Continuano le riprese di Beetlejuice 2, sequel dell’iconico film del 1988 di Tim Burton. Tale seguito vedrà Winona Rydertornare nei panni di Lydia Deetz al fianco di Michael Keaton, interprete del bio-esorcista che dà il titolo al film, mentre Catherine O’Hara tornerà nei panni della madre di Lydia. Si darà invece il benvenuto nel franchise a Jenna Ortega, Justin Theroux, Monica Bellucci e Willem Dafoe. I dettagli della storia sono attualmente tenuti nascosti, anche se la famiglia Deetz sembra essere in procinto di crescere.
Mentre continua la produzione del tanto atteso sequel, da People sono infatti emerse nuove foto dal set di Beetlejuice 2, che sembrano anticipare un matrimonio per il personaggio della Ortega, figlia di Lydia. Le immagini, che possono essere visualizzate al link qui riportato, vedono infatti la Ryder che si prepara per una scena in cui partecipa al matrimonio di sua figlia, il personaggio attualmente senza nome della Ortega. L’abito bianco e rosa brillante indossato sembra inoltre preannunciare un personaggio possibilmente opposto a quello della Ryder, decisamente più cupo e gotico.
Oltre a rivelare un primo sguardo alla Ortega, le nuove foto dal set di Beetlejuice 2lasciano però emergere alcune teorie riguardo a tale matrimonio. Come noto, nel film del 1988 Beetlejuice tentava di sposare con la forza Lydia. La stessa cosa potrebbe star accadendo anche a sua figlia. Lo sguardo luminoso sul volto dell’attrice e il suo abito bianco sembrano però suggerire una certa sincerità nel matrimonio, che potrebbe dunque non essere il frutto di una costrizione. Se il personaggio della Ortega fosse solare come queste foto lasciano intendere, sarebbe un forte cambiamento rispetto alla precedente collaborazione dell’attrice con Burton, avvenuta per la serie Mercoledì.
Beetlejuice 2, un sequel a lungo atteso
L’originale Beetlejuice, si concentrava sul personaggio fantasma del titolo che viene assunto da altri due fantasmi scontenti della famiglia che ha occupato la casa in cui abitano, è stato come noto un grande successo, generando anche uno spettacolo teatrale e una serie animata, ma i fan aspettano da decenni che venga realizzato un sequel canonico. Inizialmente si pensò di sviluppare un sequel che avrebbe dovuto essere intitolato Beetlejuice Goes Hawaiian. Il progettò passò però in secondo piano quando Burton si interessò ad altre sceneggiature. Messo da parte, soltanto nel 2011 si è tornato a parlare di un sequel di Beetlejuice.
Della riscrittura della sceneggiatura si è poi occupato Seth Grahame-Smith, già sceneggiatore per Burton di Dark Shadows. Benché Keaton e la Ryder si fossero detti disposti a riprendere i loro ruoli, Burton si è dichiarato in più occasione non convinto del progetto e ciò ha portato a continui ritardi. Tuttavia, nel 2022 Burton ha offerto positivi aggiornamenti sul sequel, lasciando intendere che il tempo per Beetlejuice 2 si stava avvicinando, dicendo: “Sto lavorando su idee e cose, ma è tutto molto presto. Vedremo come va. Com’è per una risposta senza risposta“. Nell’aprile 2023, infine, il film è stato annunciato ufficialmente ed ha ora una data di uscita fissata al 6 settembre 2024.
Con una storia sul suo account Instagram, Xavier Dolan interviene a rettificare quanto riportato dai giornali soltanto poche ore fa. La rivista spagnola El Pais aveva riportato una dura intervista del regista e attore in cui annunciava il suo ritiro, usando espressioni molto dure in direzione dell’arte, del cinema e dello spettacolo.
“Non capisco quale sia il senso di mettersi a raccontare storie mentre tutto il resto attorno a noi cade a pezzi. L’arte è inutile e dedicarsi al cinema una perdita di tempo”. Riportava il pezzo, parole molto dure che, per quanto definitive, potevano essere allineate con una carriera che dopo i 30 anni faticava a trovare la strada del successo che aveva invece caratterizzato il decennio precedente.
Adesso, su Instagram, Xavier Dolan affida a una storia poche parole su sfondo nero: “Ovviamente l’arte ha importanza, ovviamente il cinema non è una perdita di tempo. A volte le parole sono prese fuori dal contesto e le cose si perdono nella traduzione. Mi spiegherò presto. E poi, sto bene!”
Con La mia vita con John F. Donovan aveva realizzato una specie di film conclusivo, in cui raccontava i demoni della fama e la mancanza di ispirazione, salvo poi tornare in un terreno conosciuto e amico con Matthias & Maximeche a oggi è il suo ultimo film per il cinema. Ha poi recitato in Illusioni Perdute e in IT – Capitolo due.
Nonostante la brusca interruzione dei loro rapporti, Johnny Depp sarebbe disposto a lavorare di nuovo con la Disney. “Tutto è possibile“, ha detto a People un insider vicino a Depp a proposito di una riunione con la Disney. “Se è il progetto sarà quello giusto, lo farà”. L’indiscrezione arriva appena un mese dopo che il presidente della Disney Studio Motion Picture Production, Sean Bailey, ha comunicato che lo studio sarebbe pronto a realizzare un nuovo film del franchise Pirati dei Caraibi, dove come noto Depp ha interpretato l’ormai iconico capitan Jack Sparrow.
“Pensiamo di avere una storia davvero bella ed emozionante che onora i film che sono venuti prima e ha anche qualcosa di nuovo“, aveva dichiarato Bailey al NYT. Ovviamente, il dirigente della Disney è stato attento sul fornire indicazioni riguardo un coinvolgimento o meno di Johnny Depp, affermando solo che erano “non ci sono impegni a riguardo al momento”. Anche il produttore della saga, Jerry Bruckheimer, non si è sbilanciato, dichiarando: “dovreste chiedere alla Disney. Non posso rispondere a questa domanda. Davvero, non lo so”.
Bruckheimer ha però anche aggiunto, riguardo ad un possibile ritorno di Depp, che “mi piacerebbe averlo nel film. È un amico, un attore eccezionale, ed è un peccato che le vite personali si insinuino in tutto ciò che facciamo“. Come noto, la Disney si è separata da Jonny Depp alla fine degli anni 2010, dopo che l’attore è stato coinvolto nel controverso divorzio pubblico dalla sua ex moglie Amber Heard, che accusava l’attore di averla picchiata. Nel 2022 si è poi svolto il processo tra Depp e la Heard, con la sentenza andata in gran parte in favore di Depp.
Ora libero da quella vicenda, per Depp potrebbe avere inizio una nuova fase della sua carriera. Sembra dunque che ci siano conversazioni in corso tra lui e la Disney, ma che si stia cercando di tenere queste il più private possibile. Sarà dunque interessante vedere se tali conversazioni tra le due parti porteranno presto a un annuncio formale di riappacificazione, magari con l’annuncio ufficiale di un Pirati dei Caraibi 6 con Depp come protagonista, nonostante in passato abbia detto di non volerne più sapere di quella saga.
Come noto, Deadpool 3 porterà il suo irriverente protagonista a far parte del Marvel Cinematic Universe. In molti però si chiedono in che modo verrà introdotto Deadpool nell’MCU, dato che il film sarà anche il primo realizzato dallo studio di produzione con il divieto ai minori. Mentre sono attualmente in corso le riprese, una delle star del film ha spiegato come il film sarà diverso sotto la supervisione dei Marvel Studios. In una recente intervista con Comic Book, Karan Soni, interprete di Dopinder sin dal primo film, ha dunque parlato della sua esperienza con questo sequel e del fatto che i fan non dovrebbero preoccuparsi della qualità di esso.
“Ho iniziato a lavorarci, quindi posso dire che è uguale agli altri due. – ha dichiarato l’attrice – Sarà vietato ai minori, quindi non sembrerà diverso. L’unica cosa che, per me, è diversa è che questa volta non ho ricevuto la sceneggiatura. Per gli altri due l’avevamo sin dall’inizio, ma i Marvel Studios sono molto più riservati riguardo i loro progetti. Quindi ho visto solo frammenti del tutto”. Come la Soni, anche altri attori di Deadpool 3 potrebbero aver ricevuto solo alcuni pezzi della sceneggiatura, così da impedire fughe di notizie su ciò che effettivamente avverrà nel corso del film che, secondo alcune indiscrezioni, sarà fortemente legato al Multiverso.
Deadpool 3: quello che sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool 3, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.
In attesa di ulteriori conferme, sappiamo che Shawn Levy dirigerà Deadpool 3, mentre Rhett Reese e Paul Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi sui fumetti creati da Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy Molyneux. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con rating R, proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il primo film dello studio con tale classificazione matura. Deadpool 3 uscirà l’8 novembre 2024.
“Basta, mi ritiro dal cinema”. Xavier Dolan, attore e regista canadese, considerato un enfant prodige del cinema, con una carriera precocissima, ha dichiarato a El Paisin occasione della presentazione della sua miniserie The Night Logan Woke Up, che lascerà il mondo del cinema e la regia in particolare.
Parlando con il quotidiano spagnolo, Dolan ha dichiarato: “Non ho più la forza o la voglia di impegnarmi per due anni in progetti che nessuno vede. Ci metto tantissima passione e poi ne esco profondamente deluso. So di essere un bravo regista, ma tutto questo mi porta a credere che non sia così”.
Continuando: “Non capisco quale sia il senso di mettersi a raccontare storie mentre tutto il resto attorno a noi cade a pezzi. L’arte è inutile e dedicarsi al cinema una perdita di tempo”. Per Dolan si tratta anche di una delusione economica, sembra, dal momento che ha aggiunto che da questo nuovo lavoro non ha “guadagnato nulla, ho investito il mio compenso nella produzione e ho dovuto chiedere un prestito a mio padre. È un lavoro privo di gratificazione, sono stanco e scoraggiato. La soluzione più semplice è dirigere spot pubblicitari e costruirmi una casa”.
Con La mia vita con John F. Donovan aveva realizzato una specie di film conclusivo, in cui raccontava i demoni della fama e la mancanza di ispirazione, salvo poi tornare in un terreno conosciuto e amico con Matthias & Maximeche a oggi è il suo ultimo film per il cinema. Ha poi recitato in Illusioni Perdute e in IT – Capitolo due.
Questa dichiarazione di intenti in cui prende le distanze dal cinema dietro la macchina da presa non arriva esattamente inaspettata, ma sicuramente più dura e schietta di quello che ci si poteva aspettare.
Quello del survival movie è un sottogenere particolarmente apprezzato, dove gli spettatori possono ritrovare storie estreme e quantomai disperate, dove si mette in scena però anche tutta la voglia di sopravvivenza che contraddistingue gli esseri umani. La minaccia, in questa tipologia di opere, può essere di tipo naturale come in The Impossibile o animale come nel capolavoro del 1975 Lo squalo. Appartenenti alla prima tipologia, uno dei film più recenti e acclamati è senza dubbio All Is Lost – Tutto è perduto (qui la recensione). La pellicola è stata scritta e diretta nel 2013 da J. C. Chandor, qui alla sua opera seconda e ad oggi la più apprezzata.
Il film si presenta volutamente estremo, con un unico personaggio per l’intera durata di un’ora e quaranta, pochissime linee di dialogo e pressocché ambientato in un unico ambiente. Il titolo fa riferimento ad un’affermazione del poeta Ernes William Hornung, il quale osservò che quando si perde il coraggio, è il momento in cui tutto è perduto. All Is Lost si configura così come una splendida metafora dell’esistenza umana, con quanto avviene che va a rappresentare l’interiorità del protagonista, il suo sentirsi ormai perso come essere umano e pronto ad accettare le conseguenze di ciò.
Da una sceneggiatura lunga appena 31 pagine, prende vita uno dei film più avvincenti, struggenti e memorabili del suo anno e del suo genere. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes, All Is Lost ha guadagnato numerosi onori e riconoscimenti, ottenendo la popolarità meritata. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
All Is Lost – Tutto è perduto: la trama del film
Protagonista del film è un anonimo uomo che, dopo aver salpato per il mare aperto, si ritrova a dover affrontare una serie di problemi nel momento in cui la sua barca, la Virginia Jean, urta un container che provoca una falla nello scafo. Imbarcando acqua, l’uomo rischia di affondare in breve tempo. I tentativi di riparare il danno si rivelano solo parziali, poiché i sistemi di navigazione e di comunicazione sono invece gravemente compromessi. Ritrovandosi isolato e sperduto nell’Oceano indiano, per l’uomo ha inizio un lungo viaggio, che lo porterà ad imbattersi anche in una terribile tempesta. Quando tutto sembra perduto, la speranza dell’anziano dovrà essere davvero l’ultima a morire.
All Is Lost – Tutto è perduto: il cast del film
Come anticipato, il film presenta un unico personaggio per la sua intera durata. L’uomo protagonista è interpretato dal premio OscarRobert Redford, che il regista incontrò al Sundance Film Festival. Qui chiese all’attore di partecipare al suo film e poiché Redford rimase sbalordito dalla semplicità ma dalla forza della sua storia, accettò senza indugi. L’attore sfruttò il fatto di essere costantemente da solo e di non pronunciare se non poche parole per costruire la mentalità del personaggio. Per Redford, che al momento delle riprese aveva 77 anni, l’aspetto più estenuante delle riprese non erano i complessi stunt, la maggior parte dei quali insisté per eseguire personalmente.
Bensì la triste routine quotidiana di essere perennemente inondato d’acqua durante la produzione. Durante le riprese, egli è infatti stato così ripetutamente inzuppato dall’acqua, che ha subito un’infezione all’orecchio sinistro che alla fine gli è costata il 60% del suo udito. Nonostante le difficoltà, la sua struggente interpretazione è stata giudicata come una delle più belle della sua carriera e ci sono state numerose proteste nel momento in cui Redford non fu candidato agli Oscar. Nel film, infine, è possibile vedere l’attore scrivere con la mano destra. Egli è in realtà mancino, ma poiché da bambino a scuola gli fu insegnato a non scrivere con la sinistra ha sviluppato l’abilità di utilizzare l’altra mano.
Il finale di All Is Lost – Tutto è perduto, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Come anticipato, il film è complessivamente una grande metafora dell’esistenza umana. L’uomo protagonista affronta una serie crescente di difficoltà e pericoli, che lo portano a sentirsi sempre più smarrito e perso. Nel giungere al finale del film, il regista ha infine voluto dar vita ad una conclusione altrettanto simbolica, che permettesse allo spettatore di trarre le proprie considerazioni. La mano che salva il protagonista può dunque essere vista come una concreta salvezza umana o, in alternativa, come la mano di Dio. Benché significativamente diverse, le due possibilità portano grossomodo alla medesima conclusione, ovvero la salvezza che l’uomo trova nonostante i suoi errori.
È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. All Is Lost – Tutto è perduto è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV+, Google Play e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 6 luglio alle ore 21:00 sul canale Iris.
Ci siamo e finalmente tra due giovedì in Italia si potrà vedere Barbie, uno film più attesi di questa calda estate. Intanto però per questa prima settimana di luglio al cinema ci sono altri titoli molto interessanti tra cui il documentario su David Bowie Ziggy Stardust & The Spiders From Mars: Il Film e Insidious: La Porta Rossa. Per la seconda volta torna in sala Un mondo di sogni animati, la rassegna dedicata ai capolavori di Hayao Miyazaki. Il primo titolo scelto è la favola di Ponyo sulla scogliera che torna sul grande schermo a 15 anni dalla prima uscita.
Vediamo insieme i film al cinema da noi questa settimana
Insidious: La Porta Rossa
La saga horror al cinema è già arrivata a ben cinque film, sempre scritti da Leigh Whannell e con i primi due diretti da James Wan. Questo quinto capitolo intitolato Insidious: La Porta Rossa è il primo diretto da Patrick Wilson, che anche qui è lui il protagonista. La trama si svolge dieci anni dopo l’ultimo viaggio di Josh Lambert nell’Altrove, un mondo parallelo al nostro ma pieno di demoni e nel frattempo il figlio Dalton ora è diciottenne ed è una matricola all’università. Nonostante il nuovo ambiente il giovane Lambert comincia ad essere perseguitato da incubi e orribili visioni. Il padre si rende conto del pericolo e decide di tornare con il figlio nel regno demoniaco per salvare, una volta per tutte, la sua famiglia.
Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli
Dopo il live action della Sirenetta più famosa di sempre ora è la volta di tornare all’animazione ma rimanendo in fondo al mar con Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli. La protagonista di questa fantastica storia è la dolce sedicenne Ruby bravissima a scuola soprattutto in matematica. Anche qui come nel film del 2022 Red nella trama si parla di cambiamenti e mutazioni, infatti la giovane studentessa scopre che non è un essere umano bensì un kraken gigante. Ruby, come Mia Thermopolis in Pretty Princess, sarà destinata a ereditare il trono della nonna, quello da Regina Guerriera dei Sette Mari.
Animali Selvatici
Il protagonista di Animali Selvatici è Matthias che, qualche giorno prima di Natale, dopo aver lasciato il suo lavoro in Germania, fa ritorno nel suo tranquillo villaggio in Transilvania. Qui l’uomo nella sua terra d’origne vuole dedicarsi maggiormente all’educazione di suo figlio Rudi, rimasto troppo a lungo sotto le cure della madre Ana. Quando dei nuovi lavoratori cingalesi vengono assunti nella piccola fabbrica del posto la pace della comunità viene turbata. Questo lungometraggio del pluripremiato regista rumeno Cristian Mungiu è stato presentato in concorso a Cannes 2022 con il titolo R.M.N.
Hypnotic
Questo nuovo film del regista Robert Rodriguez è stato presentato lo scorso maggio fuori concorso a Cannes 2023. Hypnotic è un thriller di cui Ben Affleck è Danny Rourke, un detective di Austin determinato a ritrovare Minnie la figlia scomparsa. Danny, rinchiuso nel suo dolore, non può far altro che tornare a lavorare e indagare sul rapimento con l’aiuto di Diana, una sensitiva interpretata dall’attrice Alice Braga.
Raffa
Per celebrare i già due anni dalla sua improvvisa scomparsa finalmente esce in sala al cinema, ma solo fino al 12 luglio, il docufilm dedicato a Raffaella Carrà. Questo documentario Raffa e diretto dal regista Daniele Luchetti seguendo un andamento cronologico. Si inizia con l’infanzia passata in Romagna, l’abbandono del padre, l’accademia di danza, gli anni in cui ha recitato per il cinema, la svolta nella televisione italiana, la conquista della Spagna post-franchista, le tournée internazionali, i successi nel piccolo schermo fino alla sua vita più privata.
Rido perchè ti amo
Rido perchè ti amo è una pellicola italiana diretta dal comico e conduttore televisivo Paolo Ruffini. la trama di questo film inizia in una piazza di una città italiana dove due bambini, Amanda e Leopoldo, si giurano amore eterno davanti a una torta a forma di cuore. Dopo 25 anni i due protagonisti sono diventati adulti e si trovano alle prove del matrimonio esattamente come si erano promessi. Una settimana dal lieto evento Amanda parte per Parigi per un lavoro e Leopoldo offeso annulla la cerimonia. L’uomo però ci ripensa subito e cercherà, con romantici gesti, di recuperare l’amore della sua amata.
Rodeo
La regista Lola Quivoron esordisce con un primo lungometraggio molto incisivo e di un’energia femminile selvaggia che mostra sul grande schermo una storia ai margini del mondo del motociclismo acrobatico in Francia. Rodeo racconta di Julia, una giovane donna appassionata di moto che incontra un gruppo di motociclisti in cui cercherà di farsi accettare da questi uomini.
Tramonto a Nord Ovest
Il protagonista di Tramonto a Nord Ovest di Luisa Porrino è Luca, un ragazzo ventenne stanco della sua vita e confuso dalla inaspettata ipotesi di paternità. Il giovane decide di allontanarsi dalla città e di raggiungere il suo amico pastore e astronomo Paolo, partito per un alpeggio svizzero con il suo gregge di capre. Margherita, la sua ragazza, rimasta sola affronta un’altro viaggio molto più complesso, il passaggio da donna che vuole e che deve scegliere il suo futuro. Mentre Luca cammina per i boschi conosce delle persone che per ragioni diverse sono emigrate o stanno emigrando.
I DinsiemE sono una coppia di giovani youtuber siciliani che si sono registrati sulla piattaforma di condivisione video a partire da gennaio 2018 e che, ad oggi, hanno superato il milione e mezzo di utenti iscritti al loro canale.
Erick Parisi e Dominick Alaimo, fidanzati, 27 anni lui e 26 lei, hanno inventato il nome del loro duo artistico usando le loro iniziali e mettendole all’inizio e alla fine della parola “insieme”. Così cinque anni fa partono col pubblicare contenuti indirizzati ai più piccoli in cui, all’interno di video che durano dai dieci ai venti minuti, superano prove e sfide che si lanciano reciprocamente o che vengono dai loro nemici dottor Timoti e dottor Giniu, dove devono svolgere giochi di varia natura il cui scopo è, tendenzialmente, non arrendersi.
Il viaggio leggendario è la loro prima performance su grande schermo, diretto da Alessio Liguori, prodotto da Lotus Production e distribuito da Medusa, è tratto dal loro omonimo libro uscito due anni fa che è solo una parte della loro proficua attività, fatta anche di canzoni, gadget di ogni sorta e altre pubblicazioni con proposte d’intrattenimento più o meno luccicanti.
La storia de Il viaggio leggendario inizia con la coppia impegnata nel suo passatempo preferito, ovvero cucinare facendo pasticci e incolpandosi di conseguenza in maniera scherzosa, sgranando gli occhi ed emettendo frasi con vocali allungatissime. Il programma serale prevedrebbe un pigiama party con le amiche di Dominick, senonché, nel cuore della notte, bussa alla porta un corriere che gli recapita un pacco contenente un lettore di videogiochi ma, appena lo accendono, i due giovani vengono risucchiati dalla console e catapultati in un mondo di fantasia (con uno dei cattivi interpretato da Herbert Ballerina).
Il viaggio leggendario è disponibile su Prime Video
Le premesse che strizzano evidentemente l’occhio a Jumanji sarebbero deliziose e, in effetti, l’ambientazione, i costumi, così come la messa in quadro molto curata dal regista, abbelliscono tutta la parte visiva del film. Liguori fa un gran lavoro nell’uso della macchina da presa, dei piani e i campi, delle luci e gli effetti speciali, e anche le musiche affidate a Fabrizio Mancinelli mostrano quanto l’atmosfera sia soprattutto data dall’abilità nel riconoscere i dettagli da giustapporre al momento opportuno, questione che non è mai marginale.
Assodato questo, è naturalmente necessario che una pellicola abbia delle basi, prima di tutto. La sceneggiatura in questo caso è stata chiaramente affidata a Erick Parisi e Dominick Alaimo – anche perché già il soggetto del film era un loro prodotto – che hanno quindi provveduto alla sua stesura con Fran Crisafulli e Beatrice Valsecchi, ma la banalità del piano del racconto trasuda continuamente, partendo dai passaggi tra una scena e l’altra fino ad arrivare ai dialoghi tra i personaggi.
Il fatto che i due ragazzi non nascano come degli attori sarebbe forse tollerabile a fronte di tematiche affrontate in maniera semplice, sì, in quanto rivolte a una fascia d’età entro la prima decade di vita, ma non certo demenziale.
L’ondata di creatori di contenuti, per lo più comici, che ha visto decollare la propria fama grazie a YouTube, si perde ormai nella notte dei tempi web, e gran parte di loro ha fatto l’approdo al grande schermo con prodotti talvolta deludenti a confronto dei positivi riscontri avuti invece su piattaforma. Il punto è che la differenza tra due linguaggi distanti quanto il cinema e lo smartphone sembra quasi incredibile che sia così tanta, forse perché si tratta comunque di due schermi, a voler ben vedere, ma tant’è. E Il viaggio leggendario di Erick e Dominick ne è la riprova. La fatica con cui si riesce a tollerare l’andamento della storia, a volte, fa quasi tenerezza. Il problema in questo caso è che il fine non giustifica i mezzi, dove il fine è un pubblico di bambini e il mezzo un linguaggio beota con tonalità affatto stimolanti, ma ripetitive e alla fine estremamente superficiali. Rimane l’ottima confezione creata da tutto il cast tecnico, che però non ripaga dell’insensatezza che resta addosso durante i titoli di coda. Dopo i quali c’è addirittura il riferimento a un sequel.
Boots Riley, dopo il debutto dietro la macchina da presa per il film Sorry to Bother you, torna con una serie che segue la stessa onda del suo esordio in regia: Sono Vergine. Lo show, che arricchisce il catalogo di Amazon Prime Video, si impregna di quel surrealismo tipico della prima commedia nera di Riley, ma questa volta ad essere protagonista è un gigante, il tenero e innocente Cootie, interpretato da Jharrel Jerome.
Le figure mitologiche e folcloristiche dei giganti, seppur affascinanti, hanno purtroppo sempre trovato poco spazio all’interno del filone cinematografico di ogni genere, ecco perché la scelta del regista di incentrare la sua storia dai connotati satirici proprio su uno di loro, rende il prodotto molto più attraente. Suscitando la curiosità del pubblico, spinto a chiedersi quale racconto Cootie abbia in serbo per lui.
Sono Vergine, la trama
Oakland, California. Cootie (Jharrel Jerome) è un giovane ragazzo nato con una specialità: è un gigante. Per tutta la vita, però, è stato tenuto prigionerio nella sua stessa casa dai genitori adottivi, i quali hanno sempre temuto per la sua incolumità, vivendo con il terrore che il mondo esterno avrebbe potuto fargli del male qualora lo avessero scoperto. Gli amici di Cootie sono i ragazzi che vede in televisione, inoltre lui non ha fatto nessuna esperienza, né a livello di amizia né tantomeno amoroso, e ne soffre.
Fino a quando, un giorno, non inizia a parlare con tre ragazzi, Felix (Brett Gray), Scat (Allius Barnes) e Jones (Kara Young), i quali gli fanno scoprire cosa si cela aldilà delle mura del suo appartamento nascosto. Una volta a contatto con la società, Scootie si renderà conto di come siano davvero gli esseri umani, e di quanto il sistema sociale e politico non sia clemente e buono come lui immaginava. Nel frattempo, affronterà anche un bellissimo viaggio nelle esperienze della vita.
Tra il surreale e il politico
Sono Vergineè spennellato di una surrealtà molto comica, grottesca e satirica, che ben si palesa dalla prima inquadratura quando vediamo un bambino appena nato di grosse dimensioni in braccio alla madre adottiva perplessa. L’intenzione del regista, lo si capisce subito, è di non allontanarsi mai da questo tono da commedia surreale, pur essendo la serie molto ibrida, nella quale convergono molti tagli narrativi differenti. Fra questi troviamo il fantasy, componente molto forte, una sfumatura del thriller, del mystery, e negli ultimi episodi una propensione all’action, che rendono lo show un caleidoscopio di generi.
Inglobando narrazioni diverse fra loro, pur mantenendo una base comedy, Sono Vergine cerca di affrontare tematiche attuali molto importanti, riferendosi in primis alla sfera politica americana, nella quale però sono contenuti temi universali. È chiaro infatti il desiderio di Riley, come aveva fatto in Sorry to Bother you, di criticare il capitalismo e la sua crisi, a causa della quale negli Stati Uniti la popolazione vede aumentarsi le tasse e abbassarsi gli stipendi. Creando agitazione, sofferenza economica e proteste. Anche il tessuto sociale è preso di mira, si pone la lente d’ingrandimento sul razzismo e la disuguaglianza fra classi sociali, là dove la povertà ti condanna alla morte, come dimostra l’epilogo infelice di Scat, uno degli amici di Cootie, deceduto per non essere stato soccorso in ospedale a causa dell’assicurazione sanitaria.
L’inclinatura verso quest’atmosfera più cupa e realistica è però sempre alternata, per non dire surclassata, dal lato ironico e supereroistico della serie, la quale si occupa principalmente di far conoscere allo spettatore il viaggio esistenziale del protagonista e le sue gag quando è alle prese con il mondo reale (la scena di sesso è fra quelle più divertenti e interessanti). Spezzandone però di continuo il tono che, seppur non generi confusione, infastidisce a tratti per la ritmicità troppo compassata.
La forza è negli affetti
Sono Vergine, nel suo marasma di eventi, ha la capacità di rimanere comunque solido su quello di cui vuole davvero parlare: il processo di crescita e l’accettazione della diversità. Il cominc of age di Cootie, il gigante impacciato che deve fare i conti con la vita al di fuori del nido di casa, sembra più una metafora che un effettiva storia. Ci fa rendere conto di quanto sia difficile astenersi dal giudicare, etichettare o accogliere chi non ci somiglia, e quanto siamo tutti inclini al pregiudizio nonostante chi abbiamo davanti non lo conosciamo affatto. Il nostro protagonista, sia perché nero, sia perché fuori dal comune, viene o sfruttato – monetizzando il suo corpo – oppure screditato e aggredito dai media, che lo condannano subito come mostro seppur non abbia commesso crimini.
Lo show però non si limita solo a condannare o muovere una critica sociale, ma si impegna anche ad elevare, nel suo realismo magico, le nostre relazioni, ponendo l’accento sull’amore e l’amicizia, che rappresentano l’altra faccia della medaglia, quella non intaccata dal “lato oscuro”. Nonostante non sia ben visto dalla comunità, Cootie è amato dai suoi amici e da Flora, un’altra diversa come lui, ed è apprezzato per quello che è, senza essere manipolato o denigrato. Sono Vergine si impianta perciò sulle riflessioni di Riley, le segue e le approfondisce, scavando nelle radici della società e della politica, per smascherarne tutte le contraddizioni.
Dall’altra parte, però, cerca anche di mostrare che qualcosa di buono c’è, e lo si può trovare in quel tessuto umano fatto di principi, valori e lotte. Che, seppur minore rispetto al circondario, è un gioiello da tenerse stretto e dal quale attingere per fortificarsi. Lo show, nella sua traccia surreale, ci dimostra quindi sia in quanto male e corruzione navighiamo quotidianamente, sia quanta meraviglia si nasconde nell’altro che, seppur restii poiché diverso, può farci scoprire scorci di mondo – attraverso il suo sguardo – incantevoli.
Divenuto una vera e propria icona di film d’avventura e d’azione, nel 2018 l’ex wrestler Dwayne Johnson si è cimentato come protagonista dell’adrenalinico Skyscraper. Scritto e diretto da Rawson Marshall Thurber, che aveva già lavorato con Johnson per Una spia e mezzo, il film si è affermato come uno dei blockbuster di maggior richiamo del suo anno, coniugando al suo interno grandi emozioni ed esplosivi effetti speciali. La presenza dell’attore è stata poi fonte di garanzia per i suoi fan, consapevoli del talento di Johnson nello scegliere con cura i suoi progetti. Il tutto è impreziosito dalla presenza come direttore della fotografia di Robert Elswit, premio Oscar per Il petroliere.
Con una trama vagamente ispirata al primo film della saga di Die Hard, Skyscraper è da subito stato un progetto che ha attratto numerosi studios cinematografici. A vincere i diritti per il titolo è però stata la Legendary Pictures, che ha infine dato il via libera alla sua produzione. Johnson è così tornato a vestire i panni che più gli riescono meglio, ricevendo anche numerose lodi per la sua performance. L’attore è poi ance stato candidato ai People’s Choice Awards e ai Nickelodeon Kids’ Choice Awards come attore preferito dal pubblico. Con questo film egli ha così continuato a riaffermare la propria persona sul grande schermo, confermandosi nel pieno di un periodo d’oro della sua carriera.
Al momento della sua uscita in sala, il film si è poi dimostrato anche un buon successo di pubblico. A fronte di un budget di circa 125 milioni di dollari, il film è arrivato ad incassarne un totale di circa 304 in tutto il mondo. Ciò lo ha portato ad essere uno dei titoli del suo genere di maggior richiamo dell’anno. Diverse sono le curiosità legate a questo titolo, da quelle riguardanti la scelta del cast fino agli effetti speciali e le location. Proseguendo nella lettura si potrà scoprire le principali di queste, come anche dove è attualmente possibile trovare e vedere in streaming il film.
La trama del film Skyscraper
Protagonista del film è Will Sawyer, agente FBI costretto a lasciare il suo lavoro dopo anni di servizio a causa di un brutto incidente. Durante un operazione di salvataggio, è infatti rimasto coinvolto in un esplosione che lo ha portato a perdere una gamba. Operato da quella che poi diventerà sua moglie, Sarah, Will si ritrova dunque ad indossare una protesi artificiale tecnologicamente evoluta. Costretto ad una vita grossomodo sedentaria, egli decide di lasciare gli Stati Uniti per andare a vivere ad Hong Kong con moglie e figli. Qui, tramite un collega, riesce ad ottenere il lavoro di addetto alla sicurezza del grattacielo più alto del mondo, prossimo all’inaugurazione. Mentre svolge il suo lavoro, Will viene però attaccato da un ladro che gli ruba la borsa.
Ben presto capirà però che il vero obiettivo del furto era il tablet che egli porta con sé, e che gli dà accesso a tutti i sistemi di sicurezza dell’edificio. Comprendendo di essere stato tradito dal suo vecchio collega, Will si ritrova al centro di un’operazione terroristica, la quale ha come primo obiettivo quello di impadronirsi proprio del prezioso dispositivo. Deciso ad andare fino in fondo a questa storia, l’ex agente FBI scoprirà che durante la sua distrazione un gruppo di terroristi dell’Europa dell’est ha preso possesso dell’edificio, all’interno del quale si trovano anche sua moglie con i figli. Questo è quanto gli basta sapere per decidere di combattere da sé i nemici, pronto a tutto pur di salvare la propria famiglia.
Skyscraper: il cast del film
Come riportato, Dwayne Johnsonè il protagonista assoluto del film. Il regista, che aveva già lavorato con lui, disse di non aver voluto altri se non lui per il ruolo principale, e con l’interesse di Johnson il progetto prese infine ad essere realizzato. Egli si dimostrò così coinvolto dalla pellicola da voler ricoprire anche il ruolo di produttore. Come sempre, inoltre, l’attore si sottopose ad un allenamento ancor più intensivo del solito in vista delle riprese. Ciò gli permise di poter eseguire da sé tutte le spericolate acrobazie previste dal copione, evitando di essere sostituito da controfigure. Ancora una volta, Johnson si è dimostrato ricco del carisma e della presenza scenica giusta per sorreggere il film sulle proprie spalle, assicurandogli un buon successo.
Accanto a lui si ritrova l’attrice Neve Campbell, nel ruolo della moglie Sarah. Celebre per il ruolo di Sidney Prescott nella saga di Scream, l’attrice dovette superare un’accesa competizione prima di ottenere la parte nel film. L’attore Chin Han ha invece dato vita a Zhao Long Ji, proprietario del grattacielo all’interno del quale si svolgono le vicende. Roland Møller, noto per film come Atomica bionda, è invece il terrorista scandinavo Kores Botha. Pablo Schreiber ha invece ricoperto il ruolo di Ben Gillespie, il collega del protagonista poi passando dalla parte dei cattivi. Nel film si ritrova poi anche Tzi Ma, celebre attore cinese comparso in numerosi film hollywoodiani di grande successo. Nel film Skyscraper ha interpretato il capo dei pompieri di Hong Kong.
Le location di Skyscraper, il trailer, e dove vedere il film in streaming e in TV
Come spesso accade per blockbuster di questo tipo, molto di quanto è possibile vedere sul grande schermo è in realtà frutto di ricostruzioni o effetti speciali. La maggior parte delle riprese si sono infatti svolte in studio a Vancouver, dove è stato ricostruito parte del grattacielo protagonista. Ulteriori riprese, in particolare degli esterni, si sono poi effettivamente svolte ad Hong Kong, in particolare nei pressi del Hong Kong Cultural Center. Il grattacielo più alto del mondo rappresentato nel film non è dunque realmente esistente, ma è frutto di un sapiente uso di scenografia unita agli effetti speciali, qui curati dalla Industrial Light & Magic.
Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Skyscraper è infatti presente su Rakuten TV, Google Play, Apple TV+, Prime Videoe Netflix. Su quest’ultima piattaforma si trova attualmente al 5° posto nella Top 10 dei film più visti in Italia. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video.
Dopo l’incoronazione di The Fabelmans come Miglior Film Internazionale ai Premi David di Donatello 2023, il regista Steven Spielberg ha scritto una lettera di ringraziamento alla Presidente Piera Detassis e a tutti i giurati e membri dell’Accademia del Cinema Italiano che con il loro voto hanno determinato tale vittoria.
Ecco di seguito il testo della lettera:
Cara Piera,
vorrei estendere i miei ringraziamenti a te e all’intero corpo dell’Accademia del Cinema Italiano per aver onorato The Fabelmans come Miglior Film Internazionale 2023. Come sai, questo film è molto speciale e non avrebbe potuto essere più profondamente personale, quindi il vostro apprezzamento significa molto. Essere premiato dall’Accademia del Cinema Italiano, la casa di tanti dei miei eroi, tutti gli uomini e le donne che hanno ispirato il mio lavoro nel corso della mia vita e carriera. Il loro coraggio nel condividere le loro storie personali ha dato coraggio a me per condividere la mia. I miei coproduttori Kristie Macosko Krieger e Tony Kushner condividono il premio e partecipano al mio ringraziamento.
un caro saluto,
Steven Spielberg
La storia di Steven Spielberg con i Premi David di Donatello è molto lunga. Il regista americano ha infatti più volte il riconoscimento nel corso della sua carriera. Oltre al premio per The Fabelmans, Steven Spielberg ha vinto anche due David Speciali, nel 2004 e nel 2018, due David per il Miglior film straniero con Il ponte delle spie e Incontri ravvicinati del terzo tipo, un David al Miglior Regista Straniero per E.T. – L’extraterrestre nel 1983 e uno come Miglior Produttore Straniero nel 1986 per Ritorno al futuro.
Apple TV+ ha diffuso il secondo trailer della seconda stagione di Fondazione, l’epica saga dello showrunner David S. Goyer, basata sulla pluripremiata serie di romanzi omonimi di Isaac Asimov, e con un cast internazionale guidato dagli attori nominati agli Emmy Jared Harris e Lee Pace, insieme alle stelle nascenti Lou Llobell e Leah Harvey. La seconda stagione in 10 episodi di “Fondazione” debutterà in tutto il mondo con il primo episodio venerdì 14 luglio su Apple TV+, seguito da nuovi episodi settimanali ogni venerdì fino al 15 settembre La serie Apple Original è prodotta per Apple TV+ da Skydance Television.
Nella seconda stagione, ambientata oltre un secolo dopo il finale della prima stagione, la tensione è alle stelle in tutta la galassia. Mentre i Cleon si dissolvono, una regina vendicativa complotta per distruggere l’Impero dall’interno. Hari, Gaal e Salvor scoprono una colonia di Mentalici con abilità psioniche che minacciano di alterare la psicostoria stessa. La Fondazione è entrata nella sua fase religiosa, promulgando la Chiesa di Seldon in tutto l’Outer Reach e incitando la Seconda Crisi: la guerra con l’Impero. Il monumentale adattamento di Fondazione racconta le storie di quattro individui che trascendono lo spazio e il tempo mentre superano crisi mortali, mutevoli lealtà e complicate relazioni che alla fine determineranno il destino dell’umanità.
Nel cast ritroviamo Laura Birn, Cassian Bilton e Terrence Mann, oltre a nuovi personaggi tra cui Isabella Laughland (Brother Constant), Kulvinder Ghir (Poly Verisof), Ella-Rae Smith (Queen Sareth di Cloud Dominion), Holt McCallany (Direttore Jaegger Fount), Rachel House (Tellem Bond), Nimrat Kaur (Yanna Seldon), Ben Daniels (Bel Riose) e Dimitri Leonidas (Hober Mallow). Fondazione è prodotta per Apple da Skydance Television e guidata dallo showrunner e produttore esecutivo David S. Goyer, con Alex Graves, David Ellison, Dana Goldberg, Bill Bost, Robin Asimov e Marcy Ross anch’essi produttori esecutivi.
In occasione della XII edizione di Ciné – Giornate di Cinema a Riccione, Disney Italia ha presentato le novità in arrivo nelle sale cinematografiche italiane nei prossimi mesi.
LA CASA DEI FANTASMI – AL CINEMA DAL 23 AGOSTO 2023
La Casa dei Fantasmi, la divertente avventura Disney da brividi ispirata alla classica attrazione del parco a tema, arriverà il 23 agosto nelle sale italiane, dopo essere stata presentata in anteprima italiana a #Giffoni53 il 27 luglio. Il film racconta di una donna e di suo figlio che si rivolgono a un variegato gruppo di cosiddetti esperti spirituali per aiutarli a liberare la loro casa da intrusi soprannaturali. Diretto da Justin Simien, La Casa dei Fantasmi è interpretato da un cast stellare che include LaKeith Stanfield, Tiffany Haddish, Owen Wilson, Danny DeVito, Rosario Dawson, Chase W. Dillon e Dan Levy, con Jamie Lee Curtis e Jared Leto. Il film è prodotto da Dan Lin e Jonathan Eirich, mentre Nick Reynolds e Tom Peitzman sono i produttori esecutivi.
Arriverà il 14 settembre nelle sale italiane il film 20th Century Studios Assassinio a Venezia, uno sconvolgente thriller soprannaturale basato sul romanzo di Agatha Christie “Poirot e la strage degli innocenti”, diretto e interpretato dal premio Oscar® Kenneth Branagh nel ruolo del celebre detective Hercule Poirot. Ambientato nell’inquietante Venezia del secondo dopoguerra, alla vigilia di Ognissanti, Assassinio a Venezia è un terrificante mistero che vede il ritorno del celebre investigatore Hercule Poirot. Ormai in pensione e in esilio volontario nella città più affascinante del mondo, Poirot partecipa con riluttanza a una seduta spiritica in un palazzo decadente e spettrale. Quando uno degli ospiti viene assassinato, il detective si ritrova in un mondo sinistro di ombre e segreti. Con una sceneggiatura del candidato all’Oscar® Michael Green, Assassinio a Venezia è prodotto da Kenneth Branagh, Judy Hofflund, Ridley Scott e Simon Kinberg, mentre Louise Killin, James Prichard e Mark Gordon sono i produttori esecutivi. Gli indimenticabili personaggi del film sono interpretati da un cast brillante che include Kenneth Branagh, Kyle Allen, Camille Cottin, Jamie Dornan, Tina Fey, Jude Hill, Ali Khan, Emma Laird, Kelly Reilly, Riccardo Scamarcio e Michelle Yeoh.
Diretto da Gareth Edwards, l’epico thriller d’azione 20th Century Studios, New Regency ed Entertainment One The Creator arriverà il 28 settembre nelle sale italiane. In una guerra futura tra la razza umana e le forze dell’intelligenza artificiale, Joshua (Washington), un ex agente delle forze speciali in lutto per la scomparsa della moglie (Chan), viene reclutato per dare la caccia e uccidere il Creator, l’inafferrabile architetto dell’avanzata IA che ha sviluppato una misteriosa arma con il potere di porre fine alla guerra… e all’umanità stessa. Joshua e la sua squadra di agenti d’élite oltrepassano le linee nemiche nel cuore oscuro del territorio occupato dall’IA solo per scoprire che l’arma apocalittica, che è stato incaricato di distruggere, è un’IA con le sembianze di un bambino. Il film è interpretato da John David Washington, Gemma Chan, Ken Watanabe, Sturgill Simpson, l’esordiente Madeleine Yuna Voyles e la vincitrice dell’Academy Award® Allison Janney. La sceneggiatura è di Gareth Edwards e Chris Weitz, da un soggetto di Edwards. Il film è prodotto da Gareth Edwards, p.g.a., Kiri Hart, Jim Spencer, p.g.a. e Arnon Milchan, mentre Yariv Milchan, Michael Schaefer, Natalie Lehmann, Nick Meyer e Zev Foreman sono i produttori esecutivi.
POVERE CREATURE! – AL CINEMA DAL 12 OTTOBRE 2023
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Povere Creature!, il film di Yorgos Lanthimos interpretato da Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef e Jerrod Carmichael, arriverà il 12 ottobre nelle sale italiane. Dal regista Yorgos Lanthimos e dalla produttrice Emma Stone arriva l’incredibile storia e la fantastica evoluzione di Bella Baxter (Stone), una giovane donna riportata in vita dal brillante e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe). Sotto la protezione di Baxter, Bella è desiderosa di imparare. Affamata della mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una travolgente avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione. Basata sul libro di Alasdair Gray, la sceneggiatura è stata scritta da Tony McNamara, rendendo questa la seconda collaborazione tra Lanthimos e McNamara (La favorita). Il film è stato prodotto da Ed Guiney, Andrew Lowe, Yorgos Lanthimos ed Emma Stone.
Nel film Marvel StudiosThe Marvels, che arriverà l’8 novembre nelle sale italiane, Carol Danvers alias Captain Marvel ha recuperato la propria identità dai tirannici Kree e si è vendicata della Suprema Intelligenza. Ma a causa di conseguenze impreviste, Carol deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”. Il film è interpretato da Brie Larson, Teyonah Parris, Iman Vellani, Samuel L. Jackson, Zawe Ashton e Park Seo-joon. The Marvels è diretto da Nia DaCosta e prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Mary Livanos e Matthew Jenkins sono i produttori esecutivi. La sceneggiatura è firmata da Megan McDonnell, Nia DaCosta, Elissa Karasik e Zeb Wells.
Il nuovo film Walt Disney Animation Studios di Natale Wish arriverà il 21 dicembre nelle sale italiane. In Wish, la brillante sognatrice Asha esprime un desiderio così potente che viene accolto da una forza cosmica, una piccola sfera di sconfinata energia chiamata Star. Insieme, Asha e Star affrontano un nemico formidabile – il sovrano di Rosas, Re Magnifico – per salvare la sua comunità e dimostrare che quando la volontà di un umano coraggioso si unisce alla magia delle stelle, possono accadere cose meravigliose. Il film è diretto dal regista premio Oscar® Chris Buck (Frozen – Il Regno di Ghiaccio, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e Fawn Veerasunthorn (Raya e l’ultimo drago), prodotto da Peter Del Vecho (Frozen – Il Regno di Ghiaccio, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e co-prodotto da Juan Pablo Reyes (Encanto). Jennifer Lee (Frozen – Il Regno di Ghiaccio, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) è la produttrice esecutiva, oltre che sceneggiatrice del progetto insieme a Allison Moore (Notte stellata, Manhunt). Le canzoni originali sono firmate dalla cantautrice nominata ai Grammy® Julia Michaels e dal produttore/cantautore/musicista vincitore del Grammy® Benjamin Rice, mentre la colonna sonora è composta da Dave Metzger.
CHI SEGNA VINCE – AL CINEMA DALL’11 GENNAIO 2024
Diretto dal premio Oscar® Taika Waititi, il lungometraggio Searchlight Pictures Chi Segna Vince arriverà l’11 gennaio 2024 nelle sale italiane. Il film racconta la storia della squadra di calcio delle Samoa Americane, che ha subito la peggiore sconfitta nella storia della Coppa del Mondo perdendo 31 a 0 contro l’Australia nel 2001. Con l’avvicinarsi delle qualificazioni per la Coppa del Mondo 2014, la squadra ingaggia un allenatore sfortunato e anticonformista (Michael Fassbender) per aiutarla a risollevarne le sorti. Il cast include anche Elisabeth Moss, Oscar Kightley, David Fane, Beulah Koale, Lehi Falepapalangi, Semu Filipo, Uli Latukefu, Rachel House e Kaimana. Chi Segna Vince è prodotto da Waititi insieme a Jonathan Cavendish e Garrett Basch, mentre Andy Serkis, Will Tennant e Kathryn Dean sono i produttori esecutivi.
La convention si è conclusa con alcune anticipazioni relative ai titoli in arrivo nel 2024: Biancaneve; Mufasa: The Lion King; i lungometraggi Disney e Pixar Elio e Inside Out 2; i film Marvel Studios Captain America: Brave New World e Thunderbolts; oltre ai nuovi capitoli delle saghe de Il Pianeta delle Scimmie, Deadpool e Alien.
Secret Invasion procede a pieno ritmo su Disney Plus, con Nick Fury più impegnato che mai nel tentativo di impedire agli Skrull di conquistare la Terra. Se avete visto l’ultimo episodio rilasciato e avete dubbi sul finale di Secret Invasion 1×03, la terza puntata della serie Marvel, ecco la nostra spiegazione. Ovviamente, attenzione agli spoiler!
Con chi parla Priscilla alla fine dell’episodio 3 di Secret Invasion?
Priscilla sta probabilmente parlando con Pagon alla fine dell’episodio 3 di Secret Invasion. Vediamo la moglie di Nick Fury parlare con qualcuno prima che inizino i titoli di coda. L’episodio non ha svelato il nome della persona, ma i fan hanno sentito chiaramente che si trattava di una voce maschile. Quando Priscilla (Charlayne Woodard) ha chiesto di parlare con Gravik, l’uomo al telefono ha negato la sua richiesta e ha dichiarato che doveva parlare con lui. Un’ipotesi plausibile è che sia Pagon (Killian Scott) l’uomo con cui Priscilla sta parlando, ma i fan dovranno comunque aspettare un’altra settimana per scoprire la risposta.
G’iah è morta?
A quanto pare, G’iah è morta. A meno che gli sceneggiatori non trovino una soluzione creativa per mantenere in vita il personaggio, G’iah (Emilia Clarke) sembra essere morta alla fine dell’episodio 3, dopo essere stata colpita da Gravik. Nel corso della puntata, si è scoperto che G’iah ha lavorato con suo padre, Talos (Ben Mendelsohn), per tutto questo tempo. Quando Gravik (Kingsley Ben-Adir) ha trovato la spia Skrull, ha sparato al petto del suo ex alleato. Il proiettile sembra aver colpito una regione vicina al cuore, ammesso che la fisiologia degli Skrull sia la stessa di quella umana. In ogni caso, il colpo è sembrato letale. Secret Invasion è la prima serie del Marvel Cinematic Universe della Fase 5, inaugurata con Ant-Man and the Wasp: Quantumania a febbraio. Lo show adatta l’omonima trama dei fumetti Marvel Comics pubblicata nel 2008, in cui gli Skrull si sono infiltrati sulla Terra per anni, sostituendo individui chiave, tra cui i Vendicatori, con impostori Skrull.
Palma d’Oro nel 2007 con il più volte citato 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, Cristian Mungiu al Festival di Cannes ha vinto anche premi con i successivi Oltre le colline (2012) e Un padre, una figlia (2016), ed era da allora che non portava nei nostri cinema un suo nuovo film. Da non perdere, dunque, l’uscita in sala del 6 luglio – grazie a Bim Distribuzione – del suo ultimo Animali Selvatici (R.M.N.), film che ci porta in un piccolo villaggio della Transilvania per raccontarci una situazione fin troppo comune e diffusa di questi tempi, anche nel nostro Paese.
“Una storia sul tempo passato e sul tempo presente, sul carattere subdolo e ipocrita di una scala di valori europea che viene più rivendicata che messa in atto – la descrive lo stesso regista. – Una storia di intolleranza e discriminazione, di pregiudizio, stereotipi, autorità e libertà… di codardia e di coraggio“, e di “sopravvivenza“, come a lungo è stata insegnata e come oggi viene declinata.
Animali Selvatici: il passato che ritorna
Qualche giorno prima di Natale, dopo aver lasciato l’impiego in Germania a causa di uno scontro col suo datore di lavoro, Matthias fa ritorno al suo tranquillo villaggio in Transilvania. Dove sembra aver intenzione di dedicarsi all’educazione dell’insicuro figlio Rudi, rimasto troppo a lungo sotto le cure della apprensiva madre Ana, e di rivedere la sua ex amante, Csilla. Che intanto ha fatto carriera nel panificio locale, deciso a uscire dalla crisi generale rilanciandosi e assumendo nuovo personale. Non nel paese, però, dove nessuno ha intenzione di firmare un contratto al minimo del salario, bensì dall’estero.
Così, a essere assunti, sono due tranquilli operai cingalesi, costretti a emigrare per sostenere la propria famiglia nello Sri Lanka e in regola con documenti e permessi. ‘Dettagli’ che passano in secondo piano, però, quando a emergere sono i pregiudizi e l’ignoranza di una parte – rumorosa – degli abitanti del luogo, che in loro vedono la causa di ogni male e su di loro sfogano frustrazioni e la rabbia di chi fino a quel punto sembrava aver trovato un equilibrio tra diverse etnie e religioni.
Qui non è il Paradiso
Sembra sempre più irrealizzabile l’utopia di un mondo nel quale si possa vivere tutti insieme, senza muri o complessi di superiorità, ma se le cronache quotidiane sono più dure di qualunque fantasia, sono film come questo a scavare dentro le coscienze. Non a caso il regista stesso sottolinea come dovremmo essere noi stessi a riconoscere la parte animale, beluina e indicibile, dentro di noi, ad averne consapevolezza, proprio come nel film mostra invece la resistenza – o incapacità – di tutti a definirsi apertamente razzisti.
Come il piccolo Rudi si chiude nel mutismo spaventato da quello che vede nel bosco – l’ignoto, il diverso – sono in molti a urlare per cercare di dare voce alle stesse paure. E ad arrampicarsi sugli specchi per dare una credibilità – storica o etnica – a una ormai insostenibile e anacronistica autarchia, quando non esplicitamente isolamento che tanto ricorda il protezionismo che fu. Sono solo alcuni dei livelli sui quali si sviluppa questo R.M.N. (da titolo originale), nel quale l’esame ‘radiologico’ del non visibile si concentra di volta in volta sui precedenti patri, il degrado cittadino, i problemi lavorativi e l’involuzione culturale della popolazione, fino alla crisi della famiglia e dell’individuo.
Un impegno notevole, che il regista affronta scegliendo accuratamente tanto gli interpreti quanto le sue location, tra le quali spicca la Rimetea premio Europa Nostra nel 1999 per la conservazione del patrimonio culturale e architettonico (e proposta all’UNESCO) e dove si ha una sostanziale convivenza tra rumeni, ungheresi, tedeschi, cattolici ed ebrei.
Nella realtà, come nella finzione, dove prima dei cingalesi il problema era stato con gli “zingari” da cacciare. A testimonianza di un nervo scoperto, che le polemiche seguite all’uscita del film in patria hanno confermato. D’altronde l’uso dell’elemento surreale è piuttosto labile e principalmente confinata a un finale allegorico e didascalico insieme nel suo ribadire il concetto espresso per tutto il film.
La negatività destinata agli altri, tende a rivolgersi verso se stessi, verso soggetti chiusi in un mondo piccolo, o addirittura talmente isolati da finire per non trovare un posto nemmeno in casa propria. Nel tentativo di fotografare le diverse posizioni, purtroppo, il ritmo e la coerenza narrativa ne risentono, e si sente la mancanza di una maggiore dialettica, nonostante l’evidente ignavia di una chiesa debole e retrograda e l’unica opposizione all’individualismo dilagante e a certo machismo preistorico – che confonde tradizione con sovranismo – da parte della ottima Judith State, che davvero regge il film, soprattutto da un punto di vista attoriale.
Ricordi Pericolosi è spesso citato come uno dei migliori episodi di Black Mirror, e per una buona ragione. È una cupa rappresentazione di un mondo del prossimo futuro in cui i ricordi non sono più un concetto grazie a un impianto che registra tutto ciò che vede e sente colui che ha installato il detto impianto, permettendogli così di rivivere qualsiasi evento della sua vita, nel bene e nel male.
È stata una pietra miliare per la serie e non ci è voluto molto perché lasciasse un impatto indelebile sulla cultura popolare. Mentre i precedenti episodi della stagione d’esordio di Black Mirror avevano adottato un approccio sociale, Ricordi Pericolosi ha optato per un tocco più gentile, attenuando gli elementi apertamente satirici e filtrando invece la sua tesi attraverso un piccolo gruppo di personaggi riconoscibili, assicurando che l’attenzione fosse sempre mantenuta sul modo in cui gli esseri umani utilizzano e abusano di tale tecnologia piuttosto che sulla tecnologia stessa. È un modello che molti episodi futuri avrebbero poi replicato, garantendo a Ricordi Pericolosi un posto fisso in tutte le discussioni sui momenti migliori di Black Mirror.
Curiosamente, Ricordi Pericolosi detiene anche il primato di unico episodio non scritto da Charlie Brooker, ma da Jesse Armstrong, che molti anni dopo sarebbe divenuto famoso per una certa serie dal titolo Succession. Il padre della famiglia Roy ha conservato i diritti di sfruttamento della sceneggiatura della puntata e nel 2013 è stato confermato che quella storia sarebbe andata a finire a Hollywood, nelle mani di Robert Downey Jr. in veste di produttore.
Sembra che Armstrong avesse da subito ambizioni cinematografiche per la sua sceneggiatura e che a contendersi i diritti dello script fossero Robert Downey Jr. e George Clooney. Alla fine la Team Downey ha vinto lo scontro. Ma a un decennio di distanza dall’acquisizione, forse la storia non ha più il suo appeal, anche se invece Jesse Armstrong, che rimane comunque alla scrittura del progetto, ha acquisito invece più credito agli occhi dell’industria grazie al successo di Succession.
Non sappiamo quando il progetto entrerà in produzione, ma sarebbe la seconda volta per Black Mirror sul grande schermo, dopo l’esperimento di Bandersnatch del 2018. Intanto il mese scorso su Netflix è arrivata la sesta stagione della serie monografica.
Dopo le vittorie ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, Marco Bellocchio riceve il Globo d’Oro dai giornalisti della stampa estera accreditata in Italia per il filmRAPITOe per la serie ESTERNO NOTTE.
Un nuovo riconoscimento per RAPITO, che si aggiunge alle importanti notizie provenienti dall’estero: il film RAPITO sarà distribuito negli Stati Uniti da Cohen Media Group.
Acclamato dalla stampa francese, esaltato dal Guardian che lo ha definito “Un classico in divenire”, consigliato da Variety, RAPITO, dalla sua presentazione in Concorso al Festival di Cannes, e dopo il successo nelle sale italiane, comincerà il suo viaggio per il mondo toccando numerosi Paesi del mondo: Nord America, Inghilterra e Irlanda, Australia e Nuova Zelanda, Giappone, America Latina, Spagna, Belgio, Svizzera, Polonia, Portogallo, Grecia e Cipro, Repubblica Ceca e Slovacchia, ex-Jugoslavia, Ungheria, paesi baltici, Bulgaria, Israele, Ucraina, Taiwan e Indonesia.
Distribuito da 01 Distribution, arrivato in sala il 25 maggio, il film di Marco Bellocchio, RAPITO, è incentrato sulla storia di Edgardo Mortara il bambino ebreo che nel 1858 fu strappato alla sua famiglia per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa Pio IX, suscitando un caso internazionale.
Il film è una produzione IBC Movie e Kavac Film con Rai Cinema in coproduzione con Ad Vitam Production e The Match Factory, prodotto da Beppe Caschetto e Simone Gattoni, ed è interpretato da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala (Edgardo Mortara da bambino), Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo) e con Filippo Timi e Fabrizio Gifuni. Completano il cast Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri, Federica Fracassi.
Bob Dylan ha reso noti i suoi commenti per il film in uscita A Complete Unknown. L’attesissimo lungometraggio, diretto da James Mangold, ha come protagonista Timothée Chalamet nei panni dell’icona folk. Il regista ha dichiarato durante il podcast “Happy Sad Confused” che non si tratterà di un film biografico tradizionale, ma piuttosto un film d’epoca che ricorda il lavoro di Robert Altman.
“A proposito, non è davvero un film biografico su Bob Dylan”, ha detto Mangold. “Il motivo per cui Bob ci ha supportato così tanto nella realizzazione è che riguarda un periodo, poiché penso sempre che i migliori film sulla vita dei personaggi reali non siano mai il racconto dalla culla alla tomba, ma riguardano un momento molto specifico di quella vita. In questo caso, il film potrebbe ricordare il cinema di Altman, ma è una specie di pezzo d’insieme su questo momento storico, i primi anni ’60 a New York, e questo ragazzo di 17 anni con 16 dollari in tasca fa l’autostop per New York York per incontrare Woody Guthrie che è in ospedale e sta morendo per una malattia ai nervi”.
Mangold ha continuato: “E canta a Woody una canzone che ha scritto per lui e fa amicizia con Pete Seeger, che è come un figlio per Woody, e Pete gli organizza dei concerti nei club locali e lì incontri Joan Baez e tutte queste altre persone che fanno parte di questo mondo, e questo vagabondo che arriva dal Minnesota con un nuovo nome e una nuova visione della vita, diventa una star, firma per la più grande casa discografica del mondo entro un anno e, tre anni dopo, registra vendite record rivaleggiando con i Beatles”.
Lo stesso Dylan ha fornito note sulla sceneggiatura, e Mangold ha detto che ne farà tesoro. “Ho trascorso diversi giorni meravigliosamente affascinanti in sua compagnia, solo noi due, parlando con lui”, ha detto il regista. “Ho una sceneggiatura che è annotata personalmente da lui e che apprezzo molto. Lui ama i miei film. La prima volta che mi sono seduto con Bob, una delle prime cose che mi ha detto è stata: “Adoro Cop land”.
A Complete Unknown sarà incentrato sullo “sconvolgimento nella comunità folk” causato dal suono dirompente di Dylan, come ha spiegato James Mangold. Oltre a Chalamet, il film è interpretato da Benedict Cumberbatch, Elle Fanning, Boyd Holbrook, Monica Barbaro e Nick Offerman. Chalamet canterà anche le canzoni di Dylan in A Complete Unknown.
Benedict Cumberbatch ha finalmente confermato che i Marvel Studios hanno ancora qualcosa da raccontare in merito a Doctor Strange. Secondo quanto dichiarato dall’attore, ci saranno novità a partire dal prossimo anno.
Durante un’ospitata alla JW3 Speaker Series, Benedict Cumberbatch ha confermato che tornerà a interpretare Doctor Strange: “Ci sono alcuni progetti Marvel in preparazione il prossimo anno.” La notizia non è sorprendente, dal momento che i Marvel Studios tengono a concludere le trilogie legate ai loro personaggi principali, ma era un po’ che non si avevano aggiornamenti in merito a questo particolare personaggio abbastanza amato dal pubblico.
La sceneggiatura del film porterà la firma di Jade Bartlett e Michael Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel McAdams(Christine Palmer), Chiwetel Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez). Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier. Doctor Strange nel Multiverso della Follia è uscito al cinema il 4 maggio 2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in merito.
I Duffer Brothers stanno seminando delle Easter Eggs per la quinta e ultima stagione di Stranger Things in posti opportunamente strani, come l’imminente spettacolo teatrale “The First Shadow”.
Il teaser della produzione nel West End suggerisce che “l’inizio della storia di ‘Stranger Things’ potrebbe essere la chiave di ciò che verrà dopo”. Il teaser stesso è formato da una clip che mette insieme un montaggio di immagini tratte della quattro stagioni edite dello show.
La sinossi ufficiale per lo spettacolo teatrale recita: “Hawkins, 1959, una città normale con preoccupazioni regolari. L’auto del giovane Jim Hopper non si avvia, la sorella di Bob Newby non prenderà sul serio il suo programma radiofonico e Joyce Maldonado vuole solo laurearsi e andarsene dalla città. Quando arriva il nuovo studente Henry Creel, la sua famiglia scopre che un nuovo inizio non è così facile… e le ombre del passato hanno una portata molto lunga.”
“Stranger Things: The First Shadow” è basato su una storia originale dei creatori della serie Matt e Ross Duffer, più Jack Thorne e Kate Trefry. Lo spettacolo teatrale, ambientato 25 anni prima della serie Netflix, sarà co-diretto da Stephen Daldry e Justin Martin.
La scenografa Miriam Buether, la costumista Brigitte Reiffenstuel, il lighting designer Jon Clark, il sound designer Paul Arditti, il direttore del movimento Coral Messam, i parrucchieri e il make-up Campbell Young Associates, il video designer 59 Productions, e il design delle illusioni e gli effetti visivi di Jamie Harrison e Chris Fisher è dietro la produzione.
“The First Shadow” inizierà le rappresentazioni il 17 novembre al Phoenix Theatre di Londra. Tuttavia, non sono stati ancora resi pubblici annunci di casting né piani di tournée internazionali. Oltre allo spettacolo teatrale “First Shadow”, è in lavorazione anche una serie spin-off live-action di “Stranger Things” basata su un’idea originale di The Duffer Brothers.
La quinta stagione di Stranger Things, che vedrà trai protagonisti anche Linda Hamilton, sarà sicuramente un saluto emozionante alla serie, come i Duffer avevano anticipato in precedenza. “[Per] due ore, abbiamo presentato l’intera stagione a Netflix. Abbiamo fatto piangere i nostri dirigenti, il che ho pensato fosse un buon segno”, ha detto Matt Duffer durante un evento Netflix SAG FYC.
Ross Duffer ha aggiunto: “Abbiamo così tanti personaggi ora, la maggior parte dei quali sono ancora in vita. È importante concludere quegli archi poiché molti di questi personaggi sono cresciuti dalla prima stagione. Quindi è un atto di equilibrio tra il dare loro il tempo di completare gli archi dei loro personaggi e anche sistemare queste questioni in sospeso e fare le nostre rivelazioni finali… Il modo in cui lo vediamo, è una specie di culmine di tutte le stagioni, quindi avrà un po’ di ciascuna delle precedenti. Penso che quello che stiamo cercando di fare sia tornare un po’ all’inizio”.
La stagione finale di Stranger Things non ha ancora una data di uscita ufficiale, ma si ritiene che arriverà nel 2024.
Tom Cruise non è affatto intenzionato a lasciare il timone tanto presto. La star e produttore di Mission: Impossible – Dead Reckoning Part 1 ha dichiarato al Sydney Morning Herald che è determinato a recitare almeno per i prossimi due decenni, proprio come l’iconica star del cinema Harrison Ford. “Harrison Ford è una leggenda; Spero di essere ancora in grado di farlo – ha detto Tom Cruise – Ho 20 anni per raggiungerlo.”
L’attore di Eyes Wide Shut ha aggiunto: “Spero di continuare a fare film di ‘Mission: Impossible’ fino alla sua età”. Ford ha recentemente recitato in Indiana Jones e il Quadrante del Destino proprio prima di compiere 81 anni; Cruise ha festeggiato il suo 61° compleanno il 3 luglio, poche settimane prima che Dead Reckoning debutti nelle sale. I commenti di Cruise suggeriscono anche che il film, prima parte della presunta fine del franchise, potrebbe non essere l’ultima apparizione di Cruise nei panni di Ethan Hunt.
Ford, che ha confermato che Il quadrante del Destino è la sua ultima tappa nei panni di Indiana Jones, ha detto durante “Who’s Talking to Chris Wallace?” che non si ritirerà presto. “Non vado bene quando non ho lavoro. Mi piace lavorare“, ha detto Ford. “Amo sentirmi utile. Voglio essere utile.“
Allo stesso modo, i grandi del cinema Martin Scorsese e Quentin Tarantino hanno parlato delle aspettative sul rallentamento delle rispettive carriere. L’autore di Killers of the Flower Moon ha promesso di avere ancora storie da raccontare, mentre Tarantino ha confermato che il suo decimo film The Movie Critic sarà il suo ultimo lungometraggio.
Una foto del merchandising di The Marvels sembra spoilerare l’identità di un personaggio e quindi anche una svolta della trama del film che coinvolgerà il personaggio di Carol Danvers (Brie Larson).
Una immagine comparsa in rete che ritrae i gadget del nuovo Happy Meal di McDonalds dedicati al film mostra il personaggio interpretato da Park Seo-Joon, e lo chiama Principe Yan. Oltre a questo e ad altri personaggi che già sappiamo saranno nel film, compara anche una Principessa Carol, il che potrebbe indicare il fatto che Carol, nel film, sposerà il Principe Yan.
Questo probabilmente non sarà una sorpresa, dal momento che i rumors iniziali legati al film dicevano che Carol avrebbe “trovato un marito” e il primo trailer ha portato a ipotizzare che Seo-Joon fosse stato scelto come Yan. Resta da vedere se il loro matrimonio si svolgerà allo stesso modo dei fumetti.
Inoltre sono state diffuse anche altre immagini promozionali dal film che però denunciano una forma di sciatteria da parte dei Marvel Studios nel comporre le immagini per promuovere il film:
The Marvels, la trama del film
Nel film Marvel StudiosThe Marvels, Carol Danvers alias Captain Marvel ha recuperato la propria identità dai tirannici Kree e si è vendicata della Suprema Intelligenza. Ma a causa di conseguenze impreviste, Carol deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli del capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”.
Tutto ciò che sappiamo su The Marvels
The Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con protagonista la premio Oscar Brie Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman. Nel cast ci saranno anche Iman Vellani(Ms. Marvel, vista anche nell’omonima serie TV su Disney+) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Challengers, il nuovo film di Luca Guadagnino, con Zendaya nei panni di un ex prodigio del tennis diventata allenatrice e coinvolta in un triangolo amoroso con due tennisti professionisti, interpretati da Mike Faist e Josh O’Connor, aprirà la Mostra Internazionale della Biennale di Cinema di Venezia.
Challengers sarà presentato in anteprima mondiale fuori concorso il 30 agosto al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, dando il via all’ottantesima edizione della kermesse cinematografica.
L’attesissimo film – che segna il primo vero e proprio film in studio statunitense di Luca Guadagnino – sarà distribuito negli Stati Uniti da Metro Goldwyn Mayer Pictures/Amazon Studios e a livello internazionale da Warner Bros Pictures.
Challengers, la trama
Dal visionario regista Luca Guadagnino arriva Challengers, con protagonista Zendaya nel ruolo di Tashi Duncan, un’ex prodigio del tennis diventata allenatrice: una forza della natura che non ammette errori, sia dentro che fuori dal campo. Sposata con un fuoriclasse reduce da una serie di sconfitte (Mike Faist – West Side Story), la strategia di Tashi per la redenzione del marito prende una piega sorprendente quando quest’ultimo deve affrontare sul campo l’oramai rovinato Patrick (Josh O’Connor – The Crown), un tempo suo migliore amico ed ex fidanzato di Tashi. Mentre il loro passato e il loro presente si scontrano e la tensione sale, Tashi dovrà chiedersi quale è il prezzo della vittoria.
L’ultima Star Wars Celebration ha posto all’attenzione dei fan su Skeleton Crew, la prossima serie dell’universo di Star Wars con protagonista Jude Law. Entertainment Weekly (tramite SFFGazette.com) ha recentemente parlato con il produttore e regista Christopher Ford, scoprendo di più su come questa storia si inserisca nell’era della Nuova Repubblica che finora è stata raccontata da serie di successo come The Mandalorian, The Book of Boba Fett e Ahsoka.
“Per noi è stata una grande era perché per quanto la Nuova Repubblica stia cercando di riportare la pace, è una specie di periodo selvaggio senza legge, quindi c’è molto pericolo”, rivela. “Se l’avessimo ambientato prima, i ragazzi avrebbero potuto semplicemente incontrare le forze dell’Impero. Questa è un’altra parte della galassia in cui perdersi”.
Il sito ha anche raggiunto la star Jude Law; molto poco è stato rivelato sul suo ruolo nella serie oltre al fatto che interpreterà un Jedi, qualcosa confermato dal filmato di lui che usa la Forza nel trailer che è stato presentato in anteprima a Londra. L’attore non ha potuto condividere molto, ma ha fatto luce su ciò che il suo protagonista misterioso porta in tavola. “È qualcuno che i bambini incontrano nel loro viaggio, sulla strada per tornare a casa. Lui, come il mondo che vivono, è contraddittorio – a volte un luogo di nutrimento e altre volte un luogo di minaccia”.
“Quello che amo è che siamo attraverso i loro occhi, sai che c’è una specie di relazione giocosa tra i bambini e gli adulti, che a volte diventa oscura e abbastanza spaventosa, che immagino sia come molti undicenni vedono il mondo dei grandi.”
Lo spin-off di “Star Wars” è stato annunciato per la prima volta alla Star Wars Celebration del 2022, tenutasi ad Anaheim, in California. I dettagli sono scarsi per la serie, a parte la seguente descrizione: “Lo spettacolo si svolge durante il periodo di ricostruzione post-‘Il ritorno dello Jedi’ che segue la caduta dell’Impero, la stessa di “The Mandalorian“, ma la sua trama rimane un segreto. È stato creato e prodotto esecutivamente dal regista Jon Watts, che ha realizzato Spider-Man: Homecoming per la Marvel, e dallo sceneggiatore Chris Ford. È stato richiesto un avviso di casting per quattro bambini, di età compresa tra gli 11 e i 12 anni. All’interno di Lucasfilm, la serie viene descritta come una versione galattica dei classici film d’avventura di Amblin degli anni ’80.”
I Marvel Studios hanno annunciato per la prima volta i piani per una serie TV di Armor Wars nel 2020, ma da allora il progetto si è evoluto in un film. Secondo The Cosmic Circus, il piano attuale è che il film segua in ordine di uscita il progetto sui Fantastici Quattro, il che significa che possiamo aspettarci che questa avventura guidata da War Machine arrivi nei cinema il 25 luglio 2025.
Per quanto riguarda la storia, il Dipartimento per il controllo dei danni sarà il protagonista assoluto. Dopo aver preso possesso della tecnologia del defunto Tony Stark in Spider-Man: No Way Home, si dice che l’agenzia governativa creerà un “Iron Army” per proteggere meglio il mondo dopo Secret Invasion.
Secondo il sito, l’esercito di armature cadrà poi sotto il controllo dei veri cattivi del film, guidati da Valentina Allegra de Fontaine e il Justin Hammer di Iron Man 2. Contro di loro si ergerà War Machine. In questo scenario si inserirebbe anche il personaggio di Riri Williams, alias Ironheart e forse ci sarà spazio anche per l’Ultron di James Spader, che a questo punto potrebbe tornare al Marvel Cinematic Universecome si era già ipotizzato.
Essenzialmente il film potrebbe essere a tutti gli effetti un Iron Man 4, che però non presenterà Tony Stark di Robert Downey Jr., il che potrebbe essere la soluzione migliore per portare avanti l’eredità di quello che è a tutti gli effetti la mente del MCU.
I piani originali prevedevano che Armor Wars fosse una serie TV Disney +, ma recentemente le idee all’interno del comparto creativo sono cambiate e il progetto è finito per diventare una grande storia per il cinema. Il ritorno di Ultron potrebbe essere proprio una delle ragioni per la quale la storia è diventata tanto grande da trasferirsi dal piccolo al rande schermo.
Recentemente Ultron è stato visto in azione negli gli eventi narrati dalla serie What If…? poiché in quello show è stato una minaccia per l’intero Multiverso. Dopo aver abitato con successo quello che sarebbe diventato il corpo di The Vision nell’MCU, ha acquisito le Gemme dell’Infinito e si è reso conto dell’esistenza di The Watcher. Scatenando la guerra nel Multiverso, ma alla fine fu fermato dal Capitano Carter e dalla sua squadra. Solo il tempo ci dirà se Spader tornerà davvero nei panni di Ultron, ma vale la pena seguire ulteriori sviluppi per scoprire come si svilupperà questo progetto che sulla carta sembra essere molto allettante!
La tana del bianconiglio non è mai stata così lontana dall’idea fiabesca che Carroll racconta in Alice nel Paese delle Meraviglie. Ci sono però tante somiglianze: il nome di una delle protagoniste di Il morso del coniglio, Alice, la sorella del personaggio di Sarah (interpretato da Sarah Snook) scomparsa quando erano piccole. Ma anche il tema della tana, del nascondiglio, e di questo piccolo coniglio bianco che si aggira per casa. Il film di Diana Reid con i suoi colpi di scena ha guadagnato il primo posto nella classifica dei più visti di Netflix.
In Il morso del coniglio Sarah è una ginecologa e vive con sua figlia Mia (Lily LaTorre) dell’età di sette anni. Dopo aver subito un grave lutto in seguito alla morte del padre, il personaggio di Sarah Snook si trova in difficoltà a gestire anche le semplici cose di vita quotidiana come preparare i pancake per il compleanno della figlia. Da questo compleanno, quando Mia compie sette anni, le cose iniziano a peggiorare. Il clima di tensione è esacerbato dalle continue richieste della figlia che sostiene di chiamarsi Alice.
Il morso del coniglio, la trama
Elaborazione del lutto, traumi sepolti, sensi di colpa e il tema della maternità. In Il morso del coniglio c’è molta carne al fuoco che cerca di portare sullo schermo con l’aiuto di una brillante interpretazione di Sarah Snook, che può bastare fino a un certo punto. Sarah sta vivendo un momento complicato della sua vita dove, la morte del padre, l’ha devastata aprendo in lei ferite che pensava di aver chiuso da tempo. Nella vita di Sarah e Mia altre figure di contorno più o meno fondamentali come l’ex marito, Pete (interpretato da Damon Herriman) e la compagna.
Quando ancora siamo nelle fasi iniziali del film, quando la premessa ancora non è stata gettata davanti agli occhi dello spettatore, capiamo subito un dettaglio fondamentale per il personaggio di Sarah. L’ex marito e la compagna le annunciano di voler avere un bambino quando lei non ha mai voluto che Mia avesse un fratello o una sorella. Da qui in poi si iniziano a scoprire le carte e veniamo a conoscenza del passato misterioso di Sarah per cui anche la figlia Mia adesso, dal nulla, inizia a chiedere spiegazioni. C’è un motivo per cui Sarah non ha mai voluto un altro figlio, un trauma sepolto nel suo passato in quella tana del bianconiglio che è la sua mente.
Chi sono?
Un semplice gioco, mettere le mani sugli occhi di una persona per farle sentire la tua presenza. Un semplice gioco che per Sarah ormai è stato portato all’estremo. Sua figlia Mia si trasforma in una sconosciuta mentre realtà e soprannaturale si mischiano e fondo in Il morso del coniglio. Stiamo quasi per scoprire il colpo di scena finale ma nel frattempo nel lungo viaggio di ricordi che Mia costringe Sarah a fare tutto è nero e confuso. Ci trasferiamo in aperta campagna dove, in una casa solitaria circondata da un fitto bosco, abitava una piccola Sarah insieme alla sua famiglia. Lì gli atteggiamenti di Mia iniziano a esasperarsi: fa i dispetti, le compaiono misteriosi lividi e le esce sangue dal naso continuamente. Sarah non sa più come gestire la figlia a poco a poco anche la sua salute mentale inizia a venire meno. Mentre cerca di aiutare la figlia il suo grosso bagaglio sepolto nella sua mente riaffiora.
Arriviamo nel momento in cui la sorella Alice è scomparsa e le immagini di una giovane Sarah, di Mia, di Alice e della Sarah adulta si sovrappongono fino a mostrare allo spettatore quello che è successo realmente il giorno in cui Alice scompare. Il morso del coniglio di per sé è molto dinamico ma anche riflessivo: lascia allo spettatore il tempo di meditare sulle scene, di guardare le vecchie fotografie insieme alle protagoniste. Ma quando è il momento si carica di tensione e vitalità con una telecamera dinamica che inquadra Sarah e Mia in un inquietante gioco con delle forbici in mano.
La tana del bianconiglio
La scena finale di Il morso del coniglio lascia tantissimi punti interrogativi in sospeso. Il destino di Mia è lasciato alle speculazioni e chiacchiere post film. La tana del bianconiglio cosa è in realtà: la mente di Sarah vittima dei suoi stessi problemi e traumi del passato che ha lasciato sedimentare. Ma mentre la mente di Sarah di deteriora, vede Mia allontanarsi mano nella mano con Alice. Una spiegazione anche soprannaturale che toglie però il fulcro del racconto dal thriller psicologico che però regge fino a un certo punto del film. Le motivazioni che portano Sarah al crollo sono legate all’elaborazione del lutto per il padre, un pilastro nella sua vita.
Il morso del coniglio presenta alcuni elementi tipici del genere, rincorrendo lo spettatore come il coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma costringendolo a entrare nella sua tana in modo da ritrovarsi a fare i conti con sé stessi.
Disney ha fornito una nuova scena con protagonista Captain America durante gli eventi di Avengers: Endgame, che spiega perché Steve Rogers ha preso la decisione di rimanere nel passato dopo aver restituito le Gemme dell’Infinito. Dopo gli easter egg e un’intera scena della Fase 4 del MCU, Rogers: The Musical è diventato realtà nel mondo reale grazie a Disneyland California Adventure. Lo spettacolo completo in un atto unico presenta un numero musicale con protagonista Captain America alla fine della sua carriera di Avenger.
Per un periodo di tempo limitato, Disneyland California Adventure ha trasformato Rogers: The Musical in un vero e proprio spettacolo attualmente in corso all’Hyperion Theater. Partendo dalle origini di Steve Rogers nella Seconda Guerra Mondiale, lo spettacolo di mezz’ora offre una storia abbreviata dell’intera vita dei primo Avengers nel MCU. Sono presenti canzoni classiche come “The Star-Spangled Man” da Captain America: Il primo vendicatore e “Save the City“, la canzone e l’esibizione della battaglia di New York vista da Clint Barton e dai suoi figli nel primo episodio di Hawkeye. Tuttavia, nuove canzoni sono state scritte e incluse nello spettacolo completo di Disneyland, con un Nick Fury che canta e altro ancora.
La nuova scena di Endgame della Marvel completa la storia di Captain America
Rogers: The Musical fornisce una timeline abbreviata di tutti i conflitti e le battaglie in cui Steve Rogers è stato coinvolto nel presente dopo essere stato congelato per 70 anni. Come si sente in “Save the City” e in altre canzoni, la classica frase di Steve Rogers“Posso farlo tutto il giorno” diventa un elemento ricorrente del ritornello, che descrive la dedizione di Captain America a continuare a combattere per ciò che è giusto, indipendentemente dalle conseguenze, e a rialzarsi continuamente. Tuttavia, il musical mostra alla fine il tributo fisico ed emotivo che ha subito il Captain Americadel MCU.
È interessante notare che il musical culmina con l’incontro di Steve Rogers con il suo vecchio sé, la versione che passa il suo scudo a Sam Wilson alla fine di Avengers: Endgame. Attraverso un nuovo numero musicale, il vecchio Steve ricorda a Captain America che, pur potendo continuare a combattere tutte le volte che vuole, dovrebbe comunque esserci un punto di arrivo. Fa anche riferimento alla classica frase di Bucky Barnes che diceva a Steve che sarebbe stato con lui “fino al capolinea”, ricordando a Steve che c’è ancora qualcuno che lo aspetta al capolinea e cioè Peggy Carter.
Utilizzando la Gemma del Tempo, il vecchio Steve convince Captain America a seguire la sua strada e gli mostra persino il futuro con Wilson che prende il suo posto, assicurando che Captain America continuerà a combattere anche se Steve tornerà alla sua linea temporale originale. Naturalmente, questa scena non è assolutamente canonica per l’attuale MCU.
Il musical di Captain America
Durante il viaggio di ritorno al 2012 per mettere al sicuro la Gemma del Tempo, dello Spazio e della Mente, Captain America si è trovato a incontrare una versione più vecchia di se stesso nel 2012, mentre combattevano per lo scettro di Loki e la Gemma della Mente al suo interno. Per questo motivo, c’è sicuramente un precedente logico nel MCU per cui Steve Rogers può avere una conversazione con una versione ancora più vecchia di se stesso. Non è escluso che Steve abbia avuto bisogno di convincerlo a usare la Gemma del Tempo.
In definitiva, il numero musicale/conversazione tra il vecchio Cap e l’attuale Captain America affronta consapevolmente il motivo per cui Rogers passa dal dire “posso farlo tutto il giorno” al ritirarsi nella sua linea temporale originale con Peggy alla fine di Avengers: Endgame. Anche se il quarto film non lo faceva apertamente, la scena nel nuovo musical MCU è una bella aggiunta alla logica dietro la decisione di Capitan America di passare lo scudo aSam Wilson. In assenza di una vera e propria restituzione delle Pietre dell’Infinito da parte di Rogers e della decisione di rimanere nel passato, la scena del musical è divertente da vedere (a prescindere dalla sua effettiva canonicità).
Regista di apprezzati film come Scènes de crimes e Switch, Frédéric Schoendoerffer si è fatto notare in particolare con la sua opera seconda, il thriller, Agents Secrets, uscito nel 2004. Da lui anche scritto insieme ad altri sceneggiatori, questo titolo si muove a partire dai classici schemi dei film di stampo spionistico, per giungere poi a soluzioni intriganti e originali, che generano continuo interesse nello spettatore. Il regista, infatti, si affida ad un genere particolarmente apprezzato a livello internazionale per poterlo plasmare a proprio piacimento, avvalendosi anche di un’affiatata coppia di protagonisti.
In particolare, Schoendoerffer privilegia l’aspetto realistico del genere, subordinando l’azione più spericolata a momenti e sequenze che permettono di entrare davvero in contatto con i rischi del mestiere della spia. Grazie a queste qualità Agents Secrets si è affermato come un apprezzato noir francese, diviso equamente tra spettacolarità visiva e approfondimenti psicologici e narrativi che permettono al tutto di risultare ancor più stimolante e coinvolgente. Oggi forse poco citato, è questo un film che non manca dunque di presentare una serie di caratteristiche particolarmente ricercate dagli amanti del genere, che potranno qui ritrovarle riproposte in modi nuovi.
Agents Secrets è dunque un film da riscoprire, tanto nella sua forma quanto nei suoi contenuti e che non mancherà di presentarsi come una valida alternativa a titoli simili di stampo statunitense, troppo spesso privi della personalità di cui quest’opera è invece dotata. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama del film Agents Secrets
Protagonista del film è l’agente Georges Brisseau, a capo di una task force segreta francese che ha la missione di intercettare un’imbarcazione carica di armi proveniente dalla Russia, ad opera del trafficante Igor Lipovsky, ed affondarla. L’operazione dovrà svolgersi in Marocco e il gruppo di Brisseau comprende alcuni specialisti. Vi sono i sommozzatori, Loic e Raymond, e l’affascinante agente Lisa, la quale si dichiara intenzionata ad abbandonare definitivamente i Servizi una volta conclusa quest’ultima missione. Il gruppo si prepara con cura per portare a termine quanto gli è stato incaricato e pianificando meticolosamente il tutto senza fare domande.
Il compito tuttavia si rivelerà più arduo del previsto. Anche gli americani stanno infatti a loro volta conducendo una missione parallela e non vogliono che gli agenti francesi interferiscano sul loro operato. Più Brisseau e la sua squadra indagano su questa operazione statunitense, più si rendono conto dello stretto legame che vi è tra il criminale russo e una serie di agenti corrotti tra i servizi segreti americani. Quando il gruppo di francesi si ritroverà accusato di un crimine da loro non commesso, la missione diventerà una vera e propria prova di resistenza. Brisseau e i suoi dovranno ora lottare per la loro vita.
Agents Secrets: il cast del film
Ad interpretare il ruolo di Georges Brisseau, capo della squadra di spie francesi, vi è il celebre attore VincentCassel, anche noto per i thriller I fiumi di porpora e Nemico Pubblico N. 1. Accanto a lui, nel ruolo di Lisa, vi è invece l’attrice e modella italiana Monica Bellucci. I due, che sono stati sposati dal 1999 al 2013, sono qui al loro quarto film insieme. Avevano infatti già condiviso lo schermo in L’appartamento (grazie al quale si sono conosciuti), Dobermann e Irréversible. Nel ruolo di Loic vi è invece Ludovic Schoendoerffer, fratello del regista e co-sceneggiatore del film, mentre Raymond è interpretato da SergioPeris-Mencheta. Gli attori Charles Berling e André Dussollier interpretano rispettivamente Eugene e il colonnello Grasset. Serge Avedikian è Igor Lipovsky, mentreNajwa Nimri, nota per le serie La casa di carta e Vis a vis, è Maria Menendez.
Il trailer di Agents Secrets e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Agents Secretsè infatti disponibile nei cataloghi di Infinity+ ePrime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 5 luglio alle ore 21:00 sul canale Iris.
Attraverso i film satirici, il cinema punta a riflettere e far riflettere in modo comico su tematiche particolarmente importanti, come i cambiamenti della società, precisi avvenimenti politici o, ancora, su altri aspetti considerati molto seri o addirittura tabù. Un brillante esempio di questa tipologia di opere è il film del 1997 dal titolo Sesso & potere (in originale Wag the Dog). Alla regia vi è Barry Levinson, premio Oscar per Rain Man e che già con Good Morning, Vietnam aveva raccontato il celebre conflitto da un punto di vista insolito. Con Sesso & Potere, invece, egli ci porta nel caotico mondo dei mass media.
Scritto da Hilary Henkin e dal celebre David Mamet, il film è liberamente ispirato al romanzo American Hero, di Larry Beinhart. In questo, pubblicato nel 1993, si sostiene che la Guerra del Golfo sia stata organizzata anche per permettere al presidente degli Stati Uniti George H. W. Bush di essere rieletto per un secondo mandato (cosa poi non avvenuta). Da questo spunto prende dunque vita il film, con un racconto che affronta il tema della manipolazione dell’opinione pubblica attraverso il controllo dei mass media, completamente asserviti al potere. Il film è poi divenuto ulteriormente celebre per via di un’incredibile coincidenza.
Pochi mesi dopo l’uscita di Sesso & potere, vicende molto simili a quelle narrate nel film sconvolsero infatti gli Stati Uniti, quando l’allora presidente Bill Clinton si trovò a gestire lo scandalo Sexgate nato dalla sua relazione extraconiugale con la stagista Monica Lewinsky, e in seguito fronteggiò vari attentati alle ambasciate statunitensi in Africa, ordinando un’immediata risposta militare. Cosa che lo portò però ad essere accusato di voler distogliere, attraverso i mass media, l’attenzione della popolazione dallo scandalo per cui rischiava di perdere il ruolo di presidente. Il film, dunque, venne da quel momento visto come una premonizione di quanto poi accaduto.
Sesso & potere: la trama del film
Il film inizia quando mancano due settimane alle elezioni presidenziali, e il Presidente degli Stati Uniti in carica viene coinvolto in uno scandalo, per le possibili accuse derivanti dalla violenza subita da una minorenne all’interno della Casa Bianca. Prima che l’incidente possa causare danni irreparabili per la rielezione, viene chiamato alla Casa Bianca Conrad Brean, consulente esperto di mass media, al quale viene affidato il compito di fare in modo che l’opinione pubblica si distragga con qualche altro avvenimento, così da nascondere l’eventuale svolgersi della “questione” che coinvolge il Presidente.
Conrad ha una straordinaria abilità nel manipolare politica, stampa e popolazione. Per portare a termine quanto chiestogli, si reca subito in California, e, a Los Angeles, coinvolge abilmente Stanley Motss, regista e produttore cinematografico, a partecipare all’impresa. Dopo avere buttato giù varie idee, viene infine trovata quella giusta. Si farà credere al popolo americano, attraverso giornali e televisioni, che è scoppiata una guerra, alla quale gli Stati Uniti non possono non partecipare. Quando l’operazione ha inizio, però, ben presto se ne perde il controllo e le cose non andranno affatto come previsto.
Sesso & potere: il cast del film
A recitare in Sesso & potere si ritrovano due dei più grandi attori del cinema americano e non solo: Dustin Hoffman e Robert De Niro. Il primo interpreta il regista e produttore Stanley Motss, un personggio ideato a partire dalla figura di Robert Evans, direttore di produzione della Paramount Pictures, noto per la sua megalomania, le sue strane abitudini e il suo modo di vestire. Hoffman ha però raccontato di essersi ispirato anche a suo padre Harry Hoffman, ex allestitore di scenografie alla Columbia Pictures. Per la sua interpretazione, Hoffman è poi stato candidato al premio Oscar come miglior attore protagonista.
De Niro interpreta invece l’esperto di mass media Conrad Brean. I due attori sono tornati così a recitare nello stesso film dopo Sleepers, diretto anch’esso da Levinson. Condivideranno poi nuovamente il set in Mi presenti i tuoi?e Vi presento i nostri. Accanto a loro si ritrovano poi noti attori come Woody Harrelson nei panni del sergente William Schumann,Kirsten Dunst in quelli di Tracy Lime e William H. Macy per il ruolo dell’agente Charles Young. Anne Heche interpreta invece Winifred Ames, mentre Denis Leary è Fad King. Infine, Willie Nelson interpreta Johnny Dean, mentre Andrea Martin è Liz Butsky.
Il significato del titolo originale di Sesso & potere, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Il titolo originale – il gioco di assonanze Wag the dog – deriva da un gioco di parole spiegato in una didascalia all’inizio del film: «Why does a dog wag its tail? Because the dog is smarter than the tail. If the tail was smarter, it would wag the dog» («Perché un cane agita la coda? Perché il cane è più intelligente della sua coda. Se invece fosse la coda più intelligente, agiterebbe lei il cane»). La frase, allora come adesso, indica una situazione in cui un’entità piccola e apparentemente insignificante (la coda) ne controlla un’altra più grande e importante (il cane).
È possibile fruire di Sesso e potere grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple Tv+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 5 luglio alle ore 21:30 sul canale Warner TV.
Se questa seconda stagione dello show ideato da Taylor Sheridan e Hugh Dillon si dimostra tutto sommato uno spettacolo capace di interessare, paradossalmente lo deve alle puntate della prima. E parliamo di paradosso perché, quando appunto confrontata con quanto visto in precedenza, la stagione 2 di Mayor of Kingstown non regge minimamente il confronto.
I nuovi episodi che vedono ancora una volta protagonista indiscusso il Mike McKlusky interpretato da Jeremy Renner vivono in poche parole di rendita: tutto quello che infatti era stato settato nella prima stagione a livello di potenza espressiva, di spessore dei personaggi, di ambientazioni e atmosfere capaci di restituire il senso di orrore e tragedia imminente, riesce ad espandersi anche in questi nuovi episodi come una nebbia minacciosa e incombente. Ben presto però ci si rende conto che a livello principalmente di scrittura è stato fatto un notevole passo indietro. Le trame di questi nuovi episodi sono infatti sviluppate e messe in scena con fretta eccessiva, segnale che probabilmente a livello narrativo la stagione 2 di Mayor of Kingstown ha il fiato corto: non appare ad esempio un caso se la maggior parte delle puntate non arriva a quaranta minuti, anzi spesso se ne tiene ben al di sotto. Eppure si ha fin troppo spesso la sensazione che per tentare di chiudere il percorso narrativo di un episodio gli scrittori siano ricorsi a deviazioni di trama inutili, o ancor peggio alla delineazione approssimativa di alcuni personaggi.
A risentirne maggiormente sono ad esempio la figura di Iris, la quale nelle prime puntate viene sviluppata tramite comportamenti incoerenti, difficili da sostenere a livello di credibilità. Nella stagione 2 di Mayor of Kingstown tutto sembra avvenire in maniera troppo veloce, e talvolta senza la necessaria logica: quando non si arrivano a comprendere le motivazioni e le spinte interiori dei personaggi, ecco che la loro bidimensionalità inizia a vacillare. Addirittura Mike non risulta neppure lontanamente quella figura tragica e dilaniata che avevamo amato e sofferto nella prima stagione.
Mayor of Kingstown, la recensione della seconda stagione
Cosa salvare dunque dei nuovi episodi dello show carcerario di Paramount +? Prima di tutto l’ambientazione industriale durissima, spietata, che come in precedenza non concede davvero nulla alla spettacolarizzazione del prodotto. Sotto questo punto di vista il fatto che Stephen Kay sia alla regia di tutti o quasi gli episodi contribuisce allo sviluppo di una coerenza estetica precisa e ficcante. Mayor of Kingstown rappresenta la delineazione di un microcosmo molto coerente nella sua brutalità, e la seconda stagione almeno a livello visivo si riallaccia alla precedente senza sfigurare. Quando poi in scena si hanno attori come Jeremy Renner, la due volte premio Oscar Dianne Wiest o un caratterista sempre affidabile come Aidan Gillen, ecco che comunque qualcosa di comunque degno di essere visto non può che venirne fuori.
Alla fine della visione della stagione 2 di Mayor of Kingstown si ha l’impressione che il tutto poteva esser raccontato, e meglio, con la metà degli episodi che invece sono stati realizzati. L’esempio lampante arriva proprio con l’ultima puntata, in cui Sheridan e il resto delle menti dietro allo show si lasciano andare a gustosi omaggi al cinema di genere – su tutti i film di Michael Mann e il montaggio alternato de Il Padrino – salvo però poi rovinare la tensione con un finale che si protrae all’infinito, quando una maggiore coesione avrebbe senza dubbio contribuito a tenere lo spettatore incollato alla sedia. Ed è questo in fin dei conti il problema maggiore della seconda stagione, dilatata oltre il possibile al fine di arrivare a coprire il necessario numero di episodi. Il risultato si rivela troppo alterno per convincere veramente, soprattutto dopo che la stagione 1 si era dimostrata così efficace sotto ogni punto di vista.