Warner Bros. Pictures presenta
The Flash, diretto da Andy Muschietti (i film
di “IT”, “La Madre”) e interpretato da Ezra Miller, che torna nei panni di Barry
Allen nel primo stand alone cinematografico del Supereroe DC.
In The
Flash i mondi si incontreranno quando Barry userà
i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e cambiare gli
eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare la sua
famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane
intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato,
minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi.
L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione
un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano
imprigionato…. malgrado non sia più colui che sta cercando. In
definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al
futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è ‘correre per la
sua vita’. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente per
resettare l’universo?
Fanno parte del cast di
The
Flash anche l’astro nascente Sasha Calle,
Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”),
Ron Livingston (“Loudermilk”, “L’evocazione – The
Conjuring”), Maribel Verdú (“Elite”, “Y tu mamá
también – Anche tua madre”), Kiersey Clemons (“Zack Snyder’s Justice League”,
“Sweetheart”), Antje Traue (“King of Ravens”,
“L’uomo d’acciaio”) e Michael Keaton (“Spider-Man: Homecoming”,
“Batman”).
The Flash è
prodotto da Barbara Muschietti (i film “IT”, “La Madre”) e Michael
Disco (“Rampage – Furia Animale”, “San Andreas”). La sceneggiatura
è di Christina Hodson (“Birds of Prey”, “Bumblebee”), con una
screen story di John Francis Daley e Jonathan Goldstein (“Dungeons
& Dragons: L’onore dei ladri”, “Spider-Man: Homecoming”) e Joby
Harold (“Transformers: Il risveglio”, “Army of the Dead”), basato
sui personaggi dell’Universo DC. I produttori esecutivi sono Toby
Emmerich, Walter Hamada, Galen Vaisman e Marianne Jenkins.
Ad affiancare il regista Muschietti
dietro la macchina da presa è il team composto dal direttore della
fotografia Henry Braham (“Guardiani della Galassia Vol.
3”, “The Suicide Squad”), lo scenografo Paul Denham
Austerberry (“IT Capitolo 2”, “La forma dell’acqua”), i montatori
Jason Ballantine (i film “IT”,“Il grande Gatsby”) e Paul Machliss (“The
Gentlemen”, “Baby Driver – Il genio della fuga”) e la costumista
Alexandra Byrne (“Doctor Strange”, “Guardiani della Galassia”).
La colonna sonora è di Benjamin Wallfisch (“L’uomo invisibile”, i
film “IT”). Warner Bros. Pictures presenta una produzione Double
Dream/ Disco Factory, un film di Andy Muschietti: The Flash ,
è stato distribuito nelle sale italiane da Warner Bros.
Pictures.
Il caratterista Mark
Margolis, meglio conosciuto come volto di Hector Salamanca
in Breaking Bad e Better Call Saul, si è spento all’età di 83
anni. Margolis è morto al Mount Sinai Hospital di New York dopo una
breve malattia, secondo The Hollywood Reporter.
Protégé della famosa insegnante di
recitazione Stella Adler, Margolis ha fatto il suo
debutto sullo schermo con una piccola parte nella commedia erotica
A bocca piena, nel 1976. Dopo piccole parti in
diverse pellicole, tra cui Vestito per uccidere,
il suo primo ruolo importante è arrivato in
Scarface di Brian De Palma, in
cui interpretava Alberto, un gangster che fa una brutta fine nel
corso di una missione omicida insieme a Tony Montana (Al
Pacino).
Sono seguiti poi ruoli più
importanti, tra cui un ruolo ricorrente nella serie degli anni ’80
The Equalizer, l’irascibile padrone di casa di
Jim Carrey nella commedia Ace Ventura:
l’acchiappanimali. Ha anche collaborato frequentemente con
il regista Darren Aronofsky, con un ruolo
importante nel suo debutto alla regia Pi, e
apparizioni nei suoi film successivi Requiem for a
Dream, L’albero della vita, The
Wrestler, Black Swan e
Noah.
Il grande pubblico però lo ricorda
nel ruolo di Hector Salamanca, personaggio fondamentale di Breaking Bad e, poi, di Better Call Saul.
I Wonder
Pictures diffonde il trailer de L’invenzione della
neve, il film diretto da Vittorio Moroni
con Elena Gigliotti, Alessandro Averone, Anna Ferruzzo,
Anna Bellato, Eleonora De Lucae con Carola
Stagnaro in arrivo nelle sale italiane giovedì 14
settembre con I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol
Biografilm Collection.
Il film sarà
presentato in anteprima mondiale alla Mostra Internazionale
d’arte cinematografica di Venezia, all’interno delle
Notti Veneziane, sezione realizzata dalle Giornate
degli autori in accordo con Isola Edipo.
L’invenzione della neve è prodotto da
50N in associazione con Crédit
AgricoleItalia (ai sensi delle norme sul
tax credit) e con la collaborazione di Cinnamon Digital
Cinema, con il contributo dell’Assessorato
regionale Turismo, Sport e Spettacolo – Sicilia Film
Commission, realizzato nell’ambito del Programma Sensi
Contemporanei Cinema e con il contributo di Apulia Film
Fund di Apulia Film Commission e
Regione Puglia a valere su risorse del POR
Puglia FESR-FSE 2014/2020, con la sponsorizzazione di
VIS e il supporto di Ala Bianca
Group.
L’invenzione della
neve vede protagonista Carmen – interpretata magistralmente da
Elena Gigliotti – una donna dalla forza ancestrale, eccessiva,
invadente, sbagliata e, forse, pericolosa. Carmen agisce usando
bugie, manipolazioni e seduzione, come ha imparato fin da piccola,
per non perdere sua figlia e l’uomo che dice di amare, Massimo. Una
favola, animata da Gianluigi Toccafondo, fa da
fil rouge alla storia che strega lo spettatore e lo
accompagna nelle vite di Carmen e Massimo, dalle tinte fosche,
spietate e paradossalmente romantiche. “Il film, a suo modo un
noir, un thriller dell’anima” dichiara il regista “cerca di portare
alla luce l’umanità che si cela dietro il loro costante bisogno di
aggredirsi e di amarsi. Nonostante la loro crudeltà, Carmen e
Massimo sono creature giuste, a modo loro, all’interno del modello
che si sono dati, nonché l’unico che conoscono per esistere”.
L’invenzione della neve è stato girato in 18
giorni e le 6 scene principali sono state riprese senza
interruzioni per 30 minuti in media, chiedendo agli attori di
considerare ogni imprevisto come un’opportunità, di abitare la
scena come un documentario, come la vita.
Carmen ama
troppo intensamente, troppo a modo suo e il mondo non glielo
perdona. Lei e Massimo si sono lasciati, ma Carmen continua a
considerarlo l’uomo della sua vita. Adora Giada, la figlia che
hanno avuto insieme e che adesso ha 5 anni. La bambina è stata
affidata al padre, alla madre il permesso di vederla una volta ogni
quindici giorni. Carmen non ci sta: sa di aver commesso degli
errori, ma anche di essere una buona madre e non permetterà che
accada di nuovo quello che è successo a lei da bambina. Se il mondo
la vuole distruggere, lei trasformerà il mondo.
L’invenzione della neve,sarà nelle sale
italiane giovedì 14 settembre con I Wonder Pictures in
collaborazione con Unipol Biografilm Collection, dopo
l’anteprima mondiale all’interno delle Notti
Veneziane, sezione realizzata dalle Giornate degli
autori in accordo con Isola Edipo.
Uno dei titoli più visti del momento
nel catalogo diNetflix è il film Operazione
Soulcatcher, di produzione polacca. Dopo Mister Car e i templari, si
tratta del secondo lungometraggio polacco a raggiungere in poco
tempo le vette di Netflix. Il motivo è da ritrovarsi anche nel loro
riprendere generi tipicamente americani per adattarli ai canoni
delle proprie cinematografie. Operazione Soulcatcher non
fa eccezione, propondo un thriller d’azione con un protagonista
tormentato e una pericolosa arma di distruzione di massa pronta a
finire nelle mani sbagliate.
A dirigere il film vi è
Daniel Markowicz, il quale ha iniziato la propria
carriera lavorando come addetto agli effetti visivi. In seguito si
è dedicato alla produzione e solo nal 2019 ha deciso di debuttare
come regista, dirigendo Diablo. Ad oggi ha diretto ben 5
film, dimostrandosi molto prolifico. Operazione
Soulcatcher è al momento l’ultimo a cui ha lavorato e che
grazie a Netflix gli sta permettendo di ottenere una maggiore
notorietà. Il film è infatti un concentrato di azione, tensione e
sequenze dal forte impatto.
Un titolo, dunque, che gli
appassionati del genere non dovrebbero lasciarsi sfuggire, anche
solo per potersi confrontare con qualcosa di diverso dai film
statunitensi di questo genere. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno i passaggi da compiere per
poter vedere il film all’interno del catalogo di Netflix, qualora
non si sia già iscritti alla piattaforma.
La trama di Operazione Soulcatcher
Protagonista del film è
Kiel, un soldato tormentato dalla perdita del
fratello Piotr durante un’operazione. Egli cerca
un modo per venire a patti con questo lutto, elaborandolo come
meglio possibile, ma i suoi tentativi devono essere messi in pausa
quando viene raggiunto dal governo polacco che affida a lui e alla
sua squadra di mercenari una rischiosa missione. Il gruppo deve
recuperare una potentissima arma in grado di trasformare comuni
essere umani in spietati zombie assetati di sangue. Se dovesse
finire nelle mani sbagliate, si rivelerebbe dunque estremamente
pericolosa.
Kiel e i suoi uomini partono dunque
alla ricerca dell’arma, da recuperare specificatamente intatta in
modo da poterla utilizzare per scopi positivi. Secondo un
componente dei servizi segreti, infatti, se usata in maniera
appropriata, l’arma sarebbe in grado di guarire il cancro. Kiel si
ritroverà dunque ben presto al centro di un conflitto più violento
del previsto, con l’importante compito di prendere decisioni che
possono valere il futuro dell’umanità. Mentre tenta di compiere
tutto ciò, il fantasma della perdita del fratello continuerà però a
tormentarlo per tutta l’operazione.
Il cast di Operazione Soulcatcher
Ad interpretare il protagonista,
Kiel, vi è l’attore polacco Piotr Witkowski. Egli
è noto in patria per aver recitato a film come Squadrone 303 –
La grande battaglia, Diablo,Proceder,
Mistrz e Una notte all’asilo, quest’ultimo a sua
volta presente su Netflix. Proprio grazie alla piattaforma
streaming ha potuto ora iniziare ad ottenere anche una notorietà
internazionale. Accanto a lui si ritrovano poi gli attori
Jacek Koman nel ruolo di Jan, Jacek
Poniedzialek nel ruolo di Witold Mazur e Marius
Bonaszewski in quelli del generale Yousif.
Ritroviamo poi nel film anche
l’attrice Aleksandra Adamska, nota in patria per
le serie Skazana, Krucjata e Langer, che recita
qui nel ruolo di Burza. Gli attori Vansh Luthra e
Sebastian Stankiewicz recitano rispettivamente nei
ruoli di Harbir e Krzysztof. Mateusz Mlodzianowski
recita nel ruolo di Byk, mentre Michalina Olzanska
è Eliza Mazur. L’attrice è però nota ai fan della serie The Witcher per aver
interpretato Marti negli episodio quinto e sesto della terza stagione. Concludono il
cast del film Mateusz Rzezniczak nei panni di
Damian, Jacek Knap in quelli dell’agente Artur e
Michael Burdan in quelli di Piotr, fratello di
Kiel.
Il trailer di Operazione
Soulcatcher e come vedere il film in streaming su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Operazione Soulcatcher unicamente
grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix,
dove attualmente è al 2° posto della Top
10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per
vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di accedere al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità
e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti
gli altri prodotti presenti nella piattaforma.
Andrea Magnani
torna a dirigere con La lunga
corsa, scegliendo come protagonista il giovane
Adriano Tardiolo, che esordì con successo nel 2018
in
Lazzaro felice di
Alice Rohrwacher. Accanto a lui, nel ruolo di una
bislacca figura “paterna”, Giovanni Calcagno.
Così, dopo
Easy – Un viaggio facile facile, suo esordio nel
lungometraggio del 2017 con
Libero De Rienzo e Nicola
Nocella, Magnani prova a dar vita a una commedia dai toni
surreali, quasi una favola sospesa nel tempo e nello spazio.
La trama de La lunga corsa
Giacinto, Adriano
Tardiolo, è cresciuto in carcere, suo malgrado. I
genitori, infatti, sono due detenuti e fin da piccolo Giacinto
considera il mondo dietro le sbarre casa sua. Quello che per tutti
è un luogo di reclusione e privazione della libertà diventa per lui
anche il suo parco giochi e la sua finestra, seppur molto parziale,
sul mondo. In questa crescita è aiutato dal capo della polizia
penitenziaria, Jack, Giovanni Calcagno, che
nonostante il carattere schivo, lo prende a ben volere. Così fa
anche la direttrice del carcere, BarboraBobulova, con cui Giacinto scoprirà di avere più
di qualcosa in comune. Sua madre, invece, si occupa poco di lui e
con difficoltà di sé stessa. Giacinto però, non sa come affrontare
il mondo di fuori. Più diventa grande e più questa difficoltà si fa
ingombrante. Al compimento dei diciotto anni si troverà a dover
scegliere cosa fare della propria vita. Forse seguire l’esempio di
Jack, la sua figura di riferimento? O forse trovare una strada che
sia solo sua? Provare a camminare con le sue gambe, o magari a
correre?
Una commedia stralunata e
malinconica
La lunga
corsa si autodefinisce una commedia stralunata. Come
il precedente lavoro, un viaggio che partiva da un autoisolamento e
poi si apriva verso il mondo, anche qui c’è una condizione di
chiusura e poi un confronto arduo con il mondo esterno, nel quale
il protagonista fatica ad entrare e a trovare una collocazione.
L’impronta del racconto è leggera, con una nota di eccentricità e
virate verso il surreale. A tratti divertente, ma lungi dall’essere
francamente comico, il film fa sorridere, ma al tempo stesso si è
accompagnati da una sottile vena di malinconia.
Adriano Tardiolo, da Lazzaro felice
a La lunga corsa
La lunga
corsa è imperniato tutto sul suo protagonista,
Adriano Tardiolo, che sembra portare con sé il
personaggio che lo aveva lanciato con Lazzaro felice.
Anche qui, infatti, torna a toccare le corde che gli sono
congeniali, interpretando un giovane ingenuo e stralunato, dal buon
cuore e dai sentimenti puri, proprio come per la pellicola di
Rohrwacher. Mentre però, il personaggio di Lazzaro era il punto
focale all’interno di una costruzione variegata e complessa, con
molteplici livelli di lettura, anche indipendentemente dal
protagonista, qui il regista e sceneggiatore Magnani lavora forse
poco sul contesto. Al mondo fuori dal carcere, ad esempio, dedica
brevi momenti e qualche ironica frecciata, mentre sarebbe valsa la
pena di approfondire di più, con la capacità che lo stesso regista
ha dimostrato di avere. L’ambientazione in un luogo unico, uno
spazio chiuso, povero di stimoli e la penuria di personaggi accanto
a Giacinto, non aiutano. Di fatto, a parte Jack – Giovanni
Calcagno è coprotagonista convincente – vi sono solo la
detenuta Rocky – nell’efficace interpretazione di Nina
Naboka – e la direttrice del carcere Barbora
Bobulova ad accompagnare il protagonista. Tardiolo dunque
ha la responsabilità di trasportare lo spettatore nella sua favola
sbilenca e non sempre vi riesce. Quella di Giacinto è un’esistenza
fatta di pochi elementi, cui si aggiunge la corsa, unico
passantempo che appare possibile. Questa sembra poter rivoluzionare
tutto, scuotere una certa fissità che caratterizza la vita del
protagonista, ma forse non viene sfruttata in tutte le sue
potenzialità, pur riuscendo a vivacizzare la seconda parte del
racconto. Il film ha momenti ricorsivi e fatica così a diventare
coinvolgente.
A La lunga corsa manca una
spinta
Il nuovo lungometraggio di
Andrea Magnani appare come una sorta di favola
moderna e leggera. Un viaggio di formazione, al quale però manca
una spinta in più per essere veramente coinvolgente e far arrivare
lo spettatore al cuore del messaggio. Resta comunque una
riflessione garbata sulla condizione della reclusione, sul concetto
di libertà, ma anche sul pregiudizio e sul carattere spesso
fuorviante dell’apparenza, veicolata da uno stile poetico e a
tratti surreale. Il regista non esita a schierarsi dalla parte
degli outsider come Giacinto, che forse troverà una sua via,
eccentrica, bislacca, ma sua. A chiusura del film, una dedica
sentita a Libero De Rienzo, anche lui un outsider
nel panorama cinematografico italiano, che avrebbe dovuto far parte
del cast, ma è prematuramente scomparso nel 2021. La
lunga corsa è una coproduzione Italia-Ucraina,
prodotto da Pilgrim Film, Bartleby
Film, Fresh Production Group, con
Rai Cinema e distribuito da Tucker
Film, sarà nelle sale italiane dal prossimo 24 agosto.
Secondo Ovidio, il poeta romano
autore delle “Metamorfosi”, Medusa era una bellissima sacerdotessa
finché la dea Atena non le trasformò i capelli in serpenti, in modo
che nessuno si avvicinasse a lei. Infatti, chiunque la guardasse in
faccia moriva sul colpo. Secondo Thomas Hardiman,
il regista dell’ultima aggiunta su Mubi,
Medusa Deluxe, è un affollatissimo nido di
serpenti che spettegolano e litigano in attesa che la polizia li
chiami, per cercare di risolvere un caso di omicidio.
Medusa Deluxe, la trama:
acconciature mortali
Questo è quanto accade nei camerini
e nei corridoi dell’edificio in cui era previsto un concorso
regionale per parrucchieri, ora rimandato perché uno dei
concorrenti è stato trovato morto e con lo scalpo tagliato, in
stile pellerossa. Il colpevole, potrebbe essere indiferentemente
una solitaria e calva guardia di sicurezza turca, una qualsiasi
delle isteriche concorrenti, un’amante colombiana, le modelle e
l’organizzatore del contest. Il mistero che circonda un omicidio
così brutale e le logiche perplessità, angosce e paure di tutti
coloro che conoscevano la vittima sono il punto di partenza di una
storia che unisce il sofisticato e il volgare, la tragedia e la
commedia, il cinema di genere con uno spirito di serie B.
Il film, presentato in anteprima
mondiale al Festival di Locarno 2022, è strutturato come un lungo
piano sequenza che si svolge in diverse stanze e sale dell’edificio
– più alcuni esterni – mentre i partecipanti a una gara di
parrucchieri affrontano le conseguenze del crimine. In questi
camerini dove si annidano le malelingue, c’è Cleve
(Clare Perkins), una donna aggressiva e
competitiva che farebbe di tutto per far vincere la sua
acconciatura. La cinepresa si allontana pian piano da lei e passa
in rassegna altri parrucchieri come Divine (Kayla
Meikle), le modelle Kendra,
Timba e Inez (rispettivamente
bionda caucasica, di origini africane, e asiatica), l’addetto alla
sicurezza Gac (Heider Ali), il
partner latino del defunto, Angel (Luke
Pasqualino), e l’organizzatore dell’evento,
Rene (Darrell D’Silva).
Più esperimento che thriller
tradizionale
Non aspettatevi intrighi polizieschi
nella tipica tradizione inglese. Qui, l’intrigo, sta tutto nei
forsennati pettegolezzi di persone invidiose, nervose,
rappresentate da un cast singolare e variegato dal punto di vista
etnico, come lo è la Gran Bretagna di oggi. L’atmosfera è resa
ancora più inquietante dalle luci al neon dell’edificio, dai
sinuosi movimenti della macchina da presa dell’irlandese
Robbie Ryan e dalla soundtrack di
Korelessm che accompagna la presentazione di ogni
contestant. La sceneggiatura potrebbe essere definita un
poco carente, ma è sufficiente a fornire una rappresentazione
vivace di questa simil-borghesia isolana e a dare vita a una serie
di buone idee.
Sebbene abbia un punto di partenza
poliziesco, è difficile considerarlo un thriller, ma piuttosto un
misto di commedia nera e qualcosa di molto personale del regista
britannico Thomas Hardiman. La macchina da presa
fluttuante e mutevole del celebre direttore della fotografia
irlandese Robbie Ryan (collaboratore, tra gli
altri, di Yorgos Lanthimos, Andrea
Arnold e Ken Loach) scorre tra i vari
personaggi dando vita a sequenze teatrali, che vanno dalle stanze
ai corridoi, proprio come se ci stessimo muovendo tra proscenio e
camerini, dietro le quinte.
Il dark humor di Thomas
Hardiman
Per il suo uso del dark humor e il
mischiare senza soluzione di continuità cultura alta e bassa,
Medusa Deluxe rimanda parecchio alla filmografia
di un altro cineasta britannico, Peter Strickland.
Emerge una concezione dell’umorismo come una parte naturale della
vita quotidiana che alimenta anche le situazioni più estreme, come
quelle che i personaggi del film devono affrontare quando scoprono
il cadavere. Hardiman non lavora sulla base di gag
efficaci, ma lasciando che una certa oscurità legata all’assurdo
emerga in mezzo a situazioni che in superficie possono sembrare più
drammatiche. Allo stesso tempo, punta più sulla decostruzione dei
diversi elementi della sua storia che sulla classica costruzione di
suspense, tensione e intrigo. Medusa Deluxe è un
film di climi, di atmosfere, una scommessa sul lato più ludico e a
volte sperimentale del cinema che si permette di uscire dai canoni
abituali del thriller per poi avventurarsi nel musical più
delirante. Con l’irriverenza e l’audacia di un’opera prima
visivamente abbagliante e che attirerà sicuramente l’attenzione di
una buona fetta di pubblico.
Come esperimento visivo e formale,
Medusa Deluxe è a tratti affascinante e molto
singolare: un mondo di modelle e parrucchieri che si comportano
come se fossero nel backstage di una grande sfilata di moda quando
invece si tratta, come dicono più volte, di un concorso regionale
britannico. Ma questo non toglie nulla al loro glamour o alla loro
competitività: nel backstage, commettere o assistere a un crimine
sembra la cosa più chic che possa capitare.
Nick Fury ha preso
alcune decisioni terribili nel MCU sin dalla sua prima
apparizione in Iron
Man del 2008. Samuel L.
Jackson ha debuttato nei panni di Nick
Fury nella scena post-credits del film, che anticipava la
formazione degli Avengers dopo la rivelazione di
Tony Stark. Jackson è apparso in un totale di undici film e due
serie televisive ambientate nel mondo del MCU, per un periodo di ben
15 anni, il che lo rende uno degli attori più longevi di qualsiasi
franchise di supereroi in live action. Se Nick
Fury è stato spesso associato agli eroi del
MCU, le sue azioni sono
state raramente così eroiche. La storia del personaggio è stata
esplorata in dettaglio e gli spettatori lo hanno spesso visto fare
scelte sbagliate a spese di altri personaggi. Ecco dieci esempi
delle peggiori decisioni prese da Nick Fury nell’MCU.
Sfruttare gli Skrull a proprio
vantaggio
Ambientato nel 1995, Captain
Marvel presentò per la prima volta gli Skrull
mutaforma a Nick Fury, e il futuro direttore dello
SHIELD strinse subito un legame con il generale
Skrull Talos. Secret Invasion della Fase 5 rivelò che Fury aveva stretto un
accordo con gli Skrull: se avessero lavorato segretamente per lui,
avrebbe permesso loro di vivere sulla Terra mentre lui e Carol
Danvers avrebbero cercato una nuova casa per loro. Sfortunatamente,
Fury non ha mantenuto la sua parte dell’accordo nemmeno trent’anni
dopo, sfruttando invece le capacità di mutamento di forma degli
Skrull per svolgere missioni per lui, permettendogli di scalare i
ranghi dello SHIELD.
Creare armi per proteggere la Terra
dopo l'”invasione” di Thor
Avengers del 2012 ha riunito per la
prima volta la squadra sotto la tutela di Nick Fury e dello
SHIELD, ma ha anche rivelato che l’organizzazione
stava conducendo alcuni esperimenti potenzialmente nefasti. Dopo
aver hackerato i server dello SHIELD, Tony Stark ha scoperto che
Fury e lo SHIELD stavano usando il
Tesseract per sviluppare armi pericolose.
Inizialmente, ciò avveniva in risposta all’arrivo di Thor sulla
Terra e al successivo attacco di Loki in Thor del 2011, ma la scoperta delle
forze dell’HYDRA che crescevano all’interno dello SHIELD in
The Winter Soldier suggerisce che queste
armi sarebbero state utilizzate per scopi più distruttivi.
Mantenere il segreto sull’esistenza
di Captain Marvel
Brie Larson non è stata introdotta nel ruolo
di Captain Marvel nel MCU fino al 2019, ma il
suo film di debutto era ambientato nel 1995 e rivelava che aveva
incontrato un giovane Nick Fury quasi subito dopo
l’atterraggio sulla Terra. Ciò significa che Fury era a conoscenza
di Captain Marvel in tutte le sue precedenti
apparizioni nel MCU, il che solleva la
questione del perché non abbia contattato la sua amica dotata di
superpoteri. Danvers ha sottolineato che dovrebbe essere contattata
solo in caso di emergenza, ma la minaccia dell’arrivo degli
Asgardiani sulla Terra, l’attacco di Loki a New York e il piano di
Ultron per la fine del mondo avrebbero certamente costituito delle
emergenze, quindi Fury non ha rivelato prima l’esistenza di
Capitan Marvel è stata una mossa
terribile.
Abbandonare gli Avengers
Dopo i drammatici eventi di Captain America: The Winter Soldier,
Nick Fury è stato dato per morto e i segreti dello SHIELD e
dell’HYDRA sono stati rivelati al mondo. Questo ha portato Fury a
nascondersi, abbandonando i suoi amici supereroi anche nei momenti
in cui avevano più bisogno di lui. Fury è apparso durante Avengers: Age of Ultron, aiutandoli a
salvare i civili a Sokovia, ma poi Fury è rimasto assente fino a
Infinity War, e non per aiutare la
squadra che aveva riunito. Avrebbe potuto aiutarli a gestire gli
Accordi di Sokovia, aiutarli a proteggere Bucky Barnes o fornire
assistenza durante le varie battaglie contro Thanos, ma Fury non si
è mai preoccupato di apparire.
Manipolazione dell’Uomo Ragno con
l’aiuto di Talos
Nick Fury è stato
vittima dello schiocco di dita di Thanos in
Infinity War, ma è tornato dopo il
Blip in Endgame e sembra essersi lanciato
subito nell’aiutare Spider-Man ad affrontare una nuova minaccia
dopo la morte traumatica del suo precedente mentore, Tony
Stark. Mysterio e i suoi “Elementali” hanno rappresentato
un enorme pericolo sulla scia di Avengers: Endgame, ma invece di
affrontare il problema in prima persona, Nick Fury ha inviato Talos
al suo posto, che ha proceduto a manipolare Peter
Parker affinché si unisse alla loro lotta. Mentre tutto
questo accadeva, Fury si sentiva evidentemente al di sopra di
tutto, scegliendo invece di fingere di essere in vacanza su
un’isola deserta a bordo della Stazione Spaziale SABER.
Sfruttare la morte di Phil Coulson
per formare gli Avengers
Una delle decisioni più controverse
prese da Nick Fury nel MCU è arrivata durante
Avengers, che ha visto l’elivelivolo
dello SHIELD che ospitava i supereroi emergenti attaccato dalle
forze di Loki. Durante l’attacco, Phil Coulson
interpretato da Clark Gregg perse la vita e gli
Avengers vennero dispersi, facendo
potenzialmente svanire le speranze di vedere gli eroi riunirsi.
Tuttavia, Fury ha usato la tragica morte di Coulson per motivare
gli Eroi più potenti della Terra a riunirsi e ad affrontare
Loki, usando come catalizzatore delle carte
collezionabili macchiate di sangue. Questo non sarebbe stato così
discutibile se le carte fossero state effettivamente sulla persona
di Coulson, piuttosto che nel suo armadietto,
quindi questo ha fornito solo un assaggio delle abilità di
manipolazione di Fury.
Lasciare la moglie dopo il rientro
dal Blip
Secret Invasion ha rivelato in modo
scioccante che Nick Fury è stato sposato per
decenni, ma non solo: è stato sposato con una
Skrull di nome Varra (che ha adottato il nome
umano di Priscilla). Varra aveva lavorato per Fury poco dopo gli
eventi di Captain Marvel e i due avevano
instaurato una relazione sentimentale negli anni ’90 e 2000. Al
momento della sua presentazione, tuttavia, Varra ha rivelato di
essere stata devastata dalla scomparsa di Fury dopo lo schiocco di
Thanos. Tuttavia, è rimasta ancora più ferita
dal fatto che, quando lui è tornato, ha scelto volontariamente di
partire ancora una volta per lavorare alla Stazione Spaziale SABER,
trascurando l’importanza del suo matrimonio.
Salta il suo stesso incontro con
Gravik
Nel corso dei sei episodi di
Secret Invasion, è stata ventilata
una battaglia tra Fury e il Gravik interpretato da Kingsley Ben-Adir, il leader della ribellione
Skrull. Il tutto si è concretizzato nel finale di Secret Invasion, che ha visto Fury
consegnare il DNA degli Avengers, il Raccolto, permettendo a Gravik
di trasformarsi nel Super Skrull e di combattere Fury. Tuttavia,
Fury si è rivelato essere G’iah interpretato da Emilia Clarke sotto mentite spoglie, il che ha
portato a un’enorme battaglia in CGI. Questa decisione controversa
è stata resa ancora più grave dal fatto che Fury deve aver scelto
di evitare di combattere Gravik, il che significa che le morti di
Maria Hill e Talos e le
sostituzioni di Rhodey ed Everett
Ross sono state ben poca cosa.
Lasciare Iron Man fuori dagli
Avengers
Dopo l’apparizione di Nick
Fury nella scena post-credits di Iron Man, ci si aspettava che Tony
Stark sarebbe stato un candidato sicuro per gli Avenegers.
Tuttavia, Iron Man 2 del 2010, che vedeva Fury
in un ruolo più importante, ha rivelato che Stark era ancora in
considerazione e alla fine è stato escluso. Stark sarebbe stato
invece un consulente dello SHIELD, una delle peggiori decisioni
prese da Fury. Anche se Stark sarebbe diventato rapidamente un
membro dei Vendicatori solo due anni dopo, il fatto che Fury fosse
disposto a escludere un potente supereroe dalla squadra dimostrò
fin da subito che forse non aveva fatto le scelte giuste.
Fuggire dalla Terra durante
l’attacco agli Skrull
Nick Fury è tornato sulla Terra solo
in Secret Invasion a causa del suo
precedente legame con Gravik e sentendosi responsabile delle azioni
della ribellione Skrull. Il finale di Secret Invasion ha visto Fury
abbandonare ancora una volta la Terra, poco dopo la morte di
Gravik, sentendosi apparentemente al termine del suo lavoro.
Probabilmente non avrebbe potuto lasciare la Terra in un momento
peggiore, dato che il Presidente degli Stati Uniti, Ritson, ha
dichiarato guerra agli Skrull in Secret Invasion, il che significa che le
vite di un milione di Skrull innocenti sulla Terra sono ora in
pericolo – a causa di Nick Fury. Nonostante ciò, è tornato alla
Stazione Spaziale SABER pronto per la sua apparizione in The Marvels del 2023.
Warner Bros.
Pictures presenta The
Flash, diretto da Andy
Muschietti (i film di “IT”, “La Madre”) e interpretato da
Ezra Miller, che torna
nei panni di Barry Allen nel primo stand alone cinematografico del
Supereroe DC.
In “The
Flash” i mondi si incontreranno quando Barry userà i suoi
superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e cambiare gli eventi
del passato. Ma quando il tentativo di salvare la sua famiglia
altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane intrappolato in una
realtà in cui il generale Zod è tornato, minacciando distruzione, e
senza alcun Supereroe a cui rivolgersi. L’unica speranza per Barry
è riuscire a far uscire dalla pensione un Batman decisamente
diverso per salvare un kryptoniano imprigionato…. malgrado non sia
più colui che sta cercando. In definitiva, per salvare il mondo in
cui si trova e tornare al futuro che conosce, l’unica speranza per
Barry è ‘correre per la sua vita’. Ma questo estremo sacrificio
sarà sufficiente per resettare l’universo?
Fanno parte del
cast di “The Flash” anche l’astro nascente Sasha Calle, Michael
Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”), Ron
Livingston (“Loudermilk”, “L’evocazione – The Conjuring”), Maribel
Verdú (“Elite”, “Y tu mamá también – Anche tua madre”), Kiersey
Clemons (“Zack Snyder’s Justice League”,
“Sweetheart”), Antje Traue (“King of Ravens”, “L’uomo d’acciaio”) e
Michael Keaton (“Spider-Man: Homecoming”,
“Batman”).
“The Flash” è
prodotto da Barbara Muschietti (i film “IT”, “La Madre”) e Michael
Disco (“Rampage – Furia Animale”, “San Andreas”). La sceneggiatura
è di Christina Hodson (“Birds of Prey”, “Bumblebee”), con una
screen story di John Francis Daley e Jonathan Goldstein (“Dungeons
& Dragons: L’onore dei ladri”, “Spider-Man: Homecoming”) e Joby
Harold (“Transformers: Il risveglio”, “Army of the Dead”), basato
sui personaggi dell’Universo DC. I produttori esecutivi sono Toby
Emmerich, Walter Hamada, Galen Vaisman e Marianne Jenkins.
Ad affiancare il
regista Muschietti dietro la macchina da presa è il team composto
dal direttore della fotografia Henry Braham (“Guardiani della Galassia Vol.
3”, “The Suicide Squad”), lo scenografo Paul Denham
Austerberry (“IT Capitolo 2”, “La forma dell’acqua”), i montatori
Jason Ballantine (i film “IT”,“Il grande Gatsby”) e Paul Machliss (“The
Gentlemen”, “Baby Driver – Il genio della fuga”) e la costumista
Alexandra Byrne (“Doctor Strange”, “Guardiani della Galassia”).
La colonna sonora è di Benjamin Wallfisch (“L’uomo invisibile”, i
film “IT”).
Warner Bros.
Pictures presenta una produzione Double Dream/ Disco Factory, un
film di Andy Muschietti: “The Flash”, è stato distribuito nelle
sale italiane da Warner Bros. Pictures.
Apple TV+
ha svelato il trailer di “Strange Planet – Uno strano
mondo“, la nuova serie animata per adulti composta da 10
episodi che farà il suo debutto il 9 agosto con i primi tre
episodi, seguiti da nuove puntate settimanali ogni mercoledì, fino
al 27 settembre. Basata sull’omonima graphic novel bestseller del
New York Times, divenuta un fenomeno sui social media, “Strange
Planet – Uno strano mondo” offre uno sguardo esilarante e
perspicace su uno scenario lontano non dissimile dal nostro. In un
mondo stravagante di rosa e viola, gli esseri blu esplorano
l’assurdità delle tradizioni umane quotidiane.
A dare voce a questo mondo di strani
esseri sono il candidato al Gotham Award Tunde Adebimpe (“Rachel
sta per sposarsi”), la candidata all’Emmy Demi Adejuyigbe (“The
Amber Ruffin Show”), Lori Tan Chinn (“Awkwafina è Nora del
Queens”), il candidato al Critics Choice Award Danny Pudi
(“Community”) e la candidata all’Emmy Award Hannah Einbinder
(“Hacks”).
“Strange Planet – Uno strano mondo”
è co-creata e prodotta esecutivamente dal vincitore dell’Emmy Dan
Harmon (“Rick and Morty”, “Community”) e dall’autore di bestseller
del New York Times Nathan W. Pyle. Il vincitore del premio Oscar®
Alex Bulkley (“Pinocchio di Guillermo del Toro”), il vincitore del
premio Emmy Corey Campodonico per ShadowMachine (“BoJack Horseman”,
“Tuca & Bertie”), Lauren Pomerantz (“Saturday Night Live”, “The
Ellen DeGeneres Show”), la vincitrice del premio Emmy Amalia Levari
(“Over the Garden Wall”, “Harvey Beaks”), Steve Levy (“Rick and
Morty”, “Community”) e Taylor Alexy Pyle fungono da produttori
esecutivi. “Strange Planet – Uno strano mondo” è prodotto da Apple
Studios e ShadowMachine.
Apple TV+
offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità,
lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini
e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi
preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple
TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente
originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in
anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più
velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i
film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati
con 369 vittorie e 1.478 nomination ai premi, tra cui la commedia
pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e lo storico Oscar® come
Miglior film a “CODA”.
Da mercoledì 30 agosto a
sabato 9 settembre, Campari tingerà di
Rosso il Lido di Venezia portando le sue note di
Passione e Creatività alla
80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La
Biennale di
Venezia.
Al centro delle iniziative
Campari,Main Sponsor della Mostra per il
sesto anno consecutivo, l’incontro tra i nomi affermati
del Grande Schermo e i giovani talenti emergenti, un fil
rouge che da sempre contraddistingue il brand simbolo
dell’aperitivo italiano per eccellenza.
Il palinsesto firmato Campari si
animerà di appuntamenti esclusivi che avranno come cornice due
location d’eccezione. La Campari Lounge – situata
presso la Terrazza Biennale, proprio di fronte al Palazzo del
Casinò – diventata ormai punto d’incontro fondamentale per parlare
di cinema e respirare l’atmosfera del Lido. Anche quest’anno,
coloro che varcheranno la sua soglia avranno la possibilità di
assaporare lo stile e il gusto della speciale cocktail list ideata
e servita da Camparino in Galleria, il celebre
locale meneghino fondato nel 1915 da Davide Campari.
Venerdì 1
settembre, Campari riaprirà, dopo 13 anni, le porte dello
storico Hotel des Bains per un esclusivo
party da tappeto rosso, con la volontà di celebrare un luogo
straordinario di storia che, dal 1900, è stato binomio di splendore
e avanguardia, nonché fonte di ispirazione per le più grandi opere
letterarie e cinematografiche, sia in Italia che a livello
internazionale. Simbolo della Bella Epoque, l’Hotel des Bains è un
luogo magico che ha ospitato fin dall’inizio, nelle proprie sale, i
momenti più importanti della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica, il più antico festival di cinema al mondo.
Ma non solo. Gli appuntamenti
Campari si susseguiranno per tutta la durata della Biennale Cinema
2023 e moltissimi saranno i volti del cinema che si alterneranno
durante tutti gli 11 giorni della Mostra, con presentazioni e
incontri.
Non mancherà il premio
ufficiale Campari Passion For Film
Award che, giunto alla sesta edizione, ha l’obiettivo
di valorizzare e premiare lo straordinario contributo e la
passione che i collaboratori più stretti dei registi offrono
al compimento di ciascun film.
In qualità di Main Sponsor della
Mostra, Campari conferma il suo impegno per il Cinema, attraverso
la propria Red Passion, quell’elemento in grado di muovere
l’istinto creativo nascosto in ognuno di noi, accompagnando ospiti
e spettatori in un vero e proprio viaggio nella Passione e nella
Creatività del grande Cinema.
Tuttavia, il regista di
L’incredible Hulk, Louis Leterrier, ha
rivelato che inizialmente c’erano alcuni piani in atto per un
L’incredibile Hulk 2. “Sì, c’era un intero sequel in
programma“, ha detto Leterrier a Chris Killian di ComicBook.com durante le
interviste per il suo ultimo film, Fast X. Il regista è
andato poi più nei dettagli, spiegando che L’incredibile Hulk
2 avrebbe introdotto due note varianti del Hulk verde
nell’MCU: “C’erano Hulk Grigio
e Hulks Rosso. C’erano molte cose
buone che stavamo pianificando“.
Come noto, purtroppo l’MCU non si è mai avventurato molto
più a fondo nell’approfondimento di Hulk dopo il
film del 2008. Solo grazie alla serie She-Hulk si è avuto qualche dettaglio in più
sul personaggio. “Hulk è un personaggio complesso all’interno
dell’Universo Marvel“, ha ammesso Leterrier.
“Vuoi l’Hulk primordiale … l’Hulk della rabbia. E poi quando
vai su Hulk Grigio e Smart Hulk perdi gli aspetti originali e ti
ritrovi con qualcosa di più infantile”.
Leterrier ha poi concluso dicendo
che l’Hulk che vediamo ora è molto lontano dall’Hulk che lui stava
cercando di costruire: “Ma quello era l’aspetto divertente del
mio film, l’accesso alla coscienza del personaggio e tutta quella
roba. È stato davvero divertente. Ed è quello che intendevo fare.
Ma devi prenderti il giusto tempo. Perché ci sono così tanti
personaggi che vogliono tutto in fretta. Mi piace She-Hulk, ma poi
sai, lo yoga tra Hulk e… ero tipo ‘Okay! Sì, siamo molto lontani
dal mio Hulk.’“
State girovagando su
Netflix alla ricerca della serie perfetta in
cui immergervi? Il servizio di streaming offre così tanti contenuti
straordinari che può essere difficile scegliere. Ebbene, abbiamo la
soluzione: gli utenti Reddit hanno stilato una classifica delle
serie tv imperdibili sulla piattaforma. Dagli inquietanti thriller
soprannaturali alle stravaganti commedie d’animazione, fino alla
fantascienza che stravolge la mente, questa lista ne ha per tutti i
gusti. Cosa state aspettando? Prendete qualche snack, mettetevi
comodi sul divano e tuffatevi in questi show spettacolari.
‘The Haunting of Hill House’
(2018)
Menzionata da
salmonngarfunkel, The Haunting of Hill House è una serie che non
potete perdere; questa serie da brivido vi terrà con il fiato
sospeso, incapaci di distogliere lo sguardo. Sarete affascinati
dagli eventi misteriosi che si svolgono sullo schermo e dai
personaggi complessi e stratificati.Questo avvincente thriller
soprannaturale vi perseguiterà a lungo dopo la visione, tenendovi
svegli di notte a chiedervi cosa potrebbe nascondersi nell’ombra.
La fotografia e la scenografia sono visivamente straordinarie:
Hill House stessa diventa un personaggio,
minaccioso e manipolatore, si percepisce il terrore e il
presentimento in ogni stanza. The Haunting of Hill House è una masterclass
dell’horror psicologico che spaventa e incanta.
‘Dark’ (2017-2020)
Se i misteri che
sconvolgono la mente sono la vostra passione, dovete assolutamente
vedere Dark. Questa serie fantascientifica tedesca
vi farà girare la testa nel modo migliore. Ambientata in una
piccola città tedesca, Dark include viaggi nel
tempo tra il 2019, il 1986 e il 1953, e riesce a inquadrare ogni
epoca con un tono diverso. Mentre i personaggi viaggiano da
un’epoca all’altra, si confrontano con il modo in cui le loro
azioni nel passato possono influenzare il presente e il futuro. Con
la sua colonna sonora da capogiro, la fotografia d’atmosfera e gli
infiniti colpi di scena, Dark è un’emozionante
cavalcata mentale che vorrete rivivere ancora e ancora. Una volta
iniziato a guardarlo, non riuscirete a smettere finché non avrete
percorso tutti i 33 episodi.
‘Midnight Mass’ (2021)
Midnight
Mass è una serie horror soprannaturale che vi terrà
col fiato sospeso. Questo viaggio da brivido in sette episodi è
incentrato su una comunità isolana che sperimenta strani eventi
dopo l’arrivo di un misterioso prete. Secondo i fan, si tratta di
un capolavoro dell’horror e di uno dei migliori originali
Netflix. Preparatevi a suspense, jump scares e
colpi di scena a volontà. La particolarità di questo progetto di
Mike Flanagan sono le sue sfumature religiose, e l’esplorazione del
tema della fede di fronte all’ignoto. Gli utenti di Redditors
lodano la serie per l’atmosfera inquietante, i personaggi ben
sviluppati e le riflessioni che suscita.
‘The Last Kingdom’ (2015-2022)
Se amate la fiction
storica, The Last Kingdom fa per voi. Questa serie
ricca di azione segue le avventure di Uhtred di
Bebbanburg, un ragazzo sassone catturato e cresciuto dai vichinghi.
Ambientata nell’Inghilterra del IX secolo, i regni di Wessex e
Mercia sono sotto attacco da parte dei danesi invasori. Il nostro
eroe Uhtred si trova in bilico tra la sua educazione vichinga e il
suo retaggio sassone, mentre i regni inglesi lottano per la
sopravvivenza. Pieno di battaglie epiche, intrighi politici e un
tocco di romanticismo, The Last Kingdom vi
appassionerà all’istante. Le scenografie, i costumi e la fotografia
sono splendidi e vi trasporteranno in un’epoca lontana, fatta di
mura di scudi e antiche navi da guerra.
‘Arcane’ (2021-)
Suggerita dal Redditor
Maluber, Arcane è una serie animata ambientata
nell’universo di League of Legends che vi lascerà a bocca
aperta. Questa serie ha tutto: magia, mistero, azione e cuore. La
storia segue due sorelle, Vi e
Jinx, che finiscono su fronti opposti in una
guerra tra la città tecnologicamente avanzata di Piltover e la
città sotterranea oppressa di Zaun. Questa serie è
stata considerata un vero e proprio capolavoro visivo, con
un’animazione di qualità cinematografica e un’ispirazione steampunk
stupefacente. I personaggi, inoltre, sono complessi e avvincenti e
vi troverete profondamente coinvolti nella relazione tra Vi e Jinx.
Arcane è stata elogiata dalla critica e dai fan;
attualmente ha un punteggio di critica del 100% e di pubblico del
98% su Rotten Tomatoes.
‘Mindhunter’ (2017-2019)
Come il Redditor
SlyZip, se siete fan dei thriller psicologici e dei drammi
polizieschi, Mindhunter fa per voi! Questa serie
avvincente segue gli agenti dell’FBIHolden Ford e Bill Tench mentre
interrogano serial killer imprigionati per cercare di capire le
loro motivazioni. Le interpretazioni di questa serie sono
fantastiche: Jonathan Groff è brillante nel ruolo dell’ambizioso ed
eccentrico agente Ford. Holt McCallany interpreta
il suo severo ma solidale partner Tench: insieme, la loro chimica
illumina lo schermo. Con la sua trama e atmosfera inquietante,
Mindhunter non è adatto ai deboli di cuore!
‘Black Mirror’ (2011-)
Se siete in vena di una
serie sconvolgente che vi lascerà con una sensazione perenne di
inquietudine addosso, Black Mirror è quello che fa per voi. Questa
serie antologica britannica di fantascienza, citata da
quidquid_ di Redditor, esplora il rapporto dell’umanità con la
tecnologia in un modo spaventosamente plausibile e allo stesso
tempo assolutamente avvincente. Ogni episodio presenta un nuovo
cast e una nuova trama, con il filo conduttore dell’eccessiva
dipendenza e sottomissione dell’umanità alla tecnologia. La serie è
una rivisitazione moderna di Ai confini della realtà, che
utilizza satira e suspense per evidenziare le potenziali
conseguenze di tecnologie come i social media, la realtà virtuale e
la sorveglianza. Alcuni episodi vi lasceranno sicuramente a bocca
aperta.
‘Bojack Horseman’ (2014-2020)
BOJACK HORSEMAN
Bojack
Horseman è una delle serie animate più intelligenti e
creative che Netflix possa offrire. Questa serie vi farà ridere,
piangere e mettere in discussione le vostre scelte di vita, il
tutto nell’arco di 22 minuti. Bojack Horseman
racconta la storia di un cavallo antropomorfo di nome
BoJack Horseman, una star della sitcom degli anni
’90 che cerca di trovare la sua strada in un groviglio di disgusto
per se stesso, whisky e relazioni fallite. Questa serie bizzarra e
fantasiosa è piena di giochi di parole sugli animali e di un
umorismo arguto che vi farà ridere per tutto il tempo. Ma, sotto la
sua apparentemente “sciocca” superficie, BoJack
Horseman è uno show sorprendentemente profondo che
affronta candidamente temi molto importanti.
‘Sex Education’ (2019-2023)
SEX EDUCATION SEASON 4
Sex Education è un gioiello di
Netflix che il redditor
Large_Sense3833 raccomanda vivamente, in quanto unisce umorismo
e sincerità in un rinfrescante pacchetto da coming-of-age. Hanno
anche detto: “Sex
Education – una commedia rabbiosa e sincera!
Quest’anno esce anche l’ultima stagione“. La serie è
incentrata su Otis, un liceale socialmente
impacciato, e sulla sua amica ribelle Maeve, che
si uniscono per offrire consigli sul sesso ai loro compagni di
scuola. Mentre affrontano le loro insicurezze e le loro relazioni,
formano un legame unico che guida la narrazione commovente dello
show. Al di là dell’umorismo arguto e delle trame avvincenti, si
distingue per l’approccio disinvolto alla discussione sulla
sessualità e alla rappresentazione diversificata dei personaggi.
Affrontando temi come il consenso, l’identità e la scoperta di sé,
la serie esplora senza paura le complessità dell’adolescenza e
dell’età adulta.
Beef è un’avvincente serie dark comedy su Netflix
suggerita dal Redditor
Complete-Squirrel-21, che segue le conseguenze di un incidente
stradale tra due sconosciuti, Amy Lau e
Danny Cho. Man mano che la trama si evolve, si
trasforma da un insignificante scontro di strada a un commento
profondo sulla paternità, sulle relazioni e sull’essenza della
vita. L’eccezionale ritratto di personaggi asiatici a tutto tondo
si libera dagli stereotipi, approfondendo l’impatto
dell’indisponibilità emotiva e del trauma genitoriale. Sullo sfondo
di vendette e sogni infranti,
Beef mette in discussione la nozione stessa di amore
ed esplora la qualità senza tempo dell’arte. Con la sua narrazione
avvincente, l’umorismo ironico e i temi esistenziali, è una serie
imperdibile che tiene gli spettatori sul filo del rasoio e offre
un’avvincente esplorazione della psiche umana.
Prime Video ha svelato oggi il teaser trailer
ufficiale dell’attesissima serie Original Gen
V. La serie debutterà in esclusiva su
Prime
Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo venerdì 29
novembre con i primi tre episodi, seguiti da nuovi ogni settimana
fino all’epico finale di stagione di venerdì 3 novembre.
Il teaser ufficiale regala
un’anteprima della vita alla Godolkin University, l’unico college
d’America per i giovani supereroi (controllato dalla Vought
International). Dal mondo di The
Boys arriva Gen
V, il racconto della formazione scolastica della prima
generazione di supereroi a conoscenza del Compound V, i cui
superpoteri non sono innati, ma sono stati loro iniettati. Questi
giovani e competitivi eroi metteranno alla prova i propri limiti,
sia fisici sia morali, nell’impresa di raggiungere la bramata prima
posizione della classifica della scuola. Presto impareranno che
l’ambizione necessita di sacrifici e che la differenza tra giusto e
sbagliato non è così chiara come credevano. Quando gli oscuri
segreti dell’università verranno a galla, gli studenti dovranno
fare i conti con il tipo di supereroi che vogliono diventare.
Il cast della serie include Jaz
Sinclair, Chance Perdomo, Lizze Broadway, Shelley Conn, Maddie
Phillips, London Thor, Derek Luh, Asa Germann, Patrick
Schwarzenegger, Sean Patrick Thomas e Marco Pigossi. In Gen
V vedremo anche Clancy Brown e Jason Ritter nel ruolo
di guest star, oltre alla partecipazione straordinaria di Jessie T.
Usher, Colby Minifie e P.J. Byrne negli stessi ruoli che
interpretano in The
Boys.
Michele Fazekas e Tara Butters sono
showrunner ed executive producer della serie. Eric Kripke, Seth
Rogen, Evan Goldberg, James Weaver, Neal H. Moritz, Ori Marmur,
Pavun Shetty, Ken Levin, Jason Netter, Garth Ennis, Darick
Robertson, Craig Rosenberg, Nelson Cragg, Zak Schwartz, Erica Rosbe
e Michaela Starr sono executive producer anche dello spinoff della
serie. Nel ruolo di co-executive producer troviamo Brant
Englestein, Sarah Carbiener, Lisa Kussner, Gabriel Garcia, Aisha
Porter-Christie, Judalina Neira e Loreli Alanís. La serie è
prodotta da Sony Pictures Television e Amazon Studios, in
collaborazione con Kripke Enterprises, Point Grey Pictures e
Original Film.
Per molti fan, la versione di
Spider-Man di
Tobey Maguire
continua ad essere la versione cinematografica migliore tra quelle
realizzate. Il pubblico è dunque rimasto entusiasta nel vedere
Maguire interpretare ancora una volta il personaggio nel film del
Marvel Cinematic UniverseSpider-Man: No Way
Home. Ora, nel libro Spider-Man: No Way Home
– The Art of the Movie (tramite The Direct), Tobey Maguire ha
finalmente parlato di quell’esperienza e di come è stato
interpretare ancora una volta il supereroe.
Prima di Spider-Man: No Way
Home, ricordiamo che l’Uomo Ragno di Maguire è stato visto
l’ultima volta in Spider-Man 3 del 2007. Sebbene fosse previsto un quarto film
con il ritorno sia di Maguire che del regista Sam
Raimi, il film è stato ufficialmente cancellato nel 2010.
Sebbene fosse dunque passato più di un decennio da quando Maguire
ha interpretato Spider-Man, l’attore era pronto per tornare nei
panni del supereroe. “Quando hanno chiamato inizialmente… ho
pensato, ‘Finalmente!’ Mi sentivo grato, davvero aperto alla cosa,
immediatamente pronto a prendervi parte“, ha detto
Maguire.
“Non senza provare una certa
tensione, ovvio, Ma l’idea di stare accanto a persone talentuose e
creative e lavorare insieme, per me è può essere solo un sì.”
Nel film, lo Spider-Man di Maguire collabora sia con la versione di
Andrew Garfield
e quella Tom Holland.
“Lavorare con Andrew [Garfield] e Tom [Holland] è stato davvero
speciale, un’esperienza molto ricca“, ha detto Maguire.
“In un certo senso, ha rinvigorito il mio interesse per la
recitazione. Sembrava una vera fratellanza, che era anche ciò a cui
miravamo, per noi e per i personaggi. Tutto questo è stato
energizzante e rinvigorente per me“.
Essendo il più anziano Spider-Man,
il Peter di Maguire è stato anche mentore dei suoi due successori
nel film. La versione di Maguire aiuta infatti quella di Holland a
non seguire un sentiero oscuro e uccidere il Green Goblin (Willem Dafoe)
per aver assassinato sua zia May (Marisa Tomei).
Il Peter di Maguire offre anche una speranza alla versione di
Garfield, la quale è ancora sconvolta dalla morte di Gwen Stacy
(Emma Stone), sulla ricerca di qualcuno di
speciale. Reduce da questa positiva esperienza, Tobey Maguire
potrebbe dunque decidere di tornare sul grande schermo con maggior
frequenza.
Apple Original Films ha annunciato
“Tiro al piccione – Ritratto di John Le Carré” il
nuovo documentario realizzato dal premio Oscar® Errol Morris (“The Fog of War – La guerra
secondo Robaert McNamara”) e da The Ink Factory (“The Night Manager”). Il documentario
racconta la vita e la carriera dell’ex spia britannica David
Cornwell, meglio conosciuto come John Le Carré, autore di romanzi
di spionaggio che hanno segnato il genere, come “La spia che venne
dal freddo”, “La talpa”, “Il direttore di notte” e “Il giardiniere
tenace”. “Tiro al piccione – Ritratto di John Le Carré” farà il suo
debutto il 20 ottobre su Apple TV+.
Ambientato sullo sfondo turbolento
della Guerra Fredda, il film attraversa sei decenni fino ad
arrivare ai giorni nostri, all’ultima intervista rilasciata da Le
Carré, la più candida e punteggiata da sketch e rari filmati
d’archivio. Basandosi sul libro di memorie di Le Carré, il
bestseller del New York Times The Pigeon Tunnel: Stories from
My Life, il film è un viaggio inedito nella sfera meno
conosciuta delle esperienze formative di un autore iconico e
storicamente riservato, con la musica originale di Philip Glass in
collaborazione con Paul Leonard-Morgan.
Simon e Stephen Cornwell, co-CEO e
co-fondatori di The Ink Factory, che sono anche i figli di David,
hanno dichiarato: «Pieno di intuizioni profonde e di aneddoti
sorprendenti, divertenti e spesso profondamente commoventi, “Tiro
al piccione – Ritratto di John Le Carré” traccia una conversazione
tra due grandi menti: una ha tessuto una brillante narrativa dagli
eventi che ha vissuto; l’altra ha proposto una riflessione su
quegli eventi che ha portato spesso a una verità più grande».
Insieme, esplorano gli eventi della Guerra Fredda e della vita di
Le Carré, mettendo alla prova i confini della verità, della memoria
e dell’immaginazione. Il film, stratificato e poco ortodosso, è un
tête-à-tête tra un regista e un romanziere – entrambi maestri del
loro mestiere – partendo dalle radici del processo creativo,
passando attraverso il potere della finzione e la nostra
responsabilità nei confronti della verità.
I produttori del documentario sono i
vincitori del premio BAFTA Dominic Crossley-Holland (“All Watched
Over By Machines of Loving Grace”) e Steven Hathaway (“Wormwood”),
i candidati all’Emmy Simon Cornwell (“The Night Manager”) e Stephen
Cornwell (“The Night Manager”). I produttori esecutivi sono il
candidato all’Oscar® Hossein Amini (“Le ali dell’amore”), il
candidato al BAFTA Award e vincitore dell’Emmy Award P.J. van
Sandwijk (“The Rescue”), il vincitore dell’Emmy Michael Lesslie
(“The Rescue – Il salvataggio dei ragazzi”), Joe Tsai (“The Night
Manager”), Arthur Wang (“The Night Manager”), Michele Wolkoff (“The
Current War: Director’s Cut”) e Katherine Butler (“American
Animals”). “Tiro al piccione – Ritratto di John Le Carré” è
prodotto da The Ink Factory e Fourth Floor Productions, in
associazione con Jago Films, Storyteller Productions e 127 Wall
Productions.
Netflix ha posticipato sei dei suoi prossimi
titoli cinematografici al 2024. Diversi progetti cinematografici e
televisivi stanno, come noto, subendo diversi ritardi nelle loro
uscite per via degli scioperi della Writers Guild of America (WGA)
e della Screen Actors Guild (SAG-AFTRA).
Mentre attori e scrittori lottano per una paga equa, molte
produzioni di imminente uscita sono infatti state bloccate. Questo
anche perché le star non possono promuovere i progetti a cui hanno
preso parte, riducendo dunque la capacità di questi di raggiungere
un più ampio pubblico.
Secondo Digital Spy, sei titoli Netflix
sono ora stati posticipati al 2024, incluso Damselcon Millie Bobby
Brown, originariamente previsto per il 13
ottobre. Gli altri titoli che sono stati posticipati sono
A Family Affair con Zac Efron e
Nicole Kidman,
Lift con Kevin Hart,
Players con Damon Wayans
Jr. e Gina Rodriguez,
Shirley con Regina King e
Spaceman con Adam Sandler.
Non si sa se questi ritardi siano una reazione ai doppi scioperi in
corso o ci siano altre spiegazioni ad ora non fornite. Al momento
non sono però note le nuove date di uscita di tali film.
Indipendentemente dal fatto che
questi titoli vengano ritardati o meno a causa degli scioperi,
questo tipo di spostamento di massa è sorprendente da Netflix. In
genere, il servizio di streaming ha mesi di contenuti preparati in
anticipo, quindi anche con un’interruzione come gli scioperi,
dovrebbe avere delle garanzie. Ciò è stato dimostrato nel 2020,
quando Netflix ha continuato a rilasciare nuovi titoli nonostante
le interruzioni della produzione in tutto il mondo durante la prima
pandemia di COVID-19.
Questa importante decisione risulta
dunque particolarmente sorprendente, ma ciò non significa che fino
al 2024 Netflix non avrà altro da proporre. Al momento sono ancora
molti i titoli Original previsti per i
prossimi mesi, dal thriller di spionaggio Heart of
Stone con Gal Gadot
(prevista per l’11 agosto) passando per The Fall of the
House of Usher di Mike Flanagan, il
reboot Spy Kids:
Armageddon e Chicken Run: Dawn of the
Nugget. Anche Rebel Moon di Zack
Snyder rimane previsto per il 22 dicembre. Sarà però da
vedere quanto ancora potrebbe cambiare se gli scioperi dovessero
protrarsi ancora a lungo.
Secondo quanto riferito, è
ufficialmente in fase di sviluppo il remake di La
moglie di Frankenstein, che riunirà due i
co-protagonisti di Il cavaliere oscuro.
Sequel dell’altrettanto famoso film di Frankenstein del
1931, La moglie di
Frankenstein è stato diretto da James
Whale e distribuito nel 1935. Introdotta per la prima
volta nel romanzo di Mary Shelley, quel film ha
dato vita sullo schermo alla sposa del mostro, interpretata da
Elsa Lanchester, con il suo aspetto iconico dai
capelli selvaggi, fino all’abito bianco e il corpo fasciato.
Talmente iconico che ancora oggi il personaggio continua ad essere
celebrato nei moderni adattamenti.
Ora, secondo un rapporto di World of Reel (tramite
Production Weekly), un remake di La moglie di Frankenstein
è ufficialmente in fase di sviluppo per Netflix. Maggie
Gyllenhaal dirigerà il progetto, mentre Christian Bale
sarà il protagonista. Come noto, i due avevano già condiviso il set
per Il cavaliere oscuro, che ad oggi rimane la loro unica
collaborazione. Il progetto prevede anche la partecipazione del
marito di Gyllenhaal, Peter Sarsgaard. La
produzione del film, in ogni caso, non dovrebbe iniziare fino
all’inizio del 2024, apparentemente a causa degli attuali scioperi
di attori e scrittori.
Non è chiaro chi interpreterà Bale
nel remake de La moglie di Frankenstein, anche se data la
sua capacità di recitazione camaleontica è in grado di assumere
qualsiasi ruolo. Potrebbe interpretare il Dr. Frankenstein o il suo
iconico Mostro, ognuno dei quali presenterà sfide diverse per
l’attore premio Oscar. D’altra parte, Sarsgaard sembra più adatto
per un ruolo secondario come il dottor Pretorius. La Gyllenhaal è
alla regia, ma in quanto attrice potrebbe anche interpretare il
ruolo della sposa del mostro o di Elizabeth Frankenstein. oppure,
come avvenuto per La figlia oscura,
rimanere dietro la macchina da presa.
Dopo le voci, ancora non confermate,
secondo cui Vanessa Kirby avrebbe
accettato il ruolo di Sue Storm alias Donna Invisibile nel film dei
Marvel StudiosFantastici Quattro,
arriva ora un rumor su chi sarebbe il candidato numero uno per il
ruolo di Johnny Storm alias Torcia Umana. Joseph
Quinn, l’attore divenuto celebre per aver interpretato
Eddie Munson nella quarta stagione di Stranger Things.
Jeff Sneider di Above the Line riferisce infatti
che i Marvel Studios si stanno sempre più
rivolgendo verso Quinn per tale ruolo. Al momento, però, né
Marvel né Quinn hanno commentato
tali voci.
Sebbene Sneider avesse inizialmente
riferito che fosse l’attore Jack Quaid, noto per
il ruolo di Hughie in The
Boys, a dover interpretasse Johnny Storm, è stato
successivamente confermato che è Quinn l’attore che i Marvel Studios starebbero ora
valutando. Al momento sembra però difficile avere delle certezze,
poiché con lo sciopero SAG-AFTRA in corso, gli attori sono tenuti a
non rilasciare interviste. Allo stesso modo, i Marvel Studios potrebbero non voler
confermare la notizia fintantoché gli attori non possano a loro
volta esprimersi sulla cosa.
Bisognerà dunque attendere e per ora
attenersi unicamente a questi rumor. Se però per i ruoli di Sue
Storm e Johnny Storm sembra si sia vicini alla soluzione, rimangono
molti più dubbi per quanto riguarda Reed Richards alias Mr.
Fantastic e Ben Grimm alias La Cosa. Per il primo si era
inizialmente parlato di Adam Driver, il
quale però avrebbe rifiutato il ruolo.
Matt Smith sarebbe ora
il nuovo candidato numero uno, ma anche in questo caso non ci sono
conferme. Per quanto riguarda Ben Grimm, invece, ci sono ancor più
incertezze. Continua dunque il processo di casting per Fantastici Quattro, su cui da mesi
ormai si attendono maggiori certezze.
RS Productions in
collaborazione con Mirari Vos annuncia l’uscita nei cinema
italiani dal prossimo 14 settembre di In The
Fire, svelandone il trailer ufficiali.
In The Fire è un thriller supernatural in
costume prodotto da Iervolino & Lady Bacardi Entertainment
in collaborazione con Paradox Studios e Angel Oak
Films, diretto da Conor Allyn e con Amber Heard, Eduardo Noriega, Lorenzo McGovern Zaini
e Luca Calvani.
Dopo la calorosa accoglienza del
pubblico al Taormina Film Fest lo scorso giugno, dove è stato
presentato in anteprima mondiale alla presenza del regista e del
cast, arriva finalmente nelle sale l’opera cinematografica che
segna il ritorno sul grande schermo di
Amber Heard.
Nel film Amber Heard è Grace, una psichiatra americana chiamata a
risolvere il caso di un bambino disturbato e forse posseduto sul
finire del 1800 in Colombia quando la psicanalisi non era ancora
considerata una scienza – specie se praticata da una donna – ma
tutti preferivano credere nella superstizione e nel maligno.
Durante il viaggio la donna verrà messa alla prova non solo come
medico ma anche come persona, e nella lotta tra scienza e fede
dovrà trovare il modo per salvare il bambino e la sua famiglia, ma
anche sè stessa.
La trama di In The Fire
Una psichiatra americana vedova e
senza figli (Heard)
viene chiamata in una ricca fattoria in Colombia, a risolvere il
caso di un bambino disturbato (McGovern Zaini). A contattarla era
stata la madre del piccolo preoccupata anche dalle sempre più
insistenti accuse da parte del prete locale e dai contadini –
tormentati da misteriosi eventi avversi – che il piccolo fosse il
diavolo. Quando la dottoressa arriva scopre che la madre del
ragazzino è morta e che il padre stesso (Noriega) ha iniziato a
credere alla possibile possessione del bambino. Mentre la donna
tenta una psicoanalisi del giovanissimo paziente, gli eventi
nefasti si intensificano e la sua “cura” diventa una corsa per
salvare il piccolo dalla furia dei concittadini… e forse anche da
sé stesso, quando ella stessa inizia a temere che quel che sta
succedendo nella “hacienda” abbia a che fare con qualcosa di
orribile e soprannaturale.
IN THE
FIREdi Conor Allyn, sarà nei cinema italiani il
prossimo 14 settembre, distribuito da RS Productions in
collaborazione con Mirari Vos.
Barbie, che continua a registrare un
successo globale incredibile ma totalmente aspettato, è un film che ha vari livelli di
lettura. La trama, come si sta evicendo, si presta bene
come racconto per le bambine, che scoprono la storia della loro
bambola preferita e si chiedono, a film finito, dove stiano
effettivamente facendo dormire Ken; al tempo stesso trasmette
un messaggio profondo a uomini e donne, con i suoi temi di
femminismo, lotta al patriarcato, unicità e parità di genere. E,
alla fine, è un caleidoscopio di reference cinematografiche per i
cinefili, soprattutto per quelli appassionati delle pellicole
classiche. Greta Gerwig non lo ha
mai tenuto nascosto: per Barbie si è
ispirata, sia a livello estetico che contenutistico, a molti film
del passato, dai musical alle commedie, finendo ai thriller, che
hanno reso ogni sequenza del prodotto un omaggio al cinema che fu e
un viaggio all’interno di esso. Ecco, quindi, le dieci
pellicole classiche a cui la regista fa riferimento.
Il Mago di Oz
Nel 1939, dopo un ingresso
travagliato nella MGM, Judy Garland –
giovane attrice e cantante promettente – toccò il successo con
Il
mago di Oz, film fantasy diretto da Victor
Fleming (seppur ebbe tanti cambi di regia). Tra gli
elementi più riusciti vi è la scenografia costruita per
rappresentare la terra sconosciuta in cui Dorothy finisce,
visivamente spettacolare e colorata, oltre agli inserti musicali
frizzanti e l’interpretazione della Garland nel ruolo della piccola
protagonista. La storia è quella di una bambina, per l’appunto
Dorothy, che intraprende un viaggio in una terra magica facendo lì
la conoscenza di tante diverse creature.
In Barbie
ci sono molti riferimenti a Il Mago di Oz. Quando
Barbie Stereotipo fa il giro con la sua Corvette, si possono vedere
delle immagini provenienti dalla pellicola del ’39 attaccate alle
pareti del cinema di Barbieland, ma anche gli stessi vestiti della
bambola (come quello a quadri) sono ispirati a quelli di Dorothy.
Greta Gerwig,
poi, ha voluto utilizzare un palcoscenico con grandi e vibranti
scenografie per immergere completamente gli attori in Barbieland:
dai fondali dipinti alla strada di mattoni rosa, il film deve la
sua ambientazione a Il Mago di Oz. Ma non è finita qui
perché da quell’opera si ispira anche il finale di
Barbie, nel quale ogni personaggio viene
premiato per un cambiamento di cuore o per i suoi sforzi di aiuto.
Mentre i
Ken e le Barbie si salutano con una cerimonia, Sasha chiede: “E
Barbie?”. Lo Spaventapasseri de Il Mago di Oz chiede la
stessa cosa a Dorothy. Proprio come accade a Dorothy, il viaggio di
Barbie Stereotipo non arriva a una sua conclusione, poiché il suo
percorso di vita è appena iniziato.
La finestra sul cortile
Nella filmografia del Maestro del
thriller Alfred
Hitchcock spicca La finestra sul cortile del
1954, film che rappresenta al meglio il concetto di voyeurismo e
racconta di un uomo, Jefferies (interpretato da James Stewart), il
quale – costretto sulla sedia a rotelle a causa di un infortunio –
assiste ad un omicidio dalla sua finestra. Proprio come il
protagonista poteva vedere all’interno di ogni appartamento, gli
spettatori possono vedere all’interno di ogni casa dei sogni delle
bambole in Barbie. È stata poi proprio la
regista a spiegare che desiderava che i suoi set emulassero la
cinematografia degli anni Cinquanta, in cui gran parte degli
effetti speciali avvengono con la macchina da presa.
2001: Odissea nello Spazio
Una reference cinematografica notata
ancor prima che Barbie arrivasse in sala
è quella legata a 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrik.
È stato infatti il teaser trailer a svelare la scena ispirata a uno
dei grandi classici della fantascienza, che segue il viaggio di un
astronauta nello spazio e descrive l’evoluzione dell’umanità. La
scena d’apertura di Barbie è la stessa
scena d’apertura di 2001: Odissea nello Spazio: proprio
come le scimmie scoprono un monolite rendendosi conto del potere
degli strumenti, così le bambine, dopo aver visto la prima
Barbie, capiscono di poter ambire a qualcosa che
le rappresenti di più, distruggendo i bambolotti che hanno fra le
mani e così anche l’etichetta di sole “madri” cucita addosso.
Cantando sotto la pioggia
Fra i film classici a cui le
pellicole contemporanee si ispirano, il musical Cantando sotto
la pioggia del 1952 è quello più inserito e omaggiato. La
pellicola era già stata aggiunta nel recente Babylon di
Damien
Chazelle, e anche in Barbie c’è un
riferimento. Il film, che ha come protagonista/interprete Gene
Kelly, ruota attorno ad un attore del cinema muto che deve passare
al sonoro mettendo in mostra le sue abilità nel canto e nel ballo.
La pellicola è piena di sfavillanti colori e suggestivi numeri di
danza, con la famosissima sequenza di ballo che si svolge come un
sogno all’interno di un sogno. La regista di Barbie ha detto che il
balletto dei sogni di Singing in the Rain (la cui canzone
ha raggiunto un grande successo e lo ha tutt’ora) è stato usato
come modello per il balletto di
Ken che si svolge durante la power ballad di Ryan Gosling
“I’m Just Ken“.
Josephine
Nella cerchia dei film da cui
Barbie trae ispirazione troviamo anche
Josephine di Jacques Demy del 1967. La
storia segue le vicende di due sorelle che cercano di trovare
l’amore, ma la regista descrive la sua opera come un ritratto
dell’euforia. Le protagoniste indossano abiti rosa e gialli molto
appariscenti, i quali possono essere visti nel vivace e rigoglioso
guardaroba di Barbie. Inoltre la combinazione di
quei colori del musical ricorda l’estetica del mondo di plastica di
Barbieland. Anche nel contenuto Josephine si avvicina
abbastanza al film della Gerwig: come in quello di Demy, anche
nella storia della bambola Mattel sono inserite donne coraggiose,
il cui unico obiettivo è la realizzazione personale.
La febbre del sabato sera
Arriviamo al 1978 e menzioniamo
anche La febbre del sabato sera, film diretto da
Josh Badham. La storia segue Tony Manero,
interpretato da John Travolta, il quale conduce una vita
abbastanza noiosa a Brooklyn. Durante il fine settimana, però,
l’uomo diventa magicamente il re delle discoteche, cosa che gli
permette di sfuggire dalle difficoltà in cui è invischiato tutto il
resto dei giorni. Quando Barbie Stereotipo
organizza il mega party a casa sua, c’è una scena in cui ballano
tutte le Barbie e i Ken sotto la canzone di Dua Lipa, Dance the Night, che ricorda molto il ballo scatenato
di Travolta nel film.
Play Time – Tempo di
divertimento
Nel 1967 arriva poi Play Time –
Tempo di divertimento, scritto, diretto e interpretato da
Jacques Tati. Il film è stato molto apprezzato per
le sue enormi scenografie: per la pellicola è stata creata una
Parigi sterile e futuristica, caratterizzata da colori grigi e
smorzati, e il film è persino riconosciuto per aver predetto
l’ascesa dei cubicoli da ufficio.
Greta Gerwig ha usato l’opera come modello per la sede della
Mattel in Barbie, imitando i cubicoli
grigi e tetri di Play Time – Tempo di divertimento e
portando sullo schermo un’orda di uomini d’affari sprovveduti che
operano come una mente alveare.
Il Padrino
Una reference espressamente citata
in Barbie è quella su Il Padrino di Coppola. L’estetica del film e il soggetto
cupo contrastano di gran lunga con la luminosa ed energica crisi
esistenziale di Barbie, ma la regista ha voluto
comunque omaggiare il classico dramma di Coppola per la sua
rappresentazione della mascolinità. La citazione arriva nella
esilarente scena in cui i
Ken tentano di imporre i loro interessi alle
Barbie: seppur l’amore degli uomini nel film sia
oggetto di satira, Gerwig ha voluto lo stesso esprimere il suo
apprezzamento per Il Padrino.
Scandalo a Philadelphia
Questo omaggio ha una storia
particolare: prima di iniziare le riprese per
Barbie, Greta Gerwig chiese a Margot Robbie di prepararsi al ruolo guardando
Scandalo a Philadelphia, film comedy del 1940 diretto da
George Cukor. La pellicola si incentra su una
donna, Tracy Lord, interpretata dalla bravissima Katherine Hepburn,
i cui piani di matrimonio vengono interrotti dall’arrivo del suo ex
marito. Il ritratto che viene fatto nel film della protagonista,
ossia quello di una mondana composta che lentamente perde il
controllo del suo mondo, è stato parte dell’ispirazione della
Gerwig per il viaggio esistenziale di Barbie. Robbie, che in realtà
era già amante del film, basò la sua interpretazione su quella
della Hepburn per restituire al meglio la disperazione e
l’illuminazione della sua Barbie.
Pee-wee’s Big Adventure
Concludiamo il viaggio nei film
classici che hanno ispirato Barbie con
Pee-wee’s Big Adventure, commedia assurda diretta
dall’eccentrico Tim Burton, che racconta di uno strambo
uomo-bambino alla ricerca della sua bici scomparsa. La pellicola è
caratterizzata da una colonna sonora molto frenetica, che vede la
firma di Danny Elfman, e da personaggi sovversivi e oscuri, i quali
rappresentano uno dei tanti tratti distintivi del regista. Il
viaggio compiuto da Barbie, che la porta in un mondo che non
conosce, ricorda l’avventura di Pee-Wee fuori casa e, come succede
nel film di Burton, la bambola si sente un pesce fuor d’acqua.
Pee-Wee e Barbie, nonostante tutto, sono
personaggi luminosi e affini che affrontano i problemi con un
sorriso, tanto che alla conclusione di Barbie lo spettatore sente
di poter affrontare le sfide della vita con lo stesso
entusiasmo.
Questo aggiornamento sul casting
riportato segue un altro recente rapporto secondo cui la star di
BarbieMargot Robbie
aveva rifiutato lo stesso ruolo. A partire da ora, la notizia del
casting di Kirby non è stata confermata né smentita dalla Marvel, da Kirby o da chiunque
altro sia coinvolto nel film. Resta dunque da attendere
l’ufficialità di una notizia ad ogni modo comunicata da una fonte
molto affidabile. Come recentemente riportato, inoltre, i Marvel Studios si stavano
concentrando in particolare sulla ricerca dell’interprete per Sue
Storm, personaggio che dovrebbe emergere come principale
protagonista del film.
Se altre voci recenti dovessero
rivelarsi vere, ad interpretare Reed Richards potrebbe arrivare
Matt Smith, a
cui sarebbe stato offerto il ruolo ma non è ancora noto se egli
abbia accetto o se sia interessato. Per mesi, si diceva che
Adam Driver
fosse la scelta migliore per quella parte, anche se era stato
riferito che aveva rifiutato il ruolo abbastanza presto
a causa di come il personaggio era stato scritto. Al momento,
tuttavia, nessuno di questi casting è stato confermato e nulla si
sa riguardo quelli di Torcia Umana e La Cosa. La Kirby sarebbe
dunque la prima firmare ufficialmente per Fantastici Quattro, almeno secondo il nuovo
rapporto.
Ideate nel 1984 dai disegnatori
Kevin Eastman e Peter Laird, le
Tartarughe Ninja sono oggi tra i personaggi dei
fumetti più celebri e amati di sempre. Protagoniste di innumerevoli
avventure tra carta stampata, videogiochi, cartoni animati e film
live action, la loro popolarità è ancora oggi alle stelle. Proprio
nel 2014, in occasione dei loro trent’anni di esistenza, le quattro
tartarughe mutanti sono tornate al cinema con un film intitolato
semplicemente Tartarughe Ninja (qui la recensione), diretto da
Jonathan Liebesman, già regista di Non aprite
quella porta – L’inizio e La furia dei
titani.
Pur configurandosi come un remake di
Tartarughe Ninja alla riscossa, il film del 1990 che
inaugurò il successo cinematografico delle quattro tartarughe e
delle loro avventure, questo nuovo film è però anche un vero e
proprio riavvio della serie cinematografica, introducendo diverse
novità al passo con i tempi. La più evidente sta nella
realizzazione dei quattro agguerriti protagonisti, non più attori
con indosso costumi ma vere e proprie tartarughe concepite grazie
alla CGI. Pur se accolto male dalla critica, il film ha poi
ottenuto un successo straordinario, con circa 485 milioni di
dollari incassati.
Tra tradizione e innovazione,
Tartarughe Ninja è dunque un film che ogni grande
appassionato di questi personaggi non può perdersi. Vi si possono
ritrovare infatti qui tanta azione, battute diverti e,
naturalmente, pizza. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e al suo
sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Tartarughe Ninja: la trama
del film
In una New York preda del Clan del
Piede, guidati dal perfido ninja di nome Shredder,
la giornalista di Channel 6 Aprile O’Neil cerca di
rintracciare prove capaci di incastrare gli scagnozzi della gang,
così da poterla smantellare per sempre. Queste sue ricerche la
pongono però in una situazione pericolosa, fino a quando non
subisce un tentativo di rapimento nella metropolitana della città.
Qui, però, con suo immenso stupore viene salvata da quattro
tartarughe umanoidi, particolarmente potenti ed esperte di arti
marziali. Queste sono Leonardo,
Raffaello, Donatello e
Michelangelo, addestrate a proteggere i deboli dal
maestro Splinter, un topo anch’egli dalle
caratteristiche antropomorfe. Grazie a loro, April potrà finalmente
sventare i diabolici piani di Shredder.
Tartarughe Ninja: il cast del film
Ad interpretare le tartarughe
Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo vi sono
rispettivamente gli attori Pete Ploszek,
Alan Ritchson (protagonista della serie
Reacher), Jeremy Howard e
Noel Fisher. Per dar vita a questi personaggi, i
quattro hanno lavorato attraverso la tecnologia della motion
capture, che ha permesso di registrare i loro movimenti e le loro
espressioni facciali. Richtson ha però in seguito rivelato che lui
e gli altri tre colleghi non hanno vissuto un’esperienza
particolarmente positiva sul set, venendo per lo più trascurati in
favore degli altri attori protagonisti.
Questi sono l’attrice Megan Fox e
l’attore Will Arnett, i quali interpretano
rispettivamente April O’Neil e Vernon Fenwick, il cameraman della
giornalista. I due hanno accettato principalmente in quanto i loro
figli sono fan delle quattro tartarughe. Nel film compare poi anche
la premio Oscar Whoopi Goldberg
nei panni del capo di April, Bernadette Thompson. Danny
Woodburn, attore affetto da nanismo, ha invece fornito i
movimenti per il topo Splinter, mentre Tohoru
Masamune è il villain del film, Shredder, storica nemesi
delle quattro tartarughe mutanti.
I sequel di Tartarughe
Ninja, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Dato il grande successo del film, la
Paramount Pictures confermò subito la volontà di realizzare un
sequel, distribuito poi nel 2016 con il titolo Tartarughe Ninja – Fuori
dall’ombra, al cui cast si sono aggiunti
Stephen Amell nei panni di Casey Jones,
Laura Linney in quelli di Rebecca Vincent e
Tyler Perry come Baxter Stockman. Questo secondo
film, tuttavia, fu un sonoro insuccesso al box office, cosa che
portò alla cancellazione del previsto terzo titolo di quella che
doveva dunque essere una trilogia. La Paramount ha poi annunciato
piuttosto la volontà di realizzare un reboot della saga, ma ad oggi
non vi sono notizie a riguardo.
In attesa di vedere il sequel, è
possibile fruire di Tartarughe Ninja
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play,
Apple
TV+, Prime Video e Paramount+. Per vederlo, una volta scelta
la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 3 agosto alle ore 21:00
sul canale 20 Mediaset.
Il regista Tony
Scott e il due volte premio Oscar Denzel
Washington hanno dato vita negli anni a ben quattro film,
tra cui Man on Fire – Il fuoco della
vendetta e Pelham 123 – Ostaggi in
metropolitana. Grandi titoli d’azione, questi hanno
confermato più volte la grande capacità tanto del regista quanto
dell’attore per tale genere. La loro seconda collaborazione è
avvenuta nel 2006, con il film Déjà vu – Corsa
contro il tempo. Tale fenomeno è infatti divenuto
particolarmente celebre a partire dal nuovo millennio, dando vita
ad una grande quantità di teorie e studi a riguardo. Era
prevedibile dunque anche Hollywood si interessasse alla cosa per un
film basato su tale concetto.
Il film si basa infatti sulle
ricerche scientifiche condotte sul fenomeno del déjà vu, e in
particolare sulla teoria di un multiverso con singoli universi
destinati a incrociarsi casualmente. Per poter dar forma a tali
complessi fenomeni e concetti, il regista e gli sceneggiatori
Terry Rossio e Bill Marsilii
hanno avuto come consulente scientifico il fisico e cosmologo
Brian Greene, tra i più importanti studiosi della
teoria delle stringhe. Tanta fantascienza dunque per un film che si
basa però su una storia particolarmente concreta, che si rifà ai
principali canoni dell’action, con un attentato da sventare e
numerose vite da salvare.
Pur se accolto in maniera
contrastante dalla critica, Déjà vu – Corsa contro il
tempo si è affermato come un campione di incassi presso il
grande pubblico. A fronte di un budget di 75 milioni di dollari, il
film è infatti arrivato a guadagnarne ben 180 in tutto il mondo.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Déjà vu – Corsa contro il tempo: la trama del
film
Le giorno di Martedì Grasso a New
Orleans, il traghetto Sen. Alvin T. Stumpf, che trasporta lungo il
Mississippi un nutrito gruppo di marinai della Marina degli Stati
Uniti assieme alle loro famiglie esplode e affonda, uccidendo le
543 persone a bordo. Ad occuparsi del caso è l’agente Doug
Carlin, il quale arriva a confermare la matrice
terroristica dell’evento. Intanto lo sceriffo di un altro distretto
contatta Carlin, a cui vengono chieste informazioni sul cadavere di
una donna ripescata dal fiume. Poco dopo scopre che questa non era
tra le vittime del traghetto e la sua morte, avvenuta in
circostanze misteriose, ma legate all’attentato, risale a un’ora
prima dell’esplosione.
Insospettito dalla cosa, Carlin
decide di recarsi dal medico legale per indagare ulteriormente
sulla cosa. Il nome delle vittima era Claire
Kuchever, ma ciò che la lega all’attentato rimane
quantomai oscuro. Confrontandosi con il capo della squadra
investigativa Paul Pryzwarra, Carlin viene
reclutato per il progetto Biancaneve. Grazie a un impianto
tecnologicamente avanzato, in grado di ricostruire avvenimenti
accaduti quattro giorni prima, l’agente può mettersi sulle tracce
dell’attentatore viaggiando indietro nel tempo. Durante le
indagini, scoprirà però che nel suo passato potrebbe nascondersi la
chiave per risolvere il caso.
Déjà vu – Corsa contro il
tempo: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare il
protagonista Doug Carlin vi è il due volte premio Oscar DenzelWashington. L’attore si interessò da subito al
progetto, attratto dall’azione unita a discorsi filosofici e
scientifici di quel tipo. Per potersi calare meglio in quella
realtà, spese diverso tempo ad approfondire il concetto di déjà vu,
leggendo diversi libri e articoli a riguardo. Per quanto riguarda
le scene d’azione, invece, egli decise di girarne quante più
possibile senza ricorrere a controfigure. Ad interpretare Claire
Kuchever vi è invece l’attrice Paula Patton, nota
anche per i film Precious, Mission: Impossible – Protocollo
fantasma e Warcraft – L’inizio.
L’attore Val Kimer
è invece Paul Pryzwarra, capo della squadra investigativa
dell’FBI.
Questi decise di partecipare al film dopo aver saputo che ad
interpretare il protagonista vi era Washington, con il quale
desiderava lavorare da tempo. Jim Caviezel,
celebre per aver interpretato Gesù Cristo in La passione di
Cristo, è invece Carroll Oerstadt, accusato di essere il
terrorista. L’attore, a sua volta, si è personalmente cimentato in
alcune complesse scene, come quella dove viene investito da
un’auto. Il suo personaggio, inoltre, è basato sul vero terrorista
Timothy McVeigh. Nel film sono poi presenti gli attori Adam
Goldberg nei panni di Denny e Bruce
Greenwood in quelli dell’agente Jack McCready. Elle Fanning
compare invece nei panni di Abbey.
Déjà vu – Corsa contro il
tempo: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Déja vu – Corsa contro
il tempo è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Google Play, Apple
TV+, Prime Video e Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 3
agosto alle ore 21:25 sul canale
Rete 4.
I film dedicati a catastrofi
naturali che rischiano di portare l’umanità all’estinzione sono un
genere particolarmente affascinanti. Questi danno l’occasione, in
modo più o meno realistico, di confrontarsi con eventi a cui si
spera di non dover mai davvero assistere. Da The Day After Tomorrow a
Geostorm, sono tanti i
titoli che hanno esplorato tali dinamiche, e tra questi si ritrova
anche The Core, film del 2003 diretto da
Jon Amiel e scritto da Cooper
Layne e John Rogers. La minaccia, in
questo caso, arriva addirittura dal nucleo centrale del pianeta
terra, un luogo ancora oggi misterioso da cui sono scaturite
numerose fantasie.
Nel romanzo di Jules
VerneViaggio al centro della terra, questo è un
luogo che contiene un mondo a sé stante, ricco di stravaganze ed
elementi fantastici. Nel film di Amiel non si ritrova tutto ciò,
bensì una descrizione più accurata di quello che è oggi ritenuto
davvero essere il nucleo della terra. Ed è proprio la sua vitale
funzione a venire a mancare nel film, facendo emergere la necessità
di ripristinarlo. Da questa premessa nasce un racconto catastrofico
da molti criticato per la sua mancanza di una vera e propria
aderenza alla realtà scientifica dei fatti. Come spesso accade per
questa tipologia di opere, però, il realismo viene volentieri
tralasciato in nome dell’intrattenimento.
Pur non affermandosi come un buon
successo al momento della sua uscita, The Core è negli
anni diventato un film particolarmente ricercato dai fan del
genere. All’interno di questo, infatti, si possono trovare
l’intrattenimento e gli effetti speciali che non mancano di
affascinare. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Core: la trama del film
La vicenda si apre su una serie di
inspiegabili eventi, che portano in brevissimo tempo alla morte di
numerose persone. Un team di ricerca composto dal geofisico
Josh Keyes e dagli scienziati Serge
Leveque e Conrad Zimsky arrivano a
stabilire un collegamento tra gli avvenimenti verificatisi,
individuando una strana e pericolosa instabilità del campo
magnetico terrestre. Approfondendo le indagini, i tre scoprono così
che il nucleo della Terra ha smesso di ruotare e per questo, entro
un anno, il campo magnetico terrestre collasserà. La conseguenze
saranno devastanti radiazioni solari, a cui sarà esposta la
superficie del pianeta.
L’unica possibilità indicata dai tre
è quella di scavare fino al nucleo, innescare alcune esplosioni
nucleari al suo interno e, in questo modo, riavviare la rotazione.
Riuscire in ciò sarà però quanto mai complicato. Per farcela, gli
scienziati avranno bisogno dello studioso dalla fama discutibile
Ed Brazzelton, il quale ha ideato una navicella in
grado di resistere al calore dell’interno del pianeta. Questa, che
sarà guidata dal comandante Robert Iverson e dal
maggiore Rebecca Childs è l’unico modo per
raggiungere il nucleo. Più il tempo passa, però, più continuano a
verificarsi pericolosi eventi, che minano sempre più la
tranquillità mondiale.
The Core: il cast del film
A far parte del cast del film vi
sono diverti noti attori di Hollywood, tra cui anche una premio
Oscar. Protagonista, nei panni di John Keyes, è Aaron Eckhart,
attore particolarmente noto per l’interpretazione di Harvey Dent
in Il cavaliere oscuro. Egli ha affermato di aver
accetto un ruolo in questo film perché la sceneggiatura gli è
arrivata poco dopo gli eventi dell’11 settembre, consentendogli di
ottenere un buon stipendio in un periodo particolarmente incerto
del mondo. Accanto a lui, nei panni degli scienziati Serge Leveque
e Conrad Zimsky si ritrovano gli attori Tchéky
Karyo e il candidato all’Oscar Stanley Tucci, noto al
grande pubblico per la saga di Hunger Games.
La due volte premio Oscar
Hilary Swank interpreta
Rebecca Childs, destreggiandosi qui con un genere molto diverso da
quelli per cui è principalmente nota. Nei panni del comandante
Robert Iverson vi è l’attore Bruce Greenwood,
caratterista visto in numerosi celebri film come Io,
Robot, Good Kill e Il gioco di Gerald.
Delroy Lindo, attore anche noto per Malcolm
X e L’avvocato del diavolo,
interpreta qui lo scienziato Edward Brazzelton. Richard
Jenkins, infine, noto per film come Quella casa nel
bosco o La forma dell’acqua, è il generale Thomas
Purcell.
The Core: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è più
presente su nessuna delle principali piattaforme streaming presenti
oggi in rete. The Coreè però
presente nel palinsesto televisivo di giovedì 3
agosto alle ore 21:30 sul canale
TV8. Si potrà dunque avere in quest’occasione
l’opportunità di vederlo, in attesa che torni disponibile anche in
streaming.
Pom Klementieff è
un attrice di talento, divenuta nota per il ruolo di Mantis in
Guardiani della Galassia Vol. 2. Donna forte
e determinata, è riuscita nel giro di pochi anni a realizzare il
sogno di diventare attrice, nonostante le numerose difficoltà che
la vita le ha imposto. Oggi è una delle più talentuose della sua
generazione, capace di passare con naturalezza attraverso ruoli e
generi molto diversi.
Ecco dieci cose che non sapevi su Pom
Klementieff.
Pom Klementieff: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in celebri
film. Pom Klementieff ha iniziato a
recitare professionalmente in un film francese indipendente,
Après Lui nel 2007. In seguito ha recitato in diversi film
francesi come Loup (2009), Une pure affaire
(2011), La delicatezza (2011), L’amore dura tre
anni (2011) Radiostars (2012) e Les Kaira
(2012). Il suo primo ruolo internazionale lo ottiene per il
film-remake di Spike LeeOldboy (2013). Recita
poi in Hacker’s Game (2015) nel 2017 recita in ben 3 film:
Ingrid Goes West, Newness e Guardiani della Galassia Vol.
2 nei panni di Mantis. Sarà proprio il ruolo nel
film Marvel a renderla famosa
internazionalmente e che riprenderà poi in Avengers: Infinity War
(2018), Avengers:
Endgame(2019) e Guardiani della Galassia Vol.
3. Ha poi recitato anche in Diamanti grezzi (2019)
mentre nel 2023 è tra i protagonisti di Mission: Impossible – Dead
Reckoning (2023)
2. Ha preso parte a note
serie TV. Oltre che al cinema, Pom Klementieff ha avuto
modo di recitare anche per la televisione, prendendo parte alla
miniserie francese Pigalle, la nuit (2009). In
seguito è tornata sul piccolo schermo per il primo episodio della
quinta stagione diBlack Mirror
(2019) e per tre episodi della terza stagione
di Westworld (2020). Nel 2022 è invece stata tra
i protagonisti dello speciale natalizio Guardiani della Galassia Holiday
Special.
Pom Klementieff è Mantis in Guardiani della
Galassia
3. Si è sottoposta a
diverse prove di trucco per il personaggio. Una volta
scelta per il ruolo di Mantis, personaggio grazie al quale è oggi
celebre, l’attrice si è sottoposta a diverse sperimentazioni circa
il look del personaggio. Questo è infatti rappresentato in modo
piuttosto fedele rispetto a quello presente nei fumetti, ma c’erano
molti dubbi circa il colore della pelle. In uno dei primi test si
era optato per l’arancione, come si può notare da alcune immagini
presenti sul Web. Alla fine, però, il regista e i truccatori
optarono per un colorito più giallognolo, dall’attrice molto
apprezzato.
4. Pom Klementieff ha
doppiato il personaggio nella versione francese. Nata da
madre coreana e padre russo-francese, l’attrice conosce e parla
molto bene le lingue di entrambi i suoi genitori. Essendo poi
cresciuta a Québec, capoluogo dell’omonima provincia canadese, ha
avuto modo di praticare molto il suo francese. Questo le ha
permesso di poter doppiare sé stessa nel ruolo di Mantis anche
nelle versioni in lingua francese dei film in cui compare.
Pom Klementieff è Paris in Mission: Impossible
5. Si è guadagnata un
soprannome speciale. Nel settimo capitolo della saga di
Mission: Impossible, l’attrice interpeta Paris, una
silenziosa assassina che cercherà di ostacolare Ethan Hunt. Il
regista del film, Christopher McQuarrie ha trovato
in Pom Klementieff una tale forza della natura che ha deciso di
rinominarla “Pom Cruise”, per via delle sue abilità ginniche.
L’attrice si è infatti cimentata in molte delle sequenze più
complesse, tra cui le scene di combattimento.
Pom Klementieff ha imparato le arti marziali per Old Boy
6. Pom Klementieff ha preso
lezioni di boxe per un film. Per poter far parte di
Oldboy, Pom Klementieff ha preso lezioni di boxe, sapendo
che il suo ruolo richiedeva la conoscenza delle arti marziali,
addestrandosi per tre ore al giorno, per due mesi, per una scena di
lotta con il collega Josh Brolin. Successivamente,
ha continuato a praticare le arti marziali, soprattutto il
taekwondo, disciplina della quale è diventata cintura viola nel
2014.
Pom Klementieff ha un cameo in The Suicide Squad
7. È presente con un breve
cameo nel film. Il regista James
Gunn, dopo aver lavorato con lei ai film di
Guardiani della Galassia, ha
chiamato l’attrice per farle fare un cameo nel suo film DC The Suicide Squad. La
si può ritrovare come ballerina nella scena ambientata nel
nightclub. L’attrice non è stata inizialmente accreditata per tale
cameo e dunque il suo nome non compariva nei titoli di coda. I fan
l’hanno però in seguito riconosciuta e l’attrice ha confermato di
essere proprio lei quella ballerina.
Pom Klementieff in Westworld
8. È stata guest star nella
terza stagione. La terza stagione di Westworld ha
portato con sé una serie di nuovi personaggi, ma uno dei nuovi
arrivati più avvincenti è stato Martel, un misterioso
rappresentante di un’organizzazione che ha fatto affari con Liam
Dempsey. Martel è stata interpretata da Pom Klementieff e il suo
arrivo è stato accolto con favore dai fan del suo lavoro. La prima
apparizione del personaggio nello show è stata nella premiere della
terza stagione, intitolata “Parce Domine”. Il personaggio
è poi apparso anche in due episodi successivi, affermandosi come
uno dei più affascinanti della stagione.
Pom Klementieff è su Instagram
8. È presente sul social
network. Pom Klementieff ha un profilo Instagram ufficiale
in cui molti post sono dedicati al cinema, con fotogrammi di film
da lei amati. Il suo profilo si divide tra diversi post di cavalli
e post in cui Pom viene ritratta in shooting fotografici sia dei
film Marvel che di altri progetti da lei
realizzati, oltre che foto di momenti quotidiani. Non ci sono foto
di momenti familiari e/o privati, segno che intende mantenere la
sua vita privata come tale che sia.
Pom Klementieff ha un fidanzato?
9. È molto
riservata. Come già il suo profilo Instagram testimonia,
l’attrice ci tiene a mantenere privata la propria vita al di fuori
del set. In un’intervista del 2017, l’attrice
ha rivelato che lei e il suo ragazzo preferiscono mantenere la loro
relazione privata, sottolineando che non ne parlano sui social
media. Questa dichiarazione ha però chiarito al suo fan che lei, in
effetti, in quel periodo era impegnata in una relazione. Non è però
noto se, a distanza di qualche anno, ciò sia invariato o meno.
Pom Klementieff: età, altezza e origini dell’attrice
10. Pom Klementieff è nata
in Québec, in Canada, il 3 maggio del 1986. L’attrice è
alta complessivamente 170 centimetri. La Klementieff è stata
chiamata Pom perché il suono è simile una parola coreana che
significa primavera e tigre. Pom Klementieff ha anche origini
Russe, Francesi e coreane.
Guardiani della Galassia
Vol. 3 è finalmente arrivato su Disney+ dopo l’enorme successo
riscontrato nei cinema. Come sempre avviene con l’arrivo di un
nuovo film del MCU sulla piattaforma streaming,
anche stavolta i Marvel Studios hanno inserito il film diretto
da James Gunn al
punto specifico in cui si colloca sulla timeline ufficiale dell’Marvel Cinematic
Universe. I fan stavano infatti aspettando di capire quando
esattamente Guardiani della Galassia Vol.
3 si svolge rispetto alle altre opere recentemente viste e
oggi il servizio di streaming ha dunque svelato tale dettaglio.
Secondo la cronologia dell’MCU, Guardiani della
Galassia Vol. 3 è ambientato dopo Guardiani della Galassia
Holiday Special e Ant-Man and the Wasp:
Quantumania, ma prima della recente serie
Secret
Invasion. Le avventure del gruppo di supereroi
più amato dei film Marvel si sono dunque svolte
successivamente allo scontro tra Ant-Man e Kang il Conquistatore,
ma prima dello scontro tra Nick Fury e gli Skrull. È sempre
difficile stabilire la collocazione temporale di un film Marvel se esso si svolge lontano
dal pianeta terra e dunque lontano da potenziali punti di
riferimento. La timeline presente su Disney+ allora a fare chiarezza a
riguardo.
Guardiani della Galassia Vol. 3, la trama e il cast
del film
La sinossi ufficiale per Guardiani della Galassia Vol.
3 recita quanto segue: “in
Guardiani della Galassia Vol. 3 la nostra amata banda di
disadattati ha un aspetto un po’ diverso. Peter Quill, ancora
sconvolto dalla perdita di Gamora, deve radunare la sua squadra
attorno a sé per difendere l’universo oltre che per proteggere uno
di loro. Una missione che, se non completata con successo, potrebbe
portare alla fine dei Guardiani così come li conosciamo.“
Disney+ ha annunciato che la
nuova serie originale italiana
I Leoni di Sicilia, la saga familiare tratta
dall’omonimo bestseller di Stefania Auci, debutterà il 25
ottobre in esclusiva sulla piattaforma streaming con i
primi quattro episodi, mentre i restanti quattro saranno
disponibili a partire dal 1° novembre.
Dal regista Paolo
Genovese, che ne è anche produttore creativo, la serie in
otto episodi è prodotta da Francesco e
Federico Scardamaglia per Compagnia Leone
Cinematografica e da Raffaella Leone e
Marco Belardi per Lotus Production, una società
Leone Film Group.
ILeoni di Sicilia è una serie scritta
da Ludovica Rampoldi e Stefano
Sardo.
I Leoni di Sicilia è l’avvincente storia della
famiglia Florio. I fratelli Paolo e Ignazio sono due piccoli
commercianti di spezie fuggiti da una Calabria ancorata al passato
e in cerca di riscatto sociale. In Sicilia s’inventano un futuro,
dove a partire da una bottega malmessa danno vita a un’attività
florida che il giovane figlio di Paolo, Vincenzo, con le sue idee
rivoluzionarie, trasformerà poi in un impero. Tuttavia, a
travolgere la vita di Vincenzo, e quella di tutta la famiglia, è
l’arrivo dirompente di Giulia, una donna forte e intelligente, in
contrasto con le rigide regole della società del tempo.
I Leoni di Sicilia è un’epopea fatta di
amore, famiglia, successi, guerre e rivoluzioni, che si svolge
nella Sicilia dell’Ottocento fino all’Unità d’Italia del 1861.
La serie è interpretata da Michele Riondino nel ruolo di Vincenzo Florio,
Miriam Leone in quello di Giulia Portalupi,
Donatella Finocchiaro in quello di Giuseppina,
Vinicio Marchioni nei panni di Paolo Florio,
Eduardo Scarpetta nel ruolo di Ignazio Florio
(figlio di Vincenzo), Paolo Briguglia in quello di
Ignazio Florio, Ester Pantano nel ruolo di
Giuseppina giovane e Adele Cammarata in quello di
Giovanna D’Ondes
Tratta da The Lost
Flowers of Alice Hart, best-seller d’esordio
dell’australiana Holly Ringland, Ascolta
i fiori dimenticati è la nuova miniserie targata
Prime Video disponibile in esclusiva sulla
piattaforma a partire dal 4 agosto. Lo show,
diretto da Glendyn Ivin
(Penguin Bloom, Safe
Harbour), ripercorre le pagine dell’autrice in sette
episodi e si affida, tra i membri del cast, al magnetismo
dell’icona Sigourney
Weaver, (non) protagonista di una storia di violenza,
memorie e segreti.
Ascolta i fiori
dimenticati, la trama
Alice Hart (Alyla
Browne) è una bambina vivace che abita nella campagna
australiana, insieme con papà Clem (Charlie
Vickers) e mamma Agnes (Tilda
Cobham-Hervey). È curiosa, adora leggere e condivide con
la madre la passione per le antiche leggende. L’illusione d’una
serena vita familiare nasconde però una brutale verità:
un’esistenza di paura, lividi malcelati ed impotenza. Una realtà di
prigionia priva di apparenti vie di fuga. Quando un misterioso
incendio le uccide entrambi i genitori, Alice, di appena nove anni,
si trasferisce dalla nonna paterna June Hart (Sigourney
Weaver) alla Thornfield flower farm, fattoria e luogo di
rifugio per donne sole e in difficoltà.
Qui la bambina cresce, trascorrendo
la propria infanzia e adolescenza a imparare nomi e significato dei
fiori e delle piante selvatiche che la circondano. Avvolta dal
caloroso affetto della nonna, della di lei compagna Twig
(Leah Purcell) e delle altre donne lavoratrici di
Thornfield. Il passato però, con i suoi fantasmi e i suoi non
detti, conserva ancora la promessa di un inesauribile tormento. E
tra corrosivi silenzi e verità negate, Alice, divenuta adulta
(Alycia Debnam Carey), dovrà imparare a fare i
conti con i mille volti di una “sorridente” violenza che sembra
perseguitare la sua famiglia.
Reticolo di memorie
Ascolta i fiori dimenticati. Titolo
e consiglio, invito. Chiave d’accesso a un mondo che precipita, sin
dai primi istanti; quando lo spensierato idillio di un falso
abbraccio si tramuta nel terrore di uno sguardo freddo e
implacabile. Una casa, anzi più case degli orrori abitano la
vita di Alice Hart; non antiquate dimore ricolme di spiriti
maligni, bensì reticolati – per certi versi Flanaganiani – di memorie,
colpe, oscurità. Stilemi horror più che altro geografici,
architettonici, innestati su di un canovaccio drammatico anch’esso
consueto, lungo la traccia del quale violenza domestica e
riflessione sulla stessa continuano a intersecarsi, corroborandosi
l’un l’altra.
Quanto a lungo un abuso può
perdurare? E a che punto il desiderio di protezione muta e degenera
in manipolazione e controllo? Glendyn Ivin
interroga lo spettatore servendosi di un prodotto che parla più
lingue; lo fa attraverso un poliglottismo organico che, nell’ottica
di accompagnare lo spettatore nell’affaticato percorso di
“riabilitazione” delle sue protagoniste, mescola l’esotismo del
mito al simbolismo del linguaggio floreale, la potenza del silenzio
scioccato all’urgenza del grido di denuncia. All’interno però di un
labirinto di suggestioni e svelamenti in seno al quale, in più di
un’occasione, Ivin sembra talvolta diffidare del
proprio pubblico – o di se stesso? -, incorrendo in un didascalismo
fin troppo “urlato”, che finisce paradossalmente per smorzare
vigore e portata del messaggio.
Sigourney Weaver e incagli
strutturali
Ascolta i fiori
dimenticati trova invero il proprio “sole” nel corpo
e volto di Sigourney Weaver, la June Hart a cui la
star classe 1949 presta il proprio talento – terza declinazione
mini-seriale dopo le esperienze di Political
Animals (2012) e The
Defenders (2017) – e che, di fatto, rappresenta
la stella polare dello show, indiscusso punto di riferimento
narrativo e attoriale. Nella sofferta ostinazione di June rivive la
rude dolcezza che ormai da decenni mappa le traiettorie
interpretative della diva, icona plasmata negli anni dalle mani dei
grandi maestri Ridley Scott,
James Cameron
e, più di recente, Paul Schrader (Master
Gardener, di nuovo un giardino e i suoi intrighi). Qui
rughe e ferite divengono via via sempre più evidenti, lo sguardo
della donna si arricchisce di sfumature d’intensità; il cappello a
tesa larga da cowboy ne inselvatichisce il portamento e ogni
dettaglio, indispensabile tessera di puzzle, riempie l’inquadratura
d’una classe ed eleganza senza pari – nonostante le brillanti prove
di Leah Purcell e Alycia Debnam
Carey.
A impoverire allora il potenziale
dell’avvincente controparte letteraria sono invece incagli di
natura strutturale. Passaggi più o meno prevedibili o dalla messa
in scena poco originale, snodi e cliffhanger da soap opera e, in
particolar modo, una costante sensazione di annacquamento del
materiale, stiracchiato, almeno a tratti, come burro spalmato
su troppo pane. Il prodotto, considerati i differenti piani
temporali e narrativi coinvolti, avrebbe forse giovato di un
formato distributivo differente, perché no un lungometraggio “a
capitoli”, che sapesse preservare gli elementi di maggior interesse
dell’intreccio e coniugarli ad una compattezza espositiva più
impattante e meno dispersiva.
I Lakers hanno fatto
sognare milioni di tifosi, grazie a una storia fatta di gesta
(sportive e non), di grandi rivalità, di competizioni ai massimi
livelli e ambizione: torna per la seconda stagione la serie targata
HBO che racconta il magico decennio in cui i Los Angeles Lakers
entrarono nella leggenda del basket mondiale. Il nuovo capitolo di
Winning Time – L’ascesa della dinastia dei Lakers,
la serie Sky Exclusive di cui oggi viene rilasciato il trailer
ufficiale, è in arrivo dal 28 agosto in esclusiva su Sky e in
streaming solo su NOW.
Ideata e prodotta, fra
gli altri, da Adam McKay (Don’t
Look Up, Succession),
la serie esplora la vita professionale e personale dei Los Angeles
Lakers, questa volta nel periodo appena successivo alle finali del
1980 e del 1984, raccontando la grande rivalità che c’era a quel
tempo sia tra squadre (Lakers VS Celtics) sia tra giocatori (Magic
Johnson VS Larry Bird).
Winning Time – L’ascesa della dinastia dei
Lakers, trama e cast
Ricchissimo il cast dei
nuovi sette episodi: John
C. Reilly nei panni del proprietario della
squadra, Jerry Buss; Quincy Isaiah, Solomon Hughes e Sean
Patrick Small in quelli, rispettivamente, di Magic
Johnson, Kareem Abdul-Jabbar e Larry Bird; Jason Clarke a interpretare il campione NBA e
dirigente dei Lakers Jerry West; Jason Segel (How I Met Your Mother) nei panni
di Paul Westhead, professore di lettere trasformatosi in assistente
coach della squadra; Adrien Brody interpreta il coach Pat Riley;
Michael Chiklis nei panni del coach dei Boston
Celtics Red Auerbach.
Nel cast anche
Gaby Hoffmann, Hadley Robinson, DeVaughn Nixon, Tamera
Tomakili, Brett Cullen, Stephen Adly Guirgis, Spencer Garrett,
Molly Gordon, Joey Brooks, Delante Desouza, Jimel Atkins, Austin
Aaron, McCabe Slye, Thomas Mann,
Gillian Jacobs, Rob Morgan.
Winning Time –
L’ascesa della dinastia dei Lakers è tratta dal libro
Showtime: Magic, Kareem, Riley, and the Los Angeles Lakers Dynasty
of the 1980s dello scrittore sportivo Jeff Pearlman. Produttori
esecutivi Adam McKay e Kevin Messick per Hyperobject Industries;
showrunner, produttore esecutivo, scrittore e co-creatore Max
Borenstein; produttore esecutivo Scott Stephens; produttore
esecutivo, scrittore e co-creatore Jim Hecht; produttore esecutivo
e scrittore Rodney Barnes; produttore esecutivo e regista degli
episodi 1, 6 e 7 Salli Richardson-Whitfield; produttore esecutivo
Jason Shuman.
Prime
Video ha svelato le prime immagini ufficiali del
nuovo film in prossima uscita Sitting in Bars with
Cake, con protagoniste Yara Shahidi, Odessa
A’zion, Ron Livingston e Bette Midler. Uno sguardo a cuore
aperto sull’amicizia e sul ritrovare se stessi all’inizio dell’età
adulta, il film è diretto da Trish Sie (Pitch
Perfect 3), è ispirato ad eventi reali e all’omonimo libro
di Audrey Shulman, la quale ha scritto anche la sceneggiatura del
film. Shahidi è, inoltre, executive producer del film, che
rappresenta il primo progetto a vederla in questo ruolo. Dall’8
settembre, Sitting in Bars with Cake sarà
disponibile in esclusiva su Prime
Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.
1 di 5
Ispirato a una storia vera, Sitting in Bars with
Cake segue le vicende delle due migliori amiche Jane
(Yara Shahidi) e Corinne (Odessa A’zion) che si trovano ad
affrontare la vita nei loro vent’anni a Los Angeles. Corinne,
estroversa per eccellenza, convince la sua timida ma estremamente
talentuosa, migliore amica e pasticcera casalinga Jane a impegnarsi
a sfornare torte per un anno e a portarle nei bar, pratica
conosciuta anche come “cakebarring”, con l’obiettivo di
incontrare persone e sviluppare fiducia in se stessa. Nel corso del
loro anno di “cakebarring,” Corinne riceve una diagnosi che le
cambia la vita, e le due ragazze si ritrovano ad affrontare una
sfida diversa da qualsiasi prova mai affrontata fino ad ora.
Sitting in Bars with Cake non è solo
una folle corsa attraverso alcuni dei più colorati locali di Los
Angeles, ma anche una commovente celebrazione dell’amicizia
femminile, della creazione di un’identità e della ricerca della
gioia nei luoghi più inaspettati.