The Serpent è una miniserie crime action Netflix divisa in 8 episodi che affronta la storia del pluriomicida francese di origini indo-vietnamite, Charles Sobhraj (Tahar Rahim), che uccise almeno una dozzina di persone nel territorio che veniva chiamato il sentiero degli hippie, nel Sud-Est Asiatico, tra Thailandia, India e Nepal, a metà degli anni ’70. Soprannominato anche “il serpente” per la straordinaria capacità di raggirare le sue vittime e di sfuggire ai controlli e alle autorità e Bikini killer perché molte delle sue vittime sono state rinvenute in succinti costumi da bagno.
The serpent: una struttura narrativa poco chiara ed efficace
La serie sminuisce continuamente il suo potenziale, messo a repentaglio soprattutto da decisioni strutturali piuttosto deboli e un’introspezione psicologica superficiale dei personaggi. Dalla visione della serie emerge come manchi un progetto narrativo coeso e supportato da una struttura e ritmo avvincenti: nel corso degli episodi, infatti, il racconto non segue un ordine cronologico degli eventi, bensì confonde e distanzia lo spettatore dalla storia. Nonostante le splendide location e alcune intuizioni interessanti nei riguardi dei personaggi, la storia non riesce a raggiungere un vero e proprio punto di svolta e lascia lo spettatore a fine visione con la sensazione di non conoscere nulla di così approfondito sul soggetto di partenza.
Se consideriamo Sobhraj il topo, Herman Knippenberg (Billy Howle) rappresenta il gatto: egli è identificato in The Serpent come la forza trainante che vuole catturare il serial killer (con l’aiuto della moglie Angela, interpretata da Ellie Bamber, e un uomo chiamato Paul Siemons, interpretato da Tim McInnerny). Knippenberg era un diplomatico olandese coinvolto nelle indagini sulla scomparsa di due dei suoi connazionali, Henk Bintanja e Cornelia Hemker. I primi episodi di The Serpent mettono a fuoco il tono della serie: la serie ruota attorno a un freddo calcolatore sociopatico e alla controparte che ricerca la giustizia ed è costretto a scalare montagne di burocrazia e diplomazia internazionale solo per fermarlo. Rahim è il killer freddo e Howle è l’appassionato protettore. Tuttavia, la serie non si configura come un racconto giallo o poliziesco: c’è poco mistero coinvolto, e la sceneggiatura sembra volutamente disinteressata ad indagare a fondo i disturbi di del killer.

La struttura temporale della serie è pervasa da allarmante incoerenza: le vicende rimbalzano nel tempo in modo tale che è difficile stabilire un nucleo tematico e drammatico di un determinato episodio. Il livello di tensione non riesce a crescere proprio a causa della mancanza di coesione narrativa, resa visivamente tramite un montaggio altamente fuorviante.
Le domande che si hanno all’inizio di The Serpent rimangono dopo otto episodi, il che andrebbe bene se la mancanza di intuizione dello serie tv fosse sostituita dalla tensione del thriller o da una scrittura che lascia il segno. La struttura narrativa scomposta priva la serie di qualsiasi tipo di sviluppo dei caratteri dei personaggi e impedisce che le fiorenti capacità investigative di Herman siano attraversate da qualsiasi progressione di suspense.

The Serpent: poca introspezione di personaggi potenzialmente interessanti
E’ difficile dalla serie dare un’interpretazione del personaggio di Sobhraj, che rimane in bilico tra omicida astuto, genio calcolatore e opportunista e l’attore Rahim risulta purtroppo poco convincente nel catturare il carisma del personaggio. Verso la fine della stagione, parte del passato di Sobhraj in Francia viene a galla, ma è ormai troppo tardi per lo spettatore per poter interessarsi alla sua backstory. È particolarmente frustrante che a Rahim sia sia finalmente permesso di interpretare un diverso tipo di minaccia negli ultimi due episodi, quando avrebbe dovuto essere cosi anche nelle precedenti sei ore.
Charles Sobhraj uccideva per mantenere uno stile di vita e al contempo punire chi pensava fosse al di sotto del suo livello. Con l’aiuto della sua assistente e fidanzata Andrée Leclerc (Jenna Coleman) e il suo alleato (Amesh Edireweera), Sobhraj riusciva a guadagnarsi la fiducia di chi sarebbe potuto scomparire senza destare troppo rumore – viaggiatori del Sud-Est asiatico appunto. Riusciva ad irretirli facendogli credere che fosse un loro alleato, prima di rubare i loro averi e identità, appropriandosi del loro passaporto per poter raggiungere la loro prossima destinazione.
Un problema è la cronologia scomposta, che divide i crimini di Sobhraj e lo sforzo per fermarlo. Lo scarto tra crimine e punizione – con frequenti note sullo schermo che ci dicono quanti mesi o anni sono trascorsi – fanno apparire la serie molto più lunga di otto ore e ne diminuiscono il volume narrativo. I suoi crimini iniziano a sembrare stereotipati e la noia metodica di Sobhraj diventa la nostra, indebolendo la serie del crescendo tensivo che ne dovrebbe caratterizzare il genere di appartenenza. I registi Tom Shankland e Hans Herbots hanno evocato l’atmosfera solo per lasciarla scivolare via. La tendenza di The Serpent a “strisciare” da un punto all’altro senza stabilizzarsi con equilibrio denota le debolezze di una serie che non è sicura delle potenzialità del proprio soggetto di partenza.
Dopo che è stato stabilito che è guidato da un complesso di inferiorità che deriva dall’essere di razza mista (indiana e vietnamita), le profondità psicologiche di Sobhraj non vengono mai scandagliate e la performance di Rahim è esasperatamente enigmatica – a volte effettivamente convincente, altre completamente privo del carisma magnetico a cui gli altri personaggi continuano a fare riferimento e dell’umorismo sociopatico a cui la sceneggiatura accenna.
Jenna Coleman offre una performance convincente nei panni della sua fidanzata, trascinata nell’orbita di Sobharaj, incantata dalla sua aria di fiducia e ricchezza ma che si interrogherà più volte nel corso degli episodi sulla sua – di conseguenza, loro – amoralità.

Contro cosa agivano Sobhraj e Leclerc? Nel restituirci la storia di un criminale la cui feroce immaginazione manca di una chiara origine, la serie deve affrontare una sfida simile a quella di un’altra fortunata miniserie, “The assassination of Gianni Versace” (2018) di Ryan Murphy. Scavando a fondo, riusciamo a intuire in maniera cristallina il disgusto di Sobhraj per lo stile di vita hippie e il suo tentativo di esprimere -e tentare disperatamente di legittimare-un giudizio estetico ed etico attraverso la morte. Sembra anche disprezzare la borghesia, di questo ne otteniamo scorci più sostanziali man mano che la serie avanza e scoprendo gli eventi familiari che potrebbero averne alimentato le prime fasi di rabbia e disturbi psichici: a un certo appunto arriva addirittura ad affermare, dinanzi a un membro della famiglia:”Sono più intelligente di Cristo”. Il suo nichilismo costituisce un caso di studio piuttosto intrigante, benché non approfondito a dovere, e un interessante contrappunto ai benefattori che cercano di fermarlo (compresi i suoi vicini, interpretati da Mathilde Warnier e Grégoire Isvarine, e una coppia di diplomatici marito e moglie, interpretati da Billy Howle e Ellie Bamber).
The Serpent sembra quindi chiaramente esimersi da introspezioni psicologiche e approfondimenti, non riuscendo ad attirare appieno l’attenzione dello spettatore. Quando diventa evidente che le domande fondamentali sul temperamento e sul modus operandi di Sobhraj sono oltre la portata di questa serie, i salti temporali iniziano ad apparirci più una distrazione che una vera e propria struttura narrativa e filmica. In sostanza, né l’individuo in particolare che il tempo e lo spazio nel quale agisce sono stati esplorati in modo convincente oltre la rappresentazione.
Molto più coinvolgente è lo scenario con fondali pittoreschi e costumi che lasciano il segno. The Serpent costituisce innegabilmente uno spettacolo d’evasione tutto sommato, adatto per chi vuole passare una serata davanti a Netflix senza troppe pretese.

Sorprendentemente, i primi episodi in bianco e nero di 

Rappresentare Visione che cambia da umano ad androide non è stato un compito facile. È stata necessaria, infatti, la sinergia tra varie componenti. Sono state necessarie due riprese: una di Paul Bettany che esegue i movimenti senza trucco e un’altra dell’attore che ripete gli stessi movimenti mentre è truccato. Il team degli effetti visivi ha dovuto fondere le inquadrature e utilizzare un effetto CGI per creare la spettacolarità del morphing di Visione.
Sorprendentemente, la Gemma della Mente non è mai stata un oggetto di scena. È sempre stata aggiunta con la CGI, anche nei film. Il problema con
Gli effetti della super velocità nello show erano in realtà più intricati di quanto molti spettatori potrebbero pensare. Poiché un personaggio si muove velocemente, ma tutto il resto intorno a lui no, la soluzione non era così semplice come riprodurre la scena in avanti. Prendiamo la scena di Visione che monta l’altalena, ad esempio: la scena è stata girata ad alta velocità, il che significa che aveva un frame rate elevato. Le riprese ad alta velocità producono davvero l’effetto slow motion.
Un altro fatto sorprendente, che molti spettatori potrebbero non sapere, è che Paul Bettany non ha mai indossato un mantello durante le riprese: è sempre CGI! E gli spettatori più attenti avranno certamente notato che anche nei film il mantello di Visione ha una lunghezza diversa a seconda della scena. Il team degli effetti visivi è dovuto intervenire sul “peso” del mantello, ovvero quanto una brezza può interagire con esso e quanto movimento avrà quando Visione cammina e/o vola.
Le vedute aeree di Westview nello show non sono state create pilotando un drone o attraverso un elicottero. Anche in questo caso, era tutto interamente CGI. La Marvel aveva realizzato un layout approssimativo della mappa della città che non includeva alcuna specifica su come dovevano apparire gli edifici e le case. Spettava quindi al team degli effetti visivi costruirlo interamente da zero.
Quando Visione atterra accanto all’auto di Agnes, si tratta di una scena realizzata completamente in CGI. La scena era stata girata in origine da una controfigura, che però atterrava in maniera troppo “dura”.
Il dramma familiare

A metà degli anni ’90, la popolarità dei Fantastici Quattro era ormai diminuita già da tempo. La
Un altro tentativo di riavvio si è verificato con “Ultimate Fantastic Four”. Questa squadra, che ha operato nell’universo alternativo di Terra-1610, era una versione molto più giovane del classico team, intesa ad invogliare i lettori che avrebbero potuto essere dissuasi da decenni di continuity.
Sebbene non sia una storia sulle origini, questa miniserie del 2002 dello scrittore Grant Morrison distilla, in primo luogo, molti degli elementi classici di ciò che ha reso grandi i Fantastici Quattro. Vede La Cosa affrontare il suo passato su Yancy Street e Sue Storm affrontare una strana storia d’amore con Namor.
A seconda di come il MCU sceglierà di introdurre i Fantastici Quattro, una delle principali serie a fumetti della fine degli anni ’80 potrebbe avere un ruolo chiave nella decisione. Il fumettista Walt Simonson ha messo la squadra, insieme a Iron Man e Thor, al centro di un’avventura che potrebbe allinearsi con alcuni aspetti multiverso del MCU.

Il principe Namor, il Sub-mariner, esiste dagli anni ’40 e ha ottant’anni di storia dei fumetti da cui attingere. Alcuni di questi sono proprio legati ai Fantastici Quattro, incluso il suo primo incontro con loro nel numero 4, “Fantastici Quattro: La fine”.
Un’altra importante storia del Dottor Destino che potrebbe fornire qualche ispirazione per il film si trova nel numero 500. Il Dottre lancia un attacco a sorpresa contro i Fantastici Quattro e rapisce i figli di Mister Fantastic e la Donna Invisibile (Franklin e Valeria Richards).
Una delle più grandi storie a fumetti dei Fantastici Quattro, e forse la più grande di tutti i tempi, è la “Trilogia di Galactus”. La storia che ha introdotto la terrificante entità cosmica e il suo araldo, Silver Surfer, riguarda i numeri 48-50 del fumetto originale.


Durante la loro incursione al Ministero della Magia, nel quinto capitolo della saga, Harry e i suoi amici si imbattono, all’interno dell’Ufficio Misteri, nella famosa Porta con il velo, che sembra essere un passaggio per l’aldilà. Una delle cose strane della stanza in cui la porta è custodita è che ricorda a Harry una corte di tribunale del Ministero della Magia, con file di panche rivolte verso il palchetto dove era la porta.
Una delle domande senza risposta più frustranti de Il Calice di Fuoco è perché Harry ha dovuto partecipare per forza alla competizione del Torneo Tremaghi, avrebbe semplicemente potuto dire che si sarebbe astenuto! Si afferma che tutti i partecipanti al Torneo Tremaghi sono sotto gli effetti di un “contratto magico vincolante”, ma non viene mai spiegato quali siano le conseguenze della rottura di quel contratto. Tuttavia, deve essere peggio che affrontare un drago.
Alla fine dell’avventura, Harry ha usato il potere della Bacchetta di Sambuco per riparare la sua che si era spezzata in precedenza. Questo ci indica che sia possibile che Albus Silente abbia aggiustato la bacchetta di Hagrid usando proprio la Stecca della Morte, in passato. Sappiamo che Hagrid venne espulso da Hogwarts durante il suo secondo anno perché accusato indirettamente di aver provocato la morte di Mirtilla Malcontenta. Sappiamo che questo inganno fu opera di Tom Riddle, all’epoca studente di Hogwarts, e sappiamo che l’espulsione del mezzo-gigante comportò anche che gli venisse spezzata la bacchetta. Ma chi ha letto i libri, sa bene che Hagrid porta con sé e usa una bacchetta mascherata da piccolo ombrello rosa, il che significa che qualcuno deve averlo aiutato a riparare la sua bacchetta.
I fondatori di Hogwarts vollero che la scuola fosse divisa in quattro casate, ognuna delle quali prediligeva le abilità e le qualità preferite da ognuno dei quattro fondatori stessi. Sarebbe stato compito del Cappello Parlante mettere i coraggiosi in Grifondoro, i saggi in Corvonero, gli abili in Serpeverde e i leali in Tassorosso.
Ne Il Prigioniero di Azkaban scopriamo che è impossibile per gli studenti di Hogwarts seguire tutte e dodici le lezioni per ottenere un GUFO (Giudizio Unico Fattucchieri Ordinari), a causa di accavallamenti negli orari delle lezioni. Sappiamo però che Hermione venne fornita dalla McGranitt di una Giratempo, che le permetteva di recuperare le ore per seguire tutti e dodici i corsi. Sappiamo anche che Barty Crouch Jr, Bill Weasley e Percy Weasley hanno conseguito dodici GUFO a testa, durante il loro periodo a Hogwarts. Questa informazione ha portato i fan a credere che forse l’espediente di fornire agli studenti una Giratempo non era una cosa tanto eccezionale come Hermione pensava, ma che fosse prassi comune, per gli studenti particolarmente dotati, essere messi nella posizione di seguire tutti i corsi. Quindi la scuola forniva Giratempo a tutti gli studenti che erano considerati in grado di sostenere quel carico di studio. La pratica era però tenuta segreta dagli insegnanti, al fine di prevenire qualsiasi potenziale abuso di potere da parte degli studenti, e per questo forse la stessa Hermione ignorava di essere solo l’ultima di una lunga serie di studenti molto dotati.
Il corpo di Voldemort fu distrutto quando il suo stesso incantesimo rimbalzò su di lui, riducendolo a uno stato peggiore dell’essere un fantasma. J. K. Rowling ha dichiarato di aver raccontato al suo editore di come Voldemort ha creato il corpo rudimentale che aveva all’inizio de Il Calice di fuoco. Un possibile modo in cui Voldemort potrebbe essere stato in grado di assumere sembianze umane attraverso un corpo rudimentale era possedere un corpo già esistente. I fan hanno pensato ad un figlio mai nato di Bertha Jorkin. I lettori ricordano Bertha come la giornalista catturata e uccisa da Voldemort mentre era in Albania, colei che involontariamente aveva fornito a Voldemort l’informazione dell’organizzazione del Torneo Tremaghi. Secondo questa oscura teoria, Bertha era incinta, quando venne catturata in Albania e che Voldemort, uccisa la madre, si sia impossessato del corpo del bambino, come aveva fatto con Raptor. Questa teoria è sostenuta dal fatto che, quando vediamo per la prima volta Voldemort con un corpo, al cimitero di Little Hangleton, lo vediamo con le sembianze di un bambino deforme.
Una delle più grandi domande che i fan di Harry Potter si pongono sul libro finale della saga è perché le altre comunità di maghi in altri Paesi non sono mai intervenute quando Voldemort ha preso il potere. Una possibile risposta è che Voldemort era in realtà diffidente nei confronti della comunità internazionale, motivo per cui aveva posto al Ministero le sue pedine invece di dichiararsi lui stesso Ministro della Magia.
Le regole del Quidditch sono una costante fonte di discussione tra i fan di Harry Potter. La cattura del Boccino d’Oro segna la fine di una partita di Quidditch e garantisce 150 punti. Questo sembra un numero impressionante di punti rispetto ai 10 che si ottengono quando si segna usando una Pluffa.

Tutto il comparto italiano del nostro settore ha dato prova di grande resilienza. Per questo motivo è doveroso ringraziare tutte le donne e gli uomini che in momenti così difficili con passione e coraggio hanno voluto lavorare con noi. Oggi abbiamo il grande privilegio di poter ritornare, come Indiana Production, a condividere i nostri film con il pubblico al cinema, ed è bello che ad accompagnarci sia un Premio Oscar italiano come Gabriele Salvatores”.

