Quando si parla di
fumetto si parla di cultura e si parla anche di editoria,
industria, imprenditoria, artigianalità, creatività,
professionalità, filiera. I più importanti festival
dedicati alla nona arte uniscono oggi le loro
forze con l’obiettivo di far riconoscere il valore
culturale dei fumetti e di tutto il mondo che vi gravita attorno,
per promuovere il linguaggio fumettistico e
stabilire un dialogo duraturo e proficuo con le
Istituzioni.
L’Emergenza Covid-19 ha messo a dura
prova tutti i comparti economici e produttivi del Paese. Il settore
che sembra più lontano dalla previsione di una ripresa, e ancora
privo di politiche per la sua tutela e sviluppo, è proprio quello
degli eventi, in particolare quello degli eventi dinamici, ovvero
delle manifestazioni affollate – come i festival – che si
alimentano principalmente della specificità aggregativa degli
assembramenti; l’attuale emergenza sanitaria e le misure di
contenimento a breve termine aprono pochi spiragli di possibilità
organizzative.
Le perdite economiche subite dai
festival di fumetto italiani nel 2020 sono un dato già evidente,
determinate come sono da: mancata vendita dei biglietti, mancato
introito di contributi e sponsorizzazioni, mancati emolumenti a
dipendenti e professionisti che a vario titolo collaborano con le
strutture organizzative, mancato supporto al volontariato
fondamentale nella realizzazione della maggior parte degli eventi
culturali. Ecco perché le manifestazioni più importanti d’Italia
richiedono misure urgenti, puntuali e dedicate, e
auspicano un dialogo con le Istituzioni preposte
ad affrontare l’impatto economico della pandemia nei diversi
settori dell’economia e della cultura.
Le azioni da porre in essere
dovrebbero contenere l’impatto dell’emergenza sanitaria su
una filiera apparentemente ‘invisibile’ che, tuttavia, contribuisce
allo sviluppo dei territori e continua a dare lustro all’Italia nel
panorama delle industrie culturali creative
internazionali, così come lo fanno le industrie delle arti
visive (cinema e teatro, infatti, sono stati esplicitamente
considerati nel testo che riguarda il Fondo Cultura del Decreto
Rilancio).
Questo appello è sottoscritto da
ARF! Festival (Roma), Be Comics! (Padova), B-Geek (Bari),
BilBOlBul (Bologna), Cesena Comics & Stories, COMICON (Napoli),
Etna Comics (Catania), Lanciano nel Fumetto, Le Strade del
Paesaggio (Cosenza), Lucca Comics & Games, Lucca
Collezionando, Mostra Mercato del Fumetto ANAFI (Reggio Emilia),
Palermo Comic Convention, Pescara Comix & Games, Rapalloonia!
Mostra Internazionale dei Cartoonists (Rapallo), Riminicomix, San
Beach Comix (San Benedetto del Tronto), TCBF Treviso Comic
Book Festival, Teramo Comix, Tiferno Comics (Città di Castello),
Torino Comics, Varchi Comics (Montevarchi), Venezia Comics,
23 manifestazioni di respiro nazionale e
internazionale, con un bagaglio storico importante, ben
radicate nei propri territori, in dialogo con amministrazioni
locali, nazionali ed europee, che ogni anno offrono una pluralità
di eventi capaci di attirare un pubblico numeroso ed eterogeneo,
che va oltre il milione di presenze con un indotto
economico e una ricaduta sui territori intorno ai trecento
milioni di euro.
Come i festival di approfondimento
culturale, o come quelli dedicati al cinema, al teatro e alla
musica, i festival dedicati al fumetto rappresentano dunque
una realtà solida e strutturata in Italia, un
insieme di appuntamenti che durante l’anno contribuisce a comporre
un fitto calendario di iniziative culturali, editoriali e
commerciali, occasioni significative e uniche per frequentare
determinati luoghi o scoprirli proprio grazie a specifici programmi
di eventi.
In questo senso, i festival di
fumetto non sono assimilabili solo a fiere o a eventi collaterali:
sono vere e proprie piattaforme culturali in grado di attirare
energie creative, aggregare operatori commerciali e pubblico (un
pubblico variegato e trasversale composto da famiglie, ragazzi,
studenti, appassionati, turisti). Sono peraltro soggetti
essenziali allo sviluppo socio-economico delle
città, delle regioni e dell’intero sistema dell’industria
culturale in Italia. Trascurarli significherebbe vanificare
investimenti pluriennali, annientare i risultati raggiunti sino
ad
oggi e danneggiare irreversibilmente
una filiera produttiva, con il rischio di impoverire uno degli
asset creativi che contraddistinguono il nostro Paese. Un
patrimonio di manifestazioni al servizio della valorizzazione di un
linguaggio e di un settore produttivo di cui l’Italia è da
tempo uno dei leader mondiali, e primo produttore europeo
per numero di titoli all’anno. Un patrimonio festivaliero che
intende riaffermare la propria capacità di guardare avanti,
sollecitando le Istituzioni a difenderla e sostenerla nella fase di
complessa ricostruzione che attende tutta la filiera.
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