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Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, recensione del film di Zack Snyder

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Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice sbarca ufficialmente oggi, venerdì 19 aprile, su Netflix. Il film, seconda parte dell’opera spaziale diretta da Zack Snyder, rappresenta la dodicesima pellicola del cineasta statunitense e prosegue nel racconto dell’epica avventura intergalattica intrapresa dalla protagonista Kora lo scorso 22 dicembre. Dopo il successo di pubblico del precedente capitolo, che ha fatto registrare quasi 24 milioni di visualizzazioni su piattaforma a pochi giorni dall’uscita (diventando subito il film più visto di Netflix di quel periodo), la storia riprende con Kora (Sofia Boutella) nuovamente impegnata nella difesa del pianeta Veldt.

All’interno del cast, composto da volti noti come quello di Sofia Boutella, Charlie Hunnam, Djimon Hounsou, Ray Fisher, Jena Malone e Michiel Huisman, trovano posto anche new entry di un certo calibro; tra loro anche il grande Anthony Hopkins nel ruolo di voce del robot guardiano. Co-scritto da Zack Snyder in collaborazione con Kurt Johnstad e Shay Hatten e musicato da Tom Holkenborg, il film spera in un responso di critica migliore di quello ottenuto da Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco. Il quale, a fronte di qualche buon responso da parte della stampa italiana, ha particolarmente deluso oltreoceano, dove la percentuale di gradimento del 21% fatta registrare su Rotten Tomatoes pone di fatto un interrogativo: riusciranno Kora e compagni nella duplice impresa di salvare la propria terra e rilanciare il franchise?

La trama di Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice

Sopravvissuti alla battaglia contro l’ammiraglio Noble, Kora e i suoi compagni fanno ritorno su Veldt per prepararsi ad un nuovo scontro con il Mondo Madre. Mentre il nemico si avvicina, il villaggio inizia l’addestramento necessario a prendere confidenza con la armi, mentre i ribelli provvedono a organizzare la strategia difensiva. La guerra è ormai alle porte, il destino della galassia in bilico. La speranza degli abitanti del pianeta è riposta in un manipolo di guerrieri e nel loro desiderio di rivalsa.

Rebel Moon Parte 2 La sfregiatrice Titus Tarak
Staz Nair è Tarak e Djimon Hounsou è il generale Titus in Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice. Cr. Clay Enos/Netflix ©2023.

Una poetica di frammenti

Rieccoci, a distanza di qualche mese. Nuovamente su Netflix e nuovamente su Veldt; a pochi giorni dall’intervista – rilasciata a Forbes dal solito ed egocentrico Zack Snyder (“Apri gli occhi!” tuona non a caso Atticus Noble durante lo scontro finale con Kora, “Guardami!”) – con cui il regista americano ha confermato l’uscita estiva (nonché la complessiva durata di 6 ore) delle director’s cut dei primi due capitoli della sua nuova creatura sci-fi.

Parti, parti e ancora parti. Segmenti di una poetica sempre più frammentata, di volta in volta più estranea alle consuete dinamiche di fruizione e distribuzione del prodotto-film. Una poetica oramai codificabile solo nei termini di una continua e imprevedibile espansione, e di cui Rebel Moon – specie nella frenesia assemblatrice di questi suoi primi capitoli – rappresenta (per il momento) l’espressione ultima e probabilmente più sregolata.

Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, storia ed epos

Rieccoci dunque al punto di partenza. Di nuovo su Veldt per pianificarne la difesa. Di ritorno sul pianeta Kurosawa già tratteggiato nell’episodio precedente – e alle sue sfumature western, alle spighe di grano “Scottiane” riprese al rallentatore. Snyder riparte dal mash-up, dalle atmosfere di Rebel Moon – Parte 1: La figlia del fuoco; e su queste basi organizza un discorso diegetico convenzionale e di completamento, che all’unità di azione della vicenda e al suo equilibrio tra stasi, strategia e battaglia associa il consueto occhio di bue puntato sul passato più o meno recente del regista.

Rebel Moon Parte 2 La sfregiatrice Jimmy
Anthony Hopkins è la voce di Jimmy in Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice. © Netflix

Riemergono dunque le ossessioni superomistiche, riconoscibili tanto nella caratterizzazione dei protagonisti – Kora, Titus, Tarak e i loro personalissimi 300 – quanto in quella del principale antagonista – il crudele ammiraglio Noble che risorge cristologicamente e si autoproclama “salvatore”. Riemerge (lo abbiamo detto) l’amore per l’antichità classica, qui ripresa nella sabbia dell’arena “gladiatoria” e nei complotti politici di nuove Idi di Marzo intergalattiche. Riappare soprattutto l’ambivalenza del rapporto con i concetti di origine e archetipo. Che, a fronte di un nemico militare identificato con il nome di Mondo Madre, si sviscera però in un confronto tra epos (quello tecno-starwarsiano e quello agreste di Veldt) che individua nel – parziale – ritorno alla terra un primo passo per la conquista della vittoria – in un mondo nel quale, non a caso, la meccanica è innanzitutto relitto (la nave di Kora) o razza in via d’estinzione (Jimmy).

Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, personaggi-icona

Piaccia o non piaccia Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice si pone insomma in continuità con un’idea di cinema che gode forse di spunti più teorici che narrativi. E che, all’interno di un percorso autoriale che fin da principio ragiona principalmente “di rimandi”, sfrutta i personaggi di turno del racconto come pedine/simboli di un ipertesto per immagini.

Ben lo racconta, ad esempio, la sequenza di comunione paesana in cui ai futuri eroi della resistenza vengono consegnati doni/stendardi che in qualche modo li ritraggono, che ne riassumono il valore; che ratificano la loro presenza ed esistenza in quanto icone – significanti per ciò che richiamano, non per ciò che sono. Così come artificiosa appare, di contro, la parentesi di confessione che i medesimi personaggi si ritagliano la notte prima dello scontro. Tentativo maldestro di ampliamento del word building e frangente dunque fuori fuoco, sia per contenuto che per messa in scena.

Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice, in attesa di un eventuale terzo capitolo di cui il finale di questa pellicola sembra già aver tracciato le coordinate, si attesta dunque, al netto di alcuni difetti, un’opera estremamente coerente e divisiva. Specchio di un autore pomposo che, lo si odi o lo si ami, prosegue dritto per la sua strada con ammirevole menefreghismo.

Festival di Cannes 2024: il poster è dedicato a Akira Kurosawa

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Festival di Cannes 2024: il poster è dedicato a Akira Kurosawa

Il Festival di Cannes 2024 ha svelato il poster ufficiale di questa sua edizione 2024, dedicato al leggendario regista giapponese Akira Kurosawa, omaggiato qui con un’immagine presa dal suo film Rapsodia in agosto. “Tutta la bellezza poetica, la magia ipnotica e l’apparente semplicità del cinema emergono in questa scena di Rapsodia in agosto, opera del grande maestro giapponese Akira Kurosawa, all’epoca 81enne“, si riporta nel comunicato rilasciato dal Festival di Cannes.

In questo film, presentato fuori concorso a Cannes nel 1991, una nonna vittima del bombardamento di Nagasaki del 9 agosto 1945 trasmette ai nipoti e al nipote americano, con tenerezza e contemplazione, la sua fede nell’amore e nell’integrità come baluardo contro la guerra. Il penultimo film del regista di Sanshiro Sugata, Rashomon, Sette Samurai, Dersu Uzala e Dodes’ka-den ci ricorda l’importanza di unirsi e di cercare l’armonia in tutte le cose“.

Rispecchiando il cinema, questo poster celebra la Settima Arte, con ingenuità e meraviglia. Perché dà voce a tutti, permette l’emancipazione. Perché ricorda le ferite, combatte l’oblio. Perché testimonia i pericoli, invita all’unione. Perché lenisce i traumi, aiuta a riparare i vivi. In un mondo fragile che si interroga costantemente sull’alterità, il Festival di Cannes riafferma una convinzione: il cinema è un santuario universale di espressione e condivisione. Un luogo dove la nostra umanità è scritta tanto quanto la nostra libertà“, conclude il comunicato.

Il poster ufficiale del 77° Festival di Cannes è stato disegnato da Hartland Villa (Lionel Avignon e Stefan de Vivies) e sarà esposto nelle vie della città francese e nei luoghi di proiezione per la durata del Festival, ovvero dal 14 al 25 maggio. Di seguito, ecco il poster in formato verticale:

Cannes 77 poster
Poster credits: © Shochiku Co., Ltd. / Kurosawa Prod. – Graphic design: © Hartland Villa. Immagine tratta da Rapsodia in agosto di Akira Kurosawa (1991).

Cannes 77: annunciata la Selezione Ufficiale. Paolo Sorrentino in concorso!

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Sei nell’anima: dal 2 maggio su Netflix, ecco il trailer e il poster

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L’attesa sta per terminare! Da oggi sono disponibili il trailer e il poster di “Sei nell’anima”, il film tratto dalla storia di Gianna Nannini, prodotto da Indiana Production e diretto da Cinzia TH Torrini, con protagonista Letizia Toni nei panni dell’icona del rock femminile italiano, in arrivo solo su Netflix dal 2 maggio.

Un frammento della storia di una delle voci più incisive e rinomate della nostra musica, trent’anni raccontati partendo dall’infanzia, dalle radici della sua vita e della sua carriera, fino alla consacrazione, passando da una svolta che trancia di netto in due parti la vita di Gianna, tanto da considerarla la sua vera nascita: l’anno 1983.

“Sei nell’anima” accompagna il pubblico in un viaggio dentro la vita e la mente creativa di una donna capace di plasmare emozioni con poesia e musica. Un’artista unica, rivoluzionaria, fuori da qualsiasi schema e definizione, alla continua ricerca di ispirazione, di trasformazione, che ha fatto della musica e della libertà il suo manifesto.

Fanno parte del cast del film anche Selene Caramazza, Maurizio Lombardi, e Stefano Rossi Giordani, con la partecipazione di Andrea Delogu che interpreta una giovane Mara Maionchi.

“Sei nell’anima” è scritto da Cinzia TH Torrini e Cosimo Calamini insieme a Donatella Diamanti e alla stessa Gianna Nannini, ed è tratto da “Sei Nell’Anima – Cazzi Miei”, autobiografia dell’artista pubblicata nel 2016, in uscita in una nuova edizione speciale, edita da Mondadori, dal 23 aprile.

Sei nell’anima, il poster

sei nell'anima

Premi David di Donatello 2024: a Giorgio Moroder il David alla Carriera

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Giorgio Moroder, compositore e produttore discografico, riceverà il David alla Carriera nel corso della 69ª edizione dei Premi David di Donatello. Il riconoscimento sarà assegnato venerdì 3 maggio nell’ambito della cerimonia di premiazione in diretta, in prima serata su Rai 1 dagli studi di Cinecittà, con la conduzione di Carlo Conti e Alessia Marcuzzi.

Pioniere della disco e dell’elettronica, Giorgio Moroder, nato il 26 aprile 1940 a Ortisei, è una delle grandi eccellenze italiane nel mondo, uno straordinario artista noto a livello globale. Nel corso della sua eccezionale carriera, Moroder ha firmato alcune delle colonne sonore più iconiche della storia del cinema ricevendo tre Oscar®, quattro Golden Globe e due Grammy Award per le musiche di Fuga di mezzanotte di Alan Parker e Flashdance di Adrian Lyne; la canzone “Flashdance… What a Feeling” e la composizione strumentale “Love Theme” (entrambe in Flashdance); il brano “Take My Breath Away”, successo planetario lanciato dal film Top Gun di Tony Scott. Il lavoro di Moroder ha contribuito a decretare la popolarità di numerosi altri memorabili titoli, da American Gigolò di Paul Schrader a Scarface di Brian De Palma, da La storia infinita di Wolfgang Petersen (con Klaus Doldinger) a Over the Top di Menahem Golan.

Negli anni, l’artista ha lavorato con alcuni grandi nomi della storia della musica, fra i quali Barbra Streisand, Elton John, Cher, David Bowie, ha scritto l’inno dei Giochi Olimpici di Los Angeles 1984, Seul 1988 e Pechino 2008, e la hit “Un’estate italiana” per i Mondiali di calcio 1990.

Nel 1984, Moroder ha prodotto una nuova versione di Metropolis, l’immortale capolavoro di Fritz Lang, colorizzata e ridotta nella durata, con una colonna sonora rock che ha visto la partecipazione di musicisti come Freddy Mercury, Bonnie Tyler e Pat Benatar.

Nel 1989, alla trentaquattresima edizione dei David di Donatello, Moroder ha ricevuto la candidatura al premio per la Migliore canzone originale per la colonna sonora di Mamba di Mario Orfini.

L’artista altoatesino si è aggiudicato oltre cento dischi d’oro e di platino e due ulteriori Grammy: uno per la canzone “Carry On”, interpretata da Donna Summer, e uno per la collaborazione nell’album “Random Access Memories” dei Daft Punk. Nel 2004, Moroder è stato inserito nella “Dance Music Hall of Fame”.

Tra i premi già annunciati della 69ª edizione dei Premi David di Donatello, il Premio David alla Carriera a Milena Vukotic, il David come Miglior Film Internazionale ad Anatomie d’une chute (Anatomia di una caduta) di Justine Triet, il David dello Spettatore a C’è ancora domani di Paola Cortellesi, mentre il miglior cortometraggio è The Meatseller di Margherita Giusti.

I registi di X-Men ’97 svelano come affronterebbero un film d’animazione dedicato ai mutanti

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X-Men ’97 (qui la recensione) ha ricevuto recensioni entusiastiche da parte dei fan e della critica, e tutti gli indizi indicano che attualmente è la migliore serie televisiva dei Marvel Studios (sia per quanto riguarda i progetti live-action che quelli animati). Sappiamo che la seconda stagione è in arrivo e, probabilmente, ci sarà anche una terza. Inoltre, come ormai noto, è in cantiere un film sugli X-Men in live-action. Alcuni fan, però, si chiedono se ci sarà mai un film d’animazione dedicato ai celebri mutanti, magari come conclusione per le vicende narrate nella serie.

Inverse ha recentemente incontrato i registi di X-Men ’97, Chase Conley, Emi Yonemura e Jake Castorena e ha chiesto loro se vorrebbero portare gli X-Men sul grande schermo. “Prima di tutto, sarebbe un’occasione da non perdere”, dice Conley. “Penso che sarebbe assolutamente qualcosa che il pubblico vorrebbe vedere e di cui noi vorremmo far parte“. Aggiunge che il vantaggio di un formato episodico significa che il team creativo può realizzare “molte serie di fumetti adattati“, ma riconosce che il budget di un film consentirebbe loro di “fare il più possibile e di passare molto tempo a lavorare su ogni inquadratura“.

Con l’animazione, più tempo e denaro abbiamo a disposizione, meglio sarà“, spiega Conley. “È un dato di fatto“. Yonemura, nel frattempo, ha già obiettivi ambiziosi per un potenziale film d’animazione sugli X-Men. “Sembra che stiamo già realizzando animazioni ed eventi di livello cinematografico. Ma solo per avere il budget e il tempo necessari per farne un lungometraggio completo, e per fare un po’ quello che hanno fatto con Spider-Verse e il recente film d’animazione delle Tartarughe“.

Una delle nostre influenze è stata l’animazione giapponese degli anni ’80 e ’90“, ha continuato. “Akira. Ghost in the Shell. Quei livelli. È come se: Ehi, volete darci i soldi e il budget per farlo per voi? Ma per X-Men ’97? Volentieri“. Castorena ha concluso dicendo: “Sette stagioni e un film. Andiamo! Se c’è l’amore e la richiesta da parte del fandom, e la Marvel vuole lasciarcelo fare, sarebbe fantastico portare questi X-Men, questi personaggi, questo stile e questo lavoro sul grande schermo“.

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Cosa c’è da sapere su X-Men ’97?

La nuovissima serie X-Men ’97, composta da 10 episodi, è arrivata in streaming a partire dal 20 marzo. La serie rivisita l’epoca iconica degli anni ‘90, con il gruppo di mutanti che usa i propri poteri straordinari per proteggere un mondo che li odia e li teme, vengono messi alla prova come mai prima d’ora, costretti ad affrontare un nuovo futuro pericoloso e inaspettato.

Il cast delle voci nella versione originale include Ray Chase (Ciclope), Jennifer Hale (Jean Grey), Alison Sealy-Smith (Tempesta), Cal Dodd (Wolverine), JP Karliak nel ruolo di Morph, Lenore Zann nel ruolo di Rogue, George Buza nel ruolo di Bestia, AJ LoCascio (Gambit), Holly Chou (Jubilee), Isaac Robinson-Smith (Alfiere), Matthew Waterson (Magneto) e Adrian Hough (Nightcrawler).

Film coreani: i 16 migliori titoli da vedere su Netflix

Film coreani: i 16 migliori titoli da vedere su Netflix

Sembra di poter dire che la Corea del Sud sta rapidamente conquistando l’industria dell’intrattenimento. Con l’ascesa del K-pop, i K-drammi che guadagnano popolarità sulle piattaforme di streaming e i film coreani che vincono importanti premi internazionali, qual è il prossimo passo?

Con successi internazionali come Train to Busan, The Handmaiden e Parasite, solo per citarne alcuni, la Corea ha dimostrato di essere una forza da non sottovalutare quando si tratta di film. Il Paese continua a sfornare successi e, sebbene i creatori coreani abbiano chiaramente un talento per generi specifici come i thriller psicologici e i film di zombie, ci sono molti fantastici film coreani di tutti i generi. Quindi, se siete alla ricerca di un film coreano da guardare mentre navigate su Netflix, date un’occhiata a questi fantastici film coreani offerti dalla piattaforma di streaming.

  • Love and Leashes (2022) – Il dolore fa bene all’amore per due colleghi, i quali decidono di stringere un rapporto contrattuale come compagni in un gioco
  • Unlocked (2023) – La vita di una donna viene stravolta dopo che un uomo pericoloso entra in possesso del suo cellulare smarrito e lo usa per seguire ogni sua mossa.
  • Jung_E (2023) – In un futuro post apocalittico, una ricercatrice in un laboratorio cerca di porre fine a una guerra civile clonando il cervello di un’eroica combattente: sua madre, Jung E.
  • Kill Boksoon (2023) – Al lavoro, è una rinomata assassina. A casa, invece, è una normale mamma single di una ragazza adolescente. Uccidere è facile. Il difficile è proprio fare il genitore.
  • Lucid Dream (2017) – Dopo aver cercato il figlio rapito per tre anni, un padre devastato tenta di rintracciare lo scomparso attraverso l’uso della onironautica.
  • 20th Century Girl’ (2022) – Nel 1999, Bo Ra, una brillante e positiva liceale di 17 anni, riceve l’incarico di sorvegliare un compagno di scuola per conto della sua migliore amica. Tuttavia, Bo Ra si ritrova coinvolta nella sua prima storia d’amore.
  • High Society (2018) – Un professore universitario candidato all’Assemblea Nazionale e sua moglie, assistente del curatore di una galleria d’arte, pensano di cambiare la loro etica per entrare nell’alta società.
  • Sweet & Sour (2021) – Una coppia cerca di far sopravvivere tra alti e bassi una relazione a distanza, mentre si ritrova alle prese con le sfide e le opportunità del mondo reale.
  • Night in Paradise (2021) – Scappato sull’isola di Jeju dopo una brutale tragedia, un assassino con le ore contate stringe un legame con una donna: ma anche lei ha i suoi demoni da affrontare.
  • Time to Hunt (2020) – Decisi a lasciare il loro mondo distopico per un paradiso lontano, tre fuorilegge progettano una rapina, attirando l’attenzione di un feroce assassino.
  • Space Sweepers (2021) – La Terra? Deserta. L’utopia? Limitata. Nel 2092 per sopravvivere sarà necessario scambiare rifiuti spaziali e un’umanoide per soldi.
  • Tune in for Love (2019) – Durante la crisi monetaria asiatica del 1997, un uomo e una donna si conoscono grazie a un programma radiofonico. I due si innamorano, ma il tempo e le circostanze non sono dalla loro parte.
  • Okja (2017) – Per 10 anni idilliaci, la giovane Mija è stata custode e compagna di Okja sulle montagne della Corea del Sud. Quando qualcuno tenta di separarli, la ragazzina parte per una missione di salvataggio.
  • Psychokinesis (2018) – Dopo aver bevuto dell’acqua da una sorgente di montagna, un padre scopre di avere dei superpoteri e decide di utilizzarli per aiutare sua figlia, che rischia di perdere tutto ciò che ha.
  • The Drug King (2018) – Negli anni 70, un piccolo contrabbandiere di Busan entra nel traffico illecito di stupefacenti e fa grandi affari con i clienti giapponesi, rimanendo vittima di una disgustosa avidità.
  • #Alive (2020) – Mentre in una città coreana orde di persone infette attendono la prossima vittima, dentro il suo appartamento Joon-woo è rimasto solo e all’angolo, ed inizia ben presto a perdere ogni speranza.

Barbie in streaming e in tv su SKY e NOW

Barbie in streaming e in tv su SKY e NOW

Il film che ha sbancato il botteghino nel 2023 con un incasso di oltre 1,4 miliardi di dollari nel mondo e numero uno nella storia della Warner Bros. Pictures, Barbie, arriva in prima TV su Sky domenica 21 aprile alle 21:15su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K.

Barbie (la nostra recensione) è diretto da Greta Gerwig che firma anche la sceneggiatura del film insieme a Noah Baumbach ed è basato su “Barbie” di Mattel. Il film ha ottenuto il premio Oscar per la Miglior Canzone Originale What Was I Made For? di Billie Eilish e due Golden Globe (Miglior Canzone Originale e Miglior risultato al Box Office).

Barbie in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:

 

Vivere a Barbie Land significa essere perfetti in un luogo perfetto. A meno che tu non stia attraversando una crisi esistenziale. Oppure tu sia un Ken.

I protagonisti sono Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro un cast stellare tra cui troviamo America Ferrera, Kate McKinnon nel ruolo di Barbie Stramba, Will Ferrell in quello del CEO di Mattel, Simu Liu, Michael Cera nel ruolo di Allan (il migliore amico dei Ken) e Dua Lipa.

Barbie, domenica 21 aprile in prima TV alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K per i clienti Sky Q via satellite o Sky Glass con pacchetto Sky Cinema e con servizio opzionale Sky HD 4K/Sky Ultra HD attivo.

FEUD: Capote Vs. The Swans in arrivo su Disney+

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FEUD: Capote Vs. The Swans in arrivo su Disney+

Disney+ ha annunciato la data di debutto di FEUD: Capote Vs. The Swans, la seconda stagione della pluripremiata serie antologica di Ryan Murphy. Composta da otto episodi, la serie debutterà il 15 maggio in Italia in esclusiva su Disney+. La serie è basata sul libro bestseller “Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era” di Laurence Leamer.

Di cosa parla FEUD: Capote Vs. The Swans?

L’acclamato scrittore Truman Capote (Tom Hollander) si circondava di un gruppo di donne tra le più elitarie della società – ricche e affascinanti esponenti della mondanità newyorkese di un’epoca passata – che lui soprannominava “i cigni”. Il gruppo di donne, belle e raffinate, comprendeva la grande dama Barbara “Babe” Paley (Naomi Watts), Slim Keith (Diane Lane), C.Z. Guest (Chloë Sevigny) e Lee Radziwill (Calista Flockhart). Incantato e affascinato da queste nobildonne, Capote si ingraziò le loro vite, facendo amicizia con loro e diventando il loro confidente, per poi tradirle scrivendo un racconto poco velato delle loro vite, esponendo i loro segreti più intimi. Quando un estratto del libro “Answered Prayers”, l’opera magna progettata da Capote, fu pubblicato su Esquire, distrusse di fatto il suo rapporto con i cigni, lo bandì dall’alta società che tanto amava e lo fece precipitare in una spirale di autodistruzione dalla quale non si sarebbe più ripreso.

Il cast di FEUD: Capote Vs. The Swans

La serie FEUD: Capote Vs. The Swans è interpretata anche da Demi Moore nel ruolo di Ann “Bang-Bang” Woodward, Molly Ringwald è invece Joanne Carson, Treat Williams veste i panni di Bill Paley, Joe Mantello quelli di Jack Dunphy mentre Russell Tovey interpreta John O’Shea.

Scritta per la televisione da Jon Robin Baitz, FEUD: Capote Vs. The Swans è stata diretta da Gus Van Sant, Max Winkler e Jennifer Lynch. I produttori esecutivi sono Ryan Murphy, Alexis Martin Woodall, Baitz, Van Sant, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Naomi Watts, Eric Kovtun e Scott Robertson. La serie è prodotta da 20th Television.

Split: l’inquietante processo penale che ha ispirato il film

Split: l’inquietante processo penale che ha ispirato il film

Se la rappresentazione mostruosa e soprannaturale del Disturbo Dissociativo dell’Identità (DID) di M. Night Shyamalan nel secondo capitolo della trilogia di Unbreakable, Split, è oggetto di controversie, il suo racconto acquista più senso se si considera il processo giudiziario realmente avvenuto che ha ispirato il personaggio e la storia. Dopo il rapimento di tre ragazze adolescenti, Split esplora il DID attraverso l’inquietante personaggio di Kevin Wendell Crumb (James McAvoy). I parallelismi tra i dettagli del personaggio di Kevin e il caso giudiziario di Billy Milligan sono confermati da Shyamalan, che fin dagli anni ’90 si era ispirato a un romanzo, The Minds of Billy Milligan.

Billy Milligan commise crimini orribili di rapina, rapimento e stupro e fu rilasciato come innocente dal sistema giudiziario della fine degli anni ’80. È la prima persona che ha usato l’infermità mentale sulla base del DID come difesa, e la prima persona che ha ricevuto il verdetto di non colpevolezza per questo motivo. Sebbene nel mondo di oggi sia molto più difficile essere assolti sulla base di problemi di salute mentale, le premesse di questo caso giudiziario catturano ancora oggi l’attenzione del pubblico.

Split (qui la recensione) è una delle tante opere che si ispirano al caso Milligan, ma non si tratta in alcun modo di una ricostruzione dei veri eventi, bensì di un racconto di fantasia che contiene resti del caso reale e che viene portato in vita dalla vasta gamma di talenti dell’attori McAvoy e dallo stile idiosincratico e pieno di colpi di scena di M. Night Shyamalan.

M. Night Shyamalan si è sempre ispirato alla DID

Il film di Shyamalan ha come protagonista James McAvoy nei panni di Kevin, un uomo diviso da 23 personalità, con la ventiquattresima che non vede l’ora di essere portato alla luce. Split inizia come un tradizionale film di rapimento, poi si addentra nel regno scientifico e infine si conclude con una nota soprannaturale. Pur mantenendo l’orrore psicologico di fondo, l’esplorazione più approfondita della DID avviene a metà del film, quando le caratteristiche uniche degli alter ego influenzano la loro personalità e la loro fisicità.

Sebbene il finale stravagante venga percepito come uno sfruttamento dello stigma negativo che circonda la DID, si scopre che Shyamalan è stato incuriosito da questa condizione fin dagli anni ’90. In un’epoca in cui la maggior parte delle persone non credeva alla sua esistenza, Shyamalan era un convinto sostenitore del disturbo, e ha spiegato al The Straits Times che: “Coloro che ne sono affetti lo nascondono costantemente – non vogliono essere scoperti perché sanno che non li vedi come sono, quindi è super affascinante e toccante“. Era particolarmente interessato agli effetti fisici della DID, dove un alter ego poteva avere il diabete e richiedere iniezioni di insulina, mentre un altro poteva essere perfettamente sano, un’idea che è stata tradotta nel film attraverso le condizioni di salute individuali di ciascuno degli alter di Kevin.

Da quando ha saputo che il regista di Titanic, James Cameron, aveva intenzione di girare un adattamento di The Minds of Billy Milligan, che poi non è andato in porto, Shyamalan si è ripromesso di realizzare il film un giorno. Secondo The Strait Times, iniziò a scrivere la sceneggiatura nel 2001, ma avrebbe prodotto il film solo 15 anni dopo. Dopo anni di ricerche meticolose, perfezionamenti e scelte di casting attentamente ponderate, Shyamalan ha finalmente realizzato il progetto dei suoi sogni nel 2016, aggiungendo ovviamente il suo tocco poco ortodosso.

Quali sono stati gli eventi reali che hanno ispirato “Split”?

storia vera che ha ispirato Split

Il personaggio di Kevin è di fantasia, ma la sua creazione è stata ispirata da una persona realmente esistita che ha creato una pietra miliare nell’aula del tribunale ottenendo il verdetto di non colpevolezza grazie alla DID. Milligan fu inizialmente arrestato nel 1977 per rapina, rapimento e stupro di tre donne. Tuttavia, durante una perizia psichiatrica, rivelò di essere affetto da DID e che era stato uno dei suoi 24 alter ego a commettere i crimini. Dopo un anno, fu sottoposto a rigorose valutazioni da parte di 9 diversi professionisti della salute mentale, tra cui la famosa Cornelia Wilbur che scrisse un romanzo, Sybil, che raccontava la vita di una persona affetta da DID che in seguito confessò di essersi inventata tutto. Nel 1978, Milligan fu assolto dai suoi crimini e internato in un ospedale psichiatrico.

Molti fattori contribuirono alla diagnosi di Milligan, dalle dichiarazioni dei testimoni alla sua storia di trauma. Gli agenti di polizia che avevano interagito con lui avevano notato che a volte dava l’impressione di “cambiare personalità” e i resoconti dei testimoni comportamentali spesso indicavano discrepanze nella sua personalità: una vittima affermava che Milligan era un tipo dalla parlantina dolce, mentre un’altra diceva che aveva un accento rude. Inoltre, Milligan aveva una storia di presunti abusi sessuali da parte del patrigno, che ha sempre negato, ed era stato ricoverato in una struttura psichiatrica quando era più giovane. Gli fu diagnosticata la cosiddetta “nevrosi isterica”, che comportava molti sintomi dissociativi in linea con la DID.

Dopo 8 anni di ricovero, Milligan fuggì dall’ospedale psichiatrico dell’Ohio centrale, ma fu riportato indietro nel giro di un anno. Tuttavia, non molto tempo dopo, nel 1988, fu ritenuto non pericoloso per la società e fu rilasciato. Milligan è morto nel 2014 di cancro all’età di 59 anni. Durante tutti questi anni, i media hanno dato grande risalto al caso, in particolare il Columbus Monthly, il New York Times e il Los Angeles Times. Ancora oggi, Milligan rimane nello spazio pubblico attraverso documentari, romanzi, film e programmi televisivi.

Oggi Billy Milligan sarebbe dichiarato innocente?

Sebbene il caso giudiziario di Milligan sia stato il primo del suo genere, la psicologa forense Johnston ritiene che non abbia creato un precedente per i futuri tentativi di usare la DID come difesa in tribunale. Spiega che la “via dell’infermità mentale” è generalmente molto più difficile da percorrere al giorno d’oggi, poiché ora esiste una distinzione tra salute mentale e carattere. Gli avvocati e i periti psichiatrici devono ora dimostrare un legame diretto tra la salute mentale del colpevole e le sue azioni. Deve esserci la prova che le sue azioni sono dovute ai sintomi della sua condizione mentale, altrimenti è semplicemente un caso di “questa persona ha commesso un crimine violento e ha una malattia mentale”. Questo è accaduto nei casi di Tom Bonney, che ha sparato alla figlia 27 volte e ha cercato di usare il suo DID come difesa, ma ha fallito, o di Kenneth Bianchi, soprannominato lo “Strangolatore di Hillside”, che ha mentito sul fatto di avere il DID.

Per questo motivo, anche se la scelta di Shyamalan come materiale di partenza è oggetto di controversia, questo caso bizzarro è rimasto saldamente all’attenzione dell’opinione pubblica per oltre 50 anni. Il caso di Milligan è apparso non solo nel romanzo che ha ispirato Shyamalan ma anche nella docuserie di Netflix Monsters Inside: The 24 Faces of Billy Milligan, e ora in The Crowded Room del 2023, dove Tom Holland interpreta proprio Milligan. Poiché al giorno d’oggi è improbabile che un imputato si dichiari non colpevole in questo modo, il caso viene continuamente rilanciato dai media. Pertanto, le peculiarità di questo caso miliare sembrano resistere alla prova del tempo.

Quanto è accurato “Split” rispetto alla storia vera?

I dettagli del caso Milligan si riflettono direttamente nella caratterizzazione di Kevin in Split, ma Shyamalan si è chiaramente preso delle libertà creative. Entrambi hanno rapito tre giovani donne. Tuttavia, Kevin non le ha mai aggredite sessualmente e ha invece ucciso due delle donne, lasciando Casey (Anya Taylor-Joy) come unica sopravvissuta. Attraverso la storia di Casey sullo zio violento, apprendiamo che anche Kevin era traumatizzato e perseguitato dalla sua infanzia, proprio come Milligan. Sebbene le cause del DID siano in gran parte meno conosciute e conoscibili, è associato al fatto che si tratta di un meccanismo di coping in reazione a un trauma. Tuttavia, la somiglianza più evidente è che entrambi hanno 24 alter ego. Questa è anche la più grande divergenza rispetto al caso Milligan: mentre entrambi hanno alter ego violenti, Kevin ne ha uno segreto che possiede capacità soprannaturali.

Sebbene siano stati utilizzati dettagli reali per abbellire la narrazione di Split, Shyamalan doveva comunque fare una scelta di casting difficile. Per questo motivo, la scelta di McAvoy ha reso il film completamente credibile. L’avvincente interpretazione di McAvoy è stata una masterclass di versatilità, in quanto ha incarnato personaggi di età, sesso e personalità diverse e, soprattutto, è riuscito a passare da uno all’altro senza soluzione di continuità. Dalla giocosità della giovane Hedwig, all’angoscia di Kevin, alla ferocia della Bestia, McAvoy ci tiene sulle spine in ogni momento del film. Sebbene ci sia qualcosa da ridire sulla controversa rappresentazione finale della DID nel film di Shyamalan, il caso di Milligan continua a catturare l’immaginazione del pubblico ancora oggi.

SPLIT in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:

Trap: M. Night Shyamalan parla del coinvolgimento di Josh Hartnett

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Il primo trailer di Trap, il nuovo thriller di M. Night Shyamalan è stato pubblicato nella giornata di iero, offrendo maggiori dettagli su questo attesissimo nuovo progetto del regista di Il sesto senso e Bussano alla porta. Trap, come riportato, segue un padre – interpretato da Josh Hartnett – e sua figlia che rimangono intrappolati all’interno di un concerto di musica pop. Come tipico nel cinema di Shyamalan, c’è però un colpo di scena, che viene tuttavia ambiguamente anticipato già dal trailer stesso (lasciando dunque immaginare che potrebbe esserci dell’altro ancora non rivelato).

Proprio parlando del ruolo di Hartnett nel film, Shyamalan ha rivelato durante un Q&A organizzato dalla Warner Bros. che si tratta di un caso “attore giusto che arriva al momento giusto della sua vita“. “Ecco dov’era Josh quando l’ho conosciuto. Viveva fuori Londra. A quel tempo, stava crescendo tre bambine e si capiva che aveva curato la sua vita in un modo ricco e con molto da dire“, ha continuato Shyamalan. “Quando ho parlato con lui, ho capito che era molto intelligente, molto analitico. Era la persona giusta al momento giusto“.

L’ho visto in Black Mirror. Un episodio fantastico. Poi Christopher Nolan lo ha scritturato per Oppenheimer. Quindi, un sacco di ottime scelte. Ho imparato molto. È bellissimo quando ti imbatti in un artista che ha molto da dire“. Shyamalan ha dunque poi offerto il ruolo del protagonista all’attore, che ha raccontato di considerare questa una delle esperienze migliori mai avute nella sua carriera. Dal trailer Hartnett si dimostra poi un’interprete ideale per il tipo di personaggio che vedremo nel film, anche se ci si può aspettare qualche ulteriore sorpresa.

Tutto quello che sappiamo su Trap

Il film ruota intorno ad un padre e una figlia adolescente che partecipano a un concerto pop e si rendono conto di essere al centro di un evento oscuro e sinistro, dove il protagonista si svelerà essere qualcosa di diverso dal genitore affettuoso che si credeva. Come classico nel cinema di Shyamalan, c’è però da attendersi qualche altro colpo di scena e plot twist che scuota le certezze degli spettatori.

Scritto e diretto da M. Night Shyamalan, Trap è interpretato da Josh Hartnett, Ariel Donoghue, Saleka Shyamalan, Hayley Mills e Allison Pill. Il film è prodotto da Ashwin Rajan, Marc Bienstock e M. Night Shyamalan. Il produttore esecutivo è Steven Schneider. Il direttore della fotografia è Sayombhu Mukdeeprom (“Chiamami col tuo nome“). La production designer è Debbie de Villa (“Ti odio, anzi no, ti amo!“).

Il montaggio è di Noëmi Preiswerk e le musiche sono di Herdĭs Stefănsdŏttir (“Bussano alla porta“). Il supervisore musicale è Susan Jacobs (“Old“); la costumista è Caroline Duncan (“Old“). Il casting è a cura di Douglas Aibel (“Asteroid City“). Il film sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures, nelle sale statunitensi il 9 agosto 2024 e a livello internazionale a partire dal 1° agosto 2024.

Mission: Impossible, Rebecca Ferguson spiega il suo desiderio di uscire dal franchise

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I fan di Mission: Impossible sono rimasti amareggiati nello scoprire che in Mission: Impossible – Dead Reckoning l’Ilsa Faust di Rebecca Ferguson muore durante uno scontro tra le vie di Venezia. L’attrice stessa ha però dichiarato di aver appoggiato la decisione di uscire dal franchise e ha recentemente raccontato che, pur apprezzando il tempo trascorso in esso, la portata complessiva della serie l’ha costretta a dedicare molto tempo alle riprese anche quando non partecipava attivamente ad esse, impedendole di prendere parte ad altri progetti.

Parlando ora più specificamente del suo personaggio, l’attrice ha rivelato di essersi anche sentita come se Ilsa non fosse mai stata destinata a essere un altro ingranaggio di una squadra in crescita, il che le ha dato un motivo in più per abbandonare la serie. “Per parlare molto chiaramente – perché so che molte persone sono tristi per questo, io sono triste per questo – ho girato tre film. Il mio accordo era concluso“, ha spiegato Rebecca Ferguson al podcast Unwrapped di TheWrap. “E la amo oltre ogni dire. Al di là delle parole. Penso che sia un personaggio fantastico“.

Fergusson però continuato affermando che: “Ilsa stava diventando parte della squadra. E tutti noi possiamo volere cose diverse, ma per me Ilsa era una canaglia. Ilsa era cattiva. Ilsa era imprevedibile. C’erano molti personaggi in arrivo, che non lasciavano abbastanza spazio a ciò che lei era stata“. Il personaggio, come noto, ha debuttato in Mission: Impossible – Rogue Nation come antagonista dell’Ethan Hunt di Tom Cruise e solo in seguito si sarebbe unita a lui nella lotta per il bene. Tuttavia, sembra che non fosse destinata ad essere parte attiva della squadra e per Rebecca Ferguson è giusto così.

Mission: Impossible 8, quello che c’è da sapere sul film

In Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, Ethan Hunt (Tom Cruise) e la sua squadra dell’IMF si trovano di fronte alla sfida più pericolosa che abbiano mai affrontato: trovare e disinnescare una nuova terrificante arma che minaccia l’intera umanità. Con il destino del mondo e il suo futuro appesi a un filo, la squadra inizierà una frenetica missione in tutto il mondo, per impedire che l’arma cada nelle mani sbagliate. Messo di fronte a un nemico misterioso e onnipotente, tormentato da forze oscure del passato, Ethan sarà costretto a decidere se sacrificare tutto per questa missione, comprese le vite di coloro che gli stanno più a cuore.

Uscito il 12 luglio al cinema, Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno ha dunque introdotto questa nuova minaccia, che verrà ora esplorata ulteriormente in Mission: Impossible 8, le cui riprese sono attualmente in corso per una data d’uscita prevista per il 2025. Oltre al Cruise il cast include Ving Rhames, Simon Pegg, Vanessa Kirby e Henry Czerny, insieme ai nuovi arrivati in franchising, tra cui l’antagonista Esai Morales, Shea Whigham, Cary Elwes e le già citate Hayley Atwell e Pom Klemetieff. A dirigere il film vi è invece ancora una volta il regista Christopher McQuarrie.

 

Captain America: Brave New World, una linea di giocattoli anticipa l’Hulk Rosso

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Dopo la scomparsa di William Hurt, la leggenda di Star Wars e Indiana Jones Harrison Ford riprenderà il ruolo del Generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross in Captain America: Brave New World e da poco è stata diffusa una prima immagine ufficiale di Ford nei panni di tale personaggio. Sappiamo inoltre da tempo che Ross è diventato Presidente degli Stati Uniti e in un filmato mostrato al CinemaCon si dice che abbia ordinato a Sam Wilson di assemblare una nuova squadra di Vendicatori.

Ancora non confermata ma sempre più certo è invece il fatto che nel film egli subirà una trasformazione piuttosto importante divenendo Hulk Rosso. Una prima foto sul set del film mostrava Ford con indosso dei pantaloni a brandelli, cosa che ha ovviamente segnato un decisivo punto a favore per la presenza della variante rossa di Hulk nel film. Ora, alcuni giocattoli dell’Happy Meal di McDonald’s rivelati di recente mostrano alcuni dei personaggi di Captain America: Brave New World, tra cui Hulk Rosso.

Si intravedono anche i nuovi Falcon, Sabra e Diamondback. Quest’ultimo potrebbe essere stato tagliato dal film e, se ciò fosse vero, potremmo trovarci di fronte a una replica del Rintrah di Doctor Strange nel Multiverso della Follia (che non aveva battute nel film, ma era molto presente nel merchandising dopo che il suo ruolo era stato ridotto a zero). Di certo, però, sembra proprio che il Captain America di Anthony Mackie potrebbe non doversi preoccupare solo del Leader e del suo esercito, ma anche dell’Hulk Rosso, personaggio atteso da tempo sul grande schermo.

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Quello che sappiamo sul film Captain America: Brave New World

Captain America: Brave New World riprenderà da dove si è conclusa la serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson (Anthony Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha descritto il film come un “thriller paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.

Secondo quanto riferito, la star di Alita: Angelo della Battaglia Rosa Salazar interpreta la cattiva Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora, il film è indicato come uno dei titoli più importanti della Fase 5.

Rebel Moon: Zack Snyder anticipa un ambizioso piano per sei film

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Rebel Moon: Zack Snyder anticipa un ambizioso piano per sei film

Con il DC Extended Universe ormai appartenente al suo passato, il regista Zack Snyder ha spostato l’attenzione su un lucroso accordo con Netflix che gli ha permesso di espandere il franchise di Army of the Dead e di lanciare un nuovo franchise fantascientifico con Rebel Moon. Il primo capitolo, Figlia del Fuoco, ha ricevuto recensioni contrastanti ma è stato un successo di ascolti (il regista ha persino affermato che i numeri degli spettatori in streaming si sarebbero tradotti in 1,6 miliardi di dollari al botteghino). Ora, con il secondo capitolo, La sfregiatrice, da oggi disponibile e due director’s cut in arrivo, Snyder ha fatto ulteriore luce sui suoi ambiziosi piani per il franchise.

Credo che quattro abbiano senso. Quattro o sei film, dipende… credo che il problema sia se ogni volta che facciamo uno di questi film ne facciamo due“, ha detto a Radio Times riguardo ai suoi piani per il futuro di Rebel Moon. “Ne stavamo parlando l’altro giorno e mi chiedevo se il pubblico sarebbe rimasto deluso se avesse avuto un solo film di Rebel Moon“. Ha aggiunto Snyder. “Direbbero: ‘Oh, è uno solo adesso? Grandioso’“. Come noto, Rebel Moon – Parte 3 non è ancora stato ufficializzato da Netflix, ma Snyder ha già delle idee a riguardo.

Abbiamo assolutamente la storia pronta, abbiamo fatto tutto quel lavoro“, stuzzica il regista. “Abbiamo scritto un trattamento per il film, quindi vedremo come proseguire“. Snyder ha però aggiunto che, nonostante le sue speranze per ulteriori sequel, La sfregiatrice offrirà una conclusione soddisfacente della storia. “Penso che la prima cosa da fare è che le persone avranno davvero questo prossimo capitolo che prende e risponde a tutte le domande della Prima Parte, e completa davvero questa esperienza di quattro ore“.

Un terzo film, dunque, potrebbe dar vita a nuove avventure nella galassia in cui si svolge il racconto di questi personaggi, ipoteticamente introducendo minacce anche più grandi. Solo il tempo ci dirà cosa c’è in serbo il futuro per Rebel Moon, anche se si è già sentito parlare di progetti per spin-off, podcast, videogiochi e altro ancora. Se questi si concretizzeranno, dipenderà dal successo di questa Parte 2. Nel mentre, i fan possono aspettarsi di vedere le due director’s cut vietati ai minori uscire in contemporanea su Netflix nel corso di quest’anno.

La trama di Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice

Kora e i suoi alleati si preparano a sacrificare tutto al fianco del coraggioso popolo di Veldt, per difendere il villaggio dove una volta regnava la pace e diventato nel tempo patria per coloro che hanno perso la propria lotta contro il Mondo Madre. Alla vigilia della battaglia, i guerrieri devono affrontare le realtà dei loro passati, rivelando il vero motivo per cui sono pronti a tutto per di sconfiggere le forze del male. Quando poi il Regno si abbatterà con tutta la sua forza sulla nascente ribellione, si stringeranno legami indissolubili, emergeranno eroi e nasceranno leggende.

Di cosa parla Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco?

Dopo essersi schiantata su una luna ai confini dell’universo, Kora (Sofia Boutella), una misteriosa straniera dal passato enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble (Ed Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo hanno venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra Coleman e Ray Fisher), leader di un agguerrito gruppo di ribelli. Assieme A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa sia una guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt.

Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak (Staz Nair) e Milius (E. Duffy), una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prime che le truppe nemiche arrivino ad annientarli.

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Deadpool & Wolverine: svelato il ruolo di Natalia Tena?

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Deadpool & Wolverine: svelato il ruolo di Natalia Tena?

Nelle scorse settimane era stato riferito che l’attrice Natalia Tena – nota per aver interpretato Nymphadora Tonks nei film di Harry Potter e Osha in Game of Thrones della HBO, ma anche il mercenario Twi’Lek Xi’an in un primo episodio di The Mandalorian – si è unita al Marvel Cinematic Universe per un nuovo non precisato. Si diceva anche che l’attrice aveva già girato le proprie scene per tale personaggio, il che restringeva il campo sul possibile progetto di cui la si vedrà parte. Ora, nuovi rumor suggeriscono che questo è l’attesissimo Deadpool & Wolverine. Secondo Nexus Point, Natalia Tena potrebbe apparire nel film con protagonisti Ryan Reynolds Hugh Jackman come una variante più anziana di Laura Kinney, alias X-23.

Sappiamo che anche Dafne Keen, che ha interpretato questo personaggio in Logan – The Wolverine potrebbe riprendere il ruolo, ma come già riportato si presume ci saranno diverse varianti di molti personaggi nel film (compresi Deadpool e Wolverine). Ad oggi quello relativo a Tena è però da prendere unicamente come un rumor, ma di certo sarebbe emozionante vedere Wolverine interagire con una versione adulta di quel personaggio con cui ha un legame tanto stretto. Ammesso ovviamente che, se davvero si verifcasse un loro incontro, i due siano varianti conosciutesi in precedenza e che quindi abbiano memoria l’uno dell’altro.

Tutto quello che sappiamo su Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool & Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool & Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

X-Men: emersa online una prima sinossi del film live action

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X-Men: emersa online una prima sinossi del film live action

Mentre la serie animata X-Men ’97 sta riscuotendo pareri molto positivi, i Marvel Studios sarebbero sempre più pronti a portare sul grande schermo gli iconici mutanti con un film live action facente parte del MCU. Mentre di recente si è appreso che questo potrebbe entrare in produzione entro la fine del 2025, permettendo così agli X-Men di potersi unire ai film Avengers 5 e Avengers 6, è ora emersa online una prima sinossi di quella che potrebbe essere la trama di questo atteso progetto.

Questa recita: “L’allegra squadra di mutanti di Charles Xavier ha il compito di proteggere un mondo che li odia e li teme per le loro insolite sembianze e capacità“. Come si potrà notare, questa è in realtà estremamente generica e riporta sostanzialmente quello che è il conflitto alla base di ogni storia e film ad oggi realizzati sugli X-Men. L’emerge online di nuovi elementi legati al film sembra però confermare che i lavori per la sua realizzazione sono ufficialmente in corso, per cui si attendono notizie che possano fare ulteriore luce su tale progetto.

https://twitter.com/XMenUpdate/status/1780747110733725842?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1780747110733725842%7Ctwgr%5E9a5c0109acae601b724ed9028a7b2cb2b416a768%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fpublish.twitter.com%2F%3Furl%3Dhttps%3A%2F%2Ftwitter.com%2FXMenUpdate%2Fstatus%2F1780747110733725842

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Cosa c’è da sapere su X-Men ’97?

La nuovissima serie X-Men ’97, composta da 10 episodi, è arrivata in streaming a partire dal 20 marzo. La serie rivisita l’epoca iconica degli anni ‘90, con il gruppo di mutanti che usa i propri poteri straordinari per proteggere un mondo che li odia e li teme, vengono messi alla prova come mai prima d’ora, costretti ad affrontare un nuovo futuro pericoloso e inaspettato. Il cast delle voci nella versione originale include Ray Chase (Ciclope), Jennifer Hale (Jean Grey), Alison Sealy-Smith (Tempesta), Cal Dodd (Wolverine), JP Karliak nel ruolo di Morph, Lenore Zann nel ruolo di Rogue, George Buza nel ruolo di Bestia, AJ LoCascio (Gambit), Holly Chou (Jubilee), Isaac Robinson-Smith (Alfiere), Matthew Waterson (Magneto) e Adrian Hough (Nightcrawler).

Avengers 5: ecco quando potrebbero avere inizio le riprese

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Avengers 5: ecco quando potrebbero avere inizio le riprese

Nei confronti del film Avengers 5 c’è tanta attesa quanto mistero. Ancora sappiamo poco di questo progetto, se non le varie vicissitudini verificatesi negli ultimi mesi, dall’abbandono del titolo The Kang Dynasty successivamente al licenziamento di Jonathan Majors fino a quello del ruolo di regista da parte di Destin Daniel Cretton. Mentre dunque si cerca di definire esattamente chi sarà presente nel film e chi si occuperà di realizzarlo, lo scooper Daniel Richtman riporta di aver saputo che la data del 1° maggio 2026 verrà rispettata.

Se ciò venisse confermato ufficialmente, vorrebbe dire che le riprese dovrebbe iniziare almeno nei primi mesi del 2025. Ed è quello che sostiene lo stesso Richtman, affermando che il set dovrebbe avere luogo l’anno prossimo nel Regno Unito. Inoltre, ci sono molte speculazioni sul fatto che il nuovo titolo del film potrebbe semplicemente essere Avengers: Secret Wars – Part One. Il 2024 è dunque l’anno decisivo per formare la squadra intorno al film e stabilire esattamente quale sarà la minaccia che gli Avengers dovranno affrontare.

Chi sarà il villain di Avengers 5?

In precedenza lo stesso Daniel Richtman ha affermato che, nonostante Jonathan Majors sia stato licenziato dal ruolo, Kang Il conquistatore sarà ancora il cattivo principale di Avengers 5 e Avengers: Secret Wars. Tuttavia, i Marvel Studios stanno presumibilmente cercando di aggiungere un altro cattivo alla squadra che si sfiderà con i vendicatori. Tuttavia al momento non si sa chi potrebbe aggiungersi al parterre di cattivi dei film. I fan hanno ipotizzato che cattivi come Doctor Doom (villain dell’universo dei Fantastici Quattro) o Apocalisse potrebbero prendere il posto di Kang in futuro.

I Marvel Studios devono tuttavia ancora fare un annuncio ufficiale riguardo a queste speculazioni. Con l’arrivo di queste nuove voci, sembra che Doctor Doom o altri importanti cattivi della Marvel Comics potrebbero lavorare con Kang nei prossimi film degli Avengers, con quest’ultimo interpretato da un nuovo attore invece che da Jonathan Majors. In merito ai potenziali cattivi vi segnaliamo il nostro approfondimento pubblicato settimana scorsa su altri cattivi dal mondo dei fumetti che potrebbero affrontare i vendicatori.

Fallout ufficialmente rinnovata per una seconda stagione

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Fallout ufficialmente rinnovata per una seconda stagione

È ufficiale: la commedia d’azione fantascientifica Fallout tornerà per una seconda stagione. Come riportato da THR, Prime Video ha rinnovato la serie basata sul popolare franchise di giochi di Bethesda Softworks e adattata dagli showrunner Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner e prodotta da Jonathan Nolan e Lisa Joy. La serie ha dato allo streamer un gradito impulso, con una prima stagione che ha ottenuto alcune delle migliori recensioni di sempre, con una media del 94% di critiche positive su Rotten Tomatoes. Lo streamer afferma inoltre che la serie è tra i suoi tre titoli più venduti fino a oggi (anche se, come al solito, non ha fornito dati concreti).

Jonah, Lisa, Geneva e Graham hanno conquistato il mondo con questo show innovativo e selvaggio. L’asticella era alta per gli amanti di questo iconico videogioco e finora sembra che abbiamo superato le loro aspettative, portando milioni di nuovi fan al franchise“, ha dichiarato in un comunicato Jennifer Salke, responsabile degli Amazon MGM Studios. “Il cast guidato da Ella Purnell, Aaron Moten, Walton Goggins e Kyle MacLachlan ha fatto centro. Vorremmo ringraziare Jonah e Lisa e i nostri amici di Bethesda per averci portato la serie, così come Geneva e Graham per essere saliti a bordo come showrunner. Siamo entusiasti di annunciare la seconda stagione dopo una sola settimana di uscita e di portare gli spettatori ancora più lontano nel mondo surreale di Fallout“.

Le riprese della seconda stagione dovrebbero spostarsi in California per beneficiare di un credito d’imposta di 25 milioni di dollari (la prima stagione è stata girata in gran parte a New York e nello Utah). Secondo un documento della California Film Commission, la serie ha un budget di 152 milioni di dollari. Se l’anticipazione del finale della prima stagione è indicativa, la prossima stagione potrebbe essere diretta nel mondo di New Vegas, un luogo popolare nella serie di videogiochi. Non resta ora che attendere ulteriori aggiornameni sulla seconda stagione e su quando potremo vederla su Prime Video.

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La trama e il cast di Fallout

Il cast della serie Fallout include, inoltre, Moisés Arias (Il re di Staten Island), Kyle MacLachlan (Twin Peaks), Sarita Choudhury (Homeland), Michael Emerson (Person of Interest), Leslie Uggams (Deadpool), Frances Turner (The Boys), Dave Register (Heightened), Zach Cherry (Scissione), Johnny Pemberton (Ant-Man), Rodrigo Luzzi (Dead Ringers – Inseparabili), Annabel O’Hagan (Law & Order: Unità Vittime Speciali) e Xelia Mendes-Jones (La ruota del tempo). La serie sarà disponibile in streaming in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori in tutto il mondo.

Basata su uno dei più grandi franchise di videogiochi di tutti i tempi, Fallout è la storia di un mondo in cui non è rimasto quasi più nulla. 200 anni dopo l’apocalisse nucleare, i tranquilli abitanti dei lussuosi rifugi antiatomici sono costretti a tornare nell’infernale paesaggio contaminato dalle radiazioni che i loro antenati si sono lasciati alle spalle e con stupore scoprono che ad attenderli c’è un universo incredibilmente complesso, allegramente bizzarro e estremamente violento.

Ella Purnell è Lucy, un’ottimista abitante del Vault con uno spirito tutto americano. La sua natura pacifica e idealista viene messa a dura prova quando è costretta a uscire in superficie per salvare suo padre. Troviamo poi Aaron Moten nel ruolo di Maximus, un giovane soldato che ottiene il grado di scudiero nel gruppo armato chiamato Confraternita d’Acciaio. Farà di tutto per portare avanti l’obiettivo della Confraternita di ripristinare legge e ordine nella terra desolata. Walton Goggins interpreta Ghoul, un cacciatore di taglie di dubbia moralità che custodisce dentro di sé 200 anni di storia del mondo post-nucleare.

Leonardo DiCaprio avrebbe potuto essere Lex Luthor per Zack Snyder

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Nell’ultimo episodio del podcast “Happy Sad ConfusedZack Snyder ha rivelato di aver parlato con Leonardo DiCaprio per fargli interpretare Lex Luthor in Batman v Superman: Dawn of Justice. Il ruolo, come noto, è stato infine interpretato da Jesse Eisenberg. Parlando di quel personaggio, Snyder ha ora confermato l’indiscrezione secondo cui avrebbe avuto una discussione telefonica con Adam Driver per il ruolo della nemesi di Superman, ma poi ha rivelato di aver corteggiato anche DiCaprio, il quale sembra si sia dimostrato interessato alla parte.

Ha avuto un sacco di grandi idee in realtà, proprio durante l’incontro. Credo che alla fine abbia detto: ‘Eh, non lo so’. Ma era davvero intelligente sul materiale e sul personaggio“. “È stato lui a parlarmi dell’idea di Superman che a un certo punto combatte contro la Justice League“, ha aggiunto Snyder, sottolineando che si trattava di un punto della trama che avrebbe poi incorporato nel suo Universo DC in Justice League. “Ho pensato: ‘Oh, che figata’. È un appassionato di fumetti. Ho pensato: ‘Metterò quest’idea da parte per usarla al momento giusto’“.

Non è noto il perché DiCaprio abbia deciso di rinunciare al ruolo, forse per via di quella sua regola, trasmessa anche al collega Timothée Chalamet: “Niente droghe pesanti e niente film di supereroi“. DiCaprio non ha infatti mai scelto la strada dei film sui fumetti e si è sempre tenuto alla larga da quel tipo di progetti. Il fatto però che abbia dimostrato interesse per un personaggio come Luthor dà un’idea del tipo di personaggio che potrebbe essere di suo interesse interpretare in uno di questi film. Probabilmente Leonardo DiCaprionon si unirà mai ad un cinecomic, ma i fan possono ora divertirsi ad immaginarlo nei panni di Luthor.

Leonardo DiCaprio: dove lo vedremo prossimamente?

Attualmente Leonardo DiCaprio è impegnato nelle riprese del nuovo film di Paul Thomas Anderson (Il filo nascosto, Licorice Pizza), ancora senza titolo e dalla trama sconosciuta, che sappiamo arriverà in sala nell’estate del 2025. Di recente, sono emerse le prime foto dell’attore sul set. Tra i prossimi progetti, invece, ci sarebbe l’adattamento del romanzo The Wager: A Tale of Shipwreck, Mutiny and Murderper la regia di Martin Scorsese, ma anche il biopic sul presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt e quello su Frank Sinatra, anche se questi ultimi due non sono ancora stati ufficialmente confermati.

La maschera di cera: trama, cast e curiosità sul film horror

La maschera di cera: trama, cast e curiosità sul film horror

Affermatosi come regista di thriller come Orphan, Unknown – Senza identità, Run All Night e L’uomo sul treno – The Commuter, il regista spagnolo Jaume Collet-Serra ha esordito nel 2005 con un puro film horror intitolato La maschera di cera, vagamente ispirato all’omonimo titolo del 1953 (il quale era a sua volta un remake di un lungometraggio del 1933). Tra i due film, tuttavia, di comune vi è solo il titolo, mentre per il resto Collet-Serra dà vita ad una rivisitazione originale in chiave contemporanea, stando ben attento a distinguersi dagli horror adolescenziali sempre onnipresenti sul grande schermo.

Per riuscire nel suo obiettivo, in particolare, il regista decise di ricorrere quanto più possibile all’utilizzo di effetti pratici, rinunciando dunque alla CGI, da lui considerata uno strumento non valido a generare vera paura. Al momento della sua uscita La maschera di cera divise però nettamente critica e pubblico, tra chi lo liquidava come il classico film horror e chi invece ne lodava gli elementi di originalità. Il celebre critico Roger Ebert, ad esempio, ha affermato che si tratta di un titolo non eccellente, ma efficiente nel suo compito di suscitare terrore in un modo che si distingue rispetto a titoli simili.

Negli anni La maschera di cera ha conquistato sempre più appassionati del genere, divenendo un vero e proprio cult. A distanza di quasi vent’anni, è ancora un film capace di spaventare e divertire, proponendo qualcosa di diverso pur rimanendo nei canoni dell’horror. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La maschera di cera cast

La trama di La maschera di cera

Il film segue le vicende di sei ragazzi, Carly, suo fratello Nick, Wade, Dalton, Blake e Page, che partono tutti insieme per andare a vedere una partita di football. La notte decidono di dormire all’interno di un bosco e il mattino seguente, quando si svegliano, uno di loro si rende conto che la cinghia di trasmissione della macchina è inspiegabilmente rotta. Proprio in quel momento passa lì vicino un uomo che sta portando carcasse di animali su un furgoncino, offrendosi di accompagnarli all’officina nella città di Ambrose. Nel frattempo tutti gli altri vanno alla partita, mentre Wade e Carly si recano alla stazione di servizio.

Arrivati nella cittadina, i due scoprono che le strade sono completamente isolate. Attratti da una musica suonata da un organo, entrano in una chiesa ma, capendo che è in corso un rito funebre, decidono di uscire rapidamente. È allora che incontrano Bo, il proprietario dell’officina. L’uomo, però, non ha per niente buone intenzioni ma anzi attacca i due ragazzi cercando di catturarli. Nel tentativo di sfuggirgli, Carly si rifuggia nella chiesa precedentemente vista. Qui scopre però qualcosa di ancor più terribile: le persone che stanno prendendo parte alla funzione sono delle statue di cera ricavate dagli esseri umani. Per il gruppo di ragazzi ha dunque inizio una terribile lotta per la sopravvivenza.

 

Il cast del film

Vera e propria protagonista del film è Carly Jones, qui interpretata dall’attrice Elisha Cuthbert. Il regista la scelse dopo averla vista recitare in La ragazza della porta accanto, in cui era protagonista. Particolarmente attratta dalla storia e da ciò che capita al suo personaggio, l’attrice si dedicò moltissimo a trovare il modo migliore per calarsi nei panni di questo. Per la scena in cui le sue labbra vengono incollate, ad esempio, la Cuthbert insistette per utilizzare della vera colla invece di una finta. Accanto a lei, nei panni del fratello Nick, vi è l’attore Chad Michael Murray. Il rapporto tra i due attori si è però dimostrato essere molto forte, portando in più occasioni a dar vita ad un che di incestuoso tra i due.

Da molti è infatti stato affermato che avrebbe dovuto essere Murray ad avere il ruolo del ragazzo di Carly, Wade, andato invece a Jared Padalecki. Questi, particolarmente più alto della Cuthbert, la costrinse a dover portare dei rialzi alle scarpe al fine di diminuire la differenza di altezza tra di loro. Nei panni di Dalton e Black vi sono invece gli attori Jon Abrahams e Robert Ri’chard. Ad interpretare Paige, invece, vi è la celebre ereditiera Paris Hilton. La scelta di farla recitare nel film fu generalmente criticata, ma vi sono stati anche coloro che l’hanno difesa trovandola adeguata al suo personaggio. La Hilton finì poi con il vincere il Razzie Awards come peggior attrice non protagonista. Infine, nei panni degli assassini, i fratelli Bo e Vincent, vi è per entrambi l’attore Brian Van Holt.

La maschera di cera sequel

La maschera di cera 2: il sequel mai realizzato

Parallelamente all’uscita del film, gli sceneggiatori Chad e Carey Hayes, oggi noti in particolare per aver scritto film horror come I segni del male, Whiteout – Incubo bianco e L’evocazione – The Conjuring, avevano espresso il loro desiderio di dar vita ad un sequel di La maschera di cera. Il finale aperto, infatti, sembrava permettere di portare avanti quanto raccontato in questo primo film. In seguito, tuttavia, i due hanno dichiarato di aver maturato un maggior interesse nel dar vita ad un prequel, nel quale raccontare i primi omicidi commessi da Bo e Vincent. Nonostante il buon risultato economico di La maschera di cera, tuttavia, i piani per dar vita a questo secondo capitolo non si sono mai concretizzati.

La maschera di cera: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di La maschera di cera grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 18 aprile alle ore 21:15 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

 

The King’s Man – Le origini: la storia vera dietro il film

The King’s Man – Le origini: la storia vera dietro il film

Dopo il grande successo di Kingsman – Secret Service e il suo sequel Kingsman – Il cerchio d’oro – liberamente tratti dalla miniserie a fumetti dal titolo The Secret Service, pubblicata tra il 2012 e il 2013 da Mark Millar, con le illustrazioni del noto Dave Gibbons – si pensava che il regista Matthew Vaughn avrebbe realizzato un terzo film per concludere la trilogia. Tuttavia, Vaughn ha preferito dare la precedenza a The King’s Man – Le origini, un prequel dove si racconta la storia delle le origini dell’agenzia d’intelligence supersegreta conosciuta nei primi due film.

Il film, uscito in sala nel 2021, narra dunque di come, nel corso dei primi travagliati decenni del Novecento, i Kingsman si siano formati e si siano trovati da subito contretti a fronteggiare un pericolo di enormi proporzioni. Pur se questo prequel non ha ottenuto gli incassi sperati, ostacolato in ciò dalla pandemia di Covid-19, è ora ufficialmente un lavorazione un suo sequel diretto, ad oggi noto come The King’s Man: The Traitor, ambientato durante l’ascesa al potere di Adolf Hitler, presente come personaggio anche in questo film.

In attesa di poter vedere questo sequel, è bene riscoprire il film del 2021 grazie alla sua prima trasmissione televisiva. Per gli appassionati del genere, è infatti un titolo assolutamente da non perdere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The King’s Man – Le origini. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori, alle location italiane e alla storia vera dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

The King's Man - Le origini cast attori
Ralph Fiennes e Harris Dickinson in The King’s Man – Le origini. Foto di Photo Credit: Courtesy of 20th C/Photo Credit: Courtesy of 20th – © 2020 Twentieth Century Fox Film Corporation. All Rights Reserved.

La trama e il cast di The King’s Man – Le origini

Il film racconta come è nata l’agenzia di intelligence indipendente nota con il nome di Kingsman. Le radici della società segreta affondano nella Gran Bretagna della Prima guerra mondiale, dove si forma una generazione di guerrieri d’élite. Mentre i peggiori tiranni si riuniscono per organizzare una guerra che spazzi via milioni di vite umane, Orlando Oxford, anche noto con il nome in codice Artù, recluta infatti un gruppo di agenti per intraprendere una corsa contro il tempo, prima che sia troppo tardi. Da qui nascerà un nobile codice d’onore, quello dei Kingsman, impegnato nella silenziosa difesa dell’umanità intera.

Protagonista del film, nel ruolo di Orlando Oxford, è l’attore Ralph Fiennes. Accanto a lui si ritrovano gli attori Gemma Arterton nel ruolo di Polly Wilkins, membro della rete di spionaggio di Orlando Rhys Ifans in quelli di Grigori Rasputin, medico personale dello zar e anche agente e secondo in comando del Pastore; Matthew Goode in quelli di Max Morton alsia Il Pastore; e Tom Hollander in quelli di Re Giorgio. Completano poi il cast Harris Dickinson nel ruolo di Conrad Oxford, figlio di Orlando, Daniel Brühl in quelli di Erik Jan Hanussen, occultista e e il terzo in comando del Pastore, Djimon Hounsou nel ruolo di Shola, e Charles Dance in quelli di Herbert Kitchener.

Dove è stato girato The King’s Man – Le origini? Ecco le location italiane del film

Sebbene la maggior parte delle riprese di The King’s Man – Le origini si sono svolte nel Regno Unito, molteplici sono state anche le location italiane scelte per questo progetto. In particolare, sono state effettuate riprese in Piemonte, nella città di Torino e lungo il fiume Po, oltre che all’interno di due palazzi storici, ovver la Reggia di Venaria Reale, una delle residenze sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997; e la Palazzina di caccia di Stupinigi, sito a sua volta proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Infine, alcune riprese si sono svolte anche al Castello Reale di Racconigi, in provincia di Cuneo.

The King's Man - Le origini storia vera
Tom Hollander e Kristian Wanzl Nekrasov in The King’s Man – Le origini. Foto di Photo Credit: Courtesy of 20th C/Photo Credit: Courtesy of 20th – © 2020 Twentieth Century Fox Film Corporation. All Rights Reserved.

La storia vera dietro il film

Nonostante si basi su vicende di fantasia, The King’s Man – Le origini presenta un contesto ispirato a quello effettivamente esistente nel periodo della Prima guerra mondiale. Il film, inoltre, affianca accanto ai personaggi inventati altri realmente esistiti. Si ritrova infatti il monaco Rasputin e il generale tedesco Erich Ludendorff, ma anche l’illusionista austriaco Erik Jan Hanussen. Compaiono poi il Presidente degli USA Woodrow Wilson e il re Giorgio V, ma anche l’agente segreta Mata Hari, il generale britannico Horatio Herbert Kitchener, Adolf Hitler e Vladimir Lenin. Il personaggio di Max Morton è invece basato sul soldato tedesco Frederick Duquesne.

Oltre a ciò, sono riportati nel film una serie di episodi realmente avvenuti. Le prime panoramiche delle trincee con la voce fuori campo del Pastore, e in particolare la rappresentazione delle montagne di bossoli esauriti, sono ad esempio tratte da fotografie reali della battaglia della Somme. Combattuta tra luglio e novembre 1916, senza un chiaro vincitore, costò la vita a circa 700.000 soldati britannici e francesi e a 550.000 tedeschi. Come si vede, interi battaglioni furono falciati dal fuoco delle mitragliatrici e più di un milione di proiettili furono sparati solo nella prima settimana.

L’incidente del Telegramma Zimmermann è a sua volta un fatto storico reale. La Germania propose al Messico di invadere gli Stati Uniti per tenerli fuori dall’Europa anche se fosse stata dichiarata guerra. Al Messico furono offerti i territori dell’Arizona, del Nuovo Messico e del Texas, persi durante la guerra messicano-americana. Inoltre, come si vede nel film, il telegramma inviato all’ambasciatore tedesco a Città del Messico fu effettivamente intercettato dalla Gran Bretagna, decriptato e consegnato al Presidente Woodrow Wilson, che ne attese la conferma. Alla fine il Messico, che era in piena guerra civile, rifiutò la proposta tedesca.

The King’s Man – Le origini descrive poi correttamente il primo utilizzo dei campi di concentramento da parte dei britannici durante le guerre boere. La moglie di Oxford, Emily, è vagamente basata su Emily Hobhouse, un’attivista britannica che denunciò le condizioni deplorevoli dei campi di concentramento britannici durante la Seconda Guerra Boera. Infine, a un certo punto Conrad mostra al padre una piuma bianca, data come simbolo di codardia per non aver combattuto in guerra. Si tratta di una pratica reale utilizzata dall’Ordine della Piuma Bianca, un club che umiliava pubblicamente gli uomini che dovevano prestare servizio militare.

Il trailer di The King’s Man – Le origini e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The King’s Man – Le origini grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Prime Video e Disney+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 18 aprile alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Cos’è l’Enclave? la spiegazione del misterioso gruppo di Fallout

Cos’è l’Enclave? la spiegazione del misterioso gruppo di Fallout

Uno degli aspetti più interessanti dell’adattamento di Fallout di Prime Video è che il gioco è canonico rispetto all’acclamata serie di videogiochi da cui è tratto. Ciò significa essenzialmente che lo show di Fallout si svolge nello stesso mondo dei giochi, funzionando di fatto come una continuazione libera del franchise che si svolge dopo gli eventi di Fallout 4. Questo dà alla nuova ambiziosa serie di Jonathan Nolan l’opportunità di raccontare la propria storia originale nel mondo di Fallout senza dover adattare direttamente gli eventi di un gioco specifico.

Fallout, che si spera sia la prima di diverse stagioni, segue principalmente un’ingenua abitante del Vault di nome Lucy (Ella Purnell). Lucy si avventura per la prima volta nelle Terre Desolate per trovare suo padre, Hank (Kyle MacLachlan), che è stato rapito da un famigerato capo razziatore di nome Moldaver (Sarita Choudhury). Durante la sua ricerca, Lucy incontra un medico apparentemente di buon cuore ma eccentrico di nome Wilzig (Michael Emerson), che in precedenza lavorava per una famigerata organizzazione che i fan dei giochi di Fallout riconosceranno sicuramente.

L’Enclave è l’equivalente di Fallout dell’Impero Galattico di Star Wars

L’organizzazione da cui Wilzig è fuggito non è altro che la nefasta Enclave, un gruppo di patrioti radicali che non si vedeva bene nel mondo di Fallout dai tempi di Fallout 3, dove era l’antagonista principale del gioco. In sostanza, sono per il mondo di Fallout quello che l’Impero Galattico è per il mondo di Star Wars. Mentre molte fazioni dell’universo di Fallout si limitano a controllare piccole e specifiche zone di quelli che erano gli Stati Uniti, l’Enclave è praticamente onnipresente in tutti i resti del paese. È una delle organizzazioni più potenti del franchise, seconda solo ai suoi acerrimi rivali storici, la Fratellanza d’Acciaio.

La maggior parte degli abitanti delle Terre Desolate non conosce la storia delle sabbie che chiamano casa, ma l’obiettivo dell’Enclave è, letteralmente, rendere l’America di nuovo grande. Il concetto di riportare la società moderna a ciò che era un tempo sembra certamente positivo in un mondo pieno di mutanti, mostri, razziatori e altro ancora. Tuttavia, gli obiettivi radicali dell’Enclave per la ricostruzione dell’America non sono raccomandazioni, ma mandati. È evidente che i piani dell’oscura organizzazione di unire il Paese nel patriottismo si sono rapidamente trasformati in una forma radicale di fascismo.

La potenza militare dell’Enclave non è seconda a nessuno. Le loro armature sperimentali e la loro abilità con le armi al plasma ne fanno una forza militare da non sottovalutare. Non è certo controverso affermare che la loro conoscenza della tecnologia del vecchio mondo supera quella della Fratellanza d’Acciaio, e sono davvero l’unica organizzazione in grado di dare alla Fratellanza una sfida veramente difficile

Le origini dell’Enclave vanno oltre l’inizio della Grande Guerra

Le origini dell'Enclave vanno oltre l'inizio della Grande Guerra

In Fallout 3, l’Enclave sostiene di essere il vero e legittimo successore del governo degli Stati Uniti dopo il suo crollo nella Grande Guerra. La propaganda viene perpetrata da una stazione radio, dove un uomo che sostiene di essere il nuovo Presidente degli Stati Uniti, John Henry Eden (Malcolm McDowell), incoraggia gli scettici abitanti delle Terre Desolate a unirsi all’Enclave. John Henry Eden si rivela poi essere un’IA (cosa abbastanza profetica per un gioco uscito nel 2008), e la creazione di questo programma e dell’Enclave va ben oltre il cataclisma della Grande Guerra.

Prima che il mondo fosse inghiottito dalle fiamme nucleari, l’Enclave è nata come una cabala altamente esclusiva dello Stato profondo, gestita da alcuni degli individui più elitari del Paese. Scienziati stimati, leader militari e persino il vero Presidente degli Stati Uniti erano coinvolti in questa organizzazione simile agli Illuminati. Non è affatto azzardato pensare che fossero ben consapevoli dell’imminente guerra nucleare e che forse abbiano anche contribuito a farla scoppiare. Se una losca organizzazione come Vault Tec si è adoperata con gioia per trarre profitto dalla paura e dal conflitto nucleare, non sorprende che anche l’Enclave fosse coinvolta, rendendola una forza ancora più temibile e maligna nell’universo di Fallout.

Che fossero a conoscenza del collasso nucleare del mondo è una cosa che i fan sospettavano da tempo, ma potenzialmente ne abbiamo una conferma esplicita nel finale della stagione 1 di Fallout. Qui vediamo la Vault-Tec che conduce una riunione con i principali leader tecnologici dell’industria, tra cui il rappresentante della RobCo Mr. House di Fallout: New Vegas. L’incontro rivela che Vault-Tec ha suggerito di bombardare deliberatamente gli Stati Uniti, dando a loro e ai loro alleati la possibilità di ottenere un “vero monopolio”. Anche se non viene detto esplicitamente se questi membri del consiglio di amministrazione siano affiliati all’Enclave, questa sembra certamente una riunione che la cabala oscura avrebbe condotto.

Che ruolo ha l’Enclave nello show “Fallout” di Prime Video?

Che ruolo ha l'Enclave nello show _Fallout_ di Prime Video_

L’Enclave viene nominata per la prima volta nel primo episodio di Fallout di Prime Video, rivelando ufficialmente che la nefasta organizzazione è viva e vegeta nonostante sembri essersi dispersa dopo Fallout 3. La Confraternita d’Acciaio riceve la notizia che un noto membro dell’Enclave, il dottor Siggi Wilzig, e il suo compagno fidato sono in fuga e i Cavalieri della Confraternita ricevono l’ordine di catturare Wilzig e riportarlo ai capi della Confraternita. Un duo assegnato a questa missione è costituito dal neo-squadro Maximus (Aaron Moten) e dal suo cavaliere Titus (interpretato in un cameo isterico da Michael Rapaport).

L’episodio 2 di Fallout inizia con una vera e propria presentazione dell’Enclave, e quale modo migliore per mostrare il loro vero livello di malvagità se non quello di dare fuoco a un cucciolo appena nato? Vediamo Wilzig allevare il proprio Dogmeat fino alla maturità, mentre sviluppa rapidamente un legame tra sé e il cane. È chiaro che Wilzig non è più interessato ad aiutare un’aspirante dittatura fascista, quindi fugge dalla base dell’Enclave con Dogmeat e un pezzo di tecnologia molto prezioso.

Quello che Wilzig ha rubato è una scoperta nella tecnologia della fusione fredda, che ovviamente deve essere di grande importanza per l’Enclave. La sua scomparsa dà inizio a una caccia all’uomo in tutto lo Stato della Nuova California. Diverse parti sono a caccia di ciò che Wilzig possiede, e l’Enclave è senza dubbio una di queste. Abbiamo già detto che Maximus sta cercando di catturare Wilzig per dimostrare il suo valore alla Confraternita d’Acciaio, ma c’è anche il famigerato cacciatore di taglie precedentemente conosciuto come Cooper Howard (Walton Goggins) che spera di catturare Wilzig per ottenere una buona ricompensa.

In mezzo a tutto questo c’è Lucy, che fa amicizia con Wilzig e accetta di aiutarlo a portarlo da Moldaver. La loro amicizia è di breve durata, poiché l’incontro di Wilzig con il Ghoul ha provocato una ferita mortale. Fortunatamente, Wilzig ha conservato quel controverso pezzo di tecnologia nella sua testa e Lucy accetta a malincuore di segarlo e portarlo a Moldaver. Lucy non sa che questo atto di gentilezza, per quanto grossolano, la renderà il bersaglio di alcune delle persone più pericolose della Terra Desolata. È solo questione di tempo prima che l’Enclave venga a sapere che il loro avanzamento è stato rubato, e chissà come si vendicheranno in una potenziale stagione successiva?

The Peripheral meritava una seconda stagione

The Peripheral meritava una seconda stagione

Visti i significativi cambiamenti nella produzione televisiva nel corso dell’era dello streaming, i principali servizi hanno preso decisioni affrettate sul futuro dei loro show. Se da un lato è necessario che servizi come Prime Video diano la priorità ai contenuti che rilasciano, dall’altro questo non dà agli show la capacità di crescere naturalmente. Ci sono innumerevoli grandi serie che hanno avuto un salto di qualità significativo nelle loro seconde stagioni. Purtroppo, la serie di fantascienza di alto budget The Peripheral di Prime Video è stata vittima di questi conflitti.

Nonostante le promesse fatte da Vernon Sanders, responsabile del settore televisivo di Amazon Studios, la seconda stagione di The Peripheral non ha mai visto la luce. La prima stagione non sarà stata un classico, ma c’erano aspetti convincenti di The Peripheral che giustificavano l’espansione in quella che avrebbe potuto essere un’eccellente seconda stagione.

The Peripheral aveva un mondo interessante

Basata sull’omonimo romanzo di William Gibson, The Peripheral è ambientata in un futuro non troppo lontano in cui la programmazione della realtà virtuale è avanzata e ha cambiato il tessuto sociale in modo radicale. La serie è incentrata sui fratelli Flynne (Chloe Grace Moretz) e Burton Fisher (Jack Reynor), che vivono ai margini della società mentre si prendono cura della loro famiglia malata. Flynne ha un talento per la programmazione VR, ma scopre che il mondo virtuale ha iniziato a diventare indistinguibile dalla sua realtà. Un misterioso auricolare VR proveniente dalla Columbia e appartenente a un’enigmatica società nota come Milagros Coldiron le permette di accedere a un nuovo universo virtuale che assomiglia in modo impressionante a quello in cui vive ogni giorno. Inoltre, le consente di accedere a un futuro inquietante e da incubo, in cui le vite di tutti i suoi cari sono in pericolo.

L’idea di esplorare semplicemente questi diversi ambienti visivi sarebbe stata abbastanza interessante da sostenere la prima stagione di uno show drammatico. Prime Video non ha certo badato a spese quando si è trattato dell’elaborato design della produzione della serie e, a livello viscerale, The Peripheral è apparso migliore di molti degli show di genere popolari su rivali di streaming come Netflix o Disney+. Il livello di immersione che la serie offre in ogni episodio è un motivo sufficiente per guardarla, ma dato che The Peripheral è una serie d’azione e avventura, ha anche creato un mistero avvincente che non è stato risolto alla fine della prima stagione.

Uno dei problemi in cui spesso si imbattono le serie di fantascienza è quello di combinare la costruzione del mondo con una forte caratterizzazione dei personaggi. Quando si ha a che fare con un universo narrativo complesso che richiede una buona dose di conoscenze di base, può essere difficile coinvolgere gli spettatori a livello emotivo. The Peripheral è stata in grado di aggirare questi problemi grazie alle ottime interpretazioni, con Chloe Grace Moretzche si è distinta nella prima stagione. Flynne sperimenta per la prima volta “the Peripheral” stesso e funge quindi da avatar del pubblico quando entra nel mondo digitale. Lo stesso stupore, la stessa confusione e la stessa curiosità che uno spettatore può aver provato immergendosi nella densa narrazione del film sono vissuti da Flynne.

I produttori di ‘Peripheral’ Jonathan Nolan e Lisa Joy hanno un passato da sci-fi

Sono stati anni difficili per i fan di Jonathan Nolan e Lisa Joy. Nolan e Joy sono una coppia di narratori di fantascienza innovativi che hanno creato una base di fan significativa grazie al successo della loro serie di successo della HBO Westworld e al lavoro di Nolan sui progetti del fratello, Memento e Interstellar. Mentre la prima stagione di Westworld sembrava poter essere il prossimo Game of Thrones, l’interesse per la serie e per i suoi misteri enigmatici ha cominciato a scemare col tempo. La fortuna di Nolan e Joy non è migliorata con i progetti successivi. Il debutto alla regia di Joy, Reminiscence, è stato un fallimento per la critica, mentre Westworld è stato cancellato e rimosso completamente da Max. Sebbene la coppia abbia collaborato come produttori all’acclamato adattamento di Fallout di Prime Video, The Peripheral ha rappresentato la capacità della coppia di raggiungere una base di fan più di nicchia.

Westworld si era concentrato sul gioco mentale con i suoi fan, ispirando teorie e speculazioni selvagge. Nel frattempo, The Peripheral era una serie di fantascienza emotiva che analizzava i pericoli dell’eccessivo affidamento alla tecnologia e la disparità nella gerarchia sociale. Il mondo virtuale costringe Flynne a contemplare i suoi piani per il futuro e la sua educazione in una comunità povera è molto facile da capire. Inoltre, c’è una buona dose di battute comiche tra Reynor, Moretz e le altre guest star della serie che aiutano a bilanciare le parti espositive.

Mentre i personaggi di Westworld erano milionari annoiati, assassini sociopatici e forme di vita artificiali, The Peripheral era essenzialmente un racconto di formazione ambientato in un pericoloso mondo di realtà virtuali contrastanti. Era lo sfondo perfetto per esplorare le lunghezze che una famiglia sarebbe disposta a raggiungere per far crescere la propria posizione. Flynne sarebbe stata disposta a prestare la sua coscienza a una realtà migliore e piena di speranza, anche se non era reale? Quali cambiamenti avrebbe dovuto apportare per salvare la sua famiglia da un futuro oscuro che potrebbe attenderla?

The Peripheral preparava lo spettatore ad una seconda stagione

The Peripheral - Stagione 2

Sebbene una parte significativa della prima stagione di The Peripheral sia dedicata alla creazione del mondo, l’elemento della “scatola del mistero”, così essenziale per molte delle collaborazioni di Nolan e Joy, non sembra un filo sospeso senza risposta. Gli spettatori che hanno seguito la serie fino alla fine potrebbero aver finalmente capito come la serie differenzia certe realtà l’una dall’altra, e quando invece si suppone che siano lasciate ambigue. Le basi stabilite dai primi episodi di The Peripheral avrebbero permesso a una seconda stagione di dedicare meno tempo all’esposizione e di andare avanti con il mistero che si è creato nel finale di stagione, “The Creation of a Thousand Forests”, riguardante l’enigmatico Lev Zubov (J.J. Feild).

La prima puntata di The Peripheral non era perfetta. C’erano alcuni momenti goffi, personaggi poco sviluppati e cambi di tono imbarazzanti, ma nessuno di questi problemi avrebbe impedito a una seconda stagione di apportare miglioramenti. Dato l’enorme materiale di partenza del romanzo di Gibson che gli showrunner avevano a disposizione, The Peripheral sarebbe potuto diventare uno degli show di fantascienza più audaci e originali della televisione. La sua scioccante cancellazione indica che spesso i canali di streaming non sono interessati a lasciare che le serie trovino il loro spazio nel tempo.

Law and Order: SVU, Mariska Hargitay scambiata per un vero agente della polizia di New York da un bambino smarrito

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La vita imita l’arte. Durante le riprese degli episodi finali dell’ultima stagione di Law & Order SVU, la protagonista della serie Mariska Hargitay è stata scambiata per un vero agente di polizia di New York. Il 10 aprile è stata avvicinata da una ragazzina che si era separata dalla sua famiglia, come racconta un testimone a People.

Nelle immagini si vede la Hargitay mettersi al livello della ragazza e farle domande, proprio come fa il suo personaggio Olivia Benson nella serie. A quanto pare, la ragazza non si è accorta della troupe cinematografica e del partner di scena della Hargitay, Ice T, che interpreta Odafin “Fin” Tutuola, che si sono concentrati sul modo in cui la Hargitay era vestita e, naturalmente, sul distintivo della polizia di New York del suo personaggio.

Secondo il testimone, la bambina era stata separata dalla madre nel parco giochi Anne Loftus di Fort Tryon Park. Pare che Mariska Hargitay abbia interrotto la produzione per 20 minuti per aiutare la bambina a ritrovare la madre. Alla fine la madre è stata trovata e si è vista la Hargitay parlare con entrambe per assicurarsi che stessero bene.

Hargitay ha interpretato un poliziotto per due decenni

Law and Order: SVU è attualmente la fiction più longeva della televisione, con 25 stagioni e oltre. La Hargitay interpreta Olivia Benson fin dall’inizio della serie, nel 1999. SVU era uno spin-off del dramma giudiziario Law & Order, iniziato nel 1990 e andato avanti fino al 2010. È stato poi ripreso nel 2021.

La Hargitay ha parlato con People a gennaio, dicendo di aver avuto “quei momenti in cui mi sono infilata in lei. Se c’è una crisi, prendo il comando e mi metto al suo posto. Sono forte e senza paura”. A quanto pare, un incidente del genere si sarebbe verificato solo tre mesi dopo. Nonostante le telecamere abbiano smesso di girare, la Hargitay ha mantenuto il suo ruolo di protettrice della pace, aiutando a riunire la ragazza con la madre.

Law & Order: SVU negli USA va in onda il giovedì sulla NBC e i nuovi episodi sono disponibili in streaming il venerdì su Peacock.

Superman: James Gunn celebra il Superman Day con una nuova foto dal set

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Il co-CEO dei DC Studios e regista di Superman James Gunn sta celebrando gli 86 anni de L’uomo d’acciaio offrendo ai fan altri contenuti dietro le quinte. Sul suo account personale di Threads, James Gunn ha postato una foto di se stesso insieme alle star di Superman David Corenswet e Rachel Brosnahan, ognuno dei quali legge diversi fumetti di Superman.

Rachel Brosnahan, che interpreta Lois Lane, sta leggendo All-Star Superman, David Corenswet, che interpreta Clark Kent, sta leggendo Action Comics #114 e Gunn sta leggendo Superman #1. James Gunn ha dichiarato apertamente in passato che questi fumetti serviranno da ispirazione per la sua versione di Kal-El nel DCU.

Credit Foto - Social di James Gunn

Superman è in piena fase di produzione, con nuovi membri del cast che vengono rivelati man mano che le riprese procedono. Recentemente è stato annunciato che Pruitt Taylor Vince interpreterà il padre di Superman, Jonathan Kent, e Neva Howell sarà la madre di Clark Kent, Martha. Anche Wendell Pierce seguirà le orme di Laurence Fishburne nel ruolo del prossimo Perry White, caporedattore del Daily Planet Newspaper.

Forse l’aspetto più eccitante è che Superman non sarà un’altra storia di origini per l’Uomo d’Acciaio. Come nel caso di Spider-Man di Peter Parker, il pubblico ha visto Clark Kent passare attraverso le procedure per diventare Superman un sacco di volte, quindi Gunn ha deciso di iniziare con un Kal-El più esperto. Ha anche detto che Superman vive in un mondo pieno di altri eroi, ma che nessuno di questi colleghi ruberà i riflettori da ciò che è veramente la storia, ovvero Clark Kent, Lois Lane e Lex Luther. Il DCEU ha commesso l’errore di cercare di introdurre troppi eroi in una volta sola, e Gunn intende evitare questo errore costruendo un mondo ricco di altri personaggi da godere senza perdere di vista ciò che è più importante.

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion. Sean Gunn, María Gabriela de Faría, Terence Rosemore, Wendell Pierce, Sara Sampaio, Anthony Carrigan, Pruitt Taylor Vince completano il cast.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Le 23 migliori docuserie crime in questo momento su Netflix

Le 23 migliori docuserie crime in questo momento su Netflix

Se siete alla ricerca della prossima grande docuserie true-crime da guardare su Netflix, siete nel posto giusto. Una docuserie poliziesca davvero eccezionale ti cattura con un aggancio affascinante, per poi approfondire sempre di più il caso a ogni episodio successivo. Sebbene l’omicidio sia certamente un tema presente nella nostra lista, ci sono anche alcune serie true-crime incentrate su crimini non violenti. Consultate la nostra lista dei migliori spettacoli di cronaca nera su Netflix qui sotto.

Worst Roommate Ever (2022)

Questo terrificante documentario racconta la storia di Alex Miller, una storia di inganni e diffidenza che vi scuoterà nel profondo. Nel tentativo di affittare la sua stanza libera su Craigslist, Alex ha accettato l’offerta di Jed Creek che, a sua insaputa, era un abusivo seriale che progettava di eliminarla meticolosamente dalla sua stessa casa. Con una storia che probabilmente molti di noi conosceranno, Worst Roommate Ever mescola l’orrore di un vero crimine con la suspense di un film di Hitchcock per creare un’esperienza di visione che non dimenticherete presto.

‘Get Gotti’ (2023)

Chi non ama il binge-watch di un vero crimine? Netflix lo fa di sicuro, e Get Gotti è una delle sue migliori offerte nel genere. Seguendo la vita e i crimini del famigerato John Gotti, questo racconto esamina entrambi i lati della questione, documentando il caso dell’FBI che alla fine ha portato alla sua condanna nel 1992. Agghiacciante e così avvincente, Get Gotti è come un film di Martin Scorsese avvolto in colori da vero crimine, con la comprensione della profondità del lavoro investigativo messo in un caso come questo a dir poco sbalorditivo. Anche una capsula del tempo nostalgica per chi ha vissuto nella New York degli anni ’80, Get Gotti è una miniserie avvincente e memorabile.

Murdaugh Murders: scandalo nel profondo Sud (Murdaugh Murders: A Southern Scandal) (2023)

Creato da Jenner Furst e Julia Willoughby Nason, Murdaugh Murders: A Southern Scandal segue la tragica storia vera di un incidente in barca che uccise l’amata giovane Mallory Beach – e di come la ricchezza e l’influenza di una famiglia abbiano corrotto il caso per assicurarsi che l’autista ubriaco Paul Murdaugh la facesse franca. È facile sottolineare quanto questa serie sia divertente, ma la verità è che la pura ingiustizia che ne è alla base è in grado di accendere la furia in tutti coloro che la guardano, e il miglior pregio della serie è la sua capacità di evocare una reazione viscerale ed emotiva. Avvincente dall’inizio alla fine, Murdaugh Murders: A Southern Scandal merita il vostro tempo.

‘How to Become a Cult Leader’ (2023)

Per quanto riguarda i titoli di true crime, questo è forse il più allettante di Netflix. How to Become a Cult Leader segue il successo di How to Become a Tyrant, con un esame in sei episodi di alcuni dei culti più malvagi della storia, come la Manson Family e Heaven’s Gate. Inoltre, gli elementi sociologici e culturali in gioco sono illustrati dalla voce rassicurante di Peter Dinklage. Con una pletora di filmati d’archivio e interviste che aprono gli occhi, oltre a una curiosa sezione animata, How to Become a Cult Leader attira l’utente con il suo seducente intrattenimento a episodi e lo tiene attaccato con promesse di maggiore conoscenza – una struttura intelligente che può sembrare fin troppo familiare a chi ha visto la serie.

‘Catching Killers’ (2021 – Present)

A volte un solo caso di true crime non è sufficiente. Catching Killers di Netflix offre una svolta unica a uno dei generi più affidabili dello streaming, con la serie che fornisce uno sguardo dettagliato al viaggio dell’investigatore verso la soluzione di alcuni dei casi più famigerati del mondo. Sostenendo coloro che hanno fermato il male piuttosto che caratterizzare il colpevole, Catching Killers offre un’esperienza di visione che suscita nel pubblico la volontà di riuscire, senza mai mancare di dare un forte impatto. Forse l’approccio più unico della serie al genere del true crime è quello di offrire la realtà del lavoro della polizia e di come i fondi e il tempo che vengono impiegati nei casi purtroppo non possono essere infiniti.

American Manhunt: l’attentato alla maratona di Boston (American Manhunt: The Boston Marathon Bombing) (2023)

Affrontare uno dei crimini più infami della storia recente non è cosa da poco, ma il team di American Manhunt: The Boston Marathon Bombing si è impegnato al massimo per offrire una visione sfumata e rispettosa della tragedia. Dalle interviste esclusive a giornalisti del calibro di Phillip Martin e dell’agente speciale dell’FBI Rick Deslauriers ai potenti filmati d’archivio, la serie di documentari sfida lo spettatore a non limitarsi a guardare passivamente, ma a impegnarsi attivamente in un evento che ha sconvolto la vita di molti. Agghiacciante e commovente in egual misura, American Manhunt rappresenta un’importante pietra miliare per la televisione sui crimini veri.

‘I Just Killed My Dad’ (2022)

Documentando la vera storia di Anthony Templet, I Just Killed My Dad racconta la storia che il titolo suggerisce, con l’orribile crimine del suddetto assassino e gli eventi che hanno portato ad esso mostrati in dettaglio. Diretto da Skye Borgman, il visionario autore del classico true crime Abducted in Plain Sight, I Just Killed My Dad affronta con disinvoltura una storia davvero terrificante, dando al pubblico la possibilità di immergersi completamente nell’agghiacciante sequenza di eventi che hanno portato alla tragedia. Grazie alle interviste con le persone più vicine a Templet, tra cui la madre e il fratellastro, non sorprende che questa docu-serie abbia ricevuto grandi apprezzamenti, tra cui un notevole punteggio del 100% su Rotten Tomatoes.

‘Killer Sally’ (2022)

In soli tre episodi, Killer Sally racconta la storia dell’ex lottatrice amatoriale Sally McNeil e del famigerato caso criminale che l’ha vista abusare e uccidere il suo fidanzato, l’iconico culturista Ray McNeil. Con un argomento così eclatante ed emotivamente sensibile al centro della vicenda, Killer Sally riesce a rappresentare con rispetto il difficile tema di fondo senza mai mancare di offrire un’ampia gamma di punti di vista sulla situazione. Creando un’atmosfera da brivido per tutta la breve durata della serie, Killer Sally si seppellisce nella mente del pubblico, diventando uno studio che fa riflettere sulla violenza domestica e un’esperienza genuinamente divertente.

The Real Bling Ring: Hollywood Heist” (2023)

Molti documentari sui crimini veri si concentrano su storie lontane nel tempo o non abbastanza pubblicizzate da essere ricordate da molti di noi. The Real Bling Ring: Hollywood Heist, invece, si immerge in una storia molto più recente e di alto profilo rispetto a molte altre – in particolare, le famigerate rapine alle case hollywoodiane di personaggi del calibro di Paris Hilton e Lindsay Lohan da parte di una banda nei primi anni Novanta. Utilizzando interviste sia con gli autori che con alcune delle vittime, The Real Bling Ring offre una doppia prospettiva sui crimini, con discussioni sulla verità e sullo status di celebrità, tra gli altri temi, rendendo la miniserie impossibile da spegnere.

The Most Hated Man on the Internet (2023)

Molto più di un titolo accattivante, The Most Hated Man on the Internet racconta la storia del francamente disgustoso Hunter Moore e della sua creazione – il sito web IsAnyoneUp.com. Con l’intento di rovinare la vita delle persone e di collezionare il maggior numero possibile di vittime, Moore si fa portavoce dell’orribile epidemia di revenge porn è semplicemente spaventoso, e questo documentario offre non solo la storia di Moore ma anche quella delle sue vittime. Avvincente e terribilmente reale, The Most Hated Man on the Internet è un promemoria degli orrori che vivono nel moderno mondo virtuale, con Moore purtroppo solo uno dei tanti terribili cattivi che si nascondono nel cyberspazio.

Bad Vegan: Fama, Frode e Fuggitivi (Bad Vegan: Fame. Fraud. Fugitives.) (2022)

Dopo aver ricevuto la promessa di far vivere per sempre il suo cane, la famosa ristoratrice di New York Sarma Meingailis sposa un uomo che, a sua insaputa, sta per rovinarle la vita. Quattro anni dopo, il marito Anthony Strangis, grazie a un controllo coercitivo, è riuscito a far arrestare entrambi per frode e la reputazione di Sarma sembra essere rovinata per sempre. Nominata come miglior docuserie in streaming agli Hollywood Critics Association Television Awards, Bad Vegan è una storia davvero unica che si distingue come una delle serie true crime più indimenticabili del periodo, non solo di Netflix, grazie al fatto che affronta la disgustosa realtà di molte relazioni moderne.

Night Stalker: The Hunt For a Serial Killer (2021)

Una serie true crime viscerale e grintosa come poche, Night Stalker: The Hunt For a Serial Killer racconta la storia di Richard Ramirez, il California Killer che ha brutalmente tolto la vita ad almeno 13 persone a metà degli anni Ottanta. Non lasciando nulla di intentato, Night Stalker racconta ogni aspetto della caccia a Ramirez, dall’uomo stesso ai detective incaricati di trovarlo, Gil Carrillo e Frank Salerno. Con la discussione su un mostro al centro di questo documentario, Night Stalker riesce a camminare sul filo tra una rappresentazione accurata di orrori reali e un’affascinante visione della mente di un assassino.

Unsolved Mysteries (2020 – Presente)

Originariamente una serie classica creata da John Cosgrove e Terry Dunn Meurer, Unsolved Mysteries è il reboot di Netflix che gli appassionati di true crime avevano richiesto da tempo. Con una serie di episodi diversi disponibili in tre stagioni, Unsolved Mysteries presenta una pletora di temi e racconti diversi che spaziano dalla realtà brutale al paranormale. Sempre avvincente e varia, Unsolved Mysteries si è certamente guadagnata le nomination agli MTV Movie, ai Critics’ Choice e agli Hollywood Critics Association Television Awards.

Scena del crimine: The Vanishing at the Cecil Hotel (2021)

Uno dei misteri più famosi di tutti i tempi, Scena del crimine: The Vanishing at the Cecil Hotel documenta l’improbabile tragedia di Elisa Lam nel 2013, quando la sua sparizione portò al ritrovamento del suo corpo in una cisterna in cima all’hotel. Dopo aver lasciato perplessi migliaia di aspiranti investigatori su Internet per anni, Crime Scene, a differenza di molti altri documentari su questo argomento, offre una risposta definitiva agli eventi accaduti poco più di dieci anni fa. Per coloro che sono abituati a questa storia e sono incerti se valga la pena di guardarlo, la sua interpretazione unica del caso lo rende sicuramente un’esperienza rinfrescante ma comunque straziante, sia che si abbia familiarità con il Cecil Hotel o meno.

‘The Ripper’ (2020)

Dall’altra parte dell’oceano, nel Regno Unito, il caso dello Squartatore dello Yorkshire (chiamato così dai media britannici in onore del suo omonimo vittoriano) è tristemente agghiacciante e continua a perseguitare gli incubi di molti che ne sono stati colpiti. Questo documentario di Netflix racconta la storia a un pubblico mondiale, documentando le imprese malvagie di Peter Sutcliffe e le furiose indagini che hanno portato alla sua cattura e alla sua incarcerazione. Certamente non è una serie true crime per i deboli di cuore, Lo Squartatore non ha peli sulla lingua nel raccontare questa storia atroce, ma si addentra anche nel modo misogino in cui il caso è stato trattato dai media alla fine degli anni ’70, un argomento ancora oggi di grande attualità.

‘Tiger King: Murder, Mayhem, and Madness’ (2020 – 2021)

Il fiore all’occhiello del catalogo dei crimini veri di Netflix, Tiger King: Murder, Mayhem, and Madness è stato un fenomeno mondiale alla sua uscita originale nel 2020, probabilmente aiutato dal fatto che la maggior parte di noi era a casa. Documentando la vita del proprietario di uno zoo di grandi felini, Joe Exotic, ogni episodio si dipana come un mistero tortuoso, ricco di colpi di scena inaspettati e di svolte ridicole quando la storia di Joe Exotic viene esaminata nei dettagli. Da un complotto per commettere un omicidio a un tentativo di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti, in Tiger King si ha la sensazione che nulla sia fuori dal tavolo, rendendo l’esperienza di visione indimenticabile, diversa da qualsiasi altra.

Aguzzini in casa: la vicenda del piccolo Gabriel Fernandez (2020)

Questa serie originale Netflix racconta la storia straziante del protagonista Gabriel Fernandez, un bambino di 8 anni che è stato brutalmente torturato dai suoi genitori malvagi per un periodo di 8 mesi. Esaminando non solo la famiglia, ma anche il sistema sociale che ha deluso il bambino, The Trials of Gabriel Fernandez è, comprensibilmente, una visione terribilmente dura, con l’argomento al centro che rende la visione di alcuni dei crimini veri più scomodi disponibili oggi. Tuttavia, questo non toglie nulla alla sua pregnanza: la triste realtà che questo è solo uno dei tanti casi simili fa di questa docu-serie un faro di speranza che potrebbe allargare gli occhi di coloro che sono al potere e incoraggiarli a fare di più per impedire che questo accada di nuovo.

The Keepers’ (2017)

Raccontando la storia della scomparsa di suor Cathy Cesnik nel 1969, The Keepers si trasforma rapidamente in un mistero pieno di inganni e di realtà strazianti, con i tentativi della suora scomparsa di scoprire un sistema di terribili abusi sessuali in un liceo femminile che mette in moto la possibilità che ci sia stata una cospirazione che avrebbe potuto costarle la vita. Quella che inizia come una tipica serie di true crime si trasforma ben presto in un’indagine stomachevole su alcuni dei crimini più malvagi che si possano immaginare, con l’ignoranza armata di chi ha il potere che rischia di accendere un fuoco di rabbia nel ventre di tutti gli spettatori. The Keepers è davvero uno dei migliori documentari sui crimini veri presenti su Netflix.

‘Making a Murderer’ (2015 – 2018)

Una serie true crime che ha conquistato il mondo, Making a Murderer segue la storia di Steven Avery, un uomo che è stato ingiustamente condannato per omicidio e imprigionato per 18 anni. Dopo il suo rilascio, i tentativi di Avery di tornare alla sua vita tranquilla si sono arenati quando è stato nuovamente accusato di omicidio, questa volta di Teresa Halbach, e sia lui che suo nipote Brendan Dassey sono stati incarcerati. Questa volta, però, nonostante il documentario suggerisca l’innocenza di entrambi, i due sono ancora dietro le sbarre, e Making a Murderer esamina dove il sistema giudiziario potrebbe aver sbagliato. Completamente coinvolgente e molto divertente, Making a Murderer è così ben realizzato e unilaterale che può essere facile dimenticare che non si tratta di un’opera di finzione, con la pura indulgenza della storia che rende la serie un vero crimine che deve essere visto per essere creduto.

‘Wild Wild Country’ (2018)

Selezione ufficiale al Sundance Festival 2018, Wild Wild Country è una serie true crime come nessun’altra. La serie segue il guru Osho (più formalmente conosciuto come Bhagwan Shree Rajneesh) mentre lui e le sue legioni di devoti seguaci si dirigono nel deserto dell’Oregon per dare vita alla loro utopia. Tuttavia, le crepe tra la Chiesa e lo Stato iniziano a manifestarsi, mentre un conflitto con la popolazione locale si trasforma presto nel primo attacco bioterroristico del Paese. Avvincente, enigmatica ed estremamente importante, Wild Wild Country ha catturato l’immaginazione della critica e del pubblico alla sua uscita, portando la docu-serie a vincere il Primetime Emmy per il miglior documentario.

The Innocent Man (2018)

Uscito nel 2018, The Innocent Man adatta l’omonimo bestseller di John Grisham, raccontando la storia dell’uomo locale dell’Oklahoma Ron Williamson, rimasto nel braccio della morte per oltre dieci anni per un crimine che non aveva nemmeno commesso. Affascinante e devastante in egual misura, L’uomo innocente fa un’immersione profonda nel sistema giudiziario degli Stati Uniti e analizza le conseguenze mortali che si verificano quando si commettono errori, che molti ritengono avvengano troppo spesso. Questa serie, di una potenza sconvolgente, si assicura di rimanere fedele al materiale di partenza, coinvolgendo anche lo scrittore John Grisham come partecipante alla telecamera durante il documentario.

Killer Inside: The Mind of Aaron Hernandez (2020)

Una storia che ha catturato l’attenzione di una nazione, Killer Inside: The Mind of Aaron Hernandez racconta nel dettaglio la tragica serie di circostanze che hanno circondato gli efferati crimini dell’ex stella della NFL Hernandez, ricostruendo la sequenza di eventi che ha portato al momento in cui il mondo ha scoperto tutto. Quando si cerca il prossimo documentario sui crimini veri da guardare, è fondamentale che la serie sia in parti uguali sensibile e avvincente, e The Mind of Aaron Hernandez riesce in entrambi i casi. Riuscendo a esaminare in modo ordinato tutti i diversi colpi di scena che hanno circondato la tragedia, questa serie è un trionfo del genere true crime.

‘The Devil Next Door’ (2019)

The Devil Next Door segue sia John Demjanjuk, un uomo accusato di aver commesso crimini terribili come guardia di un campo di concentramento durante l’Olocausto, sia il suo avvocato, Yoram Sheftel, che, in quanto ebreo, si definisce “l’uomo più odiato di Israele” per la sua difesa di un potenziale nazista. Quello che normalmente sembrerebbe un caso aperto e chiuso, viene esaminato nei dettagli cruciali di questa docu-serie, che rappresenta uno degli spettacoli più ricchi di sfumature che Netflix possa offrire. Sostenuta dal suo 91% di gradimento su Rotten Tomatoes, Il diavolo della porta accanto è una serie di cronaca nera affascinante e malata che vi terrà sicuramente svegli la notte, sia per paura che per il desiderio di saperne di più.

Sunny, svelate le prime foto del nuovo thriller interpretato e prodotto da Rashida Jones

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Apple TV+ ha annunciato che Sunny, il mistery thriller con atmosfere da commedia dark, creata da Katie Robbins (“The Affair”, “The Last Tycoon“), che è anche showrunner, e dalla produttrice esecutiva e regista Lucy Tcherniak (“Station Eleven”, “The End of the F***ing World”), Sunny è interpretata dalla candidata agli Emmy, Rashida Jones (“On the Rocks”, “The Other Black Girl”, “Quincy”), che è anche produttrice esecutiva, insieme a Hidetoshi Nishijima, Joanna Sotomura, Judy Ongg, Jun Kunimura, YOU e annie the clumsy.

Sunny: quando esce e dove vederla in streaming

Sunny in streaming farà il suo debutto il 10 luglio con i primi due episodi dei dieci totali, seguiti da nuovi episodi ogni mercoledì fino al 4 settembre.

Sunny: trama e cast

Sunny vede la Jones nei panni di Suzie, una donna americana che vive a Kyoto, in Giappone, la cui vita viene sconvolta quando il marito e il figlio scompaiono in un misterioso incidente aereo. Come “consolazione” le viene dato Sunny, uno dei nuovi robot domestici prodotti dall’azienda elettronica del marito. Sebbene all’inizio Suzie non sopporti i tentativi di Sunny di riempire il vuoto della sua vita, a poco a poco i due sviluppano un’amicizia inaspettata, mentre insieme scoprono l’oscura verità su ciò che è realmente accaduto alla famiglia di Suzie, rimanendo pericolosamente invischiati in un mondo che Suzie non sapeva esistesse.

Prodotto per Apple TV+ da A24, “Sunny” è scritta e prodotta esecutivamente da Katie Robbins, attraverso la sua società Babka Pictures. Anche A24 e Rashida Jones sono produttori esecutivi della serie che è basata sul libro “Dark Manual” del pluripremiato scrittore irlandese di origine giapponese Colin O’Sullivan.

Vicino all’orizzonte: dal cast alla storia vera, tutto quello che c’è da sapere

Il genere dei teen drama, ovvero quei film per ragazzi incentrati su profondi sconvolgimenti dell’animo, si affermano quasi sempre come grandi successi, riuscendo ad andare ad intercettare un preciso pubblico a cui troppo spesso non si dedicano le giuste attenzioni. Film come la serie di After, Colpa delle stelle, Noi siamo infinito o il recente Fabbricante di lacrime ne sono un esempio. Un altro titolo di questo genere affermatosi come un buon successo è Vicino all’orizzonte, che ha commosso gli spettatori per la sua storia d’amore struggente che grazie al coraggio dei due giovani protagonisti riesce a superare ogni ostacolo.

Diretto da Tim Trachte, il film di produzione tedesca vanta la presenza degli attori emergenti Jannif Schümann e Luna Wedler, particolarmente apprezzati nei rispettivi ruoli. La pellicola è la trasposizione dell’omonimo romanzo di Jessica Koch. Questo era inizialmente stato pubblicato nel 2016 sotto forma di ebook, ma in seguito allo straordinario riscontro di pubblico, venne stampato in copia fisica. Particolarmente acclamato anche in Italia, il romanzo è divenuto in breve tempo un best seller, facendo interessare diverse produzioni al suo adattamento.

Per tutti gli appassionati del genere, si tratta dunque di un titolo da non perdere, che offre sì grandi emozioni ma anche profonde riflessioni su come le relazioni ci cambiano. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Vicino all’orizzonte. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Vicino all’orizzonte

La vicenda ruota intorno a Jessica, solare ragazza di 18 anni, annoiata dalla routine della sua vita. Tutto cambia nel momento in cui, durante l’estate, incontra Danny, più grandi di lei di qualche anno. Il loro amore, nato quasi inaspettatamente, sembra perfetto. Ci sono però aspetti del suo passato di cui Danny non parla. Nel momento in cui Jessica scoprirà le cicatrici sul suo corpo, tuttavia, lo costringerà a raccontarle cosa è accaduto. Danny sarà allora costretto a riportare alla luce il suo turbolento passato fatto di soprusi.

Vicino all'orizzonte trama film
Jannik Schümann e Luna Wedler in Vicino all’orizzonte. © Studiocanal GmbH / Bernd Spauke

Il libro di Jessica Koch e la storia vera a cui si ispira

Come anticipato, il film è tratto dal libro scritto nel 2016 dalla Koch. Questo, seppur romanzando gli eventi e ricamandovi sopra una storia più ampia, è tratto da una vicenda realmente vissuta dalla scrittrice. Sul finire degli anni Novanta, infatti, quando la Coch era poco più che adolescente, ebbe un amore di gioventù particolarmente drammatico. Come poi racconterà anni dopo nel libro, si trovò infatti a dover gestire la relazione con un ragazzo vittima di violenza da parte di suo padre e scopertosi sieropositivo.

Scrivere il romanzo è servito all’autrice per rielaborare quel difficile periodo della sua vita, conclusosi, come anche il film, in modo drammatico. Quanto da lei scritto ha ottenuto il favore di critica e pubblico proprio per la sincerità con cui vengono raccontati gli eventi. Paragonato ai romanzi del celebre Nicholas Sparks, con protagonisti innamorati costretti a confrontarsi con problemi più grandi di loro, quello della Koch si è in breve affermato come uno dei libri tedeschi più venduti dell’anno.

Il finale del film

Nel filnale di Vicino all’orizzonte, Danny apprende di avere un’aspettativa di vita di circa 15 mesi. Lui e Jessica decidono allora di fare il viaggio negli Stati Uniti che si erano promessi, ma lì Danny annuncia alla ragazza che non farà la possibile terapia che gli prolungherebbe la vita, perché preferisce morire in modo indipendente. Nonostante questo le spezzi il cuore, Jessica decide di accettare la sua volontà. In seguito trova una lettera di Danny in cui le dice addio e le augura il meglio, con un riferimento ad una poesia che entrambi collegano con l’inizio della loro relazione, riguardante la linea all’orizzonte dove si incontrano la terra e il cielo, la vita e la morte.

Vicino all'orizzonte cast
Jannik Schümann e Luna Wedler in Vicino all’orizzonte. © Studiocanal GmbH / Tom Trambow

 

Il cast del film

Il film è interpretato da due attori emergenti, entrambi originari della Germania ma già con alcuni titoli internazionali all’attivo. Luna Wedler, che nel film interpreta proprio la Koch da giovane, si è infatti resa nota grazie al film coming of age Blue My Mind – Il segreto dei miei anni (2017), al dramma Beast (2019), con Ella Rumpf, e alla serie crime The Team (2015). È poi stata tra i protagonisti di Storia di mia moglie, con Lea Seydoux Louis Garrel, e ha recitato in due episodi di Tutta la luce che non vediamo.

Jannik Schümann, che nel film è Danny, vanta invece una già lunga carriera, composta prevalentemente di titoli televisivi. L’attore ha poi lavorato anche a film per il cinema come Submergence (2017), con Alicia Vikander e La conseguenza (2019), con Keira Knightley. Ha poi debuttato nella sua prima grande produzione statunitense con Monster Hunter, con protagonista Milla Jovovich. Vicino all’orizzonte è tuttavia il primo film che ha permesso loro di recitare in ruoli da veri e propri protagonisti e di ottenere una popolarità maggiore rispetto a quella fino ad ora conosciuta.

Ciò che gli ha permesso di essere così apprezzati è stata inoltre la chimica di coppia da loro sfoggiata, e instauratasi naturalmente sin dal provino. Entrambi gli attori hanno infatti raccontato di aver provato da subito grande fiducia l’uno nell’altro, sentimento avvertito anche dalla produzione che ha così deciso di affidare loro i ruoli principali. La stessa autrice del romanzo si è poi dichiarata estremamente soddisfatta dei due attori, che a suo dire hanno trovato il modo di dar vita alle loro versioni di Danny e Jessica, rimanendo però fedeli allo spirito dei due personaggi del romanzo.

Il trailer di Vicino all’orizzonte e dove vedere il film in streaming

Per gli amanti del film, o per chi volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Vicino all’orizzonte è infatti presente nel catalogo di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinstesto televisivo di giovedì 18 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 2.

Fonte: IMDb

The Witcher – stagione 4: al via le riprese e annuncio della quinta e ultima stagione per la serie Netflix

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In occasione dell’annuncio dell’inizio delle riprese in UK dell’attesissima quarta stagione di The Witcher, Netflix annuncia anche la quinta stagione della serie che sarà il capitolo finale della storia di Geralt e le cui riprese sono previste subito dopo quelle della quarta. Le due stagioni conclusive saranno un adattamento dei restanti libri di Sapkowski, Il battesimo del fuoco, La Torre della Rondine e La Signora del Lago, e offriranno un’epica e soddisfacente conclusione al grande successo fantasy firmato Netflix.

Il cast stellare della quarta stagione sarà guidato da Liam Hemsworth per la prima volta nei panni di Geralt di Rivia, affiancato da Anya Chalotra, Freya Allan e Joey Batey rispettivamente nei ruoli di Yennefer di Vengerberg, la Principessa Cirilla di Cintra e Jaskier, e comprenderà alcune nuove aggiunte, come confermato anche dalla showrunner e produttrice esecutiva Lauren Schmidt Hissrich.

È con enorme orgoglio che iniziamo a girare la penultima stagione di The Witcher con un cast stellare, che comprende alcune nuove emozionanti aggiunte, guidato da Liam Hemsworth nei panni di Geralt di Rivia. Siamo entusiasti di poter portare i libri di Andrzej Sapkowski ad un’epica conclusione. Non sarebbe la nostra serie se non spingessimo la nostra famiglia di personaggi al loro limite massimo – aspettate di vedere come la storia finirà” – Lauren Schmidt Hissrich

La trama della quarta stagione di The Witcher – stagione 4

Dopo gli scioccanti eventi che hanno sconvolto il Continente alla fine della terza stagione, la nuova stagione vede Geralt, Yennefer e Ciri attraversare, separati, il Continente devastato dalla guerra con i suoi molti demoni. Se riusciranno ad accettare e guidare i gruppi di outsiders in cui si trovano, avranno una possibilità di sopravvivere al battesimo del fuoco e ritrovarsi ancora una volta.

Il cast di The Witcher – stagione 4

Liam Hemsworth (Geralt of Rivia), Anya Chalotra (Yennefer of Vengerberg), Freya Allan (Princess Cirilla of Cintra), Joey Batey (Jaskier), Laurence Fishburne (Regis) Eamon Farren (Cahir), Anna Shaffer (Triss Merigold), Mimî M Khayisa (Fringilla), Cassie Clare (Philippa), Mahesh Jadu (Vilgefortz), Meng’er Zhang (Milva), Graham McTavish (Dijkstra), Royce Pierreson (Istredd), Mecia Simson (Francesca), Sharlto Copley (Leo Bonhart), Danny Woodburn (Zoltan), Jeremy Crawford (Yarpen), Bart Edwards (Emhyr), Hugh Skinner (Radovid), James Purefoy (Skellen), Christelle Elwin (Mistle), Fabian McCallum (Kayleigh), Juliette Alexandra (Reef), Ben Radcliffe (Giselher), Connor Crawford (Asse), Aggy K. Adams (Iskra), Linden Porco (Percival Schuttenbach), Therica Wilson-Read (Sabrina), Rochelle Rose (Margarita), Safiyya Ingar (Keira)

  • CREATRICE/ SHOWRUNNER / PRODUTTRICE ESECUTIVA: Lauren Schmidt Hissrich
  • SCRITTO DA: Lauren Schmidt Hissrich (401), Tania Lotia (402), Rae Benjamin (403), Troy Dangerfield (404), Matthew D’Ambrosio (405), Javier Grillo-Marxuach (406), Clare Higgins (407), Mike Ostrowski (408)
  • REGIA DI: Sergio Mimica-Gezzan (401 & 402), Tricia Brock (403 & 404), Alex Garcia Lopez (405 & 406), Jeremy Webb (407 & 408)
  • PRODUTTORI ESECUTIVI: Steve Gaub, Mike Ostrowski, Javier Grillo-Marxuach, Platige Films (Tomek Baginski and Jarek Sawko), Hivemind Content (Jason Brown and Sean Daniel)

Trap: il trailer del nuovo film di M. Night Shyamalan

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Trap: il trailer del nuovo film di M. Night Shyamalan

Warner Bros. Pictures presenta il primo trailer di Trap, una nuova esperienza nel mondo di M. Night Shayamalan, regista di Il sesto senso, The Village e Bussano alla porta, con la partecipazione della stella nascente Saleka Shyamalan. Stando alla sinossi ad oggi riportata, il film ruota intorno ad un padre e una figlia adolescente che partecipano a un concerto pop e si rendono conto di essere al centro di un evento oscuro e sinistro. Non vengono per ora forniti dettagli e anche questo nuovo film di Shyamalan si presenta dunque come un progetto tanto misterioso quanto presumibilmente imprevedibile.

Il cast di Trap

Scritto e diretto da M. Night Shyamalan, Trap è interpretato da Josh Hartnett, Ariel Donoghue, Saleka Shyamalan, Hayley Mills e Allison Pill. Il film è prodotto da Ashwin Rajan, Marc Bienstock e M. Night Shyamalan. Il produttore esecutivo è Steven Schneider. Il direttore della fotografia è Sayombhu Mukdeeprom (“Chiamami col tuo nome“). La production designer è Debbie de Villa (“Ti odio, anzi no, ti amo!“). Il montaggio è di Noëmi Preiswerk e le musiche sono di Herdĭs Stefănsdŏttir (“Bussano alla porta“). Il supervisore musicale è Susan Jacobs (“Old“); la costumista è Caroline Duncan (“Old“). Il casting è a cura di Douglas Aibel (“Asteroid City“).

Parlando del film, Hartnett ha dichiarato che: “Lavorare con M. Night è stata una delle esperienze migliori della mia carriera. Penso che sia un vero artista nel senso “maiuscolo” del termine. E credo che la gente sarà davvero sorpresa ed entusiasta del film che faremo. È molto bizzarro, molto oscuro e selvaggio“. Il film sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures, nelle sale statunitensi il 9 agosto 2024 e a livello internazionale a partire dal 1° agosto 2024.

Transformers: One, trailer italiano del film d’animazione!

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Transformers: One, trailer italiano del film d’animazione!

Eagle Pictures ha diffuso il primo trailer italiano di Transformers: One, film d’animazione che va a raccontare la storia inedita delle origini di Optimus Prime e Megatron, meglio conosciuti come nemici giurati, ma un tempo amici legati come fratelli. Qui ancora noti come Orion Pax e D-16 e ancora sprovvisti della capacità di trasformarsi. Accanto a loro si ritroveranno anche Elita-1, un prototipo di Bumblebee e altri Transformers ancora. Le loro avventure, essendo il film un prequel, si svolgeranno prima che la guerra devasti il loro pianeta natale, Cybertron.

Primo film sui Transformers completamente animato in computer grafica, Transformers: One vanta un cast di voci stellare, tra cui Chris Hemsworth (Orion Pax), Brian Tyree Henry (D-16), Scarlett Johansson (Elita-1), Keegan-Michael Key (Bumblebee), Steve Buscemi, Laurence Fishburne (Alpha Trion) e Jon Hamm (Sentinel Prime). Transformers: One uscirà a settembre 2024 solo al cinema.

Tutto quello che sappiamo su Transformers: One

“Sono così entusiasta e orgoglioso di lavorare con Hasbro ed eOne per portare nei cinema il primo film animato di ‘Transformers’ con una storia mai raccontata prima”, ha dichiarato Ramsey Naito, presidente di Paramount Animation e Nickelodeon Animation, quando ha annunciato il cast al CinemaCon nell’aprile 2023. Naito ha poi aggiunto che: “Sono onorato di avere talenti così incredibili riuniti per interpretare questi personaggi famosi e molto amati in una storia sulle origini al centro del franchise”.

Il regista di Toy Story 4, Josh Cooley dirige il film da una sceneggiatura di Andrew Barrer e Gabriel Ferrari. Steven Spielberg, già produttore esecutivo dei film in live action di Transformers, ricopre tale ruolo anche per Transformers: One, insieme a Brian Goldner, Brian Oliver, Bradley J. Fischer e Valerii An.

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