È ambientato a Roma, più
precisamente nelle estreme periferie di Torre Angela e Torre Maura,
My Tyson, il cortometraggio documentario vincitore
del Premio Villanova Monteleone, che ormai per il
settimo anno consecutivo premia il miglior documentario italiano
all’interno del Sardinia Film Festival.
Il film, distribuito da Zen Movies,
racconta la vita quotidiana di Alaoma Tyson, il
campione italiano di boxe dei pesi Youth. Mentre si allena per il
prossimo incontro, sua madre Patience racconta la storia della
famiglia, dal viaggio migratorio alle difficoltà economiche
incontrate in Italia. Rievocando il passato, Patience tesse il
futuro di Tyson, il cui nome sembra predestinato ad essere un
combattente.
Il premio è stato assegnato da una
giuria di assoluta eccellenza, composta dai registi
Antonietta De Lillo e Gianfranco Pannone e dalla
produttrice Marina Piperno, prima donna a
ricoprire il ruolo di produttrice cinematografica negli anni
Sessanta.
“Abbiamo avuto l’opportunità di
vedere documentari che restituiscono frammenti del nostro complesso
paese, e tra questi abbiamo scelto un documentario che mette a
confronto due destini e due generazioni, quelli di una madre e di
un figlio, che ha in sé una forza drammaturgica anche grazie a una
grammatica cinematografica curata ed elegante. Una narrazione che
restituisce speranza e riscatto in un momento assai delicato nel
processo di accoglienza dell’altro” – questa la motivazione
espressa dai tre giurati. Antonietta De Lillo ha tenuto a
precisare, al momento della consegna, quanto sia stata ardua la
scelta tra lavori ben realizzati e di diverso argomento, ma tutti
interessanti nell’evidenziare peculiari realtà del nostro paese e
non solo.
“Ringrazio il Sardinia Film Festival
e la giuria per questo premio. Riceverlo da professionisti del
vostro calibro è un onore ancora maggiore”, ha dichiarato il
giovane regista romano Claudio Casale alla
consegna della targa. “Il documentario è qualcosa che tu inizi a
girare e poi non sai dove andrai a finire, soprattutto quando ti
tuffi nella vita di qualcun altro come ho fatto io. La storia di
‘My Tyson’ è un racconto intergenerazionale. Nel raccontare la
seconda generazione, di italiani nati da genitori stranieri,
abbiamo provato a metterlo in relazione con la generazione
d’arrivo. Abbiamo provato a cercare di capire dove sta andando
questa Italia multiculturale di cui tanto si parla; a volte è vista
come una risorsa, altre come una minaccia, ma la realtà è che è già
qui. Nelle periferie soprattutto, che sono sia per opportunità che
per mancanza di risorse, la trincea di ogni comunità, si possono
vedere questi fenomeni. Per questo Alahoma Tyson, campione italiano
dei pesi medi Youth, cresciuto a Torre Angela, ci ha dato i suoi
quadri di vita quotidiana di adolescente romano, rapportandolo alle
memorie di sua madre riguardo le sue origini, il viaggio
migratorio, la sua difficoltà di adattarsi in Italia e la sua
volontà di integrazione che, come storicamente abbiamo visto anche
noi italiani quando siamo emigrati all’estero, si compie in più di
una generazione”.
Claudio Casale ha inoltre voluto
dedicare il suo premio a qualcuno di davvero speciale: “Dedico
sentitamente questo premio a Carola Rakete di Sea
Watch, per l’azione che ha compiuto. La Capitana
rappresenta un simbolo di cosa può essere fatto, al di là di come
la si pensi e al di là delle leggi italiane. C’è una presa di
posizione e c’è una presa di responsabilità per un fenomeno, che è
quello migratorio, che sta accadendo e che nessuno vorrebbe. Non lo
vorrebbero le persone che partono e nemmeno le persone che
accolgono, ma è un fenomeno che esiste, davanti al quale si deve
fare una scelta. Personalmente credo che la figura del regista
documentarista sia quella di uno che la realtà la segue e al
massimo cerca di portare l’attenzione per pochi minuti su qualcosa.
Carola e le persone come lei fanno molto di più: si attivano,
mettono la propria vita, la posizione sociale e legale in gioco per
cercare di salvare vite umane. La storia darà ragione a Carola
Rakete, a Mediterranea, a Sea Watch”.
Claudio Casale nasce a Roma, dove si
laurea in Economia Aziendale. Vive per anni in India e Sud-Est
Asiatico, dove sviluppa la sua passione per il documentario.
Tornato in Italia gira “Buio in sala”, web-documentario di
analisi sulle sale cinematografiche dismesse, e “Piccolo mondo
cane”, documentario sulla precarietà. Nel 2018 realizza
“My Tyson”, con il contributo del MiBAC, che viene
presentato in anteprima mondiale alla 75° Mostra del Cinema Venezia
nella sezione MigrArti, vincendo il premio per il Miglior
Documentario. Come regista concentra la sua ricerca sul docufilm,
con l’obiettivo di raccontare storie vere emozionanti utilizzando
immagini forti e un linguaggio cinematografico. Per raggiungere
questo, trascorre diversi mesi ricercando e osservando i soggetti
prima di girare una singola inquadratura. Nel 2019 “My Tyson”
riceve il premio Villanova Monteleone per il miglior documentario
italiano alla XIV edizione del Sardinia Film Festival.
La giuria ha anche assegnato una
menzione speciale a “Retour au Village”, di Flora
Presenti, “Perché affronta un tema importante, quello dello
spopolamento dei paesi rurali, che ci riguarda tutti. Corsica,
Sardegna, Europa”.
Il Sardinia Film Festival si sposta
ora a Bosa per la sezione dedicata al cinema d’animazione, nelle
giornate del 1 e 2 luglio, e quindi ad Alghero, dal 3 al 7
luglio.
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