Per la seconda settimana consecutiva
Indiana Jones ed il quadrante del
destino scala le classifiche del box office,
stabilendosi al primo posto! Il film incassa altri €294.975 a
fronte di un totale di più di 4 milioni di euro dalla sua uscita
nelle sale italiane lo scorso 28 giugno. Secondo classificato è
Elemental, nuovo film
Disney Pixar, il quale incassa €160.784 su un totale di 4 milioni
di euro. Al terzo posto per incassi ritroviamo una pellicola nuova
nei cinema: si tratta di Insidious – La porta
rossa, quinto ed ultimo capitolo della saga
cinematografica horror. Il film incassa €123.021 nel solo fine
settimana.
Box office: il resto della
classifica
Al quarto e quinto posto nella
classifica incassi, come riportato da Cinetel, abbiamo altre due
pellicole nuove nelle sale: Ruby Gillman, la ragazza con i
tentacoli, film d’animazione prodotto dalla Dreamworks
Animation, e Hypnotic, thriller con
Ben Affleck. Il primo
incassa €107.892 nel week end, stabilendo un certo stacco con
Hypnotic, che incassa soli €33.709.
Sesto e settimo classificato sono i
due supereroi del momento: Spider-Man: Across the
Spider-Verse, secondo capitolo della nuova saga
sull’eroe Marvel, e The Flash, pellicola
sul personaggio della DC Comics. Spider-Man incassa €27.803 a
fronte di un totale di più di 6 milioni di euro, mentre The Flash
ha un guadagno di €26.663 con poco più di 2 milioni e mezzo di euro
di incassi dalla sua uscita nei cinema il 15 giugno.
Ottavo classificato è
Ponyo sulla scogliera,
film di animazione giapponese prodotto dal famoso Studio Gibli e
riportato nei cinema dopo 15 anni dalla sua prima uscita. La
pellicola incassa €26.401. Nelle ultime due posizioni ritroviamo
Rapito, film italiano
di Marco Bellocchio, e
La Sirenetta, live
action sulla nota principessa Disney. Rapito incassa €17.847 nel
week end a fronte di un totale di poco più di 1 milione e mezzo di
euro, mentre La
Sirenetta incassa €17.196 su un totale di quasi 12 milioni di
euro dalla sua uscita il 24 maggio.
Le prime reazioni sui social media
al film di Barbie stanno
prendendo d’assalto Internet. La commedia, diretta da Greta Gerwig da una
sceneggiatura che ha scritto lei stessa insieme a Noah
Baumbach, arriverà nelle nostre sale il 20 luglio,
proponendo come noto Margot Robbie
nei panni di Barbie e Ryan Gosling in
quelli di Ken nel loro viaggio nel mondo reale dopo che Barbie è
stata esiliata per malfunzionamento e non si è comportata nel modo
perfetto previsto dall’idilliaca Barbieland.
Ora a seguito della premiere, le
prime reazioni al film sono state condivise sui social media, meno
di due settimane prima della data di uscita ufficiale di
Barbie. I critici e gli esperti culturali stanno infatti
riportato dei brevi pensieri senza spoiler su tutti i social media
e l’impressione generale sembra estremamente positiva. Le loro
recensioni contengono infatti in gran parte elogi espansivi,
incluso chi come Ty definisce il film “un
classico“, affermando che il film è “un’esperienza
profondamente catartica, che riguarda l’industrializzazione
dell’arte e dell’iconografia che forma la sensibilità invece
dell’individualismo“.
Perry Nemiroff loda invece
“i costumi e la scenografia, un lavoro di livello superiore che
contribuisce fortemente a creare la sensazione che queste siano
veramente Barbie, le loro case dei sogni e i loro mondi prendono
vita“. Joseph Deckelmeier scrive invece
che “Barbie mi ha colto alla sprovvista e lo dico nel miglior
modo possibile. È divertente, ampolloso e molto intelligente”.
Per Eze Baum, infine, il film “è
un trionfo. Una sceneggiatura perfetta supportata da grandi
interpretazioni – in particolare da Ryan Gosling – trasforma quella
che potrebbe essere una semplice commedia in un commento acuto
sulla nostra società”.
Katcy Stephan scrive che
“Greta Gerwig offre un commento su cosa significhi essere una
donna in un gioco divertente stravagante, meraviglioso e ridicolo.
L’intero cast brilla, in particolare Margot Robbie e Ryan
Gosling“. Tuttavia, non tutti sono convinti al cento per cento
del film, poiché ad esempio la stessa Perri Nemiroff – pur lodando
il film – sottolinea che alcuni personaggi “avevano bisogno di
più tempo sullo schermo per scavare ed esplorare davvero al
meglio“. In generale, comunque, le prime reazioni esaltano il
film e sottolineano la presenza di grandi interpretazioni e di un
commento sociale particolarmente importante.
Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film
Dalla sceneggiatrice/regista
candidata all’Oscar Greta
Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva
Barbie
con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie
(Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e
Ryan Gosling (La La
Land, Drive) nei panni di Barbie
e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera
(End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon
Trainer), Kate McKinnon
(Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday),
Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World,
Juno), Ariana Greenblatt (Avengers:
Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa
Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre,
Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni,
Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell
(Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva
contare fino a uno).
Fanno parte del cast del film anche
Ana Cruz Kayne (Piccole donne),
Emma Mackey (Emily,
Sex Education), Hari Nef (Assassination
Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men),
Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky
Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la
leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa
(Sex Education), Scott Evans (la serie TV
Grace e Frankie), Jamie Demetriou
(Crudelia), Connor Swindells (Sex
Education, Emma.), Sharon Rooney
(Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan
(Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya
(The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren
(The Queen – La Regina). Il film sarà al cinema dal
20 luglio.
“Noi siamo degli strumenti
imperfetti.” – L’estate più
calda.
L’odore della salsedine, la brezza
fra i capelli, i balli in spiaggia. I piedi immersi nella sabbia,
il suono delle onde, quell’alba che si aspetta emozionati accanto
agli amici o alla persona che ci fa battere il cuore. L’estate è la
stagione dell’anno più amata e vissuta. Quella che, una volta
giunta al termine, lascia un sapore malinconico e nostalgico che si
appiccia sulla pelle e aggroviglia lo stomaco. Eppure è lo stesso
periodo che non si dimentica mai e si aspetta sempre con ansia.
Ogni anno.
Sono tutte queste emozioni e
sensazioni ad essere racchiuse in L’estate più
calda,
nuovo film di Matteo Pilati
(Maschile Singolare), il quale firma anche la
sceneggiatura insieme a Giuseppe Paternò Raddusa e Tommaso
Triolo. Quello proposto da Prime Video nel
mese di luglio è il tipico summer movie, in cui al centro
regna sovrana una storia fatta di rapporti viscerali, sentimenti
contrastanti, e il dolce profumo della gioventù che ricorderanno
molto, a chi conosce la materia, i libri di Nicholas Sparks e i
suoi adattamenti sullo schermo.
L’estate più calda, la
trama
Lucia (Nicole
Damiani) e Valentina (Alice Angelica)
sono amiche inseparabili. La prima, però, è quella che fra le due
deve salutare la sua Sicilia, per poter cominciare il percorso
universitario a Roma. L’ultima estate, quindi. Un’estate che, in
special modo Valentina, vuole ricordare. A smuovere la vita
tranquilla di paese arriva ad un certo punto Nicola
(Gianmarco Saurino), che a breve dovrà prendere i
voti per diventare prete. Valentina, stregata dal ragazzo, è pronta
a sedurlo e farlo rinunciare alla chiamata di Dio, e chiede aiuto
all’amica. D’altro canto Lucia è restia a spingerla nelle braccia
di un (quasi) prete, fino a quando non si lascia convincere e prova
a darle una mano. Le cose cambieranno quando, alla fine, Lucia
scoprirà di essere connessa a Nicola molto più di quanto pensasse e
viceversa, dando inizio ad una bollente e romantica relazione, dove
ciò che conta è solo vivere il momento e non pensare alle scelte
future e… ai propri sbagli.
Un summer movie pregno di
romanticità
L’estate più
calda è il canonico film da guardare in vacanza,
perché assicura quella magia tipica del periodo estivo, nel quale
ogni cosa è concessa e possibile, e i sogni – persino quelli
improbabili – possono diventare realtà. È come se fosse un tempo
sospeso, in cui tutto ciò che accade ha il gusto della
spensieratezza e della libertà, fatta però di altalene sia felici
che tristi. A renderla così bella è il fatto che la si percepisce
fin dentro le ossa, essendo più breve e quindi più intensa, mentre
si ha l’impressione di guardare il mondo circostante con la lente
di ingradimento. C’è meraviglia in ogni angolo in cui lo sguardo va
posandosi, anche quando lo fa su qualcosa che non dovrebbe
appartenerti.
Ed è proprio quello che accade a
Nicola e Lucia, anime compatibili ma il cui ruolo nella società non
permette nessuna unione che non porti come conseguenza una scelta
difficile. Qui troviamo il motore dell’intero film, il pretesto che
accende ogni segmento narrativo, grazie al quale gli eventi
innescati (dalla crisi di Nicola allo slancio amoroso di Lucia)
garantiscono un’apprezzata romanticità alle scene
– con un merito alla buona sceneggiatura che dà ritmo alla
narrazione – e la concessione di sognare ad occhi aperti.
Ricordando molto Dear John dell’autore americano Sparks,
L’estate più calda offre un racconto dai toni caramellosi,
in cui rispecchiarsi è più facile di quanto sembri perché o è
qualcosa che si è vissuto o è qualcosa che si desidera ardentemente
vivere, e che cresce ad ogni cambio di fotogramma.
Un’estate da ricordare
Se L’estate più calda
riesce ad ingranare nelle offerte italiane della piattaforma, è poi
merito del suo cast principale. Gianmarco Saurino, conosciuto per i
suoi ruoli in Doc – Nelle tue mani e Che Dio ci
aiuti, si cala bene nel ruolo del combattuto diacono, ed è
accompagnato da due comprimarie in fioritura,
Alice Angelica e Nicole Damiani, che riescono a dare al film la
giusta freschezza per poterlo apprezzare. Abbracciati da una
costante fotografia calda che enfatizza ancor di più l’atmosfera,
con sullo sfondo la cornice naturale di una Sicilia soleggiata, i
tre danno corpo e tono a personaggi che, pur diversi, hanno in
comune il desiderio di sfidare se stessi per rendere ogni attimo
meritevole di un ricordo.
Per ognuno di loro, in special modo
per Nicola, ogni passo compiuto è un rischio, che può portare a un
bellissimo inizio o a un terrificante epilogo. Ma è proprio nelle
azioni da loro compiute che giace il senso di L’estate
più calda. Oltre al piacere della love
story, il film porta in scena quello che è realmente l’estate:
non solo un momento in cui non esistono freni inibitori, i pensieri
si sciolgono e non si ha controllo della propria vita. Ma la
miglior occasione in cui poter essere se stessi e forse conoscersi
davvero.
Un poliziotto caduto in disgrazia,
pezzi di un puzzle da comporre e un fil rouge tra due delitti che
viene continuamento spezzato. Il cane che
dorme, thriller tedesco di Netflix, arriva
sulla piattaforma e si posiziona nei primi posti tra le serie più
viste. La miniserie in sei episodi porta in scena
il racconto frammentato e confuso di Mike Atlas
(Max Riemelt) che cerca di
ricostruire attraverso un fascicolo di omicidio parte della sua
memoria andata perduta. Un brutto incidente, un forte stress ha
portato Mike ad abbandonare il suo lavoro e la sua
famiglia e adesso vive come un vagabondo.
Lo stesso Mike non
ricorda perché e una volta aperto il fascicolo il suo obiettivo è
ricordare. Questo però comporta anche l’inizio di un gioco
pericoloso che lo porterà a rivangare un caso di cospirazione che
sembra interessare l’organo della polizia. Mike è
stato incastrato? Sarà questa la domanda che lo spettatore si
porterà dietro per tutti gli episodi, fino alla conclusione finale.
Il cane che dorme, titolo di questa
miniserie, non è altro che una metafora al giovane poliziotto che
forse ha cercato di scavare troppo in profondità.
Il cane che dorme, la
trama
Mike Atlas è nato
per fare il poliziotto. Il suo personaggio è descritto proprio come
la classica persona sempre alla ricerca continua della verità.
Questa stessa verità lo ha cacciato in un mare di guai quando,
adesso, ha deciso di aprire il vaso di Pandora e cercare di portare
a galla questa verità. E se da questo punto di vista Il cane
che dorme riesce nella caratterizzazione dei personaggi è
nella trama che si perde il fulcro fondamentale del racconto. Mike
è un personaggio problematico, archetipo di tutti i poliziotti
prima di lui che abbiamo visto passar sul piccolo schermo. Ricorda
per certi versi il Rust Cohle di
True Detective,
senza entrare nello specifico del paragone.
A smuovere la trama però c’è un
mistero che si estende a macchio d’olio. Una cospirazione, un male
da radicare fin nelle radici più profonde di una società e di un
sistema giudiziario corrotto. Il regista Christoph
Darnstädt alterna colpi di scena ben piazzati all’interno
degli episodi a momenti in cui gli episodi stessi sembrano troppo
dettagliati e bombardati da continue linee narrative che si
intrecciano. Il risultato è una partita a scacchi molto lunga che
di tanto in tanto sgancia il suo plot twist.
Vittime e carnefici
Il viaggio intrapreso da
Mike Atlas non è solo un viaggio a ritroso nei
ricordi. L’ex poliziotto viene trascinato di nuovo nel mezzo del
caos dopo che l’uomo che aveva messo in prigione finisce per
suicidarsi. Il fratello di quest’ultimo brucia la roulotte di Atlas
e lo lascia con la consapevolezza di essere responsabile del
suicidio. Questo porta Atlas a intraprendere un
viaggio di riflessione, reinvenzione e redenzione. In questo
viaggio Mike si domanderà spesso se è l’uno o
l’altro e fino all’episodio finale intitolato Confessioni
non si scoprirà la verità. Ad aiutare Mike in Il cane
che dorme, una giovane donna di nome Jule Andergast,
che lavora presso l’ufficio del procuratore, che è impantanata
nello stesso caso di suicidio.
La miniserie però confonde vittime e
carnefici in un doppio gioco tra le parti dove tutti dubitano di
chi hanno accanto. Mike in questa grossa metafora che è
Il cane che dorme è il protagonista. Quel
cane addormentato da droghe e dal troppo lavoro che nella vita
precedente all’incidente di quella notta lo ha sovrastato. Il cane
per natura ha un ottimo fiuto e che abbandonando l’organo della
polizia ha messo da parte il suo potenziale. Viceversa, a questa
metafora se ne contrappone un’altra: lasciare il cane che dorme per
non scoperchiare davvero quel vado di Pandora che tiene a galla le
malefatte della polizia.
Il cerchio che si chiude
Verso la fine ci sono molte cose su
cui indagare, forse troppe per una miniserie che concentrandosi sul
personaggio di Mike Atlas aveva già tutte le carte
in regola per funzionare. Anche se per tutta la durata de
Il cane che dorme il suo personaggio non
ha le idee ben chiare, la sua prospettiva è offuscata e spetta allo
spettatore mettere insieme i pezzi. L’unico momento in cui sembra
raggiungere la lucidità è quando si trova insieme alla figlia
Tinka, anche se talvolta le sue scelte non sono state azzeccate
seppur fatte a fin di bene.
Invece, il personaggio di
Jule è quello più dinamico e che insieme al
pubblico cerca di scoprire la verità, infatti, da questo punto di
vista è uno dei personaggi meglio caratterizzati anche se il suo
arco narrativo non ha un vero e proprio sbocco. Questo è un po’ il
vero problema di Il cane che dorme il
fatto che al suo interno ci sono parecchie storie che cercano di
trovare una via d’uscita ma che si allontanano dalla storia
principale. Nonostante questo, però il colpo di scena finale è
risolutorio: Mike Atlas e Jule
combattono contro i clan e contro il terrorismo ma soprattutto
combattono contro un nemico che hanno al loro fianco, i loro stessi
colleghi e presunti amici della polizia corrotti dal sistema.
Il genere horror ha in più occasioni
regalato al cinema personaggi entrati da subito nell’immaginario
collettivo. Tra questi vi è senza dubbio Michael Myers,
l’inarrestabile mostro che dal 1978 spaventa generazioni e
generazioni di spettatori. Dopo essere comparso per la prima volta
in Halloween di John Carpenter, questi è
tornato ad essere protagonista sul grande schermo con il film
Il signore della morte, il cui titolo
originale è Halloween II. Diretto nel 1981 da Rick
Rosenthal, questo è l’unico film della saga ad avvalersi
di una sceneggiatura firmata da Carpenter, ideatore del
personaggio.
Questo si pone come sequel diretto
del precedente capitolo, riprendendo la narrazione proprio lì dove
era rimasta. Particolare rilievo assume però da qui l’ossessione
del gigantesco assassino nei confronti della povera Laurie Strode.
Un rapporto, il loro, che continua a suo modo ancora oggi a
generare storie, come visto nel nuovo Halloween uscito nel
2018. Il signore della morte riproduce molti degli
elementi stilistici che fecero la fortuna del suo predecessore, ma
vi è una maggior presenza di violenza e sangue, che lo rendono
molto più vicino al nascente genere splatter.
Pur con un budget di 2,5 milioni di
dollari, di molto maggiore rispetto al primo film, Il signore
della morte non replicò il successo precedentemente ottenuto,
arrivando ad incassarne appena 25,5. Questo doveva inoltre
concludere la storia di Michael Myers, ma dato l’insuccesso ancor
maggiore del terzo capitolo, il personaggio tornò ad essere il
villain principale nel quarto. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e ai suoi sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Il signore della morte: la
trama del film
La vicenda del film si apre
nuovamente sulla notte di Halloween del 1978. Il dottor Sam
Loomis ha appena sparato a Michael Myers,
facendolo precipitare dalla finestra e salvando Laurie
Strode da morte certa. Nel momento in cui vanno ad
assicurarsi che il mostro sia realmente morto, il suo corpo è già
sparito, segno che questi è ancora vivo. La giovane Laurie ha però
bisogno di cure mediche, e viene subito condotta in ospedale per
essere operata. Loomis, intanto, cerca di convincere le forze
dell’ordine che Myers è ancora vivo e in libertà, ma nessuno sembra
volergli credere. Ben presto, però, nuovi omicidi si verificheranno
in città, e mentre Laurie inizia ad avere visioni rivelatrici sul
suo passato, la morte è sempre più vicina.
Il signore della morte: il
cast del film
Per questo sequel gran parte degli
attori presenti già nel primo film tornano a ricoprire i rispettivi
ruoli. Jamie Lee
Curtis è dunque ancora una volta Laurie Strode,
l’obiettivo primario di Myers. Nonostante si indicata come
protagonista, l’attrice è presente nel film soltanto per un totale
di 25 minuti, lasciando così molto più spazio al personaggio del
dottor Loomis. Per riprendere il suo ruolo, la Curtis dovette
inoltre indossare una parrucca per tutta la durata delle riprese,
poiché i suoi veri capelli in quel periodo erano più corti di
quando girò il primo film. L’attore Donald
Pleasence è nuovamente presente nei panni del dottor
Loomis, e data la sua notorietà ha qui ricevuto molto più spazio
rispetto al precedente film, divenendo a tutti gli effetti un vero
protagonista.
A dare corpo al minaccioso Michael
Myers non è invece più l’attore Nick Castle, bensì
lo stuntman Dick Warlock. Questi raccontò di
essersi preparato al ruolo studiando alcune scene chiave del
precedente film, e di aver cercato di riprodurre la malvagità del
personaggio con la stessa espressività corporea di Castle. Ad
aiutarlo a calarsi nel ruolo, inoltre, gli fu data da utilizzare la
stessa maschera del primo Halloween. Nel film è poi
presente l’attore Hunter von Leer, nei panni di
Gary Hunt, l’uomo che guiderà la caccia a Myers. Charles
Cyphers, già visto nel primo film, riprende qui brevemente
il ruolo dello sceriffo Leigh Brackett. Lance
Guest è invece il volto di Jimmy, autista dell’ambulanza.
Egli è portatore nel film di una particolare innocenza, che entra
in contrasto con quanto gli capita intorno.
I sequel di Il signore della
morte, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Con Il signore della morte
si concludevano i piani degli autori per Michael Myers.
Halloween venne infatti pensata come saga antologica
incentrata su storie e personaggi sempre diversi. Fu così che in
Halloween III – Il signore dellanotte, del 1982, il celebre mostro venne
sostituito da un controverso scienziato pazzo. Per quanto il film
sia oggi considerato un cult, questo mancò di ottenere un
significativo successo proprio a causa dell’assenza del villain dei
precedenti due film. Si decise allora di abbandonare i piani per
una saga antologica e di tornare alle origini. Nel 1988 arrivò così
in sala Halloween 4 – Il ritorno di Michael
Myers, tornando così a concentrarsi sul silenzioso
assassino. Da quel momento, egli sarebbe stato protagonista di ben
altri 9 sequel.
Prima di gettarsi su tali sequel, è
possibile vedere o rivedere il film del 1981 grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete.Il signore della
morte è infatti disponibile nel catalogo di
Google Play e Infinity. Per vederlo, in base alla
piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo
film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda
visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il
titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale,
entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno sabato 8 luglio
alle ore 21:15 sul canale Italia
2.
Durante una recente intervista con
Empire (tramite SlashFilm) Ethan Coen ha
rivelato che sta sviluppando un nuovo film con suo fratello. Questo
potrebbe addirittura arrivare prima del prossimo progetto che sta
pianificando con sua moglie, Tricia Cooke e che
anticipa sarà “un altro film lesbico” come Drive-Away
Dolls. Sfortunatamente, Ethan non ha divulgato alcuna
informazione sul suo prossimo progetto con Joel, ma SlashFilm
sottolinea che potrebbe anche trattarsi di un adattamento di To
the White Sea di James Dickey, un progetto
che i fratelli stanno cercando di realizzare da un po’ di
tempo.
L’ultima volta che Ethan Coen aveva
partecipato alla regia di un film insieme al fratello è stato nel
2018 con La ballata di Buster
Scruggs, grazie al quale hanno vinto il premio
per la miglior sceneggiatura alla Mostra del Cinema di Venezia. Da
quando ha annunciato il suo primo film in solitaria, in molti hanno
sperato che i due Coen annunciassero una loro reunion e così è
stato. Non resta ora che attendere qualche notizia in più riguardo
questo loro nuovo progetto di coppia e considerando la celerità che
contraddistingue i due potrebbe non volerci molto per avere
maggiori dettagli.
Da Spider-Man (2002) ad
Across the
Spider-Verse (2023), i film sull’Uomo Ragno
hanno avuto alcune incredibili scene di combattimento. Tra il 2002
e il 2023 sono stati realizzati 10 film sul supereroe, che hanno
portato tutti qualcosa di diverso all’eredità cinematografica del
personaggio. In questi due decenni sono state affrontate le sfide
più memorabili che hanno portato il giovane Peter Parker ad
affrontare i cattivi più classici e quelli del Multiverso.
Scopriamo allora i 10 migliori combattimenti dei
film di Spider-Man.
1Spider-Man contro Doctor
Octopus
Spider-Man 2 è
ampiamente considerato uno dei migliori film sull’Uomo Ragno di
tutti i tempi, nonché uno dei migliori film sui supereroi in
generale. Sam Raimi ha
ripreso tutto ciò che funzionava nel primo film e lo ha elevato per
il sequel. Ogni scena d’azione di Spider-Man
2 sembra più grande e più audace rispetto al film del
2002. Non solo l’addestramento di Spider-Man
contro il Dottor Octopus ma dal momento in cui
l’Uomo Ragno raggiunge Doc Ock a
quello in cui Peter ferma il treno, Spider-Man
2 ha regalato una sequenza di azione classica e
immediata.
Negli ultimi anni le escape
room sono diventate sempre più popolari, apprezzate per il
loro prevedere un’esperienza in prima persona, durante la quale
mettere alla prova le proprie abilità logiche nella risoluzioni di
determinati enigmi entro un dato tempo. Date le sue
caratteristiche, era solo questione di tempo prima che si
immaginasse questo tipo di situazione applicata ad un film. Nel
2019, è così stato realizzato il film Escape
Room, distintosi come un grandissimo successo
economico. Un sequel non si è dunque fatto attendere, arrivando nel
2021 con il titolo Escape Room 2 – Gioco
mortale.
Come il primo, anche questo è
diretto da AdamRobitel, già
regista dell’horror Insidious – L’ultima
chiave. Similmente al primo film, anche in questo sequel
si ripropongono situazioni con enigmi da risolvere entro un
determinato tempo al fine di poter preservare la propria vita. Un
tipo di narrazione che non può che ricordare una saga come Saw (naturalmente molto
meno cruenta) ma anche film come Cube –Il cubo
e Il cubo 2 – Hypercube. Un
tipo di film, dunque, che stimola ad una partecipazione attiva e
porta lo spettatore a sviluppare un forto trasporto nei confronti
di ciò che si sta vedendo.
Per tutti gli appassionati dei
thriller di questo tipo, dove la logica può salvare la vita ma non
sempre le regole vengono rispettate, Escape Room 2 – Gioco
mortale è un titolo decisamente da non perdere. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e ad altro ancora. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Escape Room 2 – Gioco
mortale
Dopo gli eventi del primo film,
Zoey e Ben, entrambi
sopravvissuti al gioco precedente, sono determinati ad arrestare la
follia dei sadici ideatori dell’escape room, nella quale sono morte
quattro persone. Mentre sono sulla metro, però, il vagone si
distacca dal resto del treno e Zoey e Ben insieme ad altri
sconosciuti si ritrovano bloccati al suo interno. Ma non è stato un
incidente, i sei estranei sono infatti i protagonisti di una nuova
sfida. Tutto il gruppo, però, ha già partecipato in passato
all’escape room.
Dopo essere riusciti a uscire dal
vagone, la comitiva improvvisata si ritroverà bloccata in una serie
di stanze e dovrà trovare la vita d’uscita giusta per riuscire a
rimanere in vita. Per superare le insidie delle stanze ideate dalla
Minos Escape Rooms Corporation, il gruppo dovrà inoltre
necessariamente fare gioco di squadra e per vincere dovranno
scoprire cosa li accomuna, perché proprio loro sono stati scelti
per questa partita. È così che i sei inizieranno a scavare nel loro
passato, alla ricerca dell’elemento in grado di salvarli.
Ad interpretare Zoey e Ben vi sono
nuovamente gli attori Taylor Russell e
Logan Miller. La Russell è divenuta celebre, oltre
che grazie ai due film di Escape Room, anche per il suo
ruolo nel film Bones and All. Miller è
invece noto anche per i film Manuale scout per l’apocalisse
zombie e Tuo, Simon. Nel film
recitano poi Deborah Ann Woll nel ruolo di Amanda
Harper, Holland Roden
in quelli di Rachel Ellis e Indya Moore in quelli
di Brianna Collier. Thomas Cocquerel è Nathan,
mentre Carlito Olivero è Theo.
Il finale alternativo di Escape
Room 2 – Gioco mortale
Chi ha visto il film, sa che
Escape Room 2 – Gioco mortale termina con Zoey e Ben che
ancora una volta riescono a sopravvivere al mortale gioco
organizzato per loro. Nella scena finale, tuttavia, i due si
ritrovano intrappolati in una nuova sfida a tempo, con la voce
distorta del leader di Minos che prende in giro Zoey e Ben per
essere caduti nella sua nuova trappola, di fatto aprendo così ad un
terzo capitolo. Inizialmente, però, era stato concepito un altro
finale, poi scartato in quanto indicato come troppo nichilista dal
pubblico di prova. Ecco di seguito quanto dichiarato dal regista a
riguardo:
“Il finale originale era molto
più nichilista e vedeva Zoey tornare nella sua stanza del
dormitorio. È stata ovviamente illuminata dal gas e trova un
indizio in uno dei suoi libri di puzzle che la riporta nella sala
accademica. E sotto la sua scrivania, trova una piccola nota del
Puzzle Maker e il pendente di sua madre. Questo ci fa capire che
Minos, in qualche modo, ha qualcosa a che fare con l’incidente
aereo della donna. Poi la voce del rompicapo arriva
dall’altoparlante ed è tipo: Sei pronto a giocare di nuovo? Non
suona poi così male.
Mostra ancora che Minos è una
grande società che avrà sempre un nuovo gioco, ma sarebbe stata una
specie di delusione dopo le escape room precedenti. Una delle cose
che è risultata chiara da quella proiezione di test era che il
pubblico voleva due cose: volevano che Ben e Zoey avessero una
specie di chiusura e volevano dare una sbirciatina dietro al
sipario dove Minos era nascosto. Quindi ho avuto colto in pieno
questa sfida e mi sono chiesto come dare uno scacco
matto“.
Il trailer di Escape Room 2 –
Gioco mortale e come vedere il film su Netflix o altrove
È possibile fruire di
Escape Room 2 – Gioco mortale grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple TV,
Prime Video e Netflix.
Su quest’ultima piattaforma il film è attualmente
al 1° posto della Top 10 dei film più visti in
Italia. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video.
Dopo il grande successo nelle sale,
arriva in prima tv su Sky
Tramite Amicizia, divertentissima commedia di e con
Alessandro Siani, lunedì 10 luglio alle
21.15 su Sky Cinema Uno, in
streaming su NOW e disponibile on
demand.
A fianco di Alessandro
Siani, protagonista del film oltre che regista, anche un
grande cast che comprende Max Tortora,
Matilde Gioli e Maria Di Biase. Il
film è un racconto brillante e profondo di uno dei sentimenti
fondamentali per l’uomo: l’amicizia, ed è scritto da Alessandro
Siani con Gianluca Ansanelli e con la collaborazione di Fabrizio
Testini.
La trama di Tramite Amicizia
Lorenzo (Alessandro Siani) è il
proprietario di un’agenzia, “Tramite amicizia”, che offre amici a
noleggio. Se hai bisogno di conforto, di compagnia o semplicemente
di un consiglio per fare shopping, Lorenzo è il finto amico che fa
per te! Affabile, premuroso, gentile. Insomma, l’amico
perfetto…
Questa volta però, a rivolgersi
all’agenzia non sono degli sconosciuti, ma i familiari di Lorenzo,
dipendenti di una fabbrica di dolciumi che il proprietario, Alberto
Dessè (Max Tortora), in un momento di profondo scoramento,
sentendosi estremamente solo, vuole vendere. A rischio centinaia di
posti lavoro. Non c’è dubbio, il re dei dolciumi ha bisogno di un
amico e Lorenzo è l’uomo che fa per lui! Tra gag e colpi di scena,
la complicità della cugina Filomena (Maria Di Biase) e di un’amica
molto speciale Maya (Matilde
Gioli), riuscirà Lorenzo a convincere Alberto a salvare
l’azienda e i suoi dipendenti?
Si è chiusa con le ultime
convention della mattinata di oggi, venerdì 8 luglio, la 12^
edizione di Ciné – Giornate di Cinema. Quella di
Ciné 2023 è un’edizione che si chiude con grande
successo e soddisfazione da parte degli organizzatori ma anche di
tutti gli addetti ai lavori che vi hanno preso parte. Come di
consueto la convention di Riccione ha visto alternarsi per quattro
giorni le presentazioni dei listini, workshop e momenti dedicati
all’aggiornamento professionale, ma anche anteprime ed eventi
aperti al pubblico.
21 tra convention e
presentazioni delle società di distribuzione che hanno
mostrato alla platea di addetti ai lavori tutto il cinema della
prossima stagione (01 Distribution, Adler Entertainment, Bim
Distribuzione, Eagle Pictures, Europictures, Fandango, I Wonder
Pictures, Lucky Red, Magnitudo Distribution, Medusa Film, Minerva
Pictures in collaborazione con Altre Storie, Movies Inspired,
Notorious Pictures, Officine Ubu, Plaion Pictures, The Walt Disney
Company, Universal Pictures, Vertice 360, Vision Distribution,
Wanted Cinema, Warner Bros. Discovery), 1400accreditati, 14 appuntamenti tra convegni,
eventi speciali e incontri di approfondimento riservati
agli addetti ai lavori, 5 anteprime aperte anche al pubblico, 6
strepitose serate in arena con Ciné in Città tra cui i 3
appuntamenti degli Hot Corn Awards: sono questi i numeri della
sorprendete edizione di Ciné 2023, che registra un incremento
rispetto all’anno precedente.
Ad arricchire il programma di Ciné
sono state anche le presenze dei tanti attori e registi del nostro
cinema arrivati in riviera per mostrare alcune anticipazioni dei
loro prossimi film, ma anche per incontrare il pubblico di Ciné in
Città nelle serate in Piazzale Ceccarini: Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Claudio
Bisio, Paola Cortellesi, Emanuela
Fanelli, Matteo Garrone, Pupi
Avati, Vincenzo Salemme, Max Tortora,
Carolina Crescentini, Edoardo De Angelis,
Enrico Brignano, Paola Minaccioni, Neri
Parenti, Massimiliano Bruno, Edoardo Leo,
Davide Minnella, Francesco
Scianna, Diego Abatantuono,
Francesco Patierno, Maria Pia Calzone,
Pina Turco, Giovanni Esposito, Valentina Cenni,
Stefano Bollani, che ha inaugurato questa edizione di Ciné
con una performance live sulle note della colonna sonora de Il
Pataffio, Gianluca Ansanelli, Mario
Di Leva.
Grande successo anche per il
palinsesto di CinéCamp – Giffoni a Riccione, la
sezione dedicata ai ragazzi e alle ragazze da tutta Italia con
proiezioni, attività, laboratori e incontri guidati dagli esperti
facilitator di Giffoni, e il programma di SDC
Days, le giornate nazionali dedicate agli esercenti e ai
volontari delle Sale della Comunità, promosse dall’ ACEC
(Associazione Cattolica Esercenti Cinema).
La manifestazione è promossa da
ANICA, in collaborazione con
ANEC, sostenuta dal MiC, dalla
Regione Emilia-Romagna, dalla
Emilia-Romagna Film Commission e dal
Comune di Riccione, prodotta e organizzata da
Cineventi.
Ciné è inoltre resa possibile
grazie alla collaborazione dei Technical Partner Pino Chiodo Cinema
Engineering, Ottoemezzo Movie Factory, Ied Roma, del Main Media
Partner CinecittàNews, dei Media Partner Rai Movie, 7, Box Office,
Best Movie, Coming Soon, Hot Corn, Screen Week, Cineguru,
Brad&K Productions, Movieplayer, Fortune, e dagli Sponsor
tecnici Montenegro, Giometti, Verdemente.
Nelle ultime ore si è diffusa la
notizia secondo cui il regista canadese Xavier Dolan
avrebbe deciso di abbandonare il cinema
poiché l’arte non ha più senso per lui. Tale testimonianza è stata
riportata dalle testate spagnole El Pais e El Mundo, ma poche dopo
che la cosa ha iniziato a circolare in rete e diffondersi, lo
stesso Dolan ha smentito la notizia con una storia
sul suo profilo Instagram, promettendo maggiori chiarimenti a
breve. Ora, con un post – presente sempre sul profilo Instagram del
regista – egli ha spiegato in maniera più approfondita la realtà
dietro le sue affermazioni.
“Alla luce dei recenti articoli
pubblicati sui media spagnoli, ho sentito il bisogno di chiarire
alcuni pensieri e punti di vista. – scrive Dolan – Alcune
cose che ho detto durante la promozione del mio show a El Pais e El
Mundo hanno allarmato alcuni di voi, che mi hanno gentilmente
contattato per sapere come sto. Quindi, prima di tutto, sto bene.
Grazie. Davvero. Ho detto che voglio smettere di fare film e mi
sento in pace con questa decisione.”
Nel post Dolan continua poi
scrivendo che: “alcune persone mi hanno detto che è “solo una
pausa, o una fase”… Ma il mio stato d’animo attuale e il nostro
mondo attuale non mi ispirano a perseguire quella che una volta era
una vocazione inevitabile. Tuttavia, al momento sono coinvolto in
progetti televisivi e intendo mantenere la mia parola se dovessero
essere approvati. Altrimenti, penso che questo sia tutto. Voglio
dedicare tempo alla mia salute, ai miei amici e alla mia famiglia.
Ho anche altre passioni, altre cose in cui mi piacerebbe
impegnarmi”.
“Come ho detto nell’articolo:
“Ho vissuto una bella avventura. Ho avuto quindici buoni anni,
viaggiando per il mondo, andando ai festival, facendo film,
lavorando con persone di talento, incontrando artisti monumentali.
[. ..] Ho dato tutto. E ne sono felice. Ho avuto una carriera molto
soddisfacente. Mi sono anche espresso molto liberamente. Sono stato
fortunato. Non mi è mai stato detto cosa fare o come farlo, ho
sempre mantenuto la mia libertà. Di tutte queste parole, El Mundo
ha mantenuto solo “l’arte non ha senso e il cinema è una perdita di
tempo”, spiega poi il regista.
“La prima parte di quella frase
è una vaga generalizzazione e la seconda una pura invenzione. Io,
per esempio, non considero l’arte priva di significato, né il
cinema una perdita di tempo. Penso che l’arte offra rimedio alle
nostre realtà soffocanti e salvi vite altrui. Sarò sempre lì per
incoraggiare artisti e registi. È solo che non desidero più fare
film, perché non mi rendono più felice. Ma l’hanno fatto, e anche
voi. Tutto si riduce a questo: potrei dirigere delle serie. Ma non
desidero più dirigere film. Il mondo non è in un buon stato… e
voglio aiutare il più possibile. L’ho fatto, silenziosamente. Ma
ora voglio essere più esplicito al riguardo. I miei progetti, ora,
sono altrove, credo.”, ha poi concluso Dolan.
Con le riprese attualmente in corso
di Deadpool 3,
iniziano ad emergere sempre più dettagli riguardo all’atteso terzo
film della trilogia, che introdurrà ufficialmente il personaggio
interpretato da Ryan Reynolds
all’interno dell’MCU. Accanto a lui, vi saranno
diversi personaggi già visti nei precedenti due film ma anche il
Wolverine di HughJackman. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in
particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Mentre non ci sono ancora conferme
per quanto riguarda questi ultimi, arriva invece ora la conferma,
da Variety, che l’attrice Jennifer Garner
sarà presente nel film con il ruolo di Elektra, che riprende dunque
a quasi vent’anni di distanza dal film a lei dedicato. In tali
panni, l’attrice era presente anche nel Daredevil con
Affleck, aprendo dunque a maggiori possibilità per cui anche
quest’ultimo potrebbe effettivamente essere nel film. Con
l’annuncio che la Garner tornerà ad interpretare l’iconica
supereroina, si fa inoltre sempre più forte la teoria secondo cui
il Multiverso sarà alla base del trama del film.
La notizia rappresenta inoltre un
lieto fine per la Elektra della Garner, che scarso successo aveva
ottenuto con il film del 2005. Nel 2021, l’attrice aveva anche
dichiarato che considera un peccato che quel film e
Daredevil non fossero stati prodotti da Kevin Feige
come parte del Marvel Cinematic Universe. “È un vero
peccato, onestamente, perché una volta che Kevin ha preso il
controllo di tutto ciò che era elevato: la scrittura, la regia, la
commedia all’interno delle storie che stavano raccontando“, ha
detto. “E io non ho avuto quell’esperienza”. L’attrice può
invece ora vivere quest’esperienza e i fan sono già curiosi di
scoprire cosa avrà in serbo per lei Deadpool 3.
Deadpool 3: quello che sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della
storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta
all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che
i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò
preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo,
consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e
potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.
In attesa di ulteriori conferme,
sappiamo che Shawn
Levy dirigerà Deadpool 3,
mentre Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi
sui fumetti creati da Rob Liefeld,
confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un
breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie
Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige,
aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con
rating R, proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il
primo film dello studio con tale classificazione
matura. Deadpool
3 uscirà l’8 novembre
2024.
Lo sceneggiatore Tony
Gilroy ha negli anni dato vita ad alcuni dei thriller più
sofisticati e affascinanti in circolazione. Titoli come
L’avvocato del diavolo,Rapimento e riscatto o la
saga di Jason Bourne sono tutti
frutto della sua penna. Nel 2007 egli ha però deciso di cimentarsi
nella sua prima regia, realizzando quello che ancora oggi è
indicato come il suo film più importante e migliore. Si tratta di
Michael Clayton, storia di un avvocato
alle prese con una serie di corruzioni e complotti molto più grandi
di lui. Un thriller puro basato sulla necessità di un uomo di
uscire da una brutta sitazione, capace di tenere lo spettatore con
il fiato sospeso fino all’ultimo.
Gilroy ha dunque raccolto tutte le
sue tematiche e caratteristiche cinematografiche per questo film di
debutto dietro la macchina da presa, ottenendo un successo andato
oltre ogni più rosea aspettativa. Il film, costato 20 milioni di
dollari, è arrivato ad un guadagno di 93 milioni a livello
internazionale. Merito anche della sua ferrea sceneggiatura, che
presenta una serie di situazioni apparentemente irrisolvibili e
sempre più complesse. Un lavoro poi premiato con una grande
quantità di nominatio e premi ricevuti. Dopo essere stato
presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, Michael
Clayton è infatti arrivato dritto dritto ai premi Oscar.
Qui ha ricevuto ben 7 nomination,
tra cui quelle come miglior film, miglior registae migliore
sceneggiatura originale. Ancora oggi è indicato come uno dei più
avvincenti thriller dal Duemila ad oggi, manifestando un fascino
sempre entusiasmante. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Michael Clayton: la trama
del film
Protagonista del film è l’avvocato
Michael Clayton, il quale si occupa dei danni
collaterali per il suo studio legale. Egli è infatti solito
occuparsi di questioni particolari, come risolvere particolari
conflitti tra clienti. Al di fuori del suo lavoro, la sua vita è un
disastro, tra un brutto divorzio e un debito di 75 mila dollari. Le
cose sembrano peggiorare quando il suo collega e amico
Arthur Dens ha un crollo nervoso durante una
seduta preliminare di un processo. Egli viene chiamano a rapporto
per tentare di capire cosa accada, ritrovandosi ad essere coinvolto
in un caso molto più complesso e pericoloso di quanto avrebbe
potuto immaginare.
Contro
di sé trova infatti Karen Crowder, giovane legale
decisa a fare carriera all’interno dell’azienda contro la quale
Dens stava portando avanti la causa, la U-North. Karen ha infatti
scoperto dei documenti che incastrerebbero l’azienda, rea di aver
prodotto diserbanti contenenti sostanze nocive, e tenta di
distruggerli. Questi vengono però ritrovati da Arthur Dens, il
quale però viene eliminato prima che possa parlare. Michael non
crede però al suicidio dell’amico, decidendo di continuare a
cercare le prove che incastrino la U-North. Sfidare Karen, però, si
rivelerà un gioco molto più complesso del previsto.
Michael Clayton: il cast
del film
Originariamente il ruolo del
protagonista era stato offerto all’attore Denzel
Washington, il quale però rifiutò non convinto dal
lavorare con un regista esordiente. Al suo posto venne allora
chiamato George Clooney,
che inizialmente rifiutò a sua volta per lo stesso motivo salvo poi
ripensarci. Per prepararsi al film, Clooney decise inoltre di
approfondire in modo particolare la psicologia del personaggio,
traendo ispirazioe da alcune letture o film simili. Insieme al
regista, ha così costruito con grande cura la caratterizzazione di
Clayton, come anche ogni sua reazione a quanto gli accade. Per la
sua interpretazione, l’attore è stato poi nominato al premio Oscar.
Dopo aver visto il film, Washington si pentì di non aver accettato
la parte.
A recitare accanto a Clooney vi è
l’attrice Tilda Swinton,
qui nei panni della giovane legale Karen Crowder. Fino a quel
momento non particolarmente celebre, la Swinton ebbe proprio con
questo film una prima grande popolarità. Arrivò infatti a vincere
il premio Oscar come miglior attrice non protagonista per la sua
intensa performance. Ad interpretare l’avvocato Arthur Edens vi è
invece l’attore Tom Wilkinson, recentemente visto
in film come Morto tra una settimana (o ti
ridiamo i soldi) e Snowden. Anch’egli è
stato candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista. Nel
film recita poi il noto regista Sydeney Pollack
nei panni di Martin Bach, il capo dello studio legale dove lavora
Michael. L’attrice Katherine
Waterston, qui al suo film di debutto, è invece
presente nei panni di un’aspirante avvocato.
Michael Clayton: il
trailer e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Michael
Clayton è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV,Chili Cinema, Infinity,
Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 7 luglio alle ore
21:00 sul canale Iris.
Cinema e lettertura sono spesso
andati d’accordo e numerosi sono infatti i film dedicati a celebri
poeti o scrittori della storia. Tra i più noti si annoverano
Poeti dall’inferno, dedicato a Paul
Verlaine e Arthur Rimbaud, Bright Star, dedicato a
John Keats, o Wilde, dedicato a
Oscar Wilde. Anche in Italia, negli ultimi anni,
sono stati prodotti alcuni film con protagonisti importanti
personalità della letteratura italiana. Esempi celebri sono
Il giovane favoloso,
dedicato a Giacomo Leopardi, La stranezza, con
Luigi Pirandello tra i protagonisti,
e Il cattivo poeta (qui la recensione del film),
dedicato invece agli ultimi anni di vita di Gabriele
D’Annunzio.
Il film è l’opera d’esordio di
Gianluca Jodice, mentre a produrlo vi è la mano
ormai esperta di Matteo Rovere e la sua
Groenlandia. L’obiettivo non è era però dar vita
ad un semplice biopic quanto ad una rilettura di D’Annunzio e dei
suoi ultimi anni di vita, che Jodice ha riassunto come “un
Nosferatu dentro al suo mausoleo-castello”. Attraverso l’esilio
autoimposto di uno dei più importanti poeti italiani del
Novencento, emerge tutto il clima di un’epoca segnata dal fascismo,
dalle tensioni politiche e dall’approssimarsi della guerra. Quello
che Jodice porta avanti è dunque un vero e proprio ritratto
d’epoca, basato su fonti storiche attendibili.
A partire da lettere, diari e
testimonianze scritte di quelli che hanno vissuto gli eventi in
prima persona, si costruisce dunque un entusiasmante film che
propone uno sguardo nuovo su una personalità della nostra storia
che si dimostra essere continuamente ricca di sorprese. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e a molto altro ancora. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti
il film nel proprio catalogo.
La trama di Il cattivo poeta
Il cattivo poeta racconta
gli ultimi anni di vita di Gabriele D’Annunzio. È il 1937 quando
Giovanni Comini viene promosso federale, divenendo
il più giovane in Italia, all’età di 28 anni, a potersi fregiare
del titolo. Proprio per via di ciò la nomina ottiene una certa
risonanza e porterà Comini a dover gestire da subito una missione
delicata: controllare Gabriele D’Annunzio, sempre
più irrequieto e pericoloso agli occhi del Duce.
Quest’ultimo non può permettersi intoppi o complicazioni, dal
momento che il suo piano di espansione dell’Impero ha la precedenza
su tutto. Si tratterà di una vera sfida per il giovane, soprattutto
per via della incrollabile stima reverenziale che prova nei
confronti del “Vate”.
Il cast e le location di Il cattivo poeta
Ad interpretare Giovanni Comini vi è
l’attore Francesco Patané, interprete con una
grande carriera teatrale e da poco approdato al cinema, dove è
stato protagonista anche di Ti mangio il cuore. Per
prepararsi al ruolo l’attore ha raccontato di aver approfondito il
periodo storico in cui il film è ambientato e di aver cercato di
dimenticare tutto quello che sapeva di D’Annunzio, così da poter
entrare meglio nei panni di un giovane che “va ad incontrare un
personaggio famoso“, come raccontato dall’attore durante
la conferenza stampa. Ad
interpretare il poeta Gabriele D’Annunzio vi è invece Sergio
Castellitto, il quale per assumere il ruolo si è
rasato a zero i capelli.
Nel film recitano poi anche Tommaso Ragno
nei panni di Giancarlo Maroni, Clotilde Courau in
quelli di Amélie Mazoyer, Fausto Russo Alesi in
quelli di Achille Starace e Vincenzo Pirrotta, che
interpreta invece Benito Mussolini. La maggior parte delle riprese
del film si sono svolte proprio nel Vittoriale degli Italiani, sul
lago di Garda, dove la produzione ha potuto girare grazie al
permesso della fondazione che gestisce la casa-museo di D’Annunzio.
È questo un luogo a tutti gli effetti visitabile, dove si possono
ritrovare non solo gli oggetti posseduti dal poeta, i suoi abiti, i
suoi appunti ma anche l’intera costruzione nella sua
magnificenza.
La vera storia dietro Il
cattivo poeta
Quella narrata in Il cattivo
poeta è dunque una storia realmente avvenuta, che ha come
protagonista Giovanni Comini. Convinto sostenitore
del fascismo, Comini si formò al G.U.F.e fece una rapida carriera
nelle organizzazioni giovanili del Partito Nazionale Fascista
divenendo dapprima vice-podestà di Brescia nel 1929 e in seguito
segretario federale del PNF della città il 12 aprile 1935, alla
giovane età di ventotto anni. Durante il suo mandato da federale,
Comini venne incaricato dal segretario Achille
Starace di rimanere a stretto contatto e sorvegliare
attentamente il poeta Gabriele D’Annunzio, che suscitava le
preoccupazioni di Benito Mussolini.
A seguito della delusione di Fiume,
nel 1921, D’Annunzio si era pressocché ritirato in esilio nel suo
Vittoriale degli Italiani. Negli ultimi anni il poeta era sempre
più malmesso fisicamente. Divenuto fotofobico in seguito
all’incidente all’occhio del 1916, trascorreva la maggior parte del
suo tempo nella penombra, coprendo con tende (visibili tuttora al
Vittoriale) le finestre esposte alla luce solare diretta. Faceva
spesso uso di stimolanti (come la cocaina), medicinali vari e
antidolorifici, visibili tuttora negli armadietti del Vittoriale.
Egli non mancava però di far sapere la propria contrarietà circa le
azioni che il Partito Fascista aveva intrapreso alleandosi con
Hitler.
L’incarico del giovane Comini, ad
ogni modo, terminò con la morte del “Vate”, avvenuta il 1° marzo
1938 a causa di un’emorragia cerebrale. Secondo alcuni studiosi,
poeta potrebbe in realtà essere morto per overdose di farmaci,
accidentale o volontaria, dopo un periodo di depressione. Della
cosa Comini scrisse: «La morte di D’Annunzio mi toglie da una
grossa preoccupazione». Egli continuò puoi a portare avanti il
suo incarico di federale fino al 1940 quando, dopo aver informato
Mussolini sulla contrarietà all’entrata in guerra da parte della
popolazione di Brescia, fu sostituito in qualità di federale da
Antonio Valli.
Il trailer di Il cattivo
poeta e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Il
cattivo poeta grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 7 luglio alle ore 21:20
sul canale Rai 3.
Negli anni Settanta il cinema
mondiale venne conquistato dall’Oriente, con una lunghissima serie
di film di genere a tema arti marziali. Il più grande esponente di
tale filone fu il grande Bruce Lee, il
quale con una manciata di film contribuì a diffondere tali arti del
combattimento in tutto il mondo. Questi sono Il furore della
Cina colpisce ancora, L’urlo di Chen terrorizza anche
l’Occidente e I 3 dell’Operazione Drago. Di
particolare importanza e rilevanza fu però Dalla Cina
con furore (qui la recensione), opera del
1972 divenuta un vero e proprio cult, nonché il titolo che più di
tutti ha dato il via ad un seguito vivo ancora oggi.
Scritto e diretto da Lo
Wei, il film riscosse un enorme successo sin dalla sua
uscita ad Hong Kong. Il personaggio protagonista, Chen Jeh, divenne
da subito ed è ancora oggi identificato con il moderno eroe
cavalleresco, pronto a battersi contro le ingiustizie e gli
invasori. Sulle spalle di questo si costruì un film che è non solo
grande intrattenimento, ma anche promotore di un nuovo orgoglio
nazionale. Il pubblico cinese poté da subito identificarsi
nell’opposizione dei cinesi contro le oppressioni dei giapponesi,
ritrovando qui una catarsi dalle pene subite durante la guerra.
Arrivato anche in Occidente, il film
rese poi celebre tanto Lee quanto le arti marziali, dando vita ad
un enorme culto manifestatosi attraverso rifacimenti e sequel
apocrifi. Nessuno ha però il valore di Dalla Cina con
furore, che rimane ancora oggi un esemplare insuperato. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Dalla Cina con furore: la trama del film
Il film si svolge nella Shanghai del
1910, dove due scuole di arti marziali, una cinese e una
giapponese, danno continuamente vita ad una serie di brutali
scontri dettati dall’odio e dalla rivalità che li separa. In questo
contesto particolarmente teso, il giovane Chen Jeh
torna in città per poter convolare a nozze con la propria amata.
Talentuoso studente cinese di arti marziali affiliato della scuola
Jingwu, egli vede però spezzata la propria tranquillità nel momento
in cui apprende una terribile notizia: il suo maestro di kung fu
Huo Yuanjia è stato brutalmente ucciso, anche se
la sua morte appare quanto mai misteriosa.
Quando durante il funerale del
maestro un gruppo di arti marziali giapponesi si presenta per
recare fastidio, Chen comprende come ci siano loro dietro la morte
di Huo. Mettendo momentaneamente da parte il matrimonio, Chen
scatena tutta la sua ira, deciso ad infliggere una severa punizione
agli arroganti invasori. Intenzionato a scoprire di più sulla morte
dell’amato maestro e vendicarlo, egli intraprenderà dunque una vera
e propria guerra, durante il quale sfoggerà tutte le sue abilità.
Sostenuto dall’intero popolo cinese oppresso, Chen è pronto a
reclamare giustizia e nessuno sembra in grado di poterlo
fermare.
Dalla Cina con furore: il cast del film
Come anticipato, protagonista del
film nei panni di Chen Jeh è l’attore Bruce Lee.
La sua grandezza per questo film fu quella di fornire al
personaggio un forte spessore carismatico, evidenziando però come
Chen non sia un vero e proprio modello da seguire, mancando di
virtù come tolleranza e compassione. Con Chen, però, Lee ebbe modo
di diventare estremamente popolare, facendo diventare tali anche le
arti marziali. L’attore curò infatti tutte le coreografie dei
combattimenti presenti, eseguendo questi in prima persona, in
quanto esperto della materia. Per l’occasione, Lee riportò in scena
anche l’uso del nunchaku, strumento agricolo poi divenuta vera e
propria arma da combattimento.
Sul set però Lee ebbe anche diversi
scontri con il regista, per via dei metodi troppo sbrigativi di
quest’ultimo a detta del primo. In seguito, Lee e Wei non
collaborarono più in futuro. Tra gli altri interpreti del film si
ritrovano poi Nora Miao nei panni di Yuan Le-erh e
Riki Hashimoto in quelli di Hiroshi Suzuki.
Robert Baker è invece Petrov, crudele oppositore
russo. Nel film, inoltre, compare brevemente anche un giovane
Jackie Chan, nei panni di un allievo della scuola
cinese. Solo qualche anno dopo questo film, anche lui divenne
famoso come uno dei grandi interpretati del cinema di arti
marziali, contribuendo a rendere questo ulteriormente popolare nel
mondo ancora oggi.
Dalla Cina con furore: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Dalla Cina con
furore è infatti disponibile nei cataloghi di
Now, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7
luglio alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Il trailer ufficiale di The Nun 2 è finalmente
disponbile. Il film horror, che è il nona capitolo del The Conjuring Universe,
è il sequel di The Nun del 2018. Il primo film era
ambientato nel 1952 e seguiva padre Burke, la noviziata suor Irene
e la loro guida Frenchie mentre indagavano su un monastero rumeno
appartato infestato da una suora demoniaca. Questo
sequel sarà invece ora ambientato nel 1956, in Francia, dove Suor
Irene si troverà nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora
demoniaca.
Il trailer promette dunque un’altra
inquietante avventura dopo che la suora demoniaca, Valak, riappare
per tormentare i giovani studenti in un collegio francese. Suor
Irene è quindi costretta a tornare in azione per affrontare
l’entità dopo che questa è emersa dall’interno di Frenchie, dove si
era rifugiata alla fine del film precedente quando si pensava fosse
stata sconfitta. Con questo nuovo capitolo, inoltre, il racconto
dedicato a Valak dovrebbe ricollegarsi al film The Conjuring 2 – Il caso
Enfield, il primo film nella saga in cui la suora
demoniaca ha fatto la sua comparsa.
The Nun 2: il cast e il team creativo del film
Taissa Farmiga
(The Nun) torna nel ruolo di Suor Irene, affiancata da
Jonas Bloquet (Tirailleurs), Storm Reid
(The Last of Us, The Suicide Squad), Anna
Popplewell (la trilogia de Le cronache di
Narnia), Bonnie Aarons (The Nun) e
da un cast di star internazionali. Michael Chaves
(The Conjuring: Per ordine del
diavolo) dirige da una sceneggiatura di Ian
Goldberg & Richard Naing (Eli, The
Autopsy of Jane Doe) e Akela Cooper (M3gan,
Malignant). Da una storia di Akela Cooper, basata sui
personaggi creati da James Wan & Gary Dauberman.
Il film
è prodotto dalla Safran Company di Peter
Safran e dalla Atomic Monster di James Wan.
Produttori esecutivi di The Nun 2 sono Richard
Brener, Dave Neustadter, Victoria
Palmeri, Gary Dauberman, Michael
Clear, Judson Scott e Michael
Polaire. Nel team creativo che ha affiancato il regista
Michael Chaves troviamo il direttore della fotografia
Tristan Nyby (The Conjuring: Per ordine del
diavolo), lo scenografo Stéphane Cressend
(The French Dispatch), il montatore Gregory
Plotkin (Get Out) e il compositore Marco
Beltrami (Scream) autore della colonna
sonora.
The
Nun 2 sarà nelle sale italiane a partire da settembre
distribuito dalla Warner Bros.
Pictures.
Mentre continuano le riprese, ecco
arrivare nuove foto dal set di Deadpool 3, le quali
offrono un primo sguardo all’atteso debutto di Ryan Reynolds
nel Marvel Cinematic Universe. Come
noto, Reynolds si uniranno al MCU anche il Wolverine di Hugh Jackman e
diversi personaggi di ritorno dei due precedenti film di Deadpool – come
Dopinder, Vanessa, Colossus, Testata Mutante Negasonica e
altri ancora. Le nuove foto (che si possono vedere qui), sono
però particolarmente interessanti in quanto svelano un nuovo
costume per il protagonista.
Come mostrano le immagini, Reynolds
indossa un abito che condivide una netta somiglianza con il suo
costume dei due film di Deadpool prodotti da
Fox. Tuttavia, ci sono alcune piccole differenze: la tuta MCU di
Deadpool ha un’area nera sotto il collo e meno cinghie rispetto
alla tuta originale del personaggio. Detto questo, si tratta di
cambiamenti minori, confermando che il personaggio porterà con sé
il suo aspetto distintivo dall’universo Fox all’MCU. La differenza
che più ha turbato i fan, però, sono i colori apparentemente più
accesi di questo nuovo costume rispetto a quello dei precedenti
film.
C’è un motivo per cui Deadpool
entrerà nell’MCU con praticamente lo stesso costume che indossava
per i primi due film, mentre gli eroi dell’MCU di solito hanno
abiti diversi in ciascuna delle loro apparizioni. Il Deadpool di
Reynolds non ha infatti a che fare con quella tendenza MCU poiché
l’abito più famoso del personaggio è il costume rosso e nero, che
gli è già stato visto indossare nei precedenti due film. Per questo
motivo, il personaggio non ha bisogno di cambiare il suo design per
Deadpool 3, mantenendo il suo aspetto ormai
iconico.
Deadpool 3: quello che sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della
storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta
all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che
i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò
preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo,
consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e
potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.
In attesa di ulteriori conferme,
sappiamo che Shawn
Levy dirigerà Deadpool 3,
mentre Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi
sui fumetti creati da Rob Liefeld,
confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un
breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie
Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige,
aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con
rating R, proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il
primo film dello studio con tale classificazione
matura. Deadpool
3 uscirà l’8 novembre
2024.
Dopo l’annuncio degli interpreti di
Superman e Lois Lane in Superman: Legacy, c’è
sempre più fermento intorno al progetto che darà il via al DC
Universe supervisionato da Peter Safran e
James Gunn. Proprio quest’ultimo sarà anche
sceneggiatore e regista del film e benché egli tenga ancora
estremamente segreti i dettagli sulla trama del film, ha ora
affermato che il nuovo film dedicato al celebre supereroe non sarà
una origin story. Secondo Variety, però, il film sarà una
“storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo
apparentemente che una buona parte del film si concentrerà
sull’identità civile di Superman, ovvero Clark Kent.
Se ciò fosse confermato, dunque, non
si dovrebbe assistere alle origini del Superman interpretato
da David
Corenswet, bensì ai tentativi del supereroe di
adattarsi alla vita terrestre e trovare e portare avanti il proprio
lavoro come reporter per il Daily Planet. Inoltre, gli attuali
rapporti relativi al film affermano che la Lois Lane di Rachel
Brosnahan sarà co-protagonista di Superman:
Legacy, dando dunque ulteriore credito al fatto che il film
sarà fortemente caratterizzato dal Daily Planet e dai suoi
lavoratori.
“Penso che al cinema abbiamo visto
fin troppe volte le origini di Superman”, ha affermato Gunn in
precedenza, rivelando anche che, come suggerisce il titolo, il film
sarà incentrato sull’eredità di Superman, esplorando dunque come
“sia i suoi aristocratici genitori kryptoniani che i suoi
genitori contadini del Kansas lo formano su chi è e le scelte da
fare“. “Si concentra su Superman che bilancia la sua
eredità kryptoniana con la sua educazione umana“, ha poi
aggiunto Safran. Alla luce di ciò, non resta dunque che attendere
ulteriori notizie riguardo l’effettiva trama del film.
Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul
film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James
Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark
Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane
reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois
Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha
detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è
il primo metaumano del DCU). Il casting,
come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
Superman:
Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025
Secondo quanto riferito, Gunn ha
consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello
sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la
produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman:
Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per
l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della
tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori
di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto
il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista
DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”.
Apple TV+
ha annunciato che “Strange Planet – Uno strano
mondo“, la nuova serie animata per adulti composta da 10
episodi, farà il suo debutto il 9 agosto con nuovi episodi
settimanali ogni mercoledì, fino al 27 settembre. Basata
sull’omonima graphic novel bestseller del New York Times, divenuta
un fenomeno sui social media, “Strange Planet – Uno strano mondo”
offre uno sguardo esilarante e perspicace su uno scenario lontano
non dissimile dal nostro. In un mondo stravagante di rosa e viola,
gli esseri blu esplorano l’assurdità delle tradizioni umane
quotidiane.
A dare voce a questo mondo di strani
esseri sono il candidato al Gotham Award Tunde Adebimpe (“Rachel
sta per sposarsi”), la candidata all’Emmy Demi Adejuyigbe (“The
Amber Ruffin Show”), Lori Tan Chinn (“Awkwafina è Nora del
Queens”), il candidato al Critics Choice Award Danny Pudi
(“Community”) e la candidata all’Emmy Award Hannah Einbinder
(“Hacks”).
“Strange Planet – Uno strano
mondo” è co-creata e prodotta esecutivamente dal vincitore
dell’Emmy Dan Harmon (“Rick and Morty”, “Community”) e dall’autore
di bestseller del New York Times Nathan W. Pyle. Il vincitore del
premio Oscar® Alex Bulkley (“Pinocchio di Guillermo del Toro”), il
vincitore del premio Emmy Corey Campodonico per ShadowMachine
(“BoJack Horseman”, “Tuca & Bertie”), Lauren Pomerantz (“Saturday
Night Live”, “The Ellen DeGeneres Show”), la vincitrice del premio
Emmy Amalia Levari (“Over the Garden Wall”, “Harvey Beaks”), Steve
Levy (“Rick and Morty”, “Community”) e Taylor Alexy Pyle fungono da
produttori esecutivi. “Strange Planet – Uno strano mondo” è
prodotto da Apple Studios e ShadowMachine.
In attesa di poter vedere il nuovo
film di Martin
Scorsese, Killers
of the Flower
Moon(leggi qui la nostra recensione)
al cinema il 19 ottobre, la protagonista femminile Lily
Gladstone torna a parlarne in un intervista per Empire, affermando che il film
non è un western tradizionale, come molti potrebbero presumere. Il
genere western possiede infatti caretteristiche ben definite,
mentre il film di Scorsese è da lei definito come “una grande
tragedia americana“, per il quale si è dato vita ad una
stretta collaborazione con veri nativi americani per raccontare una
storia libera da cliché.
“Molte persone vogliono davvero
identificare questo film come ‘un western di Martin Scorsese’.Il modo in cui i nativi sono stati rappresentati a lungo nel
Western ci ha disumanizzati al punto da farci percepire come parte
del paesaggio, invece che esseri umani che raccontano una
storia”. Il film, basato sull’omonimo libro di David
Grann, ruota attorno a una serie di delitti verificatisi
tra i membri della tribù Osage negli anni ’20, i quali casualmente
accadono quando il petrolio viene scoperto nel loro territorio.
Originariamente, Killers
of the Flower Moon doveva essere molto più
concentrato sulle indagini dell’FBI riguardo gli omicidi. La
storia, come Scorsese ha rivelato in precedenza, è stata raccontata
attraverso la prospettiva dell’agente Tom White e dei suoi colleghi
dell’FBI mentre tentavano di risolvere i macabri crimini in corso.
Inizialmente Leonardo
DiCaprio avrebbe dovuto interpretare White, ma ciò è
cambiato dopo che Scorsese ha iniziato a incontrarsi con i membri
della Osage Nation.
Dopo conversazioni illuminanti
avute con loro, è diventato chiaro che la storia di Killers of
the Flower Moon doveva concentrarsi maggiormente sulla punto
di vista dei nativi americani. Successivamente la Mollie Burkhart
interpretata dalla Gladstone è stata posta al centro della storia e
DiCaprio è stato invece scelto per il ruolo del suo intrigante
marito Ernest, con Jesse Plemons chiamato ad
interpretare il ruolo di White. Spostando il punto di vista,
Scorsese ha dunque allontanato il suo nuovo film dall’essere un
classico western per farlo diventare invece un’opera molto più
complessa.
Nel cuore di Sidney, il
quartiere di Kings Cross accende con sfavillanti
luci le notti della città, per accogliere tutti coloro che cercano
ogni tipo di divertimento e vizio. È proprio qui che è ambientata
la nuova serie Sky Original
ispirata all’omonimo bestseller autobiografico di John Ibrahim,
L’ultimo Boss di Kings Cross, di cui oggi viene
rilasciato il trailer ufficiale.
La serie, in arrivo il 26
luglio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, racconta
l’ascesa in società di due fratelli, arrivati dal Libano con il
grande sogno di trovare fortuna, che si sono faticosamente fatti
strada nell’ambiente criminale della città fino ad arrivare al
successo.
Lincoln
Younes (Grand Hotel) veste i panni di
John Ibrahim, immigrato libanese a Sidney che sogna di fare
fortuna: alla fine degli anni ‘80, lui e suo fratello Sam –
Claude Jabbour(Stateless) –
rimangono estasiati dalle luci di Kings Cross, un luogo noto per
“ospitare” ogni forma di criminalità. John apre un nightclub e
inizia ad avere successo nel suo campo, fino a diventare il più
famigerato magnate dei locali notturni della zona. Fino a quando
un’ondata di cocaina travolge Sidney come un’epidemia, l’ecosistema
criminale di Kings Cross vacilla ed è ora di combattere per
stabilire chi comanda. I fratelli Ibrahim si troveranno a
fronteggiare il re in carica, Ezra Shipman
(Tim
Roth – Pulp Fiction, Le Iene), astuto
e molto conosciuto boss del crimine. Ora che è diventato anziano,
l’uomo più potente e temuto di Sydney si rende conto che non c’è
nessuno capace di portare avanti l’eredità che ha costruito per
decenni. Finché non entra in scena John Ibrahim…
Nel cast anche
Callan Mulvey (The Luminaries) e
Matt Nable (Hyde & Seek). Una
produzione Sky Studios e Cineflix.
E’ un piccolo villaggio
della Transilvania quello scelto da Cristian
Mungiu come teatro del suo nuovo Animali Selvatici (in originale R.M.N.,
proprio come la Risonanza Magnetica che normalmente indica la
sigla), un film presentato al Festival di
Cannes, dove il regista rumeno ha già vinto diversi premi,
compresa la Palma d’Oro per il 4 mesi, 3 settimane, 2
giorni del 2007. Un luogo apparentemente idilliaco, dove
piano emergono dinamiche alle quali siamo tristemente abituati nel
nostro quotidiano, fatte di intolleranza e pregiudizio, a conferma
dell’attenzione del cineasta a temi sociali importanti e della sua
capacità di intrecciare situazioni universali con conflitti umani e
crisi familiari.
Una storia, ispirata da
accadimenti reali, che Bim Distribuzione porta nei nostri
cinema a partire dal 6 luglio e della quale lo stesso
regista ha approfondito origine e temi, spiegando al pubblico
italiano il suo pensiero e il suo modo di fare cinema, sempre
fortemente legato alla realtà, ma che non disdegna distaccarsene
per metterne in evidenza le fragilità, i paradossi o le zone
d’ombra.
Che non mancano nella
storia di Matthias, impiegato in Germania che per Natale torna al
suo villaggio in Transilvania per stare più tempo con il figlio
piccolo e il padre malato. Ma il rapporto con la sua compagna è
ormai compromesso, anche per la relazione adulterina con la
ex-amante Csilla,
ormai diventata responsabile del locale panificio, al centro di una
accesa contestazione da parte di molti abitanti del luogo per aver
assunto alcuni lavoratori cingalesi.
Una storia nella quale
convivono molti elementi, una storia vera?
La storia nasce da un
fatto realmente accaduto in un piccola cittadina della
Transilvania, abitata soprattutto da ungheresi, giusto prima che
esplodesse la pandemia nel 2020. Tutto si è svolto più o meno come
nel film: c’è stata una partecipata riunione nel municipio,
qualcuno l’ha registrata, è finita su internet e ha provocato un
grande scandalo, inizialmente in Romania e poi nel resto del mondo.
Il punto di partenza per me è stato il fatto che normalmente mi
sarei aspettato che una comunità abitata da una minoranza di un
alto paese mostrassero maggiore empatia verso chi fa parte di
minoranze ancora più piccole, soprattutto in un paese come il
nostro dove la tendenza è quella di lasciare il Paese e andare a
Ovest in cerca di una vita migliore. Ma qui accade l’esatto
contrario.
Un fatto che in
Romania ha sollevato molte discussioni
Inizialmente si è cercato
di non dare grande importanza all’accadimento, ma la stampa l’ha
resa una notizia tale che il governo ha dovuto rispondere,
insistendo che a questi lavoratori dovesse essere consentito di
continuare a lavorare, come è avvenuto. Il problema che si è
cercato di evitare era quello di una discriminazione nei confronti
della popolazione Rom locale.
Un altro tema che
emerge dal film
Dopo aver scritto la
sceneggiatura ho voluto andare in loco per sincerarmi della
situazione di persona e documentarmi, e ho potuto parlare sia con
la proprietaria della fabbrica sia con i lavoratori stranieri. La
comunità non era aperta al cambiamento, ma non lo percepivano come
una discriminazione contro qualcuno, solo volevano conservare il
proprio stile di vita, le proprie tradizioni. Qualcosa che succede
in tutti quei piccoli centri da dove non è facile capire cosa sia
davvero l’Unione Europea e adattarsi.
C’è la società al
centro, ma soprattutto le persone
Quando faccio un film non
mi piace raccontare quello che è effettivamente successo, non lo
trovo interessante. Cerco di parlare di situazioni a livello
globale, per parlare di noi come persone, come esseri umani, come
siamo e perché agiamo come agiamo. L’affrontare e discutere le
grandi differenze tra ciò che diciamo e quello che effettivamente
pensiamo. Per me questo film parla di ipocrisia, di verità, delle
grandi differenze tra l’essere politicamente corretto insegna a
dire pubblicamente e quello che davvero pensiamo. Parla di
populismo e della fine della democrazia come la conosciamo, che può
essere davvero meravigliosa, ma se non si investe nell’educazione
delle persone alla democrazia, e si chiede loro ugualmente una
opinione, si ottengono risultati come quelli che vediamo oggi, un
mondo fatto di populismo e ipocrisia.
Cosa le interessava
rappresentare sul piano allegorico?
Ho cercato di costruire
l’ambientazione come fosse una sorta di villaggio fantasma, perché
era importante che rappresentasse ed esprimesse quello che è il
nostro subconscio. E’ circondato da una foresta buia, scura, perché
al di là di un primo livello nel nostro cervello c’è anche un lato
belluino. Qualcosa che tende a lottare per sopravvivere, soffocando
la nostra empatia. Qualcosa di cui dobbiamo prendere coscienza e
consapevolezza perché tendiamo a pensare che il male al di fuori di
noi, ma spesso non è così. Dobbiamo prendere coscienza di questo
lato animale e tentare di addomesticarlo.
Siamo noi, dunque, gli
animali selvatici del titolo italiano?
Non è facile accettare
questo lato animale, e quanto questo sia più presente di quel che
ci piaccia. Ci piace vederci come creature superiori, ma appena
inizia una guerra anche le persone migliori si trasformano in
assassini, stupratori e torturatori nei confronti del vicino, di
persone che parlano la tua lingua o hanno la tua religione. Ho
pensato alla natura umana, e a cosa ci sia sotto la superficie. A
questa aggressività. Il titolo originale è R.M.N. (sigla della
Risonanza Magnetica, ndr) perché nel film c’è questa analisi, di
quello che non funzione all’interno del cervello. E poi mi piaceva
l’idea di mostrare le radiografie del cranio, anche perché in
genere quello che continua a crescere è il lobo frontale, dove
risiede l’empatia. Se consentissimo a questa parte di svilupparsi
ancora, potremmo ottenere davvero risultati positivi.
Prime Video ha
svelato il trailer ufficiale della serie Original
Ascolta i fiori dimenticati (The Lost
Flowers of Alice Heart), che sarà disponibile dal 4 agosto in
esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo. Diretto da Glendyn Ivin (Penguin Bloom,
Safe Harbour), e dai produttori di Big Little
Lies, Nine Perfect Strangers e Anatomy of a
Scandal, il trailer svela i complessi misteri e i segreti che
circondano Alice Hart e il passato della sua famiglia.
Ascolta i fiori dimenticati, la
trama
Basata sul best-seller d’esordio di
Holly Ringland The Lost Flowers of Alice Hart, la serie in
sette episodi racconta la coinvolgente ed emozionante storia di
Alice Hart. Quando Alice, all’età di 9 anni, perde tragicamente i
genitori in un misterioso incendio, viene portata a vivere con la
nonna June alla Thornfield flower farm, dove scopre che numerosi
segreti si nascondono nel suo passato e in quello della sua
famiglia. Ambientato in Australia, con il suo paesaggio mozzafiato,
e fiori e piante selvatiche autoctone che danno modo di esprimere
l’inesprimibile, questo avvincente drama familiare attraversa i
decenni. Mentre cresce dal suo complicato passato, il viaggio di
Alice raggiunge il climax emotivo quando si ritrova a combattere
per la sua vita contro l’uomo che ama.
Sigourney Weaver interpreta June Hart,
Asher Keddie è Sally Morgan, Leah
Purcell è Twig North, Frankie Adams è
Candy Blue e Alycia Debnam-Carey è Alice Hart.
A pochi giorni dall’uscita in sala
negli Stati Uniti di Barbie
e Oppenheimer
(in Italia il film di Christopher
Nolan uscirà invece il 23 agosto), Tom Cruise, dal
12 luglio al cinema con Mission: Impossible – Dead
Reckoning Parte Uno, ha recentemente rivelato
l’ordine in cui vedrà i due attesi blockbuster. In un’intervista al
Sydney Morning Herald, l’attore
ha dichiarato “voglio vedere sia Barbie che Oppenheimer“,
aggiungendo poi che “li vedrò nel fine settimana di apertura.
Venerdì vedrò Oppenheimer e poi Barbie sabato.“
I commenti di Cruise arrivano dopo
che l’icona di Hollywood ha incoraggiato gli spettatori a vedere
Barbie e Oppenheimer uno dopo l’altro, una doppia
combinazione che da allora è stata soprannominata
“Barbenheimer“. Il sostegno di Cruise a entrambi i film,
oltre a dare potenzialmente una spinta positiva alle vendite dei
biglietti, sembra mettere a tacere le voci secondo cui l’attore era
“piuttosto innervosito” dal fatto che Oppenheimer avrebbe
sottratto diversi schermi IMAX al suo film, negli Stati
Uniti.
Le parole di Cruise portano inoltre
avanti il suo desiderio di sostenere pubblicamente film di alto
profilo, promuovendo così l’importanza di vedere tali opere in
sala. Prima
di Barbie e Oppenheimer, Cruse ha
fatto lo stesso per The Flash e Indiana Jones e il Quadrante del
Destino. Cruise ha infatti dichiarato che il suo sostegno
ai cinema e a coloro che amano l’esperienza cinematografica non
vacillerà mai. “È la mia passione intrattenervi“, ha detto
Cruise. “Lotterò sempre per le grandi sale e quel tipo
di esperienza per tutti“.
Mission: Impossible – Dead
Reckoning Parte Uno, tutto quello che c’è da sapere sul film
con Tom Cruise
In Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte
UnoEthan Hunt (Tom
Cruise) e la sua squadra dell’IMF si trovano di fronte
alla sfida più pericolosa che abbiano mai affrontato: trovare e
disinnescare una nuova terrificante arma che minaccia l’ intera
umanità. Con il destino del mondo e il controllo del futuro appesi
a un filo, la squadra inizierà una frenetica missione in tutto il
mondo, per impedire che l’arma cada nelle mani sbagliate. Messo di
fronte a un nemico misterioso e onnipotente, tormentato da forze
oscure del passato, Ethan sarà costretto a decidere se sacrificare
tutto per questa missione, comprese le vite di coloro che gli
stanno più a cuore.
Rodeo, primo film
di Lola Quivoron, arriva finalmente in sala.
Presentata in anteprima al Festival di Cannes 2022, nella sezione
Un Certain Regard, la pellicola ha conquistato il Coup de Coeur ed
è stata selezionata per il Queer Palm. In Concorso anche al 40°
Torino Film Festival, ha ricevuto il Premio speciale della giuria
nonché il riconoscimento per la Migliore attrice, assegnato a
Julie Ledrou.
Rodeo: la trama
Julia (Julie Ledru)
è una giovane disadattata, appassionata di motociclismo e sempre in
mezzo ai guai. Dopo aver subito il furto della sua motocicletta –
sequenza d’apertura del film – la ragazza organizza una piccola
truffa e, rubata a sua volta una moto trovata in vendita online,
torna subito in sella. Quello stesso giorno Julia si imbatte in un
gruppo di bikers, rimane affascinata dal loro stile di vita
selvaggio e decide di unirsi a loro.
Venuta a contatto con la banda, che
gestisce un garage per conto del criminale Domino, bloccato in
prigione, la giovane impara presto a conoscerne i componenti, dal
gentile Kais (Yanis Lafki) a Ben (Louis
Sotton) e Manel (Junior Correia),
decisamente più diffidenti e ostili. Fa inoltre amicizia con
Ophelie (Antonia Buresi), moglie di Domino, e suo
figlio, ai quali il marito e padre ha vietato di lasciare la città
in attesa del proprio rilascio.
Con il passare del tempo Julia
inizia a integrarsi nel gruppo, a farsi conoscere, e mette a
disposizione della banda le proprie abilità di truffatrice e ladra;
fino a che, nonostante alcune difficoltà, il rispetto guadagnato la
spinge ad avanzare l’idea di un colpo particolarmente remunerativo:
rapinare un furgone in corsa.
Il reale obiettivo della ragazza, affezionatasi alla condizione di
Ophelie, è però un altro. Una strada senza ritorno da affrontare
con coraggio, istinto e caparbietà; avvolta nel buio della
notte.
Un dramma sulla strada
“Cos’è quella sensazione che si
prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede
recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi?”
scriveva Kerouac. “È il mondo troppo grande che ci
sovrasta, è l’addio. Ma intanto, ci si proietta in avanti verso una
nuova, folle avventura sotto il cielo.”
Rodeo è senza alcun
dubbio un dramma on the road. Distante, certo, dalle suggestioni
beat-generazionali evocate dall’autore statunitense sul finire
degli anni ’50 o dalle traiettorie “di genere” comunemente
tracciate su carta e su schermo pre e – soprattutto – post
Kerouac. Capace, tuttavia, di infiammarsi del
medesimo spirito di ribellione per trapiantarlo altrove,
circoscrivendone i confini. Quella raccontata da
Quivoron è una folle avventura sotto il cielo; un
“viaggio” che è forse allegoria, pregno però della fisicità
dell’asfalto, dell’olio motore e delle ferite. La storia di un
mondo troppo grande, che sovrasta Julia e quanti insieme a lei si
sforzano di abitarlo.
Tensioni differenti convivono in
Rodeo: dal grido di libertà femminile e femminista
alla Ridley Scott – Julia è sola in un contesto
dominato dagli uomini – alla passione viscerale intesa come
appiglio e via d’uscita dal degrado esistenziale (il motociclismo
tematicamente simile alla danza di Billy Elliot o al pugilato di Million dollar baby). Senza voler trascurare
la dimensione politica di un film che è anche spaccato sociale,
specchio di un fango umano lasciato al decadimento.
Profumo di degrado
In quest’ottica forse, considerati i
duri sconvolgimenti che in queste ore coinvolgono le banlieue
francesi, l’esordio cinematografico della regista parigina può
colpire nella sua capacità di ritrarre, almeno in parte, quel senso
di frustrazione sempre attuale; quel senso di bisogno e abbandono
provato dagli ultimi, da chi non ha sbocchi o prospettive.
Siamo lontani, è vero, dalla potenza
espressiva di La Haine di Mathieu
Kassovitz; da quel crudo e impietoso bianco e nero di metà
anni ’90. Siamo però, a onor del vero, su pianeti narrativi
profondamente distinti. Marcatamente geolocalizzato il primo,
universalmente significante il secondo. E qui, con ogni
probabilità, risiede il limite principale di Rodeo; un film
istintivo e di grande impatto che, (volutamente) concentrato sulla
sua protagonista, ne tratteggia il contesto di vita senza grande
specificità. Adagiandosi, a tratti, su uno schema drammatico
tipicamente “europeo” e di facile lettura che, sebbene animato da
una buonissima regia – non solo acrobaticamente parlando – e da uno
studio del testo-immagine non scontato (gli incubi di Julia),
finisce per risolversi in un finale da “compromesso”, per quanto
assolutamente funzionale.
Mentre si sono da poco concluse le
riprese del rifacimento di Nosferatuper
mano di Robert Eggers, il regista ha ora raccontato qualcosa
di più sul proprio approccio a tale film, che desiderava realizzare
da molto tempo. In un’intervista con la rivista Empire, Eggers, con la sua
rinomata propensione per le riprese in esterni, ha in particolare
spiegato come girare The
Northman lo abbia preparato per le
“difficili” riprese di Nosferatu. “Sto cercando
di andare oltre le mie capacità“, ha detto Eggers. “Come
sempre, sono state riprese difficili“, ha poi continuato il
regista.
“Una sera stavamo girando una
scena su una nave con molta pioggia e onde e il deflettore della
pioggia, che cerca di far fuoriuscire la pioggia dall’obiettivo, si
stava rompendo e dunque l’obiettivo si stava appannando“. Come
noto, Eggers si è in questi anni distinto per la sua preferenza nel
girare in esterni e in condizioni estreme, pur di ottenere riprese
perfette per i suoi film. “Sono così felice di aver realizzato
The Northman prima e di aver imparato quello che ho imparato.
Quando penso al piano di produzione di Nosferatu, mi stupisco di
come siamo riusciti ad arrivare in fondo”.
Robert Eggers è
noto per il suo lavoro su film horror storici come The
Witch e The
Lighthouse. Il suo terzo film, The
Northman, è invece un thriller d’azione che a sua
volta presenta gli interessi del regista legati al folklore, alla
mitologia e all’autenticità storica. Eggers ha fatto costruire
interi villaggi per girare il film, la maggior parte dei quali è
stata girata nell’Irlanda del Nord, con alcune parti completate
nella Repubblica d’Irlanda e in Islanda. La vastità di questo
ultimo progetto, interpretato da Alexander
Skarsgård, ha dunque aiutato a preparare il regista per
quella che si è rivelata essere un’altra produzione su larga
scala.
Nosferatu, quello che sappiamo sul film
“Nosferatu di Robert
Eggers è una storia gotica di ossessione tra una giovane donna
perseguitata nella Germania del 19° secolo e l’antico vampiro della
Transilvania che la perseguita, portando con sé un orrore
indicibile“, recita la sinossi ufficiale del film in uscita.
La pellicola, prodotta della Focus Features e
scritta e diretta da Robert Eggers, sarà dunque un
vero e proprio remake del capolavoro del 1922 di F. W.
Murnau. Quel film non è solo considerato una delle opere
d’arte più influenti nel mondo del cinema e del genere horror, ma
ha anche introdotto alcuni stilemi sui vampiri che sono ancora oggi
in uso.
Il film di Eggers è ora atteso in
sala nel 2024, ma al momento non c’è una data
precisa. Nel cast del film Nosferatutroviamo
Bill Skarsgård (Barbarian), interprete
del vampiro protagonista, Nicholas Hoult (The Menu), Lily-Rose Depp (Wolf), Aaron Taylor-Johnson (Bullet Train, Kick-Ass,
Godzilla), Emma Corrin ( Lady Chatterley’s
Lover), Willem Dafoe (Inside), Simon McBurney
(Carnival Row) e Ralph Ineson (Il
cavaliere verde).
Mancano pochi giorni all’arrivo
di Barbie in sala e i
fan non vedono l’ora di vedere Margot Robbie
interpretare tale ruolo accanto al Ken di Ryan Gosling.
Si è inoltre molto curiosi di scoprire che tipo di storia Greta Gerwig abbia
ideato per la bambola più famosa della storia. I motivi per
vedere Barbie non fanno che aumentare e tra
questi vi è anche la promessa di una colonna sonora piuttosto
impressionante. In precedenza, infatti, è stato rivelato che il
film includerà brani di alcuni grandi artisti, ai quali si è ora
aggiunto un altro nome importante nome. Billie
Eilish ha infatti annunciato di aver scritto e
interpretato una nuova canzone per il film di Barbie.
L’artista, già vincitrice di Grammy
e dell’Oscar alla miglior canzone per No Time ToDie, ha rivelato la cosa tramite il proprio profilo Instagram. “What Was I Made
For? uscirà il 13 luglio. Abbiamo realizzato questa canzone
per Barbie e per me significa il mondo. Questo film cambierà le
vostre e vite e spero che anche la canzone faccia
altrettanto“, ha scritto l’artista nel post di Instagram. La
Eilish si va dunque ad aggiungere agli artisti precedentemente
annunciati come parte della colonna sonora di Barbie,
ovvero Ava Max, Charli XCX,
Dominic Fike, Dua Lipa,
FIFTY FIFTY, Gayle,
HAIM, Ice Spice,
Kali, KAROL G,
Khalid, Lizzo, Nicki
Minaj, PinkPantheress, Tame
Impala e The Kid LAROI.
Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film
Dalla sceneggiatrice/regista
candidata all’Oscar Greta
Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva
Barbie
con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie
(Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e
Ryan Gosling (La La
Land, Drive) nei panni di Barbie
e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera
(End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon
Trainer), Kate McKinnon
(Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday),
Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World,
Juno), Ariana Greenblatt (Avengers:
Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa
Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre,
Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni,
Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell
(Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva
contare fino a uno).
Fanno parte del cast del film anche
Ana Cruz Kayne (Piccole donne),
Emma Mackey (Emily,
Sex Education), Hari Nef (Assassination
Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men),
Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky
Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la
leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa
(Sex Education), Scott Evans (la serie TV
Grace e Frankie), Jamie Demetriou
(Crudelia), Connor Swindells (Sex
Education, Emma.), Sharon Rooney
(Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan
(Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya
(The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren
(The Queen – La Regina). Il film sarà al cinema dal
20 luglio.
Continuano le riprese
di Beetlejuice
2, sequel dell’iconico film del 1988 di Tim Burton.
Tale seguito vedrà Winona Ryder
tornare nei panni di Lydia Deetz al fianco di Michael Keaton,
interprete del bio-esorcista che dà il titolo al film, mentre
Catherine O’Hara tornerà nei panni della madre di
Lydia. Si darà invece il benvenuto nel franchise a Jenna Ortega,
Justin Theroux,
Monica Bellucci
e Willem Dafoe. I
dettagli della storia sono attualmente tenuti nascosti, anche se la
famiglia Deetz sembra essere in procinto di crescere.
Mentre continua la produzione del
tanto atteso sequel, da People sono infatti emerse nuove foto dal
set di Beetlejuice 2, che
sembrano anticipare un matrimonio per il personaggio della Ortega,
figlia di Lydia. Le immagini, che possono essere visualizzate al
link qui riportato, vedono
infatti la Ryder che si prepara per una scena in cui partecipa al
matrimonio di sua figlia, il personaggio attualmente senza nome
della Ortega. L’abito bianco e rosa brillante indossato sembra
inoltre preannunciare un personaggio possibilmente opposto a quello
della Ryder, decisamente più cupo e gotico.
Oltre a rivelare un primo sguardo
alla Ortega, le nuove foto dal set di Beetlejuice 2lasciano però emergere
alcune teorie riguardo a tale matrimonio. Come noto, nel film del
1988 Beetlejuice tentava di sposare con la forza Lydia. La stessa
cosa potrebbe star accadendo anche a sua figlia. Lo sguardo
luminoso sul volto dell’attrice e il suo abito bianco sembrano però
suggerire una certa sincerità nel matrimonio, che potrebbe
dunque non essere il frutto di una costrizione. Se il personaggio
della Ortega fosse solare come queste foto lasciano intendere,
sarebbe un forte cambiamento rispetto alla precedente
collaborazione dell’attrice con Burton, avvenuta per la serie
Mercoledì.
Beetlejuice 2, un sequel a lungo atteso
L’originale Beetlejuice,
si concentrava sul personaggio fantasma del titolo che viene
assunto da altri due fantasmi scontenti della famiglia che ha
occupato la casa in cui abitano, è stato come noto un grande
successo, generando anche uno spettacolo teatrale e una serie
animata, ma i fan aspettano da decenni che venga realizzato un
sequel canonico. Inizialmente si pensò di sviluppare un sequel che
avrebbe dovuto essere intitolato Beetlejuice Goes
Hawaiian. Il progettò passò però in secondo piano quando
Burton si interessò ad altre sceneggiature. Messo da parte,
soltanto nel 2011 si è tornato a parlare di un sequel
di Beetlejuice.
Della riscrittura della
sceneggiatura si è poi occupato Seth
Grahame-Smith, già sceneggiatore per Burton
di Dark Shadows. Benché
Keaton e la Ryder si fossero detti disposti a riprendere i loro
ruoli, Burton si è dichiarato in più occasione non convinto del
progetto e ciò ha portato a continui ritardi. Tuttavia, nel 2022
Burton ha offerto positivi aggiornamenti sul sequel, lasciando
intendere che il tempo per Beetlejuice 2 si stava avvicinando,
dicendo: “Sto lavorando su idee e cose, ma è tutto molto
presto. Vedremo come va. Com’è per una risposta senza
risposta“. Nell’aprile 2023, infine, il film è stato
annunciato ufficialmente ed ha ora una data di uscita fissata al
6 settembre 2024.
Con una storia sul suo account Instagram, Xavier Dolan interviene a rettificare quanto
riportato dai giornali soltanto poche ore fa. La rivista spagnola
El
Pais aveva riportato una dura intervista del regista e
attore in cui annunciava il suo ritiro, usando espressioni molto
dure in direzione dell’arte, del cinema e dello spettacolo.
“Non capisco quale sia il senso
di mettersi a raccontare storie mentre tutto il resto attorno a noi
cade a pezzi. L’arte è inutile e dedicarsi al cinema una perdita di
tempo”. Riportava
il pezzo, parole molto dure che, per quanto definitive,
potevano essere allineate con una carriera che dopo i 30 anni
faticava a trovare la strada del successo che aveva invece
caratterizzato il decennio precedente.
Adesso, su Instagram, Xavier Dolan affida a
una storia poche parole su sfondo nero: “Ovviamente l’arte ha
importanza, ovviamente il cinema non è una perdita di tempo. A
volte le parole sono prese fuori dal contesto e le cose si perdono
nella traduzione. Mi spiegherò presto. E poi, sto bene!”
Con La mia vita con John F. Donovan aveva
realizzato una specie di film conclusivo, in cui raccontava i
demoni della fama e la mancanza di ispirazione, salvo poi tornare
in un terreno conosciuto e amico con Matthias &
Maximeche a oggi è il suo ultimo film per il cinema. Ha
poi recitato in Illusioni Perdute e in IT – Capitolo due.
Nonostante la brusca interruzione
dei loro rapporti, Johnny Depp
sarebbe disposto a lavorare di nuovo con la Disney. “Tutto è
possibile“, ha detto a People un insider vicino a Depp
a proposito di una riunione con la Disney. “Se è il progetto
sarà quello giusto, lo farà”. L’indiscrezione arriva appena un
mese dopo che il presidente della Disney Studio Motion Picture
Production, Sean Bailey, ha comunicato che lo
studio sarebbe pronto a realizzare un nuovo film del franchise
Pirati dei Caraibi,
dove come noto Depp ha interpretato l’ormai iconico capitan
Jack Sparrow.
“Pensiamo di avere una storia
davvero bella ed emozionante che onora i film che sono venuti prima
e ha anche qualcosa di nuovo“, aveva dichiarato Bailey al NYT.
Ovviamente, il dirigente della Disney è stato attento sul fornire
indicazioni riguardo un coinvolgimento o meno di Johnny Depp, affermando solo che
erano “non ci sono impegni a riguardo al momento”. Anche
il produttore della saga, Jerry Bruckheimer, non
si è sbilanciato, dichiarando: “dovreste chiedere alla Disney.
Non posso rispondere a questa domanda. Davvero, non lo
so”.
Bruckheimer ha però anche aggiunto,
riguardo ad un possibile ritorno di Depp, che “mi piacerebbe
averlo nel film. È un amico, un attore eccezionale, ed è un peccato
che le vite personali si insinuino in tutto ciò che facciamo“.
Come noto, la Disney si è separata da Jonny Depp alla fine degli
anni 2010, dopo che l’attore è stato coinvolto nel controverso
divorzio pubblico dalla sua ex
moglie Amber Heard, che accusava l’attore di
averla picchiata. Nel 2022 si è poi svolto il processo tra Depp e
la Heard, con la sentenza andata in gran parte in favore di
Depp.
Ora libero da quella vicenda, per
Depp potrebbe avere inizio una nuova fase della sua
carriera. Sembra dunque che ci siano conversazioni in corso tra
lui e la Disney, ma che si stia cercando di tenere queste il più
private possibile. Sarà dunque interessante vedere se tali
conversazioni tra le due parti porteranno presto a un annuncio
formale di riappacificazione, magari con l’annuncio ufficiale di un
Pirati dei Caraibi 6 con Depp come protagonista,
nonostante in passato abbia detto di non volerne più sapere di quella
saga.