Come noto, Deadpool 3 porterà il suo
irriverente protagonista a far parte del Marvel Cinematic Universe. In molti
però si chiedono in che modo verrà introdotto Deadpool nell’MCU,
dato che il film sarà anche il primo realizzato dallo studio di
produzione con il divieto ai minori. Mentre sono attualmente in
corso le riprese, una delle star del film ha spiegato come il film
sarà diverso sotto la supervisione dei Marvel Studios. In una
recente intervista con Comic Book, Karan Soni,
interprete di Dopinder sin dal primo film, ha dunque parlato
della sua esperienza con questo sequel e del fatto che i fan non
dovrebbero preoccuparsi della qualità di esso.
“Ho iniziato a lavorarci, quindi
posso dire che è uguale agli altri due. – ha dichiarato
l’attrice – Sarà vietato ai minori, quindi non sembrerà
diverso. L’unica cosa che, per me, è diversa è che questa volta non
ho ricevuto la sceneggiatura. Per gli altri due l’avevamo sin
dall’inizio, ma i Marvel Studios sono molto più riservati riguardo
i loro progetti. Quindi ho visto solo frammenti del tutto”.
Come la Soni, anche altri attori di Deadpool 3 potrebbero aver ricevuto solo
alcuni pezzi della sceneggiatura, così da impedire fughe di notizie
su ciò che effettivamente avverrà nel corso del film che, secondo
alcune indiscrezioni, sarà fortemente legato al Multiverso.
Deadpool 3: quello che
sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della
storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta
all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che
i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò
preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo,
consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e
potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.
In attesa di ulteriori conferme,
sappiamo che Shawn
Levy dirigerà Deadpool 3,
mentre Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi
sui fumetti creati da Rob Liefeld,
confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un
breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie
Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige,
aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con
rating R, proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il
primo film dello studio con tale classificazione
matura. Deadpool
3 uscirà l’8 novembre
2024.
“Basta, mi ritiro dal
cinema”. Xavier Dolan, attore e regista canadese,
considerato un enfant prodige del cinema, con una carriera
precocissima, ha dichiarato a El Paisin occasione
della presentazione della sua miniserie The Night
Logan Woke Up, che lascerà il mondo del cinema e la regia
in particolare.
Parlando con il quotidiano spagnolo,
Dolan ha dichiarato: “Non ho più la forza o la voglia di
impegnarmi per due anni in progetti che nessuno vede. Ci metto
tantissima passione e poi ne esco profondamente deluso. So di
essere un bravo regista, ma tutto questo mi porta a credere che non
sia così”.
Continuando: “Non capisco quale
sia il senso di mettersi a raccontare storie mentre tutto il resto
attorno a noi cade a pezzi. L’arte è inutile e dedicarsi al cinema
una perdita di tempo”. Per Dolan si tratta anche di una
delusione economica, sembra, dal momento che ha aggiunto che da
questo nuovo lavoro non ha “guadagnato nulla, ho
investito il mio compenso nella produzione e ho dovuto chiedere un
prestito a mio padre. È un lavoro privo di gratificazione,
sono stanco e scoraggiato. La soluzione più semplice è dirigere
spot pubblicitari e costruirmi una casa”.
Con La mia vita con John F. Donovan aveva
realizzato una specie di film conclusivo, in cui raccontava i
demoni della fama e la mancanza di ispirazione, salvo poi tornare
in un terreno conosciuto e amico con Matthias &
Maximeche a oggi è il suo ultimo film per il cinema. Ha
poi recitato in Illusioni Perdute e in IT – Capitolo due.
Questa dichiarazione di intenti in
cui prende le distanze dal cinema dietro la macchina da presa non
arriva esattamente inaspettata, ma sicuramente più dura e schietta
di quello che ci si poteva aspettare.
Quello del survival movie è
un sottogenere particolarmente apprezzato, dove gli spettatori
possono ritrovare storie estreme e quantomai disperate, dove si
mette in scena però anche tutta la voglia di sopravvivenza che
contraddistingue gli esseri umani. La minaccia, in questa tipologia
di opere, può essere di tipo naturale come in The Impossibile o
animale come nel capolavoro del 1975 Lo squalo. Appartenenti
alla prima tipologia, uno dei film più recenti e acclamati è senza
dubbio All Is Lost – Tutto è perduto
(qui la recensione). La pellicola
è stata scritta e diretta nel 2013 da J. C.
Chandor, qui alla sua opera seconda e ad oggi la più
apprezzata.
Il film si presenta volutamente
estremo, con un unico personaggio per l’intera durata di un’ora e
quaranta, pochissime linee di dialogo e pressocché ambientato in un
unico ambiente. Il titolo fa riferimento ad un’affermazione del
poeta Ernes William Hornung, il quale osservò che
quando si perde il coraggio, è il momento in cui tutto è perduto.
All Is Lost si configura così come una splendida metafora
dell’esistenza umana, con quanto avviene che va a rappresentare
l’interiorità del protagonista, il suo sentirsi ormai perso come
essere umano e pronto ad accettare le conseguenze di ciò.
Da una sceneggiatura lunga appena 31
pagine, prende vita uno dei film più avvincenti, struggenti e
memorabili del suo anno e del suo genere. Presentato fuori concorso
al Festival di Cannes, All Is Lost ha guadagnato numerosi
onori e riconoscimenti, ottenendo la popolarità meritata. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
All Is Lost – Tutto è perduto: la trama del film
Protagonista del film è un anonimo
uomo che, dopo aver salpato per il mare aperto, si ritrova a dover
affrontare una serie di problemi nel momento in cui la sua barca,
la Virginia Jean, urta un container che provoca una falla nello
scafo. Imbarcando acqua, l’uomo rischia di affondare in breve
tempo. I tentativi di riparare il danno si rivelano solo parziali,
poiché i sistemi di navigazione e di comunicazione sono invece
gravemente compromessi. Ritrovandosi isolato e sperduto nell’Oceano
indiano, per l’uomo ha inizio un lungo viaggio, che lo porterà ad
imbattersi anche in una terribile tempesta. Quando tutto sembra
perduto, la speranza dell’anziano dovrà essere davvero l’ultima a
morire.
All Is Lost – Tutto è
perduto: il cast del film
Come anticipato, il film presenta un
unico personaggio per la sua intera durata. L’uomo protagonista è
interpretato dal premio Oscar Robert Redford,
che il regista incontrò al Sundance Film Festival. Qui chiese
all’attore di partecipare al suo film e poiché Redford rimase
sbalordito dalla semplicità ma dalla forza della sua storia,
accettò senza indugi. L’attore sfruttò il fatto di essere
costantemente da solo e di non pronunciare se non poche parole per
costruire la mentalità del personaggio. Per Redford, che al momento
delle riprese aveva 77 anni, l’aspetto più estenuante delle riprese
non erano i complessi stunt, la maggior parte dei quali insisté per
eseguire personalmente.
Bensì la triste routine quotidiana
di essere perennemente inondato d’acqua durante la produzione.
Durante le riprese, egli è infatti stato così ripetutamente
inzuppato dall’acqua, che ha subito un’infezione all’orecchio
sinistro che alla fine gli è costata il 60% del suo udito.
Nonostante le difficoltà, la sua struggente interpretazione è stata
giudicata come una delle più belle della sua carriera e ci sono
state numerose proteste nel momento in cui Redford non fu candidato
agli Oscar. Nel film, infine, è possibile vedere l’attore scrivere
con la mano destra. Egli è in realtà mancino, ma poiché da bambino
a scuola gli fu insegnato a non scrivere con la sinistra ha
sviluppato l’abilità di utilizzare l’altra mano.
Il finale di All Is Lost –
Tutto è perduto, il trailer e dove vedere il film in streaming
e in TV
Come anticipato, il film è
complessivamente una grande metafora dell’esistenza umana. L’uomo
protagonista affronta una serie crescente di difficoltà e pericoli,
che lo portano a sentirsi sempre più smarrito e perso. Nel giungere
al finale del film, il regista ha infine voluto dar vita ad una
conclusione altrettanto simbolica, che permettesse allo spettatore
di trarre le proprie considerazioni. La mano che salva il
protagonista può dunque essere vista come una concreta salvezza
umana o, in alternativa, come la mano di Dio. Benché
significativamente diverse, le due possibilità portano grossomodo
alla medesima conclusione, ovvero la salvezza che l’uomo trova
nonostante i suoi errori.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. All Is Lost – Tutto è
perduto è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Apple
TV+,Google Play e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 6 luglio alle ore 21:00
sul canale Iris.
Ci siamo e finalmente tra due giovedì in Italia si potrà vedere
Barbie, uno film più attesi di questa calda estate. Intanto
però per questa prima settimana di luglio al cinema ci sono altri
titoli molto interessanti tra cui il documentario su David
Bowie Ziggy Stardust & The Spiders From Mars: Il Film e
Insidious: La Porta Rossa. Per la seconda volta torna in sala
Un mondo di sogni animati, la rassegna dedicata ai
capolavori di Hayao Miyazaki. Il primo titolo
scelto è la favola di
Ponyo sulla scogliera che torna sul grande schermo a 15 anni
dalla prima uscita.
Vediamo insieme i filmal
cinemada noi questa settimana
Insidious: La Porta Rossa
La saga horror al cinema è già arrivata a ben
cinque film, sempre scritti da Leigh
Whannell e con i primi due diretti da James
Wan. Questo quinto capitolo intitolato
Insidious: La Porta Rossa è il primo diretto da
Patrick Wilson, che anche qui è lui il protagonista. La trama
si svolge dieci anni dopo l’ultimo viaggio di Josh Lambert
nell’Altrove, un mondo parallelo al nostro ma
pieno di demoni e nel frattempo il figlio Dalton ora è diciottenne
ed è una matricola all’università. Nonostante il nuovo ambiente il
giovane Lambert comincia ad essere perseguitato da incubi e
orribili visioni. Il padre si rende conto del pericolo e decide di
tornare con il figlio nel regno demoniaco per salvare, una volta
per tutte, la sua famiglia.
Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli
Dopo il live action della
Sirenetta più famosa di sempre ora è la volta di tornare
all’animazione ma rimanendo in fondo al mar con
Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli. La protagonista di
questa fantastica storia è la dolce sedicenne Ruby
bravissima a scuola soprattutto in matematica. Anche qui come nel
film del 2022
Red nella trama si parla di cambiamenti e mutazioni, infatti la
giovane studentessa scopre che non è un essere umano bensì un
kraken gigante. Ruby, come Mia Thermopolis in
Pretty Princess, sarà destinata a ereditare il trono della
nonna, quello da Regina Guerriera dei Sette Mari.
Animali Selvatici
Il protagonista di Animali Selvatici è Matthias
che, qualche giorno prima di Natale, dopo aver lasciato il suo
lavoro in Germania, fa ritorno nel suo tranquillo villaggio in
Transilvania. Qui l’uomo nella sua terra d’origne
vuole dedicarsi maggiormente all’educazione di suo figlio Rudi,
rimasto troppo a lungo sotto le cure della madre Ana. Quando dei
nuovi lavoratori cingalesi vengono assunti nella piccola fabbrica
del posto la pace della comunità viene turbata. Questo
lungometraggio del pluripremiato regista rumeno Cristian
Mungiu è stato presentato in concorso a
Cannes 2022 con il titolo R.M.N.
Hypnotic
Questo nuovo film del regista
Robert Rodriguez è stato presentato lo scorso maggio fuori
concorso a
Cannes 2023.
Hypnotic è un thriller di cui
Ben Affleck è Danny Rourke, un
detective di Austin determinato a ritrovare Minnie
la figlia scomparsa. Danny, rinchiuso nel suo dolore, non può far
altro che tornare a lavorare e indagare sul rapimento con l’aiuto
di Diana, una sensitiva interpretata dall’attrice
Alice Braga.
Raffa
Per celebrare i già due anni dalla sua improvvisa scomparsa
finalmente esce in sala al cinema, ma solo fino al 12 luglio, il
docufilm dedicato a Raffaella Carrà. Questo
documentario
Raffa e diretto dal regista Daniele
Luchetti seguendo un andamento cronologico. Si inizia con
l’infanzia passata in Romagna, l’abbandono del padre, l’accademia
di danza, gli anni in cui ha recitato per il cinema, la svolta
nella televisione italiana, la conquista della Spagna
post-franchista, le tournée internazionali, i successi nel piccolo
schermo fino alla sua vita più privata.
Rido perchè ti amo
Rido perchè ti amo è una pellicola italiana diretta dal comico
e conduttore televisivo
Paolo Ruffini. la trama di questo film inizia in una piazza di
una città italiana dove due bambini, Amanda e
Leopoldo, si giurano amore eterno davanti a una torta a
forma di cuore. Dopo 25 anni i due protagonisti sono diventati
adulti e si trovano alle prove del matrimonio esattamente come si
erano promessi. Una settimana dal lieto evento Amanda parte per
Parigi per un lavoro e Leopoldo offeso annulla la cerimonia. L’uomo
però ci ripensa subito e cercherà, con romantici gesti, di
recuperare l’amore della sua amata.
Rodeo
La regista
Lola Quivoron esordisce con un primo
lungometraggio molto incisivo e di un’energia femminile
selvaggia che mostra sul grande schermo una storia ai margini del
mondo del motociclismo acrobatico in Francia.
Rodeo racconta di Julia, una giovane donna appassionata di moto
che incontra un gruppo di motociclisti in cui cercherà di farsi
accettare da questi uomini.
Tramonto a Nord Ovest
Il protagonista di Tramonto a Nord Ovest di
Luisa Porrino è Luca, un ragazzo ventenne stanco
della sua vita e confuso dalla inaspettata ipotesi di paternità. Il
giovane decide di allontanarsi dalla città e di raggiungere il suo
amico pastore e astronomo Paolo, partito per un
alpeggio svizzero con il suo gregge di capre.
Margherita, la sua ragazza, rimasta sola
affronta un’altro viaggio molto più complesso, il passaggio da
donna che vuole e che deve scegliere il suo futuro. Mentre
Luca cammina per i boschi conosce delle persone
che per ragioni diverse sono emigrate o stanno emigrando.
I
DinsiemE sono una coppia di
giovani youtuber siciliani che si sono registrati sulla
piattaforma di condivisione video a partire da gennaio 2018 e che,
ad oggi, hanno superato il milione e mezzo di utenti iscritti al
loro canale.
Erick Parisi e
Dominick Alaimo, fidanzati, 27 anni lui e 26 lei, hanno
inventato il nome del loro duo artistico usando le loro iniziali e
mettendole all’inizio e alla fine della parola “insieme”. Così
cinque anni fa partono col pubblicare contenuti indirizzati ai più
piccoli in cui, all’interno di video che durano dai dieci ai venti
minuti, superano prove e sfide che si lanciano reciprocamente o che
vengono dai loro nemici dottor Timoti e dottor Giniu, dove devono
svolgere giochi di varia natura il cui scopo è, tendenzialmente,
non arrendersi.
Il viaggio
leggendario è la loro prima performance su grande
schermo, diretto da Alessio Liguori, prodotto da Lotus Production e
distribuito da Medusa, è tratto dal loro omonimo libro uscito due
anni fa che è solo una parte della loro proficua attività, fatta
anche di canzoni, gadget di ogni sorta e altre pubblicazioni con
proposte d’intrattenimento più o meno luccicanti.
La storia de
Il viaggio leggendario inizia con la coppia
impegnata nel suo passatempo preferito, ovvero cucinare facendo
pasticci e incolpandosi di conseguenza in maniera scherzosa,
sgranando gli occhi ed emettendo frasi con vocali allungatissime.
Il programma serale prevedrebbe un pigiama party con le amiche di
Dominick, senonché, nel cuore della notte, bussa alla porta un
corriere che gli recapita un pacco contenente un lettore di
videogiochi ma, appena lo accendono, i due giovani vengono
risucchiati dalla console e catapultati in un mondo di fantasia
(con uno dei cattivi interpretato da Herbert Ballerina).
Il viaggio leggendario è disponibile su Prime
Video
Le premesse che strizzano
evidentemente l’occhio a Jumanji sarebbero deliziose e, in
effetti, l’ambientazione, i costumi, così come la messa in quadro
molto curata dal regista, abbelliscono tutta la parte visiva del
film. Liguori fa un gran lavoro nell’uso della macchina da presa,
dei piani e i campi, delle luci e gli effetti speciali, e anche le
musiche affidate a Fabrizio Mancinelli mostrano quanto l’atmosfera
sia soprattutto data dall’abilità nel riconoscere i dettagli da
giustapporre al momento opportuno, questione che non è mai
marginale.
Assodato questo, è
naturalmente necessario che una pellicola abbia delle basi, prima
di tutto. La sceneggiatura in questo caso è stata chiaramente
affidata a Erick Parisi e Dominick Alaimo – anche perché già il
soggetto del film era un loro prodotto – che hanno quindi
provveduto alla sua stesura con Fran Crisafulli e Beatrice
Valsecchi, ma la banalità del piano del racconto trasuda
continuamente, partendo dai passaggi tra una scena e l’altra fino
ad arrivare ai dialoghi tra i personaggi.
Il fatto che i due
ragazzi non nascano come degli attori sarebbe forse tollerabile a
fronte di tematiche affrontate in maniera semplice, sì, in quanto
rivolte a una fascia d’età entro la prima decade di vita, ma non
certo demenziale.
L’ondata di creatori di
contenuti, per lo più comici, che ha visto decollare la propria
fama grazie a YouTube, si perde ormai nella notte dei tempi web, e
gran parte di loro ha fatto l’approdo al grande schermo con
prodotti talvolta deludenti a confronto dei positivi riscontri
avuti invece su piattaforma. Il punto è che la differenza tra due
linguaggi distanti quanto il cinema e lo smartphone sembra quasi
incredibile che sia così tanta, forse perché si tratta comunque di
due schermi, a voler ben vedere, ma tant’è. E Il viaggio
leggendario di Erick e Dominick ne è la riprova. La
fatica con cui si riesce a tollerare l’andamento della storia, a
volte, fa quasi tenerezza. Il problema in questo caso è che il fine
non giustifica i mezzi, dove il fine è un pubblico di bambini e il
mezzo un linguaggio beota con tonalità affatto stimolanti, ma
ripetitive e alla fine estremamente superficiali. Rimane l’ottima
confezione creata da tutto il cast tecnico, che però non ripaga
dell’insensatezza che resta addosso durante i titoli di coda. Dopo
i quali c’è addirittura il riferimento a un sequel.
Boots Riley, dopo
il debutto dietro la macchina da presa per il film Sorry to Bother you, torna con una serie che segue la
stessa onda del suo esordio in regia: Sono
Vergine. Lo show, che arricchisce il catalogo di
Amazon Prime
Video, si impregna di quel surrealismo tipico della
prima commedia nera di Riley, ma questa volta ad essere
protagonista è un gigante, il tenero e innocente Cootie,
interpretato da Jharrel Jerome.
Le figure mitologiche e
folcloristiche dei giganti, seppur affascinanti, hanno purtroppo
sempre trovato poco spazio all’interno del filone cinematografico
di ogni genere, ecco perché la scelta del regista di incentrare la
sua storia dai connotati satirici proprio su uno di loro, rende il
prodotto molto più attraente. Suscitando la curiosità del pubblico,
spinto a chiedersi quale racconto Cootie abbia in serbo per
lui.
Sono Vergine, la trama
Oakland, California. Cootie
(Jharrel Jerome) è un giovane ragazzo nato con una
specialità: è un gigante. Per tutta la vita, però, è stato tenuto
prigionerio nella sua stessa casa dai genitori adottivi, i quali
hanno sempre temuto per la sua incolumità, vivendo con il terrore
che il mondo esterno avrebbe potuto fargli del male qualora lo
avessero scoperto. Gli amici di Cootie sono i ragazzi che vede in
televisione, inoltre lui non ha fatto nessuna esperienza, né a
livello di amizia né tantomeno amoroso, e ne soffre.
Fino a quando, un giorno, non inizia
a parlare con tre ragazzi, Felix (Brett Gray),
Scat (Allius Barnes) e Jones (Kara
Young), i quali gli fanno scoprire cosa si cela aldilà
delle mura del suo appartamento nascosto. Una volta a contatto con
la società, Scootie si renderà conto di come siano davvero gli
esseri umani, e di quanto il sistema sociale e politico non sia
clemente e buono come lui immaginava. Nel frattempo, affronterà
anche un bellissimo viaggio nelle esperienze della vita.
Tra il surreale e il politico
Sono
Vergine è spennellato di una surrealtà molto comica,
grottesca e satirica, che ben si palesa dalla prima inquadratura
quando vediamo un bambino appena nato di grosse dimensioni in
braccio alla madre adottiva perplessa. L’intenzione del regista, lo
si capisce subito, è di non allontanarsi mai da questo tono
da commedia surreale, pur essendo la serie molto
ibrida, nella quale convergono molti tagli narrativi
differenti. Fra questi troviamo il fantasy, componente molto forte,
una sfumatura del thriller, del mystery, e negli ultimi episodi una
propensione all’action, che rendono lo show un
caleidoscopio di generi.
Inglobando narrazioni diverse fra
loro, pur mantenendo una base comedy, Sono Vergine cerca di
affrontare tematiche attuali molto importanti, riferendosi in
primis alla sfera politica americana, nella quale però sono
contenuti temi universali. È chiaro infatti il desiderio di Riley,
come aveva fatto in Sorry to Bother you, di
criticare il capitalismo e la sua crisi, a causa
della quale negli Stati Uniti la popolazione vede aumentarsi le
tasse e abbassarsi gli stipendi. Creando agitazione, sofferenza
economica e proteste. Anche il tessuto sociale è preso di mira, si
pone la lente d’ingrandimento sul razzismo e la disuguaglianza fra
classi sociali, là dove la povertà ti condanna alla morte, come
dimostra l’epilogo infelice di Scat, uno degli amici di Cootie,
deceduto per non essere stato soccorso in ospedale a causa
dell’assicurazione sanitaria.
L’inclinatura verso quest’atmosfera
più cupa e realistica è però sempre alternata, per non dire
surclassata, dal lato ironico e supereroistico della serie, la
quale si occupa principalmente di far conoscere allo spettatore il
viaggio esistenziale del protagonista e le sue gag quando è alle
prese con il mondo reale (la scena di sesso è fra quelle più
divertenti e interessanti). Spezzandone però di continuo il tono
che, seppur non generi confusione, infastidisce a tratti per la
ritmicità troppo compassata.
La forza è negli affetti
Sono
Vergine, nel suo marasma di eventi, ha la capacità di
rimanere comunque solido su quello di cui vuole davvero parlare: il
processo di crescita e l’accettazione della diversità. Il cominc of
age di Cootie, il gigante impacciato che deve fare i conti con la
vita al di fuori del nido di casa, sembra più una metafora che un
effettiva storia. Ci fa rendere conto di quanto sia difficile
astenersi dal giudicare, etichettare o accogliere chi non ci
somiglia, e quanto siamo tutti inclini al pregiudizio nonostante
chi abbiamo davanti non lo conosciamo affatto. Il nostro
protagonista, sia perché nero, sia perché fuori dal comune, viene o
sfruttato – monetizzando il suo corpo – oppure screditato e
aggredito dai media, che lo condannano subito come mostro seppur
non abbia commesso crimini.
Lo show però non si limita solo a
condannare o muovere una critica sociale, ma si impegna anche ad
elevare, nel suo realismo magico, le nostre relazioni,
ponendo l’accento sull’amore e l’amicizia, che
rappresentano l’altra faccia della medaglia, quella non intaccata
dal “lato oscuro”. Nonostante non sia ben visto dalla comunità,
Cootie è amato dai suoi amici e da Flora, un’altra diversa come
lui, ed è apprezzato per quello che è, senza essere manipolato o
denigrato. Sono Vergine si impianta
perciò sulle riflessioni di Riley, le segue e le approfondisce,
scavando nelle radici della società e della politica, per
smascherarne tutte le contraddizioni.
Dall’altra parte, però, cerca anche
di mostrare che qualcosa di buono c’è, e lo si può trovare in quel
tessuto umano fatto di principi, valori e lotte. Che, seppur minore
rispetto al circondario, è un gioiello da tenerse stretto e dal
quale attingere per fortificarsi. Lo show, nella sua traccia
surreale, ci dimostra quindi sia in quanto male e corruzione
navighiamo quotidianamente, sia quanta meraviglia si nasconde
nell’altro che, seppur restii poiché diverso, può farci scoprire
scorci di mondo – attraverso il suo sguardo – incantevoli.
Divenuto una vera e propria icona di
film d’avventura e d’azione, nel 2018 l’ex wrestler Dwayne
Johnson si è cimentato come protagonista
dell’adrenalinico Skyscraper.
Scritto e diretto da Rawson Marshall Thurber, che
aveva già lavorato con Johnson per Una spia e
mezzo, il film si è affermato come uno dei blockbuster di
maggior richiamo del suo anno, coniugando al suo interno grandi
emozioni ed esplosivi effetti speciali. La presenza dell’attore è
stata poi fonte di garanzia per i suoi fan, consapevoli del talento
di Johnson nello scegliere con cura i suoi progetti. Il tutto è
impreziosito dalla presenza come direttore della fotografia di
Robert Elswit, premio Oscar per Il
petroliere.
Con una trama vagamente ispirata al
primo film della saga di Die Hard,
Skyscraper è da subito stato un progetto che ha attratto
numerosi studios cinematografici. A vincere i diritti per il titolo
è però stata la Legendary Pictures, che ha infine dato il via
libera alla sua produzione. Johnson è così tornato a vestire i
panni che più gli riescono meglio, ricevendo anche numerose lodi
per la sua performance. L’attore è poi ance stato candidato ai
People’s Choice Awards e ai Nickelodeon Kids’ Choice Awards come
attore preferito dal pubblico. Con questo film egli ha così
continuato a riaffermare la propria persona sul grande schermo,
confermandosi nel pieno di un periodo d’oro della sua carriera.
Al momento della sua uscita in sala,
il film si è poi dimostrato anche un buon successo di pubblico. A
fronte di un budget di circa 125 milioni di dollari, il film è
arrivato ad incassarne un totale di circa 304 in tutto il mondo.
Ciò lo ha portato ad essere uno dei titoli del suo genere di
maggior richiamo dell’anno. Diverse sono le curiosità legate a
questo titolo, da quelle riguardanti la scelta del cast fino agli
effetti speciali e le location. Proseguendo nella lettura si potrà
scoprire le principali di queste, come anche dove è attualmente
possibile trovare e vedere in streaming il film.
La trama del film
Skyscraper
Protagonista del film è Will
Sawyer, agente FBI costretto a lasciare il suo lavoro dopo
anni di servizio a causa di un brutto incidente. Durante un
operazione di salvataggio, è infatti rimasto coinvolto in un
esplosione che lo ha portato a perdere una gamba. Operato da quella
che poi diventerà sua moglie, Sarah, Will si
ritrova dunque ad indossare una protesi artificiale
tecnologicamente evoluta. Costretto ad una vita grossomodo
sedentaria, egli decide di lasciare gli Stati Uniti per andare a
vivere ad Hong Kong con moglie e figli. Qui, tramite un collega,
riesce ad ottenere il lavoro di addetto alla sicurezza del
grattacielo più alto del mondo, prossimo all’inaugurazione. Mentre
svolge il suo lavoro, Will viene però attaccato da un ladro che gli
ruba la borsa.
Ben presto capirà però che il vero
obiettivo del furto era il tablet che egli porta con sé, e che gli
dà accesso a tutti i sistemi di sicurezza dell’edificio.
Comprendendo di essere stato tradito dal suo vecchio collega, Will
si ritrova al centro di un’operazione terroristica, la quale ha
come primo obiettivo quello di impadronirsi proprio del prezioso
dispositivo. Deciso ad andare fino in fondo a questa storia, l’ex
agente FBI scoprirà che durante la sua distrazione un gruppo di
terroristi dell’Europa dell’est ha preso possesso dell’edificio,
all’interno del quale si trovano anche sua moglie con i figli.
Questo è quanto gli basta sapere per decidere di combattere da sé i
nemici, pronto a tutto pur di salvare la propria famiglia.
Skyscraper: il cast del
film
Come riportato, Dwayne
Johnson è il protagonista assoluto del film. Il regista,
che aveva già lavorato con lui, disse di non aver voluto altri se
non lui per il ruolo principale, e con l’interesse di Johnson il
progetto prese infine ad essere realizzato. Egli si dimostrò così
coinvolto dalla pellicola da voler ricoprire anche il ruolo di
produttore. Come sempre, inoltre, l’attore si sottopose ad un
allenamento ancor più intensivo del solito in vista delle riprese.
Ciò gli permise di poter eseguire da sé tutte le spericolate
acrobazie previste dal copione, evitando di essere sostituito da
controfigure. Ancora una volta, Johnson si è dimostrato ricco del
carisma e della presenza scenica giusta per sorreggere il film
sulle proprie spalle, assicurandogli un buon successo.
Accanto a lui si ritrova l’attrice
Neve Campbell, nel ruolo della moglie Sarah.
Celebre per il ruolo di Sidney Prescott nella saga di Scream,
l’attrice dovette superare un’accesa competizione prima di ottenere
la parte nel film. L’attore Chin Han ha invece
dato vita a Zhao Long Ji, proprietario del grattacielo all’interno
del quale si svolgono le vicende. Roland Møller,
noto per film come Atomica bionda, è invece il terrorista
scandinavo Kores Botha. Pablo Schreiber ha invece
ricoperto il ruolo di Ben Gillespie, il collega del protagonista
poi passando dalla parte dei cattivi. Nel film si ritrova poi
anche Tzi Ma, celebre attore cinese comparso
in numerosi film hollywoodiani di grande successo. Nel film
Skyscraper ha interpretato il capo dei pompieri di Hong
Kong.
Le location di Skyscraper, il trailer, e dove vedere
il film in streaming e in TV
Come spesso accade per blockbuster
di questo tipo, molto di quanto è possibile vedere sul grande
schermo è in realtà frutto di ricostruzioni o effetti speciali. La
maggior parte delle riprese si sono infatti svolte in studio a
Vancouver, dove è stato ricostruito parte del
grattacielo protagonista. Ulteriori riprese, in particolare degli
esterni, si sono poi effettivamente svolte ad Hong
Kong, in particolare nei pressi del Hong Kong
Cultural Center. Il grattacielo più alto del mondo
rappresentato nel film non è dunque realmente esistente, ma è
frutto di un sapiente uso di scenografia unita agli effetti
speciali, qui curati dalla Industrial Light & Magic.
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Skyscraper è
infatti presente su Rakuten TV, Google Play, Apple
TV+, Prime Video e Netflix.
Su quest’ultima piattaforma si trova attualmente al 5°
posto nella Top 10 dei film più visti in Italia. In base
alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film
o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video.
Gabriel LaBelle as Sammy
Fabelman in The Fabelmans, co-written, produced and directed by
Steven Spielberg.
Dopo l’incoronazione di The
Fabelmans come Miglior Film
Internazionale ai
Premi David di Donatello 2023, il regista
Steven Spielberg ha scritto una lettera di
ringraziamento alla Presidente Piera Detassis e a
tutti i giurati e membri dell’Accademia del Cinema Italiano che con
il loro voto hanno determinato tale vittoria.
Ecco di seguito il testo della lettera:
Cara Piera,
vorrei estendere i miei ringraziamenti a te e all’intero corpo
dell’Accademia del Cinema Italiano per aver onorato The Fabelmans
come Miglior Film Internazionale 2023. Come sai, questo film è
molto speciale e non avrebbe potuto essere più profondamente
personale, quindi il vostro apprezzamento significa molto. Essere
premiato dall’Accademia del Cinema Italiano, la casa di tanti dei
miei eroi, tutti gli uomini e le donne che hanno ispirato il mio
lavoro nel corso della mia vita e carriera. Il loro coraggio nel
condividere le loro storie personali ha dato coraggio a me per
condividere la mia. I miei coproduttori Kristie Macosko Krieger e
Tony Kushner condividono il premio e partecipano al mio
ringraziamento.
un caro saluto,
Steven Spielberg
La
storia di Steven Spielberg con i Premi David di
Donatello è molto lunga. Il regista americano ha infatti più volte
il riconoscimento nel corso della sua carriera. Oltre al premio per
The Fabelmans, Steven Spielberg ha vinto anche due David
Speciali, nel 2004 e nel 2018, due David per il Miglior film
straniero con Il ponte delle
spie e Incontri ravvicinati del
terzo tipo, un David al Miglior Regista Straniero
per E.T. – L’extraterrestre nel
1983 e uno come Miglior Produttore Straniero nel 1986
per Ritorno al futuro.
Apple TV+
ha diffuso il secondo trailer della seconda stagione di
Fondazione,
l’epica saga dello showrunner David S. Goyer,
basata sulla pluripremiata serie di romanzi omonimi di Isaac
Asimov, e con un cast internazionale guidato dagli attori nominati
agli Emmy Jared Harris e Lee Pace, insieme alle stelle nascenti
Lou Llobell e Leah Harvey. La seconda stagione in
10 episodi di “Fondazione” debutterà in tutto il mondo con il primo
episodio venerdì 14 luglio su Apple TV+, seguito da nuovi
episodi settimanali ogni venerdì fino al 15 settembre La serie
Apple Original è prodotta per Apple TV+ da Skydance
Television.
Nella seconda stagione, ambientata oltre un secolo dopo il finale
della prima stagione, la tensione è alle stelle in tutta la
galassia. Mentre i Cleon si dissolvono, una regina vendicativa
complotta per distruggere l’Impero dall’interno. Hari, Gaal e
Salvor scoprono una colonia di Mentalici con abilità psioniche che
minacciano di alterare la psicostoria stessa. La Fondazione
è entrata nella sua fase religiosa, promulgando la Chiesa di Seldon
in tutto l’Outer Reach e incitando la Seconda Crisi: la guerra con
l’Impero. Il monumentale adattamento di Fondazione
racconta le storie di quattro individui che trascendono lo spazio e
il tempo mentre superano crisi mortali, mutevoli lealtà e
complicate relazioni che alla fine determineranno il destino
dell’umanità.
Nel cast ritroviamo
Laura Birn, Cassian Bilton e Terrence Mann,
oltre a nuovi personaggi tra cui Isabella Laughland (Brother
Constant), Kulvinder Ghir (Poly Verisof), Ella-Rae Smith (Queen
Sareth di Cloud Dominion), Holt McCallany (Direttore Jaegger
Fount), Rachel House (Tellem Bond), Nimrat Kaur (Yanna Seldon), Ben
Daniels (Bel Riose) e Dimitri Leonidas (Hober Mallow).Fondazione
è prodotta per Apple da Skydance Television e guidata dallo
showrunner e produttore esecutivo David S. Goyer, con Alex Graves,
David Ellison, Dana Goldberg, Bill Bost, Robin Asimov e Marcy Ross
anch’essi produttori esecutivi.
In occasione della XII edizione di
Ciné – Giornate di Cinema a Riccione, Disney Italia ha presentato
le novità in arrivo nelle sale cinematografiche italiane nei
prossimi mesi.
1CHI SEGNA VINCE
–AL CINEMA DALL’11 GENNAIO
2024
Diretto dal premio Oscar® Taika
Waititi, il lungometraggio Searchlight Pictures Chi Segna
Vince arriverà l’11 gennaio
2024 nelle sale italiane. Il film racconta la storia della
squadra di calcio delle Samoa Americane, che ha subito la peggiore
sconfitta nella storia della Coppa del Mondo perdendo 31 a 0 contro
l’Australia nel 2001. Con l’avvicinarsi delle qualificazioni per la
Coppa del Mondo 2014, la squadra ingaggia un allenatore sfortunato
e anticonformista (Michael Fassbender) per aiutarla a risollevarne
le sorti. Il cast include anche Elisabeth Moss, Oscar Kightley,
David Fane, Beulah Koale, Lehi Falepapalangi, Semu Filipo, Uli
Latukefu, Rachel House e Kaimana. Chi Segna Vince è
prodotto da Waititi insieme a Jonathan Cavendish e Garrett Basch,
mentre Andy Serkis, Will Tennant e Kathryn Dean sono i produttori
esecutivi.
La convention si è conclusa con
alcune anticipazioni relative ai titoli in arrivo nel
2024: Biancaneve; Mufasa: The Lion
King; i lungometraggi Disney e
Pixar Elio e Inside
Out 2; i film Marvel Studios Captain
America: Brave New
World e Thunderbolts; oltre ai nuovi
capitoli delle saghe de Il Pianeta delle
Scimmie, Deadpool e Alien.
Secret Invasion procede a pieno ritmo su
Disney Plus, con Nick Fury più impegnato che mai nel tentativo
di impedire agli Skrull di conquistare la Terra. Se avete visto
l’ultimo episodio rilasciato e avete dubbi sul finale di
Secret Invasion 1×03, la terza puntata della serie
Marvel,
ecco la nostra spiegazione. Ovviamente, attenzione agli
spoiler!
1G’iah è morta?
A
quanto pare, G’iah è morta. A meno che gli
sceneggiatori non trovino una soluzione creativa per mantenere in
vita il personaggio, G’iah (Emilia
Clarke) sembra essere morta alla fine dell’episodio 3,
dopo essere stata colpita da Gravik. Nel corso della puntata, si è
scoperto che G’iah ha lavorato con suo padre,
Talos (Ben Mendelsohn), per tutto
questo tempo. Quando Gravik (Kingsley
Ben-Adir) ha trovato la spia Skrull, ha sparato al petto del suo ex
alleato. Il proiettile sembra aver colpito una regione vicina al
cuore, ammesso che la fisiologia degli Skrull sia la stessa di
quella umana. In ogni caso, il colpo è sembrato letale. Secret Invasion è la prima serie del Marvel Cinematic
Universe della Fase 5, inaugurata con Ant-Man and the Wasp: Quantumania a febbraio.
Lo show adatta l’omonima trama dei fumetti Marvel Comics pubblicata nel 2008, in cui gli
Skrull si sono infiltrati sulla Terra per
anni, sostituendo individui chiave, tra cui i
Vendicatori, con impostori Skrull.
Palma d’Oro nel 2007 con
il più volte citato 4 mesi, 3 settimane, 2
giorni, Cristian Mungiu al Festival di
Cannes ha vinto anche premi con i successivi Oltre le colline (2012) e Un padre,
una figlia (2016), ed era da allora che non portava
nei nostri cinema un suo nuovo film. Da non perdere, dunque,
l’uscita in sala del 6 luglio – grazie a Bim
Distribuzione – del suo ultimo Animali Selvatici
(R.M.N.), film che ci porta in un piccolo villaggio della
Transilvania per raccontarci una situazione fin troppo comune e
diffusa di questi tempi, anche nel nostro Paese.
“Una storia sul tempo
passato e sul tempo presente, sul carattere subdolo e ipocrita di
una scala di valori europea che viene più rivendicata che messa in
atto – la descrive lo stesso regista. – Una storia di
intolleranza e discriminazione, di pregiudizio, stereotipi,
autorità e libertà… di codardia e di coraggio“, e di
“sopravvivenza“, come a lungo è stata insegnata e come oggi
viene declinata.
Animali Selvatici: il passato che ritorna
Qualche giorno prima di
Natale, dopo aver lasciato l’impiego in Germania a causa di uno
scontro col suo datore di lavoro, Matthias fa ritorno al suo
tranquillo villaggio in Transilvania. Dove sembra aver intenzione
di dedicarsi all’educazione dell’insicuro figlio Rudi, rimasto
troppo a lungo sotto le cure della apprensiva madre Ana, e di
rivedere la sua ex amante, Csilla. Che intanto ha fatto carriera
nel panificio locale, deciso a uscire dalla crisi generale
rilanciandosi e assumendo nuovo personale. Non nel paese, però,
dove nessuno ha intenzione di firmare un contratto al minimo del
salario, bensì dall’estero.
Così, a essere assunti,
sono due tranquilli operai cingalesi, costretti a emigrare per
sostenere la propria famiglia nello Sri Lanka e in regola con
documenti e permessi. ‘Dettagli’ che passano in secondo piano,
però, quando a emergere sono i pregiudizi e l’ignoranza di una
parte – rumorosa – degli abitanti del luogo, che in loro vedono la
causa di ogni male e su di loro sfogano frustrazioni e la rabbia di
chi fino a quel punto sembrava aver trovato un equilibrio tra
diverse etnie e religioni.
Qui
non è il Paradiso
Sembra sempre più
irrealizzabile l’utopia di un mondo nel quale si possa vivere tutti
insieme, senza muri o complessi di superiorità, ma se le cronache
quotidiane sono più dure di qualunque fantasia, sono film come
questo a scavare dentro le coscienze. Non a caso il regista stesso
sottolinea come dovremmo essere noi stessi a riconoscere la parte
animale, beluina e indicibile, dentro di noi, ad averne
consapevolezza, proprio come nel film mostra invece la resistenza –
o incapacità – di tutti a definirsi apertamente razzisti.
Come il piccolo Rudi si chiude nel mutismo spaventato da
quello che vede nel bosco – l’ignoto, il diverso – sono in molti a
urlare per cercare di dare voce alle stesse paure. E ad
arrampicarsi sugli specchi per dare una credibilità – storica o
etnica – a una ormai insostenibile e anacronistica autarchia,
quando non esplicitamente isolamento che tanto ricorda il
protezionismo che fu. Sono solo alcuni dei livelli sui quali si
sviluppa questo R.M.N. (da titolo originale), nel quale l’esame
‘radiologico’ del non visibile si concentra di volta in volta sui
precedenti patri, il degrado cittadino, i problemi lavorativi e
l’involuzione culturale della popolazione, fino alla crisi della
famiglia e dell’individuo.
Un impegno notevole, che
il regista affronta scegliendo accuratamente tanto gli interpreti
quanto le sue location, tra le quali spicca la Rimetea premio
Europa Nostra nel 1999 per la conservazione del patrimonio
culturale e architettonico (e proposta all’UNESCO) e dove si ha una
sostanziale convivenza tra rumeni, ungheresi, tedeschi, cattolici
ed ebrei.
Nella realtà, come nella
finzione, dove prima dei cingalesi il problema era stato con gli
“zingari” da cacciare. A testimonianza di un nervo scoperto, che le
polemiche seguite all’uscita del film in patria hanno confermato.
D’altronde l’uso dell’elemento surreale è piuttosto labile e
principalmente confinata a un finale allegorico e didascalico
insieme nel suo ribadire il concetto espresso per tutto il
film.
La negatività destinata
agli altri, tende a rivolgersi verso se stessi, verso soggetti
chiusi in un mondo piccolo, o addirittura talmente isolati da
finire per non trovare un posto nemmeno in casa propria. Nel
tentativo di fotografare le diverse posizioni, purtroppo, il ritmo
e la coerenza narrativa ne risentono, e si sente la mancanza di una
maggiore dialettica, nonostante l’evidente ignavia di una chiesa
debole e retrograda e l’unica opposizione all’individualismo
dilagante e a certo machismo preistorico – che confonde tradizione
con sovranismo – da parte della ottima Judith
State, che davvero regge il film, soprattutto da un punto
di vista attoriale.
Ricordi Pericolosi
è spesso citato come uno dei migliori episodi di Black Mirror, e per una buona ragione. È una
cupa rappresentazione di un mondo del prossimo futuro in cui i
ricordi non sono più un concetto grazie a un impianto che registra
tutto ciò che vede e sente colui che ha installato il detto
impianto, permettendogli così di rivivere qualsiasi evento della
sua vita, nel bene e nel male.
È stata una pietra miliare per la
serie e non ci è voluto molto perché lasciasse un impatto
indelebile sulla cultura popolare. Mentre i precedenti episodi
della stagione d’esordio di Black Mirror avevano
adottato un approccio sociale, Ricordi Pericolosi
ha optato per un tocco più gentile, attenuando gli elementi
apertamente satirici e filtrando invece la sua tesi attraverso un
piccolo gruppo di personaggi riconoscibili, assicurando che
l’attenzione fosse sempre mantenuta sul modo in cui gli esseri
umani utilizzano e abusano di tale tecnologia piuttosto che sulla
tecnologia stessa. È un modello che molti episodi futuri avrebbero
poi replicato, garantendo a Ricordi Pericolosi un
posto fisso in tutte le discussioni sui momenti migliori di
Black Mirror.
Curiosamente, Ricordi
Pericolosi detiene anche il primato di unico episodio non
scritto da Charlie Brooker, ma da Jesse
Armstrong, che molti anni dopo sarebbe divenuto famoso per
una certa serie dal titolo Succession. Il padre
della famiglia Roy ha conservato i diritti di sfruttamento della
sceneggiatura della puntata e nel 2013 è stato confermato che
quella storia sarebbe andata a finire a Hollywood, nelle mani di
Robert Downey Jr. in veste di produttore.
Sembra che Armstrong avesse da
subito ambizioni cinematografiche per la sua sceneggiatura e che a
contendersi i diritti dello script fossero Robert Downey Jr. e
George Clooney. Alla fine la Team Downey ha vinto lo scontro. Ma a
un decennio di distanza dall’acquisizione, forse la storia non ha
più il suo appeal, anche se invece Jesse Armstrong, che rimane
comunque alla scrittura del progetto, ha acquisito invece più
credito agli occhi dell’industria grazie al successo di
Succession.
Non sappiamo quando il progetto
entrerà in produzione, ma sarebbe la seconda volta per Black Mirror
sul grande schermo, dopo l’esperimento di
Bandersnatch del 2018. Intanto il mese
scorso su Netflix è arrivata la
sesta stagione della serie monografica.
Per concessione dell'Ufficio
Stampa Punto e Virgola
Dopo le vittorie ai David di
Donatello e ai
Nastri d’Argento, Marco
Bellocchio riceve il Globo
d’Oro dai giornalisti della stampa estera accreditata
in Italia per il filmRAPITOe
per la serie
ESTERNO NOTTE.
Un nuovo riconoscimento per RAPITO,
che si aggiunge alle importanti notizie provenienti dall’estero: il
film RAPITO sarà distribuito negli Stati Uniti da Cohen Media
Group.
Acclamato dalla stampa francese,
esaltato dal Guardian che lo ha definito “Un classico in divenire”,
consigliato da Variety, RAPITO, dalla sua presentazione in Concorso
al Festival di Cannes, e dopo il successo nelle sale italiane,
comincerà il suo viaggio per il mondo toccando numerosi Paesi del
mondo: Nord America, Inghilterra e Irlanda, Australia e Nuova
Zelanda, Giappone, America Latina, Spagna, Belgio, Svizzera,
Polonia, Portogallo, Grecia e Cipro, Repubblica Ceca e Slovacchia,
ex-Jugoslavia, Ungheria, paesi baltici, Bulgaria, Israele, Ucraina,
Taiwan e Indonesia.
Distribuito da 01
Distribution, arrivato in sala il 25 maggio, il film di
Marco Bellocchio, RAPITO, è incentrato sulla storia di Edgardo
Mortara il bambino ebreo che nel 1858 fu strappato alla sua
famiglia per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa
Pio IX, suscitando un caso internazionale.
Il film è una
produzione IBC
Movie e Kavac
Film con Rai Cinema in
coproduzione con Ad Vitam
Production e The Match
Factory, prodotto da Beppe
Caschetto e Simone Gattoni, ed
è interpretato da Paolo
Pierobon, Fausto Russo
Alesi, Barbara
Ronchi, Enea Sala (Edgardo
Mortara da bambino), Leonardo
Maltese (Edgardo ragazzo) e con Filippo
Timi e Fabrizio Gifuni.
Completano il cast Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi,
Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno
Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri, Federica
Fracassi.
Bob Dylan ha reso
noti i suoi commenti per il film in uscita A
Complete Unknown. L’attesissimo lungometraggio,
diretto da James Mangold, ha come protagonista
Timothée Chalamet nei panni dell’icona folk. Il
regista ha dichiarato durante il podcast “Happy Sad Confused” che non si
tratterà di un film biografico tradizionale, ma piuttosto un film
d’epoca che ricorda il lavoro di Robert
Altman.
“A proposito, non è davvero un
film biografico su Bob Dylan”, ha detto Mangold. “Il
motivo per cui Bob ci ha supportato così tanto nella realizzazione
è che riguarda un periodo, poiché penso sempre che i migliori film
sulla vita dei personaggi reali non siano mai il racconto dalla
culla alla tomba, ma riguardano un momento molto specifico di
quella vita. In questo caso, il film potrebbe ricordare il cinema
di Altman, ma è una specie di pezzo d’insieme su questo momento
storico, i primi anni ’60 a New York, e questo ragazzo di 17 anni
con 16 dollari in tasca fa l’autostop per New York York per
incontrare Woody Guthrie che è in ospedale e sta morendo per una
malattia ai nervi”.
Mangold ha continuato: “E canta
a Woody una canzone che ha scritto per lui e fa amicizia con Pete
Seeger, che è come un figlio per Woody, e Pete gli organizza dei
concerti nei club locali e lì incontri Joan Baez e tutte queste
altre persone che fanno parte di questo mondo, e questo vagabondo
che arriva dal Minnesota con un nuovo nome e una nuova visione
della vita, diventa una star, firma per la più grande casa
discografica del mondo entro un anno e, tre anni dopo, registra
vendite record rivaleggiando con i Beatles”.
Lo stesso Dylan ha fornito note
sulla sceneggiatura, e Mangold ha detto che ne farà tesoro. “Ho
trascorso diversi giorni meravigliosamente affascinanti in sua
compagnia, solo noi due, parlando con lui”, ha detto il
regista. “Ho una sceneggiatura che è annotata personalmente da
lui e che apprezzo molto. Lui ama i miei film. La prima volta che
mi sono seduto con Bob, una delle prime cose che mi ha detto è
stata: “Adoro Cop land”.
A
Complete Unknown sarà incentrato sullo
“sconvolgimento nella comunità folk” causato dal suono
dirompente di Dylan, come ha spiegato James
Mangold. Oltre a Chalamet, il film è interpretato da
Benedict Cumberbatch, Elle Fanning, Boyd Holbrook,
Monica Barbaro e Nick Offerman.
Chalamet canterà anche le canzoni di Dylan in A
Complete Unknown.
Benedict Cumberbatch ha finalmente confermato che i
Marvel Studios hanno ancora
qualcosa da raccontare in merito a Doctor Strange. Secondo quanto dichiarato
dall’attore, ci saranno novità a partire dal prossimo anno.
Durante un’ospitata alla JW3 Speaker
Series,
Benedict Cumberbatch ha confermato che tornerà a
interpretare Doctor Strange: “Ci sono alcuni progetti Marvel in
preparazione il prossimo anno.” La notizia non è
sorprendente, dal momento che i Marvel Studios tengono a concludere
le trilogie legate ai loro personaggi principali, ma era un po’ che
non si avevano aggiornamenti in merito a questo particolare
personaggio abbastanza amato dal pubblico.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è
uscito al cinema il 4 maggio 2022. Le riprese sono
partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York,
Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo
anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Jamie Campbell Bower è Vecna in
una scena della quarta stagione di Stranger Things
I Duffer Brothers
stanno seminando delle Easter Eggs per la quinta e ultima stagione
di Stranger
Things in posti opportunamente strani, come
l’imminente spettacolo teatrale “The First Shadow”.
Il teaser della produzione nel West
End suggerisce che “l’inizio della storia di ‘Stranger Things’
potrebbe essere la chiave di ciò che verrà dopo”. Il teaser stesso
è formato da una clip che mette insieme un montaggio di immagini
tratte della quattro stagioni edite dello show.
La sinossi ufficiale per lo
spettacolo teatrale recita: “Hawkins, 1959, una città normale
con preoccupazioni regolari. L’auto del giovane Jim Hopper non si
avvia, la sorella di Bob Newby non prenderà sul serio il suo
programma radiofonico e Joyce Maldonado vuole solo laurearsi e
andarsene dalla città. Quando arriva il nuovo studente Henry Creel,
la sua famiglia scopre che un nuovo inizio non è così facile… e le
ombre del passato hanno una portata molto lunga.”
“Stranger Things: The First Shadow”
è basato su una storia originale dei creatori della serie
Matt e Ross Duffer, più Jack
Thorne e Kate Trefry. Lo spettacolo
teatrale, ambientato 25 anni prima della serie Netflix, sarà
co-diretto da Stephen Daldry e Justin
Martin.
La scenografa Miriam
Buether, la costumista Brigitte
Reiffenstuel, il lighting designer Jon
Clark, il sound designer Paul Arditti, il
direttore del movimento Coral Messam, i
parrucchieri e il make-up Campbell Young Associates, il video
designer 59 Productions, e il design delle illusioni e gli effetti
visivi di Jamie Harrison e Chris
Fisher è dietro la produzione.
“The First Shadow” inizierà le
rappresentazioni il 17 novembre al Phoenix Theatre di Londra.
Tuttavia, non sono stati ancora resi pubblici annunci di casting né
piani di tournée internazionali. Oltre allo spettacolo teatrale
“First Shadow”, è in lavorazione anche una serie spin-off
live-action di “Stranger Things” basata su un’idea originale di The
Duffer Brothers.
La quinta stagione di Stranger
Things, che vedrà trai protagonisti anche
Linda Hamilton, sarà sicuramente un saluto
emozionante alla serie, come i Duffer avevano anticipato in
precedenza. “[Per] due ore, abbiamo presentato l’intera
stagione a Netflix. Abbiamo fatto piangere i nostri dirigenti, il
che ho pensato fosse un buon segno”, ha detto Matt
Duffer durante un evento Netflix SAG FYC.
Ross Duffer ha
aggiunto: “Abbiamo così tanti personaggi ora, la maggior parte
dei quali sono ancora in vita. È importante concludere quegli archi
poiché molti di questi personaggi sono cresciuti dalla prima
stagione. Quindi è un atto di equilibrio tra il dare loro il tempo
di completare gli archi dei loro personaggi e anche sistemare
queste questioni in sospeso e fare le nostre rivelazioni finali… Il
modo in cui lo vediamo, è una specie di culmine di tutte le
stagioni, quindi avrà un po’ di ciascuna delle precedenti. Penso
che quello che stiamo cercando di fare sia tornare un po’
all’inizio”.
La stagione finale di Stranger
Things non ha ancora una data di uscita ufficiale, ma
si ritiene che arriverà nel 2024.
Tom Cruise non è affatto intenzionato a
lasciare il timone tanto presto. La star e produttore di Mission:
Impossible – Dead Reckoning Part 1 ha dichiarato al
Sydney Morning Herald che è determinato a recitare almeno
per i prossimi due decenni, proprio come l’iconica star del cinema
Harrison Ford.
“Harrison Ford è una leggenda; Spero di essere ancora in grado
di farlo – ha detto Tom Cruise – Ho 20 anni per
raggiungerlo.”
L’attore di Eyes Wide
Shut ha aggiunto: “Spero di continuare a fare film di
‘Mission: Impossible’ fino alla sua età”. Ford ha recentemente
recitato in Indiana Jones e il Quadrante del
Destino proprio prima di compiere 81 anni; Cruise
ha festeggiato il suo 61° compleanno il 3 luglio, poche settimane
prima che Dead
Reckoning debutti nelle sale. I commenti di
Cruise suggeriscono anche che il film, prima parte della presunta
fine del franchise, potrebbe non essere l’ultima apparizione di
Cruise nei panni di Ethan Hunt.
Ford, che ha confermato che
Il quadrante del Destino è la sua ultima tappa nei
panni di Indiana Jones, ha detto durante “Who’s Talking to
Chris Wallace?” che
non si ritirerà presto. “Non vado bene quando non ho
lavoro. Mi piace lavorare“, ha detto Ford. “Amo sentirmi
utile. Voglio essere utile.“
Allo stesso modo, i grandi del
cinema Martin Scorsese e Quentin
Tarantino hanno parlato delle aspettative sul
rallentamento delle rispettive carriere. L’autore di Killers
of the Flower Moon ha promesso di avere ancora storie
da raccontare, mentre Tarantino ha confermato che il suo decimo
film The Movie
Critic sarà il suo ultimo lungometraggio.
Una foto del merchandising di
The
Marvels sembra spoilerare l’identità di un
personaggio e quindi anche una svolta della trama del film che
coinvolgerà il personaggio di Carol Danvers (Brie
Larson).
Una immagine comparsa in rete che
ritrae i gadget del nuovo Happy Meal di McDonalds dedicati al film
mostra il personaggio interpretato da Park
Seo-Joon, e lo chiama Principe Yan. Oltre a questo e ad
altri personaggi che già sappiamo saranno nel film, compara anche
una Principessa Carol, il che potrebbe indicare il fatto che Carol,
nel film, sposerà il Principe Yan.
Questo probabilmente non sarà una
sorpresa, dal momento che i rumors iniziali legati al film dicevano
che Carol avrebbe “trovato un marito” e il primo trailer ha portato
a ipotizzare che Seo-Joon fosse stato scelto come Yan. Resta
da vedere se il loro matrimonio si svolgerà allo stesso modo dei
fumetti.
Inoltre sono state diffuse anche
altre immagini promozionali dal film che però denunciano una forma
di sciatteria da parte dei Marvel Studios
nel comporre le immagini per promuovere il film:
The Marvels, la trama del film
Nel film Marvel StudiosThe Marvels, Carol
Danvers alias Captain Marvel ha recuperato la propria
identità dai tirannici Kree e si è vendicata della Suprema
Intelligenza. Ma a causa di conseguenze impreviste, Carol deve
farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi
compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un
rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della
sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con
quelli del capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta
S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e
imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The
Marvels”.
Tutto ciò che sappiamo su The Marvels
The Marvels, il sequel
del cinecomic Captain Marvel con protagonista la
premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan
McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata
serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman. Nel cast ci
saranno anche Iman Vellani(Ms.
Marvel, vista anche nell’omonima serie TV su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Challengers,
il nuovo film di Luca Guadagnino, con Zendaya nei panni di un ex prodigio del tennis
diventata allenatrice e coinvolta in un triangolo amoroso con due
tennisti professionisti, interpretati da Mike Faist e Josh O’Connor, aprirà la Mostra
Internazionale della Biennale di Cinema di Venezia.
Challengers
sarà presentato in anteprima mondiale fuori concorso il 30 agosto
al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, dando
il via all’ottantesima edizione della kermesse cinematografica.
L’attesissimo film – che segna il primo vero e proprio film in
studio statunitense di Luca Guadagnino – sarà
distribuito negli Stati Uniti da Metro Goldwyn Mayer
Pictures/Amazon Studios e a livello internazionale da Warner Bros
Pictures.
Challengers, la trama
Dal visionario regista Luca
Guadagnino arriva Challengers,
con protagonista Zendaya nel ruolo di Tashi Duncan, un’ex
prodigio del tennis diventata allenatrice: una forza della natura
che non ammette errori, sia dentro che fuori dal campo. Sposata con
un fuoriclasse reduce da una serie di sconfitte (Mike
Faist – West Side Story), la strategia di Tashi per la
redenzione del marito prende una piega sorprendente quando
quest’ultimo deve affrontare sul campo l’oramai rovinato Patrick
(Josh
O’Connor – The Crown), un tempo suo migliore amico ed
ex fidanzato di Tashi. Mentre il loro passato e il loro presente si
scontrano e la tensione sale, Tashi dovrà chiedersi quale è il
prezzo della vittoria.
L’ultima Star
Wars Celebration ha posto all’attenzione dei fan su
Skeleton
Crew, la prossima serie dell’universo di Star Wars con
protagonista
Jude Law. Entertainment Weekly (tramite SFFGazette.com) ha
recentemente parlato con il produttore e regista
Christopher Ford, scoprendo di più su come questa
storia si inserisca nell’era della Nuova Repubblica che finora è
stata raccontata da serie di successo come The
Mandalorian, The
Book of Boba Fett e Ahsoka.
“Per noi è stata una grande era
perché per quanto la Nuova Repubblica stia cercando di riportare la
pace, è una specie di periodo selvaggio senza legge, quindi c’è
molto pericolo”, rivela. “Se l’avessimo ambientato prima,
i ragazzi avrebbero potuto semplicemente incontrare le forze
dell’Impero. Questa è un’altra parte della galassia in cui
perdersi”.
Il sito ha anche raggiunto la star
Jude Law; molto poco è stato rivelato sul suo
ruolo nella serie oltre al fatto che interpreterà un Jedi, qualcosa
confermato dal filmato di lui che usa la Forza nel trailer che è
stato presentato in anteprima a Londra. L’attore non ha potuto
condividere molto, ma ha fatto luce su ciò che il suo protagonista
misterioso porta in tavola. “È qualcuno che i bambini
incontrano nel loro viaggio, sulla strada per tornare a casa. Lui,
come il mondo che vivono, è contraddittorio – a volte un luogo di
nutrimento e altre volte un luogo di minaccia”.
“Quello che amo è che siamo
attraverso i loro occhi, sai che c’è una specie di relazione
giocosa tra i bambini e gli adulti, che a volte diventa oscura e
abbastanza spaventosa, che immagino sia come molti undicenni vedono
il mondo dei grandi.”
Lo spin-off di “Star Wars” è stato
annunciato per la prima volta alla Star Wars Celebration del 2022,
tenutasi ad Anaheim, in California. I dettagli sono scarsi per la
serie, a parte la seguente descrizione: “Lo spettacolo si
svolge durante il periodo di ricostruzione post-‘Il ritorno dello
Jedi’ che segue la caduta dell’Impero, la stessa di “The
Mandalorian“, ma la sua trama rimane un segreto. È stato creato
e prodotto esecutivamente dal regista Jon Watts, che ha realizzato
Spider-Man: Homecoming per la Marvel, e dallo sceneggiatore Chris
Ford. È stato richiesto un avviso di casting per quattro bambini,
di età compresa tra gli 11 e i 12 anni. All’interno di Lucasfilm,
la serie viene descritta come una versione galattica dei classici
film d’avventura di Amblin degli anni ’80.”
I Marvel Studios hanno annunciato per
la prima volta i piani per una serie TV di Armor
Wars nel 2020, ma da allora il progetto si è
evoluto in un film. Secondo The Cosmic Circus, il piano
attuale è che il film segua in ordine di uscita il progetto sui
Fantastici Quattro, il che significa che possiamo
aspettarci che questa avventura guidata da War Machine arrivi nei
cinema il 25 luglio 2025.
Per quanto riguarda la storia, il
Dipartimento per il controllo dei danni sarà il
protagonista assoluto. Dopo aver preso possesso della tecnologia
del defunto Tony Stark in Spider-Man: No Way Home,
si dice che l’agenzia governativa creerà un “Iron Army” per
proteggere meglio il mondo dopo Secret
Invasion.
Secondo il sito, l’esercito di
armature cadrà poi sotto il controllo dei veri cattivi del film,
guidati da Valentina Allegra de Fontaine e il
Justin Hammer di Iron Man 2.
Contro di loro si ergerà War Machine. In questo scenario si
inserirebbe anche il personaggio di Riri Williams, alias
Ironheart e forse ci sarà spazio anche per
l’Ultron di James Spader, che a questo punto potrebbe
tornare al Marvel Cinematic Universe
come si era già ipotizzato.
Essenzialmente il film potrebbe
essere a tutti gli effetti un Iron Man 4, che però
non presenterà Tony Stark di Robert Downey Jr., il
che potrebbe essere la soluzione migliore per portare avanti
l’eredità di quello che è a tutti gli effetti la mente del MCU.
I piani originali prevedevano che
Armor Wars fosse una serie TV Disney +,
ma recentemente le idee all’interno del comparto creativo sono
cambiate e il progetto è finito per diventare una grande storia per
il cinema. Il ritorno di Ultron potrebbe essere proprio una delle
ragioni per la quale la storia è diventata tanto grande da
trasferirsi dal piccolo al rande schermo.
Recentemente Ultron è stato visto in
azione negli gli eventi narrati dalla serie What
If…? poiché in quello show è stato una minaccia
per l’intero Multiverso. Dopo aver abitato con successo quello che
sarebbe diventato il corpo di The Vision nell’MCU,
ha acquisito le Gemme dell’Infinito e si è reso conto
dell’esistenza di The Watcher. Scatenando la
guerra nel Multiverso, ma alla fine fu fermato dal Capitano
Carter e dalla sua squadra. Solo il tempo ci dirà se
Spader tornerà davvero nei panni di Ultron, ma vale la pena seguire
ulteriori sviluppi per scoprire come si svilupperà questo progetto
che sulla carta sembra essere molto allettante!
La tana del bianconiglio non è mai
stata così lontana dall’idea fiabesca che Carroll racconta in
Alice nel Paese delle Meraviglie. Ci sono però
tante somiglianze: il nome di una delle protagoniste di Il
morso del coniglio, Alice, la sorella del personaggio di
Sarah (interpretato da Sarah Snook) scomparsa quando erano piccole.
Ma anche il tema della tana, del nascondiglio, e di questo piccolo
coniglio bianco che si aggira per casa. Il film di Diana Reid con i suoi colpi di scena ha
guadagnato il primo posto nella classifica dei più visti di
Netflix.
In Il morso del
coniglio Sarah è una ginecologa e vive con sua figlia
Mia (Lily
LaTorre) dell’età di sette anni. Dopo aver subito un
grave lutto in seguito alla morte del padre, il personaggio di
Sarah Snook si trova in difficoltà a gestire
anche le semplici cose di vita quotidiana come preparare i pancake
per il compleanno della figlia. Da questo compleanno, quando Mia
compie sette anni, le cose iniziano a peggiorare. Il clima di
tensione è esacerbato dalle continue richieste della figlia che
sostiene di chiamarsi Alice.
Il morso del coniglio, la
trama
Elaborazione del lutto,
traumi sepolti, sensi di colpa e il tema della maternità. In
Il morso del coniglio c’è molta carne al fuoco che
cerca di portare sullo schermo con l’aiuto di una brillante
interpretazione di Sarah Snook, che può bastare fino a un certo
punto. Sarah sta vivendo un momento complicato della sua vita dove,
la morte del padre, l’ha devastata aprendo in lei ferite che
pensava di aver chiuso da tempo. Nella vita di
Sarah e Mia altre figure di
contorno più o meno fondamentali come l’ex marito,
Pete (interpretato da Damon
Herriman) e la compagna.
Quando ancora siamo nelle fasi
iniziali del film, quando la premessa ancora non è stata gettata
davanti agli occhi dello spettatore, capiamo subito un dettaglio
fondamentale per il personaggio di Sarah. L’ex
marito e la compagna le annunciano di voler avere un bambino quando
lei non ha mai voluto che Mia avesse un fratello o
una sorella. Da qui in poi si iniziano a scoprire le carte e
veniamo a conoscenza del passato misterioso di
Sarah per cui anche la figlia Mia adesso, dal
nulla, inizia a chiedere spiegazioni. C’è un motivo per cui Sarah
non ha mai voluto un altro figlio, un trauma sepolto nel suo
passato in quella tana del bianconiglio che è la sua mente.
Chi sono?
Un semplice gioco, mettere le mani
sugli occhi di una persona per farle sentire la tua presenza. Un
semplice gioco che per Sarah ormai è stato portato
all’estremo. Sua figlia Mia si trasforma in una
sconosciuta mentre realtà e soprannaturale si mischiano e fondo in
Il morso del coniglio. Stiamo quasi per scoprire
il colpo di scena finale ma nel frattempo nel lungo viaggio di
ricordi che Mia costringe Sarah a
fare tutto è nero e confuso. Ci trasferiamo in aperta campagna
dove, in una casa solitaria circondata da un fitto bosco, abitava
una piccola Sarah insieme alla sua famiglia. Lì gli atteggiamenti
di Mia iniziano a esasperarsi: fa i dispetti, le
compaiono misteriosi lividi e le esce sangue dal naso
continuamente. Sarah non sa più come gestire la figlia a poco a
poco anche la sua salute mentale inizia a venire meno. Mentre cerca
di aiutare la figlia il suo grosso bagaglio sepolto nella sua mente
riaffiora.
Arriviamo nel momento in cui la
sorella Alice è scomparsa e le immagini di una
giovane Sarah, di Mia, di
Alice e della Sarah adulta si sovrappongono fino a
mostrare allo spettatore quello che è successo realmente il giorno
in cui Alice scompare. Il morso del coniglio di
per sé è molto dinamico ma anche riflessivo: lascia allo spettatore
il tempo di meditare sulle scene, di guardare le vecchie fotografie
insieme alle protagoniste. Ma quando è il momento si carica di
tensione e vitalità con una telecamera dinamica che inquadra
Sarah e Mia in un inquietante
gioco con delle forbici in mano.
La tana del bianconiglio
La scena finale di Il morso del
coniglio lascia tantissimi punti interrogativi in sospeso. Il
destino di Mia è lasciato alle speculazioni e chiacchiere post
film. La tana del bianconiglio cosa è in realtà: la mente di Sarah
vittima dei suoi stessi problemi e traumi del passato che ha
lasciato sedimentare. Ma mentre la mente di Sarah di deteriora,
vede Mia allontanarsi mano nella mano con Alice. Una spiegazione
anche soprannaturale che toglie però il fulcro del racconto dal
thriller psicologico che però regge fino a un
certo punto del film. Le motivazioni che portano Sarah al crollo
sono legate all’elaborazione del lutto per il padre, un pilastro
nella sua vita.
Il morso del
coniglio presenta alcuni elementi tipici del genere,
rincorrendo lo spettatore come il coniglio di Alice nel
Paese delle Meraviglie, ma costringendolo a entrare nella
sua tana in modo da ritrovarsi a fare i conti con sé stessi.
Disney ha fornito una nuova scena con
protagonista Captain America durante gli eventi di
Avengers: Endgame, che spiega perché
Steve Rogers ha preso la decisione di rimanere
nel passato dopo aver restituito le Gemme dell’Infinito. Dopo gli easter egg e
un’intera scena della Fase 4 del MCU, Rogers: The
Musical è diventato realtà nel mondo reale grazie a
Disneyland California Adventure. Lo spettacolo
completo in un atto unico presenta un numero musicale con
protagonista Captain America alla fine della sua carriera
di Avenger.
Per un periodo di tempo limitato,
Disneyland California Adventure ha trasformato
Rogers: The Musical in un vero e proprio
spettacolo attualmente in corso all’Hyperion Theater. Partendo
dalle origini di Steve Rogers nella Seconda Guerra
Mondiale, lo spettacolo di mezz’ora offre una storia abbreviata
dell’intera vita dei primo Avengers nel
MCU. Sono presenti canzoni classiche come “The
Star-Spangled Man” da Captain America: Il primo vendicatore
e “Save the City“, la canzone e l’esibizione della
battaglia di New York vista da Clint Barton e dai suoi figli nel primo
episodio di Hawkeye. Tuttavia, nuove canzoni sono state
scritte e incluse nello spettacolo completo di Disneyland, con un
Nick Fury che canta e altro ancora.
1Il musical di Captain
America
Durante il viaggio di ritorno al 2012 per
mettere al sicuro la Gemma del Tempo, dello Spazio e della Mente,
Captain America si è trovato a incontrare una
versione più vecchia di se stesso nel 2012, mentre combattevano per
lo scettro di Loki e la Gemma della Mente al suo interno.
Per questo motivo, c’è sicuramente un precedente logico nel
MCU per cui Steve Rogers può avere una conversazione con
una versione ancora più vecchia di se stesso. Non è escluso che
Steve abbia avuto bisogno di convincerlo a usare la Gemma del
Tempo.
In
definitiva, il numero musicale/conversazione tra il vecchio Cap e
l’attuale Captain America affronta consapevolmente
il motivo per cui Rogers passa dal dire “posso farlo tutto il
giorno” al ritirarsi nella sua linea temporale originale con
Peggy alla fine di Avengers: Endgame. Anche se il quarto film non
lo faceva apertamente, la scena nel nuovo musical
MCU è una bella aggiunta alla logica dietro la
decisione di Capitan America di passare lo scudo
aSam
Wilson. In assenza di una vera e propria restituzione
delle Pietre dell’Infinito da parte di Rogers e della decisione di
rimanere nel passato, la scena del musical è divertente da vedere
(a prescindere dalla sua effettiva canonicità).
Regista di apprezzati film come
Scènes de crimes e Switch, Frédéric
Schoendoerffer si è fatto notare in particolare con la sua
opera seconda, il thriller, Agents
Secrets, uscito nel 2004. Da lui anche scritto
insieme ad altri sceneggiatori, questo titolo si muove a partire
dai classici schemi dei film di stampo spionistico, per giungere
poi a soluzioni intriganti e originali, che generano continuo
interesse nello spettatore. Il regista, infatti, si affida ad un
genere particolarmente apprezzato a livello internazionale per
poterlo plasmare a proprio piacimento, avvalendosi anche di
un’affiatata coppia di protagonisti.
In particolare, Schoendoerffer
privilegia l’aspetto realistico del genere, subordinando l’azione
più spericolata a momenti e sequenze che permettono di entrare
davvero in contatto con i rischi del mestiere della spia. Grazie a
queste qualità Agents Secrets si è affermato come un
apprezzato noir francese, diviso equamente tra spettacolarità
visiva e approfondimenti psicologici e narrativi che permettono al
tutto di risultare ancor più stimolante e coinvolgente. Oggi forse
poco citato, è questo un film che non manca dunque di presentare
una serie di caratteristiche particolarmente ricercate dagli amanti
del genere, che potranno qui ritrovarle riproposte in modi
nuovi.
Agents Secrets è dunque un
film da riscoprire, tanto nella sua forma quanto nei suoi contenuti
e che non mancherà di presentarsi come una valida alternativa a
titoli simili di stampo statunitense, troppo spesso privi della
personalità di cui quest’opera è invece dotata. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama del film Agents Secrets
Protagonista del film è l’agente
Georges Brisseau, a capo di una task force segreta
francese che ha la missione di intercettare un’imbarcazione carica
di armi proveniente dalla Russia, ad opera del trafficante
Igor Lipovsky, ed affondarla. L’operazione dovrà
svolgersi in Marocco e il gruppo di Brisseau comprende alcuni
specialisti. Vi sono i sommozzatori, Loic e
Raymond, e l’affascinante agente
Lisa, la quale si dichiara intenzionata ad
abbandonare definitivamente i Servizi una volta conclusa
quest’ultima missione. Il gruppo si prepara con cura per portare a
termine quanto gli è stato incaricato e pianificando
meticolosamente il tutto senza fare domande.
Il compito tuttavia si rivelerà più
arduo del previsto. Anche gli americani stanno infatti a loro volta
conducendo una missione parallela e non vogliono che gli agenti
francesi interferiscano sul loro operato. Più Brisseau e la sua
squadra indagano su questa operazione statunitense, più si rendono
conto dello stretto legame che vi è tra il criminale russo e una
serie di agenti corrotti tra i servizi segreti americani. Quando il
gruppo di francesi si ritroverà accusato di un crimine da loro non
commesso, la missione diventerà una vera e propria prova di
resistenza. Brisseau e i suoi dovranno ora lottare per la loro
vita.
Agents Secrets: il cast del film
Ad interpretare il ruolo di Georges
Brisseau, capo della squadra di spie francesi, vi è il celebre
attore VincentCassel, anche noto per i thriller I fiumi
di porpora e Nemico Pubblico N. 1. Accanto a lui, nel
ruolo di Lisa, vi è invece l’attrice e modella italiana
Monica Bellucci. I due,
che sono stati sposati dal 1999 al 2013, sono qui al loro quarto
film insieme. Avevano infatti già condiviso lo schermo in
L’appartamento (grazie al quale si sono conosciuti),
Dobermann e Irréversible. Nel ruolo di Loic vi è
invece Ludovic Schoendoerffer, fratello del
regista e co-sceneggiatore del film, mentre Raymond è interpretato
da SergioPeris-Mencheta. Gli
attori Charles Berling e André
Dussollier interpretano rispettivamente Eugene e il
colonnello Grasset. Serge Avedikian è Igor
Lipovsky, mentre Najwa Nimri,
nota per le serie La casa di carta e Vis a vis, è
Maria Menendez.
Il trailer di Agents
Secrets e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Agents
Secrets è infatti disponibile nei cataloghi di
Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite
temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente
nel palinsesto televisivo di mercoledì 5 luglio
alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Attraverso i film satirici, il
cinema punta a riflettere e far riflettere in modo comico su
tematiche particolarmente importanti, come i cambiamenti della
società, precisi avvenimenti politici o, ancora, su altri aspetti
considerati molto seri o addirittura tabù. Un brillante esempio di
questa tipologia di opere è il film del 1997 dal titolo
Sesso & potere (in originale Wag the
Dog). Alla regia vi è Barry Levinson, premio
Oscar per Rain Man e che già con Good Morning,
Vietnam aveva raccontato il celebre conflitto da un punto di
vista insolito. Con Sesso & Potere, invece, egli ci porta
nel caotico mondo dei mass media.
Scritto da Hilary
Henkin e dal celebre David Mamet, il film
è liberamente ispirato al romanzo American Hero, di
Larry Beinhart. In questo, pubblicato nel 1993, si
sostiene che la Guerra del Golfo sia stata organizzata anche per
permettere al presidente degli Stati Uniti George H. W.
Bush di essere rieletto per un secondo mandato (cosa poi
non avvenuta). Da questo spunto prende dunque vita il film, con un
racconto che affronta il tema della manipolazione dell’opinione
pubblica attraverso il controllo dei mass media, completamente
asserviti al potere. Il film è poi divenuto ulteriormente celebre
per via di un’incredibile coincidenza.
Pochi mesi dopo l’uscita di
Sesso & potere, vicende molto simili a quelle narrate nel
film sconvolsero infatti gli Stati Uniti, quando l’allora
presidente Bill Clinton si trovò a gestire lo
scandalo Sexgate nato dalla sua relazione extraconiugale
con la stagista Monica Lewinsky, e in seguito
fronteggiò vari attentati alle ambasciate statunitensi in Africa,
ordinando un’immediata risposta militare. Cosa che lo portò però ad
essere accusato di voler distogliere, attraverso i mass media,
l’attenzione della popolazione dallo scandalo per cui rischiava di
perdere il ruolo di presidente. Il film, dunque, venne da quel
momento visto come una premonizione di quanto poi accaduto.
Sesso & potere: la trama
del film
Il film inizia quando mancano due
settimane alle elezioni presidenziali, e il Presidente degli Stati
Uniti in carica viene coinvolto in uno scandalo, per le possibili
accuse derivanti dalla violenza subita da una minorenne all’interno
della Casa Bianca. Prima che l’incidente possa causare danni
irreparabili per la rielezione, viene chiamato alla Casa Bianca
Conrad Brean, consulente esperto di mass media, al
quale viene affidato il compito di fare in modo che l’opinione
pubblica si distragga con qualche altro avvenimento, così da
nascondere l’eventuale svolgersi della “questione” che coinvolge il
Presidente.
Conrad ha una straordinaria abilità
nel manipolare politica, stampa e popolazione. Per portare a
termine quanto chiestogli, si reca subito in California, e, a Los
Angeles, coinvolge abilmente Stanley Motss,
regista e produttore cinematografico, a partecipare all’impresa.
Dopo avere buttato giù varie idee, viene infine trovata quella
giusta. Si farà credere al popolo americano, attraverso giornali e
televisioni, che è scoppiata una guerra, alla quale gli Stati Uniti
non possono non partecipare. Quando l’operazione ha inizio, però,
ben presto se ne perde il controllo e le cose non andranno affatto
come previsto.
Sesso & potere: il cast
del film
A recitare in Sesso &
potere si ritrovano due dei più grandi attori del cinema
americano e non solo: Dustin Hoffman
e Robert De Niro.
Il primo interpreta il regista e produttore Stanley Motss, un
personggio ideato a partire dalla figura di Robert
Evans, direttore di produzione della Paramount Pictures,
noto per la sua megalomania, le sue strane abitudini e il suo modo
di vestire. Hoffman ha però raccontato di essersi ispirato anche a
suo padre Harry Hoffman, ex allestitore di scenografie alla
Columbia Pictures. Per la sua interpretazione, Hoffman è poi stato
candidato al premio Oscar come miglior attore protagonista.
De Niro interpreta invece l’esperto
di mass media Conrad Brean. I due attori sono tornati così a
recitare nello stesso film dopo Sleepers, diretto anch’esso
da Levinson. Condivideranno poi nuovamente il set in Mi presenti i tuoi? e
Vi presento i nostri.
Accanto a loro si ritrovano poi noti attori come Woody Harrelson
nei panni del sergente William Schumann, Kirsten Dunst
in quelli di Tracy Lime e William H. Macy per il
ruolo dell’agente Charles Young. Anne Heche
interpreta invece Winifred Ames, mentre Denis
Leary è Fad King. Infine, Willie Nelson
interpreta Johnny Dean, mentre Andrea Martin è Liz
Butsky.
Il significato del titolo originale
di Sesso & potere, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Il titolo originale – il gioco
di assonanze Wag the dog – deriva da un gioco di parole
spiegato in una didascalia all’inizio del film: «Why does a dog
wag its tail? Because the dog is smarter than the tail. If the tail
was smarter, it would wag the dog» («Perché un cane agita la
coda? Perché il cane è più intelligente della sua coda. Se invece
fosse la coda più intelligente, agiterebbe lei il cane»). La frase,
allora come adesso, indica una situazione in cui un’entità piccola
e apparentemente insignificante (la coda) ne controlla un’altra più
grande e importante (il cane).
È possibile fruire di
Sesso e potere grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Apple
Tv+ e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 5 luglio alle ore 21:30
sul canale Warner TV.
Se questa seconda
stagione dello show ideato da Taylor Sheridan e
Hugh Dillon si dimostra tutto sommato uno
spettacolo capace di interessare, paradossalmente lo deve alle
puntate della prima. E parliamo di paradosso perché, quando appunto
confrontata con
quanto visto in precedenza, la stagione 2 di Mayor of
Kingstown non regge minimamente il confronto.
I nuovi episodi che
vedono ancora una volta protagonista indiscusso il Mike McKlusky
interpretato da Jeremy Renner vivono in poche parole di
rendita: tutto quello che infatti era stato settato nella prima
stagione a livello di potenza espressiva, di spessore dei
personaggi, di ambientazioni e atmosfere capaci di restituire il
senso di orrore e tragedia imminente, riesce ad espandersi anche in
questi nuovi episodi come una nebbia minacciosa e incombente. Ben
presto però ci si rende conto che a livello principalmente di
scrittura è stato fatto un notevole passo indietro. Le trame di
questi nuovi episodi sono infatti sviluppate e messe in scena con
fretta eccessiva, segnale che probabilmente a livello narrativo la
stagione 2 di Mayor of Kingstown ha il fiato
corto: non appare ad esempio un caso se la maggior parte delle
puntate non arriva a quaranta minuti, anzi spesso se ne tiene ben
al di sotto. Eppure si ha fin troppo spesso la sensazione che per
tentare di chiudere il percorso narrativo di un episodio gli
scrittori siano ricorsi a deviazioni di trama inutili, o ancor
peggio alla delineazione approssimativa di alcuni personaggi.
A risentirne maggiormente
sono ad esempio la figura di Iris, la quale nelle prime puntate
viene sviluppata tramite comportamenti incoerenti, difficili da
sostenere a livello di credibilità. Nella stagione 2 di
Mayor of Kingstown tutto sembra avvenire in maniera troppo
veloce, e talvolta senza la necessaria logica: quando non si
arrivano a comprendere le motivazioni e le spinte interiori dei
personaggi, ecco che la loro bidimensionalità inizia a vacillare.
Addirittura Mike non risulta neppure lontanamente quella figura
tragica e dilaniata che avevamo amato e sofferto nella prima
stagione.
Mayor of Kingstown, la recensione della seconda stagione
Cosa salvare dunque dei
nuovi episodi dello show carcerario di Paramount +? Prima di tutto
l’ambientazione industriale durissima, spietata, che come in
precedenza non concede davvero nulla alla spettacolarizzazione del
prodotto. Sotto questo punto di vista il fatto che Stephen Kay sia
alla regia di tutti o quasi gli episodi contribuisce allo sviluppo
di una coerenza estetica precisa e ficcante. Mayor of
Kingstown rappresenta la delineazione di un microcosmo
molto coerente nella sua brutalità, e la seconda stagione almeno a
livello visivo si riallaccia alla precedente senza sfigurare.
Quando poi in scena si hanno attori come Jeremy Renner, la due volte premio Oscar
Dianne Wiest o un caratterista sempre affidabile
come Aidan Gillen, ecco che comunque qualcosa di
comunque degno di essere visto non può che venirne fuori.
Alla fine della visione
della stagione 2 di Mayor of Kingstown si ha
l’impressione che il tutto poteva esser raccontato, e meglio, con
la metà degli episodi che invece sono stati realizzati. L’esempio
lampante arriva proprio con l’ultima puntata, in cui Sheridan e il
resto delle menti dietro allo show si lasciano andare a gustosi
omaggi al cinema di genere – su tutti i film di Michael
Mann e il montaggio alternato de Il Padrino – salvo però
poi rovinare la tensione con un finale che si protrae all’infinito,
quando una maggiore coesione avrebbe senza dubbio contribuito a
tenere lo spettatore incollato alla sedia. Ed è questo in fin dei
conti il problema maggiore della seconda stagione, dilatata oltre
il possibile al fine di arrivare a coprire il necessario numero di
episodi. Il risultato si rivela troppo alterno per convincere
veramente, soprattutto dopo che la stagione 1 si era dimostrata
così efficace sotto ogni punto di vista.
Il ciclo di film di Rai 1 intitolato
“Destinazione amore” offre una serie di film di carattere
sentimentali che presentano di volta in volta variazioni sul tema
dell’amore: amori inaspettati che sbocciano durante viaggi verso
destinazioni idilliache o ancora incontri sorprendenti che nascono
intorno alla buona cucina, e così via. I viaggi proposti da questi
film sono però spesso anche dei viaggi interiori attraverso il
tempo, durante i quali i protagonisti prendono coscienza dei propri
sentimenti e ritrovano sé stessi, imparando a vivere pienamente il
presente. Dopo il titolo di apertura di questo ciclo, Sognando Parigi, si
continua con Un amore in fondo al
mare.
Diretto nel 2022 da Maclain
Nelson, già regista di altre commedie romantiche
come Il Natale che ho dimenticato, L’amore per
davvero e The Presence of Love, questa pellicola
rientra perfettamente nel ciclo ideato da Rai 1, presentando una
giovane in cerca di un equilibrio nella propria vita che si imbatte
in un inaspettato lui, intraprendendo dunque un rapporto che
cambierà le vite di entrambi. A fare da sfondo a questa situazione
vi è il paradisiaco contesto delle Hawaii, dove è stato girato il
film. In particolare si annovera come location il Kahala
Hotel & Resort di Honolulu, lo stesso
hotel in cui è stato girato anche il film Amore alle
Hawaii (2021).
Per tutti gli appassionati del
genere, Un amore in fondo al mare (il cui titolo originale
è in realtà Hidden Gems, ovvero gemme nascoste) è
dunque un film da non perdere, in quanto offre tutto ciò che si può
desiderare da un titolo di questa tipologia. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di Un amore in fondo al mare
Protagonista del film è
Addie, che si ritrova alle Hawaii per il
matrimonio di sua sorella, di cui è damigella d’onore. Durante una
tranquilla sessione di paddleboard yoga, accade però un incidente
che la destabilizza completamente: perde nell’acqua il suo anello,
un oggetto a cui tiene tantissimo essendo un ricordo di sua nonna.
Devastata dalla perdita del prezioso gioiello di famiglia, Addie
rifiuta di accettare la sua sfortuna ed è decisa a recuperare
l’anello dai fondali marini. Nella sua ricerca per riavere il
tesoro perduto, Addie assume Jack, un istruttore
di immersioni locale.
Nonostante la donna abbia un
certificato da sub, l’uomo, dalla natura indipendente e solitaria,
rifiuta la sua collaborazione e vorrebbe portare avanti il lavoro
da solo. Addie e Jack riescono infine a trovare un compromesso per
collaborare, mettendo da parte le loro differenze caratteriali.
Mentre si immergono nelle acque cristalline delle Hawaii, la donna
scopre non solo la bellezza mozzafiato del mare, ma anche le
meraviglie nascoste che l’isola ha da offrire. Jack diventa allora
la guida personale di Addie, conducendola in scenari pittoreschi e
romantici che finiscono per avvicinarli sentimentalmente sempre
più.
Il cast di Un amore in fondo al mare
L’attrice statunitense
Hunter King, nota per aver interpretato Adriana
Masters in Hollywood Heights – Vita da popstar e Summer
Newman in Febbre d’amore, interpreta la protagonista Addie,
mentre l’attore canadese Beau Mirchoff è Jack, il
marinaio e maestro di sub che aiuterà Addie a cercare l’anello
perduto. Mirchoff è noto per aver interpretato Casey Rhodes nella
trilogia di Detective Knight e
Steve Sheridan nella serie Narcos: Messico. Recita
poi nel film l’attrice e sceneggiatrice Eliza Hayes
Maher nel ruolo della sorella di Addie, Kate.
Jordan Matlock
interpreta invece il personaggio Nathan, mentre Diane
Sargent ricopre il ruolo di Betty e Brian
Connors quello di Robert. L’attrice Isabelle
Du interpreta Kara, mentre l’attrice e produttrice
Marita de Lara, celebre per aver partecipato a
General Hospital e This Is Us, è Hannah. Adam
Johnson, volto di Un’estate per diventare grande e
della saga di Scoot poliziotto a 4 zampe, per Un amore in
fondo al mare è Doug Chamberlain. Infine, l’attrice
Joan Powers interpreta Michelle, l’istruttrice di
sup-yoga.
Il trailer di Un amore in fondo
al mare e dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 5 luglio alle ore 21:25
sul canale Rai 1. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione. Di seguito, ecco invece il trailer, di cui però non esiste
la versione italiana.
Ecco il primo trailer della quarta stagione
di Sex Education, che sarà anche l’ultima della
fortunata serie Netflix. La serie arriverà sulla piattaforma il
prossimo 21 settembre. Insieme a
Asa Butterfield nella serie tornano
Gillian Anderson, Ncuti Gatwa, Aimee-Lou Wood,
Emma Mackey, Connor Swindells, Kedar Williams-Stirling, Mimi
Keene, George Robinson, Chinenye Ezeudu, Dua Saleh, Alistair
Petrie, Samantha Spiro, Jim Howick, Rakhee Thakrar e
Daniel Ings.
La quarta e ultima
stagione di Sex Education uscirà il 21 settembre solo su Netflix.
Per gli abitanti di Moordale sarà una stagione ricca di amore,
risate, lacrime, amicizie, nuove (e vecchie) relazioni. Asa
Butterfield torna a interpretare il protagonista Otis Milburn, al
suo fianco Gillian Anderson, Ncuti Gatwa, Aimee-Lou Wood, Emma
Mackey, Connor Swindells, Kedar Williams-Stirling,Mimi Keene.
Confermati nei rispetivi
ruoli anche George Robinson, Chinenye Ezeudu, Dua Saleh, Alistair
Petrie, Samantha Spiro, Jim Howick, Rakhee Thakrar e Daniel
Ings.
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Si uniscono al cast in
questa stagione finale Dan Levy, vincitore dell’Emmy come miglior
attore non protagonista per Schitt’s Creek, Thaddea Graham (Doctor
Who), Lisa McGrillis (Somewhere Boy), Marie Reuther (Kamikaze),
l’attrice e modella Jodie Turner Smith, il comico Eshaan Akbar e
gli esordienti Felix Mufti, Anthony Lexa, Alexandra James, Reda
Elazouar, Bella Maclean e Imani Yahshua.
Dal suo debutto su Netflix
nel 2019, Sex Education è stata candidata e ha vinto numerosi
premi, incluso l’International Emmy Awards nel 2022 come miglior
serie comedy. Inoltre, nei primi 91 giorni dall’uscita la terza
stagione ha totalizzato 66.6 milioni di visualizzazioni.
In una lettera ai fan, la
creatrice, sceneggiatrice e produttrice esecutiva Laurie Nunn ha
affermato:
“Siamo incredibilmente
orgogliosi di Sex Education e siamo in debito con il nostro
fantastico team di sceneggiatori, attori e tutta la troupe che ha
messo così tanto amore nel realizzare ogni episodio. Hanno lavorato
in maniera instancabile per questa stagione finale, e non vediamo
l’ora di condividerla con voi”.
Sex Education 4, la
trama
Dopo la chiusura del liceo
di Moordale, Otis e Eric devono affrontare un nuovo inizio – il
loro primo giorno al Cavendish Sixth Form College. Otis è nervoso
all’idea di creare una nuova clinica, mentre Eric spera con tutto
sé stesso che non saranno di nuovo degli “sfigati”. L’istituto
Cavendish rappresenta uno shock culturale per tutti gli studenti di
Moordale, che fino ad allora pensavano di essere progressisti.
Questa nuova scuola è molto diversa, ogni giorno si fa yoga nel
giardino comune, si respira un’atmosfera all’insegna della
sostenibilità e c’è un gruppo di ragazzi popolari per la loro…
gentilezza?! Viv è totalmente sconvolta dall’atteggiamento non
competitivo degli studenti, mentre Jackson sta ancora cercando di
superare la sua storia con Cal. Aimee decide di fare qualcosa di
nuovo frequentando lezioni d’arte e Adam prova a capire se
un’istruzione di tipo tradizionale sia adatta a lui.
Negli Stati Uniti, Maeve
sta vivendo il suo sogno alla prestigiosa Wallace University, in
cui segue le lezioni dell’autore di culto Thomas Molloy. Otis si
strugge per lei, mentre deve abituarsi al fatto di non essere più
figlio unico, o l’unico terapista della scuola…
Dopo il grande
successo dell’anteprima mondiale al Festival di Cannes, dove il
film è stato accolto da una standing ovation di nove minuti e un
coro di elogi da parte di pubblico e stampa, Leone Film Group, Rai
Cinema e 01 Distribution sono lieti di presentare il trailer
italiano ufficiale di Killers
of the Flower Moon, il
nuovo attesissimo film del premio Oscar® Martin
Scorsese che uscirà in Italia il 19 ottobre
2023.
Definito “una pietra miliare del cinema” da
Deadline, “un capolavoro” da Rolling
Stone, “assolutamente coinvolgente” da The
Guardian, il film è stato molto amato dalla critica italiana e
internazionale.
Un cast stellare
con i premi Oscar® Robert De Niro
e Leonardo
DiCaprioper un thriller basato
su una storia vera: una sequenza di omicidi brutali, e misteriosi,
nota con il nome di “regno del terrore”, che insanguinarono la
nazione Osage negli anni ’20. Fra i protagonisti anche il candidato
all’Oscar® Jesse Plemons, Lily
Gladstone, acclamatissima a Cannes per la sua
interpretazione, e Brendan Fraser,
vincitore agli Academy Award 2023 per The Whale.
All’inizio del XX
secolo la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza degli Osage
che diventarono da un giorno all’altro immensamente ricchi.
L’improvviso benessere di questi nativi americani attirò
l’interesse dei bianchi che iniziarono a manipolare, estorcere e
sottrarre con l’inganno i beni degli Osage fino a ricorrere
all’omicidio. Tratto dal celebre, omonimo, best seller di David
Grann, Killers
of the Flower Moonè un
film epico: una storia d’amore e tradimenti, delitti e misteri in
un intrigo avvincente per la scoperta della verità.
Diretto da Martin
Scorsese e scritto da Scorsese con il premio Oscar® Eric Roth,
Killers
of the Flower Moon è una produzione Apple
Studios, Imperative Entertainment, Sikelia Productions, Appian Way.
I produttori sono Martin Scorsese, Dan Friedkin, Bradley
Thomas e Daniel Lupi, produttori esecutivi Leonardo Di Caprio, Rick
Yorn, Adam Sommer, Marianne Bower, Lisa Frechette, John Atwood,
Shea Kammer e Niels Juul.
Killers
of the Flower Moon è un’esclusiva per
l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai
Cinema. Il film uscirà nelle sale italiane
il 19 ottobre con 01
Distribution, in contemporanea con l’uscita mondiale.