In “Sento
ancora la vertigine”, una produzione Grøenlandia in
collaborazione con Prime Video, Elodie per la prima volta sceglie la
narrazione attraverso immagini video per mostrare alcuni dei
momenti più importanti della sua carriera, la sua sfida per trovare
la canzone per Sanremo 2023 e il suo essere costantemente in bilico
tra la continua voglia di migliorarsi e la paura di non essere mai
abbastanza. I tre episodi, prodotti da Matteo Rovere e Leonardo
Godano, sono stati diretti da Nicola
Sorcinelli.
Uscito venerdì 10
febbraio, il suo nuovo album “Ok. Respira”, contiene anche “Due”,
brano con cui Elodie è stata in gara al Festival della canzone
italiana. A poco più di dieci giorni dall’uscita, il singolo
conquista i primi posti della classifica dell’Airplay e si
posiziona in top 10 su Spotify e Apple Music totalizzando oltre 12
milioni di stream.
Sono stati
divulgati, a Berlino, nella cornice dello European Film
Market, i primi risultati del Green Film Research
Lab, il progetto di studio e ricerca triennale finanziato
tra i progetti speciali del MiC nel 2021 e supportato dalla
collaborazione di CineRegio, Anica e APPA. Il Green Film Research
Lab è volto a ottenere informazioni utili per una corretta ed
efficace connessione tra audiovisivo e ambiente, in grado di
proporre soluzioni e fornire strumenti che permettano una crescita
della cultura della sostenibilità all’interno delle competenze
cinematografiche.
Alla base del
progetto ci sono il disciplinare e la certificazione GREEN FILM,
progetto sviluppato nel 2016 da
Trentino Film Commission, area di Trentino Sviluppo Spa,
per incentivare le produzioni ecosostenibili, che ha assunto una
dimensione internazionale grazie ad una rete di Film Commission e
fondi regionali e nazionali europei che hanno deciso di
utilizzarlo. Questa ricerca vuole porsi come punto di partenza per
le industrie cinematografiche che oggi sono chiamate a dare il
proprio contributo per sostenere la lotta ai cambiamenti
climatici.
I risultati
ottenuti provengono dalla comparazione tra i dati raccolti su
alcune produzioni che hanno ottenuto la certificazione Green Film
nell’arco del biennio 2021-22 e i dati raccolti su alcune
produzioni girate in modo tradizionale , in modo da valutare qual è
l’impatto ambientale ed economico dell’applicazione del
disciplinare. L’analisi comparativa è stata portata avanti
dall’azienda Punto3 in collaborazione con APPA Trento, e con la
revisione critica di ARPAE Emilia-Romagna per garantire la
scientificità dell’approccio.
Gli aspetti
fondamentali emersi da questo studio sono due:
La conferma che l’applicazione di ciascuno dei criteri del
disciplinare GREEN FILM permette di ridurre gli impatti ambientali
in termini di emissioni climalteranti;
Il fatto che l’applicazione del disciplinare comporta il più
delle volte anche un risparmio economico.
Dal punto di vista
delle emissioni climalteranti, rispetto a tutti gli ambiti presi in
considerazione dal disciplinare, i due che impattano maggiormente
in termini assoluti sono quelli relativi agli alloggi e ai
trasporti.
Le azioni
specifiche che riducono notevolmente l’impatto in termini di
emissioni climalteranti sono:
L’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili che
comporta un risparmio del 96% di emissioni di CO2 rispetto
all’utilizzo di energia proveniente da combustibili fossili;
L’approvvigionamento di acqua dalla rete idrica, che
comporta un risparmio del 93% di emissioni di CO2 rispetto
all’utilizzo di bottiglie di plastica usa e getta;
L’eliminazione delle comunicazioni in formato cartaceo che
comporta un risparmio di emissioni di CO2 del 75% ;
La raccolta differenziata dei rifiuti che comporta un risparmio
di emissioni di CO2 dell’85%
Dal punto di vista
economico è stato evidenziato che l’applicazione del disciplinare
Green Film sui set è un vantaggio anche a livello produttivo, in
quanto non implica necessariamente un costo maggiore che i
produttori devono sostenere ma, anzi, costituisce spesso un
risparmio:
Con riferimento
agli stessi criteri, emerge che la loro applicazione costa:
– L’utilizzo
di energia da fonti rinnovabili 2 % in più
– L’utilizzo
di acqua potabile (non in bottiglie di plastica) 45 % in meno
– Il non
utilizzo di comunicazioni in formato cartaceo 100 % in meno
– La raccolta
differenziata 54 % in meno
GREEN FILM è stato
già scelto a livello europeo dall’associazione Cine Regio come
standard di riferimento per la certificazione delle produzioni
sostenibili e diversi Fondi europei si stanno impegnando
per adottarlo.
Ecco il trailer della seconda
stagione di Christian.
Torna il supernatural-crime drama Sky Original prodotto da Sky
Studios e Lucky Red, in collaborazione con Newen Connect.
Christian, seconda stagione, dal 24 marzo su Sky e in streaming
solo su NOW. Ancora nuovi miracoli e un nuovo regno attendono il
“santo picchiatore” interpretato da Edoardo Pesce,
passato da piccolo delinquente a santo una volta comparse delle
stimmate sulle sue mani.
Prodotta da Sky Studios e Lucky Red
in collaborazione con Newen Connect, “la serie dei miracoli” torna
con sei nuovi episodi di cui viene rilasciato oggi il teaser, per
una nuova stagione interamente diretta da Stefano
Lodovichi (anche produttore creativo, nonché fra gli
sceneggiatori dei nuovi episodi) e che vede ovviamente riconfermati
i protagonisti della prima, i vincitori del David di Donatello
Edoardo Pesce (Dogman,
Cuori puri, …altrimenti ci arrabbiamo!) e Claudio Santamaria (Freaks
Out, Gli anni più belli, Lo chiamavano Jeeg
Robot).
Con loro in Christian
tornano Silvia D’Amico (Non
essere cattivo,
The place, Hotel Gagarin, A Casa tutti bene – La
serie) nei panni di Rachele, ex tossica dal passato doloroso,
miracolata da Christian e rinata a nuova vita, Antonio
Bannò (Romulus, Suburra – La serie, Vita da
Carlo) in quelli di Davide, erede dell’impero di Lino, il boss
locale della prima stagione interpretato da Giordano De Plano,
Francesco Colella(Padrenostro, Piuma,
ZeroZeroZero, Vostro Onore) nel ruolo di Tomei, il losco
veterinario di Città-palazzo, Gabriel Montesi
(Favolacce, Romulus, Speravo de morì
prima) è l’amico della compagnia di Christian, Penna,
Giulio Beranek (L’Arminuta, Una
questione privata, Il Cacciatore) e Ivan
Franek (Il Re, Noi 4, La buca)
ancora nei panni – rispettivamente – del carismatico Biondo e di
Padre Klaus, esorcista che ha un conto in sospeso con Christian.
Nei nuovi episodi anche Romana Maggiora Vergano
(La promessa, Immaturi – La serie) che sarà di
nuovo Michela, nella prima stagione morta e risorta per mano di
Christian.
Due debutti assoluti nel cast della
seconda stagione di Christian: quello di Laura
Morante (Assolo, Ciliegine,
Ricordati di me, A Casa Tutti Bene – La serie),
che interpreterà la Nera, un misterioso personaggio pieno di
sorprese, e quello di Camilla Filippi (La
Stanza, In fondo al bosco, Viva l’Italia),
che sarà Esther, una donna che non sembra vivere bene la presenza
di Christian.
La prima stagione di Christian
ha raccontato la vicenda di Christian (Edoardo Pesce),
irresistibile supereroe “all’amatriciana” che ha sempre vissuto
facendo il picchiatore, fino a quando la comparsa delle stimmate
sulle sue mani non gli stravolge la vita. Sulle tracce di Christian
e del suo mistero si mette Matteo, un diffidente postulatore del
Vaticano dai metodi indubbiamente poco ortodossi, interpretato da
Claudio Santamaria.
La trama della seconda
stagione
Nei nuovi episodi, dopo la morte
del boss Lino la Città-Palazzo ha bisogno di un nuovo re e per
Christian arriva il momento di applicare il suo dono e costruire
quel regno predetto dal Biondo. Dovrà imparare cosa significhi
passare da piccolo delinquente a santo, da uno dei tanti a punto di
riferimento di un’intera comunità, diventando “il re” di
Città-Palazzo ed imparando a compiere scelte in nome del bene di
tutti… mentre Matteo, a cui verrà chiesto di schierarsi contro il
salvatore di suo figlio, scoprirà la tentazione di giocare per sé.
Al suo fianco infatti arriva la Nera, un essere divino determinato
ad ostacolare i piani del Biondo.
Ma il cuore umano è imprevedibile e
nemmeno l’essenza divina del Biondo e della Nera riuscirà a
controllare o anche solo immaginare che forma assumerà, tra le mura
di Città Palazzo, la lotta per la propria libertà.
Da un’idea di Roberto “Saku”
Cinardi, Christian
è una serie Sky Original prodotta da Sky Studios e Lucky Red in
collaborazione con Newen Connect, anche distributore internazionale
della serie, e liberamente ispirata alla graphic novel
Stigmate di Lorenzo Mattotti e Claudio Piersanti (edita da
Logos Edizioni). Il soggetto di serie è di Francesco Agostini,
Giulio Calvani, Valerio Cilio, Stefano Lodovichi, con la
collaborazione di Patrizia Dellea. Scritta da Valerio Cilio,
Patrizia Dellea, Stefano Lodovichi e Valentina Piersanti.
Barbara Broccoli,
una delle produttrici del franchise di James
Bond, ha un aggiornamento importante e forse deludente sul
casting del nuovo attore che interpreterà l’agente 007. Ormai da
anni, la speculazione su chi sarà il prossimo a interpretare James
Bond è dilagante. Daniel Craig è stato l’incarnazione più
recente del personaggio con il nome in codice che corrisponde a
007, ma No Time to Die del 2021 ha segnato il suo
canto del cigno.
Anche prima del debutto di quel
film, Internet è stato acceso da voci e teorie su chi avrebbe
ottenuto successivamente la parte, con
nomi comeAaron Taylor-Johnson e
Idris
Elba che emergono come presunti favoriti. Tuttavia,
molto poco di quello che si è detto corrisponde a verità.
In un’intervista con
LADbible, Barbara Broccoli ha aggiornato
riguardo al processo di casting per il prossimo film,
soprannominato Bond 26. Alcune voci hanno
affermato che attori come Taylor-Johnson si sono
già presentati come favoriti per il ruolo. Tuttavia, Broccoli ha
messo a tacere tali voci confermando che il film non è così in fase
di sviluppo come si pensava in precedenza. “No, non abbiamo ancora iniziato
il casting. Non c’è nemmeno una
sceneggiatura.”
Questa dichiarazione dovrebbe
mettere a tacere per un po’ le speculazioni, anche se nulla ci
impedisce di pensare a chi vorremmo nello smoking dell’agente al
servizio di Sua Maestà.
Ritorno al futuro
ha debuttato nel 1985 con Michael J.
Fox e Christopher
Lloyd alla guida di un cast che includeva
Lea Thompson, Tom
Wilson e Crispin Glover.
Robert Zemeckis ha diretto il film su un
diciassettenne inviato 30 anni nel passato in una DeLorean da uno
scienziato eccentrico, che incontra le versioni più giovani dei
suoi genitori mentre cerca di tornare al suo periodo storico. Il
film ha dato il via a un franchise, con due sequel distribuiti,
ognuno dei quali è stato un enorme successo al botteghino.
La primavera della mia
vita – “La vita è un susseguirsi di Gesù, tasse,
rapporti deludenti. E poi muori.”
Metti per caso un road movie in
Sicilia dove tra folklore ed estetica alla Wes Anderson si colloca
La primavera della mia vita. Il film con Colapesce Dimartino, reduci dal successo di
Sanremo 2023 con la vittoria del premio Sala
Stampa Lucio Dalla e il premio della critica Mia Martini con
“Splash” – che compone anche la colonna sonora di questo film. Il
duo canoro si è occupato anche dell sceneggiatura del film aiutato
da Zavvo Nicolosi, regista alla sua opera prima.
Un sorprendente road movie con molti inattesi special guest
musicali: Madame, Roberto Vecchioni, Brunori Sas,
ErlandØye e La Comitiva. Nel cast
Stefania Rocca, la loro eccentrica agente,
Corrado Fortuna, il meccanico con un’imprevedibile
passione per i Doors, Demetra Bellina, la
misteriosa Sofia, accompagneranno i due protagonisti in un viaggio
surreale e poetico. Il film sarà distribuito in sala dal 20 al 23
febbraio per Vision
Distribution.
La primavera della mia vita, la
recensione
Quello che fanno Colapesce
Dimartino alle parole è un regalo a tutto il pubblico.
Prima con le loro canzoni portando sul palco tematiche complesse
unendo una vibe dance anni ’70 e adesso con La primavera
della mia vita. Il film di Zavvo Nicolosi
– che dirige i videoclip del duo ma si trova alla prima volta
dietro la macchina da presa di un film – si riconcilia molto con la
natura in tutte le sue sfaccettature. In particolare, la
natura nel film è centrale per raggiungere la
riconciliazione interiore con noi stessi e con le persone a noi
care. Colapesce Dimartino interpretano una
versione più amplificata di loro stessi, Lorenzo e
Antonio, in un road trip per la Sicilia mostrano
le meraviglie del territorio grazie a delle inquadrature fisse e
movimenti di macchina ridotti a zero.
La primavera della mia
vita è la rappresentazione di una
rinascita che si articola su tre livelli: la
rinascita di Antonio e Lorenzo come singoli ma anche della loro
ritrovata amicizia. I due, infatti, anche nel film sono amici che
hanno iniziato la loro carriera canora insieme e a causa di visioni
artistiche differenti litigano e si separano per tre anni. In
questo periodo non hanno mai interagito: Lorenzo
ha intrapreso una carriera a Milano, il classico siciliano che va
al nord per trovare lavoro, Antonio ha subito un
grave incidente ed ha trovato nell’Ordine dei Semeniti il
ricongiungimento con se stesso. Il successo, infatti, è stata
proprio la causa della rottura tra i due amici così diversi: uno
intraprendente e l’altro dall’animo taciturno.
La vita è un paradiso di bugie
Antonio ha una
missione da compiere per conto dell’Ordine dei
Semeniti per farlo ha bisogno della persona a cui vuole
più bene: Lorenzo. Una bugia è il motore
scatenante del film perché Lorenzo scoprirà la
verità solo alla fine del viaggio. In La primavera della
mia vita siamo, infatti, messi di fronte all’ultimo
viaggio di Lorenzo e Antonio come
amici e come individui. Nel corso del film i due dovranno
affrontare una serie di prove per ricongiungersi e trovare la pace:
la Grotta dei Giganti, l’Isola
Cornuta e le pendici dell’Etna sono le
tre tappe risolutorie della narrazione. Lo spettatore, invece,
ammira estasiato le bellezze di questa Sicilia arida sotto il sole
di un’estate che sembra non finire mai. Non mancano il folklore e i
detti popolari, qualche tocco di denuncia a quei luoghi comuni con
cui si narra il territorio siciliano da secoli.
In un ristorante dal nome
L’Astice fuggente la narrazione dedica la denuncia
maggiore rispetto a questo tipo di narrazione. Infatti, durante il
pranzo Lorenzo e Antonio
assistono a una rapina per poi scoprire che in realtà è una messa
in scena della proprietaria del ristorante, una nobildonna tedesca
che ha acquistato il locale e fa vivere ai suoi commensali “una
esperienza tipica Siciliana” grazie alla compagnia “Speedy
Pizzo”. I due personaggi, in questa scena, così come in altre
lasciano che sia il silenzio a parlare per loro, subendo
passivamente queste scene senza commentare. Colapesce
Dimartino sono molto bravi a far parlare i luoghi comuni
pur non facendone la parte centrale del film. Poche volte la
Sicilia ha subito una narrazione così diversa da quella
stereotipata legata alla mafia.
Tagliare i rami secchi
Prima che arrivi la primavera è
necessario fare un lavoro accurato per far crescere i rami dei
nostri alberi più robusti. Ciò consente alla pianta di prendere
vita e di progredire in una strada diversa rispetto a quella
intrapresa. Così l’espressione metaforica di tagliare i
rami secchi diventa il centro de La primavera
della mia vita. Antonio ha voluto
Lorenzo come Testimone di questo viaggio per
aiutarlo a tagliare i rami secchi della sua vita e aiutarsi a sua
volta a compiere il sacrificio finale che ci porta alla fine del
film. Le tre prove, infatti, sono servite per questo scopo.
La prima, alla Grotta dei Giganti,
ha messo alla prova l’amicizia di Lorenzo per
Antonio. La seconda prova, invece, è servita a
mettere in luce le difficoltà di Lorenzo a trovare stabilità
nell’amore. La terza a trovare la risoluzione nel rapporto con il
padre che lo ha abbandonato da piccolo. Lorenzo,
dunque, taglia i suoi rami secchi grazie ad
Antonio che a sua volta ha raggiuto la sua
missione. Viene svelato il vero motivo di questo lungo viaggio de
La primavera della mia vita:
Lorenzo dovrà aiutare Antonio a
ricongiungersi con la natura e rinascere l’albero. Secondo l’Ordine
dei Semeniti questa era l’ultima prova da superare.
Mandorlo in fiore
La primavera della mia
vita diventa una duplice metafora di rinascita.
Antonio vive la sua primavera rinascendo come un
meraviglio mandorlo in fiore, Lorenzo dal canto
suo ha una rinascita interiore. Abbandona le questioni legate alla
fama e al successo che hanno consumato in primis il rapporto con
Antonio. Grazie al sacrificio di
Antonio, finalmente Lorenzo ha
scoperto se stesso e – una volta abbandonati i drammi del suo
passato – riesce a crearsi una famiglia. Il film con le sue
ispirazioni a registi di enorme portata come Wes Anderson e Wim Wenders riesce a portare sul grande
schermo un piccolo spaccato di realtà che, in primis, hanno vissuto
i due protagonisti. Lo fa in modo gentile e diretto, con ironia e
con uno sguardo sempre attento a non cadere nel banale della
rappresentazione di una terra schiava dello stereotipo che questa
volta rinasce come un mandorlo in fiore.
La legge di Lidia
Poët (qui la recensione), la serie in
6 episodi, prodotta da Matteo Rovere con la sua
Groenlandia, e ideata da Guido Iuculano e
Davide Orsini, ha debuttato il 15 febbraio 2023 su
Netflix in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.
L’attrice Matilda De
Angelisinterpreta Lidia Poët,
la prima donna in Italia ad entrare nell’Ordine degli Avvocati. La
sua storia, che si svolge nella Torino di fine 1800, la vede
opporsi ad una sentenza che la vuole estromettere dalla professione
in quanto donna. Parte da qui una complessa vicenda giudiziaria che
porterà Lidia a combattere per ciò che le spetta.
La serie rilegge dunque,
in chiave parzialmente romanzata, la storia vera di Lidia Poët,
oggi ricordata a tutti gli effetti come la prima avvocatessa
d’Italia. Una donna anticonvenzionale, che, già nel tardo
Ottocento, brilla per talento, indipendenza e personalità. La Poët
è infatti stata una donna anticonformista, che non si è mai
adeguata alle opinioni comuni, aggirando la norma e pensando fuori
dagli schemi. Una donna che si è ribellata al pensiero dominante e
al sistema preesistente, divenendo un vero e proprio inno alla
libertà.
La serie, in realtà, non è
propriamente la storia della sua vita quanto, per ammissione stessa
degli autori un procedural classico, con i suoi casi
di puntata, gli omicidi, le indagini e i colpi di scena finali. Il
racconto si discosta dunque da quella che è stata la vera attività
della Poët, andando comunque a raccontare la sua personalità forte
e facendo dunque luce su una delle figure femminili talvolta più
dimenticate ma importanti della storia italiana. Ma qual è quindi
la vera storia di Lidia Poët? Ecco di seguito tutto quello che c’è
da sapere su di lei.
Lidia Poët: la vera
storia della prima avvocatessa italiana
Nata nel 1855 a Perrero, in
provincia di Torino, Lidia si laureò in giurisprudenza nel 1881,
dopo aver discusso una tesi sulla condizione femminile nella
società e sul diritto di voto per le donne. Nei due anni seguenti
fece pratica legale a Pinerolo presso l’ufficio dell’avvocato e
senatore Cesare Bertea e assistette alle sessioni
dei tribunali. Svolto il praticantato, superò in modo brillante,
con il voto di 45/50, l’esame di abilitazione alla professione
forense e chiese l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati e
Procuratori di Torino. Il 9 agosto 1883
Lidia divenne così la prima donna ammessa all’esercizio
dell’avvocatura.
Tuttavia, la cosa durò poco. Il
procuratore generale del Regno mise in dubbio la legittimità
dell’iscrizione e impugnò la decisione ricorrendo alla Corte
d’Appello di Torino. L’11 novembre 1883 la Corte di Appello accolse
la richiesta del procuratore e ordinò la cancellazione dall’albo.
Il 28 novembre Lidia Poët presentò però un ricorso articolato alla
Corte di Cassazione che, con la sentenza del 18 aprile 1884,
confermò tuttavia la decisione della Corte d’Appello, dichiarando
che “La donna non può esercitare l’avvocatura”, e sostenendo che la
professione forense doveva essere qualificata come un “ufficio
pubblico”.
Ciò comportava una ovvia
esclusione, dato che l’ammissione delle donne agli uffici pubblici
doveva essere esplicitamente prevista dalla legge. Quando la legge
taceva, come nel caso della legge sulla avvocatura, non era
possibile interpretare il silenzio del legislatore alla stregua di
una ammissione. Lidia Poët non poté quindi esercitare a pieno
titolo la sua professione, ma collaborò con il fratello Giovanni
Enrico e divenne attiva soprattutto nella difesa dei diritti dei
minori, degli emarginati e delle donne, sostenendo anche la causa
del suffragio femminile.
La Poët dovette attendere il 1919
per poter ottenere la giustizia che cercava. In quell’anno, la
legge Sacchi, autorizzò le donne ad entrare nei pubblici uffici e
1920 l’avvocatessa poté dunque essere ammessa nuovamente, all’età
di 65 anni, nell’Ordine degli Avvocati, divenendo ufficialmente la
prima donna d’Italia ad esservi ammessa. La Poët è poi morta a
Diano Marina, in Liguria, il 25 febbraio del 1949, all’età di 94
anni. Prima di spegnersi, ebbe dunque modo di vedere riconosciuto
il diritto di voto alle donne, cosa per la quale si era battuta per
tutta la sua vita.
Lidia Poët: chi era suo marito? La
vita privata dell’avvocatessa
Per quanto riguarda la vita privata
della Poët, non si hanno molte testimonianze a riguardo. Si sa solo
che è nata in un’agiata famiglia valdese e che aveva un fratello di
nome Giovanni Enrico, titolare di uno studio
legale, con il quale la Poët avrebbe poi a lungo collaborato. Per
quanto riguarda la sfera sentimentale, le principali fonti
riportano che la donna è rimasta nubile per tutta la sua vita,
dedicandosi unicamente alla propria carriera e attività legale.
Nessun marito né figli per lei, ed è questo un altro aspetto che
differenzia la vera Poët da quella raccontata nella serie
Netflix.
In questa, infatti, la protagonista
è contesa dal giornalista JacopoBarberis, interpretato da Eduardo
Scarpetta, e Andrea Caracciolo,
interpretato da Dario Aita. Si tratta però di due
personaggi di finzione, ideati appositamente per favorire lo
sviluppo caratteriale ed emotivo della Poët interpretata dalla De
Angelis. La serie prevede dunque con loro una sottotrama romantica,
sempre necessaria per favorire un ulteriore coinvolgimento degli
spettatori, ma che è dunque bene individuare come puro frutto della
fantasia degli autori. Anche in ciò si ribadisce la differenza tra
la vera Poët e quella raccontata nella serie.
La star di Ron’s Gone
Wronge Una
notte da leoniZach
Galifianakis sarà protagonista del remake live-action
di Lilo &
Stitch della Disney. THR riporta che
l’attore ha concluso un accordo per recitare nel remake di Dean
Fleischer Camp del classico
animato della Disney del 2002, che secondo quanto riferito sarà
una delle principali uscite per Disney+. I dettagli sul
ruolo di Galifianakis non sono stati rivelati, incluso
se sarà un ruolo live-action o semplicemente di doppiaggio.
Il remake live-action di
Lilo &
Stitch è stato sviluppato
per la prima volta nel 2018. Pubblicato originariamente nel
2002, Lilo
& Stitch è il 42esimo
film d’animazione della Disney. Il film è stato ben
accolto e da allora è stato uno dei film preferiti da molti, con
Stitch che è diventato rapidamente un’altra iconica mascotte della
Disney. Dan Lin e Jonathan Eirich di Rideback produrranno il
remake, mentre Ryan Halprin di Rideback è il produttore
esecutivo.
“Lilo è una ragazza hawaiana
solitaria che adotta un piccolo e brutto ‘cane’, che lei chiama
Stitch”, recita la sinossi del film d’animazione
originale. “Stitch sarebbe l’animale domestico perfetto se
non fosse in realtà un esperimento genetico che è fuggito da un
pianeta alieno ed è precipitato sulla Terra. Attraverso il suo
amore, la sua fede e la sua fede incrollabile nell’ohana, il
concetto hawaiano di famiglia, Lilo aiuta a sbloccare il cuore di
Stitch e gli dà la possibilità di prendersi cura di qualcun
altro.”
Sebbene non si sappia molto
sull’imminente sequel di
Captain MarvelThe
Marvels, sappiamo che la star della serie
Disney+Ms.
Marvel, Iman
Vellani, avrà un ruolo importante nel film. Proprio
qualche giorno fa, i Marvel Studios hanno diffuso un poster
ufficiale che ha annunciato la nuova data di uscita, posticipando
il film di qualche mese.
Parlando con EW, il capo dei
Marvel Studios, Kevin Feige, non ha svelato particolari
dettagli sulla storia del film, ma ha anticipato che Kamala
Khan è “un nuovo fantastico personaggio nel
pantheon” e ha anche lasciato intendere che lei “ruba” la
scena nel film in uscita. Feige ha anche parlato del trio composto
da Carol Danvers di Brie Larson, Kamala Khan di
Iman Vellani e Monica Rambeau di
Teyonah Parris, e di come la loro relazione sia
una parte fondamentale del film.
“Questo è ciò di cui parla
l’intero film“, ha detto Feige. “Ci sono elementi cosmici
divertenti. I fan dei fumetti Marvel riconosceranno elementi della
guerra Kree-Skrull. E riprende subito dopo la fine del primo
Captain
Marvel, non nella sequenza temporale ma nella
storia. Lo facciamo anche nella nostra prossima serie Disney+Secret
Invasion , e quelli sono due seguiti molto
diversi di quel film. Tonalmente, non potrebbero essere più
diversi. Ma c’è qualcosa di immensamente potente nel vedere
Monica, Kamala e Carol insieme in una cornice. Per me, è solo
simile al primo film dei Vendicatori e
vedere loro sei insieme in una cornice. È gelido. Sono
così fantastici insieme e hanno tutti storie diverse l’uno con
l’altro.”
Feige ha anche paragonato il
Khan di Vellani al Peter Parker di
Tom Holland in Captain
America: Civil War. Nello specifico, ha notato
che i due sono entrambi giovani eroi, ancora in soggezione per il
fatto di essere circondati da altri supereroi più famosi. “La
cosa grandiosa di Kamala nel suo show, e ora in questo film, è che
non è diversa dal Peter Parker di Tom
Holland in Civil War“, ha
detto Feige. “Non riesce a credere di essere con questi
altri eroi, e non riesce a credere di trovarsi in questi
posti. Ed è divertente perché vogliamo esserlo. Voglio
essere quello.”
Tutto ciò che sappiamo su The
Marvels
The
Marvels arriverà nei cinema il 10 novembre 2023, come
parte della
Fase Cinque dell’MCU. The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain
Marvel con protagonista il premio
Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman. Nel
cast ci saranno anche Iman
Vellani (Ms. Marvel, che vedremo
anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Non si sa molto sui prossimi
progetti di
Batman e Superman che James Gunn ha in mente per introdurre i
personaggi nel “suo” Universo DC. In una recente conversazione sui
social media, tuttavia, Gunn ha chiarito quanti anni potrebbero avere
questi supereroi.
In un thread su Twitter, a
James Gunnn è stato
chiesto quanti anni avrà il Batman che apparirà nel film dei DC
Studios. Gunn ha risposto che nessun attore è stato scelto, quindi
non c’è ancora un’età per il personaggio. Più avanti nella
conversazione, Gunn ha risposto a un fan citando l’età di
Superman, dicendo che tutto ciò che ha detto è che
Superman sarebbe stato “più giovane rispetto ai
quarant’anni” quando uscirà il nuovo film e che
“Batman potrebbe avere un paio di anni più di
Superman.”
Yeah but people are speculating about
both ages. All I ever said was Superman was younger than in his
forties and Batman MIGHT be a couple years older than
Superman.
James Gunn ha anche chiarito in un tweet più
avanti nel thread che “non” ha mai detto che
Superman sarebbe stato un 25enne, ma che continua
a essere riportato come se lo avesse detto. Tuttavia, non ha
offerto alcuna risposta concreta su ciò che i fan possono
aspettarsi, quindi i fan dovranno aspettare ancora un po’ per
scoprire esattamente chi saranno i prossimi Superman e
Batman.
Nope! It keeps getting repeated but I
never said that.
Alla fine di gennaio, James Gunn ha svelato parte del prossimo
programma del DC
Universe, con due dei progetti di spicco che sono un
nuovissimo progetto di Superman
intitolato Superman:
Legacy, che sarà scritto da Gunn, e un
film di Batman basato sull’iconico fumetto
The
Brave and the Bold gestito da Grant Morrison, che
presenterà un nuovo Batman, oltre a presentare l’Universo DC a
Damian Wayne, il figlio di Bruce Wayne. La
prima fase del DC Universe, chiamata Chapter One: Gods and Monsters, conterrà una
moltitudine di diversi
film e programmi televisivi. Altri progetti saranno un
film di Supergirl intitolato Supergirl: Woman of
Tomorrow, un film di Swamp
Thing e diversi programmi TV.
È ufficiale: Avatar:
La via dell’acqua ha
superato Titanic al botteghinoglobale con 2,243 miliardi di dollari di vendite di biglietti
globali è diventato il terzo film che ha incassato di più nella
storia del cinema. Questo dato non è stato comparato secondo i dati
sull’inflazione.James Cameron, che ha diretto entrambi i film,
rivendica tre dei quattro film di maggior incasso della
storia.
Titanic, che aveva accumulato 2,194 miliardi di
dollari in vendite di biglietti in tutto il mondo prima di una
riedizione globale in 3D all’inizio di questo mese, ora si attesta
a 2,242 miliardi di dollari a livello globale. La lista di tutti i
tempi vede in vetta l’originale Avatar di Cameron ($ 2,92
miliardi), seguito da Avengers:
Endgamedei
fratelli Russo ($ 2,79 miliardi), secondo Comscore.
L’incasso interno diAvatar
2è di
657 milioni di dollari, collocandolo al nono posto nella lista di
tutti i tempi (è ancora dietro
a Titanic (672,2
milioni di dollari) in Nord America. All’estero,
La via dell’acqua ha accumulato ben
1,586 miliardi di dollari, il terzo -il miglior spettacolo di
sempre al botteghino internazionale
dietroAvatar eEndgame.La via dell’acqua tuttavia non dovrebbe riuscire a
superare néEndgame o il
primo Avatar, uscito nel
2009.
In un’insolita resa dei conti, la
riedizione in 3D di Titanicdel 1997 si è scontrata con Avatar: La via dell’acquadurante il fine
settimana del Super Bowl e prima di San Valentino. E
anche se Avatar 2 ha
battuto Titanic, il film
del 1997 ha mostrato una notevole capacità di resistenza, superiore
anche a Avatar 2.
L’Hollywood
Reporter ha diffuso il primo sguardo ufficiale di Nicolas
Cagenell’imminente thriller
d’azione di sopravvivenza Arcadian, mostrando
Cage e altri due interpreti che fanno una corsa sfrenata. Il film,
precedentemente noto come Sand and
Stones , è interpretato da Cage al fianco di
Jaeden Martell (It, Knives
Out), Maxwell Jenkins (Lost in Space) e Sadie
Soverall (Fate: The Winx Saga). La fotografia mostra
Cage, Martin e Jenkins tutti su un fuoristrada, con Martin alla
guida e Cage e Jenkins che guardano in lontananza.
Il vincitore dell’Oscar –
che presto vedremo interpretare Dracula in Renfield della
Universal con Nicholas Hoult – recita nella pellicola
diretta da Ben Brewer, che è stato il principale
artista degli effetti visivi perEverything Everywhere All At
Once (e si riunisce con Cage dopo il
debutto del regista The
Trust).
Arcadian
è diretto da Ben Brewer da una sceneggiatura scritta da Mike Nilon.
Il film vedrà Cage nel ruolo di Paul, il padre dei gemelli
adolescenti Joseph e Thomas, interpretati rispettivamente da
Martell e Jenkins. Ambientata in un mondo post-apocalittico e
scarsamente popolato, la storia segue Paul e i suoi figli, “che
sono riusciti a strappare un’esistenza, eppure vivono nella paura
costante. Fino a quando, di fronte a un pericolo imminente,
devono mettere in atto un piano disperato per
sopravvivere.
Highland Film Group gestisce i
diritti mondiali del lungometraggio, che ha recentemente terminato
la produzione a Dublino, in Irlanda, ed è ora in post-produzione. I
produttori includono Saturn Films e
Michael Nilon di Cage , David Wulf di
Redline Entertainment ( Call Jane, The Card
Counter , Inheritance ) e
Arianne Fraser e Delphine Perrier di Highland Film Group, insieme a
Braxton Pope ( The Card Counter, The Trust ).
Highland Film Group gestisce i diritti mondiali del
lungometraggio, che ha recentemente terminato la produzione a
Dublino, in Irlanda, ed è ora in post-produzione.
Mentre Kevin Feige è ora il noto presidente dei
Marvel Studios, forse nessuno si
ricorda che il suo percorso da produttore alla Marvel ha avuto
inizio proprio come produttore associato nel film X-Men del 2000. Ora, con l’annunciato Deadpool
3 che riporta all’ovile il
Wolverine di Hugh Jackman, Kevin Feige si è sentito
comprensibilmente nostalgico. Il noto produttore mentre discuteva
del processo in atto per portare i mutanti nell’MCU con EW, Feige ha
riflettuto sul suo tempo nel primo film degli
X-Men.
“È stato fantastico. E
abbiamo Hugh Jackman che torna per il nostro primo film
di Deadpool all’interno del
MCU. Questo è il nostro primo film vietato
ai minori. Il ritorno di Hugh è incredibile. Per me,
personalmente, è da lì che ho iniziato. Ricordo di essermi
seduto dietro la macchina da presa – ben dietro la macchina da
presa – alla sua audizione per il film. Era la sua prima
audizione sul set ed è volato a Toronto per fare una lettura con
Anna Paquin“, ha spiegato Feige. “Per lui, e per me, e
penso per tutti i fan della Marvel, è incredibile quello che è
successo in quei 23 anni. È davvero gratificante e dà un senso
di completezza vederlo tornare in questo nuovo filmdiDeadpool“.
Deadpool
3 è stato scritto da Rhett Reese e Paul Wernick da una
bozza precedente firmata da Wendy Molyneux e Lizzie
Molyneux-Loeglin.La pellicola sarà il primo
film della serie di film di
Deadpool ad essere distribuito dopo
l’acquisizione da parte della Disney della 20th Century
Fox. L’uscita del film è attualmente prevista per l’8 novembre
2024.
Deadpool 3, quello che
sappiamo
Shawn Levy
dirigerà Deadpool
3. Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno anche Deadpool 3, basandosi sui fumetti creati da
Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa
del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti
da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux.
Oltre a Ryan Reynolds non ci sono nomi confermati nel
cast del film. In Deadpool 2 c’erano Josh Brolin nel ruolo di Cable e Zazie Beetz in quello di Domino, mentre il
primo film vedeva la presenza di Morena Baccarin come Vanessa e T.J.
Miller come Weasel. Nel cast è stato anche confermato
Hugh Jackman, che torna a rivestire i panni di
Wolverine/Logan, dopo la sua gloriosa uscita di scena nel 2017 in
Logan, di
James Mangold.
Paul Wernick e
Rhett Reese hanno dichiarato sul film: “È
una meravigliosa opportunità per i pesci fuor d’acqua. Deadpool è
un pazzo al centro di un film. Far cadere un pazzo in un mondo
molto sano di mente, è oro puro. Sarà davvero divertente.”Deadpool
3 uscirà il 6 settembre 2024.
Patrick Dempsey è in trattative per recitare
nello slasher horror di Eli Roth Thanksgiving,
un film nato come finto trailer apparso 16 anni fa nel
film Grindhouse di Quentin
Tarantino e Robert Rodriguez. Dempsey – che è meglio conosciuto per il
suo ruolo da protagonista come il Dr. Derek Shephard
in Grey’s
Anatomy – interpreterebbe il ruolo dello sceriffo
della città, secondo un recente rapporto di THR. Il film
sarà diretto da Roth, con una sceneggiatura scritta da Jeff
Rendell.
La sceneggiatura di Thanksgiving è
stata completata per “più di una dozzina di anni” ormai, ma non era
prevista per essere realizzata fino a quando Spyglass Media
Group non ha finanziato il film l’anno scorso. Il
rapporto afferma che la produzione del film inizierà il mese
prossimo a Toronto, senza ancora una data di uscita confermata.
Sebbene non sia ancora disponibile una sinossi del film, il trailer
originale racconta la storia di uno slasher che visita una piccola
città durante il Ringraziamento e inizia ad attaccare le
persone. THR osserva inoltre che il film si svolgerà in una
“piccola città del Massachusetts”, con lo slasher che mira a creare
“un tavolo per il Ringraziamento con gli abitanti della
città”.
L’idea originale per il film è
arrivata durante la promozione di Grindhouse, che
presentava una varietà di trailer falsi per il film diretti da
registi. Quello di Roth era forse il più riuscito, in quanto
presentava alcune scene estremamente affascinanti, tutte incentrate
su varie cose basate sul Ringraziamento, come una parata, mascotte
di tacchino e, naturalmente, la cena del Ringraziamento.
Thanksgiving
non sarà il primo film a essere trasformato in un lungometraggio
dopo essere apparso come trailer di Grindhouse. Il primo è stato Machete
del 2010, un film d’azione con Danny Trejo,
seguito da Hobo with a Shotgun del 2011, un altro
film d’azione di commedia nera.
In via del tutto eccezionale la
prossima settimana la
serie tvChe Dio Ci Aiuti 7 andrà in
onda con un doppio appuntamento: la sesta serata
sarà trasmessa martedì 21 febbraio e la
settima seratagiovedì 23
febbraio, in prima visione su Rai
1.
Nel castElena
Sofia Ricci,Francesca
Chillemi, Pierpaolo
Spollon, Fiorenza
Pieri, Federica
Pagliaroli, Emma
Valenti, Ileana D’Ambra e con
la partecipazione di Valeria Fabrizi. La
regia è affidata a Francesco Vicario e
Isabella Leoni.
Che Dio Ci Aiuti
7 è una produzione Lux
Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione
con Rai Fiction.
La trama di Che Dio ci
aiuti 7 EPISODIO 11 – La gara della vita
Azzurra cerca
in tutti i modi di far passare del tempo insieme a
Sara e Emiliano, convinta che
possano essere la famiglia perfetta per Elia. Cate
è innamorata di Giuseppe, ma le cose tra i due non si
concretizzano. Ettore invece presenta i suoi genitori a
Ludovica e i due hanno un momento di vicinanza e
intimità. Suor Costanza, intanto, è terrorizzata
dall’operazione cui deve sottoporsi, ma grazie al supporto di
Azzurra e alla storia di Eva, un’atleta non
vedente, capirà che nella vita non bisogna farsi fermare dalle
proprie paure.
La trama di Che Dio ci
aiuti 7 EPISODIO 12 – Il senso di ogni
cosa
Azzurra
prosegue il suo piano per far mettere insieme Emiliano e Sara.
Suor Teresa è dalla sua parte, ma prima mette
alla prova Sara per accertarsi che possa essere
una buona madre per Elia. Intanto Ettore evita in tutti i modi
Ludovica e Cate cerca di fare la
sostenuta con Giuseppe. L’arrivo della famiglia di
Emiliano crea scompiglio nel convento: lo
psichiatra assume atteggiamenti inconsueti a causa del peso delle
aspettative dei genitori e del confronto con il fratello
Seba.
Arriva in prima tv lunedì 20
febbraio Io sono l’abisso, avvincente thriller di
Donato Carrisi, alle 21.15 su Sky Cinema Uno (e
alle 21.45 anche su Sky Cinema Suspense), in streaming su
NOW e disponibile on demand.
Tratto dall’omonimo romanzo di
Donato Carrisi, edito da Longanesi, Io
sono l’abisso è il terzo film diretto dallo scrittore
e regista. Prodotto da Palomar e Vision
Distribution in collaborazione con Sky,
vede tra i protagonisti Michela Cescon, Gabriel
Montesi, Sara Ciocca, Giordana
Faggiano, Sergio Albelli, Lidia
Liberman.
La trama di Io sono
l’abisso
L’Uomo che pulisce pensa che si
possono ricavare un sacco di segreti dai rifiuti. Perché la gente
tende a mentire; la spazzatura, invece, non mente mai. L’Uomo che
pulisce credeva di essere invisibile finché non ha incontrato la
Ragazzina col ciuffo viola. La Ragazzina col ciuffo viola irrompe
nella sua vita ordinata perché solo un angelo cattivo può salvarla
adesso.
Intanto, la Cacciatrice sa che là
fuori c’è qualcuno che uccide le donne dai capelli biondi. Anche se
nessuno le crede, lei lo sa. Ciò che non sa, invece, è che c’è
qualcosa di malvagio che si nasconde dietro la porta verde. La
verità sta in fondo a un abisso buio e profondissimo.
Ecco tutti i vincitori dei
BAFTA 2023. I premi vengono assegnati dalla
British Academy of Film and Television
Arts (BAFTA), l’organizzazione britannica che
premia annualmente opere cinematografiche, televisive e
interattive.
Dopo il
teaserPrime Video ha diffuso il trailer ufficiale
dell’attesissima serie musical-drama Daisy Jones & The
Six, accompagnato da “Regret Me”, una delle 24
canzoni originali scritte esclusivamente per la serie e registrata
dal cast. La musica originale sarà pubblicata da Atlantic Records
in concomitanza con l’uscita della serie, che debutterà il 3
marzo, con nuovi episodi ogni venerdì fino al 24 marzo,
esclusivamente su Prime Video in oltre 240 Paesi e
territori in tutto il mondo.
Basata sul romanzo best-seller di
Taylor Jenkins Reid, la limited series Daisy Jones &
The Six è un musical-drama che narra l’ascesa e la
precipitosa caduta di una famosa rock band. Nel 1977, Daisy Jones &
The Six sono sul tetto del mondo. Guidata da due cantanti
carismatici – Daisy Jones (Riley Keough) e Billy Dunne (Sam
Claflin) – la band è uscita dall’anonimato e ha avuto
un grandissimo successo, ma in seguito a un concerto sold-out al
Soldier Field di Chicago sparisce. Ora, a distanza di decenni, i
componenti della band hanno finalmente deciso di raccontare la
verità. Questa è la storia di come una band iconica è implosa
all’apice del successo.
Nel cast della serie Riley
Keough interpreta Daisy Jones, mentre Sam Claflin è Billy Dunne, Camila
Morrone veste i panni di Camila Dunne, Will
Harrison di Graham Dunne, Suki Waterhouse
ha il ruolo di Karen Sirko, Josh Whitehouse quello di Eddie
Roundtree, Sebastian Chacon è Warren Rhodes, Nabiyah
Be interpreta Simone Jackson e Tom Wright è Teddy Price,
con la partecipazione straordinaria di Timothy Olyphant nel ruolo
di Rod Reyes.
Da Amazon Studios e Hello Sunshine,
Daisy Jones & The Six ha come executive
producer Reese Witherspoon e Lauren Neustadter per
Hello Sunshine e Brad Mendelsohn per Circle of Confusion. Scott
Neustadter e Michael H. Weber hanno creato la serie basata sul
romanzo di Taylor Jenkins Reid, qui anche in veste di produttrice.
Scott Neustadter è executive producer e co-showrunner con Will
Graham, anch’egli executive producer. James Ponsoldt ha diretto i
primi cinque episodi e ricopre anche il ruolo di executive
producer, Nzingha Stewart ne ha diretti quattro e Graham uno. La
serie conterrà brani originali scritti e prodotti dal produttore
nominato ai Grammy Blake Mills e da una serie di altri talentuosi
co-sceneggiatori.
Da domenica 19 febbraio arriva su
Rai Uno Resta con me, la nuova serie tv
con
Francesco Arca e Laura
Adriani, nata da un’idea di Maurizio De
Giovanni e diretta da Monica Vullo – già
regista di numerosi progetti Rai Fiction – Il paradiso
delle signore,
Un passo dal cielo 3, Don
Matteo (stagioni 9 e 10), I Bastardi di
Pizzofalcone 3, solo per citarne alcuni. Ricco il
cast, che oltre ai due protagonisti può contare su una presenza
inossidabile delle fiction Rai come Antonio Milo e
su Maria Pia Calzone.
La trama di Resta con me
Alessandro Scudieri,
Francesco Arca, è il vicequestore della Mobile di
Napoli ed è da tempo sulle tracce di una pericolosa banda di
criminali. Per verificare una segnalazione ricevuta riguardo ad
essa, va a pranzo in un ristorante sul lungomare, portando con sé
la moglie Paola, Laura Adriani, in attesa del loro
primo figlio, convinto che si tratti di una faccenda semplice e
senza rischi. Purtroppo, però, la coppia resta coinvolta in una
sparatoria all’interno del ristorante e Paola perde il bambino. Il
loro rapporto è profondamente segnato dall’evento e Paola non
riesce più a fidarsi di Alessandro. Quando l’amico d’infanzia di
Alessandro, Gennaro, viene ucciso, il vicequestore si fa carico di
Diego, Mario Di Leva, il figlio dell’amico. Decide
perciò di portarlo a casa con sé. Paola è inizialmente contraria,
ma poi sceglie di accettare questa presenza, finchè con il
Tribunale dei Minori, presso cui è giudice, non troverà una
sistemazione più idonea per il bambino. Nel frattempo Alessandro,
che si sente responsabile per quanto accaduto a Paola e per la
crisi del loro rapporto, chiede di unirsi ad un’unità di intervento
speciale, che lavora solo di notte. Così, i due resteranno
distanti, ma riusciranno ad occuparsi di Diego, mentre cercano di
ridare un senso alle proprie vite.
Una nuova serie crime della Rai, da
un’idea di Maurizio De Giovanni
Invitare il pubblico ad
appassionarsi all’ennesima serie crime, poliziesca proposta dalla
Rai, peraltro dopo diversi precedenti, anche di grande successo, è
una bella sfida. Basterebbe citare quelle che, come Resta con me,
hanno a che fare con Maurizio De Giovanni: I Bastardi
di Pizzofalcone, Il Commissario
Ricciardi, Mina Settembre.
Sicuramente, vi è l’idea che lo scrittore partenopeo sia una specie
di re Mida e che tutto ciò a cui dà in qualche modo il via possa
diventare oro, visti i precedenti. Non tutto però è così scontato,
anche perchè per Resta con me non si
parte da suoi romanzi di successo, che hanno già ottenuto un grande
seguito, come nei casi succitati. Qui, De Giovanni porta “solo”
un’idea, tutta da sviluppare e costruire.
Buoni spunti, ancora non
valorizzati a pieno
Resta con
me ha diversi buoni spunti, anche elementi di novità,
che possono incuriosire e interessare lo spettatore. C’è, ad
esempio, l’idea di raccontare una Napoli notturna, assai poco
raccontata finora. Tuttavia, nella prima serata della serie,
l’azione avviene ancora prevalentemente di giorno e non emerge
molto questo aspetto inedito di Napoli. Stessa cosa si può dire per
l’ambientazione sotterranea. La banda cui dà la caccia il
commissario Scudieri, interpretato da Francesco Arca, infatti,
agisce nei sotterranei della città. Questo elemento, però, non
trova ancora spazio nel primo episodio, ma viene solo accennato.
Ciò sicuramente fa crescere la curiosità nello spettatore. Si
attende che questo elemento venga sviluppato adeguatamente in
seguito.
Resta con me, una squadra molto
omogenea
Set della serie TV “L’ultimo spettacolo!” di Monica Vullo.
Nella foto Francesco Arca, Laura Adriani e Mario Di Leva.
Foto di Gianni Fiorito
Questa fotografia è solo per uso editoriale, il diritto d’autore è
della società cinematografica e del fotografo assegnato dalla
società di produzione del film e può essere riprodotto solo da
pubblicazioni in concomitanza con la promozione del film.
E’ obbligatoria la menzione dell’autore- fotografo: Gianni
Fiorito.
Set of TV series “L’ultimo spettacolo!” by Monica Vullo.
in the picture Francesco Arca, Laura Adriani and Mario Di Leva.
Photo by Gianni Fiorito
This photograph is for editorial use only, the copyright is of the
film company and the photographer assigned by the film production
company and can only be reproduced by publications in conjunction
with the promotion of the film.
The mention of the author-photographer is mandatory: Gianni
Fiorito.
Il focus del progetto
Resta con me vogliono essere le relazioni
personali e i caratteri dei singoli personaggi. L’intenzione è
quella di creare una squadra di poliziotti con varie sensibilità,
vari tipi umani, differenti età e caratteri, così che il pubblico
possa affezionarsi e riconoscersi nell’uno o nell’altro
personaggio. Qualcosa però, almeno nel primo episodio, sembra non
funzionare benissimo. Gli attori, pur bravi, rappresentano tutti
caratteri “medi”, senza grossi tratti distintivi, non troppo
distanti per età, salvo un paio di eccezioni. Sono un gruppo forse
troppo omogeneo. In questi casi, invece, a vincere ed avvincere il
pubblico è proprio la forte tipicità di ciascun personaggio. E’
difficile trovarne qui uno che spicchi, che catturi al primo
sguardo o alla prima scena. Questo stupisce, se si pensa al team di
sceneggiatori che ha dato vita alle otto puntate della serie.
Donatella Diamanti, ideatrice del soggetto
originale e guida del team di sceneggiatura, è stata infatti
affiancata da un corposo gruppo di lavoro: Mario
Cristiani, Fabrizia Midulla,
Giovanni Galassi, Angelo Petrella
e Tommaso Renzoni. Eppure, nella prima serata, la
squadra Mobile di Napoli non coinvolge fino in fondo.
Il cast e le interpretazioni di
Resta con me
Dal punto di vista attoriale, i
protagonisti, Francesco Arca e Laura
Adriani, si trovano di fronte alla sfida di dare corpo a
un dramma come la perdita di un figlio, non facile da
rappresentare. I due non conquistano pienamente lo spettatore.
Adriani ha una efficacia altalenante. Arca sembra comunicare poco
con la sua espressività. Inoltre, il suo accento, tra il toscano e
il napoletano, non convince molto, dando vita a un ibrido forse non
necessario. Il resto del cast è composto da Antonio
Milo, che interpreta Salvatore Ciullo, non molto presente
nella prima serata della serie, come anche Chiara
Celotto, nei panni di Linda Fiore, che saranno i nuovi
colleghi di Alessandro. Arturo Muselli è Marco,
amico e collega di Alessandro. Fanno parte della vecchia squadra di
Scudieri anche Alessia Spada, cui dà corpo Angela
Ciaburri, Stefano D’Angelo e sua sorella Ilaria,
interpretati da Amedeo Gullà e Claudia
Tranchese. Raffaella Rea, Gemma, e
Liliana Bottone, Vittoria, vestono invece i panni
delle sorelle di Paola, mentre Nunzia Raimondi, interpertata da
Maria Pia Calzone, è il capo della squadra Mobile.
Nel complesso le interpretazioni sono abbastanza convincenti, ma
non colpiscono in modo particolare. Un’eccezione è Angela
Ciaburri, forse per il carattere deciso del suo
personaggio, che si distacca un po’ dalla medietas di cui si
parlava in precedenza, ma anche per il piglio con cui l’attrice lo
affronta. L’unico però a spiccare davvero è il piccolo
Mario Di Leva, che interpreta Diego con la
spontaneità e la simpatia necessaria per conquistare il
pubblico.
In attesa di uno scatto in
avanti
Molti i temi affrontati, sia dai
singoli casi proposti, che dal filo narrativo orizzontale della
storia: maternità, affido, crisi delle relazioni di coppia, legame
tra sorelle, amicizia. Si resta in attesa che questa si sviluppi e
i personaggi crescano, dispiegando a pieno il loro potenziale, e
riescano ad avvincere davvero lo spettatore. Come si attende che
Napoli, nella sua dimensione meno raccontata, diventi l’altra
protagonista del progetto. L’auspicio è che ciò accada nei
successivi episodi. Nel frattempo, ci si può godere una perla come
Resta, resta cu’mme’ di Pino Daniele, che
accompagna i titoli di testa della serie. Piacevoli anche le
musiche originali di Andrea Guerra.
Resta con me arriva da domenica 19
febbraio in prima serata su Rai Uno.
Secondo quanto riferito, un nuovo
film di Hellboy è in lavorazione presso Millennium Media con
un regista già incaricato e una sceneggiatura già scritta. DiscussingFilm ha
riferito che Brian Taylor dirigerà il prossimo film di Hellboy.
Taylor è meglio conosciuto per aver diretto diversi episodi di
Happy! e ha co-diretto due dei film di
Crank e Ghost Rider: Spirit of Vengeance
con Mark Neveldine. Ha anche co-scritto Jonah Hex
del 2010 per Neveldine.
Nessun attore al momento è stato
ancora rivelato per interpretate il personaggio titolare e il film
attualmente non ha un distributore. Secondo quanto riferito, le
riprese inizieranno in Bulgaria questo aprile.
Il sito rileva che il creatore
di Hellboy Mike Mignola e l’autore
Christopher Golden stanno ricevendo crediti per la storia del film,
anche se non è chiaro se abbiano lavorato alla sceneggiatura. Le
fonti affermano che il titolo provvisorio del film è Hellboy:
The Crooked Man, anche se non è
noto se il film sarà basato sulla storia di The Crooked Man dei
fumetti di Hellboy .
Continua irrefrenabile la stagione
dei premi 2023, e mentre questa sera ci sarà la piccola parentesi
Europea dei BAFTA 2023, ci avviamo spediti verso
gli Oscar 2023, annunciando anche i vincitori per le migliori
scenografie, i ADG Awards 2023.
ONE-HOUR CONTEMPORARY SINGLE-CAMERA SERIES
“Severance: Good News About Hell” (Production Designer: Jeremy
Hindle)
TELEVISION MOVIE OR LIMITED SERIES
“Guillermo del Toro’s Cabinet of Curiosities” (Production Designer:
Tamara Deverell)
HALF HOUR SINGLE-CAMERA SERIES
“Our Flag Means Death: Pilot” (Production Designer: Ra
Vincent)
MULTI-CAMERA SERIES
“How I Met Your Father: Pilot” (Production Designer: Glenda
Rovello)
COMMERCIALS
“The Lord of the Rings: The Rings of Power – Title Announcement”
(Production Designer: Brian Branstetter)
SHORT FORMAT: MUSIC VIDEO OR WEBSERIES
Adele “I Drink Wine” (Production Designer: Liam Moore)
VARIETY, REALITY OR COMPETITION SERIES
“Saturday Night Live: Jack Harlow Hosts Season 48 Episode 4, Jack
Harlow Musical Guest” (Production Designers: Keith Raywood, Eugene
Lee, Akira Yoshimura, N. Joseph De Tullio)
VARIETY SPECIAL
“94th Annual Oscars” (Production Designer: David Korins)
Una vittoria che non arriva troppo
inaspettata ma che comunque indica una precisa direzione che
prenderà questa stagione dei premi in vista degli Oscar 2023:
Daniel Kwan e Daneil Scheinert
hanno vinto i DGA Awards 2023 per la migliore
regia di Everything Everywhere All At Once.
L’avversario più forte dei Daniels
era Steven Spielberg, che ancora una
volta ha realizzato l’ennesimo film straordinario con The Fabelmans che però a quanto pare verrà
messo da parte per dare spazio alle novità. E non è del tutto
sbagliato!
Il premio al migliore esordio alla
regia è andato invece a Charlotte Wells che con il
suo splendido Aftersun ha realizzato davvero un piccolo
miracolo, uno dei film più emozionali e delicati dell’intera
stagione. Ecco di seguito tutti i vincitore dei DGA Awards
2023:
Migliore regia in un film per il
cinema
WINNERS:
DANIEL KWAN, DANIEL SCHEINERT, “Everything Everywhere All at Once”
(A24) – Unit Production Manager: Allison Rose Carter, First
Assistant Director: Rodney Smith, Second Assistant Director: John
Nasraway, Second Second Assistant Director: Ken C. Wu
Migliore
debutto alla regia
WINNER: Charlotte Wells, “Aftersun” (A24)
Serie
Drammatica
WINNER: SAM LEVINSON, Euphoria, “Stand Still Like the
Hummingbird” (HBO) –Directorial Team: Unit
Production Manager: Will Greenfield; First Assistant Directors:
Valerie Johnson, Sally Brunski; Second Assistant Directors: Cindy
King, Colin Duffy; Second Second Assistant Directors: James
Chestnut; Additional Second Assistant Director: Aaron Rose
Leone
Serie
Comedy
WINNER: BILL HADER, Barry, “710N” (HBO) –Directorial Team: Unit Production Manager: Aida Rodgers;
First Assistant Director: Gavin Kleintop; Second Assistant
Director: Erin Stern Linares; Second Second Assistant Directors:
Yarden Levo, Chalis Romero
Film per
la tv o serie limitata
WINNER: HELEN SHAVER, Station Eleven, “Who’s There?” (HBO
Max) –Directorial Team: Unit Production Manager:
David Nicksay; First Assistant Director: Jennifer Wilkinson; Second
Assistant Director: Anna Vogt
Documentario
WINNER: SARA DOSA, “Fire of Love” (National
Geographic)
Sono tanti i registi che
hanno voluto raccontarsi sfruttando un alter ego sullo schermo,
attraverso il cinema. Pensiamo, per esempio, a capolavori come
È stata la mano di Dio di Paolo
Sorrentino o al più recente The Fabelmans di Steven Spielberg. Il cinema diventa
diario, sfogliato dagli spettatori, mentre si naviga nei ricordi di
cineasti che sanno davvero come plasmare l’arte a loro immagine e
somiglianza. Se andiamo a ritroso nel tempo ce n’è uno in
particolare che ha scritto una splendida pagina del cinema
italiano, raccontandosi con grande passione: Federico
Fellini.
Molti associano a Fellini
– erroneamente – un solo film che rispecchia la definizione di film
biografico (in cui il regista racconta la sua vita), prendendo in
considerazione solo Amarcord del 1973. Eppure
nella filmografia del Maestro c’è un film che spicca più di tutti e
che è considerato trai maggiori capolavori del cinema mondiale:
parliamo di Otto e mezzo. La pellicola, uscita nel
1963, è un’autobiografia molto intima di Fellini, esempio massimo
della sua poetica. A sessant’anni dal suo debutto, ripercorriamo
uno dei capolavori felliniani.
Otto e mezzo, perché il
film è un’autobiografia?
Otto e
mezzo si inserisce nella “fase matura” della filmografia
felliniana, periodo in cui il regista porta totalmente nelle sue
opere la sua personale concezione di vita e di arte. Ne fanno parte
anche Amarcord e La voce della
luna. Tre anni dopo il capolavoro La dolce
vita, che scuote profondamente l’Italia e che all’epoca
desta scandalo, Fellini si dedica all’episodio del film corale
Boccaccio ’70, Le tentazioni del dottor
Antonio. Conclusa questa parentesi arriva l’idea di girare
un film nuovo di zecca. Non c’è però una storia concreta nella sua
mente, bensì un flusso di pensieri che cercano di trovare una
strada per esprimersi. Fellini si rivolge allo sceneggiatore e
amico Ennio Flaiano, ma questi non sembra
convinto. In compenso, però, a questa pellicola inesistente viene
affiancato un nome, Otto e mezzo,
perchéè sia una
pellicola a metà sia il suo ottavo film. Già il titolo è
autobiografico.
Deciso ad abbandonare
un’idea che oramai è quasi svanita, arriva l’illuminazione mentre
si trova a Cinecittà: Otto e mezzo parlerà proprio
di questo, di un regista che vuole fare un film ma non sa quale. È
intrappolato nei suoi stessi pensieri confusi e cerca un modo per
risolvere una situazione così scomoda. Fellini affida a
Marcello Mastroianni il suo alter ego, Guido
Anselmi, che condurrà lo spettatore nella crisi profonda del
regista. Il Maestro costruisce Otto e mezzo
accavallando fatti reali, sogni e fantasticherie, in cui tutto si
mescola, restituendo inizialmente un senso di disorientamento. Per
questo, un’opera considerata pregna di tutto il genio
felliniano.
Fellini perciò racconta
se stesso e la sua difficoltà sul grande schermo e tanti sono i
momenti in cui sembra lui a parlare. “Mi sembrava di avere le
idee così chiare. Volevo fare un film onesto, senza bugie di nessun
genere. Mi pareva di avere qualcosa di così semplice, così semplice
da dire. Un film che potesse essere un po’ utile a tutti, che
aiutasse a seppellire per sempre tutto quello che di morto ci
portiamo dentro”, dice Guido, parlando dei desideri e delle
confessioni dello stesso Fellini.
La crisi felliniana
nella sequenza iniziale
La scena d’apertura di
Otto e mezzo racchiude il significato più profondo
della pellicola e dello stato d’animo in cui Fellini si trova prima
di iniziare il film. Il protagonista è bloccato nel traffico,
dentro un’auto in cui si sente soffocare. La macchina da presa si
avvicina a lui, ma non ne vediamo il volto. I visi che invece
Fellini ci mostra, nel silenzio assordante, sono quelli degli
automobilisti con lo sguardo fisso su Guido Anselmi. Rappresentano
al tempo stesso lo sguardo degli spettatori, mentre,
identificandosi con essi,aspettano con ansia di
riuscire a vedere quell’uomo che inizia a dimenarsi nella propria
macchina.
Questa prima sequenza è
fondamentale per comprendere il senso di oppressione che Guido, e
quindi Fellini stesso, provano. Metaforicamente schiacciati e
ingabbiati nella macchina da presa, soffocati da una responsabilità
che non vuol dare loro aria. Fin quando non arriva il sogno, quello
tanto caro al regista, e su cui si gioca la sua poetica. Guido si
libra nel cielo, vola in alto e sempre più su, fino a immergersi
nelle nuvole candide. Una sensazione di libertà pura, che si
interrompe quando una corda avvolge la sua caviglia tirandolo di
nuovo giù, sulla terra, nella realtà. Ed ecco il produttore che lo
richiama ai doveri. Devono fare il film. Quel film che tutti
aspettano, ma che non riesce a nascere. Qui Fellini descrive in
maniera perfetta il suo smarrimento; quello di un regista costretto
a dover far qualcosa ma che non sa cosa dire.
La potenza di “Asa Nisi
Masa”
Otto e
mezzo è, come dicevamo, un’opera molto complessa ma è
proprio nella sua lettura che si scova il senso della pellicola
autobiografica. La scena più emblematica, che rispetto ad altre è
maggiormente circondata da un alone di mistero, è quella del mago,
a cui segue la famosa frase “Asa Nisi Masa”. Per tanto tempo si è
dibattuto sul suo significato, soprattutto perché Fellini era un
regista che amava giocare con il suo pubblico. Tanti hanno pensato
che la frase del film non significasse niente. Altri invece hanno
ipotizzato che il concetto fosse legato alle teorie dello
psicanalista Jung, da cui Fellini era affascinato, e che quindi
fosse una traduzione di “Anima” dall’alfabeto serpentino. Per Jung
tale parola era volta a rappresentare le caratteristiche femminili
nella personalità di un uomo.
Eppure, proprio perché
cinema autobiografico, la sequenza sopracitata si comprende solo
scavando nell’infanzia del Guido/Fellini che lo stesso Otto
e mezzo ci mostra. L’assistente del prestigiatore scrive
alla lavagna la frase pensata da Guido, e subito dopo le immagini
fotografano un bambino, per l’appunto il protagonista, che
scorrazza in una casa di campagna. In questa sequenza il dialogo
fra i personaggi è in dialetto, e solo alla fine si sente dire “Asa
Nisi Masa”. In una ricerca sul dialetto romagnolo e, nello
specifico, su quello riminese, si è scoperto che “masa” è
l’imperativo di “masè” che significa “nascondere”. Se ne è dedotto
dunque, che fosse proprio una reminiscenza dell’infanzia di
Federico e che l’autore mette dentro la testa di Guido, il quale
esce fuori da una situazione di imbarazzo aggrappandosi a un caro
ricordo del suo burattinaio. Otto e mezzo da qui
comincia a prendere una piega diversa: i ricordi si uniscono ai
sogni per indirizzare il regista sulla giusta strada, aiutandolo a
mettere ordine in quella confusione soffocante.
Il finale di Otto e
mezzo
La dimensione dominante
di Otto e mezzo è quella onirica, già elemento
peculiare della produzione felliniana e che qui prende
progressivamente il sopravvento su quella realistica. Il cineasta
che aveva cominciato la sua carriera nella scia del neorealismo
(I vitelloni) era rimasto deluso dalle
trasformazioni che la società stava attraversando. Fellini tenta di
evadere dalla corruzione servendosi del sogno e della fantasia,
unico mezzo attraverso il quale potersi esprimere in libertà, non
rifiutando però un confronto fra passato e presente. Otto e
mezzo diventa così massima espressione della sua arte, che
sfocia nella conclusione del film in cui il Maestro chiude il
viaggio con un messaggio dedicato a tutti.
Guido è riuscito ad
avviare il suo film, proprio come Fellini è riuscito a realizzare
Otto e mezzo. Lucido e consapevole dell’esperienza
portatasi sulle spalle, il protagonista incontra tutti i personaggi
che gli sono stati accanto, sogno e realtà si fondono in una
bellissima conclusione, con una musica diegetica che fa da
accompagnamento. Il finale diventa positivo, un monito da parte di
Fellini a non lasciarsi sopraffare dalla tempesta, ma passarci
attraverso per combatterla e uscirne più coscienti. Un invito a
credere sempre in quello che si fa, aiutati dalle persone che si
amano, nonostante gli ostacoli che si incontrano lungo la strada.
Ecco Otto e mezzo: una lettera di Federico Fellini
al suo pubblico grazie a cui, mettendosi a nudo, diventa grande
esempio di vita.
Come più volte è stato sostenuto, la
vita sarebbe di molto migliore se si potesse nascere vecchi e piano
piano ringiovanire fino all’infanzia. Su questa premessa si basa il
film Il curioso caso di Benjamin Button
(qui la recensione), diretto nel
2008 dall’acclamato regista David Fincher, autore
di opere come Zodiac, The Social Network e il più
recente Mank. Si tratta questa
di una delle sue opere più ambiziose e ricche, all’interno della
quale si snoda un’intera vita e l’intreccio che questa stringe con
il contesto storico in costante mutamento. Tra grandi effetti
speciali ed emozioni portate avanti con grande delicatezza, prende
così vita uno dei film chiave del nostro millennio.
Questo è tratto dall’omonimo
racconto breve del 1922 scritto dal celebre Francis Scott
Fitzgerald. La sceneggiatura di Eric
Roth, però, si discosta poi da questo coprendo un arco
narrativo che arriva sino ai giorni nostri. Di questo si cercò di
realizzarne una trasposizione già dagli anni Novanta, e numerosi
sono i nomi accostatisi tanto alla regia quanto all’interpretazione
del protagonista. Fu però Fincher ad ottenere infine l’onore, pur
dichiarando di non aver mai letto il racconto originale. Sfoggiando
prodezze particolarmente innovative per gli effetti speciali, il
film si affermò da subito come un progetto particolarmente
rischioso.
Con un budget di circa 150 milioni
di dollari, Il curioso caso di Benjamin Button si è però
rivelato un trionfo di critica e pubblico, arrivando ad un guadagno
globale di 335 milioni. Il film ottenne infine ben 13 nomination ai
premi Oscar, vincendo quelli per il miglior trucco, i migliori
effetti speciali e le migliori scenografie. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di
attori, agli effetti speciali e alle
frasi più belle. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio
catalogo.
La trama di Il curioso caso di
Benjamin Button
Tutto ha inizio nel 1918, quando la
signora Button muore dando alla luce un bambino molto particolare.
Questi sembra affetto da una sindrome che lo fa assomigliare ad un
ottantenne. Disgustato, il padre decide di abbandonarlo davanti ad
una casa di riposo gestita da Queenie e
Tizzy Weders. I due decideranno di accogliere il
neonato, chiamandolo Benjamin Button. Benché i
medici predicano una morte certa in tempi brevi, il bambino sembra
migliorare giorno dopo giorno. Con il tempo, inizia a risultare
anche sempre più giovane, passando dall’essere una fragile anziano
ad un uomo adulto e robusto. Per Benjamin è l’inizio di una vita
incredibile, ricca di avventure, che lo porterà tanto a
sperimentare gli orrori della guerra quanto la dolcezza dell’amore,
in particolare quello provato per la bella
Daisy.
Il curioso caso di Benjamin
Button: il cast del film
Attore ricorrente nella filmografia
di Fincher, Brad Pitt
ottenne l’ambito ruolo di Benjamin Button, interpretandolo tanto
nelle sue età più anziane quanto in alcune di quelle più giovani.
L’attore, infatti, si sottopose ogni giorno a circa cinque ore di
trucco, al fine di assumere l’aspetto richiesto per il personaggio.
Ad interpretare il personaggio a 12 anni è l’attore Spencer
Daniels, noto per la serie Mom, mentre
Chandler Canterbury interpreta Benjamin a 8 anni.
Nei panni dei genitori adottivi Queenie e Tizzy si ritrovano invece
l’attrice Taraji P. Henson, candidata all’Oscar
per la sua interpretazione, e Mahershala Ali,
anni prima di vincere i suoi oscar per Moonlight e
Green Book. L’attore Jason Flemyng è
presente con il ruolo di Thomas Button, padre di Benjamin.
Nel film sono poi presenti gli
attori Tilda Swinton
nei panni di Elizabeth Abbott e Jared Harris in
quelli del capitano Mike Clark, significative personalità che
Benjamin incontra nel corso della sua vita. Julia
Ormond veste il ruolo di Caroline, la figlia di Benjamin e
Daisy. L’amata del protagonista ha invece il volto della premio
Oscar
Cate Blanchett. Anche lei, per le sue ultime scene, si
richiesero ben quattro ore giornaliere di trucco. Poiché questo era
particolarmente scomodo da portare, l’attrice dovette girare nel
minor tempo possibile le scene in ospedale. Nel ruolo di Daisy
all’età di 7 anni, infine, si può ritrovare una giovanissima
Elle Fanning,
qui ad uno dei primi ruoli cinematografici che l’hanno poi resa
particolarmente celebre.
Gli effetti speciali di Il
curioso caso di Benjamin Button, le frasi, il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Tra gli elementi più sbalorditivi
del film vi sono senz’altro i suoi effetti speciali, poi premiati
con l’Oscar. In particolare, il processo che porta il personaggio,
e il suo attore, dall’essere un anziano al trasformarsi in giovane
hanno richiesto un grandissimo lavoro di elaborazione digitale di
CGI. Il look che David Fincher, il supervisore degli effetti visivi
Eric Barba e il make-up artist Greg Cannom hanno pensato per
Benjamin da bambino, è ispirato ai veri bambini affetti dalla
rarissima sindrome di Hutchinson-Gilford, nota anche
come progeria. Questa fa apparire i giovani pazienti
che ne soffrono come precocemente invecchiati. Per arrivare ad un
risultato simile, fu però necessario dar vita ad un perfetto
connubio tra trucco ed effetti generati al computer.
Per poter osservare tutto ciò, è
possibile fruire di Il curioso caso di Benjamin
Button grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision, Netflix e Now TV. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
18 febbraio alle ore 21:10 sul canale
TwentySeven.
Qui di seguito si riportano invece
alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai
personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente
comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate
personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del
film:
Le nostre vite sono determinate dalle opportunità, anche da
quelle che ci lasciamo sfuggire. (Benjamin Button)
Capita a tutti di sentirsi diversi in un modo o nell’altro,
ma andiamo tutti nello stesso posto, solo che per arrivarci
prendiamo strade diverse. (Queenie)
Uno si può incazzare quando le cose vanno così. Si può
bestemmiare, maledire il destino, ma quando arriva la fine non
resta che mollare. (Mike Clark)
Per quello che vale, non è mai troppo tardi, o nel mio caso
troppo presto, per essere quello che vuoi essere. Non c’è limite di
tempo, comincia quando vuoi, puoi cambiare o rimanere come sei, non
esiste una regola in questo. Possiamo vivere ogni cosa al meglio o
al peggio, spero che tu viva tutto al meglio, spero che tu possa
vedere cose sorprendenti, spero che tu possa avere emozioni sempre
nuove, spero che tu possa incontrare gente con punti di vista
diversi, spero che tu possa essere orgogliosa della tua vita e se
ti accorgi di non esserlo, spero che tu trovi la forza di
ricominciare da zero. (Benjamin Button)
Da sempre il cinema si nutre delle
fiabe, dei loro personaggi e tematiche di fondo. Da queste sono
nati alcuni dei film più celebri di sempre, che hanno affascinato
spettatori di ogni dove proprio per la loro semplicità ed
efficacia. Uno degli esempi più recenti è Biancaneve e
il cacciatore (qui la recensione),
rivisitazione in chiave dark fantasy della celebre Biancaneve e
i sette nani, la cui versione oggi più nota è quella narrata
dai fratelli Grimm. Arrivato al cinema nel 2012,
il film è diretto da Rupert Sanders, e vanta un
cast composto da alcuni tra i maggiori interpreti di Hollywood.
L’idea di realizzare tale versione
della storia, che pone un particolare accento sull’elemento
fantasy, era stata messa su carta già nei primi anni del nuovo
millennio. Lo sceneggiatore Evan Daugherty vi
lavorò a lungo, scoraggiato però dal poco successo che questo tipo
di film di genere sembravano riscontrare al cinema. Per lui
l’occasione di proporre il progetto arrivò nel momento in cui il
film Alice in
Wonderland si rivelò un campione d’incassi, aprendo la
porta ad altre pellicole simili nel genere. La Universal si
interessò così al progetto, acquisendone i diritti e dando il via
alla produzione.
Dopo intense riprese svoltesi nel
Regno Unito, tra la spiaggia di Marloes Sands e le verdi zone del
Frensham Common, il film arrivò infine in sala, dove si affermò
come un buon successo. A fronte di un budget di circa 170 milioni
di dollari, il film arrivò ad incassarne quasi 400 in tutto il
mondo. pur non essendosi trattato di un risultato clamoroso, lo
studios si ritenne soddisfatto e diede vita al progetto per un
sequel diretto. Prima di cimentarsi nella visione di Biancaneve
e il cacciatore, però, può essere utile scoprire alcune
curiosità legate al titolo. Proseguendo nella lettura si vedranno
le principali tra queste, come anche dove è possibile ritrovare il
film in streaming.
La trama di Biancaneve e il
cacciatore
La vicenda si apre nel regno del
sovrano Magnus. Questi, insieme alla figlia
Biancaneve, si trova a vivere il lutto per la
scomparsa della regina Eleanor. Per sopperire a
questa mancanza, l’uomo decide quanto prima di risposarsi,
scegliendo come nuova regina una donna di nome
Ravenna, che ha salvato dall’Armata Oscura, un
gruppo di invincibili guerrieri che da tempo minaccia i regni di
quella regione. Durante la prima notte di nozze, però, Ravenna si
rivela essere una potente strega, a capo proprio dell’Armata.
Ucciso il re Mangus, diviene ora lei l’unica regnante. Come suo
primo atto, per evitare insubordinazioni, fa catturare Biancaneve,
la quale viene rinchiusa per anni in una torre del palazzo.
Con il passare del tempo il regno
vive un inarrestabile declino, segnato dalla povertà e dalla paura.
Mentre questo deteriora, la regina Ravenna sembra invece divenire
ogni giorno più giovane e bella. Ella prosciuga infatti con un
maleficio la bellezza delle ragazze del luogo, mantenendo così
immutabile la propria natura. I suoi sogni di gloria vengono però
minati il giorno in cui lo Specchio Magico la avverte di stare in
guardia contro Biancaneve. La giovane, ormai cresciuta, riesce
infatti a fuggire dalla torre in cui era stata rinchiusa.
Nascostasi nel bosco, per lei sembra non esserci più alcuna
possibilità di salvezza. Quando tutto sembra perduto, però,
Biancaneve si imbatte nel cacciatore Eric e in
otto buffi ma combattivi nani, i quali potrebbero rivelarsi i suoi
alleati migliori.
Biancaneve e il
cacciatore: il cast del film
Per il ruolo di Biancaneve i
produttori erano alla ricerca di un’attrice non particolarmente
conosciuta. Tra i nomi considerati per il ruolo si ritrovano così
attrici oggi in realtà molto note come Felicity
Jones e Alicia
Vikander. Si decise però infine di sfruttare la
popolarità di Kristen
Stewart, divenuta celebre grazie alla saga di Twilight, e
assegnare a lei la parte. Per l’attrice quello di Biancaneve fu un
ruolo tutt’altro che semplice, che la pose dinanzi a nuove sfide.
La Stewart dovette infatti spendere mesi ad imparare a cavalcare e
a sfoggiare un accetto il più britannico possibile. Accanto a lei,
nel ruolo del cacciatore vi è invece Chris
Hemsworth. Questi a sua volta si sottopose a diverse
settimane di addestramento, imparando a combattere in modo
realistico per il grande schermo. L’attore Sam
Claflin è invece presente nei panni del principe
William, celebre per essere colui che libera Biancaneve
dall’incantesimo che la imprigiona.
Per il ruolo della malefica Ravenna
venne invece scelta la premio Oscar Charlize
Theron, che ebbe così modo di sfoggiare ulteriormente
il proprio talento anche nei panni di un personaggio tanto
negativo. Nel ruolo dei celebri sette nani (che nel film sono in
realtà otto) si ritrovano invece attori del calibro di Ian
McShane, noto per la serie American Gods, è
Beith, il leader del gruppo. Toby Jones è Coll,
mentre Eddie Marsan è Duir. Ray
Winstone interpreta l’irascibile Gort, mentre Nick
Frost, celebre per i suoi numerosi ruoli comici, e
Nion, braccio destro del leader. Johnny Harris e
Brian Gleeson interpretano invece Quest e Gus. Nel
ruolo del saggio Muir, invece, vi è l’attore Bob
Hoskins. Popolare e amato attore, ricordato in particolare
per Chi ha incastrato Roger Rabbit, questi diede qui
vita alla sua ultima interpretazione prima di ritirarsi dalle
scene.
Il sequel di Biancaneve e il
cacciatore, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Dato il buon successo del film, i
produttori decisero di realizzare quanto prima un sequel. Nel corso
degli anni, tuttavia, il progetto si trasformò in un ibrido che
mescola prequel e sequel. Uscito al cinema nel 2016 con il titolo
di Il cacciatore e la
regina di ghiaccio, questo si concentra infatti
nella prima parte del film nel raccontare la storia del cacciatore
Eric, mentre nella seconda parte le vicende si svolgono sette anni
dopo gli eventi del primo film. Il personaggio di Biancaneve non
compare nel film, mentre oltre a Hemsworth e la Theron, nuovamente
nei rispettivi ruoli, si sono aggiunti nuovi interpreti. In
particolare, Emily
Blunt dà vita a Freya, la regina di ghiaccio, e
Jessica
Chastain a Sara la guerriera.
Prima di vedere tali
sequel, gli appassionati del secondo film possono fruirne
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Biancaneve e il
cacciatore è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now TV
e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
18 febbraio alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Come ogni nuovo capitolo del
MCU, anche Ant-Man and the Wasp: Quantumania e pieno di
Easter Eggs e di riferimenti all’universo
condiviso in cui è ambientato. Quantumania celebra la storia Marvel
di Ant-Man e Wasp, ma prepara anche il futuro dell’interno
progetto.
Dato quanto è diventato grande il
MCU, non sorprende che il film sia pieno di questi piccoli
riferimenti e strizzate d’occhio ad altri film e serie, che siano
essi passati o futuri. Ecco di seguito gli Easter
Eggs di Ant-Man and the Wasp: Quantumania:
Mentre Kang il Conquistatore avrebbe fatto il suo
debutto sul grande schermo solo pochi secondi dopo nel film vero e
proprio, il debutto nel MCU di
Jonathan Majors è avvenuto nel finale della prima
stagione di Loki.Colui che Rimane era dietro la TVA e gli
eventi di Loki, con il
personaggio che anticipava quanto potessero essere più pericolose
le altre varianti di Kang.
Quantumania rivela che Janet van
Dyne ha mentito sul Regno Quantico
Sia
Ant-Man che Ant-Man and the Wasp
hanno affrontato la scomparsa di Janet van Dyne nel Regno Quantico.
Secondo quanto dice l’originale Wasp nel secondo film, non c’era
nessun altro nel Regno Quantico.
Ora, Quantumania rivela subito che
Janet stava mentendo e che c’erano intere società nel Regno
Quantico composte da esseri senzienti. Uno di questi era Kang il Conquistatore, che apparentemente si
era schiantato nel Regno Quantico proprio come Janet.
Ant-Man è ora una celebrità
Lo Scott Lang di
Paul Rudd non è apparso in nessuna versione
live-action della Fase 4 del MCU, ma Ant-Man è stato citato alcune
volte. Il musical di Steve Rogers visto in Hawkeye
includeva sorprendentemente anche Ant-Man come eroe. Mrs.
Marvel ha poi rivelato che Scott Lang ora aveva un podcast
dopo aver salvato il mondo in Avengers:
Endgame.
Ant-Man
and the Wasp: Quantumania è pieno di richiami Ant-Man
(2015), inclusa la gelateria Baskin-Robbins in cui Scott ha
lavorato brevemente all’inizio del primo film.
Questa volta, Scott è una celebrità
che visitava il negozio Baskin-Robbins nei panni di Ant-Man, il che
è curioso dato che Scott era stato licenziato dal lavoro dopo che
la direzione aveva scoperto che era stato in prigione.
Gregg Turkington, che interpretava il capo di
Scott nel primo Ant-Man, è tornato per un cameo di Quantumania.
Jimmy Woo, visto in Ant-Man 2 e in
WandaVision appare in Quantumania
Randall Park fa
anche parte del cast di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, è tornato
nei panni di Jimmy Woo dopo aver debuttato nel MCU in
Ant-Man and the Wasp.
Woo era l’agente incaricato di
tenere d’occhio Scott Lang dopo gli eventi di
Captain America: Civil War. Randall
Park ha ripreso il ruolo di Jimmy Woo in WandaVision,
in cui il personaggio, insieme a Monica Rambeau e Darcy Lewis,
indaga su cosa stava succedendo a Westview. Jimmy Woo appare in
Quantumania mentre pranza con Scott Lang.
La prima scena di Cassie Lang in
Quantumania è un richiamo di Ant-Man
L’introduzione di Scott
Lang di
Paul Rudd nel primo Ant-Man è
avvenuta con il personaggio ancora in prigione e pronto a uscire.
Ora, la prima scena di Cassie Lang in Ant-Man and the Wasp:
Quantumania si svolge in modo simile.
Cassie è stata arrestata mentre
cercava di aiutare un insediamento di persone che avevano perso la
casa dopo il blip, e mentre Scott e Hope non erano arrabbiati con
lei, hanno dovuto salvare Cassie dalla prigione. Pertanto, il
viaggio di Cassie Lang nel MCU ha inizio in maniera molto simile
rispetto a quello del padre!
Cassie ricorda il combattimento con
Yellowjacket di Ant-Man
Ant-Man (2015)
offre al pubblico del MCU una delle battaglie finali più singolari
dell’intero franchise, e Cassie Lang lo ricorda all’inizio di
Ant-Man and the Wasp: Quantumania.
Quando Scott dice a Cassie che vuole
che abbia una vita normale, Cassie fa notare che Yellowjacket ha
cercato di ucciderla quando aveva sei anni. Oltre ad essere un
richiamo ad Ant-Man, il ricordo di Cassie Lang del “ragazzo delle
api” era una semina per il ritorno di Darren Cross come MODOK, più
avanti nel film.
Scott Lang “ha combattuto Capitan
America”
Scott Lang viene ricordato
per aver “combattuto Capitan America”, ma lui ci tiene a
sottolineare che in realtà ha combattuto “al fianco di Capitan
America”.
Questo è un riferimento a
Captain
America: Civil War, quando Scott si è schierato dalla
parte di Steve Rogers nello scontro all’aeroporto di Berlino.
Secondo Lang, nessuno vorrebbe mai combattere contro Capitan
America.
Ant-Man viene scambiato per
Spider-Man
Una gag che si ripete
spesso nel MCU è come Ant-Man viene scambiato spesso per
Spider-Man, da sempre considerato più famoso (come nella vita
reale).
Il proprietario della caffetteria
che frequenta Scott Lang gli dice di essere il suo più grande fan,
ma parlando a Scott lo appella con “Spider-Man”. Poco male per il
nostro eroe, che comunque rimedia un caffè gratis!
Poster di Ant-Man (2015) su uno
zaino
Una comparsa nel film
appare con uno zaino di Ant-Man proprio all’inizio del film.
L’immagine di Ant-Man utilizzata nello zaino è la stessa utilizzata
nel materiale promozionale del primo film (2015).
Ant-Man ricorda il piccolo Scott
Lang di Avengers: Endgame, creato da Smart-Hulk
Il libro di Scott Lang
Look Out For The Little Guy, che possiamo ascoltare in
versione audiolibro nella sua macchina quando è con Cassie e Hope
all’inizio del film, fa riferimento ai difficili test tecnologici
sui viaggi nel tempo di Avengers:
Endgame.
Scott ricorda come Smart-Hulk lo
trasformò in un bambino, come conseguenza dei test di viaggi nel
tempo per mettere a punto gli strumenti che gli avrebbero permesso
di sconfiggere Thanos prima dell’aiuto di Tony Stark. Scott si chiede
se fosse “il bambino di Hulk”.
Kang si vanta di aver ucciso Thor
(e altri Vendicatori)
Sebbene ci siano più Kang
nel multiverso, lo stesso Kang il Conquistatore sembra aver combattuto i
Vendicatori in più linee temporali.
Kang chiede a Scott se lo abbia ha
già ucciso dopo aver appreso che Ant-Man è un Vendicatore. Il
villain sottolinea anche di aver ucciso “quello con il martello”,
suggerendo che Kang il Conquistatore abbia ucciso una
variante di Thor.
Krylar di Bill Murray è un oscuro
personaggio Marvel
Bill
Murray interpreta Krylar in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Uno degli
amici di Janet van Dyne del Regno Quantico, Krylar era un
combattente per la libertà che aiutò l’originale Wasp a proteggere
il Regno Quantico da Kang.
Nei fumetti, Krylar viveva nel mondo
subatomico di K’ai, il personaggio non è troppo importante nelle
storie a fumetti, tanto che muore molto presto, tuttavia l’aver
affidato a Bill Murray il ruolo ha permesso di realizzare un
personaggio divertente che in qualche modo incide anche sugli
eventi del film.
Il ritorno di David Dastmalchian in
un ruolo completamente diverso
David
Dastmalchian, che ha interpretato Kurt in
Ant-Man e Ant-Man and the Wasp,
ritorna in Ant-Man and the Wasp: Quantumania nei
panni di un personaggio completamente diverso.
Dastmalchian ha
doppiato Veb, la “creatura senza buchi” del Regno Quantico che
Scott e Cassie incontrano subito dopo essere entrati nel mondo
subatomico. A differenza di Corey Stoll, che
interpreta MODOK ma è sempre lo stesso Darren Cross di
Ant-Man, il Veb di David
Dastmalchian non ha nulla a che fare con il Kurt di
Ant-Man.
Yellowjacket di Ant-Man ritorna in
Quantumania… come MODOK
Quantumania
introduce il MODOK nel MCU, ma con una svolta. Invece di George
Tarleton, capo dell’A.I.M in Marvel Comics, il personaggio è in realtà
Darren Cross visto nel primo Ant-Man.
Mentre Ant-Man suggerisce che
Yellowjacket non è sopravvissuto dopo il suo
combattimento con l’eroe, Quantumania rivela che Darren Cross è
sopravvissuto ed è finito nel Regno Quantico. Il corpo di Darren
Cross si rimpicciolì in modo irregolare e, con l’aiuto di Kang il Conquistatore, fu creato l’organismo
meccanizzato progettato solo per uccidere “M.O.D.O.K”.
Il passato da ladro di Ant-Man è la
chiave del piano Kang di Quantumania
In sostanza, Kang il Conquistatore aveva bisogno che
Ant-Man rubasse qualcosa per lui. Pertanto, anni dopo essersi
lasciato alle spalle la sua vita criminale, Scott Lang ha dovuto
compiere un’altra rapina.
Il viaggio di Scott Lang per
diventare Ant-Man è iniziato con lui che ha eseguito una rapina
nella casa di Hank Pym, che ora è tornato al punto di partenza con
Ant-Man che deve recuperare il motore multiversale della nave di
Kang il Conquistatore per lui. In un certo
senso, tutti i film di Ant-Man hanno l’anima dell’heist
movie.
Il termine “variante” di Loki è
usato in Quantumania
Loki ha introdotto
il termine “variante” nel MCU per descrivere le versioni
multiversali di un personaggio, ovvero i loro doppelganger nel
multiverso. Mentre la Fase 4 del MCU si è tuffata nel multiverso
dopo gli eventi della prima stagione di Loki, il termine
“variante” non era ancora stato usato in un film del MCU.
Ora, Kang il Conquistatore di
Jonathan Majors usa specificamente il termine
“variante” quando si riferisce alle altre versioni di se stesso che
esistono nel multiverso e che lo hanno esiliato nel Regno
Quantico.
Il design del multiverso ritorna in
Quantumania
A partire dalla stagione 1
di Loki,
episodio 1, l’MCU ha mantenuto coerente la visualizzazione del
multiverso. Lo stesso stile grafico usato in Loki per spiegare il
multiverso è apparso di nuovo in
Spider-Man: No Way Home, e ora ritorna in Ant-Man and the Wasp: Quantumania.
Kang mostra a Janet van Dyne il
flusso del tempo e le infinite linee temporali che esistono nel
multiverso del MCU, proprio come le linee viste in precedenza in
Loki e
No Way
Home.
La nave di
Kang il Conquistatore, in cui il cattivo che viaggia nel tempo
conserva la maggior parte della sua tecnologia, è una parte
fondamentale del mito del personaggio nei fumetti. La nave di
Kang il Conquistatore era presente nei due debutti di Kang nei
fumetti Marvel, uno come Rama-Tut in Fantastic Four #19 e l’altro
come Kang in Avengers #8.
Proprio come nei fumetti, Kang non
poteva usare sedia/nave per tornare subito a casa, con la
differenza che, in
Quantumania, il suo mezzo di trasporto era stato manomesso da
Janet van Dyne, proprio per impedire la sua avanzata
distruttiva.
Incursioni di Kang il
Conquistatore
Le incursioni, eventi
multiversali letali in cui due o più universi si scontrano l’uno
con l’altro e portano alla reciproca distruzione, sono state
nominate da Kang il Conquistatore in Ant-Man and
the Wasp: Quantumania.
Kang spiega quanto sarà pericoloso
se non lascia il Regno Quantico, menzionando che ci sarà il caos e
che ci saranno
Incursioni. Doctor Strange 2 ha introdotto le
Incursioni come una nuova grande minaccia e
sono un elemento chiave della trama dell’arco dei fumetti di Secret
Wars del 2015.
La trasformazione di Cassie Lang in
donna gigante è un richiamo a Civil War
Cassie Lang diventa gigante in
Quantumania durante il combattimento finale.
Mentre Cassie ha “poteri giganti” nei fumetti, da cui deriva uno
dei suoi tanti alias, ovvero “Giant-Woman”, la gigantesca
trasformazione di Cassie in Quantumania è stata un richiamo a
Civil
War.
Dire “per favore fa che funzioni”
più volte prima di diventare gigante era esattamente quello che ha
fatto Ant-Man durante la battaglia all’aeroporto di Civil
War. Proprio come è successo al padre, anche Cassie, una volta
tornata di dimensioni normali, aveva voglia di agrumi!
Il futuro del supereroe di Cassie
Lang è anticipato in Quantumania
Cassie Lang diventa un
supereroe Marvel in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, anche se
non le viene dato un nome ufficiale da supereroe né è ufficiale che
continuerà a usare le particelle di Pym e il costume di
Ant-Man.
Tuttavia, Cassie Lang è stata
addestrata da Hank Pym e Hope van Dyne su come usare le particelle
di Pym, e dopo la sua esperienza nel Regno Quantico, molto
probabilmente Cassie Lang tornerà nei panni di Stature nel MCU.
Immortus, Rama-Tut e altre varianti
di Kang compaiono nel Consiglio dei Kang
Il Consiglio dei Kang
debutta in
Quantumania nella
prima scena post-credits in un momento che ricrea perfettamente
una tavola di Avengers #292. Nei fumetti, il Consiglio di Kang è un
raduno di più versioni multiversali di Nathaniel Richards, inclusi
Kang Prime, Immortus, Rama-Tut e Scarlet Centurion (ma non
solo).
Simile ai fumetti, il Consiglio dei
Kang del MCU è una riunione di più varianti di Kang provenienti da
tutto il multiverso. È possibile notare almeno due varianti
principali di Kang dai fumetti: Immortus e Rama-Tut.
Victor Timely appare nella seconda
scena post-crediti di Quantumania
Victor Timely, una variante
di Kang che nei fumetti si nascose all’inizio del XX secolo vivendo
come politico e inventore, appare
nella seconda scena post credits di Ant-Man and the Wasp: Quantumania. È
importante notare che, nei fumetti, Victor Timely è Kang Prime,
cioè l’attuale Kang il Conquistatore, che è tornato indietro
nel tempo e finge di essere dell’inizio del XX secolo.
Non è chiaro se il Victor Timely del
MCU diQuantumania
che vediamo nella scena post credits sarà anche Kang il Conquistatore sotto mentite spoglie o
se sarà una variante completamente diversa di Kang.
Loki e Mobius ritornano nella
seconda scena post-credits di Quantumania
Loki e Mobius, il duo
della prima stagione di Loki, tornano nel
MCU nella seconda scena post-credits di Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Loki e
Mobius erano tra il pubblico che ascoltava Victor Timely.
Considerando che la stagione 1 di
Loki si è
conclusa con una variante di Kang che ha preso il controllo della
TVA, ha senso che Loki e Mobius siano così spaventati e preoccupati
al cospetto di Victor Timely, anche se non è chiaro quanto sappiano
già di
Kang il Conquistatore.
Quantumania anticipa il prossimo
film degli Avengers
E’ Kang in persona a dire che la
Dinastia di Kang sta per scendere in campo, riferimento diretto al
prossimo film dei Vendicatori
Avengers: The Kang Dynasty. Kang Dynasty è anche il
nome di un arco di fumetti Marvel del 2001 incentrato appunto su
Kang.
In attesa di scoprire come sarà
Liam Hemsworth
al posto di Henry Cavill nei panni di Geralt
di Rivia in The
Witcher, ecco un video Deep Fake che
immagina il volto del primo sul corpo del secondo. Eccolo di
seguito:
La Marvel tramite
Twitter ha diffuso un poster ufficiale del film
The
Marvels che rivela una nuova data di uscita per
il prossimo film di supereroi. Il nuovo poster mostra Monica
Rambeau interpreta da Teyonah Parris, Captain Marvel di Brie Larson e Ms. Marvel
di Iman Vellani con i rispettivi simboli di supereroi che li
accompagnano.
Originariamente programmato per la
premiere il 28 luglio 2023, The
Marvelsuscirà ora più di tre
mesi dopo, il 10 novembre 2023. Il nuovo poster presenta questa
data di novembre e la frase “Higher. Più veloce. Insieme.” Questo è
un gioco sulla frase simile del poster di Captain Marvel ,
che era semplicemente “Più in alto. Più veloce.”
Dai un’occhiata al poster ufficiale
di The
Marvels qui sotto:
The Marvels, la
trama
“Carol Danvers aka Captain
Marvel ha reclamato
la sua identità dal tirannico Kree e si è vendicata
dell’Intelligenza Suprema. Ma le conseguenze impreviste vedono
Carol che porta sulle spalle il fardello di un universo
destabilizzato. Quando i suoi doveri la mandano in un anomalo
wormhole collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si
confondono con quelli della sua super fan di Jersey City, Kamala
Khan alias Ms. Marvel, e della
figlioccia di Carol, il Capitano Monica Rambeau. Questo improbabile
trio deve fare squadra e imparare a lavorare insieme per salvare
l’universo come “The
Marvels”.
Tutto ciò che sappiamo su The
Marvels
The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain
Marvel con protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman. Nel
cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms.
Marvel, che vedremo
anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Giovane e promettente,
Odessa Young sembra destinata ad essere uno dei
nomi di punta della nuova generazione di attrici di Hollywood.
Attiva nel mondo dello spettacolo già da qualche anno, la Young ha
già avuto modo di dar prova delle proprie doti d’interprete grazie
a film dal buon successo. La consacrazione potrebbe ora arrivare
grazie a due serie televisive di particolare rilievo, dove
l’attrice ricoprirà ruoli da vera e propria protagonista.
Ecco 10 cose che non sai di
Odessa Young.
Odessa Young: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in noti
lungometraggi. L’attrice ha compiuto il debutto sul grande
schermo con il film The Daughter (2015), dove interpreta
il ruolo di Hedvig accanto agli attori Sam
Neill e Anna
Torv. Successivamente, prende parte a film come
Looking for Grace (2015), Sweet Virginia (2017),
con Jon
Bernthal, Assassination Nation (2018), di cui
è protagonista, Celeste (2018), A Million Little
Pieces (2018), con Aaron
Taylor-Johnson, e Arrivederci
professore (2018), con Johnny
Depp. Nel 2020 recita accanto ad Elisabeth
Moss nel thriller biografico Shirley, mentre
nello stesso anno è anche in The Man in the Woods. Nel
2021 recita invece in Secret Love, mentre nel
2023 è in Manodrove, con
Jesse Eisenberg.
2. Reciterà in due attese
serie televisive. Prima di approdare al cinema, l’attrice
era già apparsa in televisione con la serie Tricky
Business (2012), dove interpretava il ruolo di Emma Christie.
Ha poi recitato per il piccolo schermo anche per brevi apparizioni
in The Moodys (2014), Wonderland (2015), e
High Life (2017). L’attrice ha poi recitato nella serie
The Stand, nel
ruolo di Frannie Goldsmith. Accanto a lei, vi sono attori come
James
Marsden,Katherine
McNamara e Alexander
Skarsgård. Ha poi recitato nella miniserie The
Staircase – Una morte sospetta (2022), con Colin Firth.
3. Ha vinto un importante
premio. Già al suo primo ruolo per il cinema, l’attrice ha
ottenuto un prestigioso riconoscimento, che le ha permesso di
ottenere grandissima visibilità. Per la sua interpretazione di
Hedvig in The Daughter, infatti, la Young si è aggiudicata
il premio come miglior attrice protagonista agli Australian Academy
of Cinema and Television Arts Awards. Questi sono la più
prestigiosa cerimonia di premiazione cinematografica presente in
Australia.
Odessa Young è su Instagram
4. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo ufficiale seguito da 17,3 mila persone.
Essendo recentemente giunta alla popolarità, non sorprende che il
numero dei suoi follower sia ancora relativamente basso, ma con
l’arrivo dei suoi nuovi progetti da attrice è un dato che crescerà
certamente. Inoltre, all’interno del profilo non mancano immagini
relative a suoi momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi,
o a curiosità a lei legate.
5. Utilizza il social per
promuovere il proprio lavoro. Tramite il proprio profilo,
inoltre, l’attrice è solita condividere con i propri follower
immagini promozionali dei suoi progetti da interprete. Sono
presenti anche interviste da lei rilasciate, video e foto di
backstage tratte dai set a cui ha preso parte. Così facendo, la
Young ha modo di farsi conoscere, permettendo anche ai propri
follower di rimanere sempre aggiornati sui suoi progetti imminenti
o su quelli di prossima realizzazione.
Odessa Young in Assassination
Nation
6. È rimasta sorpresa dal
progetto. L’attrice, che nel film Assassination
Nation interpreta la protagonista Lily Colson, ha dichiarato
che al momento di leggere per la prima volta la sceneggiatura
temeva si trattasse di un altro banale film adolescenziale. Per sua
sorpresa, invece, ha scoperto una storia pensata per gli
adolescenti al cui interno era possibile ritrovare una serie di
delicate tematiche. A quel punto, la Young si dimostrò interessata
al progetto, arrivando a sostenere il provino che le avrebbe poi
fatto vincere il ruolo da protagonista.
Odessa Young in Secret
Love (Mothering Sunday)
7. Ha girato scene di nudo
senza ricorrere a controfigure. Nel film Secret
Love (il cui titolo originale è in realtà Mothering
Sunday), l’attrice interpreta Jane Fairchild, una cameriera
che lavora per la facoltosa famiglia che intesse una segreta storia
d’amore con il giovane figlio dei suoi datori di lavoro. Nel film
la Young è protagonista di molte scene di nudo e a riguardo
l’attrice ha raccontato di non aver avuto problemi a girarle,
considerando il proprio corpo, anche se nudo, come un costume.
Nessun imbarazzo dunque per lei, che ha così potuto recitare senza
ricorrere a controfigure in queste particolari scene.
Odessa Young in The
Stand
8. Interpreta uno dei
personaggi principali. Nella serie The Stand,
trasposizione televisiva del romanzo L’ombra dello
scorpione di Stephen King, l’attrice
interpreta Frannie Goldsmith, uno dei personaggi protagonisti.
L’attrice ha raccontato di aver amato molto gli ideali morali di
questa, cercando di rimanere il più fedele possibile alla
descrizione che se ne dà nel romanzo. La vera sfida, per lei, è
stato riuscire in ciò nonostante la Frannie del libro fosse
radicata negli anni Settanta, epoca in cui è ambientato il
racconto. La serie, al contrario, si svolge nel nostro
presente.
9. Le somiglianze con
l’attuale situazione mondiale l’hanno spaventata.
L’attrice si è ritrovata a partecipare alle riprese di una serie
incentrata su una terribile pandemia, proprio nel momento in cui
una vera pandemia dilaga nel mondo. Benché il tasso di mortalità
tra le due sia estremamente, e fortunatamente, diverso, molte sono
comunque le somiglianze da lei riscontrate nella diffusione del
virus. La Young ha inoltre raccontato di quanto sia stato complesso
terminare la produzione della serie cercando di applicare le varie
norme di sicurezza sul set.
Odessa Young: età e altezza
10. Odessa Young è nata a
Sydney, in Australia, l’11 gennaio del 1998. L’attrice è
alta complessivamente 165 centimetri.
Il pubblico ha incontrato per la
prima volta una versione di Kang nella prima
stagione di Loki,
quando nel finale è apparso Colui Che Rimane. Invece,
Ant-Man and the Wasp: Quantumania introduce una
nuova variante con Kang il Conquistatore, che ha
trascorso anni intrappolato nel Regno Quantico
dopo essere stato esiliato.
ATTENZIONE –
L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU Ant-Man and the Wasp:
Quantumania
I poteri di Kang in Ant-Man and
the Wasp: Quantumania
La fonte dei poteri di Kang
il Conquistatore nel MCU non viene esplicitamente
descritta in Ant-Man and the Wasp: Quantumania.
Tuttavia, la backstory fornita per il villain di Jonathan Majors e
vari indizi contestuali permettono di capire meglio quali
sono i suoipoteri e da dove provengono.
Come tutte le altre varianti di Kang, questa
versione del personaggio proviene dal 31° secolo, quando aveva
accesso a una tecnologia avanzata di gran lunga
superiore a quella dei tempi moderni. La tecnologia avanzata è la
fonte dei poteri di Kang nel MCU, poiché le sue
abilità non derivano dal suo DNA, da una mutazione, da un super
siero o da altre spiegazioni del genere.
I poteri di Kang
sono il frutto dell’accesso a tecnologie avanzate e del suo
brillante intelletto. Proprio come nei fumetti, è uno degli uomini
più intelligenti e determinati mai esistiti nel
multiverso. Il MCU mostra che l’intelligenza
geniale di Kang è ciò che gli ha permesso di
prendere la tecnologia futuristica e di trasformarsi in un
conquistatore del multiverso. Questo pone Kang in una classe simile
a quella di Tony Stark o Shuri in termini di geni che hanno usato il
loro cervello per costruire tute e altre tecnologie che possono
essere usate per diventare supereroi. Solo che in questo caso si
tratta di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, la
variante Kang li ha usati per il male.
C’è un altro aspetto dei poteri di
Kang che va oltre le sue abilità fisiche o mentali. Ant-Man
and the Wasp: Quantumania conferisce al cattivo Jonathan Majors una forma di
telecinesi, in quanto è ripetutamente in grado di
manipolare gli oggetti senza toccarli. I suoi poteri vanno dalla
capacità di far esplodere gli oggetti a quella di fermare le armi
scagliate nella sua direzione, fino a sollevare in aria
Scott Lang e Cassie Lang. Anche
in questo caso, i poteri di Kang sono il risultato diretto della
sua tuta avanzata.
Le differenze con i fumetti
I poteri di Kang nel MCU sono sia
molto fedeli ai fumetti che diversi dal materiale di partenza. Per
portare il potentissimo cattivo sul grande schermo è stato
necessario aggiungere alcune abilità che Kang non
ha mai avuto nei fumetti. Il più grande esempio è
rappresentato dalle capacità telecinetiche che mostra in
Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Si tratta di
una nuova aggiunta ai poteri del cattivo, realizzata esclusivamente
per il MCU. È un’aggiunta intelligente al suo set di
poteri che contribuisce a renderlo un avversario ancora più
temibile.
L’altra grande differenza nei
poteri di Kang nel MCU rispetto ai fumetti è
l’armamentario e le armi che gli mancano. Ant-Man and the
Wasp: Quantumania si concentra principalmente su ciò che
la tuta di Kang gli permette di fare, ma spesso utilizza una serie
di altre tecnologie per aiutarlo durante le sue missioni. Alcune
delle altre armi a cui ha avuto accesso nei
fumetti includono un proiettore di raggi vibranti,
un amplificatore di campo elettromagnetico, un lanciamissili a
testata neutrino, un generatore di paralisi elettrica e un
espansore molecolare. In alcuni casi ha anche avuto la capacità di
trasferire la sua coscienza attraverso il casco in un altro corpo
prima di morire.
I poteri delle varianti di
Kang
La parte intrigante dell’ingresso
di Kang il Conquistatore nel MCU
è quella di portare con sé le sue numerose varianti e vedere come i
loro poteri siano simili o diversi dai suoi. Il MCU ha già
anticipato che non tutte le varianti di Kang avranno gli stessi
poteri. Colui Che Rimane di Loki non sembra avere
molte delle abilità di Kang in Ant-Man and
the Wasp: Quantumania. Allo stesso modo, le molteplici
varianti di Kang introdotte nel film dovrebbero avere tutte poteri
simili tra loro, ma anche un certo margine di manovra per far
emergere le differenze.
Le infinite possibilità del
multiverso nato da linee temporali ramificate hanno già
dimostrato che il MCU può avere un numero illimitato di Kang.
Questa libertà comporta un’elevata varietà in termini di aspetto e
suono, come dimostrano Immortus,
Rama-Tut e altre varianti presenti in
Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Poiché non
tutte queste versioni del personaggio hanno la stessa storia, la
Marvel ha la possibilità di dare ad alcune varianti di Kang nuovi
poteri basati sulle loro storie e avventure multiverso.