In attesa del debutto dei prossimi
due episodi di Doc – Nelle tue mani 3, la terza stagione della
serie tvDOC
– Nelle tue mani che andranno in onda questa sera
giovedì 18 gennaio, in prima serata su Rai 1. ecco le
anticipazioni dell’episodio tre e dell’episodio quattro, che si
intitolano rispettivamente “Perfetta” e “Sogni”.
Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 3
– “Perfetta”
Doc scava alla ricerca di nuovi
ricordi e, ora che ha finalmente incontrato la sua “vela”, ha una
pista chiara da seguire. Al suo fianco c’è Giulia che, oltre ai
problemi di Andrea e a una direttrice d’orchestra appena
ricoverata, deve però pensare anche alla sua carriera. Nel
frattempo, in reparto finisce anche un famoso travel blogger, che
viene affidato alle cure di Federico. Un incontro che rischia di
creare più di qualche problema.
Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 4
– “Sogni”
Mentre viene ricoverato un
panettiere con strani sintomi, la ricerca della memoria di Doc
arriva a un punto morto. Forse però Andrea ha trovato una nuova
“vela”: il concorso di cori in onore di Mattia che si terrà a
breve. E così, mentre lui cerca di convincere Agnese ad
accompagnarlo, in reparto Federico finisce sotto pressione e
Riccardo si trova ad affrontare un caso che lo manda in crisi e
spinge al limite il suo rapporto con Martina.
DOC
– Nelle tue mani è una produzione Lux Vide,
società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai
Fiction. Tra partenze e nuovi arrivi in DOC
– Nelle tue mani, nuove sfide attendono la squadra del
Policlinico Ambrosiano di Milano, guidata dall’amatissimo dottor
Andrea Fanti (Luca
Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di
primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o
quasi) ritenevano perduti per sempre.
DOC – Nelle tue mani, la
serie
DOC
– Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI
FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una
produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in
collaborazione con Rai Fiction
Nel cast di DOC
– Nelle tue mani
Luca Argentero,
Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti,
Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio,
Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La
regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4),
Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo
Oleotto (ep. 11-16).
Le riprese della serie si sono
svolte tra Roma, Milano e Formello; per la location
ospedaliera il
Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Università Campus Bio-Medico di
Roma hanno messo a disposizione spazi e tecnologie.
Quando si fa amicizia con
un gruppo di adolescenti che poi, pian piano lasciano il nido è
difficile che chi arriva dopo nel gruppo, riesca ad avere la stessa
presa su di noi, che invece rimaniamo seduti a guardarli
affacciarsi alla vita e crescere davanti ai nostri occhi, ed è la
sensazione che ci cogli davanti a Skam 6, che dal
18 gennaio arriva su Netflix.
La trama di Skam 6
Al centro di questa nuovo
ciclo troviamo Asia, interpretata da Nicole Rossi
(Il Collegio, Pechino Express),
una ragazza carismatica, trascinatrice, determinata, che nel suo
gruppo di amiche rappresenta un punto di riferimento, una roccia.
Nel corso dei dieci episodi di cui è composta la
sesta stagione, vedremo però Asia crollare sotto il peso delle
sue fragilità, diventate insostenibili, e assisteremo al culmine di
un disordine alimentare che la porterà verso l’isolamento e la
malattia. Nella sua vita entra anche Giulio, interpretato da
Andrea Palma (Le
Otto Montagne), misterioso ragazzo di Ciampino che si
trasferisce nella sua scuola a fine anno.
La loro relazione sembra
da subito complessa e complicata da bugie e omissioni che finiscono
per metterli entrambi nudi con le loro fragilità l’uno contro
l’altra. Intorno alla loro trama, si sviluppano anche le vite degli
altri protagonisti, alcuni nuovi altri amici di vecchia data del
pubblico di Sam, tra cui Francesco Centorame
(Elia), Lea Gavino (Viola), Maria Camilla
Brandenburg (Rebecca), Benedetta
Santibelli (Fiorella), Cosimo Longo
(Jorge), Yothin Clavenzani (Munny).
Un cambio generazionale
che non convince
La serie, prodotta da
Rosario e Maddalena Rinaldo per Cross
Productions, continua a dimostrare i suoi aspetti
vincenti, pur scoprendo il fianco all’inevitabile trascorrere del
tempo e al fatto che i “veri” protagonisti della serie, sono ormai
delle comparse nelle vite di nuovi personaggi i quali (forse) non
hanno lo stesso carisma di quelli che ci avevano stregato nelle
prime stagioni. Certo, e qui torniamo agli aspetti vincenti, anche
Skam 6 è uno spaccato di adolescenza senza prezzo,
perché sceglie di mettere in mostra ancora una volta dei percorsi
tortuosi e complessi, delle umanità irrisolte che si incontrano per
migliorarsi. Non disturba mai infatti il buonismo con cui i
problemi del caso vengono affrontati, in questo caso disturbi
alimentari e razzismo/fascismo, perché la scrittura di Skam riesce
sempre ad essere onesta e diretta.
Nel team di scrittura si
confermano Ludovico Bessegato, Alice
Urciuolo e Elisa Zagaria che pur
mantenendo vivo lo spirito della serie, si scontrano contro
l’inevitabile cambio generazionale che, se nella quinta stagione
era attenuato dalla presenza di Elia nei panni del protagonista
(l’irresistibile Francesco Centorame), in questa
sesta stagione non ha nessun paracadute. Lo spettatore si trova
quindi a dover empatizzare con dei personaggi totalmente nuovi e
sconosciuti e con degli interpreti forse meno talentuosi di quelli
a cui la serie ci aveva abituati. Tuttavia la prova di Rossi e
Palma, in particolare, riesce lo stesso a raccontare con precisione
e rispetto le tematiche importanti che la stagione vuole sottoporre
allo spettatore.
La forza del gruppo
Anche per questa
stagione, i temi espressi attraverso le disavventure e i dolori
grandi e piccoli dei protagonisti adolescenti sono stati scelti con
grande cura e trattati con eleganza e tatto, e, come anticipato
all’inizio di questa recensione di Skam 6, non
risultano mai espressi in maniera retorica, superficiale o
buonista. Questi ragazzi sono ottimisti e molto legati, anche se in
alcuni casi parecchio incasinati, e la positività e la lealtà con
cui affrontano anche il momento più difficile è tipico di
quell’adolescenza sana condivisa in gruppo. Perché se è vero che
quel periodo della vita è particolarmente complicato e difficile
per tutti, se è vero che lascia segni indelebili sugli adulti che
si diventerà, è pur vero che le amicizie che si stringono durante
l’adolescenza sono estremamente pure e totalizzanti, e che insieme
ci si fa forza in maniera del tutto disinteressata e positiva. Per
cui tutto diventa superabile. E quindi ben vengano anche i momenti
ironici, quelli frivoli insieme a quelli più drammatici e seri.
L’adolescenza è così, un’altalena emotiva senza fine.
Nonostante manchino tanto
i primi protagonisti della serie, qui relegati a piccole comparse
sullo sfondo del mondo dei “quasi adulti”, Skam 6
riesce comunque ad aggiungere alla mitologia dello show un pezzo
importante, un nuovo argomento raccontato e sdoganato, una nuova
storia e nuovi personaggi che, sicuramente, riusciranno a catturare
l’attenzione del pubblico di riferimento.
Il network americano della
NBC dopo il
primo episodio ha diffuso il promo e la trama del secondo
episodio di Chicago PD
11, l’attuale undicesima stagione di Chicago
PD.
In Chicago PD 11:02 che si
intitolerà “Retread” e che andrà in onda mercoledì Nonostante sia
in congedo, Ruzek viene coinvolto in un caso dopo l’irruzione in
una partita di poker a tarda notte.
La sinossi ufficiale della stagione 11 di Chicago P.D. è
la seguente:
“Un avvincente dramma poliziesco
sugli uomini e le donne del Distretto 21 della polizia di Chicago
che mettono tutto in gioco per servire e proteggere la loro
comunità”. Il Distretto 21 è composto da due gruppi distinti: i
poliziotti in uniforme che pattugliano il territorio e affrontano
testa a testa i crimini di strada della città e l’Unità di
Intelligence che combatte i reati più importanti della città –
criminalità organizzata, traffico di droga, omicidi di alto profilo
e altro ancora”.
L’undicesima stagione di Chicago
PD darà l’addio a Tracy Spiridakos, che nella serie interpretava
il detective Hailey Upton. I restanti membri del cast
Chicago P.D., tra cui
Jason Beghe nel ruolo di Hank Voight,
Lisseth Chavez nel ruolo di Vanessa Rojas,
Patrick Flueger nel ruolo di Adam Ruzek, LaRoyce Hawkins nel ruolo di Kevin Atwater,
Amy Morton nel ruolo di Trudy Platt e
Marina Squerciati nel ruolo di Kim Burgess,
rimangono i protagonisti dello show.
Chicago
PD è il secondo capitolo della franchise di serie
Chicago della Wolf Entertainment e arriva a due anni di distanza
dal debutto della prima serie, Chicago
Fire. Spin-off di Chicago
Fire, Chicago
PD si concentra sul 21° distretto fittizio, che
ospita gli agenti di pattuglia e l’unità di intelligence d’élite
del dipartimento, guidata dal sergente Hank Voight (Jason Beghe).
La serie segue gli agenti di pattuglia in uniforme e l’Unità di
Intelligence del 21° distretto del Dipartimento di Polizia di
Chicago mentre inseguono gli autori dei principali reati di strada
della città.
Nell’undicesima stagione La Upton fa da ombra a una squadra di
prevenzione delle crisi e si trova in contrasto con il medico di
salute mentale.
Ha avuto un interessante
percorso, attraverso festival come l’IFFI Goa in India, quello del
Cinema Italiano a Tolosa e quelli di Fano, Foggia e Napoli (dove ha
vinto i premi come Miglior Film e per la Miglior Attrice a Livia
Antonelli), il film che arriva in sala il 18 gennaio distribuito da
Farocinema. Sostenuto dall’azienda Latte Sano, il film
L’anima in pace diretto dal
vincitore del Globo D’OroCiro Formisano
(L’Esodo, L’altro buio in sala) conta sulla
partecipazione di Donatella Finocchiaro e Daniela
Poggi – accanto a Lorenzo Adorni
(Un passo dal cielo, Maschile singolare,
Adagio), Antonio Di Girolamo,
Cinzia Susino e la protagonista Livia
Antonelli, debuttante formatasi alla scuola Volonté – per
raccontare una storia ambientata entro le barriere invisibili e
invalicabili dei sobborghi.
L’anima in pace, la trama
Dora è una giovane di 25
anni con un carattere all’apparenza ruvido ed impenetrabile che
lavora portando la spesa a domicilio, un lavoro molto pesante. Non
l’unica difficoltà delle sue giornate, che ogni sera si concludono
a casa della zia, dove vive con la madre Lia. Questa è una donna
instabile ed inaffidabile, da poco uscita di prigione, la cui
inadeguatezza ha fatto sì che i gemelli Massimo e Nunzio siano
stati affidati a un’altra famiglia. Dora cerca di guadagnare soldi
sia attraverso il suo lavoro sia tramite una seconda attività,
illegale, consegnando le dosi che il pusher con cui ha una
relazione le passa. Soldi che spera le serviranno per costruire una
nuova vita, per potersi permettere il ritorno dei suo fratellini,
augurandosi che la sentenza imminente possa restituirglieli, che
inizia a sembrare possibile con l’arrivo di Andrea, un giovane
specializzando in medicina che cerca di aiutarla e spronarla,
almeno fino a quando Yuri non scopre il rapporto pulito e sincero
dei due giovani, per altro osteggiato dalla madre di lui.
Le
fatiche di Dora
Il sostegno dell’azienda
casearia Latte Sano alla realizzazione del film è evidente
(a partire dalla presenza dei locali dell’Azienda in alcune
riprese), e fondante, nel bene e nel male, con il rischio che il
risultato appaia quasi prodotto su committenza. Definizione che non
sarebbe la più adatta a un film dal forte realismo che si potrebbe
descrivere invece come ‘a tesi’, viste le implicazioni e i messaggi
che la storia di crescita ed emancipazione della giovane
protagonista suggerisce.
Una ragazza problematica,
costretta a occuparsi del sostentamento proprio e della famiglia –
disfunzionale e divisa, dai traumi passati e dalla giustizia –
senza poter contare sulla madre e con tutti i mezzi. Leciti e non.
Questa la premessa, sviluppata con forza quasi documentaristica nel
pieno della pandemia di Covid-19, fotografata nel momento del
lockdown dal quale tutti speravamo di uscire migliorati da una
esperienza che oggi risulta più anacronistica di quanto sia in
realtà. In parte anche per le scelte fatte nel rappresentarla.
Pregi e difetti del realismo popolare
Intorno il
Quarticciolo, un contesto popolare e periferico,
quello delle moderne borgate romane, delle quali si sceglie di
mettere in luce con onestà gli aspetti più positivi (da solidarietà
e dignità all’etica del lavoro) senza nasconderne i peggiori
(microcriminalità e diverse forme di abusi e violenza, domestica
primis). Peccato che le emblematiche e coinvolgenti sfide che Dora
affronta e supera siano accompagnate da qualche disattenzione,
figlia evidente di limiti di budget – contrastati anche con l’aiuto
delle stesse comparse (scelte tra gli abitanti del quartiere, che
hanno messo addirittura a disposizione la propria abitazione per le
riprese) – e da una evitabile ricerca del gesto simbolico, come
nell’insistenza finale sulla borsa della madre.
Personaggio a suo modo
chiave, affidato alla presenza scenica e all’esperienza di
Donatella Finocchiaro, cui fa da contraltare
l’altrettanto speciale partecipazione di Daniela
Poggi, madre borghese e diffidente del ragazzo che Dora
inizia a frequentare. Figura alla quale istintivamente verrebbe da
assegnare una funzione liberatoria che nella didascalica
conclusione la protagonista reclama giustamente per sé, giovane
consapevole e decisa a rompere un circolo vizioso che le impedisce
di – anche solo sognare – essere più di quel che è.
È stata rivelata la durata di
Madame
Web, l’ultimo film dell’Universo
Spider-Man della Sony, ed è il più lungo
finora.
Il sito norvegese di biglietteria
cinematografica FilmWeb indica la durata di Madame
Web in un’ora e 56 minuti, ovvero 116 minuti. Questo
lo rende il più lungo dei recenti film Marvel della Sony,
battendo la durata di un’ora e 52 minuti del primo film Venom, che in precedenza era il più lungo.
Madame
Web è basato su un personaggio del mondo dei fumetti
Marvel creato da Dennis
O’Neil e John Romita Jr. Il film è
diretto da S. J. Clarkson (Orange Is the
New Black, Jessica Jones, Anatomy of a Scandal)
da una sceneggiatura di Claire Parker e S.
J. Clarkson e interpretato da Dakota Johnson, nel ruolo di protagonista,
insieme a
Sydney Sweeney, Celeste O’Connor, Isabela
Merced, Tahar Rahim, Mike Epps,
Emma Roberts e Adam Scott. Madame
Web sarà nelle sale italiane nel 2024 prodotto da Sony
Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
Tutto quello che sappiamo su
Madame Web
“Nel frattempo, in un altro
universo…”, Madame Web è la storia delle origini di una delle
eroine più enigmatiche dei fumetti Marvel. Dakota Johnson interpreta
la protagonista, Cassandra Webb, un paramedico di Manhattan con
poteri di chiaroveggenza. Costretta a confrontarsi con alcune
rivelazioni del suo passato, stringe un legame con tre giovani
donne destinate a un futuro straordinario ma che dovranno
sopravvivere a un presente pieno di minacce.
A poco meno di due anni dal debutto
del primo film nelle sale, un rapporto suggerisce che la data di
inizio delle riprese di The
Batman – Part 2 è stata fissata per il sequel
DC.
Secondo World of Reel, le riprese
di The
Batman – Part 2 dovrebbero iniziare il prossimo
agosto, mentre la scadenza per la presentazione della sceneggiatura
del film è fissata per febbraio. L’indiscrezione era stata
riportata originariamente a dicembre, ma oggi è tornata a
galla.
La data di uscita dell’attesissimo
film sequel è ancora il 3 ottobre 2025, anche se il report di World
of Reel fa notare che potrebbe subire delle modifiche in
futuro.
Finora non si sa molto della trama
di The
Batman – Part 2, anche se Robert
Pattinson dovrebbe tornare a vestire i panni del Cavaliere
Oscuro. Il primo film ha fatto riferimento al Joker e ha lasciato
in vita l’Enigmista ad Arkham, quindi uno o entrambi questi iconici
antagonisti potrebbero fare ritorno. Proprio il mese scorso, il
co-CEO dei DC Studios James
Gunn ha smentito una voce su chi potrebbero essere i
cattivi del sequel e sulla possibile introduzione di Dick
Grayson/Robin.
Quali sono le ultime novità su The
Batman – Parte 2?
Nell’ultimo aggiornamento
sull’attesissimo seguito, le riprese di The
Batman – Parte 2 sarebbero state posticipate a
marzo 2024. La star principale Robert
Pattinson riprenderà il ruolo principale,
con Matt Reevesche
tornerà alla regia. Anche Mattson Tomlin
tornerà per scrivere la sceneggiatura insieme a Reeves. La
data di uscita è attualmente fissata per il 3 ottobre
2025. Il primo film ha raggiunto più di 770 milioni di
dollari al botteghino, diventando il settimo film con il maggior
incasso del 2022 e ottenendo recensioni positive.
Nel cast di Batman c’erano anche
Zoë Kravitz nel ruolo di Selina Kyle/Catwoman,
Jeffrey Wright nel ruolo di James Gordon del
GCPD, John Turturro nel ruolo di Carmine Falcone,
Peter Sarsgaard nel ruolo del procuratore
distrettuale di Gotham Gil Colson, Andy Serkis nel ruolo di Alfred Pennyworth e
Colin Farrell nel ruolo di Oswald
Cobblepot/Penguin. Restano invece dubbi riguardo il coinvolgimento
del Joker, introdotto nel primo film con Barry Keoghan nel ruolo. Proprio l’attore,
però, ha lasciato intendere che l’arcinemesi di Batman potrebbe far
parte del film.
Prime ha diffuso il trailer di
This Is Me Now: A Love Story, il film Prime
Original scritto e interpretato da
Jennifer Lopez. Diretto da Dave
Meyers con
Jennifer Lopez, Fat Joe, Trevor Noah, Kim Petras, Post Malone,
Keke Palmer,
Sofia Vergara, Jenifer Lewis, Jay Shetty, Neil deGrasse Tyson,
Sadhguru, Tony Bellissimo, Derek Hough, Trevor Jackson, Paul Raci,
Bella Gagliano, Brandon Delsid, Ashley Versher, Malcolm Kelner,
Alix Angelis, Danielle Larracuente, Matthew Law e
Ben Affleck
This Is Me…Now: A Love
Story è
Jennifer Lopez come non l’avete mai vista. Insieme al
regista Dave Meyers, Jennifer ha creato un’odissea cinematografica
di stampo narrativo, fatta di storie del mito e di guarigione
personale. In concomitanza all’uscita del suo nuovo album in
studio, che arriva a distanza di dieci anni dall’ultimo progetto,
questo film Amazon Original spazia tra generi diversi e mostra il
suo viaggio verso l’amore, attraverso i suoi stessi occhi. Con
costumi fantastici, coreografie mozzafiato e camei di star, questa
panoramica rappresenta un’intima retrospettiva del cuore resiliente
di Jennifer.
Il cinema è sempre stato un ottimo
strumento per raccontare la diversità. La sua capacità di
raggiungere numerosi spettatori lo rende ovviamente un mezzo ideale
per proporre storie che aprano gli occhi su argomenti come,
appunto, la naturale presenza di diversità nella specie umana, e di
come questa non debba essere vista come un male. Tra i titoli più
recenti che hanno riflettutto su tali tematiche vi è Wonder, ma anche in Italia è
stato realizzato un film simile, che racconta la diversità quale
possibile fonte di nuovi possibili punti di vista sul mondo. Si
tratta di Mio fratello rincorre i
dinosauri, opera prima del regista
Stefano Cipiani, poi
distintosi anche con la serie
Fedeltà e il film Educazione
fisica.
Con Mio fratello rincorre i dinosauri, scritto da
Fabio Bonifacci e Giacomo
Mazzariol, si porta dunque sul grande schermo una storia
molto delicata, affrontata con tatto e umorismo, la tematica
relativa alla sindrome di Down, cercando di smontare tutti i
pregiudizi esistenti a riguardo. Similmente a quanto avviene in
Wonder, si propongono anche qui diversi punti di vista
sulla vicenda, così da restituire un ritratto completo di tutte le
parti coinvolte. Non solo quindi il giovane protagonista affetto
dalla sindrome, ma anche i suoi coetanei, i genitori e il fratello
e altre personalità che gravitano intorno a lui.
Mio fratello rincorre i dinosauri si è poi affermato
come uno dei maggiori successi della sua stagione, ricevendo
un’accoglienza di pubblico e critica generalmente positiva. In ogni
caso, si tratta di una storia che ha molto da insegnare e che non
dovrebbe essere sottovalutata. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di Mio fratello
rincorre i dinosauri
Protagonista del film è
Giacomo, che fin da piccolo ha creduto alla tenera
bugia che i suoi genitori gli hanno raccontato, ovvero che
Giovanni, suo fratello, fosse un bambino
“speciale”, dotato di superpoteri. Con il passare del tempo
Giovanni, affetto dalla sindrome di Down, per suo fratello diventa
però un segreto da non svelare. Quando però Giacomo conosce
Arianna, di cui si innamora, le cose si
complicano. La presenza di Giovanni, con i suoi bizzarri e
imprevedibili comportamenti, diventa a quel punto per lui un
fardello tanto pesante da arrivare a negare ad Arianna e ai nuovi
amici del liceo la sua esistenza. Ma non ci vorrà molto prima che
la cosa venga allo scoperto, insegnando a Jack una lezione molto
importante.
Il cast di Mio fratello
rincorre i dinosauri
Ad interpretare Giacomo vi è il
giovane Francesco Ghenghi, mentre Giovanni è
interpretato da Lorenzo Sisto. Nei panni dei loro
genitori, Davide e Katia, si ritrovano invece gli attori Alessandro Gassmann e Isabella Ragonese. Arianna è interpretata da
Arianna Bacheroni, mentre Roberto
Nocchi è Vittorio, amico di Giacomo. Recitano poi nel film
anche Gea Dall’Orto nel ruolo di Dalila Mazzariol
e Mariavittoria Dallastra in quelli di Alice
Mazzariol. L’attore Saul Nanni interpreta Brune,
mentre si può ritrovare nel film anche la celebre Rossy de
Palma, l’attrice spagnola nota per la sua collaborazione
con Pedro Almodovar, qui nel ruolo di zia
Dolores.
Il libro e la vera storia dietro
Mio fratello rincorre i dinosauri
Come già accennato, quella di
Mio fratello rincorre i dinosauri è una storia vera,
quella di Giacomo Mazzariol e di suo fratello
Giò, affetto da sindrome di Down. I due si sono
fatti conoscere nel 2015 con il video The Simple
Interview, pubblicato su YouTube in occasione della giornata
mondiale della Sindrome di Down. Nella clip si vede Giò, in giacca
e cravatta con tanto di valigetta, recarsi a quello che sembra a
tutti gli effetti un colloquio di lavoro. Dall’altra parte della
scrivania, però, c’è suo fratello maggiore che utilizza le domande
per svelare al pubblico la vita allegra e colorata di Giò, cercando
così di far decadere tutti gli stereotipi legati alle persone
affette da questo tipo di sindrome.
Il video ebbe molto successo e
Giacomo e Giò vennero contattati da diverse trasmissioni
televisive, fino a quando Giacomo non riceve la proposta da parte
di una casa editrice di scrivere un libro sul rapporto tra lui e
suo fratello. Nasce così Mio fratello rincorre i dinosauri, divenuto un vero e
proprio caso editoriale, nel quale Giacomo racconta di come da
bambino provasse vergogna per quel fratello così strano, arrivando
appunto a negarne l’esistenza. Crescendo, però, Giacomo ha imparato
ad allinearsi al particolare modo di agire o di osservare le cose
di Giò, riuscendo da quel momento a sviluppare con lui un legame
divenuto poi sempre più solido.
Il trailer di Mio fratello
rincorre i dinosauri e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di Mio fratello rincorre i dinosauri
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV,
Prime Video, Now e
Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 17 gennaio alle ore
21:25 sul canale Italia 1.
Un monumento vivente del cinema come
Clint
Eastwood non sembra sbagliare mai un colpo, nemmeno
raccontando una storia semplice, e molto americana, come quella di
Gran Torino (qui la recensione), film portato
al cinema nel 2008. Clint questa volta si mette nei panni di Walt
Kowalski, veterano della guerra in Corea, razzista, nazionalista,
ultra-conservatore, con la bandiera americana che sventola sul suo
portico, pronto a difendere il proprio territorio da tutto e tutti,
specialmente da chi non appartiene al popolo statunitense. Eastwood
torna dunque nella provincia americana, che sembra non stancarsi
mai di raccontare con un occhio saggio ma spietato.
Considerato uno dei maggiori film
del regista degli ultimi tempi, questo nasce da una sceneggiatura
originale di Nick Schenk, il quale iniziò a
concepire la storia già negli anni Novanta, dopo essere entrato in
contatto con la cultura degli Hmong. Questo è un gruppo etnico che
vive prevalentemente nelle regioni montane della Cina, ma di cui si
ritrovano molti immigrati proprio negli Stati Uniti. Dopo aver
inviato la sceneggiatura alla Warner Bros., questa finì in mano ad
Eastwood, il quale la ritenne una storia nelle sue corde. Il
regista apprezzò in particolare il modo in cui si parlava del
cambiamento della società americana, come anche la trasformazione
che il protagonista manifesta.
Le riprese si svolsero
prevalentemente nella città di Detroit, dove è anche ambientata la
storia del film. Al momento del suo arrivo in sala, il film è stato
preceduto dal video musicale per il brano originale presente nel
film, composto dallo stesso Eastwood insieme al figlio Kyle.
Gran Torino si affermò poi come un grande successo,
vincendo numerosi premi di grande prestigio, e arrivando a
guadagnare circa 270 milioni di dollari a livello globale a fronte
di un budget di soli 30. Molteplici sono le curiosità legate al
film, dal cast alla scelta del titolo, e proseguendo qui nella
lettura sarà possibile scoprire tutto ciò.
Gran Torino: la trama del
film
Protagonista del film è l’anziano
Walt Kowalski, un reduce della guerra di Corea.
Dopo il congedo, per tutta la vita egli ha lavorato come operaio
alla Ford. Andato ora in pensione e rimasto vedovo dopo un lungo
matrimonio, Walt si ritrova ora a vivere un’esistenza semplice e
metodica nel quartiere popolare di Highland Park, nella periferia
di Detroit. È questa una zona ora popolata da numerose famiglie di
immigrati dall’Asia, dove la criminalità giovanile è estremamente
diffusa. Tra i pochi americani rimasti nella zona, Walt vive un
rapporto conflittuale con tali popolazioni, e in particolare con la
famiglia di Hmong sua vicina di casa. L’unica cosa a cui egli
sembra tenere particolarmente è la sua Ford Gran Torino del
1972.
Quando però un giorno Walt si
ritrova ad assistere ai figli dei suoi vicini minacciati da alcuni
malviventi, non può fare a meno di intervenire. Imbracciato il
fucile, egli mette in fuga i criminali, conquistando così la stima
e il rispetto dell’intera comunità. Inizialmente il vecchio sembra
non apprezzare le attenzioni che riceve come ringraziamento, ma in
qualche modo la sua dura corazza si inizia a scalfire. Walt però si
è ora fatto dei pericolosi nemici, che non mancheranno di attendere
il momento giusto per vendicarsi. La vicinanza con il giovane
Thao permetterà però all’anziano di riscoprire il
valore degli affetti, instaurando con il giovane un rapporto
padre-figlio da tempo dimenticato.
Gran Torino: il cast del
film
Eastwood decise di tornare a
recitare a distanza di quattro anni dall’ultima volta, avvenuta per
Million Dollar
Baby, per interpretare qui il ruolo del protagonista Walt
Kowalski. Per lui si è trattato della terza volta nei panni di un
reduce della guerra di Corea, avendo già interpretato tale parte
anche in Gunny e
Potere assoluto. Proprio il personaggio da lui ricoperto
nel primo di questi due fu la principale fonte di ispirazione per
Kowalski. Eastwood decise infatti di utilizzare lo stesso tono di
voce, conferendo al personaggio una personalità ancor più cupa e
severa. Tra gli altri noti attori presenti nel film si annoverano
John Carroll Lynch nei panni del barbiere Martin,
Geraldine Hughes in quelli di Karen Kowalski, e
Scott
Eastwood, figlio del regista, che ricopre il ruolo di
Trey.
Ad interpretare il giovane Thao vi è
l’attore Bee Vang. Con vere origini hmong, questi
si trovava qui alla prima esperienza per il grande schermo.
Desideroso di dare il meglio di sé, egli si impegnò molto
nell’imparare quante più tecniche di recitazione possibile,
aspirando a risultare realistico nella sua interpretazione. Non
ricevendo indicazioni da Eastwood, questi raccontò di essersi
preoccupato di non aver soddisfatto il regista, salvo poi scoprire
che quando egli non ha nulla da dire significa che è entusiasta di
quanto visto. Come lui, nel film sono presenti anche altri diversi
attori alle prime armi. Tra questi vi è Ahney Her,
che interpreta Sue Lor, la ragazza residente nella casa accanto a
quella di Walt. A lei venne inoltre permesso di improvvisare alcune
delle proprie battute.
Gran Torino: l’auto che dà
il titolo al film
Il titolo del film, Gran
Torino, si riferisce all’omonima celebre automobile
della Ford, particolarmente in voga negli anni Settanta negli Stati
Uniti. Il nominativo di “Torino” deriva dal fatto che gli americani
avevano un grande considerazione della città italiana in quanto
sede della FIAT. Torino è inoltre gemellata proprio con Detroit, la
città dove si svolge la storia del film. Il personaggio
interpretato da Eastwood possiede un automobile di questo tipo,
ricordo del suo lavoro presso la Ford, e vi dedica una cura
particolarmente maniacale. L’auto in questione sarà poi più volte
coinvolta nel film, rappresentando tanto un epoca quanto uno degli
elementi principali negli snodi della vicenda.
Il trailer di Gran Torino
e dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di Gran Torino grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il film è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Google Play, Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì
17 gennaio alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Il Signore degli Anelli: La guerra dei
Rohirrim in produzione alla Warner Bros. porterà il
pubblico in un momento della Terra di Mezzo che non abbiamo ancora
visto, diverso e precedente alla fine della Terza Era durante la
quale è ambientata la trilogia di Peter Jackson. Naturalmente, dato
l’enorme successo dei film de Il Signore degli
Anelli, una delle domande più diffuse riguardo La guerra dei Rohirrim è come il film si
collegherà alla storia degli altri film.
La trilogia del Signore
degli Anelli di Jackson rappresenta lo standard più alto
degli adattamenti cinematografici di Tolkien. L’estetica, il cast e
l’aderenza al canone sono tutti parte del motivo per cui questi
film sono così amati oggi, e questo ha reso difficile per altri
prodotti ottenere lo stesso tipo di accettazione da parte del
pubblico. Ora, Warner Bros e New Line hanno unito le forze per il
film anime Il Signore degli Anelli: La guerra dei
Rohirrim, che sebbene sarà un progetto indipendente
potrebbe anche avere dei punti di contatto con i tre film di
Jackosn. Ecco quali:
Il Regno di Rohan è stato
ampiamente raccontato in Il Signore degli Anelli: Le Due
Torri e ne Il Ritorno del Re di Jackson,
e La Guerra dei Rohirrim approfondirà ancora di più la storia dei
Signori dei Cavalli. Attraverso la trilogia, il pubblico conosce re
Théoden, Éomer e Éowyn e vede la relazione conflittuale con il
regno di Gondor. Tuttavia, il film esplorerà un altro conflitto del
regno con un clan di Uomini, i Dunlendings, e seguirà la tragica
storia di Re Helm Mandimartello, che governò Rohan 183 anni prima
della morte di Théoden in Il Signore degli Anelli: Il Ritorno
del Re.
Il nuovo film del Signore degli
Anelli spiegherà l’origine del Fosso di Helm
Ne Il Signore degli Anelli: Le Due
Torri di Jackson, Theoden conduce il suo popolo al Fosso
di Helm, dove Rohan si difende dall’attacco degli Uruk-hai di
Saruman. Questa roccaforte prende il nome da Helm Mandimartello,
uno dei personaggi centrali di La guerra dei Rohirrim, e sarà molto
probabilmente un’ambientazione significativa del film. Secondo il
canone di Tolkien, il Fosso di Helm fu inizialmente fondato dal
Regno di Gondor, ma in seguito fu donato ai Rohirrim. Poi, durante
il Lungo Inverno, Mandimartello e i suoi soldati si rifugiarono lì,
da quel momento il luogo prese il suo nome. Successivamente, al
Fosso di Helm si verificarono diverse battaglie significative
contro i Dunlandiani.
Re Théoden è un personaggio
cruciale ne Il Signore degli Anelli: Le Due
Torri e ne Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del
Re di Jackson. Era considerato un re volitivo, determinato
a proteggere il suo popolo ad ogni costo. Questo è una sorta di
tratto familiare, come si vedrà anche con l’antenato di Théoden,
Helm Mandimartello. Questo tragico re di Rohan era noto per essere
così forte da non usare mai un’arma vera e propria, e uccideva
invece i suoi nemici con un solo colpo di pugno.
Il film spiegherà l’esistenza
della statua vista ne le Due Torri
Sebbene non sia mai stata
notata direttamente dai protagonisti del film ne
Il Signore degli Anelli: Le Due Torri, una statua di
Helm Mandimartello si vede chiaramente al Fosso di Helm, prima che
scoppi la battaglia contro gli Uruk-hai di Saruman. Il leggendario
personaggio di Tolkien si riconosce dal martello in mano e dal
corno da guerra, che si dice suonasse ogni volta che scendeva in
battaglia. Poiché il Fosso di Helm fu fondato molto prima che
questo Re Rohirrim venisse a soggiornare a Hornburg, sarà
interessante vedere le circostanze della costruzione di questa
statua. Ne Le Due Torri, si vede un’altra statua
rotta accanto a quella di Helm, e La guerra dei Rohirrim potrebbe avere
l’opportunità di rivelare chi era raffigurato in questa statua
caduta.
Éowyn con la voce di Miranda Otto
racconterà La guerra dei Rohirrim
Sebbene la maggior parte
dei personaggi della trilogia di Peter Jackson non
sia ancora nata nel momento in cui è ambientata La guerra dei Rohirrim, almeno un membro del
cast tornerà per il prequel. Miranda Otto
riprenderà il ruolo di Éowyn, nella veste di narratrice del
film. Ciò implica che La Guerra dei Rohirrim sarà una sorta di
storia nella storia, magari con Éowyn che racconterà ai suoi figli,
avuti dal marito Faramir di Gondor, la storia della loro famiglia
di Rohan. Questo sarà uno dei collegamenti più emozionanti con i
film di Jackson e servirà a far sembrare questo prequel un’aggiunta
coerente alla trilogia del Signore degli Anelli.
Via Variety, Per gentile concessione di Warner Bros.
Pictures
Gran parte del modo in cui il
pubblico moderno percepisce la Terra di Mezzo dipende dai design
mozzafiato dei film del Signore degli Anelli di Jackson e da tutto
ciò che ha a che fare con gli illustratori Alan
Lee e John Howe. Non solo la coppia è
stata responsabile del concept art per tutti e tre i film del
Signore degli Anelli, ma Lee ha lavorato come illustratore per
diverse edizioni delle opere di Tolkien pubblicate postume. Ciò
rende la notizia che Lee e Howe faranno parte del team creativo di
La guerra dei Rohirrim molto confortante. Il
fatto che il film sarà un anime significa che la Terra di Mezzo
sarà rappresentata sotto una luce completamente nuova, ma con il
talentuoso duo, il film dovrebbe sembrare proprio come la Terra di
Mezzo di Jackson.
Le battaglie del film vedranno
nuovamente protagonisti gli Easterling e i Corsari di Umbar
Le battaglie
de La
guerra dei Rohirrim avranno molto in comune con quelle
viste nel Signore degli Anelli di Jackson. Non solo alcune saranno
ambientati al Fosso di Helm, proprio come ne Le Due
Torri, ma molti dei partecipanti ai precedenti conflitti
di Rohan saranno gli stessi della Battaglia dei Campi del Pelennor
ne Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re. Il
principale nemico di Helm, i Dunlending, alla fine unirà le forze
con i Corsari di Umbar (i pirati sconfitti dagli Uomini Morti di
Dunclivo da Aragorn) e gli Easterling (le tribù malvagie di Uomini
provenienti dal misterioso Oriente). Forse potremmo anche vedere il
ritorno degli Olifanti!
La
guerra dei Rohirrim avrà luogo dopo che Isildur ha
tagliato l’Unico Anello dalla mano di Sauron e prima che Bilbo lo
rubi a Smeagol. Pertanto, Sauron non costituirà ancora un elemento
di preoccupazione per i regni della Terra di Mezzo. Tuttavia,
questo non vuol dire che l’influenza malvagia del Signore Oscuro
non abbia avuto effetto su Rohan. Nel Signore degli Anelli è
implicito che la discordia tra i regni trovi le sue radici nella
crescente oscurità di Sauron, ed è la natura stessa del suo male
che porta alla corruzione e alla guerra. Anche 183 anni prima degli
eventi della trilogia del Signore degli Anelli di Jackson, i
personaggi saranno in grado di percepire il presagio malvagio di
ciò che verrà.
Apple TV+ ha svelato oggi
le prime immagini della nuova serie comedy-adventure Le
avventure senza capo né coda di Dick Turpin, con
Noel Fielding (“The Mighty Boosh”, “The Great
British Bake Off”) nel ruolo del leggendario brigante britannico.
La serie, composta da sei episodi, farà il suo debutto il 1° marzo
con i primi due episodi, seguiti da un nuovo episodio ogni venerdì
fino al 29 marzo.
Dick Turpin (Noel Fielding) intraprende un viaggio pieno di
fughe assurde, quando viene nominato come capo di una banda di
fuorilegge e incaricato di sbarazzarsi con astuzia del corrotto,
sebbene autonominatosi uomo di legge, ladro Jonathan
Wilde (Hugh Bonneville). In questa irriverente rivisitazione
ambientata nel XVIII secolo, Dick è il più famoso – ma il
più improbabile – dei rapinatori di autostrade, il cui
successo è definito soprattutto dal suo fascino, dalla sua abilità
nel dare spettacolo e dai suoi capelli. Insieme alla sua banda di
simpatici furfanti, Dick cavalca gli alti e i bassi della celebrità
e fa il possibile per sfuggire alle grinfie del Thief Taker
General.
Al fianco di Fielding, completano il cast Ellie White (“The
Windsors”), Marc Wootton (“High & Dry”), Duayne Boachie (“Blue
Story”), Hugh Bonneville (“Downton Abbey”), Tamsin Greig
(“Episodes”), Asim Chaudhry (“The
Sandman”), Dolly Wells (“The Outlaws”), Joe Wilkinson (“Sex
Education”), Mark Heap (“Friday Night Dinner”), Geoff McGivern
(“Free Rein”), Michael Fielding (“The Mighty Boosh”), Samuel Leakey
(“Gretel & Hansel”) e Kiri Flaherty.
Prodotta da Apple
TV+ e Big Talk Studios, parte di ITV Studios, “Le avventure
senza capo né coda di Dick Turpin” è ideata da Claire Downes, Ian
Jarvis e Stuart Lane, e scritta da Jon Brittain, Richard Naylor,
Claire Downes, Ian Jarvis e Stuart Lane, con Noel Fielding. La
serie è prodotta esecutivamente da Kenton Allen, Big Talk Studios
(vincitore di diversi premi BAFTA, “Rev”, “The Outlaws”, “Friday
Night Dinner”), Noel Fielding, Victoria Grew, Big Talk Studios
(“Back”, “We Are Not Alone”) e Ben Palmer.
Gli episodi 1-3 sono diretti da Ben Palmer (vincitore del BAFTA
TV Award e del Rose d’Or Award per “The Inbetweeners” e “Finalmente
maggiorenni – The Inbetweeners Movie”), mentre gli episodi 4-6 sono
diretti da George Kane (candidato al BAFTA TV Award per
“Timewasters”, “Inside No. 9”, “Crashing”).
Svelate le prime immagini
della nuova serie Sky Original Il Tatuatore di
Auschwitz, tratta dal bestseller internazionale The
Tattooist of Auschwitz di Heather Morris, che racconta la vera
storia di Lali e Gita Sokolov, due prigionieri del campo di
concentramento di Auschwitz-Birkenau durante l’Olocausto.
Prossimamente in
esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, la serie vede
protagonisti il candidato all’Oscar Harvey Keitel
(The
Irishman, Youth) nei
panni di Lali Sokolov ai nostri giorni, Jonah
Hauer-King (La
Sirenetta, World on Fire) che interpreta invece Lali nei suoi
anni giovanili, Anna Próchniak (Warsaw 44) nel
ruolo di Gita Furman, Melanie Lynskey (Yellowjackets, The Last of Us) che impersona l’autrice del
romanzo Heather Morris, e Jonas Nay (Deutschland 83) nei panni di
Stefan Baretzki, ufficiale delle SS. Il pluripremiato compositore
Hans Zimmer (Inception, Interstellar, Dune) e
Kara Talve (Faraway Downs, Prehistoric Planet) firmano
l’eccezionale colonna sonora.
1 di 5
Il tatuatore di Auschwitz
è la storia di un uomo, Lali (Jonah Hauer-King), ebreo slovacco,
che nel 1942 fu deportato ad Auschwitz-Birkenau, il campo di
concentramento dove oltre un milione di ebrei furono uccisi durante
l’Olocausto. Poco dopo il suo arrivo, fu nominato Tätowierer
(tatuatore) e incaricato di marchiare le braccia dei compagni di
prigionia con i numeri di identificazione. Quando Gita (Anna
Próchniak) arriva ad Auschwitz, Lali le tatua il braccio e fra i
due scatta un inaspettato amore a prima vista che li porterà a
cominciare una storia coraggiosa, indimenticabile e umana. Sotto la
costante sorveglianza di un irascibile ufficiale nazista delle SS,
Baretzki (Jonas Nay), Lali e Gita hanno un unico obiettivo:
mantenersi in vita a vicenda. Circa 60 anni dopo, Lali (Harvey
Keitel) incontra la scrittrice alle prime armi Heather Morris
(Melanie Lynskey). Rimasto vedovo da poco, Lali, ormai ottantenne,
trova il coraggio di raccontare a Heather la sua storia e di
affrontare i fantasmi della sua giovinezza rivivendo i ricordi
della sua storia con Gita in uno dei luoghi più orribili e meno
adatti a vivere una storia d’amore.
Le immagini rilasciate
oggi esaltano la qualità della produzione e la notevole attenzione
ai dettagli e all’autenticità della serie, che è prodotta
esecutivamente da Claire Mundell attraverso la sua società
Synchronicity Films in associazione con Sky Studios e All3Media
International.
Tali Shalom-Ezer è alla
regia mentre Jacquelin Perske è produttrice esecutiva e
sceneggiatrice principale di The Tattooist of Auschwitz insieme a
Evan Placey (produttore associato) e Gabbie Asher. Serena Thompson
è produttrice esecutiva per Sky Studios. NBCUniversal Global
Distribution e All3Media International gestiscono congiuntamente le
vendite internazionali della serie.
Apple TV+
ha presentato oggi il trailer di The New Look, la
nuova dramedy storica di Todd A. Kessler, interpretata dal
vincitore dell’Emmy Ben Mendelsohn, nel ruolo di Christian Dior, e
dal premio Oscar Juliette Binoche, nel ruolo di Coco Chanel.
Ispirata a fatti realmente accaduti e girata interamente a Parigi,
“The New Look” racconta la vita e la carriera di
Christian Dior, Coco Chanel e degli stilisti a loro contemporanei
che hanno affrontato gli orrori della Seconda Guerra Mondiale e
lanciato la moda moderna.
The New Look: quando esce e dove vederla in
streaming
La serie, composta da 10 episodi,
farà il suo debutto su Apple
TV+ il 14 febbraio con i primi tre episodi, seguiti da un
episodio ogni mercoledì fino al 3 aprile.
The New Look: trama e cast
Ambientata durante l’occupazione
nazista di Parigi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, “The New
Look” si concentra su uno dei momenti più cruciali del XX secolo,
quando la capitale francese ha riportato in vita il mondo grazie a
un’icona della moda: Christian Dior. Mentre Dior sale alla ribalta
con la sua rivoluzionaria e iconica impronta di bellezza e
influenza, il primato di Coco Chanel come stilista più famosa del
mondo viene messo in discussione. La saga intreccia le storie
sorprendenti di personaggi contemporanei e antagonisti di Dior:
dalla Grand Dame Coco Chanel a Pierre Balmain, Cristóbal Balenciaga
e altri ancora e offre una visione straordinaria dell’atelier, dei
disegni e degli abiti creati da Christian Dior grazie alla
collaborazione con la Maison Dior.
Oltre a Mendelsohn e Binoche, completano il cast anche
Maisie Williams, nel ruolo di Catherine
Dior; John Malkovich, nel ruolo di Lucien
Lelong; Emily Mortimer, nel ruolo di Elsa
Lombardi; Claes Bang, nel ruolo di Spatz e Glenn
Close nel ruolo di Carmel Snow.
La colonna sonora della serie, coinvolgente e contemporanea, è
curata e prodotta dal vincitore del Grammy Award Jack Antonoff e
presenta cover di brani dell’inizio e della metà del XX secolo
eseguite da artisti come Bleachers, Florence Welch, Lana Del Rey,
Matty Healy (The 1975), Beabadoobee, Nick Cave, Perfume Genius e
altri.
The New Look è prodotta da Apple Studios e DB-AK Productions ed
è scritta, diretta e da Kessler, che è anche produttore esecutivo
come Lorenzo di Bonaventura e Mark A. Baker.
Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di
qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento
per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i
tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019,
Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente
originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in
anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più
velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i
film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati
con 433 vittorie e 1.750 nomination ai premi, tra cui la
commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e lo storico Oscar®
come Miglior film a “CODA”.
Tre lungometraggi Disney e Pixar
arriveranno sul grande schermo per la prima volta nel 2024
– Reddel
2022, Souldel
2020 e Lucadel
2021 – invitando il pubblico a vivere la magia di questi tre film
al cinema, prima dell’arrivo nelle sale di Inside Out 2
nel 2024.
Come per i precedenti titoli Pixar
arrivati nelle sale cinematografiche, il pubblico potrà vedere un
cortometraggio animato Pixar prima di ogni film. Red, in
arrivo nelle sale italiane il 7 marzo, sarà preceduto dal
corto SparkShort Kitbull. Soul, che
arriverà nelle sale italiane l’11 aprile, sarà accompagnato dal
corto SparkShort La Tana. Luca, in
arrivo nelle sale italiane il 25 aprile, includerà il classico
corto Pixar Pennuti spennati.
Il film Disney e
Pixar Red vede protagonista Mei Lee, una
tredicenne maldestra e sicura di sé, combattuta tra il rimanere una
figlia disciplinata e il caos dell’adolescenza. Sua madre, Ming, è
protettiva, se non leggermente autoritaria, e non si allontana mai
da sua figlia: una realtà imbarazzante per un’adolescente come lei.
E come se i cambiamenti dei suoi interessi, delle sue relazioni e
del suo corpo non fossero abbastanza, ogni volta che si emoziona
troppo (che significa praticamente SEMPRE), si trasforma in un
gigantesco panda rosso. Diretto dalla vincitrice dell’Academy
Award® Domee Shi (cortometraggio Pixar Bao) e
prodotto da Lindsey Collins (Alla ricerca di
Dory), Red è stato candidato all’Oscar e al
Golden Globe come miglior film
d’animazione. Red arriverà il 7 marzo 2024 nelle
sale italiane.
Il corto
SparkShort Kitbull di Pixar Animation Studios,
diretto da Rosana Sullivan e prodotto da Kathryn Hendrickson, svela
un improbabile legame che nasce tra due creature: un gattino
randagio estremamente indipendente e un pitbull. Insieme,
sperimentano per la prima volta l’amicizia.
Che cosa vi rende davvero voi
stessi? Il lungometraggio Pixar Animation
Studios Soul, vincitore del premio Oscar® come
miglior film d’animazione, presenta Joe Gardner, un insegnante di
musica di scuola media che ha l’occasione unica di suonare nel
migliore locale jazz della città. Ma un piccolo passo falso lo
porterà dalle strade della città di New York all’Ante-Mondo, un
luogo fantastico dove le nuove anime sviluppano personalità,
interessi e manie prima di andare sulla Terra. Determinato a
ritornare alla propria vita, Joe si allea con 22, un’anima precoce
che non ha mai capito il fascino dell’esperienza umana. Mentre Joe
cerca disperatamente di mostrare a 22 cosa renda la vita così
speciale, troverà le risposte alle domande più importanti
sull’esistenza. Diretto dal vincitore dell’Academy Award® Pete
Docter (Inside Out, Up), co-diretto da Kemp Powers
(Spider-Man: Across the Spider-Verse, One Night in
Miami – candidato all’Oscar® per la miglior sceneggiatura
non originale) e prodotto dalla vincitrice dell’Academy Award Dana
Murray, p.g.a. (il corto Pixar Lou), il film Disney e
Pixar Soul ha vinto anche l’Oscar per la
migliore colonna sonora (colonna sonora originale di Trent Reznor,
Atticus Ross, Jon Batiste), oltre ai Golden Globe® per il miglior
film d’animazione e la miglior colonna sonora originale (Reznor,
Ross, Batiste) e al GRAMMY® per la miglior colonna sonora per i
media visivi (Reznor, Ross,
Batiste). Soul arriverà l’11 aprile 2024 nelle
sale italiane.
Ne La Tana, una
giovane coniglietta si imbarca in un viaggio per scavare la tana
dei propri sogni, nonostante non abbia la minima idea di cosa
stia facendo. Piuttosto che rivelare ai suoi vicini le sue
imperfezioni, si caccia sempre di più nei guai. Dopo aver toccato
il fondo, impara che non c’è da vergognarsi a chiedere aiuto.
Diretto da Madeline Sharafian e prodotto da Mike
Capbarat, La Tana rientra nel progetto
SparkShorts di Pixar Animation Studios.
Ambientato in una splendida città di
mare della Riviera italiana, l’originale film d’animazione Disney e
Pixar Luca è la storia di un giovane ragazzo che
vive un’esperienza di crescita personale durante un’indimenticabile
estate contornata da gelati, pasta e infinite corse in scooter.
Luca condivide queste avventure con il suo nuovo migliore amico,
Alberto, ma tutto il divertimento è minacciato da un segreto
profondo: sono mostri marini di un altro mondo situato appena sotto
la superficie dell’acqua. Diretto dal candidato all’Academy Award®
Enrico Casarosa (La Luna) e prodotto da Andrea Warren
(Lava, Cars 3), Luca è stato
nominato all’Oscar e al Golden Globe come miglior film
d’animazione. Luca arriverà il 25 aprile 2024
nelle sale italiane.
Nel cortometraggio Pixar Animation
Studios vincitore dell’Academy Award® Pennuti
spennati, uno stormo di uccellini si prende gioco di un grosso
uccello che cerca di unirsi a loro sul filo del telefono. Scritto e
diretto da Ralph Eggleston e prodotto da Karen
Dufilho-Rosen, Pennuti spennati ha inizialmente
preceduto il film Disney e Pixar Monsters &
Co. nel 2001.
Mentre sono in corso le riprese
dell’atteso Mortal
Kombat 2, il produttore Todd
Garner continua a tenere aggiornati i fan sui social media
riguardo la presenza e l’aspetto dei personaggi coinvolti. Dopo
alcune immagini relative a
Scorpion e a
Jade, è ora il turno del villain Quan Chi.
Stavolta le foto condivise sono però a dir
poco criptiche, ma sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che si
parli di Quan Chi, un cattivo che ha debuttato in Mortal
Kombat: Mythologies: Sub-Zero del 1997 e che da allora è
diventato un antagonista ricorrente della serie. Potente stregone e
negromante, è spesso ritratto come un personaggio manipolatore e
astuto.
Noto per la sua fedeltà all’aldilà,
Quan Chi svolge un ruolo chiave in molte trame del gioco ed è un
maestro della magia nera, capace di resuscitare i morti, manipolare
le anime e lanciare potenti incantesimi. Coinvolto in vari schemi e
alleanze, spesso mette i personaggi l’uno contro l’altro per scopi
egoistici. Il personaggio non è apparso nel film Mortal
Kombat del 2021, anche se si vocifera che Damon
Herriman potrebbe assumere il ruolo in questo seguito
(l’attore ha doppiato Kabal nel capitolo precedente, anche se il
personaggio è stato ritratto fisicamente da Daniel Nelson).
È possibile che Quan Chi sia quello
che vediamo nel secondo post riportato qui sotto, dato che Garner
si è affrettato a respingere i fan che credevano di trovarsi di
fronte a Noon Saibot. La figura potrebbe però essere anche un
Sacerdote dell’Ombra, il che darebbe comunque ulteriore peso
all’apparizione di Quan Chi in Mortal Kombat 2. Non resta
dunque che attendere maggiori novità, grazie alle quali scoprire
più precisamente cosa ci attende per questo nuovo atteso capitolo
del franchise.
Mortal Kombat
2 è diretto da Simon
McQuoid da una sceneggiatura scritta
dallo sceneggiatore di Moon
KnightJeremy Slater. Il sequel vedrà il
ritorno di Lewis Tan come Cole Young,
Jessica McNamee come Sonya Blade, Josh
Lawson come Kano, Tadanobu Asano come
Lord Raiden, Mehcad Brooks come Jax, Ludi
Lin come Liu Kang, Chin Han come Shang
Tsung, Joe Taslim come Bi-Han e Sub-Zero,
Hiroyuki Sanada nei panni di Hanzo Hasashi e
Scorpion e Max Huang nei panni di Kung Lao.
Il sequel d’azione introdurrà anche
una serie di nuovi personaggi oltre Johnny Cage, ovvero
Adeline Rudolph (Resident Evil) nei panni
di Kitana, Tati Gabrielle (You) nei panni
di Jade, Martyn Ford (F9) nei panni
dell’imperatore Shao Kahn, Damon Herriman di
Mindhunter nei panni del demone di Netherrealm Quan Chi,
Desmond Chiam (The Falcon and the Winter
Soldier) nei panni del Re Edeniano Jerrod e Ana
Thu Nguyen (Get Free) nei panni della Regina
Sindel. Ulteriori dettagli sulla trama sono ancora tenuti nascosti.
Il film è prodotto da James Wan, Michael Clear, Todd Garner
e E. Bennet Walsh.
Con l’inizio delle riprese di
Superman: Legacy sempre
più vicine, tutto il cast si sta preparando per dar vita ai
rispettivi personaggi. Tra questi vi è anche Anthony
Carrigan,
che nel film interpreterà Metamorpho. Intervistato da THR, all’attore è dunque chiesto
come si sta preparando a tale ruolo, domanda alla quale Carrigan ha
risposto: “Beh, leggendo i fumetti e usando la mia
immaginazione. Il personaggio non è mai stato interpretato prima,
almeno nella vita reale. Sto facendo quella cosa per cui mi piace
trarre ispirazione da ogni parte, buttare tutto in pentola e vedere
cosa succede“.
L’attore ha ragione, Rex Mason,
alias Metamorpho, non è mai apparso in un film live action, ma solo
in progetti d’animazione come il due-parti animato della Justice League, “Metamorphosis“, e in
Batman: The Brave and the Bold. Il
personaggio ha però avuto anche ruoli minori in Beware the
Batman e Young Justice. Sarà dunque interessante
scoprire in che modo il regista del film, James
Gunn, e Carrigan
sceglieranno di costruire il personaggio, che ad oggi promette
di essere uno dei più interessanti del film. Difficile che qualcosa
di più verrà svelato prossimamente, ma con le produzione ad un
passo dall’inizio nulla è escluso.
Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul
film
Superman:
Legacy, scritto e diretto
da James
Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il
Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane
reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois
Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi. Il casting, come già
detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e
Lois Lane. María Gabriela De Faría sarà il villain
“The Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde
(Nathan
Fillion), Hawkgirl (Isabela Merced),
Mister Terrific (Edi Gathegi) e Metamorpho
(Anthony Carrigan). Nicholas Hoult sarà invece Lex Luthor.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. È però
confermata anche la presenza della Fortezza della Solitudine.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori e ciò ha
permesso al film di non subire particolari ritardi. Ad oggi,
infatti, è confermato che Superman:
Legacyrispetterà la data di uscita
prevista, arrivando in sala l’11 luglio 2025. Le
riprese dovrebbero invece avere inizio a marzo 2024.
Fondato nel 1978 da Robert Redford, il Sundance Film Festival si tiene
ogni anno nello Utah come piattaforma per la presentazione e
promozione di registi indipendenti. Oggi il più grande festival di
cinema indipendente degli Stati Uniti, il Sundance ha nel tempo
lanciato le carriere di molti registi di successo, tra cui Quentin Tarantino, Christopher Nolan, i fratelli
Joel e Ethan Coen e molti altri
che sono stati nominati e hanno poi vinto l’Oscar. In vista del 40°
Sundance Film Festival, che prenderà il via il 18 gennaio, è stato
ora condotto un sondaggio per determinare la Top 10 dei film
proiettati al festival.
Secondo i risultati, è Whiplash,
il film del 2014 di Damien Chazelle, il vincitore.
Di seguito, ecco l’elenco completo dei 10 film più votati:
In honor of the 40th Edition of the Sundance
Film Festival, we asked filmmakers, critics, colleagues, and
industry members to share their personal top 10 lists.
This is their collective top 10 list of the Sundance films that
have touched their hearts and changed lives. pic.twitter.com/H0LcSogGTm
Come si può notare, la Top 10 del
Sundance è ricca di opere prime di grandi registi che hanno poi
intrapreso carriere di successo a Hollywood. Partendo dal decimo
posto, Blood Simple è stato il lungometraggio d’esordio di
Joel e Ethan Coen, che ha vinto il Gran Premio della Giuria del
festival nel 1985. Nei decenni successivi, i fratelli Coen hanno
coltivato una filmografia variegata e hanno vinto diversi premi
Oscar, tra cui quello per la migliore sceneggiatura per
Fargo e quello per il miglior film, la migliore regia e la
migliore sceneggiatura per Non è un paese per vecchi.
Richard Linklater è
l’unico regista con ben due titoli nella Top 10: Boyhood, all’ottavo posto, e Before Sunrise
al settimo. Al sesto posto c’è invece Sesso, bugie e
videotape, il primo lungometraggio di Steven Soderbergh, che ha vinto il Premio del
pubblico del festival. Sia Linklater che Soderbergh hanno nuovi
progetti che debuttano al festival proprio quest’anno,
rispettivamente Hit Man e Presence. Memento, invece, non è stato il primo film di Nolan
(che è Following del 1998), ma ha vinto il Waldo Salt
Screenwriting Award del festival. Tra i primi tre, oltre a Whiplash,
vi sono poi Get
Out e Le iene, rispettivamente le opere d’esordio di
Jordan Peele e Tarantino.
Whiplash,
come noto, è un intenso dramma su un ambizioso studente di batteria
e il suo violento istruttore. Il film ha vinto sia il Gran Premio
della Giuria che il Premio del Pubblico al Sundance ed è stato poi
premiato con tre Oscar, tra cui quello come Miglior attore non
protagonista a J. K. Simmons. Con il suo film successivo,
La La
Land, Chazelle è diventato il più giovane vincitore
dell’Oscar come Miglior regista. Whiplash può
dunque essere considerato l’esempio migliore per rappresentare il
potere del Sundance Film Festival nell’elevare i registi
indipendenti.
È passata poco più di una settimana
da quando la Lucasfilm ha annunciato i piani per
The Mandalorian & Grogu, un nuovo film di
Star
Wars che avrebbe preso il posto del progetto ad oggi noto come
“New
Jedi Order” di Sharmeen
Obaid-Chinoy nel calendario delle uscite dello studio. Da
tempo ci si chiede se il film (che vedrà Daisy Ridley riprendere il ruolo di Rey
Skywalker) possa subire un ritardo, essendo rimasto coinvolto nello
sciopero della WGA dello scorso anno. Si ritiene che Damon
Lindelof abbia avuto l’idea, ma che abbia incontrato
“divergenze creative” con la Lucasfilm dopo aver scritto
la sceneggiatura insieme a Justin Brit-Gibson.
Per fare in modo che il ritorno di
Rey fosse in linea con i desideri dello studio, Kathleen
Kennedy ha dunque arruolato il creatore di Peaky BlindersSteven Knight. Da
allora, però, si sono avute solonotizie contrastanti su quanto
nuovo lavoro sia effettivamente stato svolto sul film. World of Reel ha ora condiviso
un aggiornamento che afferma che la Disney ha deciso di ritardare
questo film di Star Wars “a tempo indeterminato“. La fonte
del sito non è sicura che “New
Jedi Order” si farà presto e, ancora una volta, sembra che
la causa sia da ricercare nelle differenze creative emerse sulla
sceneggiatura.
Se questa voce deve essere vera,
vorrebbe dire che Knight ha consegnato una nuova bozza, la quale
non avrebbe però incontrato il favore della Lucasfilm. “A
peggiorare le cose, c’è la possibilità che Knight non rimanga a
bordo del progetto“, spiega il sito. “Le sue frustrazioni
sono aumentate, ha messo Star Wars in secondo piano e ora è
concentrato sulla sceneggiatura del suo film ‘Peaky Blinders’, che
dovrebbe entrare in produzione in autunno“. Tuttavia, c’è chi
ritiene che queste voci siano false. Germain Lussier di Gizmodo,
infatti, riporta che Knight non è affatto frustrato dal lavoro e
che New
Jedi Order non subirà alcun ritardo.
Si attendono conferme ufficiali da
parte della Lucasfilm, ma quanto riportato da Lussier si può
ritenere affidabile. Star
Wars: New Jedi Order non ha mai avuto una data di uscita
certa, dunque il fatto che The
Mandalorian & Grogu esca prima non implica necessariamente
il ritardo dell’altro film. Più probabilmente, il nuovo capitolo
della saga con Rey uscirà nel 2026, che è da sempre indicato come
l’anno di uscita al cinema di un nuovo film di Star Wars.
C’è certamente confusione riguardo tutti i titoli in programma e
solo la Lucasfilm, al momento debito, potrà fare chiarezza a
riguardo.
Gli ultimi beniamini dei
più piccoli a esser passati la lato oscuro sono stati Winnie the
Pooh e Topolino, ma da sempre favole e racconti popolari sono una
fonte inesauribile per il cinema horror. Dopo Babbo Natale a
Cappuccetto Rosso, stavolta il punto di partenza è il celebre
pifferaio di Hamelin (o pifferaio magico), antecedente persino ai
fratelli Grimm, sul quale Erlingur Thoroddsen
costruire il suo The Piper, nelle sale italiane
dal 18 gennaio distribuito da Vertice 360. Un film dedicato al
grande – purtroppo scomparso – Julian Sands, che nei panni di un tormentato
direttore d’orchestra rende qui l’ultima interpretazione di una
lunga carriera costellata di successi, da Urla del
silenzio e Camera con vista, a Il
pasto nudo e molti altri.
The
Piper, la trama
Proprio l’orchestra
guidata dal direttore Gustafson è al centro delle angosce e delle
brame di una serie di personaggi che vediamo nel film. Sin dal
prologo, che ci presenta l’anziana Katherine ossessionata da una
melodia incalzante e disperatamente impegnata a cercare di bruciare
una misteriosa scatola che sembra tormentarla. Invano. Senza la
composizione alla quale la donna stava lavorando, e con la sua
scomparsa, ora il concerto in programma al Virgil Hall Auditorium è
a rischio. Nel tentativo di entrare nelle grazie del direttore, è
la giovane flautista Melanie – madre single che aspira a diventare
compositrice – a promettere di completare il concerto al quale
stava lavorando la sua vecchia mentore. Ma la melodia incompleta
cui sta lavorando ha il potere di risvegliare forze malefiche e di
scatenare mortali conseguenze, una scoperta che si accompagna a
quella delle inquietanti origini della musica in questione e della
malvagia entità che ha risvegliato: il Pifferaio Magico.
L’addio a Julian Sands in The Piper
È indubbiamente un valido
motivo di interesse quello di poter ammirare lo scomparso
Julian Sands (almeno in attesa del The Last Breath che
potrebbe essere il suo ultimo film in assoluto, se e quando
uscirà), anche se non l’unico, ché la premessa di questo
Piper è intelligente e suggestiva. Almeno la premessa. Unire
musica e una fiaba delle più tradizionali e meno sfruttate è
davvero un punto di partenza da non sottovalutare in un panorama
horror che non fa che replicare sempre gli stessi modelli e figure.
Soprattutto quando ad occuparsi della parte sonora c’è un
compositore come Christopher Young, già autore
delle colonne sonore di The Grudge, The Exorcism of Emily Rose e
Sinister, tra i vari.
Scelta dettata dal dover
dare alla storia qualcosa di più di un commento musicale, vista la
centralità della “melodia maledetta” in una vicenda che rilegge la
fiaba evidenziandone e potenziandone gli aspetti più oscuri, dando
corpo al terrore che ne deriva e che travalica abbondantemente la
drammaticità insita nel testo originale, e il valore pedagogico
proprio delle favole classiche. Che in passato non era stata
raccontata spesso al cinema (dal Der Rattenfänger von Hameln
muto del 1918 a Il pifferaio di Hamelin di Jacques Demy,
fino al The Fluteman australiano del 1982), ma che l’horror
aveva già fatto sua in diverse – sempre poche – occasioni
(dall’animazione del 1985 alla versione coreana del 2015 e al
recentissimo Piper con Elizabeth
Hurley).
Un Pifferaio che non
ipnotizza
Ma si sa quanto sia
difficile rendere reali certi incubi, tradurre in immagini la paura
che nasce dalle giuste sollecitazioni del nostro inconscio, tanto
più se oggetto di una narrazione che ha regole proprie e obblighi
nei confronti della forma scelta e dello spettatore. E così, al
promettente incipit e colpevole una costruzione dei personaggi
piuttosto superficiale, la vicenda si evolve in maniera piuttosto
deludente. La – troppo – lunga attesa per una manifestazione del
maligno si risolve in una esplosiva e divertente (almeno per gli
amanti di certo horror classico, quasi vintage, considerata anche
la povertà della resa) ‘emersione’, ma la sensazione di una
gestione insufficiente di prostetica e digitale, soprattutto nei
momenti migliori, si accompagna a quella di aver dilapidato una
materia in sé molto ricca di potenziale.
Presentati in maniera
adeguata e con una regia che a tratti sembra in grado di colmare le
lacune della storia, sono comunque gradevoli i riferimenti a un
cinema d’epoca, anche al limite del gore, e noi italiani
potremmo trovare qualcosa del vecchio e tanto amato Dario Argento
proprio nelle musiche e nella rivelazione finale della melodia
incompiuta dalla povera Katherine, ma non fanno che aumentare la
frustrazione per le tante incongruenze del tessuto generale.
Molti elementi importanti
restano sullo sfondo, in primis quello delle piccole vittime
ridotte a poco più che apparizioni e che avrebbero potuto regalare
momenti inquietanti (più dell’insistenza su una palla
‘telecomandata’ che avremmo lasciato ad altri film), mentre gli
incomprensibili comportamenti di alcuni protagonisti (spesso la
vera cartina di tornasole di un horror ben costruito) danno la
misura di quanto la seconda parte del film viva solo della
necessità di avanzare nella vicenda. Fino a una conclusione sulla
quale evidentemente si puntava molto – anche a ragione, per diversi
motivi – ma che prima del finale potenzialmente aperto regala un
paio di perle sconcertanti, dalla goffaggine del pifferaio stesso,
poco a suo agio negli spazi stretti, alla miracolosa rivelazione
del talento della piccola protagonista con il flauto dolce.
Un comunicato stampa di Disney+ UK sembra confermare che
Skeleton
Crew e The Acolyte
saranno le uniche serie televisive di Star
Wars in live-action che verranno distribuite sulla piattaforma
di streaming nel 2024. Durante la Star Wars Celebration di Londra
dello scorso aprile, però, Lucasfilm aveva confermato che la
seconda stagione di Andor (qui
la recensione) sarebbe uscita nell’agosto del 2024. Questo,
ovviamente, prima che gli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA
bloccassero Hollywood per gran parte dell’estate. Sembra dunque che
l’attesa seconda stagione dedicata a Cassian Andor
non uscirà prima del 2025.
Tony Gilroy aveva
confermato di aver finito di scrivere la sceneggiatura di Andor
prima dell’inizio dello sciopero degli sceneggiatori, ma lo
sciopero degli attori ha comunque posto in stato di fermo la serie.
A fornire però un aggiornamento sullo stato effettivo delle riprese
della seconda stagione è ora proprio il protagonista Diego Luna, il quale parlando con Variety ha affermato che “ho
sette giorni di tempo. Domani torno a Londra e la finiamo“, ha
rivelato l’attore. “La prima stagione l’abbiamo girata in
circostanze molto, molto difficili. Con la pandemia e gli scioperi
di questa volta, ne varrà ancor di più la pena“.
Per quanto riguarda la possibilità
di tornare nei panni di Cassian anche dopo la conclusione della
serie, Luna ha aggiunto: “Non credo, no. Farò parte di Star
Wars perché farò sempre parte di quella famiglia, ma no, la cosa
bella di Andor è che sappiamo che ha una fine. È bello lavorare
sapendo che c’è un finale e che si può puntare a qualcosa e noi ci
stiamo arrivando“. Il 2025 sarà dunque l’anno di Andor, che
potrebbe anche essere l’unica serie in live action di Star Wars ad
arrivare su Disney+, dato che il futuro di The
Mandalorian è ancora incerto a seguito del recente
annuncio del film The
Mandalorian & Grogu.
Paul Mescal è già un attore candidato
all’Oscar con una fanbase irriducibile grazie ai suoi ruoli in
Normal People, Aftersun,
Estranei e
altri ancora, ma la sua fama esploderà sicuramente quest’autunno
quando Il Gladiatore
2 di Ridley Scott uscirà nelle sale. Mescal è il
protagonista del sequel, accanto a un cast che comprende Pedro Pascal e Denzel Washington. Come noto, Il Gladiatore del 2000
ha reso Russell Crowe uno degli attori più famosi al
mondo e gli ha fatto vincere l’Oscar come miglior attore. La
medesima cosa potrebbe ora accadere anche a Mescal, che si è detto
piuttosto spaventato di questa possibilità.
“Non so quale sarà la
differenza“, ha detto di recente l’attore al Times UK quando si è prospettata
la possibilità che la sua fama cresca ulteriormente grazie al
sequel. “Forse è un’ingenuità? È solo che più persone ti
fermeranno per strada? Sarei profondamente depresso se fosse così e
spero che non sia vero. Avrò una risposta l’anno prossimo, ma se il
film avrà un impatto sulla mia vita in questo senso, mi troverò in
una brutta situazione. Dovrei andare avanti e fare un’opera ottusa
che nessuno vuole vedere“. Paul Mescal ha dichiarato di
prendere la recitazione “molto seriamente” e di non fare
questo mestiere per la popolarità,
Motivo per cui è sconcertato dal
fatto che metriche come i follower sui social media giochino ora un
ruolo nel casting. “Mi spaventa molto. La recitazione non
dovrebbe mai essere ridotta al numero di follower su
Instagram“, ha detto. “Negli ultimi anni si parla di film
e spettacoli televisivi come di contenuti. È una parola sporca. Non
è un ‘contenuto’, è un fottuto lavoro. Non sto facendo lo snob, ma
ci sono due industrie concorrenti. Una che lavora con una mancanza
di cura e di integrità artistica. Dare i numeri, fare roba con i
follower di Instagram come fattore, qualsiasi cosa… Ma l’altra è
quella che c’è sempre stata, l’artigianato della cinematografia, la
regia, le luci e il design della produzione. Questo mantiene gli
artisti in vita“.
Sebbene i Marvel Studios non siano caduti così in basso
come alcuni vorrebbero far credere, sono stati comunque anni
difficili per il MCU. Il 2023, in particolare, è
stato segnato da qualche successo ma soprattutto da numerosi
insuccessi. In particolare le serie rilasciate non hanno
riscontrato l’interesse dei fan e portare l’universo condiviso
Marvel in streaming ha lasciato
Kevin Feige a corto di risorse, impedendogli di seguire i progetti
come avrebbe voluto. Una delle serie più controverse è senza dubbio
She-Hulk:
Attorney at Law (qui
la recensione del primo episodio), che pur avendo ricevuto un
riscontro piuttosto positivo dalla critica, ha dimostrato grossi
problemi con i VFX.
A tratti impeccabile, a tratti
abissale, la protagonista dello show è sembrata a tratti incompiuta
e le immagini non erano della qualità che ci si aspetta dai
Marvel Studios. La presenza di così
tanti personaggi in computer grafica ha poi fatto lievitare il
budget fino a 200 milioni di dollari, cosa che ha reso difficile
per la serie rientrare in tali costi. Conclusa la serie, in molti
si sono poi chiesti che ne sarà ora di She-Hulk. Per quanto c’è da attendersi che torni in
futuri progetti, sembra che tra questi non ci sia una seconda
stagione di Attorney
at Law.
Durante una recente apparizione sul
live stream Twitch di NerdIncorrect, è infatti stato chiesto a
Tatiana Maslany, protagonista della serie, se la
seconda stagione di She-Hulk:
Attorney at Law si farà. L’attrice ha così risposto:
“Non credo. Credo che abbiamo sforato il budget e la Disney ha
detto: ‘No, grazie’“. Ciò sembra confermare le convinzioni di
molti, ma in precedenza è stato riferito che She-Hulk avrà comunque
un ruolo in Captain America: Brave New World. Se ciò non dovesse
essere confermato, data l’importanza del personaggio e il suo
rapporto con
Hulk, resta comunque lecito attendersi di rivederla da qualche
parte prima o poi.
L’attore Paul Walker si è fatto un nome come
co-protagonista della serie Fast & Furious insieme a Vin Diesel, ma è poi tragicamente scomparso in
un incidente stradale nel 2013. Pur avendo recitato anche in altri
film d’azione, Walker purtroppo non ha mai avuto la possibilità di
recitare in un progetto di supereroi. Sembra però che una
possibilità di far ciò gli sia stata data, ma che Walker abbia
deciso di rifiutarla. È infatti noto che nei primi anni Duemila
l’attore era tra i papabili interpreti del progetto mai andato in
porto Superman Flyby, di
J.J. Abrams.
Sembra però che Walker fosse ben più che un semplice candidato,
bensì il primo della lista.
Nel documentario I Am Paul
Walker – recentemente trasmesso da The CW – il suo manager,
Matt Luber, e la sua controfigura, Oakley
Lehman, hanno infatti rivelato che l’attore è andato
estremamente vicino al vestire i panni di Kal-El. Come riportato da
Deadline, secondo Luber, Walker
“stava facendo un provino per Superman… credo si trattasse di
un contratto da 10 milioni di dollari e lui era il favorito“.
Lehman ha poi affermato che il suo amico di lunga data “era
pronto” e “stava pensando di farlo”.
Tuttavia, Luber ha anche aggiunto
che “sapevo che non voleva fare tre o quattro film di Superman
ed essere Superman per il resto della sua vita“. A quanto
pare, proprio l’indossare l’iconico costume di Superman durante
un’audizione fece capire a Walker che il ruolo non era adatto lui e
che quella ricca paga non gli avrebbe fatto cambiare idea. “Ho
una ‘S’, ho un mantello, stivali, calzamaglia… questo non sono io.
Me ne vado da qui. Devo andarmene.”, avrebbe detto l’attore
secondo Luber. Come noto, il progetto non si è poi concretizzato e
Superman è tornato al cinema solo con Superman
Returns, prima di divenire parte del DCEU.
L’icona di Scream,Neve Campbell, è del tutto assente nell’ultimo
capitolo ad oggi realizzato, Scream VI(qui
la recensione). La cosa è stata dovuta a dispute sulla
retribuzione e nel film la sua mancanza viene giustificata dicendo
semplicemente che ha deciso di tirarsi fuori dalle vicende legate a
Ghostface una volta per tutte. Tuttavia, l’attrice simbolo di
questa saga non esclude un suo ritorno per il prossimo capitolo,
Scream
VII. Nonostante i problemi avuti con lo studio,
la Campbell ha dichiarato a Variety che prenderebbe davvero
in considerazione l’idea di tornare nel suo ruolo più famoso,
purché si presentino le “giuste circostanze“.
“Nelle giuste circostanze? Sì.
Ho fatto una dichiarazione diversi anni fa, ed è stato il motivo
per cui non ho fatto il film all’epoca, e ho sentito il bisogno di
dire che non credo che sarei stata trattata in quel modo se fossi
stata un uomo con un franchise per 25 anni sulle spalle, e questo è
ancora valido. Quindi, se dovessero scegliere di tornare da me,
questo continuerebbe ad essere il mio punto di partenza.
Vedremo“. “Onestamente non ho idea di quali siano i loro
piani“, ha continuato poi l’attrice. “So che sono successe
molte cose intorno a questa vicenda e sono sicura che in questo
momento ci stanno girando un po’ sulla cosa“.
L’attrice si riferisce alle recenti
uscite dal cast di Scream VII delle attrici
Melissa Barrera e Jenna Ortega, come anche
all’abbandono di Christopher Landon,
inizialmente scelto come regista del nuovo capitolo. Proprio per
via di tali mancanze, i fan richiedono ancor più a gran voce il
ritorno di Sidney Prescott. “Questi film significano molto per
noi e significano molto per i fan. A volte vado a queste convention
e incontro i fan, che sono entusiasti di questi film. Li amano.
Significano molto per loro ed è così anche per i personaggi
protagonisti. Quindi, anche per il loro bene, mi piacerebbe che
continuasse“.
Il thriller di produzione tedesca
Cut Off è il terzo adattamento
cinematografico di un romanzo scritto da Sebastian
Fitzek, dove i primi due sono stati Das Kind e
Das Joshua-Profil. Il regista Christian Alvart ha
descritto il film come un “Sektionsthriller” (thriller
della dissezione). Per lui era infatti importante introdurre
lentamente il pubblico alle immagini dell’autopsia. Naturalmente,
per un mezzo visivo come il cinema era estremamente difficile
capire cosa fare, quanto mostrare, cosa non solo è ragionevole, ma
anche come abituare lo spettatore e come introdurle a questo
mondo.
Ecco perché Cut Off risulta
un thriller particolarmente crudo, che talvolta sfida i limiti
della sopportazione per restituire l’esperienza di disagio e orre
vissuta dai protagonisti. Per quanto riguarda le location, molte
scene del film sono state girate nella location originale di
Helgoland, mentre altre scene sono state girate a
Berlino, ad esempio in un edificio industriale
abbandonato nel quartiere di Schöneweide e in un
auditorium dell’ospedale universitario Benjamin Franklin.
Per gli amanti del genere, in cerca
di un solido thiller ricco di colpi di scena ma che sappia anche
allontanarsi da certi stereotipi hollywoodiani, Cut
Off è dunque un titolo da non perdere. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Cut Off
Protagonista del film è il professor
Paul Herzfeld, medico legale dell’ospedale
universitario Charité di Berlino. L’uomo è separato da sua moglie,
ha una figlia diciassettenne di nome Hannah che
riesce a vedere molto di rado. Particolarmente dedito al suo
lavoro, Paul sembra apprezzare il più tempo che passa con i morti
che non quello con i vivi. Durante un’autopsia sul cadavere di una
donna sfigurata e senza mascella, però, egli trova all’interno del
cranio un bossolo con un biglietto dove è scritto il numero di
cellulare di sua figlia. Sconvolto, la chiama immediatamente per
capire cosa stia succedendo, scoprendo però che Hannah è già stata
rapita da un uomo di nome Jan Erik Sadler.
Il medico viene minacciato di morte
se prova a chiamare la polizia e per salvare la propria vita e
soprattutto quella di sua figlia, dovrà fare come gli viene
richiesto. Questo è dunque per lui l’inizio di un gioco sadico
condotto dal perfido Sadler, che costringe Paul a partire per
l’Isola di Helgoland, nel Mare del Nord, dove dovrà cercare di
salvare sua figlia, oltre che a scoprire cosa vuole da lui il folle
Sadler. Paul intraprende dunque un viaggio macabro, condotto sul
filo tra la vita e la morte e che segue un percorso disseminato di
cadaveri, dove piano piano il passato tornerà a galla con verità
insospettabili.
Cut Off: il cast del film
Ad interpretare il protagonista Paul
Herzfeld vi è l’attore Moritz Bleibtreu, noto per
aver recitato anche nei film Lola corre,
Woman in Gold,
Il quinto potere e Speed Racer. L’attrice Jasna Fritzi
Bauer, vista in La scelta di
Barbara e About a Girl, interpreta invece
Linda, che si rivelerà essere un’aiutante per Paul. L’attore
Lars Eidinger, visto nei film
Rumore biancoe nella serie Tutta
la luce che non vediamo, interpreta invece il misterioso
Jan Erik Sadler, mentre Fahri Ogün Yardim
interpreta l’amico di Paul, Ender Müller. Enno
Hesse è l’aiutante del protagonista, Ingolf von Appen,
Barbara Prakopenka interpreta Hannah Herzfeld,
figlia di Paul, e Stephanie Amarell è Rebecca
Schwintowski. Klara Höfels, infine, interpreta il
giudice Friederike Töven.
Cut Off: il finale del film
Nel corso del film, Linda pratica un
autopsia sul cadavere da lei trovao all’inizio, seguendo le
istruzioni di Paul nel farlo. Trova così una capsula di plastica di
un Kinder Sorpresa nella gola del cadavere. Questa contiene una
fotografia che ritrae il giudice in pensione Friedericke Töven, che
vive a Helgoland. Quello di Töven è un nome non nuovo per Paul, in
quanto in passato ha emesso una sentenza troppo clemente nei
confronti di Sadler, che aveva violentato l’unica figlia di Jens
Marinek, collega e amico di Paul. All’epoca, Marinek aveva anche
esortato Paul a fornire una falsa testimonianza a seguito
dell’autopsia della figlia, affinché Sadler ricevesse una pena più
severa, ma Herzfeld si rifiutò di farlo.
Quando un blocco di legno fuoriesce
dal retto del ritrovato cadavere Töven, Linda nota delle coordinate
scritte su di esso, che conducono Herzfeld e il suo apprendista in
una foresta. Lì Herzfeld viene sopraffatto da Marinek, che però si
spara dopo aver ingoiato un chip. Herzfeld lo estrae e vi trvoa un
video che mostra il capo di una ditta di traslochi Philipp
Schwintowski che spiega le azioni sue e di Marinek. Sia la
figlia di Marinek, Lily, che la figlia di
Schwintowski, Rebecca, erano state rapite da
Sadler. Disperate, entrambe le ragazze si erano suicidate dopo
essere state violentate da lui. Marinek e Schwintowski decisero di
farsi giustizia da soli.
Organizzarono dunque il rapimento di
Hannah perché ai loro occhi Herzfeld, in quanto parte del sistema
giudiziario, era a sua volta responsabile della morte delle loro
figlie. Inoltre, rapirono Sadler, gli tagliarono la lingua e lo
liberarono contro il giudice, che Sadler uccise. Avevano poi
pianificato di ucciderlo, incastrandolo come “Erik” e portando
Herzfeld a scoprire il mistero. Herzfeld scopre però che Sadler è
ancora vivo e recandosi in un bunker trova lì sua figlia. Mentre
fugge su un elicottero insieme ad Hannah, Linda, Hender e Ingolf,
Sadler si manifesta ma viene scaraventato fuori dal velivo da
Herzfeld, che pone così fine alla vicenda.
Il trailer di Cut Off e
dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
martedì 16 gennaio alle ore 21:20
sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Quella degli Scarpetta-De Filippo è
stata la dinastia teatrale per eccellenza del Novecento, composta
da artisti che hanno donato nuovo prestigio al teatro napoletano,
regalando a questo opere ancora oggi amate e portate in scena.
Tutto ebbe inizio con Eduardo Scarpetta,
recentemente raccontato nel film Qui ridoio,
dove è interpretato da Toni Servillo.
Tra i suoi discendenti, invece, si sono affermati in particolare
Eduardo, Peppino e Titina
De Filippo, che sono ora stati raccontati nel nuovo film
da regista di Sergio Rubini
dal titolo
I fratelli De Filippo (qui la recensione).
Con questo nuovo lungometraggio,
presentato alla Festa del Cinema di Roma e poi al cinema dal 13 al
15 dicembre, Rubini racconta il suo amore per il teatro attraverso
le gesta di chi lo ha reso grande in Italia e nel mondo. Il film,
che si concentra sulla prima parte della vita dei fratelli De
Filippo, è inoltre particolarmente impegnato nel ricostruire il
fervido ambiente della Napoli di inizio Novecento. Tra personaggi
bislacchi e luoghi memorabili, prende così vita un racconto che va
al di là del semplice carattere biografico, ma si fa portatore di
una serie di valori umani sempre preziosi.
Il film è un ulteriore modo per
scoprire qualcosa di più su tre delle maggiori personalità del
teatro novecentesco e oltre, sulle loro ambizioni, sulle paure e
sul legame che li ha uniti. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alle location utilizzate.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
I fratelli De Filippo: la trama del film
È l’inizio del Novecento, i tre
fratelli Peppino, Titina ed
Eduardo, vivono con la bella e giovane madre,
Luisa De Filippo. In famiglia un padre non c’è, o
meglio si nasconde nei panni dello “zio” Eduardo
Scarpetta, il più famoso, ricco e acclamato attore e
drammaturgo del suo tempo. Scarpetta, pur non riconoscendo i tre
figli naturali, li ha introdotti fin da bambini nel mondo del
teatro. Alla morte del grande attore, i figli legittimi si
spartiscono la sua eredità, mentre a Titina, Eduardo e Peppino non
spetta nulla. Ai tre giovani, però, “zio” Scarpetta ha perà
trasmesso un dono speciale, che invece non è toccato al figlio
legittimo Vincenzo, anche lui attore e
drammaturgo.
Si tratta del suo grande talento,
che i tre fratelli De Filippo coltiveranno fino a farlo proprio,
dando vita ad alcuni dei più importanti traguardi del teatro
napoletano del Novecento. Il riscatto dalla dolorosa storia
familiare passa per la formazione del trio De Filippo, sogno
accarezzato per anni da Eduardo e dai suoi fratelli e finalmente
realizzato, superando difficoltà e conflitti. Quella dei De Filippo
è la storia di una ferita familiare che si trasforma in arte. E di
tre giovani, che, unendo le forze, danno vita a un modo del tutto
nuovo di raccontare la realtà con uno sguardo che arriva fino al
futuro.
I fratelli De Filippo: il cast e le location del
film
Per dar vita ai tre fratelli De
Filippo, Rubini ha scelto tre attori non ancora particolarmente
noti. Mario Autore, principalmente attivo in
ambito teatrale e qui al suo primo film, interpreta Eduardo De
Filippo, mentre Domenico Pinelli, visto in
Noi e la Giulia e
Si accetano miracoli,
interpreta il fratello Peppino. Anna Ferraioli
Ravel, invece, dà volto alla sorella Titina De Filippo. Ad
interpretare la loro madre, Luisa De Filippo, vi è l’attrice
Susy Del Giudice, vista in televisione in serie
quali Don Matteo, Capri e Gomorra. Ad
interpretare il grande Eduardo Scarpetta vi è invece il celebre
Giancarlo Giannini, mentre Biagio
Izzo da volto al figlio Vincenzo Scarpetta.
La maggior parte delle riprese del
film, naturalmente, si sono svolte a Napoli. In particolare, si può
riconoscere il Teatro Sannazaro. Diverse sono però anche le scene
ambientate in altri luoghi al di fuori del capoluogo di regione,
come quelle che si svolgono alll’interno del Teatro Garibaldi di
Santa Maria Capua Vetere, comune in provincia di Caserta. Rubini
non ha però mancato di portare un po’ di set anche nella sua Puglia
e più precisamente a Manduria. Qui si sono si sono svolte delle
riprese presso la masseria Schiavoni, nell’area del ex campo
dell’aviazione lungo la provinciale Manduria – Oria.
I fratelli De Filippo: la storia vera dietro al
film
Quella dei tre fratelli De Filippo
non è un’infanzia semplice, come raccontato anche dal film Qui rido io. Il loro padre biologico è infatti il
grande attore e commediografo Eduardo Scarpetta, il quale, pur
mantenendoli e garantendo loro la possibilità di studiare, non li
riconosce mai come propri e li ritiene inferiori a quelli
legittimi. I tre, in ogni caso, hanno comunque modo di essere
introdotti all’ambiente del teatro, dal quale rimangono ben presto
affascinati. Quando però Scarpetta muore, nel 1925, i tre De
Filippo scoprono di non aver ricevuto nulla in eredità, e ciascuno
di loro sbarca il lunario come può. Stanchi di non poter esprimere
appieno il proprio potenziale, i tre iniziano a pensare di formare
una propria compagnia.
Dal 1931 finalmente il sogno dei tre
fratelli d’arte di recitare assieme diventa realtà. Eduardo fonda,
raccogliendo l’adesione dei fratelli, la compagnia del Teatro
Umoristico “I De Filippo”, che debutta con successo a Roma. La
commedia più nota di Eduardo, Natale in casa Cupiello,
portata in scena per la prima volta al Teatro Kursaal di Napoli il
25 dicembre 1931, segna di fatto l’avvio vero e proprio della
felice esperienza della Compagnia. Da quel momento sono molte le
opere che i tre portano insieme a teatro, ma Eduardo inizia a
sentire il bisogno di abbandonare il “provincialismo” napoletano
della compagnia.
Motivato anche dalle benevole
critiche ricevute, decide che è giunto il momento per la sua
compagnia di operare il decisivo salto di qualità per iniziare a
calcare i più prestigiosi teatri italiani. Fu decisivo in tal senso
l’incontro casuale con Luigi Pirandello. Nel biennio 1943-44 i
fratelli De Filippo calcarono le scene repubblichine, ma il 20
dicembre 1944 Eduardo recitò per l’ultima volta, al teatro Diana di
Napoli, accanto a Peppino, con il quale esplose un nuovo e fatale
diverbio. Eduardo decise quindi di fondare la nuova compagnia
teatrale che si chiamò semplicemente “Il Teatro di Eduardo”,
intraprendendo a quel punto strade diverse dai fratelli.
I fratelli De Filippo: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
I fratelli De Filippo grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Apple TV, Prime Video e Rai Play.
Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento,
basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al
meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di martedì 16 gennaio alle
ore 21:25 sul canale Rai 1.
Joseph è un impegnativo vedovo
settantenne che passa le sue giornate in solitaria nell’incasinato
e affascinante laboratorio in cui restaura esclusivi pezzi
d’arredamento. La sua vita procede tranquilla finché
improvvisamente un giorno riceve la telefonata più dolorosa
che un genitore possa mai avere: suo figlio Emanuel e il
suo compagno Joachim sono morti in un tragico incidente aereo.
Mentre cerca di affrontare e accettare la perdita del figlio,
Joseph inizia a interrogarsi e ossessionarsi sul futuro
della bambina, non ancora nata, che i due giovani stavano
per avere grazie alla ventenne Rita, una madre surrogata nella
città di Gent, in Belgio, dove la GPA (Gestazione per Altri) è
accettata ma non ancora regolamentata giuridicamente.
Cosa ne sarà della piccola?
Riuscirà ad avere una famiglia o verrà abbandonata e
dimenticata? Con il disappunto della figlia (Maud Wyler) e dei
genitori di Joachim – questi ultimi troppo impegnati in una guerra
giudiziaria contro la compagnia aerea coinvolta nell’incidente –,
Joseph decide di partire per il Belgio in cerca della
misteriosa madre surrogata, con l’obiettivo di conoscerla
e assicurarsi che la nascitura abbia tutto l’amore che merita e che
suo figlio era pronto a darle.
È questa la commovente e profonda
storia di La Petite, il dolce e sincero dramma
francese diretto dall’audace Guillaume Nicloux (The
Nun, The End, The Lockdown Tower) e ispirato
al romanzo Le Berceau (trad. “La culla”) di Fanny
Chesnel, disponibile nelle sale italiane dal 18 gennaio
2024.
La Petite – In foto l’attore Fabrice Luchini.
Per ogni vita che va, c’è un’altra che
arriva
È davvero raro incontrare sul grande
schermo narrazioni che affrontino il complesso e
controverso tema della maternità surrogata. Se poi a
questo si aggiungono anche le difficoltà affrontate dalle coppie
LGBTQIA+, l’elaborazione della perdita di un figlio e le dinamiche
non così semplici delle famiglie allargate, allora diviene una vera
e propria sfida cinematografica. Una sfida che Nicloux ha accettato
con la storia contemporanea di Joseph,
interpretato dal talentuoso e pluripremiato Fabrice Luchini, e Rita (l’attrice belga
Mara Taquin, conosciuta in La Syndicaliste e Nothing to Fuck).
Attraverso una narrazione semplice
ed essenziale, Nicloux conduce il pubblico in un coinvolgente e
intenso viaggio di 90 minuti sull’esistenza, l’amore, la
sofferenza e la rinascita. Dopo la perdita del figlio,
Joseph si aggrappa a un fragile filo di speranza legato a
Rita, la giovane donna, apparentemente fredda e pungente,
che aveva accettato la gravidanza solo per motivi finanziari.
Empatizzare con Joseph è facile, ma affezionarsi a questo tenero
padre lo è ancor di più. Nonostante il suo complicato e infelice
rapporto con il figlio, Joseph sceglie di non affrontare il lutto
con rabbia o risentimento. Si lascia piuttosto travolgere dai
ricordi, si concede la possibilità di perdonarsi, anche se con
qualche difficoltà, e insegue l’opportunità di compiere il
suo ultimo grande atto d’amore per Emanuel.
La Petite – In foto (da sinistra a destra) Mara Taquin e Fabrice
Luchini.
Un’opera intima e delicata, ma non abbastanza
coraggiosa
Con il giusto equilibrio tra dramma
e umorismo, morte e vita, Nicloux regala al grande schermo un’opera
intima, delicata, e, soprattutto, sincera,
dall’inizio alla fine. La Petite è un
adorabile e toccante viaggio di redenzione e di
rinascita che riflette, senza riserva alcuna, sulla
complessità della vita e le sue infinite variabili.
Al di là della sua tenera e
dolceamara bellezza, però, La Petite sembra voler
restare in superficie, evitando di approfondire con
attenzione e dignità quel tema complesso di cui si fa
onorevole portavoce. Infatti, la discussione sulla maternità
surrogata per famiglie arcobaleno, pur presente, è accennata
fugacemente da poche battute sparse senza un’adeguata coerenza o
una reale importanza. Per quanto godibile, emozionante e dalle
nobili intenzioni, quindi,
la pellicola di Guillaume Niclouxmanca l’occasione di
affermarsi sul panorama cinematografico come un’opera originale,
incisiva e provocatoria; accontentandosi così di essere in
realtà un timido e labile tentativo che ha avuto timore di
spingersi troppo oltre.
Plaion
Pictures è lieta di diffondere il trailer di
Runner, l’action thriller diretto da
Nicola Barnaba (qui
la nostra intervista) e realizzato interamente da maestranze
italiane, che rende omaggio alla migliore tradizione dei film
d’azione degli anni Ottanta – come i cult movie Arma
Letale e Die Hard –
Trappola di cristallo.
Se il poster
rilasciato a inizio anno svelava la natura da eroina dell’intrepida
e combattente runner Lisa – interpretata da una tosta Matilde
Gioli (Doc – Nelle tue mani, Gli
uomini d’oro), che ha eseguito in prima persona alcuni degli
stunt più pericolosi del film- il trailer ci offre un
assaggio del legame esplosivo che si instaura tra la giovane
protagonista e il suo antagonista, lo spietato agente corrotto
dell’Interpol Bosco: un personaggio ambiguo e senza scrupoli,
guidato dal desiderio di vendetta e interpretato dal Nastro
d’argento Francesco
Montanari (già noto per i ruoli da villain e
drammatici come il Libanese in Romanzo Criminale – La
serie).
Le atmosfere
claustrofobiche di un labirintico hotel a cinque stelle isolato dal
mondo e i toni cupi della notte sono elementi perfetti per portare
a termine la tanto desiderata vendetta di Bosco, che da tempo è
sulle tracce dell’attrice Sonja, donna dal passato oscuro. Ma
qualcosa va storto… e l’uomo si trova costretto a una serrata
caccia alla giovane runner, colpevole di trovarsi nel posto
sbagliato al momento sbagliato.
Lisa, incastrata e
accusata dell’omicidio di Sonja, ritrovandosi in una frenetica
caccia all’uomo è costretta a una fuga disperata e precipitosa, in
cui dovrà ricorrere a ogni mezzo per sopravvivere e dimostrare la
propria innocenza. Grazie al suo passato da atleta, Lisa darà a
Bosco e ai suoi complici molto più filo da torcere di quanto si
aspettino. Tra corse all’ultimo respiro, acrobazie da vertigini e
colpi di scena esplosivi, in un crescendo di emozioni, la
narrazione adrenalinica di Runner terrà lo
spettatore incollato alla poltrona del cinema.
Prodotto da
Camaleo, realizzato con il contributo del
Ministero della Cultura e con il sostegno di Fondazione Calabria
Film Commission, Runner vede nel cast anche Federico Tocci,
Ilenia Calabrese, Saverio Malara, Vincenzo Scuruchi, Flora
Contrafatto e Hana Vagnerova.Per
la regia di Nicola Barnaba e con protagonisti Matilde Gioli e
Francesco Montanari, Runner sarà nei cinema italiani
dall’8 febbraio distribuito da Plaion
Pictures.
Runner, la trama
Lisa sogna di fare cinema da
quando era piccola. Messa da parte la carriera sportiva, la ragazza
ora lavora come runner su un set cinematografico, intrecciando una
relazione con Sonja, star del film. Ma l’attrice ha un passato
oscuro che torna a bussare alla sua porta. Accusata dell’omicidio
di Sonja, Lisa è costretta a scappare, inseguita dallo spietato
assassino. Lisa corre, corre per salvarsi la vita e per trovare le
prove che la scagionino incriminando il vero colpevole.
L’abbiamo vista ne
Il primo Re e in Luna Nera,
lo scorso anno in
Un’estate fa, e ora Antonia Fotaras è
pronta per diventare Claudia, la protagonista femminile di
Una Fottuta Bugia, il film di Gianluca
Ansanelli attualmente in fase di riprese tra Roma e la
Calabria. Abbiamo incontrato Antonia
Fotaras sul set romano e ci ha raccontato
dell’esperienza di interpretare una giovane malata terminale di
cancro.
“Claudia è una ragazza di 25 anni che si trova a affrontare una
delle situazioni più difficili che una persona debba
affrontare – ha spiegato Antonia Fotaras –
Parlavo con una psicologa che mi ha spiegato che l’accettare la
propria morte è una delle prove più difficili che una persona possa
affrontare. Infatti, secondo me c’è una Claudia prima e una dopo la
notizia della malattia, è come se avesse provato a rinnovare e
rivoluzionare la sua vita. Mi dà l’idea di essere una persona che
ha voglia di volare, di scappare via da tutto, e a volte ci riesce,
proprio grazie all’incontro con Pietro.”
Che tipo di
preparazione ha richiesto un ruolo del genere?
“Tanta forza con lo
stomaco e tanta ricerca. Ho letto tante interviste di ragazze
malate, terminali e non. Ho imparato a capire che momento della
vita è dalla bocca di chi vive questa situazione, ho parlato con
tante persone, anche di suicidio assistito. Ho imparato a capire le
pressioni delle persone malate, le scelte che si trovano ad
affrontare, mai semplici. Poi ho anche fatto delle ricerche sulla
classe sociale di Claudia, che è stata più leggera.”
Che aspettative
si costruiscono dentro un attore durante le riprese di un
film?
“Non ne ho la più
pallida idea, ci pensavo da più piccola. Oggi sono molto
concentrata sul lavoro da fare, non mi pongo affatto la domanda.
Certo, spero che i messaggi che cerchiamo di raccontare con questo
film coinvolgano le persone e possano arricchirle, ma non so come
andranno le cose.”
La scoperta del
cancro e l’incontro con Pietro sono due momenti fondamentali nella
vita di Claudia. In che modo la cambiano?
“È come se entrambi
gli eventi le ridiano vita, nonostante la tragicità del cancro.
Pietro, per Claudia, è come l’acqua per una pianta. Lui le dà
l’acqua e lei riesce a rivivere, a vivere ancora un po’.”
Hai avuto fino a questo
momento una carriera molto densa, anche se sei ancora molto
giovane, come scegli i progetti?
“Do sempre la
priorità alla storia. Se la storia mi piace e penso ci sia qualcosa
da scoprire, qualcosa che sia utile a me e che arricchisca le
persone che la guarderanno. Allora mi piace dire di sì, e anche le
sfide mi piacciono molto. Poi penso che un po’ li scegli tu i
ruoli, un po’ ti scelgono loro. Sono aperta a tutte le storie che
possono arricchirmi e che mi possano portare a scoprire cose nuove
di me e del mondo.”
Le riprese di Una Fottuta
Bugia dureranno 5 settimane e si snoderanno tra Roma e la
Calabria. Il film è prodotto da Play Entertainment.
In arrivo Imaginary,
un nuovo horror targato Blumhouse, produttori di Five
Nights At Freddy’s e M3GAN. Diretto da
Jeff Wadlow. Scritto da Jeff Wadlow & Greg Erb &
Jason Oremland. Prodotto da Jason Blum, Jeff
Wadlow con DeWanda Wise, Tom Payne, Taegan Burns,
Pyper Braun con Veronica Falcon e Betty Buckley
Imaginary esplora
l’innocenza degli amici immaginari, ponendo una domanda
inquietante: Sono davvero frutto dell’immaginazione dei bambini o
c’è qualcosa di più terrificante e oscuro che si nasconde?
Quando Jessica (DeWanda Wise)
torna a vivere con la sua famiglia nella casa dove è
cresciuta, la figliastra Alice (Pyper Braun) avventurandosi in
cantina, trova un orsacchiotto di peluche di nome Teddy. Fin da
subito sviluppa un inquietante attaccamento con lui, dapprima in
modo giocoso e poi sempre più sinistro. Quando il comportamento di
Alice diventa sempre più preoccupante, Jessica si rende conto che
il tenero Teddy è molto più dell’orso di peluche che lei
credeva.