Jeff Sneider di The InSneider ha
riferito che Anthony Mackie e
Jamie Dornan saranno i protagonisti di una serie
incentrata su rapine firmata da Kari Skogland. La
Skogland ha già diretto episodi di diverse serie televisive
importanti, tra cui House of Cards, The Walking Dead e
The Punisher della Marvel. In precedenza ha lavorato
con Anthony Mackie in
The Falcon and the Winter Soldier, di cui ha diretto tutti e
sei gli episodi.
Secondo le fonti di Sneider,
Jim Keeble e Dudi Appleton avrebbero scritto la
sceneggiatura della serie, anche se al momento i dettagli sulla
trama sono scarsi, a parte la presenza di una rapina. La serie sarà
prodotta dalla Skydance di David Ellison, insieme alla Make It With
Gravy di Anthony Mackie, alla Anonymous
Content e alla Inspire Entertainment.
In cos’altro ha recitato Anthony
Mackie di recente?
Anthony Mackie ha recentemente recitato in
Twisted Metal, che è stato rinnovato per una seconda stagione.
Twisted Metal è l’adattamento
televisivo in live-action dell’omonima serie di videogiochi della
PlayStation. Descritta come una commedia d’azione ad alto tasso di
tensione, la serie di Peacock è scritta e prodotta esecutivamente
da Michael Jonathan Smith, che ne è anche lo showrunner. La serie è
interpretata da Anthony Mackie, Stephanie Beatriz, Thomas
Haden Church, Will Arnett e Joe Seanoa, oltre alle guest star Neve
Campbell, Richard Cabral, Mike Mitchell, Tahj Vaughans, Lou Beatty
Jr.
Al box office del week end appena
concluso svetta con il massimo incasso Povere
Creature! (qui
la recensione), commedia dai tratti grotteschi che sta
conquistando il pubblico oltre che la critica. Povere creature!,
candidata a ben 11 premi Oscar, ottiene un ottimo risultato in
fatto di incassi, con €607.897 nel fine settimana e più di 4
milioni e mezzo di euro dall’arrivo nelle sale il 25 gennaio.
Secondo classificato è
Tutti tranne te, commedia romantica con Glen
Powell e Sidney
Sweeney. Tutti tranne te raggiunge un incasso di
€506.849, a fronte di un totale che supera i 3 milioni e mezzo di
euro dalla sua uscita nei cinema il 25 gennaio.
Al terzo posto si ritrova
I
soliti idioti 3 – il ritorno, pellicola demenziale e
terzo capitolo della serie cinematografica de I soliti idioti. La
commedia incassa €206.961 nel fine settimana appena concluso e 3
milioni di euro dall’approdo nelle sale cinematografiche anch’esso
il 25 gennaio.
Box office: oltre Povere
creature!
Quarto e quinto classificato sono
rispettivamente
Perfect days, pellicola giapponese diretta da Wim
Wenders, e Pare
parecchio Parigi, commedia italiana di Leonardo
Pieraccioni. Perfect days incassa €142.166, a fronte di un totale
che supera i 4 milioni di euro dall’uscita il 4 gennaio, mentre
Pare parecchio Parigi raggiunge un incasso di 136.926 nel week end
appena concluso e fiora i 3 milioni dal suo arrivo nelle sale il 18
gennaio. Il sesto film in classifica è
The Holdovers- lezioni di vita, pellicola con
Paul Giamatti e candidata a 5 premi Oscar, con un incasso di
€122.091, a fronte di un totale di poco più di 1 milione e mezzo di
euro dall’uscita il 18 gennaio.
Al settimo e ottavo posto si
stabiliscono
Argylle- la super spia, nuovo arrivato nelle sale
questa settimana, e
Dieci minuti, diretto da Maria Sole Tognazzi. Argylle incassa
€119.093 mentre Dieci minuti raggiunge un incasso di €115.458.
Ultimi due classificati al box
office del week end appena concluso sono rispettivamente
Il
fantasma di Canterville, versione animata del noto
racconto di Oscar Wilde, e
The warrior- the iron claw, altra new entry
dell’ultima settimana con
Zack Efron nei panni del protagonista. Il fantasma di
Canterville incassa €79.007, mentre The warrior raggiunge un
guadagno di €58.039.
Introdotto da
J.K.Rowling in Harry Potter e il
prigioniero di Azkaban, Remus Lupin è
diventato fin da subito uno dei personaggi più amati e complessi
dell’universo magico della scrittrice, portato poi sul grande
schermo dalla preziosa interpretazione di David Thewlis.
Ma quanto sappiamo veramente del
professore di Difesa contro le Arti Oscure? Ecco di seguito
10 curiosità che forse solo i veri fan di Harry
Potter conoscono:
Molte delle sue scene di Remus Lupin sono
state tagliate dai film
Uno degli inconvenienti più
frequenti nel processo di adattamento cinematografico è lo scarto
di molte scene esistenti nei romanzi o tagliate dal montaggio
finale per ragioni di tempo. Non fa eccezione la sorte di
Remus Lupin nel franchise di Harry
Potter, il cui contributo fondamentale in L’ordine della Fenice e Il Principe Mezzosangue è stato quasi
ignorato; lo stesso sarebbe accaduto in Harry Potter e i Doni della Morte – Parte
1.
Le abilità magiche di Remus Lupin hanno
contribuito a creare la Mappa del Malandrino
Gli incantesimi figuravano
tra le varie abilità di Remus Lupin durante gli
studi a Hogwarts e non solo, e si rivelarono decisivi soprattutto
quando insieme ai suoi amici Sirius, James e Peter creò la
Mappa del Malandrino, strumento essenziale che
aiutava il gruppo a tenere sotto osservazione la scuola e ad
intrufolarsi inosservato ovunque volesse.
Trasformazioni, grida e fantasmi
Durante il periodo
scolastico, Albus
Silente fece in modo che Lupin
potesse trasformarsi in lupo mannaro al riparo dal mondo magico
portandolo nella Stamberga Strillante ogni mese.
Ciò impediva al ragazzo di fare del male ad altri studenti o agli
insegnanti quando perdeva il controllo, e come tutti i fan di
Harry
Potter sapranno, questo nascondiglio non è molto
lontano dal villaggio di Hogsmeade.
Ma vi siete mai chiesti da dove
venisse l’aggettivo “strillante” del nome? Ebbene, durante le sue
trasformazioni Lupin emetteva dei gemiti così inquietanti da
sembrare voci di fantasmi; di fatto non si trattava di spiriti
malefici ma del povero Remus sofferente…
Le cicatrici sul volto
Uno dei segni
caratteristici del personaggio sono le sue cicatrici sul volto,
indizio che la Rowling seminò nel terzo
libro per farci conoscere la vera storia di Remus Lupin e il suo
segreto. Tuttavia l’origine esatta di queste ferite non è mai
stata fornita sulle pagine della saga, anche Lupin
una volta dice dice a Bill Weasley (anche lui
morso da Greyback) che le sue cicatrici non sarebbero state curate;
questo perché le lesioni inflitte dai licantropi sono maledette. È
possibile quindi che Remus sia stato attaccato da Greyback o da
altri licantropi durante la sua trasformazione, o che queste siano
state auto-inflitte…
Suo figlio è un Metamorfomagus
Figlio del matrimonio con
Nymphadora Tonks, Edward “Teddy”
Lupin è l’orfano di Remus Lupin affidato a Harry
Potter che non ereditò la maledizione del licantropo
di suo padre, ma diventò un Metamorfomagus come sua madre.
Si chiama così quel mago o quella
strega che ha la capacità di cambiare il suo aspetto senza l’uso
della Pozione Polisucco o di qualsiasi altra forma di magia.
È imparentato con Bellatrix Lestrange
Dal momento che Remus Lupin
ha sposato la nipote di Bellatrix
Lestrange, ovvero Nymphadora Tonks, questo fa dell’ex
professore di Hogwarts e della fedele servitrice di Voldemort parenti
acquisiti. C’è da dire la strega non ha mai accettato Tonks come
sua nipote perché aveva prima rinnegato sua sorella Andromeda per
aver sposato un Babbano. Questo infranse lo status di élite di
sangue puro dei Lestrange.
David Thewlis ha basato la sua interpretazione su un suo
vecchio insegnante
In un’intervista David Thewlis ha rivelato di aver basato
la sua interpretazione del professor Lupin sul ricordo di uno dei
suoi vecchi insegnanti, oltre che su quanto indicato dalla
sceneggiatura.
Il patronus di Remus
Lupin è un lupo
Nessuna strega o mago può prevedere
la fattezza del suo Patronus, e lo stesso discorso
vale per quanto riguarda gli Animagus, ma sappiamo
che questi incantesimi rispettano quello che è un attributo fisico
o emotivo della persona che li compie. Per Remus
Lupin il lupo è stato l’animale ricorrente di tutta la sua
vita, qualcosa che già lo turbava da bambino perché non faceva che
ricordargli costantemente il suo “difetto”.
Era un talentuoso duellante
Non
che sia una sorpresa, ma effettivamente è strano pensare che Remus
Lupin fosse stato un abile duellante. D’altronde dietro il
carattere taciturno e mite si nascondeva un membro
dell’ordine
della Fenice,
oltre che futuro insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, e
questo perché conosceva già benissimo la magia e i suoi incantesimi
e come metterli in pratica. Soprattutto inHarry Potter e il
Principe Mezzosangue
lo vediamo mostrare le sue abilità nella Battaglia della Torre di
Astronomia, dove esce indenne.
È diventato un lupo mannaro a 4 anni
L’origine della maledizione
da lupo mannaro è per Lupin ancora più tragica di
quanto ci si aspetterebbe: suo padre Lyall lavorava per il
Ministero della Magia e durante il processo a Fenrir
Greyback, l’uomo fu l’unico a rendersi conto che
era un lupo mannaro. Così chiese che venisse ucciso, ma
Greyback furibondo decise di vendicarsi attaccando Remus.
Questo successe quando suo figlio aveva solamente 4 anni…
“Tutto quello che l’ignaro
Bilbo vide quel mattino era un vecchio con un bastone. Aveva un
alto cappello blu a punta, un lungo mantello grigio, una sciarpa
argentea sulla quale la lunga barba bianca ricadeva fin sotto la
vita, e immensi stivali neri.”Lo Hobbit –Dulcis
in fundo, terminiamo la nostra carrellata di personaggi de
Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato con
Gandalf il Grigio, uno dei personaggi più amati
dal fandom di Tolkien.
Ci siamo limitati a raccontarvi i
personaggi che partecipano alla Ricerca, considerandoli
fondamentali per una buona presentazione del film.
Gandalf è uno Stregone e più precisamente
appartiene all’ordine degli Istari, spiriti provenienti da Valinor
e dotati di poteri dello stesso genere di quelli dei Valar, anche
se di minore entità. A Gondor si diceva addirittura che egli fosse
un’ultima reincarnazione di Manwe, capo dei Valar, prima che si
ritirasse a Taniquetil.
Gli Istari, incarnatisi in corpi di
uomini, vennero mandati nella Terra di Mezzo per contrastare il
male sorgente ad Est, essi sono quindi i nemici naturali di Sauron
l’Ingannatore, discepolo di Melkor. Gandalf in
particolare arrivò nella Terra di Mezzo all’inizio del XI secolo
della Terza Era, essendo stato scelto direttamente da Manwe per il
compito. Lo Stregone rifiutò per modestia l’incarico, ma poi
accettò e abbracciò la missione di sconfiggere Sauron. Egli è
infatti considerato il Nemico di Sauron per eccellenza e
come l’Ingannatore è un Maiar, con la differenza che Gandalf è
incarnato, mentre Sauron no. Inoltre Gandalf rispetta delle leggi
divine che l’Oscuro Signore ignora, come il divieto di soggiogare
le altre razze con la forza o con la paura.
Al suo sbarco presso i Porti Grigi,
Gandalf incontro Cirdan il Carpentiere, che in lui riconosce un
grande spirito destinato a grandi fatiche. Gli affida così Narya,
l’anello di fuoco, uno dei tre anelli degli Elfi con queste parole:
“Grandi fatiche e pericoli ti aspettano, e, per tema che il tuo
compito si riveli troppo grande e gravoso, prendi questo Anello per
tuo aiuto e conforto (…) Io ritengo che in giorni a venire dovrà
essere in mani più degne delle mie, che lo tengano per accendere
tutti i cuori al coraggio”. A lui venne affidata l’Elessar,
che portò a
Galadriel e in seguito viaggiò in lungo e in largo per
la Terra di Mezzo, acquistando conoscenze e sapere.
Fondamentale è il suo ruolo i tutti
e due i grandi romanzi di Tolkien. Ne Lo Hobbit è colui che guida
la spedizione dei Nani alla Riconquista del tesoro, è colui che
salva i nani dal pericolo e che fa unire Bilbo alla compagnia,
scatenando, a sua, insaputa, forze oscure che porteranno in seguito
alla riscoperta dell’Anello. Tra le Montagne Nebbiose troverà la
sua Glamdring, la batti nemici, spada elfica che lo accompagnerà
per tutta la sua vita nella Terra di Mezzo, insieme ad Orcrist, la
spada di
Thorin Scudodiquercia, e a Pungolo, il corto pugnale
che regalerà a
Bilbo Baggins. La sua grande amicizia con il Re delle
Aquile permetterà ai Nani e allo hobbit di salvarsi dai Lupi e la
sua conoscenza di
Beorn offrirà alla compagnia un rifugio e un punto di
ristoro dopo le disavventure con gli orchi.
Gandalf scomparirà dalla storia per un po’ per
ricomparire poi nel finale durante la Battaglia dei Cinque
Eserciti.
La sua assenza è giustificata dalla
sua partecipazione al Bianco Consiglio, durante il quale si
discusse dell’eventuale attacco a Sauron rifugiatosi a Dol Guldur.
Gandalf è anche protagonista e narratore de La
Cerca di Erebor, che racconta i fatti antecedenti a Lo
Hobbit in cui egli incontra Thrain II morente che lo prega
di assistere Thorin suo figlio nella riconquista del
tesoro.
Alla scoperta dei personaggi de Lo
Hobbit: Gandalf il Grigio
Già da quanto detto finora possiamo
intuire quanto Gandalf sia potente e determinante
negli avvenimenti relativi alla Terra di Mezzo. Eppure chi lo
incontrasse per la prima volta ne Il Signore degli Anelli, penserebbe a lui come
ad un simpatico vecchio, un po’ misterioso e molto abile con i
fuochi d’artificio. E’ così che lo vede la maggior parte degli
hobbit ed è questo che pensa di lui anche Frodo, all’inizio del
romanzo che lo vede trai protagonisti.
Sappiamo bene qual è il ruolo di
Gandalf nella trilogia e quale sia stato il suo
peso nella Guerra dell’Anello. Sappiamo anche che durante la sua
lotta con il Balrog a Moria, Gandalf muore e
rinasce, purificato e pronto a prendere il posto del corrotto
Saruman. Con la fine di Sauron, Gandalf torna a
Valinor, poiché il suo tempo nella Terra di Mezzo è finito. Ad
accompagnarlo ci saranno tutti i Portatori ancora in vita: Frodo e
Bilbo, e con loro i portatori degli anelli degli elfi, Elron
custode di Vilya e
Galadriel custode di Nenya.
Gandalf è
descritto come un vecchio con la barba e i capelli bianchi, un
cappello a punta blu e una lunga e logora tunica grigia e un
bastone che qualcuno pensa erroneamente gli serva per camminare. La
prima descrizione che abbiamo di lui è ne Lo Hobbit: “Tutto
quello che l’ignaro Bilbo vide quel mattino era un vecchio con un
bastone. Aveva un alto cappello blu a punta, un lungo mantello
grigio, una sciarpa argentea sulla quale la lunga barba bianca
ricadeva fin sotto la vita, e immensi stivali neri.” A
differenza degli altri membri del Bianco Consiglio,
Gandalf ha un abbigliamento più modesto che
comprende anche una sciarpa argentata e degli stivali neri. E’
all’apparenza un uomo trasandato, disordinato ma con un’espressione
rassicurante e pacifica.
Dopo la sua rinascita, ne
Le Due Torri viene invece descritto così: “La sua
capigliatura al sole era candida come la neve, e la sua veste
bianca e splendente; gli occhi sotto le folte sopracciglia erano
luminosi, penetranti come raggi di sole; in mano aveva lo strumento
del potere.” Compagno inseparabile di Gandalf
è il cavallo Ombromanto, della razza superiore dei Mearas, il più
potente di questi, e proprietà del re Theoden di Rohan fino a
quando egli non lo donò, piuttosto malvolentieri, a Gandalf, e che
lo accompagnerà poi in tutti i suoi viaggi, fino ad Aman.
Gandalf, l’affascinante mago
interpretato dall’attore Ian McKellen
Gandalf è un
elemento di scompiglio per gli hobbit, ma pian piano si scopre in
lui un’attitudine alla guida e alla saggezza, vera e propria
caratteristica del suo personaggio. Egli è una guida non soltanto
geografica, ma soprattutto una guida dell’anima, aiutando i suoi
amici e chi ne ha bisogno a trovare il coraggio e la luce per
compiere il proprio destino. Nei romanzi questo avviene chiaramente
con Bilbo, ma soprattutto con Aragorn, e ancora di più con re
Theoden ne
Le Due Torri.
Gandalf il Grigio
però è anche una persona dotata di intelligenza, saggezza,
spontaneità e semplicità d’animo. Da sempre è considerato da tutti
il più saggio degli Istari, scatenando l’ira di Saruman. Ma la sua
grandezza è tale proprio perché accostata a caratteristiche molto
umane e semplici come l’amore per l’erba-pipa, che lo accomuna e lo
avvicina agli hobbit. Ancora, la sua natura angelica (è un Maiar)
convive con il suo essere anche terribilmente umano, come dimostra
la sua paura di essere tentato dall’Unico Anello. Così infatti
risponde a Frodo, che gli offre l’Anello: “Non tentarmi Frodo!
Non oso prenderlo, nemmeno per tenerlo al sicuro. Capiscimi, Frodo:
userei questo Anello per il desiderio di fare del bene, ma
attraverso me eserciterebbe un potere troppo grande e terribile da
immaginare!”.
Ultima e romantica, se vogliamo,
caratteristica di Gandalf sono i suoi nomi. Egli
infatti è conosciuto con nomi diversi a seconda dei luoghi dove si
reca. Gandalf il Grigio è il nome che
ufficialmente usano gli Uomini della Terra di Mezzo per indicarlo.
Gandalf, in Ovestron, significa infatti Elfo con il Bastone, e ciò
sta ad indicare quanto gli uomini avessero difficoltà a distinguere
la vera natura dello Stregone, confondendolo con un elfo.
Più avanti nella storia, come
sappiamo, egli diventerà invece Gandalf il
Bianco, prendendo il posto di Saruman nella gerarchia degli
Istari. Lui stesso confonde Aragorn, Gimli e Legolas nella foresta
di Fangorn, quando dice loro: “Io sono Saruman, o meglio
Saruman come dovrebbe essere”. Ma a seconda del popolo e
dell’epoca attraverso cui Gandalf passa, gli si
può attribuire un nome ben preciso.
“Molti i nomi che ho nelle
diverse terre. Mithrandir sono per gli Elfi, Tharkûn per i Nani;
Olòrin ero da giovane nell’ormai obliato Ovest, nel Sud Incànus,
nel Nord Gandalf; nell’Est non vado mai.”Olòrin è il
nome con cui lo chiamano a Valinor, che vuol dire “Colui che
suggerisce i sogni”, dove sogno sta ad indicare una chiara
visione della mente.
Mithrandir è un nome
Sindar, usato dagli Elfi della Terra di Mezzo e
dagli uomini di Gondor. Vuol dire Grigio Pellegrino, Grigio
Vindante. Incànus invece è il nome con cui viene chiamato
a sud, ma la sua etimologia è confusa e lo stesso Tolkien non ha
mai dato una spiegazione precisa a tale nome. Si pensa che nella
lingua degli Haradrim voglia dire “Spia del nord”. Tharkûn
è invece il nome usato da Gandalf presso i Nani.
Anche questa versione del suo nome si rifà al suo aspetto e vuol
dire Uomo Bastone.
Oltre ai nomi ufficiali,
Gandalf ha anche diversi nomignoli: “Mantogrigio”
o “Cappagrigia”, dagli abitanti di Rohan, “Il Cavaliere Bianco”, in
onore del suo cavallo, Ombromanto, oppure semplicemente “Stregone”,
dagli Orchi. Menzione merita “Corvotempesta”, nome datogli da Re
Théoden, su incitazione di Grima Vermilinguo, per la presunta
abitudine di preannunciare delle sventure col suo arrivo.
Gandalf il Grigio
resta a ragione uno dei più importanti personaggi della mitologia
tolkieniana e uno dei più grandi personaggi della letteratura
fantastica del Novecento. Personaggio amatissimo dal fandoom, è una
perfetta unione tra umano e divino, ennesima figura cristologica
della mitologia tolkieniana e potente veicolo di messaggi e
significanti importanti che il Professore ha lasciato nei suoi
scritti.
Nel Signore degli Anelli, quando Christopher Lee venne chiamato da
Peter Jackson, sperava fortemente di poter
interpretare Gandalf, poiché è un grande
appassionato di Tolkien e l’ha perfino incontrato di persona.
Jackson decise invece di affidargli il ruolo di Saruman, facendo
interpretare Gandalf a Sir Ian McKellen, che tornerà a vestirne i panni
sgualciti per Lo Hobbit: Un Viaggio
Inaspettato.
Nonostante siano passati anni dalla
fine della saga cinematografica e letteraria di Harry
Potter, i fan non hanno smesso di supportare il
personaggio e tutto il suo mondo. Empire ha realizzato una top
10, basata sulle preferenze dei fan, dei personaggi più amati della
saga. Eccola di seguito:
Minerva McGrannitt
Minerva McGrannitt
è il primo personaggio magico che compare nei libri e nei film di
Harry
Potter; è presente, infatti, alla consegna di Harry
alla famiglia Dursley, dopo averli osservati per tutto il
pomeriggio nella loro casa a Privet Drive n. 4, nascondendosi sotto
le spoglie di un gatto grazie alle sue facoltà di Animagus.
Hagrid
A Hogwarts, Hagrid diviene uno dei migliori amici di
Harry,
Ron Weasley ed Hermione Granger. Durante il primo anno
di scuola dei tre amici, Hagrid si procura tramite mercato nero un
uovo di drago, che si scopre in seguito essergli stato venduto dal
professor Raptor, che, essendo posseduto da Lord Voldemort, si era camuffato per carpirgli
informazioni utili a superare le protezioni poste a difesa della
Pietra Filosofale.
Luna Lovegood
Conosciamo Luna Lovegood per la
prima volta nel quinto libro, Harry Potter e l’Ordine della Fenice. Il suo
soprannome (Lunatica, Loony in inglese) è un gioco di
parole tra il suo nome e la parola lunatica, che sta ad indicare la
sua stranezza. Luna vive con suo padre Xenophilius Lovegood su una
collinetta, non troppo distante dalla casa di Ron.
Ronald Bilius “Ron” Weasley
è uno dei personaggi principali e deuteragonista della serie
di Harry
Potter, ed è il migliore amico diHarry
Potter.Nei film, Ron usa
molto l’espressione “Miseriaccia!” oppure “Per la miseria!” (Bloody
hell in inglese), fino a farla diventare il suo motto; nei libri,
invece, usa molto l’espressione “Per le mutande di Merlino!”. Ron è
alto, magro e, come tutti i Weasley, ha i capelli rossi, molte
lentiggini sul viso e gli occhi azzurri.
Preside della Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts e presidente del tribunale
supremo dei maghi Wizengamot, incarna
molti dei valori e dei tratti tipici del classico “mago buono” ed è
stato paragonato a Gandalf e ad alcune rappresentazioni del mago
Merlino.
Saggio, eccentrico e ironico, è
ritenuto il mago più potente del mondo e di tutti i tempi per la
sua intelligenza e per la sua grande conoscenza della magia, oltre
ad essere l’unico mago che Lord Voldemort abbia mai temuto
veramente.
Harry Potter
Harry James Potter è il
protagonista della serie a cui da anche il nome. Nasce a Godric’s
Hollow da genitori maghi. Rimane orfano all’età di 1 anno e pochi
mesi, quando Lord Voldemort fa irruzione nella casa di
famiglia dei Potter e uccide i suoi genitori James Potter e
Lily Evans, che si sacrificano per salvargli la vita.
Remus è stato il
professore di Difesa contro le Arti Oscure durante il terzo anno
(Harry
Potter e il prigioniero di Azkaban) a Hogwarts
di Harry
Potter. Remus
Lupin è un personaggio dolce e gentile, timido e
riservato per la sua condizione sovrannaturale.
Padrino e tutore di Harry
Potter, nonché migliore amico dei genitori di Harry,
Lily Evans e James Potter,
Sirius Black (Gary
Oldman nei film) è considerato da Harry stesso uno dei
pochi legami che gli rimangono con i suoi genitori.
Hermione Granger (Emma
Watson), la migliore amica di Harry
Potter e interesse sentimentale dell’amico Ron. Ha
gli occhi marroni e, nella prima apparizione, ha “folti capelli
bruni e i denti davanti piuttosto grandi”. Secondo JK
Rowling, Hermione è profondamente insicura e cerca di
mascherarsi provando ad essere la migliore in ogni cosa,
proiettando una falsa ed irritante sicurezza di sé.
È il professore di Pozioni (nei
primi cinque libri) e di Difesa contro le Arti Oscure (solo nel
sesto libro) nella prestigiosa scuola di magia e stregoneria di
Hogwarts, dove studia il protagonista
Harry
Potter. Nei primi romanzi è
etichettato come uno dei maggiori antagonisti del
protagonista Harry Potter;
successivamente, nell’ultimo romanzo della saga, verranno riportati
alla luce
alcuni segreti di Piton che ne ribalteranno completamente il
ruolo stesso.
Come era prevedibile, il giovane
Potter non è il personaggio che i fan prediligono, dal momento che
meglio di lui hanno fatto non solo
Severus Piton, ma anche la brillante Hermione Granger! Qual è
per voi il miglior personaggio della saga di Harry
Potter?
In Doctor
Strange, Mads Mikkelsen ha interpretato il cattivo
Kaecilius, un oscuro cattivo dei fumetti che è stato il primo
grande test dello Stregone Supremo nel MCU.
La sua storia si è conclusa con una
sconfitta, ma con Clea ora in gioco, c’è sempre la possibilità di
vedere finalmente cosa ne è stato del lealista di
Dormammu.
In un’intervista rilasciata a
Business Insider, all’attore è stato chiesto se ha
mai faticato a comprendere il materiale con cui lavorava nel
MCU (questo fa seguito alle recenti rivelazioni di
Robert Downey Jr. e
Mark Ruffalo, che hanno rivelato di aver spesso
faticato a comprendere i copioni).
“In un certo senso lo abbiamo
fatto in ‘Doctor Strange‘”, ha ammesso Mads Mikkelsen. “E c’è un’ottima ragione
per questo, perché ‘Doctor Strange’ nasce da una graphic novel
psichedelica, che era molto diversa dalle altre“.
“Quindi l’idea di passare da
una dimensione all’altra è stata qualcosa su cui abbiamo dovuto
lavorare. Per fortuna c’erano delle bellissime immagini e dei
dipinti grafici che avevano appeso al muro, così ci siamo fatti
un’idea“.
“Per quanto riguarda
l’argomento del film, non credo che avessimo dubbi“, ha
continuato. “Era una sceneggiatura molto solida, ma devo dire
che guardando alcuni degli ultimi film, come spettatore, anch’io
dico: ‘Wow. Chi è quello? Da dove viene?”, quindi capisco che
abbiano avuto qualche problema in merito“.
È interessante sentire Mads Mikkelsen fare questa considerazione sui
recenti film del MCU, poiché c’è
stata una grande confusione riguardo a certe decisioni creative e
ai personaggi che sono stati inseriti nella saga del Multiverso con poche spiegazioni o
contesto.
Alla domanda su un possibile
ritorno nel MCU, Mads Mikkelsen ha aggiunto: “Il più
divertente è stato ‘Doctor Strange’, perché ho potuto fare due cose
che amo: fare magie e volare con il Kung Fu. Sì, quello. Non mi
dispiacerebbe tornare su di lui. Ma ho la tendenza a morire in
tutti i franchise, quindi sarà difficile“.
Mads Mikkelsen, che è diventato famoso per
aver interpretato cattivi in ogni genere di film, da
Hannibal a Casino Royale e Animali
Fantastici, è stato ampiamente sprecato nel 2016 come
un altro di quei cattivi del MCU che servono a uno
scopo ma che vengono in gran parte dimenticati una volta che
scorrono i titoli di coda.
Da allora, abbiamo saputo che è in
trattative per un nuovo ruolo nel MCU che non sarà
Kaecilius. Non è stato menzionato il personaggio per il quale si
sta cercando di ottenere un ruolo, ma l’attore rimane una delle
scelte preferite dai fan per interpretare Victor Von
Doom nei Fantastici
Quattro e il suo nome è stato collegato al villain diverse
volte negli ultimi mesi.
La Warner Bros. ha rilasciato la
prima clip di Dune – Parte
Due e, pur essendo di poco meno di 20 secondi, ci
offre uno sguardo emozionante all’inizio del duello culminante tra
Paul Atreides (Timothée
Chalamet) e il sadico Feyd-Rautha
Harkonnen (Austin
Butler).
Lo sneak peek ci offre
anche una piccola anteprima della voce utilizzata da Austin Butler per interpretare Feyd, e non è
affatto quello che ci aspettavamo!
“Questo film successivo
esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a
Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta
contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si
legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra
l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta
di prevenire un futuro terribile che solo lui può
prevedere.”
Dune – Parte
Due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che
ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo
romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert ed uscirà
nei cinema il 28 Febbraio 2024.
Il secondo capitolo continuerà la
storia di Dune – Parte
Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è
stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre
402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165
milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze
per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su
larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.
Sono passati quasi due decenni
dall’uscita nelle sale di Batman Begins e, sebbene non è
considerato il miglior capitolo della trilogia del Cavaliere
Oscuro di Christopher Nolan , è stato comunque un solido
film d’apertura molto apprezzato.
Con un’immersione profonda nella
storia delle origini di Bruce Wayne, il film vedeva il
Pipistrello combattere contro Ra’s al Ghul e lo
Spaventapasseri. Quest’ultimo è interpretato da Liam Neeson, mentre Cillian Murphy dà il meglio di sé nel ruolo
del demente Dr. Jonathan Crane (che riprenderà in seguito
sia ne Il cavaliere oscuro che ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno).
La star di Iron Man
Robert Downey Jr, che grazie alla sua interpretazione
di Oppenheimer è diventato il favorito per il
titolo di “Miglior attore non protagonista” agli Oscar, ha
rivelato in occasione di un panel dell’American Cinematheque che
anche lui era stato preso in considerazione per lo
Spaventapasseri.
Confermando di aver incontrato
Christopher Nolan all’inizio degli anni 2000,
Robert Downey Jr ha spiegato che, sebbene Nolan
“sia stato cortese”, nel senso di non averlo scelto non
“sembrava che si stesse decidendo in quell’audizione“. La
parte andò ovviamente a Cillian Murphy e, qualche anno dopo,
Iron Man e Il cavaliere oscuro si affrontarono nelle sale
nell’estate del 2008.
“Non credo di essere stato
vicino a ottenere quel ruolo“, ha ammesso in un’intervista del
2021. “L’unico attore che era giusto per quella parte in quel
momento, secondo me, era
Christian Bale, e lui ha assolutamente spaccato“.
“Quindi, per me, è stata solo
un’esperienza, e poi si è trasformata in qualcos’altro. Si è
trasformato in quel personaggio, lo Spaventapasseri, e si è
trasformato in un rapporto di lavoro con Chris“, ha aggiunto
Cillian Murphy. “Quindi, ripenso con
molto, molto affetto a quel periodo, ma non mi sono mai, mai, mai
considerato materiale per Bruce Wayne“.
Al giovane attore
Massimiliano Caiazzo sono bastati pochi ruoli tra
cinema e televisione per affermarsi come uno dei volti più
interessanti della sua generazione per quanto riguarda la
recitazione. Dotato di carisma e versatilità, Caiazzo è infatti
passato con naturalezza dal dramma a sfumature più leggere, dando
prova di possedere un futuro radioso davanti a sé, che lo rende un
interprete tutto da scoprire e da tenere d’occhio.
Ecco 10 cose che non sai di Massimiliano
Caiazzo.
Massimiliano Caiazzo: i suoi film e le serie TV
1 È noto per alcune serie
televisive. Ad aver reso celebre Caiazzo vi sono
principalmente alcune televisive, a partire naturalmente da
Mare fuori, dove dal
2020 interpreta uno dei protagonisti, Carmine Di Salvo, accanto ad
attrice e attori come Carolina
Crescentini, Nicolas Maupas,
Serena Codato e
Giacomo
Giorgio. Ha poi recitato anche in un episodio della
serie Love Dilemma, più precisamente in quello intitolato
Mi fido di te. Nel 2022 prende invece parte ad uno degli
episodi di Filumena Marturano. Prossimamente, invece, lo
si vedrà nella serie Uonderbois, con Serena Rossi.
Nel 2024 torna a recitare nella
quarta stagione di Mare fuori.
2. Ha iniziato a recitare
anche per il cinema. Nel 2021 arriva per Caiazzo la prima
avventura in un lungometraggio. Si tratta di School of
Mafia, nel quale tre ragazzi newyorchesi
con sogni e progetti per il proprio futuro vedono i loro sogni
ostacolati dai loro padri, tre boss mafiosi che sono determinati a
farli diventare i loro eredi. Qui Caiazzo interpreta il giovane
Turi, personaggio poi interpretato da Nino
Frassica nella sua versione adulta. Nel 2023 torna
poi al cinema recitando in Piano piano, film
ambientato nel 1987 a Napoli, dove gli
abitanti di un condominio di periferia si godono gli ultimi mesi
prima di lasciare il posto a un’autostrada che spazzerà via per
sempre il loro piccolo mondo.
Massimiliano Caiazzo in Piano piano
3. Ha interpretato un
personaggio “negativo”. Nel film Piano piano
l’attore ha interpretato per la prima volta un ruolo “da cattivo”,
quello di un delinquente in un piccolo mondo di degrado. Parlando
del personaggio, tuttavia, l’attore ha raccontato di non aver mai
giudicato le sue azioni, sottolineando invece come in lui siano
presenti momenti di fragilità che lasciano intuire la motivazione
di determinati comportamenti. Per l’attore, dunque, il lavoro da
fare è stato tutto incentrato sul far emergere queste sfumature,
evidenziando come la natura del suo personaggio sia un prodotto del
contesto in cui vive.
Massimiliano Caiazzo in Mare fuori
Massimiliano Caiazzo in Mare fuori
4. È uno dei protagonisti
della serie. Sin dalla prima stagione di Mare fuori, Caiazzo
ricopre il ruolo di Carmine Di Salvo, un
adolescente appartenente ad una nota famiglia camorrista, ma che si
rivela una persona gentile e di buon cuore, che odia la violenza e
la prevaricazione tipiche del contesto in cui è nato. La popolarità
che la serie ha donato all’attore lo sta portando ad essere
riconosciuto ovunque, un cambiamento a cui Caiazzo ha affermato di
doversi ancora abituare del tutto.
5. Ha lavorato molto sul
personaggio. Per dar vita a Carmine, Caiazzo ha raccontato
di aver inizialmente svolto un lavoro di analisi sugli aspetti
fisici ed emotivi del personaggio, avvicinandosi così sempre di più
ad esso. Tuttavia, l’attore ha anche sottolineato come egli stia
bene attento a mantenere un confine evidente tra sé e il proprio
personaggio, senza mai confondere le due cose. Giunto alla quarta
stagione, l’attore si dice però sempre più vicino al suo
personaggio, comprendendolo tanto negli aspetti positivi che in
quelli negativi.
Massimiliano Caiazzo è su Instagram
6. Ha un profilo sul social
network. L’attore è naturalmente presente sul social
network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 1.4
milioni di persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato
appena una settantina di post, tutti relativi alle sue attività
come attore o modello. Si possono infatti ritrovare diverse
immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto
promozionali dei suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere
aggiornati sulle sue attività.
Massimiliano Caiazzo in Piano piano
Massimiliano Caiazzo: Elena D’Amario e Maria Esposito, chi è la
fidanzata dell’attore?
7. L’attore ha una
relazione con la balleria. Nonostante siano molti i fan
di Mare fuori che sperano in una relazione tra
Caiazzo e la sua collega di set Maria
Esposito, tra i due sembrerebbe esserci nulla più che
un’amicizia. Caiazzo, infatti, è attualmente fidanzato con la
ballerina e attrice Elena D’Amario. I due non sono
molto attivi sui social in quanto a condividere aspetti della loro
vita insieme, ma di tanto in tanto emergono foto che li ritraggono
insieme, riconfermando dunque il loro essere ancora una coppia. La
stessa Esposito, d’altronde, già nei mesi scorsi aveva messo fine
alle voci su una sua relazione con Caiazzo, bollando la cosa come
completamente falsa.
Massimiliano Caiazzo e il rapporto
con la madre, il padre e il fratello
8. È sostenuto dai
genitori. La madre di Caiazzo è un’insegnante, mentre il
padre un funzionario. L’attore ha raccontato che entrambi
ipotizzavano una carriera diversa per il figlio, che per andare
incontro alle loro aspettative si era iscritto ad un corso di
laurea in biotecnologie. La passione per la recitazione lo ha però
infine spinto a mollare tutto e inseguire la propria passione.
Stando a quanto dichiarato dall’attore, nonostante i dubbi iniziali
dei due genitori circa le sicurezze che il mondo dello spettacolo
può dare a livello lavorativo, i due iniziano ora a ricredersi e
sono i primi sostenitori del figlio.
9. Ha un fratello.
Massimiliano ha inoltre un fratello di nome Riccardo e i due si
somigliano moltissimo, tanto nei capelli quanto nello sguardo. I
due compaiono talvolta l’uno nei social dell’altro, dimostrando
dunque di andare d’accordo e poter vantare un ottimo rapporto tra
fratelli. Non sappiamo però cosa faccia nella vita Riccardo, anche
se non dovrebbe far parte del mondo dello spettacolo.
Massimiliano Caiazzo: età, altezza e dove vive l’attore
10. Massimiliano Caiazzo è
nato a Vico Equense, il 28 agosto del 1996. L’attore è
alto complessivamente 1.82 centimetri. Cresciuto in Campania, tra
Vico Equense e Napoli, Caiazzo risiederebbe oggi a Roma.
L’estate scorsa si era diffusa la
notizia che Amy Adams aveva firmato per interpretare la
protagonista della prossima commedia horror Nightbitch,
e ora è stato diffuso un primo sguardo al film attraverso un paio
di foto promozionali ufficiali.
La sei volte candidata all’Oscar
interpreterà una donna che inizia a trasformarsi in un cane (o
inizia a credere di esserlo… non è molto chiaro!) La Searchlight
Pictures ha acquisito il progetto, che viene descritto come un
adattamento “darkly comic horror” dell’omonimo romanzo d’esordio di
Rachel Yoder. La regista di Can You Ever
Forgive Me? Marielle Heller ha diretto il film.
Secondo la sinossi ufficiale,
Nightbitch
racconta la storia di “una donna gettata nella routine
casalinga di crescere un bambino in periferia, abbraccia lentamente
una forte depressione post parto che la porta in una deriva, nella
quale inizia ad avere bizzarri e innegabili segni che potrebbe
trasformarsi in un cane”.
Le immagini non ci danno molto su
cui basarci, ma il personaggio della star de L’Uomo
D’Acciaio ha un leggero luccichio canino negli occhi in quel
primo scatto? Date un’occhiata alle immagini qui sotto e fateci
sapere cosa ne pensate nella sezione commenti.
Marielle Heller’s ‘NIGHTBITCH,’ starring Amy
Adams, will be released this fall.
“Il libro di Rachel Yoder mi ha
lasciato senza fiato. Non mi sentivo così per [un] libro da quando
ho letto Il diario di un’adolescente molti anni fa“, ha detto
Heller quando è stato annunciato il film. “Il racconto
cupamente esilarante di Rachel sulla maternità e la rabbia mi ha
fatto sentire osservato. E adattarlo con Amy Adams in mente è stata
la cosa che mi ha fatto andare avanti durante la pandemia. Sono
davvero entusiasta di dare vita a questo film con i meravigliosi
partner di Anne Carey, Annapurna Pictures e Searchlight. È un sogno
che diventa realtà“.
Si tratta certamente di una
premessa intrigante e bizzarra, e non vediamo l’ora di saperne di
più su Nightbitchnel
primo trailer, che non dovrebbe essere troppo lontano.
Il film Nightbitch è
in fase di produzione come Hulu Original negli
Stati Uniti e, secondo quanto riferito, dovrebbe uscire in
autunno.
A proposito di questo film,
Amy Adams è stata scritturata per recitare
accanto a Jenna Ortega nell’adattamento di
Taika Waititi del romanzo fantascientifico
Klara and the Sun. La Adams interpreterà la madre
di un’adolescente di nome Josie che soffre di una misteriosa
malattia. Adotta un “amico artificiale” di nome Klara (Ortega) come
compagno per la figlia.
Il classico dell’orrore di
Tobe Hooper del 1974, The Texas Chainsaw Massacre (Non
aprite quella porta), è generalmente considerato uno dei film
più terrificanti di tutti i tempi, ma nessuno dei successivi
sequel, reboot o rivisitazioni è riuscito a riconquistare il
terrore puro dell’originale (compreso quello con Matthew McConaughey), e il seguito di Netflix
del 2022 è stato probabilmente il peggiore .
Tuttavia, nonostante le recensioni
negative (si trova al 31% su Rotten Tomatoes), il film si è
rivelato un discreto successo per lo streaming, e un altro capitolo
“Texas Chainsaw Legacy” è ora in fase di sviluppo.
L’insider Daniel
Richtman riferisce che il nuovo film si intitolerà
Texas Chainsaw Legacy e, secondo questa logline,
Leatherface e la sua famiglia di psicopatici torneranno per
seminare altro caos.
“Texas Chainsaw Legacy si
addentra nella tranquilla facciata di Oasis Oaks, una comunità
recintata immersa nel Texas rurale. Tra i prati meticolosamente
curati e le vigili pattuglie di sicurezza, la nostra famiglia
protagonista incarna la beatitudine suburbana. Tuttavia, appena
oltre i confini di questa enclave idilliaca, si nasconde una
proprietà abbandonata che ospita il famigerato Leatherface e i suoi
macabri parenti. Mentre il caos si abbatte su Oasis Oaks, le
famiglie comuni vengono contrapposte ai selvaggi Sawyers in una
straziante battaglia per la sopravvivenza, dove i confini tra il
bene e il male si confondono in un agghiacciante confronto di
orrori familiari.”
Non sono stati annunciati né il
regista né lo sceneggiatore, ma gli aggiornamenti ufficiali
potrebbero essere dietro l’angolo ora che la sinossi è stata resa
nota.
Ecco cosa ha detto il regista del
film precedente, David Blue Garcia, sulla sua preparazione e sul
tono comico di alcune scene durante un’intervista con Screen
Rant.
“Per me è stato lo spirito. Lo
spirito della regia di quel primo film. Non mi piace guardare i
film mentre li faccio. Così ho guardato Texas Chainsaw Massacre,
l’originale, e poi non ho guardato nient’altro per due mesi mentre
giravo questo film. Mi ha dato un’idea di quello che voglio fare.
Ma in realtà non sto copiando direttamente nulla dall’originale. Mi
ha solo dato un’idea. Una cosa che mi ha colpito dell’originale, di
cui non molti parlano, è quanto sia cupo e divertente.
Così mi sono assicurato di portare un po’ di leggerezza anche
in questo film.
X-Men: The Animated
Series è un’amata serie televisiva animata andata in onda
dal 1992 al 1997 e presto avrà il revival X-Men
’97. Segue il Professor Charles Xavier e gli
X-Men mentre proteggono un mondo che teme e odia i
mutanti.
La serie è stata apprezzata per il
suo fedele adattamento di trame complesse, per le diverse
rappresentazioni dei personaggi e per i temi maturi che spesso
esploravano questioni sociali.
Invece, il revival arriverà sui
nostri schermi più tardi quest’anno, dopo un ritardo che si pensa
sia dovuto a un arretramento degli studi di animazione. Siamo
sicuri che l’attesa ne sarà valsa la pena, perché non è un segreto
che il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige sia un grande fan della serie
originale.
Tuttavia, è passato molto tempo da
quando la serie si è conclusa a metà degli anni Novanta, e ci
aspettiamo almeno alcuni grandi cambiamenti (finora si è trattato
di uno stile di animazione aggiornato e di alcune modifiche al cast
vocale).
A conferma del fatto che X-Men
’97 percorrerà nuove ed entusiasmanti strade, è
stato riportato un episodio ispirato ai videogiochi che, secondo lo
scooper @CanWeGetToast (via Toonado.com), vede “Jubilee e il suo
ragazzo, Sunspot, intrappolati in un videogioco a 16 bit da Mojo il
giorno del suo compleanno”.
Anche questa puntata,
presumibilmente intitolata “Motendo”, “sarà animata in stile
videogioco a 16 bit”. Questo è appropriato per l’epoca,
naturalmente, e ci mostra solo uno dei modi in cui i Marvel
Studios stanno usando la tecnologia odierna per portare i
protagonisti di X-Men: The Animated Series a un livello
superiore (gioco di parole) e a nuovi luoghi inaspettati nel regno
dell’animazione.
In un franchise della portata del
Marvel Cinematic
Universe, non è possibile dedicare a ogni personaggio
l’attenzione di cui ha bisogno o che merita. Addirittura, sono
numerosi gli esempi dei personaggi che sono stati completamente
dimenticati dopo le loro prime apparizioni. Data la natura
tentacolare di questo mondo condiviso, è molto probabile che alla
fine ritorneranno in qualche modo ma, al momento, il loro futuro è
ancora incerto. Stiamo parlando di eroi, villain e comprimari che
avevano un potenziale distinguibile nel MCU.
Nessuno di loro ha progetti confermati, a differenza, per esempio,
di Sam Wilson/Capitan America, che abbiamo visto
per l’ultima volta quasi tre anni fa ma che farà ritorno nel 2025
nella terza stagione di What
If…? e in
Captain America: Brave New World.
Moon Knight
Moon Knight è stata una serie indubiamente
incerta, ma con diversi pregi. Oscar Isaac è stato chiaro fin dall’inizio sul
fatto che aveva firmato per soli sei episodi, ma il fatto che non
abbiamo ancora alcun indizio su ciò che il futuro ha in serbo per
questo eroe sembra assurdo! Perché i Marvel Studios non abbiano trovato
un modo per legare la storia di Moon Knight a quella della variante di Kang
Rama-Tut è difficile da dire e si tratta di una mancanza di intuito
che ha sicuramente indebolito lo statuto del personaggio
all’interno del MCU.
Con un po’ di fortuna, il Pugno di Khonshu sarà un fattore
importante nei prossimi film dei Vendicatori e finalmente potremo
scoprire cosa c’è dietro Jake Lockley. Tuttavia,
non possiamo dimenticare che non ci sarà una seconda stagione di
Moon Knight per continuare a esplorare il
personaggio/i.
Nova Prime
Convincere Glenn Close a entrare nel MCU
si è rivelato un grande successo per il regista James Gunn quando
ha lanciato Guardiani della Galassia per i Marvel Studios.
Il suo ruolo di Nova Prime era minore, ma comunque fondamentale per
lo svolgimento della storia. Richard Rider sembrava disperso, ma
l’esistenza dei Nova Corps si è rivelata più che sufficiente per
lasciare i fan a bocca aperta per il loro futuro nel MCU.
Purtroppo, Thanos li ha decimati fuori campo in Avengers: Infinity War, quindi possiamo solo
supporre che Nova Prime fosse tra i caduti. I
Marvel Studios non si sono mai preoccupati di spiegare cosa ne è
stato del corpo di polizia interplanetario, rivisitandolo solo in
un recente episodio di What
If…? Si dice che un progetto Nova si dice sia in
lavorazione: che qualche risposta sia finalmente all’orizzonte?
Aaron Davis
La star di
Atlanta
Donald Glover è tra gli artisti più promettenti del
momento, e anche coloro che hanno dimenticato rapidamente
Solo: A Star Wars Story hanno convenuto che la sua
interpretazione di Lando Calrissian è stata un
punto di forza. L’ingresso dell’attore nel MCU è stato degno di
nota, ma nel ruolo di Aaron Davis (lo zio di Miles Morales e il
vigilante noto come Prowler), è stato in realtà limitato molto in
Spider-Man: Homecoming. Quello che
sembrava un modo perfetto per introdurre Prowler e/o Miles nel
sequel è stato completamente trascurato. Il lato positivo è che
abbiamo potuto vedere Glover nei panni
dell’antieroe in Spider-Man: Across the Spider-Verse dello
scorso anno. Ora, i Marvel Studios hanno l’occasione perfetta per
portarlo nel MCU come
Prowler pienamente sviluppato in Spider-Man 4.
Tiamut
Eternals
sarà anche stato il primo film dei Marvel Studios classificato
come “rotten” dalla critica, ma il modo in cui è stato
dimenticato da allora non è giustificabile. Sono passati quasi tre
anni da quell’enorme cliffhanger finale e ancora non sappiamo cosa
ne sia stato di questi eroi immortali e nemmeno di Dane Whitman (che, a quanto pare, è stato
tagliato fuori da Blade). Tuttavia, l’errore più grande è che non
sappiamo ancora nulla su Tiamut il Celestiale. Il
gigantesco essere cosmico emerge dall’Oceano Indiano e, al di fuori
di un piccolo accenno in She-Hulk: Attorney at Law, nessuno si è
preoccupato di menzionarlo. Persino Namor non vi
ha mai fatto riferimento in Black Panther: Wakanda Forever! Si dice che
Tiamut sarà la fonte di Vibranio del MCU
in Captain America: Brave New World: a questo
punto, incrociamo le dita!
Dottor Selvig
All’inizio del MCU,
il dottor Erik Selvig è stato una parte importante
dello svolgimento delle storie di questo mondo condiviso. Apparso
in Thor,
The Avengers e Thor:
The Dark World, ha fatto la sua comparsa anche in
Avengers: Age of Ultron. Avengers: Endgame ha confermato che era tra
coloro che Thanos ha strappato all’esistenza, ma
questo significa che alla fine è tornato con tutti gli altri. Solo
Spider-Man: Far From Home ha coperto le
conseguenze del Blip, quindi
Selvig potrebbe ancora tornare, ma allo stato
attuale non si sa ancora nulla del personaggio da circa nove
anni.
Il lato positivo è che ha fatto una
breve apparizione in Thor: Love and Thunder, quindi almeno sappiamo
che è ancora vivo! Tuttavia, non è stato un ritorno affatto
soddisfacente e vorremmo vedere Selvig aiutare
ancora una volta gli Eroi più potenti della Terra. Con il
Multiverso in piena espansione, questo desiderio potrebbe divenire
presto realtà.
Mitchell Carson
Un tempo importante
elemento dello S.H.I.E.L.D., è stato poi rivelato che
Mitchell Carson era un altro agente dell’HYDRA
sotto copertura. Per questo motivo lo abbiamo visto in
Ant-Man mentre cercava di acquisire l’armatura di
Yellowjacket. Il piano è fallito, ma è riuscito a
uscire vivo dall’edificio di Darren Cross per
riprovarci. Tuttavia, non se n’è andato completamente a mani vuote,
poiché la sua valigetta era piena di Particelle Pym. Si potrebbero
fare molte cose con quelle fiale, ma negli anni successivi non c’è
stato alcun segnale che indichi che i Marvel Studios abbiano
intenzione di riportare in vita Carson o di
rivelare cosa ne sia stato di loro. Visto che il misterioso
benefattore di Ant-Man and The Wasp: Quantumania non è
mai stato identificato, speriamo che un progetto imminente come
Ironheart
o Captain America: Brave New World riannoderà i
fili della trama.
La dottoressa Cho
Claudia Kim ha avuto un ruolo di primo piano in
Avengers: Age of Ultron: nel ruolo della
dottoressa Helen Cho, ha svolto un ruolo cruciale
per la riuscita del sequel sugli Avengers. Nonostante sia stata
attaccata da Ultron, Cho si è poi
unita allo staff della New Avengers Facility... e
da allora non è più stata vista. Stranamente, è stata inclusa nel
recente set LEGO della Torre dei Vendicatori, quindi ci piace
pensare che avrà un ruolo di supporto a sorpresa in un futuro film
o show televisivo, che forse getterà le basi per il ritorno di
Ultron.
Rhomann Dey
È fin troppo facile
dimenticare quanto fosse impressionante il cast di Guardiani della Galassia, con John C. Reilly un altro grande nome che non ci
saremmo mai aspettati di vedere nel MCU.
Nel ruolo di Rhomann Dey, ha avuto un impatto
duraturo e ha aggiunto ancora più cuore a un film che ne è pieno.
Come Nova Prime, è scomparso dall’azione dal 2014;
farlo incrociare di nuovo con la squadra nel Vol. 2 sarebbe stato abbastanza facile.
Purtroppo, dobbiamo ancora una volta supporre che sia lui che la
sua famiglia siano stati vittime di Thanos. Guardiani della Galassia Vol. 3 non ha
minimamente menzionato Dey o dei Nova
Corps ma, quando la squadra si riunirà di nuovo, ci
piacerebbe vederlo tornare. In alternativa, potrebbe rientrare nel
progetto Nova di cui si vocifera.
Dr. Leonard Samson
Ty Burrell
è diventato una grande star dopo aver recitato ne L’incredibile Hulk, soprattutto grazie a
Modern
Family, ma i Marvel Studios non sono riusciti a
riportare l’attore nel MCU
nel ruolo del Dr. Leonard Samson. È una decisione
strana, dato che questo psichiatra avrebbe potuto essere inserito
in un gran numero di film. Per cominciare, avrebbe potuto essere lo
strizzacervelli con cui Tony Stark parla alla fine
di Iron Man 3, anche se trasformato nel suo alter
ego eroico, Doc Samson. Tuttavia, non ha avuto
abbastanza tempo sullo schermo da giustificare questa scelta,
soprattutto perché il suo ruolo nel film del 2008 era poco più di
un cameo. Sembra che la Marvel non abbia mai avuto piani seri per
Samson e che la sua inclusione sia stata poco più di un Easter Egg
per i fan. Non c’è da stupirsi, quindi, che sia finito nel
dimenticatoio, ed è stato un errore non riportarlo in
She-Hulk: Attorney at Law.
A novembre, Dave Bautista ha utilizzato i social
media per accennare al fatto di aver parlato con James Gunn della WB, che aveva appena assunto
il ruolo di co-presidente dei DC Studios.
James Gunn ha anche ricondiviso il post di
Dave Bautista, accendendo i social media con
tonnellate di speculazioni su chi Dave Bautista potrebbe interpretare nel
DCU.
In una nuova intervista con Comic
Book, è stato chiesto a Dave Bautista cosa potrebbe accadere
prima di essere inserito nella WWE Hall of Fame o di
firmare per un ruolo nel DCU?
Dave
Bautista ha risposto: “Non saprei risponderti onestamente,
perché penso… E lo dico solo perché abbiamo avuto delle
conversazioni, nel corso degli anni, che sarebbe la WWE Hall of
Fame. Avrei dovuto partecipare l’anno scorso, ma ero impegnato in
un film e non ho potuto viaggiare. Stavo girando un film in
Sudafrica e logisticamente non è stato possibile realizzarlo.
Quindi, sapete, non ho parlato con James dell’Universo
DC“.
Ha poi aggiunto: “Mi
piacerebbe lavorare di nuovo con James, che si tratti dell’Universo
DC o meno. Adoro
James Gunn. È un regista incredibile e abbiamo un cameratismo
che non ha prezzo. Quindi lavorare di nuovo con lui? Voglio dire
che lo farei anche gratis. Ma non abbiamo ancora parlato. Ora è in
cima alla DC. Sta facendo le sue cose. Io sto cercando di portare
avanti la mia lavorazione. Ma sono sempre aperto e gliel’ho
detto“.
Cosa ha scritto Dave Bautista sui social a
Novembre?
Anche in questo caso, torniamo al
post di Dave Bautista sui social media di novembre,
che l’attore di Dune
doveva sapere avrebbe scatenato una marea di voci e speculazioni.
Gunn doveva anche sapere che ripubblicare la foto non avrebbe
fatto altro che aggiungere benzina al fuoco.
Quindi, che Dave Bautista si rifaccia vivo tre mesi
dopo e dichiari che lui e James Gunn non hanno discusso di alcuna
possibilità è una pillola difficile da mandar giù.
In precedenza Dave Bautista aveva dichiarato di aver parlato
con James Gunn della possibilità di interpretare
Bane nel DCU, ma secondo quanto riferito,
ciò avveniva prima che Gunn diventasse co-presidente dei DC
Studios.
Dave Bautista ha rilasciato queste
dichiarazioni a Insider nel gennaio 2023 e in seguito il suo
addetto stampa ha chiarito che le discussioni erano avvenute prima
che Dave Bautista diventasse co-CEO della
divisione DC della Warner Bros.
“Ho avuto delle conversazioni
con James riguardo a [interpretare Bane], ma credo che la direzione
in cui si sta orientando, ovvero il completo reboot dell’intero
universo, stia ripartendo da zero e iniziando in modo più giovane e
fresco e credo che sia necessario farlo. Penso che per rilanciare
l’Universo DC si debba partire da zero e che si debba iniziare con
attori più giovani. Bisogna iniziare a pianificare i prossimi 15
anni, e non credo che si possa fare con me. E lo capisco“.
Allora perché ora Dave Bautista sembra fare di tutto per dire
che lui e Gunn non hanno avuto alcuna conversazione sul
DCU? Forse è nervoso per il rischio di svelare
qualcosa e quindi ha scelto di dichiarare che non ha parlato con
Gunn del DCU?
Sono bastati pochi ruoli tra cinema
e televisione all’attrice Lucrezia Guidone per
affermarsi come una delle più interessanti e talentuose interpreti
della sua generazione. Con una formazione teatrale alle spalle,
l’attrice ha infatti saputo distinguersi attraverso generi e
contesti diversi, arrivando oggi ad essere indicata come uno dei
volti del cinema e della serialità italiana da tenere d’occhio per
il futuro.
Ecco 10 cose che forse non sai di Lucrezia
Guidone.
Lucrezia Guidone: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in celebri
film. Il debutto sul grande schermo avviene per lei nel
2009 con il film Il grande sogno. Nel 2014 è invece Emma
nel film Noi 4, con Kseniya Rappoport. In
seguito ha recitato nei film Dove cadono le ombre (2017),
La ragazza nella nebbia
(2017) e Senza distanza (2018). Nel 2021 recita
nell’apprezzato Qui rido io, ma anche nel
film Altri padri.
2. Ha recitato anche in
alcune serie TV. Oltre al cinema, la Guidone ha avuto modo
di comparire anche per il piccolo schermo. Ha infatti iniziato
recitando in serie come Dov’è Mario? (2016) e Non
uccidere (2017). In seguito ottiene maggior popolarità
interpretando Leptis nella serie Netflix Luna Nera (2020).
Sempre nel 2020 recita nell’episodio Veleni della serie
Doc –
Nelle tue mani, con Luca Argentero.
Dal 2021 al 2022 recita nella serie Summertime, mentre nel
2022 è protagonista insieme a Michele
Riondino della serie Fedeltà. Nel 2024
recita nella serie TV
Mare Fuori 4, accanto ad attori come Massimiliano Caiazzo e Giacomo Giorgio, e in La lunga notte – La caduta del Duce.
Lucrezia Guidone in Mare Fuori
3. È una delle nuove
protagoniste della serie. Sul finire della terza stagione
di Mare fuori, l’attrice fa la sua comparsa in scena con
il personaggio di Sofia Durante. Giunta all’IPM sotto le mentite
spoglie di una nuova educatrice, ella è in realtà un’ispettrice
inviata dal ministero per indagare sulla gestione del
penitenziario. Successivamente diventa direttrice dell’istituto,
gestendolo in maniera molto diversa rispetto alla precedente
direttrice, essendo Sofia una donna dal temperamento molto
autoritario, freddo e forte, e mantenendo un’obiettiva distanza dai
detenuti.
4. Ha costruito il
personaggio a partire dal suo trauma. Sofia si afferma
dunque come una personalità molto rigida all’interno della serie,
spesso in posizione di contrasto rispetto ai giovani detenuti.
Tuttavia, Guidone ha raccontato che per costruire la sua Sofia è
partita dagli aspetti più deboli e teneri di lei, a cominciare dal
suo trauma della morte della sorella, che l’ha dunque resa delicata
e fragile. Una fragilità da cui Sofia cerca di nascondere con il
suo atteggiamento autoritario. Per interpretarla, dunque, l’attrice
è andata oltre un superficiale giudizio ricercando la verità del
personaggio.
Lucrezia Guidone in Summertime
5. È entrata a far parte
della serie dalla seconda stagione. Nel 2020 su Netflix è
arrivata la serie italiana dal sapore estivo Summertime. A partire dalla seconda stagione,
distribuita nel 2021, la Guidone ha fatto il suo ingresso nei panni
di Rita, una donna indipendente e madre single che affascinerà
Dario, interpretato da Andrea Lattanzi. Pur
essendo entrata solo a partire dalla seconda stagione, l’attrice ha
raccontato di essersi sentita subito parte del gruppo e di aver
trovato nel suo personaggio una donna molto interessante a cui dar
vita.
Lucrezia Guidone in La lunga notte
6. Ha interpretato una nota
donna nel film sulla caduta del fascismo. In La lunga
notte – La caduta del Duce, Guidone interpreta Edda Ciano, la
prima dei cinque figli di Mussolini, che si oppose al padre nella
sua decisione di uccidere suo marito Galeazzo. Per interpretare
tale personaggio, l’attrice si è documentata approfonditamente,
cercando non di restituire una somiglianza fisica quanto più la sua
energia e le sue passioni, divisa com’era tra l’amore per il marito
e l’affetto per il padre.
Lucrezia Guidone in Fedeltà
7. Ha girato con serenità
le sue scene di nudo. All’interno di Fedeltà
Margherita, il personaggio interpretato da Guidone, è protagonista
di diverse scene particolarmente sensuali, che implicano anche il
nudo. L’attrice ha raccontato di non essersi sentita a disagio nel
dar vita a tali momenti, poiché convinta che se il nudo è
funzionale al racconto e al personaggio allora farlo venga molto
più spontaneo.
Lucrezia Guidone è su Instagram
8. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo personale seguito da 208 mila persone.
All’interno di questo, con oltre 700 post, l’attrice è solita
condividere immagini o video relativi al suo lavoro, con curiosità
e dietro le quinte. Non mancano però anche post relativi alla sua
vita privata, con eventi, luoghi visitati o momenti di svago
insieme ad amici o famigliari. Seguendola, dunque, si potrà
rimanere aggiornati su tutte le sue attività.
Lucrezia Guidone ha un fidanzato?
9. È molto
riservata. Della vita privata e sentimentale dell’attrice
si sa molto poco. All’infuori di ciò che pubblica sui social,
infatti, non sono molte le notizie sulla sua vita fuori dal set, in
quanto la Guidone preferisce tenere questa per sé. Non è dunque
possibile stabilire se al momento sia impegnata in una relazione
sentimentale o meno, ma è noto che sue grandi passioni sono
leggere, viaggiare e praticare yoga.
Lucrezia Guidone: età, altezza e
la famiglia dell’attrice
10. Lucrezia Guidone è nata
il 3 giugno del 1986 a Pescara, Italia. L’attrice è alta
complessivamente 1,68 metri. Come noto, Guidone è cresciuta in una
famiglia d’artisti, legati in particolare al campo musicale. La
madre era infatti una pianista mentre la zia una ballerina.
Seguendo le orme di entrambe, la giovane Lucrezia ha dunque
iniziato a studiare musica e danza, per poi appassionarsi però
sempre di più alla recitazione. Una passione che l’ha portata ad
entrare come allieva all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio
D’Amico. Guidone ha poi anche una sorella più piccola di 10 anni,
di nome Ludovica.
Il giorno di Capodanno del 2023
Jeremy Renner è stato schiacciato da uno
spazzaneve mentre cercava di salvare suo nipote e, poco più di un
anno dopo, sembra che sia finalmente pronto a vestire nuovamente i
panni di Clint Barton.
Si temeva che la star di Avengers:
Endgame e Hawkeye
non ce l’avrebbe fatta, ma dopo un lungo recupero, il mese scorso
ha potuto tornare al lavoro per recitare nella terza
stagione di Mayor of Kingstown.
Parlando con Entertainment Tonight,
all’attore è stato chiesto del suo futuro nel MCU e ha confermato:
“Sono sempre pronto. Sarò abbastanza forte, questo è certo.
Sarò pronto“.
Jeremy Renner ha poi rivelato che i suoi
co-protagonisti del MCU sono stati una delle sue
più grandi fonti di sostegno, in quanto gli sono stati accanto
durante lo “straziante” processo di recupero.
“Tutti quei ragazzi sono venuti
al mio capezzale“, ha detto. “Sono stati con me per tutto
il tempo della convalescenza, quindi… se mi vogliono, possono
avermi. Sarebbe già qualcosa“.
Per quanto riguarda le sue
condizioni generali, il veterano del MCU ha
rivelato di essere “probabilmente al 90% di tutte le cose che
avrei dovuto fare“.
“Farò tutto quello che posso…
tutto quello che serve per migliorare, per diventare più
forte“, ha continuato Renner.
“È una strada a senso unico,
questo recupero. Il resto della mia vita riguarda la salute e il
benessere. Il recupero farà parte del resto della mia vita, quindi
non vedo l’ora, amico. C’è sempre qualcosa da fare per migliorare,
essere più forti, essere più felici, essere più sani, ed è questo
che aspetto con ansia“.
Cosa è successo a Jeremy Renner?
Jeremy Renner è saltato sullo spazzaneve
quando ha notato che stava scivolando verso suo nipote ed è stato
trascinato sotto e schiacciato. Con più di 30 ossa rotte, l’attore
è stato operato d’urgenza per salvarsi la vita e ha trascorso la
maggior parte del 2023 in convalescenza.
Non ci sono notizie specifiche sul
possibile ritorno dell’attore nel MCU, anche se non contiamo sulla
seconda stagione di Hawkeye
ora che Kate Bishop sembra essersi unita ai Giovani
Vendicatori.
Clint Barton, però, è
destinato a rientrare in Avengers
5, dando a Jeremy Renner tutto il tempo necessario per
prepararsi a tutte quelle acrobazie.
“Non posso credere di essere
seduto qui in questo momento“, ha dichiarato in seguito
nell’intervista. “Sono molto grato. Sono molto felice di andare
avanti nella vita e sono felice di condividere questa vita con le
persone fantastiche che amo“.
Era il 2019 quando abbiamo appreso
per la prima volta che la HBO aveva deciso di eliminare il prequel
di Game
of Thrones sviluppato da Jane
Goldman… nonostante le riprese di un costoso episodio
pilota con protagonista Naomi Watts!
Il progetto aveva originariamente
ricevuto il via libera nel giugno 2018 ed era uno dei numerosi
copioni di prequel raccolti dalla rete via cavo quando
Game of
Thrones ha iniziato a concludersi.
SJ Clarkson,
regista di Jessica Jones e Madame
Web, ha diretto l’episodio pilota e, con una star
così importante, ci aspettavamo che andasse avanti.
In base a ciò che è stato rivelato,
c’era qualcosa che non funzionava e anche il lungo periodo di
post-produzione – che ha portato a un completo re-edit del taglio
iniziale, accolto con scarso favore – non ha aiutato le cose (e
nemmeno le voci di problemi dietro le quinte in Irlanda).
Alla fine la HBO ha scelto di
andare avanti con House
of the Dragon – senza un episodio pilota – un azzardo
che ha dato i suoi frutti visto il successo della serie.
Naturalmente, non si tratta di una
novità assoluta per Game
of Thrones: il pilot della serie principale è stato
scartato e girato nuovamente per diventare il successo che ha poi
diviso i fan durante la stagione finale.
Ora, un primo sguardo a
Game of Thrones: Bloodmoon è stato rivelato grazie
ad alcune foto dietro le quinte che mostrano il personaggio senza
nome di Naomi Watts.
Non rivelano molto, ma offrono
almeno uno sguardo a ciò che avrebbe potuto essere. “Dai
terribili segreti della storia di Westeros alla vera origine degli
Estranei“, si legge nel logline ufficiale, “dai misteri
dell’Oriente agli Stark della leggenda, solo una cosa è certa: non
è la storia che pensiamo di conoscere“.
Parlando della cancellazione dello
show nel 2020, Naomi Watts aveva commentato: “Mi
dispiace. Sento il vostro dolore. Mi sono appassionato allo stesso
modo. Non ero una grande fan e non avevo visto le serie fino a
quando non sono stata assunta, ma poi ho guardato tutto nell’arco
di un paio di mesi ed è stato meraviglioso“.
“È un vero peccato, sarebbe stato molto divertente”, ha
aggiunto l’attrice. “Ma non mi è permesso svelare nulla,
temo“.
First look at Naomi Watts in the pilot
episode of HBO’s cancelled ‘BLOOD MOON’
#GameOfThrones prequel series.
The pilot reportedly revolved around a wedding between a Stark
and a Casterly, taking place at Casterly Rock. pic.twitter.com/4htFRbSJsg
Miles Morales è
stato creato dallo scrittore Brian Michael Bendis
e dall’artista Sara Pichelli nel 2011 e Bendis ha
dichiarato che il personaggio è stato ispirato da Donald Glover. In particolare, Bendis ha
dichiarato che l’idea di Miles Morales gli è venuta in mente quando
ha visto Glover indossare un costume da Spider-Man durante
un episodio di Community.
Ha detto Bendis: “Era fantastico!
L’ho visto con quel costume e ho pensato: ‘Vorrei leggere quel
libro’. Così sono stato contento di aver scritto quel libro”. Data
la dichiarazione di Bendis, Donald Glover è stato legato al personaggio
per diversi anni e sembrava ricettivo all’idea di ritrarre Miles in
live-action, ma con il passare degli anni Donald Glover ha iniziato a dichiarare di
essere troppo vecchio e che era passato troppo tempo.
In una nuova intervista rilasciata
a Vanity Fair per promuovere il suo imminente
reboot di
Mr. and Mrs. Smith, Donald Glover ha sviato la domanda sul suo
ruolo di Miles affermando che pensa che la Sony realizzerà
sicuramente un film live-action e che è più probabile che
interpreti lo zio di Miles. Il discorso su Spider-Man inizia
intorno al minuto [03:12] dell’intervista alla macchina della
verità di Vanity Fair.
Glover ha detto a proposito dei
piani della Sony: “Ci sarà sicuramente un live-action su Miles
Morales, e credo che probabilmente si preoccupino di più del fatto
che io sia Prowler in quel film o qualcosa del genere. Ormai sono
troppo vecchio per fare Spider-Man“.
La Sony sembra decisamente aver
piantato i semi per l’eventuale introduzione di Miles nell’universo
cinematografico di Spider-Man in live-action, con
molti fan convinti che quando Tom Holland si stancherà di interpretare il
wallcrawler, la Sony passerà rapidamente a Miles.
Sebbene sia stato rappresentato
principalmente come un cattivo nei film animati dello
Spider-Verse, Prowler ha un passato da eroe nei
fumetti: ha iniziato come ladruncolo che ha cambiato vita dopo
l’incontro con Peter Parker Spider-Man.
L’ultima stagione di
The Good
Doctor debutta il 20 febbraio. David Shore e Liz
Friedman sono produttori esecutivi e co-showrunner. La serie è
prodotta da Sony Pictures Television e ABC Signature.
The Good Doctor, las erie tv
The
Good Doctor, prodotto da ABC Signature e Sony Pictures
Television Series, è interpretato da Freddie Highmore nel ruolo del dottor Shaun
Murphy, Richard Schiff nel ruolo del dottor Aaron
Glassman, Fiona Gubelmann nel ruolo della
dottoressa Morgan Reznick, Will Yun Lee nel ruolo
del dottor Alex Park, Christina Chang nel ruolo
della dottoressa Audrey Lim, Paige Spara nel ruolo di Lea Dilallo,
Bria Samoné Henderson nel ruolo della dottoressa
Jordan Allen e Noah Galvin nel ruolo del dottor
Asher Wolke. David Shore e Liz Friedman sono
produttori esecutivi e co-showrunner. Daniel Dae Kim, Erin Gunn,
Thomas L. Moran, David Hoselton, Peter Blake, Jessica Grasl,
Garrett Lerner, Mike Listo, Freddie Highmore, Shawn Williamson,
David Kim e Sebastian Lee sono anche produttori esecutivi.
“Non potremmo essere più
entusiasti che Chuku rientri nella famiglia di The Good Doctor e
che il pubblico scopra cosa ha fatto il dottor Kalu da quando ha
lasciato il St. Bon“, ha dichiarato Friedman quando Modu è
tornato nella scorsa stagione.
Dopo la sua permanenza in The
Good Doctor, Modu ha partecipato alle ultime due
stagioni di The 100 della CW, l’ultima delle quali
come series regular, ed è apparso in Captain Marvel. Recentemente è stato visto
nella serie Amazon The Peripheral di Jonathan
Nolan e Lisa Joy e ha recitato nel film The
Origin.
HBO ha diffuso il trailer di
True Detective 4×05, l’atteso quinto episodio che
si intitola “Part 5” di True
Detective: Night Country.
La quarta stagione di True
Detective è creata, scritta e diretta da Issa
López e vede nel cast il premio Oscar Jodie Foster, per la prima volta protagonista
sul piccolo schermo, e Kali Reis (Catch the
Fair One), a formare la coppia di investigatrici al centro
dell’indagine raccontata nei nuovi episodi. Nel cast anche
Fiona Shaw (Harry Potter),
Christopher Eccleston (Doctor Who) e
John Hawkes (candidato agli Oscar per Un
Gelido Inverno).
Fra thriller, horror e
soprannaturale, True Detective: Night Country racconta una
storia avvincente e ricca di suspense che prende il via durante
l’ultimo giorno di sole dell’anno in Alaska. Atmosfere cupe e
misteriose per un nuovo e agghiacciante mistero da indagare, con
richiami al passato del franchise che faranno la gioia di tutti
quanti hanno amato la serie fin dalla prima stagione. E con al
centro due donne, due detective diversissime ma fatte della stessa
pasta, ruvide e inaccessibili, accomunate da un doloroso trascorso
e sole in un mondo di quasi soli uomini.
Quando la lunga notte polare scende
su Ennis, Alaska, gli otto uomini che lavorano all’interno della
Tsalal Arctic Research Station svaniscono senza lasciare traccia.
Per risolvere il caso, le detective Liz Danvers (Foster) e
Evangeline Navarro (Reis) dovranno prima confrontarsi con il loro
lato oscuro, e scavare tra le inquietanti verità che giacciono
sepolte sotto i ghiacci perenni. Quando le detective ritroveranno i
corpi scomparsi, dovranno decifrare complessi messaggi e
rispolverare un vecchio caso, prima che il ghiaccio, sciogliendosi,
riporti in superficie gli orrori del passato. Come ama ripetere la
detective Danvers: qual è la domanda giusta da porsi?
Issa López è
showrunner, creatrice, regista ed executive producer di True Detective: Night Country. Jodie Foster, oltre ad essere protagonista, è
anche executive producer insieme a Barry Jenkins, Adele
Romanski, Mark Ceryak di PASTEL e Alan Page
Arriaga. Per Anonymous Content executive producers
Mari Jo Winkler,
Matthew McConaughey,
Woody Harrelson, Cary Joji Fukunaga e Nic
Pizzolatto.
Sulla scia della grande rivelazione
di Secret
Invasion, cosa sta succedendo esattamente con
Armor Wars? Anche utilizzando la consueta politica
del silenzio, la Marvel è stata insolitamente
silenziosa nel rivelare dettagli sul progetto. Tuttavia, gli
“scoopers” dei social media hanno approfittato del fatto che non si
sa molto di Armor Wars per proporre diverse nuove indiscrezioni. La
principale di queste è il ritorno del Justin Hammer di
Sam Rockwell.
Recentemente è apparso al Tonight
Show Starring Jimmy Fallon per promuovere l’uscita di Argylle,
e a Sam Rockwell è stato chiesto di commentare le
voci sul ritorno di Hammer in Armor Wars.
Sam Rockwell ha detto: “Beh, sto
aspettando la telefonata… Non ho ricevuto la telefonata, no. Mi sto
facendo crescere la barba e tutto il resto”. Tuttavia, ha
anche condiviso che se la Marvel dovesse effettivamente chiamarlo,
sarebbe pronto a riprendere il ruolo: “Ascoltate, ci sto. Sì,
andiamo“. La discussione su Armor Wars inizia
al minuto 03:55 del video qui sotto.
Di seguito invece la nostra
intervista all’attore in occasione della premiere a Londra di
Argylle
Cosa sappiamo su Armor
Wars?
Il 10 dicembre 2020, durante
l’Investor Day 2020 della Disney, Kevin Feige ha rivelato che una serie
televisiva di Armor Wars era in fase di sviluppo
per Disney+.
Nell’agosto 2021, Yassir Lester (Black Monday; Girls; The
Carmichael Show) è stato assunto come sceneggiatore capo della
serie.
Tuttavia, nel settembre 2022, è
stato rivelato che Armor Wars sarebbe stato
sviluppato come film invece che come serie televisiva, con Lester
che avrebbe dovuto trasformare le sceneggiature dei vari episodi in
una sceneggiatura.
Fonti piuttosto affidabili,
The Cosmic Circus e Daniel Richtman, hanno
dichiarato che Hammer tornerà nel film. Altre voci affermano che
anche l’Ultron di James Spader e Riri Williams/Iron
Heart di Dominique Thorne dovrebbero comparire nel
film.
Finora, la Marvel ha confermato
solo che Don Cheadle riprenderà il suo ruolo di James
Rhodey, alias War Machine, nel MCU.
In precedenza, Cheadle aveva
anticipato che Armor Wars (quando era ancora una
serie televisiva) si sarebbe occupato di esplorare chi è
Rhody al di fuori dell’armatura.
“Non credo che abbiamo mai
veramente scavato in lui, e ora è un’opportunità per esplorare
veramente la sua vita emotiva, la sua vita interiore, le sue
relazioni, la sua traiettoria, dove vuole andare, quali sono le sue
sfide. Ovviamente, bisogna ripagare il materiale Marvel. E
rientrare nella tradizione della mitologia del personaggio e del
MCU in generale”, ha detto Cheadle.
Naturalmente, i lettori della
Marvel Comics riconosceranno che il progetto
prende il nome dai 7 numeri scritti da David Michelinie e Bob
Layton e disegnati da Mark D. Bright e Barry Windsor-Smith.
In questa serie di 7 numeri,
Tony Stark scopre che Spymaster ha rubato i
suoi progetti per una prima armatura di
Iron Man e li ha venduti a Justin Hammer. Hammer usa i progetti
per potenziare la potenza di diversi cattivi di serie D come
Stilt-Man, Mauler, Controller, Beetle e altri.
Alla fine, il governo degli Stati
Uniti mette le mani sui progetti e costruisce un proprio nucleo
corazzato di soldati che intende utilizzare per sorvegliare i
supereroi disonesti.
Con Tony Stark defunto nel MCU,
il prossimo film di Armor Wars sarà solo vagamente
basato sulla serie di fumetti, se vorrà prendere in prestito
qualcosa di diverso dal nome del fumetto. La Fase 6 del MCU si conclude il
7 maggio 2027 con Avengers:
Secret Wars, quindi è probabile che Armor
Wars possa uscire alla fine del 2027/inizio 2028, nella
migliore delle ipotesi.
I blockbuster di Hollywood sono
stati esclusi dalla 44esima edizione dei London Critics’
Circle Awards, Barbie
e Oppenheimer
infatti sono rimasti entrambi a mani vuote mentre i film
indipendenti hanno dominato le categorie principali. Il film di
Jonathan Glazer, La
Zona di Interesse, ha vinto il riconoscimento al film
dell’anno e Glazer è stato anche premiato individualmente con il
titolo di Regista dell’anno. Il successo di Celine
Song al Sundance 2023 Past
Lives, altro candidato al miglior film, ha vinto per
la categoria dedicata al film in lingua straniera dell’anno.
Molte delle categorie di recitazione
sono state dominate dai favoriti dell’Oscar, come Emma
Stone ha vinto il premio come attrice dell’anno per
Povere
Creature e Da’Vine Joy Randolph ha
vinto il premio come attrice non protagonista dell’anno per
The Holdovers – lezioni di vita. I candidati
all’Oscar Justine Triet e Arthur
Harari sono stati premiati come sceneggiatori dell’anno
per Anatomia di una caduta e Il ragazzo e l’airone di Hayao
Miyazaki ha vinto il premio al film d’animazione
dell’anno. In particolare, il premio come attore non protagonista
dell’anno è andato a Charles Melton, che non ha
ricevuto una nomination all’Oscar.
Ecco la lista completa del
London Critics’ Circle Awards 2024
Film of the Year
La zona d’interesse
Foreign-Language Film of the Year
Past Lives
Documentary of the Year 20 Days in
Mariupol
Animated Film of the Year Il ragazzo e
l’airone
Director of the Year Jonathan Glazer – La
zona d’interesse
Screenwriter of the Year Justine Triet e
Arthur Harari – Anatomia di una caduta
Actress of the Year
Emma Stone – Povere Creature!
Actor of the Year Andrew Scott –
Estranei
Supporting Actress of the Year
Da’Vine Joy Randolph – The Holdovers – Lezioni di vita
Supporting Actress of the Year Charles
Melton – May December
Breakthrough Performer of the Year Mia
McKenna-Bruce – How to Have Sex
The Attenborough Award, Best British/Irish Film
Estranei
The Philip French Award, Best Breakthrough British/Irish
Filmmaker Molly Manning Walker – How to Have Sex
British/Irish Performer of the Year Paul
Mescal
Young British/Irish Performer of the Year
Lola Campbell – Scrapper
British/Irish Short Film of the Year The
Veiled City – dir. Natalie Cubides-Brady
Technical Achievement Award
La zona d’interesse – music and sound, Mica Levi and Johnnie
Burn
The Dilys Powell Award, Excellence in Film
Jeffrey Wright
The Derek Malcolm Award for Innovation
Colman Domingo
I rapporti tra Stati Uniti e Russia
sono sempre stati particolarmente tesi, e il cinema ha raccontato
tali conflitti in più occasioni nel corso dei decenni. Si tratta di
film ricchi di tensione, dove la situazione di precario equilibrio
fra le due parti può rapidamente spezzarsi con gravi conseguenze.
Molti dei titoli di questo genere sono inoltre tratti da storie
vere o da vere indagini. Tra questi ultimi si annovera
anche The Peacemaker, diretto nel
1997 dalla regista Mimi Leder, qui al suo
primo lungometraggio per il cinema. In questo si esplora infatti
una particolare vicenda del rapporto tra i due Paesi, sempre
sull’orlo della guerra.
Arrivato in sala, The
Peacemaker si è poi affermato come un buon successo di
economico. A fronte di un budget di circa 50 milioni di dollari
questo è infatti arrivato ad incassarne circa 110 a livello
globale. Ancora oggi è un film che regala grande intrattenimento e
una storia avvincente. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità ad esso relative. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
sue location. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La storia vera dietro The Peacemaker
La storia qui raccontata, come
accennato, è stata ispirata un reale vicenda, riportata
dall’articolo intitolato One Point Safe,
scritto dai giornalisti Andrew e Leslie
Cockburn. Il pezzo illustrava il pericoloso contrabbando
di armi nucleari nell’ex Unione Sovietica e il titolo si riferisce
a quella preziosa funzione che impedisce alle bombe atomiche di
essere innescate accidentalmente. La ricostruzione dei due
giornalisti ha dunque portato all’attenzione una realtà nascosta ma
molto pericolosa, sia per il paese che importa tali ordigni sia per
quanti vi entrano in conflitto. La pubblicazione di questo articolo
ha dunque reso ancor più tesi i rapporti tra i due paesi ma ha
anche sensibilizzato ulteriormente sul tema del nucleare, spingendo
ad una maggiore attenzione a riguardo.
La trama di The
Peacemaker
La vicenda del film si apre in
Russia, dove il corrotto Generale Kodoroff riesce
a sottrarre nove pericolosissime testate nucleari trasportate su un
treno. Nascosto il furto proprio con l’esplosione di una delle
bombe, egli vanta ora un arsenale estremamente letale da poter
riutilizzare contro i nemici del suo paese. Nel momento in cui la
zona dell’incidente può essere sottoposta ad indagine ci si rende
però conto di come ad essere esplosa sia solo una delle dieci bombe
traportate. Ha così inizio una frenetica caccia all’uomo di livello
internazionale, con il fine di scovare chi possiede le armi
nucleari e fermarlo prima che sia troppo tardi.
Sul caso indagano la dottoressa
Julia Kelly, responsabile del settore materiale
nucleare della Casa Bianca, la quale per prima ricollega l’avvenuto
all’azione di terroristi. Accanto a lei vi è il colonnello
Thomas Devoe, ufficiale del servizio segreto, il
quale a sua volta sospetta il furto degli ordigni. Pur non
piacendosi l’un l’altro, a causa dei diversi modi di pensare e
agire, i due saranno costretti a lavorare insieme, spostandosi tra
gli Stati Uniti e l’Europa. Scoprire quantoprima le reali
intenzioni di coloro che hanno rubato le bombe sarà l’unico modo
per impedire che il peggio possa avvenire.
The Peacemaker: il cast
del film
Ad interpretare il ruolo del
colonnello Thomas Devoe vi è il premio Oscar George Clooney,
il quale per questo film si è dedicato ad un’ampia serie di
spericolate imprese. L’attore ha infatti eseguito quasi tutte le
scene previste per il suo personaggio, anche le più complesse e
rischiose, scegliendo di non ricorrere a controfigure. In
particolare, egli ha imparato a calarsi con una fune da un
elicottero in volo e ad eseguire una serie di pericolose manovre
automobilistiche. Per tutto ciò si è guadagnato l’epiteto di
“senza paura”, assegnatogli proprio dalla regista. Ad
interpretare la sua controparte russa, il colonnello Dimitri
Vertifkoff, vi è invece il celebre attore candidato all’Oscar
Armin Mueller-Stahl. Tanta era l’adorazione che
Clooney aveva nei suoi confronti da continuare ad offrirsi di
portargli il caffè sul set.
A dare volto alla dottoressa Julia
Kelly vi è invece la premio Oscar Nicole Kidman, anche se
il ruolo era inizialmente stato proposto ad Annette Bening.
La Kidman è ad oggi una delle poche attrici che possono vantare di
non aver subito scherzi da parte di Clooney. L’attore è infatti
noto per farne di diversi ai suoi colleghi, ma il rispetto provato
per la Kidman l’ha spinto a trattenersi. Contrariamente ai loro
personaggi, infatti, i due attori hanno avuto un ottimo rapporto
durante il set, e ancora oggi sono grandi amici. Nel film sono poi
presenti diversi attori di diverse provenienze. Il rumeno
Marcel Iures è Dusan Gavrich, mentre
Aleksandr Baluyev interpreta il generale Alexander
Kodoroff. Il francese Sebastian Roché veste i
panni di Hans, mentre Holt McCallany è Mark
Appleton.
Le location di The
Peacemaker: ecco dove è stato girato il film
Ricco di location diverse, il film
si è avvalso di luoghi naturali e altri invece ricostruiti in
studio. Vi sono inoltre alcune ambientazioni del film che non
corrispondono alle effettive location dove sono state girate le
scene. Un caso esemplare è quello dell’inseguimento di Vienne, una
sequenza in realtà realizzata nella città di
Bratislava, in Slovacchia. Per le
scene finali nella chiesa, l’intenzione della regista era quella di
girare in alcuni luoghi sacri di New York.
Tuttavia, non avendo ottenuto i permessi necessari, tali ambienti
furono ricostruiti grazie alla computer grafica. Un notevole lavoro
di effetti speciali che ha ovviamente portato ad un aumento del
budget inizialmente previsto. Altre location utilizzate per il film
sono il Nord della Macedonia, la
Croazia e Horna Stubna in
Slovacchia.
Il trailer di The
Peacemaker e dove vedere il film in streaming
È possibile fruire di The
Peacemaker grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Prime Video, Paramount+e Netflix.
Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento,
basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al
meglio della qualità video.
Il primo canale televisivo della
Rai, dall’inizio di questo nuovo anno, sta proponendo al suo
pubblico molti prodotti che vogliono raccontare il
Novecento italiano. Dopo la serie
La Storia, tratta dall’omonimo romanzo di Elsa
Morante e la miniserie
La lunga notte – la caduta del Duce ora è la volta de
La rosa dell’Istria. Questo film
tv in onda in prima serata lunedi 5
febbraio vuole raccontare, attraverso il dramma della
famiglia Braico, la tragedia delle Foibe e
l’esodo degli istriani scappati dal
genocidio del maresciallo comunista jugoslavo
Tito, durante gli ultimi anni e la fine dalla seconda guerra
mondiale.
La rosa dell’Istria un dramma
familiare per raccontare un genocidio
Questo lungometraggio con la regia
di Tiziana Aristarco, coproduzione Rai
Fiction-Publispei-Venice Film è una storia vera
liberamente ispirata al libro intitolato Chi ha paura
dell’uomo nero dell’istriana Graziella
Fiorentin. La rosa dell’Istria inizia con
un lungo flashback, più precisamente alla fine dell’estate
del 1943, quando gli italiani che risiedevano nella
regione dell’Istria si trovarono nella morsa di due nemici. Da una
parte c’erano i partigiani comunisti jugoslavi comandati da
Tito, che già avevano attuato la prima ondata di
infoibamenti e dall’altra l’ex alleato tedesco cioè i
nazisti.
Dopo l’armistizio,
quello del 8 settembre, l’esercito italiano restò senza direttive e
la popolazione istriana invece priva di ogni difesa, nel frattempo
il dittatore Tito avanzava con le sue mire di pulizia etnica per
ammettere il territorio istriano alla Jugoslavia e i tedeschi si
riorganizzano insieme alle truppe della Repubblica di Salò. La
situazione diventa sempre più drammatica tanto che la famiglia
protagonista, capitanata dal capofamiglia Antonio
Braico, uomo rispettato da tutti e medico di Canfanaro,
decide che è il momento di scappare.
Il dottore, interpretato dall’attore
Andrea Pennacchi, prenderà questa difficile scelta dopo aver
assistito inerme con la figlia diciottenne
Maddalena, Grace Kicaj al suo
debutto, alla fucilazione di un gruppo di giovani e innocenti
carabinieri del paese, da parte dei comunisti
slavi che li ritenevano dei fascisti. Quindi nel giro di qualche
giorno, Maddalena con la sua famiglia abbandona per sempre la sua
terra, la sua casa e anche il suo ragazzo slavo Miran che si è
unito ai partigiani di Tito. Purtroppo durante la fuga notturna di
nascosto con un treno, Niccolò il figlio maggiore
del dottore, l’attore Costantino Seghi, sarà
ferito e rimarrà indietro.
Maddalena è la voce di un popolo
ferito
I Braico riescono a raggiungere in
Italia e cercano riparo presso lo zio Giorgio,
Fausto Maria Sciarappa, che lavora come professore e che da
anni vive a Cividale, una piccola cittadina del
Friuli. Da qui La rosa
dell’Istria diventa un racconto di
formazione, focalizzato sulla crescita di Maddalena,
l’unica figlia di Antonio, che si ritrova spaesata, ritenuta a
scuola come una straniera e in lotta con suo padre
che la vuole medico. La ragazza invece ama da sempre la
pittura e l’incontro con Leonardo,
Eugenio Franceschini, un misterioso giovane
artista ebreo gli rivoluzionerà per sempre la sua vita.
Dopo i primi mesi in cui l’intera
famiglia vive la triste condizione da profughi, sradicati dalla
loro terra, dalle loro abitudini e da tutto ciò che prima era la
loro vita borghese finalmente Antonio trova lavoro
come dottore. I Braico quindi si trasferiscono di nuovo,
esattamente in Veneto vicino alla laguna, ma
Maddalena continuerà a pensare a Leo, scomparso all’improvviso, ma
che dopo qualche tempo riapparirà e convincerà la giovane donna a
seguirlo e vivere a Padova con lui per fare
la pittrice. Intanto la guerra finisce e Maddalena
guardando un cinegiornale al cinema, noterà un
volto conosciuto tra i tanti disperati scappati dalla sua Istria e
cercherà in tutti modi di ritrovare quella persona che pensava di
aver perso per sempre.
La rosa dell’Istria un film che sa
dosare vari generi
La rosa dell’Istria
fin dalle prime scene mostra il dramma dei profughi istriani per
poi tornare alle origini di quando è iniziato tutto. Un
film tv melò che parte come un dramma
familiare che pian piano diventa un romanzo di
formazione di una donna che con il suo spirito lotta per
quello che crede. La regia di Tiziana Aristarco,
affronta argomenti come il genocidio ma senza alcun uso d’immagini
di violenza, si vede l’orrore delle foibe attraverso lo
sguardo dei sopravvissuti rifugiati in Italia e che
Maddalena poi ha deciso di mostrare attraverso la sua arte e i suoi
dipinti su tela.
Cosa ci definisce come persone? La
casa in cui viviamo, gli amici che frequentiamo, la carriera che
scegliamo o l’amore che viviamo? Non c’è una risposta definitiva a
una domanda così, esistenziale, ma forse potremmo dire che dipende
da cosa si vuole essere nel presente e nel futuro, ma anche da
quello che si è stati nel passato. Parte da qui la storia di
Zeynep, da un quesito particolarmente
introspettivo, che la ragazza rivolge alla psicoterapeuta nella
sequenza iniziale di My Home My Destiny,
prima di riavvolgere il nastro della sua vita, come in un film, e
raccontarla partendo dalla casa d’infanzia in cui viveva e che ha
cominciato a plasmarla come individuo. Il prodotto turco, approdato
su Canale 5 nell’estate 2023, ha riscosso un
enorme successo, forte della presenza di Demet Ozdemir nei panni della protagonista,
che torna in auge sul piccolo schermo dopo essere diventata famosa
nel Bel Paese grazie al ruolo di Sanem in Daydreamer nel 2020.
Attenzione però: My Home
My Destiny, esattamente come tutte le opere
provenienti dalla Turchia (il cui debutto fu sancito con Cherry Season – La stagione del cuore) dal 2016 in
poi, non è né una soap opera né può considerarsi una serie
televisiva dall’impianto classico, ma si posiziona in una terra di
mezzo fra l’una e l’altra, una dizi. Per chi non
conoscesse le differenze, diciamo in breve che fra le peculiarità
più evidenti delle dizi c’è prima di tutto la durata canonica
di circa due ore a episodio, minutaggio che va a incidere sul ritmo
del racconto e sull’approccio ai personaggi, molto più lento, in
cui di conseguenza la storia ha dei tempi di assorbimento diversi
per lo spettatore.
Sono narrazioni estremamente
dilatate, spesso costruite su personaggi femminili e sulle
rispettive famiglie, in cui a essere messa in risalto, oltre alla
crescita del singolo, è la tradizione e le usanze del Paese.
Inoltre, si fa molto affidamento al voice over del main
character, il quale diventa uno strumento narrativo che permette di
addentrarsi meglio nei chiaroscuri dei personaggi, accentuare il
pathos e far sentire lo spettatore più coinvolto in ogni scelta dei
protagonisti, mentre esperiscono la vita. Le dizi turche non si
incasellano in un unico genere, seppur quelle arrivate sulle nostre
reti siano principalmente di stampo romantico (ne fanno parte
Cherry Season e Daydreamer) e drammatico.
My Home My Destiny: una
dizi quanto più attuale
Ed è proprio il dramma – o meglio il
melò – su cui si cuce la storia di My Home My
Destiny, diretta da Çağrı Bayrak e adattata dal libro
Camdaki Kız della scrittrice Gülseren
Budaçioğlu. Come suggerisce lo stesso titolo, per
Zeynep la casa in cui vive è il suo destino, già scritto,
che si deve solo compiere. Cresciuta in una disfunzionale famiglia
povera di Balat, con un padre alcolizzato e violento e una madre
schiava del suo potere, Zeynep viene adottata da piccola da una
coppia facoltosa nella Istanbul “da bene”, consegnata dagli stessi
genitori per permettere alla figlia di istruirsi. In realtà, è la
madre Sakine a decidere di concederla a Nermin ed Ecrem, in primis
per garantirle un futuro migliore e in secondo luogo per evitare
che anche lei soccomba a un padre padrone per niente amorevole.
Diversi anni dopo, intrapresi gli
studi alla facoltà di legge e oramai coinvolta a pieno nella sua
vita elitaria, Zeynep reincontra la madre biologica al suo
compleanno, da cui affioreranno una serie di sensi di colpa,
scaturiti per non aver avuto il coraggio di dire a nessuno la
verità né sulla sua doppia famiglia (e vita) né su chi sia per
davvero. Tornata nel quartiere d’origine per recuperare il tempo
perso con la madre, si lascia covincere da quest’ultima a sposare
un uomo molto umile che neppure conosce, Mehdi,
con il quale intraprende una relazione tossica. Tracciate le
coordinate della storia, è chiaro che il nucleo centrale di
My Home My Destiny sono gli abusi
– psicologici e fisici –, il patriarcato, l’emancipazione femminile
e la percezione errata che si ha di sé se alle spalle si ha un
contesto familiare poco chiaro e problematico.
La dizi, come si è potuto intuire,
affronta tematiche molto care al giorno d’oggi e ne approfondisce
ogni aspetto senza mai tirarsi indietro, ma anzi guardandolo da
ogni prospettiva e angolazione proprio grazie a tempi estesi che
permettono un’accurata riflessione in merito. Essendo un prodotto
fruibile da chiunque, considerata anche la disponibilità sull’app
gratuita Mediaset Infinity, riesce ad abbracciare un pubblico molto
ampio ed eterogeneo, e la sua presenza in piattaforma è essenziale
e di estremo valore, poiché permette a tutti di dialogare con
alcuni argomenti per i quali, ancora adesso, si ha un atteggiamento
di negazione o rigetto. Ma esistono, diremmo anche purtroppo,
nonostante i cambiamenti messi in moto ma non ancora completati, e
un’opera del genere – proprio nella sua semplicità narrativa – è in
grado di essere decodificata senza per forza ricorrere all’arte
cinematografica più stratificata (come può esserlo magari il nuovo
Povere
Creature!, per intenderci).
La presa di potere, il desiderio di
riscatto
Una delle prime tematiche che
emergono in My Home My Destiny è la
violenza sulle donne. I complessi che Zeynep si
porta con sé derivano da un’infanzia infelice nella quale, come si
evince sin dai primi frame, è la sopraffazione a dominare. Il padre
ha sempre usato la forza bruta nei confronti della madre,
denigrandola e malmenandola. Anche nei riguardi della figlia,
Bayram non ha mai avuto la sensibilità per comprendere i suoi
bisogni, traumatizzandola (le bruciava i libri, per dirne una) e
impedendole di potersi formare attraverso un percorso scolastico.
Il tipico uomo meschino, limitato e dalla dubbia morale, in cui
vengono declinate la maggior parte delle bruttezze dell’animo
umano. Usa le mani per farsi ascoltare, per sentirsi superiore, e
la ferocia delle parole per mettere a tacere.
L’ignoranza, legata alla condizione
economica precaria in cui vive, in questo caso gravano ancor di più
sul suo temperamento e le sue idee misogine, che però al tempo
stesso innescano in Zeynep, gradualmente, il senso di riscatto sia
per lei che per la madre Sakine, da sempre succube e sottomessa. È
da qui che infatti parte un percorso atipico di formazione
e crescita della ragazza: Zeynep comincia a maturare
realmente e a interfacciarsi davvero con gli eventi duri della vita
solo in età adulta, quando il suo passato le bussa nuovamente alla
porta e lei deve gestirlo. Chiusa precedentemente nella bolla
dell’agio e del lusso in cui i genitori adottivi l’avevano
inserita, la giovane intraprende un arduo percorso di
consapevolezza di sé solo nel momento in cui la realtà che aveva
abbandonato fa irruzione nella dimensione quasi perfetta in cui si
cullava, obbligandola a fare i conti con la persona che è
davvero.
Non avendo un’immagine solida e
completa di se stessa, Zeynep non sa chi sia, è irrisolta, poiché
voltandosi indietro trova davanti a sé due mondi opposti in cui,
ancora, non sa precisamente dove collocarsi, e che hanno solo
contribuito a frammentarla quando era bambina non riuscendo nel
tempo a ricucirla. Trovare la forza di scavare nelle proprie paure
e turbamenti, avere il coraggio di affrontare i propri demoni e
guardare a testa alta le difficoltà quotidiane senza dissimulare,
diventa il primo e più importante passo verso l’auto affermazione.
Ma per farlo, dice lo show, bisogna intanto accettare il passato,
elaborarlo, poiché solo così si può capire fino in fondo la propria
personalità e migliorare il proprio futuro e quello delle persone
che si hanno accanto.
Vivere per far valere i propri
diritti
Se dunque è vero che per avere piena
dimensione di sé bisogni guardare in faccia ciò che è stato e
assimilarlo, c’è anche da considerare che all’inizio del processo,
per un animo fragile, può essere disastroso. Nonostante Zeynep sia
certa dei suoi ideali e dei suoi principi, alcune certezze crollano
quando realizza la sofferenza che ha patito la madre biologica, la
quale per tanto tempo ha dovuto sopportare (per il suo bene) di
vederla nelle braccia e nella casa di un’altra donna. È lì infatti
che arriva la rottura dentro Zeynep, quando diventa consapevole di
aver provocato – pur indirettamente – un dolore che deve tentare di
colmare in tutti i modi possibili, pur compiendo scelte sbagliate.
Non avendo una stabilità né in una famiglia né in un’altra, come
una nomade, Zeynep smarrisce la strada,
per poi ritrovarla solo dopo aver attraversato una grossa
tempesta.
Una tempesta furiosa che ha il nome
di Mehdi, vecchio amico del fratello, con il quale la madre decide
di farla convolare a nozze combinate per rendere lei stessa
finalmente felice. L’ingresso in questa terza e nuova famiglia
mette in risalto da una parte la mentalità antiquata che ancora
corrode alcuni tessuti sociali, in questo caso circoscritti a
Balat, uno dei quartieri più conservatori e arretrati di Istanbul,
dall’altra il desiderio di libertà ed emancipazione, che in Zeynep
arde come una fiamma viva e accecante. “Sii obbediente,
compiacilo, stai sempre un passo dietro di lui e andrà tutto
bene”, dice a un certo punto la madre di Mehdi a Zeynep quando
i due si sposano, sollevando un altro argomento che mai come in
questi nostri tempi difficili sta molto a cuore: il
patriarcato. Il Mehdi che inizialmente si presenta
al pubblico non è burbero o malvagio, e lo diventa con il tempo
solo a causa della sua stessa insicurezza, scaturita da un lato da
dubbi infondati ma alimentati in principal modo dalla sorella
retrograda Mujgan, che si sostituisce alla madre, dall’altro dal
suo non sentirsi all’altezza per un discorso di estrazione sociale,
a cui subentra anche un’inferiorità estetica.
Nella famiglia dell’uomo, prima
responsabile della messa in moto del suo cambiamento, vige poi
l’idea indiscussa per la quale la donna debba essere rilegata nel
ruolo di moglie e madre, a tal punto da doversi svegliare prima di
lui al mattino per fargli trovare la colazione pronta. Sono
convenzioni e rigide regole socio-culturali in cui Zeynep sin da
subito non vuole incatenarsi, lottando con le unghie e con
i denti per la sua indipendenza e la sua libertà di pensiero. Non
incline ad essere accondiscendente, ma desiderosa di sperimentare
la vita, la ragazza si scontra ben presto con un muro
insormontabile, che dipende – ancora una volta – dal contesto
familiare in cui si trova (Mehdi inizialmente non sposava lo stesso
pensiero della sua famiglia), e che usa la tradizione come appiglio
per confinare la figura femminile in soli due specifici ruoli e
forgiare menti potenzialmente pericolose. Vestirsi un po’ più
scollata, ritardare un po’ di più a lavoro con il capo (che è un
uomo), uscire e avere un proprio unico pensiero sono tutti fattori
che depotenziano e sgonfiano l’ego maschile, in tal caso quello di
Mehdi, imbruttendo nell’animo un personaggio che al suo debutto –
pur essendo fumantino – era fondamentalmente buono. Tanto da farla,
all’inizio, innamorare.
Non avere paura di lottare
La partita di My Home My
Destiny si gioca in sostanza tutta qui: sfruttando
l’ambito familiare, il quartiere povero e gli usi e i costumi di
una comunità non ancora à la page con i tempi, la dizi turca
evidenzia attraverso la battaglia di Zeynep per far valere
se stessa in quanto donna, quanto ancora oggi la strada
per sbrogliarsi dalle catene sociali e dalla mentalità patriarcale
sia ancora tutta da battere. Il personaggio di Mehdi rappresenta la
trasformazione in cui può incorrere un uomo qualora gli venga
toccata la sua virilità o, ancor peggio, quando è plagiato dalla
sua stessa famiglia, problematica che tutt’ora viene confermata
quando ad un atto violento si attribuisce anche la “colpa
genitoriale” di non aver educato al meglio i propri figli, avendo
la responsabilità di insegnar loro come stare al mondo. Ciò che
porta sul piccolo schermo My Home My
Destiny è in fondo lo specchio della nostra società,
di alcune radici marce non ancora estirpate, in cui c’è una
specifica forma mentis per la quale una donna non può essere allo
stesso livello di un uomo o avere le stesse concessioni, altrimenti
le graverà come una spada di Damocle sempre l’etichetta più
dispregiativa che ci sia.
Ponendo però Zeynep a contrasto di
una “deformità sociale di giudizio” ancora persistente, la dizi
dimostra con il lieto fine della protagonista che ogni sopruso,
aggressione o gesto irrispettoso possono comunque essere
combattuti, e che denunciare, o più in generale agire contro gli
abusi di qualsiasi tipo (e genere), non è mai sbagliato. Le
prospettive di salvezza non sono pari a zero, e se ci si affida
alle persone che ci amano e che noi amiamo, si può sempre
affrontare quel qualcosa che si presenta come una montagna troppo
difficile da scalare. La speranza per cambiare le cose
c’è. Basta solo non perderla, come fa Zeynep che abbatte
le sue paure e raccoglie tutte le sue energie per far valere i
propri diritti come donna, figlia, madre e sorella. Senza mai
essere sola, ma sostenuta sempre da altre figure femminili,
raccontando così una bellissima parabola di solidarietà. E allora,
se ancora non lo avete visto, il consiglio è di non farselo
scappare.
Chi non ha mai avuto paura del buio?
Di certo non Orion, il giovane protagonista del nuovo film della
DreamWorks Animation distribuito da
Netflix
dal titolo
Orion e il Buio, diretto dall’esordiente
Sean Charmatz. Questo timido e impacciato bambino,
infatti, non perde tempo e ci rende subito partecipi di tutte le
paure che lo attanagliano, praticamente rendendogli impossibile il
condurre una normale esistenza. Il film è dunque un viaggio di
un’ora e mezza nella sua interiorità, nella sua mente, e la cosa
non dovrebbe sorprendere considerando lo sceneggiatore d’eccezione
del film: il premio Oscar Charlie Kaufman. L’autore di
Essere John Malkovich ed Eternal Sunshine of the
Spotless Mind adatta l’omonimo libro illustrato di
Emma Yarlett apportandovi infatti tutte le proprie
peculiarità e i propri interessi tematici.
Kaufman concentra dunque
sull’esplorazione delle paure che affliggono Orion, espandendo il
racconto di Yarlett con un’operazione simile a quella compiuta
dall’amico Spike Jonze con il suo film del 2009
Nel paese delle creature selvagge. In entrambi i casi,
infatti, a partire da un racconto per immagini di poche pagine e
parole si costruisce un intreccio narrativo maggiormente elaborato
– necessario a giustificare e sorreggere un lungometraggio – che
nel caso di Kaufman sfocia in un’opera cervellotica composta da più
“livelli” di realtà, che sta però ben attenta a far sì che questa
sua natura non oscuri, così come il Buio fa con la Terra, le
emozioni che vuole suscitare.
La trama di Orion e il
Buio
Protagonista di questo racconto è
Orion, il quale sembra proprio un normale studente
delle scuole elementari: timido, modesto e con una cotta segreta.
Ma sotto questo aspetto all’apparenza ordinario, Orion è
sopraffatto dall’ansia adolescenziale, terrorizzato in modo
irrazionale da api, cani, onde radio dei cellulari, clown assassini
nelle fognature, dall’oceano e dal timore di cadere da un
grattacielo. Tra tutte le sue fobie, quella che teme di più è
quella a cui si trova davanti ogni sera: il Buio.
Una notte, proprio quest’ultimo si materializza e lo porta con sé
in un folle viaggio per dimostrargli che la notte non è poi così
terrificante. Nel corso di questa avventura, Orion imparerà ad
accettare l’ignoto e ad impedire alla paura di controllare la sua
esistenza.
Un racconto generazionale
Questo viaggio immaginato da Yarlett
per Orion e il Buio suona un po’ come una favola della buonanotte,
di quelle che hanno l’obiettivo di rendere meno spaventoso ciò che
ci terrorizza imparando a conoscerlo. Deve averlo pensato anche
Kaufman, che ha infatti scelto di arricchire il racconto
costruendolo proprio come fosse una storia raccontata per aiutare
chi di relazionarsi con il buio (e tutto ciò che l’oscurità
rappresenta) proprio non ne vuol sapere. Se allora nel corso della
visione si noteranno incongruenze, forzature, improvvise evoluzioni
tra i personaggi a fronte di motivazioni poco valide, non bisogna
preoccuparsi: Kaufman non tarda a svelare che si tratta di elementi
voluti e necessari a riprodurre quel senso di racconto improvvisato
e non ponderato che si recita in queste occasioni.
L’importante è che il messaggio e i
suoi annessi valori vengano trasmessi, con un tono e una forma
adeguati all’età del bambino di turno che ascolta la favola. Ma
raccontare tutto ciò per lo sceneggiatore che sul viaggio nella
mente umana ha costruito la propria intera carriera, significa
proporre un continuo alternarsi tra immaginazione e realtà
attraverso incastri tutt’altro che prevedibili, fino a compiere
importanti salti temporali per fare di questa favola della
buonanotte una questione generazionale. Le paure non vengono
infatti mai del tutto sconfitte e spesso si tramandano proprio di
generazione in generazione. Consapevole di ciò, a Kaufman sembra
infatti anche interessare anche il modo in cui questi racconti
evolvono di conseguenza nel tempo, adattandosi alla sensibilità e
alle conoscenze di chi li ascolta.
Orion e il Buio: un film
d’autore per tutta la famiglia
L’aver introdotto tutti questi
elementi non ha però allontanato lo sceneggiatore dalla
consapevolezza di dover realizzare un film per tutta la famiglia,
con un occhio di riguardo ai più piccoli. Si discosta dunque dai
toni cupi e dalle forti sovrastrutture di lavori come Sinecdoche, New York e Sto pensando di finirla
qui, per mantenersi ad un livello più adatto al target di
riferimento, ovviamente senza annullare del tutto la propria
presenza nel progetto. Ed è così che lentamente Orion e
il Buio si svela essere un film sul potere della
narrazione e dell’immaginazione, sulla necessità di non eliminare
le proprie paure ma anzi di comprenderle e imparare a conviverci,
essendo proprio i contrasti a rendere la vita straordinaria.
Un messaggio che viene trasmesso
attraverso un racconto appassionante ed emozionante, caratterizzato
da animazioni non innovative ma comunque affascinanti, con
personaggi a cui ci si affeziona facilmente e che in base all’età
dello spettatore che guarda il film ha da offrire molteplici
sfumature. Orion e
il Buio non va infatti sbrigativamente classificato come
“un film per bambini”. Proprio come quel già citato Nel paese delle creature selvagge, anche in questo
caso si ha a che fare con un’opera che intende esplorare le paure
dei più piccoli (e non solo) ma senza mai ricorre ad inutili
infantilismi. Firmando una sceneggiatura ben più complessa di quel
che potrebbe sembrare, Kaufman ricorre dunque al linguaggio della
favola per raccontare un sentimento universale come la paura e le
meravigliose possibilità a cui ci si può aprire se la si
affronta.
Arriva Zuckerberg – Il re
del Metaverso, un documentario Sky
Original dedicato alla mente dietro
Facebook. Un’opera che andrà in onda in esclusiva
a partire da oggi 3 febbraio e che sarà visionabile sul canale
Sky Documentaries – oltre che su
NOW. Un approfondimento realizzato in occasione
dei vent’anni dalla nascita del celebre social network e che,
diretto da Nick Green, ne analizza l’ascesa e i
momenti bui.
Oggi Facebook
connette circa il 49% della popolazione mondiale, 3 milardi di
persone. E rappresenta un colosso del valore di 100 miliardi di
dollari. Un’impresa datata 4 febbraio 2004.
Zuckerberg – Il re del Metaverso:
la trama
Re, genio, principe, dittatore.
Questa è solo parte della ricca terminologia con cui nel corso
dell’ultimo ventennio si è cercato di definire Mark Zuckerberg. Un uomo che da un’idea ha
ricavato un impero e che oggi detiene un potere che solo pochi
uomini al mondo possono vantare. Zuckerberg – Il re del
Metaverso racconta l’uomo e le sue “divine” aspirazioni, i
sogni e le colpe.
Attraverso una narrazione che
mescola flashback e linearità, Nick Green si fa
strada nel passato dell’imprenditore, ripercorrendone i passi
compiuti. Dalla camera dell’università di Harvard, alla Silicon
Valley; dal look felpa, jeans e ciabatte, al completo; dai banchi
di scuola alle collaborazioni con Sheryl Sandberg,
Obama e Trump. Fino agli eventi
della Primavera Araba, le accuse di disinformazione, il caso
Myanmar, Capitol Hill e il rebranding Meta.
Un vero e proprio viaggio nella
mente e nelle ambizioni del creatore di Facebook
che passa dal repertorio, ma, in particolar modo, dalle voci di
uomini e donne che sono entrati in contatto con lui. Dal
giornalista David Kirk Patrick, all’ingegnere
informatico Karel Baloun; passando per il
redattore capo di WiredNick
Thompson e la coraggiosa Frances Haugen.
In un coro polifonico di testimonianze che si sforza di
intercettare quella che forse, ancora oggi, rimane un’identità
difficilmente incasellabile.
Zuckerberg – Il re del Metaverso:
una vecchia storia
La mente corre inevitabilmente
all’anno 2010. A quel The Social Network, vincitore di tre premi
Oscar, con cui David Fincher e Aaron
Sorkin raccontarono per la prima volta la parabola
ascendente di uno dei personaggi di maggiore impatto socio-politico
della contemporaneità. La mente corre lì, a Jesse
Eisenberg e Andrew Garfield, al montaggio
serrato di Baxter e Wall, a quel
ritmo narrativo incalzante che tentava in ogni modo di restituire
almeno parte della frenesia mentale di Mark
Zuckerberg – nonché della sua duplice natura di genio
informatico e mitomane.
Ed è lì che, ancora inevitabilmente,
torna anche Zuckerberg – Il re del Metaverso,
docu-film dalla struttura classicheggiante che, a distanza di 14
anni dal capolavoro di Fincher, ricostruisce la
prima fase della carriera dell’imprenditore, per spiegare – a
partire da essa – le successive derive di Facebook
nel corso dell’ultimo decennio.
Connessioni politico-sociali
Attraverso la già citata pluralità
di sguardi – e insieme contributi d’archivio – il regista
Nick Green sceglie di imbastire un’ampia rete di
voci e testimonianze; utilizzando l’incontro tra
Zuckerberg e i senatori del Congresso americano
(tenutosi a Capitol Hill nel 2018) come perno della narrazione e
punto di incontro tra passato e presente.
A dispetto di una dimensione
artistica che certo non brilla per originalità di composizione, e
che di fatto non riesce – e forse nemmeno vuole – celare la
destinazione televisiva del prodotto, il documentario ha un
indubbio valore storico-informativo (Il che, considerate le accuse
rivolte all’azienda Facebook negli ultimi anni, ha
di fatto un che di ironico). E al di là di una sensazione di
ridondanza narrativa relativa al “primo atto”, da ricercarsi per
l’appunto nella notorietà della crescita del protagonista dovuta al
successo del precedente cinematografico, Zuckerberg – Il re
del Metaverso gode di una seconda metà di pellicola di
notevole interesse.
A colpire, oltre agli
approfondimenti di natura politica e commerciale che coinvolgono
grandi nomi delle rispettive “scene”, è il progressivo emergere –
nelle parole degli intervistati – di una crescente sensazione di
dubbio e disagio nei confronti del genio di Harvard. Una sensazione
che, oltre a riflettere il cambiamento dell’opinione pubblica negli
anni, si serve delle immagini delle trasformazioni globali e locali
mostrate a schermo per arrivare, infine, a sollevare diversi
quesiti fondamentali. Quanto può essere sacrificato sull’altare del
profitto? E fino a che punto è lecito spingersi?
Domande che, tra disinformazione,
proliferazione di messaggi d’odio e ipnosi da video non smettono e
non devono smettere di risuonare anche oggi. Perché “prima
sparo e poi chiedo scusa”; ma qualcuno, prima o poi, dovrà
renderne conto.
Sono molti i thriller in cui il due
volte premio Oscar Denzel Washington ha recitato nel corso della
sua carriera. Da Il collezionista di
ossa a Man on Fire – Il fuoco della
vendetta, egli ha sempre dimostrato una certa
predisposizione per il genere. Tra questi è probabilmente meno
noto, ma ugualmente valido, il film del 2003 Out
ofTime, diretto da
Carl Franklin, altro grande esperto del
genere. In questo prende piede un complesso caso che vede
un poliziotto come principale sospettato per la morte di una
coppia. Una storia ricca di suspence e colpi di scena che non
mancano di intrattenere e tenere con il fiato sospeso fino alla
fine.
Pur essendo una storia originale,
Out of Time sembrerebbe essere un remake non ufficiale di
Senza via di scampo, film del 1987 dove allo stesso modo
un uomo è accusato di aver ucciso la sua amante e si trova a dover
provare la propria innocenza. Rifacimento o meno, il film del 2003,
scritto da David Collard, presenta dei tratti di
originalità che lo rendono particolarmente intrigante. Ad
impreziosirlo, inoltre, vi è non solo l’interpretazione di
Washington, ma anche quella di altri nomi noti di Hollywood. Al
momento della sua uscita ricevete una discreta accoglienza da parte
della critica, che ne lodò l’intreccio narrativo.
In sala Out of Time arrivo
ad incassare circa 55 milioni di dollari, affermandosi come un buon
successo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo. Grazie
a queste sarà possibile fruire di una comoda visione casalinga.
La trama di Out of
Time
Protagonista del film è Matt
Lee Whitlock, comandante della polizia nella tranquilla
cittadina di Banyan Key, in Florida. Considerato da amici, colleghi
e concittadini un uomo onesto e rispettabile, egli si ritrova
improvvisamente al centro di una tragedia che rischia di cambiare
per sempre la sua esistenza. Se sul lavoro le cose vanno a gonfie
vele, altrettanto non si può dire della sua vita privata. Dopo
essersi separato dalla moglie Alex, detective
della squadra omicidi di Miami, Matt ha intrapreso una segreta
relazione con Ann Harrison, sposata ad un uomo
violento e che ha da poco scoperto di essere malata terminale di
cancro.
Quando però la donna e suo marito
muoiono improvvisamente in un incidente doloso, Matt si ritroverà
ad essere il principale indiziato. Vi sono infatti una serie di
indizi che si ricollegano inequivocabilmente a lui, e sul caso
inizia ad indagare proprio l’ex moglie Alex. Per lui ha così inizio
una vera e propria corsa contro il tempo, durante la quale dovrà
scoprire chi ha ucciso la coppia e perché vuole incastrarlo.
Evitare Alex, esperta e determinata a portare a termine le proprie
indagini, sarà però il suo più grande problema.
Out of Time: il cast del
film
Denzel
Washington aveva già collaborato con il regista
Franklin per il film Il diavolo inblu, del 1995.
Quando seppe del nuovo progetto di questi, l’attore si disse da
subito disponibile ad interpretare il ruolo del protagonista.
Essendo reduce dall’Oscar vinto nel 2002 per Training Day,
egli venne pagato ben 20 milioni di dollari per la sua parte, una
cifra che corrisponde a quasi la metà del budget del film. Come
sempre, egli si preparò con grande dedizione alla costruzione del
suo personaggio, e per diverso tempo ebbe contatti con veri
poliziotti così da poter essere realistico nella sua
interpretazione. Questa fu poi particolarmente apprezzata,
permettendogli di ottenere ulteriori riconoscimenti.
Nel ruolo dell’ex moglie e detective
della omicidi Alex Diaz Whitlock vi è invece l’attrice Eva
Mendes. Celebre attrice di origini cubane, questa era
divenuta in quegli anni particolarmente celebre. Dal 2014 ha però
annunciato il suo ritiro dal mondo della recitazione. L’attrice
Sanaa Lathan, divenuta celebre grazie al film
Blade, interpreta
invece Anne Merai Harrison, amante di Matt. Suo marito, il
violento Chris Harrison, è invece Dean Cain,
noto per aver interpretato Superman nella serie TV degli anni
Novanta Lois & Clark: The New Adventures of Superman. Il
personaggio di Chae, medico amico di Matt, era stato inizialmente
scritto per un attore asiatico, ma la parte è infine stata affidata
a John Billingsley, meglio noto per il ruolo del
dottor Phlox in Star Trek: Enterprise.
Il trailer di Out of Time
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile vedere o rivedere il
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete.Out of Time è infatti disponibile nel
catalogo di Apple TV, Now e
Infinity+. Per vederlo, in base alla piattaforma
scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà
così modo di poter fruire di questo per una comoda visione
casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo
sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui
bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in
televisione il giorno sabato 3 febbraio alle ore
21:00 sul canale Iris.
Il genere noto come thriller
legale o thriller giudiziario è particolarmente
popolare a livello internazionale, e sempre più le storie di
avvocati, processi o questioni legate al mondo giudiziario si
ritagliano il proprio posto di rilievo nel mercato cinematografico.
Film come Schegge di paura,
La parola ai giurati o The Judge sono solo
alcuni dei più celebri film a riguardo. Tra questi si colloca anche
Il rapporto Pelican, opera del 1993
sceneggiata e diretta da Alan J. Pakula.
All’interno di questo si ritrovano dunque questioni legate a tale
ambito, con intrighi particolarmente complessi che rendono la vita
dei protagonisti quanto mai complessa.
Il film non è però una storia nata
per il cinema, bensì si tratta dell’adattamento dell’omonimo
romanzo di John Grisham, pubblicato nel 1992.
Mentre ancora lo stava scrivendo, l’autore vendette i diritti per
una sua trasposizione alla Warner Bros. Pictures. Per lo studios
aver acquistato la possibilità di portare l’opera in sala si rivelò
un grande affare, perché al momento della sua uscita il romanzo
divenne un vero e proprio best seller. Il film allo stesso modo,
divenne un grande successo, merito anche del coinvolgimento di
grandi attori nei ruoli dei protagonisti. Costato 45 milioni di
dollari, Il rapporto Pelican arrivò a guadagnarne 193 in
tutto il mondo.
Ad attrarre del film, in
particolare, vi è naturalmente la sua complessa vicenda, intricata
e imprevedibile come ogni buon thriller richiede. Ancora oggi,
infatti, Il rapporto Pelican è indicato come uno dei
migliori del suo genere, che non manca di sorprendere i propri
spettatori ad ogni visione. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di Il rapporto Pelican
La storia si apre sulla misteriosa
uccisione di due giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti
d’America. Il primo di questi è Rosenberg, ucciso
con un colpo di pistola nella sua stanza, mentre il secondo è
Jensen, soffocato mentre era in un cinema a luci
rosse. Coinvolta in questi due casi, la giovane studentessa di
legge Darby Shaw segue con interesse la vicenda
insieme al suo insegnante e amante Thomas
Callahan, collaboratore di uno dei due giudici morti.
Darby inizia così a fare alcune ricerche per proprio conto nella
speranza di trovare qualcosa che accomuni i due omicidi. Lavorando
duramente e con grande passione, scopre infine quel qualcosa.
Dalle informazioni ottenute scrive
così quello che in breve diventa famoso come il Rapporto Pelican.
L’aver passato ciò che sa all’FBI, però, la pongono in serio
pericolo. Nel tentativo di non finire nel mirino degli assassini,
si rivolge al giornalista del Washington Herald Gray
Grantham, a cui rivela i particolari del complotto
scoperto. Insieme cercheranno di far arrivare il Rapporto fino ai
vertici della sicurezza nazionale, andando però incontro a numerosi
pericoli che coinvolgeranno tanto loro quanti coloro con cui
entrano in contatto. Difendere la giustizia e la verità sarà dunque
un lavoro tanto pericoloso quanto necessario.
Il rapporto Pelican: il cast del film
Il ruolo della giovane studentessa
di legge Darby Shaw era stato scritto dall’autore del romanzo
pensando proprio all’attrice Julia Roberts.
Quando questa lesse il libro, accettò di recitare nella parte senza
neanche il bisogno di leggere la sceneggiatura. Per prepararsi al
ruolo, l’attrice decise di spendere del tempo presso una scuola di
legge, seguendo anche alcuni corsi. Così facendo ebbe modo di
comprendere meglio le dinamiche di tale materia, potendo così
risultare più realistica nella sua interpretazione. Nei panni del
suo insegnante e amante Thomas Callahan, invece, si ritrova il
celebre attore e drammaturgo Sam Shepard.
Tony Goldwyn è Fletcher Coal e John
Heard interpreta Gavin Verheek.
Ad interpretare il giornalista
Gary Grantham si trova il due volte premio Oscar Denzel Washington. Per
prepararsi al ruolo, questi decise di frequentare alcuni
giornalisti di Washington, al fine di comprendere come si svolge il
loro lavoro e con quali dinamiche. L’attore, inoltre, richiese di
eliminare dalla sceneggiatura la sottotrama relativa al
coinvolgimento sentimentale che nel libro Grantham sviluppa per
Darby. Secondo Washington, infatti, questo avrebbe distolto
l’attenzione dalla vera storia del film. Tra gli altri attori noti
presenti nella pellicola si citano inoltre Stanley Tucci nei panni
di Khamel e Cynthia Nixon, celebre per il ruolo di
Miranda in Sex and the City, è Alice Stark. John
Lithgow, infine, è Smith Keene.
Il trailer di Il rapporto
Pelican e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il rapporto
Pelican è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV,Now, Google Play, Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma in questione
o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in
totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che
in caso di noleggio si avrà a disposizione soltanto un dato periodo
temporale entro cui vedere il titolo. In alternativa, il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 3
febbraio alle ore 23:40 sul canale
Rete 4.
L’annunciata serie tv
Margo’s Got Money Troubles, con protagonista
Nicole Kidman , ha trovato una casa: Apple TV+
ha infatti vinto la guerra per la serie drammatica.
L’Hollywood Reporter ha
rivelato che Margo’s Got Money Troubles ha
ricevuto da Apple un ordine per otto episodi, direttamente a serie,
dopo una guerra di offerte tra gli streamer. Il romanzo su cui si
baserà la serie sarà pubblicato da William Morrow
– un’impronta della casa editrice HarperCollins – il prossimo
giugno.
“Figlia di una cameriera di
Hooters e di un ex lottatore professionista, Margo ha sempre saputo
che avrebbe dovuto farcela da sola“, si legge nella
descrizione del libro. “Così si iscrive alla scuola media
locale, anche se non riesce a immaginare come potrà mai guadagnarsi
da vivere. Sta ancora cercando di capire le cose e non ha mai
pianificato di avere una relazione con il suo professore di inglese
– e anche se la loro relazione è breve, non è abbastanza breve da
impedirle di rimanere incinta. Nonostante i consigli di tutti,
decide di tenere il bambino, soprattutto per ingenuità e desiderio
di qualcosa di più grande.
“Ora, a vent’anni, Margo è sola
con un bambino, disoccupata e sull’orlo dello sfratto. Ha bisogno
di un’iniezione di denaro, e in fretta. Quando Jinx, il padre da
cui si è allontanata, si presenta alla sua porta e le chiede di
trasferirsi da lei, accetta in cambio di un aiuto per la cura dei
bambini. A quel punto Margo inizia a formulare un piano: avvierà un
OnlyFans come esperimento e presto si troverà ad adattare alcuni
dei consigli di Jinx dal mondo del wrestling. Ad esempio, come
creare un personaggio convincente e far innamorare il pubblico.
Prima di rendersene conto, lo trasforma in un successo
inarrestabile“.
Chi produrrà Margo’s Got Money
Troubles?
Matthew Tinker
sarà produttore esecutivo per la David E. Kelley
Productions insieme a
Elle Fanning,
Dakota Fanning, Brittany Kahan Ward di
Lewellen Pictures, Nicole Kidman con la sua Blossom Pictures e
Per Saari con l’autore Thorpe per
A24.