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DCEU: 10 errori di continuity nei film che nessuno ha notato

DCEU: 10 errori di continuity nei film che nessuno ha notato

La storia del DCEU è stata parecchio travagliata: non soltanto ha dovuto fare i conti con l’eredità lasciata da Christopher Nolan e dalla sua trilogia de Il Cavaliere Oscuro, ma anche e soprattutto con i maggiori consensi che è riuscito a raccogliere – soprattutto in termini di incasso – l’Universo Cinematografico Marvel.

Fortunatamente, dall’uscita di cinecomic come Aquaman, Shazam! e soprattutto Joker, sembra che il DCEU si stia lentamente avviando verso una nuova e gloriosa fase. Ciononostante, i titoli dell’Universo DC contengono errori non soltanto a livello di storia e di tono, ma anche a livello di continuity.

Abbiamo raccolto di seguito 10 errori di continuity nel DCEU che forse non avete mai notato:

Il mistero dell’autobus 6370

L’Uomo d’Acciaio ha portato sullo schermo una nuova incarnazione dell’amatissimo eroe kryptoniano. Superman si è ritrovato al centro di un film alimentato da profonde questioni; un film che ha abbracciato un tono più oscuro e che alla fine è emerso come una pellicola decisamente più matura rispetto ai film del passato.

Zack Snyder è riuscito a regalare al pubblico un film di Superman molto diverso dal solito, ma è innegabile che al suo interno ci siano presenti alcuni errori abbastanza palesi. Ad esempio, durante la battaglia di Metropolis, un autobus targato 6370 viene distrutto; più tardi, quello stesso autobus riapparirà in un parcheggio.

La ferita di Zod

Una delle sequenze memorabili de L’Uomo d’Acciaio doveva essere la sequenza di apertura su Krypton, ma così non è stato! Durante il combattimento tra Jor-El e il generale Zod, quest’ultimo subisce un colpo che gli provoca una ferita sul volto; nelle scene successive, a causa di un lavoro di montaggio non particolarmente accurato, la ferita tenderà ad apparire e scomparire.

Problemi di archiviazione

Dire che Batman v Superman: Dawn of Justice abbia letteralmente diviso il pubblico è un mero eufemismo. Le scelte creative, insieme al risultato finale, hanno provocato disappunto tra i fan, nonostante ci sia una grossa fetta di pubblico innamorata della visione dell’universo creato da Zack Snyder.

In una scena del film vediamo Diana ricevere una email da Bruce Wayne in cui l’uomo la mette al corrente che è venuto a conoscenza del mondo dei Metaumani. Nella scena, la dimensione totale dell’allegato e-mail è di 24 MB; tuttavia, quando l’allegato si apre, la dimensione totale di ogni singolo file contenuto al suo interno è pari a 800 MB… di gran lunga maggiore!

Il barattolo magico 

Il rapporto tra la Senatrice Finch e Lex Luthor è uno dei più strani all’interno del DCEU. Ogni volta che li abbiamo visti insieme, c’era sempre una strana tensione, con il pubblico che spesso si è sentito a disagio.

Ecco perché anche la morte della Senatrice Finch doveva apparire agli occhi dello spettatore come altrettanto strana: prima che un’esplosione la uccidesse, le venne consegnato un bicchiere contenente dell’urina con sopra scritto “Tea alla Pesca della Nonna”. Stranamente, il barattolo appare sigillato da un coperchio in alcuni frangenti, mentre in altri è “magicamente” assente.

Alterare la storia

Batman v Superman e Wonder Woman sono collegati tra loro grazie alla foto scattata a Diana e al suo esercito durante la Prima Guerra Mondiale. Chi avrebbe mai immaginato che questa foto avrebbe scatenato una delle più grandi critiche che siano mai state rivolte al DCEU?

Purtroppo, la foto presenta un grande errore di continuity. Nell’immagine, infatti, Diana ha una tracolla per il suo lazo posta sul lato destro; quando la foto viene effettivamente scattata, però, appare sul suo lato sinistro.

Una questione di unghie

Con la sua Harley Quinn, Margot Robbie ha finalmente portato sul grande schermo uno dei personaggi più amati dell’universo di Batman. Dopo anni di racconti a fumetti, è arrivata al cinema un’iterazione in carne ed ossa della Mattacchiona che i fan hanno letteralmente adorato: non a caso, la performance della Robbie in Suicide Squad è stato uno degli elementi più apprezzati del film di David Ayer.

Sfortunatamente, anche in merito ad Harley Quinn sono stati commessi alcuni errori di continuity, che riguardano il costume e il trucco. Ad esempio, nella scena del film in cui la supercriminale controlla il telefono, vediamo che un’unghia è dipinta, mentre nella sequenza immediatamente successiva non lo è.

Il nome misterioso

Un altro personaggio molto amato di Suicide Squad è stato sicuramente quello di Amanda Waller, interpretato da Viola Davis, nonostante non si tratti di un supereroe o di un membro del gruppo di mercenari.

Nella scena in cui la Waller si trova a cena con i consiglieri militare per decidere chi saranno i membri della Squadra Suicida, uno dei militari seduti al tavolo viene identificato come Ammiraglio MacKensie. Nei titoli di cosa però, il nome dell’attore che interpreta il personaggio è stato sostituito con quello di qualcuno di nome “Olsen”…

Errori legati alla slow-motion 

Justice League è quel film che molti fan hanno addirittura paura di menzionare. La controversa relazione nata tra Zack Snyder e la Warner Bros., e tra lo stesso regista e i fan, è stata al centro di un enorme dibattito, attivo ancora oggi a causa della “Snyder-Cut”, ossia la versione del film com’era stato inizialmente concepito dal regista.

Era inevitabile che tutti i problemi legati alla produzione e alla post-produzione del film avrebbero avuto un’effetto devastante sul prodotto finale. In una scena, infatti, The Flash utilizza i suoi poteri per salvare tutti: la scena in questione è stata realizzata in slow-motion. Prima di quella scena, Wonder Woman aveva cercato di raccogliere con la mano sinistra la sua spada; quando The Flash entra in azione e si avvicina per toccarne la punta con un dito, vediamo che Diana la brandisce con la mano destra.

Tutta colpa dell’oro

Per molti fan Aquaman ha rappresentato un vero e proprio riavvio del DCEU, nonostante anche Wonder Woman avesse raccolto numerosi consensi, soprattutto tra i fan. Cionostante, anche il cinecomic di James Wan presenti un errore di continuity: in una scena, un soldato paga Black Manta per il suo lavoro, lanciandogli una borsa d’oro; quando vediamo Black Manta nel frame successivo, l’oro è stato già posizionato alle sue spalle.

Lo zaino funzionale

Shazam! è uno dei film di supereroi più divertenti di sempre. L’energia del protagonista, i colori vivaci e lo stile tipicamente anni ’80 hanno fatto sì che il film con Zachary Levi conquistasse il cuore dei fan. Purtroppo, però, neanche questo titolo è privo di errori di continuity: quando Billy si trasforma nel suo alter ego adulto, strappa accidentalmente lo zaino: più avanti, però, ritroviamo lo stesso zaino che non sembra aver subito alcun danno.

Fonte: Screen Rant

Avengers: Endgame, uno spettacolare concept della A-Force all’attacco

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È stato un momento rapidissimo nel corso della battaglia conclusiva di Avengers: Endgame, eppure quello in cui la A-Force si schiera contro le truppe di Thanos e va all’attacco è stata una delle scene più applaudite del film dei Fratelli Russo.

La squadra di eroine Marvel si unisce intorno a Captain Marvel, giunta in soccorso di Spider-Man che stringe il Guanto dell’Infinito. La scena in questione ha dato adito a molte speculazioni in merito all’eventualità che la Marvel stia sviluppando un film sulla squadra al femminile, ipotesi corroborata da molte delle attrici coinvolte nella scena.

Ecco di seguito il concept spettacolare di Andy Park che ha messo al centro dell’azione Captain Marvel, circondandola con le altre eroine, da sinistra verso destra: Nebula, Valchiria, Gamora, Wasp, Nakia, Scarlet Witch, Mantis, Rescue, Shuri e Okoye.

Ricordiamo che Avengers: Endgame è il film di maggiore incasso dell’anno, nonché il più grande successo dei Marvel Studios, che con l’avventura diretta da Anthony e Joe Russo hanno chiuso un arco narrativo lungo 22 film e 11 anni, portando a termine un esperimento produttivo senza pari.

Per quanto riguarda invece il tenerissimo personaggio del mondo di Star Wars, sappiamo senza dubbio che è un ottimo espediente per Lucasfilm e Disney per vendere milioni di pupazzetti, soprattutto nel periodo che precede il Natale. Inoltre, il personaggio gioca molto con la malinconia e soprattutto con il desiderio dei fan, delusi dagli ultimi film della saga, di riappropriarsi dei propri eroi e personaggi che hanno costruito la nostra memoria collettiva.

Martin Scorsese suggerisce di non guardare The Irishman sullo smartphone

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Poco prima dell’arrivo di The Irishman su Netflix, Martin Scorsese aveva rilasciato un’intervista al noto giornalista americano Peter Travers durante il quale aveva affrontato una questione particolare spinosa: è possibile fruire della visione di un prodotto audiovisivo attraverso lo schermo di uno smartphone?

All’epoca dell’intervista, Scorsese aveva dichiarato: “Non ci ho mai pensato. Negli ultimi 20 anni ho fatto film sia per la televisione che per il cinema, in termini di dimensioni dello schermo, intendo… ma mai per il telefono. Non saprei neanche come fare. Mi piacerebbe, ma non so come si fa. È una cosa che non capisco. Sono consapevole che ci sono film concepiti anche per quel tipo di dispositivo, ma mi sento di suggerire, se qualcuno dovesse avere voglia di guardare un mio film o il film di qualsiasi altro regista, di non guardarlo su un telefonino. Guardatelo su un iPad… un iPad grande, almeno!”. 

Le dichiarazioni di Martin Scorsese sono balzate nuovamente all’attenzione negli ultimi giorni, quando Ryan Reynolds – in occasione della promozione di 6 Underground, il nuovo film di Michael Bay disponibile sempre su Netflix da oggi – ha avuto modo di commentarle alle pagine di Variety. La star di Deadpool avrebbe dichiarato: “Dovresti poter guardare quel che c***o ti pare su qualsiasi c***o di dispositivo che ti pare. È così che vanne le cose”. 

A quanto pare, però, le parole dell’attore sono state totalmente fraintese! È stato infatti lo stesso Reynolds a riprendere l’articolo di Variety sul proprio profilo Twitter e a specificare – sempre con la tradizionale ironia che lo contraddistingue – che le sue dichiarazioni non erano nella maniera più assoluta una risposta a quelle di Scorsese: “Più che altro stavo parlando delle preferenze del pubblico”, ha scritto Ryan Reynolds su Twitter. “Non volevo mancare di rispetto a Martin Scorsese, Variety! Ma sono comunque emozionato per quella che credo sarà l’unica volta che il mio nome e quello di Scorsese appariranno insieme sui titoli dei giornali.”

LEGGI ANCHE – The Irishmanrecensione del film di Martin Scorsese #RomaFF14

Serata conclusiva della due Giorni Venticinque anni Senza/Con Gian Maria Volonté

Venticinque anni fa, il 6 Dicembre del 1994, Gian Maria Volonté finiva l’esperienza terrena nella città di Florina, in Grecia, mentre si trovava sul set del film “Lo sguardo di Ulisse” di Theo Angelopoulos. Il suo funerale si svolge a Velletri, dove risiedeva; le sue spoglie riposano, come da sua volontà, sotto un albero nel piccolo cimitero de La Maddalena, in Sardegna. Venerdì 13 Dicembre, per rendere il doveroso omaggio all’immenso patrimonio artistico e d’impegno civile che è nostro compito custodire e vitalizzare, nello spazio culturale Brancaleone torna l’appuntamento romano di “Io sto con Volonté” rassegna itinerante nata nel 2008 e dedicata all’attore.

Per questa edizione 2019 è stata scelta la location del Brancaleone nel quartiere Tufello, sito in un municipio che da qualche tempo è protagonista di una nuova sferzata culturale grazie all’impegno costruito da esperienze nate basso come Grandecomeunacittà, Astracult  e divenute punto di riferimento e di fruizione culturale di un’intera comunità. Sarà un momento di aggregazione popolare per celebrare il più grande attore italiano per quanto donato alla collettività, un appuntamento di riattivazione della memoria, ringraziandolo per aver messo il suo straordinario talento d’attore al servizio dell’impegno civile, con la caparbietà e un’attitudine alla verità della narrazione che gli ha permesso insieme a Petri, Montaldo ecc. di essere elemento di spicco della rivoluzione culturale degli anni Settanta; ciò in un paese che con l’affievolirsi delle avanguardie di lotta non ha esitato a presentargli il conto, spingendolo dagli anni ‘80 a cercare lavoro all’estero.  Ancora oggi i suoi personaggi sono attuali e utili per decifrare l’anima di una collettività nel pieno di una crisi sociale e di una perdita di memoria.

Questo 2019, in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della scomparsa di Volonté, è un solco importante nel nostro paese: quest’anno, infatti, sono passati cinquant’anni dalla strage di Piazza Fontana e dall’omicidio  dell’anarchico Pinelli, particolare sincronismo rammentato in “Tre ipotesi sulla morte dell’anarchico Pinelli”, unico documento cinematografico esistente che ripercorre con esatta verità la storia dell’omicidio del Pinelli, avvenuto il 16 dicembre 1969 nella questura di Milano.

Venerdì 13 dicembre il pubblico sarà accolto dalla mostra fotografica “Gian Maria Volonté, il personale e il politico” a cura di Marco Geppetti che, insieme alla MGMC, gestisce l’archivio dello storico fotografo Marcello Geppetti.  A seguire la presentazione libro di Giovanni Savastano “Gian Maria Volonté, Recito Dunquesono”

Seguirà la proiezione in Anteprima Nazionale del cortometraggio indipendente dedicato a Volonté  intitolato “I Giochi” testo di Christian Raimo, idea scenica e interpretazione di Alessandra Magrini, regia e montaggio video di Valentina D’amore e Stefano Torreggiani, produzione LabTv.

A seguire incontro partecipato con: Antonio Medici, coordinatore della scuola “Gian Maria Volonté”, saggista e direttore del premio Zavattini; Christian Raimo, scrittore e ideatore del fenomeno culturale “Grandecomeunacittà”; Federico Fiume, attore bambino nel film di Elio Petri “La classe operaia va in paradiso”; Giovanni Savastano, autore del libro “Gian Maria Volonté, recito dunque sono”; Artisti 7607 realtà di  fondamentale importanza per i diritti  degli artisti; Astracult. Nel corso della serata saranno proiettate alcune delle esperienze cinematografiche indipendenti del nostro cinema, da cui è possibile intuire le radici del pensiero e l’origine dell’impegno politico da cui scaturisce il grande cinema politico degli anni 70. “Tre ipotesi sulla morte dell’anarchico Pinelli” è uno short-film del 1970 diretto da Elio Petri e Nelo Risi, prodotto da Silvio Clementelli.. L’appuntamento proseguirà dando spazio alle giovani generazioni di cineasti che “sotto il segno di Volonté” portano avanti il difficile percorso dell’arte indipendente. Per l’occasione sarà proiettato il promo, in anteprima nazionale, di “12/12 Piazza Fontana” (2019) di Matteo Bennati e Maurizio Scarcella, e “Dimenticata Militanza” Premio Zavattini 2016 di Patrizio Partino. A seguire andrà in scena il reading musicale “Io sto con Volonté”, scritto e interpretato da Alessandra Magrini con Antonio Carboni alla chitarra.

Programma:

* ore 18:00 mostra fotografica “Gian Maria Volonté, il personale e il politico” a cura di Marco Geppetti che, insieme alla MGMC (Marcello Geppetti Media Company – Lens Forward), gestisce l’archivio dello storico fotografo Marcello Geppetti, uno dei maggiori fotografi del ‘900.

* ore 19:00 presentazione libro di Giovanni Savastano “Gian Maria Volonté, Recito Dunque sono”

* ore 20:30 proiezione di “Dimenticata Militanza” di Patrizio Partino (2016, 15’), Premio Zavattini – 2016

* ore 21:00 incontro con:
· Antonio Medici, saggista e direttore del premio Zavattini;
· Christian Raimo, scrittore, assessore alla cultura del Municipio III e attivista di Grande come una città;
· Artisti 7607, Federico Fiume (attore bambino nel film di Elio Petri: “La classe operaia va in paradiso”),   Alessandra Magrini attrice, curatrice di “Io sto conVolonté”
· Giovanni Savastano, autore del libro “Gian MariaVolonté, recito dunque sono”;
· Matteo Bennati e Maurizio Scarcella registi di “12/12 – Piazza Fontana”;
· Patrizio Partino regista di “Dimenticata Militanza”
· Astracult

* ore 22:30 Christian Raimo introduce “Tre ipotesi sulla morte dell’anarchico Pinelli”, unoshort-film del 1970 diretto da Elio Petri e Nelo Risi, prodotto da Silvio Clementelli.

* ore 23:00 proiezione di “12/12 Piazza Fontana” (2019) di Matteo Bennati e Maurizio Scarcella, e “Dimenticata Militanza” Premio Zavattini 2016 di Patrizio Partino.

Reading musicale “Io sto con Volonté”, scritto e interpretato da Alessandra Magrini con Antonio Carboni alla chitarra , con la partecipazione di Federico Fiume.

Avengers: Endgame, il cameo tagliato di un villain del MCU

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Avengers: Endgame, il cameo tagliato di un villain del MCU

Proprio ieri vi abbiamo mostrato dei concept che mostravano un incontro alternativo tra Hulk e l’Antico in Avengers: Endgame, e non sorprende che un film con una storia produttiva così complessa, continui a riservare sorprese.

Adesso abbiamo la possibilità di sbirciare una pagina dello script del film che invece ci mostra che nel film era previsto un cameo di Dormammu, il villain di Doctor Strange che, nella sua prima apparizione nel 2016 non era stato troppo amato dai fan.

Nello script si legge che l’Antico del 2012, in Endgame, avrebbe dovuto mostrare a Hulk un futuro possibile attraverso lo spostamento della Gemma del Tempo. Questo futuro possibile avrebbe dovuto mostrare Dormammu e avrebbe anche potuto aiutare a mostrare tutte le ramificazioni degli spostamenti delle Gemme nel corso della storia.

Sicuramente, nonostante il risultato generale eccellente, c’è qualcosa in più che si può fare con i villain del MCU, qualcosa che potrebbe portare alla luce, sul grande schermo, altre figure del calibro di Loki oppure, ovviamente, dello stesso Thanos.

Ecco lo script!

Ricordiamo che Avengers: Endgame è il film di maggiore incasso dell’anno, nonché il più grande successo dei Marvel Studios, che con l’avventura diretta da Anthony e Joe Russo hanno chiuso un arco narrativo lungo 22 film e 11 anni, portando a termine un esperimento produttivo senza pari.

Per quanto riguarda invece il tenerissimo personaggio del mondo di Star Wars, sappiamo senza dubbio che è un ottimo espediente per Lucasfilm e Disney per vendere milioni di pupazzetti, soprattutto nel periodo che precede il Natale. Inoltre, il personaggio gioca molto con la malinconia e soprattutto con il desiderio dei fan, delusi dagli ultimi film della saga, di riappropriarsi dei propri eroi e personaggi che hanno costruito la nostra memoria collettiva.

Fonte

Star Wars: il miglior duello con le spade laser tagliato da Episodio III

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A quanto pare, George Lucas avrebbe tagliato il miglior duello con le spade laser mai visto all’interno della saga di Star Wars da Episodio III – La Vendetta dei Sith.

A sganciare la bomba è stato Nick Gillar – coordinare degli stunt e delle coreografie dei combattimenti della trilogia prequel di Star Wars – in una recente intervista con Entertainment Weekly.

Gillar ha parlato dei migliori scontri presenti all’interno dei tre film della trilogia diretta da George Lucas: ad un certo punto, lo stunt-man ha rivelato di nutrire un po’ di risentimento nei confronti di una battaglia con le spade laser tagliata dal montaggio finale di Episodio III che, a suo dire, sarebbe stata in assoluto la più epica della saga.

Secondo quanto rivelato da Gillar, nel film avremmo dovuto assistere ad un combattimento particolarmente complesso tra Obi-Wan Kenobi e le guardie del Generale Grievous. Gillar ricorda che Ewan Mcgregor si allenò tantissimo per riuscire ad imparare la difficile coreografia, dal momento che nella scena in questione doveva essere da solo ad affrontare le guardie.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, leggi la recensione

Gillar ha spiegato che quando arrivò il momento di girare la scena, George Lucas si rese conto di essere fortemente in ritardo sulla tabella di marcia: così, visto che lo scontro non era davvero importante ai fini della trama, il regista decise di tagliarlo.

La soluzione finale, come ricordato anche da Gillar, fu quella di far usare la Forza a Obi-Wan, mettendo fuori gioco le guardie attraverso un container che veniva sganciato su di loro: “Era lo scontro più complicato su cui avessimo mai lavorato”, ha spiegato Nick Gillar. “George mi disse: ‘Mi dispiace, farò schiacciare le guardie da un container’.”

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Tenet: Christopher Nolan vuole spingere il cinema oltre i suoi confini

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In attesa delle prime immagini ufficiali di Tenet, Aaron Taylor-Johnson – tra i membri del cast del film – ha parlato dell’attesissima ultima fatica cinematografica di Christopher Nolan in una recente intervista con Collider.

Ovviamente, la star di Godzilla e Animali Notturni non ha potuto rivelare alcun dettaglio in merito alla trama di Tenet, limitandosi a raccontare il lavoro sul set e spiegando che Christopher Nolan sta letteralmente allargando gli orizzonti del cinema con il suo lavoro:

“Amo i film di Christopher Nolan”, ha spiegato Aaron Taylor-Johnson. “Quando c’è stata l’opportunità di ottenere una parte nel film, sono stato il primo ad alzare la mano e a dire ‘Fatemi provare!’. Mi sento veramente fortunato a far parte del cast di Tenet. John David Washington (il protagonista del film, NdR) è un attore incredibile, fenomenale… un ragazzo meraviglioso e genuino. Diventerà una star! Robert Pattinson (altro co-protagonista del film, NdR) è grandioso, brillante. Ho amato lavorare con lui”.

“Per quanto riguarda Nolan”, continua Taylor-Johnson “lavorare con lui significa lavorare con una leggenda. Significa avere la possibilità di osservare come funziona la sua mente, che tipo di regista è. Il modo in cui lavora è semplicemente straordinario. È uno che non si risparmia mai e con Tenet sta certamente provando a spingere il cinema oltre i suoi confini. Lo fa ricorrendo a concetti elevati e fantascientifici. Il lato cinematografico del suo lavoro rimane qualcosa di davvero straordinario da guardare. È stato un vero onore, oltre che un piacere, essere al suo cospetto e lavorare in questo film. Non posso dire di più!”

LEGGI ANCHE – Tenet: il nuovo film di Christopher Nolan è il sequel di Inception?

La Warner Bros ha annunciato che sono iniziate le riprese di Tenet, che ora è ufficialmente il titolo del prossimo film segreto di Christopher Nolan. Lo Studio ha anche aggiunto che Michael Caine, Kenneth BranaghDimple Kapadia, Aaron Taylor-Johnson e Clémence Poésy si sono uniti al cast, guidato da John David Washington insieme a Robert Pattinson Elizabeth Debicki.

Il film, il primo lungometraggio di Nolan dal 2017, anno di Dunkirk, viene descritto come un’epica storia action che si svolge nel mondo dello spionaggio internazionale. Il regista ha scritto la sceneggiatura da un’idea originale e le riprese in sette paesi sono ora in corso.

Per questa volta, la colonna sonora del film di Christopher Nolan sarà composta da Ludwig Göransson, vincitore del premio Oscar per la colonna sonora di Black Panther.

Tenet, una produzione Warner Bros. Pictures, per la regia di Christopher Nolan, è un film epico d’azione che si svolge nel mondo dello spionaggio internazionale. Nolan dirige il film da una sua sceneggiatura originale, e verrà realizzato con un mix di IMAX e pellicola in 70mm. Il cast internazionale coinvolto è formato da John David Washington al fianco di Robert Pattinson, Elizabeth DebickiDimple Kapadia, Aaron Taylor-Johnson, Clémence Poésy, con Michael Caine e Kenneth Branagh. Tenet è prodotto da Christopher Nolan ed Emma Thomas, con Thomas Hayslip in veste di produttore esecutivo. Il team creativo di Nolan che ha lavorato dietro le quinte include il direttore della fotografia Hoyte van Hoytema, lo scenografo Nathan Crowley, la montatrice Jennifer Lame, il costumista Jeffrey Kurland e il supervisore degli effetti visivi Andrew Jackson. Musiche ad opera del compositore Ludwig Göransson. Warner Bros. Pictures distribuirà Tenet in tutto il mondo.

David Benioff e D.B. Weiss: dopo l’addio a Star Wars, arriva un film su Lovecraft

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Dopo aver abbandonato l’universo di Star Wars – il duo artistico avrebbero dovuto sviluppare una nuova trilogia -, David Benioff e D.B. Weiss, creatori di Game of Thrones, hanno finalmente trovato il loro prossimo progetto cinematografico.

Stando a quanto riportato da Deadline, infatti, David Benioff e D.B. Weiss si occuperanno della realizzazione di un thriller/horror ancora senza titolo basato su Lovecraft, graphic novel di Hans Rodionoff. Il film sarà sceneggiato da Phil Hay (Destroyer) e Matt Manfredi (Ride Along 2).

I dettagli sulla trama non sono stati ancora svelati, ma stando alle prime indiscrezioni la storia ruoterà attorno ad una serie di interrogativi come “Cosa accadrebbe se H.P. Lovecraft avesse raccontato la verità durante tutti i suoi anni di attività? E se tutti i mostri partoriti dalla sua mente fossero reali?”. Il film sarà ambientato nel 1920 ed ingloberà al suo interno anche il mito di Cthulhu, creatura immaginaria ideata proprio dallo scrittore statunitense.

Pare che Benioff e Weiss fossero in trattative con la Warner Bros. per sviluppare il progetto da diversi anni, ma gli impegni con Game of Thrones non li hanno mai permesso di iniziare ufficialmente a lavorare sul progetto. Tra i produttori esecutivi figura anche Karyn Kusama, regista di AEon Flux e Destroyer.

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Black Widow: quale sarà il ruolo di Yelena nel MCU?

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Black Widow: quale sarà il ruolo di Yelena nel MCU?

L’attrice Florence Pugh, che nell’attesissimo Black Widow interpreterà Yelena Belova, non diventerà la nuova Vedova Nera nel MCU.

Nei fumetti, il personaggio di Yelena ha seguito lo stesso programma di addestramento di Natasha Romanoff. All’inizio, Yelena è stata la concorrente diretta di Natasha, avendo ottenuto risultati migliori nel programma della Red Room e prendendo il suo posto quando Natasha decise di lasciare l’organizzazione; più tardi, quando Natasha morì, Yelena assunse ufficialmente l’identità di Vedova Nera.

Dopo l’uscita del primo trailer di Black Widow, molti fan hanno iniziato a speculare sul fatto che il personaggio di Yelena interpretato dalla Pugh potesse diventare la nuova spia dopo la tragica morte di Natasha in Avengers: Endgame.

Ebbene, in una recente intervista con UPROXX, è stata la stessa Florence Pugh ad affrontare la questione. All’attrice è stato infatti chiesto se Black Widow servirà per passare il titolo di Vedova Nera da Natasha a Yelena. Questa la risposta dell’attrice:

“No. In realtà già da quando stavamo girando il film, non c’era niente di tutto ciò in programma. Quando stavamo girando non mi è sembrato assolutamente che fosse un film basato su un passaggio di testimone.”

L’attrice – che vedremo prossimamente anche in Piccole Donne – ha poi dichiarato che spera che il film renderà giustizia alla storia di Natasha, essendo consapevole che i fan dell’assassina biopotenziata hanno atteso per tantissimi anni un film interamente dedicato al personaggio.

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La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme alla Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh, e Rachel Weisz.

Dopo lo straordinario successo di Avengers: Endgame, diventato il maggiore incasso mondiale di sempre, Scarlett Johansson riprende il suo ruolo di Natasha Romanoff/Black Widow.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker: Kylo Ren incontra Palpatine nella nuova clip

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Un enorme spoiler sulla trama di Star Wars – L’Ascesa di Skywalker è stato rivelato grazie ad una nuova clip tratta dal film di J.J. Abrams. La clip ha come protagonista il personaggio di Kylo Ren interpretato da Adam Driver.

ATTENZIONE: SEGUONO SPOILER!

L’ultima clip di Star Wars – L’Ascesa di Skywalker ci mostra Kylo Ren che arriva su un oscuro pianeta che sembra ospitare il nascondiglio dell’Imperatore Palpatine. Ben Solo brandise la spada laser e Darth Sidious rivela al ragazzo di essere l’artefice dietro le voci nella sua testa che lo hanno sempre tormentato, mentre lo sentiamo assumere prima l’identità del Leader Supremo Snoke e poi quella di Darth Vader.

Ciò conferma che il Leader Supremo Snoke non era altri che Palpatine e che la forza oscura generata dall’elmo distrutto di Darth Vader ne Il Risveglio della Forza non era Anakin Skywalker ma bensì il malvagio Sith che anni prima aveva portato il nonno di Kylo al Lato Oscuro della Forza.

Potete ammirare la clip di seguito:

https://www.youtube.com/watch?time_continue=63&v=BoOrt05GxuA&feature=emb_title

LEGGI ANCHE – Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, Richard E. Grant anticipa un grande plot twist

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia del franchise diretto da J.J. Abrams, arriverà nei cinema a dicembre 2019.

Nel cast Daisy RidleyOscar IsaacJohn BoyegaKelly Marie TranNaomi AckieJoonas Suotamo, Adam Driver, Anthony DanielsBilly Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Billie Lourd e il veterano del franchise Mark Hamill. Tra le new entry c’è Richard E. Grant.

Il ruolo di Leia Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX, usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio VII.”

Fonte: ComicBookMovie

Shazam 2 è ufficiale, annunciata la data di uscita

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Shazam 2 è ufficiale, annunciata la data di uscita

Shazam 2 è ufficiale! La Warner Bros. ha infatti annunciato la data di uscita del sequel del cinecomic DC con protagonista Zachary Levi, che arriverà nelle sale americane il 1 aprile 2022!

Al momento Shazam 2 non sembra avere concorrenti diretti nella data scelta dalla major per la release: c’è da dire, però, che il film arriverà al cinema una settimana prima del sequel di Spider-Man: Un Nuovo Universo e di un misterioso film evento targato Universal che farà il suo debutto l’8 aprile 2022.

Lo scorso aprile abbiamo appreso che sarà Henry Gayden ad occuparsi ancora una volta della sceneggiatura del sequel, con David F. Sandberg (Annabelle 2: Creation) pronto a tornare dietro la macchina da presa. Le riprese del sequel dovrebbero partire all’inizio del 2020.

LEGGI ANCHE – Shazam!, recensione del film con Zachary Levi

Shazam! è uscito nelle sale lo scorso 3 aprile. Nel cast Zachary Levi, Asher Angel, Mark Strong, Jack Dylan Grazer, Grace Fulton, Faithe Herman, Ian Chen, Jovan Armand, Cooper Andrews, Marta Milans e Djimon Hounsou.

La sinossi: Abbiamo tutti un supereroe dentro di noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo fuori. Nel caso di Billy Batson, basterà gridare una sola parola – SHAZAM! – affinché questo ragazzo adottato di 14 anni si trasformi nel Supereroe per gentile concessione di un antico mago. Ancora bambino all’interno di un corpo divino, Shazam si diverte nella versione adulta di se stesso facendo ciò che qualsiasi adolescente farebbe con i superpoteri: divertirsi! Volare? Vedere a raggi X? Saltare i compiti a scuola? Shazam vuole testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa imprudenza di un bambino, ma dovrà padroneggiare rapidamente questi poteri per combattere le forze mortali del male controllate dal Dr. Thaddeus Sivana. 

Fonte: ComingSoon.net

Matteo Garrone presenta Pinocchio, il suo sogno realizzato

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Matteo Garrone presenta Pinocchio, il suo sogno realizzato

Un progetto lungo quattro anni e finalmente in sala, a partire dal 19 dicembre, ma desiderato da una vita. Matteo Garrone ha presentato alla stampa romana il suo Pinocchio, ennesima rivisitazione della fiaba di Collodi ma vero e proprio sogno realizzato per il premiato regista di Dogman che, affidandosi agli spettatori, regala ai suo fan la sua ultima opera.

“Il pubblico dirà se ne è valsa la pena realizzare questo sogno. Siamo convinti di aver fatto del nostro meglio – spiega Garrone, in conferenza stampa – Ho disegnato questa storia a sei anni e Pinocchio mi accompagna da allora. Come registra era difficile resistere alla tentazione, ho avuto la fortuna di avere dei compagni di viaggio straordinari. Mi hanno aiutato a fare un film con una sua leggerezza e ironia.”

Il regista, noto per il tono fiabesco con cui affronta anche la realtà più cruda (Reality) si era già spinto nel campo della propto-fiaba, ma non aveva mai toccato così da vicino il genere: “Ho iniziato con ‘Il racconto dei racconti’ a esplorare un territorio magico, ma questo film ha una storia a sé per il legame che ho con il libro di Collodi. Sono felice e riconosco ogni fotogramma di questo film come un mio film. Ho cercato di fare un’opera popolare, che potesse arrivare a tutti come fa il capolavoro da cui è tratto. Questo è stato il grande sforzo che abbiamo fatto, volevamo far riscoprire questo grande classico tanto vivo nell’immaginario collettivo in ognuno di noi.”

Come la sua storia ci insegna, Matteo Garrone non è mai troppo lontano dalle suggestioni pittoriche che lo affascinano: “Sono partito dalle origini di Pinocchio, dai disegni di Enrico Mazzanti che è stato il primo illustratore. Quei disegni li sono stati i punto di partenza. Ho messo nella fotografia e nel paesaggio la pittura dei Macchiaioli, ma anche tanto del Pinocchio di Comencini. Ci sono anche degli aspetti di Tim Burton che è un regista che ammiro tanto, anche se quelli verso di lui non erano omaggi premeditati. Volevamo sorprendere e incantare il pubblico, su questo aspetto devo ringraziare Massimo Ceccherini che oltre per la Volpe mi ha aiutato tantissimo anche nel rendere più comiche altre situazioni con il resto dei personaggi.”

Sulla lettura che invece ha dato alla storia classica, Matteo Garrone si tiene stretto a quelli che sono i legami naturali più autentici e primordiali: “La chiave di lettura più spontanea è che siamo di fronte alla storia d’amore tra un padre a un figlio. I gesti e gli sforzi che fa per ritrovarlo sono un potentissimo atto d’amore, così come il bambino che comprende la forza della redenzione e dell’amore per il padre. Se vogliamo andare più in profondità è anche una storia universale perché racconta il cedere di un bambino verso le tentazioni, credo tutti lo abbiamo provato qualche volta e tutti ci possiamo riconoscere in Pinocchio.”

pinocchioOltre al citato Massimo Ceccherini, che, oltre a co-firmare con Garrone la sceneggiatura, nel film interpreta la Volpe al fianco di Rocco Papaleo-il Gatto, il cast è impreziosito da Robert Benigni che, dopo la sua personale incursione nella fiaba di Pinocchio, ora interpreta Geppetto, e da Gigi Proietti, nei panni di Mangiafuoco.

L’attore premio Oscar da sempre legato al racconto di Collodi, ha detto: “Pinocchio è la nostra storia, è come il sole ed è davanti a noi ogni giorno. All’interno ci sono tutti gli insegnamenti di vita che si possono immaginare. In questo film c’è la bellissima storia d’amore del padre per il figlio, se ci pensate Geppetto è il padre più famoso del mondo al pari di San Giuseppe ed entrambi sono falegnami. Sono due padri adottivi di figli che risorgono, il racconto è quasi evangelico. Garrone, che considero uno dei più grandi registi di tutti i tempi, riesce davvero a rendere le sue immagini sullo schermo come un quadro dei macchiaioli in questo film, racconta già con le sole immagini. Lui sa far emozionare, commuovere e divertire. Questo Pinocchio è un regalo per il mio cuore e per quello di tutti gli italiani. È per tutti, dai 4 agli 85 anni”.

Pinocchio di Matteo Garrone arriverà al cinema il 19 dicembre, in tempo per le vacanze di Natale, e sarà distribuito da 01 Distribution.

Michelle Monaghan: 10 cose che non sai sull’attrice

Michelle Monaghan: 10 cose che non sai sull’attrice

L’attrice Michelle Monaghan potrà non essere un nome particolarmente familiare, ma negli anni si è costruita una solida carriera partecipando a numerosi film d’azione, commedie e thriller ad alta tensione. Celebre anche per i suoi ruoli televisivi, come quello nella prima stagione della serie True Detective, la Monaghan si è negli anni guadagnata le attenzioni di critica e pubblico, che l’hanno seguita nel crescere della sua filmografia, apprezzandone la versatilità.

Ecco 10 cose che non sai su Michelle Monaghan.

Michelle Monaghan: i suoi film

1. Ha recitato in numerosi lungometraggi. L’attrice debutta al cinema nel 2002 con il film L’amore infedele. Negli anni successivi la sua popolarità cresce grazie alla partecipazione a film come The Bourne Supremacy (2004), Mr. & Mrs. Smith (2005), Mission: Impossible III (2006), Gone Baby Gone (2007), Lo spaccacuori (2007), Trucker (2008) e Un amore di testimone (2008). L’attrice si fa ulteriormente notare con i suoi ruoli in Somewhere (2010), Parto col folle (2010) e Source Code (2011). Negli ultimi anni ha invece partecipato ai film La formula della felicità (2014), Pixels (2015), Boston – Caccia all’uomo (2016) e Mission: Impossible – Fallout (2018).

2. È celebre per i ruoli televisivi. Dopo aver recitato in alcuni episodi delle serie Young Americans (2000), Law & Order – Unità vittime speciali (2001) e Boston Public (2002-2003), l’attrice è divenuta celebre per il ruolo di Maggie Hart nella prima stagione della serie True Detective (2014). Dal 2016 al 2018 è invece tra i protagonisti della serie The Path, dove recita accanto all’attore Aaron Paul.

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3. Ha ricoperto il ruolo di produttrice. Nel corso della sua carriera l’attrice si è cimentata anche come produttrice, una prima volta per il film Trucker e in seguito per la serie The Path.

4. Ha ricevuto nomination a importanti premi per i suoi ruoli. Per il suo ruolo nella serie True Detective l’attrice è stata nominata come miglior attrice non protagonista ai premi Satellite Awards e Golden Globe.

Michelle Monaghan è su Instagram

5. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 1,1 milioni di persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia della propria famiglia o dei propri amici. Non mancano tuttavia anche immagini e video promozionali dei suoi progetti da interpreti.

Michelle Monaghan: la sua vita privata

6. È sposata e ha dei figli. Nel 2000, durante un party, l’attrice conosce Peter White, grafico australiano. I due si sono sposati poi cinque anni dopo, nel 2005. La coppia ha poi avuto due figli, nati rispettivamente nel 2008 e nel 2013.

Michelle Monaghan e la Fiorentina

7. Sostiene la squadra di calcio italiana. Nel febbraio del 2019 l’attrice ha fatto sapere tramite i propri profili social di aver assistito ad una partita della squadra di calcio Fiorentina contro l’Inter, seduta in Curva Fiesole con tanto di sciarpa viola, simbolo della squadra toscana.

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Michelle Monaghan in True Detective

8. Sedurre il protagonista è stata la cosa per lei più difficile. Nella serie l’attrice interpreta la moglie del personaggio di Woody Harrelson. Desiderosa di liberarsi del proprio infelice matrimonio, la donna sedurrà poi Rust Cohle, interpretato da Matthew McConaughey. L’attrice ha dichiarato che la scena si è rivelata particolarmente difficile da girare, per via dell’alto tasso erotico. Tuttavia con l’aiuto del collega le riprese sono andate per il meglio.

9. Ha accettato subito il ruolo. Gli ideatori Cary Fukunaga e Nic Pizzolato proposero il ruolo all’attrice, che non appena ebbe letto la sceneggiatura di alcuni episodi accettò la parte, pur non sapendo ancora alcuni dei risvolti narrativi del suo personaggio.

Michelle Monaghan età e altezza

10. Michelle Monaghan è nata a Winthrop, in Iowa, Stati Uniti, il 23 marzo 1976. L’altezza complessiva dell’attrice è di 170 centimetri.

Fonte: IMDb

Michael B. Jordan: 10 cose che non sai sull’attore

Michael B. Jordan: 10 cose che non sai sull’attore

Tra i più promettenti attori della sua generazione, Michael B. Jordan si è costruito in pochi anni una buona fama, partecipando tanto a film d’autore quanto a blockbuster di altro profilo. In particolare Jordan ha sfoggiato una grande versatilità, che gli permette di risultare idoneo e convincente per numerosi e differenti tipi di ruoli. Sempre più lanciato verso il successo, l’attore aspetta soltanto il momento in cui la sua carriera possa consacrarsi definitivamente.

Ecco 10 cose che non sai di Michael B. Jordan.

Michael B. Jordan: i suoi film

1. Ha recitato in film di grande successo. Il debutto cinematografico dell’attore avviene con il film Hardball (2001), ma la vera occasione per farsi notare arriva con il film Chronicle (2012). L’anno seguente è protagonista del film Prossima fermata Fruitvale Station (2013), che ne conferma la popolarità. Da quel momento l’attore recita in film come Quel momento imbarazzante (2014), Fantastic 4 – I Fantastici Quattro (2015) e Creed – Nato per combattere (2015), dove accanto a Sylvester Stallone assume i panni del figlio del leggendario pugile Apollo Creed. Nel 2018 Jordan interpreta il villain nel film Marvel Black Panther (2018), per poi riprendere il ruolo del pugile in Creed II (2018). Nel 2019 è protagonista insieme a Jamie Foxx del film Il diritto di opporsi.

2. Ha recitato anche in televisione. L’attore esordisce in TV recitando in un episodio della serie I Soprano (1999). Successivamente acquista popolarità recitando in serie come The Wire (2002), La valle dei pini (2003-2006), Cold Case – Delitti irrisolti (2006), The Assistants (2009) e Friday Night Lights (2009-2011). Di recente si è invece fatto notare per il suo ruolo nella serie Parenthood (2010-2011) e nel film TV Fahrenheit 451 (2018).

3. È anche produttore. L’attore ha in più occasioni ricoperto anche il ruolo di produttore, in particolare per il film TV Fahrenheit 451 e per i film cinematografici Creed II e Il diritto di opporsi.

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Michael B. Jordan è su Instagram

4. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un proprio profilo seguito da 11,9 milioni di persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere foto realizzate in momenti di svago, ma anche numerose immagini promozionali dei propri progetti da interprete. Non mancano inoltre le tante foto per riviste di vario genere per cui l’attore ha posato.

Michael B. Jordan: il suo workout

5. Si è allenato duramente per alcuni ruoli. Per ricoprire il ruolo di Adonis Creed, figlio di Apollo, nei due film a lui dedicati, l’attore ha dovuto lavorare sodo per aumentare la propria massa muscolare e raggiungere il giusto fisico richiesto. Per chi fosse interessato, sul Web è possibile trovare la scheda completa dell’allenamento eseguito dall’attore, con gli esercizi dettagliati da svolgere giorno per giorno.

Michael B. Jordan è un fan di Naruto

6. Ha realizzato una linea di abbigliamento ispirata all’anime. L’attore si è dichiarato un grande fan dell’anime giapponese Naruto, a tal punto da realizzare una collezione di capi a questo ispirata. Tra i pezzi della linea si ritrovano una borsa, un paio di scarpe sneaker e diverse t-shirt.

Michael B. Jordan in Black Panther

7. Ha interpretato il villain del film. Nel film Marvel nominato ai premi Oscar, l’attore ricopre il ruolo di Erik Killmonger, spietato assassino che aspira a prendere il comando del regno di Wakanda. Il suo personaggio è stato definito uno dei migliori e più complessi villain dell’MCU.

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8. Si è tenuto in disparte sul set. Per prepararsi meglio al ruolo, durante il set l’attore ha deciso di rimanere molto sulle sue, tenendosi a distanza dagli altri membri del cast. Dato che il suo personaggio è in conflitto con gli altri, l’attore ha voluto portare questa dinamica anche nei momenti di pausa.

9. Potrebbe tornare nel sequel del film. Nonostante alla fine di Black Panther Killmonger vada incontro alla morte, secondo alcune indiscrezioni il personaggio potrebbe tornare nel sequel del film. Attualmente Jordan non ha confermato né smentito tali voci.

Michael B. Jordan età e altezza

10. Michael B. Jordan è nato a Santa Ana, in California, Stati Uniti, il 9 febbraio 1987. L’altezza complessiva dell’attore è di 183 centimetri.

Fonte: IMDb

Cube – Il Cubo: 10 cose che non sai sul film

Cube – Il Cubo: 10 cose che non sai sul film

Diretto nel 1997 dal regista di origini italiane Vincenzo Natali, Cube – Il cubo è diventato negli anni un piccolo cult, a cui è seguito un sequel e un prequel. Di genere thriller, l’opera si è inoltre guadagnata un suo buon seguito di fan, attratti dalla sua struttura e dai colpi di scena. Il film è inoltre diventato fonte di ispirazione per quei film basati su sadici giochi in cui i personaggi devono trovare la soluzione agli indovinelli proposti per riuscire a sopravvivere, come il caso esemplare della saga Saw.

Ecco 10 cose che non sai su Cube – Il cubo.

Cube – Il cubo: la trama del film

1. È strutturato su pochi ambienti. Protagonisti del film sono un gruppo di persone che, senza ricordarsi come vi siano giunti, si ritrovano intrappolati in un cubo dal quale sembra esistere solo una via d’uscita, mentre ogni altra conduce ad una fine atroce.

2. I personaggi vengono sottoposti a sfide sempre più difficili. Nel procedere degli enigmi, i protagonisti si troveranno alle prese con un sempre maggiore livello di difficoltà, che li costringerà a ponderare bene le loro scelte prima di addentrarsi oltre, rischiando la morte.

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Cube – Il cubo: il cast del film

3. È composto da attori poco noti. Per la sua natura di piccolo film indipendente, il film non ha potuto permettersi l’utilizzo di attori di richiamo, ma si è avvalso di alcuni interpreti divenuti poi celebri in seguito al film. Tra questi si hanno Maurice Dean Wint, Nicole de Boer, David Hewlett e Wayne Robson.

4. Il cast ha odiato una sequenza in particolare. Gli attori del film hanno dichiarato di aver particolarmente gradito la sequenza girata nella stanza di colore bianco, mentre quella meno apprezzata è stata quella nella stanza di color rosso, sia per la difficoltà che richiese per le riprese quanto per la sua natura particolarmente violenta.

5. Il regista voleva girare il film in ordine cronologico. Inizialmente il regista programmò le riprese secondo un ordine cronologico, ma tuttavia costretto ad abbandonare tale idea per via della difficoltà riscontrata nel funzionamento delle porte dei cubi.

Cube – Il cubo è in streaming

6. È disponibile in streaming. Per gli appassionati del film, o per chi desiderasse guardarlo per la prima volta, sarà possibile farlo grazie alla sua presenza su alcune popolari piattaforme streaming. Tra queste vi sono Chili, Apple iTunes e Netflix. Per riprodurre il film basterà noleggiarlo, acquistarlo o semplicemente sottoscrivere un abbonamento alla piattaforma di riferimento.

Cube – Il cubo: esiste un sequel

7. È stato realizzato un sequel del film. Nel 2002 viene realizzato un sequel del film intitolato Il cubo 2 – Hypercube. Il film ripropone pressoché la medesima struttura, solo con nuovi personaggi e nuove trappole da superare. La grande novità è data dalla diversa ambientazione, dove si introduce la quarta dimensione e l’iperspazio.

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Cube – Il cubo: il trailer del film

8. Ha attratto numerosi spettatori. Il film ha conquistato la curiosità di numerosi spettatori grazie al suo trailer, dove vengono brevemente presentati i personaggi e il contesto in cui si muovo. Non vengono tuttavia mostrati i numerosi pericoli a cui sono sottoposti, generando così curiosità negli spettatori, desiderosi di sapere come proseguiranno le avventure dei protagonisti.

Cube – Il cubo: il finale del film

9. Ha un finale inaspettato. Tra le cose che maggiormente hanno conquistato il pubblico vi è il finale del film, dove la vera natura dei protagonisti viene a svelarsi, generando un susseguirsi di situazioni inaspettate, che accentuano di conseguenza la crescente cupa atmosfera del film.

Cube – Il cubo: le recensioni del film

10. Ha ricevuto critiche generalmente positive. Sull’aggregatore statunitense di recensioni Rotten Tomatoes, il film riporta una percentuale di gradimento dei critici del 63%. Questi lodano in particolare la sceneggiatura e la messa in scena, funzionali alla tensione del film. Più alto è invece la percentuale di gradimento da parte degli spettatori, stabilita al 76%.

Fonte: IMDb

 

 

 

 

The Irishman: la storia vera dietro al film di Martin Scorsese

The Irishman: la storia vera dietro al film di Martin Scorsese

Disponibile su Netflix dal 27 novembre, The Irishman è il nuovo film del regista premio Oscar Martin Scorsese, che torna per l’occasione a lavorare con i suoi attori feticcio Robert De Niro e Joe Pesci, e dando vita alla sua prima collaborazione con Al Pacino. Il film, costato all’incirca 200 milioni di dollari, è tratto dal romanzo I Heard You Paint Houses, di Charles Brandt. Basato sulla vita del sicario Frank Sheeran, il film attraversa numerosi decenni di storia americana per dar vita ad una lunga odissea nel mondo della criminalità organizzata.

Ispirato ad una storia vera, e con personaggi realmente esistiti, il film non è ovviamente fedele in modo dettagliato alla realtà degli eventi narrati. Alcuni aspetti vengono raccontati tradendo una certa accuratezza in nome dell’intrattenimento cinematografico. Di seguito si riporteranno una serie di domande basate sul film, e che rispondono a quanto di differente c’è tra il film e i fatti a cui è ispirato.

Frank Sheeran ha davvero confessato sul suo letto di morte di aver ucciso Jimmy Hoffa?

Stando alla vera storia dietro The Irishman, Frank Sheeran ha effettivamente rivendicato la responsabilità della morte, nel 1975, del sindacalista Jimmy Hoffa. Prima di morire di cancro, Sheeran raccontò la sua storia a Charles Brandt, che l’ha riportata poi nel pagine suo libro di saggistica del 2004, intitolato I Heard You Paint Houses. Il libro è poi diventato la base per il film diretto da Martin Scorsese.

Frank Sheeran è realmente stato in prigione?

L’FBI accusò Sheeran di associazione a delinquere e strozzinaggio, venendo condannato a 32 anni di prigione. Dopo nove anni, l’avvocato Charles Brandt ottiene la libertà condizionale per Sheeran, ormai settantunenne, per motivi medici. È così che Brandt, che avrebbe poi scritto il libro, è divenuto amico di Sheeran.

Robert De Niro assomiglia al vero Frank Sheeran?

A parte i capelli lisci e un po’ di peso in eccesso, De Niro, alto all’incirca 178 centimetri, non condivide una grande somiglianza con l’irlandese Frank Sheeran, il quale era invece alto 195 centimetri. Tuttavia De Niro, noto principalmente come attore italoamericano, condivide con Sheeran delle origini irlandesi, ereditate da parte di suo padre.

Frank Sheeran ha davvero sviluppato le sue capacità di sicario durante il servizio nella seconda guerra mondiale?

Stando alle dichiarazioni di Sheeran, egli prese parte a numerose esecuzioni di prigionieri di guerra tedeschi durante i suoi lunghi 411 giorni sul campo. Alcuni di questi vengono descritti nel libro I Heard You Paint Houses di Charles Brandt. Sheeran raccontò che se anche un soldato tedesco si fosse arreso dopo aver ucciso uno dei suoi amici più cari, la resa non lo avrebbe comunque salvato dall’essere ugualmente giustiziato.

In un caso, la sua unità si imbatté in una corriera militare tedesca che trasportava cibo e acqua sulle montagne Harz. Dopo aver permesso alle donne di fuggire, lui e i suoi compagni mangiarono ciò che volevano, sporcando il resto con i propri rifiuti. Dopo di che, racconta Sheeran, ordinarono ai rimanenti tedeschi di scavare le proprie tombe, dove poi li giustiziarono e seppellirono. Sheeran afferma di non aver avuto esitazioni nel fare ciò che doveva fare. La sua capacità di porre fine alla vita altrui in modo freddo e spietato divenne la più grande caratteristica nel momento in cui divenne un sicario della mafia.

Sheeran confessò a Brandt che gli ordini ricevuti dai suoi comandanti nell’esercito non erano poi tanto diversi da quelli che gli furono dati in seguito dai capi criminali. “Era proprio come quando un ufficiale ti diceva di riportare un paio di prigionieri tedeschi dietro la linea e di fare una cosa rapida. Semplicemente facevi quello che dovevi fare.

Frank Sheeran era una figura popolare nell’ambiente criminale?

Date le sue origini irlandesi e non italiane, Sheeran non era incline a divenire una figura centrale in ambiente criminale, ma era anzi un personaggio “periferico” in quel di Philadelphia. Sheeran viveva inoltre a Scranton, in Pennsylvania, città per lo più estranea all’attività mafiosa.

Come ha fatto Frank Sheeran a conoscere Jimmy Hoffa?

Dopo essere stato dimesso dall’esercito nell’ottobre 1945, esattamente il giorno dopo aver compiuto venticinque anni, Frank Sheeran trovò lavoro come camionista. Per guadagnare dei soldi extra, inizia a commettere piccoli crimini. I suoi sforzi criminali hanno in seguito attirato l’attenzione dei capi della mafia Russell Bufalino e Angelo Bruno. Bufalino, che era il capo della nota famiglia criminale Bufalino, prese Sheeran sotto la sua ala e divenne il suo mentore. Fu proprio Bufalino a mettere in contatto Sheeran con il sindacalista Jimmy Hoffa, che supervisionava il sindacato i cui membri includevano camionisti come Sheeran. I due divennero amici intimi, con Hoffa che si avvaleva di Sheeran per protezione personale e omicidi di quanti ostacolavano il loro cammino.

Frank Sheeran si era sposato due volte?

La storia di Sheeran lo vede sposarsi un prima volta con un’immigrata irlandese di nome Mary, poco dopo il ritorno dalla seconda guerra mondiale. I due hanno a lungo vissuto in Pennsylvania, dando alla luce tre figli. La coppia divorziò poi nel 1968. Nel film di Scorsese Mary è interpretata dall’attrice Aleksa Palladino. Sheeran sposò poi  una donna di nome Irene, interpretata nel film da Stephanie Kurtzuba.

Che cosa significa il titolo del libro “I Heard You Paint Houses“?

Il titolo del libro, “I Heard You Paint Houses“, è una metafora che si riferisce all’assassinio di un malcapitato. La “vernice” in questione altro non è che il sangue della vittima che schizza sul pavimento e sulle pareti. Come visto nel film, queste furono probabilmente anche le prime parole che Jimmy Hoffa pronunciò a Frank Sheeran, tramite una telefonata. Sheeran avrebbe poi menzionato gli “schizzi di vernice” anche durante la sua confessione per l’omicidio di Hoffa.

Si potrebbe facilmente presumere che questa espressione faccia parte del gergo criminale. Tuttavia, non lo è. In effetti, sembra che non ci sia traccia della frase “ho sentito che dipingi case”, se non nel libro di Charles Brandt. Di conseguenza, è lecito chiedersi se in realtà tale espressione sia mai stata realmente detta. Brandt sostiene che i mafiosi della famiglia criminale Bufalino nella Pennsylvania nord-orientale hanno il loro specifico gergo. Fu probabilmente l’agente letterario Frank Weimann a scegliere tale frase per il titolo del libro.

Qual è stato il motivo della mafia per uccidere Jimmy Hoffa?

Frank Sheeran era molto fedele al suo mentore, il boss della mafia di Philadelphia Russell Bufalino. Quando Bufalino e altre figure della criminalità organizzata si schierarono contro di Hoffa, Sheeran non poté non stare al fianco di Bufalino, tradendo di fatto la sua amicizia con Hoffa. Quando Jimmy Hoffa andò in prigione nel 1967 per manipolazione della giuria, tentata corruzione e frode, Hoffa installò al suo posto un debole di nome Frank Fitzsimmons come presidente del sindacato International Brotherhood of Teamsters .

Sebbene Hoffa esercitasse ancora un proprio potere dalla prigione, Fitzsimmons era ora responsabile del fondo pensioni degli Stati centrali dei Teamsters, un fondo da miliardi di dollari. Sotto Hoffa, i prestiti concessi dal fondo erano legittimi, il che significa che ci si assicurava che fossero garantiti e rimborsati nel fondo. I Fitzsimmons, al contrario, fecero dei cattivi prestiti alla mafia che non furono mai rimborsati.

Una volta uscito di prigione, Hoffa intendeva mettere le mani sui registri della Cassa pensione e rendere noti tutti i crediti che Fitzsimmons aveva accumulato. Hoffa progettò anche di candidarsi nuovamente come il presidente dei Teamsters contro Fitzsimmons nel 1976, un’elezione che probabilmente avrebbe vinto. Se Hoffa avesse riprso il controllo del fondo pensione, la mafia avrebbe perso la sua gallina dalle uova d’oro. Colpire direttamete Hoffa era dunque un modo quasi garantito per risolvere il problema.

Quante persone hanno ucciso il vero Frank Sheeran?

Charles Brandt, autore del romanzo, afferma che Sheeran confessò di aver ucciso all’incirca 25-30 persone. Tuttavia, Sheeran non riusciva a ricordare un numero esatto. Tuttavia non esistono prove concrete per dimostrare che Frank Sheeran abbia mai ucciso realmente una sola persona.

Sheeran è anche l’unico ad aver sostenuto che Hoffa abbia commesso un omicidio. L’unica prova di Brandt a riguardo sono alcune citazioni dello stesso Hoffa, noto per il suo carattere irascibile, il quale sembra aver affermato di voler uccidere diverse persone, tra cui John F. Kennedy, suo fratello Bobby e altri. Tuttavia, non ci sono prove che Hoffa abbia mai effettivamente concretizzato tali dichiarazioni.

Cosa ha motivato Frank Sheeran a confessare la storia secondo cui avrebbe ucciso Jimmy Hoffa?

La ragione più logica per cui Frank Sheeran avrebbe confessato sul letto di morte di aver ucciso Jimmy Hoffa era che si trovava al verde e desiderava lasciare dei soldi alla sua famiglia. È ovvio che trasformare la sua storia di vita in un libro avrebbe potuto permettergli di fare ciò. Il libro di Charles Brandt divenne infatti un bestseller del New York Times e l’autore vendette in seguito i diritti cinematografici al regista Martin Scorsese.

Tuttavia è bene aggiungere che Sheeran aveva anche precedentemente affermato di non aver ucciso Jimmy Hoffa. Nel 1995, dichiarò infatti al Philadelphia Daily News, di non aver avuto nulla a che fare con quel caso, e nel 2001 indicò Sal Briguglio come l’assassino.

Qual è stato il motivo per cui il film ha richiesto un budget di circa 200 milioni di dollari?

Ad aver fatto lievitare il budget del film sono stati gli effetti speciali necessari per permette ad Al Pacino, Robert De Niro e Joe Pesci di sembrare più giovani di 30 anni. L’Industrial Light & Magic ha gestito il processo di invecchiamento. Netflix ha acquisito il film dopo che diversi studi di produzione si sono ritirati a causa del budget crescente. The Irishman è ad oggi il film più costoso della carriera del regista Martin Scorsese.

Fonte: HistoryVSHollywood

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Baz Luhrmann dirigerà l’adattamento di The Master and Margarita

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Baz Luhrmann dirigerà l’adattamento di The Master and Margarita

Con il biopic su Elvis Presley attualmente in fase di pre-produzione, Baz Luhrmann ha nel frattempo già trovato il suo prossimo progetto cinematografico: si tratta dell’adattamento del romanzo The Master and Margarita, fantasy con venature soprannaturali dello scrittore e drammaturgo russo Michail Bulgakov.

Il romanzo originale, edito in Italia col titolo “Il maestro la Margherita”, si contraddistingue per lo spiccato contenuto satirico e racconta delle persecuzioni politiche inflitte a uno scrittore e drammaturgo definito il “Maestro” e al suo amore Margherita Nikolaevna da parte delle autorità sovietiche degli anni ’30. È stato pubblicato per la prima volta tra il 1966 e il 1967.

A proposito del progetto, Baz Luhrmann ha dichiarato: “Sento un’incredibile connessione con la storia raccontata in The Master and Margarita. A lungo ho cercato di ottenere i diritti su questo romanzo straordinario. Sono eccitato all’idea di avere finalmente l’opportunità di realizzare un mio adattamento di quest’opera rivoluzionaria.”. Luhrmann svilupperà il progetto insieme alla sua società, la Baz & Co.

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In attesa di nuovi dettagli sul progetto, ricordiamo che il regista sarà impegnato a breve con le riprese del sopracitato biopic dedicato a Elvis Presley, che vedrà Austin Butler (C’era una volta a Hollywood) nei panni delle leggenda del Rock’n’Roll e Tom Hanks (Un amico straordinario) in quelli del suo manager, il Colonnello Tom Parker. Le riprese del film partiranno a febbraio 2020 e si svolgeranno in Australia, città natale di Luhrmann.

Fonte: Deadline

Justice League: ecco Henry Cavill con il costume nero di Superman

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Zack Snyder ha fatto la gioia dei fan di Justice League nelle ultime ore, quando attraverso il suo account Vero ha finalmente condiviso un’immagine mai vista prima del tanto chiacchierato costume nero di Superman che Henry Cavill avrebbe dovuto indossare nel film.

A sciogliere i dubbi di alcuni fan che hanno pensato che l’immagine in questione provenisse in realtà dal backstage de L’Uomo d’Acciaio, è stato lo stesso Snyder, che nei commenti sotto l’immagine ha rivelato che nella versione originale del film, Cavill avrebbe dovuto indossare proprio il costume nero.

Più o meno un anno fa, il costumista Michael Wilkinson aveva spiegato che Snyder “era  estremamente rispettoso dei fumetti e voleva una rappresentazione del personaggio fedele all’originale, ed infatti tradizionalmente il costume era nero nel momento della rinascita“.

Di recente, sempre su Vero, Zack Snyder aveva confermato l’esistenza della versione ribattezzata #SnyderCut del film (esistenza messa in discussione dallo stesso Henry Cavill), postando un’immagine che ne confermava anche la durata: 214 minuti, quindi circa tre ore e mezza.

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Nelle ultime settimane sono emersi ulteriori dettagli circa la lavorazione “travagliata” di Justice League, con Snyder che ha spiegato che i cambiamenti apportati in itinere sono stati causati da varie interferenze con lo studio:

“Partivamo con l’idea che una minoranza di persone non aveva amato Batman v Superman, e questo ha avuto un effetto anche sul film successivo. La mia versione originale del film, che avevo scritto insieme a Chris Terrio, non è mai stata girata. L’idea reale, difficile, e spaventosa, non è mai stata realizzata per le paure dello studio, e io e miei collaboratori eravamo insicuri proprio a causa della reazione scatenata da Batman v Superman […]

Sarebbe stata una lunga storia da raccontaresaremmo finiti in un futuro a distanza dove Darkseid conquistava la Terra e dove Superman cedeva all’equazione dell’anti vita. Alcuni membri della Justice League sopravvivevano in quel mondo combattendo, Batman rompeva il suo patto con Cyborg e Flash tornava indietro nel tempo per dire qualcosa a Bruce…

The Suicide Squad: svelato il ruolo di Idris Elba nel film?

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The Suicide Squad: svelato il ruolo di Idris Elba nel film?

Tra le new entry che vedremo nell’attesissimo The Suicide Squad di James Gunn, una delle più interessanti è sicuramente Idris Elba, lanciatissimo attore britannico che ha preso parte a numerosi franchise di successo, incluso Star Trek, Fast and Furious e persino l’Universo Cinematografico Marvel.

È da un po’ di tempo ormai che i fan speculano in merito al ruolo che Idris Elba potrebbe avere in The Suicide Squad: inizialmente alcune voci insistevano sul fatto che l’attore avrebbe sostituito Will Smith nei panni di Deadshot, rumor che è poi stato prontamente smentito, accompagnato dalla conferma che Elba avrebbe interpretato un nuovo personaggio.

Ebbene oggi, grazie al sito FandomWire (via Screen Rant), sembra che il ruolo che Idris Elba avrà nel film sia stato finalmente svelato: secondo quanto riportato dalla fonte, la star della serie Luther dovrebbe vestire i panni di Vigilante, personaggio che nell’Universo DC ha assunto numerose identità; quale sarà l’ater ego che Elba andrà a ricoprire non è ancora chiaro.

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In attesa di una conferma ufficiale, vi ricordiamo che il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris Elba, Michael Rooker, Peter Capaldi, Nathan Fillion, Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm Reid, Taika Waititi e John Cena. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

Secondo le ultime indiscrezioni, Nathan Fillion dovrebbe interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei fumetti ricorderanno come il criminale con la capacità di staccare i propri arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un elemento metallico antigravità.

Altri nomi circolati nelle ultime settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano che Sean Gunn potrebbe vestire i panni di Weasel e Flula Borg quelli di Javelin; Pete Davidson potrebbe interpretare Blackguard, mentre Michael Rooker Savant.

Avengers: Endgame, una versione alternativa dell’incontro tra Hulk e l’Antico

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In Avengers: Endgame abbiamo visto il ritorno del personaggio dell’Antico interpretato da Tilda Swinton, protagonista di una scena insieme all’Hulk di Mark Ruffalo, che arriva a New York per chiedere al potentissimo mago la Gemma del Tempo.

Nei giorni scorsi l’artista Karla Ortiz, che ha lavorato ad Avengers: Endgame per conto dei Marvel Studios, ha condiviso attraverso il suo profilo Twitter un concept inedito che rivela una versione alternativa dell’incontro tra l’Antico e Hulk.

“Uno dei miei contribuiti preferiti al film è sicuramente una variazione della scena dove Hulk incontra l’Antico”, ha spiegato la Ortiz a proposito del concept, che ci mostra la scena com’era stata inizialmente concepita: in effetti, il bozzetto presenta una situazione molto diversa rispetto a quanto visto nel film, con Hulk che arriva nel passato e trova l’Antico in totale relax su una sedia sdraio, intento a sorseggiare una bevanda.

Come rivelato dall’artista, il concept risale al 2016, quindi a tre anni prima dell’uscita del cinecomic di Anthony e Joe Russo nelle sale.

Potete ammirare il concept di seguito:

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Ricordiamo che Avengers: Endgame è il film di maggiore incasso dell’anno, nonché il più grande successo dei Marvel Studios, che con l’avventura diretta da Anthony e Joe Russo hanno chiuso un arco narrativo lungo 22 film e 11 anni, portando a termine un esperimento produttivo senza pari.

Film evento del decennio, è riuscito in un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man, riunendo sul grande schermo tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno premiato lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima alla classifica Avatar di James Cameron.

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul BettanyElizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd e Brie Larson.

Fonte: ComicBookMovie

Wonder Woman 1984: ecco perché Diana non userà più spada e scudo

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Wonder Woman 1984: ecco perché Diana non userà più spada e scudo

Il primo trailer ufficiale di Wonder Woman 1984 ha fornito ai numerosi fan un’ingente quantità di elementi sui quali discutere. La cosa che certamente non è passata inosservata è il fatto che Diana Prince sembra aver appeso al chiodo la spada e lo scudo che brandiva nel primo film.

Quelle armi hanno contribuito a rendere ancora più iconico l’arsenale della guerriera amazzone, tanto in Wonder Woman quanto in Batman v Superman: Dawn of Justice e Justice League. Perché allora non le vedremo nella prossima avventura in solitaria di Diana?

In una recente intervista in occazione del Brazilian Comic Con, Gal Gadot ha spiegato i motivi per cui in Wonder Woman 1984 non vedremo Diana Prince entrare in azione con la spada e lo scudo:

“Avevamo intenzione di rinunciare alla spada perché c’è qualcosa di veramente aggressivo collegato a quell’oggetto”, ha spiegato l’attrice. “Se hai una spada, devi usarla! Così abbiamo deciso di rimuoverla e lo stesso abbiamo fatto con lo scudo, che non abbiamo ritenuto necessario. Diana è una divinità, sa combattere, è estremamente forte. Ha tante abilità… e poi ha il lazo.”

Di seguito l’estratto dall’intervista:

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Vi ricordiamo che Wonder Woman 1984 uscirà il 6 giugno 2020. Il film è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima iterazione della supereroina”.

Il film racconterà un lasso di tempo completamente diverso e lo spettatore avrà solo un assaggio di ciò che che Diana ha fatto o affrontato negli anni intermedi. Abbiamo cercato di mettere insieme una storia del tutto diversa che potesse rispettare le stesse emozioni del passato, portare un sacco di umorismo e molta azione coraggiosa. E soprattutto, toccare le corde del cuore.

L’ordine cronologico del personaggio è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel vedrà ancora Gal Gadot nei panni di Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche Chris Pine (volto del redidivo Steve Trevor) e Pedro Pascal.

Fonte: ComicBookMovie

Roman Polanski rompe il silenzio: “Provano a fare di me un mostro”

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Roman Polanski ha concesso una lunga intervista al settimanale francese Paris Match – in uscita in patria nella giornata di oggi – nella quale ha parlato per la prima volta della recente accusa di stupro mossagli da Valentine Monnier, fotografa, modella e attrice francese.

Si tratta di fatti accaduti oltre quarant’anni fa e caduti in prescrizione, sui quali Roman Polanski – di recente nelle nostre sale con il suo ultimo film L’Ufficiale e la Spia – ha finalmente rotto il silenzio. L’intervista con il settimanale francese è stata realizzata a Parigi lo scorso 5 dicembre: Polanski – da sempre restio a raccontarsi ai microfoni dei giornalisti – ha ritenuto che fosse opportuno questa volta chiarire la sua posizione.

Sulla copertina della rivista – che ripropone un austero primo piano del regista ottantaseienne – viene riportata una dichiarazione dello stesso Polanski: “Provano a fare di me un mostro”. Parole dure e certamente sentite, che anticipano le impetuose dichiarazioni rilasciate dal regista di capolavori quali Rosemary’s Baby, Chinatown e Il Pianista, che proprio a causa delle tumultuose vicissitudini personali si ritrova ancora oggi a dover fare i conti con una grossa macchia che sembra aver infangato tanto il suo nome quanto il suo lavoro.

“Oggi è diventato tutto possibile”, dichiara Roman Polanski. “Si licenzia il capo di McDonald’s perché ha avuto una relazione consensuale con un’impiegata o un ministro della difesa perché quindici anni prima ha messo la mano sul ginocchio di una giornalista. È assurdo! Si mette in discussione tutto: il fatto che la Terra sia rotonda, l’evoluzione, l’esistenza dei due sessi, i vaccini… siamo piombati in una sorta di neo-oscurantismo.”

Valentine Monnier sostiene di essere stata violentata dal regista nel 1975, all’età di 18 anni. Quando viene chiesto a Polanski di rievocare la loro relazione, il regista commenta: “Non ricordo niente di quello che racconta, perché è falso. Lo nego assolutamente. È facile accusare quando tutto è prescritto da decine di anni e si sa che non ci potrà essere una procedura giudiziaria a discolparmi. Mi accusa di averla picchiata, ma io non picchio le donne! Dice che le avrei chiesto: ‘Do You Want to Fuck?’, ma perché in inglese? Cita come testimoni due persone che oggi sono morte… comodo così! […] È una storia aberrante.”

Roman Polanski torna quindi a parlare anche dei fatti del 1977, quando venne accusato a Los Angeles di violenza sessuale ai danni di una ragazzina di tredici anni, Samatha Geimer: “Mi dichiarai colpevole per un rapporto illecito con una minorenne. Quello che ho fatto è profondamente deplorevole. L’ho scritto anche a Samantha, con cui mi mantengo in contatto. Ogni volta che lanciano una nuova menzogna contro di me, tornano a lei […] Sono anni che chiede che vengano ritirate le accuse contro di me. Ha scritto più volte al procuratore che il trauma che le causa il circo mediatico è molto peggiore di quello che le feci subire io. Nel 1977 ho commesso un errore e la mia famiglia ne paga il prezzo dopo quasi mezzo secolo.”

Il regista commenta poi la situazione degli ultimi anni, fra le tante accuse di violenza emerse e l’immediata capacità di formulare giudizi senza che effettivamente vi sia un responso della legge, tirando in ballo anche Harney Weinstein: “Oggi si rovinano reputazioni, carriere e vita con poche parole. Quanti innocenti ci sono nel mazzo? Ci sono senz’altro accuse giuste, ma non si cerca più di distinguere il vero dal falso. Weinstein in persona ha dissotterrato il mio passato in occasione della campagna Oscar 2003, quando aveva due film in lizza contro Il Pianista. Il suo ufficio stampa mi definiva ‘uno stupratore di bambini’.”

Fonte: ComingSoon.it

Venom 2: un riferimento alle origini di Carnage nelle nuove foto dal set

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Attraverso il suo account Instagram, Tom Hardy ha prima diffuso e poi prontamente rimosso alcune nuove immagini dal set di Venom 2, sequel che sarà diretto da Andy Serkis (alla sua terza regia dopo Ogni tuo respiro e Mowgli – Il figlio della giungla) e che vedrà il ritorno di Hardy nei panni dell’antieroe del titolo.

Si tratta di due scatti dal set di Venom 2 che ritraggono rispettivamente Serkis in azione sul set e lo stesso del St. Estes Orphans che riporta la scritta “Home for Unwanted Children”: quest’ultimo è un chiaro riferimento al personaggio di Cletus Kasady, alter ego di Carnage, che nel sequel sarà interpretato da Woody Harrelson, già apparso nella scena post-credits del primo film; nei fumetti il St. Estes è il luogo dove è cresciuto Cletus.

Potete vedere le immagini – diffuse poi da ComicBookMovie – di seguito:

LEGGI ANCHE – Venom 2: Tom Hardy pubblica la prima foto dal set

Come già annunciato dal finale del precedente capitolo, in Venom 2 assisteremo allo scontro tra il simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più celebri dei fumetti su Spider-Man.

Nel cast del sequel anche Michelle Williams (Fosse/Verdon) nei panni di Anne Weying, Woody Harrelson (Zombieland: Double Tap) nei panni di Cletus Kasady/Carnage e Naomie Harris (No Time to Die) nei panni di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham.

Nel frattempo è stato ufficializzato anche il nome di Robert Richardson in qualità di direttore della fotografia. “Ciò che era rimasto inesplorato nel primo film esploderà nel secondo, soprattutto grazie al personaggio centrale” ha dichiarato Richardson, “Ma ora abbiamo Woody Harrelson, che ovviamente farà la sua grande entrata, vedremo cos’altro accadrà con la collaborazione tra Sony e Marvel.”

Vi ricordiamo che Tom Hardy tornerà a interpretare Eddie Brock anche nel sequel di Venom, progetto già in sviluppo dopo l’inaspettato successo al box office dello scorso autunno, e a confermarlo è stata la produttrice Amy Pascal.

The Irishman: 26 milioni di streaming nella prima settimana

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The Irishman: 26 milioni di streaming nella prima settimana

In occasione della UBS Global TMT Conference a New York, Ted Sarandos, chief content officer di Netflix, ha rivelato i dati ufficiali relativi alla visione sulla piattaforma di streaming di The Irishman, l’ultimo film di Martin Scorsese con protagonisti Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci.

Stando ai numeri riportati da Sarandos, nella prima settimana l’ultima fatica cinematografica di Scorsese è stata vista da ben 26.404.081 spettatori (di cui 13.2 soltanto negli Stati Uniti). Si tratta del numero complessivo di account che hanno visto almeno il 70% del film: soltanto il 18% di questi utenti ho visto l’intero film (che – bisogna ricordarlo – dura ben tre ore e mezza!) nel giorno di lancio, lo scorso 27 novembre.

Sarandos ha stimato che entro un mese il film verrà visto da 40 milioni di persone. Un successo assolutamente ragguardevole, che a quanto pare però non riuscirà ad eguagliare il record stabilito da un’altra pellicola del colosso dello streaming, ossia Bird Box: il thriller fantascientifico con protagonista il premio Oscar Sandra Bullock, infatti, soltanto nella prima settimana di rilascio era stato visto da ben 45.037.125 di utenti.

Resta che l’operazione The Irishman ha già raggiunto risultati più che notevoli: ne sono una testimonianza non soltanto l’apprezzamento da parte del pubblico ma anche l’attenzione che la critica sta riservando alla pellicola e il posto d’onore che l’epopea mafiosa di Scorsese si è già conquistato all’interno della stagione dei premi.

LEGGI ANCHE – The Irishman, recensione del film di Martin Scorsese #RomaFF14

Ricordiamo, infatti, che The Irishman ha ottenuto 14 candidature ai Critics Choice Awards (tra cui Miglior Film e Miglior Regista), 5 candidature ai Golden Globes (incluso Miglior Film Drammatico e Miglior Regista) e 4 candidature ai SAG Awards (incluso Miglior Cast). La pellicola è stata inoltre eletta il Miglior Film del 2019 dalla National Board of Review e dal New York Film Critics Circle.

Fonte: Deadline

Avengers: come dovrebbero essere i costumi se fedeli ai fumetti

Avengers: come dovrebbero essere i costumi se fedeli ai fumetti

Portare un supereroe sul grande schermo è sempre un’operazione complicata, e lo sa bene Kevin Feige che con gli Avengers ha fatto un ottimo lavoro, pur prendendosi qualche licenza. Ebbene sì, perché per quanto amati e apparentemente perfetti, i Vendicatori non sono, originariamente, proprio come appaiono sullo schermo (non tutti almeno)!

Ecco delle immagini che ci mostrano come dovrebbero apparire gli Avengers se avessero dei costumi fedeli alla loro controparte a fumetti!

Ant-Man

Nel caso di Ant-Man, il cambio di costume tra film è fumetto è stato fortunato. Durante le prime apparizioni a fumetti di Ant-Man, il suo aspetto era buffo, indossava spandex e l’elmetto di controllo delle formiche era un’enorme cupola d’argento simile al casco di un alieno. Solido per la fantascienza, ma roba rozza sul grande schermo. Fortunatamente, l’eroe di Paul Rudd sembra molto più come se indossasse una tuta da combattimento ad alta potenza. E mentre entrambi i caschi ricordano un aspetto simile a una formica, la versione MCU è più rock.

Black Panther

L’aspetto del principe Wakandiano non è cambiato molto nel corso degli anni. È sempre stato una variazione su un body nero. Di tanto in tanto, la maschera viene bucata ad altezza mento e bocca e, a volte, ha un mantello, una collana di denti o accessori d’oro. La Pantera del MCU è più o meno la stessa, ma sfoggia un abito molto più tecnologico, con motivi che contengono protezioni al vibranio, cosa che rende la sua tuta molto meno elegante di quella dei fumetti.

Captain America

La cosa migliore per Captain America nel MCU è il suo costume classico, nonostante cambi in maniera più o meno sottile nel corso della storia. La differenza più evidente è la trasformazione dello scudo iconico. In origine, era semplicemente a forma di scudo, prima che si evolvesse nello scudo circolare che usa oggi. Come la maggior parte dei costumi del MCU, Captain America ha un aspetto più tattico delle sue origini a fumetti, dove è spesso disegnato con un’armatura a squame. Steve Rogers ha però indossato un costume più naive e simile a quello dei fumetti all’inizio della sua carriera come Cap, per poi evolvere i suoi indumenti in una tuta tattica.

Falcon

Falcon non potrebbe essere più diverso nel MCU rispetto alla sua controparte a fumetti. Il suo è un costume da supereroe esagerato: rosso e bianco, con enormi ali rosse e una scollatura profonda che lascia un sacco di petto nudo e non protetto. Completato da un vero falco da compagnia. Il Falcon del MCU è un ragazzo in abiti militari e un set di ali tecniche altamente avanzate. Gli occhiali sembrano comunque molto più utili e stilosi della maschera bianca dei fumetti!

Hulk

L’Hulk dei film e quello dei fumetti sono entrambi grandi mostri verdi di rabbia, ma l’Hulk del MCU ha fatto alcuni passi da gigante sull’aspetto originale di Hulk. Quando Bruce Banner si trasformò per la prima volta nel gigante seminudo, era grigio. Hulk ha assunto una tonalità verde in breve tempo, occasionalmente regrediva alla sua forma grigia e oscillava tra l’essere stupido o l’essere intelligente a seconda del colore e di qualunque scrittore volesse lasciare il segno sul personaggio in quel momento. Nel MCU, Hulk è semplicemente “verde comune”.

Iron Man

È giusto dire che la versione di Iron Man del Marvel Cinematic Universe è praticamente l’eroe con il costume più simile a quello dei fumetti. Anche se Tony ha cambiato le armature più volte di quanto possiamo contarne, le sue armature cinematografiche sono una rappresentazione abbastanza accurata di come appariva nei fumetti negli anni 2000. E sotto l’armatura? Robert Downey Jr. è nato per il ruolo.

Occhio di Falco

Se c’è un Vendicatore sullo schermo che sembra significativamente diverso dalla sua controparte a fumetti, è Occhio di Falco. Per il grande schermo, Clint Barton ha lasciato a casa la sua sgargiante maschera appuntita e l’uniforme per assumere un aspetto più tattico. Le due versione, a fumetti e cinematografica, si sono avvicinate un po’ nel 2012, quando il costume a fumetti di Occhio di Falco è stato ridisegnato per assomigliare più alla versione del film, e meno a un Wolverine viola. C’è una ragione per cui non abbiamo mai visto quella maschera di vecchia scuola sul grande schermo: è ridicola.

Quicksilver

Il Quicksilver del MCU non deve essere confuso con il Quicksilver degli X-Men di Fox, che ha origini mutanti più accurate rispetto ai fumetti. Il Quicksilver dei fumetti ha indossato una tonnellata di costumi diversi, che vanno da un tuta verde con un tema del fulmine, fino a diversi costumi blu… con il tema del fulmine. Il MCU in maniera molto intelligente incorpora il modello del costume nell’attrezzatura atletica di Quicksilver, ma questo è un altro esempio in cui siamo felici di non avere il pacchetto completo di tutina in spandex.

Scarlet Witch

Quando il colore del tuo costume è nel tuo nome, non puoi davvero fare troppi cambi di guardaroba, ma il MCU ha fabbricato un costume molto meno rilevante per la Scarlet Witch in live action. Nei fumetti, non ha nient’altro che un body scollato e un copricapo a punta. Fortunatamente per la valutazione MPAA del MCU, il costume sullo schermo di Scarlet Witch è più “collezione di moda autunnale” che “assistente del mago cattivo” (con grande gioia anche di Elizabeth Olsen!).

Spider-Man

Abbiamo perso il conto di quanti Spider-Men abbiamo avuto sul grande schermo, ma questo nuovo ragazzo del MCU è adeguato. Da quando è apparso in Civil War, Spidey ha fatto impazzire i fan con la precisione del suo costume. Nessuna cinghia, nessun logo che sembra appartenere a una bevanda energetica; solo puro Spider-Man. Nonostante una misteriosa mezza cintura che accessoria il costume in Homecoming.

Thor

Quando Thor apparve per la prima volta nel 1962, fu decorato con le migliori caratteristiche pseudo-norrene, comprese le ali più grandi che tu abbia mai visto su un elmetto e ginocchiere che avrebbero fatto arrossire un portiere. Più strani di tutti, tuttavia, sono i sei dischi che rivestono la parte anteriore della tunica di Thor, che sono così iconici che sono rimasti invariati nonostante i molti cambiamenti al costume, e appaiono persino sul suo costume da film… anche se nessuno è veramente sicuro del loro utilizzo. Il Thor del film indossa solo occasionalmente l’elmetto alato, mentre quello dei fumetti preferisce una rasatura pulita.

Vedova Nera

Quando si tratta dell’aspetto di Black Widow tra i fumetti e lo schermo, in realtà non ci sono abbastanza differenze da menzionare. Mentre il suo vestito da fumetto è cambiato sottilmente negli anni, entrambe le versioni condividono tutte le basi: capelli rossi, tuta nera e oggetti d’arma da polso. In breve, i costumi sono sono quasi identici, a parte forse per una scollatura più generosa nei fumetti!

Visione

Nelle pagine dei fumetti della Marvel, Vision è un androide con un design semplice: una faccia rossa brillante e un costume verde e giallo, con una gemma solare sulla fronte. Il Vision dei film è decisamente più simile a un robot, coperto da motivi e disegni inconfondibilmente meccanici, come se qualcuno volesse che la gente fosse assolutamente sicura che questo ragazzo è un robot. Manca all’appello il collettone giallo!

War Machine

L’aspetto di War Machine è sempre stato una variante dei design delle armature inutilizzate o modificate di Tony Stark. Quindi, se l’universo ha un Iron Man, War Machine sarà il suo gemello imperfetto, probabilmente munito con più pistole e una combinazione di colori più seria. Il War Machine del MCU sembra uscito dalle pagine dei fumetti.

Deadpool: la Marvel pensa a due modi per introdurlo nel MCU?

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Deadpool: la Marvel pensa a due modi per introdurlo nel MCU?

Arrivano nuove indiscrezioni sul futuro del personaggio di Deadpool all’interno dell’Universo Cinematografico Marvel dopo la fusione tra Fox e Disney.

Sono in molti a chiedersi in quale film del MCU farà il suo debutto ufficiale Deadpool e nelle ultime ore un nuovo report di We Got This Covered potrebbe aver anticipato qualcosa di realmente concreto – il condizionale è d’obbligo, non trattandosi di una notizia ufficiale! – in merito all’ingresso del Mercenario Chiacchierone nella grande famiglia Marvel.

Stando a quanto riportato dalla fonte, pare che i Marvel Studios stiano pianificando due diversi modi per introdurre il personaggio nell’Universo Marvel: questi due modi corrisponderebbero di fatto all’introduzione di due diversi Deadpool (entrambi interpretati da Ryan Reynolds) collegati uno all’X-Universe della Fox e l’altro allo stesso MCU.

La prima versione di Deadpool, quella collegata all’X-Universe, dovrebbe apparire in un cameo nell’atteso Doctor Strange in the Multiverse of Madness: in uno dei suoi viaggio attraverso le numerose realtà connesse con il MCU, lo Stregone Supremo dovrebbe incontrare il Mercenario Chiacchierone ed altri personaggi appartenenti all’Universo degli X-Men.

La seconda versione di Deadpool invece, ossia quella che verrà introdotta nei successi film del MCU, sarà una versione del personaggio che – almeno apparentemente – è sempre stata presente nel MCU, al pari di quanto fatto dalla Casa delle Idee con lo Spider-Man di Tom Holland: questo per evitare che il Mercenario Chiacchierone appaia come una sorta di viaggiatore interdimensionale che arrivà nel MCU da un’altro universo.

Sarà davvero così? Ricordiamo che negli ultimi anni We Got This Covered ha anticipato diversi scoop che si sono poi rivelati veritieri, come ad esempio Taskmaster come villain di Black Widow.

LEGGI ANCHE – Deadpool: Disney conferma un futuro per il Mercenario Chiacchierone

Vi ricordiamo che a confermare l’ingresso di Deadpool nel MCU era stato Alan Horn, presidente di Walt Disney Studios, durante il CinemaCon di Las Vegas, rassicurando il pubblico accorso al panel che presto arriverà un altro titolo della serie di film con Ryan Reynolds.

The Grudge: lo “spaventoso” trailer vietato

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The Grudge: lo “spaventoso” trailer vietato

La Sony Pictures ha diffuso il nuovo trailer di The Grudge, l’atteso reboot dell’omonimo film horror di successo. Il nuovo contributo è un trailer vietato. The Grudge si basa sulla saga horror lanciata da Takashi Shimizu nel lontano 2004.

Il nuovo film è diretto da Nicolas Pesce (The Eyes of My Mother) e prodotto nuovamente dal maestro dell’horror Sam Raimi.

The Grudge è un film horror il reboot di un classico dell’horror, il “Ju-On: The Grudge” di Takashi Shimizu scritto e diretto da Nicolas Pesce , basato su una storia di Jeff Buhler e Pesce, e prodotto da Sam Raimi, Robert Tapert e Takashige Ichise. Il film si svolge nella stessa timeline concomitante come pellicola dello stesso nome 2004.

Il film debutterà in Italia al cinema dal 24 Febbraio distribuito da Sony Pictures.

The Grudge, la trama

Una madre single e un giovane detective, Muldoon (Andrea Riseborough), scoprono che una casa di periferia è maledetta da un fantasma vendicativo che condanna coloro che vi entrano con una morte violenta. Ora corre per salvare se stessa e suo figlio dagli spiriti demoniaci della casa maledetta del suo quartiere. – Sony Pictures Entertainment

The Grudge, il cast

In The Grudge protagonisti sono Andrea Riseborough come detective Muldoon, Demián Bichir, John Cho come Peter, Betty Gilpin nel ruolo di Nina Spencer, Lin Shaye come Faith Matheson, Jacki Weaver, e William Sadler. Fanno parte del cast anche Frankie Faison nel ruolo di Mr. Matheson, Tara Westwood nel ruolo di Fiona, Nancy Sorel nel ruolo dell’agente Cole, Stephanie Sy nel ruolo di Amnio Nurse, Joel Marsh Garland come il Detective Greco, David Lawrence Brown nel ruolo di Sam Landers, Junko Bailey nel ruolo di Kayako, Robin Ruel nel ruolo del Dr. Friedman, Zoe Fish nel ruolo di Melinda Landers  eBradley Sawatzky nel ruolo dell’ufficiale Michaels.

Nancy: recensione del film con Andrea Riseborough

Nancy: recensione del film con Andrea Riseborough

Nancy si guarda allo specchio, e la macchina da presa si pone in modo tale che lo spettatore possa vederne inquadrato solo mezzo volto. Ed è così che si vede anche lei, incompleta, priva di quel qualcosa che le spiegherebbe davvero chi è. Attraverso inquadrature di questo tipo, tanto semplici quanto efficaci, la regista Christina Choe costruisce il suo film d’esordio, Nancy, da lei anche scritto. Una storia costruita su di un personaggio alla ricerca di sé stesso, pronto a perdersi pur di assaporare qualcosa di vero in un mondo sempre più artefatto e circondato da maschere digitali.

Le vicende del film ruotano dunque intorno a Nancy (Andrea Riseborough), ragazza sola e dalla vita difficile, che un giorno si imbatte in una trasmissione televisiva nella quale Leo (Steve Buscemi) ed Ellen (J. Cameron-Smith), una coppia che aveva visto sparire nel nulla la propria bambina trent’anni prima, mostrano come sarebbe oggi il volto della loro figlia, il quale somiglia incredibilmente a quello di Nancy. La ragazza deciderà di contattare i due, convinta di esser stata rapita da bambina e di essere la figlia della coppia. Da lì inizierà un percorso fatto di verità sofferte, speranza e diffidenza.

Nancy: il film

Formatasi attraverso alcuni documentari da lei realizzati, la regista Christina Choe, tratta con la stessa ricerca di verità il materiale della storia. In particolar modo si concentra sul raccontare la sua protagonista attraverso una messa in scena eloquente, basata su alcune scelte registiche adatte allo scopo. Per esprimere il senso di oppressione nulla è allora meglio di un formato 4:3, che imprigiona ulteriormente Nancy all’interno della già di suo angusta e cupa casa. Nel momento in cui il personaggio uscirà dai propri confini l’inquadratura si allarga, permettendo ad un maggior respiro di vivere la scena, di pari passo alla serenità avvertita dalla protagonista.

Fa dunque parlare l’inquadratura e la macchina da presa la regista, supportando così una sceneggiatura non particolarmente avvincente. Il punto debole del film sembra infatti essere proprio questa, che nonostante le buone premesse sembra non voler sviluppare ulteriormente il rapporto tra Nancy e i presunti genitori, lasciando così che nulla di realmente concreto né attraente accada. Nel seguire il percorso della protagonista verso la verità sul suo passato si finisce infatti con il sentirsi distaccati da lei, senza qualcosa che permetta davvero di entrare in empatia con il personaggio.

Se la sceneggiatura risulta carente nella seconda parte del film, e la regia di Choe pur se affascinante non può reggere da sola il film, ad aggiungersi ai pregi troviamo allora le interpretazioni dei tre personaggi principali. Andrea Riseborough risulta convincente nei panni di Nancy, proponendone un ritratto contenuto e misterioso al punto giusto, mentre Steve Buscemi e J. Cameron-Smith si affermano come due caratteri diversi di una coppia, completandosi a vicenda e costruendo insieme quel senso di protezione e diffidenza avvertiti ugualmente dalla protagonista.

nancy-andrea-riseborough

Nancy: la ricerca del proprio io

In fin dei conti quello di Nancy può essere visto come un viaggio alla ricerca di sé stessi, di un sé che forse si era e che ora si è dimenticato. Risulta allora chiaro il perché nella prima parte del film il personaggio sia costantemente in relazione con diversi dispositivi, dal cellulare al computer, divisa tra chat, blog e portali di vario tipo. In questo mondo dove il proprio io si frammenta attraverso innumerevoli profili social, Nancy è così alla ricerca di quel qualcosa che possa farla sentire unica e vera. Tali dispositivi e profili vengono infatti a sparire nel suo spostarsi a casa dell’anziana coppia, dove ha inizio la vera ricerca.

Una ricerca che si va basando su piccoli dettagli, da vecchie foto alla propria cameretta rimasta immacolata, fino ad una casa sull’albero che c’era, e che ora non vi è più. Un film che dunque fa ricercare il proprio cuore all’interno di piccoli e brevi frammenti. Elementi probabilmente non sufficienti perché la storia possa dirsi compiuta, ma che propongono un’atmosfera che può facilmente trovare il suo pubblico. Ciò che certamente più rimane del film, è la scoperta di una nuova regista che dimostra di saper utilizzare il mezzo, e dalla quale è lecito aspettarsi film più maturi per il futuro.

The Batman: Danny DeVito approva Colin Farrell come nuovo Pinguino

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L’attesissimo The Batman di Matt Reeves darà al pubblico l’occasione per rivedere sul grande schermo alcuni iconici villain dell’Uomo Pipistrello, già apparsi in precedenza al cinema. Tra questi figura anche il Pinguino, che nel film in arrivo nelle sale tra due anni avrà questa volta il volto di Colin Farrell.

In attesa di scoprire come l’attore irlandese se la caverà nei panni della nemesi in The Batman, è innegabile quanto nell’immaginario collettivo sia ancora scolpita l’incarnazione di Oswald Cobblepot da parte di Danny DeVito nel capolavoro Batman – Il ritorno di Tim Burton, uscito nel 1992.

In una recente intervista con Fandango in occasione della promozione di Jumanji – The Next Level, è stato proprio Danny DeVito a commentare il casting di Colin Farrell, con il quale ha avuto modo di lavorare proprio di recente nel live action di Dumbo, sempre firmato da Burton.

DeVito ha approvato il casting di Farrell, e ha dichiarato: “Penso sia una cosa grandiosa, perché Pinguino è veramente un grande ruolo. Oswald Cobblepot è un personaggio davvero, davvero complesso. Si tratta di una sfida enorme… un po’ come quando interpreti King Lear o Amleto: con Oswald non c’è alcuna differenza. Credo che sia un ruolo che tutti dovrebbero interpretare e penso che Colin sia un attore incredibile. Non vedo l’ora di vedere i colpi di scena.”

LEGGI ANCHE – The Batman: il titolo di lavorazione anticipa dettagli della trama

Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: Andy Serkis sarà Alfred e Colin Farrell sarebbe in trattative per interpretare Oswald Chesterfield aka Pinguino, Zoe Kravitz (la nuova Catwoman dell’universo DC), Jeffrey Wright (commissario Jim Gordon) e Paul Dano (Enigmista), infine John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard ma c’è ancora mistero sul suo ruolo.

HN Entertainment ha suggerito che le riprese del cinecomic si svolgeranno presso i Leavesden Studios di Londra (gli stessi della saga di Harry Potter ma anche di Batman v Superman: Dawn of Justice, Justice League, Wonder Woman e del sequel Wonder Woman 1984) mentre l’uscita nelle sale è stata già fissata al 25 giugno 2021.

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti, “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

Warner Bros annuncia le date d’uscita di The Matrix 4 e The Flash. Fuori Akira

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Warner Bros ha fissato una serie di date di uscita nel prossimo anno per alcuni dei suoi film più attesi. Tra questi ci sono le uscite di The Matrix 4 (21 maggio 2021) e, finalmente, di The Flash (1 luglio 2022).

Trai titoli che erano invece già previsti per i prossimi anni e che invece sono eliminati dal calendario Warner Bros, annoveriamo Akira, il live action affidato a Taika Waititi, la cui data è stata invece ora occupata da The Matrix 4.

Per quanto riguarda The Flash, il film si aggiunge ad Aquaman 2, previsto per il 16 dicembre 2022, come secondo titolo di quell’anno, mentre altri film DC sono già in programma: Birds of Prey (7 febbraio 2020), Wonder Woman 1984 (5 giugno 2020), The Batman (5 giugno 2021), The Suicide Squad (6 agosto 2021) e Black Adam ( 22 dicembre 2021).

Warner Bros ha anche annunciato che il film di Mortal Kombat verrà anticipato al 15 gennaio 2021, rispetto al marzo dello stesso anno, prima data annunciata del film. L’elenco degli annunci prevede anche l’annuncio di tre slot senza titolo, il 16 ottobre 2020, il 5 marzo 2021 e il 29 gennaio 2021. Mentre altri tre film sono stati rimossi dal programma, due del 2020 e uno del febbraio 2021.