Home Blog Pagina 2

The Old Guard 2, spiegazione del finale: il cliffhanger lascia presagire una trilogia

The Old Guard differenze film fumetto
Charlize Theron, Matthias Schoenaerts e Luca Marinelli in The Old Guard. Foto di AIMEE SPINKS/NETFLIX.

Il finale con cliffhanger di The Old Guard 2 prepara il terreno per un terzo film della serie. Basato sull’omonimo fumetto creato da Greg Rucka, i film di The Old Guard si concentrano su un gruppo di guerrieri immortali che proteggono e influenzano l’umanità da secoli. Il cast di The Old Guard 2 si espande per includere alcuni nuovi immortali, tra cui alleati come lo studioso Tuah e il misterioso cattivo Discord.

The Old Guard 2 amplia anche la tradizione della serie, rivelando la vera importanza della nuova recluta Niles e cosa potrebbe significare la sua presenza per il resto dei guerrieri immortali. Tutto ciò porta a una massiccia battaglia finale che si conclude con la sconfitta degli eroi e una morte memorabile. Tuttavia, questo non demoralizza i sopravissuti e anzi getta le basi per un sequel più ricco d’azione. Ecco cosa succede nel finale cliffhanger di The Old Guard 2 e come prepara un finale esplosivo per la trilogia.

Spiegazione del piano di Discord per gli Immortali – I piani di Discord per il futuro sono tutti una bugia

Il grande finale cliffhanger di The Old Guard 2 rivela che Discord intende ripristinare la sua immortalità perduta e che è disposta a usare con la forza le abilità di Niles come “Ultimo Immortale” per riuscirci. Discord viene presentata all’inizio di The Old Guard 2 come una figura antica e potente, ritenuta la prima immortale.

Inizialmente, le motivazioni di Discord sembrano essere radicate nel disgusto per le azioni di Andy. Guidando altri immortali in battaglia, hanno cambiato la traiettoria della storia umana. Discord sostiene che questo significhi giocare a fare Dio e che tutto ciò che fa è esporre gli immortali a un pubblico spaventoso e pericoloso.

Sebbene questa argomentazione sembri contribuire a convincere Quynh, recentemente liberata, a schierarsi dalla sua parte, si rivela anche una menzogna. Si scopre che, dopo innumerevoli millenni, Discord ha naturalmente perso la sua immortalità. Temendo la morte, ha deciso di catturare Niles, che possiede il potere di porre fine alle capacità curative di un Immortale e permetterne il trasferimento a un nuovo ospite.

Questo si ricollega alla scena finale di The Old Guard 2, che vede Discord sconfiggere Andy in battaglia e fuggire dal complesso con Niles, Joe, Nicky e Tuah catturati. Questo apre le porte a un possibile terzo film di The Old Guard incentrato su Andy e Quynh che collaborano per trovare gli altri prima che i piani di Discord si realizzino.

Le spiegazione delle abilità uniche di Niles come ultimo immortale – Niles è la minaccia più pericolosa per gli immortali in The Old Guard 2

Charlize Theron in The Old Guard
Charlize Theron in The Old Guard. Foto di Eli Joshua Ade/Netflix © 2025 – © 2025 Netflix, Inc.

Niles è stato inizialmente presentato in The Old Guard semplicemente come un altro immortale, l’ultimo di una lunga serie di persone che hanno scoperto di essere immortali. Tuttavia, si scopre che Niles ha delle abilità speciali, poiché Discord e Tuah arrivano a credere che sia la profetizzata “Ultima Immortale“.

Entrambi credono che Niles sarà l’ultima della loro specie, l’ultima persona a nascere con la capacità di riprendersi naturalmente da qualsiasi ferita. Questo status conferisce a Niles un grande vantaggio rispetto agli altri immortali, poiché le sue ferite possono annullare le capacità di guarigione di un altro immortale.

Questo si rivela essere ciò che è successo ad Andy in The Old Guard, poiché è stata una ferita di Niles a rendere Andy di nuovo mortale. Tuttavia, se l’immortale ferito cede volontariamente la propria immortalità a un’altra persona, questa può impossessarsi di lui e renderlo immortale.

Questo è il motivo per cui Discord desidera Niles, poiché possiede la capacità di trasferire l’immortalità di un altro in Discord. Sebbene possa essere difficile trovare un immortale disposto a trasferirle il proprio potere, la cattura dei compatrioti di Niles da parte di Discord le conferisce un potere sul giovane immortale.

Come Andy diventa di nuovo immortale e perché Booker si sacrifica – Booker trova finalmente il finale che cercava

The Old Guard spiegazione finale
Charlize Theron in The Old Guard. Foto di Eli Joshua Ade/Netflix © 2025 – © 2025 Netflix, Inc.

Andy trascorre gran parte di The Old Guard 2 di nuovo mortale. Sebbene questo stato non sembri preoccuparla, le pone alcune sfide in combattimento. Tuttavia, alla fine recupera i suoi poteri curativi, anche se a costo della vita di Booker.

Uno degli altri immortali introdotti in The Old Guard, Booker si era stancato della sua vita immortale e aveva tradito il resto della squadra per avere la possibilità di porre fine alla sua vita. Sebbene alla fine si fosse reso conto del suo errore, fu bandito dal gruppo. Tuttavia, Quynh e Discord costringono Booker a rompere il suo voto per evitare gli altri.

Dopo aver appreso da Tuah delle capacità di Niles, Booker si lascia ferire. Si precipita quindi a cercare Andy, lasciandole silenziosamente in eredità la sua immortalità e le sue capacità di guarigione. Sembra che, proprio come nel film precedente, Booker fosse semplicemente concentrato sulla ricerca di un modo per sfuggire alla sua esistenza senza tempo.

In questo modo, Andy sarebbe riuscita a sopravvivere al suo duello con Discord. Questo conferisce anche un sottotesto più oscuro alla decisione di Booker di rimanere indietro e combattere i soldati a costo della sua vita, poiché sembra che Booker non avesse alcuna intenzione di uscire vivo da quella battaglia. È un elemento cupo della narrazione che è silenziosamente straziante.

Perché Quynh perdona Andy e decide di aiutarla contro Discord – Quynh e Andy passano la maggior parte del film a litigare, ma si riappacificano nel finale

The Old Guard 2 recensione

Il grande filo conduttore emotivo di The Old Guard 2 è il rapporto di Andy con Quynh, la sua ex migliore amica, gettata in mare secoli prima. Quando Quynh viene trovata da Discord e liberata nel mondo, inizialmente è furiosa perché Andy ha rinunciato a cercarla.

A suo merito, Andy non cerca di farla uscire dal senso di colpa e si mostra sinceramente affranta dalla giustificata rabbia di Quyhn. Tuttavia, Quynh non conosce la piena portata del piano di Discord. Di conseguenza, non è a conoscenza delle capacità di Niles, il che significa che quando viene ferita da Niles, le sue capacità di guarigione vengono annullate e si ritrova sull’orlo della morte.

Andy salva la vita di Quynh e le cura le ferite, dimostrando alla sua vecchia amica che è ancora dedita al suo benessere e alla sua sopravvivenza. Questo permette a Quynh di guarire dalle sue ferite e alla fine decide di collaborare con Andy per dare la caccia a Discord.

Sebbene Quynh non sembri essere motivata tanto dal salvare gli altri immortali quanto dal vendicarsi di Discord per averla lasciata morire, la sua disponibilità ad abbracciare di nuovo Andy come alleato rappresenta un grande passo avanti per i personaggi. Li pone come il nucleo di un potenziale The Old Guard 3.

In che modo il finale annuncia The Old Guard 3, ci sarà un sequel? – The Old Guard 3 non è attualmente in fase di sviluppo, ma The Old Guard 2 lo prepara

The Old Guard 2 si conclude con un cliffhanger colossale, con Andy e Quynh che lavorano insieme mentre si dirigono a dare la caccia a Discord e salvare i loro alleati. Un sequel seguirebbe inevitabilmente la coppia mentre dà la caccia ai loro alleati catturati, impegnati a salvarli dall’esercito di Discord.

Un altro filo conduttore persistente per The Old Guard 3 è il destino di James Copley, l’alleato mortale del gruppo. Copley viene visto per l’ultima volta nel film mentre affronta i soldati di Discord, con il suo destino rimasto un mistero. Probabilmente si scoprirà che Copley è sopravvissuto, ma questo lascia il suo ruolo in un sequel in sospeso.

Sebbene The Old Guard 2 si concluda con un cliffhanger colossale, non c’è un terzo film attualmente in fase di sviluppo. Considerato il tempo impiegato dal sequel di The Old Guard del 2020 per vedere finalmente la luce, potrebbe volerci del tempo prima che il terzo film entri in produzione, per non parlare della sua uscita. Anche se il film ricevesse il via libera da Netflix, potrebbe volerci del tempo prima che la produzione possa iniziare, a causa dei fitti impegni del cast.

 
 

The Sandman – Stagione 2 Vol. 1, la spiegazione del finale: la scelta devastante di Sogno

The Sandman - Stagione 2 - foto di Ed Miller - Cortesia di Netflix

Nel Vol. 1 di The Sandman – Stagione 2, ora in streaming su Netflix, Sogno (Tom Sturridge) si trova di fronte a una scelta difficile che ha un costo elevato. Trecento anni fa, il fratello di Sogno, Distruzione (Barry Sloane), abdicò al suo regno e ora l’unica persona che può rintracciarlo è l’oracolo Orfeo (Ruairi O’Connor), figlio di Sogno e della musa Calliope (Melissanti Mahut). Ma Sogno non vede Orfeo dal loro ultimo, straziante incontro su un’isola inesplorata al largo della costa greca.

“Penso che la differenza tra l’ultima volta che Morfeo [vede] suo figlio e l’ultima volta che si incontrano sia una differenza nella qualità dell’amore”, ha detto Sturridge a Netflix. “[È] la comprensione dei suoi fallimenti come padre e il disperato bisogno di dare a suo figlio l’unica cosa che desidera, a costo potenzialmente di tutto per lui.” E quindi, come finisce il loro fatidico incontro?

Perché Orfeo e Sogno si erano allontanati?

The Sandman – Stagione 2 – foto di Ed Miller – Cortesia di Netflix

Come rivelato nell’episodio 5, Orfeo fu ridotto a una testa mozzata dopo che le Sorelle della Frenesia, una spietata setta del dio greco Dioniso, lo attaccarono e lo smembrarono. Orfeo si era ribellato al volere del padre e si era rivolto al pericoloso gruppo nel disperato tentativo di essere ucciso e riunirsi alla moglie defunta Euridice (Ella Rumpf) negli Inferi.

In seguito, Orfeo implorò il padre di porre fine alla sua vita, ma Sogno non riuscì a farlo. Anche perché agli Eterni è proibito spargere il sangue della famiglia. Così, Sogno lasciò la cura del figlio a un ordine di sacerdoti sull’isola e disse a Orfeo che non si sarebbero più incontrati. E Sogno mantenne la parola data, fino a questo momento.

Ma ora, Sogno deve a suo figlio una benedizione in cambio del suo aiuto nel localizzare la Distruzione. Il dono che Orfeo chiede è la sua morte, la pace, finalmente. “Sogno sa cosa succederà e conosce il prezzo che verrà pagato“, dice Sturridge. Proprio come nell’ultimo incontro di Sogno con Orfeo, la loro conversazione è cupa. Questa volta, tuttavia, Sogno si scusa e ammette persino i suoi fallimenti come padre.

“È un tipo di tortura diverso”, spiega Tom Sturridge. “Penso che la tortura dell’ultima volta che [Sogno] ha visto [Orfeo] riguardasse più il rimpianto e il veleno che lo perseguita da quell’incontro, a causa del suo comportamento”. Nel frattempo, questo incontro riguarda “in definitiva fare qualcosa di bello e dare a suo figlio la cosa più importante. Ma le conseguenze sono così enormi che è un grande peso”.

Ruairi O’Connor osserva che il figlio di Sogno ha un “rapporto piuttosto complicato con suo padre”. “Questo è davvero merito di Orfeo”, dice l’attore a Netflix. “Ha preso la decisione di rincorrere sua moglie, Euridice, e di andare nell’Ade contro il consiglio del padre. Questo ha significato che sono rimasti separati per 2000 anni, ed è devastante per Orfeo.” Quindi, quando Sogno ritorna, “mette molto in gioco per consolidare il rapporto e fare la cosa giusta con suo figlio.”

Dov’è finito Distruzione, e perché?

The Sandman – Stagione 2 – foto di Ed Miller – Cortesia di Netflix

Nell’episodio 6, viene rivelato che Distruzione vive sulla sua isola proprio accanto al tempio di Orfeo. “Sembra che nostro fratello abbia scelto di vivere nell’unico posto in cui sapeva che non avrei osato andare”, dice Sogno nell’episodio.

Sogno e Delirio (Esmé Creed-Miles) si riuniscono con il fratello, che vive in una villa soleggiata e appartata con un cane parlante di nome Barnabas (doppiato da Steve Coogan). Distruzione non ha alcuna intenzione di tornare nel suo regno, perché non può più sentirsi responsabile della distruzione di vite, mondi e universi. A tal fine, ha deciso di andare in un luogo in cui i suoi fratelli non possono seguirlo.

Prima di andarsene, Distruzione lascia a Sogno un ultimo potente consiglio: “Ricorda che me ne sono andato. Ricorda quanto è stato difficile per me andarmene. Ma l’ho fatto per amore… Per l’umanità. Per questo mondo e per tutti gli altri… L’amore è l’unica buona ragione per fare qualsiasi cosa”.

Sogno uccide Orfeo?

The Sandman – Stagione 2 – foto di Ed Miller – Cortesia di Netflix

Negli ultimi momenti dell’episodio 6, Sogno concede finalmente a suo figlio Orfeo il dono della morte. “È una cosa enorme”, dice O’Connor. “È questa cosa che Orfeo insegue da 2000 anni: non esistere. Non è bello vivere come una testa disincarnata e, a questo punto, penso che si tratti di sapere il sollievo che otterrà”.

L’attore aggiunge: “Ma deve anche morire, il che è intrinsecamente molto terrificante e non si sa cosa accada. È una scena molto oscura e sembra che Dream stia suggerendo un costo enorme… che cambierà la struttura del mondo”. L’atto ha un impatto emotivo su Sogno, che torna nel suo regno e si addolora in privato. È la prima volta nella serie in cui lo vediamo piangere.

“Ci sono cose per cui non devi cercare emozioni”, dice Sturridge. “L’uccisione di tuo figlio è una cosa oscura, inquietante e orrenda e quindi, in un certo senso, non era qualcosa che richiedeva molta preparazione”. Ma ora che Sogno ha versato sangue familiare – nonostante Orfeo glielo abbia chiesto – deve rispondere alle Furie, le dee greche della vendetta, conosciuti anche come le Eumenidi (Benevole).

 
 

Superman: rivelata una scena tagliata dopo le controverse reazioni ai Test-Screening

I membri del cast di Superman, Sara Sampaio e María Gabriela de Faría, hanno rivelato che una scena in particolare del film è stata tagliata dopo le reazioni negative del pubblico dei test screening.

Avevamo sentito che James Gunn aveva apportato alcune modifiche significative a Superman in seguito ai feedback negativi dei test screening (cosa che di solito accade in qualsiasi film), ora abbiamo alcuni dettagli su una scena in particolare che coinvolge Ultraman e Krypto.

Parlando con Jakes Takes, Sara Sampaio (Eve Teschmacher) e María Gabriela de Faría (l’Ingegnere) hanno rivelato che una sequenza in cui il potente clone (?) di Superman prende a pugni il cagnolino dell’Uomo d’Acciaio è stata rimossa dopo quella che sembra essere stata una reazione piuttosto negativa da parte del pubblico dei test screening.

Una clip recente ha confermato che Lex Luthor finisce per rapire Krypto, ma sembra che sarà l’Ingegnere a domare il segugio… presumibilmente in modo leggermente meno violento. Qui la rivelazione della scena tagliata: Ultraman che tira un pungo a Krypto!

Non sorprende che i fan abbiano avuto questo tipo di reazione. Krypto sarà anche un super-cane e in grado di riprendersi dalla maggior parte degli infortuni, ma il fatto che gli animali vengano feriti in qualsiasi contesto è sempre motivo di controversie.

Il cast di Superman

Superman è il primo film dei DC Studios scritto e diretto da James Gunn, con David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.

Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.

Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).

 
 

The Old Guard: le principali differenze tra il film e i fumetti

The Old Guard differenze film fumetto
Charlize Theron, Matthias Schoenaerts e Luca Marinelli in The Old Guard. Foto di AIMEE SPINKS/NETFLIX.

Il film Netflix The Old Guard (qui la recensione) ha subito diversi cambiamenti significativi nel passaggio dalla pagina allo schermo. Ideata da Greg Rucka e Leandro Fernández, la storia è infatti nata come serie a fumetti. Pubblicata nel 2017, The Old Guard: Opening Fire è stata edita da Image Comics e ha avuto cinque numeri. Accolta con favore sia dalla critica che dagli appassionati di fumetti, Rucka e Fernández hanno poi prodotto un seguito, The Old Guard: Force Multiplied. Questa serie di cinque numeri si è poi conclusa a metà luglio 2020 ed è già stata confermata una terza e ultima serie, The Old Guard: Fade Away.

The Old Guard era incentrato su un gruppo di immortali. Guidato da Andromache di Scizia, alias Andy, interpretata da Charlize Theron, il gruppo ha combattuto per secoli per l’umanità. Dopo innumerevoli guerre, il film riprende ai giorni nostri con l’eclettico gruppo che lavora come mercenario. Nonostante la regola di Andy di non lavorare troppo spesso per lo stesso cliente, hanno accettato una missione per salvare un gruppo di bambini rapiti. Sfortunatamente, la missione si rivela una trappola che espone le loro abilità a Steven Merrick (Harry Melling), uno spietato uomo d’affari che cerca di sfruttarli per guadagno economico. La missione del gruppo di evitare la cattura è ulteriormente complicata dal tradimento di uno dei loro membri e dall’emergere di un nuovo immortale: Nile Freeman (KiKi Layne).

Il film è stato diretto da Gina Prince-Bythewood, che ha lavorato su una sceneggiatura scritta dallo stesso Rucka. Di conseguenza, il film è stato un adattamento estremamente fedele al materiale originale, tanto che gran parte dei dialoghi del fumetto sono stati riportati alla lettera sullo schermo. Tuttavia, The Old Guard non è privo di differenze. Molte di queste sono estremamente minori, come il fatto che Merrick non fosse affatto il personaggio muscoloso che è sulla carta, le scene d’azione aggiuntive e il fattore di guarigione che funzionava in modo diverso. Altre, invece, sono piuttosto sostanziali e probabilmente avranno un impatto sulla storia futura.

The Old Guard spiegazione finale
Charlize Theron in The Old Guard. Foto di Eli Joshua Ade/Netflix © 2025 – © 2025 Netflix, Inc.

Andy perde la sua immortalità

La posta in gioco è aumentata notevolmente nel terzo atto di The Old Guard, quando Andy ha improvvisamente perso la sua immortalità. Questo sviluppo ha avuto diverse funzioni. Innanzitutto, ha aggiunto ancora più tensione alla battaglia finale del film, con gli altri immortali che dovevano proteggere attivamente la loro leader dai colpi di arma da fuoco, eliminando al contempo i soldati nemici. Ha anche contribuito a ricordare ad Andy quanto la vita sia fragile e preziosa. Infine, ha portato la protagonista a ricordare che l’umanità non è poi così male. Ciò è stato rappresentato in modo particolare nella sua interazione con un gentile sconosciuto, che l’ha aiutata a medicare una ferita da taglio che Andy aveva subito. Tuttavia, l’arco narrativo è completamente originale. In entrambi i volumi della serie a fumetti già pubblicati, l’immortalità di Andy è rimasta intatta.

La dichiarazione d’amore di Joe a Nicky

Durante il film, Joe viene preso in giro da uno degli uomini di Merrick sul fatto che Nicky sia il suo ragazzo. In risposta, Joe ha risposto che “ragazzo” non è affatto una descrizione sufficiente di ciò che Nicky è per lui. Questo momento si è rivelato uno dei più popolari e celebrati di The Old Guard. È stato anche uno di quelli che lo stesso Rucka ha insistito per inserire nel film, specificandolo persino nel suo contratto. Tuttavia, il discorso di Joe era ancora più ampio sulla pagina e conteneva diversi paragoni poetici, tra cui il modo in cui “i pensieri stessi di Nicky rendono musicale il quotidiano”. Pertanto, i fan della scena che successivamente si avvicineranno al materiale originale rimarranno piacevolmente sorpresi.

Il passato e le motivazioni di James Copley

Interpretato da Chiwetel Ejiofor, il personaggio di James Copley è stato molto più approfondito sullo schermo. Nei fumetti originali, l’ex agente della CIA è spinto dal reddito senza dubbio considerevole che gli garantisce il lavoro per Merrick. Nel film, invece, le sue motivazioni provengono da un luogo molto più comprensibile. All’inizio del film menziona che sua moglie è morta di SLA. Sulla scia di quella tragedia, Copley si è impegnato a risparmiare ad altri un destino simile e il tipo di dolore che ha provato lui. In entrambe le versioni, alla fine si rende conto dei propri errori e tradisce Merrick. Il cambiamento nella sua storia personale, tuttavia, serve anche ad approfondire quella decisione.

Piuttosto che essere semplicemente disgustato dai metodi, dall’avidità e dal sadismo palese di Merrick, nella versione cinematografica Copley è spinto ad aiutare gli immortali per onorare meglio la memoria di sua moglie. Anche ciò che accade dopo è diverso dal fumetto. Nelle pagine del fumetto, Copley riceve clemenza e gli viene concesso di vivere, e in seguito incrocia nuovamente la strada degli eroi. Nel film, invece, Andy lo recluta attivamente, in modo da poter usare le sue conoscenze per coprire le tracce degli immortali in futuro. In questo modo, probabilmente diventerà una figura più centrale in futuro. Anche Nile è stata resa più articolata, con l’aggiunta di un elemento di dolore nella sua storia familiare che alimenta alcune delle sue decisioni.

Chiwetel Ejiofor in The Old Guard
Chiwetel Ejiofor in The Old Guard. Foto di © 2020 Netflix, Inc.

Noriko diventa Quynh

Un altro dei cambiamenti più significativi apportati a The Old Guard riguarda il personaggio di Quynh (Veronica Ngo). Nel fumetto, il suo nome è Noriko ed è di origini giapponesi. Sullo schermo, il personaggio è stato reso vietnamita e il suo nome è stato modificato di conseguenza. Questi cambiamenti sono stati apportati proprio grazie alla stessa Ngo. In un’intervista con Polygon, Rucka ha rivelato che quando Ngo è stata ufficialmente scelta per il ruolo, ha detto: “Sono vietnamita, non giapponese”. Prince-Bythewood lo ha quindi contattato e gli ha chiesto se fosse possibile accogliere questa richiesta. Rucka è stato felice di onorare e rispettare questo desiderio. In questo modo, The Old Guard si è dimostrato ancora più attento alla rappresentazione, evitando la tendenza tipica di Hollywood di mescolare e abbinare culture asiatiche.

Anche alcuni elementi del destino tormentato e acquoso del personaggio sono stati modificati dal libro allo schermo. Come Noriko, viene semplicemente spazzata via da un’onda durante una tempesta particolarmente forte. Come Quynh, il fatto che sia stata sottoposta a secoli di annegamento è più una scelta consapevole derivante dalla crudeltà e dall’ignoranza dell’umanità. Dopo che lei e Andy vengono catturati durante i processi alle streghe in Inghilterra, entrambi vengono giustiziati in vari modi. Quando inevitabilmente nessuno dei metodi di esecuzione funziona, viene rinchiusa in una gabbia di ferro e gettata deliberatamente in mare.

Secondo Rucka nella stessa intervista, il cambiamento è stato in parte dovuto alla volontà di evitare la costosa misura di ricreare una tempesta del genere. La scelta è stata consolidata dall’idea suggerita da Prince-Bythewood di includere l’immagine della gabbia di ferro. Questo momento si ricollega ora, sia dal punto di vista narrativo che tonale, al ritorno di Quynh nella scena prima dei titoli di coda del film, che è stata anticipata rispetto alla timeline del fumetto. Un altro sottile cambiamento alla timeline del fumetto è stato apportato da Andy, che afferma di aver incontrato Quynh prima di Lykon, mentre nel fumetto era il contrario.

The Old Guard film 2020
Foto di © 2020 Netflix, Inc.

L’effetto a catena dell’eroismo degli immortali

Un altro punto di svolta è arrivato nel terzo atto di The Old Guard, quando Copley ha rivelato la profondità della sua ricerca sugli immortali. Sebbene il gruppo abbia sempre cercato di usare i propri poteri per il bene, non era mai stato a conoscenza del quadro più ampio che si stava formando grazie alle loro azioni. Da tutto ciò che Copley aveva raccolto, tuttavia, hanno appreso che per ogni persona che avevano salvato c’era stato un effetto a catena che aveva portato grandi benefici all’umanità nel suo complesso. Questo si manifestava sotto forma di scoperte mediche, progressi tecnologici positivi o prevenzione di gravi catastrofi.

La notizia ha spinto Nile a lasciar andare le sue apprensioni e a unirsi ufficialmente alla squadra alla fine del film. Inoltre, ha riacceso la fede di Andy e le ha restituito il senso di scopo. Sebbene la rivelazione sia presente nella serie a fumetti, essa non arriva fino al secondo volume, piuttosto che al volume su cui si basa principalmente il film. Di conseguenza, insieme al ritorno di Quynh, gli spettatori si trovano ad affrontare una linea temporale molto più accelerata nella trilogia di film pianificata da Rucka. Questa decisione produrrà probabilmente un effetto a catena, con ulteriori cambiamenti, deviazioni ed espansioni della storia che si svilupperanno in modo esponenziale nei futuri capitoli di The Old Guard.

 
 

I Fantastici Quattro: Gli Inizi, il nuovo video fornisce dettagli sul ruolo (tagliato?) di John Malkovich

I Marvel Studios hanno ufficialmente pubblicato il primo speciale di I Fantastici Quattro: Gli Inizi, che include nuove interviste con il regista Matt Shakman e il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige. Ma non è tutto, perché ci sono anche molti dietro le quinte (che mostrano i set e le acrobazie) e frammenti di scene tratte dal film stesso. Tuttavia, è ciò che non vediamo a causare scalpore.

Vi abbiamo recentemente informato che il nome di John Malkovich è stato rimosso dalla lista del cast allegata al materiale stampa di I Fantastici Quattro: Gli Inizi. Ora, il nome dell’attore è scomparso anche dai titoli di coda inclusi alla fine di questa anteprima, avvalorando le teorie secondo cui non apparirà più nel reboot. Si vocifera che fosse stato scelto per il ruolo di Red Ghost; e non è che il suo ruolo sia stato tenuto segreto, visto che era già apparso nel primo teaser trailer. Sembra probabile che qualcosa nel suo personaggio non funzionasse, e il feedback ricevuto durante le proiezioni di prova potrebbe aver portato alla sua rimozione definitiva.

Red Ghost è un classico cattivo dei Fantastici Quattro che ha messo le sue Super Scimmie contro la Prima Famiglia Marvel per dimostrare che il suo paese, la Russia, era superiore agli Stati Uniti.

Potrebbero esserci altri motivi per cui non viene accreditato insieme al resto del cast principale, tra cui Paul Walter Hauser, Natasha Lyonne e Sarah Niles, tre attori di cui non abbiamo visto nulla nei trailer (non è stato ancora annunciato chi interpreteranno, anche se si pensa che Hauser sia l’Uomo Talpa).

Il film Marvel Studios I Fantastici Quattro: Gli Inizi introduce la prima famiglia Marvel composta da Reed Richards/Mister Fantastic (Pedro Pascal), Sue Storm/Donna Invisibile (Vanessa Kirby), Johnny Storm/Torcia Umana (Joseph Quinn) e Ben Grimm/la Cosa (Ebon Moss-Bachrach) alle prese con la sfida più difficile mai affrontata. Costretti a bilanciare il loro ruolo di eroi con la forza del loro legame familiare, i protagonisti devono difendere la Terra da una vorace divinità spaziale chiamata Galactus (Ralph Ineson) e dal suo enigmatico Araldo, Silver Surfer (Julia Garner). E se il piano di Galactus di divorare l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti non fosse già abbastanza terribile, la situazione diventa all’improvviso una questione molto personale.

Il film è interpretato anche da Paul Walter Hauser, John Malkovich, Natasha Lyonne e Sarah Niles. I Fantastici Quattro: Gli Inizi è diretto da Matt Shakman e prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Grant Curtis e Tim Lewis sono gli executive producer.

 
 

Ironheart: Ryan Coogler commenta il debutto di un personaggio Marvel molto atteso

La seconda metà di Ironheart porta gli spettatori a credere che Dormammu stia tirando i fili di The Hood, cosa che sembra ovvia se si guarda la storia di Parker Robbins nei fumetti.

Quando Riri Williams (Dominique Thorne) chiede al misterioso cattivo di Sacha Baron Cohen se lui sia o meno il villain di Doctor Strange, lui sorride beffardo e rivela il suo vero nome: Mefisto. È un momento epocale, e il produttore esecutivo di Ironheart, Ryan Coogler, lo ha spiegato in un’intervista a Variety.

“È buffo, quando ho incontrato Jon Watts per la prima volta nel 2016, mentre stava lavorando a ‘Spider-Man: Homecoming’, Spider-Man era come se fosse al piano interrato, come se combattesse sotto i cattivi di strada”, ha detto a proposito dell’introduzione del diavolo nella storia di Riri. “Poi, quando arriva ‘No Way Home’, ha a che fare con Doctor Strange e sta attraversando diverse realtà e cose del genere.” “Adoro il fatto che non lo incontriamo in ‘WandaVision’ o ‘Agatha [All Along]'”, ha continuato Coogler. “Lo incontriamo attraverso questo giovane genio nero stressato. Quando guardi la serie, pensi, ‘Oh, era così che lo avresti sempre incontrato’. Non sarebbe stato in ‘Loki’. Quello è il truffatore; è così che lavora. Ecco dove sarà: in una pizzeria a Chicago, tipo, dove non te lo aspetteresti mai.”

La regista di Ironheart, Angela Barnes, è accreditata per aver suggerito a Cohen di interpretare Mefisto, e la produttrice esecutiva Zoie Nagelhout ha rivelato che i Marvel Studios hanno fatto di tutto per tenere segreto il casting dell’attore.

“Se era all’aperto, lo avvolgevamo in teloni e il poveretto doveva camminare due passi alla volta”, ha ricordato. “Non era permesso a nessuno tranne la troupe o gli amici della troupe, quindi sceglievamo comparse che fossero membri della famiglia e imploravamo tutti di mantenere il segreto. Bisogna fare del proprio meglio.”

Nagelhout ha poi confermato che “l’idea iniziale” prevedeva che Dormammu fosse il grande cattivo segreto di Ironheart. “Se si guarda al cinema, il potere di Parker è riconducibile a Dormammu, che è anche un personaggio molto epico nell’MCU e con cui sarebbe stato molto emozionante giocare. Ma mentre lo sviluppavamo, ci siamo resi conto che Mefisto era più adatto tematicamente al tema della serie.”

“Immergendosi in queste scene di ambizione, costi e ciò che si è disposti a rinunciare per ciò che si desidera, ha offerto un modo interessante e profondo per legare insieme i percorsi dei personaggi – e in particolare quello di Riri – quindi è diventato quasi ovvio averlo”, ha aggiunto.

Tornando a Coogler, gli è stato chiesto se la prossima fase delle storie di Ironheart e Mefisto potrebbe svolgersi in Black Panther 3 o in una potenziale seconda stagione. “Non ne so un cazzo“, ha detto ridendo. “Sono qui per qualsiasi cosa Chinaka ci riserverà; qualsiasi cosa Kevin ci riserverà, sapete cosa intendo. Credo che il pubblico apprezzerà quel finale e non vedo l’ora di rivedere quei personaggi.”

Tutti gli episodi di Ironheart sono ora disponibili in streaming su Disney+.

 
 

Charlize Theron: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Charlize Theron
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

Considerata una delle attrici più talentuose della sua generazione, la sudafricana Charlize Theron è un concentrato di bellezza e doti attoriali, più e più volte dimostrate attraverso i numerosi ruoli di rilievo da lei interpretati. Vincitrice di alcuni tra i premi più ambiti di Hollywood, la Theron ha costruito una carriera all’insegna della versatilità, passando con naturalezza di genere in genere, e affermandosi come una delle celebrità più influenti del mondo del cinema.

Ecco 10 cose che non sai di Charlize Theron.

I film di Charlize Theron

I film da giovane di Charlize Theron

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice inizia a recitare per il cinema sul finire degli anni Novanta, in film come L’avvocato del diavolo (1997), con Keanu Reeves, Celebrity (1998), Le regole della casa del sidro (1999), Men of Honor (2000), La leggenda di Bagger Vance (2000), e Monster (2003), grazie al quale si consacra. Negli anni successivi continua a recitare in celebri film come Nella valle di Elah (2007), Hancock (2008), con Will Smith, Young Adult (2011), Biancaneve e il cacciatore (2012), Prometheus (2012), con Michael Fassbender.

I film di oggi di Charlize Theron

Dark Places – Nei luoghi oscuri (2015), Mad Max: Fury Road (2015), con Tom Hardy, Fast & Furious 8 (2017), Atomica bionda (2017), Tully (2018), Non succede, ma se succede… (2019), con Seth Rogen, Bombshell – La voce dello scandalo (2019), con Margot Robbie, e The Old Guard (2020), con Luca Marinelli. Ha poi recitato in Fast & Furious 9 (2021), ha avuto un cameo in Doctor Strange nel Multiverso della Follia (2022) ed ha poi preso parte ai film L’accademia del bene e del male (2022), Fast X (2023) e The Old Guard 2 (2025).

Charlize Theron figli
Charlize Theron in Non succede, ma se succede…

2. Ha prodotto molti dei suoi film. La Theron ha ulteriormente affermato il proprio status all’interno dell’industria intraprendendo una solida carriera da produttrice, il più delle volte per i film da lei anche interpretati. Il primo di questi è anche il film che l’ha consacrata, Monster, mentre poi ricoprirà tale ruolo anche per Sleepwalking (2008), The Burning Plain (2008), Dark Places – Nei luoghi oscuri, Brain on fire (2016), Atomica bionda, e Non succede, ma se succede…, Bombshell – La voce dello scandalo e The Old Guard. La Theron ha inoltre prodotto i film A Private War (2018), con Rosamund Pike, e Murder Mystery (2019), con Adam Sandler, nonché le serie Girlboss (2017), Mindhunter (2017-2019) e Hyperdrive (2019).

3. Ha vinto il premio Oscar. Dopo essersi fatta notare tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila, l’attrice trova infine il film capace di cambiare radicalmente la sua carriera. Per il suo complesso ruolo in Monster, infatti, vince il premio Oscar come miglior attrice, divenendo la prima sudafricana ad ottenere tale riconoscimento. La Theron verrà poi nominata altre due volte, nel 2006 per il film North Country – Storia di Josey, e nel 2020 per Bombshell – La voce dello scandalo. Ha poi vinto, nel corso della sua carriera, numerosi altri premi, al Festival di Berlino, ai Sag Awards, ai Golden Globe, ai Critic’s Choice Awards e agli MTV Movie Awards.

Charlize Theron in Monster

4. Si è trasformata radicalmente. Nel film Monster l’attrice interpreta la serial killer Aileen Wuornos. La sua è stata definita come una delle interpretazioni migliori di sempre, ma per poter dar vita al personaggio la Theron si è dovuta sottoporre ad una difficile trasformazione. Per poter assomigliare alla vera Wuornos, si è infatti dovuta sottoporre ad estenuanti ore di trucco, il quale aveva il compito di imbruttirla radicalmente. Si è inoltre dovuta sottoporre ad una dieta ingrassante, per poter acquisire circa 15 chili in più, in modo da raggiungere la stazza della killer.

Charlize Theron Monster
Charlize Theron in Monster

5. Fu la prima scelta per il ruolo. Nonostante la difficoltà della parte, numerose attrici di Hollywood espressero interesse a riguardo. La regista Patty Jenkins si trovò così a dover considerare nomi come Kate Winslet, Heather Graham e Reese Witherspoon. La sua prima scelta era però la Theron. La Jenkins raccontò infatti di essere rimasta particolarmente colpita dalla sua interpretazione in L’avvocato del diavolo, e che sentiva che avrebbe avuto abbastanza coraggio da accettare una sfida complessa come quella richiesta dal ruolo. L’attrice ottenne poi la parte, a cui seguì la gloria.

Charlize Theron è su Instagram

6. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 7,6 milioni di persone. All’interno di questo la Theron è solita condividere in prevalenza post relativi al proprio lavoro, tra cui immagini o video promozionali, come anche numerose curiosità dal set e foto di backstage. Non mancano però anche immagini relative alla sua quotidianità, come anche post attinenti a cause sociali da lei sostenute. Tramite Instagram, infatti, l’attrice promuove anche l’associazione da lei fondata, la “Charlize Theron Outreach Proceject”, con cui sostiene la popolazione africana nella lotta contro l’HIV.

Charlize Theron e la pubblicità per Martini

7. Fu il suo primo importante lavoro. Nel 1991, all’età di sedici anni, l’attrice vince il concorso New Model Today, tenutosi a Positano, in Campania. L’attrice decide a quel punto di trasferirsi a Milano, per intraprendere una carriera come modella. Il suo primo lavoro importante sarà quello per il marchio Martini. La nota azienda la scelse infatti, nel 1993, per partecipare ad un nuovo spot pubblicitario. Questo viene girato a Santa Margherita Ligure, e permise all’attrice di ottenere un successo internazionale.

The Old Guard spiegazione finale
Charlize Theron in The Old Guard. Foto di Eli Joshua Ade/Netflix © 2025 – © 2025 Netflix, Inc.

La vita privata di Charlize Theron

Charlize Theron ha un fidanzato?

8. Non si è mai sposata. L’attrice, da sempre piuttosto riservata riguardo la propria vita privata, ha in più occasioni ammesso di non avere particolari problemi con il fatto di essere attualmente single. Al contrario, ha di recente affermato di preferire tale stato rispetto all’avere una relazione con cui rischia di non poter esprimere sé stessa. In passato ha però avuto relazioni con il cantante Stephan Jenkins, con l’attore irlandese Stuart Townsend, conosciuto sul set del film Trapped nel 2002, e il premio Oscar Sean Penn, con cui ha avuto una relazione dal 2013 al 2015.

I figli di Charlize Theron

9. Ha adottato due bambini. Non aver trovato un uomo con cui condividere il proprio amore non le ha però impedito di riversarlo altrove. L’attrice ha infatti adottato nel 2012 e nel 2015 due bambini africani, da lei considerati la sua fonte di gioia più grande. La Theron era da sempre stata interessata all’idea dell’adozione, desiderando dare una casa e una vita migliore ai bambini rimasti orfani. Di recente, ha raccontato di come uno dei suoi figli le abbia chiesto come mai non abbia una relazione stabile, e l’attrice si è trovata a rispondere di avere una relazione con sé stessa.

L’età e l’altezza di Charlize Theron

1o. Charlize Theron è nata a Benoni, in Sud Africa, il 7 agosto 1975. L’attrice è alta complessivamente 177 centimetri.

Fonti: IMDb, People, Instagram

 
 

Il Nibbio trionfa ai premi Globi d’Oro 2025

Il Nibbio film Claudio Santamaria
Credit PH Riccardo Ghilardi

Il Nibbio trionfa alla 65esima edizione dei Globi d’oro 2025 conquistando il prestigioso premio assegnato dalla Associazione della Stampa estera in Italia, per il Miglior Film e per il Miglior Attore, con le seguenti motivazioni:

PREMIO GLOBO D’ORO 2025 – Miglior film:

“Portare sul grande schermo vicende scritte dalla vita reale non è mai un compito facile e lo è ancora meno quando appartengono al passato recente e sono rimaste impresse nella memoria collettiva.

Fu il 4 marzo 2005 quando Nicola Calipari, militare e agente segreto, perse la sua vita in missione. Esattamente vent’anni dopo, il lungometraggio realizzato da Alessandro Tonda racconta la sua ultima missione al Cinema.”

PREMIO GLOBO D’ORO 2025 – Miglior attore a Claudio Santamaria:

“La generosità di un uomo perbene, dedito al lavoro fino all’estremo sacrificio, tratteggiata con delicatezza e rispetto, grazie all’interpretazione di un artista sensibile come Claudio Santamaria, che ha usato ogni sua emozione, arrivando dritto al cuore dello spettatore.”

I premi confermano come “Il Nibbio” sia un’opera che ha saputo catturare l’attenzione della critica e del pubblico, grazie alla sua narrazione puntuale, alla regia di Alessandro Tonda e all’interpretazione intensa di Claudio Santamaria, che ha portato sugli schermi l’umanità e la lucida capacità d’azione  Claudio Calipari,  l’Alto Dirigente del SISMI, che sacrificò la propria vita per salvare quella della giornalista de “il manifesto”, Giuliana Sgrena.

Siamo molto orgogliosi del riconoscimento della stampa internazionale – commenta Guglielmo Marchetti, Presidente di Notorious Pictures – . Ottenere due Globi d’oro per Il Nibbio consacra lo straordinario lavoro fatto da tutta la produzione e valorizza l’attenzione che c’è stata da parte di tutte le istituzioni nel supportare un film dedicato alla memoria di un grande uomo che ha servito lo Stato italiano. Dedichiamo questi riconoscimenti a Rosa Villecco Calipari e ai figli Silvia e Filippo.”

Uscito in sala lo scorso 5 marzo distribuito da Notorious Pictures, diretto da Alessandro Tonda ed interpretato da Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti – nei panni di Giuliana Sgrena e di Rosa Calipari – Il Nibbioè una coproduzione italo belga Notorious Pictures con Rai Cinema e Tarantula, in collaborazione con Netflix e Alkon Communications ed il supporto del fondo regionale Wallimages, con la speciale collaborazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il supporto dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE), della Polizia di Stato, la Prefettura di Roma, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Ambasciata italiana in Marocco e con MedOr Leonardo Foundation come partner culturale. Il film è stato sostenuto anche dal Centre Cinematographique Marocain e dall’ Ambasciata del Regno del Marocco in Italia.

Il Nibbio è ora disponibile su Netflix.

La trama de Il Nibbio

Il Nibbio racconta i ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo del 2005, quando Nicola Calipari, Alto Dirigente del SISMI, sacrificò la propria vita per salvare quella della giornalista de “il manifesto” Giuliana Sgrena, rapita in Iraq da una cellula terroristica. Calipari ha avuto un suo ruolo cruciale nelle operazioni in Iraq nei primi anni Duemila per salvaguardare la vita umana e mantenere la pace. Il suo omicidio è ancora irrisolto.

 
 

La Trinità della DC apparirà sicuramente nel DCU, ma non nel prossimo film, parola di James Gunn

Il co-CEO dei DC Studios, James Gunn, ha confermato che la Trinità della DC, Superman, Batman e Wonder Woman, si uniranno a un certo punto nel DCU, ma non nel prossimo film.

Superman di James Gunn segna l’introduzione a un nuovo universo condiviso della DC Comics, e tutto inizia con la nostra ultima interpretazione cinematografica dell’Uomo d’Acciaio. Il DCU vedrà anche il debutto di un nuovo Batman in The Brave and the Bold, e Gunn ha recentemente rivelato che è attualmente in fase di scrittura un film su Wonder Woman.

Probabilmente è superfluo dire che il piano è quello di unire questi personaggi iconici a un certo punto, e Gunn ha ora confermato che vedremo la Trinità della DC condividere lo schermo nel DCU, ma “non nel prossimo film“.

Per il prossimo film, presumiamo che Gunn si riferisca al sequel di Superman che ha menzionato in precedenti interviste. Il regista ha indicato che non sarà un sequel diretto, il che ha portato a ipotizzare che potrebbe essere un film Batman/Superman in stile World’s Finest.

Qualunque sia il piano, non sembra che Diana sarà coinvolta, quindi questo team-up della Trinità della DC è probabilmente ancora piuttosto lontano. Resta ovviamente da vedere se accadrà in un altro progetto prima di arrivare all’inevitabile reboot di Justice League.

In un’intervista separata, Gunn ha suggerito che potremmo anche assistere al debutto nel DCU di Helena Wayne, alias Cacciatrice, ovvero la figlia di Batman e Catwoman, anche se presumiamo che questo sia molto, molto lontano.

Il cast di Superman

Superman è il primo film dei DC Studios scritto e diretto da James Gunn, con David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.

Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.

Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).

 
 

Spider-Man: Brand New Day, alcune indiscrezioni rivelano piani per Hulk e The Punisher

Spider-Man: Brand New Day

Sono stati rivelati possibili dettagli della trama di Spider-Man: Brand New Day, che a quanto pare gettano un po’ di luce sulla collaborazione tra l’arrampicasi e The Punisher e su come Hulk vi prenderà parte.

Dopo mesi di una raffica apparentemente infinita di indiscrezioni su Spider-Man: Brand New Day, il film sembra finalmente prendere forma. Il Peter Parker di Tom Holland sarà affiancato dal Punisher di Jon Bernthal, mentre tutti gli indizi indicano che Hulk verrà inserito nella storia. Cosa unirà questo esplosivo mix di personaggi resta da vedere, e ci aspettiamo ancora che i Marvel Studios ingaggino almeno uno o due nuovi cattivi con cui Spider-Man dovrà combattere.

Daniel Richtman si è dimostrato una fonte semi-affidabile di informazioni su Spider-Man: Brand New Day, e ora afferma di “aver confermato che almeno una parte del film vedrà Spider-Man e il Punitore allearsi per combattere l’Hulk Selvaggio”.

Spider-Man e il Punitore contro Hulk? Questo è il sogno, e uno scontro che i fan avrebbero solo potuto sognare di vedere sullo schermo dieci anni fa, quando abbiamo iniziato a sentire voci sull’ingresso del lancia-ragnatele nell’MCU.

L’Hulk che diventa “Selvaggio” potrebbe essere di buon auspicio per quello che vedremo dal Gigante di Giada in Avengers: Doomsday. Tuttavia, non saremmo nemmeno sorpresi se tornasse in modalità Smart Hulk, dato che i Russo hanno lavorato così tanto con quella particolare iterazione dell’alter ego più arrabbiato di Bruce Banner.

Tornando a Spider-Man: Brand New Day, nulla lascia intendere che Daredevil si unirà a Spidey e The Punisher. I Marvel Studios devono essere consapevoli di quanto i fan siano ansiosi di vedere l’Uomo Senza Paura in azione, quindi speriamo che Kevin Feige abbia intenzione di sorprenderci.

Ci sono poi anche voci secondo cui il film presenterà una guerra tra bande e che qualcuno scatenerà il Selvaggio Hulk per distrarre o eliminare gli eroi… il che ci ricorda molto Mister Negativo. Staremo a vedere quanto di queste storie che circolano saranno confermate dal film.

Di certo c’è che Spider-Man: Brand New Day condivide il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo inizio, ponendo però fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry Osborn.

Spider-Man: Brand New Day è stato recentemente posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, dirigerà il film da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include anche Zendaya, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas e Jon Bernthal. Michael Mando è stato confermato mentre per ora sono solo rumors il coinvolgimento di Steven YeunCharlie Cox e di Mark Ruffalo.

Spider-Man: Brand New Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.

 
 

Mark Hamill aveva pensato a una backstory molto più oscura per Luke Skawalker in Gli ultimi Jedi

star wars Mark Hamill

La trilogia sequel di Star Wars non ha avuto molti sostenitori al momento della propria uscita e anche a qualche anni di distanza soprattutto i capitoli otto e nove sembrano essere i meno graditi dell’intero franchise. Tuttavia sono film che hanno fatto molto discutere e non sorprende che Mark Hamill, insostituibile Luke Skywalker, continui a essere interrogato in merito alla sorte di Luke in quei film.

Nel corso di un’intervista, Mark Hamill ha raccontato la backstory che lui stesso aveva pensato per Luke, per giustificare il suo allontanamento dal credo Jedi e spiegare la sua posizione nella trilogia sequel. In Star Wars: Gli Ultimi Jedi, abbiamo visto che Luke, spaventato dall’oscurità che ha visto in Ben Solo, suo nipote, e incapace di tenerlo dalla parte Chiara della Forza, perde le speranze e demolisce la sua scuola per Jedi.

Nell’idea di Mark Hamill questa non era una giustificazione adeguata, tanto che aveva pensato per il personaggio degli eventi molto diversi che guardavano anche all’attualità: Luke incontra una donna, si innamora e ha un bambino; il bambino però rimane ucciso in un incidente con la spada laser e questo evento tragico spinge la donna a suicidarsi. Secondo Mark Hamill sono un dolore simile avrebbe potuto allontanare Luke dalla fede Jedi, portando al film anche una riflessione sul contemporaneo, dal momento che sono frequenti purtroppo le notizie di bambini che rimangono feriti o peggio in incidenti domestici, in quelle case statunitensi in cui ci sono delle armi.

L’idea è stata poi bocciata da Rian, forse per mancanza di tempo, ma poteva essere una finestra polemica sulla contemporaneità da parte di un franchise che grosso modo è sempre rimasto impermeabile al mondo reale (a parte la grande rappresentazione della Resistenza, sempre valida in ogni epoca e cultura).

Che ne pensate? Vi sarebbe piaciuto vedere una storia diversa per Luke in Star Wars: Gli Ultimi Jedi?

Star Wars: Gli ultimi Jedi è il film del 2017, diretto da Rian Johnson con Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong’o, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Kelly Marie Tran, Laura Dern, Benicio Del Toro, Peter Mayhew, Billie Lourd, Jimmy Vee, Tim Rose, Mark Lewis Jones, Dave Chapman.

 
 

Emily in Paris Stagione 5: due nuove aggiunte al cast

Emily in Paris - stagione 5
Credit © Netflix

Con le riprese di Emily in Paris Stagione 5 attualmente in corso in Francia, Netflix ha aggiunto un paio di nuovi nomi al cast della sua serie di successo.

Bryan Greenberg, noto per “How to Make it in LA” e “The Mindy Project” e recentemente visto in “Suits LA”, si è unito alla festa parigina in corso e interpreterà Jake, un americano che vive nella capitale francese. Nel frattempo, Michèle Laroque, nota attrice e comica francese candidata al César e nota per film come “Ma vie en Rose”, “Brillantissime” e “The Closet”, interpreterà Yvette, una vecchia amica di Sylvie Grateau.

Greenberg e Laroque si uniscono alla new entry di Emily in Paris Stagione 5 Minnie Driver, che è stata scelta a maggio per interpretare la principessa reale Jane.

Dettagli della trama di Emily In Paris – Stagione 5

Emily si trasferisce a Roma nella stagione 5

Aggiungete Marcello al mix e il triangolo amoroso si trasforma in qualcosa di molto più complesso nella stagione 5 di Emily in Paris.

Sebbene Emily in Paris non abbia mai evitato finali scioccanti, la conclusione della seconda parte della stagione 4 potrebbe avere l’impatto più profondo sul futuro della serie fino ad ora. Alla ricerca di nuove opportunità di lavoro e del suo nuovo amore Marcello, Emily decide di trasferirsi da Parigi a Roma. È già stato confermato che la quinta stagione farà il salto a Roma, e questo potrebbe offrire alla storia la possibilità di ricominciare da capo. Ciò consentirà anche di concentrarsi maggiormente sulla vita professionale di Emily, poiché l’apertura dell’ufficio di Roma rappresenta un grande passo avanti per la sua carriera.

Tuttavia, Darren Star ha confermato che, sebbene Emily trascorrerà parte del suo tempo a Roma, l’intera serie non lascerà Parigi. In un’intervista con Deadline, Starr ha dichiarato:

Non ha cambiato il suo nome su Instagram in Emily in Rome. Lavora a Roma solo occasionalmente. L’azienda di Sylvie ha un ufficio a Roma. Emily sta mettendo in piedi il tutto. Non credo necessariamente che questo significhi un trasferimento permanente a Roma, nella mia mente non lo è sicuramente. Non lasceremo Parigi”.

Tuttavia, Emily e Gabriel hanno continuato il loro tira e molla fino alla conclusione della quarta stagione, e questo significa che probabilmente lui la seguirà anche oltre i confini internazionali. Nella stessa intervista, Star rivela che lo chef potrebbe pensare di aver commesso un grave errore:

Penso che Gabriel abbia capito che non vuole lasciar andare Emily così facilmente e che potrebbe aver commesso un grave errore. Hanno sicuramente litigato molto e hanno avuto un periodo di riflessione. Ma penso che alla fine della stagione lui abbia capito che c’è qualcosa che non vuole perdere di Emily. Non so cosa significhi. Non significa necessariamente che torneranno insieme immediatamente o che lo faranno mai. Non lo so, ma penso che lui senta che c’è qualcosa in sospeso tra loro.

Per quanto riguarda Gabriel, la sua ricerca della stella Michelin è stata un successo, ma il suo desiderio per Emily potrebbe mettere a rischio la sua carriera, dato che ha scelto l’amore invece del lavoro. Con Alfie promosso a personaggio fisso nella quinta stagione, potrebbe avere un ruolo molto più importante nella vita sentimentale di Emily. Aggiungete Marcello al mix e il triangolo amoroso si trasforma in qualcosa di molto più complesso nella quinta stagione di Emily in Paris.

 
 

The Boys – Stagione 5: Eric Kripke annuncia la conclusione delle riprese

The Boys 4

Le riprese della quinta e ultima stagione di The Boys sono ufficialmente terminate. L’ideatore della serie Eric Kripke ne ha dato l’annuncio condividendo su Instagram un tributo con una foto di se stesso nella sala conferenze dei Sette alla Vought Tower, mentre guarda il murale di Homelander (Antony Starr) sul soffitto, salutando così il set dell’adattamento televisivo del fumetto per Prime Video.

Questa è l’ultima volta che sarò su questo set. Presto verrà smantellato”, ha scritto nel post. “È un momento agrodolce, ma la mia sensazione principale è di gratitudine. Abbiamo il miglior cast, la migliore troupe, la storia più divertente da scrivere e qualcosa di impossibile da prevedere: il tempismo giusto. Se sei fortunato, aspetti tutta la tua carriera per avere forse due di queste cose. Noi le abbiamo avute tutte“.

Kripke ha continuato: “Alla famiglia di #TheBoys: grazie, vi voglio bene. Ai fan: grazie per averci seguito, non vedo l’ora che vediate il gran finale. È tutto”. Nel 2020, Kripke aveva dichiarato che la sua “idea di massima” per The Boys era di “circa cinque stagioni”, pur riconoscendo che la sua precedente serie Supernatural era arrivata a 15. “Ma so anche che è meglio non dire quante stagioni avrà una serie”, aveva detto all’epoca. Promessa mantenuta dunque, ora non resta che poter vedere un primo teaser della nuova e ultima stagione.

LEGGI ANCHE: The Boys – Stagione 5: conferme, cast, trama e tutto quello che sappiamo sulla stagione finale

La trama della quarta stagione di The Boys

Nella quarta stagione, il mondo è sull’orlo del baratro. Victoria Neuman è più vicina che mai allo Studio Ovale e sotto il controllo di Patriota, che sta consolidando il suo potere. Billy Butcher, a cui restano solo pochi mesi di vita, ha perso sia il figlio di Becca sia il suo ruolo di leader dei The Boys. Il resto della squadra è stanco delle sue bugie. La posta in gioco sarà più alta del solito e loro dovranno trovare un modo per collaborare e salvare il mondo, prima che sia troppo tardi.

Il cast di The Boys vede protagonisti Karl Urban, Jack Quaid, Antony Starr, Erin Moriarty, Jessie T. Usher, Laz Alonso, Chace Crawford, Tomer Capone, Karen Fukuhara, Colby Minifie, Claudia Doumit e Cameron Crovetti. Si uniranno per la quarta stagione anche Susan Heyward, Valorie Curry e Jeffrey Dean Morgan.

The Boys è basata sul fumetto certificato bestseller dal New York Times, creato da Garth Ennis e Darick Robertson, qui in veste anche di executive producer, e sviluppato dall’executive producer e showrunner Eric Kripke. The Boys è prodotta da Amazon Studios e Sony Pictures Television Studios, in collaborazione con Kripke Enterprises, Original Film e Point Grey Pictures. E’ disponibile su Prime Video.

 
 

Ciné: oggi Disney, Medusa, Vision, Officine Ubu e molto altro

Cine 14 Giornate di cinema di riccione

Prosegue il programma di appuntamenti della 14ª edizione di Ciné con convention, presentazioni con registi e attori, talk, proiezioni e appuntamenti speciali con i protagonisti del cinema italiano.

Il programma della giornata è ricchissimo, con numerosi ospiti sul palco delle convention. Con Medusa Film (ore 9.45)  saranno presenti Diego Abatantuono e Geppi Cucciari per La vita così, il nuovo film di Riccardo Milani che saluterà il pubblico della convention in collegamento insieme a Virginia Raffaele e Aldo Baglio; la mattinata proseguirà poi con The Walt Disney Company (ore 11.30), e le presentazioni dei listini Fandango (ore 12.30) e Officine UBU (ore 13.00).

Il pomeriggio le convention riprenderanno con Vision Distribution (ore 16.00) e in un ricchissimo parterre di presenze con Andrea Di Stefano, Pierfrancesco Favino e Tiziano Menichelli per Il Maestro, Paolo Virzì e Valerio Mastandrea per Cinque secondi, Michele Riondino per il nuovo film di Paolo Strippoli La valle dei sorrisi, Massimiliano Bruno con Edoardo Leo per 2 cuori e 2 capanne; e in chiusura di giornata Adler Entertainment (ore 17.30).

PREMIO ANICA 80

Serata di premiazioni a Ciné, che ospita la cerimonia del Premio Anica 80, nato nel 2024 per celebrare gli 80 anni dalla fondazione dell’Associazione, al fine di valorizzare il successo commerciale delle opere prime, dando visibilità a nuove voci del cinema italiano. Sul palco di Ciné in Città, nella bellissima arena sotto le stelle di Piazzale Ceccarini, saranno premiati tre giovani talenti acclamati per le loro opere prime (ore 21.00): Gloria! di Margherita Vicario, La vita da grandi di Greta Scarano e L’ultima settimana di settembre di Gianni De Blasi.

Ricchissimo il parterre di ospiti attesi sul palco per la serata, nel corso della quale oltre ai registi  saranno premiati anche produttori, distributori, attori e attrici protagonisti, tra cui Margherita Vicario e Paolo Rossi per Gloria!, Yuri Tuci per La vita da grandi e Gianni De Blasi con Diego Abatantuono e Guendalina Losito per L’ultima settimana di settembre.

Nel corso della serata, ANICA assegnerà anche il Premio ANICA Mina Larocca, a una manager o imprenditrice del settore cinematografico, audiovisivo e digitale, per il suo contributo professionale e umano all’industria, e il Premio Speciale ANICA 80 “Dalla Pagina al Grande Schermo” a Roberto Proia per la sceneggiatura del film Il ragazzo dai pantaloni rosa. La serata di concluderà con la proiezione di Gloria!.

CONVEGNI & PANEL

Tra gli appuntamenti della giornata anche il talk a cura di Unione Editori e Creators Digitali ANICA dal titolo Content Creators e cinema: un’alleanza strategica (ore 14.45, sala Polissena) moderato da Piera Detassis, (Editor at Large Cinema & Entertainment Hearst Italia e Presidente e Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello), con interventi di Valentina Barbieri (Content Creator e Attrice), Alessandro Grespan (Direttore Artistico e Regista The Jackal) e Antonio Mascoli (Content Creator). Ad aprire i lavori Alessandro Usai (Presidente ANICA), Luigi Lonigro, (Presidente Unione Editori e Distributori Cinematografici ANICA), e Carlo Rodomonti (Presidente Unione Editori e Creators Digitali ANICA).

LE ANTEPRIME

Nel programma di Ciné in Città aperto al pubblico anche l’anteprima di Quir – A Palermo Love Story (ore 21.30, Cinepalace), documentario di Nicola Bellucci a settembre in sala con Wanted Cinema, su una pelletteria gestita da una coppia queer, divenuta rifugio e simbolo di lotta per la comunità LGBTQI+ contro la cultura patriarcale siciliana.

 
 

One-Punch Man Stagione 3 arriverà su Crunchyroll

Basato su “One-Punch Man” di ONE e Yusuke Murata (serializzato su “Tonarino Young Jump” di SHUEISHA), la serie torna per una terza stagione attesa da tempo programmata per questo autunno. In Europa, Medio Oriente ed Africa “One-Punch Man” Stagione 3 sarà disponibile in streaming su Crunchyroll. A breve arriveranno nuove informazioni.

Prodotta da  J.C.STAFF, One-Punch Man Stagione 3 ritrova Tomohiro Suzukiper la series composition e Chikashi Kubota, Ryōsuke Shirakawa e Shinjiro Kuroda come character designer con. Le musiche sono firmate sempre da Makoto Miyazaki.

One-Punch Man Stagione 3  Sinossi Ufficiale

Saitama è un eroe che è diventato tale solo per divertimento. Dopo tre anni di “allenamento speciale”, è diventato così forte da essere praticamente invincibile. Anzi, è troppo forte: persino i suoi avversari più forti vengono eliminati con un solo pugno. Insieme a Genos, il suo fedele discepolo, Saitama svolge le sue funzioni ufficiali di eroe come membro dell’Associazione degli Eroi. Un giorno, dei mostri che affermano di appartenere all’Associazione Esseri Misteriosi appaiono all’improvviso e prendono in ostaggio un bambino dell’Associazione degli Eroi. Gli eroi di Classe S si riuniscono e pianificano un’incursione nel nascondiglio dell’Associazione Esseri Misteriosi per salvare l’ostaggio. Nel frattempo, Garou, un “mostro umano” che è stato preso dall’Associazione Esseri Misteriosi durante una battaglia con gli eroi, si risveglia nel nascondiglio dell’Associazione Esseri Misteriosi.

 
 

Invasion Stagione 3: il primo teaser trailer da Apple Tv+

Shamier Anderson in “Invasion”, disponibile dal 22 agosto 2025 su Apple TV+.

Apple TV+ ha svelato il teaser trailer e le prime immagini della terza stagione di Invasion, la serie di fantascienza ideata dal produttore Simon Kinberg, candidato all’Oscar® e due volte nominato agli Emmy (“X-Men“, “Deadpool”, “Sopravvissuto – The Martian“) e da David Weil (“Hunters”). La terza stagione farà il suo debutto il 22 agosto su Apple TV+ con il primo episodio dei 10 totali, seguito da un nuovo episodio ogni venerdì fino al 24 ottobre.

Invasion segue un’invasione aliena attraverso diverse prospettive da più parti del mondo. Nella terza stagione queste prospettive si scontrano per la prima volta, quando i personaggi principali vengono riuniti in una pericolosa missione per infiltrarsi nella nave madre aliena. Gli alieni più potenti sono finalmente emersi, diffondendo rapidamente i loro tentacoli letali in tutto il pianeta. Ci vorrà la collaborazione di tutti i nostri eroi, che dovranno usare tutta la propria esperienza e competenza per salvare la specie umana. Si formano nuove relazioni, quelle vecchie vengono messe alla prova e persino distrutte, mentre i nostri coraggiosi protagonisti dovranno diventare una squadra unita prima che sia troppo tardi.

La terza stagione di Invasion vede il ritorno dei membri principali del cast Golshifteh Farahani, Shioli Kutsuna, Shamier Anderson, India Brown, Shane Zaza, Enver Gjokaj e l’introduzione di una nuova protagonista fissa, Erika Alexander.

“Invasion” è stata creata da Kinberg e Weil, che sono anche produttori esecutivi insieme ad Audrey Chon, David Witz, Alik Sakharov, Dan Dietz, Katie O’Connell Marsh e Nick Nantell.

Dopo il debutto della seconda stagione, “Invasion” è stata lodata per aver “alzato la posta in gioco” in ogni stagione, offrendo un “mélange di intrighi, sviluppo dei personaggi e un ritmo che brucia a fuoco lento”, oltre a una fotografia esperta che “cattura la bellezza e l’inquietudine” di un’invasione aliena. La prima e la seconda stagione di “Invasion” sono disponibili su Apple TV+.

 
 

Washington Black: il trailer della serie originale Disney+

Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale e la key art della serie originale Washington Black, basata sull’omonimo romanzo bestseller e interpretata da Sterling K. Brown, che ne è anche executive producer. La serie debutterà con tutti gli otto episodi mercoledì 23 luglio su Disney+ a livello internazionale e su Hulu negli Stati Uniti.

Washington Black segue l’odissea ottocentesca di George Washington “Wash” Black, un ragazzino di undici anni nato in una piantagione di canna da zucchero delle Barbados, che grazie alla sua prodigiosa mente scientifica si incammina verso un inaspettato destino. Quando uno straziante incidente lo costringe alla fuga, Wash si ritrova coinvolto in un’avventura in giro per il mondo che mette in discussione e trasforma la sua idea di famiglia, libertà e amore. Affrontando terre inesplorate e ostacoli insormontabili, Wash trova il coraggio di immaginare un futuro oltre i confini della società in cui è nato.

La serie è interpretata da Ernest Kingsley Jr., Rupert Graves, Iola Evans, Edward Bluemel, Sharon Duncan-Brewster, Eddie Karanja, Tom Ellis e Sterling K. Brown.

Washington Black è prodotta da 20th Television Production in associazione con Indian Meadows Productions e The Gotham Group e vede come executive producer Selwyn Seyfu Hinds, Kimberly Ann Harrison, Sterling K. Brown, Ellen Goldsmith-Vein, Wanuri Kahiu, Mo Marable, Rob Seidenglanz, Jeremy Bell, Lindsay Williams, D.J. Goldberg, Jennifer Johnson e Anthony Hemingway. Hinds e Harrison sono anche showrunner. Esi Edugyan è co-produttore.

Un efficace sistema di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre alla “Modalità Junior” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire massima tranquillità ai genitori.

 
 

Highlander: nel cast del film anche Marisa Abela

Marisa Abela si è unita al cast di Highlander e raggiungerà i già annunciati Henry Cavill e Russell Crowe nel cast del film.

Chad Stahelski dirigerà il film per Amazon MGM Studios e United Artists (UA), la cui direzione è affidata all’ex direttore cinematografico di Netflix Scott Stuber. Il film uscirà nelle sale. Michael Finch sta scrivendo la sceneggiatura, basata sull’omonimo classico cult degli anni ’80.

Scott Stuber e Nick Nesbitt di UA produrranno il film insieme a Neal H. Moritz, 87Eleven Entertainment, la casa di produzione di Stahelski, Josh Davis di Davis Panzer Productions e Louise Rosner. UA si è assicurata tutti i diritti dell’originale del 1986, con la possibilità di sviluppare anche una nuova serie. Il film è stato sviluppato da Lionsgate.

Marisa Abela ha recentemente vinto un BAFTA TV Award 2025 per la sua interpretazione nella terza stagione dell’acclamata serie drammatica sul mondo bancario “Industry”. Questo film segue la sua interpretazione al fianco di Michael Fassbender e Cate Blanchett nel thriller di spionaggio di Steven Soderbergh, “Black Bag“. Abela ha precedentemente interpretato Amy Winehouse nel film biografico “Back to Black“, che le è valso una nomination al BAFTA EE Rising Star Award.

L’originale “Highlander“, con Christopher Lambert e Sean Connery, racconta il culmine di un’antica battaglia tra guerrieri immortali, che si dipana attraverso intrecci narrativi tra passato e presente. Dopo aver guadagnato una popolarità sempre maggiore sin dalla sua uscita, il film ha generato diversi sequel, una serie TV e una fanbase duratura. Diretto da Russell Mulcahy, il film è stato prodotto da Peter S. Davis e William N. Panzer.

 
 

The End: recensione del film di Joshua Oppenheimer

A dieci anni dal suo ultimo film, il pluripremiato regista Joshua Oppenheimer torna a farci specchiare negli abissi dell’umanità, mettendo da parte la forma del documentario a cui ci aveva abituati (e che lo aveva portato alla candidatura agli Oscar per The Act of Killing e The Look of Silence) e esordendo nel cinema di finzione con un potente, disturbante, visivamente straordinario, omaggio all’epoca d’oro di Hollywood, The End.

Presentato, dopo tre anni di gestazione, al 51° Telluride Film Festival e distribuito negli Stati Uniti il ​​6 dicembre 2024, arriverà finalmente il prossimo 3 luglio anche nelle sale italiane, un musical post-apocalittico, prodotto dallo stesso Oppenheimer (che lo ha diretto e co-sceneggiato insieme a Rasmus Heisterberg) Signe Byrge Sørensen e dalla star Tilda Swinton. Oltre a quella dell’attrice britannica, la pellicola vede anche la partecipazione di George MacKay, Moses Ingram, Bronagh Gallagher, Tim McInnerny, Lennie James e Michael Shannon.

Nella distopia sotterranea di The End

Il mondo è finito. Ma l’umanità, forse, no. In un bunker sotterraneo riarredato come una casa di lusso, vivono e sopravvivono Madre (il premio Oscar Tilda Swinton), Padre (il candidato all’Oscar Michael Shannon) e Figlio (George MacKay) e cercano di mantenere la speranza e un senso di normalità aggrappandosi a piccoli rituali quotidiani. Ma l’arrivo di una ragazza dall’esterno (Moses Ingram) incrinerà il delicato equilibrio di questo apparente idillio familiare.

Pochi contro tutti

Figli di un cambio di millennio, ci accodiamo alle ataviche paure di cambiamento, facendo il nostro gioco nel ciclo di morte e rinascita che trova nell’apocalisse il suo apice supremo. E ogni giorno spegniamo i notiziari ripetendoci, come Hubert, “Fin qui tutto bene, fin qui tutto bene.” contenti di aver rimandato la fine chissà ancora per quanto. Ma cosa faremo quando arriverà il momento? Fuggiremo? Ci arrenderemo all’inevitabile? Reagiremo collettivamente o proveremo solo a metterci in salvo insieme ai nostri cari? L’Apocalisse sarà una livella? Ci donerà le stesse possibilità delle persone che guidano il mondo, o oligarchi, presidenti, proprietari di social e magnati dell’industria aerospaziale, avranno accesso a possibilità illimitate? Queste sono le domande che suscita The End nello spettatore.

Con Act of Killing e The Look of Silence, Oppenheimer ci aveva già mostrato come in Indonesia,  gli autori di genocidi governavano, impuniti. A questi sarebbe dovuto seguire un terzo film sui miliardari che sono saliti al potere grazie alla distruzione di milioni di vite, ma dopo il successo dei suoi precedenti lavori, il regista non è più riuscito a tornare in sicurezza in Indonesia.

Ha comunque continuato a immaginare un progetto su uno specifico gruppo di oligarchi che aveva incontrato, magnati del petrolio, politicamente potenti e responsabili di gravi violenze politiche, che gli avevano mostrato un bunker di lusso che stavano costruendo con l’obiettivo di rifugiarcisi  in caso di un cataclisma causato dall’uomo. All’interno c’erano un caveau d’arte e una cantina di vini, una piscina e persino dei giardini.

L’Apocalisse è un musical intimo e universale

La visione scosse il regista che per riprendersi, racconta che una volta tornato a casa dovette riguardare uno dei suoi film preferiti, il musical Les Parapluies de Cherbourg di Jacques Demy.

L’accostamento tra l’ottimismo sfrenato del musical e il nichilismo spietato degli oligarchi fece scattare la scintilla di un racconto che, partendo da un’apocalisse climatica, anzi, vent’anni dopo l’apocalisse climatica, gli avrebbe permesso di parlare di dubbi, sensi di colpa e menzogne. Di negazione e illusione, di fantasie e di tutte le false speranze che ci permettono di alleviare i nostri rimpianti, in un inno accorato sull’accettazione di sé, sull’amore, sulla capacità di cambiare e su tutto ciò che ci rende umani.

È il musical che rende questa storia universale perché quando i personaggi iniziano a cantare, l’orchestra – condotta mirabilmente dal compositore Joshua Schmidt per i testi dello stesso Oppenheimer – li accompagna e in questo modo le loro emozioni private diventano l’espressione di un sentimento collettivo. E grazie al coro, quello che inizialmente è magari solo un momento intimo tra due innamorati, si trasforma magicamente in una occasione di riflessione condivisa.

Il demone dell’autoinganno

Con i suoi 148 minuti, The End pone lo spettatore di fronte a quella che è forse la domanda più difficile a cui rispondere: cosa rimane di noi quando mentiamo a noi stessi riguardo ai nostri sogni e ai nostri desideri più inconsci? È questo il demone che logora Madre, Padre e i pochi sopravvissuti. Lo stesso demone da cui vogliono salvare, senza riuscirci, Figlio. Perché, come dice lo stesso Oppenheimer: “Quello che volevo era esplorare la logica conclusione di questo autoinganno: una famiglia rintanata in un bunker anni dopo che tutti gli altri sono morti, godendo di ogni confort, un ultimo barlume di coscienza umana circondata dagli artefatti di una specie scomparsa, ripetendosi disperatamente di essere felici e di star bene, e che quindi sia tutto a posto. È un ottimismo che nasce dalla paura. Spaventati dall’affrontare le proprie colpe, i personaggi temono il cambiamento, perché per cambiare dovrebbero riconoscere i propri errori e accettare il proprio passato. Finché non riusciranno a farlo, saranno condannati a mentire a loro stessi, persino nei loro pensieri più privati.”

Il cielo in una miniera di sale

Il film si svolge interamente in un’unica unità di luogo, le spettacolari miniere di sale di Petralia Soprana, in Sicilia. In quel sito risalente a milioni di anni fa (in cui è stato allestito il MACSS – Museo di Arte Contemporanea Sotto Sale, unico museo di arte contemporanea al mondo ospitato in una miniera di salgemma attiva), Joshua Oppenheimer e la scenografa Jette Lehmann (Melancholia) hanno lavorato spinti da un unico obiettivo: supplire alla mancanza di cielo e della luminosità delle finestre per far dimenticare al pubblico di trovarsi sempre all’interno di un bunker. Per questo l’ambiente in cui vivono Padre, Madre, Figlio e i loro pochi amici è una casa spaziosa in cui un simulacro di luce naturale entra attraverso i soffitti e si diffonde da una stanza all’altra. Al posto delle finestre, gli splendidi dipinti impressionisti e post-espressionisti portati lì da Madre, come la Ballerina di Renoir o il Diluvio di Francis Danby, per rappresentare una sorta di “finestre”, per l’appunto, sul mondo di un tempo, su quello che si è perso: come una bellissima bugia, che ricorda una realtà ormai inesistente, la cui presenza si trasforma talvolta in un monito per i sopravvissuti.

L’ammonimento come atto di speranza

A differenza di film come Don’t look up!, apparentemente simili nelle intenzioni, quella di Oppenheimer, non è una satira in cui si punta il dito contro la famiglia certamente ricca che ha certamente una responsabilità riguardo la catastrofe climatica avvenuta, bensì un’opera che mette lo spettatore di fronte a uno specchio perfettamente tirato a lucido.

Persino l’introduzione di un estraneo, un sopravvissuto, all’interno di quell’equilibrio perfetto che è la vita nel bunker, riesce quasi a non avere conseguenze, tanto che seppur cambiando gli equilibri e scardinando l’apparente perfezione di quella vita sottoterra, alla fine non cambia niente e la speranza, in fondo a quel tunnel oscuro, rimane definitivamente morta.

Quest’ultima famiglia umana sopravvissuta potrebbe essere ogni famiglia. Potrebbe essere la nostra famiglia perché The End parla di tutti noi. “Ho sempre pensato che creare un racconto di ammonimento fosse un atto di speranza, costruito sulla convinzione che non sia troppo tardi per cambiare” dice Oppenheimer. Sta a noi scegliere se essere Madre, Padre, Figlio o Sconosciuta. Se mentire su quello che vogliamo, scegliere cosa vogliamo lasciarci alle spalle e cosa potremmo essere. Se vivere o sopravvivere. Se arrenderci o fare la differenza.

E speriamo di capirlo prima di ritrovarci in un bunker sotterraneo senza più un cielo sopra le nostre teste, ma solo l’infinito sale di una miniera millenaria. Per quanto bellissima, sia chiaro.

 
 

The Last of Us – Stagione 3: Neil Druckmann lascia la guida creativa della serie HBO

The last of us - Stagione 2 Episodio 6

C’è un grande cambiamento creativo in atto nella serie The Last of Us della HBO, con l’inizio della produzione della terza stagione. Neil Druckmann, co-creatore e regista dei videogiochi Naughty Dog per Sony Playstation e molto coinvolto nelle prime due stagioni dell’adattamento televisivo, farà un passo indietro dal punto di vista creativo nella terza stagione, secondo quanto confermato da fonti a Deadline. Sempre secondo le fonti, Druckmann non scriverà né dirigerà alcun episodio della terza stagione. Continuerà però va ricoprire il ruolo di co-creatore e produttore esecutivo.

Ho preso la difficile decisione di allontanarmi dal mio coinvolgimento creativo in The Last of Us su HBO. Con il lavoro sulla seconda stagione completato e prima che inizi qualsiasi lavoro significativo sulla terza stagione, ora è il momento giusto per me per concentrarmi completamente su Naughty Dog e sui suoi progetti futuri, tra cui la scrittura e la regia del nostro prossimo entusiasmante gioco, Intergalactic: The Heretic Prophet, insieme alle mie responsabilità di capo dello studio e responsabile creativo“, ha dichiarato Druckmann in un comunicato.

La co-creazione dello show è stata un momento saliente della mia carriera. È stato un onore lavorare al fianco di Craig Mazin come produttore esecutivo, regista e sceneggiatore nelle ultime due stagioni. Sono profondamente grato per l’approccio attento e la dedizione che il talentuoso cast e la troupe hanno dimostrato nell’adattare The Last of Us Part I e nel continuare ad adattare The Last of Us Part II“. Ha concluso la sua dichiarazione dicendo che non vede l’ora che “HBO e PlayStation Productions continuino la storia di Ellie e Abby nella prossima stagione”.

Al momento non è chiaro quale impatto avrà sulla serie il mancato coinvolgimento di Druckmann nella terza stagione. Durante le prime due stagioni, egli ha lavorato al fianco dello showrunner Craig Mazin per garantire che la serie HBO conservasse il DNA dei videogiochi. È inoltre accreditato come sceneggiatore o co-sceneggiatore di cinque episodi e ne ha diretti due, tra cui il penultimo episodio della seconda stagione.

In una sua dichiarazione, Mazin ha detto: “È stato un sogno creativo lavorare con Neil e dare vita a un adattamento del suo brillante lavoro su HBO. Non avrei potuto chiedere un partner creativo più generoso. Da vero fan di Naughty Dog e del lavoro di Neil nei videogiochi, sono oltremodo entusiasta di giocare al suo prossimo gioco. Mentre lui si concentra su quello, io continuerò a lavorare con il nostro brillante cast e la nostra troupe per realizzare lo show che il nostro pubblico si aspetta“.

Siamo molto grati a Neil e Halley Gross per averci affidato l’incredibile storia di The Last of Us Part II, e siamo altrettanto grati ai milioni di persone in tutto il mondo che ci seguono“, ha poi concluso. La terza stagione, come noto, dovrebbe continuare la storia dal sequel del gioco The Last of Us Parte II. La seconda stagione si è conclusa con un finale sospeso, lasciando intendere che Abby, interpretata da Kaitlyn Dever, sarà al centro della prossima puntata. Finora, HBO non ha detto se la terza stagione sarà l’ultima.

LEGGI ANCHE: 

Di cosa parla The Last of Us 

Basato sul pluripremiato videogioco di Naughty Dog, The Last of Us è ambientato 20 anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, interpretato da Pedro Pascal, un sopravvissuto incallito, viene assunto per far uscire clandestinamente Ellie (Bella Ramsey), una ragazza di 14 anni, da una zona di quarantena oppressiva. Quello che inizia come un piccolo lavoro si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante, poiché entrambi devono attraversare gli Stati Uniti e dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere.

La seconda stagione riprende cinque anni dopo gli eventi della prima stagione, Joel ed Ellie sono coinvolti in un conflitto tra loro e in un mondo ancora più pericoloso e imprevedibile di quello che si sono lasciati alle spalle. A loro, come protagonista della serie si aggiunge la Abby di Kaitlyn Dever, la quale ha un conto in sospeso con Joel. Proprio quest’ultima è stata indicata come personaggio principale della prossima stagione, sulla quale vige però ancora molta segretezza.

 
 

Cash Out – I maghi del furto: la spiegazione del finale del film

Cash Out - I maghi del furto spiegazione finale
John Travolta in Cash Out - I maghi del furto. Foto di © Saban Films

Cash Out – I maghi del furto è un heist movie che si inserisce nel solco dei film d’azione a tema rapina, mescolando elementi di thriller, azione e commedia. Il film segue le regole classiche del genere: un colpo apparentemente perfetto, una squadra eterogenea di specialisti e una serie di colpi di scena che mettono a dura prova la riuscita dell’impresa. In questo senso, si avvicina a titoli come Now You See Me, Ocean’s Eleven o The Italian Job, ma si distingue per un tono più leggero e per un’attenzione marcata alla dinamica tra i personaggi, più che alla sola elaborazione del colpo.

Protagonista della pellicola è John Travolta, che interpreta Mason Goddard, un ladro di banche esperto e carismatico, coinvolto in un’ultima, rischiosa missione. Il film rappresenta un nuovo tassello nella filmografia recente dell’attore, che negli ultimi anni ha alternato thriller d’azione (Io sono vendetta, La rosa velenosa) a ruoli più eccentrici (The Fanatic). Travolta ha già esplorato il mondo del crimine organizzato e delle rapine in altri film, come Codice Swordfish (2001), dove interpretava un sofisticato hacker-criminale. Cash Out – I maghi del furto gli offre dunque l’opportunità di tornare a un ruolo dinamico, mescolando fascino e ambiguità morale, tratto distintivo di molte sue performance.

Il film, pur non innovando il genere, riesce a intrattenere grazie al ritmo serrato e al cast corale che arricchisce la narrazione con tensione, ironia e tradimenti incrociati. La trama si infittisce poi nel terzo atto, culminando in un finale sorprendente che mette in discussione le alleanze viste fino a quel momento. Proprio questo epilogo apre la strada a Cash Out 2: High Rollers, sequel già realizzato e distribuito negli Stati Uniti nel 2025. Nei prossimi paragrafi analizzeremo allora nel dettaglio il significato del finale del primo film e in che modo getta le basi per l’espansione del racconto.

John Travolta e Lukas Haas in Cash Out - I maghi del furto
John Travolta e Lukas Haas in Cash Out – I maghi del furto. Foto di © Saban Films

La trama di Cash Out – I maghi del furto

Cash Out – I maghi del furto segue le vicende di Mason Goddard (John Travolta), un carismatico e astuto ladro di banche, ormai prossimo al ritiro, che viene trascinato in un’ultima rapina ad alto rischio. Nonostante i dubbi iniziali, Mason accetta di tornare in azione per aiutare suo fratello Shawn (Lukas Haas), coinvolto in un colpo che si complica fin dai primi istanti. Il piano prevede di rapinare una banca ad alta sicurezza, ma presto emergono tensioni interne al gruppo e segnali che qualcosa – o qualcuno – potrebbe sabotare l’intera operazione.

La squadra è composta da figure eccentriche e specializzate, tra cui spiccano la determinata Amelia Decker (Kristin Davis), un’agente dell’FBI sulle tracce di Mason, l’hacker Link (Natali Yura) e Anton (Quavo), un membro del team con motivazioni ambigue. Mentre il piano si sviluppa, si alternano momenti di azione, suspense e doppi giochi, mantenendo lo spettatore in costante incertezza su chi sia davvero dalla parte di chi. Tra tecnologia, ingegno e una crescente tensione emotiva, il vero colpo potrebbe dunque non essere quello che si vede in superficie.

La spiegazione del finale e il sequel del film

Nel terzo atto, il piano ben orchestrato da Mason Goddard e suo fratello Shawn per rapinare una banca a Chicago precipita quando Mason scopre che Amelia Decker, sua ex e negoziatrice dell’FBI, lo tradisce. Mentre la tensione sale, appare un elicottero non registrato che li segue, rivelando che l’FBI – e forse gli organi militari – li hanno incastrati per ottenere una chiavetta preziosa contenente informazioni su Abel Salazar, un potente boss criminale. In una svolta drammatica, Mason decide d’impulso di ignorare Decker e attiva il piano B: con l’aiuto del team – tra cui Anton – cerca una via di fuga verso il fiume, fuggendo fino a seminare le autorità.

John Travolta e Kristin Davis in Cash Out - I maghi del furto
John Travolta e Kristin Davis in Cash Out – I maghi del furto. Foto di © Saban Films

Nel caos finale, Mason proclama a voce alta che il vero bottino non è il denaro, ma la chiavetta che incrimina Salazar. Nonostante siano circondati dal FBI, Mason negozia la sicurezza dei suoi alleati, sfruttando il timore verso il boss e guadagnando tempo per la fuga. Quando le forze speciali irrumpono, il gruppo sembra sacrificarsi: Mason e Link restano al loro posto, fingendo la morte nell’esplosione finale, mentre il resto della squadra evade e scompare sotto copertura della polizia. L’ultimo scena mostra però Mason insieme a suo fratello, ancora vivi e nascosti in una località isolata, pronti a vivere una nuova vita, con Amelia dimessasi dal suo ruolo che li raggiunge. 

Il finale sviluppa dunque forti temi morali: Mason, da ladro incallito, diventa un leader che protegge la sua famiglia e il suo team, dimostrando una lealtà che va oltre l’illegalità. Il colpo si trasforma così da rapina a missione di salvataggio – nei confronti del fratello e dell’ex compagna – mentre Mason utilizza la chiavetta come strumento di potere più che come merce di scambio. Il finto suicidio è una messa in scena strategica che annienta le credenziali legali degli inseguitori, alzando l’asticella sul compromesso morale tra inganno e sopravvivenza.

Inoltre, la presenza di Decker nei momenti finali suggerisce una riconsiderazione della fiducia e del sacrificio. Il tradimento si trasforma in spinta propulsiva, e Mason la integra nel suo nuovo microcosmo, suggerendo che vendetta e sentimento possono convivere in modo ambiguo. Questo finale prepara così il terreno per Cash Out 2: High Rollers (uscito nel 2025), il sequel diretto sempre da Randall Emmett e che vede la squadra di Mason coinvolta in un altro colpo – questa volta ai danni di un casinò – e sottoposta a nuove tensioni personali e criminali.

 
 

Nato il quattro luglio: la storia vera dietro il film con Tom Cruise

Nato il quattro luglio storia vera
Tom Cruise in Nato il quattro luglio

Nato il quattro luglio è un dramma biografico e di guerra del 1989 diretto da Oliver Stone, che prosegue idealmente il discorso critico sulla guerra del Vietnam già avviato con Platoon (1986). Il film appartiene al genere del film di guerra ma si distingue per il suo forte taglio autobiografico e politico, incentrandosi più sulle conseguenze del conflitto che sulla guerra stessa. È una storia di disillusione, patriottismo ferito e rinascita morale, che affronta temi come la disabilità, il senso di colpa e l’emarginazione sociale dei veterani. Con questo film, Stone firma uno dei suoi lavori più maturi, profondamente legato alla sua visione ideologica e personale della storia americana.

Protagonista assoluto è Tom Cruise, qui in una delle sue interpretazioni più intense e trasformative. L’attore si allontana dai ruoli glamour degli anni ’80 per incarnare Ron Kovic, un giovane patriota che parte volontario per il Vietnam e ne torna paralizzato, devastato non solo nel corpo ma soprattutto nell’anima. Cruise riesce a restituire tutte le sfumature del personaggio: l’entusiasmo ingenuo dell’adolescente, il trauma del reduce, la rabbia dell’attivista. La sua performance gli è valsa la nomination all’Oscar e ha segnato una svolta decisiva nella sua carriera, dimostrando il suo impegno in ruoli più drammatici e complessi.

Il film, come accennato, è tratto dall’omonima autobiografia scritta dallo stesso Ron Kovic, pubblicata nel 1976. La storia vera dell’ex marine statunitense è al centro del racconto, ed è proprio questo legame con la realtà storica e personale a dare al film una potenza emotiva particolare. Nel prosieguo dell’articolo, approfondiremo la biografia reale di Kovic, analizzando in che misura il film resta fedele agli eventi della sua vita e come Oliver Stone ha trasformato questa testimonianza in una potente denuncia cinematografica.

Tom Cruise in Nato il quattro luglio
Tom Cruise in Nato il quattro luglio

La trama di Nato il quattro luglio

Il film racconta la storia di Ron Kovic, un ragazzo nato proprio nel giorno in cui si festeggia l’Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Credendo fortemente negli ideali americani egli, raggiunta la maggiore età, decide di arruolarsi nei Marines. Una volta diventato sergente, si ritrova però inviato in Vietnam e lì vede con i suoi occhi l’orrore del massacro di civili, compresi donne e bambini. La sua esperienza si conclude però quando rimane paralizzato alle gambe ed è costretto a tornare in patria. Qui intraprende una vita dissoluta, salvo poi diventare uno dei più convinti e accaniti sostenitori della pace, criticando quella guerra in cui tanto credeva.

Il libro di Ron Kovic e la storia vera dietro il film

La storia vera alla base di Nato il quattro luglio è quella di Ron Kovic, ex marine statunitense nato proprio il 4 luglio 1946, simbolicamente nel giorno dell’Indipendenza americana. Cresciuto in una famiglia patriottica e cattolica, Kovic aderì pienamente agli ideali nazionali e, influenzato dal mito dell’eroismo militare, decise di arruolarsi volontario nei Marines all’età di 18 anni. Venne inviato in Vietnam nel 1967, dove servì con convinzione e determinazione. Tuttavia, durante la sua seconda missione, nel gennaio 1968, fu gravemente ferito alla colonna vertebrale durante un’operazione militare, rimanendo paralizzato dalla vita in giù.

Dopo essere stato rimpatriato, Kovic affrontò un lungo e doloroso percorso di riabilitazione fisica e psicologica. I mesi trascorsi negli ospedali militari furono caratterizzati da condizioni sanitarie precarie, negligenza e profonda frustrazione. Al ritorno nella sua cittadina, trovò un Paese cambiato, dove i veterani venivano spesso ignorati o disprezzati. Questo senso di abbandono e di ingiustizia alimentò in lui una rabbia crescente, che lo portò gradualmente a rifiutare la retorica patriottica che lo aveva spinto a partire. Il trauma personale si trasformò così in una coscienza politica sempre più attiva.

Nato-il-quattro-luglio-film
Tom Cruise in Nato il quattro luglio

Nel corso degli anni ’70, Kovic divenne una figura centrale del movimento pacifista americano. Partecipò a numerose manifestazioni contro la guerra, talvolta subendo arresti per disobbedienza civile. Fu anche tra i veterani che protestarono pubblicamente alla Convention Nazionale Repubblicana del 1972. Il suo attivismo culminò nella scrittura del libro Born on the Fourth of July, pubblicato nel 1976, in cui raccontò senza filtri la sua esperienza di soldato, reduce e militante. L’opera ebbe un forte impatto negli Stati Uniti, contribuendo a cambiare la percezione pubblica della guerra del Vietnam e dei veterani.

Nel presente, Ron Kovic continua ad essere una voce attiva contro la guerra e in difesa dei diritti dei disabili e dei veterani. Sebbene oggi viva in condizioni di salute fragili, non ha mai abbandonato l’impegno politico e civile. Ha collaborato a numerosi progetti documentari e ha continuato a scrivere e parlare in pubblico, raccontando la sua esperienza come strumento di consapevolezza. La sua figura resta simbolica per una generazione che ha dovuto affrontare la disillusione post-bellica e il bisogno di riscatto morale.

Il film di Oliver Stone segue con notevole fedeltà il libro autobiografico, soprattutto nei suoi passaggi più intimi e drammatici. Tuttavia, come ogni adattamento cinematografico, si prende alcune libertà narrative per rafforzare l’impatto emotivo e strutturare un arco narrativo coerente. Alcuni episodi vengono condensati o simbolicamente reinterpretati, ma il cuore della vicenda – la trasformazione di Kovic da patriota idealista a pacifista disilluso – resta intatto. La regia di Stone e l’interpretazione intensa di Cruise riescono a restituire la forza di una testimonianza vera, offrendo al pubblico un’opera che non solo rispetta il vissuto dell’uomo, ma lo amplifica attraverso il potere del cinema.

 
 

L’amore a domicilio: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

Simone Liberati e Miriam Leone nel film L'amore a domicilio
Simone Liberati e Miriam Leone nel film L'amore a domicilio

L’amore a domicilio è una commedia romantica italiana del 2020 diretta da Emiliano Corapi, che unisce il tono leggero della commedia sentimentale a spunti di riflessione più profondi legati alla libertà, alla fiducia e ai vincoli imposti dalla società. Il film si inserisce nel filone delle rom-com contemporanee italiane, ma lo fa con un’impostazione originale: racconta infatti una relazione sentimentale che nasce e si sviluppa in circostanze del tutto fuori dal comune, con una protagonista femminile costretta agli arresti domiciliari e un protagonista maschile che si lascia travolgere dall’attrazione e dalla curiosità.

Tra i temi affrontati troviamo l’imprevedibilità dell’amore, la difficoltà di lasciarsi andare quando si ha paura del futuro e la tensione costante tra desiderio e responsabilità. Il film riesce a toccare queste corde mantenendo però un tono brillante e vivace, grazie anche alla scrittura dei dialoghi e alla chimica tra i due attori principali. Così facendo si collega a diversi film italiani che esplorano le relazioni sentimentali in contesti quotidiani, come La finestra di fronte di Ferzan Özpetek e Scialla! di Francesco Bruni. Come questi titoli, affronta temi di solitudine, difficoltà di comunicazione e il desiderio di intimità in una società moderna e frenetica.

La storia mette infatti in luce le sfumature delle relazioni amorose, tra speranze, fragilità e imprevisti. Questa attenzione alla dimensione emotiva e sociale rende L’amore a domicilio parte di una tradizione italiana che racconta con delicatezza e profondità l’amore contemporaneo. Nel corso dell’articolo approfondiremo tutti gli aspetti principali del film: dalla trama al cast, passando per altre curiosità. Il film è infatti molto più di una semplice commedia romantica: è un racconto sull’amore come esperienza liberatoria anche quando si è, fisicamente o emotivamente, costretti in uno spazio ristretto.

Simone Liberati e Miriam Leone in L'amore a domicilio
Simone Liberati e Miriam Leone in L’amore a domicilio

La trama di L’amore a domicilio

La storia di L’amore a domicilio ruota attorno a Renato (Simone Liberati), un giovane assicuratore dalla vita ordinata e prudente, che si ritrova coinvolto in una situazione imprevista quando incontra Anna (Miriam Leone), una donna affascinante e misteriosa agli arresti domiciliari. Incuriosito dalla sua personalità forte e fuori dagli schemi, Renato inizia a frequentarla, attratto da un tipo di relazione che sembra offrire emozioni nuove ma al tempo stesso sicure, grazie ai limiti imposti dalla condizione di lei. Tuttavia, la complicità tra i due cresce e il legame si fa sempre più intenso, mettendo in discussione le certezze di Renato.

Il film segue l’evolversi di questa relazione nata in circostanze insolite, alternando momenti di leggerezza e romanticismo a riflessioni più profonde sull’amore, la libertà e la paura del cambiamento. Attorno ai protagonisti si muovono personaggi secondari che arricchiscono la narrazione, come Gabriele (Fabrizio Rongione), collega e amico di Renato, e Franco (Anna Ferruzzo), agente della polizia penitenziaria che sorveglia Anna. Il tono del film resta ironico e vivace, ma non rinuncia a scavare nella psicologia dei personaggi e nella natura paradossale dei loro desideri, rendendo L’amore a domicilio una commedia romantica originale e dal tocco delicatamente malinconico.

Il cast del film

I due protagonisti principali di L’amore a domicilio sono interpretati da Miriam Leone e Simone Liberati, due volti ormai noti del cinema e della televisione italiana. Miriam Leone veste i panni di Anna, una donna carismatica, imprevedibile e sensuale, costretta agli arresti domiciliari dopo una rapina. L’attrice, ex Miss Italia, è diventata negli anni un punto di riferimento del cinema italiano contemporaneo, affermandosi grazie a ruoli significativi in serie come 1992, 1993 e 1994, e in film come Il testimone invisibile e Diabolik, dove interpreta la celebre Eva Kant.

Miriam Leone in L'amore a domicilio
Miriam Leone in L’amore a domicilio

Simone Liberati interpreta invece Renato, un giovane impiegato assicurativo dalla vita apparentemente stabile ma priva di stimoli, che si ritrova completamente travolto dall’incontro con Anna. Liberati è emerso come uno degli attori più promettenti della sua generazione grazie a ruoli in film come Cuori puri di Roberto De Paolis e La profezia dell’armadillo, tratto dai fumetti di Zerocalcare. Ha inoltre recitato in serie televisive come A casa tutti bene – La serie, consolidando la sua presenza anche sul piccolo schermo. In questo film, interpreta con sensibilità e misura il percorso emotivo di un uomo che, per amore, è costretto a rimettere in discussione ogni certezza.

Le location di L’amore a domicilio

L’amore a domicilio è stato girato prevalentemente a Roma, città che fa da sfondo alla vicenda con discrezione ma grande riconoscibilità. Le riprese si concentrano soprattutto in ambienti interni, come l’appartamento di Anna, dove si sviluppa gran parte della storia e che diventa un microcosmo emotivo e narrativo. Tuttavia, alcune scene in esterni mostrano quartieri residenziali e scorci urbani meno turistici, contribuendo a restituire una Roma quotidiana e autentica. La città non è mai protagonista, ma agisce come un contenitore silenzioso che riflette la condizione dei personaggi, tra desiderio di evasione e senso di costrizione.

Il trailer di L’amore a domicilio e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di L’amore a domicilio grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple iTunes, Prime Video e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 2 luglio alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

 
 

Odissea: il poster italiano del film di Christopher Nolan

Odissea film 2026
Cortesia di Universal Pictures.

Universal Pictures ha diffuso il primo poster ufficiale del prossimo film di Christopher Nolan, atteso al cinema il 16 luglio 2026. Una versione di questo poster era circolata in rete già negli scorsi giorni in via non ufficiale, ma ora è stato confermato come è stato anche confermato che il titolo italiano sarà Odissea. Qui di seguito, ecco il post con il poster in versione italiana:

LEGGI ANCHE: Odissea: il primo trailer trapelato on-line. Ecco una descrizione

Quello che sappiamo sul film Odissea di Christopher Nolan

Il film vanta un ricco cast composto da Matt Damon, Tom Holland, Anne Hathaway, Zendaya, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson, Charlize Theron, Jon Bernthal, Benny Safdie, John Leguizamo, Elliot Page, Himesh Patel, Mia Goth e Corey Hawkins. Per quanto riguarda la trama, questa segue Odisseo, il leggendario re greco di Itaca, nel suo pericoloso viaggio di ritorno a casa dopo la guerra di Troia. La narrazione descrive i suoi incontri con esseri mitici come il ciclope Polifemo, le sirene e la maga Circe, culminando nel suo tanto atteso ricongiungimento con la moglie Penelope.

Ad oggi sappiamo unicamente che Matt Damon interpreta Odisseo, mentre Tom Holland è suo figlio Telemaco e Charlize Theron è la Maga Circe. L’identità dei personaggi degli altri interpreti è ad oggi segreta. Sappiamo inoltre che Nolan ha girato il film interamente in formato IMAX, avvalendosi di nuove tecnologie realizzate appositamente per Odissea. Il regista ha inoltre limitato quanto più possibile l’uso di CGI, con l’obiettivo di ricreare quanto più possibile in modo pratico l’epico mondo descritto da Omero con il suo poema epico.

Il film sarà distribuito al cinema da Universal Pictures dal 16 luglio 2026.

 
 

Dangerous Animals: il trailer e il poster del film

Midnight Factory, etichetta di Plaion Pictures, e Blue Swan Entertainment sono liete di annunciare l’uscita nei cinema italiani dal 20 agosto di Dangerous Animals, il nuovo disturbante incubo firmato Sean Byrne (The Loved Ones, The Devil’s Candy).

Dopo il successo di Longlegs, gli stessi produttori tornano a esplorare l’oscurità della mente umana con un film che affonda le sue radici nel thriller psicologico più perverso, unendo l’horror degli shark movies a quello del sadismo umano, dove l’oceano australiano è sfondo perfetto per una macabra messa in scena.

Nel trailer ufficiale, Zephyr (Hassie Harrison, volto di Laramie nella serie Yellowstone) è una giovane surfista in fuga da se stessa e dalle relazioni, che trova un’apparente evasione tra le onde australiane e in un’avventura notturna con un ragazzo del luogo, Moses (Josh Heuston, visto in Dune: Prophecy e Thor: Love and Thunder). Ma ciò che l’attende è un incubo oltre ogni immaginazione. Mentre si prepara a ripartire, Zephyr viene rapita da Tucker (il Jai Courtney di Terminator: Genisys, Die Hard – Un buon giorno per morire, The Suicide Squad), un serial killer metodico, fanatico e con un’ossessione per il cinema dell’orrore, che accompagna turisti ignari in elettrizzanti tour fra gli squali. Una volta al largo, la maschera cade e la sua barca si trasforma in prigione galleggiante e set di morte, lasciando dietro di sé una scia di sangue (come ben mostra il poster italiano). Il suo scopo? Filmare donne mentre vengono sbranate vive dagli squali, realizzando così personalissimi snuff movies da vedere e rivedere per soddisfare il suo folle piacere voyeuristico. Riuscirà Zephyr ad avere la meglio sul suo carnefice o sarà l’ennesima preda sacrificata agli abissi?

Dangerous Animals è un horror acuto e destabilizzante attraverso un viaggio nel terrore e nell’ossessione che può generare la mente umana, dove è l’uomo – spinto al limite dei suoi istinti più perversi – a trasformarsi nel predatore più temibile e crudele. Il concept disturbante quanto originale offre una nuova rivisitazione degli shark movies, scardinando lo stereotipo del ruolo dello squalo, qui arma e strumento di morte nelle mani di un assassino ancor più feroce dello spaventoso cacciatore marino.

Dangerous Animals è nei cinema dal 20 agosto con Midnight Factory e Blue Swan Entertainment per un’estate di puro brivido.

La trama di Dangerous Animals

Zephyr, giovane surfista ribelle, viene rapita da un misterioso serial killer che la trascina a bordo della sua barca, al largo nell’oceano. Ferita e senza via di fuga, scopre presto che il suo aguzzino non è un semplice assassino: sta preparando un macabro rituale per gli squali affamati che nuotano sotto di loro. Con il tempo che scorre inesorabile, Zephyr dovrà tramutare la sua paura in forza per affrontare il predatore più pericoloso al mondo: l’uomo.

 
 

Casa in Fiamme, il trailer del film in sala dal 17 luglio

Movie Inspired ha diffuso il trailer di Casa in Fiamme, il nuovo film di Dani de la Orden che arriva nelle nostre sale il 17 luglio.

Cosa sappiamo di Casa in Fiamme

  • Titolo originale: Casa en llamas
  • Regia: Dani de la Orden
  • Con: Emma Vilarasau, Enric Auquer, Maria Rodriguez Soto
  • Nazione: Spagna
  • Durata: 105 min
  • Data d’uscita: 17 luglio 2025

La trama di Casa in Fiamme

Montse è molto emozionata perché sta per trascorrere un fine settimana con tutta la famiglia nella sua casa di Cadaqués, sulla Costa Brava. È divorziata da diverso tempo, il suo ex ha una nuova compagna, i suoi figli sono cresciuti e vivono la loro vita senza prestarle alcuna attenzione.

Ma niente e nessuno potrà rovinare l’umore di Montse: ha aspettato questo momento troppo a lungo, lo ha sognato troppo a lungo. Questo fine settimana sarà un fine settimana ideale… anche se dovrà bruciare tutto per fare in modo che lo sia.

 
 

Creuza de Mà – Musica per Cinema: dal 23 al 27 luglio a Carloforte

L’estate festivaliera in Sardegna tra musica e cinema si accende con Creuza de Mà – Musica per Cinema, il festival ideato e diretto dal regista Gianfranco Cabiddu e organizzato dall’associazione culturale Backstage. La diciannovesima edizione si terrà dal 23 al 27 luglio a Carloforte, incantevole borgo dal fascino unico, situato nel sud della Sardegna sull’isola di San Pietro.

Anche quest’anno Creuza de Mà conferma la sua vocazione a intrecciare profondamente musica e cinema, in un dialogo costante tra suoni e immagini che si traduce in un’unione armoniosa e necessaria che il Festival declina nei suoi vari aspetti e formati: cinema di finzione, documentari, film d’archivio sonorizzati dal vivo, cortometraggi… Tra i momenti più attesi, spiccano il doppio omaggio a Berlinguer con il cinema di Andrea Segre e le note di Massimo Zamboni, le suggestive sonorità di Round Midnight con la pianista Rita Marcotulli, e l’emozionante concerto per arpa di Marcella Carboni: solo alcune delle esperienze imperdibili che animeranno l’isola di San Pietro.

Come ogni anno, accanto al ricco programma di proiezioni, concerti e incontri con gli ospiti, Creuza de Mà si conferma anche come spazio di crescita e confronto sulla musica e suono applicato al cinema, per le nuove generazioni di artisti. Come di consueto il festival sarà anche l’occasione per Campus – musica e suono per il cinema e per l’audiovisivo, parte integrante del festival sin dal 2017 con la  SummerSchool per registi e giovani compositori, che da allora è diventata la colonna portante di Creuza de Mà. Un percorso di alta formazione che riconnette tutti gli elementi della filiera del suono per il cinema e gli audiovisivi. A Carloforte si studia, si impara, si crea: un’opportunità concreta e unica per le ragazze e i ragazzi di tutta Italia. Oltre alle masterclass e agli incontri con i maestri, il Campus offre l’opportunità di assistere alla proiezione dei cortometraggi realizzati dagli studenti del CSC nell’ambito del progetto, testimoniando il valore formativo e creativo di questo percorso.

L’incontro tra il progetto CAMPUS – Musica e suono per il cinema e il festival Creuza de Mà rappresenta un momento fondamentale per la crescita culturale e professionale del nostro territorio. Un’unione che celebra la musica per il cinema non solo come linguaggio artistico, ma come strumento formativo e visione strategica. Come Sardegna Film Commission crediamo fortemente in questa visione. Un sogno e una rotta che parlano la lingua della qualità, del talento, della Sardegna come luogo di produzione culturale d’eccellenza. È lungo questa “Creuza de Mà” che immaginiamo il futuro del nostro cinema” dichiara Matteo Frate, Direttore Fondazione Sardegna Film Commission.

Sempre nell’ottica del rapporto tra musica e cinema tra i titoli più amati dalla critica e dal pubblico nella recente stagione cinematografica, sarà presentato a Carloforte Berlinguer – La grande ambizione, ultimo film di Andrea Segre con la straordinaria colonna sonora di Iosonouncane, al secolo Jacopo Incani talentuoso compositore originario di Buggerru ma da anni operante a livello nazionale e internazionale. Pluricandidato ai David di Donatello, con 2 vittorie, e ai Nastri d’Argento, Berlinguer – La grande ambizione è un racconto di Enrico Berlinguer tra pubblico e privato che ripercorre il periodo dal 1973 al 1978, fino al celebre discorso alla Festa Nazionale dell’Unità a Genova.  A presentare il film sarà Andrea Segre, che incontrerà il pubblico del festival per raccontare il suo cinema e il suo rapporto con la musica.

Iosonouncane firma anche la colonna sonora di un altro titolo in programma: Lirica Ucraina, documentario di Francesca Mannocchi recentemente premiato ai David di Donatello. Francesca Mannocchi, tra le migliori corrispondenti di guerra in Europa, porta lo spettatore nelle zone del conflitto attraverso le storie dei sopravvissuti.

Tra i film in programma anche Musicanti con la Pianola, documentario di Matteo Malatesta dedicato a due pietre miliari della musica per cinema nel nostro paese come Pivio Aldo De Scalzi. I due compositori, presenze consolidate del festival, tornano anche quest’anno a Creuza de Mà in questa nuova veste, protagonisti di un film dedicato alla loro vita e carriera, raccontati attraverso le testimonianze dei tanti registi con cui hanno lavorato tra cui Ferzan Ozpetek, Enzo Monteleone, Alessandro Gassmann e i Manetti bros. Ad arricchire il programma, la proiezione di Vangelo secondo Maria per la regia di Paolo Zucca, che presenterà il film insieme all’autore delle musiche Fabio Massimo Capogrosso e alla produttrice Francesca Cima.

Evento speciale di questa edizione, dedicato alla memoria di Enrico Berlinguer, sarà il cine-concerto di Massimo Zamboni, chitarrista dei CCCP – Fedeli alla Linea, con la proiezione di Arrivederci, Berlinguer!. Il film di Michele Mellara e Alessandro Rossi, realizzato con materiali d’archivio provenienti dal documentario L’addio a Enrico Berlinguer girato durante i funerali del segretario del PCI da numerosi registi italiani tra cui Scola, Pontecorvo, Rosi, Maselli, prende vita grazie alla colonna sonora eseguita dal vivo da Massimo Zamboni, trasformandosi in un coinvolgente cine-concerto.

Tra i momenti clou del festival tornano gli attesissimi live, tra cui l’imperdibile concerto al tramonto, che  quest’anno si terrà in una nuova location del festival: l’Ex Stabilimento Tonnare di Porto Paglia, luogo di grande valore storico per l’isola e simbolo della sua storia e profonda connessione con il mare. Per l’occasione, questo spazio straordinario aprirà le sue porte alla comunità e al pubblico del festival, ospitando il suggestivo concerto per arpa di Marcella Carboni.

E poi ancora Rita Marcotulli che porterà la sua musica al Giardino di Note in un suggestivo live che unisce composizioni originali e improvvisazione, con omaggi al cinema e a grandi autori della musica italiana come Domenico Modugno e Pino Daniele, il vj set di Max Viale e il Concerto Musiche da Film, apertura del festival nella piazza centrale, con inedite partiture arrangiate per banda da Pivio e Pasquale Catalano eseguite dalla Banda Musicale di Carloforte.

A chiudere la diciannovesima edizione sarà il consolidato appuntamento realizzato in collaborazione con Carloforte Music Festival, con il concerto di Anna Tifu e Romeo Scaccia. Accompagnati dalla Carloforte Festival Orchestra, diretta da Alevtina Ioffe, la celebre violinista insieme al pianista e compositore daranno vita a un suggestivo viaggio musicale tra la romantica Serenata di Čajkovskij e l’intensità cinematografica del tango. Un incontro tra Europa e Sudamerica che celebra la forza evocativa della musica come linguaggio universale.

Nell’ambito del progetto Campus saranno proiettati i cortometraggi degli allievi diplomati Centro Sperimentale di Cinematografia, musicati nell’ambito del progetto Campus 2023/24. Sarà inoltre assegnato il Premio Giovani Compositori musica per cinema ad honorem intitolato ad Alessandro Speranza, giovane compositore prematuramente scomparso.

 
 

Batman e il suo costume blu e grigio: lo vedremo mai al cinema?

Molti fan hanno il desiderio che Batman possa comparire sullo schermo con addosso il suo costume blu e grigio. Potremmo finalmente vedere il Cavaliere Oscuro indossare questo costume nel DCU?

Abbiamo visto diversi costumi di Batman sul grande schermo nel corso degli anni, e mentre alcuni si sono ispirati al look classico di Batman (il Cavaliere Oscuro del DCEU di Ben Affleck è stato probabilmente quello che si è avvicinato di più al design, se non alla combinazione di colori) dei fumetti, non vedevamo il costume blu e grigio in un film dal vivo dai tempi della serie TV di Adam West degli anni ’60.

Mentre molti fan ritengono che questo costume sembrerebbe un po’ troppo cartoonesco, altri credono che potrebbe funzionare, soprattutto nel DCU meno realistico e più vicino ai fumetti che presto vedremo in Superman. Al regista e co-CEO dei DC Studios, James Gunn, è stato chiesto del costume durante un’intervista con CBR e, sebbene sembri aperto all’idea, non sembra che abbia ancora preso in considerazione il nuovo Bat-costume, il che non sorprende visto che non hanno ancora scelto il cast per il ruolo.

Diremmo che Gunn è abbastanza fan da poter almeno pensare al costume blu e grigio, e ci sono buone probabilità che si allontani quantomeno dall’aspetto corazzato e militarizzato di alcuni costumi precedenti.

Probabilmente ci vorrà un po’ di tempo prima di scoprirlo con certezza, ma fateci sapere cosa pensate all’idea che Batman del DCU indossi il costume blu e grigio nei commenti.

Intanto preparatevi ad accoglie invece Superman sul grande schermo, a partire dal 9 luglio con Warner Bros.

 
 

Jonathan Bailey: 10 cose che forse non sai sull’attore

Jonathan Bailey film

Popolare grazie ad alcune celebri serie TV, l’attore Jonathan Bailey è di recente tornato sulla cresta dell’onda grazie alla serie Bridgerton, tra le più popolari su Netflix. Bailey si è però negli anni distinto grazie ad innumerevoli ruoli, grazie ai quali ha potuto dar prova delle varie sfumature del suo talento. Le sorprese che questo attore può riservare sembrano dunque ancora molte.

Ecco 10 cose che forse non sai di Jonathan Bailey.

I film e i programmi TV di Jonathan Bailey

1. È celebre per alcune serie TV. L’attore si è fatto conoscere grazie alla sua partecipazione ad alcune serie di particolare successo. Negli anni ha infatti preso parte a titoli come Baddiel’s Syndrome (2001), The Golden Hour (2005), Doctors (2007), Metropolitan Police (2008), Lewis (2010) e Leonardo (2011-2012), con cui ottiene una prima popolarità. In seguito ha recitato in titoli di particolare successo come Groove High (2012-2013), Broadchurch (2013), Doctor Who (2014), W1A (2014-2017), Crashing (2016) e Le avventure di Hooten & the Lady (2016). Nel 2018 ha invece preso parte ad alcuni episodi della serie Jack Ryan (2018), mentre dal 2020 al 2024 è tra i protagonisti di BridgertonNel 2023 ha poi recitato nella serie Compagni di viaggio.

2. Ha recitato in alcuni film. Oltre ad aver preso parte a produzioni televisive, l’attore ha negli anni avuto modo di recitare anche in alcuni film per il cinema. Il primo di questi risale al 2004 ed è 5 bambini & It. Successivamente ha recitato in Elizabeth: The Golden Age (2007), St. Trinian’s (2007) e Permanent Vacation (2007). Tra i suoi ultimi film si annoverano invece Testament of Youth (2014), Il mistero di Donald C. (2018) e Best Birthday Ever (2021). Nel 2024 recita in Wicked, mentre nel 2025 è in Jurassic World – La rinascita e Wicked – Parte 2.

3. Ha svolto anche il ruolo di doppiatore. Di recente Bailey ha avuto modo di cimentarsi anche nel doppiaggio, specialmente in quello di alcuni popolari videogiochi. Ha infatti dato voce a Gunther in Anthem (2018) e a Crystal Exarch in Final Fantasy XIV: Shadowbringers (2019). Ha poi doppiato invece G’raha Tia in Final Fantasy XIV: Endwalker (2021), mentre prossimamente darà voce a Aaron Seetow in Squadron 42.

Jonathan Bailey Bridgerton

Jonathan Bailey è su Instagram

4. Ha un account sul celebre social. L’attore ha deciso di aprire un proprio account ufficiale su questo social che è oggi seguito da qualcosa come 1,5 milioni di persone. La sua bacheca, con quasi 200 post, lo vede protagonista di momenti lavorativi, con retroscena e curiosità dai set su cui è stato. Di tanto in tanto è solito pubblicare anche qualche post relativo a momenti di svago, in compagnia di amici o di luoghi visitati. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Jonathan Bailey in Bridgerton

5. Si era presentato per un altro personaggio. Se nella prima stagione era l’attore Regé-Jean Page il protagonista della serie, a partire dalla seconda questo ruolo spetta ora a Bailey, che assume i panni del personaggio Anthony Bridgerton. Inizialmente Bailey aveva sostenuto un provino per il ruolo di Simon Basset, il Duca di Hastings, nella prima stagione. Tuttavia, dopo una discussione con i produttori, è emerso che il personaggio di Anthony Bridgerton sarebbe stato più adatto a lui. Questa scelta si è rivelata vincente, poiché Bailey ha saputo dare al Visconte una profondità emotiva che ha conquistato il pubblico.

Jonathan Bailey in Broadchurch

6. Ha avuto un ruolo ricorrente nella serie. Nella popolare serie Broadchurch, andata in onda dal 2013 al 2017, l’attore ha interpretato il personaggio di Oliver Stevens nella prima e nella seconda stagione. Oliver è un giovane reporter del giornale locale, il Broadchurch Echo, nonché il nipote di Ellie Miller, la protagonista femminile interpretata da Olivia Colman. Dopo essere stato una figura ricorrente nella serie, Bailey non ha però ripreso il ruolo a partire dalla terza stagione.

Scarlett Johansson è Zora Bennett, Mahershala Ali è Duncan Kincaid e Jonathan Bailey è il Dr. Henry Loomis in JURASSIC WORLD – LA RINASCITA, diretto da Gareth Edwards. © Universal Studios. All Rights Reserved.

Jonathan Bailey in Wicked

7. Si è esercitato nella danza. Per la sua interpretazione in Wicked del ruolo di Fiyero, l’attore si è preparato con lezioni di danza intensiva per padroneggiare le coreografie complesse del musical. Bailey ha raccontato in alcune interviste che, pur avendo esperienza teatrale, affrontare le sfide fisiche di Wicked è stato impegnativo, ma fondamentale per incarnare al meglio il carisma e la leggerezza del personaggio. Questo sforzo ha contribuito a rendere la sua performance autentica e dinamica, catturando lo spirito del musical originale e conquistando il pubblico sia sul grande schermo sia in eventuali spettacoli dal vivo.

 

Jonathan Bailey ha interpretato Leonardo Da Vinci

8. Ha interpretato il celebre inventore e artista. Nel 2011 la BBC ha trasmesso in televisione la serie Leonardo, un racconto non propriamente fedele dell’attività del giovane Leonardo Da Vinci, mentre cerca di affermarsi come pittore e inventore. Bailey ha ricoperto il ruolo per ben 26 episodi, raccontando di essersi preparato approfondendo quanto più possibile la vita di Leonardo, specialmente nei suoi aspetti meno noti ai più. Fu proprio questo ruolo a conferirgli una prima notorietà.

Jonathan Bailey è fidanzato?

9. Ha fatto coming out. Jonathan Bailey è dichiaratamente gay e mantiene una vita privata molto riservata. Nel dicembre 2023 ha confermato di essere in una relazione con un “uomo delizioso”, senza però rivelarne l’identità. Ha sottolineato l’importanza di mantenere la propria vita personale lontano dai riflettori, affermando che “non è un segreto, ma è privato”. In un’intervista con British Vogue nel dicembre 2024, ha espresso il desiderio di diventare padre in futuro, considerando la co-genitorialità come una possibilità, sia con un uomo che con una donna. Attualmente, però, non ha figli e non ha più rivelato dettagli sulla sua situazione sentimentale attuale.

L’età e l’altezza di Jonathan Bailey

10. Jonathan Bailey è nato il 25 aprile del 1988 a Wallingford, Inghilterra. L’attore è alto complessivamente 1.80 metri.

Fonte: IMDb

 
 

Ironheart: il finale include uno sguardo rapidissimo alla versione fedele ai fumetti di QUEL personaggio

Ironheart

ATTENZIONE! SPOILER SUL FINALE DI STAGIONE DI IRONHEART

Nel finale di stagione di Ironheart, viene rivelato che Parker Robbins ha acquisito “The Hood” da Mefisto (Sacha Baron Cohen), il diavolo del MCU. I Marvel Studios hanno già toccato il tema del soprannaturale in passato, ma questa serie potrebbe inaugurare una nuova era di narrazione horror nella prossima fase del franchise.

Per quanto riguarda Riri Williams (Dominique Thorne), anche lei stringe un patto con il diavolo (per saperne di più), ma avete colto quell’inquadratura sfuggente che mostra la vera forma di Mefisto? Guardate attentamente a partire dal minuti 27.45 del finale di stagione di Ironheart!

Sacha Baron Cohen interpreta il cattivo come un “umano”, ma c’è un breve riflesso del suo volto demoniaco, con un make up fedele ai fumetti, in un cucchiaio. Ha la pelle rossa, gli occhi bianchi e quelli che sembrano essere dei denti piuttosto affilati. A giudicare da questa anticipazione, è un vero peccato non aver potuto vedere Mefisto in tutto il suo splendore.

È un efficace assaggio di ciò che potrebbe aspettarci in futuro, e scommettiamo che un futuro progetto MCU come i tanto chiacchierati Midnight Sons e Ghost Rider rivelerà appieno cosa si cela dietro quel volto umano.

Cohen fa un lavoro fantastico nei panni di Mefisto e si vociferava che avrebbe interpretato il personaggio per la prima volta quando Ironheart era in produzione. Ciò significa che sono passati almeno tre anni da quando ha girato queste scene, e ora resta da vedere quando e dove tornerà.