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Venezia 81: tutti i vincitori, trionfa Pedro Almodovar

Venezia 81: tutti i vincitori, trionfa Pedro Almodovar

La giuria dell’81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, presieduta da Isabelle Huppert e composta da James Gray, Andrew Haigh, Agnieszka Holland, Kleber Mendonça Filho, Abderrahmane Sissako, Giuseppe Tornatore, Julia von Heinz, Zhang Ziyi, ha assegnato i suoi premi.

Pedro Almodovar ha portato a casa il suo Leone d’Oro con The Room Next Door, mentre il podio è anche un po’ italiano grazie a Maura Delpero e al suo splendido Vermiglio, che conquista il Gran Premio della Giuria. Il film fiume di Brady Corbet vince per la migliore regia e Nicole Kidman e Vincent Lindon portano a casa la Coppa Volpi.

Venezia 81: tutti i vincitori

CONCORSO

Leone d’Oro al miglior film: “The Room Next DoorPedro Almodovar
Gran Premio della Giuria: “Vermiglio“, Maura Delpero
Leone d’Argento alla Migliore Regia: Brady Corbet, “The Brutalist
Premio Speciale della Giuria: “April“, Dea Kulumbegashvili
Migliore Sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor Lorega, “Ainda estou aqui
Coppa Volpi Miglior Attrice: Nicole Kidman, “Babygirl
Coppa Volpi Miglior Attore: Vincent Lindon, “The Quiet Son
Premio Marcello Mastroianni per il migliore attore emergente: Paul Kircher, “Leurs enfants après eux

ORIZZONTI

Miglior Film: “The New Year That Never Came,” Bogdan Mureşanu
Migliore Regia: Sarah Friedland “Familiar Touch”
Premio Speciale della Giuria: “One of Those Days When Hemme Dies,” Murat Firatoglu
Miglior Attrice: Kathleen Chalfant, “Familiar Touch”
Miglior Attore: Francesco Gheghi “Familia”
Migliore Sceneggiatura:  Scandar Copti, “Happy Holidays”
Miglior Cortometraggio: “Who Loves the Sun,” Arshia Shakiba

LEONE DEL FUTURO

Luigi de Laurentiis Award miglior Opera Prima: “Familiar Touch,” Sarah Friedland

ORIZZONTI EXTRA

Premio del pubblico: “The Witness” Nader Saeivar

VENEZIA CLASSICI

Miglior Documentario sul cinema: “Chain Reactions” di Alexandre O. Philippe
Miglior Film Restaurato: “Ecco Bombo” di Nanni Moretti

VENICE IMMERSIVE

Gran Premio della Giuria: “Ito Meikyu,” di Boris Labbé
Premio Speciale della Giuria: “Oto’s Planet,” di Gwenael François
Achievement Prize: “Impulse: Playing With Reality,” di Barry Gene Murphy, May Abdalla

GIORNATE DEGLI AUTORI

GdA Director’s Award: “Manas,” Marianna Brennand
Audience Award: “Taxi Monamour,” Ciro De Caro
Europa Cinemas Label Award: “Alpha,” Jan-Willem van Ewijk

SETTIMANA DELLA CRITICA

Gran Premio: “Don’t Cry, Butterfly,” Dương Diệu Linh
Menzione Speciale: “No Sleep Till,” Alexandra Simpson
Premio del Pubblico: “Paul & Paulette Take a Bath” Jethro Massey
Verona Film Club Award for Most Innovative Film: “Don’t Cry, Butterfly,” Dương Diệu Linh
Mario Serandrei – Hotel Saturnia Award for Best Technical Contribution: “Homegrown,” Michael Premo
Miglior Corto: “Things That My Best Friend Lost,” Marta Innocenti
Migliore Regia (Corto): “Nero Argento,” Francesco Manzato
Miglior Contributo Tecnico (Corto): “At Least I Will Be 8 294 400 Pixel,” Marco Talarico

Kjærlighet (Love): recensione del film di Dag Johan Haugerud – Venezia 81

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Chiude il Concorso della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia Kjærlighet (Love) di Dag Johan Haugerud. Il film, parte della trilogia Sex Drømmer Kjærlighet (Sex Dreams Love) del regista scandinavo, si presenta come una sfida alla stanchezza, all’ultimo giorno di festival, eppure supera la prova senza fare troppa fatica. Merito dei suoi protagonisti splendidi, della bellezza di Oslo, della profondità e del realismo delle sue storie.

Marianne, una dottoressa pragmatica, e Tor, un infermiere compassionevole, stanno entrambi evitando le relazioni convenzionali. Una sera, dopo un appuntamento al buio, Marianne incontra Tor sul traghetto. Tor, che spesso passa lì la notte in cerca di incontri fortuiti con altri uomini, le racconta di esperienze di intimità spontanea e di importanti conversazioni. Incuriosita da questa prospettiva, Marianne inizia a mettere in discussione le norme sociali e si chiede se tale intimità casuale possa essere un’opzione anche per lei.

Dag Johan Haugerud dimostra di conoscere molto bene l’umanità che racconta, riuscendo a parlare di relazioni sentimentali e interpersonali da punti di vista inediti, realistici e concreti. Riflette sul desiderio, sull’appagamento e sulle connessioni personali, nella cornice di una città splendida e romantica ma alienante.

La ricerca personale e diversa per ognuno di Kjærlighet (Love)

Kjærlighet (Love) condivide con lo spettatore una visione della vita molto moderna, lontana dallo schema tradizionale in cui la vita di una persona si compie solo attraverso il matrimonio e i figli, ma prende questo messaggio ormai condiviso e consolidato, lo sviscera e lo declina per tanti punti di vista: c’è la dottoressa che cerca una connessione, ma non è certa di volerla attraverso l’amore; c’è l’infermiere che prende a cuore la situazione di un paziente speciale, anche se non dovrebbe; c’è chi crede così tanto nel matrimonio che vuole sposarsi per la terza volta; c’è chi si rassegna al suo destino tragico. Le vite si intrecciano in un non luogo, il traghetto, che ogni mattina accompagna i protagonisti al lavoro e li riporta a casa la sera. Un posto sospeso sull’acqua in cui si cerca una connessione con gli altri per farci sentire meno soli o più definiti, in qualche modo per creare un legame che ci faccia sopravvivere a noi stessi e alla mortalità della condizione umana.

Kjærlighet (Love) è uno studio tenero e delicato sulle relazioni che dà tanto valore al sesso occasionale quanto alla ricerca dell’anima gemella, a dimostrazione che viviamo in un’epoca di transizione per quanto riguarda la politica relazionale, in cui sempre più persone si ritagliano una vita sentimentale e sessuale al di fuori del percorso prestabilito dell’amore, del matrimonio, della procreazione e della famiglia nucleare.

Uno sguardo lucido e disincantato, ma mai cinico.

Kevin Costner e il cast di Horizon: An American Saga – Capitolo 2 a Venezia 81 – photocall

Isabelle Fuhrman, Georgia MacPhail e Kevin Costner hanno partecipato al photocall di Horizon: An American Saga – Capitolo 2 , presentato fuori concorso all’all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Horizon: An American Saga – Capitolo 2 di e con Kevin Costner, e con Sienna Miller, Sam Worthington, Jena Malone e Danny Huston, è stato presentato in prima mondiale fuori concorso all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Horizon: An American Saga, Capitoli 1 e 2 (New Line Cinema), è una cronaca articolata della Guerra civile e della colonizzazione dell’Ovest americano. È una storia dell’America troppo vasta per un solo film, che Kevin Costner ha anche scritto insieme a Jon Baird (The Explorers Guild) e prodotto con la sua Territory Pictures.

Venezia 81 – Premio del Pubblico Giornate degli Autori a Taxi Monamour di Ciro De Caro

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Taxi Monamour di Ciro De Caro (qui la recensione) si aggiudica il “Premio del Pubblico Giornate degli Autori” alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Accolto da una standing ovation e dieci minuti di applausi alla sua premiére veneziana, il film è ora nelle sale italiane distribuito da Adler Entertainment.

Essere l’unico italiano in concorso alle Giornate degli Autori era già un premio, vincere anche il premio del pubblico, per me che sono stato negli anni un assiduo frequentatore delle Giornate degli Autori come spettatore, è una gioia enorme”, dichiara De Caro. “Mi auguro che anche il pubblico che sta andando a vedere il film nei cinema in questi giorni lo possa apprezzare così come lo ha apprezzato il pubblico della Mostra di Venezia”.

Siamo grati al pubblico delle Giornate degli Autori per aver assegnato a Taxi Monamour un premio così importante e significativo”, affermano invece i produttori di KimeraFilm, MFF e Adler Entertainment. “Ci auguriamo sia di buon auspicio per il percorso del film nelle sale italiane dove è appena uscito e sul mercato internazionale. Ringraziamo le Giornate degli Autori per aver accolto il nostro lavoro e per il rispetto che nutrono verso il cinema d’autore. Un ringraziamento ulteriore a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del film e a chi sosterrà il film in sala”.

Taxi Monamour, prodotto da Simone Isola e Giuseppe Lepore per Kimerafilm, in associazione con Michael Fantauzzi per MFF, in collaborazione con Rai Cinema, con Adler Entertainment e con il contributo del Ministero della Cultura, è un film che celebra l’universo femminile, seguendo le vicende di due protagoniste alle prese con importanti sfide personali e sociali.

Scritto dal regista insieme a Rosa Palasciano, racconta la storia di Anna (interpretata dalla stessa Palasciano) e Nadiya (che ha il volto di Yeva Sai, attrice ucraina tra le protagoniste di Mare fuori), due donne all’apparenza diverse, ma che in fondo si assomigliano molto. Anna è in conflitto con se stessa e la propria famiglia e affronta in solitudine la sua malattia; Nadiya fugge da una guerra che la tiene lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo compagno in un viaggio di lavoro e a Nadiya di restare al sicuro in Italia. L’incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà.

Nel cast anche Valerio Di BenedettoIvan CastiglioneMatteo QuinziTaras SynyshynHalyna Havryliv e Laurentina Guidotti.

Spider-Man 4: Andrew Garfield risponde alle voci sul suo ritorno nel sequel

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Continuano a circolare voci sui piani dei Marvel Studios e della Sony Pictures per Spider-Man 4. Inizialmente avevamo sentito che l’idea era quella di raccontare una storia di strada che ruotasse intorno a Peter Parker e Daredevil che si alleano per combattere il sindaco Wilson Fisk mentre cerca di reprimere i vigilanti di New York. Sfortunatamente, i ritardi causati dagli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA dello scorso anno fanno sì che il sequel di Spider-Man: No Way Home verrà distribuito tra Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars.

Perché è un problema? Beh, se il primo termina con la creazione del Battleworld, la storia che ruota attorno al Kingpin del crimine non funziona più in un’ambientazione multiversale. Di conseguenza, la Sony potrebbe aver ottenuto il suo desiderio di riunire Tom Holland con Tobey Maguire e Andrew Garfield per un altro epico team-up in Spider-Man 4. A dire il vero, non sarebbe nemmeno una cattiva cosa! IndieWire ha recentemente incontrato quest’ultimo e ha chiesto alla star di The Amazing Spider-Man se ci sia del vero nelle voci.

“Voglio dire, internet è un posto grande”, ha risposto Garfield. “Penso che ci siano molte persone che direbbero qualsiasi cosa per ottenere click. Quindi, temo che tu sia stato ingannato”. Già in passato, come noto, Garfield aveva ingannato tutti continuando ad affermare di non essere Spider-Man: No Way Home solo per poi comparire effettivamente in scena. Possibile che stia facendo di nuovo questo stesso gioco? Sembra ora meno probabile, ma tutto dipenderà dalla forma che Spider-Man 4 assumerà.

Tobey Maguire Andrew Garfield Spider-Man No Way Home MCU
Tobey Maguire e Andrew Garfield in Spider-Man No Way Home

Cosa sappiamo su Spider-Man 4?

Oltre a Tom Holland, Zendaya dovrebbe riprendere il suo ruolo di MJ in Spider-Man 4. Si dice che Sydney Sweeney interpreterà Black Cat, mentre è stato ampiamente riportato – ma non confermato – che Charlie Cox, Vincent D’Onofrio e Paul Rudd appariranno come Daredevil, The Kingpin e Ant-Man.

Per quanto riguarda chi potrebbe dirigere Spider-Man 4, sono molti i nomi che circolano in rete. Tra questi, Justin Lin (Fast & Furious), Drew Goddard (The Cabin in the Woods) e, più recentemente, Adil El Arbi e Bilall Fallah di Ms. Marvel e Adam Wingard, regista di Godzilla x Kong: The New Empire.

Per quanto riguarda i dettagli sulla trama, questi sono pochi; l’ultima indiscrezione emersa suggerisce che il piano prevede di mettere Spidey contro gli scagnozzi di Kingpin, tra cui Shocker e lo Scorpione. Sembra che quest’ultimo acquisirà il simbionte Venom introdotto in Spider-Man: No Way Home, per poi far indossare a Peter Parker la tuta aliena nei prossimi film degli Avengers.

Spider-Man 4 non ha ancora una data di uscita confermata.

Vision: Todd Stashwick si unisce alla serie Marvel per un misterioso villain

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Sembra che Ultron non sarà l’unico cattivo con cui Vision dovrà confrontarsi nella prossima serie spin-off di Disney+ WandaVision. THR riporta infatti che Todd Stashwick (Star Trek: Picard) si è unito al cast della serie dei MArvel Studios dedicata a Visione in un ruolo non rivelato. Anche se il suo personaggio non è stato nominato, viene suggerito che Stashwick interpreterà “un assassino che è sulle tracce dell’androide e della tecnologia che possiede”.

Potrebbe trattarsi di un cattivo consolidato della Marvel Comics? Ci sono numerosi personaggi che si adattano all’identik di assassino, quindi lasciamo che le speculazioni abbiano inizio. Ad oggi, sappiamo unicamente che il progetto viene descritto come “la terza parte di una trilogia iniziata con WandaVision e proseguita con Agatha All Along”. Ad ogni modo, i lavori sembrano proseguire, per cui è lecito attendersi di poter scoprire qualcosa in più prossimamente.

Cosa sappiamo su Vision?

Vision, la cui produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo nuovo show live-action della Marvel in quasi due anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato secondo un modello a caratteristiche.

All’inizio di quest’anno abbiamo scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore esecutivo di Star Trek: Picard, Terry Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di tragico sintetizzatore del MCU e la storia dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il suo nuovo scopo nella vita”.

Il finale di WandaVision ha rivelato che il Visione con cui abbiamo passato il tempo nel corso della stagione era in realtà uno dei costrutti di Wanda, ma il vero “Visione Bianco” era stato ricostruito dallo S.W.O.R.D. e programmato per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si allontana verso parti sconosciute verso la fine dell’episodio dopo aver dichiarato di essere la “vera Visione”.

Batman – Il ritorno: Michelle Pfeiffer condivide alcune pagine del copione originale

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L’attrice Michelle Pfeiffer, tra i tanti ruoli iconici interpretati, è ricordata in particolare per quello di Selina Kyle alias Catwoman in Batman – Il ritorno, il film del 1992 di Tim Burton. È stata quella l’unica occasione per lei per interpretare questo iconico personaggio e ancora oggi la sua versione continua ad essere la più apprezzata. Ora, ricordando quei giorni, la Pfeiffer ha pubblicato su Instagram uno scorcio della sua sceneggiatura originale per Batman – Il ritorno… quando era conosciuto semplicemente come Batman II.

Nelle pagine postate dall’attrice sono presenti alcuni divertenti easter egg, tra cui il fatto che il sindaco di Gotham City si riferiva a Batman come “The Caped Crusader” in questa prima stesura. Come noto, l’eroe non sia mai stato chiamato con questo appellativo in un film dal vivo dal 1966, quando era interpretato dal leggendario Adam West. La scena è scarabocchiata e ovviamente non è stata inserita nel montaggio finale.

Nella foto si legge anche la celebre battuta “tesono, sono a casa… ah già, dimenticavo, non sono sposata”, che Selina pronuncia dopo essere stata uccisa da Max Shreck e resuscitata dal potere felino. “Adoro quando trovo questi tesori che erano stati messi da parte e dimenticati. Il mio raccoglitore di sceneggiature per Cat Woman nel 1991. Oh, e buon compleanno, Michael Keaton! MEOW“, scrive l’attrice nella didascalia del post.

 

La Catwoman di Batman – Il ritorno doveva avere un film tutto suo

Lo sceneggiatore di Batman – Il ritorno Daniel Waters ha partecipato a una recente discussione sulle discussioni sul sequel diretto da Tim Burton (via IndieWire) e ha rivelato le visioni contrastanti dei collaboratori per un progetto spinoff incentrato sulla Catwoman di Michelle Pfeiffer. Waters aveva in mente una rivisitazione in chiave satirica del genere dei film a fumetti, a suo dire più simile a “The Boys” di Prime Video, ma Tim Burton aveva in mente qualcosa di molto più rischioso.

Voleva fare un film in bianco e nero da 18 milioni di dollari, come l’originale ‘Cat People’, con Selina che vive in una piccola città“, ha detto Waters. “E io volevo fare un film su ‘Batman’ in cui la metafora fosse su ‘Batman’. Così l’ho fatta trasferire in una versione di Los Angeles di Gotham City, gestita da tre supereroi stronzi. Era “The Boys” prima di “The Boys”. Ma si è stancato di leggere la mia sceneggiatura“.

Selina era la definizione di “quella che è sfuggita” al Bruce Wayne di Michael Keaton, e i fan hanno a lungo sperato che potessero avere un lieto fine, come accennato in Crisis on Infinite Earths di The CW. Nel 2022, la Pfeiffer ha ammesso che sarebbe disposta a riprendere il ruolo quando ha detto: “Dipenderebbe dal contesto, ma sì, lo prenderei in considerazione”.

Per me, la sua versione di Catwoman è stata una delle mie interpretazioni preferite in tutti i film a cui ho lavorato”, ha detto Tim Burton della Pfeiffer in un’intervista del 2012. “Ricordo che mi ha impressionato facendo volare un uccello vivo dalla bocca, imparando a usare la frusta e ballando sui tetti con le scarpe con il tacco alto. Faceva tutte quelle cose per davvero”.

Superman: David Corenswet parla degli “ostacoli” incontrati durante le riprese

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Da quando il reboot del DCU di James Gunn ha ufficialmente terminato le riprese principali a luglio, gli aggiornamenti su Superman sono stati pochi, ma la star David Corenswet ha recentemente partecipato a un Q&A per il podcast Manly Things e ha condiviso alcuni dettagli sulla sua preparazione per interpretare l’Uomo d’Acciaio. L’attore non ha rivelato nulla di particolarmente entusiasmante (tutte le domande relative alla trama sono state ignorate), ma ha rivelato quante calorie ha assunto per aumentare la massa muscolare per interpretare l’Uomo d’Acciaio: “Tra le 4500 e le 5000 al giorno, se tengo il conto”.

A Corenswet è stato anche chiesto che tipo di ostacoli ha affrontato durante le riprese di Superman, domanda a cui ha risposto con: “quando sento una domanda del genere mi viene da prenderla in senso letterale e quindi dare una risposta letterale. Ad esempio ad un certo punto mi sono scontrato con un muro”. L’attore aggiunge poi di essersi scontrato anche con una parete di vetro e una porta, offrendo dunque una risposta decisamente letterale. Probabilmente non quello che i fan si aspetterebbero di sentire, ma di certo contribuisce a mantenere vivo il mistero sul progetto.

Tutto quello che sappiamo sul Superman di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.

Nel cast anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas Hoult Nathan Fillion. Sean Gunn, María Gabriela de Faría, Terence Rosemore, Wendell Pierce, Sara Sampaio, Anthony Carrigan, Pruitt Taylor Vince completano il cast.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

39° Settimana internazionale della critica (SIC): Don’t Cry, Butterfly è il miglior film, ecco tutti i vincitori

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La Settimana Internazionale della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito della 81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (28 agosto – 07 settembre 2024), ha assegnato oggi, venerdì 6 settembre, i premi della 39esima edizione.

Don’t Cry Butterfly è il miglior film SIC 2024, ecco tutti i vincitori

La giuria internazionale composta da Kerem Ayan, Yasmine Benkiran Ariane Labed ha assegnato il Gran Premio IWONDERFULL a “DON’T CRY, BUTTERFLY” di Dương Diệu Linh. Questa la motivazione: “Per la sua singolarità e creatività, perché sperimenta nuove idee, mescolando commedia, dramma sociale e fantasia, per il modo in cui rappresenta la complessità del rapporto madre-figlia”

La stessa giuria ha assegnato una menzione speciale a “NO SLEEP TILL” di Alexandra Simpson, con la motivazione: “Per la contemporaneità del tema e la splendida fotografia, per lo sguardo tenero sui suoi bellissimi personaggi, per la sua potente atmosfera malinconica e vibrante.”

A “PAUL & PAULETTE TAKE A BATH” del regista Jethro Massey va il Premio del Pubblico The Film Club con una percentuale di gradimento di 4.5/5.00.

Il Premio Luciano Sovena alla Miglior Produzione Indipendente va ad “ANYWHERE ANYTIME” di Milad Tangshir, con la seguente motivazione: “Nel panorama del cinema italiano di oggi, il film di Milad Tangshir rappresenta un esempio virtuoso di unione tra l’urgenza di raccontare una storia contemporanea e l’esigenza di utilizzare le risorse produttive senza sprechi e con le capacità di unire creatività, messaggio sociale e sostenibilità produttiva. Vivo Film e Young Film restituiscono un risultato ottimo e un vero esempio di intelligenza produttiva.”

“HOMEGROWN” di Michael Premo si aggiudica il Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior Contributo Tecnico, assegnato da un’apposita commissione di esperti composta da Paola Casella, Andrea Curcione, Marco Romagna, con la motivazione: “Per la coraggiosa capacità mimetica di insinuarsi fino al cuore più invasato dell’abisso democratico senza mai smarrire la giusta distanza da cui guardare all’inquietante precipitare degli eventi, attraverso una regia che lavora sull’etica e sul senso stesso del cinema documentario come fondamentale mezzo per tentare di comprendere e mai di giudicare. Un film la cui indiscutibile importanza politica, antropologica e sociale è indissolubilmente legata tanto alla gestione, in primo luogo umana, delle complesse fasi di ripresa, quanto al rigore di uno sguardo che rifiuta ogni facile spettacolarizzazione degli effetti scegliendo invece di analizzare e approfondire le cause.”

 “DON’T CRY, BUTTERFLY” si aggiudica, infine, anche il Premio Circolo del Cinema di Verona come film più innovativo, assegnato dalla giuria under 35 composta da Irene Benciolini, Giada Valery Garcia Cedano, Giulia Mancassola, Carolina Ramos, Federico Schinardi, con la motivazione: “Il film che abbiamo deciso di premiare ci ha svelato la complessa lotta delle protagoniste nel mantenere un’individualità minacciata dai demoni nascosti del quotidiano femminile.”

Nell’ambito della nona edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica) la giuria, composta da tre professionisti dell’industria cinematografica – Giulia Achilli, Simone Bozzelli ed Elena Ciofalo  -, ha selezionato i seguenti vincitori tra i sette cortometraggi in concorso:

Premio Miglior Cortometraggio “THINGS THAT MY BEST FRIEND LOST” di Marta Innocenti con la motivazione: “Per la costruzione dell’empatia con personaggi forti affidato al suono, in un rave raccontato da chi non c’è ma da chi lo conosce estremamente bene.” 

Premio Migliore Regia “NERO ARGENTO” di Francesco Manzato con la motivazione: “Per un lavoro che lascia la profonda curiosità di vedere cosa seguirà.” 

Premio Miglior Contributo Tecnico “AT LEAST I WILL BE 8 294 400 PIXEL” di Marco Talarico con la motivazione “Per l’immagine autogenerata che si fa archivio nella ricerca della memoria.”

Alla Settimana Internazionale della Critica, infine, fra i premi collaterali del Festival, la Giuria del Cortometraggio Premio FEDIC, presieduta da Carlo Griseri, assegna la menzione speciale Miglior Cortometraggio a “Playing God” di Matteo Burani.

“Ha vinto un’idea di cinema libero. L’estrema varietà del palmarès rispecchia non solo la vivacità di sguardo delle giurie, ma anche la diversità del programma della SIC che anche quest’anno ha avanzato proposte fresche, innovative, dinamiche e soprattutto attualissime e radicate nel presente. Lo dimostra anche la presenza costante in sala di un pubblico giovane e giovanissimo, sempre curioso e attento, segnale incoraggiante per il futuro dei festival e del cinema e indice della necessità di osare. Un cinema nuovo è ancora possibile.”, commenta così questa edizione il Delegato Generale Beatrice Fiorentino.

“Un’edizione, questa 39ma, accolta con entusiasmo da un pubblico soprattutto di giovani e seguita con attenzione dai media italiani e internazionali. Ringrazio la delegata generale Beatrice Fiorentino, i selezionatori e tutta la squadra della SIC per il grande lavoro fatto. Confermato il successo della Casa della Critica che per il terzo anno consecutivo ha rappresentato un luogo ideale per il confronto culturale e uno scambio tra addetti ai lavori. Siamo grati ai nostri partner che rendono tutto questo possibile.” dichiara Cristiana PaternòPresidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI).

Domani, sabato 7 settembre alle ore 14:00, si terranno, per tutti gli accreditati, le proiezioni del cortometraggio e del lungometraggio vincitori del Gran Premio Settimana Internazionale della Critica.

The Fantastic Four: First Steps, nuovi rumor sui piani per le origini della squadra

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L’aspettativa è che i Marvel Studios saltino la storia delle origini della squadra in The Fantastic Four: First Steps, ma solo perché li conosceremo già come eroi affermati, non significa che non avremo dei flashback su come lo sono diventati. Oggi sono emerse nuove informazioni (via @UnBoxPHD) che suggeriscono che il piano prevede scene che mostrano il momento in cui la Prima Famiglia Marvel torna sulla Terra, dopo essersi trasformata a bordo della loro nave o quando atterrano sulla Terra.

Si tratta di un momento cruciale della loro storia e rivederlo sullo schermo è una prospettiva entusiasmante. Il fatto che probabilmente si svolgerà di fronte al loro pubblico adorante potrebbe però aggiungere un aspetto interessante al procedimento. Secondo il fotografo – che ha trascorso le ultime settimane a girare sul set di The Fantastic Four: First Steps – questa scena vedrà “i Fantastici Quattro andare nello spazio con un volo sperimentale. Vengono salutati dal pubblico americano”.

E aggiunge: “In questa stessa scena, i Fantastici Quattro vengono riaccolti sulla Terra ignari di essere stati esposti ai raggi cosmici. Ecco perché non vediamo nessuno del cast in uniforme”. Come ricorderete, il video condiviso in precedenza mostrava i Marvel Studios mentre giravano due scene con le comparse che salutavano un’imbarcazione volante non vista e poi davano loro il benvenuto al ritorno, quindi questa nuova informazione risulterebbe valida.

Se questa è davvero la storia delle origini della squadra, però, non possiamo fare a meno di chiederci perché ci sia già un “4” sulla piattaforma di lancio di Excelsio. Forse, dato il genio di Reed Richards, si sono già affermati come celebrità nel campo della scienza ed è solo questo ultimo esperimento che va storto, trasformandoli nei supereroi che sappiamo che la gente presto conoscerà e amerà.

The Fantastic Four: First Steps – quello che c’è da sapere sul film

Il film è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà The Fantastic Four: First Steps, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter Hauser, John MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel film.

Avengers: Doomsday, un’indiscrezione suggerisce come il Dottor Destino diventerà il nuovo cattivo del MCU

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Il piano originale dei Marvel Studios prevedeva che Kang il Conquistatore fosse il grande cattivo della Saga del Multiverso. Tuttavia, al posto di una guerra multiversale che mette le sue varianti l’una contro l’altra (lasciando i Vendicatori nel mezzo), avremo ora Robert Downey Jr. nei panni del Dottor Destino. Di conseguenza, Avengers: The Kang Dynasty è diventato Avengers: Doomsday e questo ha lasciato i fan con molte domande. Tra queste, la principale è come i Marvel Studios abbiano deciso di imporre così rapidamente una variante di Victor Von Doom come nuovo Thanos del MCU, quando probabilmente apparirà solo in The Fantastic Four: First Steps, prima di Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars.

Secondo Alex Perez di The Cosmic Circus, “[Se] si decidono a fare quello che vogliono per Destino in questo film, avrebbero una spiegazione fantastica che non solo lo prepara perfettamente per quando lo vedremo in Doomsday, ma lo mette anche in una posizione in cui può facilmente diventare uno degli antagonisti più giustificabili della Marvel, forse anche più di Thanos”. E ha aggiunto: “Se volete davvero sapere perché a Latveria i fiori muoiono in estate, allora saprete già dove guardare”. Questo sembra essere un riferimento a New Avengers #33, un fumetto che vede Destino incaricato di salvare il Multiverso dai Beyonders.

Passa anni a uccidere le varianti dell’Uomo Molecola, ma alla fine non riesce a fermare l’Incursione finale. Inutile dire che immaginiamo che questo sarà il modo in cui i Marvel Studios affronteranno il problema di Kang. Ci siamo sempre aspettati che Beyonder/Beyonders fosse una minaccia ancora più grande di Kang, anche se l’aspettativa era che il cattivo fosse un’altra variante del viaggiatore del tempo. Questi piani sono ora un po’ meno certi, ma siamo decisamente incuriositi.

Tutto quello che sappiamo su Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027. Entrambi i film saranno diretti dai fratelli Russo, che fanno il loro ritorno nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

“Essere in grado di creare storie ed esplorare personaggi all’interno dell’Universo Marvel ha realizzato il sogno di una vita, e abbiamo scoperto una potente connessione con il pubblico in ogni film che abbiamo realizzato. Siamo entusiasti di collaborare ancora una volta con Kevin, Lou e tutto il team Marvel per portare questa epica avventura narrativa in luoghi nuovi e sorprendenti sia per i fan che per noi stessi”, hanno dichiarato Joe e Anthony Russo dopo il panel del SDCC.

Armor Wars: Don Cheadle risponde divertito in merito al film del MCU

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Non abbiamo avuto molti (o nessuno?) aggiornamenti ufficiali su Armor Wars da quando i Marvel Studios hanno annunciato che il progetto era in fase di sviluppo come lungometraggio nel 2022, ma un recente rumor sostiene che lo studio deve ancora prendere una “decisione definitiva” sul film in un senso o nell’altro, e potrebbe ancora scegliere di non andare avanti.

A Don Cheadle – che, per quanto ne sappiamo, è ancora legato al ruolo di James “Rhodey” Rhodes/War Machine – è stato chiesto se poteva condividere qualche notizia sul progetto durante un’apparizione al Today Show, e ha dato una risposta che potrebbe essere percepita come molto eloquente.

“Cos’è Armor Wars?”, ha chiesto l’attore con un sorriso, prima di aggiungere che si tratta di una situazione in cui “potrei dirtelo ma dovrei ucciderti”.

Oltre a essere un ottimo modo per chiudere la questione, questo suggerisce che c’è qualcosa di cui discutere e che a Cheadle è stato semplicemente detto di tacere.

Ecco cosa aveva detto Cheadle su Armor Wars quando era ancora in fase di sviluppo come serie Disney+.

“Non credo che abbiamo mai approfondito [Rhodey], e ora è un’opportunità per esplorare davvero la sua vita emotiva, la sua vita interiore, le sue relazioni, la sua traiettoria, dove vuole andare, quali sono le sue sfide. Ovviamente, devi ripagare il materiale Marvel. E rientrare nella tradizione della mitologia del personaggio e del MCU in generale”.

I dettagli della trama sono ancora molto misteriosi, ma la storia dovrebbe riprendere dopo gli eventi di Secret Invasion e potrebbe mostrarci esattamente cosa è successo al vero Rhodey quando è stato sostituito da un impostore Skrull. Se Armor Wars si ispira alla serie di fumetti di David Michelinie e Bob Layton, probabilmente si concentrerà sulla tecnologia avanzata di Iron Man di Tony Stark che cade nelle mani sbagliate.

Non sappiamo con certezza a chi apparterranno queste mani, ma si dice che Sam Rockwell sia destinato a riprendere il suo ruolo di Justin Hammer in Iron Man 2, e si dice che anche Damage Control sia coinvolto.

Rockwell non ha voluto confermare o smentire nulla mentre promuoveva Argyle al Tonight Show con Jimmy Fallon all’inizio dell’anno.

“Beh, sto aspettando la telefonata… Non ho ricevuto la telefonata, no. Mi sto facendo crescere la barba e tutto il resto”. Ha però aggiunto che sarebbe interessato a un ritorno nel MCU se si presentasse l’occasione. “Ascolta, io ci sto, amico. Sì, andiamo”.

Con Tony Stark defunto nel MCU, il prossimo film di Armor Wars sarà solo vagamente basato sulla serie di fumetti, se vorrà prendere in prestito qualcosa di diverso dal nome del fumetto. La Fase 6 del MCU si conclude il 7 maggio 2027 con Avengers: Secret Wars, quindi è probabile che Armor Wars possa uscire alla fine del 2027/inizio 2028, nella migliore delle ipotesi.

The Penguin: nuovo sguardo sui boss del crimine in ascesa di Gotham

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Dopo il nuovo trailer di ieri (potete dare un’occhiata qui sotto), Total Film ha svelato le sue ultime copertine, che mostrano un altro sguardo alla prossima serie spin-off di The Batman della HBO, The Penguin.

La copertina in edicola mostra Oz Cobb (Colin Farrell), il suo protetto Victor (Rhenzy Feliz) e la recentemente riabilitata Sofia Falcone (Cristin Milioti), mentre l’immagine riservata agli abbonati ci offre un nuovo elegante sguardo al Pinguino che si gode un sigaro.

Sofia potrebbe fare squadra con Oz nel breve termine, ma non sorprendetevi se la spietata figlia del defunto Carmine Falcone ha altri motivi (amici vicini, nemici più vicini). Scoprite le nuove copertine al link sottostante.

 

Cosa aspettarsi da The Penguin?

La serie riprenderà subito dopo gli eventi di The Batman, c’è un vuoto di potere a Gotham dopo l’arresto di Falcone e Oz sta cercando di riempire questo spazio. Mentre il film ci dà una buona visione delle motivazioni del Pinguino, la serie in arrivo approfondirà aspetti che non abbiamo potuto vedere nel film, dai flashback della sua infanzia al suo attuale rapporto con la madre mentalmente disturbata (Deirdre O’Connell).

Mi è piaciuto molto fare la parte nel film di Batman e l’idea che saremmo stati viziati dall’avere otto ore per approfondire la psicologia e la storia di questo personaggio”, ha detto Farrell. “I retroscena hanno un ruolo importante nella serie televisiva”.

Un’altra parte importante della sua storia sarà Sofia di Milioti, anche se non si sa molto del suo personaggio, Farrell ha rivelato: “Sono due sopravvissuti che sono stati immersi in mondi di doppiezza, sconfitta e violenza”, e ha aggiunto: “Sono molto sospettosi. Hanno anche un passato molto personale”. Sarà molto interessante vedere come si svilupperà questa storia.

Nel cast della serie figurano anche Rhenzy Feliz nel ruolo di Victor Aguila, Michael Kelly nel ruolo di Johnny Vitti, Shohreh Aghdashloo nel ruolo di Nadia Maroni, O’Connell nel ruolo di Francis Cobb, Clancy Brown nel ruolo di Salvatore Maroni, James Madio nel ruolo di Milos Grapa, Scott Cohen nel ruolo di Luca Falcone, Michael Zegen nel ruolo di Alberto Falcone e altri ancora. La serie è diretta e creata da Lauren LeFranc. The Penguin debutterà a settembre sia su HBO che su SKY e NOW.

Spencer: la vera storia dietro il film con Kristen Stewart

Spencer: la vera storia dietro il film con Kristen Stewart

Dopo Jackie (2016) e prima di Maria (2024), il regista cileno Pablo Larraín ha presentato alla Mostra del Cinema di Venezia l’altro suo film dedicato ad una celebre figura femminile del Novecento, da lui naturalmente esplorata nei suoi aspetti più intimi, andando oltre la storia vera per offrire una “ricostruzione immaginaria” di un particolare episodio della sua vita. Si tratta di Diana Spencer, resa protagonista di Spencer (qui la recensione).

Il film, che si basa sulla sceneggiatura del britannico Steven Knight (ideatore della serie tv Peaky Blinders), ci presenta infatti una Diana imprigionata nelle convenzioni e nelle tradizioni di un contesto che le toglie il fiato e a cui non riesce ad adeguarsi. Ogni elemento di Spencer punta a sottolineare questo stato d’animo, dando vita ad un film che si svela come un vero e proprio horror psicologico, in grado di condurci all’interno del cuore e della mente della protagonista.

Un film che dunque va oltre il reale per consegnare al suo pubblico ciò che nessuno può conoscere, ma solo immaginare. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Spencer. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con la storia vera. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Spencer Lady Diana

La trama e il cast di Spencer

La storia è incentrata in un preciso momento della vita di Diana Spencer, quando nel dicembre del 1991, durante le vacanze di Natale con l’intera famiglia reale nella tenuta di Sandringham, a Norfolk. Il matrimonio Tra Diana e il Principe Carlo è ormai alla deriva da diverso tempo e le continue voci di tradimenti, soprattutto quelli di lui con Camilla Parker-Bowles, non fanno altre che indebolire sempre più il loro legame. Il film ricostruisce quello che potrebbe essere accaduto in quei giorni tra le mura di Sandringham, seguendo Diana verso la sua ricerca di una fuga da un ambiente che la opprime.

La protagonista è interpretata da Kristen Stewart, che per calarsi meglio nella parte si è ispirata all’interpretazione di Diana Spencer da parte di Emma Corrin, che interpreta la nobile britannica nella serie tv The Crown. Per la sua performance, Stewart è poi stata candidata al premio Oscar come Miglior attrice. Il cast include anche Jack Farthing (Principe Carlo), Timothy Spall (Maggiore Alistar Gregory), Sean Harris (lo chef Darren McGrady), Sally Hawkins (la cameriera Maggie), Stella Gonet (Regina Elisabetta II) e Richard Sammel (Principe Filippo).

La vera storia dietro il film

Il film, come anticipato, si svolge nel 1991, ovvero solo anno prima della separazione formale tra Diana e Carlo, avvenuta nel dicembre 1992. A questo punto del loro matrimonio, si sono susseguiti anni di voci e speculazioni su conflitti coniugali, in gran parte attribuiti alla prolungata e lunga relazione di Carlo con il suo primo amore, Camilla Parker Bowles. La dolorosa crisi della relazione di Carlo è evidente nel film quando Diana si rende conto che la collana di perle che Carlo le regala a Natale è la stessa che lui regala anche a Camilla, uno scenario che era già accaduto in un’altra occasione con un altro gioiello alla vera Diana.

Un’altra scena di Spencer mostra Carlo e Diana che si allontanano con freddezza l’uno dall’altra dopo le funzioni natalizie, cosa che è realmente accaduta nella vita reale nel 1991, scatenando altre voci di dissenso tra la coppia. In Spencer, quando Diana arriva a Sandringham, viene pesata al momento dell’arrivo, con sua grande infelicità (un’emozione che si ripercuote per tutto il tempo trascorso a Sandringham). Si scopre che pesarsi prima e dopo la cena di Natale è una vera e propria tradizione per la famiglia reale e i suoi ospiti che risale al 1900, quando il re Edoardo VII voleva assicurarsi che le persone mangiassero a sufficienza durante le feste.

Spencer Kristen Stewart

Anche il disagio di Diana durante le feste è stato tratto da esperienze di vita reale. In un documentario del 2020 sulle vacanze con i reali a Sandringham, l’ex maggiordomo di Diana, Paul Burrell, ha raccontato che lei era solita dirgli che alla fine di un Natale a Sandringham “strisciava i muri” e “non vedeva l’ora di scappare”. Sandringham era anche il luogo di ricordi infelici per Diana: Secondo la biografia di Andrew Morton del 1992, Diana: Her True Story, durante il Natale del 1982 tentò il suicidio gettandosi dalle scale di Sandringham a causa della continua relazione di Carlo con Camilla.

Inoltre, era spesso sopraffatta dal rigido protocollo reale per le feste, che prevedeva numerosi cambi d’abito, come viene ricordato in modo memorabile nel film. Nonostante il suo disagio durante le feste natalizie della famiglia reale, Diana continuò a partecipare anche dopo la separazione da Carlo, per il bene dei loro figli, saltando il Natale solo nel 1995. Spencer non si esime poi dal mostrare la terribile realtà della lotta di Diana contro il suo disturbo alimentare, mostrando scene molto esplicite a riguardo. Nel libro poc’anzi citato, Diana afferma che il disturbo fu scatenato da un commento di Carlo e dallo stress della sua relazione.

Nel corso di Spencer, Diana non si fa scrupoli a interagire con il personale del palazzo, anche se c’è un rigido codice di comportamento che lo staff deve seguire di fronte ai reali. In molti casi, durante il film, Diana si affida emotivamente ad alcuni membri del personale, in particolare al cuoco reale, basato sul cuoco reale Darren McGrady e alla sua cameriera, Maggie. Nel film, inoltre, Maggie confessa a Diana di essere innamorata di lei. Anche se nella vita reale Diana aveva molti sarti che la assistevano nella cura della persona e del suo guardaroba, non ci sono prove che abbia ricevuto proposte romantiche da loro.

Nel film, inoltre, il periodo trascorso da Diana a Sandringham House nel Norfolk durante le vacanze fa riaffiorare ricordi felici della sua infanzia e di suo padre; la principessa visita persino Park House, una residenza abbandonata nella tenuta di Sandringham che un tempo apparteneva alla sua famiglia. In realtà, Diana è nata e ha vissuto a Park House fino all’età di 14 anni. È questa una componente fittizia del film, che vuole simboleggiare il desiderio di Diana di sfuggire alla Famiglia Reale nel tentativo di ritrovare la sua vera identità.

Il trailer di Spencer e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Spencer grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 6 settembre alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Tomb Raider: dal cast al sequel, quello che c’è da sapere sul film con Alicia Vikander

Da sempre considerata una delle principali icone videoludiche, nonché l’eroina dei videogiochi più famosa al mondo, l’esploratrice Lara Croft è ancora oggi protagonista di una saga a lei dedicata, ideata nel 1996 da Toby Gard. Questa è inoltre stata portata al cinema nel 2001 e nel 2003, interpretata da Angelina Jolie. Nel 2018 è però arrivato sul grande schermo un nuovo film a lei dedicato, e intitolato semplicemente Tomb Raider (qui la recensione). Diretto dal norvegese Roar Uthaug, questo vanta una nuova attrice nei panni del celebre personaggio, ovvero la premio Oscar Alicia Vikander.

Il film è costruito come un vero e proprio reboot della storia del personaggio, ed è basato sul videogioco del 2013 Tomb Raider. Questo è stato a sua volta concepito come una riscrittura del personaggio e della sua storia, andando dunque talvolta in contrasto con quanto fino a quel momento raccontato. La nuova Lara Croft viene infatti qui rappresentata come una ragazza molto giovane, ancora inesperta e insicura. Una raffigurazione dunque molto lontana da quella della coraggiosa e intraprendente eroina conosciuta sino a quel momento. Si tratta però di una versione che ha permesso di esaltare nuovi aspetti umani del personaggio.

Al momento della sua uscita in sala, Tomb Raider è arrivato ad incassare circa 274 milioni di dollari a fronte di un budget di 94. Un risultato piuttosto convincente, che ha spinto i produttori a pianificare ulteriori film in futuro. Prima di intraprendere una visione del titolo del 2018, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo annunciato sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Tomb Raider cast
Daniel Wu e Alicia Vikander in Tomb Raider. Foto di Ilzek Kitshoff – © 2017 Warner Bros. Entertainment Inc. and Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

La trama di Tomb Raider

Protagonista del film è la giovane Lara Croft, ragazza timida, solitaria e ancora indecisa su cosa fare del proprio futuro. I modi incerti ed empatici della giovane Lara rimandano a una base di inesperienza e problemi irrisolti. Uno fra tutti: la scomparsa di suo padre, archeologo partito in missione alcuni anni prima e mai più ritornato. Nonostante il consiglio di affrontare gli avvenimenti e andare avanti dopo sette anni senza di lui, Lara, spinta dalla convinzione che il genitore sia ancora vivo, si imbarcherà in un lungo viaggio per mare, che la porterà sulle coste di un’isola misteriosa al largo del Giappone alla ricerca di una tomba leggendaria, ultima destinazione nota di suo padre prima dela sua misteriosa scomparsa.

Scortata dal capitano della nave Lu Ren, Lara si addentrerà tra i miti e le leggende che popolano il sinistro villaggio, con outfit già mimetico e capelli legati. Ciò che ancora non sa, è che la sua vita è pronta ad essere stravolta totalmente, e quell’avventura è solo il primo passo verso un viaggio più grande. Per ritrovare il padre e scoprire cosa sia accaduto avrà però bisogno del coraggio che non sai di possedere, imbattendosi in inaspettati nemici e preziosi alleati.  Se dovesse sopravvivere a questa pericolosa avventura, Lara potrebbe realmente capire chi sia e conquistare il nome di Tomb Raider.

Il cast del film

Scelta per dar vita alla nuova versione di Lara Croft, l’attrice Alicia Vikander, reduce dall’Oscar per The Danish Girl, ha preso molto seriamente il compito. Si è infatti dichiarata una grande fan del videogioco, ed era consapevole delle grandi aspettative nei confronti del personaggio. Per interpretarlo nel modo migliore si è dunque allenata duramente e a lungo, dando vita ad una vera e propria trasformazione fisica. Ha prima di tutto acquisito una notevole massa muscolare, nonché un’elasticità fisica che le ha permesso di interpretare molte delle scene più complesse senza ricorrere a controfigure. Accanto a lei si ritrova poi l’attore Dominic West nei panni di lord Richard Croft, padre di Lara.

L’attore Walton Goggins, noto per i film Django Unchained e The Hateful Eight, dà invece vita a Mathias Vogel, capo di una spedizione segreta dell’Ordine della Trinità, nonché principale antagonista del film. Hannah John-Kamen, celebre per il ruolo di Dutch nella serie Killjoys, è qui presente nei panni di Sophie, amica e coinquilina della protagonista. Daniel Wu è invece l’interprete di Lu Ren, figlio del proprietario della barca che sette anni prima accompagnò Lord Croft nella missione in cui sparì. La candidata all’Oscar Kristin Scott Thomas ricopre il ruolo di Ana Miller, socia della compagnia di Richard Croft. L’attore Nick Frost, infine, è presente nei panni di Alan, proprietario di un banco dei pegni, nel quale si imbatterà Lara durante il suo viaggio.

Tomb Raider sequel
Alicia Vikander in Tomb Raider. Foto di Graham Bartholomew – © 2017 Warner Bros. Entertainment Inc. and Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

Ci sarà un sequel di Tomb Raider?

Dato il finale del film, e il suo successo, era lecito aspettarsi la realizzazione di un sequel. Questo è poi stato confermato, con la Vikander pronta a riprendere il ruolo e Ben Wheatley come nuovo regista. Nel corso del 2019 si è così proceduto alla realizzazione di una prima sceneggiatura, che dava vita ad una storia in cui si esplorano ulteriori aspetti della protagonista. Il film era inizialmente previsto in sala per il 2021, ma nell’ottobre del 2020 la MGM, studios produttore, ha rivelato di aver rimosso il film dal proprio calendario delle uscite, cancellandolo ufficialmente nel 2022. Prime Video ha poi acquisito i diritti su Tomb Raider e ha annunciato lo sviluppo di un reboot scritto da Phoebe Waller-Bridge.

Il trailer di Tomb Raider e dove vedere il film in streaming e in TV

In attesa di questo, è possibile vedere o rivedere il film del 2018 grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in reteTomb Raider è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Rai Play, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 6 settembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Guardia del corpo: dal cast alla canzone, tutte le curiosità sul film

Ancora oggi considerato tra i più celebri film sentimentali degli anni Novanta, Guardia del corpo (qui la recensione) è entrato a far parte dell’immaginario comune grazie ai suoi splendidi interpreti e ad una memorabile colonna sonora struggente. Diretto nel 1992 da Mick Jackson e scritto dal celebre Lawrence Kasdan, tra i maggiori sceneggiatori di Hollywood, il film è però molto più che un semplice film sentimentale. Al suo interno si possono infatti ritrovare grande azione, tensione ed elementi thriller, il tutto legato insieme dalla musica e dalla sua forza immortale.

Kasdan scrisse il film negli anni Settanta e fu una delle sue prime sceneggiature. Ci sono però voluti diversi anni prima che questa si concretizzasse in film. A permetterlo fu l’interessamento dell’attore Kevin Costner, divenuto celebre in quegli anni grazie al film Balla coi lupi. La storia, originariamente scritta pensando a Steve McQueen e Diana Ross venne dunque rielaborata e adattata, giungendo alla sua forma finale. Nonostante ne fossero tutti entusiasti, nessuno poteva prevedere quanto grande sarebbe stato il successo del film. A fronte di un budget di 25 milioni di dollari, questo arrivò a guadagnarne circa 411 in tutto il mondo, divenendo il secondo più alto incasso del suo anno.

Memorabile anche la sua colonna sonora, arrivata a vendere oltre 45 milioni di copie in tutto il mondo, con brani come I Have Nothing, Run to You e I Will Always Love You divenute parte della storia e della cultura mondiale. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla sua canzone più celebre. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Guardia del corpo cast
Kevin Costner e Whitney Houston in Guardia del corpo. © 1992 – Warner Bros. All rights reserved.

La trama di Guardia del corpo

Protagonista del film è Rachel Marron è una superstar del mondo della musica e del cinema all’apice del successo. Fans da tutto il mondo vogliono vederla, ascoltarla, toccarla. Tra loro, però, ve ne è anche uno che sembra invece avere scopi meno ammirevoli. La donna inizia infatti a ricevere una serie di lettere minatorie da parte di uno sconosciuto. Per questo motivo, Rachel richiede la presenza accanto a sé di una guardia del corpo. Viene scelto per tale compito Frank Farmer, un professionista che non abbassa mai la guardia. Rachel è è però abituata ad avere il controllo sulla sua vita, e mal sopporta l’idea di dover sottostare ad una serie di misure di sicurezza. Ben presto, però, il rapporto con Frank si farà sempre più stretto, proprio nel momento in cui lo stalker è pronto a colpire.

Il cast del film

Come accennato, il ruolo della guardia del corpo Frank Farmer era originariamente stato scritto per l’attore Steve McQueen. Il ruolo fu però poi assunto da Kevin Costner, che decise anche di produrre il film. Nel vestire i panni del protagonista, però, l’attore rivelò di essersi ispirato al carattere proprio di McQueen. Si è anche fatto tagliare i capelli allo stesso modo dell’attore, al fine di poter corrispondere maggiormente con l’idea originale del personaggio. Nel ruolo della cantante Rachel Marron vi è invece la celebre Whitney Houston. All’epoca, questa non aveva mai recitato in un film, ma Costner la richiese a tutti i costi per la parte. Per interpretare il ruolo, alla Houston fu detto di non prendere lezioni di recitazione.

L’intento era infatti quello di sfruttare la sua spontaneità, così da rendere il personaggio più vero. Le uniche lezioni che la cantante prese le furono impartite dallo stesso Costner, a cui in cambio insegnò le basi per il canto. Nel film sono poi presenti gli attori Bill Cobbs nei panni di Bill Devaney, manager di Rachel, e Gary Kemp in quelli di Sy Spector. Il giovane DeVaughn Nixon interpreta Fletcher, il figlio della cantante. Il bambino ebbe modo sul set di stringere un ottimo rapporto con Costner e la Houston, pensando a loro come ai suoi genitori cinematografici. Michele Lamar è invece Nicki, sorella di Rachel, mentre Ralph Waite è Herb Farmer, il padre di Frank.

Guardia del corpo Kevin Costner
Kevin Costner e Bill Cobbs in Guardia del corpo. © 1992 – Warner Bros. All rights reserved.

I Will Always Love You, la canzone di Guardia del corpo

Guardia del corpo vanta una colonna sonora di grandissimo successo, con due brani candidati all’Oscar nella categoria per la miglior canzone originale. A divenire particolarmente celebre e strettamente legata al film è però la canzone I Will Always Love You. Questa è stata cantata per la prima volta nel 1973 da Dolly Parton, ma è proprio con questa cover della Houston che il brano ha raggiunto il massimo della sua popolarità. Tale singolo ha infatti venduto oltre 20 milioni di copie nel mondo, divenendo il secondo singolo di maggior successo cantato da un’artista donna. Questo si può udire nel film anche cantato a cappella, un’idea nata da Costner e subito accolta con entusiasmo dalla Houston.

Il trailer di Guardia del corpo e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Guardia del corpo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Now, Apple TV e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 6 settembre alle ore 21:25 sul canale Rete 4.

Fonte: IMDb

Wolf Man: il primo teaser del film con Christopher Abbott

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Wolf Man: il primo teaser del film con Christopher Abbott

La Universal Pictures ha svelato un primo teaser di Wolf Man, il nuovo film in cui Christopher Abbott si trasforma nel classico mostro del cinema. Il filmato non mostra ancora il lupo mannaro ma trasmette certamente un’atmosfera particolarmente orrorifica. Un possibile aspetto del lupo, tuttavia, è stato diffuso qualche giorno fa in rete, anche se si sospetta che potrebbe non essere la versione definitiva o che comunque il lupo del film sarà molto più spaventoso e realistico.

Tutto quello che sappiamo su Wolf Man

Diretto da Leigh Whannell, già regista di L’uomo invisibile, questo reboot della Blumhouse e Universal segue una famiglia terrorizzata da un predatore letale. L’attore Christopher Abbott guida il cast nel ruolo di Lawrence “Larry” Talbot/l’Uomo Lupo e sarà affiancato da Julia Garner, Sam Jaeger e Matilda Firth. L’uscita di Wolf Man è prevista per il 17 gennaio 2025.

Whannell ha diretto la sceneggiatura scritta con Corbett Tuck, Lauren Shuker Blum e Rebecca Angelo. Jason Blum ha prodotto, mentre Ryan Gosling – inizialmente assunto come protagonista -, Ken Kao, Bea Sequeira, Mel Turner e Whannell sono stati produttori esecutivi.

All’inizio di quest’anno, il produttore di Wolf Man, Ken Kao, ha dichiarato: “Da estraneo, direi che il Dark Universe de La Mummia, a mio modesto parere, si sentiva come se fosse reattivo a ciò che stava accadendo con tutta la roba dei supereroi – l’MCU e l’universo DC, e sappiamo che si è parlato molto di ciò che è accaduto con tutto questo [nell’] ultimo anno o giù di lì”.

E ha aggiunto: “Credo che si possa definire un approccio più simile a quello del Joker. A mio parere, soprattutto se si tratta di pezzi contenuti come la Blumhouse è davvero brava a fare, [ha] molto più senso per me. Quindi è un buon manuale”.

Jenna Ortega: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Jenna Ortega: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Nonostante sia giovanissima, Jenna Ortega vanta già una lunga carriera nel mondo del cinema e della televisione, grazie anche alla sua partecipazione a progetti di un certo rilievo che le hanno permesso di ottenere una sempre maggiore popolarità. Negli ultimi anni, in particolare, si è distinta come interprete dotata di grande talento e presenza scenica, capace di passare da un genere ad un altro senza problemi. Il suo futuro sembra dunque particolarmente promettente.

Ecco 10 cose che non sai di Jenna Ortega.

I film e le serie TV in cui ha recitato Jenna Ortega

1. Ha recitato in celebri film. Il primo film in cui la Ortega ha recitato è Iron Man 3 (2013), accanto a Robert Downey Jr.. In seguito è apparsa in Oltre i confini del male – Insidious 2 (2013), In viaggio con Flora (2018), Wyrm (2019), La babysitter – Killer Queen (2020), con Bella Thorne, e Yes Day (2021). Di recente ha invece avuto ruoli di rilievo anche in Scream (2022), accanto a Melissa Barrera, Studio 666 (2022), X – A Sexy Horror Story (2022) e American Carnage (2022). Nel 2023 riprende il ruolo di Tara Carpenter in Scream VI e recita anche in Finestkind, mentre nel 2024 è in Miller’s Girl e Beetlejuice Beetlejuice.

2. È nota anche per diverse serie TV. Oltre a recitare per il cinema, l’attrice si è distinta anche per alcune serie televisive come Il tempo della nostra vita (2013), Rake (2014), Jane the Virgin (2014-2019) e Richie Rich (2015). Ha poi ottenuto una buona notorietà grazie a Harley in mezzo (2016-2018), di cui è protagonista. Ha poi preso parte alla seconda stagione di You (2019) ricoprendo il ruolo di Ellie Alves e recitando accanto a Penn Badgley. Nel 2022 ottiene la definitiva consacrazione recitando nei panni di Mercoledì Addams in Mercoledì, serie ideata da Tim Burton con anche Catherine Zeta Jones. Come noto, una seconda stagione è in fase di sviluppo.

Jenna Ortega in Scream

3. In una stessa scena passa da un’età ad un’altra. La scena di apertura di Scream con Tara Carpenter che riceve la telefonata e viene aggredita da Ghostface è stata girata sia il primo che l’ultimo giorno della produzione a causa dei ritardi dovuti al Covid.  È così che, come rivelato dai registi, all’inizio della scena Ortega ha diciassette anni mentre ne ha compiuti diciotto al momento di tornare a finire la scena. I due registi hanno dunque elogiato la performance e la professionalità dell’attrice, resasi disponibile per quelle riprese aggiuntive.

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Mason Gooding, Melissa Barrera, Jenna Ortega e Jasmin Savoy Brown in Scream VI. Foto di Philippe Bossé/Philippe Bossé – © 2022 PARAMOUNT PICTURES.

Jenna Ortega è Mercoledì Addams

4. È la protagonista della serie. Nella serie Netflix Mercoledì, dedicata al celebre personaggio della Famiglia Addams, l’attrice ricopre come noto il ruolo della protagonista. La sua è però una versione molto differente rispetto a quelle che si sono ad oggi viste al cinema o in televisione. Fino ad ora, infatti, Mercoledì è stata raccontata da bambina, mentre la serie si concentra sulla sua adolescenza. Un cambio importante, che ha portato l’attrice a domandarsi quali aspetti far emergere di più del personaggio per renderlo credibile.

5. Ha avvertito molto stress sul set. Nonostante abbia affermato che girare la serie Mercoledì sia stata una delle esperienze più belle per lei come attrice, la Ortega non ha nascosto di aver provato anche molta agitazione nel corso delle riprese. In particolare, l’attrice era preoccupata sia perché ognuno dei registi chiamati a dirigere i vari episodi sembrava chiederle qualcosa di diverso, sia perché avendo avuto poco tempo per prepararsi sentiva di non aver ancora ben chiari alcuni aspetti di Mercoledì.

Jenna Ortega in Beetlejuice Beetlejuice

6. È tornata a collaborare con Tim Burton. In Beetlejuice Beetlejuice l’attrice interpreta Astrid Deetz, figlia di Lydia, interpretata da un’altra storica collaboratrice di Burton quale Winona Ryder. Il regista ha raccontato di aver scelto Ortega per questo ruolo non solo per via dell’aver apprezzato il lavoro di lei in Mercoledì, ma anche perché a detta sua condivide possiede certe qualità che aveva visto anche in Winona Ryder quando era più giovane, il che permetteva alle due di risultare una credibile coppia madre-figlia.

Jenna Ortega in You

7. Ha recitato nella seconda stagione della nota serie. You è una delle più celebri serie televisive presenti su Netflix. Nella seconda stagione di questa ha recitato anche la Ortega, ricoprendo il ruolo di Ellie Alves, una ragazzina che abita nello stabile di Joe, il protagonista. Il suo è stato senza ombra di dubbio uno dei personaggi che più si sono fatti notare della seconda stagione e la stessa attrice ha raccontato di aver vissuto un’esperienza fantastica sul set. Il personaggio purtroppo non è tornato nella terza stagione, ma non si esclude che possa farlo in futuro.

Jenna-Ortega-Mercoledì

Jenna Ortega e Natalie Ortega

8. Sua madre è la sua prima fan. Quando all’età di sei anni Jenna ha espresso il desiderio di intraprendere una carriera da attrice, è stata sua madre Natalie, di origini messicane e portoricane, a sostenerla durante le prime audizioni e a trovarle un agente. Negli anni, poi, la madre si è affermata anche come la sua prima fan. Andando sul profilo Instagram della donna, infatti, si può ad esempio notare come questo sia interamente dedicato ai progetti della figlia e ai ruoli da lei interpretati.

Jenna Ortega è su Instagram

9. È presente sul social network. L’attrice possiede un proprio profilo Instagram ufficiale con tanto di spunta blu. Questo è seguito da 38,2 milioni di persone e presenta attualmente 88 post. Attraverso le sue pubblicazioni l’attrice è solita raccontare le proprie giornate lavorative, tra curiosità e dietro le quinte dei set a cui partecipa. Non mancano però anche immagini legate alla propria quotidianità, tra momenti di svago, giornate in compagnia di amici o colleghi e molto altro. Seguendola si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

L’età e altezza di Jenna Ortega

10. Jenna Ortega è nata a Coachella Valley, in California, il 27 settembre del 2002. L’attrice è alta complessivamente 1,55 metri.

Fonte: IMDb

Tim Burton: 10 cose che forse non sai sul regista

Tim Burton: 10 cose che forse non sai sul regista

Padre di alcune delle fiabe più gotiche viste al cinema negli ultimi decenni, il regista Tim Burton si è col tempo costruito una fama ineguagliabile grazie ai suoi film immediatamente riconoscibili per stile e tematiche. Oggi considerato un regista pop, Burton da sempre segue una propria personale visione del mondo e delle figure che lo abitando, concentrandosi però su quei personaggi spesso da altri dimenticati.

A farla da padrone nelle sue storie cupe e stravaganti, è infatti la figura dell’emarginato, il quale diventa un antieroe destinato a rivoluzionare sé stesso e il mondo che lo circonda. Burton ha saputo declinare tale archetipo nei modi più originali e personali, e passando dal horror alla commedia, dal film d’animazione in stop-motion al cinecomic, ha dato vita ad opere oggi parte dell’immaginario collettivo.

Ecco 10 cose che non sai di Tim Burton.

La filmografia di Tim Burton

1. Ha diretto celebri lungometraggi. Burton debutta alla regia di un lungometraggio con Pee-wee’s Big Adventure (1985), per poi ottenere grande popolarità con Beetlejuice – Spiritello porcello (1988), con Michael Keaton. Successivamente, guadagna ulteriore successo con Batman (1989), con Jack Nicholson, Edward mani di forbice (1990), con Johnny Depp, Batman – Il ritorno (1992), Ed Wood (1994), Mars Attacks! (1996), Il mistero di Sleepy Hollow (1999), Il pianeta delle scimmie (2001) e Big Fish – Le storie di una vita incredibile (2003), con Ewan McGregor, considerato uno dei suoi film più belli. Dirige poi La fabbrica di cioccolato (2005), Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007), Alice in Wonderland (2010), con Mia Wasikowska, Dark Shadows (2012), Big Eyes (2014), con Amy Adams, Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali (2016) e Dumbo (2019), con Eva Green. Nel 2022 produce e dirige alcuni episodi della serie Mercoledì, mentre nel 2024 torna al cinema con Beetlejuice Beetlejuice.

2. Ha diretto due film d’animazione. Da sempre grande appassionato di animazione, Burton, che all’inizio della sua carriera lavorò anche nel reparto animazione della Disney, ha nel corso degli anni realizzato due lungometraggi con la tecnica della stop-motion. Si tratta di La sposa cadavere (2005) e Frankenweenie (2012). Entrambe le pellicole furono nominate al premio Oscar per il miglior film d’animazione, senza però riportare la vittoria. Burton è anche il produttore del film Nightmare Before Christmas (1993), il quale è basato su personaggi di sua ideazione.

3. È stato l’animatore di noti film. È noto che Burton iniziò la propria carriera come animatore presso la Disney, grazie ad una borsa di studio vinta. Qui il futuro regista si trovò a dover realizzare i disegni per progetti come Red e Toby – Nemiciamici. Tale attività, tuttavia, fu da lui giudicata particolarmente insoddisfacente, andando in contrasto con le sue idee creative. Negli anni, però, Burton partecipò all’animazione di diversi film di particolare successo come Il Signore degli Anelli (1978), Tron (1982), Taron e la pentola magica (1985) e la serie Qua la zampa, Doggie (1987).

Batman di Tim Burton
Una scena dal Batman di Tim Burton.

I disegni di Tim Burton

4. I suoi disegni sono estremamente riconoscibili. Pur smettendo di lavorare in modo ufficiale come semplice animatore, Burton ha sempre continuato a realizzare degli schizzi per i personaggi dei suoi film, immaginandone aspetto e abbigliamento. Molti di questi disegni, particolarmente riconoscibili per il loro look dark, sono in più occasioni confluiti in opere che raccolgono l’attività di disegnatore di Burton. Molte delle illustrazioni da lui realizzate vengono infatti utilizzate come base di partenza per i suoi progetti.

Tim Burton alla regia di Batman

5. Non apprezzò totalmente il film. Quando nel 1989 Burton diresse Batman, dedicato al celebre supereroe, divenne uno dei registi più famosi del momento. Benché il film venne particolarmente apprezzato da critica e pubblico, Burton si dichiarò non particolarmente entusiasta del prodotto in sé, apprezzandone però alcune parti. Secondo la sua opinione, infatti, il progetto era finito con il diventare più un fenomeno culturale che non un film ben riuscito. Con il passare del tempo, tuttavia, il suo giudizio nei confronti di questo divenne più favorevole.

6. Voleva una versione più dark del supereroe. Nell’accettare di dirigere Batman, Burton rese ben chiaro che avrebbe realizzato una versione della storia del supereroe in linea con la sua sensibilità artistica e con l’atmosfera a lui cara. Per lui era infatti importante far capire che non si trattava di un film ispirato alla colorata serie degli anni Sessanta. Per rendere chiaro ciò, si avvalse dei titoli di testa, da lui da sempre considerati importanti per settare il mood del progetto. Attraverso questi, poté così informare gli spettatori che stavano per assistere ad una storia molto più cupa di quello che avrebbero potuto aspettarsi.

Tim Burton torna al cinema con Beetlejuice Beetlejuice

7. Lo considera il suo “ritorno alle origini”. Dopo una serie di film non propriamente apprezzati dalla critica e dal pubblico, che sembravano aver allontanato il regista dal suo modo classico di concepire i film, Beetlejuice Beetlejuice offre ciò che era mancato a questi ultimi progetti, ovvero non solo l’immaginario burtoniano ma anche un preciso modo di raccontare per immagini. Burton ha raccontato: “Ho provato a spogliarmi di tutto e a tornare alle basi del lavoro con brave persone, attori e burattini. È stato un po’ come tornare al motivo per cui mi piaceva fare film”.

Monica Bellucci e Tim Burton
Monica Bellucci e Tim Burton sul red carpet della Festa del cinema di Roma – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Tim Burton ed Helena Bonham Carter

8. Ha avuto una relazione con una nota attrice. Nel 2001, grazie al set di Il pianeta delle scimmie, il regista ha modo di conoscere e stringere un legame con l’attrice Helena Bonham Carter. I due, diventati una coppia, lavoreranno insieme in numerosi altri film, come Big Fish, La fabbrica di cioccolato, Sweeney Todd, Alice in Wonderland e Dark Shadows. I due hanno anche avuto dei figli, nati rispettivamente nel 2003 e nel 2007. Negli anni non è mai stato effettivamente chiarito se i due fossero o meno sposati, e ciò non è stato rivelato neanche quando, nel 2014, hanno annunciato di essersi separati rimanendo in buoni rapporti.

Tim Burton e Monica Bellucci

9. Ha una relazione con l’attrice italiana. Dopo Helena Bonham Carter, inizialmente si pensava che Burton avesse una relazione con l’attrice Eva Green, con la quale ha girato tre film, ma la cosa non ha mai trovato riscontro. Di certo c’è che dal 2023 Burton ha una relazione con l’attrice italiana Monica Bellucci. I due si sono già mostrati insieme a diversi eventi, come Festa del Cinema di Roma, all’evento dedicato al regista al Museo del Cinema di Torino e sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia.

L’età e altezza di Tim Burton

10. Tim Burton è nato a Burbank, in California, Stati Uniti, il 25 agosto del 1958. Il regista è alto complessivamente 180 centimetri.

Fonte: IMDb

Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza vince il premio Francesco Pasinetti a Venezia 81

Va a Iddu (qui la recensione) di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (Venezia 81) il Premio Francesco Pasinetti 2024 per il miglior film italiano proposto alla Mostra 81. assegnato a Venezia dai Giornalisti Cinematografici SNGCI con i Premi tradizionalmente destinati agli attori, quest’anno per Romana Maggiora Vergano per Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini e al cast dei protagonisti di Familia di Francesco Costabile: Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva e Marco Cicalese.

Lo annuncia il Direttivo dei Giornalisti Cinematografici (Sngci) che hanno scelto i vincitori tra tutti i film italiani presentati nelle diverse sezioni sottolineando, comunque, la qualità e l’originalità delle proposte italiane viste quest’anno, film che, grazie anche al lancio di questa straordinaria edizione della Mostra, meritano di riaccendere la curiosità e l’attenzione del pubblico in sala. Di seguito le motivazioni.

Miglior film

IDDU – L’ultimo padrino’ di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza

“La realtà è un punto di partenza, non una destinazione” avvisano fin dai titoli di testa Grassadonia e Piazza autori di un film coerente con il loro impegno civile in una storia, che oltre l’aderenza alla cronaca, in questo caso legata alla storia del boss Matteo Messina Denaro, sceglie la via narrativa dell’apologo grottesco. Chiudendo idealmente la trilogia aperta con ‘Salvo’ e proseguita con ‘Sicilian Ghost Story’ una dichiarazione antimafia che qui sovrappone, però, felicemente al cinema d’inchiesta il taglio di una commedia nera.

Migliore attrice

Romana Maggiora Vergano Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini (fuori concorso)

Per un’interpretazione difficile ed emozionante ricca di sfumature, conferma di un talento già maturo.

Premio speciale

‘Familia’ di Francesco Costabile (Venezia – Orizzonti) al cast dei protagonisti Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva e Marco Cicalese

Perfetti nel rappresentare la realtà di una famiglia segnata dalla violenza anche psicologica che, nella regia di Francesco Costabile, vive la quotidianità di ogni gesto come l’incubo di un film horror.

GdA Director’s Award 2014: vince Manas di Marianna Brennand

GdA Director’s Award 2014: vince Manas di Marianna Brennand

La giuria, presieduta dalla regista Joanna Hogg, coordinata da Karel Och, direttore del festival di Karlovy Vary, sostenuta da Europa Cinemas e Cineuropa e composta da David Bakum (Germania), Victor Courgeon (Francia), Maarja Hindoalla (Estonia), Dimosthenis Kontes (Grecia), Amalia Mititelu (Romania), Saulė Savanevičiūtė (Lituania), Esmée van Loon (Paesi Bassi), Gregor Valentovic (Slovacchia), Isabella Weber (Italia) e Chris Zahariev (Bulgaria) – tutti ex partecipanti al progetto “27 Times Cinema”, inaugurato nel 2010 con il Parlamento Europeo – ha decretato il vincitore del GdA Director’s Award. L’annuncio si è svolto nel corso della tradizionale riunione plenaria trasmessa in streaming sulla pagina Facebook e il canale YouTube delle Giornate degli Autori. Il GdA Director’s Award ha un valore di 20.000 euro: metà destinata al regista, metà al venditore internazionale del film, per aiutarne la circolazione.

Tra i dieci film in concorso della 21ª edizione delle Giornate è Manas di Marianna Brennand ad aggiudicarsi il GdA Director’s Award 2024. 

Manas di Marianna Brennand vince il GdA Director’s Award 2014

La motivazione: “È un grande onore annunciare il film vincitore del GdA Award 2024. In questi giorni abbiamo discusso con grande passione di 10 film che esplorano universi cinematografici molto diversi tra loro, emozionandoci e sorprendendoci, e vorremmo ringraziare le Giornate degli Autori per la selezione proposta. Un film in particolare ci ha regalato un’incredibile esperienza condivisa. Manas è una finestra sul mondo capace, grazie a un’infinita cura per il dettaglio, di immergere lo spettatore in un viaggio immersivo e trasformativo.  Manas ci ha conquistato con la cura e l’attenzione con cui mette in scena un tema delicato e difficile come quello dell’abuso, sia in ambito domestico che in contesti più sistematici. Con questo racconto preciso e culturalmente specifico in cui abbiamo esplorato l’isola di Marajó, la regista ha ritratto qualcosa di profondamente universale. Questo film si è distinto dal programma per la sua maestria, le brillanti interpretazioni e il forte messaggio che crediamo risuonerà con gli spettatori di tutto il mondo, sensibilizzando e chiedendo un cambiamento. Grazie a Marianna Brennand per aver reso visibili queste storie e grazie alle Giornate degli Autori per averle portate alla nostra attenzione”.

Isola di Marajó, foresta amazzonica. Marcielle (Tielle) vive con i genitori e tre fratelli. Condizionata dalle parole della madre, venera la sorella maggiore pensando sia fuggita da quella vita squallida trovandosi un «brav’uomo» su una delle chiatte che solcano la zona. Man mano, però, Tielle si scontra con la realtà e comprende di essere intrappolata tra due ambienti violenti. Preoccupata per la sorellina e per il futuro desolante che le attende, decide di affrontare il sistema che opprime la sua famiglia e le donne della comunità.

“Durante una ricerca per un documentario da girare nei villaggi della foresta amazzonica, ho incontrato donne vittime di traumi indicibili fin dalla più tenera età. Avevano subito abusi sessuali all’interno delle loro case, oltre a essere sfruttate sessualmente su chiatte commerciali, praticamente, senza alcuna possibilità di fuga. Purtroppo, la maggior parte di noi donne ha una storia di abuso sessuale, morale o psicologico, che ha lasciato cicatrici profonde. Il Me Too e altri movimenti per i diritti delle donne ci hanno incoraggiato e permesso di rompere il silenzio e di denunciare gli abusatori in tutto il mondo. Ma che dire di queste donne invisibili di cui non conosciamo nemmeno l’esistenza? Con Manas voglio dare voce a loro che altrimenti non sarebbero mai state ascoltate, onorando le storie che hanno condiviso con me. Vedo il cinema come un veicolo efficace per la trasformazione sociale e politica e spero che Manas sia in grado di mobilitare gli spettatori rompendo l’enorme tabù che circonda questa difficile realtà che riguarda noi tutte”. (Marianna Brennand)

Marianna Brennand, dopo essersi laureata in cinema alla UCSB, è tornata in Brasile per realizzare un documentario sul suo prozio Francisco, un artista  riconosciuto a livello mondiale per i suoi lavori in ceramica. Puntando su un approccio narrativo poetico basato sui diari del suo personaggio, Francisco Brennand è stato presentato in anteprima nel 2012 e ha vinto i premi per il miglior documentario brasiliano e per il miglior film brasiliano al Festival di São Paulo. Nel 2007 aveva diretto un altro documentario, O Coco, a Roda, o Pnêu e o Farol, sulla ricca tradizione musicale del «coco de roda» a Olinda, città nello Stato del Pernambuco. Manas segna il suo debutto alla regia di un lungometraggio ed è il risultato di una ricerca decennale sul tema complesso e delicato dell’abuso e dello sfruttamento sessuale di bambine e adolescenti sull’isola di Marajó, nella foresta amazzonica.

Pom Klementieff sarebbe in trattative per interpretare Huntress nel DCU

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Pom Klementieff, che ha interpretato Mantis in Guardiani della Galassia Vol. 2 e Vol. 3, ha già ammesso in precedenza di aver discusso con James Gunn la possibilità di entrare nel DCU, e forse ora sappiamo quale personaggio è in trattativa per interpretare. A giugno, durante il Superhero Comic Con di San Antonio, è stato chiesto alla Klementieff se fosse possibile unirsi al suo regista di GOTG nel reboot dell’Universo DC e se avessero discusso di qualche personaggio specifico.

Pensate davvero che risponderò a questa domanda? Voglio solo continuare a lavorare con James, quindi continueremo a cercare di trovare il modo di farlo”, ha risposto Pom Klementieff. “Sì, abbiamo parlato di un personaggio specifico, ma non posso parlarne ora”. Ora, secondo MTTSH, quel personaggio sarebbe Helena Bertinelli, alias Huntress, anche se lo scooper fa notare che si è parlato anche di altri ruoli.

L’anno scorso era circolata la voce che i DC Studios stessero sviluppando un film in lingua coreana con protagonista Huntress come parte del “Capitolo 2” del DCU, e in seguito si era saputo che il regista e sceneggiatore sudcoreano Jung Byung-gil (Action Boys, The Villainess, Afterburn) era in trattative per scrivere e dirigere. Non abbiamo più avuto notizie di quel progetto, ma è sempre sembrato altamente improbabile che Mary Elizabeth Winstead riprendesse il ruolo di Birds of Prey.

Il ruolo potrebbe però passare a Pom Klementieff, che ha origini coreane e si inserirebbe dunque alla perfezione in un progetto simile. Al momento però non ci sono certezze riguardo quest’indiscrezione, per cui bisognerà attendere se davverò sarà questo il personaggio che l’attrice andrà ad interpretare per Gunn. La volontà dei due di lavorare ancora insieme non manca, per cui tutto fa pensare che quello che al momento è un rumor potrebbe effettivamente diventare realtà.

Old, la spiegazione del finale: qual è il mistero della spiaggia?

Anche se non si è fan dell’ingegnoso colpo di scena nel terzo atto per il quale M. Night Shyamalan è diventato famoso, non si può negare che Old (qui la recensione) sia davvero spaventoso nello sviluppo che propone, vale a dire prendendo di mira il concetto di invecchiamento, mortalità e vita nel suo complesso. Il film segue infatti un gruppo di famiglie in vacanza invitate su una spiaggia isolata per una giornata di relax e divertimento, che si trasforma in un vero e proprio incubo quando iniziano a notare che qualcosa non va nella pittoresca spiaggia.

Se si allontanano troppo dalle rocce, svengono e apparentemente ritornano dov’erano senza ricordarsi di aver provato a scappare, mentre i bambini diventano progressivamente più grandi di quando sono arrivati sulla spiaggia. Ben presto si rendono conto che qualcosa nella spiaggia li fa invecchiare rapidamente. Non sanno come e non sanno perché, ma in base al tasso di crescita dei bambini, ipotizzano che stiano invecchiando tutti di un anno ogni 30 minuti. Ogni tentativo di lasciare la spiaggia sembra vano e con il tempo che scorre rapidamente sembrano tutti destinati ad una rapida morte.

La spiegazione del finale di Old

Man mano che il film va avanti, diventa chiaro che ci sono tre misteri che si intersecano. Il primo mistero è perché una specifica spiaggia fa invecchiare le persone che la abitano a un ritmo molto accelerato. Il secondo mistero è perché le persone svengono e finiscono di nuovo sulla spiaggia ogni volta che cercano di andarsene. Il terzo mistero è perché queste persone siano state portate appositamente su questa spiaggia. Tutti questi quesiti trovano risposta nel corso della storia. I personaggi invecchiano rapidamente perché semplicemente in questa spiaggia c’è qualcosa che fa invecchiare le cellule in modo accelerato.

Non influisce sui capelli o sulle unghie perché quelle sono “cellule morte”, ma può far sì che i tagli si rimarginino e si cicatrizzino istantaneamente o che le ossa si riparino in modo raccapricciante nel giro di pochi secondi. Questo porta ad alcuni orrori corporei piuttosto strani, come la famosa morte di Chrystal (Abbey Lee). La ragazza soffre di ipocalcemia, cioè il suo corpo ha un’immensa carenza di calcio, e quindi senza le sue medicine, più avanti nel film, le sue ossa iniziano a rompersi e a ricomporsi istantaneamente in varie angolazioni e posizioni, lasciandola morire in modo raccapricciante.

Old Gael Garcia Bernal
Gael García Bernal e Thomasin McKenzie in Old. Photo Credit: Phobymo/Universal – © 2021 Universal Studios. All Rights Reserved.

Il motivo dei vuoti di memoria ha invece a che fare con il magnetismo che provoca una pressione intensa, simile a quella che proverebbe chi cerca di riacclimatarsi troppo velocemente. Ecco perché quando vediamo Mid-Sized Sedan (Aaron Pierre) camminare tra le rocce sviene immediatamente, o quando Kara (Eliza Scanlen) cerca di arrampicarsi sulla montagna rimane disorientata e cade a terra. Ma il mistero più grande di tutti è il motivo per cui queste persone sono state portate appositamente sulla spiaggia. Perché sono state prese di mira e qual è il famigerato colpo di scena di Shyamalan che ci aspetta nel finale di Old?

Il significato del corallo in Old

All’inizio di Old, quando la famiglia Cappa arriva per la prima volta al resort Anamika, Trent (Nolan River) fa amicizia con Idlib (Kailen Jude). Trent e Idlib girano insieme per il resort, parlando con gli ospiti e chiedendo i loro nomi e le loro occupazioni in un modo affascinante e infantile. Giocano anche a decodificare i messaggi, utilizzando un linguaggio segreto che Idlib ha inventato e sembra insegnare a Trent. Questo aspetto diventa molto importante in seguito. Dopo che tutti i presenti sulla spiaggia sono morti, lasciando Trent (Emun Elliott) e Maddox (Embeth Davidtz) – ormai di mezza età – da soli, decidono di sfruttare al meglio il tempo che gli rimane e di fare un castello di sabbia.

Ma presto si accorgono del corallo e a Trent tornano in mente i suoi precedenti giochi con Idlib e cerca nei suoi quaderni i loro messaggi. Trova un messaggio di Idlib che dice: “A mio zio non piace il corallo” e capisce che il corallo potrebbe essere il loro indizio per lasciare la spiaggia. I ragazzi deducono che il corallo deve fornire una schermatura dal magnetismo che causa i blackout e decidono di nuotare per raggiungerlo, solo che quando Maddox si impiglia in un pezzo di corallo, un impiegato che li osserva (interpretato dallo stesso Shyamalan) presume che i fratelli siano annegati quando non li vede riemergere.

Old Rufus Sewell
Rufus Sewell in Old. Photo Credit: Universal Pictures – © 2021 Universal Studios. All Rights Reserved.

Qual è lo scopo della misteriosa spiaggia?

Si scopre che questo misteriosi personaggio li ha osservati per tutto il tempo quando riferisce che tutti i soggetti della Prova 73 sono morti e lui è pronto per tornare alla base. È a quel punto che si comprende che il resort, Anamika, è una copertura per una società farmaceutica chiamata Warren & Warren. Questa utilizza alcune delle persone che soggiornano presso la struttura come vere e proprie cavie, selezionando coloro che soffrono di particolari patologie. Prisca (Vicky Krieps) ha un tumore alle ovaie, Charles (Rufus Sewell) è affetto da schizofrenia, sua moglie Chrystal è affetta da ipocalcemia, Patricia (Nikki Amuka-Bird) ha l’epilessia e Mid-Sized Sedan ha l’emofilia.

Il resto degli occupanti della spiaggia non fa necessariamente parte dell’esperimento allo stesso modo, ma viene coinvolto perché è legato ai veri obiettivi dell’esperimento. Quando gli ospiti arrivano, vengono inconsapevolmente nutriti con una nuova droga attraverso bevande gratuite al loro arrivo. Il giorno successivo vengono portati su una spiaggia isolata dove l’invecchiamento viene accelerato. Lo scopo di tutto ciò è quello di permettere a Warren & Warren di accelerare i test clinici. Notano ad esempio che un farmaco antiepilettico somministrato a Patricia ha funzionato per otto ore, il che equivale a sedici anni.

Quindi, come già affermato, i personaggi sono fondamentalmente cavie da laboratorio per Warren e Warren. La loro esistenza può essere cancellata e Warren & Warren continua a testare diversi farmaci su diversi disturbi sulla spiaggia del tempo. Ma anche se alcuni degli ospiti della spiaggia non hanno disturbi diretti, Warren & Warren vede gli effetti della natura umana all’acceleratore, come il fatto che Trent (Alex Wolff) e Kara finiscono per concepire quando raggiungono la pubertà, e che Guy (Gael García Bernal) perde la vista invecchiando e Prisca perde l’udito.

Old Thomasin McKenzie Alex Wolff
Alex Wolff e Thomasin McKenzie in Old. Photo Credit: Phobymo/Universal – © 2021 Universal Studios. All Rights Reserved.

Nel finale, Warren e Warren pensano di aver fatto un grande passo avanti con il loro ultimo processo e iniziano a festeggiare la loro vittoria, fino a quando Trent e Maddox entrano nel resort. Si scopre che sono riusciti a districarsi dal corallo e a fuggire dalla spiaggia e hanno portato con sé il diario di una precedente vittima che ha registrato i nomi di altre persone durante il periodo trascorso sulla spiaggia, a conferma della storia che raccontano. Consegnano il diario a un poliziotto che alloggia nel resort, che avvia lo smascheramento della società. Trent e Maddox possono ora tornare a casa, anche se irrimediabilmente segnati dal tempo.

Il film, tuttavia, non spiega del tutto il perché di questo punto della spiaggia in cui il tempo scorre diversamente. Si lascia intendere che sia semplicemente un’anomalia della natura. A riguardo, Shyamalan ha dichiarato: “È sempre stato questo finale. Per me la graphic novel non aveva un finale e non spiegava nulla. C’erano alcuni fotogrammi in cui insinuavano qualcosa, così ho continuato a scrivere quella versione della storia nella mia testa. Ho pensato: “Oooh. Questo deve significare questo. Deve significare che sta succedendo qualcos’altro”. Quindi, per me, era molto simile alla graphic novel, come un dipinto incompiuto, quindi il finale era quello“.

Deadpool & Wolverine: nuovi concept art rivelano uno Juggernaut femminile

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Deadpool & Wolverine è diventato facilmente uno dei più grandi blockbuster dell’anno, offrendo una visione del multiverso cinematografico Marvel particolarmente apprezzata. Oltre ai cammei del Gambit di Channing Tatum, del Blade di Wesley Snipes e della Elektra di Jennifer Garner, il film ha presentato anche una serie di varianti di personaggi di supporto dei precedenti film degli X-Men. Dopo aver visto quelli dedicati a Callisto, dei nuovi concept art di David Masson San Gabriel ci mostrano una versione femminile di un famigerato cattivo degli X-Men.

Il concept art, che potete vedere qui sotto, presenta infatti una versione femminile di Cain Marko/Juggernaut, emulata attorno al costume indossato da Vinnie Jones in X-Men – Conflitto finale del 2006. Anche se alla fine una versione di Juggernaut è stata inserita in Deadpool & Wolverine, si trattava di una variante maschile del personaggio interpretato da Aaron W. Reed. “Mi è stato chiesto di fare un concept di Juggernaut da x3, ma essendo una donna, non è finito nel film, ma sarebbe stato piuttosto cazzuto!!!”, recita il commento di Gabriel.

Perché il Juggernaut di Vinnie Jones non è in Deadpool & Wolverine?

Sebbene l’apparizione di Juggernaut in Deadpool & Wolverine fosse stata anticipata dal materiale di marketing, non era chiaro se sarebbe stato Vinnie Jones a tornare nel ruolo o un nuovo attore. Per aggiungere benzina al fuoco, lo stesso Jones aveva affermato in un’intervista all’inizio dell’anno di essere troppo costoso da riportare in scena. “Stranamente mi hanno appena chiesto di fare Deadpool, il nuovo film, e ho parlato con il regista dicendo che è un dramma indossare quella tuta sia mentalmente che fisicamente”, ha spiegato Jones a Yahoo!

Voglio dire che ha avuto un impatto anche a livello mentale, perché ci sei dentro e non puoi fare nulla tutto il giorno, puoi solo bere con una cannuccia. Quindi non siamo riusciti a trovare un accordo per Deadpool… Deadpool è il mio film preferito di sempre, più o meno. Volevo davvero farlo, ma non avevano il budget per mettermi nel costume”.

Gli approfondimenti su Deadpool & Wolverine

Shawn Levy dirige Deadpool & Wolverine, con Ryan Reynolds, Hugh Jackman, Emma Corrin, Morena Baccarin, Rob Delaney, Leslie Uggams, Karan Soni, Matthew Macfadyen, e Dafne Keen. Il film è stato scritto da Ryan Reynolds, Rhett Reese, Paul Wernick, Zeb Wells e Shawn Levy.

Joker: Folie à Deux, Joaquin Phoenix ha convinto Lady Gaga a “cantare male”

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La prima di Joker: Folie à Deux (qui la nostra recensione) si è svolta l’altro ieri alla Mostra del Cinema di Venezia, offrendo così la possibilità ai presenti di scoprire la storia d’amore tra Arthur Fleck/Joker (Joaquin Phoenix) e Harleen Quinzel (Lady Gaga), con elementi musicali e omaggi alla Hollywood classica. Sebbene la maggior parte di questi numeri musicali non sia stata presentata nei trailer del film, i fan della decennale carriera di Gaga come popstar non vedono l’ora di sapere come si esibirà nel film, ma decisamente non sarà come si aspettano.

In una recente intervista con Vogue, Phoenix e Gaga hanno parlato di come lei abbia dovuto imparare a “cantare male” durante le riprese di Joker: Folie à Deux, per far combaciare meglio l’energia di Harleen con la sua voce. “L’ho incoraggiata a cantare male”, ha rivelato Phoenix. “Ricordo di averle chiesto di cantare senza il suo vibrato. Ha un vibrato bellissimo, troppo bello. Credo che si sentisse nuda senza. Ma non appena si è allontanata dalla tecnica ha sbloccato la voce del suo personaggio”.

Ho lavorato molto duramente su questo, cercando di annullare tutta la mia tecnica”, ha fatto eco Gaga. “Voglio dire, Ally Maine in A Star Is Born è una cantante ed è un film su persone che fanno musica”, ha detto. “Questo film non parla affatto di questo”. Sarà dunque interessante trovarsi di fronte ad una Lady Gaga che sfoggia una voce diversa da quella per cui è globalmente conosciuta. Cosa che certamente avrà reso la sua Harley Quinn ancor più interessante.

Joker: Folie à Deux Lady Gaga

Joker: Folie à Deux, quello che sappiamo sul film

Joker: Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix nel ruolo del cattivo DC Joker. Il sequel presenterà anche il ritorno della Sophie di Zazie Beetz  insieme ai nuovi arrivati ​​Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel cast c’è anche Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.

Rumors recenti hanno anche suggerito che la versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge interamente dal suo punto di vista. Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1 miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden Globe, sia per il miglior attore che per la miglior colonna sonora.

L’esorcista: Mike Flanagan definisce il nuovo film “il più spaventoso” che abbia mai fatto

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Molti spettatori considerano l’originale L’esorcista il film più spaventoso di tutti i tempi e, sebbene il regista Mike Flanagan abbia già regalato al pubblico una serie di esperienze terrificanti, pensa che il suo prossimo film su questa saga sarà il film più “spaventoso” che abbia mai realizzato. Flanagan, come noto, ha realizzato film come Il gioco di Gerald e Doctor Sleep, oltre che con la serie Netflix The Haunting of Hill House, quindi l’idea che il suo L’Esorcista porterà le cose a un nuovo livello è qualcosa che di sicuro farà la gioa dei fan.

Infatti, il regista ha dichiarato che è sua intenzione onorare l’omonimo franchise per ispirarlo a spingere l’orrore verso nuove vette. “Non ci stiamo rendendo la vita facile”, ha detto Flanagan a The Hollywood Reporter. “Ma ho sempre pensato che non ha senso entrare in un franchise o in una proprietà così monolitica se non c’è qualcosa di nuovo da portare. Ho inseguito L’esorcista in modo molto aggressivo perché ero convinto di avere qualcosa da aggiungere.

Questa è un’opportunità per fare qualcosa che credo non sia mai stato fatto all’interno del franchise – qualcosa che onora ciò che è venuto prima ma non è costruito sulla nostalgia. Ho visto l’opportunità di fare il film più spaventoso che abbia mai fatto. So che le aspettative sono alte. Nessuno è più intimidito di me”. Avendo già adattato Stephen King con Il gioco di Gerald e Doctor Sleep, oltre ad aver adattato Shirley Jackson con The Haunting of Hill House, Flanagan non è chiaramente intimidito dalle aspettative che i fan portano a una proprietà consolidata.

L’esorcista: qual è il futuro del franchise?

Interpretato da Leslie Odom Jr. e dalla veterana del franchise Ellen Burstyn, il lancio della trilogia L’esorcista – Il credente (qui la recensione) è stato al di sotto delle aspettative quando ha esordito con un modesto incasso di 26,4 milioni di dollari in patria lo scorso ottobre, per poi incassare 65,5 milioni di dollari negli Stati Uniti/Canada e 136,2 milioni di dollari in tutto il mondo. Originariamente previsto per il 18 aprile 2025, il sequel L’esorcista: L’Ingannatore è stato da prima rimandato, mentre ora sembra essere stato del tutto accantonato.

Il franchise continuerà però con il nuovo film di Flanagan, su cui si attendono ora maggiori informazioni. “L’Esorcista è una delle ragioni per cui sono diventato regista ed è un onore avere la possibilità di provare qualcosa di fresco, audace e terrificante all’interno del suo universo”, ha dichiarato Flanagan parlando di questo nuovo progetto. “Riunirmi con i miei amici della Blumhouse, con i quali ho realizzato alcuni dei miei lavori preferiti, rende tutto questo ancora più eccitante”.

Il nuovo L’esorcista arriverà nelle sale il 13 marzo 2026.

The Fantastic Four: First Steps, Agatha Harkness potrebbe avere un cameo nel film?

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Tra nuovi film di successo e serie Disney+ di riferimento, il Marvel Cinematic Universe si sta dirigendo verso un territorio inesplorato nei prossimi anni. Il prossimo progetto confermato è Agatha All Along, una nuova serie Disney+ incentrata sulle continue avventure di Agatha Harkness (Kathryn Hahn) di WandaVision. Mentre le vibrazioni spettrali e le connessioni mistiche più ampie hanno dominato la conversazione sulla serie, c’è anche la questione del potenziale futuro a lungo termine di Agatha nel MCU, soprattutto se accostata alla sua breve permanenza nei fumetti Marvel. In particolare, soprattutto per coloro che conoscono la storia dei fumetti di Agatha, potrebbe fare un cameo in The Fantastic Four: First Steps?

Il film, la cui uscita è prevista per l’estate del prossimo anno, ha l’obiettivo di reintrodurre la Prima Famiglia della Marvel a una nuova generazione di spettatori, ispirandosi anche all’estetica anni ’60 della squadra nella sua prima serie di fumetti. Per questo motivo, è stato confermato che The Fantastic Four: First Steps si svolge in un universo diverso da quello principale del MCU, il che teoricamente apre le porte a una serie di personaggi del MCU che faranno nuove apparizioni radicali nel film. Nei fumetti, Agatha è stata originariamente introdotta in Fantastic Four #94 del 1970 come babysitter del giovane figlio di Reed Richards e Sue Storm, Franklin Richards.

Considerando il fatto che questo elemento del personaggio di Agatha non è ancora stato esplorato nel MCU (a parte la sua battuta in WandaVision sul fatto che non è brava a fare da babysitter ai bambini) e la vicinanza tra Agatha All Along e l’uscita di questo film, un cameo della Hahn potrebbe essere un modo divertente per sorprendere gli spettatori e differenziare il mondo dei Fantastici Quattro da quello di Terra-616. Anche se a questo punto non si sa ancora se Franklin entrerà a far parte di The Fantastic Four: First Steps, anche un breve cameo di Agatha nel mondo di Reed e Sue potrebbe avere lo stesso effetto.

Dopotutto, abbiamo già visto una versione di Agatha degli anni ’60 attraverso le deformazioni della realtà a tema sitcom di WandaVision. La stessa Hahn ha recentemente dichiarato che si sposterebbe in parti più ampie del MCU solo se fosse “necessario e succoso”, e qualcosa di visivamente distinto e tematicamente diverso come I Fantastici Quattro: First Steps potrebbe benissimo rientrare in questa categoria.

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Agatha Harkness in WandaVision

The Fantastic Four: First Steps – quello che c’è da sapere sul film

Il film è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà The Fantastic Four: First Steps, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter Hauser, John MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel film.

Amy Adams produrrà e sarà la protagonista della commedia “Lazy Susans”

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A due giorni dalla prima mondiale di Toronto della sua commedia dark Nightbitch, Amy Adams ha concluso un accordo per produrre e recitare in Lazy Susans, una nuova commedia in arrivo ai 20th Century Studios. Come riportato da Deadline, i candidati all’Oscar Annie Mumolo (Le amiche della sposa) e Stan Chervin (Moneyball) sono stati incaricati della sceneggiatura del film che racconta di un gruppo di mamme che formano una rock band.

Il film è ispirato alla storia di The Lazy Susans, un gruppo reale di Boston che si è riunito durante la pandemia di Covid. Vivek J. Tiwary e Jack Leslie, che produrranno per TEG+, hanno dato il via al progetto quando hanno opzionato l’articolo del Boston Magazine “For Those Moms About to Rock”. Adams e Stacy O’Neil produrranno anche attraverso il loro marchio Bond Group Entertainment. Non è ancora stato scelto un regista.

Nightbitch
Amy Adams in Nightbitch.

Amy Adams, dove la vedremo prossimamente?

Sei volte candidata all’Oscar, la Amy Adams sarà presente nel già citato Nightbitch, adattamento di Marielle Heller del romanzo di Rachel Yoder del 2021, in cui la vita di una mamma casalinga prende una piega surreale. Lei e O’Neil hanno anche prodotto il film, che Searchlight Pictures distribuirà il 6 dicembre. Più recentemente, ha recitato al fianco di Jenna Ortega in Klara and the Sun – film fantascientifico distopico di Taika Waiti per Sony’s 3000 Pictures, basato sul romanzo di Kazuo Ishiguro.

Reciterà poi nel film drammatico At the Sea del regista di Pieces of a Woman Kornél Mundruczó, in cui recita al fianco di Murray Bartlett, Brett Goldstein e altri. Il film segue la vita di Laura (Adams) dopo una lunga riabilitazione, mentre torna dalla sua famiglia nella loro casa per le vacanze al mare dove deve riadattarsi alla vita complicata che si è lasciata alle spalle. Ora è costretta ad affrontare il prossimo capitolo della sua vita senza la carriera che le ha dato fama, fortuna e, soprattutto, identità.

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, l’episodio 4 offre un grande indizio sull’identità dello Straniero

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È ora in streaming su Prime Video il quarto episodio della seconda stagione di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere. Tra gli Ent (e le Ent-mogli), gli inquietanti Barrow-Wights e il debutto di Tom Bombadil, il punto di discussione più significativo potrebbe essere il più grande indizio sulla vera identità dello Straniero (Daniel Weyman).

Seguono spoiler

Quando Nori (Markella Kavanaugh) e Poppy (Megan Richards) si separano dal loro amico “Istar” dopo essere state trascinate via da una tempesta di sabbia da lui provocata (non ha ancora ben compreso i suoi poteri), si imbattono in un gruppo di Halfling più grandi che si fanno chiamare Stoor (si ritiene che Smeagol/Gollum fosse un Hobbit Stoorish). Dopo alcune ostilità iniziali, le due Harfoot cercano di spiegare meglio con chi stanno viaggiando.

Dopo aver descritto lo Straniero come “un gigante” e “più grande di un Elfo”, il capo degli Harfoot Gundabel le interrompe sarcasticamente con: “Oh, quindi è un grand’elfo?” (Granf-Elf, in inglese). Alcuni fan hanno notato che ripetendo velocemente grand’elfo si potrebbe comprendere l’easter eggs che sembra svelare l’identità dello Straniero.

C’era già un’idea abbastanza precisa che lo Straniero di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere potrebbe essere Gandalf, ma si è ipotizzato che potesse essere anche uno dei Maghi Blu, Alatar e Pallando, di cui sappiamo pochissimo. Tutte le nostre allusioni fino a questo punto potrebbero essere un depistaggio, naturalmente, ma diventa sempre più probabile che questo “Uomo delle Meteore” è davvero l’unico e solo Mithrandir.

Per quanto riguarda lo Straniero, si imbatte in alcuni problemi con gli alberi prima di essere salvato da un gioviale compagno di nome Tom, che lo ospita per la notte e gli dà alcuni saggi consigli. Goldberry non compare, ma la sentiamo cantare. Non è chiaro perché la “Figlia del Fiume” non appaia o perché Bombadil neghi la sua esistenza allo Straniero, ma forse farà sentire la sua presenza in un episodio successivo.

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La serie tv Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

La prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere ha ottenuto un successo senza precedenti, è stata vista da più di 100 milioni di persone in tutto il mondo, con più di 24 miliardi di minuti di streaming. L’attesissima serie ha conquistato più di 25 milioni di spettatori nel mondo nel suo primo giorno di uscita, divenendo il più grande debutto nella storia di Prime Video, e ha anche debuttato al n. 1 nelle classifiche di streaming generali di Nielsen nel suo weekend di uscita.

Lo show ha inoltre battuto tutti i precedenti record di spettatori di Prime Video, e ha portato nuove iscrizioni a Prime più di qualsiasi altro contenuto precedentemente lanciato. Inoltre, Gli Anelli del Potere è la prima serie Original in ogni area del mondo – Nord America, Europa, area Asia-Pacifico, America Latina e nel resto del mondo. Il finale di stagione è stato un evento culturale globale con numerosi hashtag dedicati alla serie tra cui #TheRingsofPower e altri in trend su Twitter in 27 Paesi per un totale di oltre 426 ore nel weekend.

La seconda stagione di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è prodotta dagli showrunner ed executive producers J.D. Payne & Patrick McKay. A loro si uniscono gli executive producer Lindsey Weber, Callum Greene, Justin Doble, Jason Cahill e Gennifer Hutchison, insieme alla co-executive producer Charlotte Brandstrom, i produttori Kate Hazell e Helen Shang e i co-produttori Andrew Lee, Matthew Penry-Davey e Clare Buxton.

La sindrome degli amori passati di Ann Sirot e Raphaël Balboni

La sindrome degli amori passati di Ann Sirot e Raphaël Balboni

L’anno scorso abbiamo potuto vedere La folle vita, comunemente indicato come loro lungometraggio d’esordio e datato ormai 2020, ed è un piacere ritrovare in sala Ann Sirot e Raphaël Balboni. Ce lo avevano promesso ai tempi del Festival di Cannes 2023, dove il film era tra i titoli selezionati per la 62esima Semaine de la Critique, e grazie a Wanted Cinema il loro La sindrome degli amori passati arriva finalmente nei cinema di tutta Italia – dal 5 settembre – dopo alcune anteprime estive.

Una commedia romantica piuttosto sui generis e a suo modo sorprendente con la quale Ann Sirot e Raphaël Balboni hanno cercato di “esplorare la sessualità al di fuori della coppia“, come quella di Sandra (interpretata da Lucie Debay) e Rémy (Lazare Gousseau), addolorati di non riuscire ad avere figli e pronti a tutto per avere un bambino. Anche a seguire la terapia del luminare che diagnostica alla coppia la “sindrome degli amori passati” e prescrive loro di andare a letto, ancora una volta, con ognuno dei loro precedenti amanti per ritrovare l’equilibrio… Una serie di infedeltà programmate con le quali il film si diverte a sfidare convenzioni e tabù della società in cui viviamo – oltre a suggerire modi nuovi e diversi di concepire le relazioni e la sessualità – creando situazioni surreali, ma a partire da esperienze molto comuni…

La sindrome degli amori passati, intervista ai protagonisti

“Abbiamo molti amici che hanno avuto problemi ad avere figli. Fa parte della nostra esperienza personale” – racconta la Sirot, convinta che il film possa essere di consolazione o dare speranza a tanti…

La lotta fa parte della vita. E tu puoi accettare la tua vita così com’è o usare le risorse in tuo possesso, quello che ti sta accadendo, per reagire. È interessante che ci sia una sindrome reale che ha ispirato quella del film, quella che in francese si chiama ‘Syndrome du lâcher-prise’, che è quello che dici a qualcuno che si sta aggrappando alle cose, che deve lasciare andare… Per esempio, quando le persone che stanno cercando di avere un figlio da molto tempo, ormai esaurite, finiscono per lasciarsi, capita che rimangano incinte l’ultima volta che fanno sesso prima della rottura. Quando smettono di sentirlo come un obbligo, insomma, come per molte cose nella vita, che succedono quando smetti di rincorrerle.

A Cannes avete sottolineato i significati che il film potrebbe veicolare, relativamente al  capitalismo e al patriarcato, è importante o vi basta che il pubblico si diverta?

SIROT: Penso che il pubblico delle commedie romantiche si divertirà e insieme vorrei che il nostro settore diventasse un luogo più aperto e sicuro. Con in sala molta gente che faceva parte dell’industria cinematografica e che finanzia il cinema è stato anche un appello a cercare insieme di reinventare i nostri processi e a condividere la responsabilità di rendere il mondo del cinema più ampio e più inclusivo.

Avete cambiato il film nel suo iter? Ci sono state molte riscritture?

BALBONI: Abbiamo un modo particolare di girare, e una ripresa può richiedere anche 10 o 15 minuti, perché facciamo molte prove. Così facendo, al montaggio c’è molta scelta. Abbiamo avuto bisogno di riscrivere il film, vista questa modalità, ma abbiamo scritto molto prima e dopo le riprese, ma non è stato un film diverso, non credo sia cambiato, anzi, credo sia il film che volevamo girare sin dall’inizio.

SIROT: È assolutamente il film che volevamo girare, ma è come se avessimo una tela, una griglia nella quale le linee si avvicinano sempre di più e vanno riempiendosi. All’inizio lavoriamo sulle linee principali, quando con gli attori abbiamo iniziato a disegnare le cose in modo più preciso. Non partiamo subito con le riprese, proviamo e giriamo le nostre prove, e le modifichiamo, abbiamo una bozza e cerchiamo di rendere questa bozza sempre migliore. E quando una scena non va bene, la rifacciamo e inseriamo la nuova scena nella nostra bozza. Così quando arriviamo alle riprese abbiamo questa bozza su cui abbiamo lavorato, poco alla volta.

Tanto lavoro devono aver richiesto gli intermezzi sui rapporti sessuali

SIROT: Sì, è stato un processo piuttosto lungo, perché abbiamo fatto diversi workshop, che abbiamo chiamato “le metafore”. Abbiamo lavorato con il coreografo, in particolare, ma anche con gli altri membri della troupe – dal DOP al costumista con i ballerini o con il cast – esplorando le idee che avevamo, cercando di provarle, e ci è voluto tempo per trovare l’atmosfera giusta per delle scene sessuali metaforiche che dovevano rappresentare lo spazio mentale dei personaggi, i territori interiori inesplorati che Sandra e Rémy stanno per aprire e scoprire. In queste scene, la sessualità è sempre rappresentata in modo simbolico, la nudità è affrontata in modo umile e giocoso.

BALBONI: Avevamo idee divertenti per ogni scena, una diversa dall’altra, perché volevamo sempre collegarci a ciò che accadeva nella storia e continuare a giocare con il pubblico. Come per esempio, quando stanno gonfiando la ruota della bicicletta tutto si trasforma e c’è questa gomma gigante, o quando lei sta appendendo i vestiti dietro e inizia la scena in cui ci sono vestiti argentati appesi dappertutto. Avevamo molto materiale, intere coreografie, ma per la dinamica del film poi abbiamo dovuto montare una porzione molto piccola di ciò che avevamo girato, abbiamo fatto delle scelte.

Tra i tanti membri della troupe, c’era anche un coordinatore dell’intimità?

SIROT: Abbiamo chiesto al coreografo di farlo e gli attori sono stati d’accordo. Lui è un ballerino, si esibisce spesso e ha molta esperienza nell’esibirsi nudi, quindi era una persona molto adatta, anche a rapportarsi con gli attori. Ma anche in questo caso il nostro processo è stato molto graduale. Togliendo i vestiti un po’ alla volta. Facendo le scene con tutti i vestiti addosso, all’inizio, la volta successiva in biancheria intima e così via. La chiave è stato il sentirsi sicuri con le persone che hai intorno, loro avevano già lavorato insieme due o tre volte e conoscevano il coreografo, per cui erano a loro agio l’uno con l’altro.

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