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Mare Fuori: Giacomo Giorgio, Raiz e Ivan Silvestrini. Incontro con la famiglia Ricci all’Arf! Festival

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In occasione della serie di panel UltraPop proposti dalla Sala Talk di Arf! Festival nella sua nona edizione (12 al 14 maggio 2023), il pubblico della fiera di fumetto, di casa all’ex Mattatoio di Testaccio, ha avuto modo di incontrare da vicino parte del cast di Mare Fuori, la serie Rai diretta da Ivan Silvestrini che si è rivelata un vero e proprio fenomeno di massa.

Ospiti del Festival sono stati lo stesso Ivan Silvestrini, regista della serie dalla metà della seconda stagione in poi, Raiz, il cantante degli Almamegretta che oltre a interpretare il boss Salvatore Ricci è anche autore delle canzoni originali della serie, e Giacomo Giorgio, interprete di Ciro Ricci, personaggio amatissimo dal pubblico che muore alla fine della prima stagione, ma che ricompare nella seconda e nella terza in diversi flashback, soprattutto legati a Rosa Ricci (Maria Esposito), sua sorella che ha un ruolo importante dalla terza stagione in poi.

Il fenomeno “Mare Fuori”

Il regista Ivan Silvestrini non poteva certo avere idea del fenomeno che sarebbe diventata la serie, quando è subentrato alla regia di alcuni degli episodi della seconda stagione: “Ho preso in mano la serie a metà della seconda stagione, ho continuato per tutta la terza e ora sono alle prese con la quarta. Già da subito ho percepito il grande interesse intorno al progetto, ma mentre giravo la terza stagione ho visto che il set era circondato tutti i giorni da decine e decine di ragazzi che volevano incontrare i loro beniamini. Noi narratori ci troviamo sempre di fronte a un grande dilemma quando ci chiediamo se riusciremo a intercettare un pubblico con le nostre storie. Ma mentre giravamo la terza stagione, io non solo percepivo che il pubblico c’era e che la nostra responsabilità era dare a tutti storie all’altezza delle loro aspettative, ma avevo anche l’impressione, da spettatore privilegiato quale sono, che questi ragazzi stavano davvero facendo qualcosa di straordinario. Sapevo che Mare Fuori sarebbe stato amato, ma non potevo aspettarmi quanto.”

Tutti i personaggio della serie hanno un look molto distintivo. Ciro ad esempio ha sempre uno sguardo fisso in avanti, quasi proteso al futuro, e indossa sempre capi bianchi o neri, con delle decorazioni dorate, quasi fossero una specie di divisa. Da dove nasce questo look, questo approccio al personaggio così distintivo?

Giacomo Giorgio: “Tutto quello che riguarda il personaggio è frutto di un lavoro di squadra. Soprattutto la famiglia Ricci, i cattivi della serie, sono molto caratterizzati sia per il look che per le interpretazioni. Quando ho cominciato a interpretare Ciro, ho scelto di non mettere in scena il classico cattivo con un atteggiamento spocchioso, come sembra più logico fare. L’ho immaginato proteso in avanti, come fosse una pantera, e questa caratteristica dello sguardo l’ho rubata a un ragazzo che ho conosciuto al IPM di Nisida, che era a tutti gli effetti il Ciro di quel posto. Per quello che invece riguarda il look, il lavoro è stato del reparto costumi: si era deciso di differenziare sempre Ciro dagli altri, e così, mentre gli altri ragazzi detenuti avevano abbigliamenti colorati, lui era sempre vestito di nero o di bianco, perché doveva spiccare.”

I costumi da supereroi dei personaggi di Mare Fuori

E questo aspetto dei costumi si ritrova in molti dei personaggi della serie, ad esempio il Comandante Massimo Esposito (interpretato da Carmine Recano) che indossa sempre tinte di blu o azzurro. “C’è effettivamente uno studio cromatico sui personaggi – interviene Silvestrini – è vero che il Comandante cambia molto poco la palette dei suoi abiti, e come lui anche il personaggio della Direttrice (Carolina Crescentini) ha sempre abiti dalle tonalità marine, dato il valore simbolico che ha il mare in questa serie. Mentre i personaggi di altro tipo usano tinte più aggressive o neutre. Il personaggio di Beppe Romano (Vincenzio Ferrara) usa poi una palette tra il marrone e il verde, Lino (Antonio De Matteo) usa una palette su scala di grigi, e così via. Nessuno di loro è mai uscito dalla propria palette, e senza dubbio il mio passato di lavoro con i cartoni animati, ma anche con Lorenzo Ceccotti sul film Monolith, mi ha aiutato tanto a raggiungere questo grado di attenzione ai dettagli.”

I personaggi di Mare Fuori assumono quindi, sotto quest’ottica, una dimensione iconica, come i personaggi dei fumetti, come un Dylan Dog che non cambia mai l’abito che indossa. E proprio all’epica a fumetti attinge Silvestrini quando si approccia alla regia della serie, a quelle storie viscerali e a quei personaggi che si fanno icona, in particolare con la messa in scena della famiglia Ricci. “Non è un caso che proprio questi siano diventati i personaggi più iconici di Mare Fuori, a partire dal padre, Salvatore, passando per il figlio, Ciro, fino ad arrivare a Rosa, la figlia, la nuova icona di Mare Fuori. È innegabile che lei si è imposta subito, nel momento in cui è arrivata.”

A interpretare Salvatore Ricci, capofamiglia e “imprenditore del crimine”, c’è Raiz, che spiega come la presenza del personaggio sia aleggiante sopra ai figli e sopra a tutta la storia nonostante si tratti di una presenza secondaria: “Salvatore è presente sempre nella cattiva educazione che ha dato ai suoi figli. Ha cresciuto dei criminali, con il figlio che mira a essere come lui, e Rosa che invece si sente in dovere di esserlo, anche se forse non vuole.” Una presenza che aleggia sulla storia e la determina, anche se non direttamente. E questo elemento sarà determinante anche per la quarta stagione, a giudicare dal cliffhanger con cui si è chiuso il terzo ciclo di episodi.

La quarta stagione di Mare Fuori andrà in onda a partire dal febbraio 2024 su RaiDue e vedrà tornare tutti i protagonisti delle stagioni precedenti, Maria Esposito, Matteo Paolillo, Massimiliano Caiazzo, Carmine Recano, Nicolas Maupas, Artem e tutti gli altri interpreti.

The Old Oak: recensione dell’ultimo film di Ken Loach – Cannes 76

Vero decano del Festival di Cannes, Ken Loach sceglie ancora una volta la Croisette per presentare il suo ultimo – forse in tutti i sensi – The Old Oak, una storia di solidarietà e diritti che continua una tradizione cara al regista, da sempre attento a certi temi e a mettere al centro del suo sguardo le comunità più disagiate e discriminate. E se pure, a 86 anni, non avrà vinto la sua terza Palma d’Oro o il suo quarto Premio della Giuria, quello che potrebbe segnare il ritiro dalle scene di un grande del cinema moderno si conferma un film (prossimamente in Italia, distribuito da Lucky Red) in grado di toccare le corde del cuore di tutti e commuovere i più sensibili.

The Old Oak, un porto sicuro

Girato nell’ex pub The Victoria del villaggio di Murton (scelto per le riprese, svoltesi anche a Horden ed Easington, nella contea di Durham), tutto si svolge in una piccola cittadina nel nord dell’Inghilterra, dove la vita scorre placida e ci si ritrova intorno ai tavoli e le birre del pub locale, il The Old Oak. Male in arnese, ma irriducibile come il suo proprietario, TJ Ballantyne, sembra diverso da molti dei suoi avventori, come dimostra all’arrivo di un gruppo di profughi siriani in fuga dal proprio Paese e mal visti dal resto della comunità.

Che si divide, tra chi sente la propria tradizione messa in pericolo e quanti scelgono di stare vicini a Yara e la sua famiglia. Un legame particolare si crea proprio tra la giovane donna, curiosa e appassionata di fotografia, e il bonario e solitario TJ, che finiscono per allearsi per il bene di tutti e per realizzare una sorta di mensa per i più bisognosi, a prescindere dalla provenienza. Un progetto che rischia di trasformare l’unico – e ultimo – luogo di incontro rimasto a disposizione dei clienti, poco propensi a restare a guardare…

La realtà, fuori e dentro il (grande) cinema

Come in altre occasioni, la forza del film parte dalle radici, che il regista affonda nella realtà che ci circonda, e che spesso trascuriamo per abitudine alla distrazione o pigrizia, soprattutto sociale (e social), talmente superficiali da esser pronti a indignarci per il tema del momento, o più virale, e passare ad altro. Una realtà che Loach e Paul Laverty – suo amico e sceneggiatore – invece affrontano da sempre senza paura di schierarsi, instancabili nell’approfondire storie ed encomiabili nel raccogliere testimonianze direttamente da chi le vive.

Al punto da chiamare a interpretarle gli stessi ‘uomini della strada’, come il Dave Turner di Blaydon, ex vigile del fuoco che dà corpo al TJ protagonista. E che tra i tanti si rivela il più in grado di assicurare al film un centro solido intorno al quale crescere. Con una forma probabilmente meno riuscita di altre volte, purtroppo, ma ugualmente di impatto. Grazie alla potenza emotiva della conclusione e di alcuni momenti, nei quali vediamo sottolineata l’umanità della popolazione – che come gli esuli è stata vittima per anni di sfruttamento, abbandono e diseguaglianza – e la disperazione, anche dei più intolleranti, incapaci di direzionare la propria rabbia sociale, come le cronache di raccontano quotidianamente.

Si mangia insieme, si resta insieme

Quella umanità che la guerra non ha sconfitto diventa linguaggio comune tra quanti sappiano trovare il coraggio di vedere l’altro, di riconoscere il “loro” in “noi”. Fondamento imprescindibile per la costruzione del conflitto e della sua risoluzione da parte di Loach, pur in un ambito talmente limitato, che fatica a farsi universale nonostante l’insistenza – a tratti didascalica – sui concetti di “forza, solidarietà e resistenza”. E sulle seconde possibilità. La scelta del cibo come mezzo è forse la più fortunata, sia su ampia scala, quando diventa il fulcro narrativo della seconda parte dello sviluppo, sia su quella minima, con la traduzione del costume ancora vivo anche da noi, del cosiddetto “conforto” (che difficilmente non toccherà chiunque lo abbia provato).

Come detto, è il messaggio ad arrivare, meno il film, a tratti indebolito da interpretazioni iperrealiste o eccessivamente naturali (purtroppo anche quella della Yara di Ebla Mari) e che convince più nella rappresentazione dei fatti che nella descrizione delle drammaticità. L’onestà intellettuale del realizzatore impedisce di dubitare delle sue intenzioni anche quando sullo schermo vengono raccontati dolori diversi, sorprese salvifiche e sentimenti sinceri, ché a conquistare il pubblico bastano le fotografie – e quanto rappresentano – sulle pareti della sala dove lo spirito della comunità davvero si fa vivo e presente. E nella quale, tra piatti cucinati insieme e faide riconciliate, tutti potranno trovare un posto a tavola, e nella storia.

Gabriele Mainetti: il prossimo sarà un film di Kung Fu ambientato all’Esquilino

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Il regista Gabriele Mainetti, dopo aver lavorato a “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Freaks Out“, sta lavorando al prossimo progetto che sarà un film di kung fu ambientato nel quartiere multietnico di Piazza Vittorio a Roma. Le riprese sono appena cominciate a Roma e il film sarà il terzo lungometraggio di Mainetti, ancora da intitolare, che lo vedrà cimentarsi con un genere che affonda le proprie radici nella storia del cinema, come accaduto con i precedenti film. Vision Distribution lancerà le vendite del film al Marché du Film di Cannes.

Ambientato nel melting pot cosmopolita del quartiere romano l’Esquilino/Piazza Vittorio, l’ultimo lavoro di Mainetti vedrà incrociarsi due anime molto diverse. Uno è il figlio di un ristoratore locale indebitato scomparso con il suo amante. L’altra è una giovane donna misteriosa appena arrivata nella capitale italiana alla ricerca della sorella scomparsa. “Uniti dal destino, i due si ritroveranno catapultati nei bassifondi del ventre criminale di Roma”, si legge nella sinossi. “Per sopravvivere dovranno combattere fianco a fianco in una travolgente avventura senza esclusione di colpi, sfidando eserciti di spietati criminali, ma soprattutto antichi pregiudizi e diversità culturale.”

Il film di kung fu ambientato a Roma è interpretato dall’artista marziale cinese Liu Yaxi, che era la controfigura di Liu Yifei nel film della Disney “Mulan“, insieme all’italiano Enrico Borello (“Lovely Boy”), Sabrina Ferilli (“La grande bellezza”), Marco Giallini (“Perfetti Sconosciuti”) e Luca Zingaretti (“Montalbano”).

Il film è scritto da Mainetti con gli sceneggiatori Stefano Bises (“Gomorra”) e Davide Serino (“Il cattivo”). È prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, la società di Fremantle dietro a “Le Otto Montagne”, il dramma ambientato nelle Alpi che ha vinto il premio della giuria l’anno scorso a Cannes ed è diventato un successo speciale. A bordo ci sono anche Vision Distribution, una compagnia Sky, e Goon Films di Mainetti in collaborazione con la tedesca DCM, che distribuirà il film in Germania, Austria e Svizzera, e la francese Quad Films, che lo distribuirà in Francia. Vision si occuperà anche della distribuzione in Italia.

Viggo Mortensen, Shia LaBeouf, Al Pacino e altri nel cast del thriller su JFK di David Mamet ‘Assassination’

Il thriller sull’assassinio di JFK di David Mamet sta prendendo forma, con Courtney Love, Viggo Mortensen, Shia LaBeouf, Al Pacino e John Travolta che si uniscono al cast. Il nuovo titolo “Assassination” (il film era precedentemente intitolato “2 Days/1963”) sarà presentato agli acquirenti al mercato cinematografico al Festiva di Cannes questa settimana, con Arclight Films che si occuperà delle vendite internazionali.

Ecco la sinossi ufficiale del progetto: “1963. Durante un’udienza cruciale contro la criminalità organizzata, il capo della mafia di Chicago ordina l’assassinio del presidente John F. Kennedy Jr., creando una cospirazione mortale mentre altera il destino di una nazione. Diretto dal vincitore del Premio Pulitzer e candidato all’Oscar Mamet (“Heist”, “Wag the Dog”), il film è scritto da Mamet e Nicholas Celozzi, che ha basato la sceneggiatura sul suo prozio, il boss della mafia di Chicago Sam Giancana, che potrebbe aver svolto un ruolo significativo nell’orchestrare l’assassinio di Kennedy.

Precedenti rapporti sul film hanno suggerito che si concentrerà su eventi accaduti 48 ore prima dell’assassinio, raccontando la versione della storia che attribuisce alla mafia un ruolo importante nella trama che ha portato al tragico misfatto. Celozzi ha basato il materiale sui dettagli condivisi dal suo defunto zio Pepe (fratello di Giancana), il quale ha suggerito che la mano della mafia nell’assassinio fosse una vendetta per il presunto snobbamento del presidente nei confronti di Giancana e la sua campagna contro la criminalità organizzata, nonostante la sua dipendenza dalla mafia durante le elezioni.

Il direttore della fotografia premio Oscar Robert Elswitt (“There Will Be Blood”), che ha già collaborato con Mamet e Paul Thomas Anderson, è il direttore della fotografia del film. Il film è prodotto da Corey Large e Celozzi. I produttori esecutivi sono John Burnham, Gary Hamilton e Pia Patatian di Arclight Films, Jordan Nott, Bernie Gewissler e Amar Balaggan. 308 Enterprises sta finanziando il progetto. La produzione dovrebbe iniziare a settembre a Vancouver. È un onore lavorare con tutte queste leggende“, ha dichiarato il produttore Corey Large.

Wonka: Timothée Chalamet ha detto di sì perché è per un “pubblico non cinico” in un mondo di “tante brutte notizie”

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Timothée Chalamet interpreta il cioccolatiere più famoso del mondo nell’imminente musical Warner Bros. Wonka, ma oggi scopriamo che non è stato il materiale originale scritto da Roald Dahl a suscitare il suo interesse ad unirsi al progetto. Il candidato all’Oscar ha detto alla rivista Vogue di essere stato attratto dall’interpretare Willy Wonka per il semplice fatto che sarà un film per una fascia di pubblico più giovane e ottimista.

Lavorare su qualcosa che avrà un pubblico giovane e non cinico, è stata solo una grande gioia“, ha detto Chalamet. “Ecco perché ne sono stato attratto. In un momento e in un clima di intensa retorica politica, quando ci sono sempre così tante cattive notizie, si spera che questo sia un pezzo di cioccolato.

Wonka è diretto dal regista di “PaddingtonPaul King e vede come co-protagonisti Keegan-Michael Key, Rowan Atkinson, Sally Hawkins e Olivia Colman. Chalamet ha dichiarato alla stampa al CinemaCon di aprile che la sua versione di Wonka non sarebbe stata “cinica” come le precedenti iterazioni interpretate da Gene Wilder o Johnny Depp. “Questo è un Willy pieno di gioia, speranza e desiderio di diventare il più grande cioccolatiere“, ha detto Chalamet, che ha anche rivelato di aver nuotato nel vero cioccolato fuso durante le riprese delle scene del film.

Wonka, il film

Wonka è basato sui personaggi di Roald Dahl, ispirato in particolare da uno dei personaggi più amati di Dahl, Willy Wonka, e si svolge prima degli eventi di Charlie e la fabbrica di cioccolato ”, si legge nella sinossi. Nel cast anche Rowan Atkinson, Matthew Baynton, Jim Carter, Olivia Colman, Tom Davis, Simon Farnaby, Rich Fulcher, Sally Hawkins, Kobna Holdbrook-Smith, Paterson Joseph, Keegan-Michael Key, Calah Lane, Matt Lucas, Colin O’ Brien, Natasha Rothwell, Rakhee Thakrar e Ellie White.

Willy Wonka è stato creato dal famoso autore Roald Dahl. Il personaggio ha debuttato nel romanzo del 1964, Charlie e la fabbrica di cioccolato. Il libro è stato adattato due volte per lo schermo, nel 1971 e nel 2005, quando Tim Burton ha scelto Johnny Depp per il ruolo in questione. Paul King, il regista dietro la serie di Paddington, firma la regia di Wonka e uscirà al cinema il 14 dicembre 2023

Wish: il teaser trailer italiano del nuovo film d’animazione Disney

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Sono disponibili il trailer e il poster in italiano del nuovo film Walt Disney Animation Studios di Natale Wish, che arriverà il 21 dicembre nelle sale italiane. Il trailer presenta la diciassettenne Asha; il potente Re Magnifico; la capretta di Asha, Valentino; e Star, una sfera celeste di sconfinata energia richiamata dal cielo dal desiderio di Asha.

Wish accoglie il pubblico a Rosas, una terra fantastica situata al largo della penisola iberica. “La nostra eroina, Asha, vive a Rosas, conosciuto come il regno dei desideri”, ha dichiarato il regista Chris Buck, che dirige il film insieme a Fawn Veerasunthorn. “Le persone arrivano da ogni dove per esprimere i propri desideri più profondi a un re magico che promette di esaudirli, un giorno. Solo lui può decidere quali desideri si avvereranno e quando”.

Veerasunthorn ha aggiunto: “Siamo stati ispirati da così tanti film iconici dei 100 anni di Disney Animation, in particolare dalle storie in cui si esplora il potere di chi ha un desiderio, unito alla convinzione di realizzarlo. È stata una gioia per tutto il nostro team poter onorare questa eredità con questa storia incredibile e questi straordinari personaggi”.

In Wish, la brillante sognatrice Asha esprime un desiderio così potente che viene accolto da una forza cosmica, una piccola sfera di sconfinata energia chiamata Star. Insieme, Asha e Star affrontano un nemico formidabile – il sovrano di Rosas, Re Magnifico – per salvare la sua comunità e dimostrare che quando la volontà di un umano coraggioso si unisce alla magia delle stelle, possono accadere cose meravigliose.

Il film è diretto dal regista premio Oscar® Chris Buck (Frozen, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e Fawn Veerasunthorn (Raya e l’ultimo drago), prodotto da Peter Del Vecho (Frozen, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e co-prodotto da Juan Pablo Reyes (Encanto). Jennifer Lee (Frozen, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) è la produttrice esecutiva, oltre che sceneggiatrice del progetto insieme a Allison Moore (Notte stellata, Manhunt). Le canzoni originali sono firmate dalla cantautrice nominata ai Grammy® Julia Michaels e dal produttore/cantautore/musicista vincitore del Grammy® Benjamin Rice, mentre la colonna sonora è composta da Dave Metzger.

Wish, il teaser poster italiano

Emily: il trailer del film su Brontë con Emma Mackey

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Emily: il trailer del film su Brontë con Emma Mackey

Martedì 16 maggio alle ore 21, il Cinema Nazionale di Torino ospita l’anteprima nazionale di Emily il film diretto da Frances O’Connor con Emma Mackey in uscita al cinema il 15 giugno distribuito da BIM. L’evento si inserisce nel più ampio programma del Salone OFF, la grande festa cittadina che accompagna la XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino. La proiezione sarà introdotta da Nicola Lagioia, alla sua ultima edizione come Direttore, che ora firma e dirige Lucy, rivista multimediale e grande novità dell’approfondimento culturale nazionale. L’anteprima del film di Frances O’Connor sarà l’occasione per lanciare, in collaborazione con le Biblioteche Civiche Torinesi, gruppi di lettura e approfondimento che coinvolgeranno i tanti appassionati della scrittrice inglese per tutto il mese di giugno. L’Indice dei Libri del Mese, una delle più longeve riviste italiane di informazione culturale, proporrà ai propri lettori un’attività social dedicata a Cime Tempestose. Il Premio Calvino, uno dei più importanti riconoscimenti alle opere prime inedite di narrativa, inviterà i propri lettori a celebrare una tra le più note opere d’esordio: Cime Tempestose scritto nel 1845 da Emily Brontë.

Emily: la trama

Cosa si nasconde dietro la creazione di un capolavoro? Emily racconta l’appassionante vita di una delle scrittrici più amate di tutti i tempi, Emily Brontë. Profondamente influenzata dalla morte della madre, dai confini imposti dal padre e dalla vita familiare, dal rapporto con le sorelle Charlotte e Anne e dall’amato fratello Branwell, Emily è incessantemente alla ricerca della libertà artistica e personale. Una ricerca irrefrenabile, fervida e impetuosa che esplode nella creazione di uno dei più grandi romanzi di tutti i tempi: a meno di trent’anni scrive Cime tempestose.

Diretto da Frances O’ Connor e magistralmente interpretato dalla star della serie televisiva Sex Education Emma Mackey.

Houria – La voce della libertà, dal 21 giugno al cinema

Houria – La voce della libertà, dal 21 giugno al cinema

Dopo essere stato presentato in anteprima in concorso ufficiale alla Festa del Cinema di Roma, dal 21 giugno arriva nei cinema italiani con I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection HOURIA – LA VOCE DELLA LIBERTÀ, il nuovo film di Mounia Meddour (Non conosci Papicha). Prima dell’uscita, il film sarà presentato alla 19a edizione di Biografilm Festival (Bologna, 9-19 giugno), la cui immagine ufficiale è proprio una foto della sua coraggiosa protagonista.

Mounia Meddour torna a parlare della condizione femminile in Algeria e della lotta costante delle donne arabe per emanciparsi e far sentire la loro voce, e lo fa attraverso la storia di una giovane ballerina.

Houria, recensione del film di Mounia Meddour

Houria (Lyna Khoudri, Miglior promessa ai Premi César 2020 per Non conosci Papicha, vista di recente anche in The French Dispatch e November – I cinque giorni dopo il Bataclan) è una talentuosa ballerina di Algeri che, dopo un grave episodio di violenza, è costretta a rinunciare alla danza. Grazie al sostegno di una comunità di donne nella medesima condizione, riuscirà a risollevarsi per ricomporre, insieme alle altre, sé stessa, la sua fisicità e la sua spiritualità. In una società patriarcale e ancora misogina come quella algerina – dove le tradizioni incombono, le possibilità di affrancamento si affievoliscono e le libertà di espressione si annullano – ragazze come Houria sono simbolo di resilienza.

Un film di denuncia e di dolore, ma anche denso di speranza secondo la regista Mounia Meddour, che ritiene che la vera forza di Houria sia la sua capacità di rinascere. «Diventerà sé stessa», dichiara, «così ho immaginato il personaggio di Houria: un’eroina resa grandiosa dalla sua perseveranza, come l’Algeria che è ferita ma ancora in piedi…».

Non a caso Houria in arabo significa “libertà” e “donna indipendente”.

Houria – La voce della libertà sarà nei cinema dal 21 giugno con I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Houria – La voce della libertà, la trama

Dalla regista di Non conosci Papicha, un’emozionante storia di rivalsa e accettazione con la stella emergente Lyna Khoudri (The French Dispatch, Non conosci Papicha). Algeri. Houria, giovane e talentuosa ballerina, subisce una violenta aggressione che le strappa, insieme al sogno di una carriera nella danza, la voce. Solo grazie al supporto di un gruppo di donne che hanno vissuto esperienze simili alla sua, potrà imparare a rimettersi in piedi e troverà, proprio nella danza, un nuovo modo di esprimersi, un silenzioso grido di libertà capace di sollevarsi con forza fino al cielo. E colpire direttamente al cuore.

Festival di Cannes, che accoglienza riserverà a Johnny Depp?

Festival di Cannes, che accoglienza riserverà a Johnny Depp?

La carriera un tempo incandescente di Johnny Depp è esplosa sulla scia dei suoi numerosi scandali, ma il controverso attore ha tutte le ragioni per aspettarsi un benvenuto da star del cinema quando arriverà al Festival di Cannes oggi per la premiere di “Jeanne du Barry. Il dramma in costume è il primo ruolo da protagonista di Johnny Depp in tre anni, un periodo di tempo in cui la star ha per lo più fatto notizia per le sue battaglie legali in corso con l’ex moglie Amber Heard (ha perso una causa per diffamazione nel 2020 che coinvolgeva le sue accuse di abuso nel Regno Unito, solo per vincerne un altro negli Stati Uniti nel 2022).

Ma durante quel periodo tempestoso, quello che ha visto Johnny Depp essere licenziato da progetti di alto profilo come il franchise spin-off di “Harry Potter” “Animali fantastici“, l’Europa è rimasta un porto nella tempesta. Ha continuato a essere celebrato nei festival cinematografici di tutto il continente con il pubblico che si è mostrato fedele per vedere i film che è riuscito a realizzare tra le apparizioni sui tabloid e il set. Da parte sua, il Festival di Cannes ha respinto i suggerimenti secondo cui non dovrebbe offrire a Johnny Depp  una piattaforma date le accuse di abuso di Amber Heard. Il capo del festival  Thierry Fremaux ha inquadrato la presentazione di “Jeanne du Barry” come una questione di libera espressione.

Le parole di Thierry Fremaux su Johnny Depp

Non conosco l’immagine di Johnny Depp negli Stati Uniti. A dire il vero, nella mia vita, ho solo una regola: è la libertà di pensiero, e la libertà di parola e di azione all’interno di un quadro legale“, Fremaux  ha detto durante una conferenza stampa lunedì. “Se a Johnny Depp fosse stato vietato di recitare in un film, o se il film fosse stato bandito, non saremmo qui a parlarne“. Depp non sarà solo sulla croisette per promuovere il suo ultimo film. Sta anche portando al Festival di Cannes il suo prossimo impegno, un film biografico sull’artista italiano Amedeo Modigliani, che segna il suo ritorno alla sedia da regista dopo il film del 1997 “The Brave”. Al festival l’attore è in cerca di sostenitori per il progetto.  Se riesce a ottenere un finanziamento, Johnny Depp spera di girare il film a Budapest entro questo autunno.

Da parte sua, Fremaux sembra aver separato l’arte di Depp dal suo dramma fuori dallo schermo. Per il resto, sono l’ultima persona a poter discutere di tutto questo“, ha detto ai giornalisti. “Se c’è una persona al mondo che non ha trovato il minimo interesse per questo processo così pubblicizzato, quella sono io. Non so di cosa si tratta. Mi interessa Johnny Depp come attore.

Cosa sappiamo di Jeanne du Barry

Al suo sesto lungometraggio Maïwenn interpreterà Jeanne du Barry accanto a Johnny Depp nei panni di re Luigi XV. Nel cast anche le star Benjamin Lavernhe, Melvil Poupaud, Pierre Richard, Pascal Greggory e India Hair. Il film racconta la vita, l’ascesa e la caduta della favorita di re Luigi XV. Jeanne Vaubernier, una giovane donna della classe operaia affamata di cultura e piacere, usa la sua intelligenza e il suo fascino per salire uno dopo l’altro i gradini della scala sociale. Diventa la favorita del re Luigi XV che, ignaro del suo status di cortigiana, riacquista attraverso di lei il suo appetito per la vita. I due si innamorano perdutamente e contro ogni decoro ed etichetta, Jeanne si trasferisce a Versailles, dove il suo arrivo scandalizza la corte…

Maïwenn è regista, sceneggiatrice, attrice e produttrice, il suo cinema è intriso di una certa realtà, liberamente ispirata alla sua stessa vita sulla quale modella i suoi personaggi e gli intrighi. Ricerca dell’identità, costruzione di sé e della famiglia in generale, tutti questi aspetti sono al centro anche di questo suo ultimo lavoro. Il film sarà distribuito da Notorious Pitures, presto sarà annunciata la data di uscita nelle sale italiane.

Festival di Cannes 76: al via l’edizione 2023 della kermesse francese

Parte oggi, dalle spiagge del sud della Francia, la 76° edizione del Festival di Cannes che sarà inaugurata ufficialmente con la cerimonia di apertura di questa sera, alle 19.00.

L’attrice Chiara Mastroianni, figlia di sarà Maestra di Cerimonia e conduttrice della 76esima edizione. Accoglierà sul palco del Grand Théâtre Lumière del Palais des Festivals la giuria, tra cui Ruben Östlund, presidente della giuria insieme a Maryam Touzani, Denis Ménochet, Rungano Nyoni, Brie Larson, Paul Dano, Atiq Rahimi, Damián Szifron e Julia Ducournau.

La cerimonia di apertura sarà trasmessa in diretta martedì 16 alle 19:00 su France 2. Uno dei momenti salienti della cerimonia sarà la presenza dell’ospite d’onore del 76° Festival, l’attore e produttore americano Michael Douglas, che riceverà una Palma d’oro onoraria in occasione della cerimonia. A seguire la cerimonia ci sarà la proiezione ufficiale del film di apertura, Jeanne du Barry di Maïwenn. Il film uscirà nelle sale in Francia lo stesso giorno.

Hollywood, WGA afferma “Il mondo intero è dalla nostra parte”

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Hollywood, WGA afferma “Il mondo intero è dalla nostra parte”

La Directors Guild of America sta continuando i suoi negoziati a Hollywood con l’AMPTP, poiché le aziende sperano di ottenere un accordo che potrebbe svolgere un ruolo nel porre fine allo sciopero degli scrittori annunciato che durerà due settimane. Nel frattempo, la Writers Guild of America ha detto ai membri che la gilda sta vincendo la “guerra di pubbliche relazioni” contro gli studi, mentre i membri condividono le loro storie sui media.

Sembra che il mondo intero sia dalla nostra parte“, ha scritto Lisa Takeuchi Cullen, vicepresidente di WGA East, in un’e-mail ai membri intitolata “Our Momentum Grows”. Le storie individuali dei membri del nostro sistema rotto – di tirare avanti con dieci settimane di lavoro all’anno, di assegni residui che ammontano a pochi centesimi – stanno risuonando con il pubblico. Capiscono che stiamo perdendo il sogno americano della classe media. Non siamo l’élite. Siamo proprio come loro. Noi siamo loro.” Cullen ha notato la solidarietà tra i sindacati dell’intrattenimento e ha affermato che i picchetti dei membri della WGA hanno interrotto gli eventi e le produzioni del settore. Ha anche affermato che, sulla base di stime precedenti, “lo sciopero potrebbe costare circa 30 milioni di dollari al giorno in produzione persa in studio“. Il WGA ha successivamente emesso una correzione a Deadline, affermando che la cifra in realtà proviene da uno studio del Milken Institute che misura la perdita di produzione nell’intera economia della California a causa dello sciopero degli scrittori del 2007-2008.

Come procedono le trattative tra registi (DGA) e produttori (AMPTP)?

La DGA e l’Alliance of Motion Picture and Television Producers hanno concordato un blackout dei media per la durata della loro contrattazione, ed entrambi hanno rifiutato di commentare. I colloqui sono iniziati mercoledì scorso. Ma secondo fonti che hanno sentito parlare dei colloqui, le discussioni tra DGA e AMPTP sembrano procedere in modo collaborativo. “Calma”, è così che un esperto del settore ha descritto l’atmosfera nella sala dei negoziati.

Questi rapporti sono coerenti con la reputazione della DGA come gilda che vede gli studi come partner piuttosto che come nemici. Tuttavia, ciò non significa che non ci saranno punti critici. La leadership della DGA è stata molto più esplicita rispetto al passato su ciò che i registi considerano la posta in gioco importante in questa negoziazione del contratto. Il DGA si concentra principalmente sull’ottenere una formula residua di streaming che consenta ai membri di beneficiare della crescita degli abbonati internazionali. La formula attuale si basa sui numeri di abbonati USA-Canada, con un bonus del 35% inteso a tenere conto della portata internazionale delle piattaforme.

Man of Steel: James Cameron ha tentato di convincere Zack Snyder a girare in 3D Nativo

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Quando Avatar è stato rilasciato nel 2009, ha battuto i record al botteghino e ha reso di nuovo popolari i film in 3D. Sfortunatamente, il suo successo ha creato una tendenza preoccupante in cui gli studi hanno iniziato a convertito pigramente i successi in 3D, creando un’esperienza “buia” (e spesso sorprendentemente piatta) per gli spettatori.

Nessuno si è mai veramente impegnato allo stesso livello di James Cameron, ma Zack Snyder ha ora rivelato che il suo collega regista durante la pre-produzione del film lo ha spinto a girare Man of Steel in 3D nativo.  “Abbiamo avuto un incontro con James Cameron – penso fosse proprio prima di fare Superman – e lui voleva che girassimo il film in 3D in modo nativo”, ricorda Snyder. “E io ero tipo, ‘Uh, sì, Jim. È una grande idea.'”

“Ma poi il film… è stato problematico… perché hai sempre bisogno di due telecamere. Quindi sarebbe stato… sì”, ha concluso, suggerendo che il processo alla fine era troppo complicato e costoso. Man of Steel è stato rilasciato in 3D, ma è stata un’altra delle conversioni che ha destato interesse per il formato prima che Avatar: La via dell’acqua arrivasse lo scorso dicembre. Girare Man of Steel in 3D lo avrebbe reso un vero spettacolo da vedere, specialmente durante quelle scene ambientate su Krypton e la battaglia finale ricca di azione.

È abbastanza facile capire perché Snyder abbia deciso di non intraprendere questa strada, comunque, perché era abbastanza impegnato a scontrarsi con la Warner Bros. sulla direzione più oscura in cui stava portando Superman. Alla fine, il riavvio è stato un discreto successo, anche se è diventato sempre più divisivo. Negli anni che seguirono, in particolare con il modo in cui Kal-El fu interpretato nell’atto finale. In effetti, da allora non abbiamo più avuto un film di Superman da solista, con Batman v Superman: Dawn of Justice che ha preso il posto di Man of Steel 2. Tuttavia, James Gunn riprenderà il personaggio con Superman: Legacy che è atteso per l’arrivo al cinema nel 2025.

Tutto quello che sappiamo su Superman: Legacy

Superman: Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Secondo quanto riferito, James Cameron ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film, animazione e giochi.

Superman: Legacy, Rachel Brosnahan risponde ai rumors sul casting di Lois Lane

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Negli ultimi giorni, abbiamo avuto una prima idea di quali attori potrebbero essere in lizza per ricoprire i tre ruoli principali in Superman: Legacy di James Gunn, e Rachel Brosnahan era uno dei nomi che si diceva fossero in corsa per Lois Lane. Sebbene James Gunn abbia rifiutato di commentare chi potrebbe o meno aver fatto l’audizione, gli addetti ai lavori ritengono che Rachel Brosnahan, Emma Mackey (Barbie), Phoebe Dynevor (Bridgerton) e Samara Weaving (Scream VI) abbiano tutti tenuto un’audizione per interpretare potenzialmente l’interesse amoroso di Clark Kent per l’imminente riavvio.

Proprio in queste ore la star di Marvelous Mrs. Maisel è stata ospite di The View e gli è stato chiesto cosa ne pensa dei rumors su Lois Lane. Sebbene abbia sottolineato che tutto ciò che le persone leggono online dovrebbe essere “preso con le pinze“, il suo linguaggio del corpo leggermente teso potrebbe indicare che è davvero all’altezza del ruolo. Rachel Brosnahan ha anche affermato che sarebbe “straordinario” ottenere la parte, essendo cresciuto guardano l’iconico personaggio della DC Comics. Di seguito l’intervista originale.

https://www.youtube.com/watch?v=oiH0OiW8GLs&pp=ygUWUmFjaGVsIEJyb3NuYWhhbiBsb2lzZQ%3D%3D

Tutto quello che sappiamo su Superman: Legacy

Superman: Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film, animazione e giochi.

La Sirenetta: un accordo pericoloso nella nuova clip dal live action

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In attesa dell’uscita de La Sirenetta il prossimo 24 maggio, ecco una nuova clip dal film live action diretto da Rob Marshall. Nella clip in questione assistiamo alla famosa scena in cui la Strega del Mare, Ursula, interpretata da Melissa McCarthy, raggira Ariel (Halle Bailey) “vendendole” le gambe al prezzo della sua voce.

La sirenetta, la trama e il cast del film

La Sirenetta racconta l’amata storia di Ariel, una bellissima e vivace giovane sirena in cerca di avventura. Ariel, la figlia più giovane di Re Tritone e la più ribelle, desidera scoprire di più sul mondo al di là del mare e, mentre esplora la superficie, si innamora dell’affascinante principe Eric. Alle sirene è vietato interagire con gli umani, ma Ariel deve seguire il suo cuore e stringe un patto con la malvagia strega del mare, Ursula, che le offre la possibilità di sperimentare la vita sulla terraferma, mettendo però in pericolo la sua vita e la corona di suo padre.

Il film è interpretato dalla cantante e attrice Halle Bailey (grown-ish) nel ruolo di Ariel; Jonah Hauer-King (Un viaggio a quattro zampe) nel ruolo del principe Eric; Noma Dumezweni (Il Ritorno di Mary Poppins) nel ruolo della regina Selina; Art Malik (Homeland – Caccia alla spia) nel ruolo di Sir Grimsby; con il vincitore del premio Oscar Javier Bardem (Non è un paese per vecchi) nel ruolo di Re Tritone; e con la due volte candidata all’Academy Award® Melissa McCarthy (Copia originale, Le amiche della sposa) nel ruolo di Ursula.

La Sirenetta è diretto dal candidato all’Oscar Rob Marshall (Chicago, Il Ritorno di Mary Poppins), con una sceneggiatura del due volte candidato all’Oscar David Magee (Vita di Pi, Neverland – Un sogno per la vita). Le musiche delle canzoni sono composte dal pluripremiato agli Academy Award Alan Menken (La Bella e la Bestia, Aladdin), con i testi di Howard Ashman e i nuovi testi del tre volte vincitore del Tony Award Lin-Manuel Miranda. Il film è prodotto dal due volte vincitore dell’Emmy Marc Platt (Jesus Christ Superstar Live in Concert, Grease: Live!), da Lin-Manuel Miranda, dal due volte vincitore dell’Emmy John DeLuca (Tony Bennett: An American Classic) e da Rob Marshall, mentre Jeffrey Silver (Il Re Leone) è il produttore esecutivo.

Superman: Legacy, Nicholas Hoult sarà Lex Luthor?

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Superman: Legacy, Nicholas Hoult sarà Lex Luthor?

Continua a tenere banco ad Hollywood la questione casting dell’attesissimo Superman: Legacy e a dire il vero ci sono rapporti contrastanti in merito agli attori coinvolti e nella fattiscpecia su quale quale personaggio Nicholas Hoult è in lizza per interpretare nel prossimo film di James Gunn da regista. Il rapporto iniziale di THR suggeriva che la star di Renfield era pronta per il ruolo di Lex Luthor, ma in seguito Deadline ha contraddetto questa notizia affermando che in realtà la star era uno degli attori considerati per interpretare proprio il protagonista Clark Kent/Superman. Oggi, invece sembra che il primo dei rapporti diffuso fosse in realtà quello sulla giusta strada che dava l’attore per papabile nuovo Luthor.

Nella copertura di THR che dà un approfondimento maggiore sull’audizione sostenuta da Rachel Brosnahan secondo cui ha fatto un provino per il ruolo di Lois Lane, il sito afferma che Nicholas Hoult ora è ritenuto “l’unica persona in considerazione per l’arcinemico di Superman Lex Luthor“. È possibile che Nicholas Hoult abbia letto entrambe le parti, infatti non sarebbe la prima volta che un attore prova per due personaggi importanti nello stesso progetto. Per quanto riguarda Rachel Brosnahan, il trade osserva che la star di Marvelous Mrs. Maisel “ha offerto un’audizione eccezionale per l’audace giornalista del Daily Planet”, ma potrebbe essere ritenuta troppo più vecchia per quello che James Gunn spera di ottenere con la sua visione per l’Uomo d’Acciaio – che sarà un film che si concentra sull’eroismo di Metropolis con 20 personaggi“.

Tutto quello che sappiamo su Superman: Legacy

Superman: Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film, animazione e giochi.

Guardiani della Galassia Vol. 3: Vin Diesel riflette sull’emozionante battuta di Groot nel finale del film

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Nonostante sia ora impegnato con la promozione di Fast X, Vin Diesel ha trovato il tempo e il modo di commentare anche Guardiani della Galassia Vol. 3, altro blockbuster in cui è astato coinvolto e in cui torna a prestare la voce a Groot.

Diesel presta la voce all’albero parlante sin dal primo film dei Guardiani, del 2014, e ha doppiato il personaggio per tutto il suo arco narrativo all’interno del MCU. Come ben sappiamo, Groot dice soltanto “Io sono Groot”, ma alla fine di Guardiani della Galassia Vol. 3 il personaggio si lascia andare a un “Vi voglio bene”. Ecco cosa ha commentato Vin Diesel in merito:

“Sai… per quell’aspetto, è stato molto bello perché significava che il pubblico ora è in grado di comprendere il vernacolo, la lingua di questo colosso della Flora, e questo è un testamento dei dieci anni di lealtà che abbiamo avuto. Sono stato così fortunato in questo franchise con il personaggio di Groot e la pazienza che hanno le persone che aspettano così a lungo per sentirgli dire soltanto quelle tre parole. Come ogni cosa viva, con pazienza e dedizione”.

Guardiani della Galassia Vol. 3 – tutto sul film

Guardiani della Galassia Vol. 3 è scritto e diretto da James Gunn ed è interpretato da Chris PrattZoe SaldanaDave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff, con Vin Diesel  nei panni di Groot e Bradley Cooper in quelli di Rocket nella versione originale, oltre a Sean Gunn, Chukwudi Iwuji, Will Poulter e Maria Bakalova. Il film è prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Nikolas Korda, Simon Hatt e Sara Smith sono i produttori esecutivi. Il film è al cinema dal 5 maggio.

The Flash: nuovo spot esteso e nuove immagini!

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The Flash: nuovo spot esteso e nuove immagini!

Un altro spot televisivo esteso per The Flash è stato condiviso online, dandoci uno sguardo a un bel po’ di nuovi filmati dal primo film solista dell’uomo più veloce del mondo!. Ci sono molte scene inedite del The Flash protagonista e “Barry 2” che affrontano Zod, Supergirl che devasta alcune delle forze del Generale e Batman di Michael Keaton che fa un discorso di incoraggiamento ai suoi alleati prima di andare in battaglia.

Abbiamo anche alcune nuove foto promozionali con gli eroi principali, oltre a Iris West, gli amici di Barry Patty Spivot e Albert Desmond, il cavaliere oscuro con il Batwing, riprese dietro le quinte del regista Andy Muschietti e altro ancora.

ALTRI SPOT

The Flash: la trama e il cast del film

In The Flash i mondi si incontreranno quando Barry userà i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e cambiare gli eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato, minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi. L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano imprigionato…. malgrado non sia più colui che sta cercando. In definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è ‘correre per la sua vita’. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente per resettare l’universo?

Fanno parte del cast di The Flash l’attore Ezra Miller nei panni del protagonista, riprendendo dunque il ruolo di Barry Allen da Justice League, ma anche l’astro nascente Sasha Calle nel ruolo di Supergirl, Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”), in quelli del Generale Zod, Ron Livingston (“Loudermilk”, “L’evocazione – The Conjuring”), Maribel Verdú (“Elite”, “Y tu mamá también – Anche tua madre”), Kiersey Clemons (“Zack Snyder’s Justice League”, “Sweetheart”), Antje Traue (“King of Ravens”, “L’uomo d’acciaio”) e Michael Keaton (Spider-Man: Homecoming”, “Batman”), che torna nel costume di Batman dopo oltre 30 anni.

Moonage Daydream: 10 dettagli su David Bowie rivelati dal documentario

Nel documentario Moonage Daydream sono stati rivelati nuovi dettagli sulla vita e l’eredità di David Bowie. Il documentario è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes del 2022, è stato distribuito nelle sale cinematografiche nel settembre dello stesso anno e recentemente è arrivato su HBO Max alla fine di aprile 2023. Il film è stato scritto, diretto e montato da Brett Morgen, autore anche dell’eccezionale documentario HBO su Kurt Cobain, Cobain: Montage of Heck, del 2015.

Moonage Daydream dura due ore e 15 minuti. Il filmato incorpora un mix di interviste e concerti di David Bowie, sia popolari che inediti, per creare una compilation fluida e senza soluzione di continuità della vita personale di Bowie e della sua ascesa alla celebrità. I filmati esclusivi e la musica sono sapientemente intrecciati per creare un’accurata sintesi delle qualità mitiche ed estetiche di David Bowie. La colonna sonora e la struttura narrativa di Moonage Daydream hanno offerto una rottura fresca e originale rispetto all’approccio standard, dando vita a un documentario unico come il suo protagonista, David Bowie, che ha rivelato dettagli inediti sulla sua vita e personalità.

La principale forma di culto di Bowie era vivere appieno la vita

In un’intervista inedita mostrata in Moonage Daydream, Bowie ha rivelato di non adorare alcun Dio e di non seguire alcuna dottrina specifica. Ha dichiarato profondamente di adorare la vita stessa e di credere in un’energia simile a quella di Dio, ma di non credere in alcuna divinità specifica. Bowie era un sostenitore della spiritualità e descriveva la devozione a vivere la vita al massimo come l’unica ideologia che effettivamente venerava al posto delle idee tradizionali di Dio o religione.

Bowie si ispirava all’arte e alla musica che non capiva

Da bambino, Bowie non capiva sempre i testi della musica che gli piaceva, ma sapeva di voler trasportare le sensazioni che questa gli suscitava in uno spazio mentale alternativo. Voleva vivere all’interno di quell’universo musicale per poter comprendere meglio la vita attraverso una lente artistica. Questo rendeva la vita più misteriosa, meravigliosa e magica per lui.

Bowie si avvicinò all’arte con un’interpretazione simile, apprezzando il fatto che fosse simbolica e astratta e sapendo di essere attratto da quell’energia. Metteva in parallelo l’arte con la sua vita quotidiana, credendo che ogni momento potesse essere qualcosa di nuovo e inspiegabile. Riusciva sempre a trovare un mistero avventuroso in ogni secondo della giornata.

Bowie amava sperimentare e mettersi in situazioni impegnative

Bowie amava sfidare se stesso mettendosi in situazioni in cui doveva essere sociale. Ha vissuto a Los Angeles, anche se non gli piaceva affatto, solo per vedere cosa sarebbe successo alla sua scrittura. Ha sperimentato per tutta la vita, usando se stesso come soggetto degli esperimenti. Pensava di poter crescere solo facendo cose che lo mettessero alla prova e lo facessero uscire dalla sua zona di comfort. Il suo approccio alla vita lo ha aiutato a mantenere una crudezza e una fluidità come artista, non permettendosi mai di sentirsi troppo a suo agio o compiaciuto. Di conseguenza, il suo lavoro risultava sempre entusiasmante e nuovo.

Il fratellastro di Bowie, Terry, ha avuto una grande influenza su di lui

Una delle maggiori rivelazioni di Moonage Daydream è stata quanto Bowie sia stato influenzato dal fratellastro Terry durante la sua crescita. Bowie ha dichiarato di aver avuto un’infanzia relativamente normale in periferia e di aver visto Terry, che viveva tra due famiglie, durante i suoi primi anni di vita. Ogni volta che David vedeva Terry, era naturalmente attratto da lui, affermando di non aver mai incontrato qualcuno che avesse più curiosità per il mondo di Terry, cosa che lo ispirava profondamente. Terry regalò a Bowie una copia del famoso romanzo On The Road di Jack Kerouac, che contribuì a ispirare un movimento generazionale verso la controcultura negli anni ’60 e cambiò la vita di David.

Moonage Daydream fa luce sui pensieri di Bowie riguardo alla malattia mentale

Moonage Daydream rivela le opinioni di Bowie sulla malattia mentale. Un intervistatore chiese a Bowie se avesse paura delle malattie mentali a causa della storia della sua famiglia, cosa che Bowie negò. Spiegò che credeva che la sua arte gli permettesse di trascendere la sua paura. Ha usato la musica e l’arte come terapie che lo hanno reso abbastanza fortunato da non dover affrontare molti problemi di salute mentale come altri membri della sua famiglia. Ha spiegato che era in grado di esprimere le visioni che aveva in testa attraverso le sue opere d’arte, il che, a suo avviso, lo ha salvato da gravi problemi di salute mentale.

Bowie riesamina la propria infanzia

In Moonage Daydream Bowie riflette in modo molto dettagliato su alcune delle insidie della sua educazione. Ha ammesso che il rapporto con i suoi genitori era meno affettuoso ed emotivo di quanto avrebbe sperato. Bowie ha rivelato che il suo bisogno di esprimere emozioni in modo creativo, attraverso la musica, la recitazione e altre forme d’arte, derivava da un profondo bisogno intrinseco di provare emozioni genuine. Ha detto che si sentiva vuoto quando non si esibiva o non scriveva.

Bowie ha attribuito ai rapporti silenziosi e spesso privi di emozioni che aveva con i suoi genitori la forza trainante del suo desiderio di affetto. Ha persino ricordato di non aver mai ricevuto un orsacchiotto di peluche da bambino, cosa che lo ha colpito e lo ha fatto sentire in qualche modo non amato e trascurato emotivamente.

Bowie si trasferì a Berlino con l’intenzione di creare un nuovo linguaggio musicale

Moonage DaydreamDavid Bowie si trasferì in campagna quando non riuscì più a trovare ispirazione per scrivere nella cultura e nello stile di vita di Los Angeles. Si spostò poi a Berlino, dove nessuno lo fermava per strada a prendere un panino e un caffè. Viveva in un piccolo appartamento sopra un’autofficina e si concentrava sulla creazione di un suono musicale completamente nuovo con l’aiuto del leggendario Brian Eno. Sfidava se stesso a provare cose nuove, usando gli stessi vecchi strumenti per vedere cos’altro riusciva a trovare. Ha spiegato che aveva bisogno di questo caos nella sua vita per creare la sua musica ed esprimere se stesso in modo autentico.

Moonage Daydream rivela un filmato inedito dell’esibizione all’Earl’s Court del 1978

L’esibizione di Bowie a Earl’s Court nel 1978 è stata precedentemente confermata come girata con attrezzature cinematografiche professionali e finalmente ha visto la luce in Moonage Daydream. Il documentario presenta un’esecuzione completa di una delle canzoni più famose di Bowie, “Heroes”, che prima d’ora era stata ascoltata solo in audio. Questa scena è una delle più grandi rivelazioni di Moonage Daydream per quanto riguarda la pubblicazione di filmati di concerti d’archivio. Il regista Brett Morgen è stato abile a includere l’intera performance di “Heroes” con piccoli ritocchi per aumentare il significato dell’inclusione del filmato nel suo documentario.

Bowie preferiva stare da solo, nonostante la sua fama

David Bowie Moonage Daydream documentarioBowie bramava affetto e riconoscimento per le sue opere d’arte espressioniste e le sue potenti canzoni. Apprezzava l’amore dei suoi fan e l’acclamazione della critica che ha ricevuto nel corso della sua illustre carriera. Tuttavia, in Moonage Daydream ha rivelato più volte che in realtà si sentiva molto a disagio con le altre persone e che preferiva essere completamente solo per la maggior parte del tempo.

Quando era isolato, riusciva ad accedere meglio ai piccoli universi della sua mente da cui traeva ispirazione. Pensava che il potere della mente umana fosse notevole e che fosse l’unico spazio in cui si sentiva veramente a suo agio. Poteva creare piccoli mondi nella sua mente e produrre magnifiche visioni dall’interno che influenzavano la sua musica e la sua arte.

Bowie non si definiva un’artista tormentato

David Bowie Moonage DaydreamCon l’avanzare dell’età, Bowie non accettava l’idea di dover soffrire per continuare a essere un grande compositore e artista. Rimaneva ottimista e ispirato dal fatto di avere ancora un futuro davanti a sé. Sebbene fosse solito avere a che fare con sentimenti di disagio e non appartenenza, che lo aiutavano a incanalare gran parte della sua energia creativa e della sua concentrazione, con l’avanzare dell’età Bowie si rese conto che poteva essere un uomo ottimista e di successo allo stesso tempo.

Moonage Daydream mostra come sia arrivato a capire che, per ritrovare stabilità e soddisfazione, avrebbe dovuto ritrovare se stesso al di fuori dei suoi successi artistici e tornare all’essenza del vero David Bowie. Questo è stato possibile grazie alla relazione con Iman, con cui è stato sposato dal 1992 alla sua morte nel 2016.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino: un’adrenalinica clip con Ford e Waller-Bridge

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Harrison Ford e Phoebe Waller-Bridge sono impegnati in una folle corsa a bordo di due tuk-tuk in una nuova clip di Indiana Jones e il Quadrante del Destino, la cui presentazione al pubblico si avvicina sempre di più in vista di Cannes 76, dove il film sarà proiettato per la prima volta.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Insieme a Harrison Ford, il cast del film include Phoebe Waller-Bridge (Fleabag), Antonio Banderas (Dolor y gloria), John Rhys-Davies (I predatori dell’arca perduta), Toby Jones (Jurassic World – Il regno distrutto), Boyd Holbrook (Logan – The Wolverine), Ethann Isidore (Mortale) e Mads Mikkelsen (Animali Fantastici – I segreti di Silente). Il film vedrà Indy intento a scoprire un artefatto che può apparentemente riavvolgere e manipolare il tempo, particolarmente ambito da un ex nazista ora scienziato presso la Nasa, dove si sta intanto progettando lo sbarco sulla luna.

Diretto da James Mangold (Le Mans ‘66 – La grande sfidaLogan – The Wolverine) e con una sceneggiatura scritta da Jez Butterworth & John-Henry Butterworth e David Koepp e James Mangold, basata sui personaggi creati da George Lucas e Philip Kaufman, il film è prodotto da Kathleen Kennedy, Frank Marshall e Simon Emanuel, mentre Steven Spielberg e George Lucas sono i produttori esecutivi. La colonna sonora è composta ancora una volta da John Williams, che ha firmato le musiche di ogni avventura di Indiana Jones a partire dall’originale I predatori dell’arca perduta nel 1981.

La Sirenetta: ecco perché una canzone originale è stata tagliata nel remake live-action

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L’imminente adattamento Disney de La Sirenetta presenta un sacco di canzoni iconiche del film d’animazione originale. Tuttavia, il compositore Alan Menken ha recentemente rivelato perché una canzone dell’originale La Sirenetta è stata tagliata dal nuovo film.

Quale canzone della Sirenetta è stata tagliata dal live-action La sirenetta?

Parlando a Comicbook.com , Menken ha spiegato perché la canzone “Daughters of Triton” non è entrata nel nuovo film. Secondo Menken, la canzone semplicemente non si adattava alla versione live-action. Ha anche notato che volevano che il pubblico aspettasse un po’ prima di ascoltare l’iconica “Parte del tuo mondo“. Penso che il processo di pensiero fosse  “non ne avevamo bisogno in questa particolare versione“, ha detto Menken. “E volevamo decisamente che il film iniziasse con un’atmosfera molto più live-action dell’oceano e dell’incontro con Ariel, e poi aspettiamo un po’, vi facciamo aspettare finché non arriviamo a ‘Part of Your World’. E penso che sia stata, sai, è stata una scelta straordinaria perché costruisce solo il potere e l’anticipazione.

Menken ha continuato dicendo che voleva che l’accumulo di “Part of Your World” fosse significativo e valesse l’attesa. E parte di questo è anche sapere che stai adattando qualcosa che è già amatoQuindi vuoi dire, aspettalo, aspettalo, aspettalo, ed eccolo qui. E quando arriva, Dio.

Oltre a “Daughters of Triton”, il film live-action La Sirenetta ha anche la canzone “Les Poissons” tagliata dalla sua colonna sonora. Quella canzone è stata originariamente cantata da Chef Louie dopo aver catturato Sebastian in cucina. Verranno invece incluse una manciata di nuove canzoni realizzate da MenkenLin-Manuel Miranda appositamente per questa versione del film. La Sirenetta sarà presentato in anteprima il 26 maggio 2023.

La sirenetta, la trama e il cast del film

La Sirenetta racconta l’amata storia di Ariel, una bellissima e vivace giovane sirena in cerca di avventura. Ariel, la figlia più giovane di Re Tritone e la più ribelle, desidera scoprire di più sul mondo al di là del mare e, mentre esplora la superficie, si innamora dell’affascinante principe Eric. Alle sirene è vietato interagire con gli umani, ma Ariel deve seguire il suo cuore e stringe un patto con la malvagia strega del mare, Ursula, che le offre la possibilità di sperimentare la vita sulla terraferma, mettendo però in pericolo la sua vita e la corona di suo padre.

Il film è interpretato dalla cantante e attrice Halle Bailey (grown-ish) nel ruolo di Ariel; Jonah Hauer-King (Un viaggio a quattro zampe) nel ruolo del principe Eric; Noma Dumezweni (Il Ritorno di Mary Poppins) nel ruolo della regina Selina; Art Malik (Homeland – Caccia alla spia) nel ruolo di Sir Grimsby; con il vincitore del premio Oscar Javier Bardem (Non è un paese per vecchi) nel ruolo di Re Tritone; e con la due volte candidata all’Academy Award® Melissa McCarthy (Copia originale, Le amiche della sposa) nel ruolo di Ursula.

La Sirenetta è diretto dal candidato all’Oscar Rob Marshall (Chicago, Il Ritorno di Mary Poppins), con una sceneggiatura del due volte candidato all’Oscar David Magee (Vita di Pi, Neverland – Un sogno per la vita). Le musiche delle canzoni sono composte dal pluripremiato agli Academy Award Alan Menken (La Bella e la Bestia, Aladdin), con i testi di Howard Ashman e i nuovi testi del tre volte vincitore del Tony Award Lin-Manuel Miranda. Il film è prodotto dal due volte vincitore dell’Emmy Marc Platt (Jesus Christ Superstar Live in Concert, Grease: Live!), da Lin-Manuel Miranda, dal due volte vincitore dell’Emmy John DeLuca (Tony Bennett: An American Classic) e da Rob Marshall, mentre Jeffrey Silver (Il Re Leone) è il produttore esecutivo.

Nastri d’Argento Grandi Serie 2023, tutti i nominati

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Nastri d’Argento Grandi Serie 2023, tutti i nominati

Uno straordinario fenomeno di popolarità come Mare fuori è la Serie dell’anno 2023 ai Nastri d’Argento dedicati alla grande serialità, da domani al voto dei Giornalisti Cinematografici che premieranno i vincitori sabato 17 Giugno a Napoli, nella serata finale dell’evento organizzato con la Film Commission Regione Campania.

In corsa per il titolo di Miglior Serie Esterno notte (Rai Fiction), La vita bugiarda degli adulti (Netflix), The bad guy (Prime Video), The good mothers (Disney+) e Tutto chiede salvezza (Netflix), una ‘cinquina’ eccellente firmata da Marco Bellocchio, Francesco Bruni, Edoardo De Angelis, Elisa Amoruso con i più giovani Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana.

Al voto dei Giornalisti Cinematografici che si apre domani, il meglio della serialità in trenta titoli 2022-’23 andati in onda entro il 30 aprile 2023: come da 77 anni per i Nastri d’Argento dedicati al cinema i giornalisti premieranno, anche nelle coproduzioni internazionali, esclusivamente i talenti italiani. Nelle ‘cinquine’ vengono inoltre candidati per ogni titolo Produzione, Regia e Sceneggiatura con un’attenzione speciale ad ogni cast artistico e tecnico nella sua coralità.

In cinquina, ancora una volta, i ‘generi’ delle serie più popolari: Crime, Dramedy, Commedia e quest’anno Docuserie alle quali si aggiunge una terna di titoli per il Miglior Film tv. Particolare attenzione come sempre, infine, alle attrici e agli attori protagonisti e non protagonisti.

Ed ecco le candidature: tra i titoli Crime sono in cinquina Christian – seconda stagione (Sky), Il Patriarca (Mediaset), La legge di Lidia Poët (Netflix), Rocco Schiavone – quinta stagione (Rai Fiction) e Sei donne. Il mistero di Leila (Rai Fiction).

Nel Dramedy si sfidano Black out – Vite sospese (Rai Fiction), Corpo libero (Paramount+), Prisma (Prime Video), Resta con me (Rai Fiction) e Shake (Rai Fiction). Cinquina delle Migliori commedie con Boris 4 (Disney+), Call my agent (Sky), I delitti del Barlume (Sky), Incastrati – stagione 2 (Netflix) e Sono Lillo (Prime Video).

Candidati per le Docuserie: Circeo (Paramount+), Il caso Alex Schwazer (Netflix), L’ora – Inchiostro contro piombo (Mediaset), Vatican girl – La scomparsa di Emanuela Orlandi (Netflix), Wanna (Netflix).

Tre infine i titoli in gara per il Miglior Film tv: Fernanda (Rai Fiction), Filumena Marturano (Rai Fiction) e Tina Anselmi. Una vita per la democrazia (Rai Fiction).

Ai premi votati da oltre cento giornalisti si aggiungeranno, infine, come tradizione, il Nastro della legalità e alcuni riconoscimenti speciali alle ‘icone’ dell’anno, con grande attenzione a particolari performance e alla scoperta dei nuovi talenti.

Ancora una volta, dopo il successo delle prime edizioni, accolte con entusiasmo dall’industria e dal mondo della creatività, i Giornalisti Cinematografici si preparano a tornare a Napoli, sempre più ‘capitale’ della serialità grazie al fermento di un vero e proprio ‘distretto produttivo’, segnalando con le serie anche gli attori che quest’anno hanno regalato particolari interpretazioni. Eccoli, in ordine alfabetico, cominciando dalle cinque protagoniste candidate: Margherita Buy (Esterno notte), Barbara Chichiarelli (The good mothers), Matilda De Angelis (La legge di Lidia Poët), Giordana Marengo e Valeria Golino (La vita bugiarda degli adulti) e Claudia Pandolfi (The bad guy).

Attori protagonisti: Francesco Colella (The good mothers), Marco Giallini (Rocco Schiavone – quinta stagione), Fabrizio Gifuni (Esterno notte), Luigi Lo Cascio (The bad guy), Edoardo Pesce (Christian – seconda stagione).

Le candidate attrici non protagoniste sono: Valentina Bellè (The good mothers), Selene Caramazza (The bad guy), Emanuela Fanelli (Call my agent), Daniela Marra (Esterno notte) e Pina Turco (La vita bugiarda degli adulti). 

Infine gli attori non protagonisti: Vinicio Marchioni (Django), Gabriel Montesi (Esterno notte), Andrea Pennacchi (Tutto chiede salvezza), Alessandro Preziosi (La vita bugiarda degli adulti) e Toni Sperandeo (Incastrati – stagione 2).

“I Nastri Grandi Serie, evento dei Giornalisti Cinematografici Italiani realizzato con il sostegno del MiC – Direzione Generale per il Cinema, in collaborazione con la Film Commission Regione Campania” – sottolinea a nome del Direttivo Nazionale dei Giornalisti Cinematografici (SNGCI) la Presidente, Laura Delli Colli – “hanno dimostrato fin dalla prima edizione di aver acceso un riflettore sulla produzione di una serialità che nasce dalla grande professionalità artistica e tecnica del cinema e continua a rendere protagonisti l’industria e i talenti italiani sul mercato internazionale. Non è un caso che i Nastri Grandi Serie siano nati nella Regione che vanta il fermento più interessante della fiction nazionale, anche per originalità e innovazione: un’attenzione necessaria considerando la qualità dei risultati e l’importanza industriale che si riscontra anche nell’occupazione e nella crescita professionale di maestranze specializzate e sempre più apprezzate anche da coproduttori internazionali. È un risultato che i Giornalisti Cinematografici hanno deciso di valorizzare ormai stabilmente annunciando oggi, alla vigilia del lancio di una campagna nazionale di sostegno alle sale, che i Nastri d’Argento sosterranno il cinema #soloinsala, con la 77.ma edizione non solo con espressioni di costante solidarietà ma anche nei fatti, escludendo dalla selezione i titoli che non siano esclusivamente nati per la sala”.

“Siamo felici di collaborare anche quest’anno con il Sindacato Giornalisti Cinematografici alla realizzazione di questo prestigioso evento” – dichiara Titta Fiore, Presidente della Film Commission Regione Campania. “Napoli e la Campania tutta si confermano protagoniste dell’audiovisivo, non solo nazionale, per la ricchezza dei talenti, il fascino dei luoghi, il fermento creativo e produttivo che continua a dare vita ad alcuni fra i maggiori successi della grande serialità delle ultime stagioni. Lo testimonia la decisione del Sindacato di assegnare il Nastro dell’anno a ‘Mare fuori’, la serie ambientata in un istituto minorile napoletano che ha battuto tutti i record di ascolto e di visualizzazioni, conquistando fasce di nuovo pubblico e nuovi mercati. Il numero crescente e la qualità delle grandi serie realizzate ogni anno in Campania indica che la domanda di contenuti fortemente identitari si è andata efficacemente saldando con l’azione della nostra Film Commission e della Regione Campania che mette l’audiovisivo e l’innovazione digitale al centro alle politiche regionali di sviluppo, promozione culturale e turistica”.

Del Direttivo Nazionale che ha selezionato i titoli, con la Presidente Laura Delli Colli, Fulvia Caprara (Vicepresidente), Oscar Cosulich, Maurizio di Rienzo, Susanna Rotunno, Paolo Sommaruga, Stefania Ulivi. Segretario Generale Romano Milani.

Con il MiC – Direzione Generale per il Cinema e la Film Commission Regione Campania Partner istituzionali della manifestazione Fondazione Claudio Nobis e Nuovo Imaie. Sponsor 2023 Italo, Wella, Pianegonda, GE-Gruppo Eventi, Campo Marzio e Benedetta Riccio service make-up.

Si ringrazia Michele Affidato per il restyling e la realizzazione esclusiva dei Nastri Serie. Partner tecnici: Brivido&Sganascia e IVDR.

Guardiani della Galassia Vol. 3: 8 dettagli che solo chi ha letto i fumetti può capire

Nel finale del MCU di James Gunn, Guardiani della Galassia Vol. 3, sono stati inseriti alcuni personaggi interessanti e riferimenti divertenti per i fan dei fumetti. Lo sceneggiatore/regista James Gunn ha chiuso il suo franchise di successo del MCU con l’arrivo nelle sale di Guardiani della Galassia Vol. 3. Il terzo film ha esplorato le origini di Rocket Raccoon e ha dato seguito agli eventi del franchise dei Guardiani e alla più ampia Infinity Saga del MCU.

Guardiani della Galassia Vol. 3 ha presentato alcuni divertenti camei ma ha anche incluso alcuni riferimenti che potrebbero essere stati colti solo da alcuni fan sfegatati dei fumetti. Questi sottili dettagli includevano un possibile riferimento al vero padre di Star-Lord e il debutto post-credit di Phyla-Vell, che ha fatto parlare i fan dei fumetti anche dopo i titoli di coda.

Ani-Men/New Men

Guardiani della Galassia Vol. 3Quando i Guardiani incontrarono per la prima volta gli aiutanti e i tecnici dell’Alto Evoluzionario, ne cantarono le lodi e condivisero alcuni dei suoi successi, rivelando che l’Alto Evoluzionario ha creato in passato sia gli Xeroniani che gli Ani-Men.

Gli Xeroniani sono una società aliena pacifica dell’universo Marvel il cui re è diventato un potente guerriero per proteggere il suo popolo dagli invasori. Gli Ani-Men nei fumetti erano ibridi umani/animali, ma l’Alto Evoluzionario non li ha creati. Tuttavia, il riferimento potrebbe essere ai Nuovi Uomini dell’Alto Evoluzionario che abitavano la Contro-Terra nel film e nei fumetti.

Registratore B-246

Guardiani della Galassia Vol. 3I Guardiani hanno trascorso la maggior parte del Vol. 3 cercando di trovare informazioni importanti per salvare la vita di Rocket Raccoon. Dopo un tentativo fallito di rubarle da una delle stazioni spaziali bio-organiche più disgustose dell’universo, hanno trovato il loro vero obiettivo, il Registratore B-246.

Il Registratore B-246 era uno degli assistenti dell‘Alto Evoluzionario che aveva un impianto di memoria sulla testa. Nei fumetti, esistono diverse unità robotiche create dai Rigelliani che osservano e registrano informazioni in tutta la galassia. Sebbene il Registratore B-246 non abbia l’aspetto di un Registratore Rigelliano, la sua designazione ha ricordato ad alcuni fan uno dei nemici più letali di Iron Man, il Registratore 451.

La figlia di Drax

La figlia di DraxIl primo film di Guardiani della Galassia ha accennato al passato di Drax come marito e padre, anche se non ha esplorato molto la sua famiglia. Voleva vendicarsi di Ronan l’Accusatore e successivamente di Thanos per il loro ruolo nella morte della moglie e della figlia. Quando in Guardiani della Galassia Vol. 3 troviamo i bambini imprigionati dall’Alto Evoluzionario, Drax condivide la storia di sua figlia guadagnandosi la loro fiducia.

Nei fumetti, la vera figlia di Drax era Heather Douglas. Il padre di Thanos la resuscitò e i Sacerdoti di Pama la addestrarono a diventare la vendicatrice e guardiana telepatica nota come Moondragon. Anche se il MCU ha cambiato la storia di Drax, la menzione di sua figlia ha fatto pensare ai fan a Moondragon.

La faccia dell’Alto Evoluzionario

Alto Evoluzionario facciaLa battaglia finale con l’Alto Evoluzionario ha riunito i Guardiani della Galassia dopo che erano stati divisi dagli eventi del film. Dopo un’accanita battaglia, Gamora ha strappato la maschera di pelle che copriva le sue cicatrici. Ha esposto il vero volto dell’Alto Evoluzionario ai suoi nemici per la prima volta in Guardiani della Galassia Vol. 3 di James Gunn.

Mentre Rocket Raccoon ha sfregiato il volto dell’Alto Evoluzionario nel film, i fan dei fumetti hanno assistito a uno svelamento diverso in Uncanny Avengers. Quando l’Alto Evoluzionario ha perso la sua iconica maschera, gli esperti avranno sicuramente notato la sua somiglianza con Teschio Rosso.

Jason Quill

Jason QuillStar-Lord ha deciso di lasciare i Guardiani dopo la battaglia con l’Alto Evoluzionario nel Vol. 3. È tornato a casa per riallacciare i rapporti con il nonno che non vedeva da quando era stato rapito da bambino. Quando è arrivato a casa del nonno, ha chiesto di Jason Quill.

Questo potrebbe essere un riferimento al padre di Star-Lord nei fumetti, J’Son. Nei fumetti, J’Son di Spartax era un membro della famiglia reale aliena che si schiantò sulla Terra e si innamorò di una donna umana prima di lasciare il pianeta. Il MCU ha reimmaginato il padre di Star-Lord come Ego il Pianeta Vivente, quindi il nonno di Peter, Jason, potrebbe fare riferimento alla sua discendenza nei fumetti.

Il leggendario Star-Lord alla fine di Guardiani della Galassia Vol. 3

Il leggendario Star Lord Guardiani della Galassia Vol. 3La scena finale post-credit di Guardiani della Galassia Vol. 3 è stata caratterizzata da un momento di tranquillità tra Peter Quill e suo nonno. Il film si è poi concluso con un testo che recitava “Il leggendario Star-Lord tornerà”, che anticipava l’adattamento di una storia a fumetti molto specifica.

Il leggendario Star-Lord ha seguito Peter Quill mentre tornava sulla Terra e si ricollegava al suo passato. Ha combattuto per proteggere l’orfanotrofio in cui ha trascorso un periodo da giovane. Ha anche combattuto contro i Baddoon che avrebbero poi portato alla creazione dei Guardiani originali. Il leggendario Star-Lord ha contribuito a definire il Peter Quill moderno lontano dai Guardiani, il che potrebbe far luce sul suo futuro nel MCU.

Howard il Papero

Howard il PaperoDopo l’incontro dei Guardiani con l’Alto Evoluzionario sulla Contro-Terra, Guardiani della Galassia Vol 3 è tornato a Knowhere. Kraglin ha partecipato a una partita di poker in cui erano presenti alcuni volti riconoscibili per i fan del franchise e dei fumetti.

Il Broker di Guardiani della Galassia Vol. 1 ha giocato a carte insieme al leader della band di Guardiani della Galassia Holiday Special. Tuttavia, i fan dei fumetti non hanno potuto fare a meno di notare un altro dei migliori cameo del MCU, quello di Howard il Papero, che si spera possa dare un futuro più ampio al personaggio comico della Marvel interpretato da Seth Green.

Phyla-Vell

Phyla-VellUna delle scene finali post-credit di Guardiani della Galassia Vol 3 ha introdotto un nuovo roster della squadra cosmica guidata da Rocket Raccoon. La nuova squadra comprendeva anche Kraglin, una versione massiccia di Groot, il potente Adam Warlock e uno dei bambini salvati sul finale.

Rocket chiamava la loro giovane alleata Phyla, che richiamava il personaggio dei fumetti e membro dei Guardiani di lunga data Phyla-Vell. Phyla era la figlia geneticamente modificata del Capitano Mar-Vell, che aveva assunto i ruoli di Quasar e Martire. Mentre la versione 616 del personaggio è morta nei fumetti, una versione della realtà alternativa che opera come Capitan Marvel è un attuale membro dei Guardiani.

Mostra del Cinema di Pesaro 2023: Dante Ferretti, Carlo Verdone e Flashdance, ecco le prime anticipazioni

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La Fondazione Pesaro Nuovo Cinema è orgogliosa di svelare a poco più di un mese dalla partenza i contenuti principali della 59esima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, che si terrà a Pesaro dal 17 al 24 giugno 2023 con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, del Comune di Pesaro e della Regione Marche.

Il concorso internazionale del festival diretto da Pedro Armocida, è un caso quasi unico poiché è aperto a tutti i formati e a tutti i registi, senza barriere d’età, di durata, di ‘genere’, pienamente votato alla ricerca del ‘nuovo’ cinema e in una posizione di avanscoperta dei nuovi linguaggi dell’audiovisivo. Anche per questa nuova edizione il concorso sarà giudicato da tre giurie, una composta da soli studenti, un’altra professionale con personalità di rilievo internazionale e infine la giuria del nuovo Premio della Critica Italiana (SNCCI) composta da critici del Sindacato Nazionale Critici Italiani all’interno del protocollo firmato con l’Associazione Festival Italiani di Cinema (AFIC).

Ad aprire la 59esima edizione del festival sarà quest’anno il già annunciato film cult e simbolo degli anni ’80: Flashdance. A 40 anni dal suo debutto nelle sale torna sul grande schermo in Italia grazie alla Mostra Internazionale del nuovo cinema il film di Adrian Lyne con un’indimenticabile Jennifer Beals, premiato con l’Oscar® per la migliore canzone, Flashdance… What a Feeling di Giorgio Moroder e Keith Forsey, eseguita da Irene Cara.

Dopo Liliana Cavani e Mario Martone, l’evento speciale sul cinema italiano, organizzato con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, dedica la sua attenzione al cinema del Premio Oscar® Giuseppe Tornatore. Verranno presentati tutti i suoi film per il cinema, tra cui Ennio, straordinario documento su Morricone, e Nuovo Cinema Paradiso nella versione restaurata, in collaborazione con Cinecittà SpA, in occasione del suo 35esimo compleanno. A omaggiare l’artista, che sarà ospite a Pesaro per una tavola rotonda, anche una mostra fotografica e la monografia Giuseppe Tornatore. Il cinema e i film (a cura di Pedro Armocida e Emiliano Morreale), 85esimo volume della collana Nuovocinema di Marsilio.

In viaggio verso #Pesaro2024, capitale italiana della cultura, la Mostra intende rendere omaggio al cinema italiano più popolare incontrando grandi autori e presentando film che hanno fatto la storia del cinema, non solo italiano. Il luogo eletto all’incontro con grandi personaggi e a racconti di vita è il Cinema in Piazza. Oltre al film di apertura, Flashdance, e di chiusura, Nuovo cinema paradiso, la Piazza ospiterà una serie di proiezioni accompagnate dai suoi protagonisti come Dante Ferretti, il grande scenografo Premio Oscar®, che accompagnerà la presentazione della sua autobiografia Immaginare prima. Le mie due nascite, il cinema, gli Oscar (di Dante Ferretti con David Miliozzi, edizioni Jimenz) in occasione degli 80 anni con la proiezione di Hugo Cabret di Martin Scorsese per cui ha vinto la terza statuetta. Carlo Verdone racconterà al pubblico la sua straordinaria carriera e presenterà Borotalco, che lo scorso anno ha compiuto 40 anni, in cui per la prima volta interpreta un protagonista a tutto tondo.

Grande attesa anche per le anteprime mondiali della Mostra. Si parte con uno dei maggiori poeti della seconda metà del Novecento e protagonista della scena culturale romana, Dario Bellezza a cui è dedicato il documentario Bellezza, addio di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, gli stessi registi de Il caso Braibanti che proprio dal festival, nel 2020, ha iniziato un percorso che lo ha portato ad avere un grande riscontro di pubblico e di critica. Di tutt’altro tenore è Cocoricò tapes il documentario firmato da Francesco Tavella, che racconta con immagini inedite e materiali d’archivio le lunghe notti della discoteca romagnola divenuta luogo di espressione artistica, politica e sociale negli anni ‘90. C’è poi un sorprendente esordio alla regia, quello di Alessandro Marzullo che ha anche scritto la sceneggiatura di  Non credo in niente, un viaggio notturno nell’anima di quattro ragazzi alla soglia dei trent’anni che non vogliono rinunciare alle proprie passioni con un cast di giovani interpreti come Demetra Bellina, Giuseppe Cristiano, Renata Malinconico, Mario Russo, Lorenzo Lazzarini, Gabriel Montesi, Antonio Orlando e Jun Ichikawa. Anche un cortometraggio in anteprima mondiale, Sognando Venezia, che sarà presentato dalla sua regista Elisabetta Giannini e dai protagonisti Francesco Di Leva, appena premiato ai David di Donatello come miglior attore non protagonista per Nostalgia di Mario Martone e da sua figlia Morena Di Leva.

La musica torna protagonista anche della 59esima edizione con il concerto in Piazza a Pesaro, La musica classica nel cinema, nel giorno della festa mondiale della musica, il 21 giugno, a cura degli allievi del Conservatorio di Musica G. Rossini, e con Il muro del suono, progetto sperimentale, dedicato a Zagor Camillas, che vede l’incontro di cinema, note, visioni e musica con quattro concerti con artisti come Obelisco Nero e Vittorio Ondedei, Pivio, Giacomo Laser, Salvatore Insana e Silvia Cignoli.

Peculiare alla Mostra Internazionale il suo sguardo sul mondo attraverso un ampio ventaglio di proposte legate al nuovo cinema come l’inedito programma di cinema sperimentale argentino contemporaneo e i due focus dedicati ad altrettante registe, la tedesca Milena Gierke e la palestinese-inglese Rosalind Nashashibi. Mentre Le lezioni di storia di Federico Rossin sono concentrate su alcuni paesi dell’Europa dell’Est, come Ungheria, Romania, Polonia, dove, in piena Guerra Fredda, decine di cineasti hanno sfidato le autorità filo-sovietiche per realizzare film sperimentali sovente in aperta rottura politica, estetica ed economica.

In quest’ottica si inserisce anche l’apertura della Mostra verso il cinema dell’Uzbekistan, che porterà a una collaborazione con il suo festival nazionale, il Tashkent Film Festival, con l’omaggio al maggiore cineasta uzbeko, Ali Chamraev, che presenterà a Pesaro il suo film del 1971, Senza paura, ambientato negli anni ‘20 ma con un tema molto attuale legato alla modernizzazione del Paese quando alle donne fu permesso di togliere il velo. Il manifesto e la sigla della 59esima edizione della Mostra sono firmati da Luca Lumaca.

Hellboy: The Crooked Man termina la produzione

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Hellboy: The Crooked Man termina la produzione

Il creatore Mike Mignola è andato su Instagram per confermare che la produzione del nuovo reboot di Hellboy targato Millennium Media Hellboy: The Crooked Man è stata finalmente completata.

Nel suo post, Mignola si è congratulato con il cast e la troupe elogiando anche il co-sceneggiatore Chris Golden per essere rimasto fedele al “cuore e all’anima” del materiale originale, che ha descritto come una delle sue storie preferite di Hellboy. Al progetto non è stata ancora data una data di uscita ufficiale, ma servirà come quarto adattamento live-action del popolare antieroe dopo il film Hellboy del 2019 che vedeva David Harbour come protagonista.

 

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Cosa aspettarsi dal riavvio di Hellboy?

Hellboy: The Crooked Man è diretto da Brian TaylorCrank ) da una sceneggiatura scritta dal creatore di fumetti di Hellboy Mike Mignola e Chris Golden. Il riavvio è interpretato da Jack Kesy, Jefferson White e Adeline Rudolph.

Il film è basato sull’omonimo fumetto vincitore dell’Eisner Award, che ha debuttato nel luglio 2008 in contemporanea dell’uscita cinematografica di Hellboy II: The Golden Army di Guillermo del Toro . “Incagliati nell’Appalachia rurale degli anni ’50, Hellboy e un agente del BPRD alle prime armi scoprono una piccola comunità infestata da streghe, guidata da un diavolo locale con un inquietante legame con il passato di Hellboy: The Crooked Man“, recita la sinossi del film.

Hellboy: The Crooked Man è prodotto da Millennium Media, Dark Horse Entertainment, A Nu Boyana Production e Campbell Grobman Film. È prodotto da Mike Richardson, Jeffrey Greenstein, Jonathan Yunger, Les Weldon, Rob Van Norden, Sam Schulte e Yariv Lerner. I produttori esecutivi sono Mike Mignola, Avi Lerner, Trevor Short, Boaz Davidson, Tanner Mobley, Lati Grobman, Christa Campbell, Michael Muellner e Julia Muentefering.

Roma riscalda i motori: il cast di Fast X arriva per la conferenza stampa mondiale

A Roma i motori si riscaldano. È in una cornice luminosa, con i raggi del sole che filtrano dalle nuvole scure, che il cast di Fast X viene accolto per la conferenza stampa mondiale svoltasi in Capitale. Ad ospitare l’evento, organizzato in grande dalla Universal Pictures, è il Cinema Barberini recentemente ristrutturato che per l’occasione ha sistemato a festa la sua coloratissima sala 5. Il parterre di attori vanta nomi altisonanti: Helen Mirren, Rita Moreno, Charlize Theron, Brie Larson, John Cena, Jordana Brewster, Michelle Rodriguez, Tyrese Gibson, Sung Kang, Nathalie Emmanuel, Daniela Melchior, Scott Eastwood, Alan Ritchson, Jason Statham e infine lui… Vin Diesel.

Che entra per ultimo con i suoi soliti occhiali da sole. Non manca, ovviamente, colui che ha diretto questo nuovo, rocambolesco, capitolo: Louis Leterrier. Si siedono, sorridono, osservano i giornalisti. L’entusiasmo per il nuovo film, che sta per chiudere una saga che dura da oltre vent’anni, è palpabile. Noi eravamo lì, a partecipare ad una press conference che, non sapevamo, si sarebbe rivelata un vero spasso, con il mattatore Vin Diesel a regalare al suo pubblico qualche minuto di show e divertimento. L’atmosfera che si respira è davvero adrenalinica, potente, forte… quasi quanto Fast X. Il quale, ricordiamo, arriva nelle nostre sale il 18 maggio.

Fast X, il lascito di Fast & Furious e l’affetto di Vin Diesel

A prendere per primo la parola è proprio il regista, il quale racconta di essere legato al franchise sin dal primo capitolo: “Il bello del franchise di Fast & Furious è che fin dall’inizio è ambientato in location in cui ci sono acrobazie reali e un cast internazionale straordinario. Sono cresciuto come fan e ho imparato a fare cinema grazie a Fast & Furious. Diventarne il regista mi fa portare rispetto alla saga che è stata, e che è da sempre.” Poche, semplici parole in cui si evince tutta la gratitudine di Leterrier per essere entrato a far parte di questa incredibile Fast Family, che fra l’altro dirà addio ai fan con l’undicesimo e ultimo capitolo. È infatti questo l’inizio dell’ultima corsa.

Ma quello che per diverse ragioni è il più riconoscente e orgoglioso di Fast & Furious è Vin Diesel, uno dei veterani della saga. Fast & Furious (2001) non solo gli ha dato il migliore – e compianto – amico Paul Walker, ma lo ha reso uno degli attori più amati con l’iconico personaggio di Dominc Toretto. Tanto che i suoi colleghi, in conferenza, lo chiamano Dom, non Vin. Vin Diesel guarda al film come un padre fiero del percorso fin qui tracciato e tutti coloro che hanno fatto parte di questo mondo sono un po’ i suoi figli. “La prima cosa che voglio è che la gente si goda il cast più incredibile e meraviglioso. Tutte le persone che sono qui hanno portato così tanto a questo franchise e a questa mitologia. Quindi, la prima cosa che vorrei dire è: godetevi questo cast straordinario.”

E poi continua: “Quando siamo andati a girare il film, fin dal primo giorno e ogni singolo giorno sul set ci siamo ricordati che era un miracolo star girando il decimo capitolo. Ci sono stati così tanti momenti incredibili e non riesco a isolarne nessuno, perché quando vedo il film sono colpito da tutti. Ogni contributo, ogni lavoratore che ne ha preso parte, ogni persona dello studio e, naturalmente, il regista che abbiamo… tutto insieme ti lascia una sensazione e delle emozioni che si elevano al di sopra di un normale film.”

Onore agli stunt, l’omaggio di Michelle Rodriguez e Jordana Brewster

Un pensiero va poi agli stuntman. La saga di Fast & Furious è sempre stata pregna di scene d’azione e, come ben si sa, sono proprio gli stuntman a esibirsi in coreografie spesso anche pericolose. Fast X ne è pieno, come i suoi predecessori, ma per realizzare delle sequenze così visivamente elettrizzanti non si può non pensare a questa categoria di lavoratori. È stata proprio Michelle Rodriguez, la Letty di Dom, – che nei film di action scene ne ha molte – a ricordarlo: “A dire il vero, ritengo che il mondo degli stunt dovrebbe essere più amato e, in generale, penso che sia necessaria una categoria all’interno dell’Academy. Molti hanno perso la vita durante il lavoro e non si dà abbastanza amore a queste bellissime persone che ci regalano lo spettacolo.”

Delle sequenze di combattimento la mia parte preferita è la coreografia. Come attori entriamo in scena e realizziamo una coreografia straordinaria l’uno con l’altro, mentre le controfigure volano fuori dalla finestra. È davvero forte comunque!” A farle eco è la collega Jordana Brewster: “Mi piace la coreografia, è come una danza che si impara per giorni e che si mette in mostra il giorno delle riprese.”

E infine… i premi Oscar

Oltre ai vecchi personaggi, sono saliti sul treno in corsa una serie di altri attori, e alcuni di loro sono nuovi al mondo di Fast. Fra questi c’è Brie Larson. La sua Tess, figlia di Signor Nessuno, fa il suo debutto proprio in Fast X e per l’attrice premio Oscar è stata davvero una grande emozione. “Ho sempre voluto fare parte di questa saga. Quando ho ricevuto la chiamata in cui mi dicevano che ero stata presa, sono andata a casa di Vin Diesel e ho conosciuto la sua incredibile famiglia e i suoi figli. Tutti mi chiedevano: che cosa porterai a questo franchise? Per fortuna i suoi figli mi hanno aiutato tantissimo. Mi hanno dato tutti un pezzo per diventare Tess (…). In special modo la figlia più grande che, quando l’ho vista, indossava una giacca che trasmetteva delle vibrazioni così intense. Lei è molto intelligente, bella. Alla fine ho deciso di basare il personaggio su di lei!

E dopo la spiegazione di Brie Larson, arriva la parte più comica della conferenza, in cui le risate hanno rimbombato per tutta la sala. È Helen Mirren a iniziare, spiegando come è riuscita a far parte della saga (Mirren è entrata nel franchise nel 2017 con Fast & Furious 8): “Ho supplicato per far parte di tutto questo. Sono andata da Vin Diesel e mi sono inginocchiata… ma non per quella ragione!”, inizia proprio con il botto, mentre sorride divertita per poi continuare e tornare sul discorso stunt. “Sono completamente d’accordo con Michelle. Gli stunt, gli organizzatori , dovrebbero avere l’Oscar senza dubbio. Fast & Furious dipende dalla creazione degli stunt. (…) Sono molto coraggiosi. (…) È un lavoro straordinario. Come attrice, posso dire che amo lavorare con questo tipo di persone. Sarò ripetitiva ma… parlano tutti in continuazione di famiglia con Fast & Furious, ed è davvero una famiglia. Guardateci… siamo una famiglia disfunzionale e affettuosa e quello che ci tiene uniti è l’amore. L’amore nel fare film, l’amore verso i colleghi. E non penso che nella storia del cinema ci sia qualcosa di simile.”

La segue a ruota Rita Moreno, altra new entry. “Ero così nervosa (di entrare a far parte del film ndr). Questa è una famiglia! E quando vedi una famiglia non puoi entrarci dentro solo perché sei affascinante. Una delle cose più belle successe è che Louis (Leterrier ndr) mi ha permesso di improvvisare in alcuni momenti, facendomi vivere delle emozioni in maniera del tutto inaspettata. C’è una scena in cui io e Dom (nel film il nipote ndr) ci abbracciamo davvero come madre e figlio. E tutto quello a cui pensavo era: Mio Dio. Milioni di donne vorrebbero essere al mio posto! Ma vorrei dire a Helen… non ero inginocchiata. Ero lì perché sono dannatamente ambiziosa.”

E per far capire la potenza – e la fama – della saga di Fast & Furious, Moreno racconta un simpatico aneddoto che l’ha vista protagonista proprio a Roma, dove l’attrice è arrivata prima con la figlia per potersi godere la città: “Mia figlia e io siamo venute qualche giorno prima dell’evento a Roma e una sera eravamo in un ristorante. A un certo punto, qualcuno al tavolo ha detto: Sei Rita Moreno. E io ho risposto: sì. E lui mi ha detto: di West Side Story? E io gli ho detto di sì. Allora lui ha chiamato tutti i camerieri per dirgli che ero quella di West Side Story, ma la loro reazione è stata: Aah, bene. Non avevano idea di chi fossi! Quindi per salvarmi dalla situazione e non perdere la faccia di fronte a mia figlia gli ho detto perché fossi qui. Gli ho spiegato che ero in questo film e che avevo questa scena con Dom. Beh… sono impazziti!” E il pubblico con lei al racconto, perché immaginarsi la scena di Rita Moreno è stato davvero spassoso.

A concludere la conferenza stampa di Fast X, in cui un po’ tutti ci sentivamo, arrivati a quel punto, parte integrante della famiglia (Vin Diesel ha fatto alzare i giornalisti ben due volte per applaudire e gioire con lui), è stata Charlize Theron, che è tornata sul discorso action del film, su alcune sequenze in rapporto alla collega Rodriguez e sul suo personaggio, già visto nelle precedenti pellicole: “Succede molto all’inizio di Fast X, ma avevamo poco tempo per provare perché io ero impegnata anche in un altro film. Ma le basi c’erano. Poi mi hanno chiesto se riuscissi a combattere. Ricordo di essere entrata nella palestra e di aver visto Michelle completamente sudata che era arrivata prima di me e ho detto: Oh cavolo! Abbiamo avuto dei momenti davvero belli. Michelle, comunque, è una delle stronze più toste che ho affrontato e io vengo dal Sud Africa! Ma è stato davvero tutto molto divertente.”

The Mother: recensione del film con Jennifer Lopez

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The Mother: recensione del film con Jennifer Lopez

Jennifer Lopez deve essersi così divertita in Un matrimonio esplosivo con le sparatoie che ha deciso di recitare in The Mother. Questo nuovo film di Netflix è il racconto di una donna, un ex militare, che è disposta ha tutto pur di proteggere la vita della sua unica figlia Zoe. La Lopez dopo anni di commedie romantiche e un ruolo da stripper in Le ragazze di Wall Street – Business Is Business che gli è valso la candidatura come migliore attrice non protagonista ai Golden Globe 2020 torna all’azione tra acrobazie e corse spericolate in moto. La celebre attrice con origini portoricane per l’occasione si fa dirigere dalla neozelandese Niki Caro, regista del remake live action Mulan e che da sempre racconta storie di donne, sono suoi anche i drammatici La signora dello zoo di Varsavia e North Country – Storia di Josey.

La trama di The Mother

Il film si apre con un prologo dove “The Mother”, non si rivelerà mai il nome del personaggio intepretato da Jennifer Lopez, chiede protezione alla FBI e durante l’interrogatorio, in una safe house dei federali, conosce l’agente William Cruise (Omari Hardwick). Purtroppo la confessione della donna, coinvolta in un traffico d’armi, viene interrotta da un attacco da parte del suo ex socio d’affari e compagno Adrien Lovell (Joseph Fiennes) e i suoi uomini. La sequenza d’apertura non risparmia la violenza, infatti si svela che la protagonista è incinta, solo quando viene inquadrato Adrien che pugnala la pancia di lei. Grazie ad una molotov casalinga, la donna si rifugia nel bagno della casa e si salva. Dopo aver partorito con l’aiuto dei federali, la donna è costretta a rinunciare alla neonata ma lo fa ad una condizione, che Cruise si occupi della figlia trovandogli una tranquilla famiglia adottiva e che ogni compleanno gli invii una foto della bambina. La protagonista quindi scappa via e si rifugia in Alaska, dove vive sola in una casa nel bosco immersa nella neve e nel gelo dove caccia animali selvatici.

Dodici anni dopo

The Mother. Jennifer Lopez as The Mother in The Mother. Cr. Eric Milner/Netflix © 2023.

Passano gli anni e la figlia cresce, ovviamente inconsapevole dell’identità della vera madre che ancora vive all’estremo nord, ma qualcosa cambia quando l’agente Bruce contatta la donna perché la sua Zoe (Lucy Paez) è in pericolo. La protagonista non ci pensa due volte e raggiunge la città della famiglia dove vive la ragazzina, ma ormai è troppo tardi e gli viene rapita sotto i suoi occhi. “The Mother” con il supporto dell’agente del FBI, riesce a identificare uno dei rapitori, l’uomo nominato il Tarantula (Jesse Garcia) e i due volano in missione a Cuba per liberare Zoe. Dopo un lungo inseguimento per le strade con le case colorate della città cubana la donna e Bruce alla fine si scontrano con una festa di matrimonio, dove il bouquet da sposa e Tarantola volano nello stesso momento e finalmente prendono il malvivente. La madre riesce a estrapolare dall’uomo catturato dove è tenuta in ostaggio Zoe e nella stessa notte con l’aiuto di William, recuperano la bambina di 12 anni. Durante l’attacco al quartiere generale, un rustico castello illuminato solo da candele, la protagonista incontra l’ex amante Hector Alvarez (Gael Garcia Bernal) e dopo una lotta all’ultimo sangue lo trafigge e lo uccide.

Zoe libera può finalmente tornare, accompagnata dall’agente Bruce, dai suoi genitori adottivi ma è anche molto sveglia e inizia a chiedersi se la donna assassina, che l’ha salvata, forse è la sua madre biologica. Naturalmente ciò non va secondo i piani, la ragazzina arrivata quasi a casa è di nuovo in pericolo e la vera madre la salva dal “redivivo” Adrien Lovell e la porta con se in Alaska per la sua sicurezza. Da qui il film d’azione si trasforma in una sorta di lezioni di sopravvivenza dove la protagonista insegna alla figlia come si guida un pick up, cosa decisamente illegale, sparare con un fucile da cecchino e usare un pugnale. L’ultima mezz’ora porta all’inevitabile confronto dell’atto finale, con i cattivi che sfrecciano attraverso il paesaggio innevato sulle motoslitte e la lotta finale di “The Mother” contro Adrien per la salvezza per sempre di Zoe.

L’unica Star è Jennifer Lopez

The Mother è un film d’azione che ruota intorno alla sua protagonista che si porta sulle spalle il peso di tutto, sia dell’azione e sia della trama. Jennifer Lopez conferma ancora una volta che in qualsiasi modo la vesti, rimarrà sempre una delle donne più belle di Hollywood e con un fisico da fare invidia a chiunque. L’attrice comunque prende seriamente il ruolo affidato con l’atteggiamento da dura, dove mostra la sua fisicità e il suo istinto da madre protettiva. Questo viene ricalcato in varie scene con la talentuosa Lucy Paez e con la metafora della mamma lupo, che difende i suoi cuccioli minacciati dai pericoli. Il lungometraggio direttto da Niki Caro e scritto da Misha Green, Andrea Berloff, Peter Craig porta al termine il suo lavoro a metà privilegiando il ruolo di “The Mother” e non sfruttando al meglio i due cattivi di Joseph Fiennes e Gael Garcia Bernal che fanno solo di contorno all’unica star Jennifer Lopez.

Fast X: spettacolare final trailer

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Fast X: spettacolare final trailer

È stato rilasciato il trailer finale di Fast X per l’ultimo capitolo del popolare franchise Fast and Furious. Il nuovo contributo offre ai fan l’ultima occhiata al film prima che venga distribuito nelle sale il 19 maggio 2023.

Fast X, la trama e il cast del nuovo film della saga

La fine della corsa ha inizio. Fast X, il decimo film della saga di Fast & Furious, dà il via ai capitoli finali di uno dei più leggendari e popolari franchise cinematografici, giunto al suo terzo decennio e ancora sostenuto dallo stesso cast e dagli stessi personaggi degli esordi. Nel corso di molte sfide e contro ostacoli impossibili, Dom Toretto (Vin Diesel) e la sua famiglia hanno superato in astuzia, coraggio e abilità tutti i nemici che hanno incontrato sul loro cammino. Ora si trovano di fronte all’avversario più letale che abbiano mai affrontato: una minaccia terribile che emerge dalle ombre del passato, alimentata dalla vendetta, determinata a disperdere la famiglia e a distruggere per sempre tutto e tutti i suoi cari.

In Fast Five del 2011, Dom e la sua squadra hanno eliminato il famigerato boss della droga brasiliano Hernan Reyes e distrutto il suo impero su un ponte di Rio De Janeiro. Quello che non sapevano è che il figlio di Reyes, Dante (Jason Momoa di Aquaman), ha assistito a tutto questo e ha passato gli ultimi 12 anni a elaborare un piano per far pagare a Dom il prezzo più alto. Il complotto di Dante spingerà la famiglia di Dom da Los Angeles alle catacombe di Roma, dal Brasile a Londra e dal Portogallo all’Antartide. Si stringeranno nuove alleanze e torneranno vecchi nemici. Ma tutto cambia quando Dom scopre che suo figlio di 8 anni (Leo Abelo Perry, Black-ish) è l’obiettivo finale della vendetta di Dante.

Royalteen: la principessa Margrethe, recensione del nuovo film Netflix

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Dopo Royalteen: l’erede, approda su Netflix Royalteen: la principessa Margrethe, sequel sulla saga dei principi reali norvegesi. Questo secondo capitolo, diretto da Ingvild Søderlind (Battle: freestyle), si incentra sulle vicende della principessa Margrethe ed è in gran parte vissuto dal suo punto di vista. La serie di film Royalteen è tratta dall’omonima serie di libri scritta da Randi Fuglehaug e Anne Gunn Halvorsen. Nel cast di Royalteen: la principessa Margrethe si ritrovano principalmente figure emergenti nel panorama cinematografico nazionale, o, per alcuni attori, si tratta di prime esperienze nel cinema. Elli Rhiannon Müller Osborne interpreta la principessa Margrethe, protagonista di questo secondo capitolo, mentre Mathias Storhøi è nei panni del principe Kalle.

Royalteen: la principessa Margrethe: vita da reali

I due film fin ora prodotti della serie Royalteen raccontano le vicende di due membri della famiglia reale norvegese, Margrethe  e Kalle, e si soffermano soprattutto sulla difficoltà per i due di essere degli adolescenti di sangue blu. Nel primo capitolo, L’erede, si seguono le vicende del principe ereditario e della sua storia d’amore con Lena, una giovane ragazza con tanti segreti  nascosti. In questo secondo capitolo si seguono le vicende di Margrethe, riprendendo il filo della storia dalle scene finali del primo film: il ballo di  fine anno.

Margrethe viene ricoverata in ospedale: il suo organismo cede per un mix di cocaina ed antidepressivi. Solo con il proseguimento del film si scoprirà la verità di quella sera: la principessa si lascia andare per una sera con un compagno di classe, il quale però finirà col ricattarla con un video fatto quella sera. Non sapendo come agire e gestire la pericolosa situazione, Margrethe si chiude in se stessa, respingendo tutti, specialmente l’amica Ingrid ed il compagno Arnie,  innamorato di lei. La principessa riuscirà a ritrovare se stessa nella sua forza e nel supporto della famiglia.

Royalteen: Princess Margarethe Elli Müller Osborne
Max Emanuelson / Netflix Cr. Courtesy of Netflix © 2023

Una principessa fuori controllo

Personaggio focale di questo secondo capitolo di Royalteen: la principessa Margrethe è la principessa Margrethe. Si tratta di una figura alquanto complessa; costretta a vivere secondo le rigide regole di comportamento riservate ai reali, lei è sottoposta a continue pressioni da parte dei genitori e della società stessa. Tutte le responsabilità tendono ad essere addossate su di lei, considerata anche dalla stessa madre come la più forte in famiglia.

Margrethe non riesce a vivere la sua adolescenza in maniera normale per paura di essere osservata e sbattuta su un giornale di gossip; è molto diffidente verso gli altri, e vive nella paura di essere tradita da amici e conoscenti. Nell’unico momento in cui lei sbaglia, o meglio si lascia più andare, come tutti i teenagers, viene condannata è giudicata dal mondo.

È interessante sottolineare come molti degli attori di Royalteen: la principessa Margrethe siano alle loro prime esperienze attoriali è come siano riusciti ugualmente a portare sullo schermo delle performance molto interessanti. La stessa Elli Rhiannon Müller Osborne, pur essendo finora apparsa in appena otto film, dimostra la sua bravura.

Nel complesso, Royalteen riesce ad unire insieme gli intrecci adolescenziali, molto leggeri e piacevoli da seguire, con delle tematiche più serie: le pressioni a cui possono essere sottoposti gli adolescenti da parte dei genitori e specialmente l’eccessiva invasione di privacy a cui sono sottoposti personaggi pubblici come i membri di una famiglia reale.

 Il peso degli occhi puntati

Una delle tematiche più ampiamente affrontate in Royalteen è la continua violazione di privacy a cui sono sottoposti Margrethe e tutti i membri della famiglia reale. Questi sono continuamente costretti a nascondere la propria vera identità per paura di essere giudicati dal popolo norvegese. La stessa principessa ed il principe Kalle non possono vivere liberamente la loro adolescenza, per paura di essere colti da paparazzi o anche semplicemente da propri compagni ed amici, pronti a pubblicare la qualsiasi sui social media.

Film come Royalteen dovrebbe aiutare lo spettatore a comprendere il danno che l’eccessivo gossip causa a persone come i componenti di una famiglia reale. A cui si aggiunge anche l’importanza di giudicare una persona, anche un personaggio pubblico, nella sua interezza, non da una sola foto scattata magari in un momento fraintendibile. Riflettere su queste tematiche è importante perché non sono solo racchiusi in film o serie: sono molte le persone che puntano continuamente ad intrufolarsi nella vita di personaggi pubblici, attraverso i social e le riviste di gossip. Già in parte il tema è stato affrontato nella docuserie Harry e Meghan, in cui i due raccontano le loro vite, perseguitati dai paparazzi.

Twisters: Brandon Perea nel cast dell’annunciato sequel

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Twisters: Brandon Perea nel cast dell’annunciato sequel

Secondo Variety , l’astro nascente Brandon Perea è stato ufficialmente scelto per unirsi al cast di Twisters, il seguito della Universal Pictures al loro successo del 1996, Twister. Ulteriori dettagli sul suo personaggio sono ancora tenuti nascosti. Si unirà ai membri del cast precedentemente confermati Daisy Edgar-Jones, Glen Powell e Anthony Ramos. La produzione dovrebbe iniziare la prossima primavera, con l’uscita del film nelle sale il 19 luglio 2024.

Perea ha ottenuto riconoscimenti per il suo ruolo da protagonista come Angel nel più recente film horror di Jordan Peele, Nope, con Daniel Kaluuya e Keke Palmer. Ha anche lavorato come regular nella serie drammatica di Netflix The OA, che è durato due stagioni.

Cosa aspettarsi da Twister?

Twisters sarà diretto dal regista di Minari Lee Isaac Chung e si baserà su una sceneggiatura scritta da Mark L. Smith. Secondo quanto riferito, non è stato sviluppato come sequel diretto del film del 1996, ma piuttosto come un “nuovo capitolo” del franchise. Edgar-Jones interpreterà il ruolo di “un ex cacciatore di tempeste che svolge un lavoro d’ufficio dopo essere sopravvissuto a un terrificante tornado. Tuttavia, sarà costretta a tornare in campo”.

Steven Spielberg è attualmente impostato come produttore esecutivo attraverso  la Amblin Entertainment. È prodotto da Frank Marshall e Pat Crowley. Sara Scott e Jacqueline Garell della Universal stanno supervisionando il progetto, insieme ad Ashley Jay Sandberg della Kennedy/Marshall.

Diretto da Jan de Bont, il primo capitolo seguiva i cacciatori di tempeste Bill Harding e la dottoressa Joanne Harding nel bel mezzo della finalizzazione del loro divorzio. La coppia si riunisce durante una grave epidemia di tornado in Oklahoma, dove testano il loro dispositivo di monitoraggio del tempo che migliorerebbe i tempi di consegna degli avvisi di tornado. Twister è stato un successo sia di critica che commerciale, con un incasso mondiale di oltre 495 milioni di dollari al botteghino. Nel cast erano presenti anche attori come Cary Elwes, Philip Seymour Hoffman, Alan Ruck, Todd Field e altri.

Succession 4×08, la spiegazione dell’episodio: chi è il nuovo presidente?

La notte delle presidenziali: se sei il leader dell’informazione americana hai tutti gli occhi su di te. Succession 4×08 si apre e si chiude nel caos più totale: la grande corsa è finalmente avvenuta e questo ha messo sotto pressioni tutti i personaggi. Shiv, Roman e Kendall sono ancora più in disaccordo e mai come in questo episodio avviene la scissione tra i tre fratelli. Shiv sta facendo il doppio gioco con Matsson, Kendall vuole giocare da solo e Roman tenta in maniera rocambolesca di imitare il padre. Nonostante la corsa alle presidenziali non sia la trama principale della stagione, in questo episodio ne è il fulcro manovrando tutte le scelte strategiche per il futuro, compreso l’accordo con la GoJo.

I risultati delle elezioni annunciati in Succession 4×08 sono già controversi e discussi per una serie che prende liberissima ispirazione dalla già complicato politica americana. La scelta di un presidente su un altro avrà delle ripercussioni che vediamo già alla fine di questo episodio e che coinvolgono Roman. Anche Kendall, però, lascia il pubblico con qualche dubbio sul suo doppio, triplo, gioco. E invece Shiv? La Roy ha rivelato finalmente la maternità a Tom e in questo episodio è continuamente bombardata dalla mascolinità preponderante dei membri della sua famiglia. L’unica donna Roy rimasta sa già come reagire.

Mencken sarà eletto? Cosa succederà con i voti mancanti?

Succession 4x08 elezioni presidenziali

Una lotta combattuta che secondo i dati – truccati – vede vincitore Jeryd Mencken, il candidato repubblicano. In Succession 4×08 il responso della rete ATN, lo nominato presidente degli Statu Uniti superando di poco il candidato democratico, Daniel Jiménez. L’ATN, sotto la guida di Tom, è stata la prima rete a dare la vittoria a Mencken, e questa potrebbe essere la sua rovina. I professionisti dei sondaggi della Waystar Royco erano titubanti nel definire la corsa a favore di Mencken così presto, ma dal momento che hanno colto la palla al balzo, altre organizzazioni giornalistiche hanno iniziato a seguirne l’esempio.

Rimane il problema dei voti dispersi del Wisconsin. In Succession 4×08, con la corsa presidenziale in atto, si viene a conoscenza che il seggio elettorale della città è andato a fuoco. Nell’incidente sono andate perse delle schede elettorali e quindi non si sa bene come procedere con i conteggi. Il Wisconsin è il fattore decisivo nella corsa presidenziale di Succession. L’ATN decide di dare i voti in favore a Mencken, dato che storicamente lo stato è a prevalenza repubblicana. Ma non è quello che si racconta nell’episodio: si ipotizza un complotto e il fatto che le schede sono state a favore di Jiménez ribaltando così tutta la corsa alla presidenza. Questa ipotesi non è stata neanche presa in considerazione in particolare da Roman che in questo episodio esprime ancor di più la sua preferenza per i repubblicani, come storicamente il padre prima di lui.

Matsson e Shiv in Succession 4×08

Succession 4x08 Shiv

La vittoria di Mencken non è sicuramente una buona cosa per Matsson e Shiv… e per tutti gli Stati Uniti d’America. Shiv e Lukas Matsson stanno facendo di tutto per far passare l’accordo con GoJo. La corsa alla presidenza potrebbe aver cambiato le carte in tavola: Mencken ha promesso la cancellazione dell’accordo a Roman. Matsson e Shiv hanno puntato tutto su GoJo e potrebbero uscirne sconfitti da questo gioco di potere politico. Succession 4×08 approfitta anche per fare un po’ di denuncia alla società americana.

Il personaggio di Shiv in questa narrazione funge da controparte declinando tutti gli aspetti negativi per una possibile presidenza di Mencken. Il nuovo presidente è sicuramente un politico di estrema destra, con alcuni dei suoi sostenitori, tra cui tutti all’interno della ATN e della Waystar Royco.

Roman e Kendall smascherano Shiv (con l’aiuto di Greg)

Succession 4x08 Roman

Una delle storie più importanti della quarta stagione di Succession è stato l’affare GoJo, con la morte di Logan Roy nel bel mezzo dell’acquisizione della Waystar Royco da parte di Lukas Matsson. Sebbene i co-CEO della Waystar Royco, Kendall e Roman Roy, si siano opposti all’accordo, Shiv ha segretamente tramato contro i fratelli. Per tutta la quarta stagione, Shiv ha fornito a Lukas Matsson informazioni riservate sul funzionamento interno della Waystar Royco, sperando di giocare bene le sue carte in modo da ottenere un buon posto alla GoJo quando l’affare andrà in porto. Anche se finora è stata brava a coprire le sue tracce, la verità viene finalmente rivelata in Succession 4×08.

La causa di tutto? Cugino Greg che esce per una serata in città con Lukas Matsson. Lì, Greg scopre la truffa di Shiv, decidendo di tenere l’informazione come leva. Tuttavia, ciò non dura a lungo, poiché alla fine dell’episodio Greg rivela a Kendall dell’accordo di Shiv con Matsson. Questa rivelazione avviene nel momento in cui Kendall scopre un’altra delle bugie di Shiv, rendendo la sua reazione ancora più grave. La reazione di Kendall e Roman a queste informazioni è stata sicuramente avventata, ma i due sono rimasti sinceramente feriti quando hanno saputo del tradimento di Shiv. Rispondono al tradimento con cattiveria cercando di ferirla

Shiv e Tom ancora faccia a faccia

Succession 4x06 rivelazioni

Una delle più grandi teorie della quarta stagione di Succession è stata la gravidanza di Shiv, con gli spettatori che hanno ipotizzato che potesse avere il figlio di Tom entro la fine della stagione. Come si è scoperto, Shiv è effettivamente incinta e ha rivelato questa informazione a Tom in Succession 4×08.

L’ha fatto nel tentativo di ferire Tom e questo importante dettaglio è emerso durante una delle loro accese discussioni. Questo è stato uno dei momenti più strazianti dell’episodio, in quanto mostra quanto la coppia, un tempo felice, sia caduta in basso rispetto alla prima stagione.

Roman e Connor

La nomina di Jeryd Mencken a presidente divide i personaggi principali in Succession 4×08. Se come abbiamo visto per Matsson e Shiv non sarà una cosa positiva al contrario per Roman e Connor Roy lo è eccome. Roman ha avuto una stretta collaborazione con Mencken per tutta la quarta stagione di Succession. Il futuro presidente gli servirà per mandare a monte l’affare GoJo. Ciò significa che Roman continuerà a essere il co-amministratore delegato della Waystar Royco, una posizione che spaventa molto il fratello Kendall che per tutto l’episodio è apparso titubante.

Anche Connor Roy cerca i suoi vantaggi dalla futura presidenza di Mencken. Il suo allineamento ideologico è più vicino alle politiche conservatrici di Mencken che a quelle liberali di Jiménez. Inoltre, Connor ha fatto un accordo con Mencken: se avesse rinunciato alla corsa, Mencken avrebbe potuto procurare a Connor un lavoro governativo all’estero. La vittoria di Mencken significa che avrà più potere per farlo.

E Kendall?

Succession 4x06 Kendal Roy

Il fratello maggiore dei Roy gioca tutte le sue carte e pare farlo da solo questa volta. Lo confessa lui stesso a Shiv: vuole continuare come unico CEO dell’azienda ma ci sono parecchi paletti tra lui e questa realizzazione. In Succession 4×08, Kendall prende una posizione netta solo alla fine quando scopre il doppio gioco di Shiv, prima di ciò i suoi sentimenti erano combattuti. Da un lato, Kendall non è completamente allineato ideologicamente con Mencken. Pur essendo decisamente conservatore, le idee politiche di Kendall sono più centriste.

A favore di queste sue opinioni anche le pressioni della ex moglie che è spaventata dai sostenitori di Mencken che hanno spinto sua figlia a terra. Kendall teme che una presidenza Mencken possa portare a nuove violenze contro la sua famiglia, il che lo rende ancora più titubante nel sostenere il candidato repubblicano. D’altra parte, Kendall ha una certa inclinazione a favore di Mencken, per cercare di fermare l’affare GoJo e sa che Mencken lo farà. Per questo motivo, Kendall sceglie di appoggiare l’ATN che ha dato per vincitore Mencken. La trama delle elezioni ha dimostrato che Kendall continua a essere uno dei personaggi più complessi di Succession, e la sua reazione alle elezioni giocherà probabilmente un ruolo importante negli episodi finali della serie HBO.

Chi è Fikret?

In Succession 4×08, L’America decide, abbiamo visto l’interno della ATN, da dove i fratelli Roy e Tom hanno coordinato la copertura della notte elettorale. Alla fine, la decisione di Kendall Roy di scegliere Mencken ha sostanzialmente concluso le elezioni. Dopo aver lasciato l’ATN, Kendall viene inquadrato e dice questa frase: “Alcune persone non riescono a trovare un accordo, Fikret“. Ma chi è Fikret? Fikret è l’autista di Kendall in Succession apparso per la prima volta nella prima stagione, interpretato da Greg Harvey. In Succession 4×08 questo rapporto così quasi intimo tra Kendall e il suo autista richiama quello tra Logan e Colin, la sua guardia del corpo.

Durante la notte delle elezioni, Kendall ha dovuto prendere una decisione che potrebbe avere un impatto importante nel futuro. Roman voleva non perdere tempo e indire le elezioni per Mencken, mentre Shiv voleva evitare di dare a Mencken le elezioni così facilmente. Alla fine, la decisione spettava a Kendall. Dato che Nate e il suo candidato Jimenez non hanno offerto nulla di sostanziale a Kendall, Mencken ha assicurato che avrebbe bloccato l’accordo con GoJo, diventando il suo preferito. Ecco perché Kendall dice quella frase riferendosi a Nate e Jimenez che non vogliono trovare un accordo con lui per bloccare l’acquisizione della GoJo-Waystar.

Il prossimo episodio

Il trailer di Succession 4×09 anticipa il gran finale della serie. Intitolato “Chiesa e Stato”, l’episodio, come già annunciato da Succession 4×08 vedrà al centro il funerale di Logan. Diventa sempre più difficile stabilire chi tra i personaggi principali riuscirà ad avere la meglio. Per come stanno le cose adesso il finale di stagione di Succession vede i tre fratelli Kendall, Roman e Shiv completamente in frantumi. È probabile che il penultimo episodio della prossima settimana sia caratterizzato da un’atmosfera ancora più cupa.

Il trailer mostra i fratelli Roy che si preparano per il funerale di Logan che, come le riunioni di famiglia in genere in Succession, sarà sicuramente un evento emotivo e teso. Il funerale di Logan vede riuniti quasi tutti i personaggi principali, compresi i quattro fratelli Roy, Ewan, Marcia, Gerri, il Presidente eletto Jeryd Mencken, Mattson, Caroline, Karl, Greg, Frank e altri ancora.

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