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Cannes 2019: Tarantino chiede di non spoilerare C’era una volta a Hollywood

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Quentin Tarantino è tra gli ospiti più attesi della 72° edizione del Festival di Cannes e, in attesa di martedì 21 maggio, quando presenterà C’era una volta a Hollywood, il regista ha fatto una cosa che sempre più spesso di fa in occasione dell’arrivo e della presentazione di film molto attesi: ha chiesto di non fare spoiler.

Su Twitter, Tarantino ha condiviso un breve testo in cui dice: “Amo il cinema. Amate il cinema. Si tratta di un viaggio per scoprire una storia per la prima volta. 

Sono eccitato di essere a Cannes per condividere C’era una volta a Hollywood con il pubblico del festival. Il cast e la crew hanno lavorato così duramente per creare qualcosa di originale, e io chiedo solo che tutti evitino di rivelarne i dettagli per permettere a chi vedrà il film dopo di godere dell’esperienza allo stesso modo.

Grazie, Quentin Tarantino.”

Le prime immagini del film hanno suggerito che Tarantino e la sua troupe – tra cui la costumista Arianne Phillips (Kingsman) e la scenografa Barbara Ling (Ho cercato il tuo nome) – stiano davvero cercando di ricreare il “look and feel” del 1969. La storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.

Nel cast di C’era una volta a… Hollywood anche Damian Lewis, Dakota Fanning, Nicholas Hammond, Emile Hirsch, Luke Perry, Clifton Collins Jr., Keith Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt Russell e Michael Madsen. Rumer Willis, Dreama Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley, Madisen Beaty e Victoria Pedretti. Infine Damon Herriman sarà Charles Manson.

Il film sarà anche l’ultima apparizione cinematografica di Luke Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale di C’era una volta a… Hollywood è fissata al 9 agosto 2019.

Ciné 2019 – Giornate di Cinema: tutte le novità

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Ciné 2019 – Giornate di Cinema: tutte le novità

Annunciate all’Italian Pavilion, nel corso del Festival di Cannes, le prime novità della nona edizione di Ciné – Giornate di Cinema, la manifestazione estiva dell’industria cinematografica nazionale, promossa e sostenuta da ANICA, in collaborazione con ANEC ed ANEM, prodotta ed organizzata da Cineventi, che avrà luogo a Riccione dal 2 al 5 Luglio.

Alla presentazione sono intervenuti Francesco Rutelli, Presidente Anica, Luigi Lonigro, Presidente Anica sez. distributori, Francesca Cima, Presidente Anica sez. produttori, Mario Lorini, Presidente Anec, Piera Detassis, Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema italiano – Premi David di Donatello, Fabio Abagnato, responsabile Emilia Romagna Film Commission, Remigio Truocchio, general manager di Ciné, per raccontare le prime anticipazioni e i principali appuntamenti della prossima edizione.

A dare il via alle convention, martedì 2 Luglio, sarà Warner Bros seguita da I Wonder Pictures, che, in questa prima giornata, presenterà anche la brillante commedia, successo al botteghino francese, Chi l’ha scritto? Il mistero Henri Pick con Fabrice Luchini e Camille Cottin. 01 Distribution aprirà con la sua convention la giornata di mercoledì 3, seguita nella mattina dalle presentazioni di Koch Media e Vision Distribution e nel pomeriggio dalla convention di Medusa, Notorious e Videa. Nella stessa giornata 01 Distribution presenterà anche l’anteprima della commedia romantica, Non succede…ma se succede, diretta da Jonathan Levine con protagonisti Seth Rogen e Charlize Theron. Giovedì 4 Luglio sarà invece il turno di The Walt Disney Company Italia, Eagle Pictures, Adler, Universal Pictures, Lucky Red, M2 Pictures. Chiuderanno i lavori, venerdì 5 luglio, Bim e 20th Century Fox.

Un programma che si preannuncia già molto intenso, con anche le presentazioni delle line up di Altre Storie, Distribuzione Indipendente eWanted e le numerose anteprime, tra cui The Rider, film scelto da Wanted per la riapertura della stagione, premiato a Cannes e miglior film per la National Society of Film Critics 2019.

Presentazioni non solo di titoli e listini, ma anche di nuove tecnologie, come quelle che verranno proposte da Cinemeccanica – per l’ottavo anno Technical Partner di Ciné – sia in sala che nell’ambito del Trade Show, l’area espositiva – già sold out – allestita al terzo piano del Palacongressi di Riccione per oltre 450 metri quadri, per garantire a tutto il pubblico giornate di profittevoli incontri e relazioni commerciali.  Spazio anche all’aggiornamento professionale con il convegno, promosso dalle associazioni di categoria a cura di Box Office e con gli ANICALAB, appuntamenti di confronto su temi della produzione, della distribuzione e dell’esercizio.

Rinnovate inoltre importanti collaborazioni con storici partner come l’Emilia-Romagna Film Commission, con cui verrà realizzato, il 2 luglio in apertura della manifestazione, un momento professionale, durante il quale le case di produzione, sostenute dal fondo regionale per l’audiovisivo, potranno presentare i propri lungometraggi tramite un teaser e una breve presentazione. A seguire un focus sulla indagine in corso, che vede la collaborazione di AGIS Emilia-Romagna e Osservatorio dello Spettacolo della Regione Emilia-Romagna, finalizzata a scoprire e valorizzare il mondo degli esercenti, tra difficoltà e buone pratiche.

A Riccione per Ciné anche le telecamere di Sky Cinema che seguiranno le convention e gli eventi con interviste ai protagonisti e rubriche di approfondimento che andranno in onda in prima serata all’interno del programma100X100Cinema dedicato al mondo del cinema, in onda tutti i giorni alle 21.00 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema Due.

Non mancheranno, inoltre, una serie di eventi offerti al pubblico riccionese, nell’ambito dei progetti di CinéMax e CinéCamp (il programma di eventi dedicato alla generazione under 16, realizzato in collaborazione con il Festival di Giffoni), grazie anche all’allestimento dell’Arena in Piazzale Ceccarini, in collaborazione con Cineproject, che ospiterà una rassegna cinematografica a cielo aperto e da quest’anno anche Cine@donna, tre serata di cinema al femminile ideate in collaborazione con Giometti Cinema.
Anche il Dipartimento Educativo di Cinecittà si Mostra si trasferisce al Cinécamp di Riccione con due laboratori didattici dedicati al cinema, ai suoi retroscena e a Cinecittà.  Per il gruppo 10-13 anni The make believe: un’attività per comprendere i trucchi della finzione cinematografica e alcuni effetti speciali. I partecipanti potranno diventare protagonisti di inediti scenari, sperimentando il matte painting. Mentre per i ragazzi dai 14 ai 16 anni One Minute Shoot: un laboratorio per conoscere e sperimentare le principali caratteristiche del linguaggio cinematografico attraverso la storia del cinema, nel quale ideare e realizzare brevi “video cinematografici” ispirati ai celebri film di “un minuto Lumière” e alle fantasmagorie di Georges Méliès. Sempre riservato ai partecipanti di CinéCamp, tutti i segreti del doppiaggio nel laboratorio Quella voce la conosco! – come trasformare un film dalla lingua originale all’italiano a cura di D-Hub studios e Backlight Digital.

A Riccione per Ciné anche le dirette radiofoniche di RAI Radio2, che in occasione della manifestazione trasferirà in riva al mare un palinsesto di programmi: il buongiorno sarà assicurato da Caterpillar AM, tutte le mattine in diretta da una spiaggia di Riccione dalle 5 alle 7:30, in conduzione Marco Ardemagni e Filippo Solibello; collegamenti quotidiani saranno inoltre previsti dalla terrazza del Palazzo dei Congressi dalle 12 alle 13:30 con Max Cervelli con il programma Non è un paese per giovani. Ciné si riconferma così, alla sua nona edizione, un evento ambizioso, professionale e in continua crescita, punto di riferimento imprescindibile per l’industria cinematografica.

Gli obiettivi di mercato e di sostegno del cinema sono rafforzati e raggiunti anche grazie al contributo e sostegno delle associazioni di categoria Anica, Anec, Anem, del MIBAC, del Comune di Riccione, del Palazzo dei Congressi, della Regione Emila Romagna, di Istituto Luce Cinecittà, del partner tecnico Cinemeccanica, dei Main Sponsor Lino Sonego e Marlù, dei media partner Sky Cinema, Radio 2, Ciak, Coming Soon, Box Office, Best Movie, Cinecittà News, Otto e Mezzo, NetAddiction, MoviePlayer, Primissima Trade, Giornale dello Spettacolo, Appuntamento al cinema, Prima Fila Magazine, degli sponsor tecnici LedVision, MultiVision, Tipografia Gamberini, Giometti Cinema, Aibes, Fomal, Fun Food, degli espositori 2019: ABA di Cassin M.&C. s.n.c., Backlight Digital srl, Cine Project srl, Cinearredo Italia, Cinema Next (gruppo Ymagis), Cinemeccanica spa, Crea Informatica srl, Digima srl, Ehome Italia Service srl, Ezcaray International, Food Products International srl, Forbo Resilienti srl, Italian Food Quality, IFQ srl, Lino Sonego & C. srl, Macropix srl , Mafera Digital srl, Modulsnap srl, Officine srl, OK One srl, Eclair / Open Sky Cinema (gruppo Ymagis), Prevost srl, Telespazio spa

Regno Quantico: in che modo potrebbe influenzare la Fase 4 del MCU?

Come dichiarato da Kevin Feige durante la promozione di Ant-Man and The Wasp, il Regno Quantico diventerà un fattore importante per il futuro del Marvel Cinematic Universe, e il ruolo svolto in Avengers: Endgame con i viaggi nel tempo conferma l’incredibile potenziale di questa dimensione alternativa.

Ma in che modo potrebbe influenzare la Fase 4? Ecco qualche teoria:

Il Regno Quantico è davvero disabitato?

Per quanto ne sappiamo, la versione del Regno Quantico dei Marvel Studios sembrerebbe abitata da una specie aliena, la stessa con cui interagivano Hank Pym e Janet Van Dyne nella scena eliminata di Ant-Man & the Wasp. Dunque possiamo ipotizzare che esista una vera e propria civiltà aliena nella dimensione alternativa?

Chi ha letto i fumetti avrà sicuramente esplorato i misteri di questa città, visivamente simile a Chronopolis, la casa di Kang il Conquistatore situata nel Limbo, che può consentire l’accesso a tutti i diversi periodi della storia che il villain ha conquistato.

Secondo un’altra teoria quella vista di sfuggita in Ant-Man 2 è la Cittadella Starlight, torre di portali infiniti per diverse dimensioni che nei fumetti originali è la sede del Captain Britain Corps, una specie di guardia al Multiverso. E se è vero che i Marvel Studios introdurranno presto nel MCU il personaggio di Capitan Bretagna, allora il Regno Quantico potrebbe funzionare come ponte tra i vari racconti…

Una finestra sul Multiverso

Arriviamo quindi al primo scenario possibile per la Fase 4, già suggerito dal trailer di Spider-Man: Far From Home: il Multiverso. E se fosse proprio il Regno Quantico il mezzo per viaggiare attraverso questa realtà parallela alla nostra? D’altronde in Avengers: Endgame i Vendicatori sono riusciti a tornare indietro nel tempo creando timeline alternative…

Ovviamente qui c’è del potenziale per dare sia nuova vita al franchise di Ant-Man, ampliando il discorso sulle particelle Pym e il lavoro su Hank Pym e Janet Van Dyne, oltre che per aprire una finestra sull’utilizzo del Multiverso e introdurre tramite quest’ultimo nuovi personaggi.

L’accesso diretto al Multiverso

Se la teoria del punto precedente dovesse rivelarsi fondata, allora Ant-Man and the Wasp potrebbe aver già introdotto nel MCU due personaggi ipoteticamente legati al Multiverso e al Regno Quantico come suo diretto portale.

In una scena del film infatti, Bill Foster sta tenendo una conferenza a cui assiste anche Hank Pym, seduto in fondo alla classe, e in cui si sta parlando dello studio sui poteri di Ghost a cui ha lavorato per anni. “Le particelle coesistono in una relazione di fase stabile“, spiega Foster, “Ma se il sistema viene interrotto, quella stabilità diventa caos. Imprevedibile, pericoloso, bello, completamente isolato, un sistema quantistico tornerebbe a stati separati della materia, ognuno impigliato in uno stato distinto del suo ambiente.”

In poche parole, l’oggetto in questione si troverebbe sia dentro che fuori fase con molteplici realtà parallele. Ecco spiegato allora il motivo dei movimenti di Ghost, strani e spasmodici: forse stava attraversando il Multiverso, spostandosi tra sequenze temporali alternative?

Vedremo Kang il Conquistatore?

Abbiamo già parlato dei viaggi nel tempo, uno degli snodi cardine di Avengers: Endgame, ma cosa succederebbe se attraverso questi salti temporali venisse introdotto un classico villain Marvel come Kang Il Conquistatore?

Tra i nemici più impressionanti dei Vendicatori, Kang può viaggiare nel futuro, dove ha creato la sua base e da cui mira a conquistare tutto il tempo e lo spazio. E se il Regno Quantico fosse la versione del MCU del Limbo, e la città misteriosa intravista in Ant-Man e il Wasp corrispondesse alla sua dimora?

Come Thanos, Kang è uno dei personaggi più potenti in circolazione, ed è possibile che i Marvel Studios puntino a renderlo l’antagonista dominante della Fase 4. Staremo a vedere…

Leggi anche – MCU: 5 eroi e 5 villain che vorremmo vedere nella Fase 4

Fonte: ScreenRant

Avengers: Endgame, ecco com’è stato creato l’epico Assemble finale

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Più del sacrificio di Vedova Nera su Vormir o del gesto definitivo di Iron Man alla fine del film, forse l’immagine di Avengers: Endgame che rimarrà impressa per sempre nella mente degli spettatori è il momento in cui Captain America pronuncia a gran voce “Vendicatori uniti” stringendo tra le mani il Mjolnir e radunando dietro di sé tutti gli eroi del MCU.

La scena è inserita all’interno di un lungo terzo atto dove assistiamo all’epica battaglia contro Thanos e il suo esercito: sopravvissuti e resuscitati, vecchie conoscenze dell’universo condiviso e personaggi più recenti si uniscono in una delle immagini più spettacolari e suggestive finora offerte dai Marvel Studios, e a parlarne nel dettaglio è stato Matt Aitken, supervisore della Weta Digital (la società che si occupa degli effetti visivi del film), in un’intervista con Comicbook.

Dunque com’è nato l’Avengers assemble e quali sono state le difficoltà tecniche?

L’inquadratura è stata fantastica da realizzare e tutti quelli che ci hanno lavorato si sono superati. C’erano tutti i personaggi, e i registi avevano portato sul set tutti quegli attori in un giorno…ne avete avuto un assaggio grazie ai video trapelati online dopo la fine dell’embargo […]

[…] L’unico che abbiamo aggiunto più tardi è stato Iron Man in CGI, perché a quel punto della battaglia si sarebbe trovato da un’altra parte, e ovviamente avevamo altri personaggi da ricostruire in digitale come Hulk, Groot, Miek e Iron Patriot. Gli attori però erano tutti lì quel giorno, quindi è stata una giornata incredibile sul set.

Qui sotto trovate un piccolo “assaggio” della scena.

Avengers: Endgame, tutti gli spoiler rivelati dal cast prima dell’uscita

CORRELATI:

Avengers: Endgame è nelle nostre sale dal 24 aprile.

Nel cast figurano Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Avengers: Endgame, il film prima e dopo gli effetti speciali

Fonte: Comicbook

MCU: ecco come guardare tutti i film in ordine cronologico

MCU: ecco come guardare tutti i film in ordine cronologico

Viaggi nel tempo e timeline alternate hanno scombussolato l’ordine cronologico che avevate in mente durante la visione di tutti i capitoli del MCU? Nessun problema, perché quella che trovate qui sotto è la linea temporale definitiva dell’universo cinematografico iniziato undici anni fa con Iron Man e culminato con Avengers: Endgame.

Il viaggio può iniziare…

Captain America: Il Primo Vendicatore

Captain America – Il primo Vendicatore (Captain America: The First Avenger) è un film del 2011 diretto da Joe Johnston.

Basato sul personaggio dei fumetti Marvel Comics Capitan America, è stato scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely e vede nel cast Chris Evans, Tommy Lee Jones, Hugo Weaving, Hayley Atwell, Sebastian Stan, Dominic Cooper, Neal McDonough, Derek Luke e Stanley Tucci. Prodotto dai Marvel Studios e distribuito dalla Paramount Pictures, è il quinto film del Marvel Cinematic Universe.

Ambientato prevalentemente durante la seconda guerra mondiale, il film racconta la storia di Steve Rogers, un magrolino ragazzo di Brooklyn che viene trasformato nel super soldato Capitan America per aiutare i soldati in guerra. Rogers deve affrontare lo spietato Teschio Rosso, un ufficiale di Adolf Hitler che vuole impadronirsi del misterioso Tesseract e usarlo come arma per annientare il mondo.

Captain Marvel

Captain Marvel è un film del 2019 co-scritto e diretto da Anna Boden e Ryan Fleck.

Basato sul personaggio fumettistico della Marvel Comics Carol Danvers, è il ventunesimo film del Marvel Cinematic Universe, prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures. Il film è scritto dalla coppia Anna Boden e Ryan Fleck insieme a Geneva Robertson-Dworet e Jac Schaeffer. Il cast include Brie Larson nel ruolo di protagonista, accompagnata da Samuel L. Jackson, Ben Mendelsohn, Djimon Hounsou, Lee Pace, Lashana Lynch, Gemma Chan, Annette Bening, Clark Gregg e Jude Law. La storia, ambientata nel 1995, segue Carol Danvers nel suo percorso per diventare Capitan Marvel, dopo che la Terra è finita al centro di un conflitto intergalattico tra due mondi alieni.

L’annuncio della presenza di Brie Larson nel cast, che rende Captain Marvel il primo film dei Marvel Studios ad avere una protagonista femminile, è stato dato al San Diego Comic-Con International 2016. Boden e Fleck sono stati annunciati alla regia del film nell’aprile 2017, e presto anche Robertson-Dworet è stata incaricata di occuparsi della sceneggiatura, che attinge elementi dalla saga fumettistica del 1971 della guerra Kree-Skrull.

Iron Man

Iron Man è un film del 2008 diretto da Jon Favreau.

Basato sull’omonimo personaggio dei fumetti della Marvel Comics Iron Man, interpretato da Robert Downey Jr. Prodotto dai Marvel Studios e distribuito dalla Paramount Pictures, è il primo film del Marvel Cinematic Universe, della cosiddetta “Fase Uno” e della “Saga dell’Infinito”. È stato scritto da Mark Fergus, Hawk Ostby, Art Marcum e Matt Holloway e interpretato, oltre che da Downey Jr., da Terrence Howard, Jeff Bridges, Shaun Toub e Gwyneth Paltrow. Nel film lo scienziato e miliardario Tony Stark costruisce un’armatura tecnologicamente avanzata e diventa il supereroe Iron Man.

Alla stesura della sceneggiatura hanno partecipato anche i fumettisti Joe Quesada, Brian Michael Bendis, Mark Millar, Ralph Macchio, Tom Brevoort e Axel Alonzo.

Il film è stato un successo di critica e di pubblico, con ottimi risultati al box-office mondiale. Inoltre ha ricevuto due nomination agli Oscar 2009 per gli effetti visivi e il montaggio sonoro.

Iron Man 2

Iron Man 2 è un film del 2010 diretto da Jon Favreau.

Basato sul personaggio della Marvel Comics Iron Man, prodotto dai Marvel Studios e distribuito dalla Paramount Pictures. È la terza pellicola del Marvel Cinematic Universe e sequel di Iron Man del 2008. Diretto da Jon Favreau e scritto da Justin Theroux, il film è interpretato da Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Scarlett Johansson, Mickey Rourke, Sam Rockwell e Samuel L. Jackson.

Il film è ambientato sei mesi dopo gli eventi di Iron Man e segue le vicende del miliardario Tony Stark, che dopo aver rivelato di essere Iron Man è stato invitato dal governo statunitense a consegnare ai militari la sua armatura; nel frattempo lo scienziato russo Ivan Vanko sta costruendo un’armatura simile a quella di Tony e prepara la sua vendetta nei confronti di quest’ultimo. Una parte della trama del film è basata su quella del fumetto Iron Man: il demone nella bottiglia.

L’incredibile Hulk

L’incredibile Hulk (The Incredible Hulk) è un film del 2008 diretto da Louis Leterrier.

Basato sull’omonimo personaggio dei fumetti della Marvel Comics, è un reboot del franchise, dopo il precedente Hulk del 2003 di Ang Lee, e secondo film del Marvel Cinematic Universe.

Il protagonista è interpretato da Edward Norton, il quale contribuì anche alla stesura della sceneggiatura insieme a Zak Penn; il supereroe è incentrato principalmente sulla versione Ultimate dove Banner si sottopone all’esperimento di proposito, e non viene investito dai raggi gamma nel tentativo di salvare Rick Jones come nell’universo Marvel tradizionale. Il personaggio mantiene comunque i tratti del “gigante buono” della versione classica che vuole solo essere lasciato in pace dagli uomini, e non il bestiale assassino dell’altro universo.

Nel cast figurano, nei ruoli principali, Liv Tyler, William Hurt e Tim Roth (che interpreta Emil Blonsky / Abominio, storico antagonista del fumetto originale). Norton avrebbe dovuto interpretare Bruce Banner anche in The Avengers (2012) e in vari sequel, ma dopo alcune trattative fu sostituito da Mark Ruffalo.

Thor

Thor è un film del 2011 diretto da Kenneth Branagh.

Basato su Thor, personaggio della Marvel Comics a sua volta ispirato dall’omonimo dio della mitologia norrena. È il quarto film del Marvel Cinematic Universe e vede Chris Hemsworth nei panni del protagonista. Altri membri del cast sono Natalie Portman, Tom Hiddleston, Stellan Skarsgård, Colm Feore, Ray Stevenson, Idris Elba, Kat Dennings, Rene Russo, Anthony Hopkins, Tadanobu Asano, Joshua Dallas e Jaimie Alexander.

Nel film Thor, dopo aver dimostrato la sua arroganza aprendo un nuovo conflitto con i Giganti di Ghiaccio, viene esiliato da Odino e spedito su Midgard. Mentre tenta di trovare un modo per tornare ad Asgard, Thor conosce Jane Foster e la sua squadra e cerca di fermare i piani del suo malvagio fratello Loki, impossessatosi del trono di Asgard. La scena dopo i titoli di coda della pellicola è stata diretta da Joss Whedon.

The Avengers

The Avengers è un film del 2012 scritto e diretto da Joss Whedon.

Basato sull’omonimo supergruppo dei fumetti Marvel Comics, è il sesto film del Marvel Cinematic Universe, ultimo della cosiddetta “Fase Uno”. Il film è prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, ed è interpretato da Robert Downey Jr., Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Jeremy Renner, Tom Hiddleston, Clark Gregg, Cobie Smulders, Stellan Skarsgård e Samuel L. Jackson. In The Avengers, Nick Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D., recluta Iron Man, Capitan America, Hulk, Thor, Vedova Nera e Occhio di Falco per formare una squadra per fermare Loki, il perfido fratellastro di Thor, che vuole conquistare la Terra con il suo esercito alieno di Chitauri.

Già nel 2005 i Marvel Studios avevano intenzione di produrre The Avengers, ma solo dopo il successo di Iron Man la casa di produzione dette il via al progetto.

Il film ha ottenuto un notevole successo di critica e pubblico, stabilendo vari record di incassi e venendo candidato a svariati premi cinematografici, tra cui l’Oscar 2013 per i migliori effetti speciali.

Iron Man 3

Iron Man 3 è un film del 2013 diretto e co-scritto da Shane Black.

Basato sull’omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, è il sequel di Iron Man 2 (2010) e il settimo film del Marvel Cinematic Universe. La sceneggiatura del film, scritta da Shane Black e Drew Pearce, è ispirata alla storia Extremis scritta da Warren Ellis. Il film è interpretato da Robert Downey Jr., Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Guy Pearce, Ben Kingsley e Rebecca Hall. È il primo film prodotto dai Marvel Studios a essere distribuito dopo il crossover del 2012 The Avengers e il primo della cosiddetta “Fase Due” del Marvel Cinematic Universe, che porta al film Avengers: Age of Ultron nel 2015.

Nel film Tony Stark deve combattere contro un disturbo post traumatico da stress causato dall’invasione dei Chitauri e al tempo stesso difendersi da un nuovo nemico, il Mandarino, che minaccia di distruggere la sua vita e gli Stati Uniti in generale.

Captain America: The Winter Soldier

Captain America: The Winter Soldier è un film del 2014 diretto da Anthony e Joe Russo.

Basato sul personaggio dei fumetti Marvel Comics Capitan America, interpretato da Chris Evans. Prodotto dai Marvel Studios e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures, il film è la nona pellicola del Marvel Cinematic Universe e sequel di Captain America – Il primo Vendicatore. Nel cast oltre a Chris Evans troviamo Scarlett Johansson, Sebastian Stan, Anthony Mackie, Cobie Smulders, Frank Grillo, Emily VanCamp, Hayley Atwell, Robert Redford e Samuel L. Jackson.

Nel film, Capitan America, Vedova Nera e Falcon uniscono le forze per sventare una cospirazione ai danni dello S.H.I.E.L.D. e affrontare il misterioso assassino noto come il Soldato d’Inverno.

Thor: The Dark World

Thor: The Dark World è un film del 2013 diretto da Alan Taylor.

La pellicola, basata sul supereroe della Marvel Comics Thor, è prodotta dai Marvel Studios e distribuita dalla Walt Disney Studios Motion Pictures. È interpretato da Chris Hemsworth, Natalie Portman, Tom Hiddleston, Idris Elba, Kat Dennings, Rene Russo, Anthony Hopkins, Tadanobu Asano, Jaimie Alexander, Stellan Skarsgård, Christopher Eccleston, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Ray StevensonZachary Levi.

Sequel di Thor (2011), è l’ottavo film del Marvel Cinematic Universe. La sceneggiatura è stata scritta da Christopher Yost, Christopher Markus e Stephen McFeely. Nel film Thor è costretto ad allearsi con il fratello Loki per salvare i Nove Regni dagli Elfi oscuri, guidati dal malefico Malekith, che intende far sprofondare nelle tenebre l’intero universo.

Guardiani della Galassia Vol.1

Guardiani della Galassia (Guardians of the Galaxy) è un film del 2014 diretto e co-scritto da James Gunn.

Prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures è il decimo film del Marvel Cinematic Universe. Basato sugli omonimi personaggi della Marvel Comics, il film è stato scritto da Gunn e Nicole Perlman e vede tra i suoi protagonisti Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Vin Diesel, Bradley Cooper, Lee Pace, Michael Rooker, Karen Gillan, Djimon Hounsou, John C. Reilly, Glenn Close e Benicio del Toro. Il film è stato annunciato al Comic-Con 2012 di San Diego.

Guardiani della Galassia Vol.2

Guardiani della Galassia Vol. 2 (Guardians of the Galaxy Vol. 2) è un film del 2017 scritto e diretto da James Gunn.

Basato sugli omonimi personaggi dei fumetti Marvel Comics, il film è il sequel di Guardiani della Galassia (2014) e la quindicesima pellicola del Marvel Cinematic Universe, ed è prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures. Il film è interpretato da Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Vin Diesel, Bradley Cooper, Michael Rooker, Karen Gillan, Pom Klementieff, Elizabeth Debicki, Chris Sullivan, Sean Gunn, Sylvester Stallone e Kurt Russell. In Guardiani della Galassia Vol. 2, i Guardiani aiutano Peter Quill a scoprire l’identità di suo padre.

La pellicola venne annunciata al San Diego Comic-Con International 2014, poco prima dell’uscita del primo film. Nel giugno 2015 venne rivelato il titolo ufficiale del film.

Avengers: Age of Ultron

Avengers: Age of Ultron è un film del 2015 scritto e diretto da Joss Whedon.

Basato sul team di supereroi Marvel Comics dei Vendicatori, è prodotto dai Marvel Studios e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures. È l’undicesimo film del Marvel Cinematic Universe ed è il sequel di The Avengers del 2012.

Il film è stato annunciato nel maggio 2012, subito dopo l’uscita di The Avengers. Nell’agosto dello stesso anno Joss Whedon, regista del primo film, ha firmato per tornare in cabina di regia e poco dopo è stata fissata la data di uscita.

Ant-Man

Ant-Man è un film del 2015 diretto da Peyton Reed.

Basato sui due omonimi personaggi dei fumetti Marvel Comics, Scott Lang e Hank Pym, il film è prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, ed è la dodicesima pellicola del Marvel Cinematic Universe nonché l’ultimo della cosiddetta “Fase Due”. Il film è stato scritto da Edgar Wright & Joe Cornish e Adam McKay & Paul Rudd da una storia di Wright e Cornish ed è interpretato da Paul Rudd, Evangeline Lilly, Corey Stoll, Bobby Cannavale, Michael Peña, Tip “T.I.” Harris, Wood Harris, Judy Greer, David Dastmalchian e Michael Douglas.

Captain America: Civil War

Captain America: Civil War è un film del 2016 diretto da Anthony e Joe Russo.

Basato sull’omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, è il sequel di Captain America: The Winter Soldier e il tredicesimo film del Marvel Cinematic Universe, primo della cosiddetta “Fase Tre”. Il film è prodotto dai Marvel Studios e scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely. Si tratta di un parziale adattamento del crossover a fumetti Civil War di Mark Millar, ed è interpretato da Chris Evans, Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Sebastian Stan, Anthony Mackie, Don Cheadle, Jeremy Renner, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Paul Rudd, Emily VanCamp, Tom Holland, Frank Grillo, William Hurt e Daniel Brühl. In Captain America: Civil War, Capitan America e Iron Man si ritrovano a capo di due opposti schieramenti di supereroi in seguito all’approvazione di una legge che regola le attività degli Avengers.

Lo sviluppo del film è cominciato a fine 2013, quando Markus e McFeely cominciarono a lavorare alla sceneggiatura. I fratelli Russo firmarono per dirigere il film a inizio 2014 in seguito ai responsi positivi ottenuti da The Winter Soldier. Il titolo del film è stato annunciato nell’ottobre 2014 insieme all’ingresso di Downey Jr. nel cast, e nei mesi seguenti vennero annunciati gli altri membri del cast.

Black Panther

Black Panther è un film del 2018 diretto e co-scritto da Ryan Coogler.

Basato sul personaggio di Pantera Nera della Marvel Comics, il film è prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, ed è il diciottesimo film del Marvel Cinematic Universe. Scritto da Coogler e Joe Robert Cole, il film è interpretato da Chadwick Boseman, Michael B. Jordan, Lupita Nyong’o, Danai Gurira, Martin Freeman, Daniel Kaluuya, Letitia Wright, Winston Duke, Angela Bassett, Forest Whitaker e Andy Serkis. In Black Panther, Pantera Nera deve affrontare un vecchio nemico che ha messo in discussione la sua leadership e minaccia la stabilità del Wakanda.

Nel corso degli anni ci furono diversi tentativi di realizzare un film incentrato sul personaggio. Il film venne ufficialmente annunciato nell’ottobre 2014 con Boseman nel ruolo del protagonista. Nel 2015 si unirono al progetto Cole e Coogler e nel maggio 2016 vennero annunciati i primi membri del cast.

Il film ha ottenuto un notevole successo di critica e pubblico, stabilendo vari record di incassi e venendo candidato a svariati premi cinematografici, tra i quali l’Oscar al miglior film, diventando il primo film di supereroi a ricevere questa candidatura.

Spider-Man: Homecoming

Spider-Man: Homecoming è un film del 2017 diretto e co-scritto da Jon Watts.

Basato sull’omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, il film è prodotto da Columbia Pictures, Marvel Studios e Pascal Pictures, e distribuito da Sony Pictures Releasing. Si tratta del secondo reboot del franchise cinematografico di Spider-Man, e della sedicesima pellicola del Marvel Cinematic Universe. Il film è stato scritto da John Francis Daley & Jonathan Goldstein, Watts & Christopher Ford e Chris McKenna & Erik Sommers ed è interpretato da Tom Holland, Michael Keaton, Jon Favreau, Zendaya, Donald Glover, Tyne Daly, Marisa Tomei e Robert Downey Jr. In Spider-Man: Homecoming, Peter Parker cerca di trovare un equilibrio tra i suoi impegni scolastici e la lotta al crimine nei panni di Spider-Man.

Il film è stato annunciato nel febbraio 2015, dopo che i Marvel Studios e la Sony hanno raggiunto un accordo per realizzare un nuovo film su Spider-Man ambientato all’interno del Marvel Cinematic Universe. Nel giugno seguente Holland venne annunciato come interprete di Peter Parker / Spider-Man e Watts venne scelto come regista. Il titolo del film venne rivelato nell’aprile 2016.

Doctor Strange

Doctor Strange è un film del 2016 diretto e co-scritto da Scott Derrickson.

Basato sull’omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, il film è prodotto dai Marvel Studios e distribuito dai Walt Disney Studios Motion Pictures, ed è la quattordicesima pellicola del Marvel Cinematic Universe. Il film è stato scritto da Derrickson e C. Robert Cargill ed è interpretato da Benedict Cumberbatch, Chiwetel Ejiofor, Rachel McAdams, Benedict Wong, Michael Stuhlbarg, Benjamin Bratt, Scott Adkins, Mads Mikkelsen e Tilda Swinton. In Doctor Strange, il neurochirurgo Stephen Strange viene addestrato nell’uso delle arti mistiche dall’Antico.

Vari film basati sul Dottor Strange sono stati in lavorazione sin dalla metà degli anni ottanta, finché nel 2005 la Paramount Pictures acquistò i diritti cinematografici per conto dei Marvel Studios. Nel giugno 2010 Thomas Dean Donnelly e Joshua Oppenheimer vennero chiamati per scrivere la sceneggiatura del film. Nel giugno 2014 Derrickson venne annunciato come regista. Cumberbatch venne annunciato nel ruolo del protagonista nel dicembre 2014, e nello stesso periodo venne annunciato che Spaihts avrebbe riscritto la sceneggiatura, rimaneggiata in seguito da Derrickson e Cargill.

Thor: Ragnarok

Thor: Ragnarok è un film del 2017 diretto da Taika Waititi.

Basato sull’omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics, è il sequel di Thor: The Dark World e il diciassettesimo film del Marvel Cinematic Universe. Prodotto dai Marvel Studios e scritto da Eric Pearson, Craig Kyle e Christopher Yost, il film è interpretato da Chris Hemsworth, Tom Hiddleston, Cate Blanchett, Idris Elba, Jeff Goldblum, Tessa Thompson, Karl Urban, Mark Ruffalo e Anthony Hopkins. In Thor: Ragnarok, Thor deve fermare sua sorella maggiore Hela, intenzionata a sottomettere Asgard e i Nove Regni.

Lo sviluppo di un terzo film su Thor cominciò nel gennaio 2014, e nell’ottobre seguente venne confermato il ritorno di Hemsworth e Hiddleston. Nell’ottobre 2015 Waititi venne annunciato come regista e Ruffalo si unì al cast, riprendendo il ruolo di Hulk dai precedenti film del MCU; il film contiene infatti elementi tratti dal fumetto Planet Hulk. Nel maggio 2016 venne annunciato il resto del cast.

Avengers: Infinity War

Avengers: Infinity War è un film del 2018 diretto da Anthony e Joe Russo.

Basato sul gruppo dei Vendicatori della Marvel Comics, è il sequel di Avengers: Age of Ultron e il diciannovesimo film del Marvel Cinematic Universe. È prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures. Il film è scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely ed è interpretato da un cast corale che comprende Robert Downey Jr., Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Chris Pratt, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Tom Holland, Chadwick Boseman e Josh Brolin. In Avengers: Infinity War gli Avengers e i Guardiani della Galassia si alleano per combattere Thanos, intenzionato a dimezzare le forme di vita dell’universo con il potere delle Gemme dell’Infinito.

Lo sviluppo di Infinity War iniziò nel 2013, quando Downey Jr. firmò per riprendere il ruolo di Tony Stark / Iron Man. Il film venne ufficialmente annunciato nell’ottobre 2014 con il titolo Avengers: Infinity War – Part 1 insieme al sequel Avengers: Infinity War – Part 2. I fratelli Russo, Markus e McFeely si unirono al progetto a inizio 2015. Nel luglio 2016 i Marvel Studios annunciarono che solo il primo film avrebbe mantenuto il sottotitolo Infinity War.

Il film ha ottenuto un notevole successo di critica e pubblico, stabilendo vari record di incassi e venendo candidato a svariati premi cinematografici, tra i quali l’Oscar ai migliori effetti speciali.

Ant-Man and The Wasp

Ant-Man and the Wasp è un film del 2018 diretto da Peyton Reed.

Basato sui personaggi della Marvel Comics Scott Lang / Ant-Man e Hope van Dyne / Wasp, il film è prodotto dai Marvel Studios e distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures, ed è il sequel di Ant-Man (2015) e il ventesimo film del Marvel Cinematic Universe. Il film è scritto da Chris McKenna, Erik Sommers, Andrew Barrer, Gabriel Ferrari e Paul Rudd ed è interpretato da Rudd nel ruolo di Lang e Evangeline Lilly nel ruolo di van Dyne. Fanno parte del cast anche Michael Peña, Walton Goggins, Bobby Cannavale, Judy Greer, Tip “T.I.” Harris, David Dastmalchian, Hannah John-Kamen, Abby Ryder Fortson, Randall Park, Michelle Pfeiffer, Laurence Fishburne e Michael Douglas. Il film venne annunciato nell’ottobre 2015, in seguito al successo ottenuto dal primo film. Nel novembre seguente Reed confermò che sarebbe tornato alla regia del sequel.

Avengers: Endgame

Avengers: Endgame è un film del 2019 diretto da Anthony e Joe Russo.

Basato sul gruppo di supereroi dei Vendicatori di Marvel Comics, il film è il seguito di Avengers: Infinity War (2018) e costituisce il ventiduesimo film del Marvel Cinematic Universe. È prodotto dai Marvel Studios ed è distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures. La sceneggiatura del film è stata scritta da Christopher Markus e Stephen McFeely, e la pellicola comprende un cast corale che include molti degli attori comparsi nei precedenti film del MCU.

Il film era stato annunciato nell’ottobre 2014 con il titolo di Avengers: Infinity War – Part 2. Nell’aprile 2015 è stata annunciata la partecipazione dei fratelli Russo alla regia, mentre nel mese di maggio è stato reso pubblico che Markus e McFeely avrebbero lavorato alla sceneggiatura. Nel luglio 2016, la Marvel ha cancellato il titolo precedente, riferendosi al progetto semplicemente come un «film senza titolo sui Vendicatori». Il titolo definitivo del film, Avengers: Endgame, è stato reso noto il 7 dicembre 2018 con la pubblicazione del primo trailer.

Il film ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico, stabilendo numerosi record al botteghino, diventando il maggior incasso nella storia del cinema, e venendo candidato a svariati premi cinematografici, tra i quali l’Oscar ai migliori effetti speciali.

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Sebastian Stan “amerebbe interpretare l’Enigmista” per la DC

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Dal 2011 Sebastian Stan è il volto di Bucky Barnes nel Marvel Cinematic Universe, ed è apparso finora in cinque titoli del franchise (più due cameo), compreso Avengers: Endgame, il film che anticipa l’arrivo della serie tv di Disney + su Falcon e il Soldato d’Inverno dove lo rivedremo protagonista insieme ad Anthony Mackie.

Tra i nomi più amati e apprezzati dal pubblico dei cinecomic Marvel, l’attore era a Roma qualche giorno fa per partecipare ad una convention e rispondere alle domande dei fan sul suo percorso cinematografico con la Marvel e l’evoluzione di Bucky sul grande schermo, ma ha anche rivelato quale personaggio della concorrenza vorrebbe interpretare.

Vorrei provare e entrare nei panni dell’Enigmista. È una figura interessante. Non so come andrebbero le cose…forse sarebbe molto difficile, perché non puoi semplicemente essere folle. Dovresti essere più dark di così…

Curioso come qualche mese fa anche James McAvoy, che ha già un trascorso con i cinefumetti e ha interpretato il Professor X nella saga degli X-Men, abbia confessato che amerebbe vestire il costume dell’Enigmista, noto antagonista dell’universo DC portato sullo schermo da Batman Forever di Joel Schumacher grazie alla performance di Jim Carrey e di recente nella serie Gotham interpretato da Corey Michael Smith (e interesse sentimentale di Pinguino).

Ovviamente il “ritorno” del villain non rientra nei programmi attuali della Warner Bros. per quanto riguarda la nuova linea editoriale dell’universo condiviso, ma nulla esclude che possa ripresentarsi in qualche cameo, magari iniziando con The Batman di Matt Reeves ora in fase di sviluppo. In tal caso ci sarebbero già due possibili candidati…

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Sebastian Stan è attualmente nelle sale con Avengers: Endgame.

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Sebastian Stan rivela la sua frase preferita di Bucky nel MCU

Fonte: CBR

Spider-Man: Far From Home, l’identità segreta di Peter nella nuova clip

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Nick Fury, Maria Hill, gli Avengers, zia May e Ned sono davvero gli unici a conoscere l’identità segreta di Peter Parker? Forse un altro personaggio sa che sotto la maschera dell’Uomo Ragno si nasconde un adolescente, e a confermarlo arriva questa nuova clip trapelata online e tratta da Spider-Man: Far From Home, il sequel in uscita a luglio che chiuderà definitivamente la Fase 3 del MCU.

Nel video scopriamo infatti che anche MJ, interpretata da Zendaya, è al corrente del “piccolo” segreto di Peter, come già anticipato dal secondo trailer ufficiale diffuso qualche settimana fa.

Questo significa che la ragazza è in pericolo? Varie foto scattate sul set ci hanno mostrato l’eroe soccorrere il suo interesse amoroso, dunque è possibile che sia lei la preda degli Elementali (o di Mysterio, presunto alleato di Spidey)?

Nel film ritroveremo Peter Parker cinque anni dopo la Decimazione e a poche settimane dalla battaglia contro Thanos. Insieme a lui, in questa nuova avventura a spasso per l’Europa, ci saranno anche i compagni di scuola, Nick Fury e il suo braccio destro Maria Hill e un misterioso alleato venuto da un’altra realtà simile alla nostra, Quentin Beck aka Mysterio.

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Diretto ancora una volta da Jon Watts, Spider-Man: Far From Home è arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del film il protagonista Tom Holland nei panni di Peter Parker, Marisa Tomei in quelli di zia May e Zendaya in quelli di Michelle, Samuel L. Jackson in quelli di Nick Fury e Cobie Smulders in quelli di Maria Hill. Jake Gyllenhaal interpreterà invece Quentin Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti più noti dei fumetti su Spidey.

Di seguito la sinossi ufficiale: In seguito agli eventi di Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in tutto il continente.

Per quanto riguarda le novità del sequel, la tuta di metallo di Peter dovrebbe essere una versione rimodellata di quella di Iron Spider. vista in Avengers: Infinity War. Questa nuova tuta, prevede anche una nuova maschera, con degli occhiali al posto delle orbite bianche, come da tradizione, questo perché è ovvio che il personaggio abbia bisogno di una nuova maschera dopo che la sua precedente è andata distrutta su Titano, durante il confronto con Thanos e prima della sua disintegrazione.

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Fonte: Twitter

Elizabeth Olsen parla del suo “terribile provino” per Game of Thrones

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Diversi anni fa, quando la carriera di Elizabeth Olsen doveva ancora decollare e la HBO stava iniziando i lavori su quella che sarebbe diventata la serie più importante e popolare dell’ultimo decennio, l’interprete di Scarlet Witch nel MCU (e di innumerevoli e acclamati film indipendenti) è stata ad un passo dall’ottenere un ruolo in Game of Thrones, precisamente quello di Daenerys Targaryen, per il quale fu poi scelta Emilia Clarke.

A rivelarlo è proprio la Olsen in una recente intervista con Vulture, raccontando tutto il processo di casting e qualche aneddoto riguardante quel “terribile provino” sostenuto con i produttori dello show:

Quando ho iniziato a lavorare, facevo audizioni per qualsiasi cosa, perché mi piaceva, e ne ho fatta una anche per il personaggio di Khaleesi. Quasi dimenticavo…è stato il provino più imbarazzante della mia carriera“.

La star del Marvel Cinematic Universe ha aggiunto che  l’audizione prevedeva “un monologo tratto dalla fine della prima stagione, dopo che Daenerys brucia insieme alle uova di drago. Avrei dovuto recitare questo discorso davanti a migliaia di persone sull’essere la loro regina. All’epoca nessuno sapeva se l’ accento richiesto fosse britannico o meno, quindi recitai in entrambi i modi. È stato terribile!“.

Come tutti la Olsen è ora una grande fan di Game of Thrones, “e ci sto così dentro che tutto quello a cui riesco a pensare è Kit Harington“, ha detto nell’intervista. “Mi ha fatto il lavaggio del cervello!“.

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Elizabeth Olsen è ora nelle sale con Avengers: Endgame, e la rivedremo prossimamente nella serie tv di Disney + dedicata a Wanda Maximoff e Visione.

Insieme a lei, nel cast, figurano Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Fonte: Vulture

Avengers: Endgame, tutti gli spoiler rivelati dal cast prima dell’uscita

Strategie di marketing certosine e un’attenzione quasi maniacale nei mesi precedenti all’uscita di Avengers: Endgame non hanno impedito ad alcuni membri di cast di rivelare, inavvertitamente, qualche anticipazione sul film. Dai continui spoiler di Mark Ruffalo, che nel 2017 riuscì a trasmettere in diretta video l’inizio di Thor: Ragnarok, a Gwyneth Paltrow con le sue foto pubblicate online, la lista dei “colpevoli” è davvero lunga…

La grande reunion finale

avengers endgame

Durante una convention tenutasi ad aprile 2018, Sebastian Stan (aka Bucky Barnes nel MCU) aveva rivelato al pubblico di aver girato una sequenza importante per un film sugli Avengers dove “c’erano tutti”, tra cui Nick Fury (Samuel L. Jackson), Hank Pym (Michael Douglas) e Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer).

E se Fury era apparso nella scena post-credits di Infinity War, la coppia formata dagli originali Ant Man e Wasp era assente; più tardi i fan hanno scoperto che anche la coppia era rimasta vittima dello schiocco di Thanos, dunque le parole di Stan riecheggiarono come un vero e proprio spoiler.

All’epoca l’attore non sapeva che la scena della grande reunion non faceva parte di Infinity War, e secondo quanto riportato, pensava che quella non fosse il funerale di Tony Stark ma un matrimonio.

Il “matrimonio” di Steve Rogers

Mark Ruffalo, il re degli spoiler, si era già lasciato sfuggire in un’intervista che “tutti sarebbero morti” in Infinity War nel 2017, mentre più tardi ha svelato casualmente un importante rivelazione sul destino di Captain America.

È successo durante la promozione di Endgame, in un junket con Chris Evans e Karen Gillan, con l’attore che aveva dichiarato: “Non ho nemmeno ricevuto una sceneggiatura completa di questo film. Non so perché. La sceneggiatura che mi hanno dato conteneva diverse scene fittizie.” E indicando Evans ha aggiunto: “In una di queste lui si sposa!“.

Effettivamente gli eventi del film e i viaggi nel tempo hanno riportato Cap nel passato, dove si è riunito con Peggy Carter, e sappiamo che il matrimonio c’è stato perché Sam Wilson (Anthony Mackie) appare sorpreso nell’apprendere che Steve si è sposato in quel periodo.

Rescue

Anche Gwyneth Paltrow ha rivelato involontariamente uno spoiler su Pepper Potts e il suo ruolo in Endgame condividendo una foto dal dietro le quinte su Instagram che la ritraeva con un tuta da motion capture. Da qui l’idea che Pepper avrebbe indossato un’armatura nel film al fianco degli altri supereroi.

Questo indizio è stato confermato da un’altra immagine scattata dalla Paltrow che mostrava infatti il look di Rescue, vista nella battaglia finale.

Tony, Pepper e Morgan

A maggio 2018, sempre Gwyneth Paltrow dichiarò in un’intervista dedicata ad Avengers: Infinity War che Tony e Pepper si sarebbero sposati e avrebbero avuto un bambino nel prossimo film.

Pepper e Tony hanno fatto un lungo viaggio insieme. Lei inizia come sua dedita assistente, e la relazione si evolve, e un decennio più tardi si sposano e hanno un figlio. Il loro rapporto si è evoluto in tutti i modi in cui si evolvono le grandi storie d’amore“.

Di fatto dopo lo schiocco passano cinque anni e all’inizio di Endgame ritroviamo la coppia sposata con una figlia, Morgan (Lexi Rabe).

Il ritorno di Crossbones

avengers 4

Frank Grillo – che ha interpretato Brock Rumlow in Captain America: The Winter Soldier e Captain America: Civil War – ha ripreso il suo ruolo in Endgame durante la sequenza di flashback che ci riporta al 2012 durante gli eventi di The Avengers.

Tuttavia il suo ritorno era già stato anticipato in un podcast registrato con l’attore nell’ottobre 2018, dove Grillo confessò che il suo personaggio “sarebbe apparso nel prossimo film degli Avengers. Posso dire quello che voglio perché non farò mai più  un altro film Marvel

Hulk, Nebula e Rocket insieme

Photo: Film Frame..©Marvel Studios 2019

Mark Ruffalo e Karen Gillan hanno entrambi rivelato in anticipo che Hulk e Nebula avrebbero condiviso le scene in Avengers: Endgame, e che i due si sarebbero fatti “nuovi amici” durante il corso del film.

Nell’ottobre 2017, l’attore si lasciò scappare che Hulk avrebbe intrapreso un viaggio con Rocket Raccoon, cosa realmente accaduta quando i due si recano a Tønsberg, in Norvegia, sede della Nuova Asgard, per recuperare Thor.

Per quanto riguarda lo spoiler della Gillan, anche l’attrice disse che Nebula avrebbe avuto “un nuovo migliore amico con un sviluppo brillante, inaspettato e semplicemente ottimo“. Aggettivi che si ricollegano facilmente a Tony Stark, l’eroe con il quale si ritrova alla deriva nello spazio all’inizio del film, o a War Machine, con cui viaggia su Morag per prendere la gemma del potere.

Leggi anche – Avengers: Endgame, 10 timeline alternative create dai viaggi nel tempo

Fonte: Comicbook

Ritratto della giovane in fiamme: la recensione del film di Céline Sciamma

Quello che da Naissance des pieuvres, primo lungometraggio della regista francese Céline Sciamma, conduce fino a Ritratto della giovane in fiamme (Portrait of Lady on Fire) il suo ultimo film in concorso al Festival di Cannes 2019, è un percorso di maturazione invidiabile. C’è una crescita significativa nel linguaggio e nelle capacità registiche, che da un tenero racconto di formazione adolescenziale si manifestano ora in un elegante film in costume dove non manca la componente emotiva, che come un fuoco si accende lentamente per poi bruciare ardentemente.

In Ritratto della giovane in fiamme siamo nel 1770, e protagonista del film è Marianne (Noémie Merlant), giovane pittrice su commissione che viene chiamata a realizzare il ritratto di matrimonio di Héloise (Adèle Haenel). Quest’ultima è tuttavia riluttante all’idea di farsi ritrarre, nonché di sposarsi. Per riuscire nel proprio compito, Marianne dovrà riuscire ad entrare nelle sue grazie, scoprendo sempre più di lei, osservandola attentamente, per poi riportare segretamente il tutto su tela.

È un debutto importante questo per la Sciamma, che le permette di dimostrare le sue capacità applicate ad una storia di ampio respiro, che richiede cura per i dettagli e inventiva nel trasporre quanto scritto in fase di sceneggiatura. Il pericolo di realizzare il classico film in costume è dietro l’angolo, ma la regista sa arricchire il contesto con messaggi attuali sul ruolo della donna, dell’artista e dell’artista donna. Temi oggi più attuali che mai, e che non vengono qui trattati con fare moralistico. L’elemento che probabilmente più di tutti caratterizza il film è quello della misura. Si ritrova sobrietà sia nel comunicare determinati argomenti, come quelli succitati, sia nel comunicare determinate immagini.

Perché quella di Ritratto della giovane in fiamme è prima di tutto una storia d’amore, dove non manca il desiderio, la morbosità, il sesso, ma il tutto è ripreso con un’eleganza perfettamente coerente con il tono generale del film. La crescita delle due bravissime protagoniste procede di pari passo con la realizzazione del dipinto, che più di una volta sarà l’elemento di base per alcune delle più belle inquadrature e composizioni del film. Anche questo è un racconto di formazione, certo, spostato in un contesto lontano e che riesce nonostante ciò a trasudare contemporaneità. Le emozioni sembrano così essere forze immutabili, che ci sono sempre state e che accomunano tanto noi quanto gli amanti di secoli fa.

E per rendere ancor più senza tempo la sua storia, la Sciamma attinge a piene mani dal mito di Orfeo ed Euridice, tra i più belli e allo stesso tempo più tragici che ci siano stati tramandati. Un mito di amore e paura, che si ripresenta ricontestualizzato all’interno del film attraverso un crescendo emotivo che conduce sino al silenzioso ma straziante finale. La regista bilancia così formalismo e cuore, realizzando quello che è certamente il suo lavoro più maturo ed emotivamente graffiante.

Avengers: Endgame, superato Avatar negli incassi USA

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Avengers: Endgame, superato Avatar negli incassi USA

In relazione al box office USA, Avengers: Endgame ha battuto ogni record. Con un’apertura gigantesca di circa $ 350 milioni, le aspettative per le sue prestazioni nei fine settimana seguenti erano alte, e con il raggiungimento dei due miliardi di incasso nelle prime due settimane è stato subito immediato, per i fan ma anche per i Marvel Studios provare a raggiungere la vetta del box office worldwide di tutti i tempi, ovvero Avatar.

Le stime di Box Office Pro del sabato mostrano che gli attuali 748 milioni di dollari dell’epica  conclusione della saga Marvel Studios supereranno i $ 760 milioni di incasso USA di Avatar, guadagnando oltre $ 12 milioni per la giornata. Questo rende il film il secondo più alto incasso nazionale della storia, dietro solo Star Wars: Il Risveglio della Forza, apparentemente irraggiungibile $ 937 milioni, ma che per quello che riguarda l’incasso in tutto il mondo è stato abbondantemente superato.

Riuscirà il film a racimolare gli ultimi 200 milioni di dollari, in tutto il mondo, di cui ha bisogno per superare il film di James Cameron al box office worldwide di tutti i tempi? Le possibilità per Marvel Studios sono buone.

Cannes 2019: ad Alain Delon la Palma d’Oro alla carriera

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Il leggendario attore francese, Alain Delon, è il destinatario della Palma d’Oro alla carriera per Cannes 2019, il riconoscimento per una vita dedicata al cinema assegnato a una delle più grandi icone del cinema di tutti i tempi.

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The Wild Goose Lake: la recensione del film di Diao Yinan – #Cannes72

Esponente della sesta generazione di registi cinesi, Diao Yinan debutta per la prima volta nel concorso ufficiale del Festival di Cannes 2019 con il film The Wild Goose Lake. Già vincitore nel 2014 dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino con Fuochi d’artificio in pieno giorno, il regista ritrova qui tutti i temi a lui più cari, racchiusi all’interno di un torbido noir che svela un talento maturato, sempre più capace di arricchire il racconto di invenzioni registiche degne di un autore.

Il film ha inizio in una fredda notte di pioggia. Zhou Zenong (Hu Ge) è un gangster in fuga dopo aver ucciso un poliziotto. Sulla sua testa grava una taglia che fa gola a molti, e che lo costringe ad una fuga disperata. È proprio durante questa che incontra Liu Aiai (Gwei Lun Mei), una prostituta che sbucata dal nulla si propone di aiutarlo. A lei Zenong confida la sua storia, ripercorrendo una scia di sangue e violenza.

Ancora un noir dunque per Diao Yinan, ma stavolta l’ispirazione sembra provenire in buona parte dal cinema europeo, tra Michelangelo Antonioni e Jean-Luc Godard, e dal cinema di Wong Kar-Wai. Un noir che dunque si macchia di più origini, che fonde al suo interno le varie nature a formare un prodotto che garantisce intrattenimento e malinconiche riflessioni sull’essere umano, la solitudine, la sua crisi.

Yinan ci fornisce da subito tutti gli elementi, tra un protagonista dalla dubbia moralità ad una femme fatale quanto mai criptica, dall’oscurità alla luce, dalla luce che produce ombre deformate a improvvise esplosioni di violenza. È una cura formale che si è andata raffinando con gli anni quella del regista cinese, che sfoggia in questo caso un gusto per la composizione dell’inquadratura da puro cinema d’autore. Lo aiutano in questo gli sporchi e logori ambienti in cui si svolge la narrazione, le abbaglianti luci al neon che sembrano donare ai personaggi ogni volta nuove sfumature e nuove possibili interpretazioni delle loro pulsioni.

Alla cura per il dettaglio si affianca poi la consolidata abilità di Yinan di dar vita a grandi scene d’azione, coreografate con cura e riprese dalle prospettive meno consone. Il pericolo appare così essere sempre dietro l’angolo, e ben presto si diviene preda dell’intricato numero di personaggi, sempre più impenetrabili, sempre più impossibili da conoscere e a cui sempre meno è possibile affidare la propria fiducia.

Yinan non abbandona dunque il genere a lui caro, attraverso il quale gli è invece possibile ritrarre una contemporaneità sempre più cupa, individualista, dove per sopravvivere si deve considerare chiunque un nemico. Con The Wild Goose Lake il regista aggiunge un nuovo affascinante capitolo al suo discorso, confezionando un noir elegante e d’impatto, capace di intrattenere e non in una maniera convenzionale.

A Hidden Life, recensione del film di Terrence Malick

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A Hidden Life, recensione del film di Terrence Malick

A otto anni dalla Palma d’Oro a Cannes con The Tree of Life, Terrence Malick torna in concorso sulla croisette con A Hidden Life. Gli anni che separano il film con Brad Pitt da questo nuovo progetto del regista di Austen sono stati i peggiori della sua produzione, anche se i più fertili. Tuttavia, di fronte a questa nuova prova, si ha la sensazione che Malick sia tornato alle sue suggestioni originali, realizzando un’altra delle sue opere d’arte.

La storia di A Hidden Life è quella vera di Franz Jägerstätter, un contadino austriaco che visse nel borgo di Sankt Radegund: fervente cattolico, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si rifiutò di arruolarsi, definendosi obbiettore di coscienza.

Malick racconta il legame carnale che l’uomo ha con la sua terra, che coltiva, smuove, cura per provvedere alla sua famiglia; a questo legame che sembra indissolubile fa da appendice  e naturale continuazione la forte passione che lega Franz a sua moglie, che con lui lavora la terra e nutre la famiglia. Con una regia che coniuga la classicità della forma cinematografica con intuizioni e invenzioni che ne confermano il ruolo rivoluzionario, Malick realizza un ritratto emozionante, profondo delle contraddizioni di un piccolo villaggio, della decisione difficile ma conscia del protagonista, dell’amore fortissimo, puro, cristallino di questa donna, ennesimo incredibile ritratto femminile, che si dà completamente al suo uomo, mostrando devozione e comprensione.

A Hidden Life, il film

Con A Hidden Life, il regista torna alle sue migliori suggestioni, sia formali che visive. Riesce a piazzare la macchina da presa in posizioni mai tentate prima, rende canone ciò che lui stesso inventa, dà vita e luminosità alle immagini, sfruttando la luce naturale e conferendo ad ogni ambiente una personalità propria. A questa caratteristica classica per il suo cinema, Malick aggiunge delle fortissime suggestioni pittoriche, che vanno dai Mangiatori di Patate di Van Gogh alle luci e le fiamme di De La Tour, elementi che contribuiscono a donare al film la bellezza formale per la quale il regista è diventato celebre.

Non solo, a queste caratteristiche ben note del suo stile, il regista si rivela anche abile costruttore di suspance, legando l’immanenza degli eventi a suoni o personaggi particolari, simboli di una svolta narrativa attesa e temuta. In questo film, Malick ritrova un racconto meno rarefatto, più classico, un elemento che permette di entrare in connessione con i protagonisti e con il loro dramma, ma evolve anche la sua poetica sul contrasto tra natura e cultura, dove, in questo caso, la seconda si fa spettatrice, mentre la prima è rappresentata dalla fede, dalla scelta di rimanere coerenti con il proprio credo, qualunque sia il costo.

A Hidden Life propone anche un ulteriore sviluppo della figura femminile, un percorso di umanizzazione che dall’anestetizzata Holly de La Rabbia Giovane, procede verso l’alto fino alla Madre/Grazia di The Tree of Life. Con Franziska, Malick propone una mater dolorosa (et operosa), un ricongiungimento con la Terra, con la materia che si fa portatrice di vita e di concretezza, anche di fronte alla decisione ineluttabile che la storia imponeva.

Torna il voice over che entra dentro le menti e i cuori dei personaggi, il grandangolo a deformare i primi piani e ad avvicinarli allo spettatore, la durata importante, fondamentale al regista per affondare il suo stiletto appuntato nel cuore della storia. Torna anche la dimensione della guerra, sempre la Seconda Mondiale che aveva così magistralmente rappresentato in La Sottile Linea Rossa. Ma a differenza del capolavoro del 1998, così come è obbiettore il suo protagonista, anche il regista rinuncia in questa occasione alla violenza ostentata; non sentiamo un solo colpo di pistola, non vediamo una goccia di sangue. In compenso l’orrore della guerra non è più quella “nel cuore della natura” di cui parlava il Soldato Witt, ma è un’esperienza tutta umana alla quale si può decidere, come Franz, di non partecipare, rimanendo fedeli a se stessi.

In A Hidden Life, Terrence Malick sembra suggerirci che il Bene, nel mondo, cresce con i gesti privati, piccoli, nascosti, come la vita che vorrebbero condurre i protagonisti del film, come la vita che conduce lui stesso.

Stand By Me: 10 cose che non sai sul film

Stand By Me: 10 cose che non sai sul film

Stand By Me è uno di quei film che ha rivoluzionato il mondo del cinema, diventando simbolo della gioventù di allora, come per quella di adesso, e del cinema degli anni ’80 in senso più generale.

Questo film, intitolato anche Stand By Me – Ricordo di un’estate, è diventato un vero e proprio cult, un punto di riferimenento per i prodotti audiovisivi odierni. Adattamento cinematografico del racconto Il Corpo di Stephen King, questo film rimarrà sempre nell’immaginario collettivo.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Stand By Me.

Stand By Me film

stand by me

1. Per Stephen King questo film è stato il miglior adattamento dei suoi libri. I lavori di Stephen King sono spesso stati soggetti ad adattamenti cinematografici e anche Stand By Me lo è in quanto è stato tratto dal racconto Il corpo, appartenente alla raccolta Stagioni diverse. Sembra che dopo una proiezione privata del film, alla presenza anche del regista Rob Reiner, King non si mise a parlare e uscì dalla sala a fine film. Al suo ritorno, disse al regista che questo era il miglior adattamento dei suoi racconti che avesse mai visto.

2. Di questo film venne cambiato il titolo. Il racconto sul quale il film di basa è intitolato Il Corpo e, inizialmente, il film si sarebbe dovuto chiamare così. In seguito, la Columbia Pictures decise di ribattezzarlo Stand By Me perché pensava che Il Corpo potesse essere un titolo fuorviante.

3. Sono stati usati dei teleobiettivi appositi per la scena del treno. In Stand By Me, la scena in cui Gordie e Vern stanno correndo verso la macchina da presa con il treno alle spalle è stata realizzata con i due attori all’estremità opposta rispetto al treno. Infatti, la crew del film usò un teleobiettivo con delle lenti che riuscissero comprimere l’immagine in maniera tale che il treno sembrasse alle spalle dei ragazzi

Stand By Me frasi

stand by me

4. Un film con frasi diventate cult. Non sono molti i film che riescono a rimanere nell’immaginario collettivo per diversi anni grazie anche a delle frasi particolarmente incisive. Eppure, Stand By Me è uno di questi. Ecco alcuni esempi:

  • Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha? (Gordie adulto)
  • Non avevo ancora 13 anni la prima volta che vidi un essere umano morto. Fu nell’estate del 1959, molto tempo fa. Ma solo misurando il tempo in termini di anni. (Gordie adulto)
  • È come se Dio ti avesse dato qualcosa. Tutte quelle storie che ti vengono in mente… Dio ha detto: “questa è roba tua, cerca di non sprecarla.” Ma i ragazzini sprecano tutto, se non c’è qualcuno che li tiene d’occhio. E se i tuoi vecchi sono troppo incasinati per farlo, dovrei farlo io, forse! (Chris)
  • Un giorno tu diventerai un grande scrittore, Gordie. Potrai anche scrivere di noi, se sarai a corto di idee. (Chris)
  • Ragazzi, vi va di vedere un cadavere? (Vern)
  • Io ci scommetto che se con te mi metto ci rimetto! (Teddy, Chris, Vern)

Stand By Me streaming

5. Il film è disponibile su diverse piattaforme streaming. Chi volesse vedere Stan By Me – Ricordo di un’estate per la prima volta o volesse rivederlo, è possibile farlo grazie alla sua presenza su diverse piattaforme in streaming digitale, come Rakuten Tv, Chili e iTunes.

Stand By Me canzone

6. La canzone di Ben E. King ha avuto una nuova vita. Il successo del film ha suscitato un rinnovato interesse per la canzone Stand By Me presente nella colonna sonora e ispirando il titolo definitivo del film. La versione di Ben E. King fu originariamente pubblicata nel 1961 e poi venne ri-pubblicata in seguito all’uscita del film. Questa nuova pubblicazione fece arrivare la canzone al numero 9 della Top Ten dell’autunno 1986.

7. Michael Jackson voleva fare una cover di Stand By Me. Nella colonna sonora del film, la canzone Stand By Me è forse la più famosa, realizzata da Ben E. King. Pare che Michael Jackson volesse realizzare una cover della canzone per il film e che Ron Reiner, pur restando in dubbio, preferì utilizzare la canzone della sua versione originale.

Stand By Me cast

stand by me

8. Corey Feldman ha provato tanti diversi tipi di risata. Per realizzare una risata vera, che sembrasse somigliare a quella descritta nella storia di King, Corey Feldman e il regista Rob Reiner si misero a provare ben 30 tipi di risate diversi, prima di decidere quale potesse essere quella ottimale per il personaggio di Teddy Duchamp.

9. River Phoenix aveva ottenuto un altro ruolo. Quando venne preso dopo il provino per far parte del film, River Phoenix venne scelto per il ruolo di Gordie Lachance. Fu il regista Rob Reiner ad intervenire, pensando che sarebbe stato meglio se avesse interpretato il personaggio di Chris Chambers.

10. Il ruolo di Gordie Lachance era uno dei più gettonati. Sebbene il ruolo di Gordie sia andato a Will Wheaton, erano diversi gli attori considerati per interpretare il personaggio. Tra questi, vi erano i famosi Sean Astin, Stephen Dorff e Ethan Hawke.

Fonti: IMDb, Aforismi

Il sale della terra: 10 cose che non sai sul film

Il sale della terra: 10 cose che non sai sul film

Il sale della terra è uno di quei film che ha dato nuova linfa al genere documentario, raccontando il punto di vista di uno dei fotografi più rinomati, Sebastião Salgado.

Win Wenders, che ha scoperto questo fotografo per caso, è rimasto immediatamente affascinato dal suo talento, riuscendo, con questo film, a raccontare la storia della sua vita e la comunicazione messa in atto dal suo lavoro.

Ecco, allora, dieci cose da sapere sul film documentario Il sale della terra.

Il sale della terra film

il sale della terra

1. Il regista ha raccontato il punto di vista del fotografo. Con Il sale della terra, Wim Wenders ha voluto raccontare come viene data vita ad una vocazione, portando alla luce l’umanità e la curiosità del mondo in un trotto intorno al mondo, come un dialogo riconoscente alla visione risoluta del fotografo.

2. Il montaggio è stato difficile. Sia Wim Wenders che Juliano Salgado (co-regista) hanno descritto il processo di montaggio come estremamente difficile e dispendioso in termini di tempo. C’erano false partenze e vicoli ciechi e i due hanno combattuto per mesi con quello che il regista tedesco chiamava “problemi dell’ego” su quello che sarebbe stato utilizzato o meno, prima di stabilire un metodo e di avere un risultato che li soddisfacesse.

Il sale della terra streaming

3. Il documentario è dispobile in streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo documentario di Wim Wenders, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle piattaforme digitali legali come Rakuten Tv e Chili.

Il sale della terra trailer

4. Un trailer per emozionarsi. Se non è chiaro di cosa parli il film Il sale della terra, è possibile visionare per prima cosa il trailer, rendendosi conto che se già esso riesce ad emozionare, non si può non guardare subito il documentario per intero.

Il sale della terra Salgado

5. Salgado ha spiegato la foto del gorilla. Per quanto riguarda la fotografia che ritrae un gorilla con si mette un dito in bocca, Sebastião Salgado ha dichiarato nel film che l’animale riconosce la propria immagine per la prima volta dopo aver visto il suo riflesso nella lente. Tuttavia, diversi studi hanno smentito questo fatto, dimostrando che i gorilla non riescono a riconoscere il proprio riflesso.

6. Wim Wenders ha conosciuto l’arte di Salgado per caso. Il regista tedesco, verso la fine degli anni ’80, stava camminando lungo La Brea Avenue a Los Angeles quando, con la coda dell’occhio scorse alcune fotografie nella finestra di una galleria. Entrò incuriosito e conobbe il nome dell’artista, un fotografo brasiliano, tale Sebastião Salgado, uscendo dalla galleria, dopo qualche ora, con delle stampe in mano.

7. Wenders ha incontrato Salgado a Parigi, nel suo studio. Dopo molti anni dalla scoperta, il regista tedesco ha incontrato il fotografo solo nel 2009. Dal loro incontro è nato il progetto Il sale della terra, con Salgado che ha portato il regista a concepire e ad imparare dagli angoli più remoti del mondo, realizzando il film con il figlio del signor Salgado, Juliano Ribeiro.

Il sale della terra significato

8. Il titolo del film ha un riferimento biblico. Il sale della terra, film del regista Wim Wenders, si riferisce ad un passaggio biblico, specialmente a Matteo 5:13: “Sei il sale della terra. Ma se il sale perde la sua salinità, come può essere reso di nuovo salato? Non è più buono a nulla, tranne che ad essere buttato fuori e calpestato”.

9. Il titolo si riferisce ad un fotografo. Salgado è un termine portoghese utilizzato per definire una cosa salata. Se si aggiunge il sale a qualcosa, questo diventa salgado. Ciò può essere interpretato, in maniera più ampia, come un contributo che il fotografo Sebastião Salgado ha dato al pianeta Terra o, in maniera più letterale, come il cambiamento che lui e la sua famiglia hanno apportato alla loro terra, riportando la foresta pluviale nativa all’Istituto della Terra (The Earth Insitute).

10. Il riferimento è alle persone di grande valore. Al di là della connotazioni religiose, Il sale della terra è una frase che rappresenta la positività. Infatti, le persone che vengono così descritte sono quello che vengono considerate di grande valore e di grande affidabilità.

Fonti: IMDb, The New York Times, The Phrase Finder, The Guardian

Too Old To Die Young: recensione della serie di Nicolas Winding Refn

Ai tempi di Solo Dio Perdona, Nicolas Winding Refn aveva promesso che il suo stile e il suo linguaggio cinematografico e narrativo sarebbero sempre più evoluti nella direzione di un’estetica abbagliante, come appunto quella riscontrabile nel succitato film presentato in concorso a Cannes nel 2013. Promessa fatta, promessa mantenuta. Dopo aver turbato ulteriormente con The Neon Demon, Refn ha proseguito la sua ricerca spostandosi sulla serialità, realizzando così la sua prima serie intitolata Too Old To Die Young, di cui gli episodi 4 e 5 sono stati presentati fuori concorso al Festival di Cannes 2019. La serie, che sarà distribuita su Amazon Prime Video dal 14 giugno, sembra promettere un concentrato di tutte le cifre stilistiche del regia danese, tra avvincente intrattenimento e disincantata contemplazione sulla società odierna.

Too Old To Die Young, la serie tv Prime Original

Protagonista assoluto è Miles Teller, il quale interpreta un detective dalla doppia vita: di giorno garante della legge, di notte spietato assassino. Martin, questo il nome del protagonista, soffre di una crisi esistenziale, la quale lo conduce sempre più all’interno di un inferno fatto di omicidi, violenza e sangue. Questa cupa odissea lo porterà a scontrarsi con strani e temibili personaggi.

Sono particolarmente diversi l’uno dall’altro i due episodi presentati in anteprima. Dove uno sembra vivere della rarefazione di Solo Dio Perdona, l’altro sfoggia invece un dinamismo alla Drive. Dove uno sembra avere i toni disillusi e le atmosfere decadenti di un film sulla crisi della società e dei suoi abitanti, l’altro è invece un adrenalinico noir tra feroci inseguimenti e personaggi dalla perversa natura. Difficile dunque immaginare come possa realmente essere la serie firmata da Refn, quali delle due strade percorrerà, e a quali conclusioni arriverà.

Too Old To Die Young

Ciò che è certo, è che il regista sembra aver dato sfogo a tutte le sue ossessioni, che all’interno di un prodotto della durata complessiva di 13 ore potrebbero aver trovato la giusta collocazione. Potrà certamente infastidire l’uso che Refn fa della messa in scena, totalmente prevalente rispetto all’elemento narrativo. Questo appare infatti un pretesto per mettere in relazione alcune immagini chiave, e l’intrattenimento è dato in primo luogo da una ricerca e una cura per l’aspetto visivo che sbalordisce nuovamente. Refn è sempre più un esteta, e le sue opere vivono di colori forti, dal giallo al verde, dal rosso al viola. Colori che sono diretta esternalizzazione delle pulsioni dei personaggi.

Il mondo che sembra aver costruito stavolta ha un sapore già conosciuto, eppure difficilmente si riesce a staccare gli occhi dallo schermo. Refn sa come ottenere l’attenzione, come riprenderla qualora la si avesse persa. Lo dimostra con continui cambi di tono, continue accelerazioni di ritmo che costringono lo spettatore a vivere sulla propria pelle il metaforico viaggio verso l’inferno che il protagonista ha intrapreso. Miles Teller incarna qui il nuovo volto senza espressioni né emozioni del cinema dell’autore danese. Pur privato di ciò, l’attore riesce comunque a calamitare su di sé l’attenzione, imponendosi come una figura tanto attraente quanto provocante.

Refn è dunque tornato, ed è pronto a far discutere nuovamente, proponendo un prodotto che certamente porrà a dura prova lo spettatore, marcando sempre di più la divisione tra chi lo ama e chi lo odia. Con Too Old To Die Young conferma di sapere perfettamente come provocare e intrattenere, come sorprendere, scioccare e anche divertire. Se la serie vivrà bilanciando al suo interno la differente natura dei due episodi proposti, avrà certamente la possibilità di affermarsi come un nuovo punto cruciale nella filmografia del suo autore.

Cannes 2019: Nicola Winding Refn presenta Too Old To Die Young

Cannes 2019: Nicola Winding Refn presenta Too Old To Die Young

Dopo una lavorazione durata 18 mesi, il regista danese Nicolas Winding Refn presenta Fuori Concorso al Festival di Cannes 2019 la sua nuova creatura: Too Old To Die Young, la prima serie tv firmata dal regista di Drive e The Neon Demon, composta da 10 episodi è disponibile in streaming dal 14 giugno su Amazon Prime Video.

Interpretata da Miles Teller, la serie ha per protagonista un detective dalla doppia vita: di giorno garante della legge, di notte spietato assassino. Martin, questo il nome del protagonista, soffre di una crisi esistenziale, la quale lo conduce sempre più all’interno di un inferno fatto di omicidi, violenza e sangue. Questa cupa odissea lo porterà a scontrarsi con strani e temibili personaggi.

Arrivato in conferenza stampa, insieme a Miles Teller, Refn viene chiamato a raccontare da dove nasca l’idea di questa serie dal titolo così suggestivo. “Tutto nasce in un auto, a Los Angeles. Stavo lavorando a The Neon Demon a quel tempo. Era il periodo in cui Netflix si affermava sempre più come realtà grazie ai suoi contenuti. Tutti intorno a me sembravano volersi spostare in televisione. Io non la guardo molto in realtà, ma ero incuriosito dalle possibilità del mezzo. Era come accettare ed esplorare un modo totalmente nuovo di comunicare.”

“Contemporaneamente ho iniziato ad avere il desiderio di lavorare su qualcosa che avesse come tematiche la religione e la morte, – continua il regista – e il titolo Too Old To Die Young venne spontaneo. Chiamai Ed Brubaker, il co-creatore della serie, e gli esposi la storia, chiarendo che desideravo sviluppare una linea narrativa particolarmente lunga.”

“Quando inizi a lavorare ad una storia hai un’idea, un’intenzione, ma poi qualcosa di veramente strano accade durante il processo di scrittura. – prosegue Refn – Quando abbiamo iniziato a scrivere la serie era il periodo delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Io mi sentivo come un alieno, e mi sentivo influenzato da tutto quello che stava accadendo. Stavo sperimentando l’evoluzione di un Paese, e tutto ciò è finito inevitabilmente all’interno della serie, che parla a suo modo del collasso della società. E volevo indirizzarla in particolare ai giovani, che sono il futuro. Loro qui sono visti come una speranza, mentre gli uomini come un decadente fallimento.

La parola passa poi a Miles Teller, al quale viene chiesto di raccontare il rapporto lavorativo con Refn e il lavoro svolto su di un personaggio tanto impegnativo. “Quando fui contattato per il progetto lessi solo la sceneggiatura del primo episodio. Ero attratto, pur non avendo idea di come sarebbe evoluta la cosa. Ma desideravo lavorare con Nicolas, che adoro, e lui mi ha garantito che avremmo girato le scene in ordine cronologico. Questo mi ha portato ad affrontare la sfida di tenere con me un personaggio per un periodo di tempo veramente lungo, ed è stato affascinante poterne scoprire sempre nuove sfumature e poter apprendere sempre di più sull’arte del filmmaking da Nicolas.”

Nicolas Winding Refn Too Old To Die Young

Refn torna poi a parlare sulla natura del progetto e sul particolare stile che a partire dal film Drive ha raffinato sempre di più. “Questa non è una serie tv, è un film. Un film di 13 ore. E all’interno volevo che tutto dipendesse da due elementi: l’immagine e il silenzio. La prima è fondamentale per me, credo sia l’elemento più comunicativo che abbiamo. Il silenzio invece è un arma usata per rivelare, il più delle volte qualcosa di cui abbiamo paura. Il silenzio può dar vita a situazioni poco confortevoli, e questo era proprio ciò che desideravo esplorare.”

Nicolas Winding Refn è anche proprietario di un proprio servizio streaming attraverso il quale mette a disposizione degli utenti alcuni film classici o quelli che più hanno influenzato la sua carriera. “Qualche anno fa ebbi l’idea di creare la mia propria forma di piattaforma streaming. – racconta Refn  in proposito – Volevo dar vita ad una fondazione che si occupasse di preservare la cultura cinematografica, e volevo che fosse gratis. È nato come un esperimento, ma con il tempo la cosa è cresciuta ed è veramente interessante vedere le forme che sta assumendo.

 Concludendo la conferenza stampa, al regista viene chiesto se abbia inserito, come suo solito, una scena cardine anche in questo nuovo progetto. “In ogni mio film c’è una scena madre che racchiude il cuore del prodotto. C’è anche qui, certo. È nell’episodio 9 ma non vi dirò qual è. Dovrete scoprirlo da soli.”

Cannes 2019: Penelope Cruz e i ricordi d’infanzia in Dolor y Gloria

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In occasione della presentazione a Cannes 2019 di Dolor y Gloria, ecco la nostra intervista alla co-protagonista del nuovo film di Pedro Almodovar, Penelope Cruz.

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Cannes 2019: Dolor y Gloria, recensione del film di Pedro Almodovar

Dolor y Gloria racconta una serie di ricongiungimenti di Salvador Mallo, un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto. Alcuni sono fisici, altri ricordati: la sua infanzia negli anni ‘60 quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, un comune situato nella provincia di  Valencia, in cerca di fortuna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo e palpitante; la scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile; la precoce scoperta del cinema ed il senso del vuoto, l’incommensurabile vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film. “Dolor y Gloria” parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.

A-Force: le eroine Marvel schierate nel backstage di Endgame

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A-Force: le eroine Marvel schierate nel backstage di Endgame

Uno dei momenti più emozionanti di Avengers: Endgame è stato quello che ha visto protagoniste tutte le eroine schierate contro Thanos, a proteggere Captain Marvel che custodiva il Guanto dell’Infinito completo di Gemme. La scena ha infiammato i cuori degli spettatori anche se non sappiamo con certezza se rivedremo le eroine tutte insieme in un film sulla A-Force.

Adesso, forse a irrobustire le voci che vorrebbero che tale film fosse già in produzione, l’account ufficiale dei Marvel Studios pubblica una foto di squadra dal backstage di Endgame in cui compaiono tutte le eroine Marvel, eccetto, ovviamente, Vedova Nera.

CORRELATI:

Vi ricordiamo che Avengers: Endgame è nelle nostre sale dal 24 aprile.

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Avengers: Endgame, cosa è accaduto davvero a Loki?

Captain America: una statua dettagliata mostra l’eroe che impugna il Mjolnir

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Il grande colpo di scena di Avengers: Endgame che ha visto Captain America impugnare il Mjolnir ha scatenato la gioia dei fan e ha concretizzato un sospetto che avevamo avuto già in Age of Ultron, ovvero che Steve Rogers è degno del potere del Martello di Thor.

Di seguito potete ammirare le foto di una statua che raffigura proprio Cap con il mano la potente arma e il suo scudo, un oggetto dettagliato e prezioso.

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Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

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First Love: recensione del film di Takashi Miike – #Cannes72

First Love: recensione del film di Takashi Miike – #Cannes72

All’interno del Festival di Cannes 2019, arriva in concorso alla Quinzaine des Réalisateurs il regista giapponese Takashi Miike con il suo nuovo film dal titolo First Love. All’interno di questo è possibile ritrovare tutti i principali stilemi del regista, dalla violenza esagerata all’umorismo nero, dall’amore alla natura ambigua dei personaggi. Con il suo nuovo lungometraggio Miike si conferma uno dei registi più controversi e affascinanti dell’odierno panorama cinematografico.

Ambientato nell’arco di una notte a Tokio, il film segue la storia di Leo, un giovane boxer solitario, e di Monica, giovane ragazza costretta a prostituirsi per debiti. Mentre tra i due sboccia l’amore, si ritroveranno anche a doversi difendere da pericolosi personaggi della malavita, i quali li cercano per motivi a loro ignoti. In un tripudio si sangue, comicità e sentimento, i due ragazzi dovranno riuscire a sopravvivere alla notte per consolidare il loro rapporto.

Le premesse della trama non vengono disilluse, in un film che si dimostra dinamico sin dall’inizio. Miike ci presenta da subito, ognuno nel suo contesto i vari personaggi. Molti di questi non si conoscono minimamente, e sembra impensabile che possano presto o tardi ritrovarsi a combattere gli uni contro gli altri per la vita e la morte. Se all’inizio si può quindi rimanere frastornati dalla presenza di molteplici linee narrative da seguire, ben presto si ci si ritroverà sempre più catapultati nel vivo della storia.

Appare sempre più chiaro che Miike desidera raccontare una storia che esce dai binari del realistico, quasi una favola, chiedendo un po’ di partecipazione e fiducia allo spettatore per condurlo all’interno di un incubo notturno dove tutto è possibile. Incubo per i protagonisti, poiché per lo spettatore il film è invece una gioia per gli occhi. Particolarmente violento, ai limiti dello splatter, il regista unisce a quest’elemento quello della comicità. Ogni scena brutale presenta allo stesso tempo situazioni per cui è impossibile non provare divertimento, con trovate particolarmente brillanti.

All’interno di questo delirio visivo, non manca ciò che il titolo promette, ovvero l’amore. I due protagonisti, moderni Romeo e Giulietta, si ritrovano coinvolti in qualcosa di più grande di loro. La loro presenza aggiunge sentimento a quanto avviene intorno a loro, e anche i più cattivi infine sembrano costretti a piegarsi alla forza del loro amore.

Il solito Miike dunque, che com’è giusto che sia non si allontana dai temi a lui cari, ma li riformula per realizzare un film dinamico, particolarmente coinvolgente e divertente. Sua intenzione era infatti quella di dar maggior rilevanza all’aspetto comico, che nel film è ben dosato e costruito. Se anche tutto sembra crescere fino all’inverosimile, ciò non risulta un disturbo. Ormai assuefatti dalla storia si è pronti a seguire il regista in ogni strada intrapresa, e First Love si rivela l’ennesimo interessante progetto di uno dei maestri della cinematografia orientale.

Cannes 2019: Antonio Banderas parla di Dolor y Gloria di Pedro Almodovar

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In occasione della presentazione a Cannes 2019 di Dolor y Gloria, ecco la nostra intervista al protagonista del nuovo film di Pedro Almodovar, Antonio Banderas.

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Cannes 2019: Dolor y Gloria, recensione del film di Pedro Almodovar

Dolor y Gloria racconta una serie di ricongiungimenti di Salvador Mallo, un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto. Alcuni sono fisici, altri ricordati: la sua infanzia negli anni ‘60 quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, un comune situato nella provincia di  Valencia, in cerca di fortuna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo e palpitante; la scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile; la precoce scoperta del cinema ed il senso del vuoto, l’incommensurabile vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film. “Dolor y Gloria” parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.

Little Joe: recensione del film di Jessica Hausner – #Cannes72

Little Joe: recensione del film di Jessica Hausner – #Cannes72

Ci sono film che dimostrano di meritare la partecipazione al concorso ufficiale di un festival prestigioso come quello di Cannes. Little Joe, di Jessica Hausner, tuttavia non è tra quelli. Presentato al Festival di Cannes 2019, il nuovo lungometraggio della regista austriaca rivela una storia debole, penalizzata in particolare da scelte di regia che disturbano anziché attrarre.

Il film ha per protagonista Alice (Emily Beecham), una madre single e particolarmente devota al suo lavoro di sperimentatrice di nuove specie di piante. La sua ultima ricerca riguarda un particolare tipo di fiore, chiamato Little Joe, che, oltre ad attrarre per la sua bellezza, è in grado grazie al suo profumo di rendere felice chi si trova nelle vicinanze. Con l’avvicinarsi del lancio sul mercato di questo però, strane cose iniziano ad accadere e Alice comincia a nutrire sospetti su Little Joe, il quale potrebbe non essere innocuo come sembrerebbe.

Sulla carta il film aveva il potenziale per rivelarsi buon thriller sci-fi. La trama infatti consente numerose strade percorribili, ma al momento della realizzazione del film evidentemente sono state prese quelle errate. Benché le premesse fossero interessanti, la sceneggiatura acquista ben presto un tono di innaturalità che porta al manifestarsi di diversi buchi di sceneggiatura e, in particolare, la mancanza di un vero e proprio sviluppo del conflitto.

Nel momento in cui la protagonista inizia a nutrire sospetti sulla sua creazione, nulla di veramente significativo accade perché lo spettatore possa essere sempre più coinvolto. I sospetti continuano, fino a concretizzarsi ma risolvendosi in un nulla di fatto. Si aspetta così qualcosa che è destinato a non arrivare, e il fatto che le domande poste rimarranno senza risposta diventa chiaro ben prima del finale. Ciò che sembra mancare più di tutto è poi la minaccia che le piante del film portano con sé. Impariamo a conoscerle ma, benché la loro natura appaia pericolosa, si rimane all’oscuro di quale realmente sia il pericolo che si corre. Chi vi entra in contatto subisce effettivamente un cambiamento, ma che non porta a sviluppi né intelligenti né inquietanti.

La regista e sceneggiatrice sembra più che altro interessata a generare un atmosfera di tensione che possa supportare la storia. All’inizio il suo intento sembra riuscire, ma nel momento in cui lo spettatore comprende che ben poco accadrà di nuovo, la tensione viene presto a sgretolarsi lasciando il posto ad un senso di noia e irritazione. Certamente non aiutano i costanti movimenti di macchina, i più dei quali risultano ingiustificati. Se l’intento era quello di generare una tensione nello spettatore, come detto prima, questa viene ben presto a scemare. Altro elemento particolarmente fastidioso è una colonna sonora eccessivamente presente, particolarmente ricca di suoni e rumori. Questa  è marcatamente posta sia nei momenti più cruciali che in quelli meno adatti, finendo per ottenere l’effetto opposto a quello desiderato.

Non è chiaro quale fosse l’intento della Hausner con Little Joe, ma la sensazione generale è di un’occasione sprecata. Un’idea che poteva racchiudere un potenziale ma che, come il fiore protagonista del film, sembra emanare solo una pallida parte di ciò che poteva essere.

Cannes 2019: Ken Loach dalla parte della gente comune

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Con la voglia di gridare contro l’ingiustizia e a favore dei più deboli, Ken Loach torna sulla croisette, nel concorso di Cannes 2019, con Sorry we missed you, il suo nuovo film che racconta sempre con occhio lucido e a volte brutale la realtà degli ultimi.

Il regista ha raccontato così il suo film: “Quando ero giovane la vita era fatta di tappe, dopo lo studio si cercava un lavoro, poi si metteva su famiglia. Oggi non è più così, è subentrata l’insicurezza, i contratti sono sempre più precari, le persone devono lottare per sopravvivere, a volte è necessario inventarsi un lavoro che non c’è prendendo rischi. Quello che volevo fare col mio film era mostrare come questa situazione si rifletta sulla vita familiare”.

Per raccontare questa storia, Loach ha unito le sue forze con lo sceneggiatore Paul Laverty, che ha fatto ricerca sul campo: “Questa è la storia di una famiglia. L’Inghilterra sta percorrendo lo stesso cammino degli USA, le disuguaglianze si stanno intensificando. Per cinquant’anni la rabbia sociale è stagnata e ora sta esplodendo mentre la povertà aumenta e la ricchezza è concentrata nelle mani di pochissimi”.

E poi passa a raccontare del suo confronto con i testimoni diretti, le fonti di ispirazione per questa dolorosa storia: “Proprio nei giorni in cui parlavo con questo corriere stanco, con gli occhi rossi, la barba lunga, Jeff Bezos è diventato l’uomo più ricco del mondo. Amazon si arricchisce facendo profitto su corrieri e magazzinieri che lavorano a ritmi disumani guadagnando poco. Secondo un rapporto di Oxfam gli otto uomini più ricchi del mondo possiedono la stessa ricchezza del 50% del pianeta. Le innovazioni tecnologiche vengono usate per arricchire pochi, mentre i lavoranti non hanno possibilità di avere un contratto né diritti sindacali. La logica conseguenza del mercato è lavorare sempre di più e passare sempre meno tempo con la propria famiglia”.

Cannes 2019: Sorry We Missed You, la recensione del film di Ken Loach

E in generale, sulla condizione dei lavoratori e sulla crisi che sta attraversando il mondo, Loach dichiara: “Credo che la crisi continuerà fino a che non faremo cambiamenti strutturali. Le grandi aziende puntano a fornire il miglior sevizio al minor prezzo, e lo fanno tagliando i costi. A subirne le conseguenze sono i lavoratori, l’anello debole della catena. Se crediamo nel libero mercato questo porta alle grandi corporation, al lavoro precario. L’unico modo per combattere questa situazione è rivalutare l’individuo, la gente comune” cosa che lui puntualmente e con grande onestà fa in tutti i suoi film.

Dolor y Gloria: recensione del film di Pedro Almodovar

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Dolor y Gloria: recensione del film di Pedro Almodovar

Ha conquistato il cuore della stampa (e del pubblico, visto che è in sala in Italia dal 17 maggio) Dolor y Gloria, il nuovo film di Pedro Almodovar che torna a lavorare con Antonio Banderas e Penelope Cruz e realizza uno dei migliori film della sua carriera.

Dalla trasgressione dei primi film, fino al tono meditabondo delle pellicole della sua produzione più recente, il regista non ha mai rinunciato a raccontare la grande vitalità dell’essere umano, anche di quello più sofferente, derelitto e solitario. Almodovar ha sempre riversato la sua vita nei suoi film, tanto che è sempre molto difficile capire dove sta il confine tra l’autobiografismo e la finzione, tra ciò che appartiene alla sua storia personale e ciò che invece è stato inventato per l’occasione. E man mano che passa il tempo, la sua produzione si fa sempre più insistente riflessione sul suo passato, sulla sua crescita, la sua infanzia e ovviamente sulle donne della sua vita, in particolare sulla figura materna.

Dolor y Gloria, il film

Biografia, vitalità, ricordo e dolore sono i fili che si intrecciano in Dolor y Gloria, in cui Almodovar racconta la storia di Salvador Mallo, un regista che, arrivato ai 60 anni, ha smesso di realizzare film, pur continuando ad avere una fortissima pulsione verso il racconto e una grande esigenza di scrivere. Salvador affronta una serie di ricongiungimenti, sia fisici sia solo nel suo ricordo: la sua infanzia negli anni ‘60 quando emigrò con i suoi genitori a Paterna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; la scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile; la precoce scoperta del cinema ed il senso del vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film.

Come molti altri film di Almodovar, ma in maniera più intima e dolorosa, Dolor y Gloria racconta della creazione artistica e della difficoltà di separare la stessa dalla propria vita personale, ma anzi continuando a nutrire l’una con l’altra e viceversa. Per Salvador, la gloria è quella passata che lui però sembra non rimpiangere affatto ma sembra soltanto ricordare con nostalgia, il dolore invece è quello fisico e spirituale, il corpo che cede, la mente che soccombe, le emicranie e il bisogno di buio e silenzio.

È difficile distinguere la realtà dalla finzione, in una storia che interseca passato e presente, dentro e fuori, voglia di dimenticare e di ricordare, e un soffuso costante e struggente senso di malinconia che sbatte contro i colori vivaci della scenografia, dell’abbigliamento, della messa in scena almodovariana che, di nuovo, non può evitare di mostrarsi anche incredibilmente sensuale e vitale, anche di fronte alla depressione e alla sofferenza più nera.

Sembra chiaro però che Salvador Mallo è in qualche modo il risultato dell’unione di Almodovar stesso e di Antonio Banderas, che scompare completamente nel personaggio, consegnando la sua migliore interpretazione in carriera, per alcuni rivelandosi per altri confermandosi un interprete intenso e delicato, che con questo ruolo è riuscito a rimettersi completamente in gioco e a dare una nuova vita alla sua carriera.

All’ottavo film con Pedro, Antonio ha trovato il modo di mettere da parte la sua fisicità da latin lover e di mettere a nudo un aspetto intimo e profondo che fino ad ora non gli era stato possibile mostrare, complice l’età o forse le esperienze personali (è sopravvissuto a un infarto nel 2017).

Servendosi della ritrovata musa, Almodovar riscrive la sua storia, ripercorrendola e affidando a Penelope Cruz, sempre a suo agio davanti alla macchina da presa del suo amico e regista, il ruolo dell’amata madre. Dolor y Gloria è l’accettazione dei dolori del presente, un ritratto di uomo e di artista, in cui il cinema è la cura e la malattia insieme, con il cuore sempre al passato senza però soccombere alla malinconia.

Avengers: Endgame, 10 timeline alternative create dai viaggi nel tempo

avengers endgame

In Avengers: Endgame i viaggi nel tempo attraverso il Regno Quantico e l’intervento dei Vendicatori in determinati momenti del passato hanno creato inavvertitamente delle nuove timeline alternative a quelle che conoscevamo. In questo modo Captain America si è riunito con Peggy e Loki non è mai tornato ad Asgard con Thor dopo la battaglia di New York del 2012.

Ma andiamo con ordine e rivediamo di seguito tutte le linee temporali:

2014: Thanos scompare

Photo: Film Frame..©Marvel Studios 2019

Quando Thanos apprende della morte del suo sé futuro nel 2014, viaggia nel tempo e arriva giungendo al 2023 per combattere contro i Vendicatori sulla terra. Ciò significa che ora c’è una linea temporale in cui il villain non collezionerà mai le gemme dell’infinito e il corso degli eventi sarà completamente diverso da quello mostrato dal MCU.

2012: la fuga di Loki

Uno dei più grandi cambiamenti nella timeline originale avviene quando Loki ruba il Tesseract e lo usa per fuggire dopo esser stato catturato alla fine della battaglia di New York del 2012. Dunque ora esiste una linea temporale in cui il Dio dell’Inganno non aiuterà suo fratello durante gli eventi di Thor: The Dark World.

Ciò significa che Thor non tornerà mai sulla Terra per combattere Ultron e Loki sarà libero di causare ogni sorta di caos nel cosmo con il Tesseract.

Seconda Guerra Mondiale: Steve ritorna da Peggy

mcu Avengers: Endgame

Le dichiarazioni contrastanti dei fratelli Russo e degli sceneggiatori Christopher Markus e Stephen McFeely sulla decisione di Captain America di tornare a Peggy Carter alla fine di Endgame lasciano intendere che da una parte l’eroe ha vissuto la sua vita con l’amata in una timeline alternativa, mentre dall’altra sembra essere stato da sempre destinato a sposare Peggy e ad avere dei figli con lei.

Qualunque sia il caso, il fatto che Steve Rogers sia tornato indietro negli anni 40-50 significa che il mondo ha avuto il suo Captain America dalla seconda guerra mondiale in poi e quello stesso eroe può aver combattuto anche la guerra in Vietnam e in Iraq.

2012: Cap scopre che Bucky è vivo

Tornato al 2012 Steve Rogers si confronta con il suo “gemello” e riesce a liberarsi dalla sua presa soltanto quando gli dice che Bucky, il suo amico e compagno d’armi, è ancora vivo.

Così facendo gli eventi di Captain America: The Winter Soldier probabilmente non si verificheranno mai e Sam Wilson non diventerà Falcon. L’HYDRA potrebbe anche essere scoperta ad un certo punto, e a seconda di come vadano le cose, c’è la serie possibilità che Steve non riesca mai a riconciliarsi con Bucky.

2012: l’Hydra non ottiene la gemma della mente

Se il compito di Captain America era restituire le gemme dell’infinito alle rispettive timeline originali, questo significa che quella della mente è stata riportata nelle mani dell’HYDRA? E anche se lo avesse fatto, l’organizzazione crede che Cap sia uno di loro dopo la scena dell’ascensore di Endgame, quindi qualcosa è sicuramente cambiato nei loro piani…

C’è tuttavia il rischio che la gemma non venga affatto restituita all’Hydra, quindi di conseguenza gli eventi di Avengers: Age of Ultron non accadranno mai, compresa la trasformazione di Wanda e Pietro Maximoff in individui superdotati.

2014: i Guardiani della Galassia non diventano una squadra

Con Star-Lord sconfitto su Morag e Nebula e Gamora direte verso il “presente” lo scenario presentato da Endgame preannuncia che i Guardiani della Galassia non si formeranno mai. Rocket e Groot continuerebbero sulle loro strade, Peter Quill sarebbe molto probabilmente tornato dai Ravagers e Ronan sarebbe stato libero di distruggere Xandar senza opposizioni, uccidendo milioni di persone.

1970: Hank Pym perde le particelle Pym

Durante il viaggio nel 1970, Tony Stark e Steve Rogers sottraggono le particelle Pym alle quali stava lavorando Hank Pym, dunque nella timeline alternativa lo scienziato avrà in qualche modo reagito al furto e si sarà chiesto come rimediare.

Forse questa è la causa che lo porterà a collaborare con Howard Stark, oppure che gli impedirà di diventare il primo Ant-Man della storia.

2014: Captain America incontra Teschio Rosso

Chi ha visto Avengers: Endgame saprà che Steve Rogers, una volta archiviata la battaglia contro Thanos e dopo aver celebrato la morte di Tony Stark insieme ai colleghi Vendicatori, decide di viaggiare ancora una volta nel Regno Quantico per restituire tutte le gemme dell’infinito alla rispettiva timeline in cui erano custodite. In una di queste realtà passate incontra Peggy, l’amore della sua vita, e si concede quel famoso ballo promesso in Captain America: Il Primo Vendicatore. Ma cosa è accaduto negli altri salti temporali? Chi ha incontrato?

A quanto pare, come confermato da Anthony e Joe Russo in un’intervista, Cap è tornato su Vormir per riportare la gemma dell’anima al suo protettore originario, Teschio Rosso, confrontandosi dunque con il suo primo vero antagonista del MCU.

2012: l’Antico conosce tutti gli scenari futuri

Quando Bruce Banner spiega all’Antico che Doctor Strange ha ceduto la gemma del tempo a Thanos, lo stregone appare sinceramente scioccato, anche se sembra comprendere le sue azioni…o forse no?

il personaggio cede a sua volta la gemma a Hulk, e la sensazione è che abbia già esplorato tutti gli scenari possibili, al contrario di ciò che afferma. Difficile dire quali potrebbero essere le conseguenze…

2013: Asgard senza protezione

Mentre Captain America restituisce il Mjolnir ad Asgard durante l’ultimo viaggio nel tempo, c’è ancora una linea temporale in cui il Dio del Tuono non ha il suo martello per respingere l’attacco di Malekith. In tal senso Thor potrebbe aver incontrato il suo creatore insieme a sua madre, o qualcosa che ha aperto la porta all’Elfo Oscuro che è stato in grado di liberare il potere dell’Etere.

Leggi anche – Avengers: Endgame, le scene che potevano essere nel film

Fonte: CBM

Detective Pikachu: in cantiere un sequel e vari spin-off

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Detective Pikachu: in cantiere un sequel e vari spin-off

Il successo al botteghino di Pokémon Detective Pikachu (nonostante la concorrenza di Avengers: Endgame) ha spinto la Legendary Pictures ad affrettare i lavori sul sequel, già confermato lo scorso gennaio, e sull’espansione dell’universo cinematografico con vari spin-off. Nel frattempo Comicbookmovie riporta che il secondo capitolo delle avventure di Pikachu sarà il primo progetto ufficiale a cui ne seguiranno altri probabilmente dedicati ai personaggi del marchio.

Vi ricordiamo che Detective Pikachu ha messo a segno numeri incredibili nel weekend di apertura, pari a 54 milioni di dollari solo negli Stati Uniti e a 175 milioni in tutto il mondo. La prima avventura Pokémon in live-action vede Ryan Reynolds doppiare il protagonista Pikachu, il volto iconico del fenomeno globale e uno dei brand di intrattenimento multigenerazionale più popolari al mondo ed il franchise multimediale di maggior successo di tutti i tempi.

Pokemon – Detective Pikachu: la recensione

La storia inizia quando il geniale detective privato Harry Goodman scompare misteriosamente, costringendo il figlio di 21 anni Tim a scoprire cosa sia successo. Ad aiutarlo nelle indagini l’ex compagno Pokémon di Harry, il Detective Pikachu: un adorabile, esilarante e saggio super-investigatore che sorprende tutti, persino se stesso. Avendo scoperto che i due sono equipaggiati per comunicare tra loro in modo singolare, dato che Tim è l’unico essere umano in grado di parlare con Pikachu, uniscono le loro forze in un’avventura elettrizzante per svelare l’intricato mistero. Si trovano così ad inseguire gli indizi lungo le strade illuminate al neon di Ryme City, una moderna e disordinata metropoli dove umani e Pokémon vivono fianco a fianco in un iperrealistico mondo live-action. Qui incontreranno una serie di Pokémon, scoprendo una trama sconvolgente che potrebbe distruggere la loro coesistenza pacifica con gli umani e minacciare l’universo stesso dei Pokémon.

Fanno parte del cast di Pokémon Detective Pikachu anche Justice Smith (“Jurassic World: il regno distrutto”) nel ruolo di Tim; Kathryn Newton (“Lady Bird,” “Big Little Lies – piccole grandi bugie” in TV) nei panni di Lucy, una giovane  reporter alle prese con la sua prima storia importante; al fianco di Suki Waterhouse (“Insurgent”), Omar Chaparro (“Overboard”), Chris Geere (“Modern Family” in TV) e Rita Ora, con il candidato all’Oscar Ken Watanabe (“Godzilla”, “L’ultimo Samurai”) e Bill Nighy (“Harry Potter e i Doni della Morte Parte 1”).

Fonte: Comicbook

Vedova Nera: il film sarà ambientato dopo Civil War?

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Vedova Nera: il film sarà ambientato dopo Civil War?

A poche settimane dall’inizio delle riprese di Vedova Nera, i Marvel Studios non hanno ancora reso noti i dettagli sulla trama del film, né sull’ambientazione di questo capitolo solista dedicato alle avventure di Natasha Romanoff. Le ipotesi che possa trattarsi di un prequel sono state confermate da Avengers: Endgame, dove abbiamo visto l’eroina morire prima dell’atto finale, ma secondo quanto riportato da un rumor il film potrebbe svolgersi dopo gli eventi di Captain America: Civil War, e non alla fine degli anni Novanta come teorizzato negli ultimi mesi.

L’indiscrezione è stata diffusa durante la convention italiana a cui ha partecipato Sebastian Stan nei giorni scorsi, tuttavia finché non arriverà la conferma da parte dei Marvel Studios  non può esserci l’ufficialità.

Di certo questo scenario inatteso apre un ventaglio di possibilità per la scoperta di quanto accaduto in seguito agli accordi di Sokovia. Sappiamo che Scott Lang e Clint Barton hanno patteggiato per gli arresti domiciliari, e che Steve Rogers, Sam Wilson e Natasha hanno continuato a combattere il crimine nel mondo sotto copertura; eppure ci sarebbero innumerevoli trame da esplorare in merito ai Secret Avengers che il pubblico non ha visto finora nel MCU e che si adatterebbero bene al tipo di film che Vedova Nera può e deve essere.

Che ne pensate?

Vedova Nera: le teorie dei fan sul film solista

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Deadline ha confermato che O-T Fagbenle (Luke Bankole nella pluripremiata serie The Handmaid’s Tale) è entrato nel cast del film e interpreterà il principale antagonista.

Le riprese inizieranno a Giugno in Inghilterra con la regia di Cate Shortland, con la sceneggiatura riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme alla Johansson ci saranno anche David Harbour, Florence Pugh, e Rachel Weisz, ma i loro ruoli non sono stati ancora rivelati.

Al momento non ci sono ulteriori aggiornamenti sul film, né sui personaggi o le direzioni della trama. Lo studio è invece determinato a mantenere la massima segretezza intorno al progetto che, come saprete, rivedrà la Johansson nei panni della spia sovietica Natasha Romanoff presumibilmente prima degli eventi che l’hanno portata a diventare un membro del team dei Vendicatori.

Leggi anche – Vedova Nera, gli Skrull e la “teoria” dei panini di Nick Fury

Fonte: MCU Exchange

Avengers: Endgame, tutte le scene tagliate dal film

Avengers: Endgame, tutte le scene tagliate dal film
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Photo: Film Frame..©Marvel Studios 2019

Quasi tre ore di montaggio non sono bastate a inserire nella versione finale tutte le scene girate dai fratelli Russo per Avengers: Endgame. A quanto pare i registi si sono visti costretti a sacrificare del materiale che speriamo di ritrovare almeno nell’edizione homevideo del film.

Ma quali sono le sequenze tagliate? Scopriamole insieme qui sotto:

Smart Hulk in laboratorio

Photo: Film Frame..©Marvel Studios 2019

Gli sceneggiatori di Endgame hanno rivelato che originariamente Bruce Banner si sarebbe trasformato in Smart Hulk durante la battaglia finale di Avengers: Infinity War nel Wakanda, soluzione poi posticipata per capire come avrebbero potuto introdurre questa nuova versione del personaggio nel sequel.

Una delle possibilità era mostrarlo nel suo laboratorio, dove Bruce avrebbe studiato una formula per combinare la sua intelligenza e la forza senza che le due parti entrassero in conflitto come nel passato. La scena è stata tagliata e sostituita da quella della tavola calda dove Hulk incontra Steve, Natasha e Scott.

Il sacrificio di Occhio di Falco

La scena ambientata su Vormir è una delle più controverse di Avengers: Endgame, ed è stato proprio McFeely a spiegare che in una bozza iniziale Occhio di Falco si sarebbe sacrificato al posto di Vedova Nera saltando giù dal dirupo.

Jen Underdahl, una delle nostre responsabili degli effetti speciali, ci disse di non portare Clint via dalla vita di Natasha, e trovammo la cosa davvero commovente a tal punto da farci cambiare idea.”

Hank Pym e Janet Van Dyne si uniscono alla battaglia

Ant-Man and the Wasp

Sempre secondo gli sceneggiatori, l’idea di avere Hank Pym e Janet Van Dyne nella battaglia finale di Endgame era stata presa in considerazione ma il dovere di conciliare sullo schermo così tanti personaggi ha spinto la produzione a procedere in un altro modo, lasciandoli al margine della storia. Peccato, perché sarebbe stato fantastico rivedere gli originali Ant-Man and The Wasp in azione.

Tony incontra Morgan adolescente

iron man

Nella chiacchierata con MTV News i registi hanno svelato il motivo dell’assenza di Katherine Langford nel film, dopo che la star della serie 13 Reasons Why era stata confermata ufficialmente nel cast lo scorso ottobre e il cui ruolo non era mai stato specificato.

Avevamo questa idea che vedeva Tony entrare in una sorta di universo metafisico, lo stesso in cui si è trovato Thanos dopo aver schioccato le dita in Infinity War. Lì ci sarebbe stato l’incontro con la versione futura di sua figlia […] Presto ci siamo resi conto che mancava quel legame emotivo con Morgan adulta, e la scena non funzionava né risuonava a livello di emozione, ed è per questa ragione che abbiamo deciso di eliminarla e di allontanarci da quell’idea“.

Nell’intervista viene inoltre spiegato che la versione del film con la sequenza che vedeva protagonista la Langford era stata mostrato al pubblico durante i test-screening, tuttavia la mancanza di reazioni positive e la confusione generale hanno spinto i Marvel Studios a procedere in un’altra direzione.

Iron Man vs Heimdall

Endgame ha rivisitato varie fasi del passato del Marvel Cinematic Universe, eppure una sequenza tagliata dal film sarebbe stata sicuramente entusiasmante, forse più delle altre. Inizialmente la sceneggiatura prevedeva il viaggio di Iron Man e Thor ad Asgard nel 2013 per recuperare sia la gemma del potere che quella dello spazio, e durante quell’avventura, Tony avrebbe indossato una tuta invisibile per scontarsi con Heimdall.

Thor, nel frattempo, avrebbe trascorso più tempo con Jane Foster, ma niente di tutto questo ha superato le prime fasi di produzione…

Il nuovo lavoro di Vedova Vera

vedova nera

In una recente intervista Anthony e Joe Russo hanno svelato l’originale destino di Vedova Nera e l’epilogo alternativo considerato insieme agli sceneggiatori. A quanto pare l’eroina sarebbe stata risparmiata dagli eventi di Endgame e avrebbe speso il suo tempo dirigendo un’attività molto particolare:

Abbiamo discusso a lungo di una cosa che pensavamo fosse davvero profonda, ma anche quasi troppo grande che ci avrebbe fatto litigare…L’idea era di questo mondo post schiocco dove tantissimi bambini restavano senza genitori, e ad un certo punto dello sviluppo della storia di Endgame pensavamo che Vedova Nera avrebbe potuto dirigere un’organizzazione a Washington D.C. per gli orfani. Cinque anni dopo sarebbe stata lei la responsabile“.

Le parole dei Russo ci riportano subito ad Avengers: Age of Ultron, dove abbiamo scoperto che Natasha non poteva avere i suoi figli perché durante il suo addestramento in Russia era stata sterilizzata come parte della sua “iniziazione”. Evidentemente essere alla guida di un istituto per bambini avrebbe in qualche modo colmato quel vuoto e consegnato al personaggio un finale altrettanto degno di quello mostrato nella versione definitiva del film.

Lo strano addio fra Thor e Valchiria

Alla fine di Avengers: Endgame, Thor lascia la nuova Asgard nelle mani di Valchiria e si imbarca con i Guardiani della Galassia verso le prossime avventure. Originariamente però il loro addio sarebbe stato diverso da quello visto al cinema: secondo Anthony Russo, Thor si sarebbe approcciato alla guerriera come per darle un bacio dopo la pacca sulla spalla di lei.

Che cosa stai facendo?“, diceva Valchiria, e Thor “Oh, pensavo che quel gesto…“, e lei “È una pacca sulla spalla di addio“.

La scena è stata effettivamente girata, quindi ci sono buone probabilità che venga inserita negli extra della versione homevideo.

Leggi anche – Captain America: 8 modi in cui potrebbe tornare dopo Endgame

Fonte: CBM

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