Anne Hathaway rimarrà per sempre la giovane
principessa di Genovia, per chi l’ha amata dalle sue prime
apparizioni cinematografiche, tuttavia il ruolo della Grande Strega
Suprema in Le Streghe di Robert Zemeckis è
sicuramente una parte che cambia il suo percepito, almeno da parte
dei fan più piccoli. Il film, come sappiamo, ha esordito in
digitale lo scorso autunno ed è disponibile su NOW
e on demand su Sky, ed è il secondo adattamento
cinematografico dell’omonimo romanzo di Roald Dahl (il primo si
intitolava Chi ha paura delle streghe? Ed è datato 1990), vero e
proprio campione della letteratura per l’infanzia.
Come ogni adattamento da romanzi
famosi con più di una versione, il film del 2020 è leggermente
diverso dal testo di partenza, e di seguito vi proponiamo le
principali differenze tra il lavoro di Dahl e quello di Zemeckis,
così da poter apprezzare meglio il lavoro di adattamento fatto nel
film disponibile su NOW
e on demand su Sky.


Il film Le
Streghe è disponibile su NOW e anche
on demand su Sky. Iscriviti a soli 3
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L’ambientazione
Il film di Zemeckis è
ambientato in Alabama, mentre il romanzo è ambientato in Gran
Bretagna. Il bambino protagonista, che viene trasformato in
topolino, è un afroamericano, come la sua nonna, che invece nel
romanzo è di origine norvegese, elemento molto importante nel
tratteggiare il personaggio. Anche l’ambientazione temporale è
differente, dal momento che se il romanzo lascia in sospeso la
localizzazione temporale, il film colloca la storia esattamente
negli anni ’60, così da aggiungere alla trama fantasy anche una
sottotrama legata a questioni razziali. In questo modo il regista
ha tentato di dare più spessore alla sua storia.
Il legame tra nonna e nipote
Nel film abbiamo visto
che la nonna, interpretata dal premio Oscar
Octavia Spencer, deve faticare per farsi accettare dal
nipote. La ragione è chiara: il bambino soffre moltissimo per la
morte dei genitori, e non vuole andare a vivere con questa signora
che conosce ma con la quale non ha un rapporto stretto, come lo
aveva con la sua mamma. Nel romanzo il legame tra nonna e nipote è
molto più stretto. Il bambino è molto affezionato alla nonna già da
prima che i genitori muoiano, tanto’è che dice che potrebbe voler
più bene alla nonna che alla mamma. Inoltre, quando i genitori
muoiono, il bambino è triste, certo, ma non depresso come nel film,
dal momento che nella tristezza della perdita dei genitori, è
comunque molto felice di andare a vivere con l’adorata nonna.
Nel film la nonna non fuma ne Le Streghe
Il personaggio della
nonna cambia leggermente tra film del 2020 e libro. Infatti, sia
nel romanzo che nell’adattamento del 1990, la donna fuma dei grossi
sigari, che la rendono più caratteristica e che nella storia la
fanno ammalare. Questo implica che la donna è costretta a letto per
curarsi dalla sua brutta polmonite, causata proprio dai sigari. Nel
film del 2020 è chiaro che la sensibilità relativa al fumo è molto
diversa, per cui la nonnina non fuma più. Questo però ha messo
Zemeckis in condizione di sfruttare in modo narrativo
l’eliminazione del fumo, senza cambiare la sostanza della storia.
Nel film del 2020 la nonna si ammala di una brutta tosse, risultato
di una fattura impostale da una strega.
Il personaggio di Gigia
Nel film, il nostro giovane
protagonista ha un topolino bianco di nome Gigia. È il suo
animaletto da compagnia, ma quando lui viene trasformato in topo
dalla Strega Suprema, scopre che Gigia altri non è che una bambina
tramutata in topino mesi prima dei fatti che vediamo nel film. Nel
romanzo, il protagonista ha due topolini bianchi, che sono topi
veri, non umani tramutati, mentre scopriamo che Bruno, il ragazzo
paffutello che lui incontra nell’albergo, è il primo bambino ad
essere tramutato in topino, visto che prima di lui le streghe
preferivano trasformare i bimbi in altri animali. Ci sembra
probabile che la scelta di inserire una topolina/bambina sia, anche
questa, figlia dei tempi, così da avere anche nella schiera dei
buoni un’eroina che cerca di sconfiggere le temibili streghe.
Tutti i bimbi sono odiati dalle streghe
Questo punto potrebbe
essere collegato alla scelta di Zemeckis di far cambiare periodo
storico e luogo alla storia, nonché alla scelta di un’etnia diversa
per i protagonisti. Spieghiamoci meglio: nel libro di Dahl, le
streghe odiano tutti i bambini, senza differenza di ceto, etnia,
provenienza. Nel film invece il personaggio di
Octavia Spencer dice che le streghe preferiscono
rapire i bambini poveri, perché se spariscono nessuno fa domande.
Tuttavia, sappiamo che nel film il piccolo Bruno viene trasformato
in topolino, e questo contraddice ciò che ha detto la nonna, perché
Bruno è benestante. La dichiarazione della nonna può essere quindi
intesa come un modo particolarmente efficace per mettere in guardia
il nipotino, ma implica anche una condizione di povertà della
popolazione di colore negli anni ’60 negli Stati Uniti del Sud
(situazione che, invero, non è molto cambiata oggi).
La sorte di Bruno
Il finale riservato al personaggio
di Bruno in entrambi i casi triste, per certi versi. Nel film Bruno
rimane con la nonnina, con il protagonista e con Gigia. Nel libro
invece Bruno si ricongiunge alla famiglia nella sua forma da
topolino. Nel libro è la nonna a convincere i genitori a
riprendersi il figlio/topo, sebbene sappiamo che Bruno teme che i
genitori non lo accetteranno mai in quella forma. Questo getta un
velo di incertezza sulla sorte di Bruno che potrebbe venire
annegato dai genitori stessi. Naturalmente Zemeckis ha preferito
evitare questo finale tragico, visto che desiderava fare un film
per famiglie.
Il finale diverso
Zemeckis ha deciso di
regalare ai suoi protagonisti un finale più glorioso rispetto a
quanto fatto da Dahl. Lo scrittore chiude la sua storia con la
scaltra nonnina che, fingendosi il Ministro degli Esteri norvegese,
chiama in albergo e si fa rivelare l’ubicazione della Strega
Suprema. Questo permetterà alla donna di infiltrarsi nel suo
quartier generale e di rubare gli indirizzi di tutte le streghe del
mondo. Così potrà andare a ucciderle, una per una. Il film aggiunge
un po’ di brio alla storia, dal momento che si conclude con la
nonna che recluta una vera e propria squadra di bambini addestrati
a uccidere le streghe. Sarà compito loro ripulire il mondo da
queste malvagie creature!
Il gatto e il topo de Le Streghe
Le streghe di Zemeckis ha
leggermente modificato la sorte della Grande Strega Suprema. Nel
romanzo di Dahl, tutte le streghe mangiano la zuppa di piselli in
cui è stata versata la pozione che trasforma in topi. Anche la
Strega Suprema diventa un topo e muore schiacciata nel trambusto
che segue la trasformazione collettiva. Nel film, Zemeckis ha
scelto di inserire un personaggio in più, per dare maggiore colore
alla fine della cattiva. La Strega Suprema ha un gatto nero che lei
maltratta per tutta la durata del film. Nella scena della resa dei
conti, quando nonna, nipote, Gigia e Bruno la affrontano e la
trasformano in topolino, il gatto ha la sua vendetta, ingoiandola
in sol boccone.
Le deformità delle streghe
Nel romanzo, tutte le
streghe hanno grandi bocche con denti aguzzi come quelli degli
squali, artigli al posto delle dita e piedi a punta quadrata, senza
dita. Inoltre sono calve e portano pesanti parrucche molto
fastidiose. A questo va aggiunto che indossano sempre una maschera
sul viso, a completare il loro travestimento che permette loro di
mimetizzarsi. Nel film sono rappresentate più o meno in maniera
simile, ma non portano la maschera, anche se Zemeckis ha scelto di
fare un piccolo cambiamento alla loro terrificante fisionomia che
ha portato qualche problema al film… le streghe del 2020 hanno solo
tre dita!
La polemica
Membri di spicco
della comunità dei disabili, compresi gli attivisti, i Paralimpici
e l’organizzazione dei Giochi Paralimpici, hanno condannato la
rappresentazione delle protagoniste nel film Le Streghe,
recentemente distribuito dalla Warner Bros direttamente on demand
(anche negli USA arriva su HBO Max).
Nel film, il personaggio di
Anne Hathaway è mostrato con mani con
sole tre dita, una condizione che in natura esiste e si chiama
ectrodattilia, altrimenti nota come “mano divisa”, che è
caratterizzata dall’assenza di una o più dita centrali sulla mano o
sul piede. La nuotatrice paralimpica britannica Amy Marren è stata
una delle prime a chiamare in causa lo studio chiedendo di
rispondere di quella scelta. L’attivista Shannon Crossland ha
dichiarato su Instagram che le immagini del film “non erano in
alcun modo un riflesso del romanzo originale scritto da Roald
Dahl”. Nel romanzo di Dahl del 1983, si dice che le streghe
abbiano “piedi quadrati senza dita” e “artigli invece di unghie”,
anche se nella prima edizione di copertina viene mostrato che hanno
cinque dita sulle mani.
“È questo il tipo di messaggio
che vogliamo che la prossima generazione riceva? Che avere tre dita
è un attributo di una strega? È un ritratto estremamente dannoso.
La disabilità NON dovrebbe essere associata a male, anormalità,
disgusto, paura o mostri “, ha aggiunto Crossland. In risposta
a quei messaggi e a numerosi altri provenienti da membri della
comunità dei disabili, un portavoce della Warner Bros ha detto a
Deadline che era stato “profondamente rattristato
nell’apprendere che la nostra rappresentazione dei personaggi di
fantasia in Le Streghe abbia turbato le persone con
disabilità”.
“Nell’adattare la storia
originale, abbiamo collaborato con designer e artisti per trovare
una nuova interpretazione degli artigli a forma di gatto descritti
nel libro”, hanno aggiunto. “Non è mai stata intenzione
degli spettatori sentire che le creature fantastiche e non umane
avrebbero dovuto rappresentarli”. Per verificare e confrontare
le differenze tra libro e film, basta tenere il primo sul comodino
e vedere il secondo su NOW
e su Sky on demand.