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Resident Evil: Welcome to Raccoon City, tutto quello che c’è da sapere sul film

Settimo capitolo nonché reboot della saga di Resident Evil, Resident Evil: Welcome to Raccoon City (qui la recensione) si distingue notevolmente dai film precedenti diretti da Paul W. S. Anderson e interpretati da Milla Jovovich, proponendo come protagonisti i personaggi principali del franchise e traendo ispirazione in particolare dal primo e dal secondo capitolo della saga videoludica. Questo nuovo film, inoltre, conta principalmente su una forte componente horror, contrariamente a quanto visto nei precedenti capitoli invece più incentrati sull’azione. Si è dunque sostanzialmente deciso con questo nuovo film di tornare alle origini, offrendo ai fan qualcosa di maggiormente vicino agli amati videogiochi.

Il regista di Resident Evil: Welcome to Raccoon City, Johannes Roberts è poi un grande fan di John Carpenter e per il film si è ispirato a due suoi titoli: Distretto 13: le brigate della morte (1976) e Fog (1980), riprendendo l’idea di un gruppi di personaggi che si riuniscono per cercare di sopravvivere ad un assedio. Naturalmente, nel caso di questo film, l’assedio in questione è perpetratro da una serie di orripilanti mostri, che rappresentano una minaccia non indifferente. Questo nuovo film offre dunque tutto ciò che si è amato dei videogiochi, con un’atmosfera ansiogena che impreziosisce il tutto.

Benché non sia stato particolarmente amato dalla critica, il film ha poi intercettato il proprio pubblico di riferimento, che ha dimostrato di aver apprezzato questo titolo, ora recuperabile grazie al suo passaggio televisivo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo possibile sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Resident Evil Welcome to Raccoon City trama

La trama e il cast di Resident Evil: Welcome to Raccoon City

Il film è ambientato nel 1998 a Raccoon City, un tempo sede della Umbrella Corporation e, dopo il fallimento della compagnia, destinata a essere una morente cittadina del Midwest. In questa città abbandonata vi è la Spencer Mansion, la residenza in cui operava il colosso farmaceutico ed è proprio qui che il male ha fatto il suo nido. Lo scopriranno a loro spese un gruppo di sopravvissuti, cresciuti in questi luoghi, e di persone appena arrivate in città, che si radunano in una notte fatale per introdursi nella residenza. Non sono pronti a quello che troveranno al suo interno e negli scantinati, dove il male è pronto a scatenarsi e mettere a repentaglio le vite di chi si addentra tra quelle mura.

Ad interpretare la protagonista, Claire Redfield, vi è l’attrice Kaya Scodelario, divenuta nota per la serie televisiva Skin e per la serie di film Maze Runner. L’attore Hannah John-Kamen recita invece nel ruolo di Jill Valentine, mentre l’attore Robbie Amell, che si è detto essere un grande fan della serie, ricopre il ruolo di Chris Redfield, mentre Tom Hopper è Albert Wesker, Avan Jogia è Leon S. Kennedy, Donal Logue è Brian Irons e Neal McDonough è William Birkin. L’attrice Lily Gao compare invece con un cameo nel ruolo di Ada Wong, personaggio a cui darà poi anche voce nel videogioco del 2023 Resident: Evil 4.

Resident Evil Welcome to Raccoon City sequel

Il finale di Resident Evil: Welcome to Raccoon City: ci sarà un sequel?

Nel finale del film, Chris, Sherry, Jill, Claire e Leon salgono sul treno che può portarli in salvo, ma questo deraglia quando Raccoon City viene distrutta, permettendo a una versione mostruosa di William di raggiungerli. Leon distrugge però il mostro con un lanciarazzi. Mentre poi la Corporazione dichiara che non ci sono sopravvissuti civili dopo la distruzione della città, i cinque sopravvissuti escono dal tunnel del treno, lasciandosi alle spalle Raccoon City. Nella scena a metà dei titoli di coda, però, Wesker si risveglia in un sacco per cadaveri, senza riuscire a vedere nulla. Una figura misteriosa gli porge degli occhiali da sole e si presenta come Ada Wong, celebre protagonista e antieroina della saga.

Dato questo finale aperto, si è dunque compreso come i piani siano quelli di riavviare la saga realizzando anche ulteriori sequel. Il regista Johannes Roberts ha infatti poi dichiarato che se dovesse essere sviluppato un sequel, vorrebbe adattare la storia di Resident Evil – Code: Veronica, a cui si fa riferimento nel film con l’apparizione dei gemelli Ashford, e poi Resident Evil 4. Ha inoltre espresso interesse per l’adattamento di Resident Evil 7: Biohazard e Resident Evil: Village in futuro. Nel 2022 è poi stato confermata l’intenzione di realizzare un sequel, su cui attualmente non si hanno però ulteriori notizie. Estremamente probabile è però il ritorno in scena di Ada Wong.

Il trailer di Resident Evil: Welcome to Raccoon City e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Resident Evil: Welcome to Raccoon City grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 4 marzo alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fast & Furious 8: trama, cast e sequel del film con Vin Diesel

Da quando si sono accesi i motori di Fast & Furious, nel lontano 2001, la saga è cresciuta film dopo film, arrivando ad essere uno dei franchise più redditizi della storia del cinema. Inizialmente incentrata sulle corse d’auto, la serie ha progressivamente mutato le proprie caratteristiche. Film dopo film si sono infatti aggiunti elementi che l’accomunano sempre di più ai fortunati filoni di film action e di spionaggio. Ormai iconica, la saga ha negli anni visto crescere l’apprezzamento del pubblico. Questo attende infatti come un vero e proprio evento l’uscita di ogni nuovo capitolo. Tra i più apprezzati si annovera Fast & Furious 8, del 2017, che ha visto i protagonisti impegnati in nuove spericolate avventure.

Ottavo capitolo della saga, questo è il primo realizzato in seguito alla tragica scomparsa dell’attore Paul Walker, interprete di Brian O’Conner, venuto a mancare nel 2013 e comparso per l’ultima volta nel precedente Fast & Furious 7. Desiderosi di proseguire la saga, gli autori hanno affidato la regia a F. Gary Gray, affermatosi grazie al film Straigh Outta Compton. La sceneggiatura viene invece nuovamente scritta da Chris Morgan, autore anche dei precedenti film. Come già accaduto nella saga, il nuovo film ha visto l’ingresso di personaggi inediti, interpretati da grandi attori hollywoodiani sempre più attratti dall’indiscutibile fascino che ormai la saga può vantare.

Pur se accolto in modo contrastante dalla critica, il film si afferma come uno dei più grandi successi della saga. Con un budget di circa 250 milioni di dollari, Fast & Furious 8 arrivò infatti ad incassare globalmente un miliardo e 236 milioni. Anche questo capitolo ha così infranto diversi record, dimostrando la sempre maggior popolarità del franchise in tutto il mondo. Prima di lanciarsi in una visione del film, può essere utile conoscere alcune delle principali curiosità legate al film. Molte di queste sono relative al cast e agli sviluppi futuri legati al film, ma al termine della lettura sarà possibile anche ritrovare le principali piattaforme dove si può ritrovare il titolo in streaming.

La trama di Fast & Furious 8

Con l’uscita di scena del personaggio di Brian, ufficialmente allontanatosi dall’ambiente per vivere in tranquillità con la propria famiglia, tutti i membri della squadra sembrano aver trovato un nuovo equilibrio. Il letale Deckard Shaw è infatti stato consegnato alla giustizia, e Dominic Toretto può finalmente godersi la sua luna di miele con la ritrovata compagna Letty. La sua pace dura però ben poco, spezzata nel momento in cui riceve la chiamata di quella che si presenta come Chiper, una letale terrorista. Questa avverte Toretto di aver rapito la sua ex fiamma, Elena Neves, e il figlio avuto da lei. Se vuole che vengano rilasciati incolumi, egli deve aiutarla in misterioso e controverso piano.

Toretto si ritrova così a dover tradire il suo gruppo, venendo inevitabilmente accusato di complicità con Chiper. Alle sue calcagna si porranno dunque gli amici di sempre, tra cui l’inarrestabile Luke Hobbs. Ben presto però questi capiscono però che non riusciranno a fermare la terrorista da soli, ed è così che devono rivolgersi al loro acerrimo nemico: Deckard Shaw. Liberato dalla sua prigionia, l’uomo accetta di aiutarli a patto di poter mantenere la propria libertà al termine della missione. Nel frattempo, Toretto si ritrova a dover rubare un pericoloso ordigno nucleare, che Chiper intende usare per scopi che potrebbero porre in serio rischio la pace mondiale. Ancora una volta, salvare il mondo sarà una vera e propria corsa con il tempo.

Fast & Furious 8 cast

Fast & Furious 8: il cast del film

Ancora una volta il protagonista assoluto è Vin Diesel, nei panni dell’ormai iconico Dominic Toretto. Come sempre, l’attore ha sfoggiato anche in questo caso un’invidiabile forma fisica, che gli ha permesso di prendere personalmente parte a molte delle più spericolate sequenze del film. Accanto a lui si ritrovano poi alcuni degli attori più popolari della saga. La prima è Michelle Rodriguez, che riprende i panni di Letty, la compagna di Toretto. Tyrese Gibson è di nuovo Roman Pearce, personaggio introdotto per la prima volta nel secondo film della serie. Elsa Pataky è invece Elena Neves, ex fiamma di Toretto ritrovatasi rapita da Chiper. Nel film vi poi anche il celebre Kurt Russell, che torna a vestire i panni del misterioso Frank “Sig. Nessuno” Petty.

Villain principale del film è l’assassina Chiper, interpretata dall’attrice premio Oscar Charlize Theron. Per lei si tratta di ruolo particolarmente importante, essendo una delle prime e più affermate antagoniste femminili della saga. Per poter ricoprire il personaggio, l’attrice si è a sua volta allenata per diversi mesi, così da poter evitare di essere sostituita da contrifigure e recitare personalmente le scene più complesse. Dwayne Johnson e Jason Statham riprendono rispettivamente i panni dell’agente Luke Hobbs e del criminale Deckard Shaw, sviluppando qui il rapporto che verrà approfondito nello spin-off a loro dedicato Hobbs & Shaw. Nathalie Emmanuel, nota per il personaggio di Missandei nella serie Il Trono di Spade, interpreta invece l’hacker Megan Ramsey.

Fast & Furious 8 sequel

Fast & Furious 8: i sequel del film

Con il grandissimo successo dell’ottavo capitolo era scontato che la saga sarebbe proseguita ulteriormente. E infatti l’uscita di Fast & Furious 9 – The Fast Saga venne subito fissata per l’aprile del 2019. Questa venne tuttavia posticipata di un anno per permettere allo spin-off Fast & Furious – Hobbs & Shaw di avere il proprio spazio. Tuttavia, a causa della pandemia di Coronavirus, il nono film è poi uscito in sala nell’agosto del 2021. Ciò ha portato inevitabilmente a dover ritardare l’uscita del già annunciato decimo capitolo, Fast X, la cui prima parte è infine uscita in sala nel maggio del 2023. Si attendono invece ora maggiori informazioni sul futuro della saga.

Diesel aveva infatti rivelato che l’undicesimo film, strettamente legato al decimo sarebbe anche stato l’ultimo capitolo della saga. Sempre l’attore ha però poi rivelato che non era esclusa anche la realizzazione di un dodicesimo film. Tuttavia, il risultato modesto ottenuto al botteghino da Fast X ha portato Diesel a confermare, nel febbraio 2024, che l’undicesimo sarà il capitolo finale. Questo è stato descritto come “un ritorno al film originale” e consistere in un’unica missione e in un diverso antagonista al posto di Dante, quello visto nel decimo film interpretato da Jason Momoa.

Il trailer di Fast & Furious 8 e dove vedere il film in streaming e in TV

Nell’attesa di poter vedere il nuovo atteso film, per gli appassionati della saga è possibile fruire di Fast & Furious 8 grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Infinity+, Apple TV, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.

Fonte: IMDb

Berlinguer ti voglio bene: la trama e le location del film con Roberto Benigni

Per la prima volta in televisione arriva – nella sua versione integrale – il film Berlinguer ti voglio bene, diretto nel 1977 da Giuseppe Bertolucci (fratello di Bernardo) e con protagonista un giovane Roberto Benigni, venticinquenne all’epoca delle riprese. È questo un film profondamente politico ma anche satirico, dove si riflette sulla condizione proletaria a partire dall’aura dell’amato politico Enrico Berlinguer, appartenente al Partito Comunista e di cui ricorrono quest’anno i 40 anni dalla morte. Il film viene dunque riproposto anche per tale occasione, alla ricerca di ciò che è rimasto oggi di quegli ideali e di quei valori.

Al momento della sua uscita in sala, però, Berlinguer ti voglio bene fece scandalo e suscitò aspre reazioni. La pellicola venne vietata ai minori di 18 anni, in particolare per l’abbondante uso del turpiloquio, di un linguaggio dissacrante e disturbante, e venne in generale accolto tiepidamente dal pubblico, anche per la mancata distribuzione su tutto il territorio nazionale e per la totale censura in TV. Si dovette aspettare il 1988 prima che il film venisse distribuito nuovamente, al cinema e in cassetta, ottenendo un riscontro maggiormente positivo.

Tuttavia, quella del 1988 è una versione accorciata di circa 5 minuti, dove venne tagliato il monologo in campagna del protagonista, ritenuto ancora troppo scioccante per l’epoca. Per avere la versione integrale della pellicola del 1977 è stato poi necessario attendere fino al 2006, mentre ora finalmente il film arriva in televisione, seppur in seconda serata. Si tratta dunque di un’occasione da non perdere per riscoprire un film tanto dissacrante quanto politicamente importante, oggi ritenuto tra i più importanti della nostra cinematografia.

La trama e il cast di Berlinguer ti voglio bene

Protagonista del film è Mario Cioni, un venticinquenne del sottoproletariato toscano con il mito di Enrico Berlinguer, che passa sempre il tempo con gli amici o per la campagna a parlare da solo. Quando proprio i suoi compagni di bagordi gli tirano un brutto scherzo legato alla madre, con la quale ha un rapporto quasi edipico, Mario si lancerà in una serie di riflessioni sulla propria vita, su Dio, sulla morale e sul sesso. Ma i guai per lui non finiscono lì, poiché quando scoprirà di essere stato vittima di uno scherzo, subentrerà presto un’altra realtà ancor più difficile da digerire.

Berlinguer ti voglio bene è la prima esperienza di Roberto Benigni in un film per il cinema. Egli interpreta qui il protagonista, Mario Cioni, personaggio da lui inventato e in parte autobiografico e che si distingue per l’irreverenza, l’esuberanza gestuale e verbale ma anche per un certo candore infantile. L’attrice Alida Valli, una delle più note interpreti italiane, è qui presente nel ruolo della madre di Mario, mentre Carlo Monni è l’amico Bozzone. Completano il cast Mario Pachi nel ruolo di Gnorante, Maresco Fratini in quello di Buio e Giovanni Nannini in quello di don Valdemaro.

Berlinguer ti voglio bene location

Le location di Berlinguer ti voglio bene: ecco dove è stato girato il film

Le scene del film sono girate tutte nella zona rurale vicino a Prato, in Toscana, oggi trasformata dall’espansione edilizia. Le case del popolo, ad esempio,  sono quelle di Vergaio, Galciana, Quarrata e San Piero a Ponti, mentre il cantiere dove lavorano Benigni e Monni come muratori è quello in cui si stava costruendo il centro commerciale “Pratilia”. Il casolare dove vivono Benigni e Alida Valli, invece, si trova in località Casale, vicino al casello di Prato ovest dell’A11. Il cinema che si vede all’inizio del film, ormai chiuso da molti anni, si chiamava “Mokambo” e si trovava a Grignano di Prato in via Arcivescovo Limberti 71.

Il sottopasso dove Benigni si addormenta dopo la falsa notizia della morte della mamma si trova poco dopo il casello di Prato est, in località Mezzana, mentre la chiesa dove Alida Valli porta il figlio per farlo rimproverare dal parroco è la chiesa di San Silvestro a Tobbiana. Le riprese nelle quali Roberto Benigni viene fatto salire sulla macchina delle due ragazze avviene nei pressi della frazione di Santa Lucia, all’incrocio tra via di Canneto e via di Carteano, strade tutt’oggi esistenti con le stesse caratteristiche La celebre carrellata con lo sproloquio di Mario Cioni è infine stata girata a Prato sul viale Nam Dinh ancora in fase di realizzazione, tra via dell’Alberaccio e via Galcianese con la cinepresa rivolta verso Galciana.

Dove vedere Berlinguer ti voglio bene in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di lunedì 4 marzo alle ore 23:00 sul canale La7.

Godzilla e Kong – Il nuovo impero: il nuovo spot mostra King Kong che cavalca Godzilla in battaglia!

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In Godzilla vs. Kong, i titani si sono fatti la guerra tra loro prima di unire le forze per distruggere l’impetuoso Mecha-Godzilla (che era impregnato della mente di King Ghidorah). Il tutto era piuttosto folle, ma qualcosa ci dice che quel film impallidirà rispetto a Godzilla e Kong – Il nuovo Impero.

È stato pubblicato un nuovo spot televisivo del film Godzilla e Kong – Il nuovo Impero che mostra King Kong che cavalca Godzilla in battaglia.

I fan hanno già iniziato a perdere la testa sui social media, con la scena descritta da alcuni come il momento più iconico del MonsterVerse fino ad oggi. Alcuni puristi del kaiju, tuttavia, sono meno impressionati, ma questo franchise sta facendo la sua parte con questi mostri iconici.

Nel bene e nel male, sono molto lontani dagli sforzi classici della TOHO. “Non appena è uscito l’ultimo film e il pubblico ha iniziato a vederlo, mi sono detto: “Non puoi separare di nuovo questi due ragazzi”“, ha detto il regista Adam Wingard all’inizio di quest’anno.

È troppo eccitante averli in un solo film. E ora, il prossimo film deve riguardare la continuazione di quella relazione, che sarà il team-up“. “Le abilità necessarie per creare un film di mostri giganti sono così specifiche che bisogna impararle, e solo alla fine della produzione ho pensato: ‘Oh aspetta, ora lo so‘”, ha continuato. “Avevo tutte queste idee diverse su cosa avrei fatto la prossima volta e su come avrei potuto migliorare“.

Cosa sappiamo su Godzilla e Kong – Il nuovo Impero?

Godzilla e Kong – Il nuovo Impero approfondisce ulteriormente le storie e le origini di questi due Titani, nonché i misteri di Skull Island, tra gli altri, svelando la mitica battaglia che ha contribuito a forgiare questi esseri straordinari e li ha legati per sempre all’umanità. Adam Wingard torna a dirigere il film, interpretato da Rebecca Hall (“Godzilla vs. Kong”, The Night House – la casa oscura”), Brian Tyree Henry (“Godzilla vs. Kong”, “Bullet Train”), Dan Stevens (la serie TV “Gaslit”, “Legion”, “La Bella e la Bestia”), Kaylee Hottle (“Godzilla vs. Kong”), Alex Ferns (“The Batman”, “La furia di un uomo – Wrath of Man”, “Chernobyl”) e Fala Chen (“Irma Vep”, “Shang Chi e la leggenda dei Dieci Anelli”).

La sceneggiatura di Godzilla e Kong – Il nuovo Impero è di Terry Rossio (“Godzilla vs. Kong”, la serie “Pirati dei Caraibi”), Simon Barrett (“You’re Next”) e Jeremy Slater (“Moon Knight”), da una storia di Rossio, Wingard e Barrett, basato sul personaggio “Godzilla” di proprietà e creato da TOHO Co., Ltd..

Il film è prodotto da Mary Parent, Alex Garcia, Eric Mcleod, Thomas Tull, Jon Jashni e Brian Rogers, mentre i produttori esecutivi sono Wingard, Jen Conroy, Jay Ashenfelter, Yoshimitsu Banno, Kenji Okuhira. Wingard torna a collaborare con il direttore della fotografia Ben Seresin (“Godzilla vs. Kong”, “World War Z”), lo scenografo Tom Hammock (“Godzilla vs. Kong”, “X: A Sexy Horror Story”, “The Guest”), il montatore Josh Schaeffer (“Godzilla vs. Kong”, “Molly’s Game”), la costumista Emily Seresin (“L’uomo invisibile”, “Top of the Lake – Il mistero del lago”). Le musiche del film sono opera dei compositori Tom Holkenborg (“Godzilla vs. Kong”, “Mad Max: Fury Road”) e Antonio Di Iorio (musica aggiuntiva su “Godzilla vs. Kong”, i film “Sonic”). Warner Bros. Pictures e Legendary Pictures presentano una produzione Legendary Pictures, un film di Adam Wingard: “Godzilla e Kong – Il nuovo Impero”.

Angela Bassett ricorda l’ultimo giorno sul set con Chadwick Boseman in un nuovo emozionante tributo

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Nel frattempo, Angela Bassett ha interpretato la regina Ramonda in Black Panther e Black Panther: Wakanda Forever, ottenendo il plauso della critica e una nomination agli Oscar. Parlando con PEOPLE per il numero di “Women Changing the World“, l’attrice ha nuovamente reso omaggio al compianto Chadwick Boseman.

È morto nel 2020 in seguito a una battaglia segreta contro il cancro al colon, una tragedia che ha lasciato i fan e le sue co-star del MCU sconvolti. “Era il mio ultimo giorno di riprese ed eravamo alle cascate di Warrior Falls“, ricorda Angela Bassett.

Avevo finito il mio compito e Chadwick è venuto ad abbracciarmi. Io l’ho abbracciato e mi sono stretta a lui. E naturalmente è stato un set glorioso, pieno di splendida bellezza e di persone, di musica e di orgoglio“.

Vedere il lavoro che stava facendo e conoscere, ogni giorno, l’essere umano che era – a volte non c’è bisogno di dire molto, ma basta guardarsi negli occhi per trasmettere tutto ciò che si intende, tutto ciò che si spera“.

La candidata all’Oscar ha commentato la prematura scomparsa dell’attore T’Challa, rivelando poi che si sono incontrati per la prima volta anni prima che lui trovasse la fama, quando lei ha tenuto il discorso di laurea alla Howard University nel 2000.

Aver conosciuto questo giovane uomo che era uno studente quando ho ricevuto una laurea ad honorem alla Howard, è stato il mio accompagnatore“, racconta Angela Bassett. “È stato un momento di chiusura del cerchio per venire e ora la grande opportunità che ho avuto di ritrarre sua madre“.

Black Panther: Wakanda Forever ha reso omaggio a Chadwick Boseman rivelando che anche T’Challa è morto nel MCU (a causa di una malattia sconosciuta, ma presumibilmente la stessa che ha tolto la vita all’attore). Nei momenti conclusivi del sequel, abbiamo conosciuto suo figlio, anch’egli di nome T’Challa, che probabilmente un giorno erediterà il mantello da Shuri.

In occasione dei Golden Globe 2023, Angela Bassett ha reso omaggio all’enorme impatto che Boseman ha avuto sul mondo dicendo: “Il pianto può arrivare la sera, ma la gioia arriva al mattino“.

Abbiamo intrapreso questo viaggio insieme con amore. Abbiamo pianto. Abbiamo amato. Abbiamo guarito. E siamo stati circondati ogni giorno dalla luce e dallo spirito di Chadwick Boseman“.

Abbiamo la gioia di sapere che con questa storica serie di Black Panther, è una parte della sua eredità a cui ha contribuito a condurci. Abbiamo mostrato al mondo come appaiono l’unità, la leadership e l’amore dei neri al di là, dietro e davanti alla macchina da presa“, ha concluso Angela Bassett.

I Marvel Studios non hanno ancora annunciato i piani per Black Panther 3 o per il futuro di Shuri nel MCU.

Chris Evans sui film tratti da fumetti: “Se fosse facile, ci sarebbero molti più film belli”.

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Negli ultimi due anni i film di supereroi non hanno avuto un periodo facile, poiché il pubblico e la critica sembrano essere sempre più stanchi (si potrebbe dire, affaticati) dalla recente produzione dei Marvel Studios e della Warner Bros/DC.

È diventato quasi di moda prendere di mira i film basati sui fumetti in questi giorni, con registi di tutto rispetto come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola e Quentin Tarantino che in una recente intervista hanno espresso i loro problemi con quella che quest’ultimo ha descritto come la “marvelizzazione di Hollywood“.

Alcuni sarebbero d’accordo con le loro valutazioni, ma la maggior parte probabilmente ammetterebbe che i film di supereroi hanno anche rappresentato momenti di grande cinema, ma con così tanta negatività diretta ai cinecomicos, può essere facile dimenticare che il genere ha prodotto alcuni film davvero brillanti.

All’ex Capitan America del MCU, Chris Evans, è stato chiesto il suo parere sull’attuale produzione di film tratti da fumetti durante un panel all’Emerald City Comic-Con nel fine settimana, e ritiene che molti film di supereroi non ricevano il credito che meritano.

Se fosse facile, ce ne sarebbero molti di più belli – senza voler fare ombra. [Alcuni sono oggettivamente film fenomenali“.

A dire il vero, è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo visto un film di supereroi “fenomenale“. Anche lasciando da parte i gusti personali, gli incassi parlano da soli quando si tratta di capire come la pensa il pubblico in generale. Riusciranno Deadpool & Wolverine a cambiare le cose?

Spider-Man 4: Thomas Haden Church pensa che Sam Raimi farà un sequel

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La star di Spider-Man 3 e Spider-Man: No Way Home , Thomas Haden Church, ha rivelato che crede che Sam Raimi tornerà per realizzare Spider-Man 4 con Tobey Maguire.

Parlando con ComicBook.com, Church ha detto che ci sono state voci secondo cui avrebbe interpretato nuovamente Sandman in qualche forma di progetto futuro. L’attore ha poi detto che crede che Raimi farà un altro film di Spider-Man con Maguire, e che gli piacerebbe prenderne parte se ciò accadesse.

Ma Sandman, ci sono state alcune voci secondo cui potrebbero chiedermi di fare un altro Spider-Man, e lo farei domani… Sai, non mi hanno mai chiesto di apparire in un altro film, un altro film Marvel“, Church dichiarato. “Ma, sai, penso che Sam farà un altro Spider-Man con Tobey [Maguire], ed è quello che… Avevano un’opzione per me per fare Spider-Man 4 quando ci sarebbe stato uno Spider-Man 4. Avevano la possibilità che tornassi. Quindi, se ciò accadesse, sarebbe fantastico. Sto invecchiando un po‘.”

Qual è stato l’ultimo film Marvel in cui ha recitato Thomas Haden Church?

Thomas Haden Church è apparso l’ultima volta nei panni di Sandman in Spider-Man: No Way Home del 2021 , che ha visto il ritorno di molti personaggi sia dei film di Sam Raimi insieme allo Spider-Man che dei film The Amazing Spider-Man interpretato da Andrew Garfield. Quel film fu un enorme successo sia per i Marvel Studios che per la Sony, incassando oltre 1,9 miliardi di dollari al botteghino e diventando il sesto film con il maggior incasso di tutti i tempi.

Jon Bernthal è in trattative per recitare nella nuova stagione di The Terror

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Secondo The InSneider di Jeff Sneider, Jon Bernthal è attualmente in trattative per interpretare un ruolo nella prossima terza stagione di The Terror.

Secondo Sneider, Jon Bernthal potrebbe concludere un accordo per interpretare Pepper il protagonista della serie. Oltre a recitare in The Punisher e film come The Wolf of Wall Street e, più recentemente, Origin di Ava DuVernay, Jon Bernthal ha già lavorato con AMC quando ha interpretato Shane Walsh nelle prime due stagioni di The Walking Dead.

The Terror è stato presentato in anteprima su AMC nel marzo 2018. La seconda stagione della serie antologica, sottotitolata “Infamy, è seguita nell’agosto 2019. The Terror: The Devil in Silver non ha ancora una data per la prima

Cosa sappiamo di The Terror: Devil in Silver?

The Terror: Devil in Silver è basato sul romanzo di Victor LaValle del 2012, The Devil in SilverVictor LaValle ha co-scritto i sei episodi insieme a Chris Cantwell, che è anche produttore esecutivo. Karyn Kusama dirigerà i primi due episodi di The Terror: Devil in Silver e sarà anche produttore esecutivo.

Altri produttori esecutivi legati a The Terror: Devil in Silver includono David Zucker, Alexandra Milchan, Guymon Casady e Scott Lambert, mentre AMC Studios produrrà la serie.

La serie The Terror: Devil in Silver, secondo Deadline, “racconta la storia di Pepper – un traslocatore della classe operaia, che attraverso una combinazione di sfortuna e un cattivo carattere, si ritrova ingiustamente ricoverato all’ospedale psichiatrico New Hyde – un istituto pieno di persone che la società preferirebbe dimenticare. Lì dovrà vedersela con pazienti che lavorano contro di lui, medici che nascondono oscuri segreti e forse anche con il Diavolo stesso. Mentre Pepper si addentra in un paesaggio infernale dove niente è come sembra, scopre che l’unica strada verso la libertà è affrontare l’entità che prospera nella sofferenza all’interno delle mura di New Hyde, ma farlo potrebbe dimostrare che i peggiori demoni di tutti vivono dentro di lui”.

John Cena: l’agente voleva che rifiutasse il cameo di Barbie

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John Cena: l’agente voleva che rifiutasse il cameo di Barbie

Il wrestler e attore John Cena ha rivelato che la sua agenzia non era entusiasta dell’idea di un suo recente cameo in Barbie.

Al The Howard Stern Show, la star ha spiegato che il compito della sua agenzia è quello di vedere le cose come prodotti e guidarlo. Per questo motivo, l’agenzia ha detto a John Cena che avrebbe dovuto rifiutare il suo cameo come sirena in Barbie, e l’attore ha ipotizzato che la prospettiva fosse “al di sotto del suo calibro. L’attore osserva poi che l’agenzia ha ceduto quando lui ha detto che l’avrebbe fatto comunque.

[L’agenzia] si basa solo su ciò che sa“, ha dichiarato John Cena (via Variety). “E quello che sanno è: ‘Questa entità, questa merce gravita su queste cose, dovremmo rimanere in questa corsia’. Ma io non sono una merce. Sono un essere umano e opero secondo il concetto che ogni opportunità è un’opportunità“.

Margot Robbie mi ha detto: “Ti faremo diventare una sirena. Ci starai dentro per mezza giornata“. Sì, certo. Ma credo che dal punto di vista dell’agenzia la prospettiva fosse: ‘Questo non è alla tua altezza’, e lo capisco. Ma anche per merito dell’agenzia, che ha immediatamente acconsentito, e io ho detto: ‘No, lo faremo’, ma tutto ciò che possono fare è offrire la loro guida“.

Chi c’era nel film di Barbie?

Barbie è stato diretto da Greta Gerwig da una sceneggiatura scritta insieme a Noah Baumbach. È stato prodotto da Margot Robbie e Tom Ackerly per LuckyChap e da Robbie Brenner di Mattel Films insieme a Josey McNamara e Ynon Kreiz. Durante la sua programmazione nelle sale, il film ha ottenuto un incasso mondiale di oltre 1,4 miliardi di dollari, diventando così il film di maggior incasso del 2023. Il film è interpretato da Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Simu Liu, Kingsley Ben-Adir, Scott Evans, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Issa Rae, Michael Cera, Hari Nef, Will Ferrell, Helen Mirren, Dua Lipa e altri ancora.

The Regime – Il palazzo del Potere: recensione della serie con Kate Winslet

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Era da Mare of Easttown (Omicidio a Easttown) che Kate Winslet non lavorava con HBO, e per celebrare il suo ritorno sull’emittente ha scelto un ruolo molto diverso da quella della poliziotta che indaga sugli omicidi della cittadina della Pennsylvania. In The Regime – Il palazzo del Potere è la stravagante e ipocondriaca cancelliera Elena Vernham, che governa con pungo di ferro in uno stato non meglio identificato del Centro Europa. La serie, composta da sei episodi, e disponibile su NOW dal 4 marzo con un episodio a settimana, si svolge principalmente all’interno del palazzo di Elena, un luogo che riflette perfettamente la sua personalità eccentrica e il suo regime autoritario.

Kate Winslet governa in The Regime – Il palazzo del Potere

Cercando di non risultare ovvi o ridondanti, Kate Winslet offre una performance eccezionale nel ruolo della cancelliera Vernham, donandole una profondità e una complessità che vanno oltre la semplice caricatura. Riesce a incarnare perfettamente la fragilità e l’insicurezza dietro la facciata di potere di Elena, rendendola contemporaneamente ridicola e terrificante. Il modo in cui Winslet si muove e parla, con accenti che richiamano Margaret Thatcher e Putin, aggiunge ulteriore profondità al personaggio, trasportando gli spettatori in un vortice di emozioni contrastanti e componendo un ritratto caricaturale, appunto, ma anche estremamente concreto e realistico, guardando al mondo di oggi.

Il rapporto tra Elena e il suo fidato consigliere, Herbert Zubak, interpretato con estrema precisione da Matthias Schoenaerts, è uno dei punti focali della serie. Zubak è un “macellaio” ma è anche un servo devoto e allo stesso tempo un innamorato non dichiarato, che assiste, serve, motiva e sprona l’oggetto del suo amore, rimanendo sempre un passo dietro al “boss”, come lui stesso chiama Elena Vernham. La tensione sessuale tra i due personaggi è palpabile, e questa scelta di caratterizzazione aggiunge un elemento di dramma e complessità alla trama. Schoenaerts offre una performance magnetica, trasformando Herbert da una semplice guardia del corpo a un influente consigliere disegnando una parabola ascendente di grande inquietudine.

The Regime - Il Palazzo del potereRicerca dell’equilibrio tra pathos e satira

Nonostante le ottime premesse e i protagonisti impeccabili, The Regime – Il palazzo del Potere soffre di una trama frammentata e poco coerente, quasi un pretesto per fotografare uno status quo che diventa oggetto di beffa. C’è una costante ricerca dell’equilibrio, raramente raggiunto, tra l’aspetto patetico ed emotivo dei personaggi, dei loro sentimenti, delle loro debolezze e paure, e quello assurdo, che invece prende le distanze dai suddetti personaggi e li racconta attraverso la lente della satira. E forse perché la contemporaneità ha annichilito in generale la capacità di fare satira, sembra che questa sia come un muscolo fuori forma e quindi non sempre colpisce nel segno, lasciando gli spettatori con una sensazione di insoddisfazione e mancanza di chiarezza nel messaggio.

La sceneggiatura, firmata da Will Tracy, cerca di affrontare temi complessi come l’autoritarismo e il dissenso politico, ma a volte sembra perdersi nei suoi stessi tentativi di affrontarli. Mentre alcune scene offrono spunti interessanti sulla natura del potere e sulla fragilità umana, altre risultano terribilmente fuori fuoco, lasciando gli spettatori con più domande che risposte.

Picchi di genialità in un’opera non del tutto riuscita

Nonostante le sue imperfezioni, The Regime – Il palazzo del Potere offre comunque un ottimo livello di intrattenimento “con messaggio”. La satira politica è una pratica che dovrebbe essere portata avanti con più frequenza e il tentativo fatto in questa sede è comunque lodevole. A questo si aggiunge un valore produttivo sicuramente alto che puntando sulla sua protagonista (e l’efficacissimo tirapiedi) riesce a catturare sicuramente la fascinazione del pubblico.

The Regime – Il palazzo del Potere offre una visione intrigante e spesso surreale, attraverso il linguaggio della farsa, dei regimi autoritari e delle dinamiche di potere. Sebbene non sempre riesca a realizzare pienamente il suo potenziale più per mancanza di allenamento su un certo tipo di linguaggio che per mancanza di doti nel farlo, la serie merita comunque una possibilità principalmente per le performance del suo cast e per i suoi frequenti guizzi. Una maggiore coesione della trama avrebbe forse permesso anche agli altri aspetti della serie di essere più efficaci.

Taylor Swift: The Eras Tour (Taylor’s Version), trailer del film in arrivo su Disney+

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Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale di Taylor Swift: The Eras Tour (Taylor’s Version), il film concerto per la prima volta in versione integrale e che include il brano “cardigan” e quattro canzoni acustiche aggiuntive, farà il suo debutto in streaming il 15 marzo 2024, solo su Disney+.

L’esperienza cinematografica dell’artista 14 volte vincitrice di un GRAMMY, Taylor Swift: The Eras Tour (Taylor’s Version), diretto da Sam Wrench.

Iscriviti a Disney+ per guardare le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Nel dare l’annuncio, Bob Iger, Disney CEO, ha dichiarato: “L’Eras Tourè stato un vero e proprio fenomeno che ha entusiasmato e continua a entusiasmare i fan di tutto il mondo, e siamo davvero felicidi portare questo elettrizzante concerto al pubblico ovunque si trovi, in esclusiva su Disney+.

Ripley: trailer ufficiale della serie tv Originale Netflix in arrivo

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Netflix dopo il teaser trailer ha finalmente svelato il primo trailer ufficiale di Ripley, il prossimo adattamento in serie del classico romanzo thriller di Patricia Highsmith intitolato “Il talento di Mr. Ripley

Il video presenta Andrew Scott nei panni del personaggio principale, che sembra avere un’identità discutibile. Il video presenta anche i vari personaggi che incontrerà nel corso della serie limitata, tra cui la Marge Sherwood di Dakota Fanning. La serie uscirà in streaming il 4 aprile.

Nella serie, Tom Ripley, un truffatore che si arrangia nella New York dei primi anni ’60, viene ingaggiato da un uomo ricco per recarsi in Italia e cercare di convincere il figlio vagabondo Dickie Greenleaf a tornare a casa”, si legge nella sinossi. “L’accettazione del lavoro da parte di Tom è il primo passo verso una vita complessa fatta di inganni, frodi e omicidi. Nel frattempo, Marge Sherwood, un’americana che vive in Italia, sospetta che dietro l’affabilità di Tom si nascondano motivi più oscuri”.

Ripley è scritto e diretto dal regista candidato all’Oscar Steven Zaillian. Oltre a Scott e Fanning, la miniserie sarà interpretata da Johnny Flynn nel ruolo di Dickie Greenleaf, Pasquale Esposito, Franco Silvestri, Eliot Sumner, John Malkovich e altri ancora. È prodotta da Scott e Endemol Shine North America in associazione con Entertainment 360 e Filmrights. I produttori esecutivi sono Zaillian, Garrett Basch, Guymon Casady, Ben Forkner, Sharon Levy, Philipp Keel e Charlie Corwin.

Garfield: Una missione gustosa, nuovo trailer del film

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Garfield: Una missione gustosa, nuovo trailer del film

Sony Pictures ha diffuso un nuovo divertente trailer di Garfield: Una missione gustosa, l’atteso nuovo film su gatto più divertente del cinema.

Il nuovo trailer di Garfield: Una missione gustosa il film di animazione Sony Pictures diretto da Mark Dindal e tratto dai personaggi creati da Jim Davis. Maurizio Merluzzo sarà la voce italiana del protagonista che nella sua versione originale è doppiato da Chris Pratt.

Doppiatore, attore, influencer e presentatore, Maurizio Merluzzo è stato la voce di protagonisti di celebri film e serie TV (Elvis, Shazam!, Vikings, La Fantastica Signora Maisel, Catfish, Fratelli in Affari), cartoni animati (Dragon Ball Super, Naruto, One Punch Man) e videogames (Overwatch, League of Legends, Assassin’s Creed, Call of Duty).

Garfield: Una missione gustosa, scritto da David Reynolds (Alla ricerca di Nemo e Le Follie dell’Imperatore), sarà solo al cinema dal 1° maggio prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Garfield, il famosissimo gatto di casa che odia il lunedì e ama le lasagne, sta per vivere una scatenata avventura all’aperto! Dopo l’inaspettato incontro con il padre perduto da tempo, il trasandato gatto di strada Vic, Garfield e il suo amico canino Odie sono costretti a lasciare la loro vita piena di comodità per unirsi a Vic in un’esilarante rapina ad alto rischio.

Garfield: Una missione gustosa è prodotto da John Cohen, Broderick Johnson, Andrew A. Kosove, Steven P. Wegner, Craig Sost, Namit Malhotra e Crosby Clyse. Executive Producers sono Jim Davis, Bridget McMeel, David Reynolds, Scott Parish, Carl Rogers, Simon Hedges, Chris Pflug, Louis Koo, Steve Sarowitz, Justin Baldwine Peter Luo.

Il cast di voci originali comprende gli attori Chris Pratt, Samuel L. Jackson, Hannah Waddingham, Ving Rhames, Nicholas Hoult, Cecily Strong, Harvey Guillén, Brett Goldstein e Bowen Yang.

Road to Oscar 2024: la Miglior regia

Road to Oscar 2024: la Miglior regia

Due debuttanti, due registi alla loro seconda nomination e un venerato maestro: così si presente la cinquina della categoria Miglior regia di questi Oscar 2024. Rispettivamente Justin Triet, Jonathan Glazer, Yorgos Lanthimos, Christopher Nolan e Martin Scorsese. Cinque personalità distintesi nell’ultimo anno grazie ad altrettanti film con il potenziale di rimanere veramente impressi nella storia del cinema da qui in avanti. Benché mantenga uno sguardo principalmente rivolto a ciò che viene prodotto all’interno dell’industria statunitense, la categoria del Miglior regista continua fortunatamente a manifestare anche una maggiore attenzione nei confronti di ciò che avviene anche in altri territori, permettendo così in questo caso di veder candidata la prima regista donna francese e in generale di affermarsi come una delle categorie più entusiasmanti di questa edizione.

Di seguito, ecco i candidati agli Oscar 2024 per la categoria Miglior regista

Justine Triet – Anatomia di una caduta

Justine Triet
Justine Triet al Festival di Cannes. Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

La regista Justine Triet si è decisamente presa una bella rivincita sulla commissione francese incaricata di selezionare il titolo da presentare agli Oscar 2024 per la categoria Miglior film internazionale. Pur non godendo del pieno sostegno del suo Paese, Triet si è comunque fatta largo fino agli Oscar, dove il suo film Anatomia di una caduta (qui la recensione) – già vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2023 – è candidato a ben cinque premi (Miglior film, Miglior attrice protagonista, Miglior montaggio, Miglior sceneggiatura originale – di cui Triet è autrice insieme a Arthur Harari – e Miglior regista). Con questo suo quarto lungometraggio, Triet si è dunque affermata come una delle grandi protagoniste di questa stagione, guadagnandosi un meritato posto nella cinquina per la regia agli Oscar.

Anatomia di una caduta, che segna una svolta drammatica nella sua carriera – dopo commedie come Tutti gli uomini di Victoria e Sybl – Labirinti di donna – le ha infatti permesso di dimostrare la sua grande capacità di costruire un racconto che attraversa più generi, dove le certezze sono poche e tassello dopo tassello emerge una vicenda dove risulta difficile distinguere la verità dalla menzogna, fino ad un finale sospeso giungendo al quale ci si rende conto di aver appena assistito ad un film di grandissimo valore, non a caso indicato come uno dei migliori realizzati negli ultimi anni. Per questo suo lavoro, Triet è stata candidata anche ai BAFTA Awards e ai premi César, trionfando presso questi ultimi.

Jonathan Glazer – La zona d’interesse

Jonathan Glazer
Jonathan Glazer al Festival di Cannes. Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Erano dieci anni che il britannico Jonathan Glazer non realizzava un film. Il suo ultimo lungometraggio prima di La zona d’interesse (qui la recensione), con cui ora è tornato in auge, è stato quel bizzarro Under the Skin con protagonista Scarlett Johansson, con cui già si era divertito a dar vita ad un’opera insolita che suscitando un certo disagio spingesse a riflettere sulla natura umana. Un simile approccio a questi temi lo si ritrova dunque anche nel suo nuovo film, con il quale si è aggiudicato il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2023 e che è da molti interni al settore considerato uno dei veri capolavori cinematografici di questi anni. Lavoro che ha portato Glazer ad ottenere nomination come Miglior regista non solo agli Oscar 2024 ma anche ai Satellite Awards e ai Bafta Awards.

Glazer, che adatta con La zona d’interesse il romanzo omonimo di Martin Amis tratto da una storia vera, offre infatti con la sua regia una perfetta dimostrazione della forza che l’immagine cinematografica può avere, di fatto andando oltre il “limite” del libro esaltando ciò che si può raccontare attraverso precise inquadrature e, in particolar modo, il suono. La storia e i dialoghi sono infatti poco più che un pretesto per dar vita a scenari agghiaccianti, difficilmente dimenticabili, attraverso cui il regista riflette sull’indifferenza senza tempo insita nell’essere umano, capace di condurre la propria tranquilla esistenza anche quando oltre il proprio giardino avviene l’orrore.

Yorgos Lanthimos – Povere creature!

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Yorgos Lanthimos alla Mostra di Venezia. Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Il greco Yorgos Lanthimos gode evidentemente – e giustamente – di un certo favore presso l’Academy. Il suo precedente film, La favorita, ottenne ben 10 nomination all’Oscar tra cui quella per la Miglior regia. Con il suo nuovo lungometraggio, Povere creature! (qui la recensione) – già vincitore alla Mostra di Venezia del Leone d’oro – torna dunque a far parte di questa cinquina, mentre il film in sé gode di 11 nomination a questi Oscar 2024. Ed anche in questo caso è difficile non riconoscere la sua come una candidatura più che meritata. Lanthimos prosegue il percorso estetico intrapreso con i suoi ultimi film portandolo però ancor più all’estremo.

Lanthimos dà infatti sfogo a tutta la sua creatività, permettendo allo spettatore di fare esperienza del viaggio di Bella Baxter verso la scoperta di sé e del mondo attraverso l’evolvere della fotografia, dei costumi, della colonna sonora, elementi che da una base di partenza grezza diventano sempre più elaborati e acquistano sempre più grazia, accompagnando l’evoluzione della protagonista. Le idee che il regista concretizza grazie ai suoi collaboratori permettono al film di acquisire un aspetto unico, quasi favolistico ma mai infantile, che sostiene la metafora senza farla risultare fastidiosa. Anche per lui, non sono mancate le nomination ai Critics’ Choice Awards, ai Golden Globe e ai DGA Awards.

Christopher Nolan – Oppenheimer

Christopher Nolan sul set di Oppenheimer
Christopher Nolan con Emily Blunt e Cillian Murphy sul set di Oppenheimer. © Universal. Tutti i diritti riservati.

Christopher Nolan è un altro di quei registi che non ha bisogno di presentazioni. Senza dubbio tra gli autori più indicativi degli ultimi vent’anni, durante i quali ha realizzato blockbuster d’autore come Il cavaliere oscuro, Inception e Interstellar, distinguendosi per il suo continuo giocare con la concezione del tempo e abbattendo la sua noiosa linearità. Con il suo Oppenheimer (qui la recensione) ha tuttavia ridotto gli artifici per concentrarsi sulla storia di quello che ritiene essere “l’uomo più importante mai vissuto”. Non che Oppenheimer (che con 13 nomination è il film più candidato di questi Oscar 2024) non presenti le particolarità per cui Nolan è noto, ma queste sono maggiormente poste al servizio di un racconto che si sviluppa interamente a partire dall’interiorità del protagonista.

Per di più, Nolan costruisce Oppenheimer quasi come fosse un vero e proprio ordigno esplosivo, con una prima ora densissima di nomi, personaggi, eventi, salti temporali, musica, attraverso cui si imposta una tensione crescente. Tensione che nella seconda ora di film non cessa di aumentare fino all’ammutolente esplosione della bomba, una delle sequenze più memorabili dell’annata cinematografica appena trascorsa. La terza ora di film diventa invece un film politico nel quale si esplora l’eredità di Oppenheimer e nella quale emerge il messaggio del film, un monito che dal passato sembra risuonare oggi più forte che mai.

Martin Scorsese – Killers of the Flower Moon

Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese in Killers of the Flower Moon 10 marchi
Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio sul set di Killers of the Flower Moon. Gentile concessione di © 01 Distribution

Difficile che Martin Scorsese non venga nominato in questa categoria quando c’è un suo nuovo film in circolazione. Il regista newyorkese ha con la candidatura per Killers of the Flower Moon (qui la recensione) raggiunto quota 10 presenze, divenendo il secondo più nominato di sempre (altre due ed eguaglierà il record di William Wyler). Difficile poi non essere d’accordo sulla sua presenza anche per questo suo nuovo film, con il quale dimostra (non che ne avesse ancora bisogno) di possedere una conoscenza tale del cinema, dei suoi tempi e dei suoi trucchi da avere pochi o nessun eguale. Scorsese dà forma ad un’epopea che pur estendendosi su una durata di circa tre ore e mezza dimostra una gestione dei tempi e dei segmenti narrativi sbalorditiva.

Scorsese realizza un appassionante incrocio tra un western e un gangster movie, andando alla riscoperta di una delle pagine più nere della storia degli Stati Uniti e delle violenze su cui si sono fondati. La scelta di spostare il punto di vista dagli agenti dell’FBI a quello dei principali coinvolti nella vicenda si è rivelata vincente, avendo permesso al regista di condurre una minuziosa analisi dell’animo umano, della sua perversione e della corruzione a cui è facilmente soggetto. Oltre agli Oscar, Scorsese ha ricevuto la nomination come Miglior regista anche ai Critics’ Choice Awards, ai Golden Globe, ai Satellite Awards e ai DGA Awards, vincendo poi sempre in questa categoria ai prestigiosi National Board of Review.

Oscar 2024: chi vincerà?

Oscar 2024

Dati alla mano, questo sembra decisamente essere l’anno di Christopher Nolan, il quale si presenta agli Oscar 2024 con dalla sua già il Golden Globe, il Critics’ Choice Awards, il Bafta Awards e il Director’s Guild Awards. Basti pensare che dal 2010 ad oggi, ogni regista che ha ottenuto quest’ultimo riconoscimento ha poi vinto – fatta eccezione per due occasioni – l’Oscar per la regia. Non dovrebbero dunque esserci particolari sorprese a riguardo e Nolan potrà finalmente stringere tra le mani l’ambita statuetta, consacrazione (agli occhi di Hollywood) di un percorso artistico tra i più importanti degli ultimi due decenni. Se però si volesse provare a trovare una possibile alternativa alla vittoria di Nolan, questa potrebbe manifestarsi nella figura di Yorgos Lanthimos.

Come si diceva, il regista greco sembra godere di una certa stima nell’ambiente hollywoodiano. Non è infatti da escludere il verificarsi di una situazione come quella vista nel 2020, dove il regista di 1917 Sam Mendes vinse il Golden Globe, il Bafta e il DGA, ma vide poi l’Oscar andare al coreano Bong Joon-ho per Parasite. Certo, si tratta di situazioni diverse, ma l’esempio può essere utile per comprendere che non c’è nulla di assolutamente certo. Non andrebbe sottovalutata neanche la presenza di Jonathan Glazer, che a sua volta ha raccolto numerosi complimenti per il suo lavoro, tra cui quello di Steven Spielberg, che ha giudicato La zona d’interesse il film sull’olocausto più importante dai tempi di Schindler’s List.

Meno probabile (purtroppo) appare invece una possibile vittoria per Martin Scorsese e Justine Triet, per i quali la nomination sembra già il massimo riconoscimento ottenibile. Triet dovrebbe però – salvo sorprese – trionfare nella categoria Miglior sceneggiatura originale, quindi potrebbe non tornare a casa a mani vuote. Alla luce di tutto ciò, però, il nome su cui scommettere è di certo quello di Nolan. Come si diceva, più volte la sua esclusione da questa cinquina è stata accompagnata da polemiche e questa sua seconda nomination agli Oscar 2024 per un film così imponente e attuale nei temi sembra a tutti gli effetti l’occasione giusta per premiare lui e la sua forte idea di cinema.

Zendaya: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Zendaya: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Tra le attrici destinate a prendersi un posto di rilievo nel mondo del cinema e della televisione vi è certamente Zendaya, che già da qualche anno ha guadagnato una grande popolarità grazie ad importanti film, serie ma anche al suo innegabile fascino e carisma. I prossimi anni saranno decisivi per lei per consacrarsi come una delle nuove stelle della recitazione ma già per quello che ha saputo dimostrare resta un’attrice assolutamente da non sottovalutare.

Zendaya: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in celebri film. Zendaya debutta al cinema nel 2017 con Spider-Man Homecoming, dove recita accanto a Tom Holland. Nello stesso anno prende parte a The Greatest Showman, al fianco di attori come Hugh Jackman, Michelle Williams, Zac Efron e Rebecca Ferguson. Successivamente recita in Spider-Man: Far From Home (2019), Malcolm & Marie (2021), Dune (2021) e Spider-Man: No Way Home. Torna poi sul grande schermo nel 2024 con Dune – Parte Due, con Timothée Chalamet, e Challengers.

2. Ha recitato in note serie. Zendaya ottiene una prima grande popolarità grazie alla serie di Disney Channel A tutto ritmo, dove recita dal 2010 al 2013. Successivamente recita in alcuni episodi di altre serie della medesima rete televisiva, come Buona fortuna Charlie (2011) e A.N.T. Farm – Accademia Nuovi Talenti (2012). Ottiene poi un nuovo ruolo importante in una serie Disney Channel con K.C. Agente Segreto (2015-2018). Ha poi recitato in un episodio di Black-ish (2015) e in tre episodi di The OA (2019). Dal 2019 è anche tra i protagonisti della serie HBO Euphoria, dove recita accanto a Sydney Sweeney, Hunter Schafer e Jacob Elordi.

3. È anche doppiatrice e produttrice. Oltre a lavorare come attrice davanti la macchina da presa, Zendaya si è distinta anche come doppiatrice, ricoprendo tale ruolo per i film Disney Fairies: I giochi della Radura Incantata (2011), Supercuccioli – I veri supereroi (2013), Peng e i due anatroccoli (2018), Smallfoot – Il mio amico delle nevi (2018) e Space Jam – New Legends (2021), dove dà voce a Lola Bunny. Ha però lavorato anche come produttrice del film Malcolm & Marie e per le serie K.C. Agente Segreto e Euphoria.

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Zendaya è MJ in Spider-Man

4. Il suo ruolo non è quello di Mary Jean. Per Spider-Man: Homecoming, Zendaya era stata inizialmente scritturata per interpretare Mary Jane Watson, il noto personaggio sentimentalmente legato a Peter Parker. Tuttavia, i produttori decisero poi di separarsi ulteriormente dallo Spider-Man del 2002, dove il personaggio era interpretato da Kirsten Dunst, e crearono invece il personaggio originale, Michelle Jones. Il vero nome di questa MJ è stato però svelato solo nel terzo film, Spider-Man: No Way Home.

Zendaya in Dune

5. Compare solo per pochi minuti nel primo film. Secondo Denis Villeneuve, Zendaya è stata scelta per il ruolo di Chani dopo le audizioni, in quanto è stata giudicata la migliore per quanto riguarda la chimica con il collega Chalamet. Nonostante fosse indicata come tra i principali protagonisti del film e il suo nome si riportato come tale in tutti i materiali promozionali, Zendaya ha in Dune solo circa 10 minuti di tempo sullo schermo. In Dune – Parte Due, però, è molto più presente ed è a tutti gli effetti la protagonista femminile del film.

Zendaya in Euphoria

6. Si sente molto legata al suo personaggio. Parlando della problematica Rue, il personaggio da lei interpretato in Euphoria, Zendaya ha dichiarato: “Mi commuovo molto perché tengo molto a lei, perché rappresenta molte persone che hanno bisogno di molto amore. E rappresenta una parte di me stessa, e rappresenta una parte di Sam Levinson, il creatore di ‘Euphoria’. Questo significa molto per me e voglio che le persone possano guarire grazie a lei“.

7. Ha stabilito un record. Per la sua interpretazione nella prima stagione di Euphoria, Zendaya ha poi vinto nel 2020 un Emmy Award come per Miglior attrice protagonista in una serie drammatica. Ciò l’ha resa la più giovane attrice a vincere tale premio, all’età di 24 anni. Nel 2022 ha poi nuovamente vinto nella medesima categoria per la sua interpretazione nella seconda stagione.

Hunter Schafer Zendaya Euphoria

Zendaya e il fidanzato Tom Holland

8. Ha una relazione con Tom Holland. Nel 2016 Zendaya e Tom Holland si conoscono sul set di Spider-Man: Homecoming e non passa molto prima che inizino a circolare rumor su una loro possibile relazione sentimentale. Nel tempo le voci si fanno sempre più insistenti, ma i due non confermano minimamente la cosa, tanto da spingere a pensare che si frequentino invece con altre persone. Per Zendaya, ad esempio, si riportava di una frequentazione con Jacob Elordi. Tuttavia, alcune foto diffuse nel luglio del 2021 dove si vedono Zendaya e Holland scambiarsi un bacio ha portato i due a confermare pubblicamente la loro relazione, che prosegue ancora oggi.

Zendaya è su Instagram

9. È presente sul social network. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 184 milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare oltre tremila post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

Zendaya: età, altezza e origini dell’attrice

10. Zendaya Maree Stoermer Coleman è nata il 1º settembre 1996 a Oakland, in California, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1,78 metri. Zendaya di origini miste: suo padre, Samuel David Coleman è afroamericano mentre sua madre Claire Marie Stoermer ha origini tedesche e scozzesi. Il nome Zendaya proviene dallo Zimbabwe e nella lingua bantu del popolo Shona significa “ringraziare”.

Fonte: IMDb, Instagram, Indipendent

Antonia: le interviste alle protagoniste

Antonia: le interviste alle protagoniste

Ecco le nostre interviste a Chiara Martegiani, protagonista di Antonia, e alle fillmaker, sceneggiatrici e regista, Chiara Malta, Elisa Casseri e Carlotta Corradi. La nuova serie Prime Video è disponibile in piattaforma dal 4 marzo.

Leggi la recensione di Antonia

Antonia è la nuova serie dramedy con   Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea, disponibile in esclusiva su Prime Video da lunedì 4 marzo. Ideata da Chiara Martegiani, diretta da  Chiara Malta  e scritta da  Elisa Casseri,  Carlotta Corradi  e Chiara Martegiani con la supervisione creativa di Valerio Mastandrea, Antonia è una produzione Fidelio e Groenlandia (una società del Gruppo Banijay) in collaborazione con Prime Video, in collaborazione con Rai Fiction.  Nel cast anche Barbara Chichiarelli,  Emanuele Linfatti,  Leonardo Lidi  e  Chiara Caselli.

The Regime – Il Palazzo del potere con Kate Winslet debutta oggi!

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Debutterà oggi lunedì 4 marzo in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW The Regime – Il Palazzo del potere, nuova e attesa miniserie HBO in sei episodi con la vincitrice del Premio Oscar Kate Winslet.

Scritta da Will Tracy e diretta da Stephen Frears (episodi 1, 2, 4) e Jessica Hobbs (3, 5, 6), la serie The Regime – Il Palazzo del potere Sky Exclusive è una dark comedy in sei episodi con un grande cast che comprende, accanto a Winslet, Matthias Schoenaerts, Guillaume Gallienne, Andrea Riseborough, Martha Plimpton e Hugh Grant.

La trama di The Regime – Il Palazzo del potere

The Regime – Il Palazzo del potere racconta un anno tra le mura del palazzo di un moderno e fittizio regime autoritario europeo. Al centro la figura della potente Cancelliera Elena Vernham (Winslet), che però si trova minacciata da un dissenso interno sempre più forte. Con l’aiuto del suo braccio destro, tenterà di assicurarsi il potere mentre le cose cominciano a sgretolarsi intorno a lei.

Will Tracy è sceneggiatore e showrunner, nonché produttore esecutivo insieme a Frank Rich, Tracey Seaward, Kate Winslet, Stephen Frears e Jessica Hobbs. Gli sceneggiatori sono Seth Reiss, Sarah DeLappe, Gary Shteyngart, Jen Spyra e Juli Weiner.

Dune 2: dietro le quinte del film, la produzione ha trascorso un mese nel deserto di Abu Dhabi

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Per Dune: Parte Due, Denis Villeneuve si è addentrato nel deserto arabo e ha trascorso quasi un mese con la produzione per le riprese nell’Oasi Liwa di Abu Dhabi, che ha fornito una parte sostanziale del paesaggio del pianeta desertico Arrakis, dimora dei mostruosi vermi sandwich.

Denis Villeneuve ha elogiato la location e i servizi forniti dalla Abu Dhabi Film Commission e dalla Epic Films, società di servizi di produzione con sede negli Emirati Arabi Uniti, in un video promozionale dietro le quinte, a cui Variety ha avuto accesso in esclusiva.

Dune: Parte Due parla del rapporto tra gli esseri umani e la natura”, dice Villeneuve nel promo che contiene anche testimonianze di Zendaya, Javier Bardem, Rebecca Ferguson e del direttore della fotografia Greig Fraser, tra gli altri.

Per me era importante portare quella natura sullo schermo“, aggiunge il regista, in modo che il pubblico ci creda “se sente che c’è qualcosa che sembra reale, che sembra tattile“.

Così, dopo aver girato per cinque giorni nel deserto di Abu Dhabi per il primo capitolo di “Dune“, Villeneuve e l’intero cast e la troupe sono tornati per  Dune: Parte Due  e hanno trascorso 27 giorni tra le imponenti dune ondulate di Liwa, alcune delle quali alte più di 600 piedi, ai margini del Rub’ Al Khali, il più grande tratto di deserto ininterrotto del mondo.

Avevamo una rete di 18 miglia di strada che ci portava in diversi luoghi dove c’erano tende, catering, gru da costruzione, sollevatori telescopici e tutto il resto“, racconta la produttrice esecutiva Tanya Lapointe.

È stata un’impresa enorme, ma spettacolare“, aggiunge Lapointe, che è stato anche regista di seconda unità in Dune: Parte Due.

Legendary Pictures ha anche beneficiato del generoso sconto del 30% della Abu Dhabi Film Commission (ADFC) sulle spese di produzione nell’Emirato.

Per i professionisti della produzione in loco, “la sfida principale per Dune: Parte Due è stata la logistica“, ha dichiarato a Variety il produttore Robbie McAree, capo della Epic Films con sede negli Emirati Arabi Uniti, che ha lavorato a entrambi i film di “Dune”, in un’intervista sui vari aspetti della parte di Abu Dhabi della produzione.

La sfida principale di questa volta è stata la logistica. Denis non voleva girare negli stessi luoghi in cui avevamo girato “Dune: Parte Uno”, quindi ci siamo addentrati nel deserto, più vicino al confine con l’Arabia Saudita, un deserto di confine così grande e vuoto. Andavamo a cercare nuovi posti, perché questo era uno dei suoi obiettivi principali: non voleva usare le stesse location.

Quanta troupe e quanti talenti locali ha utilizzato negli Emirati Arabi Uniti?

Per la produzione abbiamo utilizzato quasi 300 persone tra troupe e collaboratori locali, un numero piuttosto elevato rispetto alle circa 250 troupe internazionali che sono venute qui. Quindi c’erano molti professionisti locali, il che è fantastico. Anche per quanto riguarda le comparse, credo che ci siano state 500, o quasi, comparse locali che abbiamo utilizzato per tutti i 27 giorni. Quindi è stato un lavoro importante in termini di esigenze locali. E abbiamo potuto lavorare a stretto contatto non solo con la troupe e i talenti, ma anche con altri dipartimenti e fornitori strettamente affiliati alla Abu Dhabi Film Commission e alla municipalità di Abu Dhabi. Avevamo bisogno di tutta questa assistenza, soprattutto quando dovevamo costruire queste strade nel deserto.

Per quanto riguarda le sistemazioni, i talenti della lista A, come Timothee Chalamet e Zendaya, hanno dormito nel deserto?

Il luogo in cui abbiamo girato è ovviamente vicino al resort nel deserto Qasr Al Sarab Hotel, che è fantastico. Era il nostro punto di servizio. È un hotel incredibile, fantastico, con ottime strutture. Quindi, sì, c’erano tutti. Naturalmente, fin dall’inizio ci siamo resi conto che avremmo avuto una sfida in termini di quantità di letti. Così ho proposto ai produttori – i produttori internazionali – l’idea di costruire un campo. All’inizio mi guardavano come se avessi tre teste. Ma ha funzionato ed è stata un’ottima soluzione.

Dune – Parte Tre: cosa aspettarsi dal prossimo film della saga

Dune – Parte Tre: cosa aspettarsi dal prossimo film della saga

Dune – Parte Due (qui la nostra recensione), si conclude in modo tragico, che vede Chani e Paul Atreides separarsi in seguito ad alcune incomprensioni, con il secondo dei due pronto ad intraprendere una guerra con cui reclamerà il suo posto sul trono di Imperatore. Questo secondo film diretto da Denis Villeneuve dedicato al Ciclo di Dune di Frank Herbert si conclude dunque con un finale tanto drammatico quanto aperto, che rimanda necessariamente ad un terzo film. Villeneuve ha già anticipato la possibilità di adattare il secondo romanzo di Herbert, Dune: Messiah, con la sceneggiatura che sarebbe addirittura già quasi pronta. Sembra tuttavia ci vorrà un po’ prima di poter vedere questo Dune – Parte Tre, ma nel mentre possiamo provare ad ipotizzare cosa aspettarci da esso.

L’ascesa di Paul a Imperatore e la Guerra Santa saranno alla base di Dune – Parte Tre

Dune - Parte Tre
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Alla fine di Dune: Parte Due, Paul sale al potere con l’aiuto dei Fremen, che ora combattono per lui contro l’imperatore Shaddam IV e le Grandi Case. Tuttavia, queste ultime non accettano l’ascesa di Paul, ma egli è ben disposto a combattere contro di loro. Il finale allude dunque alla Guerra Santa che si verificherà in Dune – Parte Tre, che nei romanzi porta poi Paul ad ottenere effettivamente il titolo di imperatore. Ci sono poi molte visioni che Paul ha nel corso di Dune – Parte Due, e molte di esse anticipano l’imminente guerra che si scatenerà, con lui in veste di messia, e le conseguenze che ne deriveranno. Mentre le Grandi Case saranno dunque costrette a sottomettersi a Paul, il suo crescente potere causerà tensioni che si ripercuoteranno sul suo futuro come imperatore.

Come si svolge la Guerra Santa nei libri?

Dune - Parte Due Fremen
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Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures

Nei libri il conflitto noto come Guerra Santa dura dodici anni e si svolge in gran parte tra gli eventi di Dune e Dune: Messiah, concludendosi con l’universo che finalmente riconosce Paul come imperatore. Nei romanzi, dunque, il conflitto non viene propriamente descritto e serve solo a modificare radicalmente l’universo tra un libro e l’altro della serie. Dune: Messiah riprende infatti dodici anni dopo, quando l’Impero Atreides è ufficialmente iniziato. A quel punto, la Guerra Santa è stata vinta. Avendo infranto le difese di decine di migliaia di mondi in tutto il cosmo, Paul e i Fremen hanno creato l’impero più potente che l’universo di Dune abbia mai visto.

Tuttavia, in suo nome sono state commesse atrocità che hanno lasciato Paul in conflitto con sé stesso. Dune: Messiah si concentra dunque maggiormente sulle lotte interne di Paul per continuare a impegnarsi nel Sentiero d’Oro, una serie di eventi da lui previsti che garantiranno la sopravvivenza e la prosperità dell’umanità tra le stelle. Il libro dedica anche molto tempo all’esplorazione di una cospirazione ordita contro il suo governo, con la quale sua sorella Alia Atreides (Anya Taylor-Joy) è costretta a confrontarsi. In ogni caso, c’è da aspettarsi che la Guerra Santa non sarà propriamente mostrata nel film, ma che sia appunto la base per gli eventi che ne conseguono.

Le visioni di Paul diventeranno realtà

Dune - Parte Due Kwisatz Haderach
© 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Niko Tavernise

Le visioni che Paul ha in Dune – Parte Due sono viscerali e, sebbene arrivino a sprazzi, mostrano il futuro di Arrakis. Queste suggeriscono che l’acqua tornerà a scorrere sul pianeta, che il mare tornerà ad occupare ampie zone del pianeta, e che la Guerra Santa che sta per arrivare causerà anche miliardi di morti in suo nome. Le innumerevoli morti di Dune non saranno limitate ai Fremen e nemmeno ad Arrakis, ma si riverbereranno in tutta la galassia. Alcune visioni di Paul si sono già avverate, come quella di sua madre Lady Jessica che lo conduce a sud di Arrakis e il suo duello con Feyd-Rautha, per cui c’è da aspettarsi che quelle ancora da concretizzarsi troveranno il momento per farlo in Dune – Parte Tre, offrendo scenari potenzialmente molto spaventosi.

Alia Atreides avrà un ruolo fondamentale in Dune – Parte Tre

Anya Taylor-Joy Alia Atreides Dune

L’attrice Anya Taylor-Joy compare solo per pochi secondi in Dune – Parte Due con il quolo di Alia Atreides, sorella di Paul. Tuttavia, tale personaggio avrà certamente un ruolo maggiore in DuneParte Tre, essendo Alia cruciale nelle vicende di Dune: Messiah. In quanto ancora nel grembo di Lady Jessica, è lecito aspettarsi che Dune – Parte Tre presenti l’importante salto temporale in avanti 12 anni previsto anche dal libro, che permetterà dunque di introdurre una Alia già grande e potenzialmente pronta a seguire quanto per lei previsto nel romanzo. Il coinvolgimento di Alia potrebbe anche significare il ritorno del Duncan Idaho di Jason Momoa.

Nel libro di Herbert, i Bene Tleilax, un gruppo geneticamente modificato, crearono un Duncan artificiale, chiamato ghola, nel tentativo di uccidere Paul Atreides. Questa versione di Duncan Idaho, che si faceva chiamare Hayt, finisce per innamorarsi di Alia. Il ritorno del personaggio creerebbe anche un’interessante dinamica tra lui e Alia, aumentando la tensione tra lui e la Casa Atreides e facendogli intraprendere un proprio percorso evolutivo. Inoltre, il ritorno di Duncan sarebbe certamente ben voluto dai fan dopo la sua morte prematura in Dune.

Dune – Parte Tre esplorerà il rapporto tra Paul, Chani e la principessa Irulan

Dune - Parte due Paul Chani
© 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures

Nel finale di Dune – Parte Due Chani è furiosa con Paul, il quale annuncia che prenderà in moglie la principessa Irulan, rafforzando così i suoi legami politici e legittimando la sua ascesa a imperatore. Paul ama ancora Chani, e non manca di ribadirlo, ma la sua relazione con Irulan incrina il rapporto tra i due amanti. Nel libro Dune: Messiah, tuttavia, Paul effettivamente finisce con lo sposare Irulan per necessità, ma rimane comunque fedele a Chani, la quale accetta la cosa comprendendone le ragioni politiche. Si forma così un triangolo amoroso ricco di tensione. Dune – Parte Due anticipa dunque la tensione già palpabile tra di loro, ma il fatto che il film si concluda con la separazione tra i due amanti, porta ad ipotizzare che Dune – Parte Tre potrebbe differire nel racconto di questo triangolo.

Buona parte del terzo film potrebbe dunque concentrarsi non solo sull’ascesa di Paul ma anche sul suo legame con Chani e sul tentativo di recuperare quel rapporto. In questo secondo capitolo, però, Paul ha anche una visione di Chani che muore. Sappiamo che nei romanzi di Herbert lei perde la vita durante il parto dei gemelli Leto Atreides II e Ghanima. Difficile dire se Villeneuve le riserverà questa stessa fine o se Chani sarà destinata a vivere o semplicemente a perire in modo diverso. La sua morte sembra infatti essere necessaria per permettere di portare a conclusione anche l’arco narrativo di Paul.

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Paul Dano dice che la “stanchezza da supereroi” può portare a film e storie migliori

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Paul Dano, che ha interpretato il cattivo Enigmista in The Batman, si esprime sul concetto di “stanchezza da supereroi” e ha una visione positiva al riguardo.

I commenti di Paul Dano arrivano quando The Flash, The Marvels e più recentemente Madame Web hanno raccolto risultati non proprio stellari al botteghino, e l’attore afferma che la stanchezza può portare a film migliori o a storie alternative.

“È un momento interessante in cui tutti devono chiedersi: “Ok, e adesso?”. Si spera che da questo qualcuno dia nuova vita ai [film tratti da fumetti], o che fiorisca qualcosa di diverso dai supereroi“, ha detto Paul Dano a The Independent in un’intervista per promuovere Spaceman (recensione). “Sono sicuro che ce ne saranno ancora di belli, ma credo che sia un momento positivo“.

I film sono diventati contenuti

E ha continuato: “È anche una questione più ampia. Non appena la parola ‘contenuto’ è entrata in quello che facciamo – cioè fare film o televisione – ha significato quantità piuttosto che qualità, e credo che sia stato un grosso passo falso. E di certo non ne ho bisogno come spettatore o come artista“.

Dano ha anche teorizzato il motivo per cui The Batman di Matt Reeves, pur essendo un film di supereroi, è stato accettato dal pubblico. “Ci sono abbastanza film di fumetti in cui sai già cosa ti aspetta“, ha detto. “Leggendo la sceneggiatura di The Batman, sapevi che era un vero film. Ogni frase… è semplicemente [lo scrittore/regista] Matt Reeves“.

L’uscita del sequel The Batman – Part 2 di The Batman è prevista per il 3 ottobre 2025, con Robert Pattinson nel ruolo di protagonista.

Cosa sappiamo sul prossimo film di The Batman? 

Nell’ultimo aggiornamento sull’attesissimo seguito, le riprese di The Batman – Parte 2 sarebbero state posticipate a marzo 2024. La star principale Robert Pattinson riprenderà il ruolo principale, con Matt Reeves che tornerà alla regia. Anche Mattson Tomlin tornerà per scrivere la sceneggiatura insieme a Reeves. La data di uscita è attualmente fissata per il 3 ottobre 2025. Il primo film ha raggiunto più di 770 milioni di dollari al botteghino, diventando il settimo film con il maggior incasso del 2022 e ottenendo recensioni positive.

Nel cast di Batman c’erano anche Zoë Kravitz nel ruolo di Selina Kyle/Catwoman, Jeffrey Wright nel ruolo di James Gordon del GCPD, John Turturro nel ruolo di Carmine Falcone, Peter Sarsgaard nel ruolo del procuratore distrettuale di Gotham Gil Colson, Andy Serkis nel ruolo di Alfred Pennyworth e Colin Farrell nel ruolo di Oswald Cobblepot/Penguin. Restano invece dubbi riguardo il coinvolgimento del Joker, introdotto nel primo film con Barry Keoghan nel ruolo. Proprio l’attore, però, ha lasciato intendere che l’arcinemesi di Batman potrebbe far parte del film.

ASC Awards: trionfa Hoyte van Hoytema per Oppenheimer, ecco tutti i vincitori

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Hoyte van Hoytema ha vinto per Oppenheimer, in lizza per la migliore fotografia agli Oscar del prossimo fine settimana. Si confronterà con lo stesso quartetto che ha battuto per il premio ASC: Edward Lachman per El Conde, Matthew Libatique per Maestro, Rodrigo Prieto per Killers of the Flower Moon e Robbie Ryan per Poor Things (Searchlight).

Il vincitore dei ASC ha poi vinto l’Oscar quasi la metà delle volte (17 volte in 37 anni), ma non l’anno scorso. Mandy Walker ha vinto il massimo premio cinematografico dell’ASC nel 2023, ma l’Oscar è andato a James Friend per All Quiet on the Western Front.

Il premio ASC per il documentario è andato a Curren Sheldon per King Coal.

Tra i vincitori per la televisione figurano M. David Mullen per The Marvelous Mrs. Maisel, Ben Kutchins per Boston Strangler, Carl Herse per Barry.

L’ASC, che ha 105 anni, celebra il meglio della cinematografia dell’anno in sette categorie che spaziano tra lungometraggi, documentari e televisione. I premi di quest’anno includono riconoscimenti speciali per Spike Lee (Board of Governors Award), Don Burgess (Lifetime Achievement Award), Steven Fierberg (Career Achievement), Warwick Thornton (Spotlight Award) e Amy Vincent (Presidents Award). Di seguito tutti i vincitori:

Theatrical Feature Film
Hoyte van Hoytema, Oppenheimer (Universal Pictures)

Documentary Award
Curren Sheldon, King Coal

Episode of a One-Hour Regular Series
M. David Mullen, The Marvelous Mrs. Maisel, “Four Minutes” (Prime Video)

Limited or Anthology Series or Motion Picture Made, TV\
Ben Kutchins, Boston Strangler (Hulu)

Episode of a Half-Hour Series
Carl Herse, Barry, “Tricky Legacies” (Max)

Music Video Award
Jon Joffin, “At Home” (performed by Jon Bryant)

Spotlight Award
Warwick Thornton, The New Boy

Box Office ITA, Dune: Parte due trionfa davanti La Zona d’interesse e Bob Marley

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Si è chiusa la settima tanto attesa che ha visto debuttare finalmente nelle sale italiane Dune: Parte due (recensione), la seconda parte del film del 2021 Dune di Denis Villeneuve che aveva debuttato contemporaneamente sia in sala che sulle piattaforme.

Il film che riunisce un cast assolutamente stellare totalizza ben 3.714.048 di euro di incasso che gli consente di guadagnare facilmente la vetta della classifica del BOX OFFICE in Italia. Va detto però che quello che a prima vista potrebbe sembrare un grosso risultato in realtà pur segnando un netto miglioramento rispetto al primo film, può rappresentare un dato non propriamente soddisfacente se si pensa che è uno dei blockbuster più atteso del 2024.

Infatti Dune: Parte due ha debuttato mercoledì anziché giovedì come capita a tutti in titoli che debuttano nel nostro paese. Dunque beneficiando di un giorno in più come già accaduto a molti altri titolo di altro profilo. Pur mantenendo una media copia alta il film non riesce a debuttare con un risultato oltre i 4 milioni di euro. Ma nulla da temere, il film potrà beneficiare del passaparola e rifarsi nella prossima settimana.

LEGGI ANCHE: Dune: Parte Due, Denis Villeneuve parla dei cambi sull’arco narrativo di Chani – SPOILER

Chi si è classificato sotto Dune: Parte Due?

Subito Dune: Parte due dopo si è posizionato La zona d’interesse (recensione), uno dei migliori film del 2023 e che ha un finale a dir poco criptico. Il film distribuito da I Wonder che ha debuttato il 22 Febbraio ha totalizzato un 1.083.868 per un totale di 1.883.232 milioni di Euro. Da sottolineare che il film ha segnato un risultato ancora più grande del suo primo weekend, il che dimostra che sta giovando di un ottimo passaparola. Il film ha totalizzato al 3 Marzo 274.863 spettatori.

Continua ad incassare invece il film di Bob Marley che raccoglie altri 1.015.448 milioni di euro per un totale che arriva a 2.234.955 e 295.452 spettatori. Resiste in quarta posizione invece Past Lives che raccoglie altri 581.324 mila euro e porta il suo totale a 2.660.920 e 395.036 presenze. In quinta posiziona arriva invece Emma e il giaguaro nero, il film per famiglie di 01 Distribution totalizza altri 563.099 € per un totale di 1.136.038 e 168.493 mila spettatori. Povere Creature continua ad incassare e con altri 351.956 mila euro porta il suo totale all’ottimo risultato di 8.371.226 con 1.166.061 spettatori e si conferma uno dei grandi risultati di quest’anno.

Non positivo il debutto di Caracas, il secondo film da regista di Marco d’Amore che raccoglie solo 298.244 mila euro per 42 mila spettatori. Risultato decisamente inferiore rispetto a L’Immortale che debuttò con altri numeri per finire la sua corsa a 6,8 milioni di euro.

Tra le new entry ci sono anche ESTRANEI (ALL OF US STRANGERS) e LA SALA PROFESSORI (THE TEACHERS’ LOUNGE) che debuttano al nono e decimo post con un totale di 252.577 € e 35.741 spettatori e 242.561 € e 36.728

Sydney Sweeney ironizza su Madame Web nel suo monologo al Saturday Night Live

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Madame Web ha debuttato con recensioni pessime e numeri ancora peggiori al botteghino il mese scorso, e con Dune: Parte Due che sta dominando le sale, l’ultimo film Marvel della Sony è già stato ampiamente dimenticato.

Nella stessa settimana in cui è uscito, i Marvel Studios hanno annunciato il cast dei Fantastici Quattro e hanno condiviso il primo trailer di Deadpool & Wolverine, probabilmente per distogliere lo sguardo da un blockbuster che alimenta la narrativa della “stanchezza da supereroi“. Ora, il co-protagonista di Madame Web, Sydney Sweeney, ha ironizzato sull’insuccesso del film.

Sydney Sweeney ha condotto la serata di ieri del Saturday Night Live e, durante il suo monologo, si è presentata dicendo: “Forse mi avete visto in ‘Anyone But You’ o ‘Euphoria’ – sicuramente non mi avete visto in ‘Madame Web‘”.

Prima dell’uscita di Madame Web, l’attrice sembrava legittimamente entusiasta di entrare a far parte dell’Universo Marvel e si è persino spinta a ricreare alcune pose precise per i fumetti sul set. Sfortunatamente, pur essendo un punto di forza nel ruolo di Spider-Woman, il film le ha reso un cattivo servizio.

All’inizio del mese, Sydney Sweeney ha parlato anche delle sfide che ha comportato girare Madame Web. “Avevo una parrucca, quindi è stato tutto un altro processo. Bisognava avvolgere la parrucca, poi incollarla, poi acconciarla“, ha spiegato l’attrice. “E quella parrucca era così calda che stavamo girando a Boston in piena estate“.

Era uno dei giorni più caldi e stavamo girando, quando ho detto: ‘Un secondo’, mi sono girata e ho iniziato a vomitare, poi mi sono voltata e ho detto: ‘Siamo a posto, possiamo continuare’. Mi stavo surriscaldando, il mio corpo si stava spegnendo, ma stavo benissimo. La parrucca ha aggiunto molti elementi interessanti“.

Questo fine settimana, Madame Web ha incassato solo 5 milioni di dollari all’estero, portando il suo totale globale a un deludente 91 milioni di dollari.

Sydney Sweeney sarà presto protagonista del nuovo Horror di Neon Immaculate cui abbiamo pubblicato una clip inedita. La pellicola è stata girata in parte in Italia.

Dune: Parte Due, Denis Villeneuve parla dei cambi sull’arco narrativo di Chani – SPOILER

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Entrambi i film di Denis Villeneuve su Dune apportano diverse modifiche al romanzo di Frank Herbert, ma il cambiamento di gran lunga più grande per quanto riguarda un singolo personaggio è la rappresentazione di Chani (Zendaya) in Dune: Parte Due.

Nel libro, Chani si innamora di Paul Atreides e gli rimane fermamente fedele insieme a Stilgar e al resto dei Fremen. Tuttavia, nel film, quando “Muad’Dib” decide di abbracciare il suo destino di Mahdi e di guidare il suo popolo in battaglia contro gli Harkonnen, Chani riconosce i pericoli di seguire ciecamente un leader religioso e di riporre tutta la fiducia in una “profezia” che Paul ha precedentemente liquidato come nient’altro che propaganda dei Bene Gesserit.

In Dune: Parte Due la goccia che fa traboccare il vaso per Chani arriva quando Paul si proclama imperatore e offre la sua mano alla figlia del precedente sovrano, la principessa Irulan. Chani si allontana dal suo amante mentre il resto dei Fremen inizia una guerra santa in suo nome, attaccando gli inviati delle grandi case dell’universo, e il film si conclude con lei che si mette a sparare e chiama un verme con uno sguardo di sfida.

Nel corso di un’intervista con Inverse, al regista Denis Villeneuve è stato chiesto del cambiamento del personaggio di Chani e di cosa potrebbe significare per il film finale della sua trilogia, il previsto adattamento di Dune: Parte Tre che dovrebbe intitolarsi Messiah.

LEGGI la nostra recensione di Dune: Parte Due

Ho fatto in modo che nell’arco drammatico di Paul e nella storia ci fossero tutti gli elementi, solo che ho giocato con loro in modo un po’ diverso“, dice Villeneuve. “Alla fine del film, si vede che Paul ha fatto delle scelte che, per proteggere alcune persone, diventeranno ciò contro cui stava cercando di combattere“.

Sarà visto dalla prospettiva di Chani“, ha continuato. “Il film è strutturato sulla storia d’amore tra Paul e Chani. L’idea era di fare in modo che la storia di Paul si svolgesse attraverso questa relazione, e che il punto di svolta specifico di Paul fosse visto più o meno dalla prospettiva di Chani. E questo è un cambiamento molto importante. Ho cambiato la natura del personaggio di Chani per creare una prospettiva che spero sia condivisa da Frank Herbert per raggiungere il suo obiettivo“.

Cosa aspettarsi da Dune: Parte Tre ?

Cosa questo significhi per Dune: Parte Tre resta ovviamente da vedere, ma non possiamo pensare che Chani accetti la sua posizione di concubina/”spalla” di Paul come fa nel libro.

Le recensioni stellari di Dune 2 sono sicuramente in grado di attirare più persone nelle sale, e il film è ora “certificato fresco” su Rotten Tomatoes con un impressionante 95% di critica e pubblico.

My Name is Loh Kiwan: recensione del k-movie Netflix

My Name is Loh Kiwan: recensione del k-movie Netflix

In My Name is Loh Kiwan, dopo la dolorosa perdita della madre, Kiwan, un disertore nordcoreano ricercato, prende la decisione di lasciare la Cina per onorare l’ultimo desiderio della madre: avere un nuovo inizio e trovare un luogo dove possa finalmente rivendicare il proprio nome, vivendo con libertà e dignità. Utilizzando gli ultimi risparmi della madre, Kiwan parte per il Belgio con l’intenzione di chiedere asilo e ottenere quindi lo status di rifugiato. Tuttavia, la burocrazia si rivela un ostacolo insormontabile e presto si ritrova bloccato in un limbo che lo rende un fantasma agli occhi dello stato belga.

Così, senza un tetto né mezzi di sostentamento, vaga per le strade in attesa di una nuova opportunità finché un giorno, il destino di Kiwan prende una svolta inattesa quando si imbatte in Marie, una giovane donna di origini sudcoreane. Un tempo un’orgogliosa atleta della squadra nazionale di tiro belga, ora Marie combatte non solo contro i suoi demoni interiori e i traumi familiari, ma anche le sue dipendenze e alcuni problemi legali. Da un incontro apparentemente sfortunato, i due giovani cominciano a stabilire un legame sempre più profondo e intimo, trovando conforto l’un l’altra e, con il passare del tempo, riacquistando il desiderio e la speranza di una seconda possibilità nella vita.

È questa la commovente e romantica storia raccontata in My name is Loh Kiwan (titolo originale 로기완), il k-movie scritto e diretto da Kim Hee-jin, tratto dal romanzo di Cho Hae-jin (I Met Loh Kiwan) e disponibile dal 1° marzo su Netflix.

My Name is Loh Kiwan Netflix
Choi Sung-eun è Marie in My Name is Loh Kiwan Cr. Jung Jae-gu/Netflix © 2024

Il coraggioso Kiwan e la ribelle Marie

Dopo aver conquistato il pubblico di Netflix nel ruolo dell’antieroe mafioso Vincenzo Cassano, l’attore Song Joong-ki veste ora i panni del coraggioso e resiliente Kiwan, dimostrando tutto il talento e il carisma che lo contraddistinguono. La sua interpretazione – tanto sincera, autentica ed emozionante da trasmettere dolore e speranza anche con il più semplice sguardo o espressione – convince e ammalia lo spettatore, che non può fare a meno di empatizzare e tifare per la sua felicità. Kiwan, così nobile, altruista e innocente, non incarna semplicemente la lotta e la sofferenza di un disertore, ma anche quella di tutti coloro che fuggono dalla propria terra natale cercando di conquistare un futuro migliore. Portando Kiwan sul piccolo schermo, il regista si propone di sollevare una questione cruciale: l’Europa che “accoglie e apre le porte a chi è in difficoltà”, tanto celebrata e fiera, nasconde in realtà intricati labirinti burocratici che spesso abbandonano senza pietà coloro che cercano disperatamente di sopravvivere.

In contrasto al personaggio di Kiwan c’è poi quello della misteriosa Marie, interpretata dall’attrice e cantante Choi Sung-eun (conosciuta per il fantastico k-drama The Sound of Magic), personaggio che non è possibile definire altrettanto positivo. Marie, infatti, appare al pubblico come l’antagonista di sé stessa: una giovane donna che, incapace di elaborare il dolore della perdita della madre malata, sceglie di annullarsi e autodistruggersi percorrendo la via dell’illegalità e della droga. Marie si discosta nettamente dai tradizionali personaggi femminili dei drammi coreani: con uno stile caratterizzato da smokey eyes, abiti scuri e un finto atteggiamento superficiale e indifferente, il personaggio di Sung-eun mostra una complessità e problematicità che, purtroppo, non riesce a essere esplorata a sufficienza in sole due ore di visione. In altre parole, la caratterizzazione unidimensionale e vittimista di Marie delude in parte lo spettatore, risultando così meno apprezzata di quanto dovrebbe e meriterebbe.

L’amore come ancora di salvataggio

Se nella prima parte del film il regista Kim Hee-jin getta le fondamenta per una storia di immigrazione e povertà, straziante e riflessiva, arricchita da pathos e critica sociale, dall’incontro tra Kiwan e Marie la trama assume una direzione diversa. Qui, viene introdotta la controversa e tenera storia d’amore dei due giovani, dove le vite di Kiwan e Marie vengono mostrate come due binari malandati destinati a convergere e allontanarsi continuamente per permettere loro di proseguire il “viaggio” e cercare salvezza. Tuttavia, nonostante la dolcezza, la purezza e la toccante natura della loro storia d’amore, questa risulta essere troppo brusca e precipitosa, interrompendo improvvisamente l’atmosfera realistica creata nell’introduzione e aprendo la strada a una visione più simile a quella di una fiction melodrammatica. Inoltre, l’introduzione di Marie influisce anche sull’arco narrativo, trasformando la narrazione da una visione realistica e intensa a una completamente emotiva e romanticizzata.

My Name is Loh Kiwan Choi Sung-eun Song Joong-ki
In foto (da sinistra a destra) Choi Sung-eun (Marie) e Song Joong-ki (Loh Kiwan) – Cr. Netflix © 2024.

“Porta il tuo nome con orgoglio”

Nonostante le critiche e i limiti precedentemente menzionati, My Name is Loh Kiwan si afferma come un melodramma coinvolgente e straziante che va oltre la semplice narrazione di un amore capace di dare la forza di “salvarsi”. Il film di Kim Hee-jin, infatti, pone luce sull’importanza e il privilegio di poter vivere senza paura, portando con onore il proprio nome (come fa promettere la dolce madre di Kiwan), simbolo inestimabile della propria identità, delle origini e della storia familiare.

Infine, oltre a esplorare le sfide personali, familiari e sociali affrontate dai personaggi, la storia di Kiwan e Marie si sviluppa come un turbolento viaggio emotivo che celebra la forza dell’individualità e il grande coraggio di voler ricominciare.

Walker 4: promo della nuova stagione con Jared Padalecki

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Walker 4: promo della nuova stagione con Jared Padalecki

The CW ha diffuso il promo ufficiale di Walker 4, l’annunciata quarta stagione della serie Walker che vedrà Jared Padalecki riprendere il ruolo iconico per questo nuovo ciclo di episodi.

Walker è la serie americana sviluppata da Anna Fricke per The CW e riavvio della serie televisiva western degli anni ’90 Walker, Texas Ranger. La serie è stata ordinata direttamente in serie nel 2020, con Jared Padalecki che interpreta il ruolo del protagonista e funge da produttore esecutivo. Nel maggio 2023, la serie è stata rinnovata per una quarta stagione che sarà presentata in anteprima il 3 aprile 2024. 

Cosa sappiamo su Walker 4?

Sebbene siano stati rilasciati pochi dettagli sulla storia della stagione 4, il finale della stagione 3 di Walker preannuncia sicuramente alcune emozionanti avventure a venire. In particolare, questo include un caso che riguarda lo Sciacallo, un pericoloso assassino del passato di Walker. Cordell non ha mai effettivamente risolto il suo caso irrisolto che coinvolge lo Sciacallo, il che significa che ci sono sicuramente degli affari in sospeso per l’eroe dello show.

Verrà ulteriormente esplorata anche la relazione di Walker con Geri (Odette Annable), con quest’ultimo personaggio che ha fatto un ritorno a sorpresa nel finale. Per quanto riguarda il cast di Walker per la stagione 4, si prevede che la maggior parte degli attori principali ritorni, tra cui Molly Hagan, Violet Brinson, Cale Kulley, Coby Bell, Mitch Pileggi, Jeff Pierre e Ashley Reyes. È probabile che la nuova stagione veda anche diversi nuovi arrivati ​​unirsi al cast, anche se non sono stati ancora fatti grandi annunci a riguardo.

In termini di numero di episodi, si prevede che la stagione 4 di Walker presenterà un notevole cambiamento. Mentre le stagioni 1 e 3 erano composte da 18 episodi e la stagione 2 da 20, la stagione 4 sarà composta da soli 13 episodi. Non è chiaro, al momento, se la nuova stagione sarà l’ultima dello show, ma la società madre di The CW, Nexstar, ha fatto un netto allontanamento dai contenuti sceneggiati negli ultimi mesi. Anche se la stagione 4 di Walker potrebbe finire per essere l’ultima corsa dello show, si sta già preannunciando come un’entusiasmante stagione televisiva.

Shōgun 1×03: trailer e trama dal terzo atteso episodio

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Shōgun 1×03: trailer e trama dal terzo atteso episodio

FX ha diffuso il trailer e la trama di Shōgun 1×03, il terzo atteso episodio della nuova serie evento Shōgun (recensione) che ha debuttato su Disney+ la scorsa settimana.

In Shōgun 1×03 che si intitolerà “Tomorrow is Tomorrow” dopo che Blackthorne è sopravvissuto a uno sfacciato attentato, Toranaga capisce che deve traghettare i suoi alleati fuori da Osaka o rischiare una sconfitta certa. “Tomorrow is Tomorrow” è stato scritto da Shannon Goss; mentre alla regia si è seduto Charlotte Brändström.

Iscriviti a Disney+ per guardare Shōgun e le più belle storie Disney e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Di Cosa parla Shōgun?

La serie Shōgun si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;

Shinnosuke Abe nei panni di “Toda Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di “Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.

Shōgun è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks, con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La serie è prodotta da FX Productions.

Antonia: recensione dei primi tre episodi della serie Prime Video

Si sa, “le donne sono destinate a soffrire”, dice un ginecologo qualunque (e qualunquista) ad una giovane paziente in visita che lamenta forti dolori mestruali. È un inserto di pochi minuti ma incisivo, che racchiude a pieno uno dei temi principali di Antonia, nuova serie Prime Video firmata da Chiara Malta con protagonista Chiara Martegiani nel ruolo anche di co-sceneggiatrice, che del suo incontro reale con l’endometriosi, avvenuto oramai qualche anno fa, ha voluto farne tessuto narrativo per un prodotto che vuole essere da una parte processo di riconoscimento di una patologia per anni rimasta un tabù, dall’altro un aiuto a tutte le donne che ne soffrono e si sentono sole.

Sì, perché per tanto tempo questa malattia – molto invalidante – è stata sottovalutata proprio dai medici, schiacciata da quel luogo comune secondo cui le donne sono abituate a star male, è “la loro natura”, un pensiero socio-culturale che ha solo contribuito ad alimentare un’idea del corpo femminile completamente distorta. Chiara Martegiani non ci sta, e allora da un suo momento di crisi, che doveva essere l’incipit di Antonia, decide di inserire anche il processo di metabolizzazione e convivenza con l’endometriosi, scoperto dall’attrice stessa proprio in una fase complicata della sua vita. Una dramedy che si pone l’obiettivo di mettersi in dialogo con tutti, partendo da una microstoria prettamente femminile per poi piano piano abbracciarne altre più universali, sollevando diverse altre considerazioni, dalla fragilità del singolo, alla normalità di soffrire e non farcela (che siano uomini o donne), fino all’affrontare i cambiamenti senza scappare. Antonia è prodotta da Fidelio e Groenlandia, in collaborazione con Prime Video e Rai Fiction.

Antonia, la trama

Fare i conti tutti i giorni con la vita non è facile. Il sole spesso lascia spazio a nubi e pioggia, e a volte arriva il vento a spazzare quel briciolo di serenità rimasto. È un po’ la metafora che descrive una giornata cruciale di Antonia, 33enne andata in piena crisi poco dopo aver spento le sue candeline. Da quel momento, da quel soffio, sembra che la sua esistenza sia precipitata nel caos più totale: lascia il compagno, è senza casa, perde il lavoro… scopre di avere l’endometriosi. Un disastro dopo l’altro, ma il nemico principale sembra essere la patologia che le è stata appena diagnosticata e che senza saperlo l’ha condizionata da quando era ragazzina. I suoi dolori erano svalutati, presi sottogamba, definiti normali in quanto donna, e le donne da sempre soffrono, che male c’è. Ma è proprio da qui, dall’affrontare una patologia di cui ancora si parla troppo poco, che inizia l’evoluzione di Antonia, costretta a interfacciarsi con se stessa per capire chi è, cosa vuole, cosa è stato il suo passato. Un racconto di rinascita, di coraggio, di buona volontà, che la porta a conoscersi nel profondo e farle iniziare un percorso di analisi, tutti processi che la aiutano a non fuggire più da se stessa, ma anzi a guardarsi dentro con attenzione.

Riconoscersi in Antonia

Oltre a essere la prima serie a mettere al centro della scena l’endometriosi, Antonia è anche una storia che tesse il suo discorso attorno a personaggi incredibilmente veri e, soprattutto, realistici. Dalla sua protagonista, all’inizio respingente e un po’ antipatica, passando per l’amica Radiosa, mamma a tempo pieno alle prese con giornate infernali, fino al compagno Manfredi, un uomo che non ha paura di mostrare le sue fragilità e ha più paranoie di lei. Sono autentici, pieni di sfumature e sfaccettature, che non sposano mai lo stereotipo con cui siamo abituati a confrontarci in svariate altre opere. Figure dunque per niente scontate, e che dovrebbero essere per questo più raccontante dal cinema, intanto perché ne garantiscono a pieno l’identificazione, e poi perché fungono da specchio attraverso cui il pubblico si può sentire più compreso ma soprattutto rappresentato.

In particolare la protagonista fa proprio questo: l’impressione è infatti quella di avere davanti a sé un’amica virtuale, che dà voce a dubbi, preoccupazioni e crisi identitarie comuni a tutti, e alla quale di conseguenza ci sentiamo particolarmente vicini. Caotica, distante, arrabbiata con il mondo, ma anche spaventata per la malattia, Antonia è prima che donna un individuo in lotta con se stesso e con gli altri, che vede la vita quasi come un percorso a ostacoli, una montagna da scalare con le infradito, per intederci, e spera di tagliare il traguardo il prima possibile. Ma questo si può fare solo se si è disposti a mettersi in discussione, affrontando quei cambiamenti che spaventano terribilmente ma sono necessari e propedeutici alla crescita, che servono per dare alla persona che si era ieri nuove consapevolezze per essere quella – migliore – di domani.

La forza dell’ironia

Nel veicolare messaggi di un certo calibro, Antonia sceglie la chiave ironica e un tono leggero senza però mai depotenziare la portata delle tematiche trattate, ma anzi paradossalmente esaltandole nella risata, come le vere commedie sanno fare. Nel divertissement scatenato dal sarcasmo e dalle gag della protagonista vengono infatti aperti dei canali tematici che fanno luce sul nostro tessuto sociale e su esso hanno un forte impatto, come per esempio quello riguardante la salute mentale. Sin dal primo episodio ad Antonia viene suggerito di iniziare un percorso di terapia che possa supportarla nella malattia, una scelta che ancora oggi vede una resistenza da parte di molti.

Che sia per la paura di mettersi a nudo o per l’indole “fuggitiva” nascosta in ognuno di noi, la serie cerca di trasmetterci l’importanza del chiedere aiuto, qualsiasi sia la causa del nostro malessere, e che far fronte ai propri problemi mettendosi in ascolto è la prima soluzione per poter stare meglio e sentirsi più liberi (il terzo episodio – no spoiler – è uno dei migliori sia a livello visivo che narrativo). Antonia, dunque, sia per le riflessioni di cui si fa carico che per la sua originale e frizzante confezione, si appresta a diventare una di quelle serie che difficilmente dimenticheremo, e di cui la nostra industria ha bisogno. Merito in particolare della sua interprete, una Chiara Martegiani talmente naturale e ben calata nelle vesti del suo alter ego che è impossibile non connettersi con lei. Speriamo allora ci regali tanti altri ruoli così.

The Crow: Sarah Rochelle Davis definisce la nuova versione di Eric Draven “squallida, sporca e rozza”.

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La Lionsgate ha recentemente svelato le prime foto promozionali ufficiali del prossimo remake di The Crow (Il corvo) di Rupert Sanders e la risposta è stata… a dir poco discordante.

L’interpretazione di Brandon Lee di Eric Draven aveva un look iconico, ma con la versione di Bill Skarsgård si è deciso di andare in una direzione molto diversa. Non è necessariamente una cosa negativa, ma non tutti sono d’accordo con i tatuaggi sul viso e il taglio di capelli fai-da-te, e a pensarla così è anche uno degli attori del film originale.

Rochelle Davis, che interpretava una giovane ragazza di nome Sarah di cui si prendevano cura Draven (Lee) e Shelly Webster (Sofia Shinas) prima che venissero uccisi, ha parlato con TMZ delle immagini e la sua reazione iniziale di una sola parola dice tutto: “Che schifo“.

La Davis ha detto chiaramente che non ha problemi con il casting o la capacità di recitazione di Bill Skarsgård, ma ritiene che il suo look non riesca a “catturare l’essenza di Eric Draven, che dovrebbe essere un uomo buono con un’anima buona“. Davis ha poi descritto questa interpretazione del giustiziere risorto come “squallida, sporca e grungy“, suggerendo che assomiglia più ai “cattivi che dovrebbe combattere che al personaggio principale“.

L’attrice ha anche criticato la mancanza di diversità nel nuovo film e ritiene che “chiunque non sia un maschio bianco etero” sarebbe stata una scelta di casting migliore, aggiungendo che la Lionsgate forse avrebbe dovuto fare il possibile per inserire nel cast qualcuno che assomigliasse di più a Brandon Lee per rispetto al compianto attore, che perse la vita durante le riprese del film originale in un tragico incidente.

La Davis ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di guardare The Crow (Il corvo) e di voler invitare i fan a boicottare il film prima della sua uscita.

Cosa sappiamo su The Crow (Il corvo) ?

Rupert Sanders, regista di Biancaneve e il Cacciatore e Ghost in the Shell, firma la regia del film che, come detto, sarà un nuovo adattamento della graphic novel gotica e non un remake del film del 1993 divenuto tristemente famoso per essere stato l’ultimo di Brandon Lee, morto tragicamente proprio durante le riprese.

Molti ritengono che quel film diretto da Alex Proyas abbia svolto un lavoro perfetto di adattamento della storia e, a questo proposito, il 7 maggio il film uscirà per la prima volta in 4K Ultra HD e in Steelbook. The Crow sarà interpretato anche da Danny Huston, Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan Bolger in ruoli non rivelati. Zach Baylin e Will Schneider hanno scritto la sceneggiatura.

The Crow uscirà il 7 giugno di quest’anno negli USA. La sinossi recita: “Le anime gemelle Eric Draven (Skarsgård) e Shelly Webster (FKA twigs) vengono brutalmente assassinate quando i demoni del passato oscuro di lei li raggiungono. Avendo la possibilità di salvare il suo vero amore sacrificando se stesso, Eric parte alla ricerca di una spietata vendetta sui loro assassini, attraversando i mondi dei vivi e dei morti per mettere a posto le cose sbagliate“.

Stranger Things 5: Sadie Sink è molto più in forma nella nuova foto BTS della stagione 5

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Mentre proseguono le riprese della quinta e ultima stagione di Stranger Things, Netflix ha condiviso una nuova foto dietro le quinte che ritrae due dei personaggi che ritornano nella serie, Max (Sadie Sink) e Lucas (Caleb McLaughlin).

Max è riuscita a uscire indenne dal suo primo incontro con Vecna grazie alla prontezza di riflessi dei suoi amici e a una sana dose di Kate Bush, ma non è stata altrettanto fortunata la seconda volta. Anche se è sopravvissuta (per poco), è rimasta cieca, malmessa e in coma.

Il finale della quarta stagione di Stranger Things ha lasciato intendere che UNDICI (Millie Bobby Brown) potrebbe avere il potere di far tornare Max come prima, e qui ha un aspetto decisamente migliore rispetto all’ultima volta che l’abbiamo vista. Resta da capire se il personaggio sia effettivamente sveglio o se la foto sia stata scattata mentre Sink condivideva una battuta con la sua co-star.

Durante la partecipazione a un panel al Mega Con Orlando, è stato chiesto a Gaten Matarazzo (Dustin Henderson) quali cambiamenti apporterebbe alla serie, se ce ne sono. “Potrebbe sembrare un po’ strano, ma dovremmo uccidere più persone“, ha risposto Matarazzo. “Questo show sarebbe molto meglio se la posta in gioco fosse molto più alta, come se in qualsiasi momento uno qualsiasi di questi ragazzi potesse prendere a calci. Mi sembra che siamo tutti troppo al sicuro“.

Nel 2022, Maya Hawke (Robin Buckley) ha detto qualcosa di simile in relazione al suo personaggio che potrebbe ricevere un nobile addio nella prossima quinta e ultima stagione. “Mi piacerebbe morire e avere il mio momento da eroe“, ha detto a Rolling Stone. “Mi piacerebbe morire con onore, come farebbe qualsiasi attore. Ma amo il modo in cui i fratelli Duffer amano i loro attori. Il motivo per cui scrivono in modo così bello per me e per tutti gli altri è perché si innamorano dei loro attori e dei loro personaggi, e non vogliono ucciderli. Penso che sia una qualità bellissima che hanno, e non me la farei scappare“.

Non vogliamo necessariamente vedere nessuno di questi ragazzi incontrare il proprio creatore, ma non vediamo nemmeno tutti arrivare alla fine della stagione finale, quindi Maya Hawke potrebbe avere avverato il suo desiderio!

Quanti episodi avrà Stranger Things 5 ?

Stranger Things 5 dovrebbe essere composta da otto episodi, il primo dei quali si intitolerà “The Crawl“. Non è stata annunciata una data di debutto, ma prima del ritardo la serie doveva tornare sugli schermi all’inizio del prossimo anno. Potrebbe ancora arrivare prima della fine del prossimo anno, ma c’è una piccola possibilità che non sia pronto prima del 2026. Le riprese sono iniziate di recente dopo la risoluzione degli scioper .

Chi è il cast di Stranger Things – stagione 5?

La quinta stagione di Stranger Things è interpretata da Winona RyderDavid HarbourFinn WolfhardMillie Bobby Brown Noah Schnapp, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin, Natalia Dyer, Joe Keery, Charlie Heaton, Sadie Sink, Maya Hawke, Priah Ferguson, Cara Buono e Brett Gelman. L’ultima foto del cast ha confermato anche il ritorno dei membri del cast della quarta stagione Jamie Campbell Bower nel ruolo di Vecna/One/Henry Creel e Amybeth McNulty nel ruolo di Vickie. A loro si aggiungerà la veterana di Terminator Linda Hamilton, il cui personaggio non è ancora stato rivelato.

Stranger Things è creata e prodotta esecutivamente da Matt e Ross Duffer, che sono anche gli showrunner. I produttori esecutivi sono Shawn Levy, Dan Cohen e Iain Patterson. Tutte e quattro le stagioni sono ora disponibili in streaming in esclusiva su Netflix.