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Chicago Fire 12: promo dal settimo episodio “Red Flag”

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Chicago Fire 12: promo dal settimo episodio “Red Flag”

Il network NBC ha diffuso il promo di Chicago Fire 12×07, il settimo episodio della dodicesima stagione di Chicago Fire che si intitolerà “Red Flag”.

Chicago Fire 12×07 andrà in onda il 20 marzo 2024 negli USA. In Italia Chicago Fire è disponibile in streaming su Prime Video.

La dodicesima stagione di Chicago Fire

La sinossi della dodicesima stagione di Chicago Fire: “In seguito a un incendio/minaccia estremista, la vita di Mouch è in bilico. La relazione di Sylvie con Dylan si è conclusa e una nuova porta si è aperta quando Casey le ha proposto di sposarlo, nel frattempo lei stava cercando di adottare una bambina. Stella prende la decisione di lasciare Chicago nella speranza di riportare indietro Kelly”.

Oltre a Kinney, la dodicesima stagione del procedurale della NBC è interpretata anche da David Eigenberg nel ruolo del tenente Christopher Herrmann, Joe Minoso nel ruolo del pompiere Joe Cruz, Miranda Rae Mayo nel ruolo del tenente Stella Kidd, Daniel Kyri nel ruolo di Darren Ritter, Hanako Greensmith nel ruolo della paramedica Violet Mikami, Eamonn Walker nel ruolo del vice capo distretto Wallace Boden e Christian Stolte nel ruolo di Randall McHolland.

Kara Killmer, che nella serie interpretava la paramedica Sylvie Brett, lascerà Chicago Fire nel corso della 12ª stagione. D’altra parte, il Blake Gallo di Alberto Rosende ha fatto un’ultima apparizione durante la première della Stagione 12.

Richard Lewis: morto l’indimenticabile Principe Giovanni di Mel Brooks

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Richard Lewis, il cabarettista che ha recitato accanto a Larry David in Curb Your Enthusiasm, è morto martedì sera nella sua casa di Los Angeles a causa di un infarto, come conferma Variety. Aveva 76 anni.

Lewis ha annunciato lo scorso aprile che gli era stato diagnosticato il morbo di Parkinson e che si sarebbe ritirato dalla scena del cabaret. Recentemente è apparso nella dodicesima stagione di Curb Your Enthusiasm, attualmente in onda su HBO.

Nel 2021, Lewis ha annunciato che non sarebbe apparso nella stagione 11 dello show per riprendersi da tre interventi chirurgici. Ha sorpreso gli spettatori tornando sul set per un episodio dell’undicesima stagione, dicendo a Variety all’epoca: “Quando sono entrato e loro hanno applaudito, mi sono sentito come se avessi vinto un milione di dollari. A Larry non piace abbracciarsi, e mi ha abbracciato e mi ha detto quanto fosse felice dopo aver girato la nostra scena.”

Lewis, che ha interpretato una versione semi-romanzata di se stesso durante i 24 anni di Curb Your Enthusiasm, era noto per il suo stile comico nevrotico e autoironico. Dopo aver debuttato come attore cinematografico nel film Diary of a Young Comic del 1979, Lewis è diventato famoso negli anni ’80 e ’90 con apparizioni in “The Tonight Show” e “Late Show With David Letterman”.

Nel 1989, Lewis ha ottenuto un ruolo da protagonista nella sitcom della ABC Anything but Love, in cui recitava al fianco di Jamie Lee Curtis nei panni di colleghi di una rivista di Chicago che si innamorano e non riescono a mantenere una relazione strettamente professionale. La serie è durata 56 episodi in quattro stagioni prima di terminare nel 1992.

Il pubblico italiano ricorderà Richard Lewis principalmente per il suo ruolo del Principe Giovanni in Robin Hood un uomo in calzamaglia di Mel Brooks, ma al cinema lo abbiamo visto anche in Via da Las Vegas e in Piscine – Incontri a Beverly Hills. In Drunks – con un cast che comprendeva Faye Dunaway, George Martin, Parker Posey, Howard Rollins, Spalding Gray e Dianne Wiest – Lewis ha interpretato un alcolizzato e tossicodipendente in difficoltà.

Nel corso della sua carriera, il comico ha anche raccontato la sua battaglia contro la dipendenza da droga e alcol, facendo riferimento al suo recupero e alle lotte con la depressione e l’ansia. Lewis, un ex consumatore di cocaina e metanfetamine, ha detto che la sua decisione di diventare sobrio è stata in parte ispirata dalla morte di John Candy nel 1994.

In una dichiarazione condivisa con Variety da HBO, Larry David ha detto del suo co-protagonista e amico di lunga data: “Richard e io siamo nati a tre giorni di distanza nello stesso ospedale e per gran parte della mia vita è stato come un fratello per me. Aveva quella rara combinazione di essere la persona più divertente e anche la più dolce. Ma oggi mi ha fatto singhiozzare e per questo non lo perdonerò mai”.

Lewis lascia la moglie, Joyce Lapinsky.

Estranei: recensione del film con Andrew Scott e Paul Mescal

Estranei: recensione del film con Andrew Scott e Paul Mescal

Nel momento esatto in cui, qui al New York Film Festival, è terminata la proiezione per la stampa di All of Us Stranger (Estranei), nuovo, avvolgente film di Andrew Haigh, il primo pensiero è stato quello di trovare il romanzo di Taichi Yamada a cui si è ispirato. Un pensiero spinto dal desiderio gioioso di comparare, analizzare, capire come sia stata concepita una sceneggiatura talmente potente e precisa nell’analizzare l’animo umano. Haigh ha già ampiamente dimostrato di essere un cineasta capace di dedicare la giusta attenzione alla vita interiore dei suoi personaggi, al loro non detto o al rimosso. Nel caso di Estranei però ci troviamo di fronte a un enorme, potente passo avanti.

Estranei, la trama

Nel raccontare la storia di Adam (Andrew Scott), del suo percorso di elaborazione della perdita e dell’apertura verso l’amore, Haigh compone un gioco di specchi di valore emotivo sostanzioso e stratificato. E proprio nel momento in cui rischiava di “perdere” la presa emotiva con il pubblico, ecco invece che il suo film al contrario sale vertiginosamente di tono: il passaggio dalla rappresentazione reale a quella mentale del protagonista si rivela infatti il momento dolcissimo, accurato in cui questo dramma umano di discosta dagli altri film e diventa un discorso di intimità che diventa quasi imbarazzante da esperire. Tanto è intimo il tocco di Haigh, precisa e silenziosa la sua penna, che ci si sente di troppo ad assistere all’incontro tra Adam e i suoi genitori, alle chiacchierate tranquille ma profonde che portano a un confronto tanto negato quanto necessario. La bellezza e la bontà della storia d’amore che Adam inizia con Harry (Paul Mescal) diventa allora lo specchio appassionante di questa apertura alla vita, della volontà di mettersi in gioco non tanto con se stesso, quanto nel profondo con quella parte del proprio io tenuta nascosta perché troppo oscura e dolorosa.

Il centro emozionale di Estranei è senza dubbio questo rapporto ideale che Adam ricuce con i suoi genitori, in una serie di quadri familiari di genuina sincerità. Attraverso i dialoghi e le situazioni maggiormente comuni regista e attori arrivano al cuore dei personaggi, alla radice del loro rapporto e della loro umanità. Non era affatto facile arrivarci attraverso una scelta narrativa tanto audace, il risultato merita dunque di essere doppiamente applaudito.

Le prove maiuscole di Andrew Scott e Paul Mescal

Lavorando su due ruoli così ben delineati e profondi, era praticamente impossibile che Andrew Scott e Paul Mescal non arrivassero a regalare al pubblico prove maiuscole. In particolar modo il primo dei due dimostra una maturità artistica che gli permette di liberarsi di qualche piccolo artificio di istrione che in passato aveva accennato. In questo caso al contrario il suo volto pensieroso, il suo lavorare con i tempi densi del silenzio, sono frutto di una comprensione e di un’elaborazione del personaggio personale e profonda. Se nell’applauso che accomuna l’intero cast va menzionata anche Claire Foy, dobbiamo però confessare che il nostro cuore è stato rubato e poi spezzato dal padre Jamie Bell, figura in chiaroscuro che ha il vantaggio di essere presentata nella scena più evocativa del film, mentre all’attore deve essere va attribuito il merito di risplendere di bravura nella sequenza del confronto col suo figlio mai capito fino in fondo.

Estranei rappresenta un ammirevole esempio in cui si può comprendere quanto la riuscita totale di un lungometraggio parta dalla sua sceneggiatura. La scelta audace di presentare una storia da un’angolazione diversa, rischiosa, paga un dividendo artistico di livello innegabile. Su questo adattamento Andrew Haigh poi costruisce uno sguardo cinematografico che fonde con dolcezza intimismo e stilizzazione, creando un mosaico difficile da dimenticare, impossibile da non amare.

Andrew Scott racconta Estranei: “Parla di un uomo che vuole amare ed essere amato”

Dopo essersi affermato nel mondo della serialità grazie a titoli di culto quali Sherlock in cui interpreta Moriarty e Fleabag nei panni di “Hot Priest”, Andrew Scott ha finalmente trovato il ruolo che potrebbe imporlo anche al cinema. Insieme a Paul Mescal è infatti protagonista di Estranei, il nuovo melodramma di Andrew Haigh che sta riscuotendo enorme successo di critica, meritatamente. Ispirato molto liberamente dal romanzo di Taichi Yamada, il film racconta di Adam (Scott), un uomo oppresso dai rimpianti di un passato che proprio per questo non riesce a vivere con pienezza la storia d’amore con Harry (Mescal). A New York abbiamo intervistato proprio Andrew Scott, che per questo ruolo ha ottenuto la nomination ai Golden Globe.

Come è arrivato alla parte? Aveva già letto il romanzo da cui è stato adattato?

Non conoscevo il libro, deve essere molto bello dal momento che ha ispirato Andrew; ne ha adattato una sceneggiatura davvero esaustiva nella delineazione dei personaggi e nella profondità della storia. Il mio compito è stato semplicemente quello di dare forma alla visione del regista, cercare di stabilire le priorità nell’assorbire le informazioni dal testo. Per questo ho deliberatamente evitato di leggere il libro di partenza prima di girare il film. Il romanzo è comunque molto diverso dalla nostra sceneggiatura.

Come Andrew Scott e Andrew Haigh hanno deciso di costruire il personaggio di Adam?

Fin dalle prime discussioni con Andrew abbiamo concordato che Adam era un personaggio che non doveva essere “recitato”, sarebbe andato troppo sopra le righe. L’approccio scelto è stato quello di comporlo adoperando le esperienze vissute da me e da Andrew durante la nostra gioventù, nel rapporto con i nostri genitori e con la nostra omosessualità. Nei precedenti film che ho ammirato molto Andrew è riuscito a far recitare i suoi attori con totale autenticità, proprio adoperando questo metodo.

Secondo lei cosa rende Estranei un dramma così emozionante?

Penso che il film riesca a parlare a molte persone perché possiede il tono e la malinconia che tutti abbiamo quando ci svegliamo da qualche sogno che magari ci sta cullando. Estranei sposa in qualche modo l’elemento metafisico con quello psicologico, e lo fa con una finezza narrativa ed emotiva che ho amato. La nostra mente lavora spesso su dei livelli che vanno oltre la logica. Qualche volta io ad esempio mi ritrovo a immaginare conversazioni con amici o conoscenti che non vedo da anni. Immagino accada a molte persone, un processo che spesso ti porta dentro uno stato emotivo molto particolare.

Come ha lavorato nel rendere omogenea la commistione di generi che Estranei propone?

Per me il nucleo del film parla di un uomo che vuole amare ed essere amato. All’inizio della storia non ci riesce perché in qualche modo il suo sviluppo emotivo è bloccato, è stato troncato quando era ancora troppo giovane. È arrivato ad un punto della sua vita in cui si interroga su quale sarebbe stato il suo rapporto con i genitori, le domande che si pone continuano in qualche modo a perseguitarlo e se riuscisse in qualsiasi modo a ottenere delle risposte, ecco che allora potrebbe aprirsi all’amore verso il prossimo, verso un altro uomo.  All’inizio avevo percepito quella di Adam come una condanna piû che come un dono, poi pian piano ho visto l’effetto che il personaggio faceva sugli spettatori e ho capito che riescono ad immedesimarsi in lui perché più o meno inconsciamente decide di aprirsi al suo dolore, affrontarlo e superarlo facendo leva sulle sue capacità. Se continui a nasconderti, ad evitare di guardare in faccia i tuoi fantasmi, non riuscirai ad andare avanti nella vita, e questo è un qualcosa che Adam capisce nel corso della storia. Si tratta di un arco narrativo molto importante, complesso da sviluppare ma assolutamente emozionante una volta che ci siamo riusciti.

Andrew ScottCosa vorrebbe il pubblico facesse proprio guardando il suo film?

Viviamo in una società in cui sei quasi costretto a darti un’etichetta che ti contraddistingua: devi scegliere chi essere in base alla tua sessualità, al colore della pelle, ai tuoi gusti personali ecc. Estranei riesce a superare queste etichette e parlare a un pubblico disparato: tutti hanno avuto dei genitori, oppure sono stati figli. Temi come l’amore, la perdita, il lutto e il modo in cui si manifesta, sono realmente universali.

C’è stata una sequenza del film che l’ha impegnata più delle altre a livello fisico o psicologico?

La scena d’addio tra Adam e i suoi genitori è stata un vero e proprio tour de force emotivo. Andrew ha voluto girarla di fretta, sull’onda dell’atmosfera che si era creata sul set. Vi sono così tanti sentimenti anche contrastanti tra loro che devono essere espressi ma anche contenuti, lasciati sfumare. Avere due colleghi di talento come Claire Foy e Jamie Bell con cui recitare è stato un enorme vantaggio per me, siamo riusciti a metterci immediatamente sulla stessa lunghezza d’onda.

Gli ultimi film di Febbraio: si torna ad Arrakis con Dune – Parte due

Il mese più corto dell’anno si chiude con Dune – Parte due già disponibile da ieri al cinema. Negli ultimi film di Febbraio però non c’è solo il secondo capitolo cinematografico diretto da Denis Villeneuve, ma anche lo struggente Estranei e il candidato Oscar La sala professori. Non ci sono solo titoli internazionali, da oggi è disponibile in sala l’italiano Caracas dell’attore e regista Marco D’Amore.

Vediamo insieme gli ultimi film di Febbraio di questa quinta settimana del mese

Dune – Parte due

Il primo titolo di quest’ultimi film di febbraio ovviamente è Dune – Parte due e basato sulla seconda parte del primo romanzo della saga scritto da Frank Herbert. La storia riprende da dove era finito il primo Dune: Paul Atreides, Timothée Chalamet e sua madre Lady Jessica, l’attrice Rebecca Ferguson, vivono con i Fremen che credono che il giovane sia il Messia che li salverà. Nel frattempo nella casata degli Harkonnen, stanno cambiando le gerarchie infatti è arrivato Feyd-Rautha, Austin Butler, il nipote del Barone Harkonnen, l’attore Stellan Skarskard, che ha preso il comando delle operazioni militari, sostituendo suo fratello Glossu Raban, e punta all’annientamento di tutti i popoli minori per potersi impossessare di ogni particella di spezia, la sostanza più preziosa del pianeta. Nel cast anche Zendaya nei panni di nuovo di Chani e le new entry Florence Pugh e Léa Seydoux.

Caracas

Caracas film 2024

A cinque anni dal suo esordio come regista Marco D’Amore, diventato famoso con la serie Gomorra, torna dietro la macchina da presa per la trasposizione cinematografica di Napoli Ferrovia di Ermanno Rea. Il protagonista di Caracas è Giordano Fonte, interpretato da Toni Servillo, uno scrittore napoletano che si aggira per Napoli, una città che non riconosce più dopo esservi tornato dopo molti anni. Qui incontra dopo molti anni il suo vecchio amico Caracas, lo stesso D’Amore, un ex naziskin che militava nell’estrema destra e che ora sta per convertirsi all’Islam, alla ricerca di una verità sull’esistenza che non sa trovare.

Estranei

Estranei film 2024

Il film Estranei, in originale All of Us Strangers, è scritto e diretto da Andrew Haigh, vede per protagonisti i super richiesti Andrew Scott e Paul Mescal. I due attori irlandesi sono Adam e Harry, il primo è uno sceneggiatore con il blocco dello scrittore che vive a Londra in un condominio e il secondo è il suo vicino di casa con cui stringerà una relazione. La pellicola è liberamente tratta dal romanzo Strangers di Taichi Yamada, libro scritto nel 1987 e già portato sul grande schermo nel 1988 da Nobuhiko Obayashi, con il film giapponese intitolato The Discarnates.

Il vento soffia dove vuole

Il vento soffia dove vuole è ambientato in un piccolo paese degli Appennini dove il giovane protagonista Antimo, interpretato da Jacopo Olmo Antinori, vive una vita tranquilla tra la chiesa locale, i casti appuntamenti con la fidanzata e la stalla dove lavora pigramente con il padre. Un giorno incontra Lazzaro, un uomo semplice e selvaggio che lavora come aiutante nella vicina fattoria. Il ragazzo vede una scintilla nello sconosciuto e si propone di convertirlo, ma la religione che inizia a insegnargli non rispecchia però quella che ha imparato al catechismo. Questo film del regista Marco Righi è una di lettura personale del cristianesimo, che conduce i due su sentieri non battuti, senza via di ritorno.

La sala professori

La sala professori film 2023

La sala professori racconta di Carla Nowak, l’attrice Leonie Benesch è una giovane e promettente insegnante al suo primo incarico. Tutto sembra andare bene, fino a quando una serie di piccoli furti all’interno della scuola mette in subbuglio l’istituto. Quando i sospetti cadono su uno dei suoi studenti, la professoressa decide d’indagare personalmente e scatenando così una serie inarrestabile di reazioni a catena. Questo film del regista tedesco İlker Çatak è stato premiato alla Berlinale 2023 ed è tra i candidati come miglior film internazionale ai prossimi Oscar 2024.

My Sweet Monster

My Sweet Monster film 2021

Il lungometraggio d’animazione My Sweet Monster è l’ultimo titolo di quest’ultimi film di febbraio. La protagonista è la principessa Barbara, segretamente innamorata del principe Edward e che non ha intenzione di rimanere intrappolata nella gabbia dorata costruitale dal Re, nonché suo padre. Quando quest’ultimo, sotto ricatto, è costretto a concederla in matrimonio al subdolo e ambizioso postino Joyce, Barbara quindi fugge nel bosco dove incontra Bogey, tenero mostro nonché unica speranza per salvare il regno da una terribile minaccia.

Shōgun: la posta in gioco si alza nel nuovo intenso trailer del terzo episodio

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FX ha diffuso un nuovo intenso trailer “Weeks Ahead” di Shōgun, la nuova serie evento che ha debuttato con i primi due episodi qualche giorno fa su Disney+. Il nuovo contributi mostra quello che ci aspetta nel prossimo episodio che debutterà sulla piattaforma questo martedì 5 marzo.

Shōgun segue Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada) nella sua ricerca per diventare lo shōgun, il leader militare della nazione, affiancato dalla sua traduttrice Lady Mariko (Anna Sawai) e dall’alleato inglese John Blackthorne (Cosmo Jarvis). Poiché la serie è ambientata nel Giappone del 1600, Rosario aveva fonti primarie limitate da studiare. Dopo aver visitato tutti i siti web e i musei che contenevano pezzi giapponesi di quel periodo, ha detto che ciò che lo ha aiutato di più è stato studiare i dipinti del 1600 e chiacchierare con gli storici.

Iscriviti a Disney+ per guardare Shōgun e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

La serie Shōgun si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;

Shinnosuke Abe nei panni di “Toda Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di “Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.

Shōgun è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks, con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La serie è prodotta da FX Productions.

Caracas: recensione del film di Marco D’Amore

Caracas: recensione del film di Marco D’Amore

Tratto dal romanzo Napoli Ferrovia di Ermanno Rea, arriva nelle sale italiane dal 29 febbraio Caracas, di e con Marco D’Amore. Dopo Nostalgia di Mario Martone (2022), un nuovo adattamento per il cinema dagli scritti dell’autore partenopeo. In passato vi erano stati anche L’ultima lezione di Fabio Rosi, dall’omonimo libro sulla figura di Federico Caffè (2001), e La stella che non c’è di Gianni Amelio, ispirato a La dismissione, sulle vicende dell’Ilva di Bagnoli (2006). Marco D’Amore e Toni Servillo tornano a lavorare fianco a fianco, dopo il teatro e l’esordio sul grande schermo di D’Amore, che fu proprio accanto a Servillo in Una vita tranquilla di Claudio Cupellini. Marco D’Amore ricopre ora la doppia veste di regista e interprete, rinnovando un fortunato sodalizio.

La trama di Caracas

Giordano Fonte, Toni Servillo, è un noto scrittore napoletano che manca da molti anni dalla sua città. È in crisi e si domanda se abbia ancora senso continuare a scrivere, quando decide di tornare a Napoli, dove riceverà un premio. Prende alloggio in un lussuoso hotel, in cui il direttore, Mario Pirrello, lo accoglie con ogni riguardo. La città, che appare buia, uggiosa e sordida, in qualche modo lo fagocita. Tra i suoi vicoli Fonte incontra Caracas, Marco D’Amore: un uomo tormentato, dal passato difficile, in cerca di qualcuno o qualcosa che gli indichi la strada da percorrere. Per questo subisce il fascino di ideologie e religioni, muovendosi tra fascismo e fede islamica e incontrando così l’amore per Yasmina, Lina Camélia Lumbroso, in una Napoli sofferente tra miseria, violenza e solitudine. Fonte e Caracas si incontrano per caso. Allo scrittore Caracas ricorda qualcosa di sé e, sebbene i due non potrebbero essere all’apparenza più diversi, Fonte sembra voler fare da guida a Caracas, spingendolo a seguire le proprie sensazioni ed emozioni, piuttosto che delle ideologie contrapposte. In un flusso caotico di eventi ed incontri tra passato e presente, Fonte ritrova l’entusiasmo per la scrittura e per le storie della sua città, di cui si credeva ormai incapace di raccontare.

Una Napoli differente

Il tema del ritorno a Napoli dopo una lunga assenza è spesso presente nei romanzi di Ermanno Rea, e poi nei film da essi tratti. Lo si era visto in Nostalgia di Mario Martone. Napoli appare come una città amata e odiata allo stesso tempo, che fagocita i protagonisti con la sua vitalità, coi ricordi dell’infanzia e della giovinezza, ma anche con la violenza, con il male, che qui sembra presentarsi sotto varie forme. I protagonisti delle storie di Rea sanno che per salvarsi devono allontanarsi da Napoli. Poi, però, cedono al suo richiamo, cui in qualche modo non possono fare a meno di rispondere, e tornano. Giordano Fonte non fa eccezione e Caracas diventa un’occasione per raccontare una Napoli diversa sia da quella turistica, che dallo stereotipo criminale legato alla camorra. Una città contemporanea, popolata anche da immigrati di prima e seconda generazione, che si confronta con problematiche nuove di convivenza e integrazione, e piaghe sociali vecchie: assenza delle istituzioni, marginalità, solitudine, violenza.

La sceneggiatura confusa di Caracas

Purtroppo, molti buoni propositi del regista si infrangono però a causa di un problema di fluidità nella scrittura e nell’articolazione della vicenda. Napoli Ferrovia, lo afferma lo stesso sceneggiatore Francesco Ghiaccio, è un testo complesso e di difficile trasposizione. Tuttavia, il soggetto e la sceneggiatura da lui curati assieme a Marco D’Amore – i due avevano già collaborato per L’immortale – appaiono poco coesi. Alcune scelte sono nebulose o poco convinte, come l’adesione di Caracas prima al fascismo, poi all’Islam. Numerosi e confusivi i continui passaggi di tempo e di luogo, che non aiutano la lettura della vicenda nel suo complesso. Il protagonista stesso, ben interpretato da Toni Servillo, appare volutamente confuso e spaesato. Caracas è quindi un viaggio allucinato, onirico e scomposto nel mondo dei protagonisti. Lo spettatore si interroga per cercare di decifrare ciò che ha di fronte, non riuscendo spesso a districarsi. È un viaggio nel sogno? Nelle memorie del passato? Nell’immaginazione di uno scrittore? È’ l’incontro tra due individui in un certo modo simili? Non è dato sapere, ma non si riesce neppure, da spettatori, a lasciarsi trasportare dalla dimensione immaginifica della vicenda, dal suo caos onirico, surreale. Si viene piuttosto allontanati e confusi. Complici anche certi dialoghi dagli accenti retorici, affermazioni esistenziali solo in alcuni casi appropriate, che più spesso paiono cadere dall’alto, come fuori contesto rispetto al momento.

Estetica e fotografia di Caracas

La città di Caracas è quasi sempre buia, notturna, accesa solo di fuochi e luci gialle, e scandita dalla pioggia. Ci si muove tra i vicoli nell’oscurità. Rare le scene diurne, come anche gli spazi aperti, non angusti. La fotografia di Stefano Meloni non riesce però a conquistare davvero l’occhio dello spettatore.

Gli interpreti

Caracas ha un cast di tutto rispetto. A partire da Toni Servillo, che riesce a rendere il personaggio di Giordano Fonte spaesato e malinconico. Anche Marco D’Amore si mette alla prova e si trasforma, in accordo con il suo personaggio dalle mille anime. Accanto a lui ci sono la bella e talentuosa Lina Camélia Lumbroso, che interpreta Yasmina, e il piccolo Brian Parisi, un ragazzino che è tra gli incontri fatti da Fonte. Vi sono anche Mario Pirrello, il direttore d’hotel, e Veronica d’Elia – entrambi visti ne Il commissario Ricciardi. Senza dimenticare Marco Foschi, nel ruolo del capo fascista.

D’Amore regista

Con Caracas si ha l’impressione che D’Amore regista si sia lasciato prendere la mano, perdendo di vista l’unità del lavoro. Peccato, perché mette sul piatto spunti anche interessanti. Parla di immigrazione, ma anche di religioni e ideologie, cercando di smascherarne la fallacia. Affronta solitudine ed emarginazione, contrapponendovi una sua idea di integrazione. Nella ricerca di una via originale al racconto per immagini, il film resta però un tentativo non troppo riuscito di coniugare un action movie notturno a un’ambizione più autoriale e raffinata. Prodotto da Picomedia, Mad Entertainment e Vision Distribution, Caracas è nelle sale dal 29 febbraio.

Doc – Nelle tue mani 3: anticipazioni dagli episodi 13 e 14

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Doc – Nelle tue mani 3: anticipazioni dagli episodi 13 e 14

Dopo la messa in onda degli episodi 11 e 12 che abbiamo recensito qui, oggi vi svegliamo le anticipazioni dei nuovi episodi di terza stagione della serie tv DOC – Nelle tue mani che andranno in onda questa sera giovedì 29 Febbraio, in prima serata su Rai 1. Ecco le anticipazioni dell’episodio settimo e ottavo, che si intitolano rispettivamente “Lontani” e “La scossa”.

Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 13, “Legàmi”

Manca sempre meno alla scadenza per presentare la ricerca, ma Giulia sembra avere la testa da tutt’altra parte. Anche Doc fatica a gestire i mille impegni: c’è la riunione con i finanziatori e poi c’è Carolina, in città per qualche giorno. Tutto rischia però di passare in secondo piano quando viene ricoverata la sorella di Lin. Un caso che costringerà la specializzanda a fare in conti con la sua famiglia e in particolare con suo padre.

Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 14 “Vivere”

Giulia deve prendere una decisione sulla sua vita personale che avrà conseguenze anche sulla sua carriera. E mentre Martina affronta l’esame più difficile della sua vita e Damiano si prende cura con delicatezza di Elisabetta, Riccardo si occupa di un caso che lo costringerà a fare i conti con il fantasma di Alba. Lin e Federico, invece, si rimettono all’opera sul database, ma rischiano così di avvicinare Doc alla verità che Agnese gli ha tenuto nascosta.

DOC – Nelle tue mani è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction. Tra partenze e nuovi arrivi in DOC – Nelle tue mani, nuove sfide attendono la squadra del Policlinico Ambrosiano di Milano, guidata dall’amatissimo dottor Andrea Fanti (Luca Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o quasi) ritenevano perduti per sempre.

DOC – Nelle tue mani, la serie

DOC – Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction

Nel cast di DOC – Nelle tue mani Luca Argentero, Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti, Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio, Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4), Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo Oleotto (ep. 11-16).

Le riprese della serie si sono svolte tra Roma, Milano e Formello; per la location ospedaliera il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Università Campus Bio-Medico di Roma hanno messo a disposizione spazi e tecnologie.

Star Wars: Ahmed Best anticipa il ritorno di Jar Jar Binks?

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Star Wars: Ahmed Best anticipa il ritorno di Jar Jar Binks?

Chi non si ricorda di Jar Jar Binks? Il controverso personaggio è stato introdotto in Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma e quasi subito è diventato uno dei più odiati che abbiano mai messo piede nella galassia lontana lontana di Star Wars. Nel tempo, alcuni fan si sono ammorbiditi nei confronti di questo innegabilmente irritante personaggio in CGI, ma George Lucas ha chiaramente recepito le critiche, dato che il tempo in scena del goffo Gungan è stato drasticamente ridotto in L’attacco dei Cloni e ha avuto una sola scena in La vendetta dei Sith.

Dopo quel film, Binks non è mai più apparso in nessun film o show televisivo di Star Wars, lasciando dunque il mistero riguardo la sua sorte, tra chi dice che sia stato ucciso in seguito alla caduta della Repubblica e chi invece che sia passato al lato oscuro della Forza. Tuttavia, con i tanti nuovi prodotti del franchise in via di sviluppo, potrebbe ancora esserci l’occasione per lui di tornare in scena e raccontare cosa gli è accaduto. A sostegno di quest’ipotesi è ora arrivato un post di Ahmed Best, l’attore che ha interpretato Jar Jar tramite motion capture.

In questo l’attore si mostra con indosso la tuta per la motion capture e nella descrizione riporta la frase (tratta dal film Il padrino – Parte III): “Proprio quando pensavo di essere fuori, mi tirano di nuovo dentro”. Aggiungendo poi gli hashtag #StarWars e #JarJarBinks. Tuttavia, la presenza del hashtag #Activision ha fatto supporre che stia in realtà lavorando a qualcosa per Call of Duty, che in passato ha introdotto skin per vari personaggi della cultura pop. Non è dunque detto che il personaggio stia per tornare in un film o una serie TV, ma ciò non è del tutto da escludere per il futuro.

Ahmed Best parla di Jar Jar Binks in Star Wars

In un’intervista del 2017, Best ha dichiarato quanto segue di Jar Jar Binks: “È un’eventualità molto cupa, molto oscura per Jar Jar, in realtà mi è piaciuta molto! È stato davvero drammatico e credo sia stata una buona idea per tirare le somme. Mi sono sempre lamentato con George quando ho capito che non sarebbe diventato un Sith e che si stavano allontanando molto da me, mi sono sempre lamentato con George di non aver avuto una buona morte! Volevo essere fatto a pezzi in qualche modo… e George non lo faceva.

La cosa interessante che penso di Jar Jar è che tutti continuano a cercare una spiegazione per lui, il che è nella natura umana, una parte importante del mio libro parlerà di questo. Mi piacciono tutte queste teorie che cercano di spiegare le ragioni di Jar Jar, abbiamo già parlato della storia di Darth Jar Jar, quella che lo vede come un personaggio tragico che si rende conto di essere stato manipolato e perde la testa. Penso che sia bello, penso che sia interessante“.

Hayden Christensen ha chiesto scusa al bambino terrorizzato in La vendetta dei Sith

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Una delle sequenze più angoscianti dei prequel di Star Wars è stata la scena di Star Wars: La vendetta dei Sith in cui Anakin Skywalker viene incaricato di massacrare tutti i Jedi, compresi i giovani che si sono rivolti a lui per ottenere la salvezza mentre assistevano allo sradicamento dei loro anziani. L’attore Hayden Christensen ha recentemente ripensato proprio a quel momento e ha rivelatocome abbia realmente cercato di spaventare un giovane attore, Ross Beadman, per suscitare in lui una reazione genuina, dando vita a qulla sequenza tragica e iconica del film.

Fortunatamente, alla fine Christensen ha ritrovato Beadman e ha ammesso scherzosamente di aver fatto ammenda per aver intimorito il ragazzo. Parlando con Empire Magazine dell’intensità della sequenza, Christensen ha infatti dichiarato: “Sembra che i ragazzi si dimentichino di quella scena quando mi incontrano! Non c’è paura o intimidazione. Sono solo entusiasti di incontrare Anakin. Si è parlato molto della possibilità di fare quella scena e mi piace che George Lucas l’abbia fatta. È stata una mossa coraggiosa. Ed è scioccante“.

Ha poi continuato: “Mentre la stavamo girando, avevamo difficoltà a ottenere la reazione che volevamo dal bambino. Così gli ho gridato o ringhiato contro, perché avevamo bisogno di un momento autentico in cui fosse spaventato. Abbiamo ottenuto la reazione di cui avevamo bisogno e la scena ha funzionato molto bene… L’ho rivisto anni dopo. Gli ho detto: ‘Mi dispiace per come è andata‘”. Tutto è bene quel che finisce bene, dunque, e i fan saranno contenti di sapere che nessuno dei bambini coinvolti nella scena sembra essere rimasto effettivamente traumatizzato.

Dove rivedremo Hayden Christensen nel ruolo di Anakin Skywalker/Darth Vader?

Nella serie Ahsoka – con protagonista Rosario Dawson nei panni del Jedi preferito dai fan, che sta cercando di salvare la galassia dal Grande Ammiraglio Thrawn, una nuova minaccia dopo la caduta dell’Impero Galattico – Anakin si riunisce con la sua ex Padawan nel Mondo tra i mondi, un modo per permettere a Hayden Christensen di apparire come ologramma nel tempo delle Guerre dei Cloni per una sessione di addestramento. Secondo un rumors dello scooper Daniel Richtman, Hayden Christensen tornerà effettivamente anche nella seconda stagione di Ahsoka, stavolta con un ruolo ben più ampio. Al momento non sono però stati forniti ulteriori dettagli.

Mare Fuori 4: recensione degli episodi 5 e 6 della serie

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Mare Fuori 4: recensione degli episodi 5 e 6 della serie

Continua inesorabile la continua “discesa all’inferno” dei protagonisti degli episodi 5 e 6 di di Mare Fuori 4 che si trovano a fare i conti con un nuovo cambio di scenario nelle loro giovani eppure già vecchie vite. Quasi tutti ancora minorenni ma già alle prese con una vita a dir poco complicata, questi ragazzi lottano ogni giorno, più o meno consapevolmente, per sopravvivere a se stessi e al mondo che li circonda. Per Rosa Ricci il problema si risolve in modo estremamente semplice: “Questione di scelte“, come dice a Cucciolo, suo nuovo alleato, e come recita anche il titolo dell’episodio 5.

La scelta che ha fatto lei l’abbiamo intuita già nel dittico precedente: la famiglia, il clan, la piazza, Rosa si dedica alla sua eredità di sangue, perché pensa che quella sia la scelta giusta, per quanto difficile. Vuole portare avanti il nome dei Ricci e allo stesso tempo lotta contro se stessa: la luce che le ha mostrato Carmine, suo nemico naturale perché erede del clan avversario dei Di Salvo, è un fatto nuovo, troppo brillante di speranza in un futuro migliore per essere credibile e possibile per lei, che invece si sente dentro solo oscurità.

Mare Fuori 4: l’avvocato D’Angelo fa la sua mossa

Ma gli amanti sfortunati dell’IPM vengono accantonati per un po’, negli episodi 5 e 6 di di Mare Fuori 4. Seppure protagonisti della storia principale, in questa occasione lasciano spazio al personaggio dell’avvocato Alfredo D’Angelo, interpretato da Giuseppe Tantillo. Ci viene data la possibilità di guardare al passato del giovane Alfredo, ambizioso e povero, con tanto cervello ma poco potere, che si affilia a chi di potere (e soldi) ne ha in abbondanza. L’uomo è ormai un personaggio chiave della storia: custode dei soldi dei Ricci, è adesso the most wanted man per Rosa, per Edoardo ma anche per Silvia, che crede di aver trovato il modo per sopravvivere al suo sfuggente doppio-gioco, sfruttandolo a suo vantaggio. Purtroppo, come sempre succede in Mare Fuori 4, interviene l’entropia, che sembra governare buona parte di questi giovani sull’orlo di un precipizio, e mette il fumantino “Micciarella” sul suo cammino.

Arriva il momento di Cardiotrap

“Questione di scelte” si conclude quindi con un colpo di scena che ci traghetta direttamente nell’episodio 6, “Ragazzi fuori”. Un altro episodio di “conseguenze”, in cui si accolgono le notizie, brutte e belle (meno male che c’è la story-line di Pino/Artem che regala un po’ di gioia a questa serie!), e i personaggi sono costretti a fare i conti con le proprie azioni. La puntata si sarebbe potuta chiamare anche “La contritio cordis di Micciarella”, tuttavia questa scelta sposta il fuoco del racconto, finalmente, su Gianni/Cardiotrap. Il personaggio, che nel corso delle tre stagioni precedenti è cresciuto molto, torna finalmente al centro della scena. Lo avevamo lasciato scottato dal furto intellettuale subito dalla sveglia Crazy J che si candida a diventare nuova Viola della serie: rotta dentro, impenitente, incurante delle difficoltà in cui mette gli altri. Legata a doppio filo a Cardiotrap e quindi anche a Crazy J, c’è Alina, la muta, la pazza, il personaggio più misterioso di questa nuova stagione, che poco a poco si sta facendo strada nel cuore degli spettatori, quasi pronta a svelare il suo segreto.

Mare Fuori 4: un mid-season finale con il botto

La strada che ci porta a questo mid-season finale, con un grande colpo di scena e un cliffhanger da farci desiderare che il 14 febbraio sia oggi, è costellata di drammi che i nostri giovani devono affrontare. L’eroe romantico, Carmine (Massimiliano Caiazzo), compare solo nel finale di puntata, portatore di una luce, di una piccola speranza, e di un cuore gonfio di emozioni contrastanti per quello che ancora prova per Rosa, per quello che deve fare per salvarsi, per Azzurra, sua figlia, per il futuro che vuole per lei e per quelli che, nonostante le circostanze della detenzione, sono diventati la sua famiglia.

In linea con quanto sviluppato fino a questo momento, Mare Fuori 4 conferma una perdita di freschezza e originalità direttamente proporzionale alla crescita dei mezzi produttivi. Mentre la regia di fa più curata, enfatica e acrobatica, la scrittura perde quella verità che rappresentava la sua parte migliore, più autentica, all’inizio della sua corsa. Forse è il prezzo da pagare per il successo travolgente della serie stessa, ma i giovani talenti che interpretano questi eroi disgraziati meriterebbero copioni migliori.

Taken 3 – L’ora della verità: trama e cast del film con Liam Neeson

Quello del revenge movie è da sempre un filone di film particolarmente popolari e acclamati, dove l’eroe intraprende una spedizione punitiva nei confronti di quanti hanno ucciso o rapito dei suoi cari. Negli anni sono diversi i titoli che hanno riconfermato la fortuna di questo genere, da Vendetta finale a Io sono vendetta. Uno dei più importanti e riconosciuti a livello internazionale è però Io vi troverò, titolo italiano di Taken, film scritto dal regista francese Luc Besson e diretto da Pierre Morel. Dopo il grandissimo successo del primo sequel, nel 2015 è arrivato anche Taken 3 – L’ora della verità.

Se il primo capitolo vedeva il protagonista alle prese con il rapimento della figlia mentre il secondo capitolo con il rapimento della sua intera famiglia, questo terzo film lo vede impegnato a dover salvare proprio sé stesso. La realizzazione di questo nuovo sequel non era però scontata, poiché l’attore protagonista Liam Neeson aveva dichiarato che non sarebbe tornato nel ruolo se non fosse stato pienamente convinto dalla storia. Così per fortuna è stato, permettendo di rivedere l’agente Bryan Mills impegnato in nuove vicende. Anche questo terzo capitolo non ha poi mancato di rivelarsi un grandissimo successo al box office.

A fronte di un budget di quasi 50 milioni di dollari, Taken 3 – L’ora della verità è arrivato ad un incasso complessivo di 326. Con questa sua degna conclusione, la trilogia si è così potuta affermare come uno dei titoli d’azione di maggior successo di questi ultimi anni. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Taken 3 – L’ora della verità

Protagonista del film è ancora una volta Bryan Mills, il quale dopo aver salvato l’ex moglie Lenore e la figlia Kim inizia a riavvicinarsi sempre di più a loro. Lenore, dal canto suo, è decisa a scaricare il nuovo compagno Stuart per provare a ricostruire il rapporto con l’ex marito. I loro tentativi di ricongiungersi vengono però spezzati dall’improvvisa morte di Leonore, la quale si scopre essere stata uccisa. Il primo sospettato di ciò è proprio Bryan, che senza avere neanche il tempo di poter piangere l’amata di trova a dover scappare dalla polizia che gli dà la caccia. In particolare, sulle sue tracce, si trova l’ispettore Franck Dotzler.

Mentre fugge, Bryan deve allo stesso tempo indagare su cosa sia realmente accaduto a Leonore. Risalendo a dei video di sorveglianza, Mills scopre che Lenore è stata rapita e uccisa da alcuni uomini mascherati e cerca di raggiungere Kim per parlare dell’accaduto. Dopo aver eluso i sistemi di sicurezza di Stuart, Mills scopre che l’uomo ha intensificato i controlli su Kim e sospetta che potrebbe essere proprio lui il colpevole della morte della sua ex moglie. Ciò che gli serve scoprire è perché e cosa o chi c’è dietro a Stuart.

Taken 3 - L'ora della verità cast

Taken 3 – L’ora della verità: il cast del film

Per la terza volta Liam Neeson interpreta il personaggio di Bryan Mills, convinto a riprendere tali panni dalla possibilità di esplorare nuovi aspetti del ruolo. Allo stesso tempo, egli accettò di tornare a patto che in questo nuovo capitolo nessuno venisse rapito. Per prepararsi a questo, Neeson si è nuovamente addestrato insieme al soldato Mick Gould, ex Special Air Service (SAS), nel combattimento corpo a corpo e nell’uso delle armi. Egli ha inoltre praticato il Nagasu Do. Si tratta uno stile di arte marziale ibrido che prende in prestito mosse dal Judo, Aikido e Ju Jitsu. Tale preparazione gli ha permesso di interpretare personalmente tutte le sequenze di combattimento che lo vedono coinvolto.

Ad interpretare l’ex moglie di Bryan, Lenore, vi è di nuovo l’attrice Famke Janssen, nota per essere stata Jean Grey nella prima trilogia di X-Men. Maggie Grace, nota per essere stata Shannon Rutherford nella serie televisiva Lost, è invece nuovamente la figlia Kim. Il ruolo di Stuart, interpretato nel primo film da Xander Berkley, è invece qui ricoperto da Dougray Scott, poiché Berkeley non era disponibile per le riprese. Di particolare importanza è invece l’ingresso nel cast del premio Oscar Forest Whitaker nei panni dell’ispettore Franck Dotzler. L’attore, solito portare con sé durante le riprese un pezzo degli scacchi, ha in questo caso avuto un cavallo, rappresentante un cavaliere.

Taken 3 – L’ora della verità: ci sarà un sequel?

Con questo terzo capitolo si è dunque apparentemente conclusa la trilogia e a quasi dieci anni di distanza sembra proprio che i film siano destinati a rimanere solo tre. Lo stesso Neeson ha infatti in più occasioni dichiarato che non ci sarà un Taken 4 o che in ogni caso lui non è interessato a riprendere il ruolo di Bryan Mills. Senza l’attore, diventa allora improbabile la realizzazione di un nuovo lungometraggio, considerando anche che la serie realizzata nel 2017, Taken, strutturata come una origin story per Mills, è stata cancellata dopo solo una stagione per lo scarso interesse dimostrato dai fan nei confronti di un interprete diverso da Neeson per il ruolo. Per ora, dunque, non sembra esserci alcun tipo di piano a riguardo.

Il trailer di Taken 3 – L’ora della verità e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Taken 3 – L’ora della verità è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Prime Video e Disney+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 28 febbraio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Sommersby: il finale del film e la storia vera a cui si ispira

Sommersby: il finale del film e la storia vera a cui si ispira

A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta l’attore Richard Gere era uno dei più popolari interpreti di Hollywood, per merito di film come Ufficiale gentiluomo e Pretty Woman. Successivamente a questi due titoli, che lo avevano in particolare fatto diventare una star dei film romantici, Gere prese parte al film del 1993 Sommersby, diretto dal regista Jon Amiel (autore anche del thriller Copycat – Omicidi in serie), in cui tornò a ricoprire un ruolo da eroe romantico anche se non privo di lati oscuri. Sommersby è infatti un remake del film francese del 1982 Il ritorno di Martin Guerre, a sua volta ispirato ad una reale vicenda, in cui menzogne e sentimenti la fanno da padrone.

La volontà di realizzare questo film trova origine nella volontà di Richard Gere e della sua compagna di produzione Maggie Wilde di trovare progetti in cui l’attore potesse essere coinvolto fin dall’inizio e su cui potesse mantenere un certo controllo. Una delle sceneggiature che trovò fu quella di Nicholas Meyer, che aveva riproposto la vicenda francese del XVI secolo su Martin Guerre riadattandola all’epoca della guerra civile americana. Gere scoprì che la sceneggiatura era controllata dai coproduttori di Pretty Woman, Arnon Milchan e Steven Reuther. Li contattò e non passò molto tempo prima che la produzione venne avviata.

Per chi dunque è in cerca di un film romantico ma ricco anche di elementi che, tra sospetti e accuse, impreziosiscono il racconto di molteplici sfumature, Sommersby è senz’altro un titolo da non lasciarsi sfuggire. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori, al suo finale e anche alla storia vera a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Sommerby

Dopo 6 anni dalla fine della guerra civile americana, Jack Sommersby torna al paese natale di Vine Hill, nel Tennessee, dove ritrova la moglie Laurel e il figlioletto Robin. Egli si mostra profondamente cambiato, non più un uomo violento bensì gentile e affettuoso. Nonostante si dia da fare per riprendere il proprio posto all’interno della sua famiglia e della sua comunità, una serie di voci iniziano ad indicarlo come un impostore che ha assunto i panni del vero Sommersby. Mentre una serie di elementi sembreranno confermare questa teoria, l’uomo e Laurel si troveranno a dover riflettere sul proprio rapporto e sulle verità alla base di esso.

Ad interpretare Jack Sommersby vi è l’attore Richard Gere, mentre sua moglie Laurel è interpretata da Jodie Foster. Il casting di quest’ultima fece piuttosto discutere, in quanto non era ritenuta un’attrice da film in costume e di genere sentimentale. Foster riuscì però poi a convincere tutti con la sua interpretazione. Proprio sul set di questo film, l’attrice ha incontrato la sua partner di lunga data Cydney Bernard, che lavorava come coordinatrice di produzione, con la quale è rimasta insieme fino al 2008. Completano il cast l’attore Bill Pullman nel ruolo di Orin Meecham, vicino dei Sommersby e innamorato di Laurel, James Earl Jones nel ruolo del giudice Barry Conrad Issacs e R. Lee Ermey in quelli di Dick Mead.

 

La spiegazione di Sommersby: cosa succede nella scena finale?

Nel finale del film, dopo che le accuse nei confronti dell’uomo che si dichiara essere Jack Sommersby sono ormai di dominio pubblico, egli viene arrestato con l’accusa di omicidio. In tribunale, l’uomo continua però a rifiutare la teoria di essere un impostore, proclamandosi come il vero Sommersby. Quando il giudice gli chiede infine se voglia essere giudicato come tale, anche se questo avrebbe significato certamente la sua morte per impiccagione, lui rimane della sua idea e la condanna viene confermata. Laurel, per salvarlo, tenta di dimostrare che si tratta di un impostore, ma cede infine alla volontà dell’uomo di andare incontro alla propria sorte.

In attesa dell’esecuzione, Laurel gli chiede però di dire la verità sulla sua identità e lui allora le racconta la storia di come aveva condiviso la cella con un altro uomo, tanto che alla fine erano diventati inseparabili, data anche la loro somiglianza. Dopo aver vissuto assieme a lui per quattro anni, era riuscito a conoscere tutto di lui. Quando era stato rilasciato, il vero Jack Sommersby aveva ucciso un uomo e poi era morto per una ferita inflittagli nella lotta. Horace Townsend, questo il nome dell’impostore, l’aveva dunque seppellito e ne aveva assunto l’identità, sostenendo che non poteva ammettere la verità perché Laurel e i bambini avrebbero perso tutto.

Mentre Horace viene portato al patibolo chiede infine a Laurel di essere tra la folla perché non può “essere impiccato da solo“. Lui alla fine la chiama, dicendo al boia che “non era pronto“. I due innamorati si scambiano quindi un ultimo sguardo prima che il boia apra la botola. Nell’ultima scena, Laurel cammina su una collina con dei fiori. Si inginocchia poi accanto alla lapide di “John Robert Sommersby” e depone i fiori per lui. Si scopre poi che sono in corso i lavori per la costruzione del campanile della chiesa del villaggio, proprio come desiderato da Jack.

 

Sommersby è tratto da una storia vera?

Questo film è uno dei numerosi adattamenti fittizi di un vero e famoso caso legale di impostura del XVI secolo in Francia. Il caso riguardava un uomo di nome Martin Guerre che, scomparso dal suo villaggio basco nel 1548, riapparve improvvisamente otto anni dopo. Nonostante il suo aspetto leggermente cambiato, convinse la famiglia, la moglie e gli abitanti del villaggio che era davvero Martin Guerre. Lui e la moglie ebbero altri due figli e lui fece causa a uno zio paterno per rivendicare i beni del padre. Lo zio sospettò che questo Martin Guerre tornato fosse in realtà un impostore di nome Arnaud du Tilh ed escogitò un modo per farlo processare per impostura.

Il sospetto fu confermato quando il vero Martin Guerre si presentò in tribunale durante il processo di du Tilh. Durante la sua lunga assenza da Artigat, il vero Martin si era trasferito in Spagna, dove servì nella milizia del cardinale e in seguito nell’esercito di Pedro de Mendoza. Facendo parte dell’esercito spagnolo, fu mandato nelle Fiandre e partecipò alla Battaglia di San Quintino il 10 agosto 1557. La ragione del suo ritorno durante il processo è sconosciuta. Alla luce di ciò, Arnaud du Tilh confessò di aver imparato tutto della vita di Guerre da due uomini che lo avevano scambiato per lui. Si scusò con tutti coloro che erano stati coinvolti e venne poi impiccato nel settembre 1560.

Il trailer di Sommersby e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Sommersby grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play e Disney+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 28 febbraio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Mary Poppins: il film del 1964 accusato di “linguaggio discriminatorio”

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Mary Poppins, il classico film del 1964 (di cui è poi stato realizzato il sequel Il ritorno di Mary Poppins) interpretato da Julie Andrews, ha subito un innalzamento dell’età consigliata da parte della censura cinematografica britannica poiché presenta un “linguaggio discriminatorio“. Come riportato dalla BBC, il film infatti è stato riclassificato da U, che sta per universal, a PG, ovvero Parental Guidance, rendendo dunque necessaria la supervisione di un adulto. Il motivo sarebbe il duplice utilizzo del termine “ottentotti“, originariamente usato in modo dispregiativo dagli europei bianchi per i popoli nomadi dell’Africa meridionale e utilizzato per riferirsi agli spazzacamini con la faccia sporca di fuliggine.

Il BBFC (British Board of Film Classification) ha dunque dichiarato che questo “supera le nostre linee guida” per i film U, in quanto “Sebbene Mary Poppins abbia un contesto storico, l’uso di un linguaggio discriminatorio non è condannato“. Il BBFC ha poi dichiarato di aver classificato il film nel 1964 e poi nuovamente per una riedizione nel 2013. “Recentemente, il film ci è stato ripresentato nel febbraio 2024 per un’altra riedizione nelle sale, e lo abbiamo riclassificato PG per il linguaggio discriminatorio“, ha dichiarato un portavoce.

Mary Poppins accusato di “linguaggio discriminatorio”, cosa significa?

Il BBFC ha dichiarato che la sua ricerca sul razzismo e la discriminazione ha mostrato che una delle preoccupazioni principali per le persone, in particolare per i genitori, è “la possibilità di esporre i bambini a un linguaggio o a un comportamento discriminatorio che potrebbero trovare angosciante o ripetere senza rendersi conto della potenziale offesa“. L’organizzazione afferma che una classificazione PG “non dovrebbe turbare un bambino di circa otto anni o più” e che “i bambini non accompagnati di qualsiasi età possono guardarlo, ma si consiglia ai genitori di considerare se il contenuto può turbare i bambini più piccoli o più sensibili“.

Una classificazione U significa che un film dovrebbe essere “adatto a un pubblico di età pari o superiore ai quattro anni“, anche se il sito web aggiunge che “è impossibile prevedere cosa potrebbe turbare un particolare bambino“. La notizia ha prevedibilmente suscitato grande indignazione e riacceso gli eterni dibattiti sulla censura e sulla necessità di contestualizzare le opere con il loro periodo storico di produzione. Ad ora, tuttavia, Mary Poppins è dunque da intendersi – almeno secondo queste classificazioni – non più come un film per tutti.

Hayden Christensen difende la sua interpretazione di Anakin Skywalker

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Hayden Christensen, oggi beniamino dei fan di Star Wars, è tornato a parlare del suo Anakin Skywalker, difendendo la sua interpretazione di tale personaggio nella trilogia prequel del franchise. Come noto, egli ha interpretato Anakin per la prima volta in Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni, riprendendo poi il ruolo in Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith. Benché all’inizio questi due film siano stati molto criticate, sono oggi considerati tra i migliori titoli della saga. Questa rivalutazione ha permesso a Christensen di veder crescere la propria popolarità presso i fan.

In un’intervista rilasciata a Empire Magazine, Hayden Christensen ci ha però tenuto a difendere ulteriormente la sua interpretazione di Anakin Skywalker, spiegando che: “Questo tipo di critica, credo, deriva da un certo fallimento della propria sospensione dell’incredulità. L’incipit inizia con ‘Tanto tempo fa, in una galassia molto, molto lontana’, e questo pone le basi per dire che tutto è possibile. Non è necessario che queste persone agiscano e si comportino come ci aspetteremmo“.

L’attore si riferisce alle critiche mosse ai dialoghi di Anakin in L’attacco dei cloni e La vendetta dei Sith, che all’epoca non furono accolti bene, ma anche ad alcune delle azioni che il suo personaggio compie proprio in questi film. Anakin Skywalker è d’altronde un personaggio estremamente complicato e dovrebbe essere letto attraverso questa lente e, come ha detto Hayden Christensen, con la consapevolezza che Star Wars non intende riflettere la vita reale. Altresì, si parla di un personaggio molto giovane e impulsivo, che commette dunque facilmente errori in quello che dice o fa.

Dove rivedremo Hayden Christensen nel ruolo di Anakin Skywalker/Darth Vader?

Nella serie Ahsoka – con protagonista Rosario Dawson nei panni del Jedi preferito dai fan, che sta cercando di salvare la galassia dal Grande Ammiraglio Thrawn, una nuova minaccia dopo la caduta dell’Impero Galattico – Anakin si riunisce con la sua ex Padawan nel Mondo tra i mondi, un modo per permettere a Hayden Christensen di apparire come ologramma nel tempo delle Guerre dei Cloni per una sessione di addestramento. Secondo un rumors dello scooper Daniel Richtman, Hayden Christensen tornerà effettivamente anche nella seconda stagione di Ahsoka, stavolta con un ruolo ben più ampio. Al momento non sono però stati forniti ulteriori dettagli.

Corta è la notte: il 2 marzo la rassegna nell’ambito del Sudestival

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Prosegue con grande successo di pubblico la 24esima edizione del Sudestival, il festival della Città di Monopoli, progetto dell’Associazione Culturale Sguardi, fondato e diretto da Michele Suma. Il festival è espressione dell’Apulia Cinefestival Network, afferisce all’AFIC ed è componente della Rete dei Festival dell’Adriatico. Il Sudestival è il punto di riferimento del cinema italiano di qualità in Puglia, grande schermo delle opere prime del cinema italiano, della recente produzione di DOC e di cortometraggi italiani, che si svolge nella splendida cornice della città di Monopoli.

Sabato 2 marzo, presso la Sala “Prospero” della Biblioteca Rendella di Monopoli, avrà luogo l’immancabile appuntamento con i cortometraggi. Anche quest’anno la sezione sarà concentrata tutta in una sola notte, in una vera e propria maratona, che presenterà al pubblico, a partire dalle 20.00, una selezione di cortometraggi della migliore produzione italiana. Il poster è opera della illustratrice Gaia Alba.

La vetrina di grande qualità è espressione della Rete dei Festival Adriatici, composta da Corto Dorico, Molise Cinema, Sulmona International Film Festival, che insieme al Sudestival hanno scelto i cortometraggi che concorreranno al Premio “Rete dei Festival dell’Adriatico”, assegnato dalla Giuria Giovani del Sudestival.

La serata sarà aperta dalla proiezione di Tutto il tempo del mondo, che riceverà il Premio Speciale Sudestival 2024 per l’IMPEGNO SOCIALE. Il corto, infatti, per la regia di Daniele Barbiero, fa parte della campagna “Destinazione Posso – In viaggio con l’angioedema ereditario” promossa da Takeda, con il patrocinio di A.A.E.E. Associazione volontaria per l’angioedema ereditario ed altre forme di rare di angioedema, ITACA e UNIAMO Fondazione Italiana Malattie Rare.

Seguiranno gli otto i cortometraggi in concorso: La nocchiera, di Martina Briglia; Due battiti, di Marino Guarnieri; Happy New Year, Jim di Andrea Gatopoulos; Tu Quoque, di Luca Fattori Giombi; Un bacio di troppo, di Vincenzo Lamagna; Beati i puri di cuore, di Matteo Giampietruzzi; Mariposa, di Maurizio Forcella; Stanza 5, di Rosario Capozzolo. Verrà poi proiettata una selezione di sette titoli fuori concorso: Ultraveloci di Davide Morando e Paolo Bonfadini; Tilipirche di Francesco Piras; Sciaraballa di Mino Capuano; La Notte di Martina Generali, Simone Pratola e Francesca Sofia Rosso; Al di là dell’ombra di Giuseppe Gimmi; The Delay di Mattia Napoli; Black Eyed Dog di Alessandro Cino Zolfanelli.

Ospiti della serata saranno Federico Pommier e Christian Ferrao per Molise Cinema, Marco Maiorano per Sulmona International Film Festival, Luca Caprara per Corto Dorico e i registi Marino Guarnieri, Martina Briglia, Luca Fattori Giombi e Andrea Gatopoulos, che intervistati dai direttori dei festival, presenteranno le loro opere.

Proseguono gli appuntamenti della sezione lungometraggi: dopo Come pecore in mezzo ai lupi, di Lyda Patitucci, Castelrotto, di Giuliano Giacomelli, Doppio passo di Lorenzo Borghini e Gli ospiti di Svevo Moltrasio è la volta di Roma Blues di Gianluca Manzetti, venerdì 1 marzo, in anteprima, e, venerdì 8 marzo di Denti da squalo di Davide Gentile. La sezione DOC prevede il 29 febbraio la proiezione di Profondo Argento, di Giancarlo Rolandi e Steve della Casa e il 7 marzo di Posso entrare? An ode to Naples, di Trudie Styler. Grande successo tra i giovani per le masterclass: Marco Spoletini, rinomato regista e montatore, sarà il protagonista della masterclass intitolata “Le strategie di montaggio in Io capitano” che si terrà giovedì 14 marzo. Il 15 marzo sarà invece la volta di Salvatore de Mola, con la masterclass “Le scelte di sceneggiatura di Fango e Gloria”.

LE SEZIONI

MASTERCLASS

  • 26 gennaio – Luca Bigazzi: “Il ruolo strategico della luce nell’opera filmica: Amusia
  • 27 gennaio – Fabio Mollo: “Dalla pagina allo schermo: la regia di Nata per te”
  • 2 febbraio – Pippo Mezzapesa e Antonella Gaeta: “Regia e scrittura cinematografica tra finzione e realtà: Ti mangio il cuore
  • 23 febbraio – Ciro d’Emilio: “La regia tra narrazione e visione: Un giorno all’improvviso
  • 14 marzo – Marco Spoletini: “Le strategie di montaggio in Io capitano
  • 15 marzo – Salvatore De Mola: “Le scelte di sceneggiatura di Fango e Gloria

GLI IMPRESCINDIBILI_ LA RETROSPETTIVA DEDICATA A GIULIANO MONTALDO

  • 28 gennaio – Sacco e Vanzetti (1971)
  • 3 febbraio – Giordano Bruno (1973)
  • 10 febbraio – L’Agnese va a morire (1976)
  • 17 febbraio – I demoni di San Pietroburgo (2008)
  • 24 febbraio – L’industriale (2011)

CONCORSO LUNGOMETRAGGIO

  • 2 febbraio – Come pecore in mezzo ai lupi, di Lyda Patitucci
  • 9 febbraio – Castelrotto, di Giuliano Giacomelli (ANTEPRIMA)
  • 16 febbraio – Doppio passo, di Lorenzo Borghini
  • 23 febbraio – Gli ospiti, di Svevo Moltrasio
  • 1 marzo – Roma Blues, di Gianluca Manzetti (ANTEPRIMA)
  • 8 marzo – Denti da squalo, di Davide Gentile

CONCORSO DOC

  • 1 febbraio – Adesso vinco io, di Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei
  • 8 febbraio – Roma santa e dannata, di Daniele Ciprì
  • 15 febbraio – Semidei, di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta
  • 22 febbraio – Mimmo Lumano, di Vincenzo Caricari (ANTEPRIMA)
  • 29 febbraio – Profondo Argento, di Giancarlo Rolandi e Steve della Casa
  • 7 marzo – Posso entrare? An ode to Naples, di Trudie Styler

CORTA È LA NOTTE2 MARZO

  • Tutto il tempo del mondo, di Daniele Barbiero
  • La nocchiera, di Martina Briglia
  • Due battiti, di Marino Guarnieri
  • Happy New Year, di Andrea Gatopoulos
  • Tu Quoque, di Luca Fattori Giombi
  • Un bacio di troppo, di Vincenzo Lamagna
  • Beati i puri di cuore, di Matteo Giampietruzzi
  • Mariposa, di Maurizio Forcella
  • Stanza 5, di Rosario Capozzolo
  • Ultraveloci di Davide Morando e Paolo Bonfadini
  • Tilipirche di Francesco Piras
  • Sciaraballa di Mino Capuano
  • La Notte di Martina Generali, Simone Pratola e Francesca Sofia Rosso
  • Al di là dell’ombra di Giuseppe Gimmi
  • The Delay di Mattia Napoli
  • Black Eyed Dog di Alessandro Cino Zolfanelli

SUDESTIVAL KIDS

  • 9 febbraio – Laboratorio a cura di Marino Guarnieri
  • 16 febbraio – Mary e lo spirito di mezzanotte, di Enzo d’Alò
  • 1 marzo – Manodopera, di Alain Ughetto
  • 8 marzo – Argonuts missione Olimpo, di David Alaux
  • 14 marzo – Titina, di Kajsa Naess

The Crow: Bill Skarsgård e FKA Twigs nelle prime immagini ufficiali

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A pochi giorni dalla diffusione della prima sinossi ufficiale, arrivano anche le prime immagini di The Crow, nuovo adattamento del fumetto di James O’Barr che vede protagonista Bill Skarsgård nei panni di Eric Draven. Con lui, a interpretare l’amata Shelley, FKA Twigs.

Bill Skarsgård e FKA twigs in The Crow (2024)
Foto di Larry Horricks/Larry Horricks – © 2022 Yellow Flower LLC.
The Crow Film 2024
Foto di Larry Horricks/Larry Horricks – © 2022 Yellow Flower LLC.
Bill Skarsgård in The Crow (2024)
Foto di Larry Horricks/Larry Horricks – © 2022 Yellow Flower LLC.

Ecco le prime immagini di The Crow

Rupert Sanders, regista di Biancaneve e il Cacciatore e Ghost in the Shell, firma la regia del film che, come detto, sarà un nuovo adattamento della graphic novel gotica e non un remake del film del 1993 divenuto tristemente famoso per essere stato l’ultimo di Brandon Lee, morto tragicamente proprio durante le riprese.

Molti ritengono che quel film diretto da Alex Proyas abbia svolto un lavoro perfetto di adattamento della storia e, a questo proposito, il 7 maggio il film uscirà per la prima volta in 4K Ultra HD e in Steelbook. The Crow sarà interpretato anche da Danny Huston, Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan Bolger in ruoli non rivelati. Zach Baylin e Will Schneider hanno scritto la sceneggiatura.

The Crow uscirà il 7 giugno di quest’anno negli USA. La sinossi recita: “Le anime gemelle Eric Draven (Skarsgård) e Shelly Webster (FKA twigs) vengono brutalmente assassinate quando i demoni del passato oscuro di lei li raggiungono. Avendo la possibilità di salvare il suo vero amore sacrificando se stesso, Eric parte alla ricerca di una spietata vendetta sui loro assassini, attraversando i mondi dei vivi e dei morti per mettere a posto le cose sbagliate“.

I film e le serie tv in arrivo a Marzo su Prime Video

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I film e le serie tv in arrivo a Marzo su Prime Video

Con la fine di febbraio ecco tutte i film e le serie tv in arrivo a Marzo 2024 su Prime Video, la piattaforma streaming del colosso Amazon.

I Film in arrivo a Marzo 2024 su Prime Video

Ricky Stanicky

Film dal 7 marzo – Quando tre migliori amici d’infanzia fanno uno scherzo che va storto, inventano l’immaginario Ricky Stanicky perché li tiri fuori dai guai. Vent’anni dopo aver creato questo “amico”, Dean, JT e Wes (Zac Efron, Andrew Santino e Jermaine Fowler) usano ancora l’inesistente Ricky come comodo alibi per il loro comportamento immaturo.

Quando le loro mogli e partner si insospettiscono e chiedono di incontrare finalmente il leggendario Signor Stanicky, il trio, colpevole, decide di assumere l’attore fallito e sboccato imitatore di celebrità “Rock Hard” Rod (John Cena) per dargli vita. Ma quando Rod si spinge troppo oltre con il ruolo attoriale che sognava da una vita, i tre iniziano a desiderare di non aver mai inventato Ricky. Dal regista Peter Farrelly e con altri membri del cast tra cui William H. Macy, Lex Scott Davis e Anja Savcic.

Road House

Road House 2024

Film dal 21 marzo – In questa nuova adrenalinica versione del film cult anni ’80, un ex combattente UFC (Jake Gyllenhaal) accetta un lavoro come buttafuori in una rissosa e rude roadhouse nelle Florida Keys, ma scopre presto che non tutto è come sembra in quel paradiso tropicale.

NUOVI FILM IN ARRIVO 

Prime e seconde visioni
The Equalizer 3 | 1 marzo
Ci sei Dio? Sono io, Margaret. |2 marzo
Brian e Charles | 3 marzo
Nope | 10 marzo
Watcher | 10 marzo
Vengeance | 10 marzo
Frida: A Self Portrait | 14 marzo
Ferrari | 15 marzo
Gran Turismo | 23 marzo
Beast (2022) | 24 marzo
Santocielo | 29 marzo
Erano ragazzi in barca | 29 marzo

Altri film
Come ti ammazzo il bodyguard 2 – La moglie del sicario | 1 marzo

FILM IN SCADENZA 

Marry Me – Sposami | 4 marzo
Synchronic | 12 marzo
Tutti a bordo | 20 marzo
Ambulance | 25 marzo
Vicini di casa | 31 marzo

Le serie tv  in arrivo a Marzo 2024 su Prime Video

Antonia

Antonia

Serie Original dal 4 marzo Un’ironica serie dramedy con Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea. Una giovane donna in fuga dal dolore e da se stessa, al suo 33esimo compleanno, scopre di avere l’endometriosi. La malattia sarà l’occasione per conoscersi e smettere di scappare. Ideata da Chiara Martegiani, diretta da Chiara Malta e scritta da Elisa Casseri, Carlotta Corradi e Chiara Martegiani con la supervisione creativa di Valerio Mastandrea. Una produzione Fidelio e Groenlandia (una società del Gruppo Banijay) in collaborazione con Prime Video, in collaborazione con Rai Fiction. Nel cast anche Barbara Chichiarelli, Emanuele Linfatti, Leonardo Lidi e Chiara Caselli.

Invincible – seconda stagione

Invincible 2

Seconda parte della serie Invincible dal 14 marzo – la serie è basata sull’innovativo fumetto di Robert Kirkman, Cory Walker e Ryan Ottley. La storia ruota attorno al diciottenne Mark Grayson, un ragazzo come tanti della sua età, tranne per il fatto che suo padre è (o era) il supereroe più potente del pianeta. Ancora provato dal tradimento di Nolan nella prima stagione, Mark lotta per ricostruire la sua vita mentre affronta una serie di nuove minacce, combattendo al contempo la sua più grande paura: quella di diventare suo padre senza nemmeno saperlo.

LOL Talent Show: Chi fa ridere è dentro

LOL Talent Show

Episodio finale il 7 marzo

Comici professionisti, amatoriali e artisti di ogni genere si esibiranno davanti a una giuria d’eccezione per giocarsi la loro chance di entrare a far parte del cast della quarta stagione di LOL: Chi ride è fuori. Elio, Katia Follesa e Angelo Pintus, tra i protagonisti delle passate edizioni di LOL, saranno i giurati di questo show, mentre Mago Forest, anche lui veterano del comedy show, vestirà i panni di presentatore e accompagnerà i giudici in questo tour tutto italiano che toccherà le città di Milano e Napoli, per le audition, e Roma, per la finalissima che eleggerà il vincitore. Ogni episodio, inoltre, avrà una guest star che potrà cambiare le sorti di un concorrente.

The Baxters

Nuova serie dal 28 marzo. Basato sulla serie di libri best-seller di Karen Kingsbury, The Baxters è un affascinante dramma familiare che segue Elizabeth e John Baxter e i loro cinque figli adulti. La prima stagione di The Baxters è incentrata sulla figlia di Elizabeth e John, Kari, che apprende la scioccante verità che il marito professore, Tim, ha avuto una relazione segreta con uno dei suoi studenti universitari.

Mentre la sua relazione viene messa alla prova, Kari cerca conforto nella fede e nella sua famiglia per capire se l’amore è veramente una scelta e se il suo matrimonio può essere salvato. In questo percorso profondamente commovente basato sulla fede, i Baxter devono riunirsi come una famiglia per lavorare attraverso le sfide della vita.

SERIE & SHOW

Naruto: Shippuden – la quinta stagione | 1 marzo
Dragon Ball Z – la quarta stagione | 9 marzo
Fairy Tail – la nona stagione | 29 marzo

SERIE E SHOW IN SCADENZA

Hunter X Hunter | 29 marzo

Deadpool & Wolverine: 5 domande emerse dopo aver visto il primo trailer

L’hype intorno al nuovo film di Deadpool, ora ufficialmente intitolato Deadpool & Wolverine, era già alle stelle fin dall’annuncio di Hugh Jackman nell’amato ruolo di Wolverine. Con l’uscita del trailer che anticipa il ritorno di entrambi i supereroi nel mondo del MCU, i fan hanno iniziato a porsi delle domande. In particolare, in questo articolo ne spieghiamo cinque tra le più influenti che coinvolgono il mondo della Marvel nella sua totalità: tra queste, il ruolo della TVA, gli easter egg più importanti e il posto di questo film nella timeline del MCU.

Cosa vuole la TVA da Wade?

Deadpool & Wolverine TVA

In Deadpool 2, Wade Wilson ha usato il dispositivo per viaggiare nel tempo di Cable per salvare le vite dei suoi amici e alterare la storia. Una volta avremmo detto che questa azione avrebbe dovuto metterlo nel radar della TVA come candidato principale per la potatura, ma ora che c’è un Multiverso infinito in gioco, tecnicamente non ha fatto nulla di male. Al contrario, potrebbe essere la sua esperienze con i viaggi nel tempo e nel multiverso a renderlo la persona giusta al momento giusto. È chiaro che è stato reclutato per qualcosa di importante e, a conti fatti, Wade sembra accettare il compito di salvare l’Universo Marvel.

È il Wolverine del MCU?

Deadpool & Wolverine Logan

Hugh Jackman tornerà a vestire i panni di Logan in Deadpool & Wolverine, ma questo trailer tiene in gran parte nascosto il mutante anche perché in gran parte il suo costume era stato già spoilerato dalle foto del set. L’iconica acconciatura di Wolverine e l’abito bianco che nel trailer gli si vede indossare in una specie di club sembra però confermare che ci troviamo di fronte a Patch, il soprannome che Logan ha adottato durante il periodo trascorso a Madripoor. Questo potrebbe essere il vero il Logan del MCU, interpretato da qualcuno che non è Jackman. Taron Egerton? Daniel Radcliffe? Dovremo aspettare e vedere, ma chiunque sia, sembra sarà destinato a essere il Wolverine permanente della Terra-616, ammesso che non si riveli un bluff.

Come si collega tutto questo a Loki?

Deadpool Mr. Paradox TVA

Alla fine della seconda stagione di Loki, il Dio dell’Inganno ha creato un nuovo Multiverso di cui egli è ora al centro. Di conseguenza, l’attenzione della TVA sembra essersi spostata dalla potatura delle linee temporali erranti al mantenimento di questa e alla caccia alle Varianti di Kang. Il problema è che durante la Saga del Multiverso abbiamo assistito a un forte scollamento tra i progetti del grande e del piccolo schermo. Di conseguenza, c’è il rischio che Deadpool e Wolverine non riescano a collegarsi correttamente con Loki, creando confusione tra i fan e privandoci della continuità che è servita così bene alla Saga dell’Infinito.

Quello è Avengers: Age Of Ultron?

Deadpool & Wolverine scena film

Torniamo alla TVA e sembra che abbiano intenzione di mandare Wade sulla Terra-616. L’anteprima mette in evidenza la memorabile inquadratura degli eroi più potenti della Terra che entrano in azione in Avengers: Age of Ultron. Più tardi, vediamo Wade combattere contro gli agenti della TVA in un’ambientazione innevata che sembra estremamente simile a quella del secondo film degli Avengers. Potrebbe essere che Deadpool abbia in qualche modo preso parte alla battaglia con l’HYDRA? Se si aggiunge che Cassandra Nova fa la sua apparizione in un altro punto dell’anteprima e che Deadpool si ritrova persino seduto nel letto di Hulk in Thor: Ragnarok, è impossibile dire dove ci porterà questo trequel.

Quella è Lady Deadpool?

Deadpool & Wolverine Lady Deadpool

Infine, le foto del set sembrano aver confermato che Deadpool e Wolverine si imbatteranno delle varianti di loro stesso, ma a chi appartengono queste mani? Dando un’occhiata più da vicino ai fumetti (e alle dimensioni delle mani stesse e al design dei guanti), sembra possa trattarsi di Lady Deadpool! Non ci sono conferme a riguardo né su chi potrebbe interpreterà il personaggio, anche se si vociferano nomi come Blake Lively (moglie di Reynolds) o Taylor Swift. Entrambe sarebbero una scelta quantomai azzeccata e divertente.

Civil War: trailer italiano del nuovo film di Alex Garland

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Civil War: trailer italiano del nuovo film di Alex Garland

01 Distribution ha diffuso il trailer italiano di Civil War, dal regista di 28 giorni dopo e Sunshine Alex Garland che vede protagonisti Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura, Stephen McKinley Henderson e Nick Offerman. Civil War è un’esclusiva per l’Italia LEONE FILM GROUP in collaborazione con RAI CINEMA dal 18 APRILE AL CINEMA.

Secondo World of Reel, Civil War è stato descritto come “un road movie e un film di guerra con elementi satirici” e “un gioco sparatutto elevato“. Garland ha dichiarato al The Telegraph che Civil War è “ambientato in un punto indeterminato del futuro, abbastanza avanti da permettermi di aggiungere un’idea

Recentemente il sito Empire Online  ha chiesto al regista perché il Texas e la California si sono uniti contro lo stato centrale, e Garland ha detto: “La risposta è nel film. Nei film tendo a non spiegare le cose. A volte mi sento eccessivamente imboccato dal cinema, e quindi probabilmente reagisco contro questa tipologia di narrazione. Questa domanda, perché il Texas e la California, è una domanda che voglio che il pubblico si ponga“.

La trama del film Civil War

In un’America sull’orlo del collasso, attraverso terre desolate e città distrutte dall’esplosione di una guerra civile, un gruppo di reporter intraprende un viaggio in condizioni estreme, mettendo a rischio le proprie vite per raccontare la verità.

La zona d’interesse: la spiegazione del finale del film

La zona d’interesse: la spiegazione del finale del film

La Zona di interesse è uno dei film più audaci dello scorso anno (qui la recensione): un esperimento radicale di prospettiva, – ispirato ad una storia vera e basato sull’omonimo romanzo di Martin Amis – che limita il punto di vista del pubblico sulle atrocità adottando quello delle persone che le perpetrano. Il regista Jonathan Glazer stabilisce immediatamente la sua concezione formale, spingendo tutti gli orrori di Auschwitz appena oltre la linea dell’inquadratura e concentrandosi invece su una famiglia nazista beatamente imperturbabile che svolge la sua routine quotidiana nella periferia del campo.

Poiché il regista non si discosta mai molto da questo approccio, il suo punto di vista sulla capacità della società di compartimentare il male – e di tenere la propria complicità lontana dalla vista e dalla mente – arriva molto più forte e chiaro delle urla fuori campo della colonna sonora. È un film che continua a dire una cosa sconfortante più e più volte, e forse è per questo che molti recensori hanno fatto riferimento alla stessa citazione di Hannah Arendt sulla banalità del male, ispirata dallo studio di un burocrate nazista le cui azioni mostruose si scontravano con l’apparenza ordinaria.

Perché nel finale di La zona d’interesse Hoss vomita?

La lettura popolare – e forse anche voluta – del finale di La Zona d’interesse è che Höss viene finalmente messo di fronte all’enormità del suo ruolo di primo piano nella Soluzione Finale di Hitler. Rantola perché l’orribile verità, nella terribile quiete e oscurità, lo ha trovato. Anche se solo per un momento, la sua dissociazione sociopatica ha vacillato.

Discutendo del film in una recente intervista, l’attore Christian Friedel sembra rafforzare questa interpretazione. “Penso che sia una lotta: il corpo contro la sua anima“, ha detto l’attore a proposito dell’improvvisa malattia di Höss. “Perché il corpo dice la verità, anche se nella nostra mente possiamo tradire noi stessi. Siamo maestri dell’autoinganno“. Friedel indica anche un’importante fonte di ispirazione per lui e Glazer: la scena finale del documentario The Act of Killing, in cui un criminale di guerra – il genocida gangster indonesiano Anwar Congo – scoppia in una crisi di vomito, come se fosse finalmente sopraffatto da ciò che ha fatto.

Una spiegazione alternativa al finale

Tuttavia, vale la pena ricordare che c’è un modo alternativo di leggere la fine di questo film. Höss potrebbe sperimentare un altro tipo di brusco risveglio ne La Zona d’interesse: non tanto l’emergere tardivo di una coscienza, quanto la consapevolezza di quanto sia piccolo nel grande schema delle cose.

Non è che Glazer dipinga un chiaro ritratto della colpevolezza morale che si afferma. Per cominciare, il vomito avviene prima della visione, il che complica qualsiasi senso netto di causa ed effetto psicologico. Höss sta sentendo le onde d’urto fisiche della verità che la sua premonizione illustrerà ulteriormente – i segni interni rivelatori che si trova dalla parte sbagliata della storia? O ha semplicemente bevuto troppo alla festa?

Il capovolgimento dell’ordine degli eventi nega la semplice ottica drammatica di un criminale di guerra impenitente che prova un sentimento di rimpianto. È da notare che il film termina nel 1943, ben due anni prima della resa della Germania. Il vero Höss non ebbe un momento alla Oskar Schindler. Continuò a servire la visione di Hitler e non si pentì fino a pochi giorni prima della sua esecuzione. Uno psicologo americano che parlò con Höss scrisse di lui: “C’è troppa apatia per lasciare un’idea di rimorso“.

La zona d'interesse finale vomito

È davvero il senso di colpa?

Quindi, se non è il senso di colpa a premere sul personaggio negli ultimi minuti, sconvolgendo il suo stomaco e la sua mente, cosa lo fa? Forse qualcosa di più piccolo e insignificante. La zona d’interesse presenta Höss come un mostro decisamente burocratico: l’assassino di massa come un verme arrivista che vede l’Olocausto – questo male insondabile che sta direttamente commettendo – come un mero risultato professionale.

Ricercando per il ruolo, Friedel ha trovato una citazione del vero comandante: “Era il mio lavoro, e volevo essere il migliore nel mio lavoro“. Höss, in altre parole, non si limitava a “seguire gli ordini“, la difesa di default del nazista medio. Stava cercando di eseguirli molto bene, per ottenere una stella d’oro.

E forse quello che vede alla fine della sala è un futuro in cui nessuno apprezza quello che ha fatto: non l’ingegnosità tecnologica dei suoi omicidi, né l’efficienza del campo sotto la sua guida. Sono le sue vittime che la gente verrà ad Auschwitz per onorare. Egli è una nota a piè di pagina nella storia, ricordato come un mero ingranaggio della macchina della morte, se viene ricordato. Non è un caso che l’ultimo dialogo che il personaggio pronuncia sia un gongolamento su come intitoleranno a lui un futuro atto di genocidio. È un uomo preoccupato soprattutto della sua reputazione professionale. L’irrilevanza di quest’ultima con il senno di poi storico è ciò che gli fa rivoltare lo stomaco

In un certo senso, la breve scena a cui Glazer salta – un quasi-documentario in miniatura di inservienti che puliscono quello che era un campo di concentramento e che ora è un museo – riflette il pensiero ottuso del personaggio, anche se offre una deliberata pausa da esso. Auschwitz è ancora un luogo di lavoro. I custodi che vediamo spolverare con calma le sue superfici stanno facendo un lavoro, proprio come Höss. Se c’è una qualche correlazione tra il suo mal di pancia e la visione che segue, probabilmente risiede nella sua consapevolezza di essere lui stesso una specie di custode.

Il finale è come una mostruosa distorsione dell’incubo dello stacanovista. Il suo lavoro non sarà celebrato. Il suo certificato di impiegato del mese verrà ritirato. Alla fine, La Zona d’interesse rimane la storia di un genocidio come progetto Q3, una riga sul curriculum di un middle manager. Anche quando Jonathan Glazer taglia, mantiene questa inquietante cornice.

Detto questo, il finale si spinge anche oltre la complicità specifica di Höss, fino alle barriere che il mondo intero erige tra sé e l’indicibile. È più facile, come dice lo spezzone finale, definire il male con il senno di poi, vederlo come qualcosa che è accaduto una volta, una storia oscura che possiamo studiare dietro un vetro, un orrore che può essere pianto ma non più evitato. Ma il male dell’Olocausto non è un problema strettamente legato al passato. Si ripropone in forme sempre nuove, ignorato e tollerato mentre parliamo. I monumenti commemorativi di domani sono le atrocità di oggi che accadono appena al di là del muro di cinta del giardino.

Rebecca Ferguson svela di aver richiesto il licenziamento di un attore

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Rebecca Ferguson ha rivelato di aver affrontato un co-protagonista (il nome non è stato rivelato) e di aver chiesto che venisse rimossi dal film dopo che l’individuo le aveva “urlato” contro.

In un’intervista al podcast Reign with Josh Smith, l’attrice di Dune – Parte due ha ricordato come ha raccolto le sue forze per il suo co-protagonista e definirlo un “idiota assoluto” e da allora non è più stata vittima di comportamenti sessisti.

Rebecca Ferguson non ha rivelato l’identità dell’attore, né ha definito il genere dell’individuo. Ha però confermato che non si trattava di Hugh Jackman o Tom Cruise, con cui ha recitato rispettivamente in The Greatest Showman e Mission Impossible.

Rebecca Ferguson ha detto: “Ricordo che c’è stato un momento in cui questo essere umano era così insicuro e arrabbiato perché non riusciva a far uscire le scene”.

E credo di essere stata così vulnerabile e a disagio da farmi urlare contro. Ma poiché questa persona era la numero uno di un elenco di chiamate, non c’era nessuna rete di sicurezza per me. Quindi nessuno mi guardava le spalle. E io piangevo quando uscivo dal set“.

Rebecca Ferguson ha ricordato come questa persona le dicesse cose come “Ti definisci un attore?” e “È con questo che devo lavorare?“, di fronte alla troupe del film. “Sono rimasta lì a bocca aperta“, ha ricordato.

Rebecca Ferguson ha detto di aver deciso di sfidare la sua co-star il giorno dopo, dicendo a quell’individuo di “andarsene dal mio set“. Ha ricordato di aver avuto “tanta paura” del confronto.

Ho guardato questa persona e le ho detto: “Puoi andartene. Lavorerò per ottenere rispetto. Non voglio vederti mai più“. E poi ricordo che i produttori si sono avvicinati e hanno detto: ‘Non puoi fare questo al numero uno. Dobbiamo permettere a questa persona di stare sul set‘”.

Rebecca Ferguson ha detto di aver chiesto di recitare senza la sua co-star. “E l’ho fatto“, ha detto. “Ho pensato che non doveva essere così. E mi ricordo che dopo sono andata dal regista e gli ho chiesto: “Cosa sta succedendo?“.

Il regista mi rispose: “Hai ragione. Non mi sto occupando di tutti gli altri. Sto cercando di rendere morbida questa persona perché è così instabile“. E da quel momento è stato fantastico, ma mi ci è voluto molto tempo per arrivarci“. Potete vedere l’intervista qui sotto:

Dune – Parte Due aprirà con un debutto da record, ecco le previsioni!

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Dune – Parte Due, la seconda parte del pluripremiato film di Denis Villeneuve del 2021 dal classico romanzo di Frank Herbert potrebbe segnare una delle aperture più importanti degli ultimi post pandemia e post scioperi. Si prevede un’apertura mondiale da 170 milioni di dollari , divisi in 85 milioni90 milioni di dollari all’estero e altri 80 milioni di dollari nella fascia alta negli Stati Uniti e Canada. La Warner prevede prudentemente un’apertura da 65 milioni di dollari, ma la maggior parte delle agenzie e dei servizi di monitoraggio prevedono quasi 80 milioni di dollari.

Ancora una volta Content is the KING. Dune – Parte Due, con 190 milioni di dollari, è stato finanziato in gran parte dalla Legendary, ma la Warner Bros. ha una partecipazione a due cifre nel film. La Warner riceverà una piccola quota degli incassi e anche un compenso per la distribuzione. Lo studio ha speso per il marketing globale in una campagna guidata dal suo guru del marketing Josh Goldstine, denaro che sarà recuperato nella cascata a valle sul piano finanziario.

Tuttavia, il dopo-risultato darà un po’ di luce all’assediata Warner Bros Discovery, gestita da David Zaslav, con un prezzo delle azioni di 8,60 dollari (ad oggi), che si spera possa salire la prossima settimana. L’ultimo Q4 del conglomerato è stato indebolito da scioperi e da un mercato pubblicitario opaco. Tuttavia, Zaslav ha promesso che “avrà un piano d’attacco per il 2024” che comprende “una library creativa più robusta nei nostri studi cinematografici e televisivi“.

Da notare che un’apertura interna di 65-80 milioni di dollari supererebbe alla grande l’apertura interna di 41 milioni di dollari di Dune, del 2021, che ha visto le sue vendite di biglietti assorbite da un’uscita in sala day-and-date sul servizio di streaming HBO Max all’inizio di ottobre dello stesso anno. Tuttavia, Dune fu uno dei pochi titoli day-and-date a superare i 100 milioni di dollari al botteghino nazionale e uno dei soli due a superare i 400 milioni di dollari in tutto il mondo, insieme a Godzilla vs. Kong della Legendary. È stato uno dei pochi blockbuster che ha funzionato sia nelle case che nelle sale, ma ha sicuramente lasciato molti soldi sul piatto del box office theatrical.

Hunter Schafer di Euphoria è stata arrestata durante una protesta pro Palestina

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Secondo quanto riportato, Hunter Schafer, star degli Euphoria, è stata arrestata lunedì durante una protesta a favore della Palestina, durante la registrazione dell’apparizione di Joe Biden al Late Night With Seth Meyers.

Secondo Vulture, Hunter Schafer è stata una dei 33 arrestati mentre protestava per i diritti dei palestinesi con il gruppo Jewish Voice for Peace lunedì.

Le foto dell’evento la mostrano mentre indossa una maglietta che chiede un cessate il fuoco immediato e un’immagine della Reuters la vede scortata fuori dalla 30 Rock da un agente della polizia di New York con le mani legate dietro la schiena.

L’apparizione di Biden a Seth Meyers è stata interrotta dai manifestanti. Ieri, alle primarie democratiche del Michigan, migliaia di persone hanno spinto per un “voto non impegnato” per inviare un messaggio al Presidente su Gaza, e la quota di voti non impegnati è stata del 14,2% con il 28% di votanti.

Biden è stato ospite a sorpresa di Seth Meyers, dove ha risposto a domande che spaziavano dalla sua età alla cospirazione conservatrice su Taylor Swift fino, senza sorpresa, alla guerra tra Israele e Hamas.

Hunter Schafer ha recitato in Euphoria nel ruolo dell’adolescente transgender Jules Vaughn. Il ruolo le ha dato fama mondiale e ha vinto numerosi premi per la sua interpretazione. Tra gli altri ruoli ricordiamo il prequel di Hunger Games, Hunger Games – La ballata dell’usignolo e il film horror Cuckoo con Dan Stevens e Jessica Henwick.

Estranei: le differenze tra il libro e il film di Andrew Haigh

Estranei: le differenze tra il libro e il film di Andrew Haigh

Arriva finalmente in sala Estranei, il film rivelazione dell’ultima Festa del Cinema di Roma, diretto da Andrew Haigh. La pellicola del regista inglese, distribuita da Searchlight Pictures e interpretata da un ristretto cast composto da Andrew Scott, Paul Mescal, Jamie Bell e Claire Foy, è tratta dall’omonimo romanzo di Taichi Yamada – autore giapponese recentemente scomparso.

Il film del cineasta britannico, giunto ormai al suo quinto lungometraggio, rappresenta dunque un interessante caso di intersezione culturale e mediale. E proprio per questa ragione  abbiamo deciso di stilare una breve lista di differenze tra l’opera di Yamada e quella di Haigh. Manifestazioni diverse di una stessa esigenza: raccontare la solitudine.

Collocazione geografica

La prima grande differenza tra Estranei, il film di Andrew Haigh, e l’opera di Yamada a cui il lungometraggio si ispira è di natura puramente geografica. Se infatti l’opera letteraria dell’autore giapponese si alterna tra Tokyo e il distretto di Asakusa, la pellicola del regista inglese trasla il tutto nell’Inghilterra di Haigh, facendo muovere il protagonista tra nord e sud di Londra (Croydon). Tale “lontananza”, lungi dal risultare esclusivamente accessoria, si riflette in una serie di dettagli narrativi, di maggiore o minore importanza, che pur non intaccando il significato ultimo del racconto, aiutano la sua collocazione culturale. Se infatti sia Adam che Harada, i due protagonisti, sono sceneggiatori in crisi che abitano in un condominio sostanzialmente disabitato, diverso è invece il set-up dell’altra fondamentale location della storia.

La casa d’infanzia di Adam è la tipica villetta a schiera periferica occidentale, mentre quella di Harada è un appartamento inserito all’interno di “una casetta a due piani”, al quale si accede tramite “una passerella esterna” che corre lungo il primo piano, passando per l’ultima di tre porte. A questo possiamo aggiungere le naturali differenze in termini di regime alimentare, arredamento, momenti di condivisione familiare (il Natale di Adam vs la partita al Gioco dei fiori di Harada) ed etica professionale (il grande spazio dato al lavoro di scrittore di Harada). Tutti elementi che, nella loro semplicità e immediatezza, consentono al pubblico una più spontanea immersione emotiva e sensoriale all’interno dei confini di due ambientazioni agli antipodi.

Andrew Scott e Paul Mescal

Il secondo lampante punto di “distacco” tra Estranei di Yamada e Haigh risiede ovviamente nella composizione della coppia protagonista del racconto. A differenza di Harada, che poco tempo dopo il divorzio riceve la visita inaspettata di Kei – donna decisamente più giovane di lui – Adam viene (almeno apparentemente) strappato dalla monotonia delle sue giornate da Harry, ragazzo sulla cui età il regista sceglie di non soffermarsi particolarmente.

Quella che a primo impatto potrebbe apparire come un semplice switch tra una relazione di natura eterosessuale e una omosessuale, ha però implicazioni decisamente più importanti. Non solo Haigh riadatta lo scheletro narrativo di Yamada per portare avanti un discorso cinematografico a lui caro sin dagli esordi (pensiamo al Weekend del 2011), ma innesta, attraverso la modifica in fase di scrittura, un ragionamento sul coming-out – inteso, nel bene e nel male, come esperienza essenziale e fondativa per la vita di ciascuno – che dona uno sguardo nuovo al materiale del racconto e ne amplifica i risvolti sociali e familiari.

Adam non è solo un uomo che ha perduto prematuramente i genitori e rimpiange un rapporto mai sviluppatosi, ma è un ragazzo omosessuale a cui è stata portata via la possibilità di un confronto/scontro relativo alla propria identità. E che dunque, proprio per questa ragione, vaga disperso e senza alcun punto di riferimento.

Rappresentazione del contatto ultra-terreno

Arriviamo così alla differenza numero 3. Una differenza di natura rappresentativa. Parliamo cioè di come autore e regista hanno scelto di affrontare nella storia di Estranei il confronto tra i loro protagonisti e il mondo “al di là”, identificato nella casa di famiglia di Harada e Adam. Come difatti è facilmente intuibile a partire da un preciso momento di libro e film, i due sceneggiatori si ritrovano ben presto in contatto con una dimensione altra, abitata dai fantasmi dei loro genitori.

Tale contatto, che Andrew Haigh sceglie di sviluppare solo dal punto di vista psicologico, ha all’interno dell’opera letteraria un risvolto anche fisico: senza che Harada se ne accorga, le ripetute visite ai genitori in quel di Asakusa provocano infatti in lui un deperimento corporale – del quale tra l’altro l’uomo prende coscienza solo grazie alla preoccupazione manifestata dalla vicina/amante Kei e da un collega di lavoro; i quali lo portano, in un momento di realizzazione anche simbolica, a guardarsi veramente allo specchio e vedersi per ciò che realmente è diventato.

La scelta di Haigh di non riproporre a schermo questa vera e propria trasformazione è dettata, oltre forse che da una precisa volontà di eliminazione del grottesco, da un’ulteriore ragione: non percependo alcun danno apparente, Adam fatica a distaccarsi dalla possibilità di condivisione offerta da questo insperato ri-incontro. Ed è anche per questo che, differentemente dal libro, sono i genitori di lui a porre fine al loro tempo insieme e a comunicargli la necessità di “andare avanti”.

Culture agli antipodi

C’è un altro risvolto narrativo particolarmente importante che i due autori di Estranei hanno deciso di sviluppare in maniera differente, ed è il momento in cui i protagonisti confessano ai rispettivi interessi romantici le loro assidue visite ad Asakusa e Croydon. Se infatti Adam invita Harry a visitare la sua casa d’infanzia per ritrovarla poi chiusa e abbandonata (dal momento che i genitori si mostrano solo al figlio), questo non avviene tra le pagine di Yamada; all’interno delle quali Kei, venuta a sapere del contatto ultraterreno di Harada, lo spinge a interrompere questa frequentazione e a designarla come un qualcosa di malvagio e di inopportuno.

Frangenti agli antipodi, ma proprio per questo profondamente rivelatori: in Haigh il comportamento di Harry, apparentemente scettico, ma comunque solidale, appare verosimile – almeno in una prospettiva occidentale – e contribuisce a creare un senso di ambiguità che si trascina per tutto il film. Nel libro di Yamada quella che emerge è invece una spiritualità concreta di matrice prettamente orientale, comprensibile se calata in quello specifico contesto culturale. Una spiritualià che, come vedremo tra poco, ha conseguenze anche e soprattutto nel finale del racconto.

Spiritualità occidentale e orientale

Ed eccoci all’ultimo grande elemento di distacco tra le due versioni di Estranei prese in considerazione all’interno di questa analisi. Elemento rappresentato dalla sequenza che precede il finale del libro, ma si identifica come la vera e propria conclusione del film. La realizzazione del protagonista.

Al termine dell’opera, quando sia Adam che Harada hanno posto fine al rapporto ultra-terreno con i propri genitori, entrambi i protagonisti devono far fronte a una spiazzante scoperta: Harry e Kei in realtà sono fantasmi. Lo sono stati sin dall’inizio; o meglio dal momento in cui, in occasione della loro prima visita, sono stati momentaneamente allontanati da Adam e Harada a notte fonda e, lasciati soli, si sono tolti la vita per poi riapparire nelle vite dei protagonisti alla stregua dei loro genitori.

Nell’opera di Haigh il ritrovamento del corpo esanime di Harry è seguito da un’ultima apparizione del ragazzo, nel segno di quell’ambiguità e di quella solitudine mista ad amore e speranza che contamina l’intero film. Yamada invece mette in scena un vero e proprio confronto/scontro tra Harada e Kei, in cui quest’ultima (spinta forse da rabbia e rimpianti) dichiara di voler trascinare con sé il protagonista, rivelando – prima della resa finale – un carattere maligno mai mostrato in precedenza.

Ancora una volta, come preannunciato, emerge sul finale di Estranei una distanza culturale tra le due opere che si palesa nella differente concezione del mondo degli spiriti tra occidente e oriente. Da una parte il “conforto”, dall’altra un’inquietudine che conduce a una presa di consapevolezza. Modi diversi di percorrere strade simili e raccontare un senso di solitudine che, al contrario, non conosce latitudine.

Dune – Parte due: il film ha una scena post-credits?

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Dune – Parte due: il film ha una scena post-credits?

Da oggi finalmente in sala, il film Dune – Parte due (qui la recensione) diretto da Denis Villeneuve riporta sul grande schermo l’avventura di Paul Atreide sul pianeta Arrakis, dove medita vendetta contro gli assassini di suo padre e mentre va anche incontro al proprio destino di Messia dell’Universo. Come noto, questa seconda parte conclude la narrazione del primo romanzo del Ciclo di Dune, scritto da Frank Herbert, ma già da tempo Villeneuve afferma di voler realizzare anche un Dune 3, che sarà basato sugli eventi del secondo romanzo, Dune: Messiah. Alla luce di ciò, c’è qualcosa in Dune – Parte due, che anticipa questo ulteriore film?

Cosa aspettarsi da Dune – Parte due?

Dune - Parte Due Kwisatz Haderach
© 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Niko Tavernise

Questo film successivo esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta di prevenire un futuro terribile che solo lui può prevedere.”

Nel film vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV.

Dune – Parte due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert. Dune – Parte due uscirà nei cinema il 28 Febbraio 2024! Il secondo capitolo continuerà la storia di Dune, che, nonostante la sua controversa uscita, è stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre 402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165 milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.

Dune – Parte due ha una scena post-credits o una end-credits?

Dune - Parte Due Timothée Chalamet Austin Butler
Timothée Chalamet e Austin Butler in una scena di Dune – Parte Due. © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Niko Tavernise

La risposta è molto sempplice: no, non ci sono scene mid-credits o end-credits in Dune – Parte due. Le scene post-credits sono diventate generalmente una norma per i blockbuster a grande budget. Il merito va soprattutto al MCU, perché chi entra in un film evento si aspetta di vedere un’altra scena dopo i titoli di coda che anticipa qualcosa sul futuro dei personaggi appena visti. Allo stesso modo i fan di Dune si sono chiesti se ci sia qualcosa del genere anche in Dune – Parte due, ma la recente anteprima mondiale ha confermato che non c’è nessuna scena dopo i titoli di coda che ci accompagni verso il terzo film.

Inoltre, il regista Denis Villeneuve ha precedentemente dichiarato di non amare le scene post-credits nei suoi film. In un’intervista rilasciata a NME nel 2021, ha dichiarato: “Non mi piacciono le scene post-credits. C’è un’emozione finale molto specifica che stavo cercando con l’inquadratura finale di Dune e non voglio rovinarla. Quindi no, non uso scene post-credits. Non l’ho mai fatto e non lo farò mai“. Alla luce di ciò, è comunque consigliabile rimanere fino alla fine dei titoli di coda, non solo per onorare quanti hanno lavorato al film ma anche per godere fino in fondo delle note della colonna sonora composta da Hanz Zimmer.

Jurassic World: svelata la data d’inizio delle riprese del nuovo film

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La data di inizio delle riprese del nuovo Jurassic World 4, previsto in sala per il prossimo anno, è stata rivelata. Dopo il successo dei tre precedenti film di Jurassic World, il mese scorso è come noto stato annunciato che un altro sequel è in fase di sviluppo, con lo sceneggiatore di Jurassic Park David Koepp pronto a scrivere la sceneggiatura. Si dice però che il film sarà un reboot del franchise e che non sia previsto il ritorno di alcun membro del cast precedentemente legato ad esso. Tornando alla data di inizio riprese, ProductionList.com riporta che queste sono fissate per il 31 luglio 2024. Questa rivelazione segue la recente conferma che il regista di The Creator e Rogue One: A Star Wars Story, Gareth Edwards, sarà alla guida del film.

Cosa sappiamo di Jurassic World 4?

Sebbene non siano ancora state rivelate informazioni ufficiali sulla trama del nuovo Jurassic World 4, la scrittura della sceneggiatura da parte di Koepp suggerisce che Jurassic World 4 potrebbe tornare alle origini del franchise. Koepp non solo ha scritto l’acclamato originale del 1993 di Steven Spielberg, ma anche il suo sequel del 1997, Il mondo perduto: Jurassic Park. Non essendo previsto il ritorno di membri del cast storico come Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, né di nuovi membri del cast di Jurassic World come Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, il prossimo sequel potrebbe aprire la strada a una nuova era per il franchise.

Anche l’assunzione di Edwards fornisce qualche indicazione su ciò che potrebbe accadere in futuro. Edwards, che ha diretto anche Godzilla del 2014, ha anni di esperienza come artista VFX e questo è certamente uno dei motivi principali per cui tutti i suoi film presentano immagini CGI mozzafiato. The Creator, ad esempio, presenta un lavoro VFX straordinario ed è stato realizzato con un budget inferiore alla metà di quello di un tipico film del MCU, il che suggerisce che Jurassic World 4 potrebbe avere una delle migliori CGI del franchise di sempre.

Le informazioni sulla trama possono essere scarse, ma il finale di Jurassic World: Il Dominio potrebbe in un certo senso aver preparato gli eventi del prossimo sequel. Il film si conclude con gli esseri umani e i dinosauri che vivono fianco a fianco, e il prossimo film potrebbe riprendere proprio da qui, solo con nuovi personaggi. Con l’avvicinarsi della data di inizio delle riprese, è comunque probabile che nei prossimi mesi vengano rivelate ulteriori informazioni sulla trama di Jurassic World, ma anche sugli attori principali che comporranno il cast.

James Gunn chiarisce come potrebbero avvenire i prossimi annunci DC

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Recentemente l’amministratore delegato della Warner Bros. Discover, David Zaslav, ha annunciato che i co-presidenti dei DC Studios, James Gunn e Peter Safran, presto faranno alcuni importanti annunci sul DCU nel prossimo futuro. I fan del franchise hanno dunque subito puntato gli occhi sul San Diego Comic-Con, evento durante il quale le major sono solite effettuare importanti comunicazioni riguardo i loro progetti. C’è anche chi, su Threads, ha esplicitamente posto la domanda a Gunn, ovvero se c’è dunque da aspettarsi che i prossimi annunci DC vengano fatti in quell’occasione o se avverranno tramite una livestream.

La risposta di Gunn, secca come sempre, non si è fatta attendere. “Queste sono le nostre uniche due scelte?” ha replicato il regista, lasciando intendere che gli annunci potrebbero avvenire con mezzi diversi da un panel nella Hall H del San Diego Comic-Con o da un video sui social media. Zaslav ha in ogni caso rivelato che quanto annunciato nel video di rivelazione del gennaio 2023 era apparentemente “meno della metà” di tutti i progetti che lo studio sta pianificando e si è detto  soddisfatto di quanto visto finora su Superman: Legacy. Non resta dunque che attendere per scoprire dove e quando questi ulteriori annunci verranno effettuati.

James Gunn dirige Superman: Legacy

Superman: Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU).

Il casting, come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, e Nathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

“Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Road House: Jake Gyllenhaal risponde alle accuse del regista

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Road House: Jake Gyllenhaal risponde alle accuse del regista

L’imminente remake Road House, con protagonista Jake Gyllenhaal arriverà sulla piattaforma Prime Video dal 21 marzo, ma ad anticipare questo suo arrivo c’è una forte polemica suscitata proprio dal suo regista, Doug Liman. Questi ha sostiene di aver sviluppato il progetto per un’uscita nelle sale ma che gli Amazon Studios hanno poi cambiato i piani rendendo Road House un film da distribuire solo per lo streaming. Successivamente a queste accuse, Gyllenhaal ha respinto le affermazioni di Liman, offrendo la sua versione della dinamica.

Adoro la tenacia di Doug, e penso che stia difendendo i registi, i film al cinema e le uscite in sala. Ma, voglio dire, Amazon è sempre stata chiara sul fatto che si trattava di streaming“, ha confermato Gyllenhaal a Gamesradar. “Voglio solo che il maggior numero di persone lo veda. E penso che stiamo vivendo in un mondo che sta cambiando nel modo in cui vediamo e guardiamo i film e nel modo in cui vengono realizzati. Quello che mi è chiaro, e che ho amato molto, è stato il profondo amore di [Liman] per questo film, e il suo orgoglio per quanto ci tiene, per quanto ritiene che sia bello e per quanto la gente dovrebbe vederlo“.

E ha continuato: “Mi è capitato anche di guardare un film al computer, o in luoghi diversi, e di commuovermi profondamente. Se il compito di una storia è quello di commuovere le persone, io mi sono commosso in entrambe le forme. Sono un profondo amante del cinema e dell’uscita in sala, ma abbraccio anche il mondo dello streaming“. Il film era stato originariamente sviluppato dalla MGM, ma quando Amazon ha acquisito lo studio, il destino del film si è complicato. Liman ha anche condiviso una lettera aperta sulla sua esperienza, affermando che non sarà presente alla prima del film al South by Southwest Film Festival il mese prossimo.

All’inizio di questo mese, tuttavia, un rapporto di Variety ha affermato che durante il processo di sviluppo, a Liman era stata offerta l’opportunità di avere un budget più ridotto e ottenere un’uscita nelle sale o di ottenere un budget maggiore per mandare il film direttamente in streaming. Sono dunque molte le versioni della vicenda e non è del tutto chiaro quale di queste offra la verità riguardo alle responsabilità sulla distribuzione del film. In ogni caso, sarà ora possibile vedere Road House esclusivamente su Prime Video.

Tutto quello che c’è da sapere su Road House

Il film ha come protagonista Jake Gyllenhaal nei panni di Elwood Dalton, un ex lottatore UFC che lotta per sbarcare il lunario. Dopo che la proprietaria di un Roadhouse delle Florida Keys lo trova a dormire nella sua auto, Elwood diventa il buttafuori del locale e si ritrova coinvolto in una guerra tra fuorilegge e motociclisti (tra cui l’attuale artista di arti marziali miste, diventato attore per la prima volta, Conor McGregor) e un costruttore deciso a costruire un sontuoso resort per “ricchi stronzi” al posto di quel locale.

La star di Shrinking, Jessica Williams, che l’estate scorsa ha confermato che si sarebbe unita al cast, interpreta la proprietaria del Roadhouse. Completano il cast di Road House gli attori Billy Magnussen (No Time To Die), Daniela Melchior (The Suicide Squad), Gbemisola Ikumelo (A League of Their Own), Lukas Gage (The White Lotus), Hannah Love Lanier (A Black Lady Sketch Show), Travis Van Winkle (You), B. K. Cannon (Why Women Kill), Arturo Castro (Broad City), Dominique Columbus (Ray Donovan), Beau Knapp (Seven Seconds) e Bob Menery.

Doug Liman (Edge of Tomorrow) dirige Road House da una sceneggiatura scritta da Anthony Bagarozzi e Charles Mondry. Dopo aver prodotto il film originale del 1989, Joel Silver torna a produrre per la sua società Silver Pictures insieme a JJ Hook, Alison Winter e Aaron Auch, che fungono da produttori esecutivi. “Sono entusiasta di dare un tocco personale all’eredità dell’amato ‘Road House‘”, ha condiviso Liman in un comunicato. “E non vedo l’ora di mostrare al pubblico quello che io e Jake faremo con questo ruolo iconico

The Marvels: nuove foto svelano un dettaglio del costume di Ms. Marvel

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The Marvels (qui la recensione) potrebbe non aver avuto un grande impatto al botteghino, ma ha ricevuto recensioni per lo più positive e ha trovato molti nuovi fan da quando è arrivato su Disney+. Ora la stessa Brie Larson ha condiviso su Instagram una nuova serie di foto del dietro le quinte, una delle quali rivela un’altra sequenza/elemento che è stata tagliata dal film. Come si può vedere nel post qui riportato, la Ms. Marvel di Iman Vellani avrebbe dovuto avere un casco abbinato al suo nuovo costume. Si suppone che questo permetta a Kamala Khan di viaggiare nello spazio.

Nel finale, come saprà chi ha visto il film, Ms. Marvel rimane a bordo della nave di Dar-Benn mentre Capitan Marvel e Photon viaggiano all’esterno, con quest’ultima che alla fine resta intrappolata in una realtà diversa. Se avesse avuto il casco, avrebbe forse potuto essere presente sul posto per impedire che ciò avvenisse. Non è noto però se tale elemento sia stato rimosso per praticità o per evitare di dover spiegare come mai Ms. Marvel non si sia precipata a salvare la situazione.

The Marvels, leggi la nostra recensione

The Marvels, il sequel con protagonista il premio Oscar Brie Larson, è sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non sono tornati dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, è diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman. Nel cast ci sono anche Iman Vellani (Ms. Marvel) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreta il villain principale. Il film è uscito in sala dall’ 8 novembre 2023 ed è su Disney+ dal 7 febbraio.

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