Sono partite a Roma le riprese del
documentario su Francesco Totti, campione
amatissimo, non solo dai tifosi della Roma, giocatore dalla
carriera longeva e strabiliante, ambito da club nazionali e
mondiali, uno dei pochi atleti al mondo che ha militato tutta la
carriera in una sola squadra. Maglia, quella giallorossa, che il
Capitano ha “tradito” solo per quella della nazionale.
Diretto da Alex
Infascelli (Vincitore del David di Donatello
per S is for Stanley), e tratto dal
libro Un Capitano scritto
da Francesco Totti con Paolo Condò (edito da Rizzoli), il
documentario sarà un viaggio emozionante, raccontato in prima
persona da Totti stesso, che narra le imprese dell’uomo e del
calciatore, e sarà arricchito da immagini inedite tratte dal suo
archivio personale.
Co-prodotto
dalla Wildside di Lorenzo Mieli e Mario
Gianani con Fremantle, Capri
Entertainment di Virginia Valsecchi
e Vision Distribution che lo distribuirà
al cinema.
Ecco la versione LEGO del primo
teaser trailer di IT Capitolo Due, la seconda
parte dell’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di
Stephen King.
Il male risorge a Derry quando il
regista Andy Muschietti riunisce il Club dei
Perdenti – giovani e adulti – con un ritorno a dove tutto ebbe
inizio, in IT Capitolo Due.
IT Capitolo Due, trama
IT Capitolo Due è il sequel
del grande successo di critica e box office del 2017 “IT”, sempre
firmato da Muschietti, capace di incassare oltre 700 milioni di
dollari a livello globale. Ridefinendo e trascendendo il genere,
“IT” è diventato parte del nostro immaginario collettivo, nonchè il
film horror dai più alti incassi di tutti i tempi. Poiché ogni 27
anni il male torna a manifestarsi nella cittadina di Derry, nel
Maine, “IT CAPITOLO DUE” riunisce i personaggi divenuti adulti, e
che da tempo hanno intrapreso strade diverse, a distanza di
trent’anni dagli eventi del primo film.
IT Capitolo Due, cast
James McAvoy (Split,
Glass) interpreta Bill, la nominata all’Oscar
Jessica Chastain (Zero Dark Thirty,
Mama) è Beverly; Bill Hader (Barry
della HBO, “The Skeleton Twins”) ritrae Richie; Isaiah
Mustafa (Shadowhunters: The Mortal Instruments in TV) è
Mike; Jay Ryan (“Mary Kills People” in TV) interpreta Ben;
James Ransone (“The Wire” della HBO) è Eddie, e
Bill Skarsgård interpreta il protagonista
Pennywise. Andy Bean (“Allegiant”, Starz “Power”)
è Stanley, mentre tornano ai loro ruoli originali di membri del
Club dei Perdenti Jaeden Martell nei panni di Bill; Wyatt Oleff nei
panni di Stanley; Sophia Lillis nei panni di Beverly; Finn Wolfhard
nei panni di Richie; Jeremy Ray Taylor in quelli di Ben; Chosen
Jacobs in quelli di Mike, e Jack Dylan Grazer è nuovamente
Eddie.
Muschietti dirige il film da una
sceneggiatura di Gary Dauberman (“IT”, “Annabelle:
Creation“) basata sul romanzo ‘IT’ di
Stephen King. Barbara Muschietti, Dan Lin e Roy Lee
sono i produttori del film. Marty Ewing, Seth Grahame-Smith e David
Katzenberg ne sono i produttori esecutivi.
Il team creativo che ha lavorato
dietro le quinte include il direttore della fotografia Checco
Varese (“The 33”), lo scenografo vincitore dell’ Oscar Paul D.
Austerberry (“La forma dell’acqua”), il montatore Jason Ballantine
(“IT”, “Mad Max : Fury Road “), e il costumista nominato all’Oscar
Luis Sequeira (“La forma dell’acqua”, “Mama”).
IT Capitolo Due, la cui
uscita nelle sale italiane e IMAX è prevista per il 5 settembre
2019, è una produzione New Line Cinema, e sarà distribuito in tutto
il mondo dalla Warner Bros. Pictures.
Sono stati diffusi i primi
character poster di Spider-Man: Far From Home, il
nuovo film sull’Uomo Ragno che seguirà gli eventi di
Endgame, chiuderà definitivamente la Fase 3 del
MCU e vedrà Tom
Holland tornare nei panni dell’amichevole Spider-Man
di Quartiere, questa volta in giro per il mondo.
I character poster raffigurano Nick Fury, Spider-Man,
MJ e Misterio. Eccoli di seguito:
Diretto ancora una volta da
Jon Watts,
Spider-Man: Far From Homeè
arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del
film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomeiin quelli di zia May e Zendayain
quelli di Michelle,Samuel
L. Jacksonin quelli di Nick Fury
e Cobie
Smuldersin quelli di Maria Hill.
Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Di seguito la sinossi ufficiale:
In seguito agli eventi di
Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare
nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro
amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una
vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto
del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del
supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a
malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli
attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in
tutto il continente.
Per quanto riguarda le novità del
sequel, la tuta di metallo di Peter dovrebbe essere una
versione rimodellata di quella di Iron
Spider. vista in Avengers: Infinity War.
Questa nuova tuta, prevede anche una nuova maschera, con degli
occhiali al posto delle orbite bianche, come da tradizione, questo
perché è ovvio che il personaggio abbia bisogno di una nuova
maschera dopo che la sua precedente è andata distrutta su Titano,
durante il confronto con Thanos e prima della sua disintegrazione.
Dopo le prime foto ufficiali, ecco
un video dal backstage di Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, pubblicato da
Vanity Fair a corredo di un approfondimento sul
film, che svela molti dettagli dal film: attori, personaggi,
costumi e location.
Vi ricordiamo che Star
Wars: The Rise Of Sywalker, capitolo conclusivo della
nuova trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee WilliamsLupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Star Wars: The
Rise Of Skywalker, le teorie sul significato del titolo
Ecco una nuova clip di
X-Men: Dark Phoenix, il prossimo capitolo del
franchise degli X-Men in cui sarà raccontata di nuovo la storia di
Fenice Nera, già una volta anticipata in X-Men: Conflitto
Finale.
Di seguito, potete vedere la clip
che mostra il viaggio nello spazio della giovane squadra di
Mutanti, durante il quale Jean Grey (Sophie
Turner) entra in contatto con l’entità cosmica che la
possiede.
Dark Phoenix
tratterà la storia di uno dei personaggi più amati della saga degli
X-Men, Jean Grey, che si evolve nell’iconica DARK PHOENIX.
Nel corso di una pericolosa missione nello spazio, Jean viene
colpita da una potente forza cosmica che la trasforma in uno dei
più potenti mutanti di tutti i tempi. Lottando con questo potere
sempre più instabile e con i suoi demoni personali, Jean perde il
controllo e strappa qualsiasi legame con la famiglia degli X-Men,
minacciando di distruggere il pianeta. Il film è il più intenso ed
emozionante della saga, mai realizzato prima. È il culmine di
vent’anni di film dedicati agli X-Men, la famiglia di mutanti che
abbiamo amato e conosciuto deve affrontare il nemico più
devastante: uno di loro.
Armageddon – Giudizio
finale è stato uno di quei film ha dato il via al genere
catastrofico che ha contraddistinto la fine degli anni ’90 e
l’inizio del Duemila, facendosi capostipite dell’utilizzo effetti
speciali particolari.
Questo film ha cercato di mettere
insieme diversi argomenti, soprattutto legati al bene e al male,
riuscendo ad affascinare una grande fetta di pubblico.
Ecco, allora, dieci cosa
sapere su Armageddon – Giudizio finale.
Armageddon film
1. Le riprese con
attrezzature costosissime. Durante le riprese di
Armageddon, il cast e la troupe hanno lavorato con delle
attrezzature dal costo elevato. Sembra, infatti, che il loro valore
si aggirasse intorno ai diciannove miliardi di dollari,
considerando anche la presenza di una vera piattaforma petrolifera
e di una vera navetta spaziale.
2. Lo script originale era
molto diverso. A differenza della sceneggiatura
utilizzata, pare che quella originale non includesse la sottotrama
romantica tra A.J. (Ben
Affleck) e Grace (Liv
Tyler), e che si concentrasse di più sul personaggio
di Truman. Dopo il successo di Titanic vennero riscritte la maggior parte delle scene
romantiche, filmate poi alla fine delle riprese.
3. È possibile vedere gli
oggetti di scena. Alcuni dei veicoli spaziali e degli
oggetti utilizzati nelle riprese sono esposti al pubblico nei
Disney Studios di Disneyland Paris. Questi oggetti accompagnano
l’Armageddon Special Effects Ride.
Armageddon streaming
4. Il film è disponibile in
streaming. Chi avesse voglia di vedere o rivedere
Armageddon – Giudizio finale è possibile farlo grazie alla
sua presenza sulle piattaforme digitali legali di Rakuten Tv, Chili
e Tim Vision.
Armageddon significato finale
5. La battaglia tra bene e
male. Il film cerca di inserire nella sua narrazione le
tematiche a cui lo stesso titolo fa riferimento, cioè il giudizio
finale, la fine del costante scontro tra bene e male. A ciò si
aggiunge l’unione di diverse identità atte al sacrificio e alla
salvezza, al voler combattere il disastro annunciato.
Armageddon: colonna sonora
6. Un film accompagnato da
brani indimenticabili.Armageddon è diventato un
film grazie anche ad una colonna sonora difficilmente
dimenticabile, pubblicata in concomitanza con l’uscita del film nel
1998. Le tracce del film vedono la collaborazione di artisti come
gli Aerosmith, Jon Bon Jovi, Patty Smith e i
Journey.
7. Questo film a rilanciato
gli Aerosmith. Sebbene all’inizio I Don’t Want to Miss
a Thing non fosse pensato per gli Aerosmith, alla fine lo
incisero loro, riuscendo a garantirsi un enorme successo. È proprio
grazie a questa canzone, poi inclusa in Armageddon, che il
gruppo è riuscito a farsi strada tra le nuove generazioni.
Armageddon cast
8. Steve Buscemi ha trovato
eroico il suo personaggio. Stando alle dichiarazioni di
Steve Buscemi, sembra che l’attore abbia
accolto il suo personaggio di Rockhound come un geologo eroico,
accogliendolo con entusiasmo e desiderando che subisse dei
cambiamenti rispetto al basso profilo che gli era stato dato.
L’attore ha notato che, dopo essere stato ingaggiato, le
caratteristiche squilibrate del personaggio erano state riscritte
nella sceneggiatura.
9. Bruce Willis non ha
amato la regia di Michael Bay. Pare che tra Bruce Willis e Michael Bay non ci sia stato un bel rapporto.
Lo stesso attore, infatti, ha dichiarato che non gli è importato
nulla dello stile del regista e che si sarebbe rifiutato di
lavorare ancora con lui.
10. Billy Bob Thornton ha dato un’idea a
Bay. Sembra che Billy Bob Thornton, mentre stava cercando di
ricostruire il background del suo personaggio, abbia pensato che
egli fosse sulla buona strada per unirsi alla NASA come astronauta.
In passato, però, il suo personaggio avrebbe sofferto di danni
dovuti alle paralisi dei nervi, tanto da riuscire a diventare solo
un amministratore. Adorando l’idea, Bay decise di creare una scena
in cui veniva mostrato un tutore sulla gamba di Truman.
Lo abbiamo amato negli anni ’90 con
Il Principe di Bel Air, lo abbiamo apprezzato come
interprete drammatico negli anni 2000/2010, ma negli ultimi anni
sembra che Will
Smith non riesca proprio ad afferrare il ruolo giusto.
Dopo molti film che non sono stati affatto un successo, il
protagonista di Io sono leggenda si guadagna un ruolo molto
importante nell’immaginario collettivo, quello del Genio della
lampada nel live action di Aladdin, il nuovo
classico della Disney rifatto con attori in carne e ossa che segue
l’uscita, due mesi fa, di Dumbo.
Se lì c’era Tim
Burton, qui c’è Guy Ritchie che prova
a coniugare il suo immaginario con quello dello straccione di
Agrabah che si innamora follemente della principessa Jasmine e
trova una lampada magica con dentro un Genio che gli offre tre
desideri. Proprio quello è il personaggio affidato a Will
Smith, che si trova a fare i conti con un’eredità
pesantissima, quella di Robin Williams, che lo aveva doppiato
nel film del 1992.
“Ero terrorizzato – ha
esordito Smith, commentando proprio l’importanza dell’eredità di
Williams – Quando ho ricevuto la telefonata che mi diceva che
stavano rifacendo Aladdin e volevano che ne facessi parte. È stato
un po’ come se ti dicessero ‘Rifacciamo Il Padrino, pensiamo a te
per il ruolo di Al Pacino’!”
Sull’accostare la sua performance a
quella di Robin Williams, Will
Smith è categorico: “Semplicemente non vuoi
assolutamente metterti in questa situazione. Non c’era nessun
margine di migliorare il personaggio di Robin Williams e l’unica
cosa che mi ha convinto è stata che sarebbe stato in live action,
quindi avrei avuto un’opportunità, un terreno diverso. Prima di
Robin Williams non era così: lui ha rivoluzionato il modo di
prestare la voce a un personaggio e ha creato davvero un
personaggio nuovo rispetto a quello che era scritto. È stato
rivoluzionario. E l’idea di avere la possibilità di fare più ciak
non lo ha reso assolutamente meno spaventoso. La strada è stata
quella di dare un sapore hip hop al mio personaggio.”
L’attore ha espresso anche la sua
opinione in merito al personaggio interpretato da Naomi
Scott, la principessa Jasmine, una versione aggiornata
alla modernità della già molto combattiva, coraggiosa e
indipendente figlia del Sultano di Agrabah: “L’idea che la
principessa Jasmine voglia governare, è una nuova story line che
nasce dall’immaginazione di Guy Ritchie. Questa idea è stato un
modo molto elegante di creare gli elementi moderni per questo
personaggio che vive in un mondo (ridicolo) dove una donna non può
essere Sultano. In una relatà dove ad una donna non è permesso
governare, lei combatte per quel ruolo, e credo che la canzone
nuova, Speechless, sia la firma su questo cambiamento, sancisce il
fatto che lei non rimarrà zitta a subire. L’ho trovato fantastico,
e quel giorno ho capito che stavamo facendo una cosa
bella.”
Ma come ha fatto Will
Smith a trovare la sua chiave di interpretazione del
Genio? Ecco cosa ha raccontato l’attore: “Ero molto preoccupato
sul modo in cui avrei provato a mettere la mia firma sul
personaggio, poi abbiamo cominciato a fare confusione con ‘Un amico
come me’, la mia prima canzone, e c’era un pezzo hip hop breakbeat,
da cui ho preso i bassi per modificare a modo mio la canzone.
Quello per me è stato il momento centrale in cui ho capito che
potevo dare al Genio una lettura nostalgica per il pubblico ma
anche dargli un nuovo sapore.”
Aladdin di
Guy Ritchie è in sala dal 22 maggio 2019.
Quasi amici è un
film brillante che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo,
negli ultimi anni, con la sua leggerenza e, allo stesso tempo,
profondità di analisi di un rapporto inaspettato e delle sue
conseguenze.
Il film, tratto da una storia vera,
incoraggia a non abbattersi mai per nessuna ragione al mondo e di
proseguire nel cammino della vita imparando a vivere in maniera
positiva.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Quasi amici.
Quasi amici film
1. È stata cambiata la
nazionalità di uno dei due protagonisti.Quasi
amici è un
film che si basa su una storia vera, con Driss che in realtà di
chiama Abdel ed è di origine algerina. Per realizzare il film, i
registi Èric Toledano e Olivier
Nakache hanno deciso di cambiare la nazionalità del
personaggio per poter ingaggiare Omar Sy, con cui avevano già lavorato in
Troppo amici (2009).
2. Si è dato risalto ad un
contrasto specifico. In Quasi amici, il
nervosismo e il leggero movimento di Driss nella prima scena in cui
incontra Philippe era intenzionale. Ciò è stato voluto per mostrare
il contrasto tra la mobilità di Driss con l’immobilità di
Philippe.
3. È stato onorato da una
famosa associazione.Quasi amici, oltre a
riscuotere consensi in tutti il mondo, è ricevuto anche gli onori
dalla Christopher & Dana Reeve Foundation, un’organizzazione no-profit
americana con l’obiettivo di aiutare le persone che soffrono di
paralisi, sostenendo la ricerca avanzata. Il 28 novembre del 2012 i
registi hanno ricevuto il premio HOPE dalla fondazione.
Quasi amici streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse rivedere o vedere per la
prima volta Quasi amici, è possibile farlo grazie alla sua presenza
sulle diverse piattaforme digitali in streaming di Rakuten Tv,
Chili, Infinity e Netflix.
Quasi amici storia vera
5. Il film si basa su una
storia vera. Quasi amici è il racconto una storia vera che
ha visto coinvolti Philippe Pozzo di Borgo ed il
suo aiutante Abdel Sellou. Sembra che i registi
abbiano scoperto la storia della loro amicizia grazie al film
documentario À la vie, à la mort (2003).
6. Dalla storia vera sono
nati due libri. La storia vera che ha avvolto i due
protagonisti non poteva che dare vita a due libri e a due punti di
vista differenti. Borgo Philippe Pozzo ha realizzato il libro
Il diavolo custode (Quasi amici) nel qualche racconta
l’uscita dalla depressione grazie all’amicizia con Abdel e la
volontà di ricostruirsi una nuova vita, mentre Abdel Sellou ha dato
alle stampe Mi hai cambiato la vita.
Quasi amici: colonna sonora
7. Ludovico Einaudi ha
lavorato per questo film. Sebbene la colonna sonora di
Quasi amici sia composta da diverse musiche, la maggior
parte di queste sono state realizzate da Ludovido
Einaudi. Le sue tracce si intitolano Fly, Writing
Poems, L’origine nascosta, Cache-Cache e Una
mattina.
Quasi amici cast
8. François Cluzet ha
incontrato il vero Philippe. Per potersi
immedesimare nel suo personaggio, François Cluzet ha deciso di incontrare
Philippe Pozzo di Borgo, imparando da lui la gioia della vita che
lo tiene vivo e il fatto di interagire con le persone. Tra le altre
cose, Cluzet ha imparato anche delle specifiche posizioni della
testa per rappresentare il suo personaggio tetraplegico.
9. La realizzaione del film
è dipesa da Omar Sy. L’attore francese aveva già lavorato
in tre film dei registi di questo film e, quando questi avevano
intenzione di realizzarlo, sapevano già chi chiamare. Tuttavia, Sy
è stato praticamente l’ago della bilancia perché se lui non fosse
salito sulla barca la sceneggiatura non si sarebbe mai fatta.
Quasi amici finale
10. Ognuno prende la
propria strada. Un film come Quasi amici
raccoglie il significato di come da un rapporto inaspettato possano
nascere profondi legami, di come si possa ritrovare la forza di
vivere la vita e di combattere tutti gli ostacoli che si presentano
sul proprio percorso. Ma anche di come, inevitabilmente, prima o
poi ognuno deve seguire la sua strada, sapendo che il legame
esistente non si spezzerà mai.
Come Lily James e
Emma Watson prima di lei, anche Naomi
Scott ha un ruolo importante, quello di dare corpo a una
delle classiche principesse Disney. A lei è toccata Jasmine, la
principessa ribelle di Agrabah, nel classico Aladdin,
che arriva in live action in sala dal 22 maggio.
Aladdin
è diretto da Guy Ritchie e
vede Mena Massoud nel ruolo dell’affascinante
furfante Aladdin, Naomi Scott nel ruolo
della bellissima e indipendente principessa Jasmine
e Will
Smith nei panni dell’incredibile Genio con il potere
di esaudire tre desideri per chiunque entri in possesso della sua
lampada magica. L’uscita nelle sale invece è fissata al 22
maggio 2019.
Aladdin
vanta una colonna sonora composta dall’otto volte Premio Oscar
Alan Menken(La Bella e la
Bestia, La
Sirenetta), che comprende nuove versioni dei brani
originali scritti da Menken e dai parolieri, vincitori
dell’Oscar, Howard Ashman (La
Piccola Bottega degli Orrori) e Tim
Rice (Il Re Leone), oltre a due brani
inediti realizzati dallo stesso Menken e dai compositori vincitori
dell’Oscar e del Tony Benj Pasek e Justin
Paul (La
La Land, Dear Evan Hansen).
Il cast del film vede
inoltre la presenza di Marwan
Kenzari nel ruolo del potente stregone Jafar,
mentre Navid Negahban veste i panni del
Sultano, preoccupato per il futuro di sua
figlia; Nasim Pedrad è Dalia,
la migliore amica e confidente della principessa
Jasmine, Billy Magnussen interpreta il
principe Anders, il bellissimo e arrogante pretendente di Jasmine,
e Numan Acar è Hakim, braccio destro di Jafar
e capitano delle guardie del palazzo.
Nella versione italiana
Naomi Rivieccio, finalista a X Factor 2018,
interpreterà le canzoni della Principessa
Jasmine offrendo al pubblico una nuova versione degli
indimenticabili brani inclusi nella celebre colonna sonora del film
originale, tra cui la canzone premiata con l’Oscar “Il Mondo È Mio”
(“A Whole New World”). “Come tutti, anche io sono
cresciuta con i film d’animazione Disney”, racconta
Naomi, “e Aladdin è sempre stato uno
dei miei preferiti. È una storia ricca di azione, comicità, magia e
amore. Ha delle sonorità a dir poco travolgenti. Un mondo
incredibile. È un vero onore poter interpretare le canzoni di una
delle Principesse Disney che amo di più e in cui più mi identifico
perché Jasmine, come me, è una ragazza indipendente, ironica e
tenace. Inoltre l’attrice che la interpreta nel film si chiama come
me: Naomi! Forse era destino…”
Ecco la nostra intervista al
leggendario Alan Menken, il compositore premio
Oscar che ha lavorato a tantissimi capolavori Disney e che torna a
comporre le musiche per la versione in live action di Aladdin,
dal 22 maggio al cinema.
Aladdin
è diretto da Guy Ritchie e
vede Mena Massoud nel ruolo dell’affascinante
furfante Aladdin, Naomi Scott nel ruolo
della bellissima e indipendente principessa Jasmine
e Will
Smith nei panni dell’incredibile Genio con il potere
di esaudire tre desideri per chiunque entri in possesso della sua
lampada magica. L’uscita nelle sale invece è fissata al 22
maggio 2019.
Aladdin
vanta una colonna sonora composta dall’otto volte Premio Oscar
Alan Menken(La Bella e la
Bestia, La
Sirenetta), che comprende nuove versioni dei brani
originali scritti da Menken e dai parolieri, vincitori
dell’Oscar, Howard Ashman (La
Piccola Bottega degli Orrori) e Tim
Rice (Il Re Leone), oltre a due brani
inediti realizzati dallo stesso Menken e dai compositori vincitori
dell’Oscar e del Tony Benj Pasek e Justin
Paul (La
La Land, Dear Evan Hansen).
Il cast del
film vede inoltre la presenza di Marwan
Kenzari nel ruolo del potente stregone Jafar,
mentre Navid Negahban veste i panni del
Sultano, preoccupato per il futuro di sua
figlia; Nasim Pedrad è Dalia,
la migliore amica e confidente della principessa
Jasmine, Billy Magnussen interpreta il
principe Anders, il bellissimo e arrogante pretendente di Jasmine,
e Numan Acar è Hakim, braccio destro di Jafar
e capitano delle guardie del palazzo.
Nella versione italiana
Naomi Rivieccio, finalista a X Factor 2018,
interpreterà le canzoni della Principessa
Jasmine offrendo al pubblico una nuova versione degli
indimenticabili brani inclusi nella celebre colonna sonora del film
originale, tra cui la canzone premiata con l’Oscar “Il Mondo È Mio”
(“A Whole New World”). “Come tutti, anche io sono
cresciuta con i film d’animazione Disney”, racconta
Naomi, “e Aladdin è sempre stato uno
dei miei preferiti. È una storia ricca di azione, comicità, magia e
amore. Ha delle sonorità a dir poco travolgenti. Un mondo
incredibile. È un vero onore poter interpretare le canzoni di una
delle Principesse Disney che amo di più e in cui più mi identifico
perché Jasmine, come me, è una ragazza indipendente, ironica e
tenace. Inoltre l’attrice che la interpreta nel film si chiama come
me: Naomi! Forse era destino…”
Tenet,
una produzione Warner Bros. Pictures, per la
regia di Christopher Nolan, è un film epico d’azione
che si svolge nel mondo dello spionaggio internazionale. Nolan
dirige il film da una sua sceneggiatura originale, e verrà
realizzato con un mix di IMAX e pellicola
in 70mm. Il cast internazionale coinvolto è
formato da John David Washington al fianco di
Robert Pattinson, Elizabeth
Debicki, Dimple Kapadia, Aaron
Taylor-Johnson, Clémence Poésy,
con Michael
Caine e Kenneth Branagh.
Tenet
è prodotto da Christopher
Nolan ed Emma Thomas,
con Thomas Hayslip in veste di
produttore esecutivo.
Il team creativo di Nolan che ha
lavorato dietro le quinte include il direttore della
fotografia Hoyte van Hoytema, lo
scenografo Nathan Crowley, la
montatrice Jennifer Lame, il
costumista Jeffrey Kurland e il
supervisore degli effetti visivi Andrew
Jackson. Musiche ad opera del
compositore Ludwig Göransson. Warner Bros.
Pictures distribuirà Tenet in tutto il
mondo.
Trai titoli più attesi di Cannes
2019, C’era una volta
a… Hollywood di Quentin
Tarantino ha infiammato i cuori di chi era sulla croisette
ad applaudire, fotografare e sperare in un autografo o una stretta
di mano da parte dei divi protagonisti del film.
E infatti questa volta il regista
di Pulp Fiction, che proprio sulla croisette,
esattamente 25 anni fa, presentava il film vincitore della Palma
d’Oro, ha scelto gli attori più glamour di Hollywood, riuscendo a
mettere insieme Brad
Pitt, Leonardo DiCaprio e
Margot Robbie. Tutti loro erano
presenti alla conferenza stampa di presentazione.
Grande narratore di personaggi e
situazioni, Tarantino ha spiegato perché ha scelto di raccontare la
storia di Hollywood in quell’esatto momento storico, l’estate del
1969.
“Mi affascinava questa storia, da
sempre. Indagando sui fatti l’interesse aumentava, perché più ne
sai più diventa oscuro, l’impossibilità di comprendere appieno
quell’evento mi ha convinto a girare il film. Uno dei miei registri
preferiti in assoluto è Sergio Corbucci, e il lavoro che più
l’omaggia è Django Unchained. Mi divertiva però che Rick, il
personaggio interpretato da Leonardo, lo snobbasse
inizialmente.”
Proprio DiCaprio è il protagonista
del film, nei panni di un attore di film western che attraversa un
periodo complicato della sua vita professionale. “Mi ci
identifico molto – ha dichiarato Leo – almeno una volta
tutti quelli seduti a questo tavolo si sono sentiti come lui
estranei a Hollywood.” E a giudicare dalle scelte
professionali dell’attore di Titanic, è facile vedere come cerchi
sempre progetti complessi e territori nuovi da esplorare, lontani
dalle facili proposte di Hollywood, appunto. Sulla sua prima
collaborazione con Brad Pitt, DiCaprio ha detto: “Lavorare con
Brad Pitt è stato fantastico, naturale, divertente. Veniamo dallo
stesso background, abbiamo avuto successo nell’industria
cinematografica nello stesso periodo.” Per quanto riguarda
invece il suo lavoro con Tarantino, che lo dirige per la seconda
volta dopo Django Unchained, DiCaprio non ci gira intorno: Quentin
è un’enciclopedia vivente e il suo film è una lettera d’amore a
Hollywood.
C’era una volta
a… Hollywood lascia molto spazio anche a quel cupo
fenomeno che in quegli anni ha infestato le colline di Los Angeles:
la setta di Charles Manson (che compare nel film). Brad Pitt ha
riflettuto proprio su quel fenomeno: “Non li vedo come
individui violenti ma influenzati da un’idea, quelle idee erano
nuove e tragicamente alcuni di loro le hanno seguite, mostrando il
lato oscuro della natura umana. Con Leonardo è stato facile e
divertente, sapere di avere il meglio dall’altra parte del tavolo è
stato un sollievo, abbiamo vissuto lo stesso passato lavorativo, è
stato divertente lavorare insieme.”
Presenza femminile di grande
spessore, Margot Robbie ha parlato incvece della complessità del
suo personaggio e della tragicità che esso implica. L’attrice
nominata all’Oscar interpreta infatti Sharon Tate, la moglie di
Roman Polanski che all’epoca venne trucidata, incinta di otto mesi,
proprio dalla famiglia Manson: “Per me era importante rendere
omaggio alla dolcezza di Sharon Tate, la bellezza di una
sognatrice. Ho guardato tutto quello che potevo su Sharon Tate, ma
al tempo stesso come attrice ho provato a capire a cosa servisse il
personaggio nella storia. Per me anche quello era importante.
Quello era il mio ruolo nella storia, cercando di mantenere alta la
memoria di Sharon Tate.”
Roma, Casa del Cinema. Dall’altra
parte dello schermo, in diretta da Londra, compaiono Simon
Kinberg, Sophie
Turner, Jessica
Chastain, James
McAvoy e Michael Fassbender, regista e
protagonisti di X-Men: Dark
Phoenix, ultimo capitolo del franchise sui Mutanti
targato Fox (che di recente è stata assorbita dalla Disney) in
arrivo nelle nostre sale il prossimo 6 giugno.
Ad aprire la piccola conferenza
stampa è Kinberg, già sceneggiatore nel 2006 di X-Men:
Conflitto Finale e dal 2011 produttore dei film che hanno
ufficialmente riavviato la saga sul grande schermo (X-Men:
L’inizio, X-Men: Giorni di Un Futuro
Passato e X-Men: Apocalisse), parlando
proprio del passaggio da un ruolo all’altro:
“Ormai sono quindici anni che gli X-Men fanno
parte della mia vita, senza contare che amo questi personaggi e
sono cresciuto leggendo i fumetti. Per quanto riguarda la
transizione e la regia, direi che è stata molto naturale e
organica, ma solo grazie a questo cast. I ragazzi mi sono stati di
grande supporto, ho avuto modo di conoscerli nei precedenti film e
avevo già lavorato con Jessica in The Martian, quindi si era creata
una situazione davvero familiare. L’esperienza è rimasta la stessa,
senza però il bisogno di dover filtrare il mio lavoro attraverso la
visione di qualcun altro. Sul set mi sono sentito al sicuro e ci
siamo divertiti anche se stavamo andando incontro ad un tipo di
racconto diverso dal solito, più dark e introspettivo, drammatico e
reale. La fortuna è stata avere a disposizione tutti questi attori
che hanno una grande esperienza con il dramma“.
Per la
quarta volta nei panni di Erik Lensherr, alias
Magneto, Fassbender riflette sui
cambiamenti del personaggio mostrati in Dark
Phoenix e allarga lo sguardo ad una contemporaneità sempre
più “polarizzata e divisiva”, spiegando che “forse un
giornoriusciremo ad evolverci e a
lavorare insieme come fanno i Mutanti nel film, perché come tutti
sono preoccupato dalla piega che sta prendendo la realtà e i
problemi che ne derivano. Ricordiamoci che i fumetti sugli X-Men
vennero scritti mentre nascevano i diritti civili, e il cuore della
storia erano gli emarginati, gli individui spinti ai margini della
società, esclusi […]
[…]
Ma il vero problema è questo sentirci sempre tribali, divisi,
isterici per le tasse da pagare, le famiglie da sostenere, e
pensiamo sempre che siano gli altri i responsabili. I rifugiati, le
minoranze, e questo crea un’atmosfera divisiva che fa paura. Spero
nel domani e spero che tutti possano imparare dal passato: il
futuro è luminoso e credo nella forza delle nuove
generazioni.“
E
riguardo i grandi cambiamenti culturali e sociali che Dark
Phoenix riporta sullo schermo, è impossibile non discutere
il ruolo della donna al potere, la più potente mutante che risponde
al nome di Jean Grey.
Per la Turner, regina del Nord
nella serie Game of Thrones appena conclusasi,
“l’aspetto più bello e interessanteè
sentirsi parte di un film dove c’è una protagonista che non si
limita ad un unico ruolo, ma abbraccia anche la figura
dell’antagonista. I suoi problemi sono incredibilmente
ancorati alla realtà, e credo che Jean sia un’ottima
rappresentazione di ciò che le donne sono. Senza contare
la sua versione villain, legata al personaggio di Jessica, ed è
fantastico vedere come in fondo loro due si potenzino a vicenda e
traggano forza l’una dall’altra“.
Dunque
è vero che il vento, a Hollywood, sta cambiando? A rispondere è la
Chastain:
“Certo, ma non voglio dare troppo credito all’industria,
perché credo che film del genere potevano essere realizzati anche
anni fa. Al contrario sono convinta che il responsabile di
questo cambiamento sia il pubblico, che ha decretato il successo di
titoli come Black Panther,
Wonder Woman e
Captain
Marvel. La gente ha messo in chiaro cosa vuole vedere
al cinema, cioè storie che rappresentino tutti gli eroi.
[…]
[…]
Ma la cosa che più mi entusiasma di Dark Phoenix è il fatto che
esplori la rabbia femminile, un aspetto che solitamente non vediamo
al cinema o che viene raccontato dai media in modo troppo
stereotipato o addolcito. Noi donne possiamo avere un lato dark, e
spero che tante spettatrici possano riconoscersi“.
Sull’argomento interviene anche Fassbender, sottolineando come
in fondo “se un uomo ha un carattere
difficile o è arrabbiato, allora diranno che è un personaggio
forte. Se lo stesso accade ad una donna, diranno che è complicata o
piena di problemi.”
C’è
spazio per parlare del futuro dei Mutanti e del possibile arrivo
nel Marvel Cinematic Universe dopo la
fusione tra Fox e
Disney, ma Kinberg ci tiene a rimanere concentrato sull’oggi e
non su progetti ancora nebulosi:
“Ho iniziato a lavorare a questo film tre anni fa
prima che si parlasse di un accordo tra gli studios, quindi
l’approccio si è limitato a narrare questa come se fosse un climax
di tutta la saga a partire da X-Men: L’inizio. Abbiamo
mostrato le vicende di una serie di individui speciali che si
ritrovano a formare una famiglia, combattono contro loro stessi e
il cui legame viene messo alla prova dall’exploit di uno di loro,
ovvero Jean Grey. In questo senso Dark Phoenix è l’apice, perché
rappresenta la sfida a quell’idea di famiglia più dei precedenti
capitoli […]
[…]
Per la prima volta in tanti anni non ho dovuto pensare al futuro, e
mi sono completamente immerso in questo film. Non so cosa verrà
dopo, ma voglio godermi il percorso compiuto
finora.“
Le notti d’Oriente non sono mai
state così vive, colorate ed emozionanti: il regista Guy
Ritchie è pronto a debuttare con il classico
DisneyAladdin in versione
live action dal 22 maggio, trasportando tutta la
magia di Agrabah sul grande schermo.
La storia la conosciamo bene,
Aladdin è un ladruncolo di strada, vive alla
giornata insieme alla sua fidata scimmia Abu ma è solo al mondo.
L’incontro casuale con Jasmine, la figlia del sultano di Agrabah,
lo porterà ad accettare di entrare in una caverna per rubare una
lampada ad olio per conto del Gran Visir Jafar (Marwan
Kenzari). Ma Aladdin scoprirà poco dopo che che quella non
è una semplice lampada ma contiene un Genio, pronto ad esaudire 3
suoi desideri. Grazie a lui diventa il Principe Ali, che sotto
mentite spoglie è pronto a conquistare il cuore della principessa.
Mentre cerca di impressionarla con le sue ricchezze dovrà anche
scampare a Jafar che cerca di impossessarsi della lampada per
diventare il nuovo sultano e mettere in atto tutta la sua
malvagità.
Nei ruoli di Aladdin e Jasmine
andavano scelti due attori quasi del tutto sconosciuti al pubblico,
per poterli plasmare al meglio sui personaggi e che ne
rispettassero anche la provenienza (senza fare gravissimi errori di
“whitewashing” che avrebbero potuto far, giustamente,
arrabbiare il pubblico). La scelta è così ricaduta su Mena
Massoud, canadese di origine egiziane, al suo primo grande
debutto se non si conta la comparsata nella serie Amazon Jack
Ryan, e nel ruolo di Jasmine, Naomi Scott, già vista nel fiasco Power Rangers e prossima
Charlie’s Angels nel remake di Elizabeth Banks, inglese da mamma africana e indiana.
Massoud è un volto fresco, simpatico e veste perfettamente i panni
dello straccione preferito del pubblico, mentre la Scott riesce a
dare il suo tocco ad una Jasmine che in questo remake è più
artefice del suo destino. È infatti nota la missione Disney di dare
più potere alle sue principesse e la Jasmine di Guy
Ritchie è forte, coraggiosa e acculturata: un ottimo
esempio per le spettatrici più piccole.
Per quanto riguarda il vero
protagonista morale del cartone, il Genio, reso famoso dalla voce e
personalità di Robin Williams e qui in patria da noi
da Gigi Proietti (che in questa versione 2019
doppia il Sultano), andava scelto qualcuno con una grandissima
personalità, presenza e anche “fama”: chi altro se non
Will
Smith? La scelta risulta essere azzeccata anche perché
Smith è un personaggio molto caro a chi è cresciuto con il cartone
del 1992 e successivamente con Willy, Il Principe di Bel
Air, ritrovando quindi qualcosa di molto familiare davanti a
se oltre che un interprete dalla comicità spumeggiante.
Ma come funziona il matrimonio tra
il regista di Snatch e Sherlock Holmes con la Disney? Benissimo!
Ritchie infatti non tradisce se stesso, trasmettendo il suo
classico ritmo serrato di narrazione anche a questa storia, che
nonostante sia stata allungata sino a formare due ore di pellicola,
scorre veloce e liscia senza intoppi, trasportandoci in questa
avventura accanto ad Aladdin. Tutto è coreografo alla perfezione, è
uno spettacolo visivo sin dalle prime scene, che intrattengono lo
spettatore e lo fanno divertire (vengono rispettati i tempi comici
e le battute nonostante il doppiaggio). C’è molto studio a livello
cromatico, proprio come nei cartoni animati, dove si possono
distinguere il bene e il male nelle scene grazie ai colori saturi e
accessi in contrasto con quelli scuri e più neutri. Nulla da dire
ai dipartimenti più tecnici, tra i costumi coloratissimi e che
prendono ispirazione da diverse culture, dal Nord Africa all’India
fino alle scenografie pazzesche ricostruite negli studios del
Surrey inglese e le riprese in location nel deserto
Giordano.
Guy Ritchie è
riuscito nell’intento di creare un meraviglioso mondo per riempirci
gli occhi di colori, emozioni e sensazioni: in alcuni momenti è
impossibile non sorridere guardando lo schermo, sentirsi di nuovo
bambini e provare emozioni che normalmente si proverebbero davanti
ad un musical di Broadway. E a proposito di musical, la
parte musicale in Aladdin è centrale e importantissima, così è
stato un bene che sia stato proprio lo stesso compositore
originale, Alan Menken, a rimetterci mano. Ci sono
nuove canzoni scritte insieme a Pasek & Paul
(autori della colonna sonora di La La Land oltre che di numerosi show di
Broadway) che si amalgamo alla perfezione nella storia e qualche
testo è stato riadattato: ma nessuna paura, non si tratta di un
riadattamento stravolgente come è stato con il live-action de
La Bella e La Bestia, ci ritroveremo sempre a
cantare sognanti “Il mondo è mio”!
Quando si va a mettere mano su
cartoni animati così cari al pubblico, c’è sempre molta attesa e
anche paura e con “Aladdin” ce ne era ancora di
più essendo una di quelle storie che hanno fatto sognare tutti sin
da piccoli. Il paragone è inevitabile quando si tratta di film del
genere, ma bisogna sempre pensare che il target a cui mirano questi
prodotti è si, il bambino che è cresciuto con il classico Disney e
vuole ritrovare i suoi personaggi preferiti sul grande schermo, ma
è anche e soprattutto il bambino che la storia di Aladdin magari la
sta sentendo e vedendo per la prima volta. Sono passati quasi 30
anni dall’uscita al cinema del film d’animazione campione di
incassi, che si guadagnò ben due Academy
Awards e questo remake di Guy Ritchie gli rende decisamente
giustizia dandogli nuova vita.
Vanity Fair ha
realizzato un servizio fotografico con Annie
Leibovitz sul set di Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, in cui vediamo di nuovo i
protagonisti in azione, J.J. Abrams dietro alla
macchina da presa e le foto dal backstage. La rivista ha dedicato
inoltre due copertine al film, una che raffigura Rey (Daisy
Ridley) e l’altra che invece sfoggia Kylo Ren
(Adam Driver).
Vi ricordiamo che Star
Wars: The Rise Of Sywalker, capitolo conclusivo della
nuova trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee WilliamsLupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Star Wars: The
Rise Of Skywalker, le teorie sul significato del titolo
Sarà presentato in prima visione
mondiale al 72. Festival di Cannes domani giovedì 23
maggio, nella sezione Cannes Classics, Cinecittà – I
mestieri del cinema. Bernardo Bertolucci: no end
travelling, il nuovo film documentario di Mario
Sesti. Uno di quei piccoli grandi doni che il cinema ogni tanto sa
regalare ai suoi affezionati: un racconto-incontro con uno degli
ultimi grandi Autori della storia del cinema, realizzato attraverso
un montaggio emozionante di interviste realizzate negli anni da
Sesti, a ripercorrere la traiettoria di una carriera, e in chiusura
una lunga conversazione inedita in cui un Bertolucci rilassato,
complice, sornione, lascia cadere delle impressioni e delle parole
che riescono a rilasciare il sapore, il segreto, il mistero,
l’esperienza della sua arte. Senza lezioni, messaggi, precetti, un
grande ci fa appassionare per un’ultima, un’altra volta.
Prodotto da Massimiliano De Carolis
per Erma pictures in associazione con
Istituto Luce-Cinecittà, in collaborazione con
Sky Arte, Cinecittà – I mestieri del cinema. Bernardo
Bertolucci: no end travelling sarà trasmesso su Sky
Arte il 26 novembre alle 21.15 in occasione della ricorrenza del
primo anno dalla scomparsa del regista.
SINOSSI
Il regista Mario Sesti, critico e
giornalista cinematografico, ricorda i suoi incontri con Bernardo
Bertolucci, le numerose interviste pubblicate su giornali e
settimanali, quelle in video per i film di Bertolucci editi in dvd,
prima di una lunga conversazione in video con lui, completamente
inedita, realizzata poco più di un anno fa per una serie dedicata
ai “mestieri del cinema”. Il grande regista, scomparso
improvvisamente nel novembre del 2018, racconta dei suoi
primi successi presso la stampa internazionale e l’ammirazione
per i suoi film da parte dei nuovi registi americani degli anni
‘70; dell’avventura con Marlon Brando in Ultimo tango a
Parigi, dell’indimenticabile serata degli Oscar per
L’ultimo imperatore. Uno sguardo di serena nostalgia e
l’affettuosa narrazione di una biografia e una carriera
indimenticabili.
Questo film, in realtà nato come
episodio di una serie dedicata ai mestieri del cinema, è un omaggio
a un autore che non credo abbia eguali – quanti sono stati un mito
delle nouvelle vague e allo stesso tempo hanno conquistato
Hollywood con un canestro di Oscar? – ed anche un modo personale
per conservare la memoria di quei momenti e impedire loro di
dissolversi [dalla nota di regia di Mario
Sesti]
Il paradosso del Comma
22 (Catch 22) è un concetto espresso
dallo scrittore Joseph Heller nel suo romanzo –
che ne prende il titolo – scritto nel 1961 e ambientato nella
Seconda Guerra Mondiale, secondo il quale sarebbe possibile
chiedere l’esenzione dalle missioni di volo qualora non si fosse in
grado d’intendere e volere, peccato che formulare una richiesta del
genere implichi necessariamente l’essere dotati di senno.
Il principio di partenza che vede
la guerra come assurda e illogica, è stato ampiamente accolto da
tutte le generazioni successive, ad eccezione dei poteri regnanti,
naturalmente, rendendo la questione fortemente attuale in ogni
tempo. Lo sa bene George Clooney che sceglie di prendere la
regia della miniserie tv a marchio Sky, insieme a Grant
Heslov e Ellen Kuras, tratta appunto
dall’omonima opera di Heller: Catch 22, di cui era
già stata fatta una prima trasposizione cinematografica nel ’70 da
Mike Nichols.
La storia di Catch
22 vede come protagonista il capitano dell’aviazione
americana John Yossarian (interpretato da
Christopher Abbott) che con la sua compagnia
affronta un numero sempre maggiore di missioni che prevedono il
bombardamento aereo di varie zone d’Italia.
Catch 22
mantiene il tono sarcastico, che sfocia spesso nel paradossale,
restando fedele alla linea narrante del libro caposaldo della
letteratura americana. In tutto ciò aiutano non poco le sconfinate
espressioni facciali di Clooney, anch’esso parte del cast, che
interpreta il tenente dal nome che non necessita spiegazioni:
Scheisskopf. E, ad aggiungere colore al pittoresco quadro, ci sono
anche il maggiore de Coverley (il Dr House Hugh Laurie) e il colonnello Cathcart
(Kyle Chandler), oltre a tutto il gruppo di
soldati con annesse avventure più o meno grottesche, che si
svolgeranno, tra l’altro, in un bordello gestito da Marcello
(Giancarlo Giannini) con una serie di giovani
prostitute tra le quali spicca la “nostra” Valentina
Bellé.
L’intento complessivo della serie è
principalmente quello di ridicolizzare una politica regnante che
prevede, come sempre, il sacrificio di giovani inconsapevoli e
(spesso) innocenti a favore della lucidatura dell’ego di pochi
cinici vecchi. E la riuscita fluisce facilmente, anche perché tocca
ferite parte della memoria, più o meno recente, di chiunque,
facendo emergere la follia come probabile unica via di scampo. Ed è
proprio su questa possibilità di soluzione che ruoterà attorno
tutta il racconto.
Nonostante il flop dell’universo DC
nell’immaginazione di Zack Snyder, molti elementi
scelti dal regista per portare la trinità DC al cinema erano
effettivamente vincenti, dalla scelta di Gal
Gadot come Wonder Woman a quella di
Amy Adams nei panni di Lois Lane.
Proprio del personaggio di Lois ha
parlato il regista durante il Comic Book
Debate. Secondo la lettura di Snyder, “lei non ha bisogno
di Clark o di Superman, il fatto che lei
piaccia a Clark rende lui più intelligente e migliore. Più è in
gamba Lois, migliore è Clark. Sono una coppia magnifica che ha un
bisogno reciproco dell’altro, ma Clark ha più bisogno di lei. Ti
serve Lois per una storia migliore.”
In merito poi alla scelta di
Amy Adams per il ruolo, Zack
Snyder ha commentato: “Amy ha ispirato l’inizio di
Batman v Superman. Lei ha
accennato a un giornalista che era stato in zone di guerra e siamo
andati avanti a sviluppare quella storia. All’epoca, la scelta era
tra lei e Zoe
Saldana. Sono completamente diverse loro due, ma entrambe sono
presenze molto forti.”
Peccato che però il franchise non ha
ricevuto il giusto trattamento né l’accoglienza necessaria per
proseguire sul grande schermo.
Da parte sua, Zoe
Saldana è l’attrice che ha sempre fatto scelte giuste da
un punto di vista professionale, recitando sia nel franchise
Marvel che in
Avatar di James Cameron, assicurandosi un ruolo
di porta fortuna per i blockbuster, visto che i film in cui recita
hanno sempre un enorme successo al box office.
La scena di Avengers: Endgame che ha
rappresentato una specie di teaser per la A-Force ha infiammato il
cuore degli spettatori e ha fatto già assaporare un futuro non
troppo lontano in cui la Marvel ci regalerà un film in cui
tutte le eroine combatteranno fianco a fianco.
Tra tutti, lo sappiamo,
Carol Danvers aka Captain Marvel si erge come la
più potente ed è plausibile che possa essere lei la leader del
gruppo. I registi che hanno portato l’eroina al cinema hanno
commentato la possibilità che possa essere lei il capo del gruppo,
e hanno riflettuto su alcune possibili strade che il personaggio
potrebbe prendere:
“Penso che ci siano un sacco di
opzioni per Carol e diverse trame che potrebbero essere esplorate.
Penso che siamo fan di tutti questi personaggi come di tutti gli
altri e siamo altrettanto entusiasti di vedere quale sia il
potenziale per tutti quelli che avranno un futuro sul grande
schermo.”
Cosa vorrà dire? Che forse non
spetterà a Carol guidare la A-Force e che forse lei è e rimarrà
sempre una specie di bonus, visto che i suoi poteri, su una scala
“mortale”, la pongono assolutamente fuori classifica.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo
lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per
annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine
nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Ecco il trailer finale di
Toy Story 4, il nuovo, e forse ultimo, capitolo
del franchise che ha dato inizio alla grande produzione della
Pixar. Nel trailer vediamo Woody e Buzz alle prese con la loro
nuova vita con Bonnie, ma incontriamo anche Forky, uno dei
giocattoli più originali dell’intera saga.
Nel 1995 Toy Story – Il
Mondo dei Giocattoli rivoluzionò il cinema d’animazione
come primo lungometraggio interamente realizzato con la computer
grafica. Il film ottenne il più alto incasso di quell’anno e fu
candidato a tre premi Oscar e due Golden Globe. Quattro anni
dopo, Toy Story 2 – Woody e Buzz Alla Riscossa vinse il
Golden Globe come miglior film – commedia o musical, e un Grammy
per la miglior canzone scritta per un lungometraggio, un prodotto
televisivo o un altro media visivo (Randy Newman, “When She Loved
Me”/ “Quando lei mi amava”). Uscito nel 2010, Toy Story 3 –
La Grande Fuga ha vinto due Oscar come Miglior film
d’animazione e per la Miglior canzone originale (Randy Newman, “We
Belong Together”), oltre a un Golden Globe® e un BAFTA come Miglior
film d’animazione, diventando inoltre il secondo lungometraggio
Pixar a essere candidato all’Oscar come Miglior film.
“Come molti, anch’io pensavo che
la storia si fosse conclusa con Toy Story 3 – La Grande Fuga”,
afferma il regista Josh Cooley. “E in effetti in quel film si
concludeva la storia di Woody con Andy. Ma, come accade nella vita
di tutti i giorni, ogni fine è in realtà un nuovo inizio. La vita
di Woody in una nuova cameretta con nuovi giocattoli e un nuovo
bambino è qualcosa che non abbiamo mai visto prima. Ci siamo
chiesti come sarebbe stato e da questa domanda ha cominciato a
prendere vita una nuova storia che meritava di essere
esplorata”.
Il personaggio, che abbiamo
conosciuto in Guardiani della Galassia Vol.
2, sarebbe quindi dovuto tornare in prima linea in
Endgame, ma perso nella mischia dello scontro
finale, non siamo riusciti a vederlo. Ecco invece in dettaglio la
sua apparizione e speriamo di vedere la scena che lo vede
protagonista nei contenuti speciali dell’home video:
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo
lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per
annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine
nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Dopo lo Sceriffo Woody, anche il
cagnolino a molla Slinky, trai protagonisti del franchise di
Toy Story, è stato vittima di uno dei poster de
La
Bambola Assassina. Di seguito, i resti del giocattolo
sono vengono crudelmente arrostiti dalla mano del temibile
Chucky!
Chucky, la bambola più spietata
della storia del cinema, sta per tornare. Il film sarà nelle sale
cinematografiche da mercoledì 19 giugno,
distribuito in anteprima mondiale da Midnight Factory,
etichetta horror di Koch Media.
Realizzato dai produttori di IT e
diretto da Lars Klevberg (Polaroid) è un
prodotto targato Orion Pictures Corporation,
società MGM. Chucky è molto più di un giocattolo…è il tuo migliore
amico.
Tutti insieme
appassionatamente è uno di quei musical che non ci si
stancherebbe mai di guardare, estremamente coinvolgente e,
nonostante il contesto storico, molto leggero e spensierato.
Se la storia è nota a tutti, quella
della giovane Maria che vorrebbe diventare suora e si innamora,
corrisposta, del capitano von Trapp, genitore di sette figli che
necessita di una bambinaia, tante dinamiche sono rimaste
all’oscuro.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Tutti insieme appassionatamente.
Tutti insieme appassionatamente
film
1. Ha salvato la 20th
Century Fox. Dopo il disastro economico generato dal film
Cleopatra nel 1963, la Twentieth Century Fox era praticamente ad un
passo dalla bancarotta. Pare che fu proprio Tutti insieme
appassionatamente a salvare la casa di produzione dal disastro
irreversibile.
2. Robert Wise ha
modificato il carattere del capitano. Stando a quando
detto dalla stessa Maria von Trapp, il carattere
di suo marito non era così burbero, così come non era mai stato
così severo con i loro dieci figli (sette del precedente matrimonio
e tre avuti con Maria). Pare che la vera Maria abbia chiesto a
Robert Wise di ammorbidire il personaggio di
suo marito, ritratto in maniera molto severa nel film, ma il
regista di rifiutò di farlo.
Tutti insieme appassionatamente
streaming
3. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo
film, è possibile farlo grazie alla sua disponibilità sulle diverse
piattaforme di streaming legale digitale come Rakuten Tv, Chili,
Google Play e iTunes.
Tutti insieme appassionatamente
canzoni
4. Plummer considerava
banale Edelweiss.Tutti insieme appassionatamente
possiede un insieme di canzoni indimenticabili e orecchiabili, ma
pare che non sia stato così proprio per tutti. Stando ad alcune
dichiarazioni, sembra che Christopher Plummer non amasse molto la
canzone Edelweiss, considerata da lui banale, tanto da
scrivere una lettera allo sceneggiatore Ernest
Lehman, suggerendo che sarebbe stato necessario
riscriverla. Inutile dire che la sua richiesta sia stata
respinta.
Tutti insieme appassionatamente
cast
5. Christopher Plummer non
aveva molte informazioni circa il suo personaggio. Prima
di iniziare le riprese di Tutti insieme appassionatamente,
gli attori hanno cercato di dare il maggior realismo possibile.
Tuttavia, erano davvero poche le informazioni che riguardavano il
vero capitano Georg von Trapp, tanto che
Christopher Plummer si recò sulle montagne di Salisburgo con un
interprete. Proprio in quelle zone, i due incontrarono un nipote di
Georg che rivelò loro di come non fosse che l’uomo più noioso da
lui mai incontrato.
6. Julie Andrews stava per
rifiutare il film. Una volta visto il film, diventa quasi
impossibile pensare che Julie Andrews era vicina a rifiutare di
interpretare Maria. La motivazione che le stava per far compiere il
passo sbagliato era che, secondo lei, il suo personaggio fosse
molto simile al suo ruolo in Mary Poppins, realizzato solo un anno prima.
7. A Christopher Plummer
non piaceva molto la Andrews. Pare che durante le riprese
di Tutti insieme appassionatamente non scorresse buon sangue tra
Plummer e la Andrews, tanto che l’attore ha ammesso di trovare la
sua collega insopportabile e fastidiosa, chiamandola Miss
Disney quando parlava di lei al resto del cast o della
troupe. Solo più tardi ha capito di essere stato decisamente
immatura e la Andrews è stata una grande attrice e una grande
professionista, tanto che poi i due sono diventati molto amici e lo
sono tuttora.
Tutti insieme appassionatamente
musical
8. Si basa sull’omonimo
musical teatrale.Tutti insieme
appassionatamente, realizzato al cinema del 1965, è tratto dal
musical teatrale intitolato The Sound of Music e
realizzato dalla coppia formata da Richard Rodgers
e Oscar Hamerstein II. A sua volta, lo spettacolo
si basa sul romanzo autobiografico La famiglia Trapp
(The Story of the Trapp Family Singers), scritto da
Maria Augusta von Trapp.
9. Il film ha richiesto
diverse competenze. Sebbene gli attori scelti per film
avevano le qualità richieste per i loro ruoli, quasi tutti gli
attori hanno dovuto imparare a fare cose nuove. Ad esempio, sia
Julie Andrews che Christopher Plummer hanno dovuto imparare a
suonare la chitarra.
10. Ci sarebbero dovute
essere le canzoni cantate dalla vera famiglia von Trapp. I
librettisti Howard Lindsay e Russel
Crouse volevano inizialmente usare le canzoni che la vera
famiglia von Trapp aveva cantato. Tuttavia, i due pensasoro di
riscrivere una nuova colonna sonora pensando che l’originale non si
sposasse bene con la musica folk.
Non è un paese per
vecchi è uno di questi film che ha lasciato letteralmente
il segno nella storia del cinema degli ultimi anni, grazie alla
storia narrata e ad una cast magnifico, senza parlare della
regia.
Non sono molti i film che riescono
a rimanere nell’immaginario collettivo, ma questo film dei
fratelli Coen è riuscito nell’intento e vincendo
ben quattro Oscar tra Miglior regia, Miglior film, Miglior
sceneggiatura non originale e Miglior Attore non Protagonista a
Javier Bardem.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Non è un paese per vecchi.
Non è un paese per vecchi
film
1. I fratelli Coen hanno
avuto un modello di riferimento per il protagonista. I due
registi di Non è un paese per vecchi hanno usato una foto
del padrone di un bordello, scattata nel 1979, usandola come
modello per il taglio di capelli di Anton Chigurh.
2. I registi non avevano
gli attori in mente per i personaggi. Tendenzialmente,
quando Joel ed Ethan Coen scrivono la sceneggiatura di un
loro film, hanno sempre in mente degli attori precisi per i propri
personaggi. Per Non è un paese per vecchi è avvenuto
l’opposto, cioè i due non hanno pensato agli attori al momento
della stesura.
3. Il reparto trucco ha
richiesto delle spese impreviste. Una certa parte del
budget del film è stato riservato al make-up, che richiedeva di
utilizzare del sangue finto che costava qualcosa come ottocento
dollari al gallone. Joel Coen ha realizzato il perché stavano
spendendo così tanto perché la differenza con il comune sangue
finto (realizzato con dello zucchero) era notevole.
Non è un paese per vecchi
streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse rivedere questo film o
semplicemente recuperarlo, è possibile farlo grazie alla sua
presenza su diverse piattaforme digitali legali come Tim Vision,
Rakuten Tv, Infinity, Chili, Google Play e iTunes.
Non è un paese per vecchi
libro
5. Lo romanzo si riferisco
ad un fatto vero. Nel racconto, lo sceriffo Bell dice ai
trafficanti di droga: “Qui, a San Antonio, hanno sparato e ucciso
un giudice federale”. Il fatto raccontato da Cormac
McCarthy, che ha ambientato la storia nel 1980, si
riferisce all’uccisione del giudice federale John Howland Wood da
parte del killer Charles Harrelson, padre di
Woody Harrelson.
6. Le parti d’azione sono
uguali al libro. Contrariamente ai film di maggior
successo realizzati basandosi sui libri omonimi, gran parte
dell’azione del film è stata presa parola per parola dal romanzo di
Cormac McCarthy, narrate nello stesso ordine. Una delle poche cose
modificate, è un fatto insolito per i fratelli Coen, sono stati i
dialoghi, ridotti in molte scene rispetto al libro.
Non è un paese per vecchi
spiegazione
7. Il senso di colpa dello
sceriffo. I sogni di Bell incapsulano il significato di
Non è un paese per vecchi. Lo sceriffo in pensione non dà
molto significato al suo primo sogno, ma sembra simboleggiare il
senso di colpa verso la morte di Moss. Come nel sogno, gli era
stato affidato un compito e ha fallito, nonostante la promessa
fatta a Carla Jean. Un’inquietudine che senso a livello del
subconscio e che si manifesta tramite il sogno.
Non è un paese per vecchi
finale
8. Un paese in cui i vecchi
non possono vivere. Il titolo del film, Non è paese
per vecchi, sintetizza il conflitto generazionale narrato. Il
sogno dello sceriffo non sarebbe altro che una riflessione di come
nel passato non ci sia mai stata la violenza del presente e che, di
fatto, non può essere un paese per vecchi proprio per questo
motivo.
Non è un paese per vecchi
cast
9. Javier Bardem è stato
scelto perché opposto al suo personaggio. Quando i
fratelli Coen hanno approcciato Javier Bardem per fargli interpretare Chigurh,
l’attore spagnolo disse “Io non guido, parlo male l’inglese e odio
la violenza”. I Coen hanno risposto che era proprio per quello che
lo avevano contattato.
10. Josh Brolin si era
fatto male prima delle riprese. Appena due giorni dopo
aver ottenuto la parte in Non è un paese per vecchi,
Josh Brolin si è fratturato una spalla in un
incidente automobilistico. Per fortuna dell’attore, il trauma non
si è rivelato così grave come pensava, permettendogli di effettuare
le riprese con tranquillità.
La ricerca della
felicità è uno di quei film che ha goduto di un enorme
successo nel 2006, anno d’uscita, e anche in quelli a venire,
riuscendo a colpire il cuore degli spettatori di tutto il
mondo.
Questo film non fa altro che
raccontare una storia vera e narrare come non ci si debba mai
abbattere durante la ricerca della propria felicità, cercando di
combattere tutti gli ostacoli che si possono trovare sul
cammino.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su La ricerca della felicità.
La ricerca della felicità
film
1. I senzatetto del film
erano reali.La ricerca della felicità racconta i
giorni di intensa povertà provati da Chris Gardner
e da suo figlio, costretti a vivere nella zone più povere di San
Francisco. In queste scene, i senzatetto che si vedono sono
autentici e, per apparire nel film, sono stati pagati più di otto
dollari l’ora e gli sono stati offerti i pranzi. Per alcuni di loro
quelli erano i primi soldi che non vedevano da tanto tempo.
2. Sono stati assunti dei
professionisti. In La ricerca della felicità, il
personaggio di Will Smith gioca spesso al cubo di Rubik. Per
far sì che l’attore fosse in grado di risolverlo in meno di due
minuti, sono stati ingaggiati i campioni
Tyson Mao, Toby Mao e
Lars Petrus che gli hanno insegnato le tecniche giuste.
3. Muccino è stato voluto
da Will
Smith. Sembra che l’attore americano, che per La
ricerca della felicità è stato anche produttore del film,
oltre che esserne il protagonista, abbia scelto Gabriele Muccino per la regia dopo aver visto
L’ultimo bacio (2001) e Ricordati di me
(2003).
La ricerca della felicità
streaming
4. Il film è disponibile
per lo streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere
La ricerca della felicità, è possibile farlo grazie alla sua
presenza sulle diverse piattaforme di streaming legale digitale,
come Rakuten Tv, Chili, Infinity e Netflix.
La ricerca della felicità
frasi
5. Sono molte le frasi
indimenticabili. Non sono tanti i film che riescono ad
entrare nell’immaginario collettivo delle persone e che riescono a
rimanere ancorati anche con poche frasi. Questo, però, è il caso de
La ricerca della felicità ed ecco qualche esempio:
Hey! Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare
qualcosa. Neanche a me. Ok? Se hai un sogno tu lo devi proteggere.
Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la
sai fare. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto.
(Chris)
Fu in quel momento che cominciai a pensare a Thomas Jefferson,
e alla dichiarazione d’indipendenza, quando parla del diritto che
abbiamo alla vita, libertà e ricerca della felicità, e ricordo di
aver pensato, come sapeva di dover usare la parola ricerca. Perché
la felicità è qualcosa che possiamo solo inseguire, e che forse non
riusciremo mai a raggiungere, qualunque cosa facciamo, come faceva
a saperlo?! (Chris)
Sono stato seduto là fuori per mezz’ora cercando di trovare una
storia per giustificare il fatto di essere venuto qui vestito in
questo stato. E ho cercato di pensare a una storia in grado di
dimostrare delle qualità che sono sicuro voi apprezziate qui, come
l’essere volenterosi, essere precisi, avere un obiettivo, fare
gioco di squadra, ma non m’è venuto niente in mente.
(Chris)
Uh però… Senta avrei due domande da farle. Che lavoro fa? E
come si fa? (Chris)
Sei un bravo papà. (Chris Jr.)
La ricerca della felicità
libro
6. Il film si basa su un
libro di memorie.La ricerca della felicità
racconta la storia vera di Chris Gardner, autore dell’omonimo libro
autobiografico, pubblicato nel maggio del 2006. È proprio questo
libro ad essere la base del film e raccontare la sua ricerca per la
felicità.
7. Il titolo è volutamente
sbagliato. Sia nel libro che nel film, il titolo originale
ha un errore voluto. In The Pursuit of Happyness la y è
voluta per il semplice fatto che questa parola appariva scritta
alla stessa maniera sul muro esterno dell’asilo nido di
Chris Jr.
8. Alcuni elementi sono
stati cambiati. Il film, che racconta una storia vera, si
basa anche su un omonimo libro e presenta dei fatti diversificati.
Per esempio, il tirocinio di Gardner non era non pagato: in realtà,
egli riceveva uno stipendio abbastanza modesto. Tra le altre
differenze, il protagonista e la madre del figlio non si sono mai
sposati, così come l’età del figlio che, nel libro, era un infante,
mentre nel film ha cinque anni.
La ricerca della felicità
cast
9. Il vero Chris Gardern
appare nel film. Alla fine de La ricerca della
felicità, è possibile notare il cameo del vero Garden. Nella
fattispecie, svolge il ruolo di un passante, vestito con un
completo, mentre incrocia lo sguardo di Will Smith.
10. Un rapporto tra padre e
figlio non solo di finzione. In questo film viene
raccontato anche il rapporto che esiste tra Chris e il figlio Chris
Jr. di soli cinque anni. In questo caso, il legame tra i due era
anche reale, dato che i protagonisti erano proprio Will Smith e suo
figlio Jaden.
È stato il
Terminator in persona, Arnold
Shwarzenegger, ad annunciare la data dell’uscita del primo
trailer ufficiale di Terminator: Dark Fate, il
nuovo capitolo della saga di James Cameron diretto da Tim
Miller, che vedrà tornare il protagonista accanto a
Linda Hamilton che sarà di nuovo Sarah Connor.
Di seguito l’annuncio che rivela
l’arrivo del primo trailer: 25 maggio 2019, alle 6.00 (circa le
13.00 da noi).
Il film “fingerà”
che Terminator 3, 4 e 5 non siano mai
esistiti e continuerà la storia da Terminator 2: Il
Giorno del Giudizio.
Nel cast del film
tornano Arnold
Schwarzenegger e Linda
Hamilton. Completano il cast Mackenzie Davis,
Diego Boneta e Gabriel
Luna.
Alla regia
di Terminator: Dark Fate è stato
confermato Tim Miller. Il film sarà un sequel
del secondo capitolo e vedrà Linda Hamilton tornare nei panni
dell’eroica Sarah Connor.
“Questa è una continuazione
della storia di Terminator 1 e Terminator 2. E stiamo facendo finta
che gli altri film siano stati un brutto sogno – ha dichiarato
Cameron in precedenza – O una timeline alternativa, possibile
nel nostro multi-verso.”
In Captain Marvel abbiamo visto come
il graffio del “gatto” Goose a Nick Fury gli sia costato l’occhio e
lo abbia costretto al suo consueto look “piratesco” (con la benda
sull’occhio). Tuttavia, adesso uno dei registi del film con
Brie Larson, Ryan Fleck, che ha diretto il film
insieme ad Anna Boden, ha commentato il fatto,
dicendo che ci può essere stato un altro modo in cui il futuro capo
dello SHIELD avrebbe potuto rimanere ferito.
Fleck ha spiegato: “Ci
sono state sicuramente un sacco di discussioni e non è stata la
prima idea proposta. Probabilmente sarete curiosi di sapere quali
erano le altre idee ma non so se posso rivelarle, non perché non
posso in assoluto, ma perché erano davvero tante: c’era una storia
che era un forte contendente per quella che poi abbiamo scelto e
prevedeva che Nick perdesse l’occhio a seguito di una lotta con uno
Srkull. Solo che più ci pensavamo, più diventava troppo
ovvio.
Dato che questa può essere
considerata la storia d’origine di Nick come quella di Carol,
abbiamo pensato che sarebbe stata una parte divertente della sua
storia passata, era una scelta creativa, proponeva una nuova
narrazione per il personaggio stesso e offriva una nuova
angolazione alla sua rappresentazione, anche per il
futuro.”
Captain Marvel è arrivato nelle
nostre sale il 6 marzo 2019.
Il cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
Basato sul
personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta nel 1968,
il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi più
potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che l’eroina
interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura
tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia
dell’universo cinematografico Marvel.
È stata diffusa una nuova clip da
X-Men: Dark Phoenix, in cui vediamo Magneto e
Xavier, interpretati da Michael Fassbender e James McAvoy, confrontarsi,
presumibilmente su quello che dovrà essere il destino di Jean
Grey/Fenice (Sophie Turner). Ecco il breve video
del film che arriva in sala il prossimo 6 giugno.
Scritto e diretto da Simon Kinberg,
il nuovo episodio è interpretato da Sophie Turner,
James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Tye
Sheridan, Alexandra Shipp e Jessica Chastain.
X-Men: Dark Phoenix, la trama
Dark Phoenix
tratterà la storia di uno dei personaggi più amati della saga degli
X-Men, Jean Grey, che si evolve nell’iconica DARK PHOENIX.
Nel corso di una pericolosa missione nello spazio, Jean viene
colpita da una potente forza cosmica che la trasforma in uno dei
più potenti mutanti di tutti i tempi. Lottando con questo potere
sempre più instabile e con i suoi demoni personali, Jean perde il
controllo e strappa qualsiasi legame con la famiglia degli X-Men,
minacciando di distruggere il pianeta. Il film è il più intenso ed
emozionante della saga, mai realizzato prima. È il culmine di
vent’anni di film dedicati agli X-Men, la famiglia di mutanti che
abbiamo amato e conosciuto deve affrontare il nemico più
devastante: uno di loro.
Dopo il trionfo di ieri nella Grand
Lumiere del Palais du Festival a Cannes 2019, con ben 7 minuti di
applausi, come riportano i giornali, cominciano ad arrivare le
prime impressioni e recensioni di C’era una volta
a… Hollywood, il nuovo film di Quentin
Tarantino, attesissimo da tutto il mondo di appassionati
di cinema.
Di seguito, vi riportiamo alcuni
commenti dei colleghi che sulla croisette sono riusciti a vedere il
film:
Luca Liguori – Muvieplayer: “…
l’impressione che si ha è che per una volta Tarantino più che
concentrarsi sulla sceneggiatura vera e propria, abbia riversato
tutto il suo interesse e il suo talento soprattutto sulla
(ri)costruzione di set, ambienti e film, veri e fittizi, della
Hollywood che fu.”
Pierpaolo Festa – Film.it:
“La parola giusta per definire il nono film di Tarantino è:
“tenero”. Violento certamente, pieno di humour senza
dubbio. Tenero è il termine che rimane in pole
position. Un monumento d’amore per l’era in cui il
regista è cresciuto (lui è del 1963, aveva sei anni
all’epoca in cui è ambientato il film). Tenero anche
perchéal centro di tutto c’è una storia di
amicizia: quella tra l’attore in crisi Rick
Dalton (Leonardo DiCaprio) e il suo
stuntman Cliff Booth (Brad
Pitt), con il primo che definisce il secondo “molto
più che un fratello e poco meno di una moglie”. “
Federico Gironi – ComingSoon.it:
“Tarantino dimostra di essere sempre meno interessato allo
stile brutale che l’ha reso famoso, ma che comunque
continua a citare e omaggiare di continuo, nelle pieghe e nella
forma del suo racconto, i film che ama. E qui conferma
di essere sempre più lanciato verso un cinema che sia puramente
teorico rispetto a sé stesso e alla sua storia.”
Giuseppe Grossi: “Quentin
Tarantino si affida a una coppia emblematica di uomini
complementari per descrivere una volta per tutte il potere
contraddittorio del cinema. Una dimensione parallela in cui è
facile perdersi, alienarsi, annacquare i dispiaceri della vita in
una futile distrazione. Oppure
tutto l’opposto. Un luogo in cui creare miti, icone e grandi film
in cui condensare il meglio di cui non siamo capaci nella nostra
vita miserabile.”
Antonio M. Abate – cineblog: “Col
tempo Tarantino pare esserci addolcito, per così dire, e questo,
che è sicuramente il suo film più avulso da tutto il resto, non un
figlio illegittimo ma quello diverso, magari più dotato –
e forse anche per questo c’è chi farà fatica ad accettarlo – ne è
la prova. Lo è non solo nell’esecuzione ma anche nelle conclusioni,
in quel revisionismo ottimista che offre un briciolo di speranza,
aprendo uno spiraglio che fin qui non si era mai avvertito, di
certo non con questa intensità.”
Le prime immagini del
film hanno suggerito che Tarantino e la sua troupe – tra cui la
costumista Arianne Phillips
(Kingsman) e la scenografa Barbara
Ling (Ho cercato il tuo nome) – stiano
davvero cercando di ricreare il “look and feel” del 1969.
La
storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che
viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick
Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva
western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi
stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono
più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon
Tate.
Nel cast di C’era una volta
a… Hollywood anche Damian Lewis,
Dakota Fanning, Nicholas Hammond,Emile Hirsch, Luke Perry,
Clifton Collins Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt Russell e Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama Walker,
Costa Ronin, Margaret Qualley, Madisen Beaty e
Victoria Pedretti. Infine Damon
Herriman sarà Charles Manson.
Il film sarà anche
l’ultima apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale di
C’era una volta
a… Hollywood è fissata al 9
agosto 2019.
Le prime immagini del
film hanno suggerito che Tarantino e la sua troupe – tra cui la
costumista Arianne Phillips
(Kingsman) e la scenografa Barbara
Ling (Ho cercato il tuo nome) – stiano
davvero cercando di ricreare il “look and feel” del 1969.
La
storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che
viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick
Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie
televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad
Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood
che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto
famoso…Sharon Tate.
Nel cast anche Damian
Lewis, Dakota Fanning, Nicholas
Hammond,Emile Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt Russell e Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama Walker,
Costa Ronin, Margaret Qualley, Madisen Beaty e
Victoria Pedretti. Infine Damon
Herriman sarà Charles Manson.
Il film sarà anche
l’ultima apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale di
C’era una volta
a… Hollywood è fissata al 9
agosto 2019.