La nuova era della Paramount, ora sotto il controllo di Skydance, parte con ambizioni alte e una strategia chiara: aumentare la produzione e puntare su franchise di grande richiamo. Dopo la fusione, i nuovi co-presidenti Josh Greenstein e Dana Goldberg, insieme al CEO David Ellison, hanno ribadito che l’obiettivo è riportare lo studio al vertice, incrementando il numero di film annui fino a raggiungere quota 20 e rafforzando la collaborazione con grandi registi e talenti internazionali.
Le priorità sono evidenti: Top Gun 3 è in cima alla lista, forte dello straordinario successo diTop Gun: Maverick, cofinanziato proprio da Skydance. Subito dietro c’è Star Trek, con due progetti in sviluppo: uno con personaggi completamente nuovi, diretto da Toby Haynes e scritto da Seth Grahame Smith, e un altro con il ritorno di Kirk, Spock e l’equipaggio classico, prodotto da J.J. Abrams. Il franchise di Transformersresta un altro pilastro, con diverse sceneggiature in valutazione, inclusa l’ipotesi di un ritorno di Michael Bay.
Confermata anche l’uscita di A Quiet Place Parte III per l’estate 2027, scritto e diretto da John Krasinski. Lo studio investirà anche in titoli per famiglie e animazione: il sequel di Tartarughe Ninja: Caos Mutante 2 arriverà il 17 settembre 2027, affiancato da un progetto live-action ispirato al graphic novel originale. Altri progetti in sviluppo includono The Rescue, un film sulle Olimpiadi invernali con Miles Tellere Hailee Steinfeld, uno spin-off di Una pazza giornata di vacanza (Sam & Victor’s Day Off), e What Kids Want.
Dalla parte Skydance arrivano altri potenziali titoli di punta come un film di John Tuggle con David Corenswet, un adattamento di Mike Hammer con Matthew McConaughey e The Traveler diretto da Lee Isaac Chung. In sintesi, Paramount 2.0 punta a un’espansione decisa, con franchise consolidati e nuove produzioni di alto profilo al centro del rilancio. Non resta allora che attendere di avere novità su questi progetti, a partire da Top Gun 3 e i prossimi Star Trek.
Con Liam Neeson passato dall’altra parte della barricata, come erede del Frank Drebin nella nuova pallottola spuntata, chissà che non ci si debba aspettare di vedere Bob Odenkirk a guidare la futura saga action che potrebbe seguire Io sono nessuno 2, sequel dell’eccezionale e sorprendente Nobody (questo il titolo originale) che nel 2021 aveva rivelato al mondo le doti di agente segreto – per non dire di spietato killer professionista – dell’ex Saul Goodman. Che oggi torna a vestire i panni di padre e marito un po’ particolare, meno placido di quel che potrebbe apparire e capace di tutto per proteggere i propri figli e le vacanze di famiglia così faticosamente organizzate.
Il ritorno di Hutch Mansell
Quattro anni dopo aver avuto a che fare con la mafia russa, infatti, Hutch Mansell (Odenkirk) è ancora costretto a ritmi di ‘lavoro’ forsennati per ripagare il debito di circa 30 milioni di dollari e ad affrontare una serie di colpi ai danni di criminali internazionali che pare non finire mai. Ma un ruolino di marcia tanto intenso non poteva non avere ripercussioni sul quotidiano suo e dei suoi cari, dalla moglie Becca (Connie Nielsen), che piano si sta allontanando da lui, ai loro figli (Gage Munroe e Paisley Cadorath).
Quale momento migliore quindi per una piccola pausa e una rigenerante fuga nel suo posto felice? Quel Wild Bill’s Majestic Midway and Waterpark dove lui e e suo fratello Harry (RZA) trascorrevano le vacanze da bambini con il rude padre David (Christopher Lloyd). Che fa parte della carovana dei Mansell all’arrivo nella piccola città turistica di Plummerville, quando un piccolo screzio si rivela essere la scintilla che scatena un incendio imprevedibile, nel quale saranno coinvolti piccoli teppisti, poliziotti corrotti, loschi imprenditori e la boss del crimine più folle e sanguinaria che Hutch abbia mai incontrato, la Lendina interpretata da una algida e cattivissima Sharon Stone.
Una vacanza esplosiva
Solo accennare ai personaggi coinvolti nel tourbillon diretto da Timo Tjahjanto (La notte viene per noi, May the Devil Take You) potrebbe far girare la testa, e non li abbiamo citati nemmeno tutti! Tranquilli, non c’è pericolo di confondersi o perdersi tra complicati intrighi o affollate e interminabili scene di combattimento, la sceneggiatura firmata da Aaron Rabin (Tom Clancy’s Jack Ryan) insieme all’autore originale Derek Kolstad (non a caso creatore anche di John Wick) poggia su basi solide quanto elementari, vera forza di questo secondo capitolo. Come della saga che ipoteticamente potrebbe seguire, sicuramente divertente e trascinante fin quando resterà fedele a sé stessa.
Prima che a quella (la saga), intanto, a questo (sequel) si potrà però contestare una certa – quanto comune all’ampia concorrenza dei più grigi e ritriti action-thriller in circolazione – poca originalità, ma dopo essersi giocati l’effetto sorpresa nel primo capitolo, era inevitabile che venisse a mancare la forza dirompente dell’entrata in scena del padre-marito-assassino-workaholic protagonista. Facile prevedere le sue reazioni in certe situazioni, meno forse la scala che queste assumono in alcuni casi, ma a chi importa? E fa bene il film a non preoccuparsene, regolandosi di conseguenza e lasciandosi andare sin dalle prime immagini a uno sfrenato autocitazionismo, giocando con i dettagli, lo stile, le riprese e le inquadrature, fino a una serie di scene nelle quali i ‘rumori fuori scena’ o le coreografie orchestrate ricorderanno ai più le scazzottate di Bud Spencer, con buona pace di ambizioni e virtuosismi registici.
Troppi diavoli nell’Inferno di Plummerville
Meno difendibili potrebbero essere le scelte fatte nello sviluppo della vicenda, della quale – come spesso accade – è la premessa a catturare, una parte preparatoria nella quale scopriamo le tensioni familiari e generazionali della famiglia Mansell, arrivando a intuire alcuni scheletri nell’armadio di casa, ai quali ci si dedicherà nelle successive porzioni. Altrettanto scontate, probabilmente, di questa prima, eppure meno snelle (per non usare l’aggettivo “noiose” che il film non merita di certo). Forse per un accumulo di personaggi che pochi Team Up potrebbero sostenere, forse per la caratterizzazione stereotipata di molti di essi (anche se lo sceriffo psicopatico fa sempre la sua figura) e per la smaccata tendenza ad assegnare ruoli chiave alle donne in scena, praticamente tutte.
Tutto funziona, come detto, e si arriva con buono slancio a una conclusione che difficilmente lascerà scontenti gli spettatori. Che però rischiano di scoprirsi meno entusiasti di quel che furono e di quanto si erano illusi sarebbero poi stati dopo la prima mezz’ora di film. Un ‘Magnifici sette‘ (o 4+1, meglio) ricco di cliché e di promesse mantenute, e di una cattiva da fumetto, tanto fascinosa e magnetica quanto bidimensionale, a interpretare la quale Sharon Stone sembra essersi divertita non poco, oltre a consolarsi dell’occasione sfuggita nel deludente Blue Beetle (dove la villain fu poi Susan Sarandon). Per fortuna c’è lui, c’è Bob, con le sue smorfie, il suo carisma e uno stile unico, che difficilmente vedremo ripercorrere la parabola di Liam Neeson – per quanto il rischio di sequel manierati sia forte – e che potrebbe invece aprire le porte a un franchise capace di sintetizzare dark comedy e action raccogliendo il testimone che Keanu Reeves non ha mai veramente portato.
Mentre James Gunn e Peter Safran continuano a costruire l’universo DC, sono sorte molte domande sul futuro di Margot Robbie in questa nuova era. Con l’uscita di Superman, tutti gli occhi si sono ora rivolti ai personaggi dell’universo di Batman e a Harley Quinn. Al regista e co-direttore della DC Studios è stato quindi chiesto se Robbie avrebbe ripreso il ruolo di Harley Quinn, e lui ha semplicemente risposto a EW: “Lo scopriremo più avanti”.
Robbie, come noto, ha interpretato il ruolo di Harley Quinn nel film Suicide Squad del 2016 e ha ripreso il ruolo nel film Birds of Prey del 2020. Quando Gunn ha poi assunto la direzione degli antieroi per il film The Suicide Squad del 2021, la Quinn di Robbie è tornata anche in quell’occasione. Sebbene Gunn stia lavorando al rilancio dell’universo DC, alcuni aspetti di The Suicide Squad sono diventati canonici nel nuovo universo, con la storia di Peacemaker interpretato da John Cena che continua nell’omonima serie HBO.
Un altro personaggio del vecchio universo che Gunn sta cercando di portare nel nuovo universo è Bloodsport, interpretato da Idris Elba, presente sempre in The Suicide Squad. “Sto sicuramente cercando un posto dove inserire Bloodsport e sto cercando di capirlo”, ha detto Gunn alla pubblicazione. “Quindi vedremo cosa succederà”.
A quale progetto sta attualmente lavorando James Gunn?
Dopo Superman, James Gunn ha recentemente dichiarato di essere impegnato a lavorare su una nuova sceneggiatura, che sarebbe il seguito del film uscito a luglio nelle sale. Il regista ha però chiarito che non si tratta di un sequel diretto del film di David Corenswet, ma che Superman avrà un ruolo importante. In un’altra occasione, il CEO della Warner Bros. Discovery David Zaslav ha poi confermato che James Gunn sta lavorando a una sorta di sequel di Superman, affermando: “James Gunn si sta già preparando a scrivere il prossimo capitolo della famiglia Super”.
La guerra delle offerte per i diritti del franchise di Jason Bourne è terminata. La serie multimediale è nata dai romanzi di spionaggio scritti da Robert Ludlum, che ora comprende 22 libri – anche se quelli pubblicati dopo la morte di Ludlum nel 2001 sono stati scritti da Eric Van Lustbader e Brian Freeman – e alcuni di essi sono poi stati adattati nei film con Matt Damon nel ruolo dell’agente senza memoria del proprio passato.
Secondo Deadline, la guerra delle offerte per i diritti del franchise di Jason Bourne è ora stata vinta dalla NBCUniversal. La società deteneva già i diritti prima che scadessero e fossero messi sul mercato nel 2025 dall’eredità di Ludlum. Frank Marshall rimarrà quindi a bordo del franchise, producendo insieme a Jeffrey Weiner e Ben Smith della Captivate Entertainment.
Sebbene la guerra di offerte abbia visto almeno sette offerte importanti, tra cui quella di un altro studio e di due piattaforme di streaming, NBCUniversal ora detiene tutti i diritti, ad eccezione di quelli editoriali, sui libri di Ludlum e sulla serie spin-off Treadstone a tempo indeterminato. Secondo fonti di Deadline, si è trattato di un “affare molto importante”.
Di seguito, i commenti sull’acquisizione del presidente della Universal Pictures Peter Cramer: “Dal suo debutto nel 2002, l’iconico franchise di Bourne ha rivoluzionato il genere spionistico con film innovativi che hanno stabilito nuovi standard per l’azione cinematografica. Siamo entusiasti di continuare ad espandere l’universo Bourne nel futuro con nuove emozionanti storie per il pubblico globale”.
Qui invece i commenti di e di Jeffrey Weiner, che oltre ad essere il presidente e amministratore delegato di Captivate è anche l’esecutore testamentario dell’eredità di Ludlum: “Siamo entusiasti che il franchise Bourne rimanga alla Universal. Non vediamo l’ora di lavorare con il team della Universal per espandere il franchise Bourne sulle varie piattaforme della Universal“.
Cosa significa questo per la serie Jason Bourne
Sebbene l’ultimo film su Jason Bourne sia apparso sul grande schermo quasi un decennio fa (il Jason Bourne del 2016), l’annuncio di questa acquisizione non è stato accompagnato dalla conferma di alcun progetto imminente. Tuttavia, il fatto che NBCUniversal mantenga i diritti della serie significa che il loro progetto in fase di sviluppo, che non è ancora stato ufficialmente approvato, può ancora vedere la luce.
L’adattamento più recente di Bourne è stata la serie Treadstone, trasmessa dalla USA Network nel 2019 con Jeremy Irvine nel ruolo del protagonista. Deadline riporta invece che il possibile sequel, in fase di sviluppo con il regista di ConclaveEdward Berger e che potrebbe vedere il ritorno di Matt Damon nei panni di Jason Bourne, ha una sceneggiatura completa scritta da Joe Barton, autore della popolare serie spionistica di NetflixBlack Doves con Keira Knightley. Sembra dunque solo questione di tempo prima che il personaggio torni sul grande schermo.
La fine dell’episodio 2 di Alien: Pianeta Terra, “Mr. October”, vede Joe, il fratello biologico di Wendy, in pericolo dopo che lo Xenomorfo che gli ha quasi tolto la vita ritorna e lo porta via. Questo accade subito dopo che Wendy ha seguito l’ordine di Kirsch, uno scienziato della Prodigy che è anche un synth, di indagare sulla “frittata” di uova aliene all’interno dell’astronave caduta, la Maginot.
In quanto primo ibrido in assoluto – una coscienza umana scaricata in un corpo sintetico – nell’universo di Alien: Pianeta Terra, Wendy possiede una forza, una velocità e un’intelligenza sovrumane che la collocano, insieme agli altri ibridi Prodigy, in una categoria a sé stante.
Tuttavia, devono ancora incontrare il pericoloso cyborg Morrow, un fedele dipendente della società Weyland-Yutani che non si fermerà davanti a nulla per proteggere i vari esemplari a bordo della nave da ricerca.
Joe è stato ucciso dallo Xenomorfo?
Pochi istanti dopo che Wendy, nata come l’umana Marcy, si è ricongiunta con Joe, un medico Prodigy noto anche come Hermit, il loro legame viene brutalmente spezzato da uno Xenomorfo, che terrorizza diversi esseri umani sulla Terra. Questo accade pochi istanti dopo che lo Xenomorfo ha quasi mangiato Joe vivo, prima che Morrow neutralizzasse brevemente il mostro.
Sebbene Morrow abbia tecnicamente salvato la vita a Joe, è più che ovvio che non gli importa nulla di Joe o di qualsiasi altro essere umano sulla Terra. Il viaggio di Morrow è destinato a incrociare quello di Wendy e Joe nei prossimi episodi di Alien: Earth, soprattutto perché il suo obiettivo principale è quello di contenere lo Xenomorfo e gli altri esemplari alieni.
Anche se Joe è stato trascinato via dallo Xenomorfo alla fine dell’episodio 2 di Alien: Pianeta Terra, è più che probabile che non sia morto, almeno non ancora. Sembra che ci sia dell’altro nella storia di Joe dopo il ricongiungimento con Wendy, che è determinata a salvarlo e a proteggerlo dalla morte con ogni mezzo necessario.
Cosa significano le uova aliene sulla navicella spaziale per Kirsh, Morrow e gli altri
Le uova non terrestri viste alla fine dell’episodio 2 di Alien: Pianeta Terra sono probabilmente quelle dello Xenomorfo. Ciò indicherebbe che lo Xenomorfo è una regina e sarà particolarmente aggressivo nel cercare di proteggere i suoi piccoli. Le uova nell’universo di Alien sono chiamate ovomorfi e storicamente contengono quelli che sono comunemente noti come “facehugger”, che si attaccano a un ospite e iniettano il loro embrione.
Morrow continuerà probabilmente a lavorare instancabilmente per catturare tutti gli esemplari in libertà ed eliminare chiunque si metta sulla sua strada. Kirsh, tuttavia, ha anche un interesse personale nel recuperare gli esemplari per Boy Kavalier, il genio miliardario che ha investito nella società Prodigy quando era ancora un bambino.
Mentre Wendy sarà impegnata a cercare e salvare suo fratello, Kirsh probabilmente ordinerà agli altri ibridi di recuperare gli esemplari per Boy Kavalier.
Questo pone già le basi per una resa dei conti tra Morrow e gli ibridi, anche se questi ultimi sono solo un gruppo di ragazzini. Kirsh potrebbe rendersi conto che per sbarazzarsi di Morrow dovrà sporcarsi le mani.
Come Marcy è diventata Wendy grazie a Boy Kavalier e Prodigy
I primi due episodi di Alien: Pianeta Terra rivelano come Marcy, una ragazza affetta da una malattia terminale, sia stata “salvata” da Boy Kavalier, che ha avvicinato il padre di Marcy mentre lei era in ospedale. Boy Kavalier ha offerto di salvare la vita di Marcy in cambio di portarla nella sua isola di ricerca Neverland, dove la sua coscienza sarebbe stata trasferita in un essere umano sintetico che Marcy ha chiamato Wendy.
Sebbene Wendy sia un’innovazione rivoluzionaria con un immenso potenziale per sconfiggere la mortalità umana, tecnicamente è ancora di proprietà di Prodigy. A questo punto, Boy Kavalier e i suoi scienziati di Prodigy sono affascinati da Wendy, che crede ancora di essere umana, e le permettono di sperimentare le sue nuove abilità per comprendere meglio la loro creazione.
Il vero significato del ritrovamento della palla da baseball di Reggie Jackson da parte di Joe
Joe è un appassionato di baseball che ricorda di aver guardato le repliche delle vecchie partite della MLB con suo padre, scomparso prima degli eventi della serie. Joe trova per caso un autografo di Reggie Jackson, soprannominato Mr. October per le sue prestazioni stellari durante i playoff, su una palla da baseball delle World Series.
Per Joe, “Mr. October” è emblematico di qualcosa che suo padre gli disse quando era bambino. Parafrasando, il padre di Joe diceva che a volte la vita offre alle persone l’opportunità di brillare, e chi lo fa viene celebrato nella storia.
Nel contesto di Alien: Pianeta Terra, Joe è letteralmente l’unico essere umano che ha incontrato lo Xenomorfo ed è sopravvissuto, il che suggerisce che più avanti nella serie avrà il suo momento di gloria, forse con uno scopo “speciale” tutto suo.
Cosa aspettarsi dall’episodio 3 di Alien: Pianeta Terra
L’episodio 3 di Alien: Pianeta Terra, “Metamorphosis”, riprenderà sicuramente da dove si era interrotto il finale dell’episodio 2. Wendy cercherà di salvare Joe dallo Xenomorfo mentre Kirsh e Morrow lottano per il controllo degli esemplari. Le cose non sembrano andare bene per Slightly, uno degli ibridi, che è rimasto con l’“omelette” aliena e potrebbe finire per dimostrare se un ibrido può davvero morire.
La trama dell’episodio 3 di Alien: Pianeta Terra, che uscirà il 19 agosto 2025, recita: “La squadra torna a casa con un carico inaspettato. Si verifica un esperimento inquietante e viene scoperto un nuovo talento.”
Questo suggerisce che Kirsh e Wendy riusciranno a catturare lo Xenomorfo e a consegnarlo a Boy Kavalier, uccidendo potenzialmente Morrow nel processo. Se così fosse, il sovrano di Weyland-Yutani, di nome Yutani, cercherà probabilmente di riprendersi i suoi esemplari nell’episodio 3 di Alien: Pianeta Terra.
Mentre l’universo di Yellowstone di Taylor Sheridan continua ad espandersi, è stata rivelata la location del prossimo spin-off segreto. Yellowstoneha già diversi spin-off in cantiere, tra cui Y: Marshals di Kayce Dutton (Luke Grimes), lo spin-off di Yellowstone con Beth e Rip, The Madisondi Michelle Pfeiffer, 6666 basato su Four Sixes e un prequel intitolato 1944. Tuttavia, questo show sembra essere qualcosa di completamente nuovo.
In un articolo del San Antonio Express-News, è stato rivelato che la nuova serie di Sheridan sarà girata a Ferris, in Texas, una piccola città a 20 miglia a sud di Dallas con una popolazione di circa 5.000 persone. La serie sarà girata con il titolo Rio Palo, che in spagnolo significa “fiume di bastoni”. Rio Palo è probabilmente solo un titolo provvisorio e non il titolo ufficiale della serie.
Cosa significa Rio Palo per il franchise Yellowstone di Taylor Sheridan
Rio Palo sarà una vera e propria bomba per i fan di Yellowstone, che finora non sapevano nulla del nuovo spin-off. L’annuncio dell’inizio delle riprese di Rio Palo a Ferris, in Texas, arriva mentre i fan attendono con ansia notizie sui tanto attesi spin-off6666 e The Madison, in lavorazione da anni senza che sia stato mostrato nulla.
Dato che gli è stato dato un titolo separato, lo spin-off probabilmente non sarà collegato ad alcuno degli altri spin-off e scriverà invece un capitolo completamente nuovo del franchise di Yellowstone. Nella sua dichiarazione su Facebook, la città di Ferris ha sottolineato che la città “ha contribuito a costruire il Texas e la nazione”, sottolineando la reputazione di Ferris come “la capitale nazionale del mattone” (via Fort Worth Star-Telegram).
Molte delle serie TV di Taylor Sheridan mettono in risalto le industrie americane, come l’impero dell’allevamento di John Dutton (Kevin Costner) in Yellowstone o il business petrolifero di Billy Bob Thornton in Landman. Con Rio Palo, forse Taylor Sheridan punta a far luce su un altro aspetto sottovalutato dell’industria americana, portando alla ribalta una nuova famiglia di Yellowstone.
La città di Ferris ha annunciato in un comunicato che “una location di Ferris sarà il luogo in cui vivranno i personaggi principali della serie”. Anche se non si sa ancora chi saranno i protagonisti e quale ruolo avranno i loro personaggi nella serie, lo show promette di introdurre un nuovo gruppo di personaggi di Yellowstone.
Motherless Brooklyn – I segreti di una città (qui la recensione) segna la seconda regia di Edward Norton, che torna dietro la macchina da presa oltre vent’anni dopo il suo debutto con Tentazioni d’amore. Norton non solo dirige, ma interpreta anche il protagonista, Lionel Essrog, un investigatore privato affetto dalla sindrome di Tourette, capace di straordinaria memoria e determinazione. Il film è ispirato all’omonimo romanzo di Jonathan Lethem, vincitore del National Book Critics Circle Award, ma Norton ne rielabora profondamente l’ambientazione, spostando la storia dagli anni ’90 agli anni ’50 per accentuare le atmosfere noir e inserire riferimenti politici e sociali legati alla storia urbanistica di New York.
La pellicola affronta temi complessi e stratificati: dalla corruzione politica alla speculazione edilizia, passando per il razzismo sistemico e le disuguaglianze sociali. Il personaggio di Lionel, con le sue fragilità e ossessioni, diventa il filtro attraverso cui lo spettatore osserva una città in trasformazione, dove potere e interessi economici si intrecciano con segreti personali e tragedie collettive. Norton mette al centro non solo il mistero investigativo, ma anche un forte commento sulla lotta per la giustizia e la verità, facendo convivere la tensione del genere poliziesco con un’indagine umana e morale.
Per il suo intreccio intricato e per il modo in cui utilizza un caso criminale per svelare verità più ampie e scomode, Motherless Brooklyn – I segreti di una città richiama alla memoria un classico come Chinatown (1974) di Roman Polanski. In entrambi i film, un investigatore solitario si trova a fronteggiare un sistema corrotto che permea ogni livello della società, e la città stessa diventa un personaggio vivo e minaccioso. Tuttavia, mentre Chinatown ha un epilogo secco e devastante, il film di Norton si chiude con un finale ambiguo e ricco di sfumature, che lascia spazio a più interpretazioni. Nel resto dell’articolo analizzeremo in dettaglio questo finale, cercando di chiarirne i significati nascosti e le implicazioni morali.
La trama di Motherless Brooklyn – I segreti di una città
Il film segue le vicende di Lionel Essrog, un solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette, che si avventura a risolvere l’omicidio del suo mentore ed unico amico, Frank Minna. Armato solo di pochi indizi e della sua mentalità ossessiva, Lionel svela lentamente dei segreti gelosamente custoditi che tengono in equilibrio il destino dell’intera città. In un mistero che lo porta dai jazz club grondanti di gin di Harlem ai bassifondi di Brooklyn e, infine, ai salotti dorati dei potenti mediatori di New York, Lionel si scontra con i teppisti, la corruzione e l’uomo più pericoloso della città, per onorare il suo amico e salvare la donna che potrebbe essere la sua stessa salvezza.
La spiegazione del finale del film
Nel corso di Motherless Brooklyn – I segreti di una città, Lionel, fingendosi un giornalista interessato a un’inchiesta sull’urban renewal, approfondisce il legame con Laura, giovane donna legata al caso. La loro indagine li conduce in un locale che Frank stava monitorando, ma il padre di Laura, Billy, scambiando Lionel per un uomo al soldo di Moses Randolph, lo fa picchiare brutalmente. Salvato da un trombettista, Lionel scopre collegamenti compromettenti: Randolph sta intascando tangenti e i programmi di ricollocamento abitativo sono truffe. Emergono inoltre i legami familiari nascosti: Paul, fratello di Moses e ingegnere, è il vero padre di Laura, nato da un rapporto violento tra Moses e la madre della ragazza.
Quando Billy viene assassinato e la sua morte inscenata come suicidio, Lionel comprende che anche Laura è in pericolo e decide di proteggerla. Il confronto finale con Moses svela il cuore della cospirazione. L’uomo ammette di aver violentato la madre di Laura e di voler proteggere il proprio segreto a ogni costo. Lionel recupera prove decisive da un deposito di Pennsylvania Station: un atto di proprietà e il certificato di nascita di Laura. Con queste carte minaccia Moses, intimandogli di lasciare in pace la ragazza. Parallelamente, smaschera il corrotto Lieberman e affida le prove a un giornalista, mentre Laura viene messa in salvo con l’aiuto del trombettista.
Paul, però, vede infrangersi i suoi progetti di rinnovamento urbano quando Moses li boccia per ripicca. Il film si chiude con Lionel che raggiunge Laura nella casa al mare ereditata da Frank, in un momento sospeso tra pace ritrovata e incertezze future. Sul piano tematico, questo finale racchiude il senso dell’intera opera: la verità come strumento di giustizia, ma anche come arma fragile in un sistema che tende a proteggere il potere. Lionel, investigatore afflitto dalla sindrome di Tourette, diventa metafora di una coscienza ostinata, capace di superare limiti personali e ostacoli sociali pur di arrivare alla verità.
La salvezza di Laura non rappresenta solo un atto di protezione, ma anche il rifiuto di lasciarla intrappolata nello stesso meccanismo di corruzione e violenza che ha distrutto altre vite. Metaforicamente, il film riflette dunque sul volto oscuro della modernizzazione e sull’ipocrisia dei grandi progetti urbani, spesso mascherati da progresso ma radicati in interessi predatori. La figura di Moses incarna il potere incontrollato, capace di piegare la città e le persone alla propria volontà. Lionel, pur non potendo abbattere l’intero sistema, riesce a strappare una vittoria parziale: proteggere un’innocente, onorare la memoria di Frank e far emergere almeno una parte della verità.
Cosa ci lascia il film Motherless Brooklyn – I segreti di una città
È un epilogo che unisce amarezza e speranza, lasciando intendere che il cambiamento, seppur minimo, è possibile quando qualcuno sceglie di non voltarsi dall’altra parte. Motherless Brooklyn – I segreti di una città ci lascia così l’immagine di una lotta solitaria contro un sistema corrotto, in cui la verità è fragile ma preziosa. Attraverso Lionel, un investigatore imperfetto ma determinato, il film mostra come la perseveranza possa scalfire anche il potere più radicato. La salvezza di Laura diventa simbolo di resistenza personale, mentre la denuncia delle ingiustizie suggerisce che ogni piccolo atto di coraggio conta. È un racconto amaro e malinconico, che invita a non arrendersi di fronte all’ingiustizia e a credere nel valore della coscienza individuale.
Gli anni ’80 e ’90 hanno visto il culmine delle commedie romantiche, e una di quelle che occupa i primi posti in innumerevoli classifiche di questo genere è Harry ti presento Sally (qui la recensione). Diretto da Rob Reiner e scritto da Nora Ephron, il film vede Billy Crystal nel ruolo di Harry e Meg Ryan in quello di Sally, segnando l’inizio della carriera di quest’ultima come una delle attrici di commedie romantiche più popolari e amate degli anni ’90. Il film si svolge nell’arco di 12 anni, seguendo i personaggi del titolo in diversi momenti della loro vita.
Harry e Sally si incontrano nel 1977 quando Sally accetta di condividere un passaggio per New York City con il fidanzato della sua amica, Harry, che ha trovato lavoro lì, mentre Sally sta andando a frequentare la scuola di giornalismo. Sebbene all’inizio non vadano d’accordo, dopo un paio di incontri casuali nel corso degli anni, finiscono per diventare molto amici e stringere un legame speciale. Harry ti presento Sally ha poi un finale edificante, che avrebbe potuto però essere completamente diverso, confermando il suo messaggio originale nel modo peggiore possibile.
Il finale originale di Harry ti presento Sally non li avrebbe visti insieme
In un’intervista alla CNN, Rob Reiner ha parlato del finale originale che aveva previsto per Harry ti presento Sally e del motivo per cui ha finito per cambiarlo. Secondo Reiner, originariamente il film sarebbe finito con Harry e Sally che non si mettevano insieme, anche se non ha specificato se questo avveniva dopo l’incontro alla festa di Capodanno o se questo incontro non avveniva nemmeno nella versione originale. Reiner aveva motivi personali per non dare a Harry e Sally un lieto fine, spiegando che era stato sposato per un decennio e single per un altro, e “non riusciva a capire come avrebbe potuto stare con qualcuno”.
Reiner ha aggiunto di aver poi incontrato sua moglie durante le riprese di Harry ti presento Sally, il che ha portato al cambiamento del finale. “Non avevo incontrato nessuno, quindi il finale sarebbe stato che i due si sarebbero rivisti dopo anni, avrebbero parlato e poi si sarebbero allontanati l’uno dall’altra. Tuttavia, alla fine ho incontrato mia moglie Michele, con cui sono sposato da 35 anni. L’ho incontrata mentre stavamo girando il film e quindi ho cambiato il finale”. Nel film, dopo anni di solida amicizia, il rapporto tra Harry e Sally si complica quando si rendono conto dei sentimenti che provano l’uno per l’altra, ma li elaborano in modi molto diversi.
A una festa di Capodanno del 1988, Harry arriva e dichiara il suo amore per Sally, e più tardi si scopre che si sono sposati tre mesi dopo. Ora, l’argomento principale di Harry ti presento Sally è la questione spesso dibattuta: “Gli uomini e le donne possono essere solo amici?”, con il finale nella versione definitiva che mostra che possono esserlo, ma che molto probabilmente si svilupperà in una relazione romantica. Il finale originale avrebbe invece dimostrato che uomini e donne possono essere solo amici, anche dopo aver fatto sesso, ma dopo tutto quello che Harry e Sally avevano già passato, sarebbe stato frustrante e ingiusto se non fossero finiti insieme.
Come il finale originale di Harry ti presento Sally avrebbe influenzato la sua eredità
Una delle caratteristiche più notevoli delle commedie romantiche è il loro lieto fine, che spesso è un sollievo dopo tutto quello che i personaggi principali hanno passato per stare insieme. Il motivo per cui Reiner ha cambiato il finale di Harry ti presento Sally potrebbe essere stato personale, ma alla fine è stato un cambiamento in meglio per il suo messaggio e la sua eredità. Se Harry e Sally non fossero finiti insieme, la commedia romantica avrebbe probabilmente trasmesso il messaggio che uomini e donne non possono stare insieme se discutono apertamente di sesso e altri argomenti che a volte sono difficili da affrontare.
Avrebbe anche potuto trasmettere il messaggio che l’amicizia tra uomini e donne non può evolversi in una relazione romantica autentica e duratura. Questi messaggi negativi avrebbero cambiato in peggio l’eredità di Harry ti presento Sally e il futuro del genere della commedia romantica. Concludere una commedia romantica senza che i protagonisti finiscano insieme sarebbe diventato l’eredità del film, un finale inutilmente sovversivo e pessimista che avrebbe oscurato la commedia e altri elementi forti della storia, tra cui la famigerata e divertente scena della tavola calda in cui Sally dimostra come il piacere di una donna possa essere facilmente simulato.
Invece, Harry ti presento Sally mostra come l’onestà e le discussioni franche tra partner romantici possano alla fine portare a un lieto fine. Come Harry e Sally hanno scoperto nella loro storia e come Reiner ha scoperto nella sua vita, spesso ci vuole tempo, raramente è un percorso lineare e richiede la persona giusta, ma un lieto fine romantico è possibile sia nella finzione che nella realtà. Il finale di Harry ti presento Sally rende quindi il film una commedia romantica classica che ha aperto la strada ad alcune delle migliori storie emerse da allora nel genere.
Poly, diretto da Nicolas Vanier, è un film d’avventura per famiglie che unisce il gusto del racconto classico con la sensibilità moderna per i temi dell’amicizia e del rispetto per gli animali. Ambientato nella Francia degli anni Sessanta, segue la storia di Cécile, una bambina appena trasferitasi in un piccolo villaggio del sud, che stringe un legame speciale con Poly, un pony maltrattato dal proprietario di un circo. L’opera si colloca così nel filone del cinema familiare che punta su emozioni genuine e paesaggi suggestivi, offrendo uno sguardo delicato ma intenso sulle relazioni umane e sul rapporto con la natura.
Il film trae ispirazione dal celebre romanzo per ragazzi di Cécile Aubry, già adattato in una popolare serie televisiva francese degli anni Sessanta. Vanier, già affermatosi per un altro adattamento di Aubry quale Belle & Sebastien, conferma qui il suo interesse per storie ambientate in scenari incontaminati, dove i protagonisti si confrontano con sfide morali e avventure che li fanno crescere. In Poly, il percorso di Cécile diventa anche un racconto di formazione, in cui coraggio, lealtà e determinazione si intrecciano con la volontà di proteggere chi non può difendersi.
In termini di atmosfera e temi, Poly richiama ovviamente Belle & Sebastien, ma anche War Horse, dove l’amicizia tra un giovane e un animale diventa il motore emotivo della narrazione e un catalizzatore di cambiamento. Come in queste opere, l’elemento avventuroso si unisce a una forte componente emotiva, rendendo la storia accessibile a tutte le età ma capace di toccare corde profonde. Nel resto dell’articolo, ci concentreremo sul finale di Poly, ma anche sull’indicare dove si sono svolte le riprese del film!
Elisa de Lambert in Poly
La trama di Poly
Il film segue la storia di Cécile (Elisa de Lambert), una ragazzina di 10 anni, che durante l’estate del 1964, è costretta dalla madre Louise (Julie Gayet) a lasciare Parigi per trasferirsi in un piccolo villaggio nel sud della Francia. Una volta arrivata sul posto, Cécile non è contenta: la nuova casa non le piace, l’integrazione con gli altri bambini del villaggio è difficile, e le manca suo padre, in viaggio per l’Italia. Cécile si sente sola e annoiata fino a quando un circo di passaggio si ferma vicino casa.
La star dello spettacolo è un pony di nome Poly, che purtroppo viene maltrattato dal mostruoso proprietario del circo, Brancalou (Patrick Timsit). Determinata a salvarlo, Cécile decide di proteggerlo e organizzare la sua fuga. Inseguiti da Brancalou e dal misterioso Victor (François Cluzet), Cécile e Poly intraprendono una fuga ricca di imprevisti, che diventerà un vero viaggio di crescita e una straordinaria avventura di amicizia.
Le location dove si sono svolte le riprese
In Poly, Nicolas Vanier trasforma le location in veri e propri personaggi, rendendo il territorio parte integrante del racconto. Il film si apre con le suggestive ambientazioni della zona vinicola di Beaucastel, catturate con la consueta attenzione per i dettagli che caratterizza il regista. Le riprese si sono svolte interamente in Francia, privilegiando luoghi capaci di trasmettere autenticità e fascino. Il dipartimento del Gard, con i suoi paesaggi rurali e la natura incontaminata, ospita alcune delle scene più memorabili: Montclus e i suoi dintorni, le spettacolari cascate di Sautadet sul fiume Cèze e la spiaggia del campeggio omonimo, oltre ai pittoreschi villaggi medievali di Aiguèze e La Roque-sur-Cèze.
A completare il mosaico visivo, troviamo Saint-Ambroix e Saint-Cyr-sur-Dourdan, quest’ultima nel Loiret, scelta per sostituire idealmente il villaggio spagnolo di Rupit, che nella serie televisiva originale del 1961 rappresentava il paese di Théodore. Vanier, come dichiarato, ama “fare del territorio un attore del film”, e in Poly questo approccio si traduce in un’ambientazione bucolica e poetica che amplifica il tema della fuga e della rinascita. Le colline del Cévennes e l’atmosfera rurale dell’Occitania diventano cornice e motore emotivo, offrendo allo spettatore un viaggio visivo in perfetta sintonia con la dolcezza e la profondità della storia.
Elisa de Lambert in Poly
Il finale del film
Nel climax del film Poly, Cécile e il pony vengono braccati senza tregua dai responsabili del circo, decisi a riprendersi l’animale. La fuga sembra destinata a concludersi con la cattura, ma un incontro inatteso cambia le sorti della storia: tra le colline del Cévennes, la bambina trova rifugio presso Victor, un uomo solitario e apparentemente scontroso, che vive lontano dal paese. Inizialmente riluttante a farsi coinvolgere, Victor rimane colpito dalla determinazione e dal legame sincero che unisce Cécile a Poly, decidendo così di schierarsi dalla loro parte.
Con l’aiuto di Victor, Cécile riesce a trovare la forza e i mezzi per affrontare apertamente i maltrattatori del pony. Il loro intervento consente di raccogliere prove delle violenze subite da Poly, portando la vicenda all’attenzione delle autorità. L’azione della bambina, unita alla determinazione del suo nuovo alleato, smaschera le pratiche crudeli del circo e garantisce a Poly una liberazione definitiva. L’animale viene accolto in una riserva naturale, dove può vivere libero e al sicuro, lontano dagli abusi.
Il film si conclude così con un’atmosfera di pace e rinnovamento: Cécile, dopo le difficoltà affrontate, ha ritrovato fiducia in sé stessa e un nuovo equilibrio con sua madre, Louise. Il legame con Poly, nato in un momento di fragilità, diventa il simbolo di una rinascita personale e familiare. Gli ultimi fotogrammi, scanditi dalla bellezza dei paesaggi dell’Occitania, suggellano un lieto fine che celebra la libertà, l’amicizia e il coraggio di lottare per ciò che si ama.
Il prossimo film di M. Night Shyamalan, Remain, è stato descritto come un thriller romantico soprannaturale, ma la trama completa non è stata ancora rivelata. Come noto, il progetto è basato su un’idea che il regista ha concepito insieme allo scrittore Nicholas Sparks, autore dell’omonimo romanzo che uscirà ad ottobre. Ad oggi sappiamo solo che Remain vede protagonisti Jake Gyllenhaal, Julie Hagerty, Phoebe Dynevor, Tracy Ifeachor, Ashley Walters, Maria Dizzia, Hannah James e Kieran Mulcare.
L’uscita del film nelle sale è prevista per il 23 ottobre 2026. Sia Sparks che Shyamalan sono produttori di Remain, insieme ai coproduttori Marc Bienstock, Ashwin Rajan e Theresa Park. Secondo quanto ora riportato dal truccatore Donald Mowat su Instagram, le riprese di Remain sono ufficialmente terminate. Mowat ha parlato della “bellissima estate” trascorsa insieme al team a Providence, nel Rhode Island, negli Stati Uniti. Nel suo post ha dichiarato chiaramente: “È finita!”.
Mowat ha pubblicato questa foto insieme alle immagini dei due attori protagonisti del film, Gyllenhaal e Dynevor. Entrambi non sembrano indossare i costumi di scena, quindi continuano a nascondere la natura dei loro personaggi. Con questo aggiornamento sulle riprese, in ogni caso, tutto sembra procedere secondo i piani per l’uscita prevista il prossimo anno, dato che sono stati concessi oltre 12 mesi per la post-produzione dopo il completamento delle riprese principali.
Questo dovrebbe essere un tempo sufficiente per consentire al team di montare e realizzare tutti gli effetti visivi necessari per un film soprannaturale come questo. Nel frattempo, Shyamalan continua a mantenere il segreto su molti aspetti del film. La situazione cambierà probabilmente questo autunno, quando il romanzo di Sparks uscirà il 7 ottobre. Anche se non si sa quanto le storie siano simili tra loro, il romanzo avrà probabilmente la stessa trama generale del film e quindi influirà sull’arco narrativo del film.
Leonardo DiCaprio è stato intervistato dal regista di Una battaglia dopo l’altra, Paul Thomas Anderson, per l’ultima copertina della rivista Esquire dedicata all’attore e l’attore ha rivelato che il suo più grande rimpianto professionale è stato quello di aver rifiutato l’offerta di Anderson per Boogie Nights – L’altra Hollywood quasi 30 anni fa. DiCaprio, come ormai noto, era la scelta originale di Anderson per interpretare Eddie Adams, il ragazzo che abbandona la scuola superiore e diventa una delle star più famose dell’industria pornografica con il nome di Dirk Diggler. Ma DiCaprio era già impegnato in Titanic, un ruolo che lo avrebbe trasformato in una star del cinema mondiale.
“Lo dirò anche se sei qui: il mio più grande rimpianto è non aver partecipato a Boogie Nights”, ha ammesso DiCaprio. “È stato un film seminale per la mia generazione. Non riesco a immaginare nessun altro che Mark Wahlberg in quel ruolo. Quando finalmente ho visto quel film, ho pensato che fosse un capolavoro. È ironico che sia proprio tu a farmi questa domanda sui rimpianti, ma è vero“.
Secondo quanto si racconta, Anderson voleva Leonardo DiCaprio in Boogie Nights dopo aver visto il giovane attore in Ritorno dal nulla del 1995. Quando rifiutò il ruolo, DiCaprio disse ad Anderson di prendere in considerazione invece il suo co-protagonista in quello stesso film, Mark Wahlberg. Il resto è storia. Ora, trent’anni dopo, DiCaprio e Anderson hanno finalmente avuto l’occasione di collaborare con Una battaglia dopo l’altra, il loro primo film insieme che uscirà nelle sale a settembre.
Nel film DiCaprio interpreta Bob Ferguson, un rivoluzionario fallito che lotta per salvare sua figlia adolescente, Willa (Chase Infiniti). “Perché ci abbiamo messo così tanto tempo?”, ha chiesto Anderson a DiCaprio riguardo alla loro collaborazione. “So che Una battaglia dopo l’altra è rimasto sulla tua scrivania per molto tempo”, ha risposto DiCaprio. “Era una storia personale per te sotto molti aspetti e sicuramente pertinente al mondo in cui viviamo oggi. Ma alla fine, il motivo per cui volevo fare questo film era piuttosto semplice: volevo lavorare con te, Paul, da circa vent’anni, e mi piaceva l’idea di un rivoluzionario fallito che cerca di cancellare il suo passato, scomparire e provare a vivere una vita normale crescendo sua figlia”.
La trama e il cast di Una battaglia dopo l’altra con Leonardo DiCaprio
Una battaglia dopo l’altra ha per protagonista l’ex rivoluzionario e attivista per i diritti civili Bob Ferguson vive un’esistenza pacifica con la compagna afroamericana Perfidia. I due hanno una bambina, Wilma. Quando il colonnello Steven J. Lockjaw, loro vecchia conoscenza, torna in scena a capo di un gruppo di supremazia bianca, Bob raduna i suoi vecchi amici del gruppo liberale French 75 per dargli battaglia. Anche perché Lockjaw non tollera che esistano figli nati da unioni interrazziali, e quindi Wilma è in pericolo.
Il film, scritto e diretto da Paul Thomas Anderson, ha per protagonista l’attore Premio Oscar Leonardo DiCaprio. Accanto a lui, nel cast, anche i vincitori di Oscar Benicio del Toro e Sean Penn, affiancati da Regina Hall, Teyana Taylor e Chase Infiniti, oltre a Wood Harris e Alana Haim. Il film sarà al cinema dal 25 settembre.
Prime Video ha pubblicato il trailer completo del suo nuovo thriller The Girlfriend – La fidanzata, che potrebbe diventare la tua prossima ossessione in streaming. ConOlivia Cooke, Robin Wright e Laurie Davidson. Davidson interpreta Daniel, che presenta la sua nuova fidanzata Cherry (Cooke) a sua madre Laura (Wright) e le cose non vanno esattamente secondo i piani.
Nel trailer di The Girlfriend, Laura diventa sempre più paranoica, convinta che Cherry non sia chi dice di essere e che in realtà voglia rubarle suo figlio. Cherry provoca sottilmente Laura, guardandola negli occhi mentre bacia Daniel e commettendo altre trasgressioni che la portano a mettere in discussione ciò che crede stia accadendo. Guarda il trailer qui sotto:
Il trailer di The Girlfriend è sensuale e inquietante
Cooke ha conquistato il grande schermo in House of the Dragon e, sebbene il suo personaggio Alicent sia detestabile, la sua interpretazione è stata lodata, e giustamente. In The Girlfriend, Cooke sembra basarsi sulla natura intrigante di Alicent, dato che il suo personaggio Cherry si intromette tra madre e figlio.
Anche se la relazione tra Cherry e Daniel viene messa sotto la lente d’ingrandimento, sembra che Laura abbia alcune domande a cui rispondere riguardo alla sua ossessione per il figlio e se si tratti di una dinamica sana. È solo paranoica perché teme di perdere Daniel a causa di questa donna che sembra odiarla, o ha paura di lasciar andare l’unico uomo della sua vita?
Antony Starrha scritto un commosso addio al suo personaggio Homelander della serie Amazon The Boys, di cui si sono da poco concluse le riprese della quinta e ultima stagione, definendo l’esperienza “il momento clou della mia carriera”. In una lunga didascalia su Instagram accompagnata da foto dal dietro le quinte della satira sui supereroi, Starr ha detto di aver “aspettato un po’ per lasciare che le cose si sistemassero e elaborare la fine di questo show” prima di pubblicare il post.
“È difficile (per me) esprimere a parole quanto sia stata incredibile questa avventura. Quanta vita e quanta crescita ci sono state. Quanto è fantastico il team. È stato davvero il momento clou della mia carriera“, ha scritto Starr. ”Quando abbiamo iniziato, non avevo idea di cosa mi aspettasse. Questo colosso è partito e non si è mai fermato. Tranne che per quel momento del Covid. Oh, e gli scioperi. Anche quelli sono stati un problema. Ma a parte quelle due volte, non si è mai fermato, lasciando audacemente il segno nel panorama televisivo. Non c’è niente di simile. Vive in una dimensione tutta sua“.
Con la produzione dell’ultima stagione ormai conclusa, Starr ha poi ringraziato “l’incredibile troupe canadese. Il fantastico team di produzione. Il cast incredibilmente talentuoso. Le persone di Amazon e Sony che hanno scommesso su questa cosa folle (e hanno fatto un’ottima scelta nel scritturarmi) e tutte le altre persone che hanno contribuito in qualche modo, grande o piccolo, a questo show bellissimo, complesso, contorto e delizioso”.
Riguardo al ruolo di Homelander, il leader estremamente potente ed egocentrico del gruppo di supereroi corrotti I Sette, Starr ha detto: “Questo personaggio complicato mi ha permesso di scoprire e superare i limiti in un modo che non mi sarei mai aspettato e sarò sempre grato per questa esperienza”. Ha poi ringraziato lo showrunner Eric Kripke, che ha definito il suo “co-genitore di questo personaggio contorto e geniale”.
“Abbiamo creato un mostro. E mi mancherà lui, e mi mancherai tu”, ha continuato. “Fino a quando non lanceremo l’ultima stagione. Quando ti rivedrò. Ma questo capitolo creativo è chiuso e mi mancherà, fratello”. Infine, Starr ha rivolto un “enorme grazie ai fan. Voi siete la linfa vitale. Senza di voi, non potremmo fare tutto questo. I nostri fan non sono secondi a nessuno. Vi voglio un bene pazzo… e ho il massimo rispetto per i vostri gusti”. Ha poi concluso come: “Okidoke gente. Abbiamo cucinato per l’ultima volta. Non vedo l’ora di mostrarvi cosa abbiamo preparato. A presto, Homelander, chiudo”.
Il cast di The Boys vede protagonisti Karl Urban, Jack Quaid, Antony Starr, Erin Moriarty, Jessie T. Usher, Laz Alonso, Chace Crawford, Tomer Capone, Karen Fukuhara, Colby Minifie, Claudia Doumit e Cameron Crovetti. Nella quarta stagione hanno recitato anche Susan Heyward, Valorie Curry e Jeffrey Dean Morgan. Nella quinta stagione Jensen Ackles riprenderà il ruolo di Soldier Boy.
The Boys è basata sul fumetto certificato bestseller dal New York Times, creato da Garth Ennis e Darick Robertson, qui in veste anche di executive producer, e sviluppato dall’executive producer e showrunner Eric Kripke. The Boys è prodotta da Amazon Studios e Sony Pictures Television Studios, in collaborazione con Kripke Enterprises, Original Film e Point Grey Pictures. La serie è disponibile su Prime Video.
Netflix ha pubblicato il primo trailer di Steve, con protagonista il premio Oscar Cillian Murphy. Basato sul romanzo “Shy” di Max Porter del 2023, il film “segue una giornata cruciale nella vita del preside Steve (Murphy) e dei suoi studenti in un riformatorio dell’ultima possibilità, in un mondo che li ha abbandonati. Mentre Steve lotta per proteggere l’integrità della scuola e impedirne l’imminente chiusura, lo vediamo alle prese con i propri problemi di salute mentale. Parallelamente alle difficoltà di Steve, incontriamo Shy (Jay Lycurgo), un adolescente tormentato, diviso tra il suo passato e il suo futuro, che cerca di conciliare la sua fragilità interiore con il suo impulso all’autodistruzione e alla violenza“, secondo la sinossi ufficiale.
Accanto a Cillian Murphy e Jay Lycurgo (“Generation Z”, “The Batman”) recitano Tracey Ullman (“The Actor”, “Curb Your Enthusiasm”), Simni Ajikawo (“Top Boy”, “Venom: La furia di Carnage”) ed Emily Watson (“The Legend of Ochi”, “Dune: Pophecy”). Non è la prima volta che Murphy lavora in un’opera di Porter. Nel 2019 ha recitato nell’adattamento teatrale del suo libro del 2015 “Grief Is the Thing With Feathers”. I due hanno anche collaborato al cortometraggio del 2021 “All of This Unreal Time”. Murphy ha anche lavorato in precedenza con il regista di Tim Mielants, prima nella terza stagione di “Peaky Blinders” e poi nell’apprezzatissimo film del 2024 “Piccole cose come queste”.
Steve uscirà in alcuni cinema il 19 settembre e su Netflix il 3 ottobre.
A24 ha appena diffuso il primo trailer ufficiale di Marty Supreme. Il film inizia con Marty (Timothée Chalamet) al telefono che chiacchiera con una star del cinema (interpretata da Gwyneth Paltrow) e dimostra di essere anche un attore chiedendole di aprire il giornale, dove un articolo lo definisce “il prescelto”. Sebbene quella scena sia comica, diventa subito chiaro che Marty è molto appassionato di ping-pong ed è disposto a sacrificare tutto per il successo, perché questo sport è popolare all’estero e lui lo considera il suo biglietto per la gloria. Segue poi una serie di scene intense di gioco e di drammi interpersonali, accompagnate da un remix di “Forever Young”.
La sinossi ufficiale del tanto atteso film di Josh Safdie basato sulla vita del giocatore di ping pong Marty Reisman recita: “Un giovane con un sogno che nessuno rispetta attraversa l’inferno e torna indietro alla ricerca della grandezza”. Il film, oltre a Timothée Chalamet e Gwyneth Paltrow vanta un cast composto da Fran Drescher nel ruolo della madre di Marty e ancora il rapper Tyler, the Creator, il mago Penn Jillette, Odessa A’zion, il personaggio di “Shark Tank” Kevin O’Leary (alias Mr. Wonderful) e il regista Abel Ferrara.
La commedia drammatica sportiva è un racconto romanzato della vita reale di Marty Reisman, cinque volte medaglia di bronzo ai Campionati mondiali di tennis tavolo, scomparso nel 2012. Il direttore della fotografia Darius Khondji ha dichiarato all’inizio di quest’anno che Chalamet si è allenato a fondo per interpretare la star del ping pong. “Voleva essere come un vero giocatore di ping pong [professionista] quando ha iniziato le riprese”, ha detto Khondji.
Chalamet è da tempo un fan dichiarato dei fratelli Safdie, tanto da aver scritto un saggio per Variety nel 2019 sul loro thriller con Adam SandlerDiamanti grezzi. “Negli ultimi dieci anni, i due hanno continuato a realizzare opere contemporanee, crude e senza vincoli, ciascuna delle quali si basa sulle caratteristiche della precedente, ma senza mai sacrificare la loro innata grinta”, ha scritto l’attore candidato all’Oscar.
Marty Supreme segna inoltre il ritorno alla regia di Josh Safdie dopo aver co-diretto Diamanti grezzi con suo fratello Benny Safdie, e il suo primo lungometraggio da solista dopo il debutto nel 2008 con “The Pleasure of Being Robbed”. Josh Safdie ha scritto Marty Supreme insieme a Ronald Bronstein e i due sono anche produttori insieme a Eli Bush, Anthony Katagas, Chalamet e A24.
Alien: Pianeta Terra (qui la nostra recensione) è destinato a aprire nuovi orizzonti per il franchise decennale, con l’arrivo dei mostri in un ambiente più familiare. Alien ha debuttato nel 1979, quando il rivoluzionario film di Ridley Scott ha unito fantascienza e horror in un modo che ha innovato entrambi i generi. Ora, il franchise di Alien comprende nove film ed è pronto a tuffarsi nella sua prima serie TV.
La serie vedrà finalmente una storia live-action ambientata in questo universo svolgersi sulla Terra. Non solo i personaggi di Alien: Earth introdurranno una nuova forma di sintetici con gli “ibridi”, ma la serie incorporerà anche molti aspetti ben noti del film, tra cui gli Xenomorfi. In questo caso, Alien: Pianeta Terra funge da prequel dell’Alien del 1979, quando una misteriosa nave che trasporta pericolosi esemplari precipita sulla Terra.
Alien: Pianeta Terra è ambientato prima degli eventi di Alien
La storia narrata nella serie è ufficialmente ambientata nel 2120, due anni prima degli eventi dell’Alien del 1979, quando Ripley e l’equipaggio della Nostromo incontrarono gli orrori di LV-426. La nave al centro della serie si chiama Maginot e, in base alla durata della sua missione, potrebbe alterare i dettagli del franchise di Prometheuse Alien: Covenant.
I film e le serie TV di Alien in ordine cronologico
Se la serie avrà più stagioni, cosa che sembra già probabile viste le recensioni positive di Alien: Pianeta Terra, c’è la possibilità che la storia possa condurre direttamente agli eventi degli altri film. Colmare il divario potrebbe potenzialmente rispondere a domande di lunga data, tra cui se Weyland-Yutani sapesse cosa aspettava l’equipaggio della Nostromo su LV-426.
La storia di Alien: Pianeta Terra, di cosa parla e chi sono i personaggi
Con l’annuncio di ulteriori dettagli su Alien: Pianeta Terra, è stata rivelata anche una breve sinossi che descrive la trama di base: “Quando una misteriosa astronave precipita sulla Terra, una giovane donna (Sydney Chandler) e un gruppo eterogeneo di soldati tattici fanno una scoperta fatidica che li mette faccia a faccia con la più grande minaccia del pianeta”.
Come suggerisce il titolo, gli Xenomorfi e altre creature sono precipitati sulla Terra con il Maginot. Da lì, la storia sembra essere simile a molti dei precedenti film di Alien. Un gruppo di soldati, guidato da una giovane donna di nome Wendy, condurrà le indagini sul relitto e su qualsiasi orrore lo abbia accompagnato, scatenando minacce che cambieranno per sempre le principali società al potere.
Timothy Olyphant, Alex Lawther ed Essie Davis sono solo alcuni dei talenti incredibili che completeranno il cast principale. Un altro personaggio intrigante è Samuel Blenkin nei panni di Boy Kavalier, il CEO di Prodigy, che sta mettendo a repentaglio la moralità con i suoi esperimenti ibridi nella speranza di ottenere più potere con ogni mezzo necessario.
Nel punto della linea temporale in cui si colloca la serie, ci sono cinque grandi corporazioni che controllano il mondo: Weyland-Yutani, Prodigy, Threshold, Dynamic e Lynch. Mentre Yutani sembra essere dietro la raccolta delle creature in Alien: Piante Terra, Prodigy vuole il controllo poiché la nave è precipitata nel suo territorio.
I collegamenti tra la serie TV e il resto del franchise entreranno sicuramente in gioco, ma gran parte dell’attenzione rimarrà sui personaggi e sui concetti originali. Considerando che il film Alien originale presentava un equipaggio che era completamente all’oscuro delle misteriose forme di vita aliene che rappresentavano una minaccia così grande, sembrerebbe che qualsiasi cosa la serie riveli avrà un impatto minimo sugli altri film.
Tuttavia, potrebbe presentare un collegamento interessante attraverso la Weyland-Yutani Corporation. Dopo essersi concentrato principalmente sulle origini di Weyland e sul lato operativo dell’azienda nei film, Alien: Pianeta Terra esplorerà finalmente la famiglia Yutani e quel lato della fusione Weyland-Yutani.
Essendo un prequel, la storia offre l’ambientazione ideale per approfondire questa storia, con l’opportunità di avere una panoramica delle relazioni tra le due organizzazioni e i loro fondatori, e della loro importante partnership. Alien: Pianeta Terra può anche spiegare l’interesse iniziale delle società per le forme di vita aliene, risalente a decenni prima che Ripley e il suo equipaggio si trovassero faccia a faccia con tali mostri.
I Fantastici Quattro: Gli Inizi (qui la nostra recensione) ha saltato la storia delle origini della squadra, il che significa che abbiamo potuto vedere i loro classici costumi dei fumetti solo in un breve flashback della loro prima battaglia con l’Uomo Talpa. Non sappiamo se esista una versione più lunga di quella scena. Tuttavia, i protagonisti sono stati mostrati mentre indossavano quei costumi in alcune foto dal dietro le quinte, il che suggerisce che in origine quei costumi avessero un po’ più di tempo sullo schermo.
La pagina Instagram ufficiale di I Fantastici Quattro: Gli Inizi ha ora condiviso alcune prime pagine di giornali di Terra-828, tra cui una con una foto in bianco e nero della Prima Famiglia Marvel nei costumi ispirati a quelli ideati da Jack Kirby. Il titolo recita: “Scontro epico: i Fantastici 4 sconfiggono Mastermind, Mad Thinker”. Le altre due prime pagine si concentrano invece sulla trasformazione dei Fantastici Quattro in supereroi e su Sue Storm che negozia la pace con l’Uomo Talpa. Si possono vedere cliccando qui queste foto su Instagram.
“Volevo davvero fare dei costumi diversi questa volta”, ha recentemente dichiarato Alexandra Byrne, costumista di I Fantastici Quattro: Gli Inizi, a GQ. “E i costumi lavorati a maglia e a coste mi sembravano una buona soluzione. Tuttavia, non è possibile realizzare un intero costume in questo modo. Deve avere un po’ di tecnologia ‘Reed’, altrimenti è solo una tutina lavorata a maglia”. Ha aggiunto: “Abbiamo guardato alla fantascienza degli anni ’60, dove i costumi sono molto più grezzi. All’epoca non avevamo fibre tecniche, quindi ho guardato all’abbigliamento da sci degli anni ’60, che aveva molte nervature ed era molto elastico”.
Leggi qui i nostri approfondimenti su I Fantastici Quattro: Gli Inizi:
Nella nostra recensione abbiamo scritto: “I Fantastici Quattro: Gli Inizi conferma ciò che già si pensava in seguito alla diffusione dei materiali promozionali: è un progetto ben pensato, ben diretto, che sa dosare l’intimità e l’azione, che grazie ai suoi variegati protagonisti si rivolge ad un pubblico ampio, dai più giovani fino ai padri e alle madri.”.
Nella giornata di ieri un video in cui Charlie Cox si riferiva alla seconda stagione di Daredevil: Rinascita come alla stagione “finale” della serie è diventato virale sui social media. Ciò ha causato un certo panico tra i fan, anche se il modo disinvolto con cui Cox lo ha detto suggeriva da subito che si fosse espresso male. Anche se una terza stagione non è stata ancora ufficialmente confermata, il capo della Marvel Television Brad Winderbaum aveva infatti rivelato che l’intenzione è quella di continuare la serie.
Ora, l’attore Vincent D’Onofrio, che interpreta Kingpin, ha confermato che la seconda stagione di Daredevil: Rinascita non è stata pensata come l’ultima della serie. Rispondendo ai fan su X, ha detto che le notizie non erano “vere”, aggiungendo che “ci sono buone possibilità che ci sarà una terza stagione”. Questo ovviamente dipenderà dall’accoglienza riservata alla seconda serie di episodi.
Tuttavia, secondo quanto riportato dai media, la Marvel Studios e Disney+ sono state più che soddisfatte dei risultati ottenuti dalla prima stagione di Daredevil: Rinascita al suo debutto in streaming. D’Onofrio aveva accennato per la prima volta a un possibile progetto per una terza stagione a maggio, suggerendo ancora una volta che tutto dipenderà dalla reazione positiva dei fan alla prossima puntata. “Se ci daranno il via libera, abbiamo già un piano”, ha rivelato D’Onofrio.
“Sta ai fan guardare la serie ed entusiasmarsi. Sta a noi soddisfarli e raccontare la storia nel modo giusto. Non vediamo l’ora“. Ci sono innumerevoli direzioni che la terza stagione di Daredevil: Rinascita potrebbe prendere. Ad esempio, molti fan hanno detto che vorrebbero vedere Matt Murdock e Wilson Fisk entrambi dietro le sbarre, un’idea esplorata per la prima volta durante la serie Daredevil di Ed Brubaker e Michael Lark.
In Daredevil: Rinascita della Marvel Television, Matt Murdock (Charlie Cox), un avvocato cieco con capacità straordinarie, lotta per ottenere giustizia nel suo vivace studio legale, mentre l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio) persegue le sue iniziative politiche a New York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli uomini si ritrovano inevitabilmente su una rotta di collisione. Entrambi torneranno nella Stagione 2.
La serie vede la partecipazione anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e Jon Bernthal. Dario Scardapane è lo showrunner.
Il cast di Alien: Pianeta Terra (qui la nostra recensione) comprende una grande varietà di attori acclamati, star emergenti, icone della fantascienza e molto altro ancora, e vale la pena conoscerli tutti. La serie, come noto, è la prima volta che la serie un capitolo del franchise ci porta sulla Terra (nel canone) dopo Alien – La clonazione. Pertanto, è ambientato in un periodo precedente rispetto alla maggior parte degli altri film della serie e presenta un cast di personaggi completamente nuovo.
Per la natura stessa della sua storia, Alien: Pianeta Terra presenta quindi una grande varietà di personaggi e attori. Dai giovani attori che interpretano gli ibridi infantili conosciuti come i Lost Boys ai veterani della fantascienza, il cast della serie è ricco di talento. Scopriamo allora tutto quello che c’è da sapere sul nuovo gruppo di personaggi che si troverà a doversi scontrare con il terribile Xenomorfo.
Il cast e i personaggi protagonisti di Alien: Pianeta Terra
Sydney Chandler nel ruolo di Wendy
Sydney Chandler è cresciuta nella periferia di Austin, in Texas. Ha ottenuto il suo ruolo di svolta nel 2022, quando ha interpretato Chrissie nella miniserie Pistol della FX. Da allora, Chandler ha avuto altri due ruoli importanti, in Don’t Worry Darling e Sugardi Apple TV+ al fianco di Colin Farrell. Chandler lavora anche come sceneggiatrice, avendo scritto il cortometraggio Chemistry.
In Alien: Pianeta Terra interpreta Wendy, uno degli ibridi dotato di un corpo sintetico in cui è stata infusa la mente di una bambina umana. Conosciuta da bambina come Marcy, era affetta da una malattia terminale e ha accettato di partecipare all’esperimento di Prodigy sull’immortalità. Ora Wendy coglie l’occasione per cercare suo fratello Hermit, che non vede da tempo.
Alex Lawther è nato a Petersfield, nell’Hampshire, in Inghilterra. Lawther ha ottenuto il suo ruolo di svolta nel 2014, quando ha interpretato la versione giovane del personaggio di Benedict Cumberbatch, Alan Turing, in The Imitation Game. Da allora, Lawther ha continuato ad avere una prolifica carriera di attore, principalmente in serie televisive come The End of the F***ing World e Andor.
Lawther interpreta Joe, noto anche come “Hermit”, in Alien: Pianeta Terra. Hermit è il fratello di Marcy, anche se non è a conoscenza del programma ibrido di Prodigy né del fatto che Marcy sia ora Wendy. Credendo che la sua famiglia sia morta, Hermit lavora per la Prodigy Corporation come medico che assiste un gruppo di mercenari. Questo ruolo lo porta sull’USCSS Maginot quando questa precipita sulla Terra.
Timothy Olyphant nel ruolo di Kirsh
Timothy Olyphant è nato a Honolulu, nelle Hawaii, ed è cresciuto a Modesto, in California. Olyphant ha ottenuto il suo ruolo di svolta nel 2004, quando ha iniziato a interpretare Seth Bullock nella serie Deadwood della HBO. Olyphant aveva già una carriera rispettabile prima di questa serie, avendo recitato in film come Scream 2 e Go. Da allora ha continuato ad avere una carriera televisiva molto prolifica in serie come Justified e Santa Clarita Diet.
Olyphant interpreta Kirsh in Alien: Pianeta Terra. Egli è uno dei sintetici (o androidi) della serie e capo scienziato della Prodigy Corporation. Funge inoltre da guardiano e insegnante dei Lost Boys, il gruppo di ibridi di cui fa parte Wendy. Kirsh considera se stesso e gli ibridi una forma di vita superiore rispetto agli “animali” come gli esseri umani.
Samuel Blenkin è nato a Cheltenham, nel Gloucestershire, in Inghilterra. Blenkin ha ottenuto il suo ruolo di svolta non in un film o in una serie TV, ma nella produzione teatrale del West End di Harry Potter e la maledizione dell’erede, dove ha interpretato Scorpius Malfoy. Da allora, Blenkin ha avuto ruoli di rilievo in serie come Black Mirror e The Witcher: Blood Origin.
Blenkin interpreta Boy Kavalier in Alien: Pianeta Terra. Kavalier è l’amministratore delegato della Prodigy Corporation, la nuova società che domina la Terra. Descritto come un bambino prodigio e un genio, egli è estremamente sicuro di sé e della propria intelligenza. Ha progettato la tecnologia utilizzata per creare gli ibridi e crede che sia la migliore possibilità di immortalità per l’umanità.
Babou Ceesay nel ruolo di Morrow
Babou Ceesay è nato a Barnet, nel Middlesex, in Inghilterra, ma è cresciuto in Africa occidentale. Ceesay ha ottenuto il suo ruolo di svolta nel 2017, quando ha recitato in Guerrilla. Prima di questo film, Ceesay ha recitato in alcuni ruoli di rilievo in film e serie televisive britannici, come Severance e Getting On. Più recentemente, Ceesay ha recitato in serie televisive come Into the Badlands e We Hunt Together.
Ceesay interpreta Morrow in Alien: Pianeta Terra. Morrow è un cyborg, un essere umano il cui corpo è stato modificato utilizzando la tecnologia cibernetica. Nello specifico, il braccio di Morrow è stato sostituito e ora può trasformarsi in una varietà di strumenti. Morrow lavora per la Weyland-Yutani ed è l’unico sopravvissuto all’atterraggio di fortuna della Maginot. Ha il compito di recuperare i campioni fuggiti durante il viaggio.
Essie Davis è nata a Hobart, in Tasmania, Australia. Davis ha ottenuto il successo mondiale nel 2014 con il film The Babadook. Prima di allora, Davis aveva recitato in alcuni ruoli importanti in film come Matrix Reloaded e La ragazza con l’orecchino di perla. Dopo il 2014, Davis si è concentrata maggiormente su serie televisive come Exposure e Faraway Downs.
Davis interpreta Dame Sylvia in Alien: Pianeta Terra. Si tratta di un’altra scienziata della Prodigy e ha un ruolo cruciale negli esperimenti sugli ibridi. Descritta come un’anima gentile, Dame Sylvia funge da figura materna per i Lost Boys e fornisce sostegno emotivo ai bambini.
Il cast dei personaggi secondari di Alien: Pianeta Terra
Adarsh Gourav nel ruolo di Slightly: Gourav interpreta Slightly in Alien: Pianeta Terra. Slightly è un membro dei Lost Boys e un caro amico di Wendy, anche se si comporta in modo più infantile di lei. Gourav è noto principalmente per i film e le serie televisive indiani come Guns & Gulaabs e The White Tiger.
Jonathan Ajayi nel ruolo di Smee: Ajayi interpreta Smee, un altro Lost Boy e membro entusiasta e disponibile del gruppo, felice di farne parte. Ajayi è noto per serie televisive come Vigil e film come Chief of Station.
Erana James nel ruolo di Curly: Curly è un’altra Lost Boy, ma è ancora più grata a Boy Kavalier e Prodigy rispetto ai suoi amici e compagni di squadra. James è nota per serie televisive come The Wilds e Bad Behaviour.
Lily Newmark nel ruolo di Nibs: Nibs in Alien: Pianeta Terra è un altro Lost Boys e, dato che era la bambina più malata prima di entrare nel suo corpo ibrido, ha difficoltà ad adattarsi. Newmark è nota per film come Solo: A Star Wars Story e Pincushion.
Kit Young nel ruolo di Tootles: Young interpreta Tootles, l’ultimo membro dei Lost Boys ed era il più anziano tra gli umani prima di diventare un ibrido. Young è noto per serie come Shadow and Bone e film come The Beautiful Game.
Diêm Camille nel ruolo di Siberian: Siberian è una mercenaria che lavora con Hermit e si prende cura di lui come se fosse suo fratello. Camille è nota per serie come La Ruota del Tempo e Washington Black.
David Rysdahl nel ruolo di Arthur Sylvia: Rysdahl interpreta Arthur, il quale è sposato con Dame Sylvia e lavora anche come scienziato al progetto sugli ibridi. Rysdahl è noto per film come Dead Pigs e Nine Days.
Sandra Yi Sencindiver nel ruolo di Yutani: Yutani è una delle leader della famigerata società Weyland-Yutani e sua nonna ha inviato la Maginot in missione 65 anni prima dell’inizio della serie. Sencindiver è nota per serie come Foundation e Geek Girl.
Il costume di Supermanindossato da David Corenswet viene finalmente svelato senza i mutandoni in una nuova featurette dell’universo DC. Come noto, un aspetto che è sempre stato molto discusso dai fan e dal team creativo era se il costume avrebbe incluso i famosi mutandoni rossi. Dato che il costume indossato da Corenswet alla fine ha incluso questo aspetto, gli spettatori possono ora farsi un’idea migliore di come sarebbe stato se non li avessero inclusi affatto grazie alle immagini trapelate di questo contenuto extra.
Nella featurette “Adventures in the Making of Superman”, viene infatti messo in evidenza il processo di realizzazione dei costumi. In una parte del filmato, il costume di Corenswet viene dunque mostrato senza i mutandoni, offrendo ai fan la migliore visione possibile del suo costume senza di essi (l’immagine si può vedere qui). Come riportato, questo contenuto extra sarà incluso nell’edizione digitale, 4K UHD e Blu-ray del film Superman.
Perché il costume di Superman con i mutandoni è stata la scelta giusta
Sebbene il costume di Superman possa funzionare con o senza i pantaloncini (come dimostrato da Zack Snyder con L’uomo d’acciaio), la versione DCU ha tratto vantaggio dalla decisione del team di costumisti di includerli. I pantaloncini non sono solo un grande easter egg della DC e un elemento iconografico noto del personaggio, ma anche un ritorno al look visto l’ultima volta in Superman Returns del 2006. Il design del costume per il film DCU ha chiaramente beneficiato del loro utilizzo. Come si vede nella foto tratta dal featurette di Superman, il costume sembra semplicemente troppo strano senza i pantaloncini, il che avrebbe potuto portare a una reazione negativa sui social media.
28 anni dopo: The Bone Temple collegherà elementi nuovi e consolidati dell’universo post-apocalittico di Danny Boyle e Alex Garland, in particolare con il ritorno confermato di Cillian Murphy nel ruolo di Jim. Il coinvolgimento di Murphy nella trilogia prevista di sequel di 28 giorni dopo è stato ampiamente documentato, ma al momento poco si sa sui dettagli della sua partecipazione.
La mancanza di informazioni ha suscitato scalpore quando è stato pubblicato un primo trailer di 28 anni dopo, che mostrava un infetto dall’aspetto emaciato che somigliava molto a Murphy. Molti fan sono però rimasti delusi quando è poi stato rivelato che Murphy non sarebbe apparso affatto in questo film, ma ora il suo futuro nella serie è stato ulteriormente chiarito.
In un’intervista con Deadline, Cillian Murphy ha infatti confermato che tornerà nei panni di Jim in 28 anni dopo: The Bone Temple. “Penso che Danny (Boyle) lo abbia già confermato. Quindi posso confermarlo“, ha affermato l’attore riguardo la sua presenza nel prossimo film. La star ha anche confermato che sarà al centro del terzo film, anche se ha sottolineato che la realizzazione del terzo film non è ancora certa. “Quindi, affinché ciò accada, tutti devono andare a vedere Bone Temple“, ha concluso l’attore.
Anche se in precedenza era stato riportato che Cillian Murphy faceva parte del cast di 28 anni dopo: The Bone Temple, la conferma da parte dell’attore stesso rafforza ulteriormente l’idea che il suo ruolo nel sequel sia importante. Murphy sarà il primo personaggio dei film precedenti ad apparire in questa nuova esplorazione del mondo di 28 giorni dopo. La dichiarazione di Murphy sul terzo film fa poi eco a quanto Boyle e Garland hanno detto sul film. Boyle ha sottolineato che era necessario raccogliere i fondi per realizzare il film, sottintendendo che ciò non sarebbe stato possibile senza il successo al botteghino di The Bone Temple.
Sembra che John Boyega aveva aspettative diverse per il suo arco narrativo in Star Wars, rispetto a ciò che è stato poi portato sul grande schermo. Durante un’apparizione al Fan Expo Boston (come riportato da ScreenRant), Boyega, che ha interpretato Finn, lo Stormtrooper diventato soldato ribelle nella trilogia sequel della saga, ha infatti detto che si aspettava che il suo personaggio diventasse un Jedi insieme a Rey dopo Il risveglio della Forza. Pensava anche che fossero destinati a diventare nemici dopo che entrambi avessero padroneggiato la Forza.
“Penso di aver dato per scontato che fosse sensibile alla Forza dal copione di ‘Il risveglio della Forza’ o almeno quando sono arrivato alla fine del copione di ‘Il risveglio della Forza’”, ha detto. “Pensavo che stessero pianificando due Jedi. In realtà pensavo che sarebbero stati un po’ come Obi-Wan e Darth Vader. Che ci saremmo rivoltati l’uno contro l’altro o qualcosa del genere”.
Come noto, la possibile sensibilità alla Forza di Finn rimane inespressa al termine di L’ascesa di Skywalker, ma è possibile che l’argomento venga ripreso con l’annunciato prossimo film (al momento noto come New Jedi Order) in cui Daisy Ridleyriprenderà il ruolo di Rey. Attualmente Boyega non è confermato come parte del film, ma sarebbe strano non vederlo comparire. Se ciò avverrà, sarà l’occasione per dare uno sviluppo a quanto immaginato da Boyegaa per il suo personaggio.
John Boyega critico nei confronti della saga di Star Wars
Dal debutto dell’ultimo capitolo della trilogia, L’ascesa di Skywalker del 2019, Boyega non ha parlato molto bene del suo periodo nella galassia lontana lontana. Nel 2020 ha infatti dichiarato a GQ che la Disney ha pubblicizzato il suo personaggio “come molto più importante di quanto non sia in realtà” per promuovere la diversità dei film, per poi “metterlo da parte” quando i film sono usciti. “Voi sapevate cosa fare con Daisy Ridley, sapevate cosa fare con Adam Driver”, ha aggiunto Boyega all’epoca.
“Ma quando si trattava di Kelly Marie Tran, quando si trattava di John Boyega, non sapevate un ca**o. Quindi cosa volete che dica? Quello che vogliono che dica è: ‘Mi è piaciuto farne parte. È stata una grande esperienza…’ No, no, no. Accetterò questo accordo quando sarà una grande esperienza”. Nonostante le sue critiche, Boyega rimane un fan “enorme, enorme” di “Star Wars”, secondo un’intervista del 2023 con Total Film.
“Ero la persona sul set che correggeva le cose”, ha detto Boyega. “Come i soldati jet volanti che avevamo in L’ascesa di Skywalker. Poe diceva: ‘Ora volano’, e io pensavo che avessero visto i soldati jet volanti della serie animata The Clone Wars. Io gioco ai videogiochi di Battlefront. Ho un rapporto solido con tutto ciò che riguarda Star Wars”.
Angelina Jolie sarà la protagonista del nuovo thriller di spionaggio The Initiative, che la vedrà nuovamente collaborare con il regista di Mr. & Mrs. Smith, Doug Liman. La Universal è attualmente in trattative per assicurarsi questo progetto di grande successo, con F. Scott Frazier (Collide, xXx – Il ritorno di Xander Cage) incaricato di scrivere la sceneggiatura – i cui dettagli sono ancora segreti – e Jeff Kirschenbaum come produttore per la Roth/Kirschenbaum Films.
Come Liman, anche la RK Films ha un solido rapporto con la Jolie, avendo sostenuto i film di successo della Disney Maleficent, in cui lei ha interpretato il ruolo principale. Sebbene i dettagli della trama siano ancora segreti, The Initiative sembra riportare la Jolie ai thriller d’azione che l’hanno resa una megastar del botteghino, tra cui Salt, The Tourist e Wanted – Scegli il tuo destino.
Dove abbiamo visto di recente Angelina Jolie?
Vincitrice dell’Oscar come migliore attrice non protagonista per Ragazze interrotte, la Jolie è apparsa di recente in Maria di Pablo Larraín, dove ha ottenuto recensioni entusiastiche per la sua interpretazione della famosa soprano Maria Callas. Prima ancora è entrata a far parte del Marvel Cinematic Universe con un ruolo da protagonista in Eternals, dove ha interpretato Thena (un ruolo che l’attrice dovrebbe riprendere in futuro), e in Quelli che mi vogliono morto.
Di recente è anche stata protagonista di Senza sangue, il film con Salma Hayek Pinault e Demian Bichir, basato sul romanzo di Alessandro Baricco. Prossimamente, la Jolie reciterà nel dramma bilingue Couture di Alice Winocour, che ha anche prodotto, ed è prevista l’adattamento cinematografico di Anxious People di Marc Foster.
Sarebbero in corso trattative preliminari per la realizzazione di un prequel di Weapons, il suo film horror di grande successo scritto e diretto da Zach Cregger, uscito questo fine settimana, come confermato da Deadline. I dettagli della trama sono ancora segreti e non è chiaro in che veste Cregger parteciperà al progetto, dato che siamo ancora in una fase iniziale. È però stato riportato che New Line Cinema e Warner Bros. stanno corteggiando Zach Cregger per realizzare un prequel sulla zia Gladys, basato in parte sul materiale che aveva ideato per il personaggio e che non è stato inserito nel film.
Fonti indicano che al momento Cregger ha in programma altri due film che lo terranno impegnato nel prossimo futuro. Attualmente sta preparando il prossimo film di Resident Evil per la Sony e si prevede che poi si dedicherà a un progetto originale intitolato Flood. Cregger ha inoltre rivelato di aver scritto uno spin-off sul mondo di Batman intitolato Henchmen, ma questo progetto non è al momento stato confermato.
Il fatto che esista già una parte della storia del misterioso personaggio noto come Gladys significa che, se Cregger fosse abbastanza interessato a tornare a bordo del treno di Weapons, scrivere una sceneggiatura per un lungometraggio potrebbe non essere un’impresa così ardua come, ad esempio, inventare una nuova storia per un sequel (anche se il regista ha confermato di avere delle idee a riguardo).
Quando tutti i bambini di una stessa classe, tranne uno, scompaiono misteriosamente nella stessa notte esattamente alla stessa ora, l’intera comunità si ritrova a interrogarsi su chi – o cosa – sia responsabile della loro sparizione. Il film è interpretato da Josh Brolin, Julia Garner, Alden Ehrenreich, Austin Abrams, Cary Christopher, con Benedict Wong e Amy Madigan. Cregger firma la regia del film da una sua sceneggiatura originale.
Belle & Sebastien – L’avventura continua (qui la nostra recensione) è il sequel del fortunato Belle & Sebastien del 2013, diretto da Christian Duguay e tratto dall’amatissima serie di romanzi per ragazzi di Cécile Aubry, già adattati in passato in una celebre serie televisiva francese degli anni ’60. Il film appartiene al genere dell’avventura familiare, con forti elementi drammatici e paesaggistici, e prosegue le vicende del giovane Sébastien e della sua inseparabile cagnona Belle, ambientate tra le suggestive montagne delle Alpi francesi. Come nel primo capitolo, il racconto unisce momenti di tenerezza e amicizia a sequenze più tese e avventurose, in un equilibrio che lo rende adatto a un pubblico di tutte le età.
Rispetto al film precedente, L’avventura continua porta con sé una posta in gioco più alta e un tono più drammatico. La storia si colloca due anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, quando Sébastien scopre che Angelina, la giovane donna che considera come una sorella maggiore, è rimasta coinvolta in un incidente aereo. Convinto che sia ancora viva, il ragazzo parte insieme a Belle per una missione di salvataggio che lo condurrà attraverso scenari impervi e sfide sempre più pericolose. Questa nuova avventura introduce anche personaggi inediti, come Pierre, un pilota dal passato misterioso, che si unirà al viaggio, contribuendo ad ampliare il respiro narrativo.
Il film non si limita però a ripetere la formula del primo capitolo, ma ne arricchisce la trama con un intreccio più complesso, una tensione narrativa costante e un uso ancora più spettacolare delle ambientazioni naturali. Il legame tra Sébastien e Belle rimane il cuore pulsante della storia, ma l’avventura si apre a una dimensione più epica e cinematografica, con scene d’azione e momenti di forte impatto visivo. Nel resto dell’articolo ci concentreremo proprio su questo aspetto, svelando le meravigliose location dove Belle & Sebastien – L’avventura continua è stato girato, tra vette innevate, villaggi pittoreschi e paesaggi alpini di rara bellezza.
Félix Bossuet in Belle & Sebastien – L’avventura continua
La trama di Belle & Sebastien – L’avventura continua
Nel secondo film la Seconda guerra mondiale è finalmente terminata. Sebastien (Félix Bossuet) ha 10 anni e vive ancora a Saint Martin, sempre in compagnia del gigantesco amato cagnone bianco, Belle, e dello spigoloso Cesar (Tchéky Karyo). La bella e coraggiosa Angelina (Margaux Châtelier), partita 2 anni prima insieme alla Resistenza, è stata onorata con un’emblematica medaglia per i servizi resi durante gli anni del conflitto. Tutti a casa sono in trepidante attesa di rivederla, ignari che l’aereo militare sul quale sta viaggiando per ritornare dai suoi cari ha avuto un terribile incidente: si è rovinosamente schiantato al suolo sulle foreste transalpine, al confine tra Francia e Italia.
Messi al corrente dell’accaduto tuttavia, Cesar e Sebastien sono convinti che Angelina non sia morta e vogliono mettersi in viaggio per raggiungere il luogo dell’esplosione e iniziare le ricerche. Cesar non perde tempo e si rivolge all’enigmatico pilota Pierre Marceau (Thierry Neuvic), conoscente di vecchia data giunto da poco in paese. Nonostante Cesar glielo avesse negato, il temerario Sebastien, salito di nascosto sul velivolo insieme all’inseparabile Belle, si troverà così a vivere con lui la complicata e rischiosa spedizione di salvataggio. In realtà Pierre è molto più di un semplice conoscente, una particolare storia lega l’uomo al bambino, senza che i due ne siano consapevoli.
Le location dove è stato girato il film
Per quanto riguarda le location dove si sono svolte le riprese di Belle & Sebastien – L’avventura continua, si è tornati innanzitutto a esplorare la bellezza della Haute Maurienne-Vanoise, nella regione della Savoia, dove si era ambientato anche il primo capitolo. Qui si svolgono molte delle scene chiave: i paesaggi di montagne innevate, le valli solitarie e i sentieri impervi che Sébastien e Belle percorrono alla ricerca di Angelina. È in questi scorci naturali che il film ritrova la magia dei primi momenti dell’amicizia tra il ragazzo e il cane, ma con un tono ancora più maturo ed epico.
Margaux Chatelier e Félix Bossuet in Belle & Sebastien – L’avventura continua
La produzione si è poi spostata nel dipartimento dell’Ain, nella regione del Haut-Bugey, per girare scenari ricchi di storia e scenografia elaborata. In luoghi come Charix, Izernore e Arbent sono state ricreate ambientazioni che richiamano la fine della Seconda Guerra Mondiale: ad esempio, presso il lac Genin è stata girata la scena dell’atterraggio di emergenza dell’aereo di Angelina. Nella zona di Izernore, si è costruito un intero accampamento di rifugiati. Ad Arbent, infine, l’aerodromo ha ospitato riprese con veri velivoli d’epoca, tra cui un Beechcraft 18 in livrea dell’US Army, per restituire un’ambientazione storicamente credibile e scenograficamente d’impatto
Le location scelte per il film non sono dunque solo scenografie: rappresentano l’elemento narrativo stesso. Le vette innevate, i villaggi incastonati tra le montagne e i boschi rigogliosi trasformano la natura in coprotagonista, riflettendo visivamente le emozioni dei personaggi — speranza, perdita, determinazione. In particolare, l’uso di location reali come la Haute Maurienne e i paesaggi dell’Ain conferisce al racconto visivo una dimensione di autenticità e poesia che rafforza il legame tra Sébastien, Belle e il mondo che li circonda.
Cani sciolti (qui la recensione), diretto da Baltasar Kormákur, è un film d’azione che unisce elementi di buddy cop e commedia, tratto dall’omonimo fumetto scritto da Steven Grant e disegnato da Mateus Santolouco. Il fumetto originale, pubblicato da Boom! Studios, racconta la storia di due agenti sotto copertura che si trovano coinvolti in una rete di tradimenti e inganni, tema centrale anche nella trasposizione cinematografica. Il film mantiene il tono irriverente e dinamico della graphic novel, bilanciando scene d’azione adrenaliniche con momenti di umorismo brillante, tipico del genere buddy cop che vede protagonisti due personaggi con caratteri opposti costretti a collaborare.
Per Denzel Washington, Cani sciolti rappresenta un ruolo in cui si coniuga la sua consueta presenza carismatica e autoritaria con una vena più leggera e giocosa, rispetto ad altri suoi film più drammatici o intensi. Il suo personaggio si inserisce infatti nella sua filmografia come esempio di eroe cinico ma dotato di un codice morale personale. Mark Wahlberg, al contrario, con il suo stile diretto e spesso ironico, porta il suo tipico carisma da action star, confermando la sua abilità nel recitare ruoli che mixano azione e comicità. La coppia Washington-Wahlberg crea così un equilibrio efficace, facendo di questo un film che riesce a intrattenere senza prendersi troppo sul serio, pur affrontando temi complessi come il tradimento e la corruzione.
Nel corso dell’articolo, sarà dunque dedicato un approfondimento agli eventi finali di Cani sciolti, momenti cruciali per la risoluzione della trama e per il destino dei protagonisti. Verranno analizzati i colpi di scena, le alleanze che si rivelano e le motivazioni dietro le scelte dei Bobby e Stig, offrendo una chiave di lettura che aiuti a comprendere meglio le dinamiche di potere e fiducia nel film. Questa analisi sarà utile a valorizzare la complessità di un finale ricco di tensione e azione, ma anche di umanità.
Durante l’ultimo anno di servizio, l’agente della DEA Bobby Trench (Denzel Washington) e l’ufficiale della marina statunitense Marcus Stigman (Mark Wahlberg) hanno lavorato sotto copertura per infiltrarsi in un potente giro di narcotrafficanti. Nonostante abbiano scoperto di essere entrambi dalla parte della legge, i due continuano a guardarsi con sospetto e poca fiducia. Per loro sfortuna, l’unico modo per sopravvivere è fare squadra: dopo aver fallito una delicata missione che consisteva nell’infiltrarsi in un cartello di droga messicano, i due agenti vengono abbandonati dai loro capi, i quali negano persino la loro esistenza.
Trench e Stigman si trovano quindi inseguiti dalle autorità – per chiuderli in prigione – e dal boss Papi Greco (Edward James Olmos), che invece li vorrebbe sotto terra. Incastrati in una sanguinaria rete fatta di rivalità e corruzione, gli agenti sono inseguiti e minacciati da tutte le parti, ma le competenze criminali che hanno sviluppato durante il lavoro di copertura si riveleranno utili per cercare di salvarsi. Questa si rivelerà la sfida più pericolosa delle loro carriere ma insieme, e con la follia che li contraddistingue, cercheranno dunque di uscirne come solo loro potrebbero saper fare.
La spiegazione del finale del film
Nel finale di Cani sciolti, Bobby e Stig rapiscono Papi e riescono a chiarire i loro dissapori prima di interrogarlo nel garage di Rees. Papi rivela che Earl è un agente CIA e che i 43 milioni di dollari rubati rappresentano la quota della CIA sui profitti del narcotraffico, pagata da Papi e altri cartelli in cambio dell’uso di aerei militari per contrabbandare droga oltre il confine. Quando la casa viene attaccata dalla squadra di Quince, Bobby, Stig e Rees riescono a fuggire, mentre Papi si dilegua. I tre vengono poi catturati dagli uomini di Papi e portati alla sua fattoria, dove, dopo una violenta percosse, ricevono 24 ore di tempo per restituire il denaro o Rees sarà ucciso.
Bobby riesce a infiltrarsi nell’ufficio di Quince alla Naval Air Station di Corpus Christi, scoprendo che Quince è il fidanzato di Rees e che entrambi avevano pianificato di rubare il denaro per sé. Nel frattempo, Stig chiede aiuto all’ammiraglio Tuwey, superiore di Quince, che ordina l’arresto di quest’ultimo ma disconosce Stig per tutelare la reputazione della Marina. Entrambi riescono a fuggire dagli agenti militari, ma Papi uccide Rees per la mancata restituzione del denaro. Bobby poi si rende conto che i soldi sono nascosti in una stanza di motel frequentata da lui e Rees. Stig torna alla fattoria di Papi per vendicarsi, ma viene circondato dai suoi uomini. Quince ed Earl intervengono, mentre Bobby arriva in auto con i soldi e fa esplodere il veicolo, scatenando una sparatoria.
La spiegazione del finale di Cani sciolti evidenzia dunque la complessità morale dei protagonisti e il tema della corruzione istituzionale. La scoperta che la CIA gestisce segretamente fondi derivati dal narcotraffico sottolinea una rete di inganni e collusioni che vanno oltre il semplice conflitto tra criminali e giustizieri. Bobby e Stig non sono solo vendicatori, ma agiscono in un contesto dove le regole sono piegate da interessi nascosti e potere occulto. La morte di Rees e il tradimento di Quince confermano la natura spietata del gioco in cui si sono immersi, ma anche la necessità di fare giustizia a modo loro.
Il gesto finale di Bobby, che spara a Stig come “pagamento” per una ferita subita, rappresenta la complessità della loro relazione: tra lealtà e rivalità, fiducia e diffidenza. La decisione finale di continuare a smantellare le “banche segrete” della CIA indica che la loro battaglia è solo all’inizio, aprendo uno scenario di lotta contro un sistema corrotto e invisibile. In questo senso, il film lascia quindi aperta la possibilità di un proseguimento (che ad oggi non c’è stato), ma soprattutto sottolinea come, in un mondo dominato da compromessi morali, l’eroismo si manifesti in scelte difficili e ambigue.
In trappola – Don’t get out (il cui titolo originale è Steig. Nicht. Aus!), diretto dal regista tedesco Christian Alvart, è un thriller psicologico ad alta tensione che fonde elementi di horror e suspense in una storia claustrofobica. Il film esplora il terrore della trappola mortale in cui si ritrova intrappolato un padre con i propri figli, mettendo in scena dinamiche di paura, paranoia e lotta per la sopravvivenza. La regia di Alvart si concentra sull’atmosfera opprimente e sull’incertezza costante, costruendo un crescendo di ansia che tiene lo spettatore con il fiato sospeso.
Tematiche come la vulnerabilità umana, la fiducia tradita e la brutalità nascosta dietro la facciata ordinaria emergono nel racconto, accomunando In trappola – Don’t Get Out ad altri titoli di genere Speedo Il giorno sbagliato. La claustrofobia, il senso di isolamento e la lotta per scappare da un luogo apparentemente innocuo ma in realtà letale ricordano anche pellicole come Collateral. Questi riferimenti aiutano a inquadrare il film all’interno di un panorama di thriller che giocano sull’ansia dello spettatore e sulla paura del confinamento.
Nel corso dell’articolo, sarà approfondito il finale di In trappola – Don’t Get Out, spesso oggetto di interpretazioni diverse per la sua ambiguità e i colpi di scena. Verranno analizzate le scelte narrative che lo caratterizzano e il modo in cui chiudono il cerchio della vicenda, svelando il vero significato degli eventi e il destino dei protagonisti. Questo approfondimento sarà utile a comprendere appieno il messaggio del film e a valorizzarne l’impatto emotivo.
Hannah Herzsprung in In trappola – Don’t Get Out
La trama di In trappola – Don’t get out
Protagonista del film è Karl Brendt, imprenditore edile di successo e padre amorevole. Una mattina, prima di andare al lavoro, Karl fa salire nella sua auto i figli Josefine e Marius per accompagnarli a scuola. Tuttavia, dopo essere partito, riceve una telefonata minacciosa: dall’altra parte dell’apparecchio la voce di uno sconosciuto lo minaccia di far esplodere una bomba nascosta sotto il suo sedile, se solo i suoi figli tenteranno di abbandonare la vettura.
In cambio delle loro vite, il criminale chiede a Karl una grossa somma di denaro. Nel frattempo, Simone, la moglie di Karl, sospetta che suo marito abbia rapito i loro figli e chiede alla polizia di mettersi sulle sue tracce. Inseguito dalla polzia e alla mercé del criminale che lo tiene in scacco, per Karl ha inizio una disperata lotta contro il tempo nel tentativo di salvare la sua vita e quella dei suoi figli prima che sia troppo tardi.
La spiegazione del finale del film
Il finale di In trappola – Don’t get out vede l’auto di Karl circondata dalla polizia in Gendarmenmarkt. Pia Zach, esperta di esplosivi, scopre che effettivamente sono state collocate delle bombe sull’auto, mentre l’ispettore Drache, capo dell’operazione, è fermamente convinto che Karl abbia intenzioni criminali pericolose. Mentre Marius viene fatto uscire dall’auto senza problemi, Josefine resiste all’ordine di scendere, temendo che il padre possa essere ucciso se lasciato solo. Invece di uscire, decide di salire sul sedile del passeggero per restare accanto a Karl.
Una scena di In trappola – Don’t Get Out
La tensione aumenta quando un uomo che dovrebbe essere il fratello di Karl tenta di convincerlo a desistere, ma si rivela essere in realtà il ricattatore, intenzionato a vendicarsi per la moglie suicida dopo una sfratto causato dai progetti edilizi di Karl. Questo conferma le paure dell’ispettore Drache sull’effettiva pericolosità di Karl. Il ricattatore annuncia di aver attivato un timer e che Karl ha solo cinque minuti per ottenere il denaro. Karl fugge a bordo dell’auto, seguito dalla moglie, che ha scoperto che il vero fratello è in Thailandia, e da un folto contingente di polizia. Arrivati sulle rive della Sprea, Josefine esce volontariamente dall’auto, mentre il ricattatore prende il suo posto.
La spiegazione del finale si lega strettamente ai temi della responsabilità e della redenzione che percorrono tutto il film. Karl, inizialmente ritratto come un uomo irrazionale e potenzialmente pericoloso, ammette solo alla fine di aver agito con leggerezza e senza pensare alle conseguenze nei suoi progetti edilizi che hanno portato alla tragedia personale del ricattatore. La decisione disperata di lanciarsi con l’auto nel fiume – uscendone all’ultimo e condannando il ricattatore a morte – rappresenta un gesto estremo di volontà di chiudere quel capitolo doloroso, tentando allo stesso tempo di salvare se stesso e di assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Inoltre, il finale evidenzia il conflitto tra giustizia e vendetta, ma anche il bisogno di riconciliazione. La presenza della moglie che ritira l’ordine di sparare e accompagna Karl con la polizia mostra come, nonostante le tensioni, ci sia ancora spazio per la comprensione e il perdono. La riconciliazione familiare finale dopo la pena scontata simboleggia una rinascita possibile, in cui la consapevolezza degli errori diventa il punto di partenza per ricostruire legami e fiducia, coerentemente con il messaggio morale che il film vuole trasmettere.
Dopo aver lasciato il gruppo con un altro grande mistero nel finale della stagione precedente, il trailer della quinta stagione di Only Murders in the Building mostra come riprenderà dalla sospensione della quarta stagione. Il video mostra il gruppo centrale di podcaster che indaga sulla morte di Lester, oltre a presentare la nuova serie di sospetti, tra cui Christoph Waltz, Logan Lerman e Renée Zellweger.
La sinossi della nuova stagione recita infatti: “Dopo la scomparsa del loro amato portiere Lester, morto in circostanze sospette, Charles, Oliver e Mabel si rifiutano di credere che si tratti di un incidente. La loro indagine li conduce negli angoli più oscuri di New York e oltre, dove il trio scopre una pericolosa rete di segreti che collega potenti miliardari, criminali della vecchia guardia e misteriosi residenti dell’Arconia. I tre si accorgono di una frattura più profonda tra la città leggendaria che credevano di conoscere e la nuova New York che si evolve attorno a loro: una città in cui la criminalità radicata lotta per restare a galla mentre in campo scendono nuove forze ancora più pericolose“.
Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez saranno come sempre i protagonisti anche di questa nuova stagione, che debutterà il 9 settembre in esclusiva su Disney+ in Italia, con tre episodi disponibili al lancio, seguiti da nuovi episodi ogni settimana. La nuova stagione si avvarrà anche di guest star speciali che includono Meryl Streep, Da’Vine Joy Randolph, Richard Kind, Nathan Lane, Bobby Cannavale, Téa Leoni, Keegan-Michael Key, Beanie Feldstein, Dianne Wiest, Jermaine Fowler e molti altri.
Lindsay Lohan eJamie Lee Curtis analizzano il finale di Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo. Sebbene la storia di Quel pazzo venerdì, originariamente un libro, sia stata adattata diverse volte, il suo capitolo più recente è Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo, che è un sequel diretto della versione del 2003, in cui si alza la posta in gioco con più personaggi e scambi di corpi.
Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo è stato finora ben accolto, ottenendo un Tomatometro del 72% su Rotten Tomatoes. I fan lo hanno apprezzato ancora di più, assegnando al film un Popcornmetro del 93%. Quel pazzo venerdì ha anche incassato la notevole cifra di 43,8 milioni di dollari al botteghino finora, un ottimo inizio per un reboot di una commedia cinematografica.
Tramite Entertainment Weekly, Curtis e Lohan hanno spiegato il finale di Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo. Lohan ha interpretato il finale come “un momento in cui i loro due mondi possono coesistere“, riferendosi ad Anna (Lohan) e a sua figlia Harper (Julia Butters). Curtis ha espresso la sua commozione per la scelta della canzone nel finale, dicendo che è “il motivo per cui si va al cinema“.
Anche la regista di Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo, Nisha Ganatra, è intervenuta riguardo all’esperienza di Lily (Sophia Hammons) nella conclusione. Pensa che ciò che alla fine “spacca tutto” sia quando Lily realizza che i Coleman, uniti a suo padre (Manny Jacinto), sono la sua vera famiglia. Ecco le citazioni complete qui sotto:
Lindsay Lohan:Penso che sia un momento in cui i loro due mondi possono coesistere. Sua madre può ancora realizzare i suoi sogni, e sua figlia può ancora far parte di quei sogni, e possono vivere insieme, perché sono una cosa sola. Lei viene da sua madre. Possono affrontare qualsiasi tempesta. Qualunque novità cambierà la loro vita, dare vita a questa nuova famiglia, è possibile. Tutto ciò di cui hanno bisogno è l’uno dell’altra. Questo è il tassello mancante che non hanno riconosciuto per tutto il tempo.
Jamie Lee Curtis: Ricordo la prima volta che ho letto, quando dice che la canzone non parla di Jake [Chad Michael Murray], e poi l’ho ascoltata. È molto toccante. È il motivo per cui vai al cinema, è il motivo per cui vai a vedere un film Disney. Avere un momento in cui all’improvviso ti avvicini e stringi la mano alla persona seduta accanto a te, che sia tua madre, tua nonna, un’amica… Ne sarai commosso.
Nisha Ganatra: Quando Lily si rende conto che questa è la sua famiglia, è quello che apre tutto. C’era bisogno di quel momento in cui tutti vedevano l’altro per quello che era e lo accettavano per quello che era. È allora che tutto torna a posto. Sembrava che tutti avessero bisogno di quel momento in cui vedevano l’altro.
Qual è il vero significato di Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo?
Come Anna e Tess (Curtis) ricordano utilmente al pubblico nel film, sono riuscite a cancellare la loro prima esperienza di scambio di corpo quando hanno imparato a comprendersi meglio. Il personaggio sensitivo di Vanessa Bayer suggerisce che qualcosa di simile dovrà accadere affinché questo scambio a quattro venga invertito, citando un enigma che richiede loro di “cambiare i cuori che sanno essere sbagliati“.
Il significato di questa frase può essere interpretato come il processo che ogni personaggio deve attraversare per cambiare il proprio cuore e vedere veramente l’altra persona, come dice la citazione di Ganatra. Nel finale di Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo, Tess e Lily attraversano per prime questa evoluzione, con Lily che si rende conto che non avrebbe dovuto cercare di distruggere il matrimonio di suo padre e che potrebbe essere felice rimanendo a Los Angeles con i Coleman.
Con Tess e Lily convinte che le cose possano funzionare, gli ultimi cuori a cambiare sono quelli di Harper e Anna. Inizialmente Harper era furiosa perché sua madre l’aveva costretta a trasferirsi a Londra, ma sapere che sarebbero rimaste a Los Angeles e che avrebbero avuto un “vincolo” con sua madre la aiuta anche a cambiare idea.
Nella nostra recensione di Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo abbiamo scritto: “Quel pazzo venerdì – sempre più pazzo è più di un semplice sequel: è una lettera d’amore ai fan del primo film e un’intelligente reinvenzione del suo messaggio centrale. Il risultato è un film capace di parlare a più generazioni contemporaneamente. Perfetto per una serata in famiglia, ma anche per chi ha amato il film del 2003 e vuole ritrovare quell’alchimia unica tra Lohan e Curtis, oggi ancora più matura, intensa e divertente. Una “freaky” sorpresa di fine estate che, non sapevamo di volere — ma che ora siamo felici di avere.”
Johnny Depp potrebbe tornare nei panni di Jack Sparrow nel sesto film della serie Pirati dei Caraibi, almeno secondo quanto affermato dal produttore della saga Jerry Bruckheimer. In una recente intervista con Entertainment Weekly, Bruckheimer ha infatti confermato di aver parlato con Depp di un nuovo film della serie e si è detto ottimista sul ritorno dell’attore nei panni di capitan Jack Sparrow.
“Se gli piacerà come è scritto il ruolo, penso che lo accetterà”, ha detto Bruckheimer a EW. “Come tutti sappiamo, tutto dipende da cosa c’è scritto sulla pagina… Stiamo ancora lavorando alla sceneggiatura. Vogliamo realizzarlo. Dobbiamo solo trovare la sceneggiatura giusta. Non ci siamo ancora arrivati, ma ci siamo vicini”.
Ad oggi Johnny Depp ha recitato in cinque film della serie Pirati dei Caraibi dal 2003 al 2017. “La maledizione del forziere fantasma” del 2006 e “Oltre i confini del mare” del 2011 hanno entrambi superato il miliardo di dollari. Il suo futuro con la serie sostenuta dalla Disney è stato tuttavia messo in discussione a seguito dei suoi problemi legali e del processo per diffamazione contro Amber Heardnel 2022. Con Depp che sta però tornando a Hollywood grazie ad alcuni progetti, si moltiplicano le speculazioni sul fatto che la Disney lo riaccoglierà (e viceversa).
Cosa sappiamo di un nuovo Pirati dei Caraibi
La strada verso un nuovo film di Pirati dei Caraibi è stata lunga. Variety ha riportato nell’estate del 2020 che la Disney era nelle prime fasi di sviluppo di due nuovi film: un reboot con Margot Robbie e un sesto film della serie originale scritto da Craig Mazin e Ted Elliott, quest’ultimo coautore dei primi quattro film. Robbie ha finito per dire a Vanity Fair nel novembre 2022 che la Disney non era interessata al suo film “più incentrato su una protagonista femminile”, anche se Bruckheimer ha minimizzato l’affermazione dicendo in seguito a EW che c’è ancora spazio per entrambi i film e “penso che la Disney sia d’accordo nel voler realizzare anche quello con Margot”.
Per quanto riguarda l’altro film della serie, Bruckheimer ha dichiarato a EW la scorsa estate che lo sceneggiatore Jeff Nathanson era entrato a far parte del progetto dopo aver già scritto quello che ad oggi è l’ultimo film della saga, “La vendetta di Salazar“, del 2017. “Ha trovato la chiave”, ha detto Bruckheimer all’epoca della sceneggiatura di Nathanson. “Ha scritto un terzo atto fantastico. Dobbiamo solo sistemare il primo e il secondo atto e poi ci saremo. Ma ha scritto un terzo atto davvero fantastico“.
Resta da vedere se la sceneggiatura di Nathanson sia una nuova bozza di quella di Mazin o una sceneggiatura completamente originale. Mazin ha dichiarato al Los Angeles Times lo scorso anno che la sua sceneggiatura per Pirati dei Caraibi 6 era così strana che era sorpreso che la Disney l’avesse approvata, aggiungendo: “L’abbiamo proposta pensando che non l’avrebbero mai accettata, era troppo strana. E invece l’hanno fatto! Poi abbiamo scritto una sceneggiatura fantastica, ma poi è scoppiato lo sciopero e ora tutti stanno aspettando“.
Bruckheimer ha anche detto la scorsa estate che sarebbe disposto a riportare Depp nel film scritto da Nathanson, spiegando: “È un reboot, ma se dipendesse da me, Johnny ci sarebbe. Lo adoro. È un buon amico. È un artista straordinario e ha un look unico. Ha creato il Capitano Jack. Non era scritto nel copione, era lui che imitava un po’ Pepé Le Pew e Keith Richards. Era la sua interpretazione di Jack Sparrow“.