Dopo
l’annuncio ufficiale,
Anya Taylor-Joy ha commentato il suo casting nei panni
della giovane Furiosa,
spiegando che la sua interpretazione del personaggio nel prequel di
Mad Max sarà diversa dalla rappresentazione originale di
Charlize Theron in Fury Road.
Il regista australiano
George Miller ha lanciato il franchise di Mad Max
in forma di trilogia nel 1979, con Mel Gibson nei
panni di “Mad” Max Rockatansky, un violento agente di polizia che
cerca di abbattere una banda di motociclisti e proteggere la sua
famiglia nella distopica Australia. I temi post-apocalittici di
quei primi film e le immagini delle terre desolate sono radicati
nella cultura popolare, mentre Miller ha sdoganato il paesaggio
australiano in tutto il mondo, con quei film.
Il franchise ha visto uscire un
altro capitolo nel 2015, e non si è trattato di un film qualsiasi,
ma del travolgente e adrenalinico Mad Max: Fury Road, che ha visto Tom
Hardy sostituire Mel Gibson come eroe del
titolo. Ma questa volta Max è dolo la star di facciata, poiché il
film si concentra principalmente sugli sforzi dell’Imperatrice
Furiosa
(interpretata da Charlize Theron) per far fuggire
cinque donne che vengono usate come femmine da riproduzione dal
tirannico leader Immortan Joe.
Fury Road è stato un successo
clamoroso, ha incassato oltre 374 milioni di dollari in tutto il
mondo, vincendo sei Premi Oscar, diventando uno dei migliori film
degli anni ’10 e ora godendo di un prequel che indagherà l’origine
di Furiosa,
con Anya Taylor-Joy che reciterà al fianco di Chris
Hemsworth e Yahya Abdul-Mateen II.
Ospite nel podcast Happy Sad
Confused, Taylor-Joy ha discusso della sua eccitazione e ansia
per l’interpretazione dell’ormai iconica Furiosa nel prequel di
Miller. Ha spiegato come intende adottare un approccio diverso al
personaggio dal momento che le prestazioni di Charlize
Theron in Mad Max: Fury Road sarebbero impossibili da
eguagliare:
“Mi sono innamorato di Furiosa,
del modo in cui Charlize l’ha presentata. Ha fatto un lavoro così
incredibile ed è stato così bello e non riesco nemmeno a pensare di
provare a mettermi nei suoi panni. Deve essere qualcosa di diverso
perché non può essere fatto allo stesso modo.”
Matt Damon e Ben Affleck tornano a mettere in palio il loro
tempo per Omaze in favore di cause umanitarie e, come al solito,
regalano delle perle davvero impagabili nei loro battibecchi!
In particolare, questa volta si sono
concentrati sull’attualità, nel senso che mentre Affleck prende in
giro Damon perché Jeremy Renner lo ha sostituito
nel franchise di Jason Bourne, Damon replica con
un secco: “Pattinson si è preso il tuo lavoro!”, in
riferimento, naturalmente, al passaggio di testimone del ruolo di
Batman da Ben Affleck a Robert Pattinson. Ecco di seguito l’esilarante
video:
Ricordiamo però che Ben Affleck tornerà nel ruolo dell’Uomo
Pipistrello per Justice League Snyder Cut e
soprattutto in un breve cameo in The
Flash, insieme a Michael Keaton che
riprende il ruolo del Crociato di Gotham.
Ecco il primo trailer di
Uncle Frank, il film con Paul
Bettany che arriverà su Amazon Prime Video il prossimo 25
novembre. Scritto e diretto da Alan Ball, il film vede nel
cast Paul Bettany, Sophia Lillis, Peter Macdissi, Judy
Greer, Steve Zahn, Lois Smith, con Margo
Martindale e Stephen Root.
La trama di Uncle
Frank
Nel 1973, l’adolescente Beth Bledsoe
(Sophia Lillis) lascia la sua città natale rurale
meridionale per studiare alla New York University, dove il suo
amato zio Frank (Paul Bettany) è un venerato
professore di letteratura. Presto scopre che Frank è gay e vive con
il suo partner di lunga data Walid “Wally” Nadeem (Peter
Macdissi) – una relazione che ha tenuto segreta per anni.
Dopo la morte improvvisa del padre di Frank, il nonno di Beth,
Frank è costretto a tornare a casa con riluttanza per il funerale
con Beth al seguito, e ad affrontare finalmente un trauma sepolto
da tempo da cui è scappato per tutta la sua vita adulta.
Ecco il primo trailer di
Sylvie’s Love, il film con Tessa
Thompson che arriverà su Amazon Prime Video il prossimo 25 dicembre.
Scritto e diretto da Eugene Ashe, il film è
prodotto da Nnamdi Asomugha, Gabrielle Glore, Jonathan T. Baker,
Eugene Ashe, Matthew Thurm, con produttori esecutivi Tessa
Thompson, Bobbi Sue Luther, Akbar Gbajabiamila, Matt Rachamkin,
Sidra Smith, Emmet Dennis. Nel cast del film Tessa Thompson, Nnamdi
Asomugha, Aja Naomi King, Jemima Kirke, Tone Bell, Alano Miller, con
Wendi Mclendon-Covey ed Eva Longoria.
La trama di Sylvie’s Love
In Sylvie’s Love,
il jazz è dolce e l’aria afosa nella calda estate newyorchese del
1957. Robert (Nnamdi Asomugha), un sassofonista,
passa le notti a suonare dietro un leader di band meno talentuoso
di lui ma noto, come membro di un jazz quartetto. Sylvie
(Tessa Thompson), che sogna una carriera in
televisione, trascorre le sue giornate estive aiutando nel negozio
di dischi di suo padre, mentre aspetta che il suo fidanzato torni
dalla guerra. Quando Robert viene assunto part-time al negozio di
dischi, i due iniziano un’amicizia che accende in ciascuno di loro
una passione profonda, diversa da qualsiasi cosa abbiano provato
prima.
Mentre l’estate finisce, la vita li
porta in direzioni diverse, ponendo fine alla loro relazione.
Passano gli anni, la carriera di Sylvie come produttrice televisiva
sboccia, mentre Robert deve fare i conti con ciò che l’età della
Motown sta facendo per la popolarità del Jazz. In un incontro
casuale, Sylvie e Robert si incrociano di nuovo, solo per scoprire
che mentre le loro vite sono cambiate, i loro sentimenti reciproci
rimangono gli stessi. Lo scrittore / regista Eugene Ashe combina
romanticismo e musica in una storia travolgente che riunisce tempi
che cambiano, una cultura che cambia e il vero prezzo
dell’amore.
Si intitola Time il
nuovo film di Garret Bradley, un documentario che
raccoglie immagini intime, repertorio e documenti legali, una
storia che ripercorre la vita e la lotta di Fox
Rich, una donna di New Orleans che combatte ogni giorno
per tenere unita la sua famiglia, mentre il marito, Rob, sconta una
pena di 60 anni nel famigerato Louisiana State Penitentiary (alias
Angola).
Fox Rich è un combattente.
L’imprenditrice, abolizionista e madre di sei ragazzi che ha
trascorso gli ultimi due decenni a fare campagne per la
scarcerazione di suo marito, Rob G. Rich, che sta
scontando una pena per una rapina che entrambi hanno commesso
all’inizio degli anni ’90 in un momento di disperazione. Time
combina i video-diari che Fox ha registrato per Rob nel corso degli
anni con scorci intimi della sua vita attuale, il regista
Garre.
Nelle note di regia, Garrett
Bradley descrive il racconto di Time come
un affascinante ritratto della resilienza e dell’amore radicale
necessari per prevalere su una separazione infinita, a causa del
complesso e ingiusto sistema carcerario statunitense.
Bradley riesce a toccare tutte le
corde giuste, con delicatezza e riguardo per il delicato materiale
che gestisce, lo offre all’occhio del pubblico, eppure ne ha cura.
Fox e Rob non sono offerti alla macchina mediatica ma sono
raccontati, soprattutto grazie ai documenti che la donna stessa ha
realizzato e fornito, nel corso dei vent’anni in cui ha provato a
non far sentire al marito la lontananza sua e dei suoi figli, e ha
vissuto con i ragazzi ogni giorno di Natale con la fervida speranza
che l’anno successivo sarebbero stati insieme, con Rob a tavola con
loro.
Time è una storia d’amore e di lotta
A questo racconto privato e intimo,
delicato e pieno di vita, si associano le immagini delle udienze,
della lotta di Fox per la scarcerazione del marito, del suo impegno
nell’abolizionismo, della sua indefessa testimonianza d’amore non
solo per il marito in carcere, ma anche per tutte quelle famiglie
ingiustamente spezzate che un sistema carcerario folle tiene
separate per tutta la vita.
Nel momento storico che viviamo, con
le proteste nelle strade degli Stati Uniti che non cedono di un
passo e il movimento Black Lives Matter che diventa sempre più
urgente e importante, Time offre un nuovo sguardo, un nuovo lato di
un problema endemico che, pur essendo legato al territorio
statunitense, deve interessare tutto il mondo.
Le attese, le speranze e la lotta.
Time racconta la vita di questa donna che
rappresenta moltissime persone, la vita di Fox e Rob, che
nonostante le circostanze, anzi, forse proprio a causa di quelle,
sono stati capaci di testimoniare l’amore e la famiglia come pochi
altri riescono.
Ci si è a lungo interrogati,
talvolta scherzando, su quale fosse il presupposto comune di tutti
i film prodotti dalla Pixar, giungendo alla conclusione che questi
avevano al centro delle loro storie un personaggio non appartenente
alla sfera “umana” (animali, oggetti, mostri di fantasia) dotata
però dei nostri stessi sentimenti ed emozioni: in breve, avevano
un’anima. Col passare del tempo, e grazie all’uscita di Soul
– un titolo che potrebbe finalmente mettere il punto su quella
teoria – ci si è resi conto che il vero elemento ricorrente è la
perdita e il senso di ricostruzione o nuovo inizio che divampa
nella mente dei protagonisti.
In A Bug’s Life e
Alla ricerca di Nemo era la scomparsa
dell’appartenenza; nella trilogia di Cars la
sconfitta della presunzione; in Toy Story il
saluto all’infanzia e in Inside Out quello
all’innocenza; in Up, Coco e
Onward la morte degli affetti.
Soul invece va alla ricerca del vuoto più intimo e
ancora più difficile da rappresentare: la perdita di se stessi, e
quindi, di ciò che ci rende tali. Un’anima.
Soul
è scritto e diretto da Pete Docter (insieme a
Kemp Powers) e si sente. In qualche modo sembra
raccogliere le implicazioni psicologiche di Inside
Out diventandone il seguito spirituale, come a volerne
ampliare le riflessioni senza però uscire dal tradizionale schema
Pixar. Anche la trama non tradisce il solito programma dello
studio, e nel suo divincolarsi tra tematiche adulte e prese di
posizione piuttosto politiche presenta allo spettatore l’ennesimo
outsider schiacciato da una vita insoddisfacente e sogni che fatica
a realizzare; in Soul si chiama Joe
Gardner, ha le fattezze di un insegnante di musica
afroamericano e pianista jazz, e un imprevisto – altra ricorrenza
dello storico Pixar – lo mette davanti ad una nuova realtà. Fisica,
perché ad un passo dalla morte, metafisica, perché precipita nel
mondo parallelo “The Great Before”, il grande prima, dove strane
creature creano la personalità, l’identità e le peculiarità degli
esseri umani.
La trama di Soul
In questo paesaggio-laboratorio, a
Joe viene affidata 22, un’anima che fatica a trovare la giusta
direzione e che non conosce le gioie e le delusioni dell’esperienza
sul pianeta terra. 22 come il numero che nella simbologia della
cabala indica l’universo, ma anche 22 come numero maestro che
simboleggia la capacità di costruire della sua somma, il numero
quattro. Casuale o meno, la scelta degli sceneggiatori punta su una
co-protagonista che muove dentro la storia e verso il pubblico una
potente energia e la risoluzione dell’intreccio; un’attitudine
simile a ogni eroe Pixar, bambino, adolescente o adulto, sempre
spinto al miglioramento di sé dopo una grave perdita. Nessuno dice
che sia un percorso semplice, anzi Soul e gli altri film dimostrano
proprio il contrario, ma si può iniziare dalla consapevolezza di un
problema.
Si attraversano gli stadi della
conoscenza
La cosa straordinaria, soprattutto
perché stiamo parlando di animazione (che nel linguaggio comune
viene ancora considerato un immaginario infantile e
bidimensionale), è che a scomparire sono i crismi del viaggio
eroico tradizionale: i villain, di fatto, non esistono; l’avventura
non ci mette di fronte a sfide materiali ma attraversa gli stadi
della conoscenza e della psicologia (la Pixar sta abituando i
bambini ai termini “depressione”, “salute mentale”, “debolezze” e
“paura”). È un esercizio apparentemente semplice ma che ci proietta
in una costante seduta terapeutica dove al centro c’è il miglior
commento sull’essere umano contemporaneo e una critica – mai troppo
dura – su come viviamo oggi e come potremo vivere tra qualche anno.
Nel grande dopo…
Lei si chiama Fox
Rich, è una donna incredibile, una vera eroina del nostro
tempo e la sua storia è raccontata in Time, il
documentario della talentuosa Garrett Bradley.
Fondendo materiale d’archivio con filmati privati, il film racconta
la vita di Fox e dei suoi sei figli mentre il marito è condannato a
60 anni di prigione da scontare ad Angola, così come è chiamato il
Louisiana State Penitentiary, uno degli istituti più
sanguinosi degli States.
Ho raggiunto la Signora
Rich al telefono, a New Orleans, e mi ha raccontato la sua
storia, la sua vita, così come fa nel film, con vivacità, ironia,
passione, come fossimo sedute una accanto all’altra, a bere tè e a
chiacchierare. Fox comincia a raccontare che ha conosciuto la
regista del film, Garrett Bradley, mentre lei era
al lavoro su un cortometraggio dal titolo Alone
che racconta la condizione delle donne che vivono in solitudine ed
attesa, perché il loro partner è in carcere. A presentarle è stata
Gina Womack, direttore esecutivo e co-fondatrice
dell’associazione Famiglie e amici dei Bambini incarcerati
della Louisiana (FFLIC), e subito Bradley si
è resa conto che Fox non era come le altre.
Fox Rich ha infatti
cominciato a registrare video della sua famiglia molti anni fa,
quando i figli erano piccolissimi, perché così il marito in carcere
non perdesse neanche un momento di quella che era la loro crescita.
E il film mostra tutti questi spaccati di vita, così Fox ci ha
fatti entrare dentro alla sua vita e al suo passato. Ma
perché ha accettato di raccontare una storia così
personale?
“Quando ero in prigione io
stessa, pregavo che Dio mi desse la possibilità di usare la mia
voce per parlare in nome di coloro che una voce non ce l’avevano –
ha spiegato la donna – Ho sperimentato cosa volesse dire non avere
voce, essere rinchiusa in un luogo in cui non potevo comunicare con
nessuno e ho pensato che da libera avrei dato voce a chi era
rimasto dentro, condividendo la mia storia.”
Intervista a Fox Rich, protagonista del doc Time
Senti il senso di
responsabilità per le persone che rappresenti e che, come hai
detto, non hanno voce?
“Sia io che Rob (il marito, ndr)
sappiamo che ci sono innumerevoli persone che contano su di noi. Mi
ricordo una volta, in un periodo in cui il nostro matrimonio era in
un momento difficile, Rob mi disse che dovevamo tenere duro, perché
c’erano un sacco di persone che contavano su di noi, la storia che
stavano portando avanti era ed è più grande di noi due soltanto,
più grande della nostra famiglia. Ed è stato in quel momento che
abbiamo deciso di diventare una dimostrazione di come appare
l’amore, anche nelle situazioni più difficili, come la prigione,
soprattutto se poi si parla dell’Angola. Siamo stati molto
istintivi nello stabilire che volevamo essere un’ispirazione per
altre persone, stimolandole a combattere con noi.”
Il risultato del vostro
racconto, privato e pubblico, è un documentario dai toni molto
delicati e intimi. Si tratta di una scelta che avete operato
insieme alla regista?
“Questo capolavoro è tutto opera
di Garrett. L’unica nostra intenzione era quella di rimanere
insieme, di lottare per farcela, e la regista ha catturato tutte le
nostre emozioni, le ha messe insieme. Il risultato è un
documentario meraviglioso.”
Le dico poi che il film fa parte
della selezione ufficiale della Festa di Roma 2020 e si parla già di Oscar
Buzz (Time ha già vinto un premio al Sundance,
ndr), Fox esulta come una bambina, con grande entusiasmo, e poi
spiega: “Credo che in questo momento, con le proteste per le
strade e il movimentoBlack Lives Matter,
questa storia rappresenta un vero testamento, e riuscire ad
ottenere il riconoscimento di un premio prestigioso come quello
degli Oscar in questo momento, penso aiuti molto a far circolare il
messaggio, rendendo le persone più consapevoli delle condizioni dei
detenuti nell’Angola, della necessità di libertà.”
E quando le chiedo cosa direbbe alla
se stessa più giovane, la signora Fox Rich quasi
si commuove, dicendo: “Probabilmente direi alla me stessa più
giovane che sono fiera di lei, nonostante abbia fatto delle scelte
sbagliate, ha avuto il coraggio di lottare.”
Quando ci dicono che il nostro tempo
è finito e la ringrazio, salutandola, Fox ci tiene a dire: “Ti
ringrazio perché ci dai la possibilità di condividere la nostra
storia anche con l’Italia”. Al che sono io che mi sento di
ringraziarla, per lo straordinario documento che ha offerto ma
soprattutto l’incredibile forza di volontà e per aver mostrato al
mondo che forma ha il vero amore.
Regista caustico e satirico che si è
sempre confrontato con storie vietate ai minori, Armando
Iannucci si cimenta con il classico della letteratura
inglese per eccellenza, David Copperfiled. Non è
la prima volta però che il regista si approccia a
Dickens, dal momento che la sua formazione
accademica ne è imbevuta e ha già lavorato in passato sull’autore,
con un documentario che già lo spogliava della sua austerità
vittoriana. Lo stesso approccio ha proposto per
La straordinaria vita di David Copperfield.
Come ha lavorato tirando
fuori la vis comica da testo di Dickens?
“Questo approccio ha molto a che
fare con Simon Blackwell con cui ho collaborato
molto, lui è un grande appassionato di Dickens e abbiamo sempre
parlato di quanto lui fosse divertente. Lo abbiamo sempre
paragonato a Chaplin, quegli inglesi diventati molto famosi da
giovani in tutto il mondo per le loro storie. Ho riletto David
Copperfield dieci anni fa e ho deciso di farci un film. Ho deciso
di coglierne la parte visiva e comunicativa che rasenta la
slapstick comedy in molte scene. Nel lavoro di adattamento ci siamo
resi conto che c’era moltissimo materiale da utilizzare e volevamo
farlo in modo diverso da ciò che era stato fatto prima, perché
c’era sempre stata una reverenza nei confronti della storia, invece
secondo noi il rispetto si doveva più allo spirito che alla storia,
perché è un libro ricco di creatività e immaginazione.”
E così ha fatto, perché il film è
sicuramente molto fedele allo spirito dickensiano, pur adattando la
storia a necessità narrative, tanto che per Iannucci non è affatto
importante conoscere la storia originale: “Non mi aspetto che
le persone conoscano la storia prima di entrare in sala. È uno
standalone, non c’è nessun esame d’ingresso, la storia comincia in
mezzo ai fatti e volevo che lo spettatore si facesse trasportare da
subito”.
A differenza della sua produzione
solita, La straordinaria vita di David
Copperfield è adatta a tutta la famiglia. “Il
film è uscito in UK prima del lockdown, è andato abbastanza bene ed
è il mio primo film che esce senza il divieto ai minori. Vorrei che
venisse considerato un film per famiglie. Non è un film per bambini
ma per tutte le età, credo che ogni fascia d’età possa trovare nel
film un momento per identificarsi nella storia.”
La straordinaria vita di David Copperfield si diverte
anche a mescolare luoghi e tempi, ma soprattutto, la caratteristica
che balzerà subito all’occhio, si diverte a mescolare etnie di
personaggi che sulla pagina erano pensati per essere tutti bianchi.
Di fronte al rischio di apparire troppo politicamente corretto,
Iannucci spiega: “Dickens era molto connesso ai problemi del
suo tempo, che racconta nei suoi romanzi. Volevo mettere un piede
nel passato, nel 1840 quando è ambientato il film, ma volevo anche
che ci fosse una modernità, un riflesso della quotidianità di
adesso. Non credo che sia politicamente corretto mostrare le
diversità tra ricchi e poveri nelle grandi città, né tanto meno la
rappresentazione della battaglia di qualcuno per entrare a far
parte dell’establishment. Credo siano temi eterni, oggi più di
ieri. Credo che Dev (Patel, ndr) sia stato perfetto per il
personaggio di David, ha nobiltà fragilità vulnerabilità che sono
evidenti e necessarie per il ruolo. Credo sia perfetto e credo che
questo debba valere per qualsiasi scelta di casting.”
Il film dà molto risalto alla parola
scritta, che è poi quello che diventerà, dopo molte peripezie, il
destino di David. A commento, Armando Iannucci
spiega: “È un film che parla di scrittura, ma anche di
amicizia, di amore e comunità. Siccome non ho visto molto spesso
nel cinema celebrare la persona che scrive, lo scrittore, ho
pensato che potesse essere una sfida e incoraggiare il pubblico a
godere dell’uso delle parole. Per questo vediamo sempre le parole
sullo schermo, che vengono mostrate, perché sono importanti. Anche
io, come David, mi sono preoccupato se quello che facevo, se il
sogno che rincorrevo potesse avere un esito positivo o negativo. Mi
ci è voluto molto tempo per avere sicurezza e sentirmi uno
scrittore. Un po’ come accade per David, che ci mette tempo a
trovare la sua strada ma poi trova la fiducia in se
stesso.”
La straordinaria vita di
David Copperfield arriva in sala il 16 ottobre,
distribuito da Lucky Red.
La straordinaria vita di David Copperfield
porta al cinema un Charles Dickens che ci stupirà.
Punto cardinale della letteratura popolare inglese, l’autore, che
ha promosso la cura dell’infanzia e ha denunciato attraverso i suoi
romanzi la condizione in cui versavano i più deboli all’inizio
dell’epoca vittoriana, non era mai stato rappresentato al cinema o
in tv con un approccio tanto fresco, libero, moderno, fedele allo
spirito più che alla storia. A farlo è Armando
Iannucci, che firma il suo primo film non vietato ai
minori, insieme a Simon Blackwell, che collabora
alla sceneggiatura e all’adattamento del romanzo di Dickens.
La storia è quella di David, un
ragazzo che cresce senza padre e che si trova costretto a crescere
in una fabbrica di cristalli a Londra quando la madre si sposa con
un uomo burbero e intransigente, che vede il ragazzo come un
ostacolo. Lo manda quindi in città, dove David alimenterà la sua
intelligenza e crescerà bene, remissivo ma non certo sciocco, in
mezzo alle brutture del mondo. Diventato un giovane uomo e messo al
corrente della morte della madre, David abbandona la fabbrica e si
rivolge ad una zia, sorella del padre, che si prenderà cura di lui
e lo aiuterà a concludere gli studi ed a trovare lavoro. Di nuovo
in città, con tutt’altre prospettive, David lotterà per trovare la
sua strada, sempre attratto dalle parole, dalle storie,
dall’esigenza di raccontare la sua.
La straordinaria vita di David Copperfield è
un adattamento dal classico di Charles Dickens che
si distingue per due caratteristiche fondamentali, che ne attestano
unicità e valore. In primo luogo, l’adattamento del regista
Iannucci, insieme allo sceneggiatore Blackwell, è una
modernizzazione mai vista prima dell’opera più personale di Dickens
stesso. La storia si apre con lo stesso David che racconta in prima
persona la sua vita, racconta la sua nascita e quello che non
poteva ricordarsi, fino all’infanzia, dove tutto appare più
colorato e vivace di come è in realtà, la sua fantasia,
l’immaginazione, la passione per giocare con le parole e metterle
ferme su carta, fino all’età adulta alla ricerca della fortuna, al
trovare un amore, una storia, una vita da raccontare, trovare le
parole giuste per la sua stessa storia.
Iannucci racconta tutto con un
spirito leggero, allegro, giocoso, usando uno stile visivo
originale, in cui i racconti dei personaggi prendono vita sui
fondali delle scene, come fossero proiezioni, in cui si viaggia da
un luogo all’altro con balzi in avanti o indietro, da slapstick
comedy, con battute sopra le righe e personaggi bizzarri, assurdi,
a volte sgradevoli, ma sempre accarezzati da una mano
divertita.
Una bella boccata d’aria
fresca rispetto a quanto era stato fatto rpima di adesso con i
personaggi dickensiani, tutti appesantiti dalla polvere vittoriana,
dagli scenari desolanti delle città, dalla Londra iconograficamente
legata al fumo e alla povertà. La straordinaria vita di
David Copperfield è, secondo le parole del regista stesso,
più fedele allo spirito di Dickens che alla storia stessa, come
dimostra anche il casting, che è il secondo elemento di originalità
e pregio del film.
Un trionfo di etnie diverse
Per interpretare i personaggi del
romanzi, tutti bianchi scritti per bianchi, Iannucci sceglie una
varietà di etnie che arricchiscono di colori vivacissimi ogni
singola scena, completamente incurante non solo dei testi
originali, ma anche della genetica, tanto che lo stesso David, ad
esempio, è interpretato da Dev Patel, di origini indiane, e sua
madre e sua zia paterna, ad esempio, sono attrici bianche
(Morfydd Clark e Tilda Swinton). E così la madre del migliore
amico di David, interpretato da un attore caucasico
(Aneurin Barnad) è interpretata da un’attrice di
colore (Nikki Amuka-Bird). Una mescolanza di etnie
che rende il film estremamente contemporaneo, quasi una fotografia
di quello che è diventato adesso il tessuto sociale londinese, in
particolare.
La regia si lascia andare a momenti
molto romantici e toccanti, cambiando rotta e toccando punte di
epica e adagiandosi al sicuro tra le braccia della commedia, non la
caustica a cui il regista scozzese ci ha abituati, ma un linguaggio
vivace e leggero, ma mai superficiale, che fa di La straordinaria vita di David Copperfield un
film adatto alle famiglie di ogni foggia e tipo.
Il produttore della serie di
Avatar, Jon
Landau, ha condiviso su Instagram una serie di
immagini dal set di Avatar
2 in cui ci viene data la possibilità di sbirciare nel
luogo in cui James Cameron crea meraviglie. Si tratta del set del
film e in particolare della location che sarà il laboratorio
scientifico degli umani, nella storia. Ecco le foto di seguito:
Avatar
2debutterà
il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo
capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 19 dicembre 2025 e 17
dicembre 2027.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
Dopo l’annullamento
di ARF! il Festival del Fumetto di Roma
– a causa dell’emergenza Coronavirus –
rimandando la sesta edizione a maggio 2021, gli organizzatori
(definiti da sempre ARFers) tornano
al Mattatoio, il Museo d’arte contemporanea di
Testaccio, per presentare da venerdì 20 novembre a
domenica 22 QUALCOS’ALTRO, un
intero weekend di mostre dedicate al fumetto, concepite come
esperienza totalizzante e immersiva.
Una grande
esposizione, allestita nel Padiglione 9B, con le tavole
originali di Darwyn Cooke – uno dei veri
innovatori del medium fumetto – mostrate per la
prima volta assoluta in Italia, le copertine di Dave
Johnson, il poliedrico artista contemporaneo di comic
book, asceso alla fama internazionale grazie a un capolavoro
come Superman: Red Son, le riflessioni e
avventure/disavventure dei personaggi di Silvia
Ziche e le tavoledegli
oltre 80 autori del libro COme
Vite Distanti.
Silvia
Ziche, che illustra il manifesto dell’esposizione, è senza
ombra di dubbio una delle più affermate fumettiste italiane.
Autrice Disney sin dal 1991, una firma costante del
settimanale Topolino, ha creato storie a fumetti e
vignette satiriche anche
per Linus, Smemoranda, Comix e Cuore.
Pubblica i suoi
lavoricon i più importanti editori
italianitra i quali Einaudi, Rizzoli, Mondadori,
Feltrinelli Comics e Sergio Bonelli Editore che l’hanno portata e
tante prestigiose collaborazioni che
includono Vincenzo
Cerami e Luciana Littizzetto.
E’ però per il settimanale Donna Moderna che
crea Lucrezia, probabilmente il suo
personaggio più celebre, considerato suo alter-ego, di cui, dal
2006 ogni settimana, racconta le riflessioni, le
avventure/disavventure, le crisi sentimentali. E proprio con
Lucrezia, Silvia Ziche oltrepassa il costume e la satira, toccando,
attraverso libri come E noi dove
eravamo? o L’allegra vita delle quote
rosa tematiche tanto femminili quanto femministe: la
lotta delle donne per l’emancipazione e la libertà, l’eradicazione
del concetto stesso di patriarcato impresso nel nostro retaggio
culturale. Un “attivismo disegnato” che non utilizza slogan, ma le
matite, lo humour, l’acume e la sensibilità della
pluripremiata autrice veneta.
Darwyn
Cooke l’autore canadese, prematuramente scomparso, è
stato uno dei veri innovatori
del medium fumetto, grazie al suo inconfondibile
stile retrò che ha rielaborato in chiave moderna gli stilemi del
noir e del fumetto supereroistico degli anni ’40, ’50 e
‘60. La mostra delle sue tavole originali a
Roma, esposte per la prima volta assoluta in Italia,
ripercorre tutto il suo percorso artistico,
da Batman, Catwoman e
tutte le leggende della DC Comics (The New
Frontier) fino a The
Spirit e i mutanti della Marvel, includendo momenti più
adulti come
il Parkerdello
scrittore Richard Stark o
i Minutemen tratti
dal Watchmendi Alan
Moore.
L’opera
di Darwyn Cooke (1962-2016), vincitore
di tredici Eisner Awards, otto Harvey Awards e cinque Joe Schuster
Awards, prosegue idealmente quel filo tematico inaugurato da ARF!
nel 2019 con la mostra di Frank
Quitely, cioè la ricerca di una personalissima cifra
stilistica “autoriale” applicata alle grandi icone POP del
fumetto mainstream nordamericano: «Se
c’è stata una costante nella carriera di Darwyn Cooke è
stata la coerenza nel restare sempre lontano dalle
mode. Non le ha mai inseguite, proprio come fanno gli
innovatori, ma non le ha mai nemmeno dettate, perché è
stato un disegnatore e un
autore letteralmente inimitabile» (Fumettologica).
Dave
Johnson, classe 1965, è uno dei più poliedrici artisti
contemporanei di comic book (scrittore, disegnatore, colorista,
inchiostratore, letterista, designer) che collabora regolarmente
con Marvel, DC Comics e Dark Horse,
asceso alla fama internazionale grazie a un capolavoro
come Superman: Red
Son di Mark
Millar. La mostra al Mattatoio celebra quella
specifica parte del suo lavoro per cui è stato consacrato nel
mondo: la sua attività da copertinista. Capaci di
raccontare ed evocare interi mondi, di definire la linea editoriale
stessa delle collane in cui vengono pubblicate, le straordinarie
copertine di Johnson – grazie al proprio segno riconoscibilissimo e
all’impressionante senso grafico nella gestione di equilibri e
spazi – attraversano senza soluzione di continuità personaggi e
generi: Batman, Superman, Hellboy, Lucifer, Deadpool, 100
Bullets, Harley Quinn e tanti
altri, esposti con studi preparatori e illustrazioni
inedite, mai viste prima in Europa.
Infine, la mostra
dedicata al libro COme Vite
Distanti, ideato e prodotto
da ARF! in collaborazione
con PressUP durante il lockdown della
scorsa primavera, i cui 62.385
euro raccolti grazie alla sua vendita on-line sono
stati interamente donati all’INMI Lazzaro Spallanzani di Roma per
l’emergenza Covid e la ricerca. Introdotta dalla penna
di Alessandro Baricco, la mostra
presenta tutte le tavole del volume con oltre 80 dei
maggiori autori del panorama nazionale tra i
quali Milo
Manara, Gipi, Zerocalcare, Manuele
Fior, Fumettibrutti, Giuseppe
Palumbo, Sio, Sara
Pichelli, Zuzu, Mirka
Andolfo e Paolo Bacilieri,
coinvolti “coralmente” in un’unica storia, per quella che è stata
unanimemente riconosciuta da lettori e critica come l’espressione
più alta di coesione e generosità di un’intera categoria
professionale italiana.
ARF!
presenta: QUALCOS’ALTRO! è un intero weekend di
mostre dedicate al Fumetto, concepite come esperienza totalizzante
e immersiva, nel cui bookshop i visitatori potranno trovare tutti i
titoli degli autori esposti, un catalogo esclusivo (acquistabile
solo ed esclusivamente durante i tre giorni dell’evento) e
una specialissima tiratura di COme Vite
Distanti, fresco vincitore del
Premio Boscarato 2020 assegnato dal Treviso Comic Book
Festival.
“ARF!
presenta Qualcos’altro” è promosso da Roma Capitale – Assessorato
alla Crescita Culturale e Azienda Speciale Palaexpo, con il
sostegno della Regione Lazio; ARF! e Comicon fanno parte
dell’Associazione nazionale RIFF – Rete Italiana Festival del
Fumetto.
La
rassegna fa parte di Romarama, il programma di eventi culturali di
Roma Capitale.
ARF!
presenta: QUALCOS’ALTRO!
Mattatoio –
Padiglione 9B, piazza Orazio Giustiniani n. 4, Roma.
Orario: venerdì,
sabato e domenica dalle 10:00 alle 20:00 (ultimo ingresso
19:30)
Netflix ha rivelato il trailer del prossimo film di
Ron Howard, Hillbilly Elegy, un
adattamento del libro di memorie dell’autore J.D. Vance. Il libro è
uscito nel 2016, e si concentra sulle esperienze e sulla storia
della crescita di Vance a Middletown, Ohio. Vance ha raccontato la
lotta della sua famiglia contro la povertà e lo sfruttamento. Per
portare in vita questa complessa storia di famiglia, Howard si è
affidato ad alcune delle più grandi interpreti contemporanee,
Glenn Close e Amy Adams.
Il trailer di Hillbilly
Elegy, pubblicato da Netflix, racconta dei personaggi di
Glenn Close e Amy Adams, madre e
figlia, che si scontrano per crescere la loro famiglia
multi-generazionale anche se il film è raccontato dalla prospettiva
di Vance (interpretato da Gabriel Basso). Ex
marine americano e studente di legge di Yale, Vance è costretto a
tornare a casa per affrontare una crisi familiare.
Prima di scegliere Julian
McMahon per il ruolo, i produttori di I Fantastici
Quattro avevano pensato a Nicolas Cage
per interpretare il classico cattivo Marvel, dottor Destino. Distribuito
nel 2005, il film ha visto Ioan Gruffudd nei panni
di Reed Richards, Jessica Alba nei panni di Sue
Storm, Chris Evans, prima che diventasse Captain
America, nei panni di Johnny Storm e Michael
Chiklis in quelli di Ben Grimm. Diretto da Tim Story, il
film era una storia di origine per il team di supereroi e li ha
visti affrontare il Dr. Destino di McMahon. Il film non ha avuto
successo di critica, ma è stato un successo al botteghino e ha
generato un sequel, I Fantastici Quattro e Silver Surfer.
McMahon ha interpretato una versione
abbastanza naif del classico cattivo della Marvel, ma al netto della
sceneggiatura molto debole, ha dato senso al personaggio. Il
problema era che la scrittura e la trama hanno portato a un terzo
atto che non ha entusiasmato molto e, nonostante sia sopravvissuto
agli eventi del film, non è tornato per il sequel del 2007. Toby
Kebbel ha interpretato il personaggio nel riavvio del 2015, ma ha
avuto a che fare con uno script ancora peggiore, con il film che è
stato un vero disastro (senza star qui ad indagarne le cause).
Il concept artist Ryan
Unicomb, che sta anche producendo un documentario sul
film cancellato di George Miller dedicato alla Justice League, ha recentemente rivelato su
Instagram che McMahon non è stata la prima scelta per interpretare
il personaggio nel 2005. Secondo Unicomb, Nicolas
Cage è stato contattato per interpretare il personaggio,
ai tempi in cui sarebbe stato una versione molto diversa, con
braccia biomeccaniche senza pelle e un viso ispirato al trucco di
scena di Marilyn Manson. Chiaramente, Cage non ha accettato il
ruolo, e il resto è storia. Ecco cosa ha dichiarato Unicomb:
Prima che Julian McMahon
accettasse il ruolo, Nicholas Cage era stato scelto come per
interpretare il Dottor Destino nel film dei Fantastici Quattro. Il
team di produzione ha deciso di avvicinarsi a Cage dopo che un
concept artist aveva usato le sembianze del cantante Marilyn Manson
per alcuni dei loro lavori. A quel tempo, il progetto era
notevolmente più oscuro e l’aspetto di Destino era avviato su un
binario del film vietato. Questo ovviamente non ha mai funzionato,
ma comunque era un approccio interessante.
Joaquin Phoenix
interpreterà Napoleone Bonaparte in Kitbag,
il prossimo
film biografico di Ridley Scott
sull’imperatore francese del XIX secolo.
Kitbag si
concentrerà sulle origini di Napoleone e sul suo rapporto instabile
con sua moglie Giuseppina. Condusse campagne militari durante le
guerre rivoluzionarie francesi e fu imperatore della Francia dal
1804 al 1814, guidando il paese in una serie di battaglie prima di
essere sconfitto a Waterloo. Fu esiliato prima all’isola d’Elba e
poi nell’isola di Sant’Elena, dove morì nel 1821 all’età di 51
anni.
Il titolo del film deriva dal detto
“C’è la staffa di un generale nascosta
nella valigia di ogni soldato”, stando a quanto riporta
Deadline, che per primo ha dato la notizia.
Kitbag è nelle prime fasi di pianificazione e sarà
girato nei 20th Century Studios della Disney. Il progetto sarà
diretto e prodotto da Scott attraverso la sua società di produzione
Scott Free con Kevin Walsh produttore. Scott ha
contattato lo sceneggiatore David Scarpa per
scrivere la sceneggiatura. Scarpa e Scott hanno già collaborato al
thriller poliziesco del 2017 Tutti i soldi del mondo, reso
tristemente noto dalla cancellazione di Kevin
Spacey dal film, a seguito delle accuse di molestie.
Ridley Scott ha da poco completato
la produzione di The Last Duel, con Matt Damon, Adam Driver, Jodie Comer e
Ben Affleck, e inizierà la produzione in
Italia a marzo di Gucci, che vedrà Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani al
fianco di Robert. De Niro, Al Pacino, Adam Driver
e Jared Leto.
All’inizio del lockdown, il 18
marzo, Gal Gadot ha pubblicato sul suo account
Instagram una specie di
video challenge in cui lei, insieme a molti altri vip,
cantavano tutti insieme Image di John
Lennon. Sebbene fosse un gesto chiaramente innocuo e
volto a portare un po’ di bellezza e conforto in un mondo sull’orlo
del baratro, l’attrice si è comunque trovata a doversi difendere da
chi la accusava di aver compiuto un gesto inutile, di fronte alla
sofferenza del mondo.
Nel video compaiono moltissimi amici
e colleghi di Gadot, da Jimmy Fallon, Kristen Wiig
a Natalie Portman, e ora, parlando
con Vanity Fair,
Gal Gadot ha difeso il video e le motivazioni
dietro di esso:
<<A volte, sai, provi a
fare una buona azione e non è solo la giusta buona azione. Non
avevo altro che buone intenzioni e le mie motivazioni venivano dai
migliori propositi. Ho iniziato con alcuni amici e poi ho parlato
con Kristen [Wiig]. Kristen è il sindaco di Hollywood. Tutti la
amano e ha portato un sacco di persone nel video. Ma sì, l’ho
iniziato io, e posso solo dire che volevo fare qualcosa di buono e
puro.>>
L’attrice è protagonista in questi
giorni della cover di Vanity Fair, dove tra le
altre cose parla anche del suo prossimo Wonder Woman 1984, che ha subito
parecchi rinvii a causa della pandemia.
Wonder
Woman 1984 uscirà il 25 Dicembre 2020 in America e il
14 Gennaio 2021 in Italia. Il film è stato definito dal produttore
Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in
scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team
creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i
fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale
definendolo “la prossima iterazione della
supereroina”.
L’ordine cronologico del personaggio
di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta
nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn
of Justiceper poi tornare al vecchio secolo
con Wonder
Woman. Il sequel vedrà
ancora Gal
Gadot nei panni di Diana Prince opposta
a Kristen
Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel
cast figureranno anche Chris
Pine (volto del redivivo Steve Trevor)
e Pedro
Pascal (nei panni di Maxwell Lord).
Arriverà il 25 dicembre 2020 su
Disney+ il nuovo
lungometraggio d’animazione Disney e Pixar Soul. Il film diretto
da Pete Docter e prodotto da Dana
Murray accompagnerà il pubblico in un viaggio inaspettato
dalle strade di New York all’immensità di regni cosmici mai visti
prima e nell’immaginario “You Seminar”, un luogo fantastico in cui
tutti scoprono la propria personalità e unicità!
Nella versione originale del film,
il cast di voci comprende Jamie
Foxx, che presta la voce a Joe
Gardner, insegnante di musica di scuola media la cui vera
passione è suonare il jazz, e Tina Fey che
interpreta 22, un’anima ancora in formazione che per uno strano
scherzo del destino incontra Joe quando quest’ultimo si ritrova
accidentalmente allo “You Seminar”. Insieme, i due cercheranno di
trovare un modo per far tornare Joe sulla Terra, scoprendo davvero
cosa significhi avere una personalità e un’anima.
Il musicista rinomato in tutto il
mondo Jon Batiste scriverà alcune composizioni jazz originali per
il film e i vincitori dell’Oscar® Trent Reznor e Atticus
Ross (The Social
Network) della band Nine Inch Nails scriveranno
una colonna sonora originale che oscillerà tra il mondo reale e
quello delle anime.
Jurassic World:
Dominion potrebbe fare giustizia e regalare al dottor Alan
Grant la conclusione degno del suo arco narrativo, in merito alla
sottot-trama romantica che abbiamo visto svilupparsi in Jurassic
Park.
Mentre Il Regno
Distrutto non ha dato molto spazio al cameo di
Jeff Goldblum, questo terzo film vedrà il cast
originale comparire in vesti importanti, con Laura
Dern e Sam Neill che si uniscono al cast
e tornano ad interpretare Alan Grant e Ellie Sattler, insieme a Ian
Malcom.
Oltre ad avere dei ruoli principali,
i protagonisti del film originale avranno finalmente una
conclusione degna della loro storia romantica che nel primo film
era accennata. Questa storia potrebbe rendere giustizia al
personaggio di Alan Grant e al suo ritorno nel finale di
Jurassic Park III.
Jurassic
World: Dominion vedrà sia Chris
Pratt che Bryce
Dallas Howard tornare nei loro ruoli. Insieme a
loro, ritroveremo anche Justice Smith, Daniella
Pineda, Jake Johnson e Omar
Sy. Laura
Dern e Sam
Neill riprenderanno rispettivamente i ruoli che
avevano in Jurassic
Park, rispettivamente la Dr. Ellie Sattler e il Dr. Alan
Grant. I personaggi sono stati visti per l’ultima volta
nel Jurassic Park 3 del 2001. Un altro eroe
originale, Ian Malcolm, interpretato da Jeff
Goldblum, ha firmato per tornare in Jurassic
World 3. Goldblum è stato visto l’ultima volta
in Jurassic World:
Il Regno Distrutto.
Leonardo DiCaprio,
Meryl Streep e Timothee Chalamet si uniranno a Jennifer Lawrence nel cast stellare di
Don’t Look Up, una nuova commedia Netflix di Adam McKay. Nel cast
saranno anche Jonah Hill e Himesh
Patel, insieme ad Ariana Grande, Kid Cudi
e Matthew Perry. Come annunciato in precedenza,
Cate Blanchett e Rob Morgan fanno
parte del cast.
McKay scriverà e dirigerà
Don’t Look Up, che segue due astronomi di basso
livello che intraprendono un tour mediatico per avvertire l’umanità
di un imminente asteroide che potrebbe distruggere il pianeta.
Lawrence e DiCaprio dovrebbero interpretare i due astronomi, ma
Netflix non lo conferma. Le riprese del film dovrebbero iniziare
prima della fine dell’anno.
DiCaprio reciterà a breve anche
nell’adattamento di Martin Scorsese,
Killers of the Flower
Moon. Il prossimo film di Meryl
Streep è un altro film Netflix, The Prom di Ryan Murphy,
insieme alla commedia HBO Max di Steven Soderbergh Let Them
All Talk. Chalamet, che in precedenza aveva già recitato
con Streep nel remake di Piccole donne di Greta
Gerwig, sarà protagonista di Dune, The French Dispatch e il
biopic su Bob Dylan di James Mangold Going
Electric. Patel, che ha visto il suo successo esplodere
con la commedia romantica musicale della Universal Yesterday, è apparso di recente in Tenet di Christopher
Nolan.
Il film più recente di McKay,
Vice, un pungente film biografico sull’ex
vicepresidente Dick Cheney, è stato nominato per otto Oscar,
incluso quello per il miglior film. McKay ha vinto un Academy Award
per La Grande Scommessa del 2015, aggiudicandosi
il premio per la sceneggiatura adattata.
Dopo il successo del suo primo film
americano, La ricerca della
felicità, il regista italiano Gabriele
Muccino realizza un nuovo lungometraggio originale
basato sulla sceneggiatura di Grant Nieporte e
intitolato Sette anime. Per realizzarlo
si avvale nuovamente della presenza di Will
Smith, con il quale aveva già collaborato per il
precedente titolo. Uscito in sala nel 2008, il film si è affermato
un grande successo per la sua vicenda struggente, all’interno della
quale si ritrova non solo una passionale storia d’amore, ma anche
tematiche come la donazione di organi e il senso di colpa umano.
Tutti elementi che hanno permesso a Muccino di riaffermare le
proprie doti anche al di fuori del panorama italiano.
Prima delle sua uscita il film è a
lungo stato tenuto avvolto dal mistero. Nessun dettaglio è infatti
stato rilasciato circa la trama, e il solo titolo di per sé era
fonte di grande curiosità da parte dei fan. In molti hanno
sottolineato come il titolo (in originale Seven Pounds),
potesse essere un riferimento all’opera Il mercante di
Venezia di William Shakespeare, dove «a pound of
flesh» (una libra di carne umana) per saldare il credito
dovutogli. Tale riferimento è stato poi confermato dal regista e
dai produttori, affermando che molta della storia del film proviene
proprio da quel celebre concetto.
Al momento dell’uscita in sala il
film si è poi affermato come un grande successo di pubblico, ed a
fronte di un budget di circa 54 milioni di dollari è arrivato ad
incassarne oltre 168 in tutto il mondo. Sette anime non ha
ripetuto le grandi cifre ottenute dal precedente film di Muccino e
Smith, ma si è comunque affermato come un ottimo risultato a
livello internazionale. Non particolarmente positivi sono però
stati i pareri della critica, che hanno sottolineato le diverse
ingenuità del film. Messe da parte queste, però, il film ha
affascinato proprio per le grandi emozioni messe in gioco, e ancora
oggi non manca di attrarre i tanti fan del celebre attore
statunitense.
Sette anime: la trama del film
Protagonista del film è Tim Thomas,
brillante ingegnere aerospaziale la cui vita viene improvvisamente
cambiata per sempre da un tragico evento. Per via di una
distrazione al volante, infatti, l’uomo causa un tragico incidente
stradale nel quale perdono la vita sette persone, tra cui sua
moglie Sarah. Ad un anno di distanza dall’accaduto, Tim è un uomo
completamente distrutto. La sua vita non è più come prima, ed egli
è alla ricerca di un nuovo scopo. Licenziatosi dal suo lavoro,
trova occasione di redenzione nella possibilità di aiutare tante
persone quante quelle che ha involontariamente ucciso. È così che
inizia a donare parti di sé, dei suoi organi, a bisognosi che senza
un trapianto rischierebbero di non sopravvivere.
Dopo le prime cinque donazioni, Tim
è ora alla ricerca di due persone meritevoli a cui donare le parti
più importanti di sé. Individua queste in Ezra Turner, che lavora
presso un call center, ed Emily Posa, una giovane artigiana che
stampa biglietti d’auguri. Il primo è non vedente, e a lui Tim
decide di donare le sue cornee. La seconda, Emily, vive invece una
difficile esistenza a causa di una malformazione cardiaca, ed ha
bisogno quanto prima di un trapianto di cuore. A lei Tim sceglie di
donare questa parte di sé. Le cose si fanno però per lui più
complicate nel momento in cui inizia a passare diverso tempo con
lei, finendo con l’innamorarsene. Il tempo a disposizione per Emily
non è però molto, e Tim sarà costretto a prendere una dolorosa
decisione.
Sette anime: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare il
ruolo del protagonista è l’attore Will Smith.
Venuto a conoscenza del progetto, egli si dichiarò da subito
attratto dal personaggio di Tim Thomas, specialmente perché questo
era diverso da qualunque altro ruolo precedentemente interpretato.
Una volta ottenuta la parte, l’attore iniziò subito a lavorare sul
carattere di questo, costruendolo come un uomo introverso e
silenzioso. Smith raccontò anche di quanto sia stato difficile
gestire un personaggio con un carico emotivo così forte. Per dar
vita a questo, egli si è inoltre trovato a dover girare anche le
sue prime scene di sesso. Particolarmente nervoso a riguardo, Smith
ha raccontato di aver portato con sé sua moglie, Jada Pinkett
Smith, sul set, così da sentirsi più tranquillo.
Ad interpretare la protagonista
femminile Emily Posa, invece, è l’attrice Rosario
Dawson. Questa aveva già lavorato con Smith in Men
in Black II, e si era fatta notare anche grazie ai titoli
Sin City e Grindhouse – A prova di morte. Del
film, la sua è stata l’interpretazione più apprezzata dalla
critica, la quale ha descritto la sua performance come
particolarmente amabile. Il candidato all’Oscar Woody
Harrelson interpreta invece il non vedente Ezra, un
ruolo tanto delicato quanto affascinante. Nel film si ritrovano poi
anche Michael Ealy, nel ruolo di Ben Thomas,
fratello di Tim, e l’attrice Octavia
Spencer, che interpreta invece Kate, l’infermiera che
si occupa di Emily.
Sette anime: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Sette anime è
infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google
Play,Apple iTunes, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per poter usufruire
del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o
noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile
vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video,
senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in
televisione per mercoledì 14ottobre alle ore 21:30 sul
canale TV8.
Ecco il trailer di Monster
Hunter che ripropone la coppia (anche nella vita)
Paul W.S. Anderson + Milla Jovovich, dopo la
saga di Resident Evil. Il film arriverà il
prossimo 3 dicembre in sala.
Nella nuova trama estesa si legge:
“Dietro il nostro mondo, ce n’è un altro: un mondo fatto di
mostri pericolosi e potenti che governano il loro dominio con
ferocia mortale. Quando un’inaspettata tempesta di sabbia trasporta
il tenente Artemis (Milla Jovovich) e la sua unità (TI Harris,
Meagan Good, Diego Boneta) in un nuovo mondo, i soldati restano
scioccati nello scoprire che questo ambiente ostile e sconosciuto
ospita mostri enormi e terrificanti, immuni alle loro armi da
fuoco.”
E ancora: “Nella loro disperata
battaglia per la sopravvivenza, l’unità incontra il misterioso
Hunter (Tony Jaa), le cui abilità uniche gli permettono di stare un
passo avanti rispetto alle potenti creature. Mentre Artemis e
Hunter iniziano a fidarsi l’una dell’altro, il tenente scopre che
l’unità fa parte di un squadra guidata dall’Ammiraglio (Ron
Perlman). Di fronte ad un pericolo così grande che potrebbe
minacciare di distruggere il loro mondo, i coraggiosi guerrieri
uniscono le forze per la resa dei conti finale.”
Tutto quello che sappiamo su
Monster Hunter
Monster
Hunter è l’adattamento dell’omonimo videogioco
sviluppato da Capcom. Il film, scritto e diretto da Paul
W.S. Anderson (regista della saga
di Resident
Evil), annovera nel cast Milla
Jovovich, Tony Jaa, T.I., Ron Perlman, Meagan
Good e Diego Boneta. L’uscita
nelle sale americane è fissata per il 23 aprile 2021.
Ecco il trailer di I’m your
woman, il nuovo film Amazon Studios che
sarà distribuito negli USA da 4 dicembre e che arriverà su
Amazon Prime Video dall’11 Dicembre.
Diretto da Julia Hart e da lei scritto con
Jordan Horowitz, il film è prodotto da Rachel Brosnahan che è anche la protagonista.
Con lei Arinzé Kene, Marsha Stephanie Blake, Bill Heck,
Frankie Faison.
La trama di I’m your woman
I’m your woman è
ambientato negli anni Settanta, e racconta di una donna costretta
alla fuga quando il marito tradisce il suo socio, costringendo lei
e il suo bambino ad un viaggio pericoloso.
EST – Dittatura Last Minute è un originale
road-movie ambientato nel 1989 alla vigilia della caduta del
muro, tratto da una storia vera e girato tra il Cesenate e la
Romania. Il film è scritto e diretto da Antonio Pisu (che
ritorna alla regia dopo la sua opera prima Nobili Bugie) e
prodotto da Genoma Films diPaolo Rossi Pisu, e in
collaborazione con Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, autori del
libro “Addio Ceausescu” da cui è tratta la
sceneggiatura.
La storia nasce appunto da un’idea
degli stessi Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi che nel 1989,
giovani ventiquattrenni dal grande entusiasmo, intrapresero con un
amico il viaggio raccontato nel film. Il ruolo del protagonista è
affidato a Lodo Guenzi – voce e chitarra de Lo Stato Sociale
nonché diplomato all’accademia di Arte Drammatica Nico Pepe – che
con il film
EST – Dittatura Last Minute fa il suo esordio sul
grande schermo. Al suo fianco gli altri due attori esordienti
Matteo Gatta e Jacopo Costantini. Il film è stato
realizzato con il sostegno della Regione Emilia Romagna.
Dopo essere stato presentato a
l’Isola di Edipo come film di apertura della Sezione non
competitiva “Notti Veneziane – L’Isola degli Autori” alla selezione
delle Giornate degli Autori nell’ambito della 77a Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, evento che ha
avuto come ospite d’onore il noto regista Oliver Stone che
ha speso parole di elogio per il film, Genoma Films è
lieta di annunciare che distribuirà a partire dal 5 novembre
il nuovo progetto cinematografico Il nuovo film di Antonio
Pisu dal titolo EST –Dittatura Last
Minute, che fa seguito al successo produttivo, di critica e
di pubblico ottenuto nel 2018 con la black comedy in costume
Nobili Bugie.
Arriva da
The Direct un nuovo rumor – chiaramente non confermato –
relativo ai molteplici personaggi che vedremo in Black
Adam, il cinecomic con Dwayne
Johnson che purtroppo non ha ancora una
data di uscita ufficiale (inizialmente sarebbe dovuto arrivare
nelle sale il 22 Dicembre 2021).
Secondo quanto riportato dalla
fonte, nel film dovrebbe fare il suo debutto anche
Eclipso, il personaggio che nei
fumetti è stato usato per aiutare ad imprigionare l’antieroe del
titolo migliaia di anni fa. Si tratta di un supercriminale
relativamente oscuro dei fumetti, nonché il potente stregone che ha
causato molti problemi alla Justice Society of America, in quanto
tra i loro antagonisti principali. È possibile che questa versione
sia stata un alleato – volente o nolente – per The Wizard, figura
cruciale nell’imprigionamento di Black Adam.
Avrebbe quindi senso se il
personaggio dovesse davvero essere incluso nel film, proprio per
affrontare l’antieroe e la JSA. Inoltre, i concept art del film
condivisi durante il DC Fan-Dome ha anticipato il Cuore
dell’Oscurità, l’antica reliquia a cui era legato Eclipso. Quindi,
è possibile che Adam fosse lì con lui e che quando scappa, viene
seguito da Eclipso.
Tutto quello che sappiamo su Black
Adam
Black
Adam, affidato alla regia di Jaume
Collet-Serra(Orphan, Paradise Beach – Dentro
l’incubo), arriverà nelle sale il 22 Dicembre 2021. Il
progetto originale della Warner Bros. su Shazam! aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura per
dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. E come annunciato nei mesi
scorsi, i piani per portare al cinema uno standalone
con Dwayne
Johnson sono ancora vivi, e a quanto pare il film
dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi
anni duemila.
“Questo progetto ha comportato
dei rischi, ed è stato una sfida. Anni fa volevamo introdurre due
origin story in un’unica sceneggiatura, e chi conosce i fumetti e
la mitologia dei fumetti saprà che Shazam è collegato
a Black
Adam“, aveva raccontato l’attore in un
video. “Questo personaggio è un antieroe, o villain, e non
vedo l’ora di interpretarlo. Stiamo sviluppando il progetto che è
nel mio DNA da oltre dieci anni. Dovremmo iniziare a girare in un
anno e non potrei essere più eccitato all’idea.”
Si intitola
Nocturne il quarto e ultimo film della nuova serie
tematica di Jason Blum che il famoso produttore ha
realizzato con la sua casa di produzione insieme ad Amazon Studios.
Welcome to the Blumhouse è il titolo del
progetto che consta di quattro film, tutti thriller e tutti
realizzati da talenti emergenti che si avvalgono del sostegno della
realtà produttiva sempre più vincente e della piattaforma Amazon Prime Video.
La storia è quella di una timida
studentessa di musica, talentuosa ma ancora acerba, che inizia a
superare in bravura e successo la sua gemella nel momento in cui
mette le mani su un quaderno di studio una volta appartenuto a un
altro studente, da poco deceduto. Nocturne si ambienta nei corridoi
pervasi da veloci note di pianoforte della scuola dove studia la
giovane protagonista, ma piano piano comincerà ad invadere anche
gli anfratti inconsci della sua mente, portandola lentamente alla
pazzia.
La recensione di Nocturne
Scritto e diretto da Zu
Quirke, anche questo progetto di Welcome to the
Blumhouse lavora sugli archetipi del
genere horror. Il doppio, la competizione, l’oggetto misterioso, la
maledizione, un giovane deceduto, una protagonista timida ma piena
di vita e volontà, ogni elemento si posizione al posto giusto, ma
soprattutto nell’ambiente gusto. La scuola di musica, che ricorda
molto, più per atmosfere che per effettivi paragoni diretti, la
scuola di ballo di Suspiria, è l’ambiente perfetto in cui
sviluppare il morboso talento di Juliet, che piano piano scala la
vetta e supera la sorella gemella, molto simile nei tratti
(impressionante la somiglianza tra Sydney Sweeney e Madison
Iseman) ma completamente diversa per carattere e
temperamento.
Lo spunto orrorifico più importante
è rappresentato dalla leggenda esoterica alle spalle del
componimento protagonista della storia, Il trillo del
diavolo, di Giuseppe Tartini, che
entrambe le sorelle decidono di eseguire all’esame di ammissione
alla scuola di musica. Solo che Juliet lo eseguirà studiando sugli
appunti misteriosi che generano in lei un cambiamento, il
perturbante sentimento di rintracciare qualcosa di sconosciuto
dentro ad una realtà o in una persona che invece pensiamo di
conoscere bene, la trasformazione del familiare in qualcosa di
ignoto e che, non sappiamo perché, ci genera inquietudine.
A portare sulle spalle il film è la
bravissima Sydney Sweeney, già vista in
Euphoria. Qui, la giovane attrice rinuncia
all’aspetto glamour e sensuale che l’aveva caratterizzata nella
premiata serie HBO e si concentra su un ruolo molto diverso ma
interpretato con altrettanta capacità.
Nocturne di
Zu Quirke si basa su tutti gli archetipi del
genere, dosa bene la tensione, sfrutta con intelligenza le location
ed offre intrattenimento di buona qualità. Dal 13 ottobre su Amazon
Prime Video.
Spider-Man 3 sembra avere tutte le
caratteristiche di una versione live action dello Spider-Verse.
Proprio per questo, ci sono alcune trame legate ai franchise di
Spider-Man di Sam Raimi e di The Amazing Spider-Man di Marc Webb che il cinecomic
Sony ambientato nel MCU potrebbe “sistemare”, come
suggerito da
ComicBookMovie.
Green Goblin
Nonostante sia stato ucciso
dal suo stesso aliante in Spider-Man del 2002, Norman Osborn è rimasto una
presenza ricorrente nella trilogia di Sam Raimi. È stato difficile
sfuggire alla sensazione che il regista stesse progettando di
resuscitare Green Goblin come già i fumetti avevano fatto anni
prima.
Willem Dafoe potrebbe tornare nei
panni di questo iconico cattivo nell’universo cinematografico
Marvel? Sarebbe una mossa
interessante da parte dei Marvel Studios intraprendere questa strada.
Rivelare che Green Goblin è colui che tira le fila nell’ombra è un
espediente narrativo che non manca mai di funzionare.
La morte di Gwen Stacy
Alla fine di
The Amazing Spider-Man 2, Gwen Stacy muore, nonostante il
tentativo di salvarla da parte dell’arrampicamuri. Peter Parker
porterà per sempre il peso di quanto accaduto sulle sue spalle,
anche in considerazione del fatto che il padre di Gwen, il capitano
George Stacy, aveva implorato l’eroe di lasciare sua figlia ai fini
di proteggerla.
Ovviamente, proprio come Spidey lo
ha ignorato in The Amazing Spider-Man, anche il sequel si è
concluso con Peter che tornava all’azione senza conseguenze reali
per le sue azioni. Se dovesse tornare nel film ambientato nel
MCU, allora avrebbe perfettamente
senso affrontare le conseguenze della morte di Gwen e l’impatto
psicologico che ha avuto su Spider-Man negli anni seguenti.
La relazione tra Peter e Mary Jane
Parlando di
storie d’amore, sarebbe fantastico vedere cosa ne è stato delle
versioni di Peter Parker e Mary Jane Watson dell’universo dell’Uomo
Ragno di Raimi dopo che sembravano finalmente aver trovato il loro
lieto fine in
Spider-Man 3. L’ultima volta che li abbiamo
visti, stavano condividendo un ballo dopo la tragica scomparsa di
Harry Osborn, ma come si è evoluta poi la loro
relazione?
Sarebbe bello
pensare che si siano sposati e abbiano messo su famiglia, ma non
sempre tutto va come dovrebbe nella vita dell’eroe e potrebbero
esserci stati dei grandi ostacoli lungo la loro vita insieme.
Qualunque sia il caso, alcune informazioni su ciò che ne è stato di
questi due sarebbero ovviamente ben accette.
La storia mai raccontata
Ricordate quando The Amazing Spider-Man ci ha promesso “la storia
mai raccontata” dei superpoteri dell’Uomo Ragno? La maggior parte
di tutta questo aspetto narrativo è stata tagliata in sala di
montaggio, ma il succo era che il padre di Peter gli aveva
iniettato un siero segreto che il morso di ragno ha praticamente
attivato nel suo sistema. Da lì, il piano era che si collegasse a
Norman Osborn e alla Oscorp, ma l’idea è stata perlopiù abbandonata
e non siamo mai riusciti a scoprire cosa fosse davveroquesta
cosiddetta “storia mai raccontata”.
Con lo Spider-Man di Andrew Garfield
che potrebbe tornare in
Spider-Man 3, un’esplorazione di come ciascuno degli eroi
abbia acquisito i propri poteri potrebbe essere illuminante in
molti modi diversi, con la Oscorp che potrebbe potenzialmente
figurare come il denominatore comune che lega insieme tutte e tre
le iterazioni.
Il Doctor Strange dell’universo di Spider-Man
Spider-Man
2 includeva alcuni riferimenti a Bleecker Street ed anche
una menzione diretta a Doctor Strange, quindi è chiaro che alcune
versioni dello Stregone Supremo esistano nello stesso mondo in cui
esistono varie iterazioni dell’arrampicampuri. Con lo Stephen
Strange del MCU destinato a svolgere un ruolo
chiave in
Spider-Man 3 in arrivo nel 2021, un’avventura che
attraversa il Multiverso sembra un dato di fatto, così come l’eroe
che incontra la sua controparte da un altro mondo.
È difficile dire chi potrebbe
interpretare “quel” Doctor Strange, ma non si può negare che
sarebbe dannatamente bello per il Maestro delle Arti Mistiche
apprendere che c’è una versione di lui in ogni mondo che protegge
il Multiverso.
Doctor Octopus è sopravvissuto?
Spider-Man
2 sembrava aver mostrato in maniera abbastanza definitiva
la morte di Doctor Octopus, ma è sempre stato qualcosa con cui i
fan hanno faticato ad accettare, specialmente perché Otto Octavius
è stato un grande cattivo. Ci sono certamente diversi modi in cui
sarebbe potuto sopravvivere, con quelle sue braccia che
potenzialmente tornavano in vita e lo tiravano fuori
dall’acqua.
Di tutti i cattivi della trilogia di
Sam Raimi, Doc Ock sarebbe in cima a molte liste dei desideri per
chi dovrebbe tornare, quindi forse la Marvel può affrontare questo
problema riportandolo indietro e rivelando che Spidey ha passato
anni a combattere uno dei suoi più grandi nemici. La sua morte
apparente non è necessariamente un filo della trama irrisolto, ma
potrebbe comunque esserlo in qualche modo!
L’uomo nell’ombra
L’Uomo
nell’Ombra è stato uno dei più grandi argomenti di discussione di
The Amazing Spider-Man, specialmente dopo che
sembrava teletrasportarsi dentro e fuori dalla cella della prigione
del dottor Curt Connors per interrogare Lizard su ciò che aveva
detto a Peter Parker in merito ai suoi genitori (un filo della
trama che, come abbiamo detto, non ha funzionato).
Più tardi, avremmo
appreso che Gustav Fiers stava lavorando per Norman Osborn e che
era disposto ad aiutare Harry nella sua ricerca per assemblare i
Sinistri Sei e uccidere Spider-Man per il suo sangue geneticamente
modificato. Purtroppo, Michael Massee è morto alcuni anni fa, ma ci
sono altri modi in cui il ruolo di questo personaggio nello
Spider-Verse potrebbe essere affrontato. Forse potrebbe essere una
sorta di entità demoniaca o mistica?
Bruce Campbell era davvero Mysterio?
Bruce
Campbell è apparso nelle vesti di diversi personaggi in ciascuno
dei film di
Spider-Man di Sam Raimi, mentre alcuni concept art
hanno rivelato che avrebbe dovuto interpretare Mysterio in
Spider-Man 4. Doveva solo essere uno breve cameo, ma
questo è qualcosa su cui i Marvel Studios possono giocarci in
Spider-Man 3 (o, se necessario, in Doctor Strange in
the Multiverse of Madness).
Immaginate: Peter
arriva su una Terra diversa, si trova faccia a faccia con questo
Mysterio e lo abbatte pensando che sia il “suo” Quentin Beck, prima
di rendersi conto che è solo uno stupido che indossa un costume
ridicolo! Oltre a rivelarsi un momento da non perdere, sarebbe
sicuramente qualcosa che i fan del franchise
apprezzerebbero.
La testa mozzata di Norman Osborn
Si tratta di una scena
eliminata, ma il suddetto Gutav Friers doveva essere mostrato
mentre faceva rapporto alla testa mozzata di Norman Osborn – in un
barattolo – nei sotterranei della Oscorp. Il piano nel mai
realizzato The Amazing Spider-Man 3 era di creare un siero che
avrebbe resuscitato i morti, con George Stacy pronto a tornare,
insieme ad un Norman che presumiamo sarebbe stato un mostruoso
Green Goblin in piena regola.
Suona parecchio strano, ed qualcosa
che siamo contenti non sia diventato realtà. Nonostante ciò,
sarebbe sicuramente interessante fare luce su ciò che la Sony aveva
pianificato in origine, anche in un modo ironico che possa
sottolineare quanto sia stravagante questo universo.
L’ascesa dei Sinistri Sei
Alla fine di
The Amazing Spider-Man 2, abbiamo appreso che la
Oscorp aveva creato una serie di armi, tra cui un’enorme tuta da
Rhino (per qualche motivo, il simbionte Venom avvistato nei trailer
è stato tagliato). Quella scena aveva anticipato il film sui
Sinistri Sei a cui stava lavorando Drew Goddard: del team avrebbero
fatto parte Green Goblin e Rhino, einsieme a Doctor Octopus, Kraven
il Cacciatore, Avvoltoio e Mysterio.
Questo è uno dei più grandi misteri
irrisolti della più ampia trama dell’universo di Spider-Man. E se
Dane DeHaan fosse in trattative per tornare nei panni di Green
Goblin? E se finisse per assemblare una sorta di versione
interdimensionale della squadra?
Si intitola Evil
Eye il terzo film della nuova serie tematica di
Jason Blum che il famoso produttore ha realizzato
con la sua casa di produzione insieme ad Amazon Studios. Welcome to the Blumhouse è il titolo del
progetto che consta di quattro film, tutti thriller e tutti
realizzati da talenti emergenti che si avvalgono del sostegno della
realtà produttiva sempre più vincente e della piattaforma Amazon Prime Video.
La storia racconta una storia
d’amore apparentemente perfetta, ma che presto si trasforma in un
incubo, quando la madre di lei si convince che il suo futuro genero
abbia connessioni oscure con il suo passato, un passato macabro e
inconfessabile.
Il film è stato diretto da
Elan e Rajeev Dassani, basato su uno spettacolo
audio di Madhuri Shekar, che ha anche contribuito
firmando la sceneggiatura. Nel cast del film compaiono la
sempre meravigliosa Sarita
Choudhury,Sunita Mani che interpreta la
ventinovenne protagonista e Omar Maskati, il
misterioso fidanzato perfetto che forse nasconde un segreto. Alla
produzione, per il progetto Welcome to the Blumhouse, Jason Blum si è fatto affiancare da
Priyanka Chopra, attrice sempre più lanciata
nel mondo delle imprese di moda e cinematografiche, che ha firmato
il film con la sua casa di produzione Purple Pebble Pictures.
Evil Eye, la
recensione
Evil Eye si basa
su una serie di archetipi del cinema dell’orrore che però non sono
sfruttati al meglio. La suspance, la sospensione dell’incredulità,
il dubbio, il mistero che dovrebbero aggirarsi intorno alla storia
principale vengono appianati con l’immediata chiarezza che ad oltre
metà film ci viene messa davanti da scene e dialoghi. In altre
parole il dubbio sulla natura della relazione romantica messa in
scena non viene costruito poco a poco, ma esplode d’improvviso e
allo stesso modo viene sciolto, lasciando che i giocatori giochino
a carte scoperte per tutto il resto del film.
Probabilmente l’intenzione non era
affatto di stupire, ma Evil Eye fallisce l’impresa
di intrattenere con gusto anche a fronte di mezzi essenziali e di
una storia che pure aveva degli spunti forti per una buona
costruzione della tensione. A questa regia acerba fa eco però un
cmparto di attori davvero splendidi. I volti, i tratti, le
tradizioni che il film racconta cominciano a sembrare familiari
anche ad un occhio occidentale. Il lavoro di rappresentazione e
inclusività etnica che il cinema principalmente indipendente sta
portando avanti da qualche anno comincia a diventare quella
normalizzazione auspicata di fronte a personaggi non caucasici.
Evil Eye paga il
prezzo di una regia poco attenta alla costruzione di atmosfere e
suspance e non si gioca bene gli assi che la storia poteva avere
nella manica.
A quanto pare, No Time to
Die presenterà una notevole differenze rispetto
ai precedenti capitoli della saga di James
Bond: la sequenza di apertura, infatti, non riguarderà l’agente
segreto più amato del grande schermo. Il 25esimo capitolo della
longeva saga di successo segnerà l’ultima volta che
Daniel Craig vestirà i panni dell’iconico 007.
Proprio per questo, i fan non vedo l’ora di scoprire in che modo
l’iterazione dell’attore britannico uscirà di scena, ma
sfortunatamente bisognerà attendere fino ad Aprile del 2021 per
scoprirlo (dal momento che il film, a causa della pandemia di
Covid-19, è stato di recente posticipato ancora una volta).
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SULLA
TRAMA DI NO TIME TO DIE!
Già le premesse di No Time to Die sono
particolarmente interessanti: a quanto pare, infatti, nel film
vedremo che l’agente segreto ha abbandonato il suo incarico
speciale per intraprendere una vita tranquilla con Madeleine Swann,
il personaggio interpretato da Léa
Seydoux. Naturalmente, la sua pace non durerà a lungo:
un segreto dal passato di Madeleine, infatti, minaccia di rovinare
la loro storia; sebbene la natura di questo segreto non sia ancora
chiara, i fan sospettano che abbia qualcosa a che fare con il
villain mascherato del film, ossia Safin, interpretato dal premio
Oscar Rami Malek. A cementare ulteriormente
l’importanza del passato nascosto di Madeleine sarà l’inizio del
film, che a quanto pare si discosterà parecchio dalla tradizione di
Bond.
I fan della saga sanno benissimo che
ogni film inizia con un’adrenalinica sequenza d’azione che vede
protagonista proprio Bond. Tuttavia, in una nuova intervista che il
regista Cary Fukunaga ha rilasciato al
Wall Street Journal, è stato rivelato che No Time to Die
romperà la tradizione e andrà in una direzione alquanto diversa
rispetto al passato. La sequenza di apertura del film, infatti,
sarà un esteso flashback sull’infanzia di Madeleine. Sì, avete
capito bene: No Time to
Die non si aprirà con una scena d’azione con
protagonista 007.
Certamente, si tratta di una
deviazione narrativa interessante rispetto alla tradizionale
formula dei film di James Bond, che sottolinea non solo
l’importanza del personaggio di Madeleine ai fini della trama, ma
anche quanto i personaggi femminili siano andati incontro ad un
doveroso rinnovamento. Oltre a Madeleine, No Time to
Die presenterà infatti una 007 donna (Nomi,
interpretata da Lashana Lynch) e diverse potenti figure
femminili di supporto come Moneypenny (Naomi
Harris) e la new entry Paloma (Ana
de Armas). È proprio il caso di dirlo: questa volta,
le donne dell’universo di Bond saranno più forti che mai.
In No Time to Die, Bond si
gode una vita tranquilla in Giamaica dopo essersi ritirato dal
servizio attivo. Il suo quieto vivere viene però bruscamente
interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della
CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per liberare uno
scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più insidiosa
del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso villain
armato di una nuova e pericolosa tecnologia.
Il racconto senza tempo de Il Mago di Oz sarà riletto dal punto di vista
di Toto, il cagnolino di Dorothy, suo compagno di avventure nel
mondo di Oz. Il romanzo di L. Frank Baum ha visto
nel 1939 il glorioso adattamento con
Judy Garland, e poi nel 1985 il sequel dark
Ritorno a Oz. Nel 2013, Sam Raimi
ha raccontato le origini del Mago, ne Il Grande e Potente
Oz, ma la versione dal punto di vista del cagnolino nero
mancava all’appello.
Un report di Deadline
riferisce che Alex Timbers, co-creatore di
Mozart in the Jungle, dirigerà il film che sarà a
sua volta basato su The Dog-Gone Amazing Story of the Wizard of
Oz di Michael Morpurgo. Il film sarà un
prodotto d’animazione in seno alla Warner Bros Animation e sarà un
musical con la sceneggiatura di John August, che
ha firmato Big Fish, La Sposa
Cadavere, Charlie e la Fabbrica di
Cioccolato e, di recente, Aladdin.
Il film su Toto sarà il debutto alla
regia per Timber, che però nella sua lunga
carriera vanta prestigiose collaborazioni tra cui Moulin Rouge!
The Musical, American Utopia, e The Pee-Wee
Herman Show.
Le riprese di Thor: Love and
Thunder inizieranno a Gennaio 2021. I fan della
Marvel sono stati felicissimi
quando, lo scorso anno, è arrivata la notizia che il Dio del Tuono
interpretato da Chris
Hemsworth sarebbe tornato per una quarta avventura da
solista, così come il regista
Taika Waititi, che tornerà dietro la macchina da presa
dopo l’esperienza con
Thor: Ragnarok.
I dettagli sulla trama del film non
sono ancora stati resi noti, ma dal ritorno della Jane Foster di
Natalie Portman, che questa volta vestirà i
panni di Mighty Thor, sappiamo che Thor: Love and Thunder prenderà
ispirazione dalla famose serie a fumetti di Jason Aaron. Quando è
stato annunciato per la prima volta, il film sarebbe dovuto
arrivare nelle sale a Novembre del prossimo anno. Tuttavia,
l’attuale pandemia di Coronavirus ha portato all’alterazione
dell’intero calendario della Fase 4 del MCU, e così Love and Thunder è stato
ufficialmente spostato a Febbraio 2022.
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir
stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal
fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Il network americano della CBS ha diffuso promo e
trama di S.W.A.T. 4×01, il primo episodio
dell’attesa quarta stagione di S.W.A.T.
In S.W.A.T. 4×01
che si intitolerà “3 Seventeen Year Olds” Hondo, suo padre
Daniel Sr. (Obba Babatundé) e il suo adolescente Darryl (Deshae
Frost) affrontano la storia della tensione razziale a Los Angeles
tra le forze dell’ordine e la comunità nera, attraverso flashback
della città in 1992 a seguito del verdetto di Rodney
King. Inoltre, la squadra SWAT insegue il cartello della droga
sparso di El Diablo che si nasconde in città e un gruppo jihadista
che fa esplodere bombe in attacchi coordinati, nella prima parte
della premiere di due ore della quarta stagione di SWAT, mercoledì
11 novembre (9: 00- 10:00 PM, ET / PT) sulla rete televisiva
CBS. Le guest star di S.W.A.T. 4×01 includono
Donald Dash nei panni del 17enne Hondo e Rico E. Anderson nei panni
del giovane Daniel Sr. Episodio scritto dal produttore esecutivo
Aaron Rahsaan Thomas.
S.W.A.T. 4×01
S.W.A.T. 4 è la
quarta stagione della nuova serie tv creata
da Aaron Rahsaan Thomas per il network
americano della CBS.
Nel cast di S.W.A.T.
4 protagonisti sono Sergente Daniel “Hondo” Harrelson,
interpretato da
Shemar Moore, Jessica Cortez, interpretata da Stephanie
Sigman, Jim
Street, interpretato da Alex Russell, David “Deacon” Kay,
interpretato da Jay Harrington,Christina “Chris”
Alonso, interpretata da Lina
Esco, Dominique Luca, interpretato
da Kenny Johnson, Jeff Mumford,
interpretato da Peter Onorati,Victor
Tan, interpretato da David Lim.