Ci sono poche cose pericolose come
le ossessioni generate dall’amore, e proprio intorno a tale
sentimento si costruisce il nuovo film del regista francese
Pascal Bonitzer, dal titolo
The Spellbound. Noto per aver
precedentemente realizzato titoli come Encore e
Piccoli tradimenti, egli si affida ora per il suo nuovo
lungometraggio ad un racconto dello scrittore Henry
James, intitolato The Way it Came. Nasce da qui
una storia che fa del proprio mistero continuo il suo punto di
forza, gettando lo spettatore nel vortice di una vicenda più
complessa di quello che potrebbe sembrare. Tra inganni e piccoli ma
decisivi dettagli, l’amore diventa il teatro ideale tanto per la
vita quanto per la morte.
Presentato in concorso alla 30°
edizione del Noir in Festival, il film ha per
protagonista la disincantata Coline (Sara
Giraudeau). In cerca di un’occupazione stabile, questa
inizia a scrivere per una rubrica mensile intitolata “La storia
del mese”. Per il suo primo articolo le viene affidato il caso
di Simon (Nicolas Duvauchelle). L’uomo, che
abita in una remota baita sui Pirenei, racconta infatti di aver
visto il fantasma di sua madre al momento del trapasso di questa.
Scettica circa la realisticità dell’evento, Coline si mette in
marcia per incontrare Simon. Parlando con questi, la donna si
ritrova coinvolta in un gioco di seduzione quantomai insolito,
scoprendo a sue spese che i fantasmi possono essere più reali di
quanto si creda.
Un noir tra amore e incanto
The Spellbound è
traducibile in italiano come “Gli incantati“, e descrive
perfettamente i due protagonisti della storia. Coline appare essere
una donna senza grandi certezze nella vita, alla ricerca di
qualcosa di vero a cui potersi aggrappare. Simon, in modo simile,
sembra aver perso ogni contatto con la realtà, ritirandosi ad una
vera e propria vita da eremita. Per loro sembra non poterci essere
più magia, eppure, come sempre accade, questa si presenta nel
momento più inaspettato. Prima di vedere ciò, però, Bonitzer
sceglie di mostrarci i personaggi per come saranno alla fine del
viaggio.
La scena d’apertura del film,
infatti, si svolge a tre anni di distanza dagli eventi poi narrati.
Ha così inizio un viaggio a ritroso, che permette tanto di
confrontare il dopo con il prima, quanto di entrare nel cuore delle
tematiche del film. Quella che apparentemente sembra essere una
classica storia d’amore, possessione e ossessione, svela in realtà
significati più nascosti e affascinanti. L’intera opera si muove
infatti su un costante equilibrio tra la vita e la morte, e al
centro di questi due valori si trova naturalmente l’amore.
Bonitzer si sbilancia ora verso il
primo ora verso il secondo in base a chi tra Coline e Simon assume
maggior rilevanza. Se la prima è alla disperata ricerca di qualcosa
di vivo, altrettanto non si può dire dell’uomo. Con il progredire
della storia, il confine tra vita e morte diverrà sempre più
labile, lasciando ai personaggi il compito di scegliere da quale
parte stare. L’amore, che può ferire o uccidere, diventa allora il
pretesto per raccontare tale eterno conflitto, attraverso il quale
si cerca di indagare l’animo umano e il suo rapporto con tali
sentimenti.
The Spellbound: la recensione
Rarefatto come l’aria delle montagne
dove si svolge buona parte della storia, The Spellbound
ricorda per atmosfera un’opera come Personal Shopper. Anche
in questa, infatti, vi è l’elemento metafisico del fantasma, e
anche in questo si cercavano risposte all’elaborazione del lutto.
Meno compiuto del film di Assayas, questo di Bonitzer pecca forse
di uno svolgimento non sempre all’altezza del materiale di
partenza. Alcuni passaggi narrativi sembrano infatti rallentati da
un gioco ad inizi poco evidente, che se da un lato può stimolare la
visione di alcuni spettatori, dall’altro rischia di spazientire chi
è meno disposto a concedere il proprio tempo.
Se c’è un elemento di forza evidente
nel film, oltre al suo mistero generale, è però senza dubbio la
presenza dell’attrice protagonista. Sara
Giraudeau, con i suoi grandi occhi blu, incarna
perfettamente l’incanto del titolo, riuscendo infine a far
sviluppare un certo trasporto nei suoi confronti. Grazie a lei,
Bonitzer ha modo di condurre fino alla fine il gioco del suo film,
che seppur imperfetto presenta ugualmente elementi su cui poter
riflettere. Ancora una volta, a chi vorrà lasciarsi possedere, sarà
possibile accedere a chiavi di lettura di non immediata
comprensione.
Debutterà Lunedì 15
Marzo in onda su Rai3 Hangry Butterflies – la rinascita
delle farfalle, iil documentario diretto e scritto
da Maruska Albertazzi.
Fotografia
Francesco Andreoli, Montaggio Pietro
Morana. Musiche di Giulia Ananìa e
Marta Venturini. Con le canzoni di Giulia
Ananìa Una produzione BLINDSPOT STUDIOS
con RAI CINEMA. Prodotto da Francesco
Romeres e Alessandro D’Amario.
La trama
Dietro
l’hashtag #larinascitadellefarfalle c’è una
community di migliaia di ragazze, spesso giovanissime, che grazie
alla loro forza diventano ogni giorno più consapevoli e unite.
Un gruppo di guerriere che, attraverso i propri profili social,
sono riuscite a creare una rete vera, fisica, reale a cui
aggrapparsi nei momenti
più difficili. Hangry Butterflies racconta del
primo incontro dal vivo tra un gruppo di queste ragazze: hanno tra
i 14 e i 22 anni e stanno guarendo dal disturbo del comportamento
alimentare. Storie che si intrecciano, che si toccano, che
scivolano l’una nell’altra come in un gioco di scatole cinesi.
Perché queste ragazze sono una la
sponsor dell’altra. Sono oltre 3 milioni in Italia le
persone che convivono con disturbi del comportamento alimentare.
Tra queste 2,3 milioni sono
adolescenti. “Hangry” è un neologismo nato unendo
“hungry” – affamato – e “angry” – arrabbiato” –
e descrive quella sensazione di nervosismo, rabbia e
inquietudine che ci prende quando siamo affamati e non possiamo
mangiare. Milioni di donne, in questo momento, sono
“hangry” e non perché non hanno accesso al cibo.
Perché se lo negano. All’anoressia, alla bulimia e
agli altri disturbi dell’alimentazione è dedicato il 15 Marzo, la
Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla. Il Fiocchetto Lilla
è il Simbolo della lotta contro i Disturbi del Comportamento
Alimentare (DCA), ed è il simbolo di una lotta per il diritto alla
cura contro un’epidemia che sta prendendo dimensioni sempre più
preoccupanti, alla quale non vengono ancora destinati fondi
sufficienti e specifici.
In questo periodo il
sistema sanitario nazionale è rallentato dalla pandemia in corso:
negli ultimi 4 mesi del 2020 c’è stato un incremento del 30%
rispetto al 2019 delle richieste di presa in carico presso le asl
per i DCA.E solo nei primi 6 mesi del
2020 sono state registrate 230.458 prese in
carico di DCA, soprattutto tra i più
giovani.
La Snyder
Cut di Justice
League in arrivo il prossimo 18 marzo sarà un
film molto diverso rispetto a quello arrivato nelle sale nel 2017,
ma che piaccia o meno, le decisioni creative messe in atto da
Joss Whedon, alla fine, hanno avuto un impatto
su ciò che abbiamo visto in Aquaman e
Shazam!.
Naturalmente, adesso sarebbe
impossibile rendere “canonica” la storia raccontata nella
Snyder
Cut, qualcosa di cui sembra essere assolutamente
consapevole perfino Zack Snyder. Ospite all’interno del podcast
DC Cinematic, al regista è stato proprio chiesto in che modo il
suo taglio del cinecomic si inserirà all’interno del più ampio
DCEU, con lo stesso che ha ammesso che la sua versione non potrà
mai essere considerata realmente “canonica”.
“È interessante… in un certo
senso, all’interno del DCEU, o qualunque cosa sia diventato, quella
trilogia (L’uomo d’acciaio, Batman v Superman, Justice League) è
come se fosse diventata qualcosa di isolato, una cosa a sé stante.
La mia versione di Justice League non è ‘canonica’. Per la Warner
Bros. lo è la versione di Joss Whedon.”
“Nella loro mente, quella fa
parte del canone”, ha aggiunto Snyder. “Quello che ho
fatto io, invece, non lo è. Nella sua totalità. Ma alla fine mi sta
bene così, per sento che non avrei mai potuto realizzare il mio
film, in totale autonomia, sapendo che sarebbe stato canonico. Alla
fine, la Warner Bros. sta percorrendo tutta un’altra strada. E non
c’è nulla che io possa fare al riguardo. È una decisione che non
spetta a me.”
Zack
Snyder’s Justice League uscirà in
streaming uscirà il 18 marzo 2021 in
esclusiva digitale, disponibile per l’acquisto su
Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV.
Il MCU è pieno di personaggi ambigui che fingono
di essere chi in realtà non sono. Al di là dei cattivi in piena
regola, però, ci sono moltissimi personaggi che si muovono lungo
una linea davvero sottile, a metà strada fra luce e oscurità,
agendo spesso in modo amorale, senza però mai esagerare. Proprio
per questo, i tradimenti più inaspettati e dolorosi sono spesso
arrivati da coloro che nessuno avrebbe mai additato come una vera
minaccia.
Screen Rant ha raccolto i 10 più grandi tradimenti visti nel
Marvel Cinematic Universe:
1Steve mente per proteggere
Bucky
La relazione di Steve con
Bucky Barnes è parecchio complicata. Più che un’amicizia, Steve e
Bucky condividono un legame che nessun altro, nemmeno il pubblico,
può comprendere appieno. In un certo senso, sono l’uno l’amore
della vita dell’altro. Che sia di natura romantica o meno, è
un’altra questione, ma il punto è che sono entrambi disposti a
morire per l’altro.
Una volta scoperta
la verità sul coinvolgimento di Bucky nella morte dei genitori di
Tony, Steve continua a mantenere il segreto, condannando alla fine
anche sé stesso. Il suo errore provoca una gigantesca frattura nei
Vendicatori, che può essere risolta solo una volta che la minaccia
del Titano Pazzo diventa imminente. Non è solo un gigantesco
tradimento nei confronti della fiducia di Tony, ma è anche la cosa
più codarda che abbia mai fatto.
Svelato il cast di A
casa tutti bene – la serie, il primo progetto per la
TV firmato da Gabriele Muccino, reboot
dell’omonimo film campione di incassi del 2018 del regista
vincitore del David di Donatello. Le riprese della serie
prodotta da Sky e Marco Belardi per Lotus
Production – società di Leone Film Group, inizieranno il
15 marzo a Roma, dove continueranno fino all’estate, per un
debutto su Sky e NOW TV previstonel
2021.
Per la serie, un familydrama in otto episodi girati da Gabriele Muccino e da lui
scritti insieme a Barbara Petronio, Andrea Nobile, Gabriele Galli,
Camilla Buizza, un grande cast corale a interpretare i membri della
numerosa famiglia – nei suoi due rami – al centro della storia.
A casa tutti bene – La Serie quando esce e dove vederla in
streaming
A casa tutti bene – La Serie uscirà a novembre 2021 su SKY. A
casa tutti bene – La Serie in streaming sarà disponibile su
NOW.
Il cast di A casa tutti bene – la
serie tv
Laura Morante (Lacci,
Ciliegine, Ricordati di me) e Francesco
Acquaroli (Fargo, Suburra – la serie, Alfredino – Una
storia italiana) guidano il cast nei ruoli di Alba e Pietro
Ristuccia, proprietari del ristorante La Villetta, a Roma, e
genitori di Carlo, Sara e Paolo interpretati rispettivamente da
Francesco Scianna (Baarìa, La mafia
uccide solo d’estate, Latin Lover), Silvia
D’Amico (The Place, Hotel Gagarin,
Christian) e Simone Liberati
(Petra, La profezia dell’armadillo,
Suburra).
Euridice Axen
(Gli Infedeli, Loro, Il Processo) è
Elettra, ex moglie di Carlo, mentre l’esordiente Sveva
Mariani interpreta Luna, la figlia della coppia, legata a
Manuel, il cuoco del ristorante La Villetta interpretato da
Francesco Martino (L’oro di Scampia,
Catturandi – Nel nome del padre). Nei panni di Ginevra,
attuale compagna di Carlo, Laura Adriani
(Tutta colpa di Freud, Non c’è più
religione).Antonio Folletto (Gomorra – la
serie, Capri-Revolution, I bastardi di Pizzofalcone) è invece
il compagno di Sara, Diego.
Quindi i Mariani: Paola
Sotgiu (Suburra – la serie) interpreta Maria
Ristuccia (in Mariani), sorella di Pietro e madre di Sandro e
Riccardo Mariani, nei cui panni figureranno Valerio
Aprea (Boris, Figli, Smetto quando
voglio) e Alessio Moneta (1992,
Baciami ancora). Emma Marrone (Gli
anni più belli) interpreta la compagna di Riccardo, Luana,
mentre Milena Mancini sarà Beatrice, la compagna
di Sandro.
Nel cast anche il giovanissimo
Federico Ielapi (Pinocchio, Quo vado?, Tutti
per 1 – 1 per tutti), Maria Chiara Centorami
(Come saltano i pesci, Universitari – Molto più che
amici) e Mariana Falace (Gli anni più
belli, Si vive una volta sola).
La trama di A casa tutti
bene – la serie tv
Un segreto legato a una dolorosa
vicenda del passato torna all’improvviso nelle vite dei Ristuccia,
proprietari del ristorante La Villetta, da quarant’anni uno dei più
rinomanti locali della Capitale. Siamo nel cuore del rione
Trastevere, a Roma. Carlo, la nuova compagna Ginevra e la sorella
Sara sono sempre lì, tutti i giorni, ad aiutare i genitori Pietro e
Alba nella gestione dell’attività. Unico assente Paolo, il fratello
artista, che nessuno sa dove sia. Un giorno, però, un evento
inaspettato sconvolge gli equilibri familiari. I Mariani, un altro
ramo della famiglia, reclamano un posto all’interno dell’attività,
minacciando di far riemergere un terribile segreto dal passato dei
Ristuccia che ancora oggi ha delle profonde conseguenze nelle vite
dei protagonisti.
A CASA TUTTI BENE – LA
SERIE | Su Sky e NOW TV nel 2021
Kevin Feige ha
spiegato che Anthony Mackie e Sebastian Stan hanno contribuito alla scena
finale di Avengers:
Endgame, in cui i rispettivi personaggi (Sam Wilson e
Bucky Barnes) hanno detto addio al loro caro amico Steve Rogers
(Chris
Evans). Quest’ultimo, infatti, grazie alla scoperta
del viaggio nel tempo da parte dei Vendicatori, ha deciso di
tornare nel passato e vivere finalmente la sua vita insieme a Peggy
Carter (Hayley
Atwell).
Secondo quanto raccontato da Feige a
Variety, parte di ciò che abbiamo visto sullo schermo nel
finale di Avengers:
Endgame non era nella sceneggiatura. Il boss dei
Marvel Studios ha spiegato che, in
realtà, sono stati proprio Mackie e Stan a suggerire la scena sulla
panchina. Inizialmente, Sam doveva essere l’unico dei due ad
avvicinare a Steve, ma sono stati proprio gli attori a far sì che
la scena prendesse una direzione diversa.
“In realtà, sono stati Anthony e
Sebastian a inventare il blocco per la scena della panchina alla
fine di Endgame. Si avvicinano a Steve Rogers insieme. Nella
sceneggiatura, soltanto Sam notava questo signore anziano seduto su
una panchina. Hanno avuto quest’idea che iniziavamo a camminare
insieme, e poi Sam si faceva avanti. Anche l’idea di lui che tiene
lo scudo ed esclama: ‘Sembra che appartenga a qualcuno altro’, è
stata loro.”
Sam Wilson e Bucky Barnes sono stati
entrambi una parte fondamentale dell’arco narrativo di Steve Rogers
nel MCU. Nel finale di Endgame,
Steve ha ufficialmente lasciato in eredità a Sam lo scudo di
Captain America, spianando così la strada agli eventi
dell’attesissima serie The Falcon and the Winter Soldier, che
debutterà su Disney+ il prossimo 19 marzo.
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel
cast del film – tra gli altri – figurano
Robert Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e Scarlett
Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa
degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati
rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi
ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Dal 22 marzo, dopo
il successo di “Mad
Max: Fury Road”, “Blade
Runner – The Final Cut” e “Wonder Woman”, torna
“Titans of Cult” – la prestigiosa collana di
Steelbook in Edizione Limitata che omaggia i
grandi cult del cinema – con la special edition di
“Batman”.
Jack Nicholson è Joker, che dopo un orribile
incidente si è trasformato in un folle criminale.
Michael Keaton è Batman, che in seguito ad un trauma
infantile è diventato un vigilante mascherato.
Kim Basinger è Vicki Vale, la fotoreporter di talento
desiderata da entrambi. In questa sua nuova speciale edizione,
“Batman”, l’incredibile spettacolo diretto da
Tim Burton, con le canzoni di Prince e la colonna sonora di
Danny Elfman, sarà disponibile in edizione Steelbook a 2
dischi, con il film disponibile in 4K Ultra HD e in
Blu-Ray, la Joker Card e un’esclusiva
spilletta in metallo.
In arrivo dal 12
marzo anche “Wonder
Woman 1984”, la “Titans of Cult” Steelbook
Limited Edition di “Pacific
Rim”, oltre ai cult sci-fi “Il Pianeta
Proibito” di Fred M. Wilcox (che festeggia quest’anno
il suo 65esimo anniversario) e “L’uomo che fuggì dal
futuro” (primo lungometraggio di George Lucas, al suo
50esimo anniversario), disponibili per la prima volta in una
speciale edizione Steelbook Blu-Ray, che conterrà anche il poster
originale delle pellicole.
WONDER WOMAN
1984:d al 12 marzo in DVD, Blu-Ray, 4K e Steelbook
4K
“Wonder Woman
1984”, l’attesissimo film diretto da Patty
Jenkins con protagonista Gal Gadot,
arriva in DVD, Blu-Ray, 4K e Steelbook 4K da venerdì 12
marzo.
Dalla regista Patty Jenkins e con
protagonista Gal Gadot nel ruolo che dà il titolo al film, “Wonder
Woman 1984” fa un balzo in avanti fino agli anni ’80, dove l’ultima
avventura di Wonder Woman la vede cavalcare fulmini nel cielo,
indossare ali dorate e inseguire un suo sogno mentre è alla caccia
di due nuovi e formidabili nemici: Max Lord e Cheetah.
In “Wonder Woman 1984”, il destino
del mondo è nuovamente in pericolo, e solo l’intervento di Wonder
Woman riuscirà a salvarlo. Questo nuovo capitolo della storia di
Wonder Woman, vede Diana Prince vivere tranquillamente in mezzo ai
mortali nei vibranti e scintillanti anni ‘80—un’epoca di eccessi
spinta dal bisogno di possedere tutto. Nonostante sia ancora
in possesso di tutti i suoi poteri, mantiene un basso profilo,
occupandosi di antichi manufatti e agendo come supereroina
solo in incognito. Ma adesso, Diana dovrà uscire allo scoperto e
fare appello alla sua saggezza, alla sua forza e al suo coraggio
per salvare il genere umano da un mondo in pericolo di vita. Nel
film sono protagonisti anche Chris Pine nel ruolo di Steve Trevor,
Kristen Wiig in quello di Cheetah, Pedro Pascal è Max Lord, Robin
Wright è Antiope e Connie Nielsen come Hippolyta.
Nelle versioni Blu-Ray e
4K sono inclusi i contenuti extra del
film, tra cui spiccano gli speciali “Scene
Studies”, “The Making Of Wonder Woman 1984” e
“Gal & Kristen”. Tutte le versioni DVD, Blu-Ray,
4K e Steelbook 4K sono già disponibili per il
pre-order su Amazon.
PACIFIC RIM:
dal 12 marzo ‘Titans of Cult’ Steelbook Limited
Edition
Quando una legione di mostruose
creature aliene emerge dagli oceani, una guerra mortale ha inizio.
Per combatterle, gli umani creano un’arma speciale: enormi robot,
chiamati Jaeger. Ma anche i Jaeger sembrano impotenti di fronte
alla ferocia delle creature. Sull’orlo della sconfitta, il genere
umano non ha altra scelta che rivolgersi a due improbabili eroi
chiamati a pilotare un obsoleto Jaeger come ultima speranza prima
dell’apocalisse.
L’edizione Steelbook a 2 dischi
(disponibile con il prezzo suggerito al pubblico di €34,99)
include:
Il film Pacific Rim in 4K Ultra HD e in Blu-Ray
Un’esclusiva spilletta smaltata
Un poster da collezione
IL PIANETA PROIBITO:
dal 12 marzo in Steelbook Blu-Ray
“Il Pianeta Proibito” è il
precursore dei film di fantascienza moderni, un’opera
all’avanguardia che è stata fonte inesauribile di ispirazione per
infinite avventure spaziali cinematografiche degli anni successivi.
Leslie Nielsen interpreta un comandante che con il suo incrociatore
spaziale atterra sul pianeta Altair-4, dove vivono il professor
Morbius (Walter Pidgeon), sua figlia (Anne Francis), un diligente
robot Robby… e una terribile forza misteriosa. Realizzato con
straordinarie scenografie in scala e con la prima colonna sonora
interamente elettronica della storia del cinema, “Il Pianeta
Proibito” è un film che appartiene a una galassia cinematografica
tutta sua.
Di seguito i contenuti speciali
della Steelbook Limited Edition che conterrà anche il
poster originale del film:
Scene Eliminate e Filmati di Repertorio
2 Sequel con protagonista Robby il robot:
Film “Il Robot e lo Sputnik”
“Robot Client”, un episodio originale della Serie Tv “L’Uomo
Ombra”
Documentario Originale TCM Watch: “Science Fiction, the 1950s
and Us”
2 Featurette:
Amazing! Exploring the Far Reaches of Forbidden
Planet
Robby the Robot: Engineering a Sci-Fi Icon
Estratti dalla Serie TV The MGM Parade
Trailer Cinematografici de “Il Pianeta Proibito” e “Il Robot e
lo Sputnik”
L’UOMO CHE FUGGI DAL
FUTURO:dal 12 marzo in Steelbook
Blu-Ray
La prima visionaria pellicola di
George Lucas ora in versione Director’s Cut. Un’agghiacciante
esplorazione del futuro che può diventare un’avvincente valutazione
del presente. “L’Uomo che Fuggì dal Futuro”, prima opera del grande
regista George Lucas, ci propone un’indimenticabile interpretazione
di Robert Duvall, nella parte di THX 1138. Il prigioniero THX, il
cui corpo e la cui mente sono controllati da un sofisticato sistema
computerizzato, tenterà l’impossibile fuga da un mondo in cui non
esiste la parola libertà e l’amore è il peggiore crimine.
“L’elemento più entusiasmante de L’Uomo che Fuggì dal Futuro
non è tanto il messaggio quanto il mezzo – l’uso del film non per
raccontare una storia ma per comunicare un messaggio. Sbalorditivo…
affascinante… agghiacciante e incredibilmente potente”.
(Charles Champlin, Los Angeles Times).
Di seguito i contenuti speciali
della Steelbook Limited Edition che conterrà anche il
poster originale del film:
Commento di George Lucas e Walter Murch
Cinema del suono: solo traccia audio degli effetti
speciali
Master Sessions: Galleria Fotografica sul Lavoro
Pioneristico di Walter Murch
2 Documentari: A Legacy of Filmmakers: The Early Years of
American Zoetrope e Artifact from the Future: The Making
of THX 1138
Electronic Labyrinth THX 1138 4EB: il Cortometraggio
Originale di George Lucas
Jennifer Garner, che ha interpretato il
personaggio di Elektra nell’omonimo film del 2005
e in Daredevil
al fianco di Ben Affleck, ha ammesso di essere dispiaciuta che quei
film non siano stati realizzati dopo l’esplosione del MCU. Il film con Affleck e lo
spin-off con Garner sono stati entrambi un fallimento, tant’è che
il franchise dedicato all’Uomo Senza Paura non è stato più
esplorato fino all’arrivo della serie Netflix con Charlie Cox, trasmessa dal 2015 al 2018.
In una recente intervista con
The
Hollywood Reporter in occasione della promozione della commedia
Yes Day (disponibile da domani su Netflix), Jennifer Garner ha ricordato la sua esperienza
nei panni di Elektra, ammettendo che è un
“peccato” che abbia perso l’opportunità di entrare a far parte del
MCU. L’attrice ha quindi elogiato il lavoro fatto nel corso degli
anni da Kevin Feige, che ha saputo “elevare” ogni tipo di
componente dei film tratti dai fumetti, dalla regia alle
sceneggiature, fino al tono del film (che spesso abbraccia quello
tipico della commedia).
“Onestamente, è stato un vero
peccato”, ha dichiarato Garner. “Una volta che Kevin Feige
ha preso in mano la situazione, è riuscito a elevare tutto: dalla
scrittura alla regia… ha anche inserito quel tocco da commedia
nelle storie che voleva raccontare. Io non ho avuto
quell’esperienza quando ho realizzato i miei film.”
Al momento non sappiamo se rivedremo
mai i personaggi di Daredevil ed Elektra sul grande schermo. A
lungo si è parlato di un possibile ritorno di Charlie Cox nei panni di Matt Murdock in
Spider-Man: No Way Home, ma ad oggi non esiste ancora
una conferma ufficiale. Di recente, invece, Zack Snyder, regista di Batman v Superman e Justice
League, ha ammesso che si unirebbe volentieri alla grande
famiglia Marvel per realizzare un film dedicato ad Elektra.
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness è uno dei titoli
della Fase 4 del MCU più attesi di sempre, non solo
perché nel sequel ritroveremo Elizabeth Olsen nei panni di Scarlet Witch (il
film sarà collegato alla serie WandaVision), ma anche
perché rivedremo finalmente
Benedict Cumberbatch nei panni di Stephen Strange
(anche se è stato confermato che prima dell’arrivo del sequel il
personaggio apparirà in Spider-Man: No Way
Home).
Le riprese di Doctor Strange
2 sono attualmente in corso a Londra. Il film sarà
diretto da Sam Raimi, che tornerà ad occuparsi di
supereroi dopo la sua trilogia di Spider-Man conclusasi ufficialmente nel 2007. Raimi è
subentrato a Scott Derrickson, regista del primo
Doctor
Strange, che ha abbandonato il progetto a causa di alcune
“divergenze creative” con i Marvel Studios, ma che sarà comunque
coinvolto in qualità di produttore esecutivo.
Al momento i dettagli sulla trama
del film non sono ancora stati resi noti: sappiamo, però, che
Strange si ritroverà ad affrontare un “amico diventato nemico” che,
accidentalmente, ha scatenato un male di proporzioni epiche. Come
la maggior parte degli attori che firmano un contratto con la
Marvel, anche
Benedict Cumberbatch ha giurato di mantenere il
più stretto riserbo sulla trama del sequel. Tuttavia, in una
recente intervista con
Collider, l’attore britannico ha avuto la possibilità di
parlare della produzione e del lavoro con Sam
Raimi.
Benedict Cumberbatch e il set
“collaborativo” di Doctor Strange 2
“Sam è fantastico”, ha
spiegato Cumberbatch. “È incredibilmente collaborativo. È
arrivato da noi strascinandosi dietro il suo bagaglio da icona a
tutti gli effetti. È una forza incredibile, specialmente quando si
tratta di cinecomic. Al tempo stesso, però, è umile, gentile,
riconoscente. Vuoi davvero metterti al suo servizio. Quando è
felice, allora sai che hai fatto le cose nel modo giusto. Ti sa
indirizzare, riesce a farti raggiungere l’obiettivo. Lavorare a
questo film si è rivelato un processo molto, molto collaborativo.
Certo, c’era molta eredità con la quale confrontarsi… ma Sam è la
persona giusta. All’inizio sembra che stesse semplicemente facendo
del suo meglio in base a ciò che era già stato fatto. A mano a
mano, invece, è diventato sempre più creativo. Talmente tanto, che
a volte mi faceva paura.”
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade Bartlett e Michael
Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci
saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl Gomez
(che interpreterà la new entry America Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022. Le
riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche
a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire
in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
La notte è il momento della giornata
dove tutto può succedere, anche l’impensabile. Al cinema questa è
più volte stata assimilata alla sospensione del possibile, e il
film Non uccidere, opera seconda di
David Victori, non fa eccezione.
Appassionato di storie adrenaliniche e ricche di emozioni, il
regista spagnolo dà qui vita ad un percorso lungo una notte,
durante la quale prende forma un vero e proprio incubo. Se da un
punto di vista narrativo questo è un territorio piuttosto battuto,
il regista tenta di allontanarsi dai suoi predecessori attraverso
una serie di ambizioni e capacità estetiche che conferiscono al
film un ritmo a dir poco forsennato.
Presentato in concorso al
Noir in Festival, il film ha per protagonista Dani
(Mario Casas). Questi è un bravo ragazzo, che
negli ultimi anni si è dedicato esclusivamente al padre malato.
Dopo la morte del genitore, questi decide di riprendere in mano la
sua vita. Proprio quando ha in mente un lungo viaggio che la
sorella ha deciso di regalargli, incontra Mila
(MilenaSmit), una ragazza tanto
sensuale quanto instabile, che trasformerà la notte in un vero
incubo. Le conseguenze dell’incontro porteranno Dani a compiere
cose che non avrebbe mai immaginato di poter fare.
Attraverso le emozioni del
protagonista
La sequenza d’apertura del film è
già di per sé una chiara dichiarazione d’intenti. Il regista
sceglie di riprendere il protagonista sempre di spalle, seguendolo
attraverso un piano-sequenza in una serie di attività. Questo
pedinamento permette dunque di comprendere come l’intero film sarà
per lo spettatore un viaggio quanto più ravvicinato possibile a
Dani. Si avrà letteralmente la possibilità di essere accanto a lui
e seguirlo nelle sue peripezie. Come dichiarato dallo stesso
regista, il suo intento primario è proprio quello di permettere a
chi guarda il film di avere a che fare con un viaggio sensoriale
che lo porti a provare il disagio e le emozioni che il protagonista
vive.
Nel momento in cui la notte da
incubo di Dani ha inizio, ciò diventa ancor più evidente. La
macchina da presa diventa l’occhio dello spettatore, ma allo stesso
tempo è il mezzo attraverso cui si esterna lo stato d’animo del
personaggio. Capiterà infatti di imbattersi in una serie di lunghi
piani-sequenza che nella loro instabilità sottolineano lo
smarrimento e la paura del protagonista. Allo stesso modo, una
serie di movimenti virtuosistici che portano lo spettatore a vivere
quel malessere che determinate situazioni suscitano. Tale ricerca
stilistica potrebbe per certi aspetti risultare una forzatura o una
manipolazione di ciò che si dovrebbe provare, ma è innegabile il
suo conferire al tutto un’attrattiva particolarmente
entusiasmante.
Non uccidere: la recensione
Tra i titoli più famosi che in una
notte portano i loro protagonisti a vivere incubi dell’assurdo è
impossibile non citare Fuori
orari e Good Time. Seguendo una struttura
simile, Non uccidere non brilla certo per originalità, ma
consapevole di ciò Victori punta tutto sull’elemento visivo, sulla
capacità di comunicare emozioni e stati d’animo attraverso questo.
Allo stesso tempo, come il titolo lascia ben intendere, riesce a
dar vita ad una riflessione morale sempre più attuale. Il
protagonista, presentato come un classico bravo ragazzo senza
macchie, sembra essere la cavia di un esperimento. Il tema di
questo potrebbe essere sintetizzato in “Cosa saresti disposto a
fare persopravvivere?”.
Victori unisce dunque grande
intrattenimento a tematiche etiche, portando lo spettatore a dover
rispondere in prima persona alle domande poste. È facile dire al
protagonista come dovrebbe comportarsi, risulta frustrante quanto
sceglie di agire in tutt’altro modo. Il tentativo di annullare la
distanza tra personaggio e spettatore sembra dunque servire anche a
portare quest’ultimo a giungere a proprie personali riflessioni,
che potrebbero in fin dei conti non differire troppo da quelle
fatte da Dani. Nel suo finale, anche fin troppo esplicito, tutto
ciò risulta ancor più evidente. Per queste sue caratteristiche
estetiche e tematiche, Non uccidere conferma il talento
del suo regista. Victori, scoperto tramite un cortometraggio dal
celebre Ridley Scott,
potrebbe infatti diventare uno dei nomi di punta del nuovo cinema
spagnolo.
Sono state annunciate le nomination
per gli ASC Awards 2021, i premi del sindacato dei
direttori della fotografia a Hollywood che premiano le eccellenze
di settore. Ecco di seguito tutti i candidati:
Motion Picture, Miniseries, or Pilot Made for
Television
Martin Ahlgren, ASC for The Plot Against
America“Part 6”
Anette Haellmigk for The Great “The
Great”
Pete Konczal for Fargo “The
Birthplace of Civilization”
Steven Meizler for The Queen’s
Gambit “End Game”
Gregory Middleton, ASC, CSC
for Watchmen “This Extraordinary Being”
Episode of a One-Hour Television Series –
Non-Commercial
David Franco for Perry
Mason “Chapter 2”
Ken Glassing for Lucifer “It Never
Ends Well for the Chicken”
Adriano Goldman, ASC, ABC, BSC for The
Crown“Fairytale”
David Greene, ASC, CSC
for Impulse “The Moroi”
M. David Mullen, ASC for The Marvelous Mrs.
Maisel “It’s Comedy or Cabbage”
Fabian Wagner, ASC, BSC for The
Crown “Imbroglio”
Episode of a One-Hour Television Series – Commercial
Marshall Adams, ASC for Better Call
Saul “Bagman”
Carlos Catalán for Killing
Eve “Meetings Have Biscuits”
François Dagenais, CSC for Project Blue
Book “Area 51”
Jon Joffin, ASC for Motherland: Fort
Salem “Up is Down”
C. Kim Miles, ASC, CSC, MySC for Project Blue
Book“Operation Mainbrace”
Episode of a Half Hour Series for Television
Ava Berkofsky for Insecure “Lowkey
Lost”
Greig Fraser, ASC, ACS for The
Mandalorian“Chapter 1: The Mandalorian”
Baz Idoine for The
Mandalorian “Chapter 13: The Jedi”
Matthew Jensen, ASC for The
Mandalorian “Chapter 15: The Believer”
Jas Shelton
for Homecoming “Giant”
Spotlight Award
Katelin Arizmendi for Swallow
Aurélien Marra for Two of Us
Andrey Naydenov for Dear Comrades!
Theatrical Release
Erik Messerschmidt, ASC for Mank
Phedon Papamichael, ASC, GSC for The Trial of
the Chicago 7
Joshua James Richards for Nomadland
Newton Thomas Sigel, ASC for Cherry
Dariusz Wolski, ASC for News of the
World
Documentary
Michael Dweck and Gregory Kershaw for The
Truffle Hunters
Victor Kossakovsky and Egil Håskjold Larsen for
Gunda
Dopo mesi di rumor parecchio
insistenti, arriva da
Deadline la conferma ufficiale che Michael B. Jordan dirigerà Creed 3,
firmando così il suo debutto dietro la macchina da presa. La MGM ha
inoltre annunciato che il film arriverà nelle sale americane il 23
novembre 2022. Le riprese dovrebbero partire entro la fine del
2021.
Naturalmente Jordan (che vedremo
prossimamente nell’attesissimo Senza
rimorso di Stefano Sollima, basato sul romanzo di Tom
Clancy) tornerà a vestire anche i panni di Adonis “Donnie” Johnson,
mentre Tessa Thompson (attualmente impegnata sul set
di Thor: Love and
Thunder) sarà ancora una volta Bianca Taylor. Per quanto
riguarda Sylvester Stallone, più volte in passato il
leggendario attore ha specificato che non sarebbe tornato nei panni
di Rocky Balboa. Nel terzo episodio rivedremo anche
Phylicia Rashad, che in Creed II
aveva interpretato Mary Anne Creed.
Creed 3,
il terzo episodio di Creed
è stato ufficializzato a febbraio del 2020. All’epoca venne
soltanto confermato che ad occuparsi della sceneggiatura sarebbe
stato Zach Baylin, noto per aver curato lo script
di King Richard, un biopic
incentrato sulla vita del padre delle campionesse di tennis Serena
e Venus Williams, che avrà come protagonista Will
Smith e che debutterà nelle sale e su HBO Max il prossimo 19
novembre. Alla sceneggiatura collaborerà anche Keenan
Coogler.
Il primo Creed,
uscito nel 2015 (e noto in Italia col titolo Creed
– Nato per combattere), è stato diretto da Ryan Coogler, regista di Black
Panther, ed è stato un enorme successo sia di critica che
di pubblico. Il sequel, Creed II, è
uscito nelle sale nel 2018 ed è incassato 215 milioni di dollari a
fronte di un budget di soli 50 milioni. Il sequel è stato diretto
da Steven Caple Jr., mentre Coogler è tornato in
qualità di produttore esecutivo.
Il primo Deadpool,
uscito nelle sale nel 2016, ha sicuramente ridefinito alcune
concezioni alla base della realizzazione di un film di supereroi di
successo. Il cinecomic con Ryan Reynolds, infatti, è passato alla storia
per aver battuto numerosi record nonostante il budget ridotto, e
ora è stato l’interprete di Wade Wilson a riflettere sulla
questione, spiegando quanto sia stato proprio quel budget ad
aiutare il film a lungo termine.
Il personaggio di Deadpool era
sempre stato considerato dalla Fox degno di essere esplorato sul
grande schermo, ma a causa del flop di
Lanterna Verde del 2011 (sempre con Reynolds
protagonista), lo studio era parecchio titubante. Secondo alcune
voci, proprio per questo motivo Fox – solo 48 ore prima che
Deadpool
ricevesse ufficialmente il via libera – arrivò a tagliare il budget
di circa 8 milioni, lasciando a Reynolds e soci solo 58 milioni con
cui realizzare il loro film. Alla fine, Deadpool
conquistò circa 800 milioni di dollari al box office mondiale,
diventando il progetto ideale di ogni studio cinematografico
(budget ridotto e incassi al di sopra delle aspettative).
Naturalmente, Ryan Reynolds è molto orgoglioso dei risultati
che sono stati raggiunti dal film. In una recente intervista con
Entrepreneur, l’attore canadese ha spiegato che, proprio grazie al
successo di Deadpool,
oggi più che mai ritiene che un budget ridotto possa effettivamente
rappresentare un vantaggio. “Ogni volta che lo studio sottraeva
denaro al nostro buget, sostituivamo qualsiasi situazione che
perdevamo con un personaggio”, ha spiegato. “Alla fine
questo è diventato il segno distintivo del progetto, la
caratteristica distintiva di quella proprietà. Le persone non
ricordano tutte quelle sciocchezze legate al dover salvare il
mondo, ecc… Ricordano quello che il personaggio dice o come
reagisce in un determinato momento. Per me, quella lezione vale
oro. Perché significa che puoi penetrare lo zeitgeist e fare colpo
senza spendere un sacco di soldi e rovinare la banca.”
Il futuro di Deadpool al cinema
Dopo l’uscita di Deadpool
2 e l’acquisizione di Fox da parte di Disney, il futuro di
Deadpool
è stato per lungo tempo appeso al filo dell’incertezza. Tuttavia,
lo scorso gennaio è stato confermato che Deadpool 3 si farà e che sarà ufficialmente
collegato al MCU. Al momento le uniche informazioni sul film
riguardano gli sceneggiatori: la Marvel, infatti, ha affidato a
Wendy Molyneux e Lizzie
Molyneux-Logelin (che andranno a sostituire i veterani
Rhett Reese e Paul Wernick) il compito di scrivere il nuovo
film.
Sembra che Yellowstone
5 si farà, lo show con Kevin Costner è stato
tranquillamente rinnovato per una quinta stagione. Le riprese per
la quinta stagione di Yellowstone
inizieranno a luglio 2021. La terza stagione di Yellowstone –
creata da Taylor Sheridan (già sceneggiatore di
Hell or High Water, Sicario e Soldado) è andata in onda su SKY Atlantic e si è
conclusa da poco, mentre cresce l’attesa per la quarta stagion,
oggi arriva la conferma della quinta stagione.
In Yellowstone
5 ritornano John Dutton (Kevin
Costner), capofamiglia e proprietario del ranch,
entrato in conflitto con l’imprenditore edile Dan Jenkins
(Danny Huston), e con il presidente della riserva
indiana di Broken Rock, Thomas Rainwater (Gil
Birmingham), coinvolgerà nuovamente i quattro figli Kayce
(Luke Grimes), Jamie (Wes
Bentley) e Beth (Kelly
Reilly) nella sua personale guerra contro i poteri
forti.
Scritta e diretta da
Taylor Sheridan, candidato all’Oscar per la
sceneggiatura diHell
or High Watere già dietro al successo
diSicarioe Soldado,
Yellowstone
è un avvincente dramma familiare che ha conquistato il pubblico e
la critica italiani e internazionali mettendo in scena un’America
inedita. Protagonista ancora una volta il premio Oscar Kevin Costner nei panni del cowboy John
Dutton.
La Universal Pictures ha diffuso il
trailer di TINA, il documentario realizzato dai registi vincitori
dell’Oscar Dan Lindsay e T.J. Martin e con
interviste aTINA TURNER,OPRAH WINFREY, ANGELA BASSETT,KATORI HALL, CARL ARRINGTON, ANN BEHRINGER,
TERRY BRITTEN, ROGER DAVIES, RHONDA GRAAM, KURT LODER, LE’JEUNE
RICHARDSON, JIMMY THOMASe ERWIN
BACH
E’ stato presentato, con grande
successo di critica, il nuovo trailer del documentario TINA.
Realizzato dai registi vincitori dell’Oscar® Dan Lindsay, T.J.
Martin (Undefeated), TINA è uno sguardo rivelatore e intimo
sulla vita e la carriera dell’icona musicale Tina Turner,
che racconta il suo difficile cammino, fino al successo e alla
fama, le sue battaglie, nella vita privata e nell’ambito
professionale, le sue rivincite, la sua stupefacente
trasformazione in un fenomeno globale negli anni ’80.
Filmati, nastri audio e foto personali mai visti prima, raccontano,
in tutta la sua complessità, la vita avvincente della regina del
rock ‘n’ roll. TINA uscirà nei cinema quest’estate.
TINA, la trama
TINA “celebra” il valore di una donna e di una
superstar globale e il ritratto intimo di una donna che ha superato
incredibili avversità per percorrere la sua carriera, per definire
una sua identità in totale autonomia.Dagli inizi della sua
carriera come regina dell’R&B ai suoi tour da record nelle
arene degli anni ’80, Tina Turner apre il sipario per invitarci nel
suo mondo privato in un modo che non ha mai fatto prima. Rivelando
i suoi conflitti, le sue lotte e condividendo alcuni dei suoi
momenti più personali. TINA è il documentario che traccia il
ritratto di una delle più grandi figure della musica
moderna.
Lightbox
Production presenta TINA, prodotto dal premio Oscar® Simon Chinn e
dal produttore vincitore di un Emmy® Jonathan Chinn, insieme alla
produttrice nominata agli Emmy® Diane Becker; e dai produttori
esecutivi Erwin Bach, Tali Pelman, Will Clarke, Andy Mayson, Mike
Runagall, David Gilbery e Charles Dorfman.
Il Deathstroke di
Joe Manganiello avrà finalmente la possibilità
di apparire sul grande schermo ed avere un certo minutaggio a
disposizione (anche se non sappiamo effettivamente quale sarà il
suo ruolo nella storia) grazie all’attesissima
Snyder Cut di Justice
League, in arrivo il prossimo 18 marzo sia in America
che in Italia.
Inizialmente il personaggio, apparso
per la prima volta nella seconda scena post-credits della versione
cinematografica di Justice
League (scena che, nei fatti, non si è poi collegata a
nessun progetto concreto), sarebbe dovuto apparire nel nuovo
standalone dedicato a Batman, quando il film era ancora nelle mani
di Ben Affleck e non era ancora passato a
Matt Reeves, che l’avrebbe poi trasformato nel
The
Batman che arriverà al cinema nel 2022.
Da allora, Manganiello ha più volte
parlato dei piani originali per il personaggio di Deathstroke,
ribadendo più e più volte che oltre al film di Affleck, la Warner
Bros. aveva in cantiere anche uno standalone dedicato a Slade
Wilson. In occasione di una recente ospitata all’interno del
podcast
Happy Sad Confused, l’attore statunitense ha spiegato che la
visione di Affleck era stata fortemente influenzata dal videogioco
“Batman: Arkham Origins” per quanto riguarda
l’approccio all’azione, spiegando che lui e Affleck avevano
guardato il video promozionale dedicato allo scontro tra i due
personaggi per capire come orchestrare al meglio le sequenze
d’azione.
Sempre nel corso della medesima
intervista, Manganiello ha rivelato che inizialmente il personaggio
di Deathstroke sarebbe dovuto apparire anche nel sequel di Suicide
Squad (la pellicola uscita nel 2016 e non il film
diretto da
James Gunn). “C’erano quattro o forse cinque versioni
differenti di Suicide Squad 2 che includevano anche il mio
personaggio”, ha spiegato. “Alla fine non è stato
realizzato nessun film. C’era una sceneggiatura di Zak Penn, c’era
la versione di Gavin O’Connor. C’era una versione con Will Smith,
un’altra senza Will Smith, una in cui c’eravamo solo io e Will
Smith. Siamo andati avanti così per molto tempo.”
Come già avvenuto in passato,
Manganiello ha fatto ancora una volta riferimento al futuro di
Deathstroke dopo l’uscita della Snyder
Cut. L’attore ha spiegato che i fan resteranno estasiati
da ciò che Zack Snyder ha fatto con il personaggio nella
sua versione del cinecomic, lasciando intendere che potrebbe
davvero esserci un futuro per il personaggio sul grande schermo,
indipendentemente da chi verrà chiamato ad occuparsene: “Penso
che ci sarà molto eccitazione nel continuare quello che Zack ha
fatto nel suo film”, ha dichiarato.
Joe Manganiello sullo standalone di
Deathstroke mai realizzato
In un’altra intervista con
The Hollywood Reporter, invece, l’attore ha parlato dello
standalone di Deathstroke, spiegando che il progetto è stato
sospeso tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 a causa dei
cambiamenti esecutivi avvenuti all’interno della Warner Bros.
Manganiello aveva scritto un trattamento ed era stato lui a
convincere il regista Gareth Evans(The Raid –
Redenzione) ad occuparsi della regia, nonostante questi non
fosse particolarmente convinto. Tuttavia, come spiegato
dall’attore, la Warner Bros. era riluttante a dare il via libera ad
un film basato su un supercriminale: “Quando le cose si sono
calmate, non è stata vista come una priorità fare un film da 40
milioni di dollari sulle origini di un cattivo.”
Presentato nella
selezione ufficiale in concorso del Noir in Festival XXX,
Gatecrash tradisce la sua origine teatrale
nell’impianto basato sulla totale unità di tempo e spazio. Il film,
diretto da Lawrence Gough, si basa infatti su una
piece teatrale di Terry Hughes e mette in scena
una mascolinità tossica che si conclude in un violento
epilogo.
Questo dramma da camera,
compresso in spazi angusti, ruota attorno a un incidente
automobilistico che non ci viene mai mostrato, ma solo raccontato.
L’evento causa dei conflitti tra una manciata di personaggi che
costituiscono il punto fermo di un ritmo della narrazione
crescente, nonostante non ci sia grande movimento, né dei
personaggi, né del montaggio stesso del film.
Nicole (Olivia
Bonamy) e Steve (Ben Cura), una coppia
che chiaramente vive di abusi, tornano a casa, una graziosa ma
isolata villetta di campagna, una casa che nei colori e negli
arredi, prugna, tortora e grigi, ricorda i lividi che Nicole porta
sul volto, dopo che, sulla via del ritorno, Steve ha investito
qualcosa o qualcuno con la macchina.
Gatecrash, un noir che non è all’altezza della
fonte
Non ci viene mostrato
niente, ma dai discorsi della coppia, capiamo che era lui a
guidare, quando hanno investito un misterioso passante, ma che dà
la colpa a lei, perché dice di essere stato distratto dalla sua
conversazione. Mentre questo dispiegamento di mascolinità tossica
si avvicina al suo momento più alto, la conversazione trai due
viene interrotta da qualcuno che arriva alla porta: un poliziotto
(Samuel West) che con fare fintamente disinvolto chiede alla coppia
se hanno visto qualcosa di strano nei dintorni. Da questo momento
in poi, la situazione degenera.
A questo punto del film
cominciano a verificarsi diverse cose strane, che mirano
probabilmente a confondere e sedurre lo spettatore, ma che
purtroppo conferiscono al film, nel suo svolgimento, un andamento
caotico, fuori controllo. Monti dialoghi si ripetono, pronunciati
da personaggi diversi, nessuno dei protagonisti ha motivazioni
chiare e i toni cominciano ad oscillare dal fantasy macabro al
thriller senza però trovare una loro dimensione vera e
propria.
A questa dinamica già
confusa, si aggiunge un altro elemento dissonante, ovvero
l’apparizione, apparentemente senza motivazione alcuna, di un altro
personaggio, l’anziano Sid, interpretato da Anton
Lesser (meglio conosciuto in TV per Game of
Thrones in cui interpreta l’infido Qyburn). Il personaggio
risulta il più risolto e strutturato di tutti, e sembra quindi che
sia stato l’attore stesso a dargli spessore, visto che da
sceneggiatura, firmata da Lawrence Gough e Alan Pattinson, nessuno
degli altri sembra avere lo stesso approfondimento.
Se dalle recensioni degli
specialisti di teatro, la storia aveva un suo interesse e la piece
in sé è stata accolta con grande favore, la versione
cinematografica di Gatecrash non possiede né lo
stesso appeal, né l’allure lynchiano che ha fatto la fortuna del
testo originale.
‘Partecipa anche tu,
se hai il coraggio’ è il motto del Festival irriverente e mai
scontato di Santarcangelo, che festeggia il cinquantenario dalla
sua nascita con un’opera in suo onore. Un lavoro minuzioso ed
evocativo, plasmato dalle menti dei registi Alessandro Rossi
e Michele Mellara e presentato alla diciassettesima
edizione delle Giornate degli Autori, nella sezione “Notti
Veneziane – l’Isola degli autori” (Venezia
2020).
50 Santarcangelo
Festival è la storia di un Festival che ospita l’espressione e
l’evoluzione del teatro in un contesto politico e sociale in
fermento, che ne arricchisce forme e colori.
Il duo di registi, già
assiduo frequentatore del Festival di Santarcangelo ha attinto, su
commissione, dagli archivi video accumulati negli anni e ne ha
tratto una congerie saporita di sensazioni ed immagini. Corpi in
azione e voci in asincrono riflettono scontri e miscugli di un
festival che è stato ed è unico nel suo genere.
50 Santarcangelo
Festival sbircia su un mondo altro, incantato e chiassoso,
sconosciuto a molti e piccolo gioiello per chi vi ha preso parte,
raccontato attraverso gli occhi dei molteplici direttori che si
sono succeduti alla sua guida, ognuno dei quali si è sempre
dimostrato alla ricerca instancabile di integrazione ed
innovazione: ‘Se rimani uguale a te stesso muori, ma se vuoi
rimanere te stesso devi cambiare’ (Antonio Attisani –
Direttore del Festival, 1981).
Il tutto nasce
dall’incontro fortuito tra il sindaco di Santarcangelo Romagnola,
Romeo Donati ed il registra di teatro, allora in turnée,
Piero Patino, dei quali l’intento è quello di proporre
‘spettacoli che abbraccino le attività di palcoscenico, senza
riferimenti’ alla politica (Romeo Donati).
La recensione di 50 Santarcangelo Festival
Perché è questo che è il
teatro: politica, performance, arti sceniche, teatro d’attore,
musica ed infine incontro di tutte queste forme in una sola.
Ciò che si nota guardando
la pellicola è quanto il festival sia orientato alla condivisione e
insieme all’apprendimento: è una fucina di talenti, una
‘Woodstock del teatro, un grande laboratorio di strada’,
come tiene a sottolineare Roberto Dacci, Direttore
illuminato di svariate edizioni del Festival.
Nelle edizioni che si
susseguiranno, si esibiranno compagnie teatrali tra le più
importanti e all’avanguardia dello scenario italiano ed europeo,
rinvigorendo ogni volta la manifestazione con energie nuove e
dirompenti.
Alessandro Rossi e
Michele Mellara non sono nuovi al genere del
documentario ed in particolare a tematiche delicate quali
ambiente e diritti umani ed hanno reso con eleganza la storia di un
Festival che ha rappresentato il luogo di incontro di tradizioni
teatrali lontane geograficamente e concettualmente, che ha permesso
scambi culturali altrimenti impensabili e, cosa più importante, è
stato e rimane un punto di riferimento per il teatro e gli artisti
che lo praticano.
Il lavoro è un tripudio
di immagini, forme e corpi in fiore, raccontati dai testimoni di
allora e di oggi. Un’opera che è riuscita nella difficile impresa
di rendere il teatro tramite il cinema, che ha saputo cogliere la
scintilla nelle performance, i momenti di stupore ed attonimento.
Ha restituito con compiutezza sensazioni ed emozioni di un passato
che ha forgiato attori e compagnie del presente, raccontandone
l’evoluzione tra bisbigli e sospiri e talvolta urla, rivelando e
nascondendosi, ma mai annoiando.
Il 15 e il 26 marzo i registi ALEX
INFASCELLI e FRANCESCO BRUNI saranno i protagonisti di due
importanti incontri virtuali, nell’ambito del progetto ArtMedia
Cinema e Scuola – Immagini personaggi storie. Percorsi di cinema
per studenti, ideato e curato da Loredana Commonara e rivolto agli
studenti dei licei di tutta Italia.
I due incontri saranno preceduti
rispettivamente dalle proiezioni, programmate per i ragazzi delle
scuole secondarie di secondo grado, di Mi chiamo Francesco Totti,
per la regia di Alex Infascelli (dall’8 all’ 11 marzo) e di Cosa
sarà? di Francesco Bruni (dal 22 al 25 marzo). Dopo il primo evento
dello scorso 19 febbraio, moderato da Mario Sesti e con la
partecipazione di
Sara Serraiocco per il film Non
odiare di Mauro Mancini, l’iniziativa prosegue così il suo viaggio
nel cinema contemporaneo con nuovi appuntamenti, destinati a
stimolare la curiosità dei ragazzi e consegnare loro strumenti
utili per avviare un’analisi critica su una realtà sempre più
confusa. «Siamo riusciti a trovare il modo più efficace per poter
mettere in opera la seconda edizione del progetto ‘ArtMedia Cinema
e Scuola’» dichiara Loredana Commonara. «Mai come quest’anno, vista
la situazione dell’istruzione, del comparto della cultura in
generale e del cinema in particolare, un progetto del genere
diventa necessario. Lo vediamo dalla risposta delle scuole, degli
insegnanti e soprattutto degli studenti».
Il progetto nasce con l’obiettivo di creare una vera e propria
palestra per l’audiovisivo, in grado di fornire gli strumenti per
leggere un’opera cinematografica e di ridurre la distanza tra
pubblico e specialisti attraverso proiezioni e occasioni di
confronto con attori, registi, sceneggiatori e compositori,
veicolato dai maggiori esponenti della critica e del
giornalismo.
L’origine del progetto è da rintracciare nel concorso nazionale
OPEN FRONTIERS YOUNG, che si tiene ogni anno nell’ambito del
VENTOTENE FILM FESTIVAL. Dedicato ai cortometraggi interamente
realizzati da studenti italiani (dall’ideazione al soggetto, dalla
recitazione alla produzione), da molti anni il concorso ha
l’obiettivo primario di avvicinare i giovani a quegli ideali di
unità e condivisione con cui l’Unione Europea è nata e che, non a
caso, affondano le proprie radici nella storia dell’isola di
Ventotene.
In un momento a dir poco drammatico
per il settore culturale come quello che stiamo attraversando, il
percorso di educazione e approfondimento portato avanti da ArtMedia
– Cinema e Scuola gioca così un ruolo ancora più fondamentale nel
diversificare l’offerta formativa delle scuole e degli studenti,
colpiti dagli effetti della pandemia, fornendo ai ragazzi nuove
occasioni di dialogo e, allo stesso tempo, avvicinandoli al mondo
del lavoro creativo attraverso la sperimentazione in campo.
Conclusione naturale del progetto e degli incontri di quest’anno
sarà, infatti, la produzione di un cortometraggio che vedrà la
partecipazione attiva dei ragazzi.
Tra i tantissimi protagonisti che,
nella precedente edizione, hanno accompagnato gli studenti in
questo importante viaggio di educazione e di approfondimento nel
cinema d’autore contemporaneo, ricordiamo: Emir Kusturica, Monica
Guerritore, Luca Zingaretti, Roberto Saviano e Claudio Giovannesi,
Daniele Lucchetti, Alessandro Borghi, Riccardo Milani, Paola
Cortellesi, Francesco Piccolo ed Elena Sofia Ricci.
L’iniziativa è realizzata
nell’ambito di CIPS – Cinema e Immagini per la Scuola – Piano
nazionale di educazione visiva per le scuole promosso dal Ministero
dell’Istruzione e dal Ministero della Cultura, con il patrocinio
del Comune di Roma Assessorato alla Crescita culturale.
Il progetto ArtMedia – Cinema e
Scuola vede il coinvolgimento dei licei di tre diverse regioni:
Istituto Comprensivo Pisacane di Ponza e Isiss Pacifici e De
Magistris di Sezze (Latina), IIS G. De Sanctis e IMS Margherita di
Savoia di Roma, Liceo classico musicale statale Domenico Cirillo di
Aversa (Napoli), Istituto Isabella D’este Caracciolo di Napoli, ISI
di Barga (Lucca).
Protagonista dal fisico e dalle
abilità eccezionali di Arrow, Stephen
Amell è in circolazione da un bel po’. Ha recitato in
The Vampire Diaries, Beautiful People, Heartland, CSI e
NCIS, 90210, Hung – Ragazzo Squillo, New
Girl, Private Practice, The Flash,
Legends
of Tomorrow, e molto altro. Cosa non sapete su di lui?
Ecco dieci curiosità su Stephen Amell.
Stephen Amell in The Vampire
Diaries
1. Stephen Amell ha mancato
due ruoli in The Vampire Diaries. Inizialmente, aveva
fatto l’audizione per il ruolo di Mason Lockwood, e poi per quello
di Elijah. Entrambe le volte, fu preso in considerazione, per poi
essere però scartato. Ma riuscì ad entrare nel cast del telefilm,
quando fu scelto per il ruolo del lupo mannaro Brady nella seconda
stagione.
Stephen Amell: fisico
2. Stephen Amell: il fisico e il
body-shaming. Stephen Amell è famoso per il proprio fisico, per
la propria forza, e per la capacità di sottoporsi costantemente ad
allenamenti intensissimi per mantenere una forma smagliante,
soprattutto per Arrow. Ad un certo
punto, però, una fan dell’attore ha commentato una fotografia nella
quale l’attore sembra avere un po’ di “pancetta”, e in modo
offensivo: “Questo non è il mio Oliver Queen, lui non è così
grasso. Rimettiti in forma”. Ovviamente, Stephen Amell, su Twitter,
si è difeso dicendo: “Quindi, mi prendo due mesi di pausa dopo aver
lavorato senza sosta dal luglio 2014 fino all’aprilo 2017… Una
fotografia compare su internet… E le persone mi scrivono sulla
timeline per prendere in giro la mia pancia in una foto a distanza.
A chi pensate di stare scrivendo?”
3. Stephen Amell ha interpretato
un prostituto. Se pensate che, in Arrow, Stephen
appaia molto spesso senza maglietta, sappiate che non è niente in
confronto a Hung, lo show televisivo nel quale Stephen Amell
ha sfoggiato il proprio fisico parecchie volte nel corso di dieci
puntate. Ovviamente, le scene di sesso facevano parte del
contratto: già dal primo giorno sul set.
4. Stephen e i social media.
Su Twitter, lo trovate come @StephenAmell, e ha 2.35 milioni di
follower. Anche l’account certificato di Stephen Amell su Instagram
si chiama @stephenamell. Qui, l’attore ha al momento 5.2 milioni di
follower. Sul profilo, vediamo tante (tantissime) foto
dell’allenamento di Stephen Amell (più o meno quotidiano, nonché
tante di momenti passati con gli amici e scatti adorabili con la
figlia.
Stephen Amell: Facebook e la causa
LGBT
5. Stephen Amell su Facebook e il
Pride. Nel 2017, Stephen Amella a Vancouver quando l’annuale
Pride ebbe luogo: lui non mancò di partecipare insieme alla moglie
Cassandra e postò tantissime fotografie su Facebook. Ma i commenti
negativi e assurdi cominciarono ad arrivare. Lui, però, ha risposto
con un post a parte, dicendo di essere sorpreso dalla quantità di
messaggi negativi e di odio. E ha chiesto agli autori di andare a
“stare dalla parte sbagliata della storia” da un’altra parte.
6. Stephen Amell fa tantissima
beneficienza. Supporta attivamente diverse cause e diverse
associaizoni, tra cui F**k Cancer. è qui che va a finire la maggior
parte del ricavato della sua azienda vinicola. Non solo: Stephen a
prestato la propria faccia per realizzare delle magliette, poi
vendute con lo scopo di raccogliere fondi per l’organizzazione. Ha
lanciato, poi, una campagna per le due associazioni Stand For
Silence e Paws&Stripes. insieme ad una nuova parola:
“sinceriously” (“sinceriamente”), e significa “la capacità di
parlare apertamente, in materia aperta e onestamente, di qualsiasi
cosa”. A detta sua: cosa c’è di maglio per far parlare le persone
di una parola nuova?
Stephen Amell: Arrow
7. Stephen Amell inArrow: il tic di Oliver.
Amell ha dato molto al ruolo di Oliver Queen in Arrow,
soprattutto per quanto riguarda le differenze tra i due. Uno dei
modi nei quali l’attore ha sottolineato la duplicità del
personaggio, è stato attraverso un tic delle mani. È un movimento
che arriva all’improvviso, uno scatto con il quale le mani si
muovono come per allungarsi a prendere una freccia. Amell ha
confermato che questo tratto appartiene solamente ad Oliver, ed è
stato una sua idea: quando il personaggio è stressato o non a suo
agio, l’azione ha l’effetto di calmarlo, sottolineando quanto sia a
proprio agio nei panni di Arrow piuttosto che in quelli di Oliver
Queen.
8. Stephen Amell e Arrow:
i supereroi sono di famiglia. Se avete visto The Flash,
avrete notato che c’è un tizio che assomiglia molto a Stephen
Amell: ecco, è proprio lui. E l’altro tizio che assomiglia a lui
chi è? È suo cugino Robbie, che nello show interpreta
Ronnie/Firestorm. A quanto pare, i due sono cresciuti insieme,
erano molto vicini, e dei campioni di beer pong.
Allenamento di Stephen Amell
9. L’allenamento di Stephen Amell
in Arrow è reale. L’attore si è preparato come si deve
per il rule di Oliver Queen, e molte delle sequenza d’allenamento
fatte da Stephen Amell sono reali (inclusa la routine di esercizio
che vediamo nel primo episodio”. “È uno dei momenti più discussi
del pilot”, ha raccontato Guggenheim all’Huffington Post.
Stephen Amell è diventato un tale fenomeno dell’esercizio chiamato
“salmon ladder”, da partecipare ad America Ninja Warrior,
completando il difficilissimo percorso senza problemi.
10. A proposito di allenamento,
Stephen Amell è istruttore di spinning. Stephen Amell ha un
fisico incredibile, ma non solamente grazie ad Arrow.
All’inizio della carriera, infatti, per guadagnarsi da vivere
l’attore faceva anche l’istruttore di spinning. Ora che è famoso,
riceve parecchi messaggi sui social media da parte di vecchi
allievi. Ed è stato istruttore anche sullo schermo, per la serie
del 2004 Queer As Folk.
Mi chiamo Francesco Tottidi
Alex Infascelli è il Nastro d’Argento 2021 per il Cinema del
reale, The Rossellinis di Alessandro Rossellini, ritratto di
una famiglia allargata decisamente speciale, il miglior
documentario sul cinema. Oggi l’annuncio dei Giornalisti
Cinematografici che hanno assegnato il Premio per la docufiction a
Il caso Braibanti di Carmen Giardina e
Massimiliano Palmese segnalando anche con una menzione speciale
La verità su La dolce vita di Giuseppe
Pedersoli.
Significativi i premi con i quali il
Direttivo Nazionale del Sngci, che assegna i Nastri, ha deciso di
sottolineare l’importanza del ‘cinema del reale’ in un’edizione
dedicata quest’anno alla memoria di Cecilia Mangini, per cui parla
ancora una volta il suo straordinario lavoro nell’ ultimo
documentario – in ‘cinquina’ – realizzato con Paolo Pisanelli. Il
Direttivo del Sindacato ha voluto inoltre sottolineare la qualità e
l’importanza di due titoli, fuori selezione, nati per lo schermo
televisivo: SanPa – Luci e tenebre di San
Patrignano di Cosima Spender, serie originale Netflix
realizzata da un gruppo produttivo e creativo composto, con la
regista, da Gianluca Neri, Valerio Bonelli, Andrea Romeo, Nicola
Allieta, Christine Reinhold, Carlo Gabardini, Paolo Bernardelli e
Edizione Straordinaria di Walter
Veltroni, proposto da Rai Cultura con il materiale di Rai Teche.
Due opere che rappresentano un valore aggiunto al miglior
giornalismo d’inchiesta come a quello televisivo: percorsi della
memoria con cui si può rileggere – nel racconto di una stagione
controversa come nelle ‘aperture’ sulla grande cronaca nazionale –
la Storia del Paese. Il Sngci lancia, inoltre, da quest’anno,
segnalando Punta Sacra di Francesca
Mazzoleni – viaggio d’autore alla foce del Tevere dove ancora è
vivo il ricordo di Pier Paolo Pasolini – la prima edizione del
Premio Valentina Pedicini che nasce per
valorizzare sempre di più nel cinema del reale, lo sguardo di una
nuova generazione di autrici e autori, in collaborazione con la
Sede di Palermo dedicata al Documentario del Centro Sperimentale di
Cinematografia diretta da Costanza Quatriglio.
Tornando ai vincitori dei Nastri
Mi chiamo Francesco Totti di Alex
Infascelli è prodotto da The Apartment e Wildside, entrambe del
gruppo Fremantle, con Capri Entertainment e Fremantle, con Vision
Distribution e Rai Cinema in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video. Distribuito in Italia da
Vision e all’estero da Vision e NBC Universal, il film riceve nel
palmarès dei Nastri anche il Premio per il
protagonista dell’anno, ovviamente Francesco
Totti che ha messo in campo, oltre il pallone, la sua
immagine, la sua vicenda umana e professionale e le sue emozioni
più intime.
Entra invece nella storia di un vero
e proprio ‘clan’ familiare che non si è mai raccontato con tanta
sincerità, The Rossellinis diretto da
Alessandro Rossellini che del grande regista è nipote (prodotto da
B&B Film e VFS Films con Rai Cinema, in associazione con Luce
Cinecittà con il sostegno del Mibact e altre collaborazioni anche
internazionali). I protagonisti, insieme ad Alessandro sono – con
le loro confidenze inedite – Isabella, Renzo, Robin, Ingrid, Gil,
Nur, ovviamente il grande Roberto. Alessandro, che ha avuto al suo
fianco come co-regista Lorenzo D’amico De Carvalho, presenta il
film come il racconto e “l’iperbole di una famiglia affascinante,
appassionata ed anche bugiarda” E dice: ”L’arte di narrarsi al
meglio è forse l’unico pezzetto di genio creativo che abbiamo
ereditato da nonno Roberto”. Ecco perché The Rossellinis è
il suo personale tentativo di restituire “un’immagine sincera di
una grande, amata e complicata famiglia”.
Il caso
Braibanti, che i Nastri premiano per la docufiction
è, infine, un film importante e necessario perché attraverso il
lavoro di ricostruzione tra molte testimonianze – da Piergiorgio
Bellocchio a Dacia Maraini, da Lou Castel a Maria Monti nonché
quella del nipote di Braibanti – offre l’occasione di ripercorrere
una vicenda processuale che, per un reato codificato dal
Codice Rocco dell’era fascista (poi cancellato dalla Corte
Costituzionale nel 1981) fu di fatto un processo
all’omosessualità.
Nel complesso un palmarès,
quest’anno, particolarmente ricco di temi, storie e personaggi che
non ha dimenticato l’attualità in un’annata difficile, siglata da
interessanti testimonianze sul lockdown come dalla musica
(gli Extraliscio di Elisabetta Sgarbi), dall’arte (Pino,
su Pascali, di Walter Fasano) o dalla memoria anche privata di
Molecole, che ha inaugurato l’ultima Mostra di Venezia. E
anche un’incursione nella vita e nei pensieri più intimi che
riguardano il corpo o l’esperienza della malattia vissuta nel
lockdown (come testimoniano gli italiani che racconta Gabriele
Salvatores e svela con coraggio Elisa Fuksas nel suo
iSola) ma anche il vissuto nelle tragedie italiane dei
terremoti (con un esordio alla regia di Alessandro Preziosi). I
Nastri ricordano che tra i titoli finalisti è stata ancora una
volta grande protagonista la memoria del cinema con il fascino di
Alida Valli (Alida di cent’anni in questi giorni, e
l’immenso patrimonio felliniano, nel centenario della nascita, con
l’originalissimo Fellini degli spiriti di Anselma
Dell’Olio. Tra le storie che ha raccontato la selezione delle
Docufiction finaliste anche il viaggio di Nella Condorelli
ne La storia vergognosa, racconto di lotta contro antiche
vessazioni nella memoria della Sicilia contadina. Dalla Storia alla
politica, infine, il ritratto, mai tanto attuale, di una donna
speciale come Nilde Iotti, attraverso un film siglato anche da un
reading dei suoi discorsi affidato alla voce e
all’immagine di Paola Cortellesi.
Il Direttivo dei Nastri
d’Argento ha già annunciato i Premi speciali dei Nastri 75 per il
Documentario a Notturno di Gianfranco Rosi e Salvatore
– Shoemaker of Dreams di Luca Guadagnino assegnati
dai Giornalisti Cinematografici. I premi sono stati scelti in una
Selezione di 60 titoli tra i 170 usciti nel 2020 e visionati dalla
Giuria del Direttivo Nazionale: la short list selezionata per il
voto da Maurizio Di Rienzo con il Direttivo Nazionale (composto da
Laura Delli Colli con Fulvia Caprara, Oscar Cosulich, Paolo
Sommaruga e Stefania Ulivi) riguarda, per regolamento, film
proposti nell’anno solare (2020) da Festival e rassegne anche su
piattaforme e reti tv. Di seguito, la lista dei vincitori e le
‘cinquine’ finaliste
I vincitori e le
‘cinquine’ finaliste
I PREMINastri d’Argento Documentari 2021
CINEMA DEL
REALE
MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI di Alex
INFASCELLI
Protagonista dell’anno
Francesco TOTTI
Premio Valentina Pedicini
2021
PUNTA SACRA di Francesca
MAZZOLENI
CINEMA SPETTACOLO
CULTURA
THE ROSSELLINIS di Alessandro
ROSSELLINI
DOCUFICTION
IL CASO BRAIBANTI di Carmen GIARDINA
e Massimiliano PALMESE
Menzione speciale a LA VERITA’ SU LA
DOLCE VITA di Giuseppe PEDERSOLI
Premi speciali (fuori
selezione)
SANPA – Luci e tenebre di San
Patrignano di Cosima SPENDER
EDIZIONE STRAORDINARIA di Walter
VELTRONI
———————————————————————————-
I vincitori sono stati
scelti tra queste ‘cinquine finaliste’
CINEMA DEL
REALE
DUE SCATOLE DIMENTICATE – UN VIAGGIO
IN VIETNAM di Cecilia MANGINI e Paolo PISANELLI
FUORI ERA PRIMAVERA – Viaggio
nell’Italia del lockdown di Gabriele SALVATORES
iSOLA di Elisa FUKSAS
MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI di Alex
INFASCELLI
MOLECOLE di Andrea SEGRE
CINEMA SPETTACOLO CULTURA
ALIDA di Mimmo VERDESCA
EXTRALISCIO–PUNK DA BALERA di Elisabetta SGARBI
FELLINI DEGLI SPIRITI di Anselma DELL’OLIO
PINO di Walter FASANO
THE ROSSELLINIS di Alessandro ROSSELLINI
DOCUFICTION
IL CASO BRAIBANTI di Carmen GIARDINA e Massimiliano PALMESE
LA LEGGE DEL TERREMOTO di Alessandro PREZIOSI
LA STORIA VERGOGNOSA di Nella CONDORELLI
LA VERITA’ SU LA DOLCE VITA di Giuseppe PEDERSOLI
NILDE IOTTI, IL TEMPO DELLE DONNE di Peter MARCIAS
Inizia con un dialogo a due voci tra
uno dei più acclamati autori della narrativa italiana contemporanea
e una giovane ma già affermata scrittrice e sceneggiatrice il
programma di giovedì 11 marzo
del Noir in Festival, che vedrà Nicola
Lagioia e Antonella Lattanzi
protagonisti di un incontro incentrato sul
tema “Maschile / Femminile al
nero” (ore
11.00, su Facebook e YouTube). Durante la
conversazione, moderata da Mazzino Montinari, i due autori si
confronteranno sul tema a partire dai loro ultimi
romanzi: La città dei vivi di
Nicola Lagioia (Einaudi) e Questo giorno che
incombe di Antonella Lattanzi (HarperCollins).
Si passa poi dalla realtà
contingente alla fantascienza con la masterclass “La
cosmogonia di Star
Wars”, a cura del regista e saggista
Federico Greco, condotta da Giorgio Gosetti con la
partecipazione di Elisabetta Sgarbi: un viaggio attraverso la
storia della saga cinematografica più amata di tutti i tempi (ore
12.00, su Facebook e YouTube). Altro imperdibile viaggio attraverso
universi fantastici sarà l’incontro, moderato dal critico Roberto
Silvestri, con Brian Yuzna, regista culto del
genere fanta-horror tra gli anni ’80 e ’90 cui il festival rende
omaggio con il Premio Luca Svizzeretto come
maverick dell’anno (ore 17.00, su MYmovies, Facebook e
YouTube).
Tra i grandi ospiti internazionali
di questa edizione, che proprio nella giornata di venerdì
incontreranno (virtualmente) il pubblico del festival, due autori
che non hanno bisogno di presentazioni: Alicia
Giménez-Bartlett – creatrice di una delle detective
“seriali” più amate, Petra Delicado – che racconterà il suo iconico
personaggio attraverso l’Autobiografia recentemente
pubblicata da Sellerio in dialogo con Alessandra Casella e Marina
Fabbri (ore 18.00, su Facebook e YouTube); e poi, ancora, il
“padre” di Alex Rider, lo scrittore e sceneggiatore Anthony
Horowitz (ore 19.00 su Facebook e YouTube), bestseller in
patria da centinaia di migliaia di copie che al Noir presenta il
suo ultimo romanzo, I delitti della gazza ladra
(Rizzoli).
L’appuntamento con il cinema di
genere parte alle ore 19.00 su MYmovies con Non
amarmi, film d’esordio di Marco Cercaci
presentato al Noir come evento speciale fuori concorso: il racconto
di una passione morbosa nella cornice della Seconda Guerra
Mondiale, ispirato a fatti realmente accaduti riletti in chiave
noir dal regista. Per il concorso internazionale l’argentino
Karnawal, opera prima di Juan Pablo Fénix
che indaga le dinamiche familiari concentrandosi soprattutto sulla
figura di un padre assente dai trascorsi criminali magistralmente
interpretato da Alfredo Castro (ore 21.00, MYmovies). L’ultimo
appuntamento della giornata è con Non si sevizia un
paperino (ore 22.00, MYmovies), uno dei titoli più
apprezzati della filmografia di Lucio Fulci, cui il Noir in
Festival dedica la retrospettiva di quest’anno.
Il Noir in Festival si svolge in
streaming gratuito su tutto il territorio nazionale sulla
piattaforma MYmovies.it e sui canali social del festival
(Facebook, YouTube, Instagram). Tutti i film saranno disponibili
per 24 ore dalla data di prima programmazione, previa
prenotazione.
Mila Kunis è una delle
attrici più belle di Hollywood, con una delle carriere più longeve,
con una certa vena comica e con un carattere instancabile. Lavora
parecchio, e i fan sono innamorati di lei sin dai tempi di That
70s Schow. Che amiate/odiate Meg Griffin, o che vi siate visti
tutte le sue commedie romantiche, ecco alcune curiosità su di lei.
Cosa non sapete su Mila Kunis? Ecco dieci curiosità.
Mila Kunis: gli inizi
1. Mila Kunis non è nata negli
Stati Uniti. Mila è infatti nata a Kiev, in Ucraina, e aveva
solamente sette anni quando i genitori lasciarono l’Unione
Sovietica. “Mi fu detto che ci saremmo trasferiti in fondo alla
strada”, ha raccontato a riguardo. Quando arrivarono negli Stati
Uniti, lei e i genitori riuscirono ad entrare con un permesso per
rifugiati religiosi.
2. Mila Kunis ha cominciato a
recitare a Los Angeles, e i genitori erano un po’ preoccupati.
Una volta arrivata a Los Angeles, Mila ha cominciato a prendere
lezioni di recitazione ed è apparsa in alcune pubblicità.
Inizialmente, i genitori erano un po’ preoccupati: “Siamo arrivati
in questo Paese senza nulla e, quindi, qualunque livello di
successo per noi è importante” ha raccontato l’attrice, “(I miei
genitori) non hanno mai voluto che io facessi l’attrice, perché è
una professione talmente imprevedibile. Quando sei un immigrato, e
devi lavorare duramente anche solo per sopravvivere, è naturale
preoccuparti di avere un lavoro e delle entrate stabili. Ma penso
che ora si siano più o meno convinti del fatto che stia andando
piuttosto bene”.
Mila Kunis: film
3. Mila Kunis: i film e gli show
degli inizi. Dopo una serie di pubblicità di alto profilo e
dopo essere apparsa in serie come Settimo cielo, la carriera
di Mila ebbe una svolta quando ottenne il ruolo di Jackie in
That ‘70s Show nel 1998. Nel 1999, poi, cominciò a doppiare
Meg Griffin in I Griffin, che interpreta ancora oggi. Per
Mila Kunis, nei film, i ruoli importanti arrivarono circa un
decennio più avanti, con Non mi scaricare (2008) e, da
allora, ha costantemente arricchito la propria filmografia con film
come Max Payne (2008), Codice Genesi (2010), Il
cigno nero (2010), Amici di letto (2011), Ted
(2012), e Il grande e potente Oz (2013).
5. Mila Kunis altezza e
fisico. Mila è alta 1.63 metri, e pesa 52 chilogrammi. Nel
2010, a quanto pare, ha perso parecchio peso per interpretare la
ballerina de Il Cigno Nero. A riguardo, a Glamour UK
Mila ha raccontato: “Non credo avessi mai realizzato (prima di
allora) di cosa sia capace il corpo umano. (…) Amo tantissimo il
cibo. Ma quanto la gente dice ‘Non riesco a perdere peso’, no no,
puoi. Il tuo corpo può fare di tutto, qualunque cosa, se solo lo
vuoi”.
Mila Kunis: occhi di colore
diverso
6. Mila Kunis ha gli occhi di
colore diverso. Per chi non se ne fosse accorto, gli occhi di
Mila Kunis sono di due colori diversi: l’occhio destro è marrone,
mentre l’occhio sinistro è verde. Questa condizione si chiama
eteronomia e, nonostante sia ereditaria, gli occhi dell’attrice
sono diventati così nel tempo.
Mila Kunis: Instagram
7. Mila Kunis non ha
Instagram. Durante un’intervista con Cosmopolitan, Mila
ha spiegato perché non si trova su Instagram, dicendo che, secondo
lei, i social media sono oramai diventati piattaforme
prevalentemente negative. Inoltre, il marito Ashton Kutcher ha
spiegato perché anche i figli non compaiono mai nelle foto di
Instagram: “Abbiamo una rete social privata, nella quale
condividiamo cose con le nostre famiglie, cosicché i nonni possano
vedere i bambini eccetera. Ma non condividiamo pubblicamente alcune
foto dei nostri bambini, perché pensiamo che essere pubblici sia
una scelta personale”.
Mila Kunis e Ashton Kutcher
8. Il matrimonio non era nei
piani di Mila Kunis e
Ashton Kutcher. Mila non aveva in mente di sposarsi e, già
da giovanissima, aveva affermato di non volersi sposare finché il
matrimonio tra persone dello stesso sesso non sarebbe stato legale.
Quando poi ha detto a
Ashton Kutcher della propria intenzione di non
sposarsi, sembra che lui sia stato subito d’accordo: dopo il
difficile divorzio da
Demi Moore, non aveva esattamente intenzione di
sposarsi di nuovo. Ma qualcosa cambiò, e i due decisero di sposarsi
a un anno dall’inizio della loro relazione. A quanto pare, Kutcher
aveva cominciato a pianificare il giorno del matrimonio già da
prima che il divorzio dalla Moore fosse finalizzato, in modo da
poter chiedere a Mila di sposarlo il prima possibile.
Mila Kunis Wyatt Isabelle Kutcher
Le cose sono cambiate in meglio
quando
Ashton Kutcher e Mila hanno avuto Wyatt Isabelle, la
loro prima figlia nata dall’amore, quella che secondo Ashton ha
«cambiato ogni cosa». Infatti l’attore è spesso fotografato in
momenti premurosi mentre l’accompagna all’asilo a West Hollywood,
Los Angeles. Ma Wayatt non è l’unico, Dimitri infatti è il secondo
genito.
9. Mila Kunis e
Ashton Kutcher erano amici di letto. Prima di
sposarci, Mila Kunis e
Ashton Kutcher erano amici. Poi, quando cominciarono a
provare attrazione l’uno per l’altra, decisero semplicemente di
cambiare i “termini” di questa amicizia. Mila ne ha parlato
pubblicamente, e, per sua stessa ammissione, nessuno dei due ha
imparato niente dai propri film (lei, da Amici di letto, e
lui da Amici, amanti, e…). I due hanno sempre trattato la
propria relazione da amici di letto con molta schiettezza. Poi,
però, sono arrivati i sentimenti.
Mila Kunis senza trucco per
Glamour
10. Nel 2016, Mila Kunis senza
trucco era sulla copertina di Glamour. Nonostante sembri
che Photoshop abbia fatto la sua parte, Mila Kunis si è fatta
fotografare senza trucco per la copertina di Glamour. Quando
le è stato chiesto come si è sentita ad essere stata fotografata
struccata, ha risposto: “Bene! Non indosso il trucco. Non mi lavo i
capelli tutti i giorni. Non è qualcosa al quale mi associo”. Non è
contro il makeup, ha poi raccontato: semplicemente, non è da
lei.
Il capolavoro di Tim Burton ha ormai quasi trent’anni, ma gli amanti del
regista di tutto il mondo lo amano ancora con tutto il cuore. Un
film di grande tenerezza, grande umorismo, e anche grande oscurità,
Edward mani di forbice è diventato un classico del cinema
recente.
Cosa non sapete sul film? Ecco
dieci curiosità su Edward mani di forbice.
Edward mani di forbice:
trailer
Edward mani di forbice, film
e curiosità
1. Gli studios volevano Tom
Cruise per il ruolo di Edward. Dopo il successo di
Batman del 1989, la 20th Century Fox
decise di rischiare con la piccola favola suburbana di Edward
mani di forbice, ma volevano che fosse una star di rilievo ad
interpretare il protagonista. In particolare, volevano Tom Cruise, che allora stava godendo di un particolare
periodo di gloria dopo il successo di Rain Man – L’uomo della
pioggia.Tim Burton ebbe una conversazione con Tom Cruise, sul quale disse poi che “era interessante,
ma credo che le cose siano andate per il meglio” dopo aver scelto
Johnny Depp. “Alla fine
dell’incontro mi sentivo così, e credo di averlo detto anche a lui:
‘è bello avere tante domande sul personaggio, ma o lo fai o non lo
fai’”.
2. Gli studios erano preoccupati
per l’aspetto di Edward mani di forbice. Prima dell’uscita del
film, gli studios erano preoccupati del fatto che il potenziale
pubblico avrebbe risposto male all’apparizione di Edward, il cui
aspetto e look erano così diversi da quelli per cui Johnny Depp era conosciuto. Per questo motivo,
cercarono di impedite l’uscita di alcune foto dell’intero cast
prima dell’uscita del film.
3. Il quartiere di Edward
mani di forbice esiste davvero. Mentre è ispirato a
Burbank, California, ovvero la città natale di Tim Burton, il film fu girato in un
luogo reale vicino a Tampa, in Florida. Il designer di produzione,
Bo Welch, preparò le case della cittadina dipingendo ogni casa di
un colore pastello. Durante i lavori, alcuni dei residenti erano
ancora nella loro casa. “Inizialmente la cosa non gli piacque, ma
credo che poi si abituarono. Lo rese un posto più divertente”.
4. Per Johnny Depp,
Edward mani di forbice fu la prima collaborazione con Tim
Burton.
Tim Burton avrebbe preferito un attore sconosciuto per la
parte di Edward, ma decise di fare un compromesso e scegliere
Johnny Depp, il quale al tempo era l’idolo dei
teenager soprattutto grazie ai suoi ruoli televisivi. “Non lo
conoscevo davvero” ha raccontato, “non avevo visto lo show nel
quale aveva recitato (21
Jump Street), ma credo di aver visto una sua foto da
qualche parte”. Il film è stata la prima delle loro tantissime
collaborazioni.
5. Johnny Depp ha ripreso il
ruolo di Edward mani di forbice in un’occasione. Fu per
Seth MacFarlane ne I Griffin, in un episodio del 2012 dal
titolo Crisi di mezza età.
6. C’è un fossile che porta il
nome di Johnny Depp, grazie a Edward mani di forbice.
Nel 2013, un fossile vecchio 505 milioni di anni fu chiamato
Kooteninchela Deppi, proprio in onore di Johnny Depp. Come mai? “Quando vidi per la
prima volta le paia di artigli isolati nei fossili di questa
specie, non fui capace di fare a meno di pensare a Edward mani
di forbice” ha raccontato il paleontologo Dr. David Legg, “In
realtà, sono anche un fan di Johnny Depp, e quindi, quale occasione
migliore per onorarlo che immortalarlo come un’antica creatura che
una volta solcava i mari?”.
Gli attori di Edward mani di
forbice
7. Winona Ryder non si
immedesimava con il proprio personaggio in Edward mani di
forbice. Tra gli attori di Edward mani di forbice
c’è una giovanissima Winona Ryder, che interpreta la bionda cheerleader Kim.
Il personaggio, però, era molto diverso da lei, e dal personaggio
che Winona Ryder aveva interpretato nel precedente film di
Tim Burton, Beetlejuice. E a Tim Burton, questa cosa piaceva: “Pensai che l’idea di
lei nei panni di una cheerleader, con una parrucca bionda, fosse
molto divertente” ha raccontato, “Non si identificava con il
personaggio. (…) A scuola, lei stessa veniva torturata da
persone come quella. Fu così divertente. Ridevo ogni giorno, quando
la vedevo arrivare sul set con questo piccolo costume da
cheerleader e una parrucca bionda da Hayley Mills. Sembrava
Bambi”.
8. Il film esiste in parte
grazie a Dianne West. Se siete tra gli amanti il film, dovete
ringraziare uno degli attori di Edward mani di forbice,
ovvero Dianne West. Infatti, non contribuì al film solamente con la
propria performance meravigliosa, ma fu anche la prima persona a
leggere la sceneggiatura, e una sostenitrice instancabile del film.
Burton ha raccontato: “Lei era così rispettata, che una volta che
lei approvò il film, altri mostrarono interesse immediatamente. In
molti modi, lei è stata il mio angelo custode”.
9. Il film permise a Tim Burton
di lavorare con uno dei suoi eroi. Tra gli attori di Edward
mani di forbice, c’è anche uno degli eroi di sempre di Tim Burton, ovvero Vincent Price. Il re
dell’horror, nel film ha interpretato il creatore/padre di Edward.
Dopo la fine delle riprese del film, Tim Burtoncominciò ad intervistare Price per un
documentario dal titolo Conversations with Vincent, che però
fu interrotto nel 1993 a causa della morte dell’attore.
Il costume di Edward mani di
forbice
10. Stan Winston ha
realizzato le mani del costume di Edward mani di
forbice. Le iconiche mani di Edward furono disegnate da
Stan Winston, il re del trucco e degli effetti speciali famoso per
aver lavorato a Terminator, Jurassic Park e
Alien. Fu Winston a decidere di usare delle vere forbici
per le dita di Edward. Quando Winston mostrò i primi schizzi a
Tim Burton, a quanto pare lui disse: ”Non pensavo che
avrebbe davvero avuto dita di forbice. Pensavo sarebbero stati
solamente lunghi e affilati pezzi di metallo che non erano stati
finiti, ma così è molto meglio!” In seguito, Winston collaborò
ancora con il regista, per
Batman – Il ritorno e Big Fish.
Edward mani di forbice:
frasi
Edward mani di
forbice è un film memorabile non solo per i personaggi, per
l’atmosfera, per l’estetica inconfondibile, ma anche per alcune
frasi memorabili.
Ecco le migliori frasi di
Edward mani di forbice:
Non mi ha finito. (Edward)
“Come fai a sapere che lui è ancora vivo?”
“Non lo so , non ne sono sicura ma io credo che lo sia. Vedi, prima
che lui venisse in questa città la neve non era mai caduta, ma dopo
il suo arrivo è caduta. Se ora lui non fosse lassù, non credo che
nevicherebbe così. A volte può vedermi ancora ballare tra quei
fiocchi”. (Kim)
“Stringimi.”
“Non posso…” (Kim e Edward)
Non lasciare mai che qualcuno ti dica che sei un
handicappato.
Morì, prima di finire l’ uomo da lui creato. (Kim)
“Allora perché lo hai fatto?”
“Perché me lo hai chiesto tu.” (Kim e Edward)
Edward mani di forbice:
streaming
Dove trovare Edward mani di
forbice in streaming in italiano? Edward mani di
forbice è ora in streaming su Disney+, nonché disponibile per il
noleggio e l’acquisto su diverse piattaforme, tra cui Rakuten TV,
Chili Cinema, Prime video e iTunes.
Diffuso il trailer e con le
prime immagini del film Sky Original,
Genitori vs Influencer diretto da
Michela Andreozzi e da lei scritto a quattro
mani con Fabio Bonifacci. Una co-produzione
Paco Cinematografica e Vision
Distribution con la spagnola Neo Art
Producciones, prodotto da Isabella Cocuzza e Arturo
Paglia. Il film sarà trasmesso in prima assoluta su Sky
Cinema Uno domenica 4 aprile alle 21.15, disponibile anche on
demand e in streaming su NOW TV.
Genitori vs Influencer è una commedia per
famiglie che mette in scena lo scontro generazionale tra genitori e
figli attraverso la storia di un padre single alle prese con le
difficoltà di educare la figlia adolescente, affascinata dal mondo
dei social network.
La trama
Quanto è difficile oggi essere il
padre single di una teenager? Paolo (Michela
Andreozzi), professore di filosofia, vedovo, ha
cresciuto da solo sua figlia Simone – alla francese- (Ginevra
Francesconi), con cui ha un bellissimo rapporto. Ma quando la
ragazza entra ufficialmente nella fase dell’adolescenza, l’idillio
si rompe: come ogni teenager che si rispetti, infatti, Simone viene
“rapita” dallo smartphone, tanto che matura l’idea di voler
diventare influencer – come il suo idolo Ele-O-Nora (Giulia De
Lellis) – categoria che Paolo detesta. Pur di recuperare il
rapporto con sua figlia, Paolo inizia una campagna contro l’abuso
dei social, con l’aiuto della stessa Simone che diventa la sua web
manager. La fama inaspettata lo trasformerà suo malgrado in un
influencer… e gli farà scoprire che i social, anche se vanno
maneggiati con cura, possono regalarti una possibilità.
Nel cast Fabio
Volo, la giovanissima Ginevra Francesconi
(The Nest – Il nido, Famosa) e Giulia De
Lellis. Insieme a loro anche Paola Tiziana
Cruciani, Nino Frassica, Paola
Minaccioni, Massimiliano Vado,
Michela Andreozzi e con l’amichevole
partecipazione di Massimiliano Bruno.
Con extra, il
programma fedeltà di Sky, per i clienti Sky da più di 3 anni il
film Genitori vs Influencer è disponibile da venerdì 5
marzo on demand nella sezione extra.
Il 10 marzo nasce Nexo+, la
piattaforma di contenuti on demand per un tempo libero di
qualità ideata da Nexo Digital, la casa
di produzione e distribuzione italiana specializzata nell’ambito
degli eventi al cinema. Con un abbonamento di 9,99 euro al mese,
Nexo+ presenterà ai suoi spettatori, settimana dopo settimana,
concerti, film d’autore, contenuti d’arte, documentari,
musica, opera, balletto, teatro, approfondimenti
culturali.
L’idea
Nexo+ è un’idea in continua
evoluzione: l’idea di un luogo d’incontro, di condivisione,
di costruzione. Un luogo che promuove la
curiosità, tutela le differenze, amplifica il sapere, il
divertimento, l’emozione. Un luogo che vuole stimolare una
partecipazione attiva, diversa da quella che può essere
proposta da un algoritmo. L’obiettivo è infatti
quello di offrire agli spettatori un approccio
multidisciplinare nella scelta e
nell’organizzazione e indicizzazione dei
contenuti, così da spaziare, come accade con gli eventi al
cinema di Nexo Digital, dalla cultura all’educational, dal cinema
ai concerti. Come in una piazza in cui ci si incontra più che
in un rifugio esclusivo, Nexo+ si propone come un luogo in cui il
proprio tempo diventa unospazio per la mente, dove
nutrire le proprie passioni e dove scoprirne di nuove.
Tratto distintivo del progetto
Nexo+, la nuova modalità distributiva targata Nexo Digital, è la
presenza di una redazione che, mese dopo mese,
andrà a definire le proposte per singole nicchie di riferimento,
prediligendo l’inclusività e il desiderio di aprire spazi
di confrontosempre diversi e variegati, a seconda dei
pubblici con cui andrà a relazionarsi. Oltre alla categorizzazione
in 9MONDI, Nexo+ offrirà
40PLAYLIST ideate appositamente
e costantemente rinnovate in cui approfondire le proprie passioni e
scoprirne di nuove. Per esempio, nella playlist “Le Signore delle
Arti” gli spettatori troveranno una selezione di documentari e film
dedicati a grandi attrici, artiste e donne della cultura: una
raccolta di contenuti che celebrano le donne, protagoniste anche
della mostra “Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e
‘600”, ospitata a Palazzo Reale di Milano e attualmente fruibile
online. Nella playlist Say it loud! I’m black and I’m
proud verrà invece proposto un omaggio alla Black Music e ai
suoi grandi interpreti (il tutto raccolto sotto l’egida della
canzone di James Brown che divenne l’inno non ufficiale del
movimento Black Power negli anni ’60).
Grazie a un widget ad hoc, diversi
titoli e playlist saranno via via arricchiti da un’apposita
bibliografia, da una selezione musicale di riferimento e da
podcast dedicati secondo il piano editoriale messo a punto
dalla redazione di Nexo+ e dai suoi partner.
Inoltre, la piattaforma Nexo+ vedrà
la collaborazione con alcuni dei più importanti editori,
produttori, scuole di scrittura, festival. Si tratta della
sezione denominata Costellazioni:mappe per
orientarsi nel cielo, tra le stelle più luminose e i percorsi più
preziosi, che spesso sono i meno battuti. Mappe che riportano a
casa i naviganti, li guidano verso nuove scoperte, tracciano
immagini che ispirano poesie, arte e letteratura. Al debutto,
saranno 4 le Costellazioni presenti su Nexo+:
quelle di Elisabetta Sgarbi, Far East Film Festival,
Feltrinelli Real Cinema e Scuola Holden.
Spiega l’AD di Nexo Digital
Franco di Sarro: “Come Nexo Digital siamo, per natura,
degli sperimentatori.Sin dal 2010 ci siamo concentrati su
programmazioni e contenuti totalmente diversi da quelli
tradizionali delle sale cinematografiche. Oggi vogliamo confermare
quell’impegno, proponendo una piattaforma che possa
distinguersi per tipologia dei contenuti e scelta
editoriale. Il nostro tempo libero, anche in periodo di
Covid, sembra scarseggiare e non essere mai abbastanza. Per questo
desideriamo presentare una piattaforma che permetta di vivere il
proprio tempo in modo semplice e immediato, senza il rischio di
smarrirsi tra infinite proposte, ma venendo accompagnati attraverso
un catalogo ricco, organizzato in maniera fresca e innovativa.
Nexo+ nasce per essere fantasiosa: una piattaforma in grado
di stimolare la curiosità e gli interessi dei suoi spettatori
attraverso percorsi editoriali inediti. È importante dire
che questa per noi non è un’alternativa al cinema vissuto
in sala, che resta sempre un passaggio cruciale e un luogo
in cui non vediamo l’ora di tornare. Semplicemente Nexo+ vuole
essere un modo nuovo e complementare per star vicini al nostro
pubblico e alle sue rinnovate richieste”.
Aggiunge il Direttore di
Nexo+ Guido Casali: “Nexo+ è, prima di tutto, qualcosa
che prima non esisteva e che mancava: una collezione di meraviglie,
vivace e luminosa, ideata per portare a un pubblico di persone
appassionate e curiose il meglio della produzione italiana e
internazionale di documentari, film e performance. Nexo+, come
racconta il suo logo, è una porta che si apre su una serie
di mondi governati dall’amore per il bello, per l’arte e per le
grandi storie: i film d’autore e titoli cult, la grande
arte, l’opera e il balletto, la musica classica, pop e rock, le
biografie, i documentari sui grandi temi dell’attualità e sulla
storia antica e recente. Mondi diversi che dialogheranno e
si contamineranno tra loro attraverso collezioni e playlist legate
a temi trasversali, ricorrenze e proposte d’autore.
Un’offerta editoriale studiata con passione sartoriale e che va
oltre gli algoritmi e le classifiche dei più visti, con un
approccio sempre inclusivo per stimolare l’incontro con contenuti
di altissima qualità, che una volta conosciuti diventeranno un
nutriente ricchissimo per la nostra curiosità e le nostre passioni.
Certo, Nexo+ è una creatura appena nata, ma in ostinata e rapida
crescita ed evoluzione: nuovi contenuti, nuovi mondi, nuove
collaborazioni, nuove produzioni originali continueranno a
sbocciare ogni settimana nelle case dei nostri abbonati. Tra i
primi progetti che ci fa piacere ricordare, stiamo seguendo e
sostenendo La Visita, la nuova creazione site specific di
Peeping Tom, commissionata e prodotta dalla Fondazione I Teatri di
Reggio Emilia in collaborazione con Collezione Maramotti e Max
Mara, finalista ai prestigiosi Fedora Prizes, e aprendo una
collaborazione col MEET Digital Culture Center che non a
caso ha ospitato la prima presentazione ufficiale di
Nexo+”.
Al suo debutto, su Nexo+ saranno
disponibili, inclusi nell’abbonamento, quattro canali dedicati.
Le costellazioni
ELISABETTA
SGARBI
Editore con La nave di Teseo,
regista, produttore musicale, farmacista: il mondo di Elisabetta
Sgarbi esplorato a 360 gradi. Un itinerario tra i capolavori
dell’arte italiana, la grande letteratura, la musica in tutte le
sue forme, le scienze oggi più attuali che mai, le curiosità meno
note e più affascinanti di sempre. “Ho sempre pensato che nulla
sia distante da nulla, che discipline, generi, mestieri si parlino
e continuamente si attraversino. È sufficiente seguire il filo
delle passioni e della curiosità per scoprire dentro un mondo nuovi
mondi. Questo incontro con Nexo+ nasce proprio nel segno della
curiosità, della passione, della voglia di scoprire e sperimentare.
Tra letteratura, musica, cinema, arte,scienza e altro
ancora che al momento non sappiamo”, Elisabetta Sgarbi.
FAR EAST FILM
FESTIVAL
I capolavori da riscoprire, i
blockbuster che hanno polverizzato i botteghini, i più accurati
itinerari monografici, i cult che hanno fatto innamorare i
cinefili. Il meglio del cinema asiatico selezionato dal più grande
festival orientale d’Europa, in attesa di riscoprirlo dal vivo dal
l’11 al 19 giugno, quando il Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” e il
cinema Visionario riapriranno le porte al meglio del cinema
popolare asiatico. Per una nuova, preziosa e avventurosa full
immersion nel cuore dell’Asia cinematografica: Hong Kong, Cina,
Taiwan, Corea del Sud, Giappone, Filippine, Singapore, Indonesia e
Malesia.
FELTRINELLI REAL
CINEMA
Nata nel 2004 come collana di libri
+ DVD, in oltre 15 anni, Feltrinelli Real Cinema si è trasformata
in uno dei principali cataloghi di cinema della
realtà, distribuito nelle sale cinematografiche, in TV e in
home video digitale nel nostro paese. Una selezione dei
migliori documentari internazionali e dei titoli dei grandi
festival capaci di offrire racconti inediti, approfondimenti
inattesi, letture del mondo di ieri e di oggi: spunti di
riflessione, sguardi verso nuovi orizzonti e la capacità di
accendere il dibattito, secondo la migliore tradizione Feltrinelli.
Dal 2017 Feltrinelli Real Cinema è diventato anche un brand di
produzione cinematografica e televisiva, specializzato in
documentari e factual realizzati in partnership con la miglior
produzione indipendente italiana.
SCUOLA
HOLDEN
Le migliori produzioni teatrali e
le performance che, negli ultimi anni, sono emerse dall’universo di
Scuola Holden. Un viaggio di ricerca nelle regioni più diverse del
sapere umano, percorsi della mente che aprono prospettive inedite
sulla storia, l’arte, la letteratura e la musica. Si potranno
vedere le Palladium e le Mantova
Lectures di Alessandro Baricco, che toccano temi
universali come la Narrazione, il Tempo, la Felicità.
In Postcards to San Francisco si segue il flusso
delle parole di Walt Whitman lette dallo scrittore Alessandro Mari
e accompagnate dal pianoforte di Gloria Campaner, sulla scia del
minimalismo americano e di sonorità vicine all’immaginario poetico
dell’autore. Ci saranno inoltre Mario Brunello, che suona le Suite
per violoncello di Bach in luoghi diversissimi accomunati da un
particolare tipo di silenzio, e lo
spettacolo Palamede, eroe greco cancellato dalla
memoria collettiva da una resa dei conti tra due élite
intellettuali. Per lasciarsi affascinare dalla visione di maestri
che, anziché dare risposte, puntano a far risuonare nuove domande,
o a pronunciare in modo diverso quel che pensavamo già di
sapere.
I MONDI
Nexo+ proporrà 9 diversi generi di
contenuti suddivisi in 9 MONDI da esplorare:
La Grande
Arte
I musei, le mostre, gli artisti: un
itinerario attraverso i colori e le forme della grande arte,
dall’antichità al contemporaneo.
Cinema
I migliori film d’autore, i titoli
più premiati dalla critica e quelli più amati dal grande pubblico,
le storie delle star di Hollywood, le filmografie dei grandi
registi.
Classica
Dai più importanti palchi del
mondo, le opere, i concerti, la musica sinfonica, i documentari sui
grandi protagonisti del mondo della
classica.
Biografie
Le vite dei personaggi che hanno
fatto la storia e di quelli che l’hanno attraversata in modo più
silenzioso ma sempre straordinario.
Musica
I concerti che hanno segnato
un’epoca, i protagonisti della grande musica pop e rock, italiana e
internazionale, i documentari e le biografie delle star che sono
diventate leggenda.
Storia
Una selezione di documentari
straordinari per ripercorrere i momenti salienti della storia del
nostro pianeta, dalle origini ai nostri tempi.
Danza
Balletti leggendari, danzatori che
sono icone internazionali: un viaggio nella danza classica e in
quella contemporanea.
Current
Le infinite sfaccettature del
presente raccontate in una selezione di documentari italiani e
internazionali sui grandi temi del mondo in cui viviamo:
sostenibilità, diversity, diritti
civili…
Performance
Tutta l’emozione degli eventi on
stage: gli spettacoli teatrali, i concerti, i balletti, le
performance.
Nei prossimi mesi, si
aggiungeranno:
Masterclass e formazione
Fotografia
Fashion
Design
Architettura
Sport
Inoltre, con cadenza mensile, tutti
gli utenti registrati riceveranno il Monthly Magazine di
Nexo+ con tutte le indicazioni circa le novità della
piattaforma.
Lotus e
Medusa hanno diffuso le prime immagini de
Il primo giorno della mia vita, il nuovo film di
Paolo Genovese. La sceneggiatura del film, da cui
nel 2018 è stato tratto il secondo e omonimo romanzo del regista
edito da Einaudi, è scritta dallo stesso Genovese insieme a Paolo
Costella, Rolando Ravello e Isabella Aguilar.
Nel cast anche Giorgio
Tirabassi, Elena Lietti, Antonio Gerardi,
Vittoria Puccini, Thomas Trabacchi e
Alessandro Tiberi e con la partecipazione di Lino
Guanciale. Il
primo giorno della mia vita è una coproduzione Medusa
Film e Lotus Production, prodotta da Marco Belardi per Lotus
Production, una società di Leone Film Group. Distribuito da Medusa
Film.
1 di 3
Una storia sulla forza di
ricominciare quando tutto intorno sembra crollare raccontata
attraverso la vita di un uomo (Valerio Mastandrea), due donne
(Margherita Buy e Sara Serraiocco) e un ragazzino (Gabriele
Cristini) che, convinti di aver toccato il fondo, incontrano un
personaggio misterioso (Toni Servillo) in grado di regalare loro
una settimana di tempo per scoprire come potrebbe essere il mondo
in loro assenza. E se possibile, innamorarsi di nuovo della
vita, il cui inestimabile valore viene messo in primo piano.
Il finale di WandaVision ha
visto Wanda/Scarlet Witch entrare in possesso di un tomo mistico
chiamato Darkhold. Dal momento che il libro immaginario sembra
essere destinato ad avere un impatto sulla Fase 4 del MCU, ecco tutto ciò che bisogna
sapere al riguardo.
Il Darkhold in WandaVision
Quando Wanda Maximoff è
entrata nel misterioso santuario di Agatha Harkness, si è trovata
in un luogo in cui era vulnerabile, circondata da misteriose rune
che l’hanno privata della sua magia. Ma il seminterrato di Agatha
era dominato da un libro misterioso, che sembrava contenere i
dettami per gestire un potere tanto arcano quanto infausto.
Questo libro di magia oscura potrebbe essere stato introdotto già
in Doctor
Strange nel 2016, quando Stephen Strange ha tentato di
leggere alcuni dei libri nella collezione privata dell’Antico.
Sebbene quel film fosse incentrato sul Libro di Cagliostro, gli
spettatori più attenti hanno notato che uno dei libri era andato
perduto.
Dato che la collezione dell’Antico
era composta di libri che lo stesso considerava troppo pericolosi
per chiunque tranne che per lo Stregone Supremo o per i membri più
esperti dei Maestri delle Arti Mistiche, ciò ha suggerito che un
tomo molto potente fosse svanito da Kamar-Taj. Naturalmente, ciò ha
portato ad alcune speculazioni che il libro di Agatha visto nella
serie potrebbe effettivamente essere il Darkhold, il libro di magia
più famoso della Marvel Comics. Con l’episodio finale, ciò è
stato confermato, con Agatha Harkness che chiama esplicitamente il
suo libro “Darkhold”. Ma cos’è veramente il Darkhold, noto anche
come “Libro dei dannati?”.
Il libro magico
più pericoloso della Marvel
Per capire il Darkhold,
bisogna prima conoscere l’antica storia dell’Universo Marvel. Nella
tradizione Marvel, la Terra primordiale non era un paradiso; al
contrario, era governata da potenti esseri conosciuti come i Grandi
Antichi (o anche come Dei Antichi). Sebbene alcuni fossero buoni
(come Gea), altri ardevano dalla sete di potere e presto impararono
che potevano consumare la magia degli altri. E così la Terra
divenne un luogo di tumulti e guerre, con gli Dei Antichi
maggiormente predatori che diventarono sempre più potenti. Uno dei
più grandi tra questi esseri era Chthon, il primo maestro di magia
oscura, che apprese i segreti di una stregoneria proibita chiamata
Magia del Caos. Alla fine, però, la maggior parte degli Dei
Antichi venne bandita con successo in altre dimensioni.
Chthon ha lasciato dietro di sé un
oscuro dono per l’umanità, una raccolta di pergamene che fungevano
da canale per il suo potere e che un giorno gli avrebbero permesso
di tornare sulla Terra. I rotoli furono trascritti su pietra e
successivamente su pergamena, quando furono rilegati insieme in un
libro di magia oscura noto, appunto, come Darkhold. I cultisti
ctonici chiamati Darkholders sorvegliavano il Darkhold, cercando di
usare il suo potere arcano per riportare il loro malvagio padrone
sul piano dell’esistenza. Nei fumetti, Darkhold è la fonte di
alcuni dei più orribili mali soprannaturali, poiché le sue pagine
hanno scatenato vampiri e lupi mannari nel mondo. Altri stregoni
hanno regolarmente esaminato le sue pagine, con il Libro di
Cagliostro contenente copie delle pagine del Darkhold. Nel corso
della storia ha ottenuto diversi soprannomi, tra cui il Libro dei
peccati e il Libro dei dannati.
Scarlet Witch ora possiede il Darkhold
Agatha Harkness ha lasciato
intendere che c’era una sorta di connessione tra il Darkhold e
Scarlet Witch, rivelando che il Libro dei peccati contiene un
intero capitolo dedicato a alle Scarlet Witches. Ciò ha senso, dal
momento che nei fumetti Wanda Maximoff è stata scelta da Chthon per
esercitare il potere della Magia del Caos: ogni volta che ha usato
questo potere, Wanda ha danneggiato il tessuto della realtà e reso
più facile un’invasione ctonica di questa dimensione. La reazione
inorridita di Agatha quando Wanda ha scatenato il pieno potere di
Scarlet Witch suggerisce che lo stesso accadrà anche nel MCU, con
l’antica strega che dichiara che Wanda non aveva idea di cosa
avesse appena fatto. Il Darkhold è ora in possesso di Scarlet Witch
e lo sta chiaramente usando per imparare la stregoneria.
Sfortunatamente, questo potrebbe rivelarsi un errore, poiché il
Darkhold non è un semplice libro: è un oggetto di magia oscura e
gli incantesimi che contiene possiedono il potere di corrompere
l’anima stessa.
In Doctor
Strange, Stephen Strange apprende che il Libro di
Cagliostro contiene degli avvertimenti dopo ogni incantesimo, il
che significa che non aveva idea che i suoi esperimenti con la
Gemma del Tempo rischiassero di distruggere il tessuto dello
spazio-tempo; il Darkhold, tuttavia, non conterrebbe alcun
avvertimento. La seconda scena post-credits di WandaVision
suggerisce che Wanda ha già imparato molto dal Libro dei Dannati,
copiando il trucco della lettura astrale di Stephen Strange.
Tuttavia, queste lezioni potrebbero rivelarsi decisamente
pericolose. Dato che la Scarlet Witch di Elizabeth Olsen apparirà
in Doctor Strange in
the Multiverse of Madness, è ragionevole presumere che il
potere che ottiene dal Darkhold alla fine fratturerà la realtà.
Presumibilmente, Chthon sarà il cattivo del sequel di Doctor
Strange, anche se è possibile che il personaggio si fonda
con altri Dei Antichi, come Shuma-Gorath, che ha un design visivo
decisamente più sorprendente.
Potrebbe essere la fonte dei vampiri nel MCU
Nel frattempo, la Marvel sta finalmente
lavorando a un film su
Blade, con Mahershala Ali nei panni del cacciatore di
vampiri del MCU. È importante sottolineare che in un’intervista con
Rotten Tomatoes, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige
ha suggerito che ci sarebbe stato un collegamento diretto
traDoctor Strange 2e
Blade. “Per anni volevamo trovare un nuovo modo per portare
Blade al cinema”,aveva
spiegato.“Adoriamo quel
personaggio. Amiamo quel mondo. Ora, con Doctor Strange e tutti gli
elementi soprannaturali che entreranno nel MCU, sembra che possiamo
finalmente iniziare a esplorarlo”.Il commento di Feige sembra suggerire che,
in qualche modo,Doctor Strange 2spianerà la strada a
Blade.Dato che i
vampiri sono stati creati dal Darkhold nei fumetti, è facile
intuire come ciò possa portare all’introduzione del cacciatore di
vampiri.
Curiosamente, una delle storie più
importanti legate al Darkhold nei fumetti è stata “Doctor Strange
#60”, che ha visto Stephen Strange, Scarlet Witch e Monica Rambeau
lavorare insieme contro gli accoliti di Chthon e le legioni di
vampiri al fine di impedire un abuso del potere del Libro dei
dannati. WandaVision ci ha già presentato Teyonah Parris nei
panni dell’adulta Monica Rambeau e le ha persino concesso i poteri
di cui aveva bisogno per proteggere il Darkhold. È del tutto
possibile, quindi, che Doctor Strange
in the Multiverse of Madness attingerà a questa
storia.
Una cattiva notizia per i fan Marvel
C’è,
tuttavia, una brutta notizia per i fan della Marvel. Il design del
Darkhold del MCU in WandaVision non assomiglia a nulla di ciò che è stato
mai visto prima – in effetti, visivamente è più simile agli
Iron-Bound Books di Shuma-Gorath che alla sua tradizionale versione
a fumetti.
Inoltre, non
assomiglia affatto al Darkhold visto in Agents of
SHIELD della Marvel, un altro elemento che suggerisce che
il popolare programma Marvel Television – terminato lo scorso anno
– non dovrebbe essere considerato canone per il MCU. I Marvel
Studios avrebbero potuto scegliere di seguire lo stesso design per
stabilire una linea narrativa e una continuity, ma hanno
scelto di non farlo, e questa decisione è purtroppo
significativa.
Sigourney Weaver è una delle migliori
interpreti della sua generazione. Tuttavia, nonostante abbia dato
prova del suo incommensurabile talento in una varietà di generi, la
sua fama resterà per sempre legata al ruolo di Ellen
Ripley nella saga di Alien, personaggio che ha interpretato per la
prima volta nel 1979 nell’omonimo film di Ridley Scott e che da
allora ha contribuito a ridefinire il ruolo dell’eroina sul grande
schermo.
A lungo si è parlato di un possibile
ritorno dell’iconica Ripley sul grande schermo, ma ad oggi non
sappiamo se effettivamente rivedremo mai il personaggio in un nuovo
film. Resta la sua incredibile eredità, dal momento che Ripley è
ancora oggi considerata fra i personaggi femminili più importanti
della storia del cinema, oltre ad essere una figura di assoluto
rilievo nella pop culture americana. Weaver ha
interpretato il personaggio in ben quattro film della saga
originale (prima che la stessa venisse rilanciata nel 2021, sempre
da Scott, con il prequel Prometheus), ma fino ad oggi non aveva mai
rivelato quale fosse il suo capitolo preferito.
Ora, in una recente intervista con
Collider, l’attrice statunitense ha finalmente risposto alla
fatidica domanda, dando una risposta che a quanto pare non si è
basata su un gusto personale, ma esclusivamente sull’evoluzione
narrativa del personaggio: “È veramente difficile, ma credo che
la storia meglio costruita per il personaggio sia stata raccontata
in Aliens – Scontro finale, e questo perché James Cameron ha un
incredibile senso della struttura del racconto. L’intera struttura
di quella storia, per me, è sempre stata incredibile. È stato un
arco narrativo davvero incredibile per il personaggio. In questo
senso, il secondo film è per Ripley sicuramente il più
soddisfacente.”
Ricordiamo che per la sua
interpretazione in
Aliens – Scontro finale,Sigourney Weaver ricevette un Saturn Award
come migliore attrice e una candidatura non solo ai Golden Globes e
ai BAFTA ma anche agli Oscar, evento che oggi è considerato
storico, dal momento che l’Academy, prima di allora, aveva sempre
prestato poca attenzione ai generi horror e fantascientifici.
The Falcon and The Winter Soldier è la serie di
prossima uscita nel quale
Anthony Mackie e Sebastian Stan riprenderanno i loro
ruoli nei panni del titolo Falcon (alias Sam Wilson) e The Winter
Soldier (alias Bucky Barnes) che sarà diretta da Kari Skogland.
Vi ricordiamo che nel cast di
The Falcon and The Winter Soldier è previsto anche il
ritorno di due volti noti dell’universo cinematografico, ovvero
Emily VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter Soldier e
Civil War e Daniel Bruhl, nei panni del Barone Zemo. Per
quanto concerne la serie di
The Falcon and The Winter Soldier, il lancio è fissato
in autunno 2020 e Kari Skogland (The
Handmaid’s Tale, Penny Dreadful, Boardwalk Empire, The Killing, The
Walking Dead, Fear the Walking Dead, Under the Dome, Vikings,
The Americans, House of Cards e The Punisher) dirigerà tutti i
sei episodi.
Probabile, visti gli esiti di
Avengers:
Endgame, che lo show si concentrerà sulla
dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain
America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per
garantire la sicurezza mondiale.