Arriva al cinema
Guarda chi si vede, il nuovo film di Riccardo
Camilli. Il regista lavora da anni sia come montatore, che come
direttore di corto e lungometraggi, ma è approdato alle sale solo
col suo precedente lavoro,
Peggio per me,
distinguendosi per una commedia intelligente, dai giusti tempi
comici, mai sguaiata, che anzi affronta con delicatezza temi anche
profondi, e con un fondo di malinconia.
Nel precedente film,
Camilli aveva raccontato un uomo a confronto con un sé bambino, che
lo spronava a riprendersi la vita, a tornare capace di sognare,
reinventarsi e cambiare, riflettendo su una generazione, la
propria, forse poco coraggiosa. Qui, invece, il regista si rapporta
all’idea della perdita, del lutto provocato non da una tragica
fatalità, o almeno non solo, ma bensì da un’assenza delle
istituzioni, da uno Stato che non si prende cura delle proprie
infrastrutture, come dei cittadini che le utilizzano, lasciando
tutto al caso, ovvero a un deterioramento inevitabile. Già
selezionato in diversi festival in giro per l’Italia – Festival
della Commedia, Film and Music Ischia Global
Fest, Festival del Cinema di Castel Volturno, solo per
citarne alcuni – il film arriva ora a un pubblico più vasto.
Guarda chi si vede
– la trama
Claudia, Gioia
Vicari, fa la commessa in un negozio ed ha una figlia
diciottenne, Nina, Alessia De Mattia. Entrambe
convivono da tre anni con l’angoscia della perdita di Marco,
Riccardo Camilli, quarantenne con la passione per la musica
rock e un negozio di dischi, marito di Claudia e padre di Nina,
morto nel crollo di un ponte vicino ad Ancona, mentre andava a una
fiera a vendere i suoi amati vinili. Oltre alla mancanza, a rendere
difficile voltare pagina, c’è il senso di colpa. Così Claudia e
Nina si tengono lontane dalle relazioni, ma anche chi sta loro
intorno sembra avere più di un problema in questo senso.
Katia, Tania
Angelosanto, sorella di Claudia, sceglie da anni gli uomini
sbagliati, come Fabrizio, Claudio Camilli. Martina,
Claudia Salvatore, inseparabile amica di Claudia, ha molti
dubbi sulla sua attuale relazione. Tutti, però, incoraggiano
Claudia a ricominciare a vivere. Lei invece, vorrebbe tanto poter
rivedere Marco e parlargli. Così tanto, che una sera Marco le
appare, come un fantasma, ma in carne ed ossa. Da allora, inizia a
farle compagnia nei momenti più disparati, visto, ovviamente, solo
da lei. Quando la donna viene contattata da una giornalista tv che
vuole solo speculare sul suo dolore, a tre anni dalla morte di
Marco, Claudia incontra Alessandro, Angelo Orlando. Che sia
lui l’uomo giusto con cui voltare pagina?
Guarda chi si
vede, un film per chi resta
“A me la morte fa una gran
paura. Si lasciano troppi sorrisi, troppe mani, troppi occhi. ”
Con questa citazione di Augusto Daolio si apre Guarda chi si
vede, un film all’insegna dell’amore per la musica – il
defunto Marco ha un negozio di vinili ed ha trasmesso a sua figlia
tutta la sua
passione per il rock – e per la vita, dedicato dal regista a chi
resta, dopo tragedie come quella racontata qui. L’idea centrale del
film è interessante e il regista riesce a rendere tangibile la
paura di chi rimane. L’idea che ci si senta in colpa ad essere
felici, come riesce a veicolare il concetto del carpe diem,
dell’attimo di gioia da non sprecare perchè il futuro è
incerto.
Non per niente, il film
ha preso corpo tra un disastro come quello del ponte Morandi, da
cui, dice il regista, è partita la prima scintilla della
sceneggiatura, e la pandemia – le riprese si sono concluse a
settembre 2020. Il film sa coniugare leggerezza e temi seri,
viaggia sul filo della malinconia, ma non insiste nel dramma, anzi
lo stempera nell’ironia e in un racconto sincero della
quotidianità. In questo Camilli si conferma abile. Allo stesso modo
è vincente la scelta di tenere lontano il discorso politico e
concentrarsi sulle vite dei personaggi, sul loro mondo relazionale
ed emotivo.
Camilli, oltre che
regista e attore nel ruolo di Marco, è anche autore del soggetto,
della sceneggiatura e del montaggio. La sceneggiatura è forse meno
incisiva che nel precedente lavoro, anche a livello di dialoghi,
con un risvolto di trama nel rapporto fra Martina e Claudia che non
sembra trovare un’adeguata collocazione nell’economia del film. A
funzionare sempre, invece è l’elemento di fantasia, di
immaginazione che irrompe, presente anche in Peggio per
me, che sembra essere diventato un po’ la firma del
regista.
Il cast di
Guarda chi si vede
Il cast di Guarda
chi si vede è molto vario, con attori esordienti e altri
con maggiore esperienza. La protagonista, Gioia Vicari,
all’esordio, ha una resa un po’ diseguale, spesso convincente, a
volte un po’ impacciata. L’altra esordiente, Alessia De
Mattia, intepreta bene Nina. Angelo Orlando è il nome
più noto del cast. Regista, sceneggiatore, attore, ha lavorato con
Fellini, Monicelli, Troisi, col quale ha vinto
un David di Donatello come Miglior attore non protagonista
per Pensavo fosse amore… invece era un calesse.
È anche autore di
pellicole di culto come L’anno prossimo vado a letto alle
dieci e Barbara. Qui interpreta con efficacia
il ruolo di Alessandro, colui che farà battere di nuovo il cuore di
Claudia dopo tanto tempo. Tania Angelosanto sa dare
stravaganza e carattere alla sua Katia. Il bravo Matteo
Quinzi – sta per uscire anche con Giulia di
Ciro De Caro – è invece Simone, amico di Claudia dai tempi
della scuola e da sempre innamorato di lei. C’è anche molta
famiglia Camilli in Guarda chi si vede, compresi i
genitori del regista. Suo padre, Rolando Camilli, è Alberto,
il padre di Marco . Mentre suo fratello, Claudio Camilli –
Boris – Stagione 4, I Predatori,
Ghiaccio – dimostra ancora una volta le sue capacità
attoriali, pur avendo un ruolo marginale.
Con Guarda chi si
vede Camilli continua il proprio percorso nella commedia,
attingendo al quotidiano con garbo e intelligenza. Il film è una
produzione orgogliosamente indipendente. Girato tra dicembre 2019 a
settembre 2020, anche con il contributo del crowdfunding, è
prodotto da Riccardo Camilli e McFly e distribuito da
Distribuzione Indipendente. In sala dal 16 al 20 febbraio a
Roma.