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Mechanic: Resurrection, tutto quello che c’è da sapere sul film con Jason Statham

Mentre Jason Statham è attualmente al cinema con il nuovo film action The Beekeper (qui la recensione), sono diversi i suoi film di questo genere che i fan possono riscoprire. The Transporter, Crank, Safe o Parker sono solo alcuni dei tanti, tra i quali si ritrova anche l’apprezzato Mechanic: Resurrection. Si tratta del sequel di Professione assassino (titolo italiano di The Mechanic), il quale uscito nel 2011 era un remake dell’omonimo film del 1972 con Charles Bronson, solo con un finale differente. Quel film non si affermò però come un grande successo e quindi questo sequel è stato finanziato in modo indipendente.

Statham ha infatti dichiarato che, dopo aver avuto ruoli di supporto in I mercenari 3 (2014), Fast & Furious 7 (2015) e Spy (2015), voleva offrire ai suoi fan una nuova performance da protagonista nel genere che si aspettano da lui. Decise così di dare vita a Mechanic: Resurrection, regia di Dennis Gansel, dove però ci si allontana dall’ambientazione metropolitana del primo capitolo per spostarsi nelle tipiche ambientazioni esotiche delle popolari saghe di spionaggio. Girato in localita come Thailandia, Malesia, Bulgaria, Brasile, Australia e Cambogia, il film si èdunque arricchito di un sapore internazionale, merito anche di un cast variegato.

Per chi dunque è in cerca di un buon film d’azione con protagonista Statham, Mechanic: Resurrection è un titolo da scoprire o riscoprire, ricco di colpi di scena, sequenze d’azione particolarmente entusiasmanti e tanto ritmo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Mechanic: Resurrection

Protagonista del film è Arthur Bishop, un ex sicario che, dopo aver inscenato la propria morte, si è trasferito a Rio de Janeiro dove tutti lo conoscono ora come Santos. Nella sua precedente attività l’uomo era noto per la sua capacità di far passare gli omicidi come morti accidentali. Chiuso con il suo vecchio lavoro, adesso vuole però condurre una vita tranquilla senza più spargimenti di sangue. La sua serenità, tuttavia, non è ovviamente destinata a durare. Un giorno viene infatti contattato da Renee Tran che, per conto del suo capo, vuole assoldarlo per l’assassino di tre persone, cosa che però deve appunto passare come un incidente.

Bishop non riesce a capire come possano averlo trovato e, non fidandosi, decide di scappare. Non prima però di aver scattato una fotografia alla donna e aver ucciso gli uomini che erano con lei. Sentendosi in trappola, c’è solo una cosa che può fare: andare in Thailandia dalla sua amica Mei per cominciare a fare delle ricerche e capire meglio chi sia il mandante che voleva commissionargli l’omicidio. Dopo aver investigato, scopre che dietro a Renee c’è un tale di nome Riah Crain. A questo punto Arthur deve però scoprire perché voleva far ammazzare quelle persone e perché ha scelto proprio lui per tale compito.

Mechanic Resurrection Jason Statham Jessica Alba

Il cast di Mechanic: Resurrection

Come anticipato, ad interpretare Arthur Bishop torna l’attore Jason Statham, il quale ha dichiarato di aver provato grande soddisfazione nel poter eseguire i propri stunt. “Da bambino ho fatto un sacco di esperienza con diversi tipi di arti marziali, ginnastica e sport, e questo può davvero darti un vantaggio nel fare questo tipo di sequenze“, ha affermato. Per l’attore, le scene di combattimento sono costruite per essere anche un’evoluzione del personaggio di Arthur Bishop. “Bisogna farlo sembrare inventivo e intelligente, perché Bishop è un uomo che elabora le cose man mano. Stiamo cercando di far sembrare che stia improvvisando con la location che lo circonda, cosa che a volte è piuttosto difficile da fare“, ha affermato l’attore.

Accanto a lui, l’attrice Jessica Alba interperta Gina Thorne, alleata di Arthur, mentre Sam Hazeldine è Riah Crain. Per prepararsi alle sequenze d’azione, i due si sono sottoposti a un intenso allenamento fisico. “Nei momenti in cui si vede Gina difendersi e in azione, volevo che fosse brutale, reale, intenso e disordinato“, ha affermato Alba. Nel film recitano poi i premi Oscar Tommy Lee Jones nel ruolo di Max Adams e Michelle Yeoh in quelli di Mei. Il primo dei due, in realtà, pur essendo pubblicizzato come uno dei protagonisti, compare nel film solo dopo 1 ora e 11 minuti. Gli attori John Cenatiempo, Toby Eddington e Femi Elufowoju interpretano rispettivamente Jeremy, Adrian Cook e Krill.

Mechanic: Resurrection: ci sarà un sequel?

Mechanic: Resurrection si affermato come un buon risultato al box office, con un incasso globale di circa 125 milioni di dollari a fronte di un budget di appena 40. Tale riscontro positivo poteva far pensare che sarebbe stato realizzato almeno un altro film, così da realizzare quantomeno una trilogia dedicata ad Arthur Bishop. Tuttavia, ad oggi non si hanno notizie riguardo un Mechanic 3. Il film non è in programma nel futuro dell’attore e l’assenza di dichiarazioni in merito sembra essere la prova definitiva che, al momento, non c’è l’intenzione di realizzare un terzo film. La cosa dispiacerà sicuramente a chi ha apprezzato i primi due e chiedeva a gran voce una nuova avventura per Arthur Bishop.

Il trailer di Mechanic: Resurrection e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Mechanic: Resurrection grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 17 gennaio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Mio fratello rincorre i dinosauri: trama, cast e la vera storia dietro al film

Il cinema è sempre stato un ottimo strumento per raccontare la diversità. La sua capacità di raggiungere numerosi spettatori lo rende ovviamente un mezzo ideale per proporre storie che aprano gli occhi su argomenti come, appunto, la naturale presenza di diversità nella specie umana, e di come questa non debba essere vista come un male. Tra i titoli più recenti che hanno riflettutto su tali tematiche vi è Wonder, ma anche in Italia è stato realizzato un film simile, che racconta la diversità quale possibile fonte di nuovi possibili punti di vista sul mondo. Si tratta di Mio fratello rincorre i dinosauri, opera prima del regista Stefano Cipiani, poi distintosi anche con la serie Fedeltà e il film Educazione fisica.

Con Mio fratello rincorre i dinosauri, scritto da Fabio Bonifacci e Giacomo Mazzariol, si porta dunque sul grande schermo una storia molto delicata, affrontata con tatto e umorismo, la tematica relativa alla sindrome di Down, cercando di smontare tutti i pregiudizi esistenti a riguardo. Similmente a quanto avviene in Wonder, si propongono anche qui diversi punti di vista sulla vicenda, così da restituire un ritratto completo di tutte le parti coinvolte. Non solo quindi il giovane protagonista affetto dalla sindrome, ma anche i suoi coetanei, i genitori e il fratello e altre personalità che gravitano intorno a lui.

Mio fratello rincorre i dinosauri si è poi affermato come uno dei maggiori successi della sua stagione, ricevendo un’accoglienza di pubblico e critica generalmente positiva. In ogni caso, si tratta di una storia che ha molto da insegnare e che non dovrebbe essere sottovalutata. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Mio fratello rincorre i dinosauri storia vera

La trama di Mio fratello rincorre i dinosauri

Protagonista del film è Giacomo, che fin da piccolo ha creduto alla tenera bugia che i suoi genitori gli hanno raccontato, ovvero che Giovanni, suo fratello, fosse un bambino “speciale”, dotato di superpoteri. Con il passare del tempo Giovanni, affetto dalla sindrome di Down, per suo fratello diventa però un segreto da non svelare. Quando però Giacomo conosce Arianna, di cui si innamora, le cose si complicano. La presenza di Giovanni, con i suoi bizzarri e imprevedibili comportamenti, diventa a quel punto per lui un fardello tanto pesante da arrivare a negare ad Arianna e ai nuovi amici del liceo la sua esistenza. Ma non ci vorrà molto prima che la cosa venga allo scoperto, insegnando a Jack una lezione molto importante.

Il cast di Mio fratello rincorre i dinosauri

Ad interpretare Giacomo vi è il giovane Francesco Ghenghi, mentre Giovanni è interpretato da Lorenzo Sisto. Nei panni dei loro genitori, Davide e Katia, si ritrovano invece gli attori Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese. Arianna è interpretata da Arianna Bacheroni, mentre Roberto Nocchi è Vittorio, amico di Giacomo. Recitano poi nel film anche Gea Dall’Orto nel ruolo di Dalila Mazzariol e Mariavittoria Dallastra in quelli di Alice Mazzariol. L’attore Saul Nanni interpreta Brune, mentre si può ritrovare nel film anche la celebre Rossy de Palma, l’attrice spagnola nota per la sua collaborazione con Pedro Almodovar, qui nel ruolo di zia Dolores.

Mio fratello rincorre i dinosauri

Il libro e la vera storia dietro Mio fratello rincorre i dinosauri

Come già accennato, quella di Mio fratello rincorre i dinosauri è una storia vera, quella di Giacomo Mazzariol e di suo fratello Giò, affetto da sindrome di Down. I due si sono fatti conoscere nel 2015 con il video The Simple Interview, pubblicato su YouTube in occasione della giornata mondiale della Sindrome di Down. Nella clip si vede Giò, in giacca e cravatta con tanto di valigetta, recarsi a quello che sembra a tutti gli effetti un colloquio di lavoro. Dall’altra parte della scrivania, però, c’è suo fratello maggiore che utilizza le domande per svelare al pubblico la vita allegra e colorata di Giò, cercando così di far decadere tutti gli stereotipi legati alle persone affette da questo tipo di sindrome.

Il video ebbe molto successo e Giacomo e Giò vennero contattati da diverse trasmissioni televisive, fino a quando Giacomo non riceve la proposta da parte di una casa editrice di scrivere un libro sul rapporto tra lui e suo fratello. Nasce così Mio fratello rincorre i dinosauri, divenuto un vero e proprio caso editoriale, nel quale Giacomo racconta di come da bambino provasse vergogna per quel fratello così strano, arrivando appunto a negarne l’esistenza. Crescendo, però, Giacomo ha imparato ad allinearsi al particolare modo di agire o di osservare le cose di Giò, riuscendo da quel momento a sviluppare con lui un legame divenuto poi sempre più solido.

Il trailer di Mio fratello rincorre i dinosauri e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Mio fratello rincorre i dinosauri grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Prime Video, Now e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 17 gennaio alle ore 21:25 sul canale Italia 1.

Gran Torino: la trama, l’auto, e il cast del film di Clint Eastwood

Un monumento vivente del cinema come Clint Eastwood non sembra sbagliare mai un colpo, nemmeno raccontando una storia semplice, e molto americana, come quella di Gran Torino (qui la recensione), film portato al cinema nel 2008. Clint questa volta si mette nei panni di Walt Kowalski, veterano della guerra in Corea, razzista, nazionalista, ultra-conservatore, con la bandiera americana che sventola sul suo portico, pronto a difendere il proprio territorio da tutto e tutti, specialmente da chi non appartiene al popolo statunitense. Eastwood torna dunque nella provincia americana, che sembra non stancarsi mai di raccontare con un occhio saggio ma spietato.

Considerato uno dei maggiori film del regista degli ultimi tempi, questo nasce da una sceneggiatura originale di Nick Schenk, il quale iniziò a concepire la storia già negli anni Novanta, dopo essere entrato in contatto con la cultura degli Hmong. Questo è un gruppo etnico che vive prevalentemente nelle regioni montane della Cina, ma di cui si ritrovano molti immigrati proprio negli Stati Uniti. Dopo aver inviato la sceneggiatura alla Warner Bros., questa finì in mano ad Eastwood, il quale la ritenne una storia nelle sue corde. Il regista apprezzò in particolare il modo in cui si parlava del cambiamento della società americana, come anche la trasformazione che il protagonista manifesta.

Le riprese si svolsero prevalentemente nella città di Detroit, dove è anche ambientata la storia del film. Al momento del suo arrivo in sala, il film è stato preceduto dal video musicale per il brano originale presente nel film, composto dallo stesso Eastwood insieme al figlio Kyle. Gran Torino si affermò poi come un grande successo, vincendo numerosi premi di grande prestigio, e arrivando a guadagnare circa 270 milioni di dollari a livello globale a fronte di un budget di soli 30. Molteplici sono le curiosità legate al film, dal cast alla scelta del titolo, e proseguendo qui nella lettura sarà possibile scoprire tutto ciò.

Gran Torino: la trama del film

Protagonista del film è l’anziano Walt Kowalski, un reduce della guerra di Corea. Dopo il congedo, per tutta la vita egli ha lavorato come operaio alla Ford. Andato ora in pensione e rimasto vedovo dopo un lungo matrimonio, Walt si ritrova ora a vivere un’esistenza semplice e metodica nel quartiere popolare di Highland Park, nella periferia di Detroit. È questa una zona ora popolata da numerose famiglie di immigrati dall’Asia, dove la criminalità giovanile è estremamente diffusa. Tra i pochi americani rimasti nella zona, Walt vive un rapporto conflittuale con tali popolazioni, e in particolare con la famiglia di Hmong sua vicina di casa. L’unica cosa a cui egli sembra tenere particolarmente è la sua Ford Gran Torino del 1972.

Quando però un giorno Walt si ritrova ad assistere ai figli dei suoi vicini minacciati da alcuni malviventi, non può fare a meno di intervenire. Imbracciato il fucile, egli mette in fuga i criminali, conquistando così la stima e il rispetto dell’intera comunità. Inizialmente il vecchio sembra non apprezzare le attenzioni che riceve come ringraziamento, ma in qualche modo la sua dura corazza si inizia a scalfire. Walt però si è ora fatto dei pericolosi nemici, che non mancheranno di attendere il momento giusto per vendicarsi. La vicinanza con il giovane Thao permetterà però all’anziano di riscoprire il valore degli affetti, instaurando con il giovane un rapporto padre-figlio da tempo dimenticato.

Gran Torino cast

Gran Torino: il cast del film

Eastwood decise di tornare a recitare a distanza di quattro anni dall’ultima volta, avvenuta per Million Dollar Baby, per interpretare qui il ruolo del protagonista Walt Kowalski. Per lui si è trattato della terza volta nei panni di un reduce della guerra di Corea, avendo già interpretato tale parte anche in Gunny e Potere assoluto. Proprio il personaggio da lui ricoperto nel primo di questi due fu la principale fonte di ispirazione per Kowalski. Eastwood decise infatti di utilizzare lo stesso tono di voce, conferendo al personaggio una personalità ancor più cupa e severa. Tra gli altri noti attori presenti nel film si annoverano John Carroll Lynch nei panni del barbiere Martin, Geraldine Hughes in quelli di Karen Kowalski, e Scott Eastwood, figlio del regista, che ricopre il ruolo di Trey.

Ad interpretare il giovane Thao vi è l’attore Bee Vang. Con vere origini hmong, questi si trovava qui alla prima esperienza per il grande schermo. Desideroso di dare il meglio di sé, egli si impegnò molto nell’imparare quante più tecniche di recitazione possibile, aspirando a risultare realistico nella sua interpretazione. Non ricevendo indicazioni da Eastwood, questi raccontò di essersi preoccupato di non aver soddisfatto il regista, salvo poi scoprire che quando egli non ha nulla da dire significa che è entusiasta di quanto visto. Come lui, nel film sono presenti anche altri diversi attori alle prime armi. Tra questi vi è Ahney Her, che interpreta Sue Lor, la ragazza residente nella casa accanto a quella di Walt. A lei venne inoltre permesso di improvvisare alcune delle proprie battute.

Gran Torino: l’auto che dà il titolo al film

Il titolo del film, Gran Torino, si riferisce all’omonima celebre automobile della Ford, particolarmente in voga negli anni Settanta negli Stati Uniti. Il nominativo di “Torino” deriva dal fatto che gli americani avevano un grande considerazione della città italiana in quanto sede della FIAT. Torino è inoltre gemellata proprio con Detroit, la città dove si svolge la storia del film. Il personaggio interpretato da Eastwood possiede un automobile di questo tipo, ricordo del suo lavoro presso la Ford, e vi dedica una cura particolarmente maniacale. L’auto in questione sarà poi più volte coinvolta nel film, rappresentando tanto un epoca quanto uno degli elementi principali negli snodi della vicenda.

Il trailer di Gran Torino e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di Gran Torino grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì 17 gennaio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Il Signore degli Anelli: La Guerra dei Rohirrim, le connessioni con la trilogia principale

Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim in produzione alla Warner Bros. porterà il pubblico in un momento della Terra di Mezzo che non abbiamo ancora visto, diverso e precedente alla fine della Terza Era durante la quale è ambientata la trilogia di Peter Jackson. Naturalmente, dato l’enorme successo dei film de Il Signore degli Anelli, una delle domande più diffuse riguardo La guerra dei Rohirrim è come il film si collegherà alla storia degli altri film.

La trilogia del Signore degli Anelli di Jackson rappresenta lo standard più alto degli adattamenti cinematografici di Tolkien. L’estetica, il cast e l’aderenza al canone sono tutti parte del motivo per cui questi film sono così amati oggi, e questo ha reso difficile per altri prodotti ottenere lo stesso tipo di accettazione da parte del pubblico. Ora, Warner Bros e New Line hanno unito le forze per il film anime Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim, che sebbene sarà un progetto indipendente potrebbe anche avere dei punti di contatto con i tre film di Jackosn. Ecco quali:

La guerra dei Rohirrim potrebbe essere un prequel per le vicende di Rohan

EomerIl Regno di Rohan è stato ampiamente raccontato in Il Signore degli Anelli: Le Due Torri e ne Il Ritorno del Re di Jackson, e La Guerra dei Rohirrim approfondirà ancora di più la storia dei Signori dei Cavalli. Attraverso la trilogia, il pubblico conosce re Théoden, Éomer e Éowyn e vede la relazione conflittuale con il regno di Gondor. Tuttavia, il film esplorerà un altro conflitto del regno con un clan di Uomini, i Dunlendings, e seguirà la tragica storia di Re Helm Mandimartello, che governò Rohan 183 anni prima della morte di Théoden in Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re.

Il nuovo film del Signore degli Anelli spiegherà l’origine del Fosso di Helm

Ne Il Signore degli Anelli: Le Due Torri di Jackson, Theoden conduce il suo popolo al Fosso di Helm, dove Rohan si difende dall’attacco degli Uruk-hai di Saruman. Questa roccaforte prende il nome da Helm Mandimartello, uno dei personaggi centrali di La guerra dei Rohirrim, e sarà molto probabilmente un’ambientazione significativa del film. Secondo il canone di Tolkien, il Fosso di Helm fu inizialmente fondato dal Regno di Gondor, ma in seguito fu donato ai Rohirrim. Poi, durante il Lungo Inverno, Mandimartello e i suoi soldati si rifugiarono lì, da quel momento il luogo prese il suo nome. Successivamente, al Fosso di Helm si verificarono diverse battaglie significative contro i Dunlandiani.

La guerra dei Rohirrim riguarda l’antenato di re Théoden

Re Théoden è un personaggio cruciale ne Il Signore degli Anelli: Le Due Torri e ne Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re di Jackson. Era considerato un re volitivo, determinato a proteggere il suo popolo ad ogni costo. Questo è una sorta di tratto familiare, come si vedrà anche con l’antenato di Théoden, Helm Mandimartello. Questo tragico re di Rohan era noto per essere così forte da non usare mai un’arma vera e propria, e uccideva invece i suoi nemici con un solo colpo di pugno.

Il film spiegherà l’esistenza della statua vista ne le Due Torri

Il Signore degli Anelli: Le Due TorriSebbene non sia mai stata notata direttamente dai protagonisti del film ne Il Signore degli Anelli: Le Due Torri, una statua di Helm Mandimartello si vede chiaramente al Fosso di Helm, prima che scoppi la battaglia contro gli Uruk-hai di Saruman. Il leggendario personaggio di Tolkien si riconosce dal martello in mano e dal corno da guerra, che si dice suonasse ogni volta che scendeva in battaglia. Poiché il Fosso di Helm fu fondato molto prima che questo Re Rohirrim venisse a soggiornare a Hornburg, sarà interessante vedere le circostanze della costruzione di questa statua. Ne Le Due Torri, si vede un’altra statua rotta accanto a quella di Helm, e La guerra dei Rohirrim potrebbe avere l’opportunità di rivelare chi era raffigurato in questa statua caduta.

Éowyn con la voce di Miranda Otto racconterà La guerra dei Rohirrim

Sebbene la maggior parte dei personaggi della trilogia di Peter Jackson non sia ancora nata nel momento in cui è ambientata La guerra dei Rohirrim, almeno un membro del cast tornerà per il prequel. Miranda Otto riprenderà il ruolo di Éowyn, nella veste di narratrice del film. Ciò implica che La Guerra dei Rohirrim sarà una sorta di storia nella storia, magari con Éowyn che racconterà ai suoi figli, avuti dal marito Faramir di Gondor, la storia della loro famiglia di Rohan. Questo sarà uno dei collegamenti più emozionanti con i film di Jackson e servirà a far sembrare questo prequel un’aggiunta coerente alla trilogia del Signore degli Anelli.

Alan Lee e John Howe sono nel team creativo di La guerra dei Rohirrim

Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim
Via Variety, Per gentile concessione di Warner Bros. Pictures

Gran parte del modo in cui il pubblico moderno percepisce la Terra di Mezzo dipende dai design mozzafiato dei film del Signore degli Anelli di Jackson e da tutto ciò che ha a che fare con gli illustratori Alan Lee e John Howe. Non solo la coppia è stata responsabile del concept art per tutti e tre i film del Signore degli Anelli, ma Lee ha lavorato come illustratore per diverse edizioni delle opere di Tolkien pubblicate postume. Ciò rende la notizia che Lee e Howe faranno parte del team creativo di La guerra dei Rohirrim molto confortante. Il fatto che il film sarà un anime significa che la Terra di Mezzo sarà rappresentata sotto una luce completamente nuova, ma con il talentuoso duo, il film dovrebbe sembrare proprio come la Terra di Mezzo di Jackson.

Le battaglie del film vedranno nuovamente protagonisti gli Easterling e i Corsari di Umbar

The Lord of the Rings- The War of the RohirrimLe battaglie de La guerra dei Rohirrim avranno molto in comune con quelle viste nel Signore degli Anelli di Jackson. Non solo alcune saranno ambientati al Fosso di Helm, proprio come ne Le Due Torri, ma molti dei partecipanti ai precedenti conflitti di Rohan saranno gli stessi della Battaglia dei Campi del Pelennor ne Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re. Il principale nemico di Helm, i Dunlending, alla fine unirà le forze con i Corsari di Umbar (i pirati sconfitti dagli Uomini Morti di Dunclivo da Aragorn) e gli Easterling (le tribù malvagie di Uomini provenienti dal misterioso Oriente). Forse potremmo anche vedere il ritorno degli Olifanti!

La guerra dei Rohirrim farà probabilmente riferimento al crescente potere di Sauron

Sauron-Mount-DoomLa guerra dei Rohirrim avrà luogo dopo che Isildur ha tagliato l’Unico Anello dalla mano di Sauron e prima che Bilbo lo rubi a Smeagol. Pertanto, Sauron non costituirà ancora un elemento di preoccupazione per i regni della Terra di Mezzo. Tuttavia, questo non vuol dire che l’influenza malvagia del Signore Oscuro non abbia avuto effetto su Rohan. Nel Signore degli Anelli è implicito che la discordia tra i regni trovi le sue radici nella crescente oscurità di Sauron, ed è la natura stessa del suo male che porta alla corruzione e alla guerra. Anche 183 anni prima degli eventi della trilogia del Signore degli Anelli di Jackson, i personaggi saranno in grado di percepire il presagio malvagio di ciò che verrà.

Le avventure senza capo né coda di Dick Turpin dal 1° marzo su Apple TV+

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Apple TV+ ha svelato oggi le prime immagini della nuova serie comedy-adventure Le avventure senza capo né coda di Dick Turpin, con Noel Fielding (“The Mighty Boosh”, “The Great British Bake Off”) nel ruolo del leggendario brigante britannico. La serie, composta da sei episodi, farà il suo debutto il 1° marzo con i primi due episodi, seguiti da un nuovo episodio ogni venerdì fino al 29 marzo.

Dick Turpin (Noel Fielding) intraprende un viaggio pieno di fughe assurde, quando viene nominato come capo di una banda di fuorilegge e incaricato di sbarazzarsi con astuzia del corrotto, sebbene autonominatosi uomo di legge, ladro Jonathan Wilde (Hugh Bonneville). In questa irriverente rivisitazione ambientata nel XVIII secolo, Dick è il più famoso – ma il più improbabile – dei rapinatori di autostrade, il cui successo è definito soprattutto dal suo fascino, dalla sua abilità nel dare spettacolo e dai suoi capelli. Insieme alla sua banda di simpatici furfanti, Dick cavalca gli alti e i bassi della celebrità e fa il possibile per sfuggire alle grinfie del Thief Taker General.

Al fianco di Fielding, completano il cast Ellie White (“The Windsors”), Marc Wootton (“High & Dry”), Duayne Boachie (“Blue Story”), Hugh Bonneville (“Downton Abbey”), Tamsin Greig (“Episodes”), Asim Chaudhry (“The Sandman”), Dolly Wells (“The Outlaws”), Joe Wilkinson (“Sex Education”), Mark Heap (“Friday Night Dinner”), Geoff McGivern (“Free Rein”), Michael Fielding (“The Mighty Boosh”), Samuel Leakey (“Gretel & Hansel”) e Kiri Flaherty.

Prodotta da Apple TV+ e Big Talk Studios, parte di ITV Studios, “Le avventure senza capo né coda di Dick Turpin” è ideata da Claire Downes, Ian Jarvis e Stuart Lane, e scritta da Jon Brittain, Richard Naylor, Claire Downes, Ian Jarvis e Stuart Lane, con Noel Fielding. La serie è prodotta esecutivamente da Kenton Allen, Big Talk Studios (vincitore di diversi premi BAFTA, “Rev”, “The Outlaws”, “Friday Night Dinner”), Noel Fielding, Victoria Grew, Big Talk Studios (“Back”, “We Are Not Alone”) e Ben Palmer.

Gli episodi 1-3 sono diretti da Ben Palmer (vincitore del BAFTA TV Award e del Rose d’Or Award per “The Inbetweeners” e “Finalmente maggiorenni – The Inbetweeners Movie”), mentre gli episodi 4-6 sono diretti da George Kane (candidato al BAFTA TV Award per “Timewasters”, “Inside No. 9”, “Crashing”).

Il Tatuatore di Auschwitz: le prime foto della nuova serie SKY

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Il Tatuatore di Auschwitz: le prime foto della nuova serie SKY

Svelate le prime immagini della nuova serie Sky Original Il Tatuatore di Auschwitz, tratta dal bestseller internazionale The Tattooist of Auschwitz di Heather Morris, che racconta la vera storia di Lali e Gita Sokolov, due prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau durante l’Olocausto.

Prossimamente in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, la serie vede protagonisti il candidato all’Oscar Harvey Keitel (The IrishmanYouth) nei panni di Lali Sokolov ai nostri giorni, Jonah Hauer-King (La Sirenetta, World on Fire) che interpreta invece Lali nei suoi anni giovanili, Anna Próchniak (Warsaw 44) nel ruolo di Gita Furman, Melanie Lynskey (Yellowjackets, The Last of Us) che impersona l’autrice del romanzo Heather Morris, e Jonas Nay (Deutschland 83) nei panni di Stefan Baretzki, ufficiale delle SS. Il pluripremiato compositore Hans Zimmer (Inception, Interstellar, Dune) e Kara Talve (Faraway Downs, Prehistoric Planet) firmano l’eccezionale colonna sonora.

Il tatuatore di Auschwitz è la storia di un uomo, Lali (Jonah Hauer-King), ebreo slovacco, che nel 1942 fu deportato ad Auschwitz-Birkenau, il campo di concentramento dove oltre un milione di ebrei furono uccisi durante l’Olocausto. Poco dopo il suo arrivo, fu nominato Tätowierer (tatuatore) e incaricato di marchiare le braccia dei compagni di prigionia con i numeri di identificazione. Quando Gita (Anna Próchniak) arriva ad Auschwitz, Lali le tatua il braccio e fra i due scatta un inaspettato amore a prima vista che li porterà a cominciare una storia coraggiosa, indimenticabile e umana. Sotto la costante sorveglianza di un irascibile ufficiale nazista delle SS, Baretzki (Jonas Nay), Lali e Gita hanno un unico obiettivo: mantenersi in vita a vicenda. Circa 60 anni dopo, Lali (Harvey Keitel) incontra la scrittrice alle prime armi Heather Morris (Melanie Lynskey). Rimasto vedovo da poco, Lali, ormai ottantenne, trova il coraggio di raccontare a Heather la sua storia e di affrontare i fantasmi della sua giovinezza rivivendo i ricordi della sua storia con Gita in uno dei luoghi più orribili e meno adatti a vivere una storia d’amore.

Le immagini rilasciate oggi esaltano la qualità della produzione e la notevole attenzione ai dettagli e all’autenticità della serie, che è prodotta esecutivamente da Claire Mundell attraverso la sua società Synchronicity Films in associazione con Sky Studios e All3Media International.

Tali Shalom-Ezer è alla regia mentre Jacquelin Perske è produttrice esecutiva e sceneggiatrice principale di The Tattooist of Auschwitz insieme a Evan Placey (produttore associato) e Gabbie Asher. Serena Thompson è produttrice esecutiva per Sky Studios. NBCUniversal Global Distribution e All3Media International gestiscono congiuntamente le vendite internazionali della serie.

The New Look: trailer della nuova dramedy con Emmy Ben Mendelsohn e Juliette Binoche

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Apple TV+ ha presentato oggi il trailer di The New Look, la nuova dramedy storica di Todd A. Kessler, interpretata dal vincitore dell’Emmy Ben Mendelsohn, nel ruolo di Christian Dior, e dal premio Oscar Juliette Binoche, nel ruolo di Coco Chanel. Ispirata a fatti realmente accaduti e girata interamente a Parigi, “The New Look” racconta la vita e la carriera di Christian Dior, Coco Chanel e degli stilisti a loro contemporanei che hanno affrontato gli orrori della Seconda Guerra Mondiale e lanciato la moda moderna.

The New Look: quando esce e dove vederla in streaming

La serie, composta da 10 episodi, farà il suo debutto su Apple TV+ il 14 febbraio con i primi tre episodi, seguiti da un episodio ogni mercoledì fino al 3 aprile.

The New Look: trama e cast

Ambientata durante l’occupazione nazista di Parigi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, “The New Look” si concentra su uno dei momenti più cruciali del XX secolo, quando la capitale francese ha riportato in vita il mondo grazie a un’icona della moda: Christian Dior. Mentre Dior sale alla ribalta con la sua rivoluzionaria e iconica impronta di bellezza e influenza, il primato di Coco Chanel come stilista più famosa del mondo viene messo in discussione. La saga intreccia le storie sorprendenti di personaggi contemporanei e antagonisti di Dior: dalla Grand Dame Coco Chanel a Pierre Balmain, Cristóbal Balenciaga e altri ancora e offre una visione straordinaria dell’atelier, dei disegni e degli abiti creati da Christian Dior grazie alla collaborazione con la Maison Dior.

Oltre a Mendelsohn e Binoche, completano il cast anche Maisie Williams, nel ruolo di Catherine Dior; John Malkovich, nel ruolo di Lucien Lelong; Emily Mortimer, nel ruolo di Elsa Lombardi; Claes Bang, nel ruolo di Spatz e Glenn Close nel ruolo di Carmel Snow.

La colonna sonora della serie, coinvolgente e contemporanea, è curata e prodotta dal vincitore del Grammy Award Jack Antonoff e presenta cover di brani dell’inizio e della metà del XX secolo eseguite da artisti come Bleachers, Florence Welch, Lana Del Rey, Matty Healy (The 1975), Beabadoobee, Nick Cave, Perfume Genius e altri.

The New Look è prodotta da Apple Studios e DB-AK Productions ed è scritta, diretta e da Kessler, che è anche produttore esecutivo come Lorenzo di Bonaventura e Mark A. Baker.

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 433 vittorie e 1.750 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e lo storico Oscar® come Miglior film a “CODA”.

Red, Soul e Luca per la prima volta al cinema!

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Red, Soul e Luca per la prima volta al cinema!

Tre lungometraggi Disney e Pixar arriveranno sul grande schermo per la prima volta nel 2024 – Red del 2022, Soul del 2020 e Luca del 2021 – invitando il pubblico a vivere la magia di questi tre film al cinema, prima dell’arrivo nelle sale di Inside Out 2 nel 2024.

Come per i precedenti titoli Pixar arrivati nelle sale cinematografiche, il pubblico potrà vedere un cortometraggio animato Pixar prima di ogni film. Red, in arrivo nelle sale italiane il 7 marzo, sarà preceduto dal corto SparkShort KitbullSoul, che arriverà nelle sale italiane l’11 aprile, sarà accompagnato dal corto SparkShort La TanaLuca, in arrivo nelle sale italiane il 25 aprile, includerà il classico corto Pixar Pennuti spennati.

RED – 7 MARZO 2024

Il film Disney e Pixar Red vede protagonista Mei Lee, una tredicenne maldestra e sicura di sé, combattuta tra il rimanere una figlia disciplinata e il caos dell’adolescenza. Sua madre, Ming, è protettiva, se non leggermente autoritaria, e non si allontana mai da sua figlia: una realtà imbarazzante per un’adolescente come lei. E come se i cambiamenti dei suoi interessi, delle sue relazioni e del suo corpo non fossero abbastanza, ogni volta che si emoziona troppo (che significa praticamente SEMPRE), si trasforma in un gigantesco panda rosso. Diretto dalla vincitrice dell’Academy Award® Domee Shi (cortometraggio Pixar Bao) e prodotto da Lindsey Collins (Alla ricerca di Dory), Red è stato candidato all’Oscar e al Golden Globe come miglior film d’animazione. Red arriverà il 7 marzo 2024 nelle sale italiane.

Il corto SparkShort Kitbull di Pixar Animation Studios, diretto da Rosana Sullivan e prodotto da Kathryn Hendrickson, svela un improbabile legame che nasce tra due creature: un gattino randagio estremamente indipendente e un pitbull. Insieme, sperimentano per la prima volta l’amicizia.

SOUL – 11 APRILE 2024

Che cosa vi rende davvero voi stessi? Il lungometraggio Pixar Animation Studios Soul, vincitore del premio Oscar® come miglior film d’animazione, presenta Joe Gardner, un insegnante di musica di scuola media che ha l’occasione unica di suonare nel migliore locale jazz della città. Ma un piccolo passo falso lo porterà dalle strade della città di New York all’Ante-Mondo, un luogo fantastico dove le nuove anime sviluppano personalità, interessi e manie prima di andare sulla Terra. Determinato a ritornare alla propria vita, Joe si allea con 22, un’anima precoce che non ha mai capito il fascino dell’esperienza umana. Mentre Joe cerca disperatamente di mostrare a 22 cosa renda la vita così speciale, troverà le risposte alle domande più importanti sull’esistenza. Diretto dal vincitore dell’Academy Award® Pete Docter (Inside Out, Up), co-diretto da Kemp Powers (Spider-Man: Across the Spider-Verse, One Night in Miami – candidato all’Oscar® per la miglior sceneggiatura non originale) e prodotto dalla vincitrice dell’Academy Award Dana Murray, p.g.a. (il corto Pixar Lou), il film Disney e Pixar Soul ha vinto anche l’Oscar per la migliore colonna sonora (colonna sonora originale di Trent Reznor, Atticus Ross, Jon Batiste), oltre ai Golden Globe® per il miglior film d’animazione e la miglior colonna sonora originale (Reznor, Ross, Batiste) e al GRAMMY® per la miglior colonna sonora per i media visivi (Reznor, Ross, Batiste). Soul arriverà l’11 aprile 2024 nelle sale italiane.

Ne La Tana, una giovane coniglietta si imbarca in un viaggio per scavare la tana dei propri sogni, nonostante non abbia la minima idea di cosa stia facendo. Piuttosto che rivelare ai suoi vicini le sue imperfezioni, si caccia sempre di più nei guai. Dopo aver toccato il fondo, impara che non c’è da vergognarsi a chiedere aiuto. Diretto da Madeline Sharafian e prodotto da Mike Capbarat, La Tana rientra nel progetto SparkShorts di Pixar Animation Studios.

LUCA – 25 APRILE 2024

Ambientato in una splendida città di mare della Riviera italiana, l’originale film d’animazione Disney e Pixar Luca è la storia di un giovane ragazzo che vive un’esperienza di crescita personale durante un’indimenticabile estate contornata da gelati, pasta e infinite corse in scooter. Luca condivide queste avventure con il suo nuovo migliore amico, Alberto, ma tutto il divertimento è minacciato da un segreto profondo: sono mostri marini di un altro mondo situato appena sotto la superficie dell’acqua. Diretto dal candidato all’Academy Award® Enrico Casarosa (La Luna) e prodotto da Andrea Warren (Lava, Cars 3), Luca è stato nominato all’Oscar e al Golden Globe come miglior film d’animazione. Luca arriverà il 25 aprile 2024 nelle sale italiane.

Nel cortometraggio Pixar Animation Studios vincitore dell’Academy Award® Pennuti spennati, uno stormo di uccellini si prende gioco di un grosso uccello che cerca di unirsi a loro sul filo del telefono. Scritto e diretto da Ralph Eggleston e prodotto da Karen Dufilho-Rosen, Pennuti spennati ha inizialmente preceduto il film Disney e Pixar Monsters & Co. nel 2001.

Mortal Kombat 2: alcune immagini anticipano l’arrivo del villain Quan Chi

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Mentre sono in corso le riprese dell’atteso Mortal Kombat 2, il produttore Todd Garner continua a tenere aggiornati i fan sui social media riguardo la presenza e l’aspetto dei personaggi coinvolti. Dopo alcune immagini relative a Scorpion e a Jade, è ora il turno del villain Quan Chi. Stavolta le foto condivise sono però a dir poco criptiche, ma sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che si parli di Quan Chi, un cattivo che ha debuttato in Mortal Kombat: Mythologies: Sub-Zero del 1997 e che da allora è diventato un antagonista ricorrente della serie. Potente stregone e negromante, è spesso ritratto come un personaggio manipolatore e astuto.

Noto per la sua fedeltà all’aldilà, Quan Chi svolge un ruolo chiave in molte trame del gioco ed è un maestro della magia nera, capace di resuscitare i morti, manipolare le anime e lanciare potenti incantesimi. Coinvolto in vari schemi e alleanze, spesso mette i personaggi l’uno contro l’altro per scopi egoistici. Il personaggio non è apparso nel film Mortal Kombat del 2021, anche se si vocifera che Damon Herriman potrebbe assumere il ruolo in questo seguito (l’attore ha doppiato Kabal nel capitolo precedente, anche se il personaggio è stato ritratto fisicamente da Daniel Nelson).

È possibile che Quan Chi sia quello che vediamo nel secondo post riportato qui sotto, dato che Garner si è affrettato a respingere i fan che credevano di trovarsi di fronte a Noon Saibot. La figura potrebbe però essere anche un Sacerdote dell’Ombra, il che darebbe comunque ulteriore peso all’apparizione di Quan Chi in Mortal Kombat 2. Non resta dunque che attendere maggiori novità, grazie alle quali scoprire più precisamente cosa ci attende per questo nuovo atteso capitolo del franchise.

Tutto quello che c’è da sapere su Mortal Kombat 2

Mortal Kombat 2 è diretto da Simon McQuoid da una sceneggiatura scritta dallo sceneggiatore di Moon Knight Jeremy Slater. Il sequel vedrà il ritorno di Lewis Tan come Cole Young, Jessica McNamee come Sonya Blade, Josh Lawson come Kano, Tadanobu Asano come Lord Raiden, Mehcad Brooks come Jax, Ludi Lin come Liu Kang, Chin Han come Shang Tsung, Joe Taslim come Bi-Han e Sub-Zero, Hiroyuki Sanada nei panni di Hanzo Hasashi e Scorpion e Max Huang nei panni di Kung Lao.

Il sequel d’azione introdurrà anche una serie di nuovi personaggi oltre Johnny Cage, ovvero Adeline Rudolph (Resident Evil) nei panni di Kitana, Tati Gabrielle (You) nei panni di Jade, Martyn Ford (F9) nei panni dell’imperatore Shao Kahn, Damon Herriman di Mindhunter nei panni del demone di Netherrealm Quan Chi, Desmond Chiam (The Falcon and the Winter Soldier) nei panni del Re Edeniano Jerrod e Ana Thu Nguyen (Get Free) nei panni della Regina Sindel. Ulteriori dettagli sulla trama sono ancora tenuti nascosti. Il film è prodotto da James Wan, Michael Clear, Todd Garner e E. Bennet Walsh.

Superman: Legacy, Anthony Carrigan rivela come si sta preparando a interpretare Metamorpho

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Con l’inizio delle riprese di Superman: Legacy sempre più vicine, tutto il cast si sta preparando per dar vita ai rispettivi personaggi. Tra questi vi è anche Anthony Carrigan, che nel film interpreterà Metamorpho. Intervistato da THR, all’attore è dunque chiesto come si sta preparando a tale ruolo, domanda alla quale Carrigan ha risposto: “Beh, leggendo i fumetti e usando la mia immaginazione. Il personaggio non è mai stato interpretato prima, almeno nella vita reale. Sto facendo quella cosa per cui mi piace trarre ispirazione da ogni parte, buttare tutto in pentola e vedere cosa succede“.

L’attore ha ragione, Rex Mason, alias Metamorpho, non è mai apparso in un film live action, ma solo in progetti d’animazione come il due-parti animato della Justice League, “Metamorphosis“, e in Batman: The Brave and the Bold. Il personaggio ha però avuto anche ruoli minori in Beware the Batman e Young Justice. Sarà dunque interessante scoprire in che modo il regista del film, James Gunn, e Carrigan sceglieranno di costruire il personaggio, che ad oggi promette di essere uno dei più interessanti del film. Difficile che qualcosa di più verrà svelato prossimamente, ma con le produzione ad un passo dall’inizio nulla è escluso.

Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul film

Superman: Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi. Il casting, come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. María Gabriela De Faría sarà il villain “The Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde (Nathan Fillion), Hawkgirl (Isabela Merced), Mister Terrific (Edi Gathegi) e Metamorpho (Anthony Carrigan). Nicholas Hoult sarà invece Lex Luthor.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. È però confermata anche la presenza della Fortezza della Solitudine. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori e ciò ha permesso al film di non subire particolari ritardi. Ad oggi, infatti, è confermato che Superman: Legacy rispetterà la data di uscita prevista, arrivando in sala l’11 luglio 2025. Le riprese dovrebbero invece avere inizio a marzo 2024.

Whiplash è al primo posto nella All-Time Top 10 Films del Sundance Film Festival

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Fondato nel 1978 da Robert Redford, il Sundance Film Festival si tiene ogni anno nello Utah come piattaforma per la presentazione e promozione di registi indipendenti. Oggi il più grande festival di cinema indipendente degli Stati Uniti, il Sundance ha nel tempo lanciato le carriere di molti registi di successo, tra cui Quentin Tarantino, Christopher Nolan, i fratelli Joel e Ethan Coen e molti altri che sono stati nominati e hanno poi vinto l’Oscar. In vista del 40° Sundance Film Festival, che prenderà il via il 18 gennaio, è stato ora condotto un sondaggio per determinare la Top 10 dei film proiettati al festival.

Secondo i risultati, è Whiplash, il film del 2014 di Damien Chazelle, il vincitore. Di seguito, ecco l’elenco completo dei 10 film più votati:

Come si può notare, la Top 10 del Sundance è ricca di opere prime di grandi registi che hanno poi intrapreso carriere di successo a Hollywood. Partendo dal decimo posto, Blood Simple è stato il lungometraggio d’esordio di Joel e Ethan Coen, che ha vinto il Gran Premio della Giuria del festival nel 1985. Nei decenni successivi, i fratelli Coen hanno coltivato una filmografia variegata e hanno vinto diversi premi Oscar, tra cui quello per la migliore sceneggiatura per Fargo e quello per il miglior film, la migliore regia e la migliore sceneggiatura per Non è un paese per vecchi.

Richard Linklater è l’unico regista con ben due titoli nella Top 10: Boyhood, all’ottavo posto, e Before Sunrise al settimo. Al sesto posto c’è invece Sesso, bugie e videotape, il primo lungometraggio di Steven Soderbergh, che ha vinto il Premio del pubblico del festival. Sia Linklater che Soderbergh hanno nuovi progetti che debuttano al festival proprio quest’anno, rispettivamente Hit Man e Presence. Memento, invece, non è stato il primo film di Nolan (che è Following del 1998), ma ha vinto il Waldo Salt Screenwriting Award del festival. Tra i primi tre, oltre a Whiplash, vi sono poi Get Out e Le iene, rispettivamente le opere d’esordio di Jordan Peele e Tarantino.

Whiplash, come noto, è un intenso dramma su un ambizioso studente di batteria e il suo violento istruttore. Il film ha vinto sia il Gran Premio della Giuria che il Premio del Pubblico al Sundance ed è stato poi premiato con tre Oscar, tra cui quello come Miglior attore non protagonista a J. K. Simmons. Con il suo film successivo, La La Land, Chazelle è diventato il più giovane vincitore dell’Oscar come Miglior regista. Whiplash può dunque essere considerato l’esempio migliore per rappresentare il potere del Sundance Film Festival nell’elevare i registi indipendenti.

Star Wars: New Jedi Order è stato rimandato indefinitamente?

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Star Wars: New Jedi Order è stato rimandato indefinitamente?

È passata poco più di una settimana da quando la Lucasfilm ha annunciato i piani per The Mandalorian & Grogu, un nuovo film di Star Wars che avrebbe preso il posto del progetto ad oggi noto come “New Jedi Order” di Sharmeen Obaid-Chinoy nel calendario delle uscite dello studio. Da tempo ci si chiede se il film (che vedrà Daisy Ridley riprendere il ruolo di Rey Skywalker) possa subire un ritardo, essendo rimasto coinvolto nello sciopero della WGA dello scorso anno. Si ritiene che Damon Lindelof abbia avuto l’idea, ma che abbia incontrato “divergenze creative” con la Lucasfilm dopo aver scritto la sceneggiatura insieme a Justin Brit-Gibson.

Per fare in modo che il ritorno di Rey fosse in linea con i desideri dello studio, Kathleen Kennedy ha dunque arruolato il creatore di Peaky Blinders Steven Knight. Da allora, però, si sono avute solonotizie contrastanti su quanto nuovo lavoro sia effettivamente stato svolto sul film. World of Reel ha ora condiviso un aggiornamento che afferma che la Disney ha deciso di ritardare questo film di Star Wars “a tempo indeterminato“. La fonte del sito non è sicura che “New Jedi Order” si farà presto e, ancora una volta, sembra che la causa sia da ricercare nelle differenze creative emerse sulla sceneggiatura.

Se questa voce deve essere vera, vorrebbe dire che Knight ha consegnato una nuova bozza, la quale non avrebbe però incontrato il favore della Lucasfilm. “A peggiorare le cose, c’è la possibilità che Knight non rimanga a bordo del progetto“, spiega il sito. “Le sue frustrazioni sono aumentate, ha messo Star Wars in secondo piano e ora è concentrato sulla sceneggiatura del suo film ‘Peaky Blinders’, che dovrebbe entrare in produzione in autunno“. Tuttavia, c’è chi ritiene che queste voci siano false. Germain Lussier di Gizmodo, infatti, riporta che Knight non è affatto frustrato dal lavoro e che New Jedi Order non subirà alcun ritardo.

Si attendono conferme ufficiali da parte della Lucasfilm, ma quanto riportato da Lussier si può ritenere affidabile. Star Wars: New Jedi Order non ha mai avuto una data di uscita certa, dunque il fatto che The Mandalorian & Grogu esca prima non implica necessariamente il ritardo dell’altro film. Più probabilmente, il nuovo capitolo della saga con Rey uscirà nel 2026, che è da sempre indicato come l’anno di uscita al cinema di un nuovo film di Star Wars. C’è certamente confusione riguardo tutti i titoli in programma e solo la Lucasfilm, al momento debito, potrà fare chiarezza a riguardo.

The Piper: recensione dell’ultimo film di Julian Sands

The Piper: recensione dell’ultimo film di Julian Sands

Gli ultimi beniamini dei più piccoli a esser passati la lato oscuro sono stati Winnie the Pooh e Topolino, ma da sempre favole e racconti popolari sono una fonte inesauribile per il cinema horror. Dopo Babbo Natale a Cappuccetto Rosso, stavolta il punto di partenza è il celebre pifferaio di Hamelin (o pifferaio magico), antecedente persino ai fratelli Grimm, sul quale Erlingur Thoroddsen costruire il suo The Piper, nelle sale italiane dal 18 gennaio distribuito da Vertice 360. Un film dedicato al grande – purtroppo scomparso – Julian Sands, che nei panni di un tormentato direttore d’orchestra rende qui l’ultima interpretazione di una lunga carriera costellata di successi, da Urla del silenzio e Camera con vista, a Il pasto nudo e molti altri.

The Piper, la trama

Proprio l’orchestra guidata dal direttore Gustafson è al centro delle angosce e delle brame di una serie di personaggi che vediamo nel film. Sin dal prologo, che ci presenta l’anziana Katherine ossessionata da una melodia incalzante e disperatamente impegnata a cercare di bruciare una misteriosa scatola che sembra tormentarla. Invano. Senza la composizione alla quale la donna stava lavorando, e con la sua scomparsa, ora il concerto in programma al Virgil Hall Auditorium è a rischio. Nel tentativo di entrare nelle grazie del direttore, è la giovane flautista Melanie – madre single che aspira a diventare compositrice – a promettere di completare il concerto al quale stava lavorando la sua vecchia mentore. Ma la melodia incompleta cui sta lavorando ha il potere di risvegliare forze malefiche e di scatenare mortali conseguenze, una scoperta che si accompagna a quella delle inquietanti origini della musica in questione e della malvagia entità che ha risvegliato: il Pifferaio Magico.

L’addio a Julian Sands in The Piper

È indubbiamente un valido motivo di interesse quello di poter ammirare lo scomparso Julian Sands (almeno in attesa del The Last Breath che potrebbe essere il suo ultimo film in assoluto, se e quando uscirà), anche se non l’unico, ché la premessa di questo Piper è intelligente e suggestiva. Almeno la premessa. Unire musica e una fiaba delle più tradizionali e meno sfruttate è davvero un punto di partenza da non sottovalutare in un panorama horror che non fa che replicare sempre gli stessi modelli e figure. Soprattutto quando ad occuparsi della parte sonora c’è un compositore come Christopher Young, già autore delle colonne sonore di The Grudge, The Exorcism of Emily Rose e Sinister, tra i vari.

Scelta dettata dal dover dare alla storia qualcosa di più di un commento musicale, vista la centralità della “melodia maledetta” in una vicenda che rilegge la fiaba evidenziandone e potenziandone gli aspetti più oscuri, dando corpo al terrore che ne deriva e che travalica abbondantemente la drammaticità insita nel testo originale, e il valore pedagogico proprio delle favole classiche. Che in passato non era stata raccontata spesso al cinema (dal Der Rattenfänger von Hameln muto del 1918 a Il pifferaio di Hamelin di Jacques Demy, fino al The Fluteman australiano del 1982), ma che l’horror aveva già fatto sua in diverse – sempre poche – occasioni (dall’animazione del 1985 alla versione coreana del 2015 e al recentissimo Piper con Elizabeth Hurley).

The Piper Un Pifferaio che non ipnotizza

Ma si sa quanto sia difficile rendere reali certi incubi, tradurre in immagini la paura che nasce dalle giuste sollecitazioni del nostro inconscio, tanto più se oggetto di una narrazione che ha regole proprie e obblighi nei confronti della forma scelta e dello spettatore. E così, al promettente incipit e colpevole una costruzione dei personaggi piuttosto superficiale, la vicenda si evolve in maniera piuttosto deludente. La – troppo – lunga attesa per una manifestazione del maligno si risolve in una esplosiva e divertente (almeno per gli amanti di certo horror classico, quasi vintage, considerata anche la povertà della resa) ‘emersione’, ma la sensazione di una gestione insufficiente di prostetica e digitale, soprattutto nei momenti migliori, si accompagna a quella di aver dilapidato una materia in sé molto ricca di potenziale.

Presentati in maniera adeguata e con una regia che a tratti sembra in grado di colmare le lacune della storia, sono comunque gradevoli i riferimenti a un cinema d’epoca, anche al limite del gore, e noi italiani potremmo trovare qualcosa del vecchio e tanto amato Dario Argento proprio nelle musiche e nella rivelazione finale della melodia incompiuta dalla povera Katherine, ma non fanno che aumentare la frustrazione per le tante incongruenze del tessuto generale.

Molti elementi importanti restano sullo sfondo, in primis quello delle piccole vittime ridotte a poco più che apparizioni e che avrebbero potuto regalare momenti inquietanti (più dell’insistenza su una palla ‘telecomandata’ che avremmo lasciato ad altri film), mentre gli incomprensibili comportamenti di alcuni protagonisti (spesso la vera cartina di tornasole di un horror ben costruito) danno la misura di quanto la seconda parte del film viva solo della necessità di avanzare nella vicenda. Fino a una conclusione sulla quale evidentemente si puntava molto – anche a ragione, per diversi motivi – ma che prima del finale potenzialmente aperto regala un paio di perle sconcertanti, dalla goffaggine del pifferaio stesso, poco a suo agio negli spazi stretti, alla miracolosa rivelazione del talento della piccola protagonista con il flauto dolce.

Andor: Diego Luna rivela che gli rimane solo una settimana di riprese

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Un comunicato stampa di Disney+ UK sembra confermare che Skeleton Crew e The Acolyte saranno le uniche serie televisive di Star Wars in live-action che verranno distribuite sulla piattaforma di streaming nel 2024. Durante la Star Wars Celebration di Londra dello scorso aprile, però, Lucasfilm aveva confermato che la seconda stagione di Andor (qui la recensione) sarebbe uscita nell’agosto del 2024. Questo, ovviamente, prima che gli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA bloccassero Hollywood per gran parte dell’estate. Sembra dunque che l’attesa seconda stagione dedicata a Cassian Andor non uscirà prima del 2025.

Tony Gilroy aveva confermato di aver finito di scrivere la sceneggiatura di Andor prima dell’inizio dello sciopero degli sceneggiatori, ma lo sciopero degli attori ha comunque posto in stato di fermo la serie. A fornire però un aggiornamento sullo stato effettivo delle riprese della seconda stagione è ora proprio il protagonista Diego Luna, il quale parlando con Variety ha affermato che “ho sette giorni di tempo. Domani torno a Londra e la finiamo“, ha rivelato l’attore. “La prima stagione l’abbiamo girata in circostanze molto, molto difficili. Con la pandemia e gli scioperi di questa volta, ne varrà ancor di più la pena“.

Per quanto riguarda la possibilità di tornare nei panni di Cassian anche dopo la conclusione della serie, Luna ha aggiunto: “Non credo, no. Farò parte di Star Wars perché farò sempre parte di quella famiglia, ma no, la cosa bella di Andor è che sappiamo che ha una fine. È bello lavorare sapendo che c’è un finale e che si può puntare a qualcosa e noi ci stiamo arrivando“. Il 2025 sarà dunque l’anno di Andor, che potrebbe anche essere l’unica serie in live action di Star Wars ad arrivare su Disney+, dato che il futuro di The Mandalorian è ancora incerto a seguito del recente annuncio del film The Mandalorian & Grogu.

Paul Mescal teme la popolarità di Il Gladiatore 2: “Mi troverò in una brutta situazione”

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Paul Mescal è già un attore candidato all’Oscar con una fanbase irriducibile grazie ai suoi ruoli in Normal People, Aftersun, Estranei e altri ancora, ma la sua fama esploderà sicuramente quest’autunno quando Il Gladiatore 2 di Ridley Scott uscirà nelle sale. Mescal è il protagonista del sequel, accanto a un cast che comprende Pedro Pascal e Denzel Washington. Come noto, Il Gladiatore del 2000 ha reso Russell Crowe uno degli attori più famosi al mondo e gli ha fatto vincere l’Oscar come miglior attore. La medesima cosa potrebbe ora accadere anche a Mescal, che si è detto piuttosto spaventato di questa possibilità.

Non so quale sarà la differenza“, ha detto di recente l’attore al Times UK quando si è prospettata la possibilità che la sua fama cresca ulteriormente grazie al sequel. “Forse è un’ingenuità? È solo che più persone ti fermeranno per strada? Sarei profondamente depresso se fosse così e spero che non sia vero. Avrò una risposta l’anno prossimo, ma se il film avrà un impatto sulla mia vita in questo senso, mi troverò in una brutta situazione. Dovrei andare avanti e fare un’opera ottusa che nessuno vuole vedere“. Paul Mescal ha dichiarato di prendere la recitazione “molto seriamente” e di non fare questo mestiere per la popolarità,

Motivo per cui è sconcertato dal fatto che metriche come i follower sui social media giochino ora un ruolo nel casting. “Mi spaventa molto. La recitazione non dovrebbe mai essere ridotta al numero di follower su Instagram“, ha detto. “Negli ultimi anni si parla di film e spettacoli televisivi come di contenuti. È una parola sporca. Non è un ‘contenuto’, è un fottuto lavoro. Non sto facendo lo snob, ma ci sono due industrie concorrenti. Una che lavora con una mancanza di cura e di integrità artistica. Dare i numeri, fare roba con i follower di Instagram come fattore, qualsiasi cosa… Ma l’altra è quella che c’è sempre stata, l’artigianato della cinematografia, la regia, le luci e il design della produzione. Questo mantiene gli artisti in vita“.

She-Hulk: Tatiana Maslany non crede che la seconda stagione si farà: “La Disney ha detto: ‘no grazie'”

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Sebbene i Marvel Studios non siano caduti così in basso come alcuni vorrebbero far credere, sono stati comunque anni difficili per il MCU. Il 2023, in particolare, è stato segnato da qualche successo ma soprattutto da numerosi insuccessi. In particolare le serie rilasciate non hanno riscontrato l’interesse dei fan e portare l’universo condiviso Marvel in streaming ha lasciato Kevin Feige a corto di risorse, impedendogli di seguire i progetti come avrebbe voluto. Una delle serie più controverse è senza dubbio She-Hulk: Attorney at Law (qui la recensione del primo episodio), che pur avendo ricevuto un riscontro piuttosto positivo dalla critica, ha dimostrato grossi problemi con i VFX.

A tratti impeccabile, a tratti abissale, la protagonista dello show è sembrata a tratti incompiuta e le immagini non erano della qualità che ci si aspetta dai Marvel Studios. La presenza di così tanti personaggi in computer grafica ha poi fatto lievitare il budget fino a 200 milioni di dollari, cosa che ha reso difficile per la serie rientrare in tali costi. Conclusa la serie, in molti si sono poi chiesti che ne sarà ora di She-Hulk. Per quanto c’è da attendersi che torni in futuri progetti, sembra che tra questi non ci sia una seconda stagione di Attorney at Law.

Durante una recente apparizione sul live stream Twitch di NerdIncorrect, è infatti stato chiesto a Tatiana Maslany, protagonista della serie, se la seconda stagione di She-Hulk: Attorney at Law si farà. L’attrice ha così risposto: “Non credo. Credo che abbiamo sforato il budget e la Disney ha detto: ‘No, grazie’“. Ciò sembra confermare le convinzioni di molti, ma in precedenza è stato riferito che She-Hulk avrà comunque un ruolo in Captain America: Brave New World. Se ciò non dovesse essere confermato, data l’importanza del personaggio e il suo rapporto con Hulk, resta comunque lecito attendersi di rivederla da qualche parte prima o poi.

Paul Walker rifiutò un ricco compenso per interpretare Superman

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Paul Walker rifiutò un ricco compenso per interpretare Superman

L’attore Paul Walker si è fatto un nome come co-protagonista della serie Fast & Furious insieme a Vin Diesel, ma è poi tragicamente scomparso in un incidente stradale nel 2013. Pur avendo recitato anche in altri film d’azione, Walker purtroppo non ha mai avuto la possibilità di recitare in un progetto di supereroi. Sembra però che una possibilità di far ciò gli sia stata data, ma che Walker abbia deciso di rifiutarla. È infatti noto che nei primi anni Duemila l’attore era tra i papabili interpreti del progetto mai andato in porto Superman Flyby, di J.J. Abrams. Sembra però che Walker fosse ben più che un semplice candidato, bensì il primo della lista.

Nel documentario I Am Paul Walker – recentemente trasmesso da The CW – il suo manager, Matt Luber, e la sua controfigura, Oakley Lehman, hanno infatti rivelato che l’attore è andato estremamente vicino al vestire i panni di Kal-El. Come riportato da Deadline, secondo Luber, Walker “stava facendo un provino per Superman… credo si trattasse di un contratto da 10 milioni di dollari e lui era il favorito“. Lehman ha poi affermato che il suo amico di lunga data “era pronto” e “stava pensando di farlo”.

Tuttavia, Luber ha anche aggiunto che “sapevo che non voleva fare tre o quattro film di Superman ed essere Superman per il resto della sua vita“. A quanto pare, proprio l’indossare l’iconico costume di Superman durante un’audizione fece capire a Walker che il ruolo non era adatto lui e che quella ricca paga non gli avrebbe fatto cambiare idea. “Ho una ‘S’, ho un mantello, stivali, calzamaglia… questo non sono io. Me ne vado da qui. Devo andarmene.”, avrebbe detto l’attore secondo Luber. Come noto, il progetto non si è poi concretizzato e Superman è tornato al cinema solo con Superman Returns, prima di divenire parte del DCEU.

Scream VII: Neve Campbell tornerebbe nei panni di Sidney Prescott nelle “giuste circostanze”.

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L’icona di Scream, Neve Campbell, è del tutto assente nell’ultimo capitolo ad oggi realizzato, Scream VI (qui la recensione). La cosa è stata dovuta a dispute sulla retribuzione e nel film la sua mancanza viene giustificata dicendo semplicemente che ha deciso di tirarsi fuori dalle vicende legate a Ghostface una volta per tutte. Tuttavia, l’attrice simbolo di questa saga non esclude un suo ritorno per il prossimo capitolo, Scream VII. Nonostante i problemi avuti con lo studio, la Campbell ha dichiarato a Variety che prenderebbe davvero in considerazione l’idea di tornare nel suo ruolo più famoso, purché si presentino le “giuste circostanze“.

Nelle giuste circostanze? Sì. Ho fatto una dichiarazione diversi anni fa, ed è stato il motivo per cui non ho fatto il film all’epoca, e ho sentito il bisogno di dire che non credo che sarei stata trattata in quel modo se fossi stata un uomo con un franchise per 25 anni sulle spalle, e questo è ancora valido. Quindi, se dovessero scegliere di tornare da me, questo continuerebbe ad essere il mio punto di partenza. Vedremo“. “Onestamente non ho idea di quali siano i loro piani“, ha continuato poi l’attrice. “So che sono successe molte cose intorno a questa vicenda e sono sicura che in questo momento ci stanno girando un po’ sulla cosa“.

L’attrice si riferisce alle recenti uscite dal cast di Scream VII delle attrici Melissa Barrera e Jenna Ortega, come anche all’abbandono di Christopher Landon, inizialmente scelto come regista del nuovo capitolo. Proprio per via di tali mancanze, i fan richiedono ancor più a gran voce il ritorno di Sidney Prescott. “Questi film significano molto per noi e significano molto per i fan. A volte vado a queste convention e incontro i fan, che sono entusiasti di questi film. Li amano. Significano molto per loro ed è così anche per i personaggi protagonisti. Quindi, anche per il loro bene, mi piacerebbe che continuasse“.

Top Gun: Maverick, tutto quel che c’è da sapere sul film con Tom Cruise

Considerato ancora oggi uno dei grandi classici degli anni Ottanta, Top Gun ha rappresentato una vera e propria svolta per il cinema statunitense, coniugando sentimento e patriottismo. Diretto nel 1986 da Tony Scott, fratello di Ridley, il film prese infatti spunto dalla cultura politica di quegli anni, dove si cercava di riaffermare la grandezza degli Stati Uniti. Divenuto così storicamente significativo, questo fa ormai parte dell’immaginario comune, tanto per i suoi memorabili personaggi quanto per la bellezza di certe scene e sequenze. 36 anni dopo, è infine stato realizzato il sequel che da tempo si prometteva e attendeva: Top Gun: Maverick (qui la recensione).

I primi tentativi di realizzarlo risalgono al 2010, quando la Paramount contattò Tony Scott e il produttore Jerry Bruckheimer per proporre loro il progetto, oltre ovviamente a Tom Cruise, che proprio grazie a Top Gun si era consacrato. Anche dopo il suicidio di Scott, la Paramount decise di tenere comunque in vita il progetto, scegliendo come regista Joseph Kosinski, che aveva già diretto Cruise in Oblivion, per dirigere il film. Uscito infine nel 2022, questo è stato definito “il film che ha salvato il cinema”, in quanto grazie al suo incasso di 1 miliardo e 496 milioni a livello globale risollevò le sale dall situazione critica in cui si trovavano a seguito della pandemia.

Indicato poi come uno dei migliori film del suo anno, Top Gun: Maverick venne candidato a ben 6 premi Oscar, tra cui Miglior sceneggiatura non originale e Miglior film, trionfando però solo nella categoria Miglior sonoro. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai velivoli utilizzati, ma anche sull’annunciato sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Top Gun: Maverick

Protagonista del film è il tenente Pete “Maverick” Mitchell, tra i migliori aviatori della Marina, che dopo più di trent’anni di servizio è ancora nell’unico posto in cui vorrebbe essere, evitando la promozione che non gli permetterebbe più di volarei. Chiamato però ad addestrare una squadra speciale di allievi dell’accademia Top Gun per una missione segreta, Maverick incontra qui il tenente Bradley “Rooster” Bradshaw, figlio del suo vecchio compagno di volo Nick “Goose” Bradshaw. Alle prese con un futuro incerto e con i fantasmi del suo passato, Maverick si troverà ben presto a dover affrontare le sue paure più profonde per portare a termine una missione difficilissima.

Top Gun: Maverick

 

 

 

Top Gun: Maverick, il cast di attori e l’addestramento per il film

Come anticipato, Tom Cruise torna a vestire i panni di Pete “Maverick” Mitchell, mentre nei panni di Bradley “Rooster” Bradshaw vi è l’attore Miles Teller ed è stato proprio lui a scegliere il soprannome “Rooster” per il proprio personaggio. Per ottenere il ruolo, l’attore ha battuto la concorrenza di Glenn Powell, che avendo però colpito positivamente Cruisi venne poi chiamato ad interpretare Jake “Hangman” Seresin, pilota di F/A-18E. Nel film recitano poi anche Jennifer Connelly nel ruolo di Penelope “Penny” Benjamin, madre single e proprietaria di un bar di cui Pete si innamora, e Jon Hamm nei panni del viceammiraglio Beau “Cyclone” Simpson, il comandante delle forze aeree della Marina.

Vi sono poi Ed Harris nel ruolo del contrammiraglio Chester “Hammer” Cain, superiore di Maverick e capo del programma Darkstar, Lewis Pullman nel ruolo del tenente di vascello Robert “Bob” Floyd e Val Kilmer, che riprende il ruolo dell’ammiraglio Tom “Iceman” Kazansky, comandante della Flotta del Pacifico degli Stati Uniti, amico intimo ed ex rivale di Maverick. Il ritorno di quest’ultimo non era però certo, a causa della sua battaglia contro il cancro alla gola. Tom Cruise insistetté però affinché Kilmer partecipasse il film, riuscendo poi ad organizzare la cosa. Per l’attore, fu un emozione molto forte ritrovarsi sul set accanto a Cruise.

Su insistenza di Cruise, inoltre, nel film le riprese aeree in green screen e in CGI sono ridotte al minimo e anche le riprese ravvicinate della cabina di pilotaggio sono state effettuate durante vere sequenze in volo. Ciò significa che gran parte del cast ha dovuto sottoporsi a lunghe sessioni di addestramento alla forza G per sopportare le sollecitazioni fisiche presenti durante i voli. Lo stesso Tom Cruise ha poi progettato personalmente un corso di formazione aeronautica di 3 mesi per i nuovi attori, affinché fossero pronti a gestire la guida di un F-18.

Top Gun Maverick film

Gli aerei presenti in Top Gun: Maverick

Per quanto riguarda gli aerei presenti nel film, il Mustang P-51 della Seconda Guerra Mondiale che si vede è in realtà di proprietà di Tom Cruise, essendo egli un pilota esperto nella vita reale. In questo film, inoltre, i piloti protagonisti non si trovano più alla guida degli oramai datati F-14 Tomcat del film originale, ma dei più nuovi F-18 Super Hornet. Per le riprese del film la Marina statunitense ha poi messo a disposizione della produzione dei periodi a bordo delle portaerei USS Abraham Lincoln e USS Theodore Roosevelt, così che gli attori potessero comprendere cosa significa trovarsi in quegli ambienti. I velivoli di 5ª generazione del combattimento aereo finale, infine, sono modellati secondo il Sukhoi Su-57 “Felon” russo, e il prototipo ipersonico pilotato da Maverick all’inizio del film è stato ricreato totalmente al computer.

Top Gun 3, confermato il sequel del film

Nel maggio 2022, parallelamente all’uscita in sala del film, Teller ha rivelato di aver proposto alla Paramount Pictures un sequel, il cui titolo provvisorio sarebbe stato Top Gun: Rooster, incentrato sul suo personaggio. Nel luglio dello stesso anno, l’attore ha dichiarato di aver effettivamente discusso con Cruise in merito a un sequel. Da quel momento, non sono però stati forniti ulteriori aggiornamenti, fino al gennaio 2024, quando è stato riferito che un sequel è effettivamente in fase di sviluppo. Ancora non si conoscono i tempi che si prevedono per la sua realizzazione, né sono state fornite indicazioni sul titolo o la trama. Dovrebbe però essere garantito il ritorno di Cruise come anche di alcuni altri personaggi visti in Maverick.

Il trailer di Top Gun: Maverick e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Top Gun: Maverick grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple TV, Prime Video, Netflix e Paramount+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 16 gennaio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Cut Off: tutto quello che c’è da sapere sul film

Cut Off: tutto quello che c’è da sapere sul film

Il thriller di produzione tedesca Cut Off è il terzo adattamento cinematografico di un romanzo scritto da Sebastian Fitzek, dove i primi due sono stati Das Kind e Das Joshua-Profil. Il regista Christian Alvart ha descritto il film come un “Sektionsthriller” (thriller della dissezione). Per lui era infatti importante introdurre lentamente il pubblico alle immagini dell’autopsia. Naturalmente, per un mezzo visivo come il cinema era estremamente difficile capire cosa fare, quanto mostrare, cosa non solo è ragionevole, ma anche come abituare lo spettatore e come introdurle a questo mondo.

Ecco perché Cut Off risulta un thriller particolarmente crudo, che talvolta sfida i limiti della sopportazione per restituire l’esperienza di disagio e orre vissuta dai protagonisti. Per quanto riguarda le location, molte scene del film sono state girate nella location originale di Helgoland, mentre altre scene sono state girate a Berlino, ad esempio in un edificio industriale abbandonato nel quartiere di Schöneweide e in un auditorium dell’ospedale universitario Benjamin Franklin.

Per gli amanti del genere, in cerca di un solido thiller ricco di colpi di scena ma che sappia anche allontanarsi da certi stereotipi hollywoodiani, Cut Off è dunque un titolo da non perdere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Cut Off cast

La trama di Cut Off

Protagonista del film è il professor Paul Herzfeld, medico legale dell’ospedale universitario Charité di Berlino. L’uomo è separato da sua moglie, ha una figlia diciassettenne di nome Hannah che riesce a vedere molto di rado. Particolarmente dedito al suo lavoro, Paul sembra apprezzare il più tempo che passa con i morti che non quello con i vivi. Durante un’autopsia sul cadavere di una donna sfigurata e senza mascella, però, egli trova all’interno del cranio un bossolo con un biglietto dove è scritto il numero di cellulare di sua figlia. Sconvolto, la chiama immediatamente per capire cosa stia succedendo, scoprendo però che Hannah è già stata rapita da un uomo di nome Jan Erik Sadler.

Il medico viene minacciato di morte se prova a chiamare la polizia e per salvare la propria vita e soprattutto quella di sua figlia, dovrà fare come gli viene richiesto. Questo è dunque per lui l’inizio di un gioco sadico condotto dal perfido Sadler, che costringe Paul a partire per l’Isola di Helgoland, nel Mare del Nord, dove dovrà cercare di salvare sua figlia, oltre che a scoprire cosa vuole da lui il folle Sadler. Paul intraprende dunque un viaggio macabro, condotto sul filo tra la vita e la morte e che segue un percorso disseminato di cadaveri, dove piano piano il passato tornerà a galla con verità insospettabili.

Cut Off: il cast del film

Ad interpretare il protagonista Paul Herzfeld vi è l’attore Moritz Bleibtreu, noto per aver recitato anche nei film Lola corre, Woman in Gold, Il quinto potere e Speed Racer. L’attrice Jasna Fritzi Bauer, vista in La scelta di Barbara About a Girl, interpreta invece Linda, che si rivelerà essere un’aiutante per Paul. L’attore Lars Eidinger, visto nei film Rumore bianco e nella serie Tutta la luce che non vediamo, interpreta invece il misterioso Jan Erik Sadler, mentre Fahri Ogün Yardim interpreta l’amico di Paul, Ender Müller. Enno Hesse è l’aiutante del protagonista, Ingolf von Appen, Barbara Prakopenka interpreta Hannah Herzfeld, figlia di Paul, e Stephanie Amarell è Rebecca Schwintowski. Klara Höfels, infine, interpreta il giudice Friederike Töven.

Cut Off finale

Cut Off: il finale del film

Nel corso del film, Linda pratica un autopsia sul cadavere da lei trovao all’inizio, seguendo le istruzioni di Paul nel farlo. Trova così una capsula di plastica di un Kinder Sorpresa nella gola del cadavere. Questa contiene una fotografia che ritrae il giudice in pensione Friedericke Töven, che vive a Helgoland. Quello di Töven è un nome non nuovo per Paul, in quanto in passato ha emesso una sentenza troppo clemente nei confronti di Sadler, che aveva violentato l’unica figlia di Jens Marinek, collega e amico di Paul. All’epoca, Marinek aveva anche esortato Paul a fornire una falsa testimonianza a seguito dell’autopsia della figlia, affinché Sadler ricevesse una pena più severa, ma Herzfeld si rifiutò di farlo.

Quando un blocco di legno fuoriesce dal retto del ritrovato cadavere Töven, Linda nota delle coordinate scritte su di esso, che conducono Herzfeld e il suo apprendista in una foresta. Lì Herzfeld viene sopraffatto da Marinek, che però si spara dopo aver ingoiato un chip. Herzfeld lo estrae e vi trvoa un video che mostra il capo di una ditta di traslochi Philipp Schwintowski che spiega le azioni sue e di Marinek. Sia la figlia di Marinek, Lily, che la figlia di Schwintowski, Rebecca, erano state rapite da Sadler. Disperate, entrambe le ragazze si erano suicidate dopo essere state violentate da lui. Marinek e Schwintowski decisero di farsi giustizia da soli.

Organizzarono dunque il rapimento di Hannah perché ai loro occhi Herzfeld, in quanto parte del sistema giudiziario, era a sua volta responsabile della morte delle loro figlie. Inoltre, rapirono Sadler, gli tagliarono la lingua e lo liberarono contro il giudice, che Sadler uccise. Avevano poi pianificato di ucciderlo, incastrandolo come “Erik” e portando Herzfeld a scoprire il mistero. Herzfeld scopre però che Sadler è ancora vivo e recandosi in un bunker trova lì sua figlia. Mentre fugge su un elicottero insieme ad Hannah, Linda, Hender e Ingolf, Sadler si manifesta ma viene scaraventato fuori dal velivo da Herzfeld, che pone così fine alla vicenda.

Il trailer di Cut Off e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di martedì 16 gennaio alle ore 21:20 sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

I fratelli De Filippo: trama, cast e curiosità sul film di Sergio Rubini

Quella degli Scarpetta-De Filippo è stata la dinastia teatrale per eccellenza del Novecento, composta da artisti che hanno donato nuovo prestigio al teatro napoletano, regalando a questo opere ancora oggi amate e portate in scena. Tutto ebbe inizio con Eduardo Scarpetta, recentemente raccontato nel film Qui rido io, dove è interpretato da Toni Servillo. Tra i suoi discendenti, invece, si sono affermati in particolare Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, che sono ora stati raccontati nel nuovo film da regista di Sergio Rubini dal titolo I fratelli De Filippo (qui la recensione).

Con questo nuovo lungometraggio, presentato alla Festa del Cinema di Roma e poi al cinema dal 13 al 15 dicembre, Rubini racconta il suo amore per il teatro attraverso le gesta di chi lo ha reso grande in Italia e nel mondo. Il film, che si concentra sulla prima parte della vita dei fratelli De Filippo, è inoltre particolarmente impegnato nel ricostruire il fervido ambiente della Napoli di inizio Novecento. Tra personaggi bislacchi e luoghi memorabili, prende così vita un racconto che va al di là del semplice carattere biografico, ma si fa portatore di una serie di valori umani sempre preziosi.

Il film è un ulteriore modo per scoprire qualcosa di più su tre delle maggiori personalità del teatro novecentesco e oltre, sulle loro ambizioni, sulle paure e sul legame che li ha uniti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location utilizzate. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

I fratelli De Filippo: la trama del film

È l’inizio del Novecento, i tre fratelli Peppino, Titina ed Eduardo, vivono con la bella e giovane madre, Luisa De Filippo. In famiglia un padre non c’è, o meglio si nasconde nei panni dello “zio” Eduardo Scarpetta, il più famoso, ricco e acclamato attore e drammaturgo del suo tempo. Scarpetta, pur non riconoscendo i tre figli naturali, li ha introdotti fin da bambini nel mondo del teatro. Alla morte del grande attore, i figli legittimi si spartiscono la sua eredità, mentre a Titina, Eduardo e Peppino non spetta nulla. Ai tre giovani, però, “zio” Scarpetta ha perà trasmesso un dono speciale, che invece non è toccato al figlio legittimo Vincenzo, anche lui attore e drammaturgo.

Si tratta del suo grande talento, che i tre fratelli De Filippo coltiveranno fino a farlo proprio, dando vita ad alcuni dei più importanti traguardi del teatro napoletano del Novecento. Il riscatto dalla dolorosa storia familiare passa per la formazione del trio De Filippo, sogno accarezzato per anni da Eduardo e dai suoi fratelli e finalmente realizzato, superando difficoltà e conflitti. Quella dei De Filippo è la storia di una ferita familiare che si trasforma in arte. E di tre giovani, che, unendo le forze, danno vita a un modo del tutto nuovo di raccontare la realtà con uno sguardo che arriva fino al futuro.

I fratelli De Filippo cast

I fratelli De Filippo: il cast e le location del film

Per dar vita ai tre fratelli De Filippo, Rubini ha scelto tre attori non ancora particolarmente noti. Mario Autore, principalmente attivo in ambito teatrale e qui al suo primo film, interpreta Eduardo De Filippo, mentre Domenico Pinelli, visto in Noi e la Giulia e Si accetano miracoli, interpreta il fratello Peppino. Anna Ferraioli Ravel, invece, dà volto alla sorella Titina De Filippo. Ad interpretare la loro madre, Luisa De Filippo, vi è l’attrice Susy Del Giudice, vista in televisione in serie quali Don Matteo, Capri e Gomorra. Ad interpretare il grande Eduardo Scarpetta vi è invece il celebre Giancarlo Giannini, mentre Biagio Izzo da volto al figlio Vincenzo Scarpetta.

La maggior parte delle riprese del film, naturalmente, si sono svolte a Napoli. In particolare, si può riconoscere il Teatro Sannazaro. Diverse sono però anche le scene ambientate in altri luoghi al di fuori del capoluogo di regione, come quelle che si svolgono alll’interno del Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, comune in provincia di Caserta. Rubini non ha però mancato di portare un po’ di set anche nella sua Puglia e più precisamente a Manduria. Qui si sono si sono svolte delle riprese presso la masseria Schiavoni, nell’area del ex campo dell’aviazione lungo la provinciale Manduria – Oria.

I fratelli De Filippo storia vera

I fratelli De Filippo: la storia vera dietro al film

Quella dei tre fratelli De Filippo non è un’infanzia semplice, come raccontato anche dal film Qui rido io. Il loro padre biologico è infatti il grande attore e commediografo Eduardo Scarpetta, il quale, pur mantenendoli e garantendo loro la possibilità di studiare, non li riconosce mai come propri e li ritiene inferiori a quelli legittimi. I tre, in ogni caso, hanno comunque modo di essere introdotti all’ambiente del teatro, dal quale rimangono ben presto affascinati. Quando però Scarpetta muore, nel 1925, i tre De Filippo scoprono di non aver ricevuto nulla in eredità, e ciascuno di loro sbarca il lunario come può. Stanchi di non poter esprimere appieno il proprio potenziale, i tre iniziano a pensare di formare una propria compagnia.

Dal 1931 finalmente il sogno dei tre fratelli d’arte di recitare assieme diventa realtà. Eduardo fonda, raccogliendo l’adesione dei fratelli, la compagnia del Teatro Umoristico “I De Filippo”, che debutta con successo a Roma. La commedia più nota di Eduardo, Natale in casa Cupiello, portata in scena per la prima volta al Teatro Kursaal di Napoli il 25 dicembre 1931, segna di fatto l’avvio vero e proprio della felice esperienza della Compagnia. Da quel momento sono molte le opere che i tre portano insieme a teatro, ma Eduardo inizia a sentire il bisogno di abbandonare il “provincialismo” napoletano della compagnia.

Motivato anche dalle benevole critiche ricevute, decide che è giunto il momento per la sua compagnia di operare il decisivo salto di qualità per iniziare a calcare i più prestigiosi teatri italiani. Fu decisivo in tal senso l’incontro casuale con Luigi Pirandello. Nel biennio 1943-44 i fratelli De Filippo calcarono le scene repubblichine, ma il 20 dicembre 1944 Eduardo recitò per l’ultima volta, al teatro Diana di Napoli, accanto a Peppino, con il quale esplose un nuovo e fatale diverbio. Eduardo decise quindi di fondare la nuova compagnia teatrale che si chiamò semplicemente “Il Teatro di Eduardo”, intraprendendo a quel punto strade diverse dai fratelli.

I fratelli De Filippo: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di I fratelli De Filippo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Prime Video e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 16 gennaio alle ore 21:25 sul canale Rai 1.

Fonte: IMDb

La Petite: recensione del film di Guillaume Nicloux

La Petite: recensione del film di Guillaume Nicloux

Joseph è un impegnativo vedovo settantenne che passa le sue giornate in solitaria nell’incasinato e affascinante laboratorio in cui restaura esclusivi pezzi d’arredamento. La sua vita procede tranquilla finché improvvisamente un giorno riceve la telefonata più dolorosa che un genitore possa mai avere: suo figlio Emanuel e il suo compagno Joachim sono morti in un tragico incidente aereo. Mentre cerca di affrontare e accettare la perdita del figlio, Joseph inizia a interrogarsi e ossessionarsi sul futuro della bambina, non ancora nata, che i due giovani stavano per avere grazie alla ventenne Rita, una madre surrogata nella città di Gent, in Belgio, dove la GPA (Gestazione per Altri) è accettata ma non ancora regolamentata giuridicamente.

Cosa ne sarà della piccola? Riuscirà ad avere una famiglia o verrà abbandonata e dimenticata? Con il disappunto della figlia (Maud Wyler) e dei genitori di Joachim – questi ultimi troppo impegnati in una guerra giudiziaria contro la compagnia aerea coinvolta nell’incidente –, Joseph decide di partire per il Belgio in cerca della misteriosa madre surrogata, con l’obiettivo di conoscerla e assicurarsi che la nascitura abbia tutto l’amore che merita e che suo figlio era pronto a darle.

È questa la commovente e profonda storia di La Petite, il dolce e sincero dramma francese diretto dall’audace Guillaume Nicloux (The Nun, The End, The Lockdown Tower) e ispirato al romanzo Le Berceau (trad. “La culla”) di Fanny Chesnel, disponibile nelle sale italiane dal 18 gennaio 2024.

La Petite – In foto l’attore Fabrice Luchini.

Per ogni vita che va, c’è un’altra che arriva

È davvero raro incontrare sul grande schermo narrazioni che affrontino il complesso e controverso tema della maternità surrogata. Se poi a questo si aggiungono anche le difficoltà affrontate dalle coppie LGBTQIA+, l’elaborazione della perdita di un figlio e le dinamiche non così semplici delle famiglie allargate, allora diviene una vera e propria sfida cinematografica. Una sfida che Nicloux ha accettato con la storia contemporanea di Joseph, interpretato dal talentuoso e pluripremiato Fabrice Luchini, e Rita (l’attrice belga Mara Taquin, conosciuta in La Syndicaliste e Nothing to Fuck).

Attraverso una narrazione semplice ed essenziale, Nicloux conduce il pubblico in un coinvolgente e intenso viaggio di 90 minuti sull’esistenza, l’amore, la sofferenza e la rinascita. Dopo la perdita del figlio, Joseph si aggrappa a un fragile filo di speranza legato a Rita, la giovane donna, apparentemente fredda e pungente, che aveva accettato la gravidanza solo per motivi finanziari. Empatizzare con Joseph è facile, ma affezionarsi a questo tenero padre lo è ancor di più. Nonostante il suo complicato e infelice rapporto con il figlio, Joseph sceglie di non affrontare il lutto con rabbia o risentimento. Si lascia piuttosto travolgere dai ricordi, si concede la possibilità di perdonarsi, anche se con qualche difficoltà, e insegue l’opportunità di compiere il suo ultimo grande atto d’amore per Emanuel.

La Petite – In foto (da sinistra a destra) Mara Taquin e Fabrice Luchini.

Un’opera intima e delicata, ma non abbastanza coraggiosa

Con il giusto equilibrio tra dramma e umorismo, morte e vita, Nicloux regala al grande schermo un’opera intima, delicata, e, soprattutto, sincera, dall’inizio alla fine. La Petite è un adorabile e toccante viaggio di redenzione e di rinascita che riflette, senza riserva alcuna, sulla complessità della vita e le sue infinite variabili.

Al di là della sua tenera e dolceamara bellezza, però, La Petite sembra voler restare in superficie, evitando di approfondire con attenzione e dignità quel tema complesso di cui si fa onorevole portavoce. Infatti, la discussione sulla maternità surrogata per famiglie arcobaleno, pur presente, è accennata fugacemente da poche battute sparse senza un’adeguata coerenza o una reale importanza. Per quanto godibile, emozionante e dalle nobili intenzioni, quindi, la pellicola di Guillaume Nicloux manca l’occasione di affermarsi sul panorama cinematografico come un’opera originale, incisiva e provocatoria; accontentandosi così di essere in realtà un timido e labile tentativo che ha avuto timore di spingersi troppo oltre.

Runner: il trailer del film con Matilde Gioli e Francesco Montanari

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Plaion Pictures è lieta di diffondere il trailer di Runner, l’action thriller diretto da Nicola Barnaba (qui la nostra intervista) e realizzato interamente da maestranze italiane, che rende omaggio alla migliore tradizione dei film d’azione degli anni Ottanta – come i cult movie Arma Letale e Die Hard – Trappola di cristallo.

Se il poster rilasciato a inizio anno svelava la natura da eroina dell’intrepida e combattente runner Lisa – interpretata da una tosta Matilde Gioli (Doc – Nelle tue mani, Gli uomini d’oro), che ha eseguito in prima persona alcuni degli stunt più pericolosi del film- il trailer ci offre un assaggio del legame esplosivo che si instaura tra la giovane protagonista e il suo antagonista, lo spietato agente corrotto dell’Interpol Bosco: un personaggio ambiguo e senza scrupoli, guidato dal desiderio di vendetta e interpretato dal Nastro d’argento Francesco Montanari (già noto per i ruoli da villain e drammatici come il Libanese in Romanzo Criminale – La serie).

Le atmosfere claustrofobiche di un labirintico hotel a cinque stelle isolato dal mondo e i toni cupi della notte sono elementi perfetti per portare a termine la tanto desiderata vendetta di Bosco, che da tempo è sulle tracce dell’attrice Sonja, donna dal passato oscuro. Ma qualcosa va storto… e l’uomo si trova costretto a una serrata caccia alla giovane runner, colpevole di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Lisa, incastrata e accusata dell’omicidio di Sonja, ritrovandosi in una frenetica caccia all’uomo è costretta a una fuga disperata e precipitosa, in cui dovrà ricorrere a ogni mezzo per sopravvivere e dimostrare la propria innocenza. Grazie al suo passato da atleta, Lisa darà a Bosco e ai suoi complici molto più filo da torcere di quanto si aspettino. Tra corse all’ultimo respiro, acrobazie da vertigini e colpi di scena esplosivi, in un crescendo di emozioni, la narrazione adrenalinica di Runner terrà lo spettatore incollato alla poltrona del cinema.

Prodotto da Camaleo, realizzato con il contributo del Ministero della Cultura e con il sostegno di Fondazione Calabria Film Commission, Runner vede nel cast anche Federico Tocci, Ilenia Calabrese, Saverio Malara, Vincenzo Scuruchi, Flora Contrafatto e Hana Vagnerova. Per la regia di Nicola Barnaba e con protagonisti Matilde Gioli e Francesco Montanari, Runner sarà nei cinema italiani dall’8 febbraio distribuito da Plaion Pictures.

Runner, la trama

Lisa sogna di fare cinema da quando era piccola. Messa da parte la carriera sportiva, la ragazza ora lavora come runner su un set cinematografico, intrecciando una relazione con Sonja, star del film. Ma l’attrice ha un passato oscuro che torna a bussare alla sua porta. Accusata dell’omicidio di Sonja, Lisa è costretta a scappare, inseguita dallo spietato assassino. Lisa corre, corre per salvarsi la vita e per trovare le prove che la scagionino incriminando il vero colpevole.

Antonia Fotaras racconta il suo nuovo ruolo in Una Fottuta Bugia

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Antonia Fotaras racconta il suo nuovo ruolo in Una Fottuta Bugia

L’abbiamo vista ne Il primo Re e in Luna Nera, lo scorso anno in Un’estate fa, e ora Antonia Fotaras è pronta per diventare Claudia, la protagonista femminile di Una Fottuta Bugia, il film di Gianluca Ansanelli attualmente in fase di riprese tra Roma e la Calabria. Abbiamo incontrato Antonia Fotaras sul set romano e ci ha raccontato dell’esperienza di interpretare una giovane malata terminale di cancro.

“Claudia è una ragazza di 25 anni che si trova a affrontare una delle situazioni più difficili che una persona debba affrontare – ha spiegato Antonia FotarasParlavo con una psicologa che mi ha spiegato che l’accettare la propria morte è una delle prove più difficili che una persona possa affrontare. Infatti, secondo me c’è una Claudia prima e una dopo la notizia della malattia, è come se avesse provato a rinnovare e rivoluzionare la sua vita. Mi dà l’idea di essere una persona che ha voglia di volare, di scappare via da tutto, e a volte ci riesce, proprio grazie all’incontro con Pietro.”

Che tipo di preparazione ha richiesto un ruolo del genere?

“Tanta forza con lo stomaco e tanta ricerca. Ho letto tante interviste di ragazze malate, terminali e non. Ho imparato a capire che momento della vita è dalla bocca di chi vive questa situazione, ho parlato con tante persone, anche di suicidio assistito. Ho imparato a capire le pressioni delle persone malate, le scelte che si trovano ad affrontare, mai semplici. Poi ho anche fatto delle ricerche sulla classe sociale di Claudia, che è stata più leggera.”

Che aspettative si costruiscono dentro un attore durante le riprese di un film?

“Non ne ho la più pallida idea, ci pensavo da più piccola. Oggi sono molto concentrata sul lavoro da fare, non mi pongo affatto la domanda. Certo, spero che i messaggi che cerchiamo di raccontare con questo film coinvolgano le persone e possano arricchirle, ma non so come andranno le cose.”

La scoperta del cancro e l’incontro con Pietro sono due momenti fondamentali nella vita di Claudia. In che modo la cambiano?

“È come se entrambi gli eventi le ridiano vita, nonostante la tragicità del cancro. Pietro, per Claudia, è come l’acqua per una pianta. Lui le dà l’acqua e lei riesce a rivivere, a vivere ancora un po’.”

Hai avuto fino a questo momento una carriera molto densa, anche se sei ancora molto giovane, come scegli i progetti?

“Do sempre la priorità alla storia. Se la storia mi piace e penso ci sia qualcosa da scoprire, qualcosa che sia utile a me e che arricchisca le persone che la guarderanno. Allora mi piace dire di sì, e anche le sfide mi piacciono molto. Poi penso che un po’ li scegli tu i ruoli, un po’ ti scelgono loro. Sono aperta a tutte le storie che possono arricchirmi e che mi possano portare a scoprire cose nuove di me e del mondo.”

Le riprese di Una Fottuta Bugia dureranno 5 settimane e si snoderanno tra Roma e la Calabria. Il film è prodotto da Play Entertainment.

Imaginary: trailer del nuovo horror Blumhouse

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Imaginary: trailer del nuovo horror Blumhouse

In arrivo Imaginary, un nuovo horror targato Blumhouse, produttori di Five Nights At Freddy’s e M3GAN. Diretto da Jeff Wadlow. Scritto da Jeff Wadlow & Greg Erb & Jason Oremland. Prodotto da Jason Blum, Jeff Wadlow con DeWanda Wise, Tom Payne, Taegan Burns, Pyper Braun con Veronica Falcon e Betty Buckley

Imaginary esplora l’innocenza degli amici immaginari, ponendo una domanda inquietante: Sono davvero frutto dell’immaginazione dei bambini o c’è qualcosa di più terrificante e oscuro che si nasconde?

Quando Jessica (DeWanda Wise)  torna a vivere con la sua famiglia nella casa dove è cresciuta, la figliastra Alice (Pyper Braun) avventurandosi in cantina, trova un orsacchiotto di peluche di nome Teddy. Fin da subito sviluppa un inquietante attaccamento con lui, dapprima in modo giocoso e poi sempre più sinistro. Quando il comportamento di Alice diventa sempre più preoccupante, Jessica si rende conto che il tenero Teddy è molto più dell’orso di peluche che lei credeva.

Martha Is Dead: annunciato l’adattamento cinematografico del pluripremiato videogioco italiano

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In una collaborazione innovativa, lo studio italiano di videogiochi LKA, l’editore britannico Wired Productions e la casa di produzione cinematografica svedese Studios Extraordinaires hanno annunciato una partnership esclusiva per l’adattamento cinematografico del videogioco “Martha Is Dead“.

Ambientato nel paesaggio pittoresco ma devastato dalla guerra della Toscana del 1944, “Martha Is Dead” intreccia una narrazione inquietante sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale. I giocatori si calano nei panni di Giulia, una giovane donna intrappolata in un agghiacciante mistero dopo la morte della sorella gemella Martha.

Ogni elemento di ‘Martha Is Dead’ è stato creato con straordinaria precisione e cura. La complessità della narrazione è stata meticolosamente pianificata, visualizzata e persino modellata con una qualità cinematografica in mente“, afferma Luca Dalcò, fondatore e direttore di LKA, scrittore e designer di “Martha Is Dead”. “Portare tutto questo in vita come film è un sogno che si realizza“.

Celebrato per i suoi dettagli mozzafiato e il suo realismo, “Martha Is Dead” ha ottenuto il plauso della critica mondiale per la sua capacità di fondere i confini tra realtà, superstizione e tragedia della guerra in un mistero avvincente che tiene i giocatori sul filo del rasoio fino alla fine del gioco.

La narrazione avvincente e l’ambientazione unica del gioco lo rendono un candidato perfetto per un adattamento cinematografico”, afferma Leo Zullo, amministratore delegato di Wired Productions. “Siamo entusiasti di unire le forze con gli Studios Extraordinaires per creare un’esperienza cinematografica di riferimento, fondendo l’arte del gioco e del cinema in un modo senza precedenti“.

L’adattamento sarà curato da Studios Extraordinaires, una società creativa di André Hedetoft e Andreas Troedsson specializzata nella realizzazione di film d’azione, horror e di fantascienza di alto livello a partire da storie originali e giochi straordinari.

Martha Is Dead” è un capolavoro narrativo, che intreccia sapientemente un avvincente mistero di omicidio dal punto di vista di una giovane donna in un modo che non è mai stato fatto prima“, affermano André e Andreas di Studios Extraordinaires. “Siamo ansiosi di dare vita a questo racconto struggente, offrendo sia ai fan che ai nuovi arrivati un tour-de-force cinematografico, pur rimanendo fedeli all’essenza struggente del gioco“.

Attualmente in fase di sviluppo, l’adattamento cinematografico di “Martha Is Dead” è stato realizzato in stretta collaborazione con Luca Dalcò, fondatore e direttore di LKA, nonché creatore di Martha Is Dead. André Hedetoft e Andreas Troedsson sono impegnati nel lungometraggio come co-registi. Oltre alla regia, André apporta ulteriori competenze in qualità di sceneggiatore della sceneggiatura, mentre Andreas Troedsson assume anche il ruolo di direttore della fotografia, garantendo un adattamento visivamente straordinario e meticolosamente realizzato.

Emanuele Propizio, sul set di Una Fottuta Bugia, racconta il suo personaggio

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Si intitola Una Fottuta Bugia, il nuovo film di Gianluca Ansanelli, le cui riprese si stanno svolgendo in queste settimana e che vede protagonista Emanuele Propizio (Ghiaccio, Romantiche) nei panni di Pietro, un giovane ex-enfant prodige squattrinato che si trova, suo malgrado, costretto a fingersi malato di cancro per non essere sfrattato di casa. L’incontro con Claudia, una ragazza malata terminale, lo costringe a confrontarsi col suo castello di bugie.

“È un ragazzo con un bagaglio adolescenziale importante – spiega del suo Pietro Emanuele Propizio, che abbiamo incontrato sul set – Nonostante sia stato un enfant prodige, non si è goduto la popolarità a causa di una situazione familiare difficile. I suoi genitori si sono separati, non erano in buoni rapporti e poi la madre muore. La sua infanzia è stata dolorosa per lui, e da adulto si trascina questo dolore che si riverbera anche nell’impossibilità di riuscire a fare l’attore. Convive con questo suo amico che come lui sta passando un momento di grande difficoltà perché è separato con un figlio, e quando gli arriva la lettera di sfratto, rimane incastrato in questo piano diabolico, che lui non condividerà mai a pieno. Però così conosce Claudia che gli cambierà la vita. Anche se lei rischia suo malgrado di dargli un dolore ancora più grande di quelli che lui ha già vissuto.”

Come hai lavorato alla preparazione del personaggio?

“Ho cercato di prendere il suo dolore inconscio, ne ho parlato tanto con Gianluca Ansanelli, il regista, e diciamo che Pietro ha un po’ di Emanuele. Mi sono ricordato tutte le sensazioni di quando ero piccolo e ho cominciato a fare questo lavoro. Ha contribuito alla preparazione sia il fatto che sono cresciuto con genitori separati, cosa che mi ha fatto molto soffrire da piccolo, sia il fatto che ho lavorato già da molto giovane. Con il tempo ho imparato a capire che fare l’attore prevede per forza delle parabole nella carriera, altrimenti si accetterebbe di tutto e io voglio avere la possibilità di scegliere cosa fare. Ho messo molto di Emanuele in Pietro, spero che questo impegno arrivi. La cosa che mi diverte molto di questo personaggio è che ha un modo di rapportarsi alle persone diverse in maniera misurata, nel senso che è molto sensibile e percepisce come comportarsi con le persone in base a come sono quelle stesse persone. Usa sempre la sua delicatezza e la sua sensibilità.”

Che aspettative si costruiscono dentro un attore durante le riprese di un film?

“È sempre molto difficile pensare alla riuscita del film. Mi affido sempre alla mia esperienza, perché anche se sono relativamente giovane, più di metà della mia vita l’ho passata sui set. Cerco di concentrarmi su quello che devo fare più che su quello che verrà fuori. È molto difficile per me rimanere concentrato su quello che devo fare, ma è quello che provo a portare avanti. Cerco di stare con il personaggio il più tempo possibile, ora so che Pietro starà con me per due mesi e non nego che durante le riprese ho il pensiero di quello che sarà. Cerco di affidarmi sempre al gioco di squadra, al regista e alla troupe.”

Hai cominciato da giovanissimo con un immediato riscontro, e ora interpreti un ex enfant prodige. Quando hai cominciato a lavorare, ti è mai venuto il pensiero che poi non saresti riuscito a superare te stesso?

“All’epoca no, pensavo solo a studiare e a migliorarmi, sono pensieri che vengono quando sei più grande, adesso. Ma per il momento sono stato fortunato, lavoro con una certa regolarità. La paura nasce quando cominci da piccolo e magari poi non riesci a superare quel momento in cui hai sempre ruoli di figlio, e poi cominciano ad offrirti i ruoli di padre. Ecco quello è un passaggio delicato… io sono scaramantico, non dico mai nulla, però per adesso non mi lamento.”

Le riprese di Una Fottuta Bugia dureranno 5 settimane e si snoderanno tra Roma e la Calabria. Il film è prodotto da Play Entertainment.

Di seguito, la trama del film: Pietro (Emanuele Propizio) è un ex-enfant prodige della pubblicità che oggi, a quasi trent’anni viene regolarmente scartato ai provini e sbarca il lunario insegnando teatro ai ragazzini della parrocchia. Vive in un modesto appartamento della diocesi con Nicolas (Giampaolo Morelli) un infermiere dall’indole casinara e menefreghista, divorziato con moglie e figlio a carico. Quando i due rischiano di essere sfrattati dal prete, Nicolas inventa l’orrenda bugia che il suo inquilino è malato di cancro. Inizialmente Pietro subisce la cosa impotente ma poi, proprio quando decide di confessare tutto, conosce Claudia (Antonia Fotaras), una ragazza veramente malata, che malgrado le sue gravi condizioni di salute, sprizza vitalità da tutti i pori. Tra i due ragazzi si crea un indissolubile legame a cui Pietro non vuole rinunciare. Riuscirà a gestire i suoi sentimenti senza ferire quelli di Claudia?

Yannick: recensione del film di Quentin Dupieux

Yannick: recensione del film di Quentin Dupieux

“Uno spettacolo che dovrebbe tirarmi su di morale, mi fa l’effetto contrario.”Yannick

Il cinema, o il teatro, sono un’arte dentro cui, come in una bolla, ci si può isolare. Pur di natura diversa, lavorano per un medesimo compito: permettere di evadere dalla realtà. Che sia per una storia impressa su uno schermo oppure portata in scena su un palco con attori in carne e ossa, chi arriva in sala vuole chiudersi alle spalle la porta che si affaccia sul mondo reale, per pensare alle vite di altri in cui non è protagonista coinvolto. Non sempre però lo spettatore si trova davanti un’opera che lo aggrada, per cui prova trasporto, che è fedele al suo genere di riferimento (ed è il motivo per cui l’ha scelta, in base alle esigenze del momento), e che gli dà la distrazione necessaria. Se ciò che dovrebbe offrire divertimento, sollievo o svago restituisce la stessa noia o insoddisfazione della propria vita, può essere molto frustrante. Oltre che deludente.

In una realtà surreale, come quella allestita da Quentin Dupieux nella sua commedia dell’assurdo Yannick, il pubblico ha tutto il diritto di ribellarsi e dire la propria. Perché spesso si tende a pensare che la funzione di un film, o nel caso della storia del regista francese una piéce teatrale, sia solo quella di contenere le espressioni artistiche di chi lo mette in piedi. Ma l’arte di saper creare storie non deve far star bene solo chi la fa, ma anche chi la riceve, proprio perché fonda il suo essere su una comunicazione soddisfacente fra le parti. Tuttavia, se manca il dialogo e l’impegno, come in una coppia, il disastro è assicurato. Yannick, undicesimo lavoro di Dupieux, è stato presentato al Locarno e Torino Film Festival 2023, e arriva nelle sale italiane dal 18 gennaio.

Yannick, la trama

Siamo in un teatrino della provincia francese, dove è in corso la rappresentazione di una (brutta) commedia intitolata Il Cornuto, che mette in scena uno dei più classici ménage a trois: tra battute mediocri ed equivoci già visti, sul palco due attori si contendono la protagonista. In sala gli spettatori sono pochi, tutti abbastanza annoiati, che di tanto in tanto ridono forzatamente. All’improvviso però, stanco di quell’operetta, si leva la voce d Yannick, , un guardiano notturno che ha fatto “quarantacinque minuti di treno e quindici a piedi per essere lì”, oltre ad essersi preso un giorno di ferie, e non accetta di star guardando una piecé scarsa e scontata. Nessun colpo di scena, nessun brillante dialogo, niente di quello portato in scena lo entusiasma, anzi aggrava il suo stato d’animo già abbattuto, quando lui era andato a teatro proprio per stare meglio. Dopo una serie di battibecchi con gli attori, Yannick, deluso dalla loro performance, ne prende il controllo per rivoluzionarla e creare qualcosa di davvero divertente. Dimostrando quanto spesso, chi non dovrebbe esserlo, si rivela essere migliore di chi è esperto. Semplicemente perché ci crede fino in fondo.

Yannick

Dupieux: dalla parte dello spettatore

Dalla prima inquadratura in 4:3, una chiara falsa soggettiva, Dupieux imprigiona il suo pubblico, sia intradiegetico che extradiegetico, nello spazio del piccolo teatro. Con questa scelta di formato, sentirsi più vicini – e intimi – agli spettatori in sala, a Yannick e agli attori sul palco diventa quasi automatico, e sottrarsi a quel processo di identificazione è pressoché impossibile. Dupieux mette regia e sceneggiatura a favore di spettatore, trasformando così Yannick in una riflessione su come possa sentirsi che inizia dall’incipit, e porta avanti con frenesia di montaggio e dialoghi calzanti fino all’exploit finale. Con insolenza e una buona dose di umorismo ed eccesso, il regista si schiera dalla parte dello spettatore, spesso lasciato nell’ombra, a cui non viene data la rilevanza che merita, parlando a nome suo e dei suoi diritti.

Nella maggior parte dei casi questi deve infatti accettare ciò che ha di fronte – che può essere insipido, scialbo, spento – senza replicare. Eppure non si pensa mai alla responsabilità che ha un autore nei suoi confronti. Per essere meritevole di lode, lui, deve curare la sua opera fino in fondo, volerle bene, valorizzarla, essere presente quando viene messa in scena – senza abbandonarla a se stessa come invece accade per la commedia teatrale nel film. Perché una specifica piéce (in questo caso ci si rivolge ai compiti di una commedia) come dice Yannick deve far stare bene, e non buttare giù di morale ancor di più. Come dimostrerà poi in seguito, per riuscire in qualcosa bisogna avere in primis il carburante della passione, ma soprattutto non trattare il lavoro – e l’arte – con superficialità e inerzia. Perché se non siamo i primi a credere nel nostro operato, non possiamo pretendere che lo facciano gli altri. E neanche che a loro, in quanto spettatori, vada bene tutto così come viene proposto.

James McAvoy commenta la possibilità di tornare a interpretare Charles Xavier nel MCU

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James McAvoy commenta le possibilità di tornare nei panni di Charles Xavier nell’universo cinematografico Marvel. McAvoy ha interpretato la seconda versione di Charles Xavier della serie X-Men di casa Fox, in contrapposizione al Magneto di Michael Fassbender. L’ultima volta che James McAvoy ha interpretato il Professor X è stata in Dark Phoenix del 2019.

Parlando con Entertainment Tonight, James McAvoy si è mostrato evasivo riguardo al suo possibile ritorno nei panni del Professor X per un altro film Marvel. McAvoy ha affermato di non aver avuto contatti con la Marvel, mentre è interessante notare che dica anche: “Tutto ciò che dico mi metterà nei guai”.

Patrick Stewart, l’originale Charles Xavier dei primi film dedicati agli X-Men, è già tornato come variante multiversale del personaggio in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, scelta che ha aperto le porte al ritorno di McAvoy. “Qualsiasi cosa dica mi metterà nei guai… Non ho avuto contatti con loro. Se vogliono che torni, devono parlarmi e hanno bisogno di una buona sceneggiatura… Non dirò niente.”

Ci sono alcuni modi in cui McAvoy può tornare nei panni di Charles Xavier nel MCU. Proprio come ha fatto Stewart, James McAvoy potrebbe tornare come una versione diversa del Professor X da quella interpretata nei film X-Men della Fox. Avere l’attore o anche altri attori della timeline degli X-Men più giovani per un’avventura finale potrebbe avere senso.

Si dice che Deadpool 3, l’unico film del MCU del 2024, contenga diversi attori dei film X-Men della Fox e forse potrebbe esserci anche spazio per James McAvoy. Deadpool 3 dovrebbe essere un viaggio multiversale e potrebbe mostrare entrambi i lati del franchise X-Men di Fox e questo si adatterebbe perfettamente alla trama anticipata del film e al tipo di umorismo di Deadpool. Ma non c’è niente di confermato, se non il ritorno ufficiale del Wolverine di Hugh Jackman.

Mercoledì 2: Jenna Ortega rivela “più azione, più horror” e “ogni episodio” sembra “un po’ più un film”

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Jenna Ortega ha dichiarato a E! sul red carpet degli Emmy di aver “ricevuto alcuni copioni per la seconda stagione” di Mercoledì 2, il suo mega successo su Netflix che ha debuttato nell’autunno del 2022 ed è diventato una delle serie originali più viste di tutti i tempi. La produzione della seconda stagione è stata ritardata dagli scioperi di Hollywood dell’anno scorso, ma dovrebbe iniziare in primavera.

Ci stiamo decisamente orientando verso un po’ più di horror“, ha detto Jenna Ortega in un aggiornamento ai fan. “È davvero, davvero eccitante perché, nel corso della serie, anche se Mercoledì ha bisogno di un po’ di arco narrativo, non cambia mai veramente e questa è la cosa meravigliosa di lei“.

Jenna Ortega ha continuato: “Ci sono battute molto, molto belle e penso che tutto sia più grande. È molto più ricco di azione. Ogni episodio sarà probabilmente un po’ più simile a un film, il che è bello“.

Tutto quello che sappiamo sulla seconda stagione di Mercoledì

Mercoledì sta spostando la produzione dalla Romania all’Irlanda per la seconda stagione e le riprese dovrebbero iniziare ad aprile, come ha confermato Variety lo scorso novembre. La serie segue Jenna Ortega nel ruolo della protagonista della “Famiglia Addams”, che si iscrive alla Nevermore Academy. A dicembre è stato annunciato che Netflix sta sviluppando uno spin-off incentrato sul Fester di Fred Armisen. In Mercoledì compaiono anche Catherine Zeta-Jones nel ruolo di Morticia Addams, Luis Guzmán nel ruolo di Gomez Addams e Isaac Ordonez nel ruolo di Pugsley Addams.

Durante una conversazione con Elle Fanning per l’edizione di Variety “Actors on Actors” dello scorso anno, Jenna Ortega ha rivelato alcune delle sue maggiori priorità per la seconda stagione di Mercoledì“.

Abbiamo deciso di concentrarci un po’ di più sull’aspetto horror della serie“, ha dichiarato Ortega all’epoca. “Perché è così spensierato, e in uno show come questo con vampiri, lupi mannari e superpoteri, non si vuole prendere troppo sul serio“.

Stiamo abbandonando qualsiasi interesse amoroso romantico per Mercoledì, il che è davvero fantastico“, ha aggiunto, riferendosi alla storyline della Stagione 1 che vedeva Mercoledì in un triangolo amoroso tra Tyler Galpin (Hunter Doohan) e Xavier Thorpe (Percy Hynes White). In passato, Jenna Ortega ha commentato che la trama “non aveva senso” per il suo personaggio.

Jenna Ortega ha partecipato agli Emmy come candidata per Mercoledì nella categoria “outstanding lead actress in a comedy series”. Quinta Brunson si è aggiudicata il premio per “Abbott Elementary”.