La trasposizione nella miniserie in sei puntate del creator Walter Mosley di Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey, dal suo romanzo omonimo, merita di essere vista per due motivi principali, che lavorano su livelli differenti. Partiamo però col raccontare la storia di Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey, necessità primaria per poter poi spiegare con maggiore chiarezza le ragioni sopra anticipate.
La trama di Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey
Affetto da una forma di demenza piuttosto avanzata, l’anziano Tolomeo vive ormai barricato nella sua casa, con il solo nipote Reggie ad occuparsi di lui. I ricordi del passato tormentano l’uomo, mescolandosi a una realtà che lui stesso non sembra ormai più riuscire a riconoscere o sopportare. Quando Reggie viene assassinato a Tolomeo non resta che tentare di rimettere insieme i pezzi della sua vita per scoprire l’identità dell’omicida e ottenere giustizia. La sua giustizia…
Samuel L. Jackson è uno dei migliori caratteristi del nostro tempo
La ragione più evidente per cui Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey merita attenzione è la notevole prova d’attore del suo protagonista Samuel L. Jackson. Divincolatosi dalle maglie spesso fin troppo soffocanti del cinema mainstream, l’attore torna finalmente ai livelli che lo hanno reso uno dei migliori caratteristi del nostro tempo. Il ritratto dell’età avanzata che Jackson compone è complesso, sfaccettato, ricchissimo di sfumature dolorose: il suo Tolomeo è un uomo perso, la cui frustrazione viene rappresentata attraverso la rabbia ma anche la dolcezza dei piccoli gesti quotidiani che definiscono l’unicità di un essere umano.
La malattia non è messa in scena soltanto attraverso i suoi episodi più drammatici, al contrario viene composta mostrando quel tipo di spaesamento emotivo e psicologico capace di generare momenti di intima leggerezza. Nell’interagire con le persone che gli si presentano vicino, Tolomeo esplicita interamente gli aspetti di una personalità problematica, lontana dalla retorica del caso, assolutamente credibile. E questo grazie alla lucidità della scrittura dello show ma soprattutto grazie alla prova di Jackson, il quale abbraccia pienamente l’idea che per mostrare realisticamente lo stato di demenza del suo personaggio non bisogna procedere secondo un ordine logico ma sottolinearne gli sbalzi, le piccole o grandi regressioni, il senso di blocco in uno stato di costante incertezza.
Il lavoro sulla mimica delle espressioni, sul linguaggio del corpo e la modulazione della voce proposto da Samuel L. Jackson è sinceramente ammirevole, quanto di più verosimile si sia mai visto quando si tratta di rappresentazione della demenza senile.
La rappresentazione metaforica della condizione degli afroamericani
L’altro motivo di interesse di Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey è forse più nascosto eppure addirittura maggiormente importante: sotto il livello primo di fruizione dello show vengono infatti metaforicamente rappresentate la storia, la condizione e i problemi della popolazione afroamericana. L’intento di Walter Mosley è quello di raccontare quanto il razzismo, la discriminazione, l’oppressione sociale e la violenza da esse generata abbiano minato dall’interno la comunità nera negli Stati Uniti, soprattutto quelli del Sud.
La malattia di Tolomeo diventa in questo modo metafora precisa di questo stato di turbolenza, in cui il passato rivissuto in continuazione non permette al presente di trovare la meritata pace. Il personaggio protagonista si sublima in questo modo a simbolo sociale e civile: il cittadino nero ha vissuto e continua a vivere nella paura che genera conflitto, reiterando comportamenti e percorsi socio-psicologici oppressivi ed opprimenti. Lo show ci mostra però che se il presente è problematico, non rimane comunque privo di speranza, almeno verso le generazioni future.
Ad aiutare Tolomeo nel suo percorso di risveglio/accettazione arriva la giovane Robyn, adolescente anche lei con i suoi seri problemi ma decisa a non lasciarsi intrappolare nella gabbia che il mondo intorno a lei rappresenta. Ed ecco allora che la progressiva pulizia del vecchio appartamento di Tolomeo, con il necessario svuotamento di tutte le cianfrusaglie accumulate nei decenni dall’uomo, diventa anch’essa metafora di rinnovamento, del tentativo di liberarsi del dolore endemico di un passato che continua a pesare. E questo non significa cancellarlo o negarlo, ma semplicemente impedire che continui a ripercuotersi sul presente frenandone la spinta propositiva.
Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey è un prodotto sincero
Se non fosse per un evidente rallentamento narrativo nelle due puntate centrali – responsabile di un conseguente calo di tensione drammatica – e per la debole verosimiglianza nella sottotrama che riguarda la cura sperimentale messa in atto dal Dottor Rubin (Walton Goggins), Gli Ultimi giorni di Tolomeo Grey sarebbe potuta essere una miniserie di impatto superiore. Rimane comunque un prodotto sincero, ben sviluppato nella ricerca di adesione empatica, che lavora su discorsi già ampiamente sviluppati senza riproporli con retorica o stanchezza. Al contrario lo sguardo si dimostra originale e non preconcetto, producendo uno spettacolo a tratti realmente sentito.






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