Sola in una
località di mare, Leda osserva ossessivamente una giovane madre e
la figlia in spiaggia. Turbata dalla complicità del loro rapporto
(e dalla loro famiglia, chiassosa e sinistra), Leda
è sopraffatta dai ricordi legati allo sgomento, allo
smarrimento e all’intensità della propria maternità. Un gesto
impulsivo catapulta Leda nello strano e minaccioso universo della
sua stessa mente, in cui è costretta a fare i conti con le scelte
anticonformiste fatte quando era una giovane madre e con le loro
conseguenze.
COMMENTO DELLA REGISTA
Quando ho letto
il romanzo La figlia oscura, mi sono sentita
pervadere da una sensazione tanto strana e dolorosa quanto
innegabilmente vera. Una parte nascosta della mia esperienza di
madre, compagna e donna stava trovando voce per la prima volta. E
ho pensato a come fosse entusiasmante e pericoloso dare vita a
un’esperienza come quella non nella quiete e nella solitudine della
lettura, ma in una stanza piena di esseri umani dotati di vita
pulsante e sensazioni. Come ci si sente a essere seduti accanto
alla propria madre, al proprio marito, alla propria moglie o figlia
nel momento in cui sentimenti ed esperienze comuni a lungo taciuti,
trovano invece voce? Ovviamente esiste una sorta di sgomento e
pericolo nel relazionarsi a qualcuno alle prese con cose che ci
sono state dipinte come vergognose o sgradevoli. Ma quando quelle
esperienze vengono portate sullo schermo, esiste anche la
possibilità di trovare conforto: se qualcun altro formula quegli
stessi pensieri e prova quelle stesse sensazioni, forse non si
è soli. Questa è una parte della nostra esperienza che di rado
trova espressione e, quando ciò accade, è per lo più attraverso
l’aberrazione, la dissociazione o il sogno.
Il film ambientato a Londra viaggia
indietro nel tempo e Wright lo descrive come un omaggio ai
“thriller psicologici che adoro tanto” realizzati dai
registi britannici come Michael Powell e
Alfred Hitchcock con un occhio al grande cinema di
genere italiano, e qui ha citato Mario Bava e Dario Argento.
Il regista ha spiegato di voler fare
una versione londinese di quel tipo di film, dicendo anche che vive
proprio nei luoghi in cui è stato girato L’Occhio che uccide, film
del 1960 di Michael Powell. “Si tratta di una prospettiva che è
lontana dalla mia visione, proprio perché ci passo ogni giorno (in
quei posti).” ha detto Wright.
Edgar Wright presenta Last Night in Soho a
Venezia 78
Parlando del suo ruolo (che le è
valso la nominato agli Emmy) nella serie drammatica NetflixLa Regina degli Scacchi,
Anya Taylor-Joy ha detto: “Mi sento molto,
molto fortunata ad aver lavorato a questi progetti che mi aiutano,
ogni giorno, ad innamorarmi sempre più di questo lavoro. Ed è
questo che è importante”. “Sono qui per il lavoro e i successi sono
meravigliosi, ma alla fine, quello che facciamo ogni giorno è
alzarci per andare al lavoro, ed è quello che amo fare”, ha
aggiunto Taylor-Joy. “Quindi mi sento incredibilmente
privilegiata di avere la possibilità di continuare a farlo e la
possibilità di lavorare con persone così meravigliose e
talentuose”.
Matt Smith, che è meglio conosciuto per aver
interpretato il Doctor Who, ha fatto crollare la casa
quando gli è stato chiesto degli aspetti del viaggio nel tempo di
Last Night in Soho. “L’ho fatto già
prima”, ha detto Smith impassibile, citando il suo personaggio
di maggiore successo che gli ha assicurato l’affetto del
pubblico.
Nel film compare anche Diana
Rigg, amata attrice britannica che prima di morire, nel
2020, ha completato le sue riprese di Last Night in
Soho. Wright ha sfruttato la prestigiosa situazione per
rendere omaggio all’attrice: “È difficile districare il film
dal lavoro con lei ora perché il pensiero del film è stato
piuttosto interessante, un’esperienza molto emotiva da concepire e
realizzare, e ora è tutto legato al fatto che Diana non è più con
noi. Nei momenti in cui sarò disperatamente triste, non potrò fare
un altro brunch pettegolo con Diana Rigg. L’unica cosa che posso
conservare è quanto sono stato fortunato a lavorare con lei e a
conoscerla”.
“E’ stato complicato ma molto
divertente, ed eravamo davvero pronti tutti perché penso che sia
Thomasin McKenzie che io amiamo essere sfidate e dover lavorare a
qualcosa che richiede una sincronia totale non solo tra noi due, ma
anche con la telecamera, dovevamo davvero concentrarci sull’altro
individuo”, ha spiegato Taylor-Joy.
In questo thriller psicologico,
Eloise, che sogna di diventare una fashion designer, riesce
misteriosamente a catapultarsi negli anni Sessanta dove incontra
Sandie, un’aspirante cantante di grande fascino. Ma il glamour non
è esattamente quello che sembra: i sogni del passato iniziano a
infrangersi e approderanno a qualcosa di molto più oscuro.
Commento del regista
Se aveste la possibilità di tornare
indietro nel tempo, lo fareste? Il desiderio di realizzare Last
Night in Soho nasce dalla mia volontà di fare un film su Central
London, che è stata la mia casa adottiva per gli ultimi venticinque
anni e che ho frequentato per buona parte della mia vita adulta;
che fosse per lavoro, socializzazione e anche per vivere in questa
parte della metropoli, mi sono immerso nei secoli di storia di cui
è impregnata. In qualche modo il mio film è una lettera d’amore.
Non solo indirizzata a questa parte di mondo ma a un decennio
leggendario, gli anni Sessanta, quando Soho era il centro
dell’universo. Tuttavia, in me vive un eterno conflitto, in cui la
brama di viaggiare a ritroso e crogiolarmi nell’atmosfera glamour
degli anni Sessanta ha per contraltare il timore assillante delle
tenebre che si celano dietro quella visione rosea. La nostalgia può
essere pericolosa; trascorrendo troppo tempo a guardarsi indietro,
si potrebbe non riuscire a scorgere il pericolo che sta proprio
davanti a noi. Last Night in Soho è un racconto ammonitore rivolto
ai sognatori come me che vogliono riavvolgere il tempo e tornare a
un’epoca nella quale, paradossalmente, in effetti non hanno mai
vissuto. La domanda, quindi, dovrebbe essere: se aveste la
possibilità tornare indietro nel tempo, davvero lo fareste?
Arriva su Amazon Prime Video una nuova, ennesima rivisitazione della
fiaba di Cenerentola, scritta e diretta da
Kay Cannon, già sceneggiatrice di Pitch
Perfect 2 e 3 e autrice della bellissima ma sfortunata
serie tv Girlboss. Naturalmente preparatevi a
farvi sorprendere, perché questa nuova Cenerentola è molto molto
diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere tramite mamma
Disney…
almeno in apparenza!
Cenerentola, la storia
Ella è una giovane donna
ambiziosa, il suo sogno è quello di fare la stilista, realizza
schizzi e bozzetti di vestiti, ne ha persino cucito uno,
bellissimo, adornandolo con la spilla che le ha lasciato sua madre,
una donna molto buona, ma che lei non ha mai conosciuto. Ella però
ha perso da poco anche il padre, e si ritrova a vivere nella sua
casa con una matrigna e due sorellastre, tutte molto prese da sé,
che prestano poca attenzione alla ragazza e tendono a usarla per le
faccende domestiche, anche se Ella riesce comunque a ritagliarsi lo
spazio per sognare e cominciare a costruire.
Il resto è più o meno come lo sappiamo: c’è un principe, un
ballo, un matrimonio da organizzare, delle pretendenti, una fata
madrina e un lieto fine, naturalmente. Ma niente è come ce lo
aspettiamo, o almeno niente è come lo conosciamo!
Protagonisti della storia
sono Camila Cabello che interpreta la caparbia
Ella, forse un po’ più sfrontata rispetto alle sue precedenti
incarnazioni, ma sempre buona e leale;
Idina Menzel che veste i panni della matrigna,
regalandoci delle sfumature inedite di questo personaggio così
ingiustamente condannato a stare dal lato sbagliato della storia;
Billy Porter, nel ruolo scintillante della fata madrina, un
personaggio tanto fondamentale quanto pittoresco e azzeccato per la
rilettura della Cannon; Nicholas Galitzine è
invece il principe Robert, incastrato in un ruolo che non sente suo
e stregato da questa popolana dai capelli corvini e dallo sguardo
aperto e libero, verso il futuro; completa il cast una coppia
davvero ben assortita, formata da
Pierce Brosnane Minnie
Driver, che interpretano il re e la regina, e anche loro
hanno un paio di frecce al proprio arco da lanciare verso il
bersaglio in nome della modernità!
Una storia senza tempo,
anche se aggiornata alla modernità
Cenerentola di Kay Cannon è una
svolta davvero innovativa e profonda per la storia che siamo
abituati a conoscere, tuttavia si basa comunque sui cardini antichi
della storia stessa: il sogno da realizzare. Ella ha sempre e
comunque un sogno (quella della Disney cantava “Che un sogno realtà
diverrà”), semplicemente in questo caso il sogno non è una vita a
palazzo e un matrimonio regale, ma una professione, un lavoro che
dia indipendenza, un desiderio per una ragazza moderna.
Forse il punto di
maggiore interesse di questo film,
una commedia ben diretta e interpretata da tutto il suo cast
canterino, è proprio la considerazione che la storia di Cenerentola
può essere aggiornata alla contemporaneità senza perdere la propria
identità, e questo perché già in partenza la protagonista della
storia è una donna ribelle, volitiva, sognatrice e che sogna la
libertà. Ovviamente il sogno della protagonista è aggiornato
all’oggi, ma questa operazione si può fare, mantenendo il proprio
senso, solo sulla base completamente solida del classico che tutti
conosciamo.
Si diffidi dunque da chi
dice che finalmente Cenerentola ha una veste nuova
e moderna! Il film con protagonista Camila Cabello
indossa un abito nuovo, ma resta fedele al suo cuore, quello in cui
una giovane donna piena di speranza e sogni trova la strada, tra
mille difficoltà, per realizzarsi.
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides, giovane brillante e
dotato di talento, nato per andare incontro a un destino più grande
della sua immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso
pianeta dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e
al suo popolo. Mentre forze malvagie combattono per l’esclusivo
possesso della più preziosa risorsa esistente sul pianeta – una
spezia capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana –
solo chi vincerà le proprie paure riuscirà a sopravvivere.
Il commento del regista
Adattarsi o morire. Questo era il
mio mantra durante la lavorazione di Dune. Il deserto ha i suoi
modi per riportarti al tuo vero io, e liberarti dalle abitudini
marce. Devi evolvere per sopravvivere all’esperienza. La
realizzazione di questo film è la risposta a una vecchia chiamata,
con radici più profonde di quanto immaginassi. Riguardava il
destino, la fede e l’istinto, l’alienazione coloniale e il libero
arbitrio. Ho parlato di Frank Herbert come il mio nuovo profeta, e
del suo romanzo come la mia Bibbia. La natura era il mio Dio. Il
silenzio, il mio Spirito Santo. I venti della realtà spostano le
sabbie, scolpiscono nuovi paesaggi, cancellano i punti di
riferimento: ho pregato per evitare di perdermi. Grazie a Frank,
sono tornato vivo. Di ritorno dall’erg, faccio il gioco della
profezia. Dune è stato sognato e approntato per l’esperienza
cinematografica. Il grande schermo non è semplicemente un altro
format, è il centro del linguaggio cinematografico. La forma
originale. Quella che resisterà alla prova del tempo.
Conquistata la luna, Marte è
divenuto il nuovo pianeta che l’uomo aspira a raggiungere. Nel
cinema, questo è infatti stato protagonista sin dai primi anni del
Novecento di numerose pellicole, tra cui le più recenti sono
Mission to Mars, Sopravvissuto – The Martian
e perfino la commedia italiana In vacanza su Marte. Tra
questi si colloca anche Pianeta rosso,
uscito in sala nel 2000 per la regia di Anthony
Hoffman. Il film unisce il desiderio di raggiungere e
colonizzare Marte con un discorso ambientalista, che vede il
pianeta Terra ormai al collasso per via dell’attività umana.
Scritto da Chuck
Pfarrer (autore anche di TheJackal) e
Jonathan Lemkin (noto come sceneggiatore di
L’avvocato del diavolo
e Arma letale4), il film presentava sin da subito diversi elementi
di interesse. La realizzazione del film, tuttavia, si è rivelata
quantomai complessa, in particolar modo per una serie di tensioni
tra membri del cast. Se dunque Pianeta rosso presenta
notevoli difetti dal punto di vista dei personaggi e delle
dinamiche tra loro, recupera poi con gli effetti speciali, a loro
modo efficaci a convincenti nel far immaginare mondi e situazioni
lontane.
Affermatosi come un sono flop al box
office, con un incasso di appena 33 milioni a fronte di un budget
di 80, Pianeta rosso è negli anni diventato un titolo
scult, ricercato dagli appassionati del genere desiderosi di vedere
qualcosa di tanto bizzarro al punto da essere coinvolgente. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Pianeta rosso: la trama del film
Nell’anno 2057 la Terra è divenuta
praticamente inabitabile a causa della sovrappopolazione e
dell’inquinamento, che ha iniziato a causare seri problemi a
partire dal 2025. Una nuova colonia su Marte potrebbe dunque essere
l’unica speranza dell’umanità. Un team di astronauti americani,
ciascuno specializzato in un campo diverso, sta effettuando la
prima spedizione con equipaggio sul pianeta rosso. Il gruppo è
composto da Robby Gallagher, Ted
Santen, Kate
Bowman, Quinn Burchenal e altri
ancora. Questi, si trovano ben presto a dover lottare per superare
le differenze di personalità, background e ideologie per il bene
generale della missione.
Quando gli strumenti a loro
disposizione subiscono però alcuni danni potenzialmente letali,
l’equipaggio deve dipendere l’uno dall’altro per sopravvivere sulla
superficie ostile di Marte. I loro dubbi, paure e domande su Dio,
il destino dell’uomo e la natura dell’universo diventano elementi
determinanti nei loro destini. In questo ambiente a loro
sconosciuto devono trovarsi faccia a faccia con i loro sé più
umani, scoprendo con orrore di non essere soli. Il pianeta non è
infatti disabitato come pensavano, ma anzi qualcosa di sconosciuto
non fa che avvicinarsi a loro, con intenzioni imprevedibili.
Pianeta rosso: il cast del film
Protagonista, nei panni
dell’ingegnere Robby Gallagher, è l’attore Val Kilmer.
Popolarissimo negli anni Ottanta e Novanta per film come Top
Gun, The Doors e Heat – La sfida, egli accettò il
ruolo in Pianeta rosso poiché affascinato dall’idea di
trovarsi su un set del genere. Kilmer raccontò poi di aver trovato
straordinarie le scenografie e le tecnologie utilizzate per il
film, ricordando il set come un’esperienza molto istruttiva.
Tuttavia, durante questo vi sono stati anche non pochi problemi tra
lui e l’attore Tom Sizemore, interprete del dottor
Quinn Burchenal. I due si scontrarono ripetutamente, arrivando
anche a non presentarsi mai insieme sul set.
L’attrice Carrie-Anne
Moss, celebre per aver interpretato Trinity nella
trilogia di Matrix, ricopre qui il ruolo di Kate Bowman,
la comandante della spedizione su Marte. Nonostante tale ruolo, il
suo è l’unico personaggio a non mettere mai piede sul pianeta
rosso. Benjamin Bratt, attore noto per il ruolo di
Ray Curtis in Law & Order – I due volti della giustizia,
ricopre qui la parte del pilota Ted Santen. Simon Baker,
invece, è il dottor Chip Pettengill. Egli è principalmente
ricordato per i suoi ruoli da protagonista nelle serie The
Guardian e The Mentalist. Nel film si ritrova poi
anche il celebre attore Terence Stamp,
recentemente visto in film come Yes Man e BigEyes, qui nel ruolo del dottor Bud Chantilas.
Pianeta rosso: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Pianeta
rosso è infatti disponibile nei cataloghi di
Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 3
settembre alle ore 23:15 sul canale
Iris.
Gli attori Marlon
Brando e Robert De Niro sono stati i
primi nella storia del cinema ad aver vinto un Oscar per lo stesso
personaggio, quello di Don Vito Corleone, interpretato
rispettivamente in Il padrino e Il padrino – Parte II.
Fino al 2001, però, i due grandi interpreti, tra i migliori delle
loro rispettive generazioni, non hanno mai avuto modo di
condividere il grande schermo con un film che li riunisse. In
quell’anno l’occasione si è infine presentata grazie a
The Score, thriller d’azione diretto da
FrankOz (noto ai più per essere
stato l’animatore e la voce di Yoda in Star
Wars).
Pur con i suoi problemi produttivi,
il film è riuscito ad affermarsi come un titolo particolarmente
apprezzato dalla critica, che ne ha lodato l’azione, i personaggi e
l’aderenza al suo genere di riferimento. The Score è
infatti un puro heist movie, con due generazioni di ladri
pronti a mettersi reciprocamente alla prova per dar vita ad un
colpo tanto complesso quanto ricco. Ancora oggi, il film di Oz è
indicato come uno dei titoli da non lasciarsi sfuggire se si è
amanti di questa tipologia di racconti ricchi di tensione.
Al di là di ciò, a renderlo un film
da non perdere vi è il suo contenere diversi celebri attori, oltre
a Brando e De Niro, che permettono al film di dotarsi di
interpretazioni straordinarie. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
The Score: la trama del film
Protagonista del film è Nick
Wells, specialista di furti con scasso che dopo anni di
onorata carriera ha deciso di ritirarsi e condurre una vita più
onesta. Sua unica attività è infatti ora la gestione del suo jazz
club a Montréal, nel Québec. Ad averlo spinto a rinunciare alla
crimilità, in realtà, vi è il forte amore che egli prova per
Diane, assistente di volo sempre in viaggio, che
gli ha promesso di sposarlo a patto che la smetterà di mettersi nei
guai. Senza grossi problemi Nick è dunque riuscito a resistere ad
ogni tentazione e offerta, sino a quando non gliene viene fatta una
che non può rifiutare.
Max Baron, suo
vecchio complice, gli propone infatti di rubare uno scettro
francese del 1661 dal valore inestimabile, custodito nella dogana
di Montréal. Ad aiutarli nel colpo vi è Jack
Teller, un giovane ladro di talento con diversi colpi
particolarmente astuti alle spalle. Per portare a termine il colpo,
Nick e Jack hanno bisogno l’uno dell’altro, ma tra i due si
instaura da subito una forte inimicizia. A spingere l’anziano ladro
ad accettare vi è la possibilità, con il ricavato del colpo, di
estinguere una pesante ipoteca che grava sul suo locale. Nel
lasciarsi coinvolgere, Nick sa bene di tradire la sua Diane, come
anche che non potrà fidarsi di nessuno.
The Score: il cast del film
Ad interpretare il protagonista, il
ladro Nick Wells, vi è l’attore premio Oscar Robert De Niro,
mentre il suo vecchio complice Max Baron è interpretato da
Marlon Brando. Quest’ultimo non rese facile la
vita sul set a nessuno. De Niro era spesso vittima di scherzi
durante le riprese, mentre il regista si trovò a doversi
confrontare con una continua indisponenza di Brando nei suoi
confronti. Non riuscendo ad andare d’accordo, fu lo stesso De Niro
a dover fare da intermediario tra loro in più occasioni. Brando era
poi solito girare nudo sul set lamentandosi del caldo, mentre nella
sua ultima scena si rifiutò di sorridere come previsto. Il sorriso
venne dunque aggiunto digitalmente in fase di post-produzione.
The Score, però, non è noto
solo come l’unico film che vede confrontarsi De Niro e Brando, ma
anche per essere l’ultimo lungometraggio a cui Brando ha
partecipato prima della scomparsa avvenuta nel 2004. Nel ruolo del
giovane ladro Jack Teller si ritrova invece Edward Norton,
il quale ha raccontato di aver accettato unicamente per poter
vedere il suo nome accanto a quello dei due celebri premi Oscar sul
poster. Per lui recitare in The Score si è trattato della
terza volta, dopoSchegge
di paurae Fight Club, in cui dà vita
ad un personaggio con personalità multiple. Norton, in seguito,
tornerà a recitare insieme a De Niro in Stone. L’attrice
candidata all’Oscar Angela Bassett
interpreta invece Diane, la compagna di Nick.
The Score: il trailer e dove vedere
il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The
Score è infatti disponibile nei cataloghi di
Infinity, Tim Vision, Amazon Prime Video e Now. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 3
settembre alle ore 21:15 sul canale
Premium Cinema.
Ecco la nostra intervista a
Paul Schrader, Oscar Isaac, Tiffany Haddish e
Tye Sheridan, regista e protagonisti de Il
Collezionista di Carte, presentato in Concorso a
Venezia 78 e in sala dal 3 settembre.
Il collezionista di
carte, scritto e diretto da Paul Schrader
con Oscar Isaac, Tye Sheridan, Tiffany
Haddish e Willem Dafoe.
La trama de Il
collezionista di carte
Dei fantasmi del passato non ci si
libera così facilmente. Prodotto da Martin Scorsese e in concorso
al Festival di Venezia, il nuovo film di
Paul Schrader vede Oscar Isaac nel ruolo di William Tell, un
ex militare che vive come giocatore d’azzardo professionista e
attira l’interesse di una misteriosa finanziatrice.
La vita ordinaria di Tell viene però
sconvolta dall’incontro con Kirk (Tye Sheridan), un giovane in
cerca di vendetta contro un nemico comune.
Ecco la nostra intervista ad
Alessandro Borghi con gli esordienti
Dennis Protopapa e Giuliano
Soprano, e al regista Alessandro Celli
con la protagonista femminile Barbara Ronchi.
MONDOCANE è stato presentato alla
SIC – Settimana della Critica 36 nel corso di Venezia
78.
MONDOCANE è una
produzione Groenlandia e Minerva Pictures con Rai
Cinema, prodotto da Matteo Rovere,
coprodotto da Santo Versace –
Gianluca Curti.
Nel
cast Dennis
Protopapa,Giuliano
Soprano,Alessandro Borghi, Barbara
Ronchi,Ludovica
Nasti,Federica
Torchetti, Josafat Vagni,Francesco
Simon.
Il film è nelle sale
dal 3 settembre distribuito da 01
Distribution.
Jodie Comer entra a far parte del cast di
Kitbag, il prossimo film di Ridley
Scott che batterà il ciak all’inizio del prossimo anno.
L’attrice di Killing Eve interpreterà Giuseppina,
la moglie dell’imperatore Napoleone, al
fianco di Joaquin Phoenix che sarà il
protagonista.
Kitbag si
concentrerà sulle origini di Napoleone e sul suo rapporto instabile
con sua moglie Giuseppina. Condusse campagne militari durante le
guerre rivoluzionarie francesi e fu imperatore della Francia dal
1804 al 1814, guidando il paese in una serie di battaglie prima di
essere sconfitto a Waterloo. Fu esiliato prima all’isola d’Elba e
poi nell’isola di Sant’Elena, dove morì nel 1821 all’età di 51
anni.
Jodie Comer sarà anche la protagonista di
The Last
Duel, sempre di Scott, che sarà presentato a Venezia
78, un altro dramma storico ambientato nella Francia del 14°
secolo, in cui appare al fianco di
Matt Damon (“Stillwater”),
Ben Affleck (“Argo”) e
Adam Driver (“Storia di matrimonio”).
“Ho colto al volo l’opportunità
di lavorare di nuovo con Ridley e il suo team e l’idea di lavorare
con Joaquin, che è una persona che ammiro enormemente”, ha
detto Comer in un’intervista con Variety su The Last
Duel. “E penso solo di avere questa opportunità –
sono così entusiasta di approfondire quel mondo.”
Comer ha detto che non ha ancora
iniziato a prepararsi per il ruolo dell’amata Giuseppina di
Napoleone, che dovrebbe cominciare all’inizio dell’anno prossimo,
perché è ora concentrata sulla quarta e ultima stagione di
Killing Eve al fianco di Sandra
Oh.
Tornano alle Giornate
degli Autori gli incontri di Miu Miu Women’s Tales con un
programma che, accanto alla proiezione nel Casinò di Venezia di due
cortometraggi firmati da registe, organizza tre conversazioni con
alcune delle più interessanti attrici, performer e filmmaker di
oggi, chiamate a celebrare la femminilità nel
XXI secolo. Le attività del progetto, giunto al suo
decimo anno di attività, raccolgono le voci di professioniste dai
background diversi, unite dalla curiosità e dall’entusiasmo di
portare al Lido testimonianze sul lavoro, la creatività e il
talento al femminile.
Le due registe che
quest’anno presenteranno i corti #22 e #23 sono Isabel
Sandoval e Kaouther Ben Hania. I corti
verranno proiettati in apertura del film in concorso ufficiale
delle Giornate degli Autori Madeleine Collins di Antoine
Barraud, in Sala Perla sabato 4 settembre alle 16.45. Per
assistere all’incontro tra le due registe, l’appuntamento è
domenica 5 settembre alle 10.00 presso lo Spazio
della Regione del Veneto all’Hotel Excelsior.
Isabel
Sandoval, che nel 2019 aveva presentato in concorso ufficiale alle
Giornate il suo intimo esordio alla regia, Lingua Franca,
candidato al John Cassavetes Award, porta sullo schermo della Sala
Perla #21 SHANGRI-LA, un racconto ambientato durante
la Grande Depressione che ci accompagna in un viaggio sensuale e
malinconico nelle fantasie di una bracciante filippina di seconda
generazione. Dopo il successo di The man who sold his skin,
presentato a Orizzonti durante Venezia 77 e primo film Tunisino
candidato all’Oscar, Kaouther Ben Hania torna al Lido con #22 I
AND THE STUPID BOY, cortometraggio che gioca con gli equilibri
di potere tra uomo e donna, la sessualità e la vergogna, una
storia graffiante e profondamente femminista.
Il pomeriggio del 5
settembre, all’Italian Pavillion (Hotel Excelsior), sarà la volta
di Ciara Bravo e Patricia Allison. La statunitense
Ciara Bravo, apparsa in serie televisive come Big Time Rush
e Red Band Society, versione americana di Braccialetti
rossi, dialogherà con Patricia Allison, attrice britannica che
ricorderete per il ruolo di Ola Nyman nella hit-series NetflixSex Education. Appuntamento alle 15.00
all’Hotel Excelsior presso l’Italian Pavilion.
La terza e ultima
conversazione, sarà lunedì 6 settembre alle ore 11.00, nuovamente
presso lo Spazio della Regione del Veneto, vedrà protagoniste
KiKi Layne e Sarah Gadon. Classe 1991, KiKi Layne
ha già all’attivo ruoli in film del calibro di The Old
Guard e If Beale Street Could Talk, per il quale ha
ricevuto il Black Reel Award come miglior attrice. Acclamata per i
suoi ruoli nei film di David Cronenberg A
Dangerous Method, Cosmopolis e Maps to the Stars,
Sarah Gadon porterà al Lido la sua esperienza sui set di altre
grandi produzioni come Enemy di Denis Villeneuve e
Dracula Untold.
Tutti gli incontri
saranno moderati dalla giornalista britannica Penny Martin,
caporedattore della rivista femminile “The Gentlewoman”.
Sono stati annunciati i vincitori
del premio Kinéo, nell’ambito di Venezia 78. Il premio arriva alla
sua 19° edizione, e per celebrarla, è stata scelta come madrina
Madalina Ghenea. I premi verranno consegnati DOMENICA 5
SETTEMBRE 2021, h. 19.00 (Spazio Regione Veneto – Italian
Pavilion – Hotel Excelsior).
Ecco tutti i vincitori del premio Kinéo:
Miglior Film e Miglior Regia: MISS
MARX di Susanna Nicchiarelli
Miglior Opera Prima: GOVERNANCE –
IL PREZZO DEL POTERE di Michael
Zampino
Miglior Sceneggiatura:
EST di Antonio Pisu
Pubblico&Critica SNCCI: IL
BUCO IN TESTA di Antonio
Capuano
Serie Tv/Piattaforme Italiana:
ROMULUS di Matteo Rovere
e Michele Alhaique
Serie Tv/Piattaforme Internazionale:
CHIAMI IL MIO AGENTE! di Fanny
Herrero
Miglior Film Internazionale in sala:
NOMADLAND di Chloé
Zhao
MigliorFilm Internazionale in streaming:
MANK di David
Fincher
ITTV/Kinéo: ANDREA
SCROSATI
Miglior Attore Protagonista: MASSIMO
POPOLIZIO per Governance – Il prezzo del
potere di Michael Zampino
Miglior Attrice Protagonista: LORENZA
INDOVINA per Cosa sarà di
Francesco Bruni
Miglior Attrice Non Protagonista:
CLOTILDE COURAU per Il cattivo
poeta di Gianluca Jodice
Premio CSC Giovani Rivelazioni:
ELEONORA CONTESSI
Premio CSC Giovani Rivelazioni: IRENE
CASAGRANDE
Premio CSC Giovani Rivelazioni:
ANTONIA FOTARAS
Miglior Attore Co-Protagonista:
MICHELE RAGNO per The School of
Mafia di Alessandro Pondi
Miglior Attore Co-Protagonista:
LORENZO ZURZOLO per
Morrison di Federico Zampaglione
Premio Kinéo Arte/ Lirica: DAMIANO
MICHIELETTO
Premio Kinéo Movie for Humanity Award:
CINZIA ANGELINI per
Mila
Miglior Attore Protagonista Internazionale:
GARY OLDMAN per Mank di
David Fincher
Miglior Attrice Internazionale: OLIVIA
WILLIAMS per The Father – Nulla è come
sembra di Florian Zeller
Miglior Regista Internazionale (Serie):
DAVID WARREN per Grace and
Frankie
Premio Arte/Musica: LOLA
ASTANOVA
Premio Arte/Letteratura Kinéo e La Nave di
Teseo: KATRIN TUIL per Le
cose umane (Les Choses Humains)
Guest stars:
FRANCESCA VALTORTA, BIANCA NAPPI, MARGHERITA TIESI (testimonial di
Medicina Solidale e Fonte D’Ismaele)
l’attrice MARIA PIA CALZONE
la regista CINZIA TH TORRINI
l’attore RALPH PALKA
il regista ANDREA PALLAORO
la direttrice di fotografia KATE ARZIMENTI
È in uscita Kerber,
nuovo album del compositore e polistrumentista francese
Yann Tiersen, testimonianza audiovisiva del nuovo
sound elettronico che la poetica dell’autore ha assunto. Yann
Tiersen è, difatti, conosciuto proprio per le sperimentazioni
musicali e sinfoniche, oltre che per il contributo a colonne sonore
cinematografiche (ricordiamo Goodbye, Lenin! e
Il favoloso mondo di Amelie). Proprio in
occasione dell’uscita del suo ultimo disco è stato girato il
lungometraggio Yann Tiersen: Kerber-The Film,
diretto da Kit Monteith e prodotto da
Louise Sinnerton, disponibile on demand sulla
piattaforma pay-per-view LIVENow
dal 26 agosto 2021.
La sperimentazione musicale di Yann
Tiersen: Kerber-The Film
Yann Tiersen: Kerber-The
Film vede Yann Tiersen, Jens L.
Thomsen ed Emilie Tiersen nel ruolo di
performers all’opera nello studio di Tiersen, nella location
incantata dell’isola di Ouessant in Bretagna, terra sempreverde
dove risiedono soltanto 834 persone. E’ proprio l’estetica
paesaggistica di questo luogo fiabesco ad avere esercitato la
maggiore influenza sul compositore che, lasciatosi guidare dalle
suggestioni naturali, ha composto nuove sinfonie. Nel film Yann
Tiersen esegue dunque i brani, combinando svariati strumenti
musicali, quali pianoforte, vari tipi di violini e fisarmonica.
Il regista Kit
Monteith si avvale di fotocamera 35 mm quale strumento
analogico per poter incorniciare al meglio gli intonsi paesaggi
dell’isola, col l’intento di rendere le trasformazioni del
paesaggio in musica, in un sodalizio tra artista e natura che
denota una ricerca performativa ottimale. Il nuovo sound di Tiersen
è rigenerato e rinvigorito dai sistemi elettronici analogici, che
ridefinisco le sinfonie musicali tramite il campionamento e la
sintesi sperimentale. Il prodotto filmico è il risultato di un
lavoro ininterrotto per gran parte del 2020, anno di ricerca
stilistica volta alla composizione di melodie al pianoforte da
rileggere con suoni elettronici. La miscela di estetica classica e
contemporanea permea l’intera cornice filmica, che vive di sospiri
e pause musicali, nell’ottica di partiture pittoresche che riescono
a delineare al meglio la poetica di Yann Tiersen.
L’album di Kerber dimostra
ampiamente uno spirito volto alla sperimentazione incessante, che
si nutre di suggestioni visive e temporali, per ricreare il fluire
del proprio tempo in musica. La rappresentazione di un universo
visivo interiorizzato e contemplativo è chiave fondamentale di
lettura di un prodotto artistico incasellabile, che mira a
sfruttare a proprio vantaggio i mezzi audiovisivi per proporre una
dinamica di promozione dell’album del cantante ottimamente ideata,
pur con qualche difetto registico, che comunque non va a minare nel
complesso l’estetica dell’opera.
Kerber è il risultato di un percorso
di ridefinizione dell’essenza di musicista e compositore di Yann
Tiersen, già in opera da alcuni anni e ravvisabile chiaramente nel
disco Portrait, in cui rileggeva un
venticinquennio di carriera alla luce della consapevolezza attuale
e presente. Anche il disco ALL restituiva una
miscellanea di materiale registrato tendente a nuovi percorsi
creativi, dalla marcatura ecologista. Sicuramente però il risultato
migliore è stato raggiunto tramite questo progetto, che riprende le
sinfonie prive di cantato del disco precedente (indubbiamente tra
le più convincenti) e approfondisce il “sodalizio musicale” tra il
pianoforte, lo strumento tanto amato, e l’elettronica.
Yann Tiersen: Kerber-The Film, un
diario musicale tutto da sfogliare
Ciò che sorprende maggiormente è
l’appropriazione da parte di Tiersen dell’impianto più ambient, e
meno pop, della sua musica; è innegabile che l’influenza della
prorompente “identità geografica” di cui Tiersen si è nutrito abbia
costituito la carta vincente per regalarci non solo uno splendido
omaggio all’isola di Ushant, ma anche un diario musicale tutto da
sfogliare, che mira a catturare la veridicità delle
impressioni.
Per quanto riguarda il metodo
compositivo, Tiersen ha affermato che, diversamente dal passato,
non è più il pianoforte l’ unico centro propulsore delle sue idee;
indubbiamente, ne costituisce l’impianto e la resa melodica, che
scaturisce da un attento lavoro di scrittura, avvalendosi però
anche di strumenti elettronici analogici che si elevano a ruolo di
orchestra. Esempio ben riuscito di questo modus operandi sono
Ker yegu, Poull Bojer e
Ker Loch.
Scogliere alte e frastagliate, una
landa pianeggiante sconfinata, sferzata dai venti, sono lo sfondo
perfetto per raccogliere sonorità vibranti, e contaminate, che
vanno a reinterpretare la cornice paesaggistica secondo l’occhio di
chi chiama quella terra “casa”: Yann Tiersen: Kerber-The
Film mira ad ampliare gli orizzonti musicali di un artista
duttile, in continua evoluzione, ma che continua sempre a volgere
lo sguardo alle sue radici.
Lo streaming di Yann
Tiersen: Kerber- The Film è disponibile su LIVENow da
giovedì 26 agosto alle 20:00.
Tra i film più attesi di
Venezia 78, in Concorso, c’era sicuramente
Spencer,
di Pablo Larraìn, con protagonista
Kristen Stewart nei panni della Principessa
Diana. Il film ha suscitato grande consenso ed emozione tra la
stampa presente al Lido, un apprezzamento trapelato tutto durante
la conferenza stampa di presentazione del film.
Kristen Stewart ha dichiarato: “Ho provato
più piacere nella mia fisicità nel realizzare questo film di quanto
non ne abbia avuto in qualsiasi altra cosa. Mi sentivo più libera e
viva e in grado di muovermi, e anche più alta”.
“Una volta che ho imparato a
fare la riverenza e ho imparato che non dovevo andare in cucina da
sola a rubare il cibo, tutti quei dettagli non li ricordo neanche.
Ma c’era sempre qualcuno che si assicurava che non uscissimo fuori
dagli schemi e rimanessimo autentici”. Ha dichiarato Stewart
in merito al protocollo reale che ha dovuto mettere in scena per
impersonare la Principessa del Galles.
L’attrice, che ha partecipato alla
conferenza stampa con Larrain, ha parlato con
passione della defunta principessa, morta in un incidente
automobilistico a Parigi nel 1997. “La guardo, le foto e i
video fugaci, e sento la terra tremare e non so cosa accadrà”,
ha commentato Stewart in un moto di ammirazione verso la
principessa, osservando che Diana “si distingue dagli altri
come una casa scintillante in fiamme”. “Penso che sia solo
qualcosa con cui è nata”, ha poi commentato.
La conferenza stampa di Spencer a Venezia 78
“Ci sono alcune persone dotate
di un’energia innegabile e penetrante. La cosa veramente triste di
lei è che, per quanto normale, casuale e disarmante nel suo modo di
essere, immediatamente si è sentita anche così isolata e sola. Ha
fatto sentire tutti gli altri accompagnati e sostenuti da questa
luce e tutto ciò che voleva era riaverla”.
In risposta a una domanda sullo
stile leggendario di Diana, la Stewart ha affermato che, alla fine,
“non importava davvero cosa indossasse. Era una persona che
usava i vestiti come armature ma era così costantemente disponibile
e visibile. Non poteva nascondersi, portava il suo cuore a vista e
questa, per me, è stata la cosa più bella che ha fatto”.
Per quanto riguarda Pablo
Larraìn, il regista ha detto che semplicemente “voleva
fare un film che sarebbe piaciuto a mia madre”. “Volevo anche fare
un film che potesse in qualche modo riguardare ciò che penso che
qualcuno come mia madre veda in Diana – ha continuato –
Diana ovviamente era un’icona molto famosa e bella a molti
livelli, ma era una madre. E, cosa più importante, è stata una
persona che ha creato qualcosa di incredibilmente bello con il
livello di empatia che aveva”.
Sia Larrain che Stewart hanno
parlato a lungo dell’inconoscibilità della principessa e di come,
nonostante l’estrema attenzione dei media che ha ricevuto, fosse
impossibile conoscere la persona reale. “Tutti si sentono
come se la conoscessero. Questo è ciò che è bello di lei, che è
accessibile“, ha detto
Kristen Stewart. “Ti senti come se fossi sua
amica, come se fosse tua madre. Ma ironia della sorte è che lei era
una persona inconoscibile…”.
E’ stato presentato in concorso il
film Spencer,
il nuovo film di Pablo Larraín che è presente al
festival accompagnato dalla sua protagonista
Kristen Stewart.
Il matrimonio della principessa
Diana e del principe Carlo è da tempo in crisi. Sebbene le voci di
tradimenti e di divorzio abbondino, in occasione delle feste di
Natale nella residenza reale di Sandringham viene decretato un
periodo di pace. Si mangia e si beve, si spara e si caccia. Diana
conosce il gioco, ma quest’anno le cose saranno molto diverse.
Spencer immagina cosa potrebbe essere accaduto
durante quei pochi giorni decisivi.
Il commento del regista
Siamo tutti cresciuti sapendo cos’è
una favola, ma Diana Spencer ne ha cambiato il paradigma e ha
ridefinito le icone idealizzate della cultura pop, per sempre.
Questa è la storia di una principessa che ha deciso di non
diventare regina, ma ha scelto di costruirsi da sola la propria
identità. È una favola al contrario. Sono sempre rimasto molto
sorpreso dalla sua decisione e ho sempre pensato che deve essere
stata molto dura da prendere. Questo è il cuore del film. Volevo
approfondire il processo alla base delle scelte di Diana, mentre
oscilla tra dubbio e determinazione, scegliendo, infine, la
libertà. È stata una decisione che ha definito la sua eredità: un
lascito di onestà e umanità che rimane ineguagliato. Si è scritto
molto su Diana, c’è un’infinità di storie: di alcune si può
dimostrare il fondamento, di altre no. Abbiamo fatto molte ricerche
su di lei, sulle tradizioni del Natale della famiglia reale, e
sugli aneddoti dei fantasmi nella residenza di Sandringham.
Tuttavia, la famiglia reale è notoriamente discreta. Potrà anche
apparire in pubblico in certe occasioni, ma a un certo punto le
porte si chiudono e non c’è modo di sapere cosa stia accadendo
dietro di esse. Ciò lascia molto spazio alla fantasia; e questo è
stato il nostro lavoro. Non avevamo intenzione di fare un
docudrama: volevamo creare qualcosa prendendo degli elementi dalla
realtà e ricorrendo poi all’immaginazione per raccontare la vita di
una donna con gli strumenti del cinema. Questo è il motivo per cui
il cinema è così fantastico: c’è sempre spazio per l’immaginazione.
Nel costruire il personaggio di Diana, non volevamo solo creare una
sua replica, ma usare il cinema e i suoi strumenti per dar vita a
un mondo interiore che trovasse il giusto equilibrio tra il mistero
e la fragilità del suo personaggio. Tutto ciò che Diana vede
riflette i suoi ricordi, le sue paure, i suoi desideri e forse
anche le sue illusioni. Questi elementi attingono a qualcosa che
sta accadendo dentro di lei e mostrano una vulnerabilità
bellissima.
Era l’evento mondiale più atteso di
questa Venezia 78 e i primi commenti non hanno
affatto deluso le aspettative: Dune
è il blockbuster che tutti aspettavano e il suo regista,
Denis Villeneuve, ha partecipato alla conferenza
stampa del film insieme al suo coast, per presentarlo al mondo dopo
così tanta attesa.
Il regista, dopo un simpatico
siparietto in cui ha confessato di aver dovuto dirigere
Timothée Chalamet e anche il suo taglio di capelli, ha
ribadito il suo desiderio che il pubblico veda il suo adattamento
di Dune
sul più grande schermo possibile, portando avanti la sua posizione
contro l’uscita in streaming del film su HBO Max, mentre lo studio
che produce e distribuisce il film, la Warner
Bros, ha confermato che distribuirà il film
contemporaneamente nelle sale e in streaming a ottobre.
“Incoraggio le persone a vederlo
sul grande schermo”, ha detto Villeneuve, pur senza essere
stato imbeccato da nessuna domanda “È stato sognato, progettato
e girato pensando in IMAX. Quando guardi questo film sul grande
schermo, è quasi un’esperienza fisica. Abbiamo progettato il film
per essere il più coinvolgente possibile e per me il grande schermo
fa parte del linguaggio”.
Dune, la conferenza stampa di Venezia 78
Al protagonista Chalamet è stato
invece chiesto se la sua performance è stata modellata su quella di
Kyle MacLachlan, che aveva interpretato il suo
stesso ruolo nel Dune di David Lynch. “Ho
un enorme rispetto per la performance di Kyle e adoro quella
versione”, ha detto Chalamet. “L’ho visto due mesi prima
di iniziare le riprese. Ma quando Denis ti chiede di fare un film e
di fare la sua versione di un film, dimentichi tutto e ti rendi
umile come il materiale originale ti chiede di essere.”
Sia Villeneuve che
Javier Bardem hanno parlato dei temi ambientali del
libro, con Bardem che ha notato che Frank Herbert era “in
anticipo sui tempi” quando ha affrontato la nozione di un
pianeta invivibile nel 1965. “Sta accadendo mentre parliamo, il
che è piuttosto spaventoso. Spetta ai governi e alle grandi aziende
trovare la soluzione per fare un grande passo avanti e cambiare
idea su come ci comportiamo in questo mondo”. Bardem è un noto
attivista e sembra che questo aspetto del film lo abbia legato
“sentimentalmente e spiritualmente” al progetto.
Chalamet ha definito “l’onore di
una vita” l’interpretare Paul Atreides ed è
stato un sentimento espresso anche dalla co-protagonista
Zendaya. “Ero estremamente intimidita perché nel
cast ci sono così tante persone qui che ammiro”, ha detto dei
suoi colleghi, trai quali anche
Josh Brolin,
Oscar Isaac e
Rebecca Ferguson. “Denis è un regista
straordinario, quindi entrando in scena mi sono detta ‘Non ho molto
tempo e ci sono così tante persone a cui devo essere in grado di
stare accanto’. Sono stata lì solo per pochi giorni, ma sentivo di
essere diventata molto rapidamente parte di una famiglia”.
Dopo innumerevoli posticipi dovuti
alla pandemia e alla conseguente chiusura delle sale, Dune
arriverà nelle sale italiane a partire dal 16 settembre 2021
Sibyl – Labirinti di
donna è diretto da Justine Triet e vede
fianco a fianco due tra le attrici più interessanti del cinema
francese e internazionale: Virginie Efira e
Adèle Exarchopoulos, entrambe fresche di successo
all’ultimo festival
di Cannes dove sono state protagoniste, rispettivamente, di
Benedetta di Paul Verhoeven e
dell’esordio di Julie Lecoustre ed
Emmanuel Marre, Zero Fucks Given. Il film è in sala dal 2
settembre distribuito da Valmyn.
Sibyl – Labirinti di donna, la trama
In SIBYL Efira
interpreta Sibyl, una scrittrice ha abbandonato la scrittura per
diventare psicologa. Con il tempo, però, presa dal desiderio di
scrivere decide di lasciare la maggior parte dei suoi pazienti e
comincia a immaginare la trama del suo nuovo romanzo. Mentre è in
cerca dell’ispirazione, però, viene contatta da Margot
(Adèle Exarchopoulos), una giovane attrice in
difficoltà, che la prega di vederla e Sybil accetta. Nel pieno di
un dramma passionale sul set del film che sta girando, che
coinvolge l’attore principale e la regista, Margot si racconta
senza inibizioni, mentre Sibyl ne resta sempre più affascinata,
registrando segretamente le loro conversazioni e prendendo da esse
materiale per il suo romanzo…
Il quarto episodio di What If… ? ci mostra un universo in cui
Doctor Strange è ossessionato dal
potere e dal controllo. Naturalmente, l’episodio pone alcune grandi
domande non solo sullo Stregone Supremo, ma anche sull’intero
MCU. Scopriamo grazie a Screen
Rant quali sono le principali…
Come funzionano i Punti assoluti?
Dopo aver tentato – e
fallito innumerevoli volte – di tornare indietro nel tempo per
salvare la vita di Christine, Stephen Strange viene informato
dall’Antico che ciò non è possibile, poiché la morte di Christine è
qualcosa che viene definito Punto assoluto, ossia un momento
cruciale nella linea temporale, così centrale per la progressione
dell’universo che nessuna quantità di ingerenza può cambiarlo.
L’Antico avverte che se anche avesse avuto il potere di annullare
un Punto assoluto, ciò avrebbe inevitabilmente scosso l’universo in
maniera tanto radicale che la stessa realtà sarebbe collassata
(anche se, alla fine, è esattamente quello che accade… ).
Ma come funzionano effettivamente i
Punti assoluti? Come vengono selezionati? Christine vive nella
linea temporale principale del MCU, il che significa che i Punti
assoluti sono unici per ogni linea temporali. Il modo in cui è
spiegato in What If… ? fa sembrare che i Punti assoluti
costituiscano la struttura base di una determinata linea temporale.
In altre parole, ci sono alcuni momenti che sono effettivamente
concreti, con l’universo che si modella e fluttua intorno ad essi.
Senza di loro, l’intera struttura crollerebbe e l’universo con
essa. Ma questo non spiega ancora come vengono determinati i Punti
assoluti nelle diverse linee temporali, quanti ce ne sono e,
soprattutto, perché è così difficile cambiarli…
Doctor Strange è davvero lo
Stregone Supremo del MCU?
Nonostante occupi il
Sanctum Sanctorum e agisca in qualità di linea di difesa primaria
per la Terra, il MCU non ha mai chiarito del tutto
se Doctor Strange sia effettivamente lo Stregone Supremo.
Nell’universo dell’episodio 4 di
What If… ?, tuttavia, viene identificato con quel
titolo.
Poiché il viaggio di Strange nel
complesso (almeno prima della sua discesa nell’ossessione)
rispecchia da vicino il suo viaggio nel MCU principale, sembra ragionevole
presumere che detenga anche il titolo di Stregone Supremo. Ma per
ora, ciò non è stato ancora confermato ufficialmente.
In che modo l’Antico ha creato due
Doctor Strange?
Nell’atto finale del quarto
episodio di What If… ?, l’Antico rivela di aver diviso in due
Doctor Strange, nel tentativo di impedirgli di distruggere
l’universo. Dice di aver usato la magia oscura per dividerlo in due
sé corrispondenti a due linee temporali, coesistenti nello stesso
universo.
Date le regole del Multiverso
stabilite in Loki, sembra che ciò debba essere impossibile.
Chiaramente, lo sarebbe se non fosse per l’invocazione di potenti e
oscure abilità mistiche. Tuttavia, l’impressionante dimostrazione
del potere dell’Antico non viene realmente spiegata, e non è chiaro
quali sarebbero le ripercussioni più ampie di una tale divisione a
lungo termine.
Rivedremo la Biblioteca Perduta di Cagliostro?
Durante la sua ricerca del
potere, Doctor Strange si reca alla Biblioteca Perduta di
Cagliostro, un luogo antico pieno di una potente conoscenza delle
arti mistiche. Vi studia e si allena per secoli, e alla fine se ne
va dopo aver acquisito la potenza necessaria per invertire un Punto
assoluto. La libreria è ispirata all’originale Marvel Comics e potrebbe svolgere un ruolo
enorme nella linea temporale principale del MCU semmai dovesse tornare.
Data l’associazione tra Cagliostro e
il Darkhold, è più che probabile che Doctor Strange e Scarlet Witch
possano andare in cerca della biblioteca in Doctor Strange in
the Multiverse of Madness, mentre sono intenti a
comprendere e viaggiare attraverso il Multiverso e la Dimensione
Oscura.
Perché l’universo di Doctor Strange è crollato?
Dopo secoli passati ad
assorbire mostri e studiare i segreti di Cagliostro, la versione
malvagia di Doctor Strange diventa abbastanza forte da invertire un
Punto assoluto: di conseguenza, il tessuto del suo universo inizia
rapidamente a disfarsi. Non è in grado di salvare effettivamente
Christine finché non riassorbe la sua altra metà, ma anche prima
che ciò accada, l’universo inizia a collassare rapidamente.
Quindi, qual è esattamente l’innesco
dell’apocalisse? È la disfatta di un Punto assoluto? O è la
semplice esistenza di qualcuno con l’abilità e il potere di farlo?
È chiaro che la missione di Strange non è qualcosa che il suo
universo può sostenere, e ciò è spiegato anche abbastanza bene.
Tuttavia, le specifiche di come tutto funzioni davvero rimangono
ancora un mistero.
Quanto è potente l’Osservatore in What If… ?
Alla fine del quarto
episodio di What If… ?, Doctor Strange parla direttamente
all’Osservatore, pregandolo di salvare l’universo dalla sua stessa
follia e arroganza. L’Osservatore nega però la sua richiesta,
dichiarando di non essere un dio, e che nemmeno Strange lo è.
Finora, l’Osservatore si è
semplicemente limitato a fare ciò che implica il suo nome,
lasciando poco chiari i limiti e la natura dei suoi poteri. Avrebbe
potuto annullare il danno di Strange se ci avesse provato? E in che
modo un atto del genere avrebbe influenzato il resto del
Multiverso?
Doctor Strange è il personaggio più potente del MCU?
Chi è davvero il
personaggio più potente del MCU? Thanos, Captain Marvel, Scarlet Witch, Thor? Il quarto
episodio di What If… ? dimostra che anche Doctor Strange potrebbe
ambire al tiolo. La capacità di crescita e miglioramento delle sue
abilità mistiche sembra quasi impareggiabile, e il cataclisma che
crea è l’evento più mortale visto nel MCU fino ad oggi.
È possibile che anche altri
praticanti della magia come Scarlet With possano essere in grado di
raggiungere livelli di potenza simili, se gli viene dato abbastanza
tempo per allenarsi e studiare, ma ciò non significa che potrebbero
superare Strange. Il titolo di Stregone Supremo ha un peso maggiore
in riferimento a lui, e What If… ? mostra quanto ne sia veramente degno Doctor
Strange.
Ci sono sicuramente diversi motivi
per cui The
Marvels è uno dei titoli più attesi della Fase 4
del MCU. Tuttavia, tra questi c’è anche
il coinvolgimento dietro la macchina da presa di Nia
DaCosta, una delle giovani registe più talentuose di
Hollywood, che proprio di recente ha ricevuto numerosi consensi
grazie al “sequel spirituale” di Candyman.
DaCosta ha più volte parlato di
quanto il sequel di Captain
Marvel sorprenderà i fan del franchise, ma ora, in
una recente intervista all’interno del podcast “Films To Be Buried
With“, la regista ha parlato più nel dettaglio della sua
esperienza con i Marvel Studios, che spesso vengono tacciati di
imporre la loro visione ai filmmakers. Al contrario, DaCosta ha
spiegato che le cose sono andate in maniera totalmente diversa per
quanto riguarda la lavorazione di The
Marvels.
“È stata un’esperienza
gratificante”, ha detto Nia DaCosta. “È
probabilmente la migliore esperienza che io abbia mai avuto con uno
studio, soprattutto con un uno studio di quel calibro. Penso che la
Marvel sia una specie di capro
espiatorio all’interno dell’industria. Tutti pensano che
controllino qualsiasi cosa, ma la verità è che sono davvero aperti
e molto ricettivi. Quando ti assumono, vogliono davvero che tu sia
te stesso e che abbia modo di esprimerti. È stato davvero eccitante
e divertente poter lavorare in questo modo.”
Tutto ciò che sappiamo su The
Marvels
The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain
Marvelcon protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman. Nel
cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms.
Marvel, che vedremo anche
nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Nessun dettaglio sulla trama del
sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe
spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri.
Naturalmente, Brie
Larson tornerà nei panni di Carol Danvers. Il
sequel di Captain
Marvelarriverà l’11 novembre 2022.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER
SULLA TRAMA DI SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI
ANELLI!!!
Il primo trailer ufficiale
di
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli ha
rivelato che nel film avremmo visto il ritorno di Abominio, ossia
l’alter ego di Emil Blonsky interpretato da Tim Roth ne L’incredibile Hulk.
Ora che Shang-Chi è arrivato nelle sale, ecco che il vero
ruolo del personaggio all’interno della storia è stato finalmente
rivelato. Quel “torneo” che abbiamo visto nel trailer, in realtà,
si svolge in occasione di un vero e proprio fight club clandestino
gestito dalla sorella di Shang-Chi, Xialing. Vediamo alcune brevi
inquadrature di Abominio e Wong che se le danno di santa
ragione.
Alla fine, è il fedele braccio
destro di Doctor Strange ad avere la meglio sul nemico,
ma in realtà, grazie ad una sequenza successiva, scopriamo che i
due sono amici. Sembra che Wong ed Emil si siano iscritti al torneo
insieme (forse per portare a casa qualche somma di denaro?), e
quando li ritroviamo dopo il combattimento, vediamo lo stregone che
sta rimproverando il suo mostruoso compagno per esserci “andato
piano”. Dopo di ciò, Wong apre un portale che viene attraversato da
entrambi.
Sembra quindi che Abominio abbia
voltato pagina, o per lo meno stia cercando di risolvere i suoi
problemi legati alla rabbia. Resta da vedere cosa questo
significherà per il coinvolgimento del personaggio nella serie
Disney+She-Hulk:
abbiamo ipotizzato che sarebbe stato un antagonista, ma in base a
ciò che si vede in Shang-Chi, ci sono buone probabilità che, alla fine,
sarà un alleato di Jennifer Walters.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Coyote è la nuova
serie tv action drama ambientato nella frontiera tra il Messico e
gli Stati Uniti. Una storia attuale, drammatica e intensa,
ambientata nella fragile frontiera tra la California del sud e il
Messico, dove le sempre più dure politiche sull’immigrazione
hanno un riscontro con la realtà.
Prodotta da David Graziano
(Jake
Ryan), Michael Carnes e Josh Gilbert,
Coyote segna il ritorno sul piccolo schermo dell’attore
premiato agli Emmy Michael Chiklis (The
Shield,
American Horror Story: Freak Show e Gotham),
protagonista della serie accompagnato da Juan Pablo Raba (Un
uomo sopra la legge) e Adriana Paz (Tijuana
Bible).
Coyote: quando esce e dove vederla
in streaming
Coyote uscirà in
prima visione dal 5 settembre alle 21.15 su Sky Investigation.
Coyote in streaming sarà disponibile su
NOW.
Coyote: trama e cast
Dopo 32 anni di servizio, Ben
Clemens (Michael Chiklis), un ex agente della “Customs and
Border Protection Agency” (la polizia di frontiera degli Stati
Uniti d’America), è costretto a rivalutare le sue convinzioni
sull’immigrazione illegale quando si ritrova ad aiutare una giovane
donna incinta che sta cercando in tutti i modi di scappare da uno
spietato cartello messicano. Coinvolto in un viaggio pericoloso a
cavallo tra la vita e la morte, Ben, ora dall’altra parte della
barricata, si rende conto in prima persona che il mondo il più
delle volte non si divide in maniera netta in ciò che è bianco e
ciò che è nero, ma che le sfumature sono possibili. Cosa
particolarmente vera soprattutto in quella zona di confine così
particolare e delicata dove non sempre ciò che è legale e ciò che è
giusto coincidono.
La prima stagione di Coyote
St. 1 episodio 1: Nel suo ultimo giorno di lavoro come agente
di frontiera, Ben Clemens scopre un tunnel segreto utilizzato per
contrabbandare merci negli Stati Uniti dal Messico.
St. 1 episodio 2: Inseguiti dagli inseguitori, Ben e Maria
Elena intraprendono un pericoloso viaggio nel deserto per
raggiungere gli Stati Uniti
St. 1 episodio 3: Con opzioni limitate e la vita della sua
famiglia a rischio, Ben tenta una disperata strategia di uscita,
con conseguenze potenzialmente disastrose.
St. 1 episodio 4: Ben deve usare i suoi precedenti contatti con
la polizia di frontiera quando è costretto a eseguire un’audace
rapina per il cartello in modo che la sua ex moglie e figlia non
diventino vittime dei suoi stessi errori.
St. 1 episodio 5: Con opzioni limitate e la vita della sua
famiglia a rischio, Ben tenta una disperata strategia di uscita,
con conseguenze potenzialmente disastrose.
St. 1 episodio 6: Ben deve affrontare il pericolo all’interno
del cartello di Zamora mentre cerca la verità sul suo ex partner
mentre un’indagine del governo degli Stati Uniti si chiude.
È ormai chiaro che Doctor Strange in the Multiverse
of Madness ci porterà alla scoperta di luoghi
assolutamente folli, soprattutto in vista della quantità di
personaggi che potrebbero fare la loro apparizione nel film
attraverso dei brevi cameo.
Con lo Stregone Supremo e Scarlet
Witch pronti a viaggiare attraverso il Multiverso, potremmo
definire quasi una certezza il fatto che nel sequel ci saranno
diversi volti noti del passato (o magari svolte narrative inattese
per quanto riguarda alcuni veterani del MCU). Tuttavia, una nuova
speculazione potrebbe aver fatto luce su come il sequel si
collegherà alla serie Loki.
Alla fine della prima stagione dello
show targato Disney+, il Dio dell’Inganno si è
ritrovato intrappolato in una linea temporale alternativa, con
Mobius che osservava mentre venivano create innumerevoli nuove
realtà. Nel frattempo, Sylvie è stata lasciata da sola alla fine
dei tempi, dopo aver affondato la sua lama in Colui che resta, una
variante di Kang il Conquistatore (evento da cui ha avuto origine
la linea temporale alternativa che ha chiuso la stagione).
Parlando con The
DisInsider Show (via
CBM), il co-conduttore Derek Cornell ha condiviso una voce
secondo cui il Mobius di Owen Wilson e la Sylvie
di Sophia Di Martino appariranno entrambi in
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness. Ciò potrebbe in
qualche modo gettare le basi per la
seconda annunciata stagione di
Loki. Ovviamente, le nuove avventure di Strange potrebbero
facilmente condurlo non solo alla TVA, ma anche alla
Cittadella.
Anche Tom Hiddleston nel sequel di Doctor Strange?
Per ora si tratta di un puro e
semplice rumor, quindi è meglio prendere la notizia con le pinze.
Tuttavia, è una prospettiva intrigante, che rende questo film
ancora più eccitante di quanto non lo sia già. La produzione del
sequel di Doctor
Strange si è svolta in contemporanea a quella della
prima stagione di
Loki, quindi forse non è stato così difficile
mettere insieme i personaggi dei due progetti.
Inoltre, nonostante la presenza di
Tom Hiddleston nel sequel sia già stata
discussa molto tempo fa, è interessante notare che questa volta il
Dio dell’Inganno non viene menzionato. Sarà forse impegnato a
trattare con la TVA governata da Kang? Se così fosse, è probabile
allora che Mobius e Sylvie andranno alla ricerca di Strange nella
speranza di assicurarsi il suo aiuto per rintracciare Loki.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Di recente, la regista Patty Jenkins era tornata a riflettere sul
modello distributivo di Wonder
Woman 1984, il film DC che la Warner Bros., sulla scia
degli effetti della pandemia di Covid-19 sull’industria
cinematografica e, in particolare, sulle sale, ha deciso di far
uscire in contemporanea al cinema e in streaming su HBO Max.
Il sequel del cinecomic con
protagonista Gal Gadot è stato uno dei primi grandi
blockbuster ad essere distribuito nelle sale e contemporaneamente
in streaming. La regista aveva già definito l’esperienza
“straziante”, ma ora, grazie ad un report del
Los Angeles Times di un panel organizzato in occasione
CinemaCon per discutere del futuro del cinema, apprendiamo che la
Jenkins ha avuto modo, in quell’occasione di elaborare nuovamente
le sue sensazioni nei confronti dei film che arrivano
esclusivamente in streaming, saltando la sala.
“Non lo vedi? Tutti i film che i
servizi di streaming stanno distribuendo… mi dispiace, ma mi
sembrano dei film finti. Non ne sento parlare, non leggo niente di
loro. Non mi pare che stiano funzionando come modello per stabilire
uno status di leggendaria grandezza.”
Patty Jenkins sembra riferirsi ai film prodotti
specificamente per i servizi di streaming e non a quella tipologia
di blockbuster su larga scala che abbraccia il modello della
distribuzione congiunta (come avvenuto con WW84,
ad esempio). Jenkins non è di certo l’unica regista a respingere
l’attuale “boom” dello streaming, ma è importante ricordare che si
è trattato di un modello impiegato per far fronte ad una necessità.
Finalmente, stiamo cominciando a vedere un ritorno alla normalità,
con film che tornano ad essere un’esclusiva della sala, ma è chiaro
la strada da fare è ancora lunga.
Il futuro di Wonder Woman al cinema
Wonder
Woman 1984 è arrivato in Italia direttamente in
esclusiva digitale lo scorso 12 febbraio. Nel sequel, oltre
a Gal
Gadot, hanno recitato anche Chris
Pine, Kristen
WiigePedro
Pascal. Subito dopo l’uscita del film in USA (avvenuta
a dicembre 2020, in contemporanea al cinema e su HBO Max), è stato
confermato ufficialmente Wonder
Woman 3, che vedrà ancora una volta il ritorno
di Patty
Jenkins dietro la macchina da presa e quello di
Gadot nei panni di Diana Prince.
Dopo essere stato messo da parte per
un po’ di tempo, il personaggio di Jane Foster è finalmente pronto
a fare il suo ritorno nel MCU nell’attesissimo Thor: Love and
Thunder, in cui è stato già confermato che assumerà
l’identità di Mighty Thor.
Nei fumetti, Jane assorbe i poteri
di Thor, inclusa la capacità di brandire il Mjolnir, dopo che le
viene diagnosticato un cancro. Tuttavia, non è ancora chiaro se il
film tratterà anche la storyline della malattia del personaggio. In
attesa di saperne di più, in una recente intervista con
Vanity Fair,
Natalie Portman ha parlato proprio del suo
ritorno nel longevo franchise di successo, sviscerando i dettagli
in merito al duro allenamento che ha dovuto seguire per la prima
volta in vista dell’inizio della produzione e per tutto il tempo
delle riprese, per interpretare al meglio il ruolo del
supereroe.
“È stato davvero
divertente”, ha spiegato il premio Oscar. “Ho lavorato con
un allenatore, Naomi Pendergast, per circa quattro mesi prima
dell’inizio della produzione, e poi ovviamente per tutto il periodo
delle riprese. Ci siamo allenate moltissimo con i pesi e ho dovuto
bere molti frullati proteici. Un allenamento con i pesi massimi che
non avevo mai fatto prima. Certo, non ho mai mirato a diventare
‘ingombrante’. Era un allenamento molto fisico, quindi c’è stato
molto lavoro sull’agilità e anche sulla forza.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 6 maggio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Quando i fan del MCU hanno appreso che
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli sarebbe
stato ambientato principalmente a San Francisco, hanno iniziato a
circolare alcune speculazioni sul fatto che Scott Lang e Hope van
Dyne avrebbero potuto fare un’apparizione nel film.
A questo punto, non è certo uno
spoiler affermare che Ant-Man e Wasp non ci saranno, ma a quanto
pare il loro coinvolgimento è stato effettivamente discusso dai
Marvel Studios. Durante un’intervista con
The Direct, infatti, al produttore del film Jonathan
Schwartz è stato chiesto se il team creativo avesse mai
davvero pensato di coinvolgere Paul Rudd e/o Evangeline Lilly in un cameo.
“Abbiamo parlato di altri
personaggi che potevano avere un senso, sia a San Francisco che
altrove. Ci sono poche iterazioni diverse con altri personaggi che
potrebbero essere saltate fuori durante quelle discussioni”,
ha ammesso Schwartz. “Penso che quando si tratta di un film
Marvel, è sempre una questione di
dare e avere. Ma sai, la sceneggiatura si è evoluta nel tempo
rispetto a quello che era inizialmente. Alla fine dovevamo
raccontando la storia di Shang, quindi siamo comunque molto
contenti della versione del film che è arrivata sullo
schermo.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Sarà presentato questa sera in
concorso a Venezia 78Spencer,
il nuovo film di Pablo Larraín sulla vita della
principessa Diana interpretata da
Kristen Stewart. Nel cast anche Timothy Spall, Jack
Farthing, Sean Harris, Sally Hawkins.
La trama
Il matrimonio della principessa
Diana e del principe Carlo è da tempo in crisi. Sebbene le voci di
tradimenti e di divorzio abbondino, in occasione delle feste di
Natale nella residenza reale di Sandringham viene decretato un
periodo di pace. Si mangia e si beve, si spara e si caccia. Diana
conosce il gioco, ma quest’anno le cose saranno molto diverse.
Spencer immagina cosa potrebbe essere accaduto
durante quei pochi giorni decisivi.
Il commento del regista
Siamo tutti cresciuti sapendo cos’è
una favola, ma Diana Spencer ne ha cambiato il paradigma e ha
ridefinito le icone idealizzate della cultura pop, per sempre.
Questa è la storia di una principessa che ha deciso di non
diventare regina, ma ha scelto di costruirsi da sola la propria
identità. È una favola al contrario. Sono sempre rimasto molto
sorpreso dalla sua decisione e ho sempre pensato che deve essere
stata molto dura da prendere. Questo è il cuore del film. Volevo
approfondire il processo alla base delle scelte di Diana, mentre
oscilla tra dubbio e determinazione, scegliendo, infine, la
libertà. È stata una decisione che ha definito la sua eredità: un
lascito di onestà e umanità che rimane ineguagliato. Si è scritto
molto su Diana, c’è un’infinità di storie: di alcune si può
dimostrare il fondamento, di altre no. Abbiamo fatto molte ricerche
su di lei, sulle tradizioni del Natale della famiglia reale, e
sugli aneddoti dei fantasmi nella residenza di Sandringham.
Tuttavia, la famiglia reale è notoriamente discreta. Potrà anche
apparire in pubblico in certe occasioni, ma a un certo punto le
porte si chiudono e non c’è modo di sapere cosa stia accadendo
dietro di esse. Ciò lascia molto spazio alla fantasia; e questo è
stato il nostro lavoro. Non avevamo intenzione di fare un
docudrama: volevamo creare qualcosa prendendo degli elementi dalla
realtà e ricorrendo poi all’immaginazione per raccontare la vita di
una donna con gli strumenti del cinema. Questo è il motivo per cui
il cinema è così fantastico: c’è sempre spazio per l’immaginazione.
Nel costruire il personaggio di Diana, non volevamo solo creare una
sua replica, ma usare il cinema e i suoi strumenti per dar vita a
un mondo interiore che trovasse il giusto equilibrio tra il mistero
e la fragilità del suo personaggio. Tutto ciò che Diana vede
riflette i suoi ricordi, le sue paure, i suoi desideri e forse
anche le sue illusioni. Questi elementi attingono a qualcosa che
sta accadendo dentro di lei e mostrano una vulnerabilità
bellissima.
Chi ha letto i fumetti della serie
What If… ?, sa bene che un Osservatore, di
regola, non ha la possibilità di intervenire in ciò che accade
nell’universo. Tuttavia, è capitato più volte che Uatu abbia
infranto questa regola, intervenendo di fatto negli affari della
Terra.
L’ultimo episodio della serie
Disney+, “E se… Dottor Strange
avesse perso il cuore invece delle mani?”, ha visto per la
prima volta l’Osservatore giocare un ruolo molto diverso
all’interno della storia, intervenendo in prima persona negli
eventi e confrontandosi con il personaggio di Doctor Strange.
Ora, in una recente intervista con
EW, Jeffrey Wright, che presta la voce al
personaggio nella versione originale, ha parlato per la prima volta
di questo cambio di rotta all’interno della serie e di cosa
spingerà l’Osservatore, in futuro, a diventare più di un semplice
narratore.
“L’Osservatore è costretto a
intervenire per via della minaccia che Strange sta evocando.
Ovviamente non solo per se stesso, ma per tutta la realtà”, ha
spiegato l’attore. “Ci sono tante cose che l’Osservatore può
solo guardare e sulle quali non può intervenire. Non è un voyeru
per il solo amore del voyeurismo. È come se fosse costituito da
questi personaggi. Senza di loro, cosa guarderebbe?
(ride). È spinto da loro, nel profondo, e forse ci saranno
ancora molte cose che, in realtà, potrà fare. Vedremo…”
A questo punto, la fonte ha voluto
sapere se l’Osservatore sarà effettivamente coinvolto nella storia
ad un livello completamente diverso rispetto a quanto visto fino ad
oggi. Questa la risposta di Wright: “È un cambio di
atteggiamento, ma anche di scopo e di intento. È un cambio di
marcia che è stato divertente interpretare. Inevitabilmente,
diventa anche meno disincarnato. Si sta avvicinando un po’ di più a
tutti questi mondi, ma al tempo stesso si sta avvicinando di più
anche al pubblico. A questo punto, credo che la domanda sia:
‘Quanto è affidabile l’Osservatore come narratore? Quanto possiamo
fidarci della sua descrizione di se stesso e delle regole che dice
di rispettare?’. Vedremo…”
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune
narra la storia di Paul Atreides, giovane brillante e dotato di
talento, nato per andare incontro a un destino più grande della sua
immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso pianeta
dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo
popolo. Mentre forze malvagie combattono per l’esclusivo possesso
della più preziosa risorsa esistente sul pianeta – una spezia
capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana – solo
chi vincerà le proprie paure riuscirà a sopravvivere.
COMMENTO DEL REGISTA:
Adattarsi o morire. Questo era il mio mantra durante la lavorazione
di Dune. Il deserto ha i suoi modi per riportarti al tuo vero io, e
liberarti dalle abitudini marce. Devi evolvere per sopravvivere
all’esperienza. La realizzazione di questo film è la risposta a una
vecchia chiamata, con radici più profonde di quanto immaginassi.
Riguardava il destino, la fede e l’istinto, l’alienazione coloniale
e il libero arbitrio. Ho parlato di Frank Herbert come il mio nuovo
profeta, e del suo romanzo come la mia Bibbia. La natura era il mio
Dio. Il silenzio, il mio Spirito Santo. I venti della realtà
spostano le sabbie, scolpiscono nuovi paesaggi, cancellano i punti
di riferimento: ho pregato per evitare di perdermi. Grazie a Frank,
sono tornato vivo. Di ritorno dall’erg, faccio il gioco della
profezia. Dune è stato sognato e approntato per l’esperienza
cinematografica. Il grande schermo non è semplicemente un altro
format, è il centro del linguaggio cinematografico. La forma
originale. Quella che resisterà alla prova del tempo.
E’ stato presentato nella sera
The
Card Counter, il nuovo film del regista Paul
Schrader presente insieme al cast sul red carpet:
Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan.
Nel film William Tell è un ex
inquirente militare che vive nell’ombra e fa il giocatore
d’azzardo, ma senza correre troppi rischi. La sua vita meticolosa
finisce nello scompiglio dopo l’incontro con Cirk, un giovane
intenzionato a vendicarsi di un comune nemico. Con l’aiuto della
misteriosa finanziera La Linda, Tell introduce Cirk nel circuito
dei casinò per condurlo su una nuova strada. Ma i fantasmi del
passato non lo abbandoneranno tanto facilmente.
Il premio Oscar Paolo
Sorrentino ha presentato in concorso a Venezia 78 il suo
ultimo film,
E’ stata la mano di Dio, una produzione Originale
Netflix. Insieme a lui, il cast del film
Filippo Scotti,
Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert e
Luisa Ranieri.
Dal regista e sceneggiatore Premio
Oscar Paolo Sorrentino (Il Divo, La grande bellezza, The Young
Pope) la storia di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni
Ottanta. Una vicenda costellata da gioie inattese, come l’arrivo
della leggenda del calcio Diego Maradona, e una tragedia
altrettanto inattesa. Ma il destino trama dietro le quinte e gioia
e tragedia s’intrecciano, indicando la strada per il futuro di
Fabietto. Sorrentino torna nella sua città natale per raccontare la
sua storia più personale, un racconto di destino e famiglia, sport
e cinema, amore e perdita.
Paolo Sorrentino, regista e
sceneggiatore, è nato a Napoli nel 1970. Nel 2001, il suo primo
lungometraggio, L’uomo in più, è selezionato alla Mostra del Cinema
di Venezia. Nel 2004 gira Le conseguenze dell’amore e nel 2006
L’amico di famiglia, entrambi in concorso al Festival
di Cannes. Nel 2008 con Il divo, torna a Cannes dove vince il
Prix du Jury. Torna in concorso a Cannes nel 2011 con This Must be
the Place e due anni più tardi con La grande bellezza con cui si
aggiudica l’Oscar®, il Golden Globe®, il Bafta come Miglior Film
Straniero e tre EFA. Selezionato ancora una volta in concorso a
Cannes nel 2016, Youth – La giovinezza ha vinto tre premi EFA,
ricevuto una candidatura agli Oscar® e due ai Golden Globes®. Nel
2016 firma la serie TV The Young Pope, candidata ai Golden Globe
per la Miglior Interpretazione Maschile e agli Emmy Awards per
scenografia e fotografia. Del 2018 è il film Loro con protagonista
Toni Servillo. Nel 2019 gira la seconda serie ambientata in
Vaticano, The New Pope con protagonisti Jude Law e John
Malkovich.