, gli aggiornamenti sui vari progetti in fase di sviluppo hanno continuato ad arrivare dal produttore Jerry Bruckheimer, compreso il film di Margot Robbie.

In una recente intervista alla conferenza The Grill di TheWrap, il produttore Jerry Bruckheimer ha fornito un aggiornamento molto promettente sul franchise Pirati dei Caraibi, confermando che Robbie è “ancora coinvolta” nel prossimo capitolo. Bruckheimer ha confermato che lui e il suo team stanno “lavorando alla sceneggiatura” e che il progetto di Robbie andrà avanti, nonostante le voci precedenti suggerissero il contrario.

Bruckheimer ha dichiarato che il progetto non andrà avanti finché non saranno soddisfatti, sottolineando: “A un certo punto avevamo due sceneggiature, poi una è stata scartata e abbiamo deciso di andare avanti con l’altra”. Secondo Bruckheimer, il veterano della serie Ted Elliot ha contribuito alla sceneggiatura di Pirati dei Caraibi 6, anche se “hanno chiamato qualcun altro per riempire i vuoti.

Cosa significa questo per il futuro di Pirati dei Caraibi

Bruckheimer ha rilasciato una serie di aggiornamenti confusi in passato, ma quest’ultimo aggiornamento sottolinea che Pirati dei Caraibi è ben lungi dall’essere finito, anche dopo le iniziali difficoltà con la sceneggiatura. L’inclusione di Robbie nel prossimo film suggerisce una nuova prospettiva per la serie, che potrebbe attrarre una nuova generazione di fan, soprattutto considerando il repertorio di Robbie per i film di successo.

Data la lunga pausa tra Dead Men Tell No Tales e Pirati dei Caraibi 6, sembra che Bruckheimer sia impegnato a creare un film che risuoni sia con i vecchi fan che con i nuovi arrivati. Di conseguenza, il nuovo cast di Pirati dei Caraibi, combinato con la profondità creativa del franchise, potrebbe segnalare una rivitalizzazione del franchise in una nuova era.

Tuttavia, ci sono ancora molti fan che attendono con impazienza notizie sul ritorno di Johnny Depp. In precedenza, Bruckheimer aveva dichiarato di volere Depp in Pirati dei Caraibi 6, ma che ciò dipendeva dall’accettazione della sceneggiatura da parte dell’attore. Il silenzio di Bruckheimer su Depp e il rafforzamento del ruolo di Robbie potrebbero far temere che alla fine non tornerà, quindi ulteriori aggiornamenti potrebbero seguire a breve.

Disney rimuove la data di uscita di un film Marvel e sfata 5 teorie sul MCU

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Il Marvel Cinematic Universe ha appena visto un film essere rimosso dal suo programma di uscita, il che smentisce alcune importanti teorie sul futuro del franchise. La Marvel si prepara ad affrontare un paio d’anni molto intensi al botteghino. Dopo che i film del MCU del 2025 hanno faticato a ottenere buoni risultati nelle sale, il MCU ha tre colossi in uscita a breve.

Nel 2026, Spider-Man: Brand New Day e Avengers: Doomsday riporteranno in auge due dei franchise più importanti dell’MCU. Poi, il 2027 concluderà la saga del Multiverso con Avengers: Secret Wars. Tutti e tre i film hanno il potenziale per finire nella lista dei migliori film dell’MCU. Tuttavia, un altro film avrebbe potuto unirsi a loro, ma ciò non sarà possibile dopo un aggiornamento.

Un importante film dell’MCU non verrà più realizzato

A causa di un rallentamento della produzione, ogni anno verranno distribuiti meno film dell’MCU. Nel 2026 arriveranno nelle sale due film, mentre nel 2027 ce ne sarà solo uno, Avengers: Secret Wars. Tuttavia, fino a poco tempo fa, l’anno avrebbe dovuto includere due film dell’MCU, ma la Disney ha rimosso un film dell’MCU dal programma della Marvel (tramite Variety). La sua data di uscita era il 23 luglio 2027.

Sebbene il film fosse conosciuto semplicemente come un film “Marvel senza titolo”, sarebbe stato importante indipendentemente dall’eroe MCU su cui si sarebbe concentrato. Il motivo è che il film sarebbe stato l’unico film MCU ad essere distribuito tra i prossimi due film degli Avengers. Il film MCU è stato sostituito dal sequel di The Simpsons Movie nel programma della Disney.

L’aggiornamento della lista dei film dell’MCU smentisce 5 importanti teorie Marvel

Non essendoci un film dell’MCU a colmare il divario tra i prossimi due film degli Avengers, alcune importanti teorie sull’MCU sono state smentite. Ad esempio, dopo che Doctor Strange in the Multiverse of Madness ha anticipato che l’eroe avrebbe fermato un’incursione con Clea, molti credevano che Doctor Strange 3 sarebbe stato il misterioso film dell’MCU del 2027.

L’aspetto multiversale della storia e il fatto che Benedict Cumberbatch non fosse stato confermato nel cast di Avengers: Doomsday hanno contribuito a sostenere questa teoria. Allo stesso modo, si vocifera che Scarlet Witch, interpretata da Elizabeth Olsen, tornerà in uno o entrambi i prossimi film degli Avengers dell’MCU. Un film dedicato a Wanda Maximoff avrebbe potuto spiegare il suo ritorno e colmare perfettamente il divario tra i film degli Avengers.

La rimozione del film MCU fa anche sembrare che il film Blade di Mahershala Ali, se mai verrà realizzato, dovrà aspettare fino alla fine della saga Multiverse. Allo stesso modo, anche Black Panther 3 sarà probabilmente un film del 2028, nonostante alcune recenti anticipazioni, e il presunto film World War Hulk non uscirà nel 2027. Il cambiamento di programma della Marvel pone fine a tutte queste importanti teorie sull’MCU.

Wolfman: la spiegazione del finale del film

Il film Wolfman (qui la recensione) del 2010, con Benicio del Toro nei panni di Lawrence Talbot, si inserisce nella lunga tradizione dei film sul licantropo, riprendendo e rielaborando i canoni classici del genere horror gotico. Ambientato in un’Inghilterra vittoriana nebbiosa e oppressiva, il film richiama le atmosfere cupe e teatrali dei celebri classici della Universal degli anni ’30 e ’40, come L’uomo lupo del 1941, ma cerca di rinnovare la narrazione attraverso un approccio più realistico e psicologicamente complesso. La figura del licantropo, qui, non è solo un mostro da temere, ma anche un simbolo del dolore, della colpa e dell’eredità familiare, elementi che conferiscono maggiore profondità alla storia.

Rispetto alle versioni precedenti, Wolfman introduce diverse novità sia sul piano visivo che narrativo. La trasformazione del protagonista in licantropo è resa con effetti speciali moderni, combinando makeup prostetico e CGI, per creare sequenze più dinamiche e impressionanti rispetto agli effetti analogici dei film del passato. La sceneggiatura, inoltre, approfondisce la storia personale di Lawrence Talbot, il suo trauma infantile e il rapporto conflittuale con il padre, offrendo una dimensione emotiva più intensa rispetto ai licantropi classici, che spesso erano rappresentati come figure più archetipiche e meno psicologicamente complesse. L’ambientazione, volutamente cupa e piovosa, contribuisce a creare un tono gotico e realistico che distingue questa versione da altre moderne reinterpretazioni del mito.

All’uscita nelle sale, il film ha ricevuto un’accoglienza critica mista, con elogi rivolti principalmente all’interpretazione intensa di Benicio del Toro e alla qualità della produzione, mentre alcune critiche hanno riguardato la sceneggiatura e il ritmo narrativo, giudicati talvolta prevedibili. Nonostante ciò, Wolfman ha consolidato la tradizione dei film sul licantropo introducendo nuovi elementi di dramma e introspezione psicologica, cercando di attirare sia i fan del genere classico sia il pubblico contemporaneo. Nel resto dell’articolo si approfondirà il finale ambiguo del film, analizzando le sue implicazioni e spiegando come esso influenzi la percezione del destino del protagonista e il messaggio complessivo della pellicola.

Wolfman cast

La trama di Wolfman

Ambientato nell’Inghilterra del 1891, il film ha per protagonista Lawrence Talbot, attore teatrale, che torna nella sua casa natìa in seguito alla scomparsa di suo fratello Ben. Qui viene accolto dall’anziano padre John e da Gwen, la fidanzata del defunto. La morte di questi si presenta da subito come particolarmente controversa e misteriosa, poiché ad averlo ucciso sarebbe stata una bestia dalle dimensioni particolarmente imponenti. Deciso ad indagare sulla cosa, Lawrence inizia a ricostruire quanto può essere accaduto nelle ultime ore di vita del fratello. Così facendo, scopre di leggende che sembrano non essere poi tanto irrealistiche.

Secondo la gente del luogo, infatti, la zona è minacciata da un lupo mannaro, che strazia i corpi di quanti gli capitano a tiro durante le notti di luna piena. Per tentare di abbattere la bestia viene ingaggiato anche l’ispettore Aberline, il quale dà vita ad una spietata caccia al mostro. Lawrence cerca di tenersi lontano da tutto ciò, proseguendo la sua ricerca, che lo porterà a scontrarsi con segreti tanto antichi quanto pericolosi. Prima che la luna piena torni a splendere nel cielo e la bestia si scateni di nuovo, Lawrence e quanti vicino a lui dovranno essere pronti a difendersi come possibile.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Wolfman, la tensione raggiunge il culmine mentre Lawrence Talbot, ormai trasformato in licantropo, si trova intrappolato in una spirale di violenza e caos. Dopo aver scoperto la verità sul padre e sul proprio destino, Lawrence fugge nel bosco durante una notte di luna piena, uccidendo cacciatori e seminando il panico tra gli abitanti. La città è in subbuglio e la sua stessa famiglia è minacciata, mentre il poliziotto Aberline tenta invano di contenere la furia del mostro. Lawrence, lacerato tra la sua umanità e la maledizione che lo domina, diventa il fulcro della distruzione imminente, mostrando la tragedia della sua condizione senza possibilità di redenzione immediata.

La narrazione del film si risolve con la resa dei conti tra Lawrence e suo padre Sir John all’interno di Talbot Hall, trasformando la tragedia familiare in un confronto violento tra licantropi. Durante la lotta, Sir John viene decapitato da Lawrence, ma la furia del licantropo non si placa: attacca Aberline e mette a rischio Gwen, la donna che ama. La scena culmina nel drammatico scontro sulla gola del dirupo, in cui Gwen, con grande coraggio, riesce a sparare a Lawrence, liberandolo dalla maledizione. Il film si chiude con Lawrence che, tornando umano, ringrazia Gwen prima di morire, mentre Aberline osserva terrorizzato la luna piena, simbolo perpetuo del ciclo di violenza.

Wolf man film

Il finale del film, pur risolvendo la vicenda principale, mantiene un forte senso di ambiguità e tragedia. Lawrence muore, ma il potere della luna piena e la maledizione della licantropia rimangono elementi che suggeriscono che la violenza potrebbe ripetersi. La lotta tra umanità e mostruosità è rappresentata come un conflitto interiore eterno, e la presenza del poliziotto Aberline alla fine indica che il mondo esterno resta in pericolo, incapace di contenere appieno il ciclo della maledizione. Questo finale apre una riflessione sulla natura della colpa, dell’ereditarietà e delle conseguenze inevitabili delle azioni del passato.

La spiegazione del finale evidenzia come Wolfman utilizzi la trasformazione in licantropo non solo come elemento di horror visivo, ma come metafora del conflitto umano e familiare. La maledizione, trasmessa dal padre a Lawrence, diventa simbolo della ciclicità della violenza e della difficoltà di sfuggire ai traumi ereditati. La morte di Lawrence per mano di Gwen rappresenta una liberazione sia fisica che morale, poiché pone fine al suo tormento e alla minaccia immediata. Tuttavia, il film lascia intendere che l’incontrollabile natura del mostro non può essere completamente sradicata, sottolineando la tragicità della condizione di Talbot.

Il messaggio che il film lascia allo spettatore è duplice: da un lato, la storia esplora la lotta interiore tra i propri impulsi distruttivi e la volontà di umanità; dall’altro, mette in guardia sul peso dell’eredità familiare e sui traumi irrisolti che possono condizionare le vite successive. La tragedia di Lawrence Talbot è quella di un uomo che non può sfuggire al proprio destino, e la sua morte simboleggia sia la fine della maledizione immediata sia l’impossibilità di eliminare completamente il male che risiede nell’essere umano. Il finale, seppur drammatico, invita a riflettere sul prezzo del potere, della vendetta e della redenzione.

The Witcher: l’autore dichiara che la serie Netflix non supererà mai i suoi libri

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L’autore di The Witcher, Andrzej Sapkowski, ha affermato che la controversa serie fantasy di Netflix non potrà mai superare i suoi romanzi. La serie ha debuttato sulla piattaforma di streaming nel 2019 e ha riscosso un grande successo sin dal suo lancio iniziale. Con Henry Cavill nel ruolo del protagonista Geralt di Rivia, la serie vede anche Freya Allen e Anya Chalotra in ruoli secondari.

Durante la sua messa in onda, la serie è stata caratterizzata da polemiche, presumibilmente riguardanti l’insoddisfazione di Cavill per la direzione che stava prendendo la serie, culminate con l’acrimoniosa uscita di Cavill dal progetto. È stato sostituito da Liam Hemsworth nel ruolo di Geralt per The Witcher – stagione 4, e non è chiaro per quanto tempo la serie continuerà oltre questo punto.

Secondo Reddit, durante una sessione AMA degli editori Orbit Books, Sapkowski ha risposto a una domanda sulle sue opinioni riguardo agli adattamenti televisivi e videoludici e alla direzione che stanno prendendo. Sapkowski ha difeso con fermezza la parola scritta e il materiale originale, sostenendo che qualsiasi adattamento perde qualcosa nel processo. Ecco i suoi commenti:

Mettiamola così: c’è l’originale e poi ci sono gli adattamenti. Indipendentemente dalla qualità di questi adattamenti, non ci sono dipendenze o punti di convergenza tra l’originale letterario e il suo adattamento. L’originale è autonomo e ogni adattamento è autonomo; non è possibile tradurre le parole in immagini senza perdere qualcosa e non possono esserci collegamenti in questo senso. Inoltre, gli adattamenti sono per lo più visualizzazioni, il che significa trasformare le parole scritte in immagini, e non c’è bisogno di dimostrare la superiorità della parola scritta rispetto alle immagini, è ovvio. La parola scritta trionfa sempre e decisamente sulle immagini e nessuna immagine, animata o meno, può eguagliare il potere della parola scritta.

Cosa significa questo per The Witcher di Netflix

The Witcher si è rivelato uno degli adattamenti più controversi di Netflix, ed è chiaro il perché. Sebbene all’inizio della serie abbia fatto un lavoro ammirevole nell’adattare i romanzi epici e tentacolari di Sapkowski, ci sono ancora molti aspetti che la serie non è riuscita ad adattare in modo efficace, e questo è il limite degli adattamenti visivi rispetto al materiale scritto originale.

È vero che The Witcher non è un adattamento fedele dei libri; questo non potrebbe mai essere il caso a causa delle restrizioni che derivano dalla realizzazione di serie televisive. Tuttavia, c’è stata una forte deviazione da ciò che ha reso i libri di Sapkowski così efficaci, e questo conferma l’affermazione dell’autore secondo cui nulla può eguagliare la parola scritta.

L’amore all’improvviso – Larry Crowne: curiosità sul film di e con Tom Hanks

Tom Hanks dirige L’amore all’improvviso – Larry Crowne di cui è anche protagonista, al fianco di Julia Roberts. La coppia di divi aveva già lavorato in La guerra di Charlie Wilson

La trama di L’amore all’improvviso – Larry Crowne

Larry Crowne è un uomo gentile e stimato, che da anni lavora come responsabile in una grande catena di negozi in franchising, dove era approdato dopo il congedo dalla marina. La sua vita subisce però una svolta improvvisa quando, nonostante la dedizione al lavoro, viene licenziato. Oltre al trauma della perdita del posto, Larry deve affrontare le difficoltà economiche legate al mutuo e la totale incertezza su come gestire il tempo libero che si ritrova improvvisamente. Su consiglio degli amici, decide di iscriversi all’East Valley Community College, alla ricerca di una nuova opportunità. Qui entra a far parte di un vivace gruppo di studenti accomunati dalla passione per lo scooter e dal desiderio di costruirsi un futuro migliore. L’esperienza scolastica prende una piega inaspettata quando Larry resta affascinato dalla sua insegnante di oratoria, una donna disillusa, priva di entusiasmo per il lavoro e intrappolata in un matrimonio infelice.

Le curiosità su L’amore all’improvviso – Larry Crowne

  • Questo film è basato sulla vita di un amico di Tom Hanks, Jim Chandler.
  • Dopo aver ricevuto la notizia che sarebbe stato scelto per il ruolo del marito del personaggio di Julia Roberts, Bryan Cranston ha iniziato un regime di allenamento e dieta accelerati. Si è anche sbiancato i denti. Cranston ha affermato che si trattava di un tentativo di convincere il più possibile la gente che il suo personaggio si sarebbe sposato con una come la Roberts, presentando un personaggio dall’aspetto più giovane.
  • Il cognome della signora in banca è Gammelgaard. Questo è un riferimento a That Thing You Do! (1996) (sempre con Tom Hanks). È lo stesso cognome del ragazzo che ha baciato “decentemente” Faye (Liv Tyler). Questa è una delle ultime battute del film.
  • Chet Hanks, figlio di Rita Wilson e Tom Hanks, appare in una piccola parte come fattorino delle pizze. Rita ha anche un ruolo secondario.
  • In questo film Tom Hanks interpreta un cuoco di fast food. Nella vita reale suo padre, Amos Medford Hanks, era un cuoco.
  • Con tre premi Oscar (Tom Hanks, Julia Roberts e Rami Malek) e tre candidati all’Oscar (Bryan Cranston, Taraji P. Henson e Nia Vardalos).
  • Ci sono molti riferimenti al fatto che il cognome di Larry (Tom Hanks) sia Crowne (loghi con la corona, ecc.), incluso il suo alias, Lance Corona, poiché Corona in spagnolo significa “corona”.
  • Julia Roberts aveva appena iniziato le riprese di Mangia Prega Ama (2010) a Roma, quando le è stata offerta per la prima volta la sceneggiatura di questo film.
  • Tom Hanks è un grande fan della serie TV originale di Star Trek (1966-1969) e dei film successivi, da qui la scelta di George Takei per questo film. In effetti, Hanks era pronto a realizzare un’ambizione personale quando gli fu chiesto di interpretare un personaggio nel film Star Trek: Primo contatto (1996), ma dovette rifiutare a malincuore perché coincideva con le date delle riprese del suo debutto alla regia, That Thing You Do (1996).
  • Il personaggio di Malcolm Barrett parla di “Star Trek”. George Takei, famoso per il suo ruolo di Mr. Sulu nella serie originale di “Star Trek (1966)”, ha un ruolo in questo film.
  • Verso la fine del film, Talia sta per mangiare del sushi da asporto. Esamina l’etichetta della salsa di soia e cerca di controllare la sua schiena il più possibile, poiché in precedenza nel film Larry aveva rivelato che il suo tatuaggio in realtà significa salsa di soia.

Le Mans ’66 – La grande sfida: curiosità sul film di James Mangold

Matt Damon e Christian Bale sono le star di Le Mans ’66 – La grande sfida, film basato sull’incredibile storia vera del visionario designer di automobili Carroll Shelby e dell’intrepido pilota britannico Ken Miles, che insieme si batterono contro l’interferenza delle corporation, le leggi della fisica e i loro demoni personali per costruire una rivoluzionaria auto da corsa per la Ford Motor Company e sfidare le imbattibili auto di Enzo Ferrari alla 24 Ore di Le Mans in Francia nel 1966.

La trama di Le Mans ’66 – La grande sfida

Nel 1959 Carroll Shelby vince la 24 Ore di Le Mans con l’Aston Martin, ma un problema cardiaco lo costringe a lasciare le corse. Trasferitosi negli Stati Uniti, nel 1963 diventa costruttore di auto sportive con le sue Cobra, gareggiando con la sua squadra nel campionato SCCA. Tra i suoi piloti spicca Ken Miles, talentuoso ma dal carattere spigoloso, che dimostra le proprie doti vincendo a Willow Springs nonostante un acceso scontro con Shelby.

Intanto la Ford, in crisi di immagine, cerca un rilancio: il giovane Lee Iacocca propone di battere Ferrari alla 24 Ore di Le Mans. Dopo il fallito tentativo di acquistare la casa di Maranello, Henry Ford II decide di costruire un’auto vincente. Shelby viene incaricato del progetto, pur ostacolato dal dirigente Leo Beebe. La nuova GT40 si rivela velocissima ma fragile: a Le Mans 1964 tutte le vetture Ford si ritirano. Shelby convince Ford a dargli maggiore autonomia e richiama Miles come collaudatore, anche se Beebe ne ostacola la presenza come pilota.

Con uno stratagemma Shelby riesce a reinserirlo e, dopo la vittoria a Daytona 1966, Miles conquista il diritto di correre a Le Mans. Durante la gara dimostra resistenza e abilità straordinarie, arrivando a dominare dopo una serie di guasti e duelli. Tuttavia Beebe ordina di rallentare per permettere un arrivo congiunto delle GT40: la vittoria viene attribuita a Bruce McLaren, che aveva percorso più distanza partendo da più indietro. Miles, pur deluso, riceve il rispetto di Enzo Ferrari.

Poco dopo, durante i test della nuova GT40, muore in un incidente causato dai freni, lasciando Shelby profondamente segnato. Sei mesi più tardi, Carroll consegna al figlio di Ken la chiave inglese simbolo della loro amicizia. Nei titoli di coda si ricorda che Miles fu inserito postumo nella Motorsports Hall of Fame nel 2001, mentre la Ford dominerà Le Mans fino al 1969.

Le Mans '66 - La grande sfidaLe curiosità su Le Mans ’66 – La grande sfida

  • Per prepararsi al ruolo, Christian Bale ha preso lezioni di guida presso la Bondurant High Performance Driving School. Il fondatore della scuola era amico di Ken Miles, così Bale ha avuto modo di ascoltare storie del mondo delle corse degli anni ’60. Robert Nagle, istruttore di Bale e coordinatore degli stunt del film, ha definito Bale “senza dubbio il miglior attore che abbia mai allenato“.
  • Matt Damon ha affermato che il motivo principale per cui voleva fare il film era lavorare con Christian Bale.
  • Per ricreare il circuito di Le Mans così come esisteva negli anni ’60, le scene ambientate in pista hanno dovuto essere girate in cinque location diverse. Questo si è rivelato una sfida in termini di continuità, poiché non solo le auto dovevano essere posizionate correttamente per ogni inquadratura, ma anche le condizioni meteorologiche dovevano essere costanti. Gli effetti visivi sono stati fondamentali per risolvere una serie di problemi di continuità, alcuni dei quali semplici come la regolazione degli orologi.
  • Secondo Matt Damon, Christian Bale ha dovuto perdere 32 chili prima dell’inizio delle riprese. Bale aveva già preso molto peso per il suo ruolo in Vice (2018) e aveva circa sette mesi per smaltirlo completamente per interpretare il pilota automobilistico snello. Damon ha chiesto a Bale come fosse riuscito a perdere tutto quel peso, e Bale ha risposto che semplicemente non mangiava. Damon ha detto di essere rimasto colpito dalla disciplina monastica di Bale.
  • Dan Gurney è interpretato in questo film dal suo figlio più giovane, Alex Gurney.
  • Matt Damon e Christian Bale hanno concordato che la rissa tra i loro rispettivi personaggi è stata la scena più divertente da girare. Entrambi hanno esperienza in scene di combattimento ampiamente coreografate che hanno richiesto settimane di apprendimento, quindi è stato un cambiamento dover provare la rissa solo per 20 minuti e non essere obbligati a sembrare letali mentre la eseguivano.
  • La Ford prese le distanze dal film prima della sua uscita a causa della rappresentazione di Leo Beebe come antagonista.
  • La vittoria di Carroll Shelby a Le Mans nel 1959 su un’Aston Martin DBR1 fu particolarmente commovente per lui. La Ferrari lo aveva scartato come pilota ufficiale, quindi batterla a Le Mans gli diede grande soddisfazione.
  • La J Car guidata da Ken Miles nel suo incidente mortale si disintegrò, rendendo impossibile determinarne la causa esatta. Tuttavia, un esame dei segni di frenata rivelò che le ruote posteriori si erano bloccate. La curva 9 del Riverside Raceway era una curva facile in leggera salita. Quando l’auto uscì di strada, volò in aria e si schiantò contro il muso, ribaltandosi, prendendo fuoco e sbalzando Miles, che morì sul colpo. Questo accadde dopo una giornata di test di dieci ore, che portò a un problema non diagnosticato.

I personaggi di Riverdale tornano in TV con una nuova serie horror su Disney+

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Il creatore di Riverdale sta tornando nel mondo di Archie, anche se con una svolta. Riverdale ha concluso la sua corsa nell’agosto 2023 con un sentito omaggio a Betty, Veronica, Jughead e Archie, segnando la fine di un’era per The CW, con la soap opera adolescenziale che ha contribuito a lanciare star come KJ Apa, Lili Reinhart, Cole Sprouse, Camila Mendes e Madelaine Petsch.

Deadline riporta che il creatore di Riverdale, Roberto Aguirre-Sacasa, sta sviluppando un adattamento del fumetto horror Afterlife with Archie per Disney+. Il progetto è un dramma della durata di un’ora basato sul best-seller Archie Comics gestito da Aguirre-Sacasa e Francesco Francavilla. Ha ricevuto un impegno script-to-series, il che significa che il progetto salterà la fase pilota.

La serie horror nasce dallo stesso team di Riverdale e Chilling Adventures of Sabrina composto da Aguirre-Sacasa, che scriverà la sceneggiatura, Berlanti Productions e Warner Bros. Television. Reimmagina l’amata città di Riverdale come un inferno apocalittico alimentato da incubi e invaso da zombie mangia-carne.

Cosa significa questo per i fan di Archie

Afterlife with Archie non è una continuazione di Riverdale. Sarà una versione diversa con un cast diverso, ispirata al mondo di Archie Comics. Le sue origini risalgono al fatto che Aguirre-Sacasa aveva scritto due serie horror di successo per Archie Comics, ovvero Afterlife with Archie e Chilling Adventures of Sabrina. Nel 2014 è stato poi nominato Chief Creative Officer dell’editore. Alcuni mesi dopo, Riverdale ha iniziato a prendere forma.

Dopo alcuni tentativi e interruzioni, Riverdale è diventato un mini-franchise televisivo che comprende Chilling Adventures of Sabrina e lo spin-off di breve durata Katy Keene, con Lucy Hale. Disney+ spera probabilmente di sfruttare parte di quel successo con la sua versione zombificata dell’iconico personaggio dai capelli rossi, mettendo forse in luce la prossima generazione di star che potrebbero decollare come il cast di Riverdale.

Afterlife with Archie è prodotto da Aguirre-Sacasa e Jimmy Gibbons, tramite Muckle Man Productions, insieme a Berlanti, Sarah Schechter e Leigh London Redman per Berlanti Productions, mentre Jon Goldwater è produttore esecutivo tramite Archie Comics Studios.

Afterlife with Archie è degno di nota per essere il più grande impegno di sviluppo finora per Warner Bros. Television su Disney+, ma potrebbe finire per attrarre tanto i fan di The Walking Dead quanto quelli di Riverdale per la sua attenzione agli zombie. In ogni caso, il fatto che stia saltando con sicurezza la fase pilota e passando direttamente alla serie significa che sarà uno dei titoli da tenere d’occhio per il casting e altri dettagli nei prossimi mesi.

San Andreas: la storia vera che ha ispirato il film con Dwayne Johnson

San Andreas (qui la recensione), uscito nel 2015 e diretto da Brad Peyton, rappresenta uno dei tasselli più significativi nella filmografia di Dwayne Johnson per quanto riguarda il suo consolidamento come icona dell’action spettacolare moderno. Dopo aver interpretato eroi muscolari e carismatici in saghe come Fast & Furious ed essersi cimentato anche nel fantasy con Hercules, l’attore affronta qui un ruolo diverso ma perfettamente cucito sulla sua immagine: quello di un padre coraggioso e infallibile messo di fronte alla più grande catastrofe naturale immaginabile. Il film sfrutta la forza empatica dell’attore, rendendolo ancora una volta il simbolo dell’eroe che non crolla nemmeno davanti alla distruzione del mondo intero.

Appartenente al filone del disaster movie hollywoodiano, San Andreas si inserisce nella tradizione inaugurata da classici come The Towering Inferno e Earthquake, proseguita poi negli anni ’90 e 2000 con film come Twister, Volcano, Armageddon e The Day After Tomorrow. Tuttavia, rispetto a molti predecessori, punta tutto sulla spettacolarità degli effetti speciali e su un ritmo costante di tensione, alternando crolli di grattacieli, tsunami giganti e inseguimenti disperati su elicotteri e barche. A differenza di film più corali come 2012, San Andreas sceglie una narrazione focalizzata quasi interamente su un unico nucleo familiare, mettendo al centro il legame padre-figlia e utilizzando la catastrofe come banco di prova emotivo oltre che fisico.

Ciò che rende San Andreas particolarmente interessante è il fatto che, pur essendo un film d’intrattenimento dichiaratamente esagerato e spettacolare, prende spunto da una realtà scientifica concreta: l’esistenza della faglia di Sant’Andrea, linea di frattura geologica realmente capace di generare terremoti devastanti. Nel resto dell’articolo analizzeremo quanto di ciò che vediamo nel film sia plausibile dal punto di vista geologico e quanto invece appartenga al puro regno dell’iperbole cinematografica, smontando miti e confermando verità nascoste dietro gli effetti speciali.

Carla Gugino San Andreas

La trama di San Andreas

Ray Gaines (Dwayne Johnson) è un pilota di elicotteri della squadra di soccorso dei vigili del fuoco. L’uomo sta facendo i conti con un triste passato e con un difficile divorzio da sua moglie Emma (Carla Gugino). Nel frattempo, il sismologo Lawrence Hayes e il suo collega Kim Park sono alla diga di Hoover a testare un nuovo modello di previsione dei terremoti. All’improvviso si scatena un terremoto di magnitudo 7,1 che fa crollare la diga: Hayes scopre così che l’intera faglia di San Andreas si sta spostando e causerà presto una serie di gravi sismi in grado di distruggere tutte le città lungo la sua linea. Come gli scienziati avevano predetto, un terremoto di magnitudo 9,1 devasta Los Angeles.

Nello scenario apocalittico, Ray riesce a salvare sua moglie e insieme si dirigono a San Francisco per trovare e recuperare la loro figlia Blake (Alexandra Daddario). Ben Taylor, un ingegnere britannico in cerca di lavoro, e suo fratello minore Ollie riescono però a salvare per primi la ragazza e insieme raggiungono Chinatown. Dopo aver sentito la figlia ed essersi dati appuntamento in un luogo apparentemente sicuro, Ray ed Emma tentano di raggiungere San Francisco. Tuttavia, superare la devastazione della natura risulterà un vera impresa. Dovranno fare presto, perché il più grande terremoto mai registrato nella storia di magnitudo 9,6 sta per colpire la faglia distruggendo tutto ciò che incontrerà.

La storia vera che ha ispirato il film

Il film San Andreas trae ispirazione dalla Faglia di Sant’Andrea, una frattura geologica lunga circa 1.200 chilometri che attraversa la California e segna il confine tra la placca pacifica e quella nordamericana. Questa faglia è nota per la sua capacità di generare terremoti significativi, come quelli del 1857 e del 1906, entrambi con magnitudo intorno a 8 e con epicentro nel centro-nord dello stato. Tuttavia, la porzione meridionale della faglia non ha registrato eventi di tale entità da quasi 300 anni, suscitando preoccupazioni tra i geologi per la possibile liberazione di energia accumulata nel cosiddetto “Big One”, un terremoto di enorme intensità che potrebbe avere effetti catastrofici sulle aree urbane circostanti.

Secondo il Uniform California Earthquake Rupture Forecast (UCERF3), la probabilità che un terremoto di magnitudo 6,7 o superiore si verifichi nella regione di Los Angeles entro i prossimi trent’anni è del 60%, mentre eventi di magnitudo 7 hanno una probabilità del 46% e quelli di magnitudo 7,5 del 31%. Nella regione della Baia di San Francisco, le probabilità sono ancora più elevate: 72% per magnitudo 6,7, 51% per magnitudo 7 e 20% per magnitudo 7,5. Queste stime evidenziano come la California sia una delle aree sismicamente più attive degli Stati Uniti, e pur essendo possibile prevedere le zone a rischio, non è ancora possibile stabilire con precisione il momento esatto in cui si verificherà un grande terremoto.

san andreas

Sebbene la probabilità di un terremoto di magnitudo 8 o superiore sia inferiore, non può essere esclusa. Studi recenti indicano una probabilità di circa il 7% di un evento di tale portata lungo la Faglia di Sant’Andrea nei prossimi trent’anni. Tuttavia, è importante ricordare che la previsione di terremoti di grande intensità resta altamente incerta, e gli scienziati continuano a monitorare la faglia per identificare eventuali segnali precursori. Elementi come la fuoriuscita di gas possono indicare tensioni nelle rocce, ma non costituiscono indicatori affidabili. In questo contesto, il film prende spunto da una realtà concreta, ma la sua rappresentazione dei disastri è chiaramente amplificata per finalità cinematografiche.

Nel film, infatti, si assiste a scenari di distruzione totale, con edifici che crollano e intere città devastate da un terremoto di magnitudo 9,1, con la faglia che si spacca letteralmente in due. Nella realtà, eventi di questa portata sono estremamente rari e la faglia meridionale non ha registrato un terremoto di grande intensità da oltre tre secoli. Sebbene il “Big One” rappresenti una minaccia reale, la probabilità che si verifichi un terremoto così catastrofico come quello mostrato nel film è molto bassa. L’opera cinematografica, quindi, sfrutta licenze artistiche per enfatizzare la suspense e il dramma, senza riflettere fedelmente la reale dinamica geologica.

In sintesi, San Andreas mescola dunque realtà scientifica e finzione cinematografica, prendendo spunto da una faglia realmente esistente e dagli studi sui terremoti della California, ma esasperandone gli effetti per creare spettacolarità e tensione. La Faglia di Sant’Andrea rappresenta una minaccia concreta, con probabilità significative di terremoti di magnitudo medio-alta entro i prossimi decenni, ma gli scenari apocalittici mostrati nel film restano altamente improbabili. È dunque importante distinguere tra ciò che è supportato dalla scienza e ciò che è frutto di esagerazioni hollywoodiane finalizzate a intrattenere lo spettatore.

Wicked 2: il nuovo teaser anticipa due momenti salienti del Mago di Oz

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La Universal Pictures continua a promuovere Wicked: For Good, soprattutto per quanto riguarda il modo in cui il film si intreccerà con la trama de Il mago di Oz. In un teaser appena pubblicato, Elphaba (Cynthia Erivo) e Glinda (Ariana Grande) sono entrambe pronte a svolgere il loro ruolo nei momenti salienti della famosa storia originale, mentre tutti i pezzi vanno al loro posto.

Mentre il Mago (Jeff Goldblum) e Madame Morrible (Michelle Yeoh) lanciano una campagna di propaganda contro Elphaba per tenere nascosti i propri crimini, il rapporto tra Elphaba e Glinda viene messo alla prova quando i loro desideri e le loro priorità entrano ulteriormente in conflitto, e Dorothy arriva a Oz e finisce per entrare in possesso delle scarpe decadenti di Nessarose (Marissa Bode), la sorella di Elphaba.

Dopo il Wicked: For Good‘s final full trailer, il team di marketing dovrebbe rilasciare alcuni promo più brevi: il primo anticipa sia l’incontro fatidico di Glinda con Dorothy sia Elphaba che alla fine trova degli alleati nelle scimmie volanti. Si vede Glinda che dà a Dorothy e Toto le indicazioni per seguire la strada di mattoni gialli, mentre altri animali cominciano ad avvicinarsi a Elphaba.

Dopo che Glinda ha dato a Dorothy le indicazioni francamente sbagliate “È solo in fondo a quella strada!”, il teaser mostra anche altro della lotta tra Elphaba e Glinda sul luogo dell’atterraggio di fortuna, con un tono più umoristico rispetto a quello che ha sul palco. In primo luogo, questa clip mostra alcuni indizi su ciò che verrà aggiunto al film.

Cosa significa questo per Wicked 2

Il pubblico non vede mai Glinda interagire direttamente con Dorothy nella produzione di Broadway, ma Wicked: For Good non ha intenzione di mostrare il volto di Dorothy, il che significa che la ricostruzione di parti del suo arrivo a Munchkinland si concentrerà principalmente sulla prospettiva di Glinda. Allo stesso modo, ciò che Elphaba fa esattamente per aiutare la popolazione animale di Oz durante i suoi anni di fuga rimane ambiguo sul palco.

Il primo film Wicked presenta Elphaba che recluta la guardia delle scimmie volanti come un punto della trama più complicato, ma che sappiamo deve realizzarsi a causa della famosa iconografia del Mago di Oz. Quando le scimmie non sono prigioniere ma soldati costretti con la forza, deve verificarsi un evento più grande per convincerle a fuggire con Elphaba.

Il brevissimo scorcio di altri animali che si radunano intorno a Elphaba, così come i teaser di ciò che accade al matrimonio di Glinda e Fiyero (Jonathan Bailey), suggeriscono che Elphaba istiga una rivolta degli animali, una nuova aggiunta alla sceneggiatura dello spettacolo. Pertanto, altri animali che si alleano con lei potrebbero portare anche le scimmie a radunarsi intorno a lei, credendo che possa proteggerle.

Fire Down Below – L’inferno sepolto: la spiegazione del finale del film

Fire Down Below – L’inferno sepolto, uscito nel 1997, rappresenta un capitolo importante nella filmografia di Steven Seagal, all’epoca già affermato come star dell’action anni ’90 grazie a titoli come Programmato per uccidere e Duro da uccidere. Il film si colloca nella fase in cui Seagal cercava di combinare le sue abilità nelle arti marziali con tematiche più adulte e realistiche, spostandosi dall’action puro verso un approccio più ambientalista e sociale. Qui l’attore interpreta Jack Taggart, un ispettore federale che si trova a confrontarsi con la criminalità ambientale e con la corruzione delle multinazionali, aggiungendo tensione morale al consueto ritmo da action movie.

Il film appartiene al filone action-thriller, ma si distingue per il forte impegno tematico. La trama ruota attorno all’inquinamento ambientale e alla lotta contro chi sfrutta le risorse naturali a scapito della salute delle persone e dell’ecosistema. Questa componente ambientalista, relativamente inedita per Seagal, offre una dimensione di impegno sociale al racconto: oltre alle scene di combattimento e alle esplosioni tipiche del genere, il film mette in luce le conseguenze devastanti dell’avidità umana e della negligenza industriale, rendendo il conflitto centrale sia fisico sia etico.

Nonostante alcune critiche per sceneggiatura e ritmo, Fire Down Below – L’inferno sepolto ha riscosso un discreto successo tra il pubblico appassionato di action, consolidando la reputazione di Seagal come protagonista capace di incarnare personaggi determinati e moralmente coerenti. La sua interpretazione di Jack Taggart, uomo di legge e giustizia, combina forza fisica e integrità morale, creando un eroe moderno che combatte sia contro nemici tangibili sia contro le ingiustizie sociali. Nel resto dell’articolo si approfondirà il finale del film, spiegandone gli sviluppi e come la storia si risolve, mettendo in luce le scelte decisive del protagonista.

Fire Down Below – L’inferno sepolto spiegazione finale film
Steven Seagal nel film Fire Down Below – L’inferno sepolto

La trama di Fire Down Below – L’inferno sepolto

Il film segue le vicende di Jack Taggart (Steven Seagal), un agente dell’EPA, compagnia che si occupa di protezione ambientale. L’uomo viene incaricato di condurre un’indagine in Kentucky sull’ecomafia, soprattutto in seguito ad alcuni decessi verificatisi in circostanze misteriose. La causa delle morti potrebbe essere imputata all’eliminazione illecita di una grossa quantità di rifiuti tossici in una vecchia miniera di carbone. Dietro questi affari loschi ci sarebbe l’imprenditore Orin Hanner (Kris Kristofferson) e suo figlio (Brad Hunt).

L’industriale sarebbe anche colpevole dell’assassinio di un ex collega di Taggart che stava lavorando al caso proprio prima di lui. Quando Jack arriva nella cittadina, viene subito ben accolto dagli abitanti, anche da quelli più ostili, come Sarah (Marg Helgenberger), che non va d’accordo praticamente con nessuno. Piano piano l’uomo riesce a inserirsi nella comunità, così da poter indagare indisturbato. Riuscirà a fare chiarezza sulla vicenda e a incastrare una volta per tutte Hanner e la sua compagnia?

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Fire Down Below – L’inferno sepolto, Jack Taggert affronta la crescente escalation di violenza orchestrata dalla Hanner Coal Company e dai suoi scagnozzi. Dopo aver subito minacce, attacchi diretti e tentativi di omicidio, Taggert reagisce con abilità e determinazione, neutralizzando uno a uno i suoi assalitori. L’episodio più drammatico vede Taggert sfuggire a un attentato orchestrato da un camionista della Hanner che lo spinge giù da una scarpata mineraria, mentre il colpevole rimane ucciso. Parallelamente, la sua vicinanza a Sarah Kellogg si consolida, rafforzando la sua determinazione a proteggere i cittadini e a smascherare i responsabili, mostrando il lato umano del suo personaggio.

Le tensioni raggiungono il culmine quando Earl, fratello di Sarah e complice della Hanner, incendia la chiesa e tenta di intrappolare Taggert in una miniera pronta a crollare. Taggert riesce a sopravvivere agli attacchi grazie a prontezza e astuzia, mentre diversi mercenari muoiono nei conflitti. L’azione culmina con l’arrivo dell’FBI, apparentemente pronta a proteggere la testimone, ma rivelatasi corrotta. Ne scaturisce uno scontro a fuoco in cui Taggert elimina un agente e manda l’altro con un avvertimento chiaro: la sua battaglia contro Orin Sr. e la corruzione non è finita. Questo passaggio prepara la risoluzione della vicenda e l’atto finale di giustizia personale e legale.

Steven Seagal nel film Fire Down Below – L’inferno sepolto
Steven Seagal nel film Fire Down Below – L’inferno sepolto

Il finale del film vede dunque Taggert affrontare direttamente Orin Jr., che, sotto pressione, accetta di collaborare con la giustizia rivelando le responsabilità del padre nei reati ambientali e nell’omicidio. Taggert si reca quindi al casinò per arrestare Orin Sr., che tenta di reagire armato, ma viene neutralizzato con un colpo alla spalla. Questa sequenza finale unisce azione e giustizia: l’eroe non solo elimina la minaccia fisica, ma riesce a smascherare un sistema corrotto che protegge i criminali. Con Orin Sr. in custodia e Sarah finalmente al sicuro, il film si chiude con il ritorno alla stabilità della comunità di Jackson e la consacrazione di Taggert come figura di integrità e coraggio.

Il finale evidenzia come la risoluzione della storia non si limiti alla semplice vittoria fisica sul nemico, ma completi anche il percorso morale e tematico del film. Taggert rappresenta la giustizia che si muove al di fuori dei vincoli burocratici e della corruzione istituzionale: affrontando i pericoli reali, proteggendo le vittime e raccogliendo prove decisive, egli garantisce che la legge e l’etica vengano rispettate. La sua determinazione a non cedere di fronte alla violenza e alla corruzione sottolinea il messaggio ambientale del film, mostrando come la protezione della comunità e dell’ambiente richieda coraggio e azione concreta.

Oltre alla suspense e alle sequenze d’azione, il film sottolinea l’importanza della responsabilità individuale nella difesa della giustizia e dell’ambiente. Attraverso il personaggio di Taggert, lo spettatore percepisce che la lotta contro la corruzione, l’avidità e la distruzione ecologica è una battaglia complessa ma necessaria. La storia trasmette che, anche in situazioni estreme e apparentemente dominate dal potere economico e dalla criminalità organizzata, l’integrità e il coraggio possono prevalere, lasciando una lezione morale tanto intensa quanto avvincente.

Il mistero dei Templari 3: il produttore conferma il ritorno di Nicolas Cage

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Il mistero dei Templari 3 (National Treasure 3) riceve un nuovo entusiasmante aggiornamento, con il produttore Jerry Bruckheimer che anticipa il ritorno di Nicolas Cage. Uscito nel 2004, l’originale Il mistero dei Templari rimane uno dei film più amati di Cage, con l’iconico attore nei panni dell’avventuriero Ben Gates.

Cage ha ripreso il suo ruolo nel sequel del 2007, sottotitolato Book of Secrets, ma non è tornato per la serie spin-off di breve durata Edge of History, trasmessa da Disney+ nel 2022. Il mistero dei Templari 3 (National Treasure 3) è in fase di sviluppo da tempo con il regista originale Jon Turteltaub, ma Cage ha già espresso scetticismo sulla realizzazione del progetto.

Ora, in una recente intervista con TheWrap, Bruckheimer conferma che Il mistero dei Templari 3 (National Treasure 3) è ancora in lavorazione. Ci stiamo avvicinando”, ha detto il produttore riguardo al progetto. Bruckheimer rivela anche che l’aspettativa per il film è che sia Turteltaub che Cage tornino.

Dopo l’aggiornamento su Il mistero dei Templari 3 (National Treasure 3), a Bruckheimer è stato chiesto se fosse deluso dal passaggio della serie alla TV in streaming con National Treasure: Edge of History. Il produttore spiega che la serie ha comunque svolto il suo compito di mantenere la serie rilevante per il pubblico. Come spiega:

“No, era completamente diverso. Vogliamo mantenere vivo il nome agli occhi del pubblico [e] nello spirito del tempo”.

Cosa significa questo per Il mistero dei Templari 3 (National Treasure 3)

Nicolas Cage
Nicolas Cage al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Nel marzo 2024, Cage ha condiviso alcuni commenti sinceri su Il mistero dei Templari 3 (National Treasure 3). L’attore ha preso di mira la Disney, suggerendo che la società è responsabile del fatto che il film non sia stato realizzato. Nelle sue stesse parole:

No, non c’è National Treasure 3. Se volete trovare un tesoro, non guardate alla Disney, ok? Non è lì.

Le parole schiette di Cage sono in contrasto con i commenti di Turteltaub e dello sceneggiatore Ted Elliot, che negli ultimi anni hanno fornito diversi aggiornamenti promettenti sul progetto. Nell’agosto 2024, Elliot ha dichiarato al National Treasure Hunt podcast che la prima bozza della sceneggiatura era stata completata e che Ben, Abigail (Diane Kruger) e Riley (Justin Bartha) erano tutti inclusi nella storia.

Le ultime dichiarazioni di Bruckheimer sembrano quindi confermare che il lavoro su Il mistero dei Templari 3 (National Treasure 3) non si è interrotto negli ultimi 14 mesi, da quando è stata completata la prima bozza della sceneggiatura. Le sue dichiarazioni potrebbero anche essere un segno che Cage ha cambiato idea sul terzo film.

Se la sceneggiatura di Il mistero dei Templari 3 (National Treasure 3) dovesse essere completata quest’anno, le riprese non inizierebbero prima del 2026, il che significa che l’uscita del film potrebbe avvenire nel 2027 o addirittura nel 2028. Detto questo, potrebbe volerci un altro anno o più prima che la sceneggiatura sia completata in modo soddisfacente per tutti, il che significa che l’attesa potrebbe essere molto lunga.

Alice In Borderland – Stagione 4: tutto quello che sappiamo fino ad ora

Sebbene la terza stagione di Alice in Borderland ripercorra il viaggio di Arisu e Usagi attraverso l’ultimo gioco Joker, termina in modo interessante con una nota ambigua e lascia spazio alla quarta stagione.

Per molto tempo è stato difficile non credere che la seconda stagione di Alice in Borderland avrebbe segnato la fine della serie live-action giapponese di Netflix. Poiché la conclusione della seconda stagione era in linea con quella del manga originale, la serie aveva esaurito il contenuto del materiale di partenza. Sorprendentemente, la serie è tornata con un’altra stagione, che ha seguito una narrazione originale.

Il contenuto promozionale della terza stagione di Alice in Borderland ha rivelato che avrebbe presentato la corsa finale di Arisu e Usagi nella Borderlands contro un Joker sfuggente. Anche se la storia di Arisu e Usagi sembra conclusiva verso la fine della terza stagione, un oscuro colpo di scena finale sembra preparare il terreno per una potenziale quarta stagione di Alice in Borderland.

Ultime notizie su Alice In Borderland – Stagione 4

Anche se il finale della terza stagione di Alice in Borderland lascia spazio a un altro capitolo, il cast e la troupe dello show non hanno fatto annunci ufficiali sul suo ritorno. Anche Netflix non ha rivelato nulla sul futuro dello show di sopravvivenza giapponese, anche se il finale della terza stagione suggerisce che potrebbe tornare con un altro seguito.

Dato che la terza stagione di Alice in Borderland porta a una conclusione definitiva e ben strutturata la storia di Arisu e Usagi, non avrebbe senso che una nuova stagione li vedesse nuovamente protagonisti. Per questo motivo, se Netflix decidesse di continuare il franchise, lo streamer probabilmente amplierebbe la sua tradizione con un potenziale spin-off.

La quarta stagione di Alice in Borderland non è ancora stata confermata

Non ci sono ancora conferme ufficiali sul rinnovo di Alice in Borderland oltre la terza stagione. È interessante notare, tuttavia, che proprio come la terza stagione di Squid Game, anche il terzo capitolo di Alice in Borderland si svolge negli Stati Uniti nei suoi momenti finali, suggerendo che il prossimo capitolo potrebbe ampliare la portata e la diffusione dei giochi centrali.

Ci sono state diverse voci sul ritorno di Squid Game su Netflix come potenziale reboot americano. Per quanto riguarda Alice in Borderland, invece, sembra che sia stato rivelato poco su ciò che potrebbe riservare il futuro. Dopo il finale ambiguo della terza stagione, però, è difficile non credere che Netflix abbia in programma qualcosa di più per il franchise se la terza puntata avrà un buon successo.

Parlando delle sfide tecniche che i creatori della serie hanno dovuto affrontare durante la produzione, il regista Shinsuke Sato ha specificatamente affermato (tramite Salon) che “la sfida più impegnativa è stata il gioco finale della serie”. Il fatto che abbia sottolineato come il gioco Joker fosse l’ultimo della serie suggerisce che non avesse intenzione di espanderla oltre la terza stagione. Il regista ha anche menzionato come, dopo che la seconda stagione ha finalmente rivelato la verità su Borderlands, hanno dovuto spostare la domanda centrale della terza stagione a: “Quindi dobbiamo tornare a [Borderland] – ma possiamo tornare al mondo reale?” Questo cambiamento nell’inquadramento della narrazione attorno a una domanda finale indica una mossa deliberata verso la conclusione definitiva della serie.

Dettagli sul cast della quarta stagione di Alice In Borderland

Dopo il finale della terza stagione di Alice in Borderland, è difficile immaginare come la serie possa continuare la storia di Arisu e Usagi. Tuttavia, prima che inizino i titoli di coda, il Giappone viene colpito da una serie di terremoti, che inducono Arisu a chiedersi cosa riserva il futuro. L’imminente catastrofe che porterà alla fine del mondo potrebbe riportare i personaggi interpretati da Kento Yamazaki e Tao Tsuchiya a Borderlands.

Anche i membri del cast secondario delle stagioni 1 e 2, tra cui Ayaka Miyoshi (Ann), Aya Asahina (Kuina), Sho Aoyagi (Aguni), Yuri Tsunematsu (Akane), Dori Sakurada (Niragi) e Nijirō Murakami (Chishiya), compaiono brevemente nella stagione 3. Anche le loro storie sembrano conclusive, ma un seguito diretto potrebbe segnare il loro ritorno.

Poiché la scena finale della terza stagione si svolge negli Stati Uniti e si concentra sul cartellino con il nome indossato da una cameriera americana di nome Alice, sembra possibile che un potenziale seguito prenderà la strada dello spin-off e presenterà una nuova serie di personaggi. La nuova protagonista potrebbe essere un personaggio femminile di nome Alice che, come molti esseri umani, si ritrova nelle Borderlands dopo un disastro che ha distrutto il mondo.

Potenziale trama della quarta stagione di Alice in Borderland

La trama della quarta stagione di Alice in Borderland dipenderà in gran parte da come Netflix deciderà di espandere il franchise. Un seguito diretto potrebbe rischiare di diluire le vicende concluse di Arisu e Usagi, ma potrebbe comunque trovare modi creativi per rimandarli nelle Borderlands.

Dopo il finale della terza stagione di Alice in Borderland, uno spin-off avrebbe più senso per la serie. Lo spin-off potrebbe ruotare attorno a un nuovo gruppo di personaggi e seguire le loro avventure – e disavventure – nel cupo mondo che esiste tra la vita e la morte. Il potenziale seguito potrebbe anche rivelare di più sulla misteriosa guardia di Borderlands e raccontare la storia di come è finito in purgatorio.

Se fosse abbastanza ambizioso, il potenziale seguito di Alice in Borderland potrebbe anche esplorare cosa si nasconde dietro il vuoto presente nel finale della terza stagione. Il finale accenna anche all’esistenza di un dio onnipotente, che potrebbe diventare una figura chiave in un nuovo capitolo.

Alice in Borderland 3: tutti i giochi della terza stagione spiegati nel dettaglio

Come le stagioni precedenti, anche la terza stagione di Alice in Borderland accompagna gli spettatori attraverso una serie di giochi fantascientifici avvincenti e inquietanti che determinano il futuro dei suoi personaggi principali.

Fin dalla prima stagione, Alice in Borderland si è distinta per l’innovatività della portata e della visione dei suoi giochi centrali. Mentre alcuni giochi della serie sono stati relativamente più realistici e hanno coinvolto solo la sopravvivenza fisica o la manipolazione psicologica, altri hanno presentato scenografie imponenti che hanno superato i limiti dell’immaginazione.

Alice in Borderland stagione 3 è narrativamente un po’ diversa dai precedenti capitoli, ma non delude con i suoi giochi. Simile ai capitoli precedenti, presenta il mix perfetto di giochi che costringono i giocatori a usare tutto, dalla strategia intelligente alla pura forza fisica.

Game No. Name Of Game Rules Summary
#1 Old Maid I giocatori pescano le carte dal mazzo o l’uno dall’altro. Chi ha il jolly muore e l’ultimo rimasto vince.
#2 Sacred Fortunes I giocatori pescano dei biglietti della fortuna e risolvono le domande che vi sono scritte.
#3 Runaway Train I giocatori devono raggiungere l’ultimo vagone di un treno partendo dal primo e fermarlo, giocando a un gioco di sopravvivenza a indovinelli in ogni vagone.
#4 Zombie Hunt I giocatori sono divisi in due gruppi, umani o zombie, in base ai loro gruppi. Vince il gruppo con più giocatori.
#5 Tokyo Bingo Tower I giocatori devono scalare la Tokyo Tower e premere i pulsanti con i numeri corrispondenti per completare una cartella del bingo.
#6 Kick The Can I giocatori devono calciare un barattolo e riportarlo al centro dell’arena prima che scada il tempo a disposizione.
#7 Possible Future I giocatori devono attraversare un’arena quadrata con 25 stanze in base ai numeri ottenuti con i dadi. Vincono se trovano l’uscita dell’area.
#8 The Joker Card Choice Arisu deve scegliere una delle due carte. Se si rivela essere un jolly, il Guardiano decide il suo destino.

Gioco n. 1: Old Maid

Il primo gioco della terza stagione di Alice in Borderland, “Old Maid”, è servito più che altro come audizione organizzata da Banda nel mondo reale per determinare quale essere umano fosse il candidato perfetto per la sua missione di riportare Arisu ai giochi. Il gioco segue regole semplici: i giocatori si riuniscono attorno a un tavolo e ciascuno riceve un mazzo di carte casuale.

Quando arriva il loro turno, i giocatori devono pescare una carta dal mazzo o da un altro giocatore, scartando le coppie. Se un giocatore si alza nel bel mezzo del gioco o finisce per pescare un jolly, la sua sedia gli invierà una scarica elettrica che lo ucciderà prima che possa andarsene.

Ryuji, che è il principale antagonista umano della terza stagione di Alice in Borderland, vince questo gioco e si guadagna l’opportunità di visitare le Borderlands.

Gioco n. 2: Sacred Fortunes

Poco dopo essere finito nelle Borderlands per la seconda volta, Arisu arriva al luogo in cui si svolge il gioco “Sacred Fortunes”. Anche questo gioco sembra semplice per quanto riguarda le regole. Ogni giocatore deve pescare un biglietto della fortuna e rispondere correttamente alla domanda che vi è scritta per evitare conseguenze disastrose.

Tutto inizia bene per i giocatori quando il primo pesca un biglietto che non porta a nulla. Le cose si complicano, però, quando il secondo giocatore non riesce a rispondere correttamente a un problema di matematica sul suo biglietto con un margine di tre. Di conseguenza, tre frecce volano verso i giocatori da una direzione sconosciuta e due giocatori finiscono per morire.

Man mano che il gioco prosegue, aumenta anche il margine di errore dei problemi riportati sui biglietti della fortuna. Di conseguenza, sempre più giocatori vanno incontro a un tragico destino. Arisu riceve uno dei biglietti più difficili, che gli chiede di indovinare correttamente la popolazione mondiale. Lui risponde 7,9 miliardi, che si rivela essere 100 milioni in meno rispetto alla risposta corretta.

Il cielo si riempie presto di milioni di frecce, ma Arisu si rende conto che ogni biglietto contiene anche un’istruzione di sicurezza sulla direzione da cui arriveranno le frecce. La sua prontezza di spirito aiuta gli ultimi giocatori a sopravvivere al gioco e a passare a quello successivo.

Gioco n. 3: Caccia agli zombie

In termini di regole, “Caccia agli zombie” si rivela molto più complesso e articolato rispetto ai due giochi precedenti. Il gioco si svolge in una struttura chiusa dove si riuniscono diverse squadre. A tutti i giocatori viene distribuito un mazzo di carte e devono competere in uno scontro uno contro uno con un altro giocatore di una squadra diversa.

Oltre alle normali carte da gioco, i mazzi contengono anche tre carte speciali:

  • Carta Zombie: la carta Zombie è contagiosa nel senso che, se un giocatore la pesca durante una partita, vince immediatamente e il suo avversario è costretto a unirsi a lui. Anche il giocatore perdente riceve una copia della carta Zombie e può usarla nella partita successiva per contagiare qualcun altro.
  • Carta Fucile: Alcuni giocatori hanno anche accesso a una carta Fucile, che usano per battere la carta Zombie del loro avversario. Anche se la carta Fucile non ha alcun effetto sulle carte normali, uccide letteralmente chi pesca gli zombie contro di essa.
  • Carta Vaccino: Come suggerisce il nome, la carta Vaccino “neutralizza” una carta Zombie. Quando un giocatore la usa contro uno Zombie, lo Zombie torna al suo stato non infetto. La carta Vaccino, tuttavia, può essere utilizzata solo sugli altri giocatori e non su se stessi.

Il gioco termina dopo 20 round di incontri uno contro uno e vince la fazione, umani o zombie, con il maggior numero di giocatori. Durante questo gioco viene presentata una delle nuove giocatrici principali, Rei. Per garantire la sua sopravvivenza, Rei inizialmente si avvicina ad Arisu e alla sua squadra e chiede loro di isolare il maggior numero possibile di zombie.

Lo fa perché inizialmente crede che gli umani saranno più numerosi degli zombie. Tuttavia, le cose prendono una piega caotica quando i giocatori di entrambe le parti iniziano a reagire. Arisu, come sempre, rimane un passo avanti e si assicura che tutti i membri della sua squadra siano zombie. Alla fine, gli zombie superano gli umani in numero e Arisu e i suoi amici passano al gioco successivo.

Gioco n. 4: Treno in fuga

In questo gioco i giocatori si ritrovano su un treno in corsa. Ogni vagone del treno contiene un uccello in gabbia e i giocatori devono spostarsi dal primo all’ultimo vagone senza morire. Per vincere il gioco, gli ultimi giocatori sopravvissuti devono anche fermare il treno dopo il suono di una forte sirena.

La particolarità di questo gioco è che ogni nuovo vagone in cui entrano i giocatori sarà pieno di ossigeno o di veleno. Sta ai giocatori indovinare quale dei due sarà. Se credono che il vagone sarà pieno di veleno, devono indossare una maschera antigas con un filtro che neutralizza il veleno. Il destino dell’uccello li aiuta a determinare se hanno fatto la scelta giusta.

Dato che ogni giocatore ha solo cinque filtri, devono elaborare una strategia accurata e indovinare se il loro vagone sarà pieno di veleno. Dopo una serie di ipotesi sbagliate, i giocatori finiscono in una situazione senza via d’uscita in cui esauriscono tutti i filtri. È allora che Usagi ha l’idea di saltare su un altro treno in transito, che permette ad alcuni di sopravvivere.

Gioco n. 5: Tokyo Bingo Tower

Quando Usagi e la sua squadra raggiungono le semifinali, finiscono sulla Tokyo Tower, dove devono arrampicarsi con cautela e premere dei pulsanti con dei numeri sopra. L’obiettivo è quello di tracciare una linea diagonale, una orizzontale e una verticale sulla loro cartella del bingo. Ciò che rende questo gioco più difficile è che ogni volta che un giocatore preme un pulsante, dall’alto cadono dei pesanti cuscinetti a sfera, rendendo più difficile la salita.

Mentre molti giocatori muoiono durante la salita, Usagi mette a frutto la sua esperienza di arrampicata. Raggiunge da sola la cima della torre per accedere al pulsante “Free Space”, consentendo ai sopravvissuti di vincere e passare alla partita finale.

Gioco n. 6: Kick The Can

Questo è il gioco a cui Arisu e la sua squadra giocano prima di passare alla partita finale della stagione. In questo gioco, i giocatori si riuniscono in uno spazio al coperto dove hanno accesso a 10 lattine. In ogni round, devono calciare le lattine e riportarle al centro dell’arena prima che il tempo scada. Ogni giocatore che porta la lattina al centro si qualifica per il round successivo.

Le lattine hanno anche delle bombe a orologeria che esplodono quando il tempo limite di un round finisce. A causa di un infortunio, Arisu fatica a giocare. Tuttavia, con l’aiuto dei suoi compagni di squadra, riesce a sopravvivere.

Gioco n. 7: Possibili futuri

“Possibili futuri” si rivela il gioco più inquietante e impegnativo della terza stagione di Alice in Borderland. Prima dell’inizio del gioco, a ogni giocatore viene chiesto di indossare un collare e dei braccialetti. Quindi, entrano nell’arena che contiene 25 stanze disposte a forma di quadrato. In ogni stanza, un giocatore deve lanciare i dadi e, in base ai numeri ottenuti, determinare quanti possono passare alla stanza successiva.

All’inizio del gioco tutti i giocatori ricevono 15 punti, che vengono visualizzati sul loro orologio. Ogni volta che i giocatori entrano in una nuova stanza, viene detratto un punto dal loro orologio. Se un giocatore non riesce ad avanzare da una stanza all’altra a causa dei limiti del dado, attiva un blocco della stanza, che può essere revocato solo da altri due giocatori.

Anche se la quarta stagione di Alice in Borderland non è stata ancora confermata ufficialmente, il finale della terza stagione suggerisce il ritorno della serie in qualche modo.

Rimanere in una stanza comporta anche la deduzione di un punto, e ogni stanza ha anche un proprio sistema di deduzione dei punti. Ciò che rende questo gioco più complicato è che sopra ogni porta di una stanza, una proiezione mostra il potenziale futuro che un giocatore sbloccherà con la sua scelta. Arisu consiglia a tutti i giocatori di essere consapevoli delle loro scelte e chiede loro di non lasciarsi manipolare dalle proiezioni.

Sfortunatamente, le proiezioni entrano presto nella testa di molti giocatori, costringendoli a fare scelte che non sono ottimali per la loro sopravvivenza. Di conseguenza, molti muoiono verso la fine. Nell’ultima stanza, un giocatore è chiamato a compiere il sacrificio estremo rimanendo indietro e lasciando che tutti gli altri se ne vadano.

Arisu si assume la responsabilità di salvare il gruppo scegliendo di rimanere indietro. Con suo grande shock, questo si rivela essere uno stratagemma ideato da Banda, che lo informa che scegliendo di rimanere, ha assicurato la sua sopravvivenza nelle Borderlands ma ha ucciso tutti gli altri. Con questo, mentre Usagi affronta Banda, gli altri all’esterno lottano per sopravvivere contro un’enorme alluvione che sta distruggendo il mondo.

Gioco n. 8: La scelta della carta jolly

Arisu incontra il Guardiano delle Terre di Confine nell’arco narrativo finale della terza stagione di Alice in Borderland. Il Guardiano seleziona due carte a caso dal suo mazzo e le posiziona a faccia in giù. Chiede quindi ad Arisu di sceglierne una e gli dice che il suo destino non sarà nelle sue mani se sceglierà un jolly.

Quando entrambe le carte risultano essere jolly, Arisu affronta il Guardiano per averlo ingannato. Nonostante abbia vinto, il Guardiano dà ad Arisu una seconda possibilità e gli permette di scegliere se tornare al mondo reale e sperimentare un dolore e una tragedia inimmaginabili, oppure accettare l’abbraccio oscuro e freddo della morte.

Arisu sceglie la prima opzione e si mette in viaggio per salvare Usagi dall’alluvione prima che sia troppo tardi. Entrambi i personaggi alla fine sfidano le maree e tornano verso la luce. Con questo, nei momenti finali della terza stagione di Alice in Borderland, Arisu e Usagi finiscono di nuovo nel mondo reale.

Chi è il Joker nella terza stagione di Alice in Borderland?

Il Joker è stato il personaggio più misterioso di Alice in Borderland sin dal finale della seconda stagione, ma la terza stagione della serie rivela finalmente la verità su di lui.

Sin dai primi momenti, Alice in Borderland ha affascinato gli spettatori con i suoi avvincenti giochi di sopravvivenza e la brillante costruzione di un mondo fantastico. Quasi tutto ciò che riguardava l’ambientazione della serie live-action giapponese di Netflix era un mistero. Con il progredire di Alice in Borderland, tutto è stato gradualmente svelato, da dove si trovano le Borderlands al motivo per cui solo alcuni esseri umani sono finiti lì. La seconda stagione di Alice in Borderland si è conclusa con una nota positiva, con Arisu che non solo è tornato nel mondo reale, ma si è anche riunito con Usagi. Tuttavia, prima che iniziassero i titoli di coda della seconda stagione, è stata accennata l’esistenza di un Joker onnipotente che avrebbe riportato Arisu nel mondo da cui era fuggito. La terza stagione chiarisce finalmente il mistero e l’intrigo che circondano il Joker e il significato della sua carta.

Arisu stava giocando contro il Joker nella terza stagione di Alice in Borderland

Il viaggio di Arisu nelle stagioni 1 e 2 di Alice in Borderland era relativamente più semplice, nel senso che doveva solo vincere tutti i giochi per tornare al mondo reale. Ogni gioco aveva una serie di colpi di scena complessi, ma almeno vincerli gli garantiva di poter tornare a casa. Le cose prendono una piega più complicata nella terza stagione, quando Arisu si ritrova ad affrontare il Joker.

Anche se Arisu ha pochi o nessun ricordo della sua precedente esperienza in Borderlands e non si ritrova accidentalmente in una situazione di pericolo di morte, lui e sua moglie Usagi vengono ingannati e costretti a tornare ai giochi. Le prestazioni di Arisu nei giochi raramente vacillano, ma il cittadino Banda, che ha complottato il suo ritorno ai giochi, ha in mente di intrappolarlo in uno stratagemma ancora più grande, indipendentemente dal fatto che vinca o perda.

A causa del fatto che Arisu si ritrova quasi in una situazione senza via d’uscita contro un abile imbroglione, la posta in gioco durante la sua seconda esperienza nelle Borderlands è significativamente più alta.

Banda non era il Joker nella terza stagione di Alice in Borderland

Banda era uno dei personaggi sopravvissuti nella seconda stagione di Alice in Borderland. Tuttavia, a differenza di Arisu e dei suoi amici, Banda ha scelto di rimanere nei Borderlands perché questo gli dava la libertà di fare tutto ciò che voleva. Nella terza stagione, Banda trama per riportare Arisu nei Borderlands e renderlo un cittadino, credendo che questo renderebbe il mondo tra la vita e la morte ancora più interessante.

Inizialmente, è difficile non vedere Banda come il Joker dominante, dato che inganna Usagi e Arisu per farli tornare nelle Borderlands e realizzare il suo grande piano. Va persino in giro a dare la carta Joker a ogni nuovo giocatore che invita per la serie finale di giochi, suggerendo che è lui il Joker che tira le fila.

Tuttavia, l’arco narrativo finale della terza stagione di Alice in Borderland conferma che, nonostante Banda detenga un immenso potere come cittadino delle Borderlands, non è lui il Joker. La serie conferma anche che anche lui lavora per figure ancora più potenti nel misterioso mondo tra la vita e la morte.

Il personaggio di Ken Watanabe con il cappello era il Joker?

Quando Arisu rifiuta di unirsi a Banda come cittadino, Banda decide di ucciderlo e mandarlo nell’aldilà. Tuttavia, prima che Banda possa premere il grilletto, appare un misterioso uomo con il cappello. Interpretato da Ken Watanabe, l’uomo allontana Banda e chiede ad Arisu di giocare a carte con lui.

L’uomo con il cappello sceglie due carte a caso da un mazzo e gli chiede di sceglierne una. Gli dice che se sceglie il Joker, non potrà scegliere il suo destino. Arisu finisce per scegliere il Joker e affronta l’uomo per averlo ingannato offrendogli due carte Joker come scelta. Quando Arisu gli chiede se è lui il Joker, lui gli assicura che non è chi pensa che sia.

Dice che lui è solo un guardiano/custode delle Terre di Confine. L’uomo incoraggia persino Arisu a scegliere la morte piuttosto che la vita, perché lo libererebbe dal dolore e dalle miserie dell’esistenza umana nel mondo reale. Arisu, tuttavia, non è d’accordo e lo affronta per avergli chiesto di scegliere la morte quando lui stesso non ha il coraggio di lasciare le Terre di Confine e accettare la morte.

Il Joker non era né una persona né un gioco in Alice in Borderland

Per spiegare il significato del Joker, l’Uomo con il Cappello dice ad Arisu che il Joker non è altro che una carta. Egli traccia un parallelo tra il calendario umano e il mazzo di carte, sottolineando come la somma di tutte le carte in un mazzo sia 364. Se si aggiunge un Joker, il totale arriva a 365, che è il numero di giorni in un anno.

Nel manga originale Alice in Borderland, il Joker è raffigurato più come un traghettatore che trasporta i morti nell’aldilà.

Se si aggiunge un altro Joker al mazzo, la somma arriva a 365, il numero di giorni in un anno bisestile. Con questo, l’uomo spiega che le carte Joker riempiono solo gli spazi vuoti tra il tempo e persino la vita e la morte per l’umanità. Sottolinea che il Joker non è un sovrano o un dio, ma una semplice carta che rappresenta l’illusione di autonomia dell’umanità.

La sua spiegazione nel finale della terza stagione di Alice in Borderland evidenzia come l’imprevedibilità che la carta Joker porta al “gioco” chiamato “Vita” mostri come essa rappresenti le forze incontrollabili che plasmano l’esistenza umana. Scegliendo la carta Joker, si accetta quanto possa essere fragile il senso di controllo dell’umanità.

Le 10 migliori serie giapponesi live-action di Netflix, in ordine di gradimento

Sebbene Netflix offra una vasta gamma di contenuti provenienti dal Giappone, dai reality show agli anime, le sue serie TV live-action si distinguono come alcune delle migliori offerte della piattaforma. Queste affascinanti produzioni mettono in mostra la straordinaria capacità del Giappone di creare programmi televisivi avvincenti e innovativi nell’era dello streaming. Nonostante il successo globale dei drama coreani, come Squid Game, le serie live-action giapponesi si sono silenziosamente affermate, offrendo storie uniche e coinvolgenti che meritano un maggiore riconoscimento. Con una ricca storia cinematografica e un’eredità di anime rivoluzionari, le serie live-action giapponesi sono pronte per una rinascita.

Vi presentiamo una selezione curata delle migliori serie TV live-action giapponesi disponibili su Netflix, che comprende sia classici senza tempo che titoli contemporanei da non perdere. Da drammi avvincenti a commedie esilaranti, queste serie dimostrano l’eccezionale talento e la creatività dei registi e degli attori giapponesi, offrendo agli spettatori una finestra sulla vivace cultura e sulle tradizioni narrative del Paese. Mentre Netflix continua ad ampliare la sua libreria di contenuti giapponesi, questi gioielli live-action sono destinati ad affascinare il pubblico di tutto il mondo, consolidando la posizione del Giappone come potenza nel regno della televisione in streaming.

Re:Mind (2017-2018)

Re-Mind (2017-2018)

Un thriller avvincente e inquietante che tiene gli spettatori con il fiato sospeso

L’eccezionale cast di Re:Mind conferisce profondità e sfumature ai propri ruoli, elevando la trama già avvincente a nuovi livelli.

Sebbene al momento ci siano molti ottimi programmi TV su Netflix, Re:Mind si distingue come una delle migliori offerte giapponesi della piattaforma. Con la sua narrazione magistrale e l’atmosfera inquietante, la serie intreccia una trama accattivante che approfondisce il passato oscuro dei personaggi e le conseguenze delle loro azioni. La capacità della serie di creare un senso di inquietudine e anticipazione è impareggiabile, poiché svela abilmente i suoi colpi di scena sconvolgenti. Il cast eccezionale di Re:Mind conferisce profondità e sfumature ai propri ruoli, elevando la trama già avvincente a nuovi livelli.

Good Morning Call (2016-2017)

Good Morning Call (2016-2017)

Una commedia romantica affascinante e coinvolgente

La serie naviga abilmente nelle complessità delle emozioni adolescenziali, creando un’esperienza coinvolgente e commovente che la distingue dalle altre.

La premessa di Good Morning Call, incentrata sull’improbabile convivenza di due personaggi contrastanti, pone le basi per una divertente esplorazione dell’amore e della crescita personale. La serie esplora abilmente le complessità delle emozioni adolescenziali, creando un’esperienza coinvolgente e commovente che la distingue dalle altre offerte del genere. Con il suo perfetto equilibrio tra umorismo, dramma e romanticismo, Good Morning Call emerge come una produzione che vale la pena guardare, mettendo in mostra il meglio che la televisione giapponese ha da offrire.

Samurai Gourmet (2017)

Samurai Gourmet (2017)

Commovente e innovativo

La serie fonde perfettamente il mondo culinario con le avventure fantasiose di un impiegato in pensione e del suo compagno samurai.

Samurai Gourmet è sicuramente uno dei migliori programmi televisivi giapponesi su Netflix grazie alla sua impareggiabile capacità di offrire una narrazione commovente e divertente che risuona con il pubblico. La serie fonde perfettamente il mondo culinario con le avventure fantasiose di un impiegato in pensione e del suo compagno samurai, distinguendosi dai suoi contemporanei. Attraverso il suo approccio leggero e introspettivo, Samurai Gourmet offre una visione rinfrescante dei temi della scoperta di sé e della crescita personale, rendendolo la scelta perfetta per chi cerca un’esperienza visiva davvero unica e coinvolgente.

Yu Yu Hakusho (2023)

Yu Yu Hakusho (2023)

Un classico ripensato per una nuova generazione

L’adattamento live-action di Yu Yu Hakusho non solo riprende molti elementi dell’anime, ma infonde nuova vita all’amata serie manga, stabilendo un nuovo standard sulla piattaforma di streaming. Lo show affronta senza timore la sfida di dare vita al mondo soprannaturale, immergendo gli spettatori in una rappresentazione cruda e realistica del viaggio di un ribelle che cerca di sfruttare i propri poteri per il bene dei suoi cari. Questo adattamento dimostra un impegno incrollabile nel catturare l’essenza dell’originale, tracciando al contempo una propria strada e creando un’esperienza emozionante che si distingue per i propri meriti.

Million Yen Women (2017)

Million Yen Women

Una serie eccentrica con un umorismo profondo

Million Yen Women è una gemma nascosta tra le offerte giapponesi di Netflix, che sfida le convenzioni di genere con la sua magistrale miscela di commedia, mistero e dramma. La serie prende una premessa apparentemente assurda e la trasforma in una narrazione accattivante che tiene gli spettatori con il fiato sospeso ad ogni svolta. Ciò che distingue Million Yen Women è la sua capacità di bilanciare l’eccentricità con la profondità, utilizzando l’umorismo come strumento per esplorare temi più profondi quali l’identità, lo scopo della vita e la complessità delle relazioni umane. Grazie alla sua sceneggiatura intelligente, ai personaggi multidimensionali e ai colpi di scena imprevedibili, questa serie si ritaglia uno spazio unico nel catalogo Netflix.

Ju-On: Origins (2020)

Ju-On- Origins (2020)

Un impegno incrollabile per una narrazione suggestiva

Ju-On: Origins è un capolavoro da brivido, che supera i suoi predecessori con una storia di terrore soprannaturale meticolosamente costruita. Approfondendo la storia infestata di una singola casa, la serie intreccia incidenti inquietanti collegati tra loro che abbracciano quattro decenni, uno più inquietante dell’altro. Parte della rinomata Ju-On / The Grudge franchise, questa serie non solo rende omaggio alle sue radici, ma offre un’esperienza nuova che consolida il suo status di imperdibile per i fan e i neofiti del genere. Ju-On: Origins è una testimonianza del potere dell’horror giapponese e mette in mostra la capacità di Netflix di offrire contenuti di altissimo livello.

Midnight Diner: Tokyo Stories (2016-2019)

Midnight Diner

Un equilibrio magistrale tra una narrazione toccante e delizie culinarie da leccarsi i baffi

L’approccio potente di Midnight Diner nell’esplorare la condizione umana attraverso la lente dei pasti notturni lo distingue dagli altri.

Midnight Diner: Tokyo Stories è un capolavoro narrativo, che offre un’esperienza visiva unica e accattivante che intreccia perfettamente il mondo del cibo e quello delle relazioni umane. Ogni episodio della serie si concentra su un singolo cliente del ristorante, condividendo le sue storie personali che si intrecciano con la cucina che sta cercando. La forza della serie risiede nella sua capacità di creare un’atmosfera intima e autentica, che coinvolge gli spettatori nella vita dei suoi diversi personaggi e nelle sfide che devono affrontare. L’approccio potente di Midnight Diner nell’esplorare la condizione umana attraverso la lente dei pasti notturni lo rende unico.

The Naked Director (2019-2021)

Il regista nudo (The Naked Director)

Uno sguardo intrigante e rinfrescante su un mondo misterioso

The Naked Director offre uno sguardo rinfrescante su un mondo inesplorato.

The Naked Director offre con sicurezza un ritratto audace e accattivante di Toru Muranishi, una figura famigerata nell’industria dei film per adulti giapponese. Ciò che distingue questa serie è la sua abile miscela di arguzia e genuino intrigo, che fa luce su una sottocultura spesso avvolta nel mistero. La sua natura semi-autobiografica aggiunge autenticità, mentre il ritmo vivace e la narrazione magnetica la rendono irresistibile per gli appassionati delle vivaci serie giapponesi. Pur esplorando un argomento tabù, The Naked Director si assicura un posto come produzione rivoluzionaria, affascinando il pubblico con il suo approccio non convenzionale. Si distingue tra le serie giapponesi di Netflix, offrendo uno sguardo rinfrescante su un mondo inesplorato.

Erased (2017)

Midnight Diner

Una serie che supera i confini

Erased emerge come un faro di originalità, ricordando agli spettatori le infinite possibilità che sorgono quando una serie osa sfidare lo status quo.

Erased sfida le convenzioni, intrecciando con disinvoltura suspense, emozioni e intrighi che la proiettano in prima linea tra le serie giapponesi di Netflix. La premessa della serie, che gioca con il tempo, è più di un semplice espediente. È invece un catalizzatore per un profondo sviluppo dei personaggi e un’analisi stimolante dell’umanità. Il modo in cui Erased affronta temi importanti, unito al suo ritmo e alle rivelazioni scioccanti, crea un’esperienza visiva coinvolgente che rimane impressa a lungo dopo i titoli di coda. Nel mare dei drammi giapponesi, Erased emerge come un faro di originalità, ricordando agli spettatori le infinite possibilità che si presentano quando una serie osa sfidare lo status quo.

Alice In Borderland (2020-)

Alice in Borderland

Stabilisce un nuovo punto di riferimento per l’eccellenza nella televisione giapponese

Dalle sue sequenze d’azione mozzafiato alla sua realtà alternativa sconvolgente, Alice in Borderland spinge costantemente i confini.

Alice in Borderland è un adattamento di una popolare serie manga ed è senza dubbio la migliore serie giapponese live-action su Netflix, che supera tutti i concorrenti con la sua elettrizzante interpretazione del genere fantascientifico distopico. Nessun altro programma nella programmazione giapponese della piattaforma può eguagliare l’intensità e l’originalità di questo capolavoro grintoso. Dalle sequenze d’azione mozzafiato alla realtà alternativa sconvolgente, Alice in Borderland supera costantemente i limiti di ciò che una serie giapponese può raggiungere. Con ogni episodio, Alice in Borderland consolida ulteriormente il suo status di fiore all’occhiello dell’offerta giapponese di Netflix, lasciando le altre serie nella sua scia.

Together: recensione del film con Dave Franco e Alison Brie

Conosciamo tutti coppie come Tim e Millie. Mai un “io”, sempre un “noi”. Mai una risposta immediata, sempre un “devo controllare prima con lui/lei”. Mai soli, sempre insieme. All’inizio, la percezione di questo tipo di relazione dipende inevitabilmente dalla nostra esperienza personale: c’è chi la considera rassicurante, chi la trova soffocante. È proprio dentro questo microcosmo fatto di sorrisi, abitudini e compromessi che Together, film d’esordio alla regia di Michael Shanks, ci invita a entrare.

Tim e Millie sono interpretati da Dave Franco e Alison Brie, coppia anche nella vita reale. Non è la prima volta che li vediamo fianco a fianco sullo schermo – avevano già condiviso il thriller The Rental – ma qui l’intesa e la familiarità che portano con sé diventa il cuore pulsante del racconto. Se allora ci avevano lasciato con un senso di déjà-vu, qui l’originalità prende il sopravvento.

La trama parte da un cliché consolidato: la coppia che lascia la città per trasferirsi in campagna. Ma sotto questa superficie familiare si nasconde un racconto molto meno rassicurante. Già dalla festa di addio emergono le prime crepe: battutine pungenti, sorrisi forzati, e un equilibrio che sembra reggersi più sulla forza dell’abitudine che sulla passione.

Cortesia di NEON – Crediti di Ben King

Together: il lato oscuro della simbiosi

Millie ha un lavoro sicuro come insegnante; Tim, invece, continua a inseguire il sogno sempre più sfuggente di una carriera musicale. Lei guida, lui no. Lei prende decisioni concrete, lui si rifugia nella giovinezza perduta. La dinamica potrebbe sembrare quella tradizionale e un po’ sessista del “lei adulta e responsabile vs lui eterno adolescente”, ma Shanks è troppo furbo per fermarsi lì.

Durante una passeggiata nei boschi vicino alla nuova casa, i due scoprono una misteriosa struttura sotterranea. Un banale incidente li costringe a passare la notte intrappolati. La sete spinge Tim a bere da una pozza d’acqua, e da quel momento qualcosa cambia. Al risveglio, i loro corpi cominciano a comportarsi in modo inquietante: gambe che si incollano, pelle che si fonde, un progressivo annullamento dei confini fisici tra lui e lei.

Quella che era stata una relazione simbiotica solo in senso figurato diventa, letteralmente, un corpo unico. Tim, prima insofferente alla presenza costante di Millie, ora sviluppa un bisogno ossessivo e patologico di lei: “È doloroso stare lontano da te”, confessa, e la frase assume un significato sempre più sinistro. Il film non si perde in lunghe spiegazioni metaforiche: la critica alla dipendenza affettiva è brutale, carnale, e si manifesta attraverso una serie di immagini di body horror che non lasciano scampo.

Un body horror che sa divertirsi

La forza di Together è proprio nella sua capacità di parlare di temi serissimi – la perdita di identità, la tossicità di certe relazioni, il terrore dell’annullamento nell’altro – senza mai appesantire il racconto. Shanks dosa con intelligenza le atmosfere: ci sono momenti disturbanti, ma anche scene di humour nero, situazioni assurde e persino sequenze sessuali tanto imbarazzanti quanto irresistibili.

Il paragone con Cronenberg viene spontaneo, ma qui il tono è meno cerebrale e più “pop”. È un body horror sopra le righe, sporco, ma non manca di difetti: la seconda parte corre un po’ troppo, sacrificando la tensione psicologica a favore di effetti più viscerali; il finale inciampa in spiegazioni un po’ goffe e in soluzioni narrative frettolose. Ma l’energia visiva, la compattezza del concept e il gusto per l’eccesso lo rendono un’esperienza cinematografica memorabile.

Cortesia di NEON – Crediti di Germain McMicking

Brie e Franco: chimica al veleno

Gran parte del fascino di Together sta nell’alchimia tra Alison Brie e Dave Franco. La loro interpretazione funziona perché non cercano di edulcorare il rapporto: i loro scambi sono realistici, pieni di punzecchiature, piccole crudeltà e momenti di affetto disordinato. È una coppia che conosciamo bene, proprio perché sembra vera, vissuta.

Quando il film spinge sull’acceleratore del grottesco, il loro rapporto resta credibile, e questo amplifica l’impatto dell’orrore. È impossibile non pensare che il legame reale tra i due attori offra al film una base di autenticità che poi viene distorta e ribaltata con sadico piacere.

Brie riesce a rendere Millie insieme vulnerabile e pragmatica, mentre Franco porta sullo schermo un Tim fragile, insicuro e progressivamente inquietante. Insieme creano una danza di attrazione e repulsione che è il vero cuore pulsante del film.

L’amore come trappola

Together gioca con un’idea molto antica: l’amore come fusione, come ricerca della “metà mancante” di cui parlava Platone. Ma Shanks ribalta il mito, mostrandoci il lato oscuro di questo desiderio: cosa succede quando diventare “uno” significa cancellare se stessi?

Il film diventa così una grottesca, sanguinolenta ma lucidissima parabola sul pericolo della simbiosi totale. Non a caso, il messaggio finale potrebbe essere letto come un ironico invito a rivalutare i piaceri della solitudine.

Pur con i suoi eccessi e qualche passaggio sbrigativo, Together resta una delle esperienze horror più fresche e originali degli ultimi anni. Diverte e spaventa, senza mai prendersi troppo sul serio. E se è vero che i corpi di Tim e Millie finiscono per fondersi, quello che resta allo spettatore è un pensiero ben chiaro: certe volte, stare da soli è molto meno pericoloso che stare insieme.

Mr. Scorsese: il trailer del documentario di 5 parti di Apple Tv+

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Apple TV+ ha presentato il trailer di “Mr. Scorsese”, il nuovo documentario in cinque parti della regista Rebecca Miller in arrivo il 17 ottobre e dedicato, ovviamente, al grande Martin Scorsese.

Mr. Scorsese” offre un’analisi intima e ricca di sfumature di una delle figure più influenti ed enigmatiche del cinema, con filmati inediti e interviste approfondite alle persone a lui più vicine. Il trailer anticipa un assaggio del cuore emotivo della docuserie, in cui Scorsese esplora la sua visione della natura umana e l’eterna lotta tra il bene e il male nel corso della sua vita e della sua carriera.

“Mr. Scorsese” è il ritratto di un uomo attraverso la lente della sua opera, un’esplorazione delle molteplici sfaccettature di un visionario che ha ridefinito il linguaggio cinematografico, includendo sia la sua straordinaria carriera, che la sua singolare storia personale. Con accesso esclusivo e illimitato agli archivi privati di Scorsese, la docuserie si basa su lunghe conversazioni con il regista e interviste inedite con amici, familiari e collaboratori creativi, tra cui Robert De Niro, Daniel Day-Lewis, Leonardo DiCaprio, Mick Jagger, Robbie Robertson, Thelma Schoonmaker, Steven Spielberg, Sharon Stone, Jodie Foster, Paul Schrader, Margot Robbie, Cate Blanchett, Jay Cocks e Rodrigo Prieto, oltre ai suoi figli, alla moglie Helen Morris e agli amici d’infanzia più cari.

Martin Scorsese
Martin Scorsese al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

“Mr. Scorsese” esamina come le vivaci esperienze di vita del regista abbiano plasmato la sua visione artistica, mentre ogni suo film stupiva il mondo con la propria originalità. A partire dai suoi primi lavori (i cortometraggi realizzati da studente alla New York University) fino ai giorni nostri, questo documentario esplora i temi che hanno affascinato Scorsese, tra cui il ruolo del bene e del male nella natura fondamentale dell’essere umano.

Diretto dall’acclamata regista Rebecca Miller (“E all’improvviso arriva l’amore”, “Personal Velocity – Il momento giusto”), “Mr. Scorsese” è nato da un’idea dei produttori esecutivi Miller e Damon Cardasis di Round Films (“Il piano di Maggie – A cosa servono gli uomini”, “Saturday Church”) e Cindy Tolan (“Étoile”, “Dandelion”), storica collaboratrice di Miller. Il trio candidato agli Emmy – Cardasis, Tolan e Miller (“Arthur Miller: Writer”) – è affiancato dai produttori esecutivi Rick Yorn, Christopher Donnelly e Julie Yorn. La produzione è di Ron Burkle, con Robert Fernandez e Patrick Walmsley come co-produttori esecutivi. La serie è presentata da Expanded Media e Round Films, in collaborazione con LBI Entertainment e Moxie Pictures.

“Mr. Scorsese” si aggiunge all’offerta di pluripremiati documentari Apple Original, tra cui “STILL: La storia di Michael J. Fox” (vincitore di Emmy e Critics Choice Award), che racconta in prima persona il viaggio straordinario di Fox; il candidato agli Emmy “Selena Gomez: My Mind & Me”, un documentario intimo e crudo che ripercorre il viaggio dell’artista, lungo sei anni, verso una nuova luce; “STEVE! (martin): un documentario in 2 parti”, candidato agli Emmy, con il leggendario scrittore, produttore, regista, attore e comico Steve Martin; il recentemente annunciato documentario sui Fleetwood Mac, ancora senza titolo e molti altri.

Olivia Colman guida un cast di superstar per la contorta storia d’amore, Wicker

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Alexander Skarsgard, Peter Dinklage ed Elizabeth Debicki si uniscono a Olivia Colman nella contorta storia d’amore Wicker. A dare la notizia in esclusiva è VarietyAlexander Skarsgard ha aggiunto un’altra storia d’amore insolita al suo curriculum. L’attore, che presto vedremo nella commedia romantica BDSM di A24 “Pillion” (nel ruolo del dominatore della sottomessa di Harry Melling), acclamata dalla critica a Cannes, si è unito al cast del prossimo film Wicker al fianco di Olivia Colman. Skarsgard sostituisce Dev Patel, inizialmente previsto quando il film fu annunciato per la prima volta nel 2023. Si uniscono al film anche Peter Dinklage ed Elizabeth Debicki.

Wicker, la cui produzione è ormai terminata, è stato diretto da Alex Huston Fischer ed Eleanor Wilson da una sceneggiatura che hanno adattato dal racconto di Ursula Wills-JonesThe Wicker Husband“. Le riprese sono state affidate al direttore della fotografia premio Oscar Lol Crawley (“The Brutalist“).

Proposto come una “storia d’amore contorta e non convenzionale“, il film segue Olivia Colman nei panni di una pescatrice “puzzolente, single e perennemente ridicolizzata” che vive alla periferia di un villaggio in riva al mare. Un giorno, stanca dei suoi vicini soffocanti e ottusi, commissiona al cestaio locale di costruirle un marito interamente in vimini, e la loro relazione scatena “indignazione, gelosia e caos“.

Topic Studios e Tango finanziano e producono il film con Colman, Ed Sinclair e Tom Carver di South of The River, David Michôd e Brad Zimmerman per Yoki, Inc. e Justin Lothrop e Brent Stiefel per Votiv, che hanno ideato e finanziato lo sviluppo. UTA Independent Film Group si occupa delle vendite negli Stati Uniti con CAA Media Finance. Black Bear si occupa delle vendite internazionali.

Il film d’esordio di Fischer e Wilson, la commedia fantascientifica Save Yourselves!, da loro co-sceneggiati e co-diretti, è stato presentato in anteprima al Sundance Festival del 2020, dove è stato acquisito da Bleecker Street.

Il film si aggiunge a un anno impegnativo per Skarsgard. Di recente è stato protagonista di “Murderbot” su Apple TV+, mentre oltre a “Pillion” (che non ha ancora una data di uscita negli Stati Uniti), è protagonista anche di un altro titolo di A24, “The Moment“, al fianco di Charli XCX e Rosanna Arquette.

Anche Topic e Tango hanno avuto diari pieni. Oltre a Wicker, i progetti recenti di Topic includono Splitsville di Michael Angelo Covino con Neon, presentato a Cannes, il film premio Oscar A Real Pain di Jesse Eisenberg e i documentari del Sundance “It’s Never Over, Jeff Buckley” e “Folktales”, entrambi usciti nelle sale quest’anno.

Tango, nel frattempo, ha presentato in anteprima tre film al Sundance, tra cui “Together” di Michael Shanks e “Sorry, Baby” di Eva Victor, oltre a “Magic Farm” di Amalia Ulman. La compagnia ha anche recentemente presentato in anteprima “The History of Sound” a Cannes.