In sala dal 15
febbraio, il film Ant-Man and the Wasp:
Quantumania (sintetizzabile come Ant-Man 3) ha non solo
introdotto una nuova variante di Kang il
Conquistatore, ma ha anche presentato MODOK, uno dei
più noti e iconici villain della Marvel. Dopo aver potuto osservare
come tale personaggio è stato raffigurato all’interno del film, dei
nuovi concept art a lui dedicati svelano ora come egli avesse
inizialmente un aspetto ben diverso. Il concept artist
Aleksi Briclot ha condiviso tramite il proprio
profilo Instagram il look iniziale di MODOK, il quale risulta non
solo molto più minaccioso ma anche maggiormente dotato di
pericolose armi tecnologiche.
Il MODOK di questi concept art si
differenzia dall’estetica del personaggio nel film finito in
diversi modi, in particolare racchiudendo la testa
sovradimensionata del cattivo in una cupola inquietante e
semitrasparente. Nella didascalia dell’immagine di accompagnamento,
Briclot ha dichiarato di aver cercato di rimanere fedele a come
MODOK è ritratto nei fumetti di Ant-Man and the Wasp,
spinge però il personaggio anche oltre le sue possibilità
attreverso nuove caratteristiche. Briclot ha anche notato che parte
della sfida durante la concettualizzazione del MODOK dell’MCU stava nel trovare modi per
oscurare la sua connessione con l’antagonista originale di
Ant-Man Darren Cross.
Questo design inutilizzato di MODOK
viene svelato mentre i fan dell’MCU continuano a discutere sui
pregi e i difetti della rappresentazione del personaggio nel film.
Una parte della fanbase del franchise sostiene che Ant-Man
3 avrebbe dovuto trattare MODOK più seriamente e si augura che
i Marvel Studios ripenseranno il proprio
approccio al personaggio nei progetti futuri. Tuttavia, è
improbabile che ciò accada, secondo lo sceneggiatore di Ant-Man
and the Wasp: QuantumaniaJeff Loveness.
“Finché sarò vivo, quei quattro fan non otterranno
quell’adattamento serioso che vogliono. MODOK sarà sempre una gran
testa stupida. Tutto qui”. Per quanti avrebbero desiderato
vedere una versione del personaggio più cupa, ecco di seguito il
post con i concept art originali.
Sebbene il Marvel Cinematic Universe abbia avuto alcuni
film di molto successo, è importante notare anche i film che
viceversa sono stati un fiasco, non solo al botteghino ma anche in
termini di ascolti tv. Non sono molti i prodotti del MCU che hanno fallito ma è bene
evidenziare che comunque sono prodotti che hanno avuto un impatto
significativo sul franchise nel suo complesso.
Inoltre, il MCU ha continuato a
espandersi ed evolversi nel corso degli anni, e ogni nuova uscita
ha portato con sé sfide e successi unici. In alcuni casi, la scarsa
performance di questi film potrebbe essere attribuita alla
concorrenza di altri film, alla data di uscita o ad altri fattori
come l’accoglienza della critica. Questi i 5 prodotti
Marvel che sono stati un fiasco.
Il primo film del 2018, che ha
incassato 622 milioni di dollari in tutto il mondo, ha ottenuto
risultato inferiore rispetto a quello degli altri film del
MCU. Il sequel non è
riuscito a eguagliare il successo al botteghino del suo
predecessore, nonostante le recensioni positive di pubblico e
critica.
L’incredibile Hulk (2008)
L’incredibile Hulk è il secondo film in ordine
temporale della Fase 1 del Marvel Cinematic Universe, uscito nel 2008. Il
film ha come protagonista Edward Norton nel ruolo di Bruce Banner/Hulk ed è stato diretto da
Louis Leterrier. Nonostante la presenza di un
personaggio popolare e di un cast di talento, L’incredibile Hulk ha incassato solo circa 263
milioni di dollari in tutto il mondo, una cifra relativamente bassa
rispetto agli altri film del franchise.
Ci sono diversi fattori che possono
aver contribuito a questa performance deludente del film.
Innanzitutto, il film è uscito solo cinque anni dopo “Hulk”
di Ang Lee (2003), che non era stato accolto bene
dal pubblico. Inoltre, il film non aveva il potere delle star e
l’appeal al botteghino di altri film del MCU, come “Iron
Man” (2008) e “Thor”
(2011).
Thor: The Dark World (2013)
Thor: The Dark World è stato il secondo film
standalone dell’eroe asgardiano, uscito nel 2013. Il film ha come
protagonista Chris Hemsworth nel ruolo di Thor ed è stato diretto da Alan Taylor. Pur riuscendo a incassare oltre
644 milioni di dollari in tutto il mondo, il film è stato
considerato una delusione rispetto agli altri film del
MCU.
Un fattore che potrebbe aver
contribuito alla performance deludente del film è la mancanza di
consensi da parte della critica. Thor: The Dark World ha ricevuto recensioni
contrastanti da parte della critica, che ha citato problemi con il
ritmo e la trama del film. Inoltre, il film è uscito in una
stagione affollata di incassi, con la concorrenza di altre grandi
uscite come “The
Hunger Games: La ragazza di fuoco” e “Frozen“.
Inhumans (2017)
Sebbene Inhumans non fosse un’uscita nelle sale come
gli altri film del Marvel Cinematic Universe, è stata comunque
un’aggiunta significativa al franchise. La serie ha debuttato sulla
ABC nel 2017 ed era basata sugli omonimi fumetti della Marvel. Tuttavia, lo show è stato un
fallimento critico e commerciale ed è stato cancellato dopo una
sola stagione.
La serie ha dovuto affrontare molte
turbolenze dietro le quinte, con segnalazioni di problemi con la
produzione e la direzione creativa dello show. Inoltre, la serie
non ha ricevuto lo stesso livello di marketing e promozione di
altre proprietà Marvel, il che potrebbe aver contribuito a una
scarsa conoscenza e interesse da parte del pubblico.
Doctor Strange (2016)
Allo stesso modo, Doctor Strange è stato un altro film Marvel che ha avuto un rendimento inferiore
rispetto agli altri film del MCU. Nonostante le recensioni
positive, il film ha incassato solo circa 677 milioni di dollari in
tutto il mondo, un risultato inferiore a quello di altri film
usciti nello stesso periodo come “Batman
v Superman: Dawn of Justice” e “Rogue
One: A Star Wars Story“.
Nel caso di Doctor Strange, nonostante il film non sia
andato come previsto, il personaggio interpretato da Benedict Cumberbatch ha contribuito al
successo complessivo del Marvel Cinematic Universe, che è diventato uno
dei franchise di maggior successo e profitto nella storia del
cinema.
Come ormai noto, The
Marvels, l’atteso sequel di Captain Marvel dei
Marvel Studios, è stato recentemente
posticipato dal 28 luglio 2023 al 10
novembre 2023 e, secondo alcuni rumor circolati da poco in
rete, dietro questo slittamento potrebbero esserci altri motivi
rispetto a quelli ufficialmente rilasciati. Poco dopo l’annuncio
del ritardo, i rapporti ufficiali hanno infatti indicato che il
film è stato posticipato per consentire
più tempo ai lavori di post-produzione e, anche se ciò potrebbe
comunque essere vero, stando a nuove indiscrezioni non sarebbe il
motivo principale.
In un episodio del suo podcast,
l’insider JeffSneider ha
detto di aver sentito che lo slittamento sarebbe dipeso da alcuni
conflitti emersi con la protagoni Brie Larson,
con la quale non sarebbe stato affatto facile lavorare durante le
riprese, compresi alcuni presunti contrasti con la co-protagonista
Teyonah Parris. Sneider ha dunque suggerito che ci
sia stato un comportamento da “diva” da parte dell’attrice premio
Oscar, apparentemente non contenta che il sequel sia intitolato
The
Marvels e non Captain Marvel 2, in quanto ciò
toglierebbe importanza al suo personaggio, alla base delle opere ad
esso dedicate.
Tali affermazioni sono naturalmente
da prendere con le dovute precauzioni, in quanto si tratta ad ora
di meri rumor, voci di corridoio assolutamente non confermate, e
che non spiegano nel dettaglio in che modo i conflitti con
l’attrice stiano creato problemi al film. Non resta dunque che
attendere maggiori chiarimenti a riguardo, come anche l’uscita del
film a questo punto prevista per 10 novembre di quest’anno. Questo
sequel, come noto, sarà diretto da Nia DaCosta,
regista di Candyman. Nel cast ci saranno
ancheIman
Vellani(Ms. Marvel, già vista anche
nell’omonima serie tv su Disney+) e Teyonah
Parris (Monica Rambeau, già apparsa
in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Nel corso della
Fase 4 e all’inizio della Fase 5 del MCU
abbiamo fatto la conoscenza di due varianti di Kang: Colui che rimane e il Conquistatore. Ant-Man and The Wasp: Quantumania ha chiarito
che ci sono ancora molte varianti di Kang in arrivo, mentre fonti attendibili hanno
indicato che avremo modo di passare del tempo con almeno alcuni di
loro nella seconda stagione di Loki.
La serie dovrebbe debuttare su Disney+
quest’estate e promette di essere un capitolo importante della più
ampia saga del Multiverso.
Il Centurione Scarlatto
La
scena mid-credits di Ant-Man and The Wasp: Quantumania ha
puntato i riflettori su tre specifiche varianti di Kang: Immortus,
Rama-Tut e Il Centurione
Scarlatto. Prevediamo di passare molto tempo con questo
trio in futuro, anche se quest’ultimo, nello specifico, è un
personaggio che possiamo immaginare verrà approfondito a dovere in
Loki.
Per qualche motivo, i Marvel Studios hanno preso il
Centurione Scarlatto e lo hanno ridisegnato per il
MCU.
Considerando che si tratta di un soprannome che Kang ha usato solo
per un breve periodo e che poi ha affibbiato a suo figlio, forse
non dovremmo essere sorpresi!
In ogni caso, visto il poco tempo
che ci separa da Avengers: The Kang Dynasty per spiegare meglio
chi sono queste Varianti, Loki dovrebbe
puntare i riflettori su questo Kang
tecnologicamente avanzato. I Marvel Studios possono quindi
conservare Rama-Tut per la seconda stagione di
Moon Knight (o per i Fantastici Quattro) e
Immortus per il prossimo film sui Vendicatori.
Mister Gryphon
Durante la già citata
scena mid-credits, si può vedere una delle varianti di Kang vestita in giacca e cravatta. Si tratta
quasi certamente di Mister Gryphon, una versione
del cattivo bloccato nel XXI secolo che ha creato la Qeng
Enterprises. Il quartier generale dell’azienda è stato
visto nel The Void quando Loki
è arrivato alla fine dei tempi, un indizio forse che era tra le
Varianti abbattute in una vita passata. Riportare il Dio
dell’Inganno ai giorni nostri potrebbe portare a molti momenti
divertenti nella seconda stagione, soprattutto se venissimo a
sapere che Kang ha acquistato l’ex Avengers
Tower.
Loki e
Mobius, lavorando nell’ombra, potrebbero essere
incaricati di riscrivere la storia distruggendo l’azienda di
Mr. Gryphon, lasciando la porta aperta ai Fantastici Quattro per acquistarla tra un paio
d’anni (inoltre, siamo sicuri che Loki amerebbe
rivisitare il luogo della sua più grande sconfitta).
Victor Timely
Nei fumetti, dopo aver
subito l’ennesima umiliante sconfitta per mano dei Vendicatori,
Kang ha creato la sua identità di
Victor Timely nel 1901. Usando la sua conoscenza
del futuro per trasformare la città di Timely,
Wisconsin (da lui fondata) in una meraviglia
tecnologica, Kang ha inconsapevolmente plasmato l’Universo Marvel nel mondo che poi è
diventato. Ant-Man and The Wasp: Quantumania ha messo in
evidenza questa variante Kang, suggerendo che sarà
la chiave di qualsiasi storia Loki abbia
intenzione di raccontare nella seconda stagione.
Il viaggio nel tempo e il
multiverso sembrano avere una definizione molto diversa nel
MCU
rispetto che sulla carta, con il primo che espande il secondo.
Tenendo conto di ciò, Timely potrebbe non essere responsabile della
creazione della Terra-616 che abbiamo imparato a conoscere, ma
potrebbe comunque gettare le basi per molte delle innovazioni di
quel mondo o addirittura per un’intera nuova realtà…
Kamala Kang
Se la vista di quei
Kang che ululano come pazzi in quel colosseo è
indicativa, alcune di queste varianti sono decisamente folli.
Tuttavia, questo dà ai Marvel Studios l’opportunità di
divertirsi con Loki,
come quando abbiamo incontrato personaggi come il Presidente Loki e
l’Alligatore Loki durante la prima stagione dello show.
Kamala Kang è stata creata nella storyline
Infinity Warps, che ha visto due diversi
personaggi fondersi in uno per creare nuovi eroi e cattivi. Questo
mashup aveva tutti i superpoteri di Ms. Marvel combinati con l’intelletto e la
padronanza di Kang nel viaggiare nel tempo.
Non è rimasta a lungo in
circolazione, ma questo è stato un divertente cameo per Iman Vellani. Al momento, sembra che i
Marvel Studios si dedichino a
Majors come variante di Kang, ma
se sono disposti a rompere gli schemi, questa è un’idea che ha del
potenziale. In alternativa, saremmo lieti di vedere
Kangaroo Kang!
Nathaniel Richards
Nel finale di Loki, Colui che resta ha
detto di essere stato uno scienziato che ha scoperto l’esistenza
del Multiverso nel 31° secolo. Da lì, ha incontrato le sue
Varianti, la maggior parte delle quali non erano così gentili come
lui sosteneva di essere.
Non è ancora stato stabilito se
tutti i Kang nascono come Nathaniel
Richards, ma deve esserci almeno uno di loro là fuori che
è stato il “primo” a scoprire il Multiverso. Il Kang di Terra-616 deve ancora essere rivelato,
naturalmente, ma anche se Loki e Mobius non riuscissero a
rintracciarlo in questo momento cruciale, Ravonna
Renslayer potrebbe farlo!Sì, siamo pronti a scommettere
che vi siete dimenticati di lei. Anche lei è in cerca di risposte e
potrebbe essere colei che inavvertitamente accende la scintilla che
porta a un’altra Guerra Multiversale. Il Kang del fumetto è ossessionato da lei e
potrebbe essere più importante di quanto abbiamo mai
immaginato…
Anche quest’anno l’appuntamento più
atteso dal mondo del cinema, la Notte degli Oscar 2023, è su Sky:
la 95ª edizione degli Academy Awards sarà in
diretta nella notte tra il 12 e il 13
marzo dalle 23.15 su Sky Cinema
Oscar (canale 303 di Sky e in streaming su
NOW), su Sky Uno e in chiaro su
TV8.
Dagli studi Sky Francesco
Castelnuovo accompagnerà gli spettatori per l’intera
serata, commentando i momenti salienti, dal Red Carpet fino a tutte
le premiazioni dal Dolby Theatre di Los Angeles, insieme al
“Cinemaniaco” Gianni Canova e la giornalista di
Sky TG24 Francesca Baraghini. Con loro in studio
Costantino della Gherardesca, conduttore di
Pechino Express, dal 9 marzo in esclusiva su Sky e
NOW, e l’attore Claudio Santamaria, che dal 24 marzo sarà tra
i protagonisti della seconda stagione della serie Sky
Original Christian,
in esclusiva su Sky e NOW.
La Notte degli Oscar
2023 sarà riproposta integralmente nella mattina e nel
pomeriggio di lunedì 13 marzo su Sky
Cinema Oscar, successivamente sarà disponibile anche on
demand su Sky e in streaming su NOW, mentre in
prima serata l’appuntamento con “Il meglio della Notte
degli Oscar 2023” sarà dalle 21.15 su
Sky Cinema Oscar® e Sky Uno, in seconda serata su
TV8, disponibile anche on demand su Sky e in
streaming su NOW.
Paramount+
ha pubblicato oggi il video musicale ufficiale del singolo “Grease
Is the Word” tratto dalla nuova serie originale Grease:
Rise of The Pink Ladies. Subito dopo la première negli
Stati Uniti e in Canada, la serie musicale debutterà in esclusiva
su Paramount+ con due episodi venerdì 7 aprile in
Italia, oltre che nel Regno Unito, in Australia, America Latina,
Germania, Svizzera, Austria, Francia e successivamente in Corea del
Sud. Dopo la première, i nuovi episodi della stagione in dieci
episodi saranno disponibili in streaming ogni venerdì.
“Grease Is the Word” è una
rivisitazione in chiave moderna dell’iconica canzone “Grease”,
scritta da Barry Gibb e interpretata da Frankie Valli, che è stata
il brano di apertura del celebre film musicale del 1978. Il brano
sarà presente insieme a 30 canzoni originali nella prima stagione
di GREASE: RISE OF THE PINK LADIES, con il produttore musicale
esecutivo e cantautore nominato ai GRAMMY Award Justin Tranter al
timone. Come si vede nel video musicale di “Grease Is the Word”,
ogni canzone della serie sarà accompagnata da un pezzo
coreografato, guidato dal coreografo Jamal Sims.
I dettagli sull’uscita del film
completo Grease: Rise of The Pink Ladies di
Capitol Records saranno annunciati in seguito. Grease: Rise
of The Pink Ladies vede protagonisti Marisa
Davila nel ruolo di Jane, Cheyenne Isabel Wells nel ruolo
di Olivia, Ari Notartomaso nel ruolo di Cynthia, Tricia Fukuhara
nel ruolo di Nancy, Shanel Bailey nel ruolo di Hazel, Madison
Thompson nel ruolo di Susan, Johnathan Nieves nel ruolo di Richie,
Jason Schmidt nel ruolo di Buddy, Maxwell Whittington-Cooper nel
ruolo di Wally e Jackie Hoffman nel ruolo di Asst. Principal
McGee.
La serie musicale si svolge quattro
anni prima dell’originale “Grease”. Nel 1954, prima che il rock ‘n’
roll spadroneggiasse, prima che i T-Birds fossero i più cool della
scuola, quattro emarginati stanchi osano divertirsi a modo loro,
scatenando un panico morale che cambierà per sempre la Rydell
High.
Dagli studi televisivi Paramount,
Grease: Rise of The Pink Ladies è scritto e
prodotto esecutivamente da Annabel Oakes (“Atypical”, “Minx”), che
funge anche da showrunner e ha diretto un episodio successivo.
Alethea Jones (“Made for Love”, “Dollface”, “Evil”) ha diretto
l’episodio pilota e altri due episodi ed è produttrice esecutiva.
Marty Bowen e Wyck Godfrey producono esecutivamente per Temple
Hill, mentre Adam Fishbach è anche produttore esecutivo.
Prodotto da Grace Gilroy e prodotto
esecutivamente da Erik Feig e Samie Kim Falvey attraverso
PICTURESTART. Le coreografie sono di Jamal Sims, che ha curato
anche la regia, e le musiche di Justin Tranter, candidato ai GRAMMY
Award e produttore musicale esecutivo.
Lo sceneggiatore di Rogue One: A Star Wars
Story, Gary Whitta, si è pubblicamente
opposto tramite il proprio account Twitter ad un’affermazione
rilasciata dall’attore Freddie Prinze Jr., il
quale sostiene che Dave Filoni, la mente creativa
dietro alcune delle più grandi proprietà di Star
Wars, tra cui la serie The Clone Wars e The Mandalorian, avrebbe
diretto l’iconica scena con protagonista Darth
Vader nel film spin-off del 2016. “Non so se la gente
lo sappia, forse non mi è permesso dirlo, ma non mi interessa
più“, ha affermato Prinze Jr. “Dave ha diretto quella
scena in Rogue One dove – beh,
praticamente l’intera fine del film – in cui arriva Vader e si
anticipa quello che succederà in Una nuova speranza. Ha diretto
tutto lui”.
Whitta, però, non ci pensa due volte
a smentire tale dichiarazione e chiarisce che i commenti fatti da
Prinze Jr. non sono corretti e che Dave Filoni non ha avuto alcun
ruolo nel direzione della famigerata scena in cui Darth Vader
invade una stazione spaziale e si fa largo in una stanza piena di
soldati. Nei suoi tweet, Whitta afferma che è stato il regista del
film, Gareth Edwards, a filmare la scena e fa
riferimento a Hal Hickel di Industrial Light &
Magic, che a sua volta attribuisce a Edwards il merito di aver
diretto quell’epico momento.
Anche un report di Umberto Gonzalez
di TheWrap affermava invece che alla regia di quella c’era
in realtà il regista della seconda unità Simon
Crane. Tuttavia, Whitta rimane fermo sul fatto che in
realtà si trattasse di Edwards, e per smentire Gonzalez ha persino
approfondito il modo in cui la scena è stata aggiunta alla fine
della produzione di Rogue One: A Star Wars Story e
come egli l’abbia diretta. A
distanza di anni, dunque, la famigerata scena è ancora al centro
delle discussioni, il che non sorprende dato l’impatto che ha avuto
su tutti i fan della saga.
La serie spin-off di
Game
of Thrones,House
of the Dragonsi sta preparando per la
sua seconda stagione e i fan saranno felici di sapere che ci
saranno ancora più draghi pronti a prendere il volo quando
finalmente arriverà in onda.Parlando a una proiezione
FYC della serie questa settimana, il co-creatore Ryan
Condal ha detto che “incontreremo cinque nuovi
draghi” nei nuovi episodi e ha confermato che le riprese della
serie inizieranno “molto presto”. Le sue parole sono state diffuse
daThe Hollywood
Reporter.
Con la seconda
stagione di House
of the Dragondestinata ad approfondire
ulteriormente te la guerra di successione nota come “La danza
dei draghi”, non è troppo sorprendente scoprire che saranno
presentate molte più creature. Finora, abbiamo avuto modo di
osservare oltre 10 draghi nella serie, e con il romanzoFire & Blooddell’autore
George RR Martin che si svolge in un arco
temporale davvero lungo, abbiamo un sacco di tempo per poter
ammirare nuovi draghi!
Basato
su Fire & Blooddi George RR Martin, House
of the Dragon racconta
l’ascesa e la caduta dei Targaryen, l’unica famiglia dei signori dei
draghi sopravvissuta al destino di Valyria. La
serie si svolge 200 anni prima degli eventi del pluripremiato
adattamento in serie di Game
of Thrones,
che ha trasmesso il suo episodio finale nel 2019.
Everything Everywhere
All at Once, il film candidato a
ben 11 premi Oscar, ha appena raggiunto un
raro traguardo, collezionando premi apparentemente ovunque e per
tutto, tenendo fede al proprio titolo. La commedia fantascientifica
sul multiverso diretta da Daniel Kwan e
Daniel Scheinert detiene infatti ora ben
158 premi vinti presso varie importanti
associazioni di critici. Questo conteggio pone Everything
Everywhere All at Once ben al di sopra delle 101
vittorie di premi riportate de Il Signore
degli Anelli – Il Ritorno del Re, rendendolo dunque
il nuovo film più premiato di sempre.
In termini di premi totali vinti,
Everything EverywhereAll at Once batte ancora
Il Ritorno del Re con un ampio margine: 336 premi
contro 213 e 691 nomination contro 337.
Le recenti vittorie del film dei Daniels includono sei vittorie
all’Hollywood Critics Association Award, due
vittorie al Golden Globe, sette vittorie agli
Independent Spirit Awards e quattro agli
Screen Actors Guild Awards. I maggiori destinatari
di questi premi sono gli attori Michelle Yeoh e
Ke Huy Quan per
la migliore attrice e il miglior attore non protagonista, nei panni
della coppia sposata in difficoltà Evelyn e Waymond Wang. Quan ha
anche fatto la storia con il suo recente SAG, diventando il primo
attore maschio asiatico a vincere tale premio.
Il numero di premi vinti da
Everything Everywhere All at Once è però destinato a
salire ancora, considerando le sue 11 nomination agli
Oscar 2023, dove è il
grande favorito in molteplici categorie. Il film condivide proprio
lo stesso numero di nomination de Il Ritorno del Re, che
nel 2004 vinse in tutte le undici categorie per cui era candidato,
divenendo così insieme a Ben-Hur di William
Wyler e Titanic di James Cameron
per il terzo film con il maggior numero di Oscar vinti nella storia
del premio. Potrà il film dei Daniels eguagliare anche questo
record? Non resta che attendere la notte del 12 marzo per
scoprirlo.
Il trailer ufficiale di
No Hard Feelings rivela finalmente
qualcosa di più sulla nuova commedia con protagonista la premio
Oscar Jennifer
Lawrence. Il film, che vede la star abbracciare il suo
lato più cattivo, seguirà il suo personaggio sfortunato Maddie
mentre accetta di fingere di uscire con un diciannovenne per
aumentare la sua autostima prima che vada al college. Il film, che
uscirà nelle sale statunitensi il 23 giugno, è
interpretato anche da Andrew Barth Feldman,
Natalie Morales e Matthew
Broderick.
Il trailer anticipa dunque una
commedia piuttosto sboccata, sulla scia di titoli come Bad
Teacher o Bad Moms. Tuttavia, sembrano essere
presenti anche elementi da coming of age tipici di
film come Juno, che combina la sua commedia assurda e
sporca con uno studio più approfondito dei personaggi, della loro
psicologia e del loro mondo emotivo. Come se non bastasse, No
Hard Feelings segna anche il debutto della Lawrence in una
commedia pura, ricordando che un titolo come Il lato positivo
prevedeva primariamente forti elementi drammatici.
Dopo il drammatico e indipendente
Causeway, No Hard
Feelings segna dunque un ulteriore ritorno sulle scene per
l’attrice, che si era presa un breve pausa dalle scene in
concomitanza con la sua gravidanza. Stavolta, inoltre, la Lawrence
sembra qui intenta a dar vita ad un personaggio che, a giudicare
dal trailer, si preannuncia già memorabile. Non resta dunque che
attendere anche l’uscita italiana del film per poter scoprire di
cosa è stata capace la premio Oscar alle prese con una commedia che
si preannuncia tanto politicamente scorretta. Nell’attesa, ecco di
seguito il primo trailer di No Hard Feelings.
Netflix ha rilasciato il trailer ufficiale
di The Night Agentper la prossima serie di thriller d’azione che segue un
agente dell’FBI di
basso rango che viene gettato nella mischia inconsapevolmente.
Il trailer di Night Agent ci dà un’idea di cosa
aspettarci dallo show, guidato da Gabriel Basso
(Super
8) nel suo primo grande progetto televisivo come attore
protagonista. La serie sarà disponibile per lo streaming alla
fine di questo mese, il 23 marzo.
Tratta dal romanzo di Matthew
Quirk, The Night Agent è una serie thriller
d’azione incentrata sul personaggio di un agente dell’FBI di basso
livello che lavora nel seminterrato della Casa Bianca con
l’incarico di presidiare un telefono che non suona mai… finché una
sera uno squillo lo proietta in una cospirazione pericolosa e in
rapido sviluppo che conduce fino allo Studio Ovale.
The Night
Agent è creato e prodotto da Shawn
Ryan. Nel cast Gabriel Basso nei panni di Peter Sutherland,
Luciane Buchanan nei panni di Rose Larkin, la candidata all’Oscar
Hong Chau, Sarah Desjardins nei panni di Maddie Redfield, Fola
Evans-Akingbola nei panni di Chelsea Arrington, Eve Harlow nei
panni di Ellen, Enrique Murciano nei panni di Ben Almora, Phoenix
Raei nei panni di Dale e DB Woodside nel ruolo di Erik
Monks.
I produttori esecutivi sono
Seth Gordon, Marney Hochman per MiddKid Productions, Julia Gunn per
Exhibit A, Jamie Vanderbilt, William Sherak, Paul Neinstein e
Nicole Tossou per Project X e David Beaubaire per Sunset Lane
Media. Proviene dai Sony Pictures Television
Studios.
Il CEO della Disney Bob
Iger ha parlato del futuro della saga di
Star
Wars e del Marvel Cinematic Universe,
rivelando, per quanto riguarda la prima delle due, che la Lucasfilm
sta adottando un approccio molto più cauto con i propri film,
dopo la controversa trilogia sequel e il fallimento al botteghino
di Solo: A Star Wars
Story. Negli ultimi anni, la Lucasfilm si è concentrata su
una serie di programmi TV Disney+ di successo, tra cui The Mandalorian,
Andor e Obi-Wan Kenobi. Nonostante i rapporti sul
piano dello studio di “aumentare” la produzione dei film di Star
Wars, ci sono state diverse recenti cancellazioni, tra cui Rogue Squadron di
Patty Jenkins e il progetto senza titolo di
Kevin Feige.
Iger ha poi confermato che la Disney
cambierà le sue strategie con una maggiore attenzione alla qualità
piuttosto che alla quantità, offrendo contenuti più robusti ma ad
un ritmo di realizzazione più lento. Per quanto riguarda il
Marvel Cinematic Universe, invece,
Iger ha affermato che “Ci sono 7.000 personaggi e tante storie
ancora da raccontare. Quello che dobbiamo tenere in considerazione
non è necessariamente il volume delle storie Marvel che stiamo raccontando, ma
quante volte torniamo su certi personaggi noti. I sequel in genere
funzionano bene per noi. Ma abbiamo davvero bisogno di un terzo e
un quarto film, per esempio, o è ora di passare ad altri
personaggi?”.
Iger, dunque, sembra anticipare che
ciò che sembra valga già per la saga di Star Wars, varrà
presto anche per il Marvel Cinematic Universe. Ovvero
meno film, meno sequel e maggior spazio alla qualità e,
soprattutto, a personaggi nuovi con storie nuove. Si tratta
naturalmente di piani i cui frutti si potranno vedere sul lungo
periodo, ma che certamente dimostrano come la Disney stia
apportando seri cambiamenti alla propria strategia produttiva e
distributiva, alla luce anche dei tutt’altro che entusiasmanti
guadagni di Ant-Man and the Wasp:
Quantumania.
Showtime ha
finalmente svelato il trailer completo dell’attesissima seconda
stagione di Yellowjackets,
la cui premiere è prevista per il 24 marzo 2023
negli USA. Il contributo video svela che la serie continuerà a
raccontarci due linee temporali, con i restanti membri dei
sopravvissuti che cercano di superare a un rigido inverno compiendo
atti indicibili. Più di due decenni dopo, il loro oscuro passato è
tornato a perseguitare i sopravvissuti, che devono affrontare il
trauma e le conseguenze della loro vita nella natura selvaggia. Il
contributo presenta anche l’apparizione della tanto attesa versione
adulta di Lottie, interpretata da Simone Kessell.
Dai un’occhiata al trailer della
seconda stagione di Yellowjackets di
seguito:
“Nella seconda stagione, sono
passati due mesi dagli eventi che ha visto coinvolti Shauna e
Jackie – con risultati disastrosi”, si legge nella trama ufficiale.
“Di fronte alla loro crescente fame e paura, la tensione tra i
nostri Yellowjackets è solo peggiorata. Le dure
condizioni dell’inverno si stanno intensificando di giorno in
giorno e la psiche dei nostri sopravvissuti si sta deteriorando
altrettanto velocemente. Minacciati dall’oscurità della natura
selvaggia e dai ricordi ossessionanti che dominano le menti nel
presente, i nostri protagonisti saranno costretti a prendere
decisioni impossibili. Mentre affrontano l’orribile verità di ciò
che comporta la sopravvivenza, il vero incubo per ognuno di loro
sarà capire chi sono e cosa sono disposti a sacrificare per
sopravvivere.
Yellowjackets attualmente
è interpretato da Christina Ricci,
Juliette Lewis,
Melanie Lynskey, Tawny Cypress, Samantha Hanratty, Sophie
Thatcher, Sophie Nélisse, Jasmin Savoy Brown, Steven
Krueger e Warren Kole. Tra le new
entry della seconda stagione troviamo l’attrice nominata agli Emmy
Lauren Ambrose (Six Feet Under, Servant)
nei panni di Van Palmer da adulta, Simone Kessell
(Obi-Wan Kenobi) nei panni di Lottie da
adulta ed Elijah Wood nei panni del detective cittadino
Walter.
Yellowjackets è creato e prodotto da
Ashley Lyle e Bart Nickerson. I produttori esecutivi sono Drew
Comins, Karyn Kusama e Jonathan Lisco, che funge anche da
showrunner. È prodotto da Entertainment One.
L’imminente film DC The
Flash si preannuncia come un affare epico con enormi
implicazioni per l’universo cinematografico condiviso della DC e il
suo futuro. Con i cineasti Jonathan Goldstein e
John Francis Daley, tuttavia, la prima uscita da
solista sul grande schermo del supereroe più veloce che c’è,
probabilmente sarebbe stata un po’ diversa. Nel corso di
un’intervista, Goldstein e Daley hanno infatti rivelato alcuni
dettagli delle idee che avevano per The Flash, prima di
abbandonare il progetto.
“Abbiamo lanciato questa idea di
un supereroe più a umano, dove la fine del mondo nnon è
necessariamente la posta in gioco“, ha detto Daley. “Per
noi il protagonista sta solo imparando a gestire i suoi poteri ed,
in qualche modo, anche la sua vita disfunzionale. Più imperfetto
possiamo creare un supereroe, meglio è, perché questa è la sfida
intrinseca: come si fa a dare l’imperfezione a qualcuno che è, sai,
fisicamente perfetto?“. Goldstein e Daley hanno poi anche
spiegato perché hanno però poi abbandonato il progetto su The
Flash. Prima di scrivere la loro versione della sceneggiatura,
i due cineasti hanno incontrato la star del film, Ezra
Miller, e i produttori per parlare delle loro idee.
“Ben presto è diventato chiaro
che non volevano fare esattamente la stessa cosa che avevamo in
mente noi“. The Flash ha avuto una produzione
notoriamente travagliata, con numerosi scrittori e registi
coinvolti nel progetto, tra cui Goldstein e Daley. The
Flash è stato infine diretto da Andy
Muschietti a partire da una sceneggiatura di
Christina Hodson, con Goldstein, Daley e
Joby Harold che hanno però ricevuto i crediti
della storia. Il film arriverà ora al cinema il 23 giugno
2023, con Ezra Miller che
tornerà dunque a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo
essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of
Justice e in Justice League.
Torniamo a parlare di
Beetlejuice 2, sequel della commedia
fantastica diretta da Tim Burton nel
1988. Dopo anni e anni di speculazioni sulla realizzazione di tale
sequel, tra cui recenti criptiche affermazioni dello stesso Burton
a riguardo, sembra proprio che tale progetto stia entrando in una
fase di maggior concretezza. Stando a quanto riportato da alcune
fonti, l’attrice Jenna Ortega
potrebbe passare dalla famiglia Addams ai Deetz, tra i protagonisti
del primo film. La star di Mercoledì, la serie
Netflix ideata dallo stesso Burton, sembra infatti
aver ricevuto un’offerta per interpretare la figlia di
Lydia Deetz, il personaggio di Winona
Ryder, in Beetlejuice 2.
Tale seguito a lungo in lavorazione
del Beetlejuice del 1988, dovrebbe inoltre riunire Tim
Burton con i membri del cast originale, ovvero Michael
Keaton nei panni del “bio-esorcista” Betelgeuse,
Winona Ryder in quelli Lydia, e Catherine
O’Hara nel ruolo della matrigna di Lydia, Delia Deetz. Nel
febbraio 2022, inoltre, si riportava che tale sequel sarebbe stato
prodotto dalla Plan B di Brad Pitt. Al di là di
queste indiscrezioni, però, non ci sono ancora conferme
sull’effettiva realizzazione di questo sequel, atteso ormai da
oltre 30 anni.
Bisognerà dunque vedere se la
possibile presenza della Ortega sarà l’ingranaggio che farà
sbloccare il tutto. L’attrice, infatti, è ormai uno dei grandi nomi
di punta di Hollywood, che oltre ad essere divenuta iconica grazie
alla serie Mercoledì, può vantare anche un ruolo da
protagonista nei film Scream e Scream VI, con quest’ultimo
attualmente in sala. È inoltre possibile che la sua presenza spinga
ancor di più Burton a voler effettivamente realizzare il sequel di
uno dei suoi film più iconici. Non resta dunque che attendere nuovi
eventuali sviluppi.
Disney ha dato il
via alle celebrazioni per il suo 100°
Anniversario, annunciando una serie di esperienze
esclusive, mostre, concerti e una linea di nuovi prodotti dedicati
in arrivo quest’anno. Ciò significhe che verrà messo in commercio
anche del merchandising targato Disney100, e un
esempio è il nuovo entusiasmante Funko
Pop di R2-D2, l’iconico droide
simbolo di Star
Wars, uno dei franchise ormai più importanti per la Disney
sin dalla sua acquisizione di Lucasfilm nel 2012. Questo nuovissimo
Star Wars Pop! di Funko viene fornito con un proprio
supporto speciale, che consente a R2-D2 una maggiore stabilità sia
in esposizione che in gioco.
L’aspetto sfaccettato offre il
taglio e una lucidatura ancor più preziosa, attirando molta più
attenzione di quanto avrebbe fatto piacere a Luke Skywalker in
Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza. Il Funko Pop
di R2-D2 è alto circa 7 centimetri e attualmente può essere
preordinato solo negli Stati Uniti tramite il sito ufficiale. Non c’è però da dubitare sul fatto
che tale nuovo prodotto sarà presto disponibile anche in Europa,
per la gioia dei collezioni e dei fan.
A partire da questo nuovo
entusiasmante Funko Pop, che tutti i fan della saga
di Star Wars non potranno che apprezzare,
ricordiamo dunque che il 16 ottobre 2023 ricorrerà
il 100° Anniversario dal giorno in cui Walt Disney
e suo fratello Roy presentarono al mondo intero la
magia Disney per la prima volta, portando meraviglia nella vita di
milioni di persone. Disney, dunque, celebrerà le storie e i
personaggi dei suoi primi 100 anni per tutto il 2023. Nell’attesa,
ecco di seguito il nuovo Funk Pop di R2-D2 in tutto il suo
splendore.
Il problema della
conservazione ambientale è senza dubbio il più gravoso che la
società contemporanea deve affrontare nel presente e immediato
futuro. A questo proposito Apple TV+
ha prodotto Extrapolations, serie in otto episodi
ambientata in un futuro prossimo in cui non c’è davvero più tempo
da perdere, e gli effetti del riscaldamento globale stanno
influendo radicalmente sulla conformazione geopolitica del
pianeta.
Vista l’importanza del
tema trattato molte delle più importanti star hollywoodiane si sono
mobilitate per partecipare la progetto: nei vari episodi, in veste
di protagonisti o semplici guest-star, troviamo infatti attori del
calibro di
Sienna Miller,
Kit Harington, Tahar Rahim,
Edward Norton,
Marion Cotillard,
Heather Graham, Matthew Rhys,
Keri Russell, David Schwimmer,
Gemma Chan,
Forest Whitaker e molti altri, compresa addirittura la
divina
Meryl Streep in una guest appearance.
Extrapolations, la conservazione del
Pianeta
Un problema fondamentale
come la conservazione del pianeta avrebbe meritato un progetto
molto migliore di questo per essere esposto al pubblico: nonostante
gli evidenti mezzi a disposizione Extrapolations
fin dal confuso pilota si dimostra un progetto che non sa proporre
un centro narrativo forte, disperdendo invece l’attenzione dello
spettatore in storie fin troppo separate tra loro che toccano i
vari aspetti di come l’essere umano stia distruggendo l’habitat
naturale. E questo risulta ancor più sbalorditivo perché al centro
del progetto figura quello Scott Z. Burns che in
passato ha dimostrato notevole lucidità e stringatezza di
esposizione, prima come sceneggiatore per Steven Soderbergh
(Contagion su tutti) ma anche come regista di The
Report con Adam Driver e Annette
Bening per Amazon Prime Video.
Nel caso di
Extrapolations invece dopo un primo episodio che
gira a vuoto iniziando alcune delle storie dei capitoli successivi
senza offrire una trama portante, il resto delle puntate si
sviluppa tentando costantemente di trovare un equilibrio tra la
raffinatezza della messa in scena e l’impegno civile della
tematica. Tale tentativo rimane in alcuni casi accettabile, nella
maggior parte delle situazioni esposte totalmente insoddisfacente.
Ci sono ad esempio degli episodi – come quello che vede
protagonista Daveed Diggs nel ruolo di un rabbino
che cerca di salvare la propria comunità in una Miami allagata
dalle acque – che se non fossero stati sovraccaricati da una
eccessiva volontà di “educare” invece che lasciar libero lo
spettatore di assimilare emotivamente, avrebbero anche potuto
funzionare.
E invece il filo conduttore
di Extrapolations è la ridondanza, il mettere il
messaggio sempre di fronte a storia e personaggi, mancando in
questo modo la possibilità di offrire una narrazione efficace e
figure emotivamente avvicinabili. In questo marasma generale si
raggiungono momenti di comicità probabilmente involontaria, come
nella fine del pilot con l’arco narrativo del personaggio
interpretato da Matthew Rhys. Certo, poi qualcosa
in Extrapolations nonostante una serie di tentativi sopra le righe
alla fine funziona: quando sullo schermo compare una
Meryl Streep che interpreta una donna che deve
fare i conti con il tempo che le resta, ecco che la bravura innata
dell’attrice riesce a dotare il personaggio di pathos. Ci si
commuove, certo, ma ci mancherebbe non succedesse di fronte alla
Streep in versione strappalacrime!
Tanta, troppa la carne al
fuoco messa da Extrapolations. Ambientata in un
futuro prossimo che col passare degli episodi diventa sempre più
lontano e disperato, la serie pian piano scivola dentro la
fantascienza e la distopia senza veramente rendere partecipe il
pubblico del problema che vuole affrontare. La veridicità
scientifica di alcuni fatti o dati esposti nel corso dei capitoli
non diventa mai allarmante, in quanto “persa” dentro una confezione
visivamente leccata quanto purtroppo inerme. Il risultato è uno
show che non sa mai arrivare al punto, molto probabilmente perché
vuole raggiungere più obiettivi di quanti può raccontarne in
maniera coerente e concisa. Davvero peccato…
Ogni anno il 10 marzo si festeggia
la giornata dedicata a Super Mario, l’idraulico più famoso del
mondo. Celebra con noi il MAR10 DAY e non perdere l’ultimo trailer
del nuovo film d’animazione Super
Mario Bros. – Il Film, ambientato nel mondo di
Super Mario Bros. firmato da Nintendo e Illumination.
Diretto da Aaron Horvath e Michael
Jelenic (produttori di Teen Titans Go! – Il Film ), da una
sceneggiatura di Matthew Fogel (The LEGO Movie 2: Una Nuova
Avventura, Minions 2 – Come Gru Diventa Cattivissimo), nella
versione originale di Super
Mario Bros. – il film Chris Pratt doppierà
Mario, Anya Taylor-Joy sarà la Principessa
Peach, Charlie Day sarà Luigi e Jack Black doppierà Bowser;
Keegan-Michael Key presta la voce a Toad, Seth Rogen e Fred Armisen
rispettivamente a Donkey e a Cranky Kong. A Kevin Michael
Richardson spetta il ruolo di Kamek e a Sebastian Maniscalco quello
di Spike. Il film è prodotto dal
fondatore e CEO di Illumination Chris Meledandri e da Shigeru
Miyamoto per Nintendo. Il film è co-finanziato da Universal
Pictures e Nintendo e distribuito in tutto il mondo da Universal
Pictures.
Smartphone, tablet,
computer… la nostra società è oramai dominata dalle
diverse forme tecnologiche e dalla digitalizzazione. Nel quotidiano
costituiscono una “materia prima” fondamentale, in quanto capsule
di tutti i beni necessari. Sono strettamente legate all’internet,
bacino costante di informazioni – oramai indispensabile anche per
l’attività lavorativa – e a volte possono rappresentare l’unica
strada per salvare qualcuno. È in questo ultimo concetto che si
annida il cuore di Missing, nuovo
screenlife
movie che sfrutta l’innovazione tecnologica per mettersi sulle
tracce di una persona scomparsa.
È il sequel indipendente di
Searching, dal quale non si
trascina dietro né storia né personaggi ma solo la sua modalità
investigativa: i dispositivi elettronici. La pellicola fa parte di
un genere cinematografico ancora da esplorare, che nasce e fiorisce
con l’era dei social e del web, e che proprio per questo ha davanti
a sé un terreno fertile sopra cui edificarsi e prendere lo spazio
che merita. Il film, scritto e
diretto dal duo Nicholas Jonson e Will
Merrick e distribuito da Sony, è ora
nelle sale cinematografiche dal 9 marzo.
Missing, la trama del
film
In Missing June (Storm
Reid) è un’adolescente la cui vita ruota attorno al
suo indispensabile Mac, escludendo dalla sua sfera privata la madre
Grace (Nia Long). Quando la donna, insieme al
compagno Kevin (Ken Leung), parte per un viaggio a
Cartagena, in Columbia, June passa una settimana con le sue amiche
all’insegna del divertimento. Ma il giorno in cui è previsto il
ritorno della madre, quest’ultima non si presenta all’aeroporto
dove la ragazza la sta aspettando. Scoprirà così che Grace è
scomparsa e, tramite l’uso dei social e di google, June cercherà di
mettersi sulle sue tracce, fino ad arrivare ad una sconvolgente
scoperta sia sul genitore che sul suo passato.
Un thriller da gustare sullo
schermo di un computer
Sapremmo stare per un lasso anche
breve di tempo senza smartphone o pc? Probabilmente no. Questi
dispositivi fanno oramai parte di noi e, che lo accettiamo o meno,
assorbono gran parte del nostro tempo. A volte piuttosto che vivere
la realtà, ci rifugiamo nel virtuale, una dimensione dalla quale
traiamo tanti spunti, ma che è anche fonte di distrazione. Eppure
spesso sembra che la nostra vita sia tutta lì, sullo schermo di un
telefono o di un computer. Missing inizia
a filare la sua trama partendo da una netta fotografia
dell’era moderna dell’elettronica e del cyberspazio, due
armi a doppio taglio in grado di essere sia supporto che
distruzione.
I registi costruiscono l’intero
film all’interno di un Mac e di un iPhone, strumenti che si
alternano l’un l’altro per restituirci una storia dalla forte
suspense, il cui peso è retto totalmente dalle spalle di una
perspicace e determinata June. È lei il perno attorno al quale
ruota ogni dinamica. Ne sostiene il ritmo serrato e gli snodi
narrativi, non perdendo al contempo la sua struttura e visione
adolescenziale. Il processo di sleuthing è affidato in
toto a lei, tanto che i suoi comprimari, seppur siano coinvolti
nella ricerca, sono nel racconto sempre marginali e addirittura
superflui.
Un’altra nota accattivante è la
modalità di ripresa: la macchina da presa affida
in gran parte alla webcam il compito di seguire la protagonista,
alternandosi di tanto in tanto con delle sequenze della schermata
del computer, le quali mostrano il processo di tracciabilità –
quasi da hacker – attuato da June. Quest’ultime rendono possibile
la progressione del caso, svelandone dettagli salienti, oltre a
macinare agghiaccianti plot twist.
Non solo: la composizione visiva
delle immagini al computer permette allo spettatore di partecipare
all’indagine, mentre scopre di pari passo con la protagonista
indizi e rivelazioni. Il cinema tradizionale perciò quasi
si nasconde, e cercarne le caratteristiche diventa
difficile persino quando la webcam si sovrappone all’inquadratura.
Ci si rende subito conto che il frame sgranato non ha permesso uno
scollamento con l’occhio della telecamera digitale e, proprio in
quel momento, realizziamo di essere noi stessi spie della
vicenda.
Internet, un problema e una
salvezza
Se da una parte con
Missing abbiamo una scrittura stuzzicante, il cui
tono galvanizzato non cala mai, dall’altra abbiamo un contenuto su
cui riflettere. La pellicola non vuole solo inghiottirci dentro la
casa di June, nella quale con velocità si consuma l’imprevedibile
thriller, ma mira a smascherare l’internet e l’uso dei social
network. Perché se è vero che con il loro avvento si è trasformata
in contemporanea la società e perfino il modo di intendere delle
professioni, è altrettanto vero che ha corroso la verità delle
cose. I registi inseriscono questa tematica in maniera sottile e
sta a noi rimanere vigili per coglierla.
Quando il caso della madre di June
comincia a essere mediatico, la ragazza si scontra con l’altra
faccia della medaglia del web. Nonostante sia abituata a perdersi
fra Snapchat, FaceTime, Tik Tok, che usa giornalmente per
riprendere la sua vita, si accorge solo dopo quanto possano essere
veicolo di informazioni sbagliate a danno degli
altri. È il problema, innanzitutto, delle fake news. Una
piaga che al giorno d’oggi, ad esempio, ha condannato il
giornalismo. Divulgare contenuti fuorvianti, magari distorti e
reinterpretati, può ledere le persone coinvolte. I social
sono una grossa finestra di comunicazione e per tale
ragione andrebbero usati con parsimonia e criterio.
Spesso però accade l’inverso:
argomenti, magari delicati, vengono maneggiati senza un minimo di
conoscenza – e coscienza -, allontanando gli utenti dalla realtà e
costituendo un pericolo. Le app possono essere veicolo di bufale,
ma anche di insulti e congetture, che in
Missing la protagonista è costretta ad
affrontare per difendere la reputazione della madre. E seppur per
un periodo breve, è obbligata a mettere in stand-by la ricerca del
genitore, impegnandosi in una lotta a suon di commenti social che
possa restituirle la dignità.
Missing costruisce
sullo schermo sia una storia che, bene o male, mantiene alta
l’attenzione fino allo sconcertante climax finale,
sia una denuncia verso i tempi dei social, i quali, ci rammenta,
dovrebbero essere sfruttati in modo più avveduto. È uno
screenlife movie che rappresenta bene la gioventù
contemporanea, il suo approcciarsi alla quotidianità attraverso i
nuovi canali d’informazione, risultando così essere un prodotto
fresco e intelligente. Un plauso anche al lavoro fatto sulla
sceneggiatura, semplice ma dotata di ricorrenti guizzi
narrativi, volti a coinvolgere un pubblico in agitazione.
Una pellicola che, nella sua buona fattura, non deluderà il suo
spettatore, soprattutto quello giovanile.
È stata rivelata l’esistenza di un
piano per dar vita ad un “Creed Universe”
multipiattaforma, che muoverà i suoi passi a partire dai tre film
dedicati ad Adonis Creed, il cui terzo capitolo Creed
3 è attualmente in sala, diretto ed interpretato
da Michael B. Jordan. Questa trilogia, come noto,
nacque quando Jordan si unì a Sylvester Stallone
nel Creed del 2015. Dopo aver stabilito la propria
identità all’interno del più vasto universo cinematografico di
Rocky, Jordan ha poi portato avanti il racconto di questo
personaggio e con il terzo film ha dimostrato di potersi reggere
anche da solo, senza la presenza di Stallone nei
panni di Rocky, incassando ben 58 milioni di dollari
in patria nel suo primo fine settimana.
I numeri al botteghino di Creed
3 sembrano aver motivato Amazon a scommettere in grande su
Jordan e Creed, iniziando dunque a strutturare universo
narrativo che si amplierà grazie a serie TV e nuovi film. Tra i
progetti già messi in cantiere, il primo sarebbe uno
spin-off incentrato sulla figlia non udente di Adonis,
Amara, interpretata in Creed 3 dalla
nuova arrivata Mila Davis-Kent. Ci sarebbero però
anche piani per una versione anime di Creed – una grande
sorpresa per Jordan, che si è ispirato a questa tipologia di opere
per la sua regia di Creed 3 – così come uno spettacolo di
accompagnamento live-action.
Secondo quanto riferito, anche lo
spin-off su Drago, precedentemente annunciato,
saarebbe ancora in fase di sviluppo. Tutti i progetti di cui sopra
sono naturalmente nelle fasi iniziali, per cui probabilmente
bisognerà attendere un po’ prima di poter vedere qualcosa di
concreto sul piccolo o grande schermo. Nel mentre, ricordiamo che
Creed 3, attualmente in sala, è diretto e
interpretato da Michael B. Jordan e che
accanto a lui si possono ritrovare anche gli
attori Tessa Thompson, Jonathan Majors, Phylicia
Rashad eMila Davis-Kent.
La notte degli Oscar
2023si avvicina ed è tempo di
esplorare a fondo i candidati per la categoria
Miglior
film. Quest’anno la varietà domina sovrana: film
indipendenti (Everything
Everywhere All At Once), drammi profondi
(Tàr,
Glispiriti
dell’isola, Women
Talking), action che tornano dopo anni
(Avatar: la via dell’acqua o
Top Gun: Maverick) e film
più classicamente hollywoodiani (TheFabelmans di
Spielberg e
Elvis di Branagh).
Nella lista non mancano le piattaforme né i registi
stranieri (Niente di
nuovo sul fronte occidentale, Triangle of sadness).
Scopriamo dunque come sono messi i
potenziali migliori film ad un paio di giorni
dalla premiazione. E facciamo qualche speculazione.
Niente di nuovo sul fronte
occidentale
Uno dei lungometraggi che concorre come
miglior film agli Oscar
2023 arriva dritto da una
piattaforma. Presentato al Toronto film festival nel
settembre 2022, Niente di
nuovo sul fronte occidentale è arrivato su
Netflix ad ottobre. In poco tempo, il film
di Edward Berger ha scalato le classifiche della
piattaforma conquistando ampie fette di pubblico e
accaparrandosi un lodevole 90% su Rotten Tomatoes. Non solo l’audience,
anche la critica si è espressa favorevole nei confronti del film.
Fino ad ora Niente di nuovo sul
fronte occidentale ha vinto 7 BAFTA (contro 14 candidature) ed è
stato candidato come miglior film in
lingua straniera ai Golden Globe. Il lungometraggio tedesco concorre
agli Oscar
2023 con ben nove candidature: oltre a quella per
il miglior film, anche per
miglior sceneggiatura non
originale, miglior film
internazionale, migliore
fotografia, migliore
scenografia, migliori trucco e
acconciatura, migliori effetti
speciali, miglior sonoro,
migliore colonna sonora.
Tratto dall’omonimo
romanzo di Erich Maria Remarque, il lungometraggio
traspone in immagini la storia di Paul e di un gruppo di
giovani soldati nell’esercito tedesco durante la Prima guerra
mondiale. La base solida letteraria e cinematografica, il cast
giovane ed espressivo (al centro abbiamo Daniel
Brühl, Albercht Schuch) servono da piste
di lancio per elevare il dramma storico. Nel film, la regia è
audace, ma anche la fotografia di James Friend è
eccelsa, sia a livello qualitativo che a livello di inquadrature.
Niente di nuovo sul fronte occidentale spicca tra
i numerosi film di guerra che oggi possiamo vedere, soprattutto
sulle piattaforme: è un film che usa mezzi espressivi contemporanei
e cari al pubblico di oggi per portare luce su una parentesi degli
archivi storici già ampiamente frequentata.
Avatar: la Via dell’Acqua
Il film più atteso
degli ultimi anni non poteva mancare alla corsa verso gli Oscar 2023.
Avatar: La via dell’acqua di
James Cameron, sequel super tardivo del celeberrimo
Avatar del 2009, ha dominato i cinema per parecchi mesi a
cavallo tra il 2022 e il 2023. La via dell’acqua vede il
ritorno dei protagonisti del primo film, da Jake di
Sam Worthington a Neytiri di Zoe
Saldana, grande traino per introdurre la dimensione
acquatica e i suoi personaggi nel mondo di Pandora.
Il successo al
botteghino ha permesso a La via dell’acqua di
classificarsi come terzo film con maggiori incassi della storia:
prima di lui ci sono il primo Avatar – sempre di
Cameron – e Avengers: Endgame dei Fratelli
Russo. Anche la critica ha apprezzato il film: ne hanno
parlato ottimamente diverse testate nazionali e internazionali.
Avatar
2 ha conquistato soprattutto per gli effetti speciali e
perché è riuscito a costruire una dimensione subacquea realmente
immersiva. Sicuramente, il budget enorme (si stima tra i 350 e i
460 milionidi dollari) e la lunga lavorazione hanno aiutato: ad
esempio, Cameron ha potuto realizzare
pioneristicamente le scene subacquee con la tecnologia motion
capture. Non tutti hanno invece apprezzato la trama, definita
da The Guardian e dal Telegraph come blanda e
inesistente. Dopo le due candidature ai Golden
Globe e le sei al Satellite Award,
Avatar: la Via dell’Acqua porta agli Oscar
2023 la fiaccola del cinema di fantascienza. Il
lungometraggio concorre per quattro categorie: miglior
film, miglior scenografia, miglior sonoro e
miglior effetti speciali.
Gli Spiriti dell’Isola
Il regista inglese
Martin McDonagh torna a concorrere agli
Oscar 2023 conGli spiriti dell’isola.
Dopo aver vinto per il miglior cortometraggio nel 2006 con Six
Shooter, dopo le candidature del 2018 per Tre manifesti a
Ebbing, Missouri, quest’anno McDonagh è tra i
favoriti dell’Academy: ben nove candidature per il suo film.
Gli spiriti dell’isola è stato super apprezzato
dalla critica: sono arrivate copiose candidature dal
Satellite Award, dai Critics’ Choice
Awards e non sono mancati riconoscimenti ai
BAFTA, a Venezia e al
Golden Globe: ben tre premi su otto candidature
(miglior film commedia o musicale, miglior
regista e miglior attore.)
Il film di
McDonagh ha buone probabilità di accaparrarsi un
premio anche agli Oscar 2023. Il
cast asciutto e gli ambienti sconfinati guidano il dramma
ambientato sull’isola immaginaria di Inisherin durante la
Guerra civile irlandese. Colin Farrell e
Brendan Gleeson traspongono abilmente nei loro
personaggi il tema universale dell’amicizia, in tutte le sue
sfaccettature. Il risultato è profondo e conquista pubblico e
critica: Rotten Tomatoes parla del
97% di recensioni positive sul film. Chissà se il
naturalismo, il folklore e la genuinità de Gli spiriti
dell’isola conquisterà anche
l’Academy.
Elvis
Tra i candidati
agli Oscar 2023 per la categoria miglior
film troviamo anche Elvisdi
Baz Luhrman. In generale, il film ha ricevuto
buoni incassi e pareri mediamente positivi. Presentandosi
all’Academy con numerosissime candidature, un
Golden Globe e 4 BAFTA,
Elvis gareggia agli Oscar
2023in otto categorie.
Il lungometraggio è
il racconto della vita del padre del rock n’roll Elvis
Presely vista dal punto di vista distorto del suo manager,
il colonnello Tom Parker. Lo sfarzo e
l’esagerazione di Luhrman s’integrano con lo stile
eccentrico e con la musica ‘’demoniaca’’ del cantante. Attraverso
l’interpretazione magistrale di Austin Butler,
Presley appare come una creatura sfaccettata e
tormentata. L’estetica alla Quarto Potere è necessaria in
Elvis per esprimere la visione deviata
dell’ingombrante manager Parker, interpretato da un
Tom Hanksingombrante sul piano visivo e su quello
sonoro. Elvis deve molto alla sua colonna
sonora di Ellior Wheeler. Non a caso, il film
concorre agli Oscar anche per il miglior sonoro. Le
musiche sono principalmente pezzi originali del cantante
protagonista riarrangiate e interpretate da artisti contemporanei
come i Måneskin, Eminem, Stevie Nicks.
Anche Austin Butler ha contribuito cantando alcuni
brani del suo personaggio.
Everything Everywhere All at
Once
Everything, Everywhere, all at once è la
commedia ‘strana’ e indipendente dei Daniels che
sembra aver conquistato tutti, anche l’Academy.
EEAAO si presenterà domenica con il maggior numero
di candidature: ben 11 e, tra le altre, anche
quella per il miglior film. Il lungometraggio è
un’ironica trasposizione delle teorie multiversali, quelle care
alla Marvel per intenderci, che
gioca con la fantascienza e ne fa uscire un racconto stratificato e
centrifugo.
Everything
Everywhere All At Once è stato accolto favorevolmente dal
pubblico: è il lungometraggio indipendente della A24 che ha raggiunto il maggior numero
d’incassi: 106,2 milioni di dollari. Stando a Rotten
Tomatoes – 95% di recensioni positive – e ai
riconoscimenti, il film è piaciuto anche alla critica: 2
Golden Globe ai due attori
Michelle Yeohe Ke Huy
Quan, candidature varie ai BAFTA (10),
Screen Actors Guild Award, Directors Guild
Awards,..
The Fabelmans
Steven Spielberg ha raccontato sé
stesso (attraverso il giovane Gabriel
LaBelle) e la propria passione per la settima arte in
The Fabelmans e, così facendo, si è guadagnato
una nuova candidatura agli Oscar per la categoria
miglior filn. L’aspetto
autobiografico del film lo rende intimo senza
togliere quella spettacolarità tipica del grande regista.Nel corso
della sua carriera Steven Spielberg ha ricevuto
diversi premi e candidature: 20 agli Oscar,
13 ai
BAFTA, 24 ai
Golden Globe e 25 agli Emmy.
L’enorme
filmografia del regista americano compie un ulteriore step:
The Fabelmans si presenta agli
Oscar con due Golden Globe già
guadagnati, uno tra l’altro per il miglior film
drammatico, ed è pronto a concorrere in 7 categorie.
The Fabelmans è sicuramente un esperimento
riuscito a livello di critica: 91% di recensioni positive su
Rotten Tomaotes. Tuttavia, il risultato al
botteghino è stato deludente: 16,4 milioni di dollari contro un
budget da 40 milioni, il peggior risultato che Spielberg abbia mai
raggiunto con un film diretto e prodotto da se stesso.
Tár
Tàr è un film che si regge su un grande personaggio e
il suo profondo dramma. Dietro alla direttrice d’orchesta Lydia
Tár /Cate
Blachett, c’è però un grande autore. Todd
Field, regista, sceneggiatore, autore del soggetto e
produttore di Tár torna dopo più di 15 anni a
dirigere un film e si fa sentire. Il film, ambientato a Berlino tra
buche d’orchestra, sale prova e un internet paludoso, e pone
al centro una compositrice che si trova a dover gestire
responsabilità lavorative e spiriti artistici.
Blanchett domina e guida lo spettatore in un film
grigio e malinconico.
Tár è stato apprezzato dalla critica: 92% su
Rotten Tomatoes, giudizi lodevoli sul New
York Times, Variety, The
Guardian. I riconoscimenti non sono da meno:
Blanchett si è già guadagnata la Coppa
Volpi a Venezia, un
BAFTA e un
Golden Globe. Durante la notte degli Oscar
2023, Tár concorrerà per 6
categorie, tra cui quella di miglior film.
Top Gun: Maverick
Il
2022 è stato l’anno dei sequel tardivi: non solo
Avatar, anche – e soprattutto – il cult movie anni Ottanta
Top Gun ha avuto il suo seguito. 36 anni dopo il
film diretto da Tony Scott, Joseph
Kosinski realizza Top Gun: Maverick
e lo dedica al suo predecessore.
Il lungometraggio
riprende l’iconico protagonista Pete “Maverick” Mitchell
trent’anni dopo il conseguimento del brevetto nella scuola di Top
Gun. Ad interpretarlo c’è sempre
Tom Cruise, per il piacere del pubblico. Top
Gun: Maverick viene, prevedibilmente, accolto
piacevolmente dal pubblico e dalla critica. I giudizi e le
recensioni sono ottimi, il successo al botteghino
clamoroso. Top Gun: Maverick resta nei cinema
per diversi mesi, posizionandosi al posto numero 12 tra i film più
proficui di sempre. Il film di
Kosinski è anche il lungometraggio di
Tom Cruise che ha ottenuto i maggiori incassi di
sempre. Per ora la pellicola ha ricevuto molte candidature e pochi
premi. I maggiori riconoscimenti sono arrivati dal
Satellite Award: miglior film drammatico,
miglior fotografia, miglior suono e miglior canzone
originale.
Triangle of Sadness
Tra i lungometraggi
in carica per la categoria miglior film c’è una
buona varietà: dramma, azione e commedia. Triangle of Sadness è la parentesi amara e
satirica che non poteva mancare in questa corsa agli Oscar
2023. Il film di Ruben
Östlund (primo che il regista realizza in lingua
inglese) è un racconto di tre capitoli in cui viene mostrato,
analizzato e distrutto il ‘’mondo dei ricchi’’.
Östlund nel suo film gioca con gli stereotipi e li
smonta decontestualizzandoli.
Il risultato che
ottiene è originale e giocoso, ma non apprezzabile per tutti. Non a
caso, i giudizi su Triangle of Sadness sono
variegati e mediamente positivi. Al contrario, Triangle of
Sadness piace molto al circolo dei festival: Il
lungometraggio è stato premiato a Cannes
(Palma d’oro e Premio AFCAE). Triangle of
Sadness è era candidato per due Golden
Globe e ora concorre in tre categorie
agli Oscar 2023: miglior film, miglior
regista, migliore sceneggiatura originale (sempre opera di
Östlund).
Women Talking
Women Talking – Il diritto di scegliere di
Sarah Polley si presenta tra i candidati della
categoria miglior film per gli Oscar
2023. Il lungometraggio è l’adattamento cinematografico
del romanzo di Miram ToewsDonne che
parlano. Partendo da un libro ispirato a fatti realmente
accaduti in Bolivia in tempi recenti, Women
Talking parla di violenza, soprusi e abusi sessuali in uno
scenario tragicamente drammatico.
A dirigere il
lungometraggio c’è l’attrice e regista Sarah
Polley (Mr. Nobody, L’alba dei morti
viventi), ormai al quarto lungometraggio.
Polley è alla sua seconda candidatura agli Oscar,
già avvenuta nel 2008 per la sceneggiatura di Away from
Her. Women Talking ha ricevuto un ampio
successo a livello di critica e di riconoscimenti: 91% su
Rotten Tomatoes, candidature in varie categorie ai
Satellite Award, Golden Globe, Critics’
Choice Awards.
Chi vince gli Oscar
2023 come miglior film?
Concludiamo la carrellata
con qualche considerazione sui possibili vincitori Oscar
2023 per la categoria miglior film. Quest’anno è
particolarmente difficile indovinare chi si aggiudicherà la
statuetta d’oro. La vincita del film indipendente Coda l’anno scorso potrebbe farci
sbilanciare verso Everything Everywhere All At
Once. L’enorme numero di candidature a
favore del film fa ben sperare. Tuttavia,
l’Academy potrebbe anche operare un invertimento
di rotta e guardare ai film dei grandi registi consolidati: in tal
caso, tutto si giocherebbe tra The
Fabelmansdi Spielberg e
Elvis di Branagh.
Spostandoci sul lato action, i due sequel sono ottimi candidati: il
successo di pubblico non è mancato né per Avatar:
la via dell’acqua né per
Top Gun: Maverick. Entrambi i
lungometraggi catturano l’attenzione a livello visivo, chi per i
VFX chi per i SFX.
La vera contesa, a nostro avviso, è
tra due film drammatici: Niente di nuovo sul fronte
occidentalee Gli
spiriti dell’isola sono i veri concorrenti in
questione. Non ci resta che aspettare domenica notte per
scoprire chi conquisterà l’Academy.
In occasione dell’uscita in sala
del film Scream VI (qui la recensione), l’attrice
Jenna Ortega, che nel film interpreta Tara
Carpenter, ha detto la propria su chi secondo lei vincerebbe in uno
scontro tra Ghostface e Mercoledì
Addams, il personaggio da lei interpretato nella
popolarissima serie NetflixMercoledì.
L’attrice, ironizzando su un ipotetico scontro tra i due
personaggi, si è detta piuttosto sicura nel dire che sarebbe
decisamente Mercoledì ad avere la meglio sul leggendario assassino
mascherato e armato di coltello affilato. “Penso che lei lo
prenderebbe per prima”, ha affermato semplicemente la
Ortega.
La risposta dell’attrice, per certi
versi, non era così scontata. È vero, Mercoledì possiede forti
abilità psichiche ancora da sviluppare, ma Ghostface, in tutte le
sue incarnazioni, vanta un numero di uccisioni abbastanza
significativo. Inoltre, i registi del nuovo film, Matt
Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, hanno
già anticipato che il nuovo Ghostface di Scream VI è
diverso dalle precedenti incarnazioni del personaggio. Si tratta
infatti di una versione più implacabile, che prova pura gioia
nell’uccidere. La stessa Ortega ha descritto il cattivo come
“la versione più violenta e aggressiva di Ghostface che abbiamo
mai visto“.
Con questo nuovo assassino
notevolmente più formidabile delle versioni precedenti (e non
contrario all’uso di un fucile, come mostrato nel trailer del
film), la risposta della Ortega lascia dunque intendere che
Mercoledì sia più potente di quanto possa sembrare. Immaginando
come potrebbe essere uno scontro tra i due, ricordiamo che
ScreamVI è in sala dal 9
marzo, diretto da Matt Bettinelli-Olpin e Tyler
Gillett, con un cast composto da Melissa
Barrera (“Sam Carpenter”), Jasmin Savoy
Brown (“Mindy Meeks-Martin”), Mason
Gooding (“Chad Meeks-Martin”), Jenna Ortega
(“Tara Carpenter”), Hayden
Panettiere (“Kirby Reed”) e Courteney
Cox (“Gale Weathers”), che tornano a ricoprire i loro
ruoli nel franchise.
Uscito nel 2011, L’alba del pianeta delle
scimmie è stato il settimo capitolo della celebre saga
iniziata nel 1968. È inoltre anche il primo titolo di una nuova
trilogia dedicata a tale universo narrativo. Si tratta di un vero e
proprio reboot, che porta gli spettatori a scoprire le origini e le
motivazioni dietro l’ascesa dei primati e la decadenza della razza
umana. Acclamata per i suoi incredibili effetti speciali,
comprendenti l’utilizzo di motion capture per le scimmie
protagoniste, la pellicola ha poi avuto due sequel, il primo dei
quali è Apes Revolution – Il pianeta delle
scimmie (qui la recensione sul
film), uscito nel 2014 per la regia di Matt
Reeves.
Il finale del primo film lasciava
infatti in sospeso una serie di questioni che permettevano di dar
vita a nuovi seguiti, continuando così ad esplorare l’avvento della
civiltà delle scimmie. A distanza di soli tre anni sono
sbalorditivi i progressi fatti nell’utilizzo degli effetti speciali
tramite motion capture, che permettono di dar vita a personaggi
animali estremamente realistici e curati sino al minimo dettaglio.
Questo secondo capitolo, inoltre, si presenta come particolarmente
più cupo rispetto al precedente, dando vita ad un contesto sempre
più segnato dalla guerra e dalla decadenza dell’umanità.
A fronte di un budget di 170
milioni, Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie è
arrivato a guadagnarne ben 502, confermandosi un grande successo. A
questo, tre anni dopo, sarebbe seguito un capitolo conclusivo di
quella che ad oggi è una delle trilogie di fantascienza più recenti
di maggior fascino. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama
e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Apes Revolution – Il pianeta
delle scimmie: la trama del film
Dieci anni dopo gli eventi del primo
film, San Francisco è ora una città devastata dall’ALZ-113, il
virus sviluppato per curare l’Alzheimer ma rivelatosi poi mortale
per il genere umano. In questo contesto convivono due gruppi
distinti. Da un lato gli unici umani superstiti del pianeta che
tentano di sopravvivere nonostante la scarsità di risorse.
Dall’altro un coeso gruppo di scimmie che, rese evolute dallo
stesso farmaco, vivono pacificamente nella foresta di sequoie della
città. Il precario equilibrio si interrompe quando
Dreyfus, leader degli umani, invia lo scienziato
Malcolm e alcuni compagni armati nel territorio
delle scimmie, sebbene quest’ultime lo avessero severamente
vietato.
L’obiettivo è quello di accedere ad
una diga nei pressi della foresta per riottenere l’energia
elettrica. Seppur inizialmente riluttante, il leader delle scimmie
Cesare accetta la permanenza degli umani, a patto
che le armi non vengano mai usate. Inizia così una delicata
convivenza, continuamente minacciata dallo scoppio della tensione.
Pur se con qualche difficoltà, tutti riescono ad integrarsi. Tutti
tranne Koba, un bonobo rancoroso nei confronti
degli umani per gli esperimenti che anni prima lo hanno sfregiato.
Egli non sopporta la loro presenza nella foresta e pur di
vendicarsi è disposto a tutto, anche a rinnegare il codice morale
delle scimmie e il suo stesso leader.
Apes Revolution – Il paese
delle scimmie: il cast del film
Protagonista assoluto del film è lo
scimpanzé Cesare, sempre più intelligente e ora leader delle
scimmie. A dargli vita è naturalmente ancora una volta il celebre
Andy Serkis,
considerato un vero e proprio maestro nonché massimo esponente
della motion capture. Dopo aver interpretato con tale tecnica
personaggi come Gollum e King Kong, egli ha intrapreso un lungo
processo di studio al fine di poter rappresentare nel modo più
realistico possibile il primate. Per riuscirvi ha basato il
comportamento di Cesare su quello di un vero scimpanzé, con il
quale è stato a stretto contatto per diverso tempo, studiandone
anche la postura e le movenze. I tratti del volto di Cesare,
inoltre, sono stati modificati al fine di farli assomigliare a
quelli di Serkis.
Ad interpretare la scimmia ribelle
Koba, vi è l’attore Toby Kebbell, il quale a sua
volta ha dovuto sottoporsi ad una rigida preparazione al fine di
risultare realistico nei movimenti. L’attrice Karin
Konoval riprende il ruolo della scimmia Maurice, vice
comandante di Cesare. L’attrice Judi Greer
assume qui il ruolo della scimmia Cornelia, sostituendo l’attrice
che la interpretava nel precedente film. Nel ruolo dell’umano
Malcolm, invece, vi è l’attore Jason Clarke,
entusiasta di recitare in una saga da lui molto amata. Il premio
Oscar Gary Oldman è invece
l’antagonista secondario Dreyfus, mentre Keri Russell è Ellie,
compagna di Malcolm. Kodi Smit-McPhee, infine, è
Alexander, il figlio di Malcolm.
Apes Revolution – Il pianeta
delle scimmie: il sequel, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Come anticipato, nel 2017 è uscito
il capitolo conclusivo di questa nuova trilogia dedicata a Il
pianeta delle scimmie. Si tratta di The War – Il pianeta delle
scimmie, nuovamente diretto da Reeves e con
Serkis per la terza volta nei panni del leader Cesare. Questo terzo
capitolo, il più cupo tra tutti, porta in scena un mondo ancor più
desolato e ormai quasi del tutto in mano alle scimmie. Ad opporsi a
loro vi è il perfido colonnello J. Wesley McCullough, interpretato
da Woody Harrelson. Tra
grandi effetti speciali, memorabili interpretazioni e un grande
racconto si conclude così una vicenda quantomai appassionante.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Apes Revolution – Il
pianeta delle scimmie è infatti disponibile nel
catalogo di Rakuten TV, Google Play, Tim
Vision, Disney+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
noleggiare il singolo film, avendo così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 9 marzo alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Disney+ ha diffuso il trailer
ufficiale dell’attesissima serie originale
Crossover. Prodotta da Disney
Branded Television, la serie è basata sul romanzo
best-seller in versi acclamato dalla critica di Kwame
Alexander ed è interpretata da un cast di attori, tra i
quali figurano Derek Luke e Daveed Diggs. Tutti
gli episodi debutteranno il 5 aprile sulla piattaforma
streaming.
Crossover
è una storia commovente e toccante su una famiglia di giocatori di
basket. La serie segue i fratelli adolescenti Josh (Jalyn Hall) e
Jordan (Amir O’Neil) Bell, considerati dei fenomeni del basket.
Attraverso la sua narrazione poetica, la versione adulta di Josh,
detto Filthy (Daveed Diggs), racconta la sua storia di crescita e
quella del fratello, dentro e fuori dal campo, mentre il padre, ex
giocatore di basket professionista, si adatta alla vita dopo la
pallacanestro e la madre insegue finalmente i suoi sogni.
Oltre a Hall, O’Neil e Diggs, la
serie è interpretata anche da Derek Luke nel ruolo dell’ex
giocatore di basket professionista, padre e allenatore dei ragazzi,
Chuck Bell; Sabrina Revelle nel ruolo della matriarca della
famiglia, Crystal Bell, più interessata alla media scolastica che
all’NBA; Deja Monique Cruz nel ruolo della migliore amica dei
fratelli Bell, Maya, che è innamorata non così segretamente di
Filthy; Trevor Raine Bush nel ruolo del compagno di squadra e
migliore amico dei fratelli Bell, Vondie; e Skyla I’Lece nel ruolo
di Alexis, un’amica d’infanzia che è recentemente tornata in città
attirando l’attenzione di entrambi i fratelli Bell. Phylicia Rashad
è la guest star nel ruolo della nonna dei ragazzi e mamma di Chuck,
Barbara, fonte di amore e saggezza.
La serie originale Disney+Crossover è
prodotta da 20th Television per Disney Branded Television. Kwame
Alexander, Damani Johnson e Kimberly A. Harrison sono produttori
esecutivi e co-showrunner. LeBron James, Maverick Carter,
Jamal Henderson e Lezlie Wills della
SpringHill Company sono a loro volta produttori esecutivi, insieme
a George Tillman Jr., Bob Teitel, Robert Prinz e
Jay Marcus della State Street Pictures, e
Daveed Diggs, Todd Harthan e Erin
O’Malley.
La sofferenza, la solitudine e la
voglia di vendetta sono sentimenti che hanno accompagnato per molto
tempo DJANGO,
il protagonista del western Sky Original che omaggia il classico di
Sergio Corbucci, da domani venerdì 10 marzo con due nuovi episodi
(settimo e ottavo, disponibili anche on demand) in esclusiva su Sky
e in streaming solo su NOW. Ma ora conoscenze sbagliate, cercate
nella speranza di trovare un rimedio al suo dolore, potrebbero
portargli via ciò che ha di più caro al mondo.
Nei nuovi episodi, diretti da David
Evans (ep. 7) ed Enrico Maria Artale (ep. 8) con Francesca
Comencini alla direzione artistica, Django (Matthias
Schoenaerts) fa un tuffo nel suo periodo più buio. La guerra, si
sa, cambia le persone; ne scuote e turba gli animi, porta a far
cose inaspettate, cose con cui poi dover fare i conti. Ritrovata la
forza per tornare dalla sua famiglia dopo aver combattuto, Django
scopre essere troppo tardi: i Comanche sono arrivati prima di lui e
non hanno avuto pietà. Colmo d’odio e disperazione, decide di
cercare la sua vendetta nella banda di Leonard Bolton detto “The
Giant”, un gruppo di mercenari senza scrupoli che passano il tempo
facendo rapine e collezionando scalpi di indiani. Della banda fa
parte anche Rosario, un immigrato siciliano interpretato da
ThomasTrabacchi, guest star di
questi episodi.
È proprio con loro che DJANGO
dovrà combattere quando, assoldati da Elizabeth, rapiranno Sarah
(Lisa Vicari), sua figlia, di cui sta cercando di riconquistare la
fiducia e il perdono e che ora deve salvare a tutti i costi.
Intanto, John Ellis (Nicholas Pinnock) convinto ormai dell’idea che
per preservare la pace dovrà fare la guerra, decide di armare tutta
New Babylon in vista di uno scontro con Elizabeth che
sente sempre più imminente. Mentre in città servono cibo e
medicine, John compra armi e costruisce fortificazioni allontanando
da sé Sarah e, forse, ogni barlume di ragione.
Il cast: MatthiasSchoenaerts
interpreta l’iconico personaggio del titolo, accanto a
NicholasPinnock nei panni di
John Ellis, il visionario fondatore di New Babylon, a LisaVicari, che nella serie
è invece Sarah, la figlia di Django, e a NoomiRapace nel ruolo della potente e spietata nemica
di Ellis, Elizabeth Thurmann. Tra gli altri interpreti:
JyuddahJaymes,
BennyO. Arthur e
EricKole nei panni dei figli di
John Ellis, TomAusten in quelli
del cowboy Eljiah Turner e CamilleDugay che sarà Margaret, la moglie di Django. Con
ManuelAgnelli, VinicioMarchioni,
ThomasTrabacchi. E a omaggiare
il mito del western di culto di SergioCorbucci, la partecipazione straordinaria di
FrancoNero.
Scritta da Leonardo Fasoli,
Maddalena Ravagli e Max Hurwitz, DJANGO è
una prestigiosa serie TV in dieci episodi completamente girati in
inglese prodotta per Sky e CANAL+ da Cattleya e Atlantique
Productions (parte di Mediawan) e co-prodotta da Sky Studios e
CANAL+, in collaborazione con STUDIOCANAL e Odeon Fiction e con il
sostegno del Ministero della Cultura italiano e del governo
rumeno.
La trama del settimo episodio di
DJANGO
John sa che un nuovo attacco di
Elizabeth è imminente. Per questo motivo decide di spendere tutti i
proventi del petrolio per costruire fortificazioni e comprare armi,
a discapito di cibo e medicine. Vuole rendere New Babylon una
fortezza inespugnabile, ma Sarah non è d’accordo e scappa finendo
prigioniera di Leonard Bolton e della sua banda di mercenari al
soldo di Elizabeth.
La trama dell’ottavo episodio di
DJANGO
Django e John si mettono sulle
tracce di Sarah e arrivano al posto in cui Leonard Bolton e i suoi
rinnegati la tengono prigioniera. Django, un tempo membro della
banda, prova a offrirsi prigioniero in cambio della liberazione di
Sarah. Ma il piano non va come previsto costringendo John e Phillip
ad intervenire.
Dal 20 al 22 marzo
nelle multisala del Circuito UCI Cinemas arriva il l’incredibile
Ligabue – 30 anni in un giorno, il film
concerto che porta sul grande schermo le emozioni del live del 4
giugno 2022 alla presenza di oltre 100.000 fan. Distribuito da
Vision Distribution, il lungometraggio diretto da Marco Salom è il
racconto di una vera e propria festa a Campovolo, nella nuova RCF
Arena di Reggio Emilia, che celebra i 30 anni di carriera del Liga.
Alla proiezione del 20 marzo alle ore 20:00 in 21 sale del
Circuito al film evento si aggiungerà un contenuto
assolutamente speciale: il collegamento in streaming con l’Odeon di
Milano in cui Luciano Ligabue in persona presenterà il
docufilm.
I momenti di live, la sua
preparazione, i retroscena di quella incredibile giornata si
alternano alle parole di Ligabue che ripercorre la sua vita
professionale, dagli esordi fino a oggi, e dei tanti amici che lo
hanno accompagnato in questo percorso. Non mancano alcuni dei
momenti salienti della serata che hanno visto sul palco, accanto al
cantautore di Correggio, alcuni degli amici che hanno segnato la
sua vita su e giù da un palco: Elisa, Francesco De Gregori, Eugenio
Finardi, Loredana Bertè, Gazzelle, Mauro Pagani.
Le multisala che proietteranno il
20 marzo alle 20:00 il collegamento in streaming e
il film evento Ligabue – 30 anni in un
giorno sono: UCI Alessandria (AL), UCI Showville Bari
(BA), UCI Bicocca (MI), UCI Cinemas Meridiana Bologna (BO), UCI
Bolzano (BZ), UCI Luxe Campi Bisenzio (FI), UCI Casoria (NA), UCI
Ferrara (FR), UCI Firenze (FI), UCI Fiumara (GE), UCI Lissone (MB),
UCI Luxe Marcon (VE), UCI RedCarpet Matera (MT), UCI Luxe Maximo
(RM), UCI Orio (BG), UCI Piacenza (PC), UCI Pioltello (MI), UCI
Porta di Roma (RM), UCI Reggio Emilia (RE), UCI Torino Lingotto
(TO) e UCI Verona (VR).
Le multisala che proietteranno il
film evento dal 20 al 22 marzo alle 18:30 e alle
21:00 sono: UCI Bicocca (MI), UCI Casoria (NA), UCI Luxe
Campi Bisenzio (FI), UCI Montano Lucino, UCI Curno (BG), UCI
Ferrara (FR), UCI Firenze (FI), UCI Fiumara (GE), UCI Lissone (MB),
UCI Cinepolis Marcianise (CE), UCI Luxe Marcon (VE), UCI
MilanoFiori (MI), UCI Moncalieri (TO), UCI Molfetta (BA), UCI Orio
(BG), UCI Parco Leonardo (RM), UCI Piacenza (PC), UCI Porta di Roma
(RM), UCI Reggio Emilia (RE), UCI Romagna Savignano sul Rubicone
(FC), UCI RomaEst (RM), UCI Sinalunga (SI), UCI Torino Lingotto
(TO) e UCI Verona (VR).
UCI Fiume Veneto (PN), UCI Perugia
(PG), UCI Alessandria (AL), UCI Arezzo (AR), UCI Showville Bari
(BA), UCI Bolzano (BZ), UCI Cinemas Meridiana Bologna (BO), UCI
Catania (CT), UCI Certosa (MI), UCI Megalò (CH), UCI Seven Gioia
del Colle (BA), UCI RedCarpet Matera (MT), UCI Luxe Maximo
(RM), UCI Palermo (PA), UCI Pioltello (MI), UCI Luxe Palladio (VI)
e UCI Villesse (GO) lo proietteranno dal 20 al 22 marzo
alle 21:00.
E’ ora disponibili la prima
clip ufficiale di Murder Mystery 2,
sequel del film del 2019, e in arrivo sempre e solo su
Netflix dal 31 marzo. Ritornano Adam Sandler e Jennifer Aniston, nei panni dei coniugi
detective Nick e Audrey Spitz, e con loro un ricco cast
internazionale:
Mark Strong,
Mélanie Laurent,
Jodie Turner-Smith, Kuhoo Verma, John Kani e
Dany Boon. Il film, diretto da Jeremy
Garelick e scritto da James Vanderbilt,
sarà disponibile solo su Netflix dal 31 marzo.
La trama di Murder Mystery 2
A quattro anni dalla risoluzione
del loro primo caso di omicidio, Nick e Audrey Spitz (Adam Sandler
e Jennifer Aniston) sono diventati detective a tempo pieno ma fanno
fatica ad avviare la loro agenzia investigativa. Invitati a
festeggiare il matrimonio di un loro amico (Adeel Akhtar) sulla sua
isola privata, si ritrovano immersi in un nuovo mistero… Non appena
la festa ha inizio infatti, qualcuno rapisce lo sposo per ottenere
un riscatto. Tutti gli eleganti ospiti, i parenti e la stessa sposa
diventano possibili sospettati. MURDER MYSTERY 2 coinvolge Nick e
Audrey Spitz in un caso che alza la posta in gioco e dà finalmente
a questi due detective l’occasione per realizzare tutto ciò che
hanno sempre sognato: il successo della loro agenzia e il tanto
atteso viaggio a Parigi.
Il cast del film diretto da
Jeremy Garelick include tra gli altri Mark Strong,
Mélanie Laurent, Jodie Turner-Smith, Kuhoo Verma, John Kani e Dany
Boon.
Walt Disney Pictures Italia e
Lucasfilm hanno diffuso un nuovo inedito spot tv di Indiana
Jones e il Quadrante del Destino, il quinto
capitolo dell’iconico franchise di Indiana Jones,
interpretato da
Harrison Ford nel ruolo del leggendario eroe
archeologo e diretto da James Mangold (Le Mans
‘66 – La grande sfida, Logan – The
Wolverine), arriverà il prossimo 28 giugno nelle sale
italiane.
Insieme a
Harrison Ford, il cast del film include
Phoebe Waller-Bridge (Fleabag),
Antonio Banderas (Dolor y gloria),
John Rhys-Davies (I predatori dell’arca
perduta), Shaunette Renee Wilson (Black
Panther), Thomas Kretschmann (Das
Boot), Toby Jones (Jurassic World – Il
regno distrutto), Boyd Holbrook (Logan – The Wolverine),
Oliver Richters (Black Widow), Ethann
Isidore (Mortale) e
Mads Mikkelsen (Animali Fantastici – I segreti di
Silente). Il film è diretto da James Mangold e prodotto da
Kathleen Kennedy, Frank Marshall e Simon Emanuel, mentre
Steven Spielberg e George Lucas sono i produttori
esecutivi. La colonna sonora è composta ancora una volta da John
Williams, che ha firmato le musiche di ogni avventura
di Indiana Jones a partire
dall’originale I
predatori dell’arca perduta nel 1981.
Fa il suo debutto in sala a partire
dal 9 marzo il film Scream
VI (qui la recensione), sesto
capitolo di quella che è ormai a tutti gli effetti una saga, con
nuove location, nuovi personaggi e, naturalmente, nuove versioni di
Ghostface. C’è però anche un altra novità che questo film porta con
sé, ovvero la presenza di una scenapost-credits. Questa, stando a quanto riportato,
arriva proprio al termine dei titoli di coda ed offrirebbe quella
che è stata definita come una delle battute più memorabili
dell’interno del film.
Si tratta di una prima volta in
assoluto all’interno della saga di Scream, che con i suoi
precedenti cinque film non aveva mai presentato agli spettatori
nessuna scena post-credits. Poiché il film riflette molto
sull’attuale panorama cinematografico, caratterizzato da saghe e
franchise, l’introduzione di una scena di questo tipo risulta
dunque un ulteriore frecciatina ad esempio ai Marvel Studios, noti per aver reso
particolarmente questa pratica. Non resta dunque che aspettare la
fine dei titoli di cosa per scoprire cosa contiene tale scena e se
può dare o meno indizi su un possibile settimo capitolo della
saga.
Come noto, ScreamVI è diretto da Matt Bettinelli-Olpin e
Tyler Gillett, con un cast composto da Melissa
Barrera (“Sam Carpenter”), Jasmin Savoy
Brown (“Mindy Meeks-Martin”), Mason
Gooding (“Chad Meeks-Martin”), Jenna Ortega
(“Tara Carpenter”), Hayden
Panettiere (“Kirby Reed”) e Courteney
Cox (“Gale Weathers”) tornano a ricoprire i loro ruoli nel
franchise insieme a Jack Champion, Henry
Czerny, Liana Liberato, Dermot
Mulroney, Devyn Nekoda, Tony
Revolori, Josh Segarra e Samara
Weaving.
L’attrice Keira Knightley
ha recentemente condiviso alcune personali riflessioni sugli
aspetti negativi derivati dall’aver recitato nella popolare saga di
Pirati dei Caraibi. L’attrice, divenuta una star mondiale
grazie al ruolo di Elizabeth Swann nei primi
tre film di questa, ha infatti affermato come il ruolo si sia
rivelato un’arma a doppio taglio. Nonostante i vantaggi di cui la
sua carriera ha goduto in seguito al successo della saga, la
Knightley era spaventata che il personaggio di Elizabeth le avrebbe
fatto ottenere in seguito solo ruoli di donne che sono l’oggetto
del desiderio di personaggi maschili.
“ha avuto un bel ingresso nella
vita adulta, un approdo estremo a causa dell’esperienza della fama
in tenera età” – ha raccontato l’attrice, che all’epoca del
primo film della saga aveva circa 18 anni – “Elizabeth era
l’oggetto del desiderio di tutti. Non che non ci sia una grande
forza combattiva in lei, certo. Ma è stato interessante passare
dall’essere un vero maschiaccio, all’essere proiettata in un
personaggio che è esattamente l’opposto. Al tempo stesso, però, mi
sono sentita molto limitata e bloccata. Quindi con i ruoli
successivi ho tentato di uscire da questo blocco… non avevo idea di
come spiegare e risolvere la situazione. Mi sembrava davvero di
essere in gabbia in una situazione che non comprendevo
pienamente”.
Ecco dunque perché dopo quella
popolare trilogia di film l’attrice ha scelto di non entrare a far
parte di altri grandi blockbuster italiani, preferendo concentrarsi
su film più autoriali come Orgoglio e pregiudizio,Espiazione, A Dangerous Method, Anna Karenina o The Imitation Game,
grazie ai quali poter mettere in risalto le proprie doti
interpretative prima che la sua bellezza. Come noto, la Knightley è
poi stata candidata anche in due occasioni ai Premi Oscar,
riuscendo dunque a togliersi di dosso gli aspetti negativi che il
successo di Pirati dei Caraibi che l’hanno a lungo fanta
sentire ingabbiata.