Sono in corso a Torino le riprese
del film The Opera!, opera-musical
diretta, scritta e sceneggiata da Davide Livermore
e Paolo Gep Cucco, con un cast internazionale
composto, tra gli altri, da Valentino Buzza, Mariam
Battistelli,
Vincent Cassel, Erwin Schrott, con la partecipazione
di Caterina Murino, Fanny Ardant, Rossy De Palma.
The Opera! è prodotto da Showlab con
Rai Cinema, con i costumi di scena
realizzati da Dolce&Gabbana. Il film è realizzato con
il sostegno di Film Commission Torino
Piemonte.
Le riprese si svolgeranno
interamente a Torino e termineranno il 1° agosto. The
Opera! narra la storia di tutte le storie: due amanti il
giorno delle nozze, un fato crudele, il viaggio oltre la vita. È la
storia di Orfeo e Euridice, raccontata in un’opera-musical nella
quale il mito è trasposto nella contemporaneità di un linguaggio
narrativo dove la parola, la musica, l’opera, il sound design, la
moda e le arti visive si fondono. È un film visionario, che rompe
schemi e idee preconcette sull’opera, sul musical, sul cinema, in
un linguaggio nuovo ed emozionale.
The Opera! usa le più
belle arie di Verdi, Puccini, Rossini, Mozart, Vivaldi, Boito,
Gluck, inserendole nel flusso narrativo, dove parola parlata e
cantata si fondono in un’esplosione comunicativa in cui i
differenti stili e generi si ibridano con la bellezza del mito,
creando un nuovo linguaggio emotivo.
Il film si avvale delle tecnologie
più innovative: riprese all’interno di un virtual set, utilizzo
della SGI e dei VFX per poter raccontare l’incredibile viaggio di
Orfeo negli inferi. La produzione esecutiva è curata da Luigi De
Giglio per la Digilife Movie.
Le riprese del film si svolgono
all’interno dei “Prodea Led Studios” di Torino: il primo virtual
set cinematografico completo presente in Italia. Uno dei più
innovativi al mondo, grazie alla tecnologia LED passo 1.8 mm. A
livello internazionale, figura tra i più grandi possedendo un
diametro di 16 mt. per un’altezza di 8 mt. Attualmente, in
assoluto, in rapporto altezza/diametro, è il più alto al mondo.
The Opera! Prodotto da
Showlab con Rai Cinema;
realizzato con il sostegno di Film Commission Torino
Piemonte.
Indiana Jones e il Quadrante del
Destino (leggi qui la recensione) è
finalmente al cinema, interpretato ovviamente da Harrison Ford
nei panni dell’iconico archeologo. Proprio in occasione dell’uscita
del film, il quinto della saga, Hot Toys ha svelato una nuova action figures dedicata al
personaggio. Questa include occhi mobili insieme a mani
intercambiabili, una giacca di pelle, l’iconica frusta, la sua
cartella, lo zaino, gli strumenti, una torcia funzionante, lo
stesso Quadrante del Destino e altro ancora. La figura in scala 1/6
assomiglia perfettamente a Ford nel film ed è un ottimo esempio di
quanto sia incredibile il lavoro di Sideshow e Hot Toys. Qui di
seguito, ecco le foto dell’action figures:
1 di 9
Tutto quello che sappiamo su Indiana Jones e il
Quadrante del Destino
Harrison Ford torna nel ruolo del leggendario
eroe archeologo per l’attesissimo ultimo capitolo dell’iconico
franchise Indiana Jones e il Quadrante del
Destino, un’epica e travolgente avventura in giro per il
mondo. Insieme a
Harrison Ford, il cast del film include Phoebe Waller-Bridge (Fleabag),
Antonio Banderas (Dolor y gloria),
John Rhys-Davies (I predatori dell’arca
perduta), Shaunette Renée Wilson (Black
Panther), Thomas Kretschmann (Das
Boot), Toby Jones (La Talpa), Boyd
Holbrook (Logan – The Wolverine), Olivier
Richters (Black Widow), Ethann Isidore
(Mortale) e Mads Mikkelsen (Un altro giro).
Diretto da James
Mangold (Le Mans ‘66 – La grande
sfida, Logan – The Wolverine) e con una
sceneggiatura scritta da Jez Butterworth & John-Henry
Butterworth e David Koepp e James
Mangold, basata sui personaggi creati da George Lucas e
Philip Kaufman, il film è prodotto da Kathleen Kennedy, Frank
Marshall e Simon Emanuel, mentre Steven Spielberg e George Lucas sono i
produttori esecutivi. La colonna sonora è composta ancora una volta
da John Williams, che ha firmato le musiche di ogni avventura
di Indiana Jonesa partire
dall’originale I
predatori dell’arca perduta nel 1981.
Sono passati quasi 30 anni da quando
Batman
Forever è uscito nei cinema e anche se non è
amato da tutti, sono molti i fan che lo conservano nel proprio
cuore. Il film ha infatti rappresentato un importante
allontanamento dai due che lo hanno preceduto – Batman e Batman –
Il ritorno diretti da Tim Burton – e
ha regalato ai fan una serie di elementi iconici, inclusa la
performance di Jim Carrey nei
panni di Edward Nygma alias L’Enigmista. Ma secondo lo
sceneggiatore Akiva Goldsman, Batman
Forever sarebbe stato un film molto diverso se ci fosse stato
l’attore inizialmente considerato per il ruolo.
Goldsman ha raccontato a The Playlist che Robin Williams
avrebbe dovuto interpretare il noto villain amante degli enigmi, ma
le trattative non sono andate a buon fine. Secondo Goldsman,
Williams era la prima scelta per il personaggio e tutte le
discussioni su questo si sono svolte quando Michael Keaton
doveva ancora interpretare Batman nel film. Val Kilmer è
infine stato chiamato a sostituire Keaton, portando ad una generale
riorganizzazione del progetto. Prima che ciò avvenisse, Goldsman ha
spiegato che il regista Joel Schumacher voleva che
si incontrasse con Williams per fare un brainstorming su
L’Enigmista, per valutare la sua idoneità al ruolo.
“Ricordo questo giorno
straordinario in cui Joel mi ha mandato a San Francisco e ho
passato la giornata nella cucina di Robin e lui parlava solo
dell’Enigmista“, ha detto Goldsman. “Ed era tipo, genio
non è la parola giusta. Era come se avesse aperto la sua testa e
l’intero universo mi stesse parlando”. Alla fine, però
Williams e il regista non si sono mai incontrati e il ruolo è stato
affidato a Carrey, da Goldsman descritto ugualmente come fantastico
per il ruolo. Williams, come noto, aveva cercato di interpretare
sia il Joker che L’Enigmista e la mancata opportunità fu una brutta
delusione per lui. Ai fan non resta ora che immaginare come sarebbe
potuto essere il film se egli avesse davvero interpretato quel
ruolo.
Russell Crowe è
semplicemente stufo delle continue domande che riceve su Il gladiatore
2, un film in cui non è presente e con cui non ha
alcun tipo di coinvolgimento. Rilasciato nel 2000, Il gladiatore originale
ha come noto portato Crowe in cima a Hollywood, facendo guadagnare
alla star un Oscar come miglior attore per la sua interpretazione
di Massimo, il generale diventato gladiatore. Ora, oltre due
decenni dopo che quel film ha dominato sia la stagione dei
botteghini che quella dei premi, il regista Ridley Scott
sta tornando nel mondo dell’antica Roma per un sequel tanto
atteso.
Ma poiché il personaggio di Crowe è
morto nel film originale, l’attore non sarà presente in Il gladiatore 2. Nonostante
ciò sia stato ribadito più volte, Crowe continua a ricevere domande
a riguardo. Apparendo al Karlovy Vary Film Festival (via ScreenDaily), l’attore ha dunque
chiarito che quando si tratta di ricevere domande su Il gladiatore 2, non è affatto
contento. “Dovrebbero pagarmi per la quantità di fottute
domande a cui ho dovuto rispondere su un fottuto film in cui non
sono nemmeno presente. Non ha niente a che fare con me; in quel
mondo sono morto, sei piedi sotto terra, e basta”, ha
sentenziato Crowe.
“Ammetto di essere un po’
geloso, perché mi ricorda non solo la mia giovinezza, ma anche
quello che ha significato per me nella mia vita“, ha
continuato poi l’attore parlando del nuovo e del vecchio film.
“Non so nulla del cast o della trama ma chiunque sia coinvolto
in quel film, se Ridley ha deciso di fare una seconda parte di
quella storia, deve avere delle ragioni davvero valide. È tipico di
Ridley, ripensare a tutto ciò che ha fatto e trovare il modo di
migliorarlo. Quando uscirà, quel film non sarà mai meno che
assolutamente spettacolare“, ha poi concluso Crowe, che spera
dunque di non dover ricevere altre domande a riguardo.
Il gladiatore 2, tutto quello che sappiamo sul
film
Come ormai noto, un sequel di Il
gladiatore (attualmente noto solo come Il gladiatore 2) è a tutti gli
effetti in lavorazione, con Ridley Scott
che torna alla regia del film che vedrà protagonista Paul Mescal nei
panni di Lucius, ma anche il ritorno di Connie
Nielsen nei panni di Lucilla e Djimon
Hounsou in quelli di Juba. Vi sono però anche gli ingressi
del premio Oscar Denzel
Washington, la star di The MandalorianPedro Pascal e
l’attore di Stranger ThingsJoseph
Quinn. Fred Hechinger ricopre invece il
ruolo dell’imperatore Gela, ottenuto dopo che Barry Keoghan
ha dovuto rinunciarvi per via di altri impegni. Fanno poi parte del
cast anche la star di Moon
Knight, May Calamawy e Derek
Jacobi, che riprenderà il ruolo di Gracchus dal primo
film.
Al momento non sono noti dettagli
sulla trama, ma è possibile immaginare che tra Lucius, il figlio
dell’amante di Massimo, Lucilla, e Geta possa generarsi uno scontro
al pari di quello tra Massimo e Commodo visto nel primo film. Non
resta dunque che attendere che le riprese di Il gladiatore 2 abbiano
inizio, così da poter ricevere maggiori dettagli a riguardo come
anche le prime foto in costume dei protagonisti. Ricordiamo che
Russell Crowe non
sembra essere coinvolto in alcun modo nel progetto,
specialmente alla luce del fatto che il suo Massimo moriva al
termine del primo film. Ad ora, questo sequel è atteso in sala per
il 2024.
Star Wars: L’ascesa di
Skywalker ha fortemente accennato al fatto che
Finn, il personaggio interpretato da John Boyega,
potrebbe essere un Jedi in divenire, ma la cosa non è stata
ufficializzata ed è rimasta sostanzialmente irrisolta. Come noto,
Boyega non ha mai evitato di criticare l’arco del suo personaggio
nel corso della trilogia sequel, ma è sembrato ammorbidirsi un po’
nelle recenti interviste, portando a ipotizzare che potrebbe essere
interessato a riprendere il ruolo, magari per completare il suo
arco narrativo.
Il posto più probabile in cui ciò
può accadere, ovviamente, e il prossimo film di Star
Wars diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy e
che vedrà anche il ritorno di Daisy Ridley
nei panni di Rey. Il film, come noto, sarà ambientato circa dieci
anni dopo gli eventi del nono capitolo e dovrebbe essere incentrato
sui tentativi di Rey di dar vita ad un nuovo ordine di Jedi.
LRM Online sta ora riportando
che “gli addetti ai lavori vicini allo studio suggeriscono che
il ritorno di Finn potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel
collegare la narrazione della trilogia sequel di Star Wars
all’imminente nuovo progetto“.
Apparentemente, sia Lucasfilm che la
stessa Ridley starebbero spingendo affinché l’attore torni davvero
nei panni di Finn. L’attrice, in particolare, vorrebbe accanto a sé
il fidato compagno di viaggio, suo amico fidato per tutta la
trilogia sequel. Non è ancora certo se l’attore riprenderà
effettivamente tale ruolo e quanto spazio potrebbe nel caso avere
all’interno del nuovo film. La stessa Rey non è certo sarà la
protagonista, ma potrebbe avere un ruolo da mentore per dei giovani
Jedi, possibili protagonisti nel futuro della saga.
Al suo primo fine settimana nei
cinema italiani, Indiana Jones e il quadrante del destino,
ultimo capitolo della saga, scala la classifica del box office, con
un incasso di €557.004 a fronte di un totale di più di 2 milioni di
euro.
Al secondo posto ritroviamo
Elemental, cartone Disney Pixar primo in classifica lo
scorso week end. Il film d’animazione ha un incasso di €311.084
su un totale di quasi 3 milioni e mezzo di euro.
Spider-Man: Across The Spider-Verse è il terzo
classificato al box office questa settimana. Il secondo capitolo
della serie di film animati sul noto supereroe Marvel incassa €61. 013, con un
netto stacco rispetto ai primi due; la pellicola e nei cinema da
più di un mese ed ha avuto finora un guadagno totale di più di 6
milioni di euro.
Box office: il resto della
classifica
Al quarto e quinto posto ritroviamo
rispettivamente
The Flash, pellicola sul supereroe della DC Comics, e
Fidanzata in affitto, nuova commedia con Jennifer Lawrence. The
Flash incassa €60. 407 a fronte di un totale di quasi due
milioni e mezzo di euro, mentre Fidanzata in affitto arriva ad un
incasso di €39.068. Continua a mantenere il suo posto in classifica
La Sirenetta, live action sulla nota principessa
Disney; sesto classificato al box office di questo week end, il
film incassa €39.017 su un totale di quasi 12 milioni di euro.
Al settimo ed ottavo posto
ritroviamo
Transformers- Il Risveglio, settimo capitolo della
serie cinematografica, con un incasso di €35.079, ed
Emily, pellicola biografica su Emily Bronte, che
incassa €16.426 e soli €216.849 dalla sua uscita nei cinema
italiani il 15 giugno.
Agli ultimi due posti del box office
di questo fine settimana ritroviamo due pellicole italiane:
Un matrimonio mostruoso, commedia con Massimo
Ghini, e
Rapito, pellicola di
Marco Bellocchio. Un matrimonio mostruoso incassa
€11.192 nel week end e €171.858 in totale, mentre Rapito raggiunge
un guadagno di €9.072 su un totale di più di un milione e mezzo di
euro dalla sua uscita nelle sale il 25 maggio.
Uscito al cinema in sala qualche
mese fa è disponibile su Prime Video, da
fine giugno, la commedia italiana Da Grandi. Il
film già dal titolo può richiamare un grande classico del cinema
comico degli anni Ottanta, infatti rievoca il quasi omonimo
Da Grande del 1987 con
Renato Pozzetto.
Questo reboot
ambientato ai giorni nostri è diretto da
Fausto Brizzi regista che esordì al cinema sul grande schermo
nel 2006 con
Notte prima degli esami. Nel remake non
troviamo solo il protagonista Marco Marinelli, che
nella versione adulta è il comico romano
Enrico Brignano, ma anche i suoi amici e compagni di scuola
Leo Poggi, Tato Verdini e Serena Lombardi. Le
versioni grandi dei tre amichetti sono interpretate da
Luca Bizzarri,
Paolo Kessisoglu e
Ilenia Pastorelli.
La trama di Da Grandi
Marco è un bambino
di 8 anni come tanti che passa la sua vita tra i
banchi di scuola e giocando con i suoi coetanei. Durante la
festa di compleanno per i suoi 9 anni però non
riceve ne la torta che desiderava e neanche il regalo che voleva ma
per fortuna ci sono i suoi tre amici del cuore che si fermano a
casa sua per un pigiama party. Però per magia, dopo aver esaudito
il desiderio di diventare tutti e quattro adulti, soffiando la
fiamma di una candelina posta su un muffin, al loro risveglio alla
mattina presto si ritrovano improvvisamente
grandi. Ovviamente prima spaventati e poi
divertiti, dopo aver indossato gli abiti dei genitori del
festeggiato, scappano per vivere la vita da persone adulte.
Dopo qualche ora finalmente i
genitori si accorgono che i loro figli non sono al parchetto ma
sono scomparsi e chiamano la polizia che subito
inizia ad indagare sulla misteriosa sparizione. I quattro amici
invece iniziano a capire che la vita degli adulti non è così bella,
anzi è piena di problemi e molto faticosa, quindi cercano un tetto
per dormire con i pochi soldi che Marco ha rubato dalla borsa di
sua madre prima di uscire di casa. Serena con i tre amici si
trasferisce a vivere nel bed & breakfast che appartiene alla loro
maestra Francesca (Valeria
Bilello) di cui il protagonista è innamorato da sempre.
Proseguendo la trama di questa
commedia è come se ciascuno di loro diventasse la proiezione del
proprio se stesso in futuro. Serena scopre l’amore per il tennis e
si ritrova ad insegnare lo sport affiancata ad un coach del circolo
che è suo padre. Leo capisce l’importanza di aiutare i nonni in
casa e lavora da loro come badante un po’ pasticcione ma con un
cuore d’oro. Tato abile pianista si scopre gay e innamorato del
preside della scuola elementare che frequenta e invece Marco oltre
a fidanzarsi con l’amata Francesca dopo un appuntamento al
lunapark, trova impiego come baby-sitter ed educatore di
bambini.
Ovviamente nel film Da
Grandi nessuno sa della loro trasformazione, anzi saranno
gli stessi quattro protagonisti a definirsi rapitori dei bambini
scomparsi e chiedere un riscatto in banconote da cinque euro. Alla
fine dopo un rocambolesco inseguimento in auto per le vie della
città da parte della polizia Marco, Serena, Leo e Tato tornano
bambini e finalmente capiscono quanto sono fortunati ad essere
piccoli.
Un reboot che funziona a metà
Il punto più forte di Da
Grandi è decisamente la comicità dei quattro protagonisti
versione adulta. Si ride con il quartetto che portano avanti
dinamiche diverse dall’originale e facendo leva sui classici della
comicità. Quello che spicca di più è Enrico
Brignano, il nuovo Marco, che omaggia con la sua
spontanietà molte volte l’originale di Renato Pozzetto ma
ovviamente più versione romana. Non sono da meno il duo Luca e
Paolo e Ilenia Pastorelli anche se loro tre cercano a tutti i costi
di scimmiottare il linguaggio dei bambini e dopo un po’ diventa
irritante a differenza di Brignano, che si vede fin dal prima scena
quanto è a suo agio con il ruolo da bambinone mai cresciuto.
La storia di fondo rimane la stessa
del film del 1987, anche se per il pubblico più giovane può
ricordargli, per certi aspetti, anche la commedia romantica
d’inizio anni Duemila
30 anni in 1 secondo dove la protagonista per magia si ritrova
nel corpo di una bella trentenne ma con la mentalità di una
bambina. Questo è quello che più hanno in comune Marco e i suoi
compagni con Jenna la protagonista della romcom americana, entrambi
affrontano la vita da grandi con l’innocenza e la sincerità che
solo quando si è piccoli si possiede senza aver paura del giudizio
degli altri.
In conclusione Da
Grandi è un film che gioca sulle similitudini con
l’originale e sul talento comico dei quattro protagonisti dove
Enrico Brignano è il trascinatore per tutta la durata del
lungometraggio.
Sebbene non sia chiaro a che punto
sia della fase di sviluppo, Gal Gadot
condivide la sua eccitazione per il film su
Cleopatra e su come renderà giustizia alla
verità storica della regina egiza. L’attrice ha, come noto, firmato
per produrre e recitare proprio nel ruolo della protagonista e
durante una recente intervista con Vogue Hong Kong, la Gal Gadot ha
offerto alcuni spunti sul controverso film, il cui intento è anche
quello di smontare le false narrazioni che circondano Cleopatra.
“Israele confina con l’Egitto e sono cresciuta con così tante
storie su Cleopatra, ed è come un nome familiare. Sai, se Wonder Woman è l’immaginaria leader femminile
forte, Cleopatra è in realtà quella vera“.
“Questo è un perfetto esempio
di una storia che volevo raccontare, perché ho iniziato a leggere
diversi libri su Cleopatra e ho detto, wow, è affascinante. Tutto
quello che ho visto riguardo a Cleopatra nei film era che era una
donna seducente che aveva una relazione con Giulio Cesare e Marc
Anthonio. Ma la verità è che c’è molto di più di lei. Questa donna
era così in anticipo sui tempi. Non posso dire molto. Ma sono così
appassionata nel raccontare la sua storia e rendere giustizia a
questo personaggio e alla sua eredità e celebrare lei e la sua
eredità”, ha raccontato l’attrice.
“Abbiamo una bellissima
sceneggiatura e non vedo l’ora di condividere questa storia con il
mondo e cambiare la narrativa di Cleopatra che la vede
semplicemente come una seduttrice”, ha poi concluso la Gadot.
Al momento, però, non ci sono precise notizie sullo stato dei
lavori del film, già caratterizzato dalle polemiche secondo cui
ancora una volta il ruolo di Cleopatra subirà un processo di
whitewashing. Nonostante le radici israeliane della Gadot,
i detrattori hanno contestato il fatto che lei non condivide le
origini miste della figura storica, proprio come già avveniva nel
famigerato film Cleopatra con Elizabeth
Taylor nei primi anni ’60.
La Gadot si è però sempre espressa
in difesa del suo casting, sottolineando che Cleopatra era macedone
e che mentre cercavano qualcuno della regione, alla fine hanno
ritenuto che fosse lei la scelta migliore per la parte. Con queste
controversie e un programma di produzione ancora poco chiaro ad
incombere sul progetto, sarà interessante vedere se il film
riuscirà a superare tali ostacoli e ottenere un successo maggiore
rispetto alle opere che hanno tentato di raccontare la regina
egizia, tra cui la recente serie Netflix,
Regina Cleopatra,
stroncata da critica e pubblico.
L’apparizione di un attore Marvel a Londra, dove si stanno
svolgendo le riprese di Deadpool 3 rende sempre
più solide le voci secondo cui il multiverso caratterizzerà
pesantemente il debutto nell’MCU di Ryan Reynolds.
Recenti indiscrezioni hanno suggerito che il cast di Deadpool 3 è strabiliante, con apparizioni
come Channing Tatum
nei panni di Gambit, vari cameo di X-Men e persino una probabile
comparsa di una precedente versione di
Daredevil. Se la trama porterà davvero Deadpool nel Multiverso,
le possibilità di cameo di questo genere diventano sempre più
concrete.
Come riportato su Twitter da
DeadpoolUpdates, l’attore
Owen Wilson è
stato visto posare per una foto con alcuni fan a Londra, suggerendo
così ulteriori speculazioni sul fatto che il suo personaggio
Mobius, visto in Loki, apparirà in
Deadpool 3. L’apparizione di Wilson nel
prossimo sequel era in realtà stata segnalata per la prima volta
già da Jeff Sneider, con la TVA presumibilmente coinvolta
nell’interferenza multiversale di Deadpool. Dato che il finale di
Deadpool 2 ha visto il
protagonista usare il viaggio nel tempo per riparare ad alcuni
divertenti “errori”, è probabile che queste sue incursioni abbiano
attirato l’attenzione della TVA.
Mobius potrebbe dunque presentarsi
per tenere sotto controllo Deadpool mentre continua a esplorare il
multiverso, presumibilmente finendo poi ufficialmente nell’MCU. La presenza del Multiverso
potrebbe dunque essere il filo di congiunzione che spiega molte
delle voci circolate negli ultimi mesi sul film, a partire dalla
presenza di Hugh Jackman nei panni
di Wolverine nonostante tale personaggio sia morto alla fine
Logan. Attualmente non
è però confermato che Wilson fosse a Londra proprio per partecipare
alle riprese del film e dunque non resta che attendere notizie più
certe riguardo a ciò che davvero il film presenterà.
Deadpool 3: quello che sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della
storia di Deadpool
3 non siano infatti ancora stati rivelati,
si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più
semplice per i Marvel
Studios di unire la serie di film
di Deadpool – l’unica parte del franchise
degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della
Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si
siano svolti in un universo diverso. Ciò preserva i film degli
X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a
Deadpool e Wolverine di tornare e potenzialmente viaggiare
nell’universo principale dell’MCU.
In attesa di ulteriori conferme,
sappiamo che Shawn
Levy dirigerà Deadpool 3,
mentre Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi
sui fumetti creati da Rob Liefeld,
confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un
breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie
Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux. Il presidente dei Marvel
Studios, Kevin Feige, aveva
precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con rating R,
proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il primo film
dello studio con tale classificazione matura. Deadpool 3 uscirà
il 8 novembre 2024.
James Cameron
non era assolutamente d’accordo con alcune idee di Arnold
Schwarzenegger per Terminator 2: Il giorno del
giudizio. A rivelarlo è lo stesso attore in un’intervista
con Deadline, dichiarando di aver
inizialmente insistito affinché nel film Terminator continuasse a
uccidere per tutto il film mentre tentava di protegere Sarah Connor
e suo figlio John dal temibile T-1000. “Il motivo per cui è
diventato un grande successo è stato, numero uno, Jim Cameron. Jim
Cameron è uno scrittore geniale. Ha avuto questa idea geniale,
anche se all’inizio ero sospettoso. Ha detto “Voglio farti
diventare un buon Terminator”. Ho detto “Cosa intendi per un buon
Terminator?” Avevo ucciso 68 persone nel primo!”, ha
raccontato l’attore.
“‘Nella seconda ne devo
ucciderne almeno 150!Tagliargli la gola e sparargli
con un cannone e investirli con un’auto’. – ha poi continuato
a spiegare – Dovevo superare Stallone. La mia missione
era essere il numero uno nel numero di uccisioni di persone sullo
schermo. Ma Cameron detto ‘Arnold, smettila. Sei un ragazzo molto
malato. Mi assicurerò che in Terminator 2 non ucciderai una sola
persona.’ Ho risposto che era la cosa più stupida che avessi mai
sentito. Come può essere Terminator 2 senza che io uccida nessuno?
Almeno buttaci dentro qualche cadavere simbolico”. Mentre
dunque Schwarzenegger inizialmente odiava il colpo di scena ideato
dal regista, l’idea che il T-800 diventasse un eroe si è rivelata
una mossa brillante.
Capovolge completamente il Terminator originale e
offre anche al T-800 una possibilità di redenzione. Terminator
2: Il giorno del giudizio aggiunge inoltre profondità a una
macchina omicida robotica e in qualche modo banale, e aiuta anche a
fornire al franchise di Terminator un altro
protagonista di lunga data. C’è una ragione per cui i risultati al
botteghino di Cameron sono sempre così gratificanti. Egli capisce i
film e sa come rendere i personaggi avvincenti. Invece di
aggrapparsi al T-800 come cattivo centrale, ha capito che
Terminator 2: Il giorno del giudizio doveva fare un
aggiornamento sia al franchise di Terminator che al T-800.
In tal modo, ha creato il T-1000 e ha fornito un nuovo orribile
sviluppo che ha rivoluzionato la serie.
L’avere uno scivolo che porta dalla camera da
letto direttamente in piscina non è stata l’unica richiesta che
Margot Robbie
ha messo sul tavolo prima di unirsi al film Barbie. C’era anche un
altro requisito fondamentale da soddifare, ora da lei reso noto. Il
film, come sappiamo, segue Barbie (Margot Robbie) e Ken (Ryan Gosling)
mentre lasciano Barbieland per esplorare il mondo reale,
incontrando ogni sorta di ostacolo lungo la strada. Lasciando
Barbieland, si lasciano alle spalle anche un’ampia varietà di
Barbie e Ken, che vivono la loro vita come gioiosi personaggi
giocattolo. Se non fosse stato per il cast stellato che interpreta
proprio i vari Barbie e Ken, la Robbie non avrebbe mai accettato di
unirsi al film.
In un’intervista con Time, l’attrice ha infatti spiegato quanto fosse
importante per lei che il film avesse un cast diversificato.
“Non credo che avrei voluto tentare di realizzare un film su
Barbie senza una diversità nel cast. Non penso che si dovrebbe
dire: ‘Questa è l’unica versione di ciò che è Barbie, ed è ciò a
cui le donne dovrebbero aspirare essere e sembrare e agire‘”.
L’idea di Barbie come figura ispiratrice è fondamentale
per l’intero franchise, ed era dunque importante per l’attrice
presentare un cast eterogeneo di Barbie e Ken, offrendo dunque la
possibilità a qualsiasi spettatore di identificarsi con un
residente di Barbieland.
Proprio come il franchise di Barbie
è orgoglioso di produrre bambole di tutte le etnie, il film allo
stesso modo non ha paura di presentare molteplici Barbie e Ken. Il
che spiega anche perché le altre versioni non assomigliano alla
Barbie di Margot Robbie o al Ken di Ryan Gosling. Dopotutto, se
tutti assomigliassero a Robbie e Gosling, sarebbe un vero e proprio
caos e distinguere i personaggi sarebbe impossibile. La Robbie
aveva dunque delle valide ragioni nel richidere un universo di
Barbie con un cast diversificato, ed è proprio per questo
che il film si preannuncia come un successo estivo.
Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film
Dalla sceneggiatrice/regista
candidata all’Oscar Greta
Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva
Barbie
con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie
(Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e
Ryan Gosling (La La
Land, Drive) nei panni di Barbie
e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera
(End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon
Trainer), Kate McKinnon
(Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday),
Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World,
Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga
dalla Terra), Issa Rae (The Photograph –
Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea
Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e
Will Ferrell
(Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva
contare fino a uno).
Fanno parte del cast del film anche
Ana Cruz Kayne (Piccole donne),
Emma Mackey (Emily,
Sex Education), Hari Nef (Assassination
Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men),
Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky
Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda
dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex
Education), Scott Evans (la serie TV
Grace e Frankie), Jamie Demetriou
(Crudelia), Connor Swindells (Sex
Education, Emma.), Sharon Rooney
(Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan
(Bridgerton, Derry Girls), Ritu
Arya (The Umbrella Academy) e il premio
Oscar Helen Mirren
(The Queen – La Regina). Il film sarà al cinema dal
21 luglio.
Un mondo fantasy, medievale ma
futuristico dove grandi invenzioni tecnologiche si mescolano a
battaglie con le spade. La storia di Nimona, film
di Netflix che si trova ai primi posti tra i più
visi della settimana, racconta di questo mondo fantastico e delle
paure e delle debolezze degli esseri umani. L’animazione si fa
carico di un bel bagaglio per spiegare anche ai più piccoli la
linea sottile che lega tutti gli abitati del mondo: la diversità.
Essere diversi per Nimona non è considerato
negativo e mai come oggi un messaggio del genere, in un film su una
piattaforma di così tanto rilievo risulta agli occhi dello
spettatore così accurato.
Il protagonista è Ballister
Boldheart (a cui dà la voce originale Riz Ahmed), cavaliere in un mondo medievale
futuristico, viene incastrato per un crimine che non ha commesso,
l’unica che può aiutarlo a dimostrare la sua innocenza è
Nimona (voce di Chloë Grace Moretz), un’adolescente mutaforma
casinista che Ballister è stato addestrato a
distruggere. Ma con l’intero regno che vuole prenderlo, Nimona
diventa il braccio dentro di Ballister. E mentre i
confini tra eroi, cattivi e mostri iniziano a confondersi, i due si
mettono in viaggio per cercare di ripulire il nome del giovane
cavaliere mentre tutto si mischia a un ritmo punk e caotico.
Diretto da Nick
Bruno e Troy Quane,
Nimona – uscito il 30 giugno su Netflix – è un’epica avventura su come trovare
l’amicizia nelle situazioni più impensate e accettare sé stessi e
gli altri per come siamo. Tratto dalla graphic novel candidata al
National Book Award e bestseller del New
York Times di ND Stevenson.
Nimona, la trama
Ballister sta per
ottenere tutto ciò per cui ha lottato e sacrificato. Ha un
fidanzato che ama e sta per essere nominato cavaliere. Già nelle
prime scene di Nimona si capisce dove i registi
Bruno e Quane vogliano andare a
parare con la loro riflessione. Un servo di questa società fittizia
che viene denominata Ente e per la quale i fedeli
servitori vengono addestrati per combattere mostri mutaforma
lontani, di una leggenda appartenuta alle generazioni passate.
Quando Ballister sta per completare il suo
addestramento ed essere nominato cavaliere proprio dalla regina in
persona, qualcosa va storto e in poco tempo l’Eroe si ritrova ad
essere il cattivo.
Dopo aver vissuto nell’anonimato e
come un fuggitivo, come un fulmine a ciel sereno nella vita di
Ballister appare Nimona. La
mutaforma, senza casa e anche lei con un passato complicato alle
spalle, cerca in tutti i modi di aiutare l’Eroe a tornare di nuovo
nei suoi panni, riscrivendo la sua storia e non lasciando che cada
vittima di un sistema molto più grande di lui. Così lo salva,
innumerevoli volte, da situazioni senza via di fuga. Al suo
personaggio però, nonostante la riflessione profonda ed
esistenzialista che porta sullo schermo, sono riservati anche le
parti più divertenti del film. La sua caratterizzazione da
adolescente ribelle ma perspicace del nuovo millennio rende il tono
del film molto più empatico verso i personaggi.
I mostri sono dentro di noi
Un messaggio forse troppo forte
quello di cui Nimona, film per bambini e
ragazzi si fa carico. L’ansia sociale di essere caratterizzati come
diversi, mostri a cui viene puntato il dito, è troppo arguta e
plateale per poter essere compresa dal piccolo e giovane pubblico.
Il personaggio di Nimona cerca di parlare a nome
di tutti coloro che si sentono “mostri” e che nella vita
sono stati trattati come tali ma lo fa spingendo fino all’estremo
questa riflessione. “Per favore, puoi essere normale? Penso
solo che sarebbe… più facile se tu fossi una ragazza“, le
chiede quando lei si sdraia in metropolitana come un gorilla
corallo. “Più facile per chi?“, risponde lei, e lui la
rassicura: “Per te! Le altre persone non sono accettate come
me“, parole che risuonano forte e chiare nella testa dello
spettatore.
“Non so se vorrei che lo
facessero davvero”, dice quando parla dei cavalieri o delle
persone che con il tempo le hanno puntato una spada sul cuore. Ecco
perché, quando sul finale, la sua metamorfosi in uno spettro, che
si aggira provocando distruzione, sembra irreversibile. Ma il cuore
di un cavaliere puro, senza macchia ne paura, riuscirà a portarla
nella sua forma originaria. Il raggiungimento della consapevolezza
di Nimona di non essere vista solo ed
esclusivamente come un mostro porterà al sacrificio finale. La
giovane mutaforma salverà l’intera popolazione dalla tirannia della
direttrice ormai accecata dalla vendetta. Altra riflessione di cui
si fa portavoce Nimona è anche l’aspetto queer, che viene
evidenziato dalla coppia omossessuale formata da
Ballister e Ambrosius.
Il futuro di Nimona
Il colpo di scena finale lascerebbe
intendere a un possibile sequel di
Nimona, il cui personaggio si presenta sotto forma
“gassosa” a casa di Ballister. Del suo
personaggio ambiguo ne viene esplorato poco il passato che sembra
in realtà essere molto interessante. Sulle basi della fluidità che
i creatori del
film hanno voluto trasmettere, ai personaggi e alle loro
storie, un sequel di Nimona potrebbe incentrarsi
proprio sul suo passato e sulla difficoltà di una bambina mutaforma
di adattarsi a un mondo molto più grande di lei e che già poneva le
basi su una brutalità ingiustificata nei confronti del diverso.
Se gli argomenti lo rendono un film
lontano dalla comprensione del piccolo pubblico la visione potrebbe
aprire diverse porte su diverse riflessioni su cui magari anche i
giovani spettatori potrebbero soffermarsi. Rimane comunque un film
dalle sfumature leggere e la storia segue proprio la classica
narrazione da fiaba, come quelle di una volta, ma in chiave
moderna.
Il film del
2017 Baby Driver – Il genio della
fuga (qui la recensione), diretto da
Edgar Wright, è un concentrato di pura adrenalina,
con un ritmo serrato tra sparatorie, inseguimenti e folle corse
automobilistiche per la città. L’elemento più originale è però
certamente l’utilizzo che il regista fa del suono e della musica, che non si limita ad
accompagnare i momenti più esplosivi del film ma lì organizza e
scandisce con incredibile precisione. Non sorprende dunque che il
film sia diventato da subito un vero e proprio successo, anche
grazie al ricco cast di attori coinvolti, incantando tanto la
critica quanto il pubblico.
La storia prende vita da un’idea
originale di Wright, che l’ha sviluppata per oltre due decenni. Una
prima manifestazione di questa si è poi avuta con il videoclip
realizzato per il brano Blue Song, il quale ha dimostrato
il grande potenziale dello spunto ideato da Wright. Dopo aver
abbandonato la regia di Ant-Man, egli si sentì finalmente
pronto per realizzare il film che sognava di fare da tempo. Tra le
maggiori fonti di ispirazione egli ha in seguito citato film come
Vanishing Point, The Driver, Point Break, Le Iene e
Heat. Furono necessari grandi effetti speciali come anche
un lungo lavoro di post-produzione affinché il film prendesse forma
nel modo in cui Wright lo aveva immaginato.
Al momento del suo arrivo in sala,
questo si affermò come un grandissimo successo, arrivando ad
incassare oltre 226 milioni di dollari a fronte di un budget di
soli 34. Tra i tanti riconoscimenti del film, si ritrovano anche 3
nomination al premio Oscar nelle categorie per il miglior
montaggio, il miglior sonoro e il miglior montaggio sonoro. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo atteso
sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Baby Driver – Il genio della
fuga: la trama del film
Protagonista del film è il giovane
Baby, un abile pilota affetto da acufene che
affida il proprio talento al servizio del boss criminale di nome
Doc. Egli si occupa così di permettere ai
rapinatori una rapida fuga in auto a colpo effettuato. Per essere
il migliore e il più veloce, Baby si affida alla sua colonna sonora
personale, riuscendo a sincronizzare i propri movimenti al ritmo
delle canzoni ascoltate. Quando incontra la ragazza dei suoi sogni,
Debora, Baby intravede però la possibilità di
lasciarsi alle spalle la carriera criminale una volta per tutte.
Prima di poter essere libero, però, si trova a dover mettere a
segno un ultimo colpo insieme agli scagnozzi
Buddy, Darling e
Pazzo. Quando questo prenderà una piega
inaspettata, egli si troverà a dover affrontare il rischio di
perdere la libertà, la vita e il suo nuovo amore.
Baby Driver – Il genio della
fuga: il cast del film
Per il ruolo di Baby, il regista
decise di affidare il ruolo all’attore Ansel Elgort,
già celebre per Colpa delle stelle e la serie
Divergent. Egli riuscì a vincere la parte dopo aver
inviato un video dove danzava e cantava in playback il brano
Easy del gruppo funk Commodores. Diede così prova delle
sue capacità coreografiche, togliendo ogni dubbio sul fatto che
fosse l’interprete giusto. Egli prese inoltre lezioni di guida per
poter eseguire personalmente quante più sequenze possibile a bordo
dell’auto. A dare volto a Debora è invece l’attrice Lily James, la
quale ha raccontato di essere rimasta talmente tanto colpita dal
progetto da desiderare a tutti i costi la parte. Per dare vita alla
giovane cameriera di cui Baby si innamora, l’attrice ha
particolarmente spinto verso un carattere impulsivo, tendente ad
ascoltare il cuore e non la mente.
Il premio Oscar Kevin Spacey è
invece il boss Doc, il quale organizza tutti i colpi criminali a
cui Baby prende parte. L’attore ha ricevuto grandi lodi per la sua
interpretazione. Nel ruolo dei suoi scagnozzi si ritrovano poi
Jon Hamm nei
panni dell’affascinante ma spietato Jason van Horn, alias Buddy. Il
personaggio è l’unico scritto da Wright con un attore già in mente
per questo. Anche lui, come Elgort, dovette prendere diverse
lezioni di guida per poter eseguire molte delle spericolate manovre
richieste. Eiza Gonzalez interpreta invece Monica
Castello, alias Darling, la moglie di Buddy. L’attrice si dichiarò
interessata al ruolo ritrovando in esso una figura femminile
particolarmente complessa e vigorosa. Il premio Oscar Jamie Foxx,
infine, è Leon Jefferson III, alias Pazzo. Il regista raccontò di
aver avuto timore ad offrire a questi la parte, temendo che non
avrebbe accettato un ruolo da non protagonista. Foxx però si
innamorò del personaggio, accettando subito di dargli vita.
Il sequel di Baby Driver – Il
genio della fuga, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Il grande successo del film ha da
subito permesso che si ipotizzasse un sequel di questo, da portare
al cinema nei prossimi anni. Wright ha in seguito rilasciato alcune
dichiarazioni tramite i propri profili social dove annunciava la
possibilità che Baby tornasse con un nuovo film, e di avere già
diverse idee per sviluppare la storia. Nel 2019 è stato infine
rivelato che una prima sceneggiatura è stata completata e che
l’attore protagonista, Elgort, ha già avuto modo di leggerla.
Ancora non è noto quando le riprese di questo sequel avranno
inizio, ma Wright sembra intenzionato a far cominciare quanto prima
la lavorazione.
In attesa del sequel, è possibile
fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Baby Driver – Il genio della fuga è infatti
disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili,Google Play, Amazon Prime Video e Netflix. Per vederlo, basterà semplicemente
iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà
così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio
della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
a disposizione un determinato limite temporale entro cui effettuare
la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno
sabato 1 luglio alle ore 21:20
sul canale Rai 4.
Il regista Denis
Villeneuve sembra che realizzerà Dune –
Parte 3.La Warner Bros. ha
recentemente pubblicato
il trailer di Dune – Parte
2, il prossimo capitolo dell’epica trilogia di
fantascienza di Denis Villeneuve, con
Timothée
Chalamet(Chiamami
col mionome), nei panni di Paul Atreides,
e Zendaya (Spider-Man:
No Way Home), in quelli di Chani.. Questo sequel ha avuto
il via libera quando il film Dune del 2021 ha
avuto successo, con Denis Villeneuve che
inizialmente pianificava di adattare il romanzo di Frank Herbert in
due parti.
Ci sarà Dune – Parte
3?
Tuttavia, Deadlineha recentemente riferito che Dune – Parte
2 sarebbe il secondo film di una saga pianificata di
tre film. Il capo critico cinematografico di Deadline, Pete
Hammond, ha confermato Dune – Parte 3 aWorld of Reel , dicendo: “Questo è
ciò che Denis dice
essere il piano“.Non è ancora chiaro se il
terzo film di Dune sarà
anche un adattamento del primo libro o se sarà un adattamento di
Messiah.
Dune: Parte
Due,
Oltre ai due attori poc’anzi
citati, nel film recitano anche Rebecca Ferguson
(Mission: Impossible – Dead Reckoning), il premio Oscar
Javier
Bardem (No Country for Old Men, Being the
Ricardos), il candidato all’Oscar Josh
Brolin (Avengers: Endgame), Stellan
Skarsgård (Avengers: Age of Ultron) e
Dave Bautista
(Thor: Love and Thunder). Fanno
inoltre il loro ingresso nel sequel Dune: Parte
Due anche Austin Butler
(Elvis, C’era una volta… a Hollywood) nei panni del
famigerato Feyd Rautha e il premio Oscar Christopher
Walken (Il cacciatore, Prova a prendermi) nei
panni dell’Imperatore. Florence
Pugh (Black Widow, Piccole donne),
Léa
Seydoux (Crimes of the Future) e
Souheila Yacoub (la serie No Man’s
Land, Climax) completano infine l’ampio cast nei
panni rispettivamente della principessa Irulan, figlia
dell’Imperatore, Lady Margot, amica stretta di quest’ultimo, e
Shishakli, guerriera dei Fremen.
Dopo gli eventi del primo capitolo, Dune: Parte
Due ritrova Paul Atreides, unitosi ora a Chani e
ai Fremen e in cerca di vendetta contro i cospiratori che hanno
distrutto la sua famiglia e tutto ciò che conosceva del suo mondo.
Una guerra contro il malvagio barone Vladimir Harkonnen, e di
conseguenza contro l’imperatore Shaddam IV, è dunque inevitabile.
In preparazione a questa, Paul rafforzerà il suo rapporto con
Chani, farà la conoscenza della principessa Irulan Corrino, figlia
dell’Imperatore, e conoscerà profondamente lo spirito del deserto
proseguendo la sua strada come “Mahdi” il messia profetizzato dal
popolo del deserto, andando dunque incontro al proprio destino. Il
film arriverà nei cinema italiani dal 1 novembre e
porterà dunque a compimento il racconto intrapreso con il primo
film.
Secondo quanto apprendiamo da
Deadline, la regista
Anna Foerster è stata scelta come nuova regista
per l’imminente serie prequel di
Max,Dune:
The Sisterhood. Questo è accaduto per via
dell’uscita di scena di Johan Renck, il regista della serie
Chernobyl che ha abbandonato l’incarico lo
scorso marzo per conflitti di programmazione. Foerster – che ha
diretto episodi di serie di successo come Outlander e
Westworld – dovrebbe dirigere più episodi.
Inoltre, il sito americano rivela
che Max ha anche accolto con favore l’aggiunta di Olivia
Williams di The
Crown e la star di The
Witcher Jodhi May al cast corale della serie tv
Dune:
The Sisterhood. Olivia
Williams sostituirà Shirley
Henderson per il ruolo principale di Tula Harkonnen,
mentre May assumerà il ruolo di Natalya, che inizialmente doveva
essere interpretata da Indira Varma di Game of
Thrones.
La serie tv Dune: The
Sisterhood
Dune:
The Sisterhood sarà interpretata da Emily
Watson, Indira Varma, Sarah-Sofie Boussnina, Shalom Brune-Franklin,
Faoileann Cunningham, Aoife Hinds, Chloe Lea,
Travis Fimmel,
Mark Strong, Jade Anouka, Chris Mason, Josh Heuston e Edward
Davis. Ambientato 10.000 anni prima dell’ascensione
di Paul Atreides, Dune: The
Sisterhood seguirà le Harkonnen Sisters mentre
combattono le forze che minacciano il futuro dell’umanità e fondano
la leggendaria setta nota come Bene Gesserit.
Dune: The
Sisterhood è ambientato 10.000 anni prima
dell’ascesa di Paul Atreides e segue le sorelle Harkonnen,
interpretate da Watson e Henderson, mentre combattono le forze che
minacciano il futuro dell’umanità e fondano la favolosa setta nota
come Bene Gesserit. Diane Ademu-John è a bordo come creatrice,
scrittrice, co-showrunner e produttrice esecutiva, con Alison
Schapker come co-showrunner ed EP. Johan Renck dirigerà il
primo episodio e sarà produttore esecutivo, mentre il regista
di Dune parte 1 e parte 2 Denis
Villeneuve sarà anche produttore esecutivo.
Il riavvio di
Ghostbusters del 2016 ha puntato i riflettori su
un nuovo gruppo di Acchiappafantasmi al femminile, ma non ha
ricevuto una grande risposta da parte del pubblico. Il film non si
è rivelato il disastro annunciato, ma non era quello che i fan
aspettavano e la decisione di far apparire i membri del cast
originale come cameo nei panni di altri personaggi ha lasciato un
po’ l’amaro in bocca.
Discorso diverso invece è stato
fatto nel pensare Ghostbusters: Legacy che è servito
come un vero e proprio sequel dei primi due film, e, in un momento
che ha fatto commuovere tutti, il quartetto originale si è
finalmente riunito durante il suo atto finale.
Bill Murray, Dan Aykroyd ed Ernie
Hudson hanno potuto condividere di nuovo lo schermo,
mentre i VFX hanno permesso di aggiungere il compianto
Harold Ramis al gruppo. È stato un momento
speciale per i fan, ma ancora più speciale per gli attori che
avevano praticamente rinunciato a tornare nei panni dei rispettivi
personaggi.
Parlandoci del suo ruolo in
Prisoner’s Daughter (che ora è nelle sale USA),
Hudson ha ripensato a cosa significasse per lui girare quella
sequenza. “Sì, se n’è parlato così tanto negli ultimi 30 anni,
se sarebbe successo o meno… Io pensavo solo che se fosse davvero
successo, sarebbe stato grandioso. Ne hanno fatto una versione
femminile che era carina, però sai… Quando Jason ha chiamato per
l’ultimo, Legacy, è stato fantastico essere sul set e vedere Bill.
Ci siamo incontrati di nuovo in quella sequenza di combattimento
quando eravamo tutti nelle nostre tute e abbiamo avuto un flashback
di quel momento in cui abbiamo girato il primo ed è stato tutta una
nuova esperienza a New York, non solo incontrare questi ragazzi, ma
vedere la loro follia da vicino di persona [Ride]. È stato
divertente e lo è ancora. Lo adoro moltissimo, davvero.”
“So che è stato detto e scritto
molto su alcuni dei disagi che ho vissuto personalmente, ma i
ragazzi sono sempre stati fratelli in un modo strano o almeno
sicuramente cugini [ride]. È bello dopo tutti questi anni
continuare a farlo. È uno di quei film che le persone fanno vedere
adesso ai propri figli e che ancora amano. È fantastico”.
Winston, e gli altri Acchiappafantasmi originali, torneranno con
ogni probabilità in Ghostbusters:
Firehouse al momento in fase di ripresa e che promette di
riportare l’azione a New York.
Di cosa parla il
nuovo film di Ghostbusters?
C’è ancora molto macabro mistero
che circonda la trama di questo nuovo film
di Ghostbusters. Non ha ancora nemmeno un titolo
ufficiale anche se il progetto è stato costantemente chiamato
“Firehouse”. Questo ovviamente si riferisce all’iconico
quartier generale di Ghostbusters a New
York. Quello che sappiamo di questo sequel è che sarà una
continuazione diretta di Afterlife e
che McKenna Grace, Finn
Wolfhard, Carrie
Coon e Paul
Rudd stanno tornando per questa nuova avventura. Il
nuovo cast include Kumail
Nanjiani, Patton
Oswalt, James
Acaster ed Emily Alyn
Lind. Nell’aldilà è stato rivelato che Callie di
Coon era la nipote di Egon ei suoi figli Phoebe e Trevor,
interpretati da Grace e Wolfhard, erano pronti per iniziare la
prossima generazione di Ghostbusters. La scena
dopo i titoli di coda di Afterlife ha visto anche Winston
di Ernie Hudson restituire il famoso Echo-1 al loro
vecchio quartier generale dei vigili del fuoco a New
York. Non è noto se Hudson tornerà per il nuovo film
insieme ai suoi co-protagonisti Bill
Murray e Dan Aykroyd.
Il sequel di
Ghostbusters: Lagacy, che ha il titolo provvisorio
di Ghostbusters:
Firehouse, dovrebbe ancora arrivare nelle sale entro
la fine dell’anno, il 20 dicembre 2023. Inoltre, il sequel farà il
suo debutto nello stesso mese di altri progetti di alto profilo
come come Wonka e Aquaman e il regno
perdutoGhostbusters:
Firehouse è diretto da Gil Kenan e si baserà su una
sceneggiatura che ha scritto insieme a Jason
Reitman. Il prossimo capitolo della storia della famiglia
Spengler vedrà anche il ritorno del cast principale, tra cui
Carrie Coon,
Paul Rudd e Mckenna Grace, che in realtà è stato il
primo membro del cast a confermare il suo ritorno. In
precedenza era stato confermato che il sequel
sarebbe tornato ufficialmente a New York City, l’ambientazione
originale del franchise.
In occasione dell’uscita in home
video di Guardiani della Galassia Vol.
3, Disney ha messo a disposizione on line due
scene inedite del film, tagliate dal montaggio finale, senza ancora
gli effetti visivi a ultimarle.
Nella prima scena possiamo avere un
assaggio della saggezza di Drax e del suo insolito utilizzo delle
metafore, mentre la seconda scena mostra la sorte sanguinolenta
riservata a War Pig.
Sono ufficialmente terminate le
riprese di Captain America: Brave New
World. Secondo il direttore della fotografia del
film, Kramer Morgenthau, la produzione del
prossimo sequel è terminata, rendendo estremamente probabile che il
progetto sia pronto per la data di uscita del 26 luglio 2024. Dopo
gli eventi di The Falcon and the
Winter Soldier, c’è un nuovo Capitano in città, e
avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile quando si troverà coinvolto
in una minaccia che potrebbe mettere in pericolo l’intero
pianeta.
Dopo aver recitato in diverse
produzioni MCU come Falcon, Sam Wilson di
Anthony
Mackie brillerà nel suo nuovo ruolo di Capitan
America. Dopo la pericolosa battaglia contro Thanos (Josh
Brolin) durante gli eventi di Avengers: Endgame, Steve Rogers
(Chris Evans) ha deciso che era ora di cambiare
vita, e prendere una decisione riguardo al futuro del suo ruolo. Il
risultato di quel processo di pensiero è stato il passaggio di
testimone simbolicamente rappresentato dalla scena in cui un
vecchio Steve cede il suo scudo a Sam.
Mentre la trama dell’imminente film
rimane nascosta all’interno dell’ufficio di Kevin
Feige, ci sono molte trame pendenti negli altri film del
MCU che potrebbero essere riprese
dall’avventura di Wilson. Tra tutti, quello più interessante sembra
essere il destino del Generale Thunderbolts Ross, che in questo film torna con
il volto di Harrison Ford, che prende il posto del defunto
William Hurt. Sembra che il personaggio sarà il
principale antagonista di Cap, soprattutto perché Ross e Sam non
hanno una storia di amicizia alle spalle. Ma niente è
confermato.
Quello che sappiamo sul film
Captain America: Brave New World
Captain America: Brave New
World riprenderà da dove si è conclusa la serie
Disney+The Falcon and the
Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson
(Anthony Mackie)
dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il
regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield
Paradox) ha descritto il film come un “thriller
paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader
(Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua
trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk
del 2008.
Secondo quanto riferito, la star di
Alita: Angelo della BattagliaRosa
Salazar interpreta la cattiva
Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi
al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic
Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già
fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora,
Captain America: Brave New
World è indicato come uno dei titoli più importanti della
Fase 5.
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Il trailer ufficiale di Dune: Parte
Due ha permesso ai fan di dare uno sguardo a quella
che sarà la continuazione dell’avventura di Paul Atreides
(Timothée Chalamet) nei
film di Denis Villeneuve, ma chi ha letto le
storie di Frank Herbert sa bene che la storia di Paul continua
oltre i primi due libri. Ora è stato confermato da Deadline
che Villeneuve intende concludere la sua
trilogia di Dune in modo spettacolare, immergendosi più a
fondo nelle opere di Herbert con un adattamento di Dune
Messiah.
Il terzo capitolo continuerà la saga
e dovrebbe essere co-scritto da Villeneuve e dallo sceneggiatore
Jon Spaihts. Sebbene lo studio non abbia ancora
annunciato ufficialmente lo sviluppo attivo della terza parte, i
fan possono continuare a sperare nel completamento di questa
visionaria trilogia. Questa non è la prima volta che Dune
Messiah viene adattato per lo schermo, ovviamente, nel
2003, è uscita la miniserie I figli di Dune che si ispira in
gran parte al romanzo.
Naturalmente, il destino di Dune: Parte
Due e della successiva trilogia dipenderà dalla sua
performance al botteghino. La prima puntata, distribuita tra le
sfide della pandemia, è riuscita a incassare una somma di tutto
rispetto e ha portato con successo a un notevole seguito di
fan.
Dune: Parte Due, la trama
del film
Dopo gli eventi del primo capitolo, Dune: Parte
Due ritrova Paul Atreides, unitosi ora a Chani e
ai Fremen e in cerca di vendetta contro i cospiratori che hanno
distrutto la sua famiglia e tutto ciò che conosceva del suo mondo.
Una guerra contro il malvagio barone Vladimir Harkonnen, e di
conseguenza contro l’imperatore Shaddam IV, è dunque inevitabile.
In preparazione a questa, Paul rafforzerà il suo rapporto con
Chani, farà la conoscenza della principessa Irulan Corrino, figlia
dell’Imperatore, e conoscerà profondamente lo spirito del deserto
proseguendo la sua strada come “Mahdi” il messia profetizzato dal
popolo del deserto, andando dunque incontro al proprio destino.
Il film arriverà nei cinema italiani
dal 1 novembre e porterà dunque a compimento il
racconto intrapreso con il primo film.
Fanno inoltre il loro ingresso nel
sequel anche Austin Butler
(Elvis, C’era una volta… a Hollywood) nei panni del
famigerato Feyd Rautha e il premio Oscar Christopher
Walken (Il cacciatore, Prova a prendermi) nei
panni dell’Imperatore. Florence
Pugh (Black Widow, Piccole donne),
Léa
Seydoux (Crimes of the Future) e
Souheila Yacoub (la serie No Man’s
Land, Climax) completano infine l’ampio cast nei
panni rispettivamente della principessa Irulan, figlia
dell’Imperatore, Lady Margot, amica stretta di quest’ultimo, e
Shishakli, guerriera dei Fremen.
È stato revocato un ordine di
protezione temporaneo in Massachusetts contro Ezra Miller. L’attore,
in questi giorni in sala con The
Flash, è stato accusato dalla madre di un bambino non
binario di 12 anni di agire in modo inappropriato. L’attore avrebbe
anche molestato la famiglia del bambino.
“Sono incoraggiato dal risultato
di oggi e molto grato in questo momento a tutti coloro che sono
stati al mio fianco e hanno cercato di garantire che questo grave
uso improprio del sistema di ordine restrittivo fosse
fermato”, ha scritto Miller in una dichiarazione su Instagram.
Ezra Miller, che usa i
loro pronomi e si identifica come non binario, non ha mai
affrontato accuse penali. Nella loro dichiarazione su Instagram, Miller ha sostenuto che l’ordine di
protezione emesso contro di loro veniva “usato come arma da
coloro che cercano attenzione o fugace fama da tabloid o una sorta
di vendetta personale quando ci sono persone che hanno un vero e
disperato bisogno di questi servizi”.
Miller ha anche criticato il modo in
cui la stampa ha coperto la vicenda. “Imploro quei membri dei
media che hanno sconsideratamente diffuso false affermazioni e non
sono riusciti a riportare accuratamente la verità e il contesto di
questa storia, di attenersi a uno standard più elevato e di
prendersi il tempo per trovare i fatti, piuttosto che inseguire i
clic”.
La star di The
Flash è stata coinvolta in diverse controversie negli
ultimi anni. Nel 2022, Miller si è scusato per il loro
comportamento e ha annunciato di “soffrire [di] complessi
problemi di salute mentale” e di aver iniziato un trattamento.
Lo scandalo delle pubbliche relazioni, tuttavia, ha oscurato
l’uscita e la campagna promozionale di The
Flash, alla quale Miller non ha partecipato se non per
un’apparizione sul red carpet di Los Angeles, senza però rilasciare
dichiarazioni singole alla stampa.
Nella loro dichiarazione su Instagram, Miller ha scritto: “Come nota
personale, voglio che tutti sappiano che sto continuando a fare del
mio meglio per preservare il mio benessere e quello che posso per
invertire il danno collaterale che questo calvario ha causato a me
e alle persone vicine per me.”
Jodie Turner-Smith, star di Queen &
Slim e dell’imminente serie “Star
Wars”The Acolyte, si sta collegando alla
rete ed entra ufficialmente a far parte del cast di
Tron:
Ares. La star britannica è l’ultima aggiunta al cast
del threequel della Disney, e si unisce a Jared Leto,
Evan Peters e la star di “Past Lives”
Greta Lee. Joachim Rønning
(Maleficent
– Signora del male) dirigerà il film da una sceneggiatura
di Jesse Wigutow e Jack Thorne,
la cui produzione dovrebbe iniziare ad agosto (nonostante uno
sciopero degli attori).
Leto interpreterà Ares, la
manifestazione di un programma che diventa senziente e attraversa
il mondo umano, con Lee come programmatrice di videogiochi e CEO di
una società tecnologica che mira a proteggere la sua tecnologia che
cambia il mondo. Ulteriori dettagli sulla trama, comprese le
specifiche del ruolo di Turner-Smith, vengono tenuti nascosti. Dopo
la sua straordinaria interpretazione in Queen &
Slim della Universal, Turner-Smith ha recitato in ruoli
straordinari in After Yang di A24 con
Colin Farrell, Without Remorse di
Amazon Studios con Michael B. Jordan e The
Independent di Peacock con Brian Cox,
oltre a ruoli importanti in White Noise e
Murder Mystery 2 di Netflix.
Jodie Turner-Smith
ha anche recitato nel ruolo di Anne Boleyn nella miniserie in tre
parti della Sony Pictures Television, trasmessa inizialmente su
Channel 5 nel Regno Unito prima di debuttare su AMC + negli Stati
Uniti. È stata nominata per un NAACP Image Award per la sua
interpretazione. La vedremo presto in Bad Monkey,
al fianco di Vince Vaughn nella serie
AppleTV+ basata sul romanzo di Carl Hiaasen del
2013, e ha recentemente terminato la produzione di Star
Wars: The Acolyte per Disney+.
Turner-Smith si unisce al franchise
di Tron che porta avanti l’eredità dell’avventura
fantascientifica di lunga data. Il film originale, interpretato da
Jeff Bridges, ha debuttato nel 1982 ed è stato un
flop al botteghino nonostante le sue rivoluzionarie innovazioni
negli effetti visivi digitali. Nel corso del tempo, il film ha
sviluppato un seguito di culto, che ha portato al sequel del 2010
Tron: Legacy, interpretato da Bridges,
Garrett Hedlund e Olivia Wilde e
diretto da Joseph Kosinski (Top Gun:
Maverick) al suo debutto alla regia.
Uno dei generi più popolari al
cinema è quello del film di guerra. Appartengono ad esso tutti quei
lungometraggi che ripropongono battaglie o episodi realmente
accaduti nel contesto delle guerre passate, oppure inventando
racconti che si situano però all’interno di un contesto storico
veritiero. Negli ultimi anni, in particolare, la Prima
Guerra Mondiale è tornata protagonista sul grande schermo
grazie a tre titoli molto apprezzati: 1917, Niente di nuovo sul fronte
occidentale e 1918 – I giorni del
coraggio. Quest’ultimo, il cui titolo originale
è Journey’s End, è in realtà il
primo arrivato in sala dei tre, nel 2017, per la regia di
Saul Dibb.
In Italia, sfortunatamente, è stato
distribuito direttamente in DVD e nel solo 2020, con un titolo
italiano con cui si è cercato di cavalcare l’onda del successo
ottenuta da 1917, in un certo senso
accostando due film in realtà legati solo dal contesto in cui sono
ambientati. Perché mentre il film di Sam Mendes
non è basato su nessun reale episodio di quel conflitto, 1918 –
I giorni del coraggio propone invece il racconto di personaggi
inventati ma inseriti in un preciso evento di quella grande guerra,
ovvero l’Offensiva di primavera.
Il film è però prima di tutto
l’adattamento dell’omonimo testo teatrale del 1928 di
Robert CedricSherriff, già
adattato per il grande schermo nel 1930, nel 1931 e nel 1976, ma
anche nel 1988 come film TV per la BBC. Per tutti gli appassionati
dei film di guerra, questo nuovo adattamento è dunque un film
imperdibile, passato in sordina ma decisamente da riscoprire. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà utile
approfondire alcune dettagli di esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà possibile ritrovare ulteriori informazioni sulla
trama, il cast di attori e la
storia vera. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di 1918 – I giorni del
coraggio
Il film è mbientato durante gli
ultimi mesi della Prima Guerra Mondiale, nell’aprile del 1918, alla
vigilia dell’Offensiva di Primavera, ovvero l’ultimo tentativo da
parte dell’esercito tedesco di rovesciare le sorti della guerra. La
vicenda si svolge in una trincea sul fronte occidentale francese,
ad Aisne, dove un manipolo di soldati inglesi guidati dal capitano
DenisStanhope, attende in prima
linea l’attacco della Germania. Fresco di addestramento, nonostante
gli avvertimenti, il sottotenente JimmyRaleigh decide di farsi assegnare proprio al
battaglione di Stanhope.
I due sono infatti amici d’infanzia
e Raleigh spera dunque di poter affrontare gli orrori della guerra
accanto a qualcuno in grado di allietare anche i momenti più
difficili. Egli tuttavia si trova dinanzi ad un uomo molto
diverso da quello di un tempo e che imparerà a conoscere di nuovo
nei sei giorni di attesa prima dell’offensiva nemica. La guerra ha
profondamente cambiato Stanhope e più la nuova battaglia si
avvicina, più i rapporti tra i due diventano tesi. In quel tempo
d’attesa, inoltre, Raleigh e gli altri soldati si troveranno anche
a dover fare i conti con le proprie paure e speranze.
Il cast di 1918 – I giorni del
coraggio
Ad interpretare il protagonista,
ovvero il sottotenente Jimmy Raleigh, vi è l’attore Asa
Butterfield, oggi meglio noto per la serie NetflixSex Education. L’attore
Sam Claflin,
visto anche in Io prima di te e
Resta con me, recita
invece chi nei panni del capitano Denis Stanhope. Durante alcune
ricerche svolte per prepararsi al film, Claflin ha scoperto che il
suo bis-bisnonno era in un battaglione inviato alla battaglia di
St. Quentin, la stessa rappresentata alla fine del film. Nel film
recitano poi gli attori Paul Bettany
nel ruolo del tenente Osborne, Toby Jones in
quelli del soldato Mason e Stephen Graham per il
ruolo del sottotenente Trotter.
1918 – I giorni del
coraggio, l’opera da cui il film è tratto e la storia
vera
Come anticipato, il film è il quinto
adattamento cinematografico dell’opera teatrale Journey’s
End, scritta nel 1928 da R. C. Sherriff.
Questi aveva visto in prima persona l’effetto di anni di guerra sui
suoi amici e conosceva la paura e il terrore dell’aspettare un
attacco imminente, aspettando la fine del proprio viaggio (da qui
il titolo dell’opera). I personaggi della commedia sono dunque
basati sugli uomini con cui Sherriff aveva prestato servizio nel 9°
battaglione del reggimento dell’East Surrey. L’autore, inoltre,
ambienta il proprio racconto nei giorni precedenti l’inizio
dell’Offensiva di primavera, anche nota come
Kaiserschlacht.
Questa si riferisce ad una serie di
attacchi predisposti dall’esercito tedesco svoltisi durante la
primavera del 1918, con i quali si tentò di recuperare quanto fino
a quel momento perso. Le potenze dell’Intesa (Impero Britanico,
Francia e Impero Russo) furono colte completamente di sorpresa da
tale contrattacco, avvenuto proprio quando ormai si pensava che
l’esercito tedesco fosse prossimo al crollo e dunque non più
meritevole di particolari attenzioni. Tuttavia, nonostante
inizialmente i tedeschi riuscirono effettivamente ad ottenere
alcune significative vittorie, dopo tre mesi il loro potenziale si
esaurì.
Il comando supremo tedesco, guidato
dal feldmaresciallo Paul von Hindenburg e dal suo principale
collaboratore, generale Erich Ludendorff, esaurì infatti con questa
serie di costose offensive le residue forze dell’esercito,
pregiudicando dunque ogni possibilità di vittoria e intaccando
anche la capacità di resistenza sul fronte occidentale. Ciò permise
all’Intesa di riorganizzarsi e portare avanti l’Offensiva
dei Cento giorni, che in pochi mesi ha portato la Germania
all’essere costretta ad ammettere la sconfitta, sancita
dall’armistizio di Compiègne dell’11 novembre 1918. Nel corso
dell’Offensiva di primavera, tuttavia, persero la vita oltre 850
mila soldati dell’Intesa e circa 688 mila soldati dell’esercito
tedesco.
Il trailer di 1918 – I giorni
del coraggio e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
1918 – I giorni del coraggio grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Google Play, Rai Play e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 30 giugno alle ore 21:20
sul canale Rai 3.
Il DCEU andrà
presto incontro a reboot ma, nel suo decennio di vita, ha adattato
un’ampia selezione di personaggi della DC Comics,
tra cui dieci cattivi che vengono solo citati piuttosto che
mostrati. Dopo il successo di
The Avengers della Marvel, che ha ridefinito la
cultura pop, la Warner Bros. e la
DC hanno iniziato il loro universo condiviso con
L’uomo d’acciaio del 2013, il cui focus sulle
origini di Superman non ha impedito di alludere a
un più ampio universo DC che circonda Clark Kent.
Nelle ultime puntate del DCEU,
prima del parziale
reboot di James Gunn e Peter Safran, il franchise ha
riconosciuto o almeno fatto riferimento a dieci supercriminali
senza raffigurarli visivamente: scopriamo assieme chi sono.
L’Enigmista
L’Enigmista è uno dei
nemici più famosi di Batman che, grazie alla sua intelligenza
acuta, sfida la famiglia di Batman mediante enigmi letali. Il
costume dell’Enigmista nel DCEU
appare nella Batcaverna in Batman v Superman: Dawn of Justice e il suo
logo con il punto interrogativo appare come graffito durante la
resa dei conti tra Batman e Superman. L’Enigmista del DCEU
sarebbe dovuto apparire nel live-action come uno dei supercriminali
alleati di Lex Luthor, che avrebbe usato la sua
genialità per risolvere l’Equazione Anti-Vita, ma dal momento che i
previsti sequel di Justice League di Zack Snyder sono stati
cancellati, l’esistenza dell’Enigmista è stata riconosciuta solo
attraverso dei riferimenti.
Il Pinguino
Un altro membro di spicco
dell’iconica galleria di
nemici di Batman, il riferimento più diretto al
Pinguino si trova nella
versione cinematografica di Justice League, quando
Alfred si riferisce scherzosamente a “pinguini a
molla che esplodono” durante una conversazione con Bruce
Wayne. Tuttavia, è ormai chiaro che la
versione cinematografica di Justice League non è da considerare
parte del canone, poiché altri film del DCEU fanno
riferimento direttamente alla director’s cut, ma questo non è
l’unico easter egg che riconosce il Pinguino. Nella guida
all’interno dell’universo di Daniel Wallace,
Time Out Shortlist Gotham and Metropolis,
l’Iceberg Lounge è confermato essere un locale di
Gotham City, il che certifica che il Pinguino fa ancora parte del
DCEU.
Cappellaio Matto
Il Cappellaio
Matto, un
cattivo di Batman particolarmente pericoloso e con
un’inclinazione al controllo mentale, viene citato in una battuta
di circostanza in Peacemaker.
Il vicino di casa dell’antieroe cita diversi criminali di Batman,
sottolineando che una differenza fondamentale tra
Batman e Peacemaker è che il primo non uccide. In
particolare, Batman viene mostrato mentre uccide i criminali in
Dawn of Justice, ma il DCEU ha
chiarito che Batman ha seguito la regola di non uccidere per la
maggior parte della sua carriera di supereroe, infrangendola solo
durante gli eventi del film del 2016 come modo per mostrare quanto
fosse vicino a diventare un cattivo. Dopo gli eventi di Dawn of Justice, Batman ha ripristinato la sua
regola di non uccidere.
Il dottor Esopo
Nell’universo DC Comics
pre-Flashpoint, il Dottor Esopo era un membro
dell’era moderna della
rogue’s gallery di Batman. Mentre nei fumetti Aesop è un boss
del crimine, è stato ripensato per il DCEU nel
libro del 2016 Batman v Superman: Dawn of Justice – Cross
Fire, di Michael Kogge. Il Dottor Esopo del
DCEU era
un ex dipendente della WayneTech, specializzato in robotica, prima
di minacciare di usare le sue invenzioni contro l’umanità e di
essere rinchiuso nel manicomio di Arkham. Sebbene il Dottor Esopo
abbia un ruolo diretto in una proprietà del DCEU, non
appare in alcun materiale live-action.
Jackalope
Un altro cattivo del
DCEU che
appare in Cross Fire è Jackalope, anch’egli ex
dipendente della Wayne Enterprises, poi rinchiuso nell’Arkham
Asylum del DCEU.
Jackalope ha un aspetto da coniglio e delle corna prostetiche che è
costretto a indossare sempre. Non è chiaro il motivo esatto del
licenziamento di Jackalope e del suo successivo
ingresso ad Arkham, ma alla fine diventa un alleato criminale del
Dottor Esopo. Jackalope è, in particolare, un
cattivo originale creato per il DCEU, ma
dal momento che la sua unica apparizione è nel romanzo Cross
Fire, egli, come Esopo, non conta alcuna apparizione nel
DCEU in
live-action.
Carmine Falcone
Uno
dei più noti boss di Gotham City nel mito di
Batman,
Carmine Falcone
ha fatto numerose apparizioni negli adattamenti live-action di
Batman.
Non sorprende che
Falcone
sia stato citato più volte nelDCEU:
i primi casi sono stati nella guida
Time Out Shortlist Gotham and Metropolis
e inSuicide
Squad
del 2016. Falcone viene citato anche inThe Flash,
quando suo figlio scatena il caos a Gotham nell’atto iniziale del
film.
Sofia Falcone-Gigante
Un’altra
famosa nemica di Batman e membro della famiglia criminale
Falcone,
Sofia Falcone-Gigante
è nota per il suo ruolo nelle iconiche storyline
Batman: The Long Halloween
e
Batman: Dark Victory,
di
Jeph Loeb
e
Tim Sale.
Come suo padre, Carmine Falcone, Sofia è citata nella guida
Time Out Shortlist Gotham and Metropolis
come proprietaria del ristorante e del nightclub Falcone’s. Il
locale appare nel paesaggio urbano di Gotham inSuicide
Squad,
facendo anche indirettamente riferimento a
Sofia
e alla famiglia criminale
Falcone.
Tony Gallo
Uno dei tanti easter egg DC
presenti in Man of Steel è il Casinò
Utopia, visto a Metropolis durante il corpo a corpo tra il
Generale Zod e Superman nel
finale del film. Nell’universo DC Comics, il Casinò Utopia è di
proprietà di Tony Gallo, un uomo d’affari corrotto
e legato al crimine organizzato. Gallo ha introdotto la kryptonite
nella malavita di Metropolis nei fumetti di Superman dell’era
moderna, ma nel DCEU la
kryptonite è stata usata come arma da Lex Luthor,
come si è visto in Dawn of Justice. Tuttavia, il riferimento
indiretto a Gallo attraverso il suo casinò sia in Man of Steel che in Time Out
Shortlist prefigura le apparizioni della kryptonite nel
DCEU.
Naeco
Naeco è un oscuro
nemico extraterrestre di Aquaman della Silver Age della DC Comics.
Nel DCEU,
Naeco sembra essere un nemico passato della Justice Society of
America e viene citato nel fumetto prequel di Black Adam, Black
Adam – The Justice Society Files: Hawkman. Sebbene Naeco
stesso non appaia nel fumetto prequel, il suo tridente di uritrium
appare, e l’arma viene confiscata dalla JSA dopo la sconfitta di
Naeco.
Reverse-Flash
Reverse-Flash,
noto anche come Eobard Thawne, è il più grande
nemico di Barry Allen e si prevedeva che sarebbe
apparso in The
Flash del 2023. Reverse-Flash stesso non appare nel film, ma
viene citato visivamente più volte. La controparte più giovane di
Barry Allen viene mostrata per la prima volta con lo stesso schema
di colori giallo e rosso di Reverse-Flash e il fulmine del cattivo
Dark Flash, pur essendo solitamente viola, appare occasionalmente
rosso, con un ulteriore riferimento alla connessione di
Reverse-Flash con la Forza di Velocità Negativa. Il regista di
The Flash, Andy Muschietti,
conferma anche che Reverse-Flash, nonostante non appaia, è
l’assassino di Nora Allen, ribadendo che fa parte
del vecchio DC
Extended Universe.
Gli Skrull del MCU
possono essere identificati in diversi modi, anche quando si
mascherano da qualcun altro. I Marvel Studios hanno introdotto gli
Skrull nel MCU
in Captain Marvel del 2019, in cui la razza
mutaforma cercava rifugio dopo essere stata costretta a una lunga
guerra con i Kree. In un importante cambiamento
rispetto alla loro storia nei fumetti, gli Skrull del MCU
sono stati mostrati come alleati dell’umanità, una razza altrimenti
pacifica che si è trasformata in guerrieri per sopravvivere.
Tuttavia, Secret Invasion della Fase 5 ha dimostrato quanto gli Skrull possano essere pericolosi: una fazione
ribelle si è infiltrata silenziosamente sulla Terra per diversi
anni, assumendo le identità di personaggi di alto livello del
MCU.
Nelle loro forme naturali, gli
Skrull sono immediatamente riconoscibili
grazie alla loro pelle verde, alle orecchie a punta e alla mancanza
di peli sul corpo. Tuttavia, la loro innata capacità di mutare
forma permette loro di assumere la forma di qualsiasi essere
vivente fino al DNA, il che consente loro di integrarsi
perfettamente in qualsiasi civiltà. Questo è stato visto più volte
nella loro breve carriera nel MCU,
dato che gli Skrull hanno impersonato personaggi
come Soh-Larr, Carol Danvers,
R. Keller, Phil Coulson,
MariaHill e Nick Fury in
Secret Invasion. Tuttavia, l’impersonificazione degli
Skrull non è mai esatta, anche se la voce, il
corpo fisico e l’abbigliamento possono essere imitati con
precisione: in questo articolo analizziamo 6 indizi per
identificare uno Skrull.
Gli Skrull non assumono le
caratteristiche di coloro che imitano
Quando si trasformano nella forma
di un altro essere vivente, gli Skrull sono in grado di replicare i ricordi
recenti del corpo che emulano, il che consente loro di integrarsi
meglio nella società. È stato dimostrato che gli
Skrull sono in grado di vedere anche i ricordi più
lontani nel tempo, anche se devono usare una tecnologia avanzata
per estrarre questi ricordi, come nel caso di Carol
Danvers in Capitan Marvel e di diversi ospiti umani in
Secret Invasion. Il fatto che gli Skrull
possano copiare solo i ricordi a breve termine dell’individuo che
impersonano significa che c’è un modo sicuro per identificare se
qualcuno è uno Skrull: semplicemente
interrogarlo.
Gli Skrull copiano solo i ricordi
a breve termine
InCaptain Marvel,
Danvers
interrogaNick Fury
sui suoi primi anni di vita per dimostrare che non è unoSkrull
e
Yon-Rogg
interroga uno Skrull travestito da Capitan Marvel, che fallisce il test.
Questa sembra essere una tecnica infallibile per identificare uno
Skrull, molto utilizzata dalle stesse forze
Kree.
Sembra però che gli Skrull abbiano migliorato il loro sistema di
sostituzione degli esseri umani, dato cheSecret Invasion ha
rivelato che le macchine vengono utilizzate per estrarre i ricordi
più profondi dai corpi degli ospiti, permettendo forse alla
ribellioneSkrull
di infiltrarsi più facilmente nell’umanità, diffondendosi
ulteriormente in preparazione del loro imminente
attacco.
Gli Skrull non possono imitare i
doni sovrumani
Oltre a non poter imitare i
tratti della personalità e i ricordi lontani, gli Skrull non sono nemmeno in grado di copiare le
doti sovrumane, se assumono la forma di un supereroe o di una
persona potenziata. Questo renderebbe sicuramente più facile
determinare chi è uno Skrull se alcuni degli eroi
più importanti del MCU
dovessero essere sostituiti, dato che molti dei più potenti eroi
della Terra hanno poteri soprannaturali o sovrumani molto specifici
che li rendono immediatamente riconoscibili. Sebbene gli Skrull non
siano in grado di copiare i superpoteri preesistenti, sembra
possibile che agli Skrull vengano concesse abilità
potenziate, come si è visto nei trailer di Secret Invasion. Kingsley
Ben-Adir ha debuttato come Gravik
nell’episodio 1 di Secret Invasion, “Resurrection”, il leader
della ribellione Skrull sulla Terra. Anche se non si sa ancora
molto del nuovo sinistro Skrull, i trailer di Secret Invasion hanno rivelato che nel corso
della serie verrà potenziato, il che ha portato molti a credere che
potrebbe assumere il ruolo del Super-Skrull della Marvel Comics. Il Super-Skrull è stato dotato
delle abilità dei Fantastici Quattro, garantendogli un potere
superiore a quello dei suoi compagni Skrull, e questo sembra essere
il caso di Gravik nella Fase 5
del MCU.
Ciò potrebbe rendere più difficile l’identificazione di uno
Skrull se è mascherato da supereroe.
Gli Skrull hanno abilità innate
potenziate
Sebbene gli Skrull non siano in grado di copiare le
abilità dei superuomini, hanno un’impressionante serie di poteri
innati, donati dalla loro fisiologia Skrull. Oltre a poter assumere
la forma di qualsiasi essere vivente, gli Skrull possiedono anche
un’ampia gamma di poteri rafforzati dal fatto che il loro corpo non
è fatto di carbonio come quello degli umani. Nelle loro apparizioni
in Captain Marvel e Secret Invasion, gli Skrull hanno dimostrato
di essere incredibilmente forti e, durante le intense scene di
combattimento, di essere combattenti resistenti e agili. Queste
doti li distinguono certamente dalla media degli umani. Gli
Skrull hanno anche una durata di vita molto
più lunga degli umani, il che sarebbe un chiaro indizio nel caso in
cui uno Skrull fosse mascherato da umano per diversi decenni – come
nel caso del Talos di Ben
Mendelsohn, che è cambiato a malapena in trent’anni.
Secret Invasion ha anche confermato che gli
Skrull hanno un’immunità ad alti livelli di radiazioni. Questo
rende un impianto nucleare abbandonato il luogo perfetto per
Gravik per creare la sua base, poiché gli Skrull
non sono influenzati dalle radiazioni. Questo significa anche
cattive notizie per l’umanità, poiché Gravik
intende sradicare la razza umana usando le radiazioni nucleari, che
sono innocue per gli Skrull e li distinguono certamente da
qualsiasi altro essere umano.
Gli Skrull tornano alla loro forma
naturale quando vengono uccisi
Questo è forse il modo più
drastico per determinare se qualcuno è uno Skrull,
ma ucciderlo funziona sicuramente, poiché gli Skrull tornano alla loro forma naturale, con
la pelle verde, quando muoiono. Sfortunatamente, se qualcuno è
sospettato di essere uno Skrull e viene ucciso, ma poi si scopre
che in realtà è umano, le conseguenze di questa azione potrebbero
essere terribili. Tuttavia, questo metodo è un modo infallibile per
identificare uno Skrull, poiché la sua trasformazione non può
essere mantenuta dopo la sua morte. Questo è stato visto diverse
volte nel MCU,
come nel caso di uno Skrull travestito da Phil
Coulson in Captain Marvel e, più recentemente,
nell’episodio 1 di Secret Invasion . Il primo episodio di
Secret Invasion si apriva con
l’Everett K. Ross di Martin
Freeman che ascoltava l’agente della CIA Prescod
descrivere il piano di dominazione del mondo della ribellione
Skrull, prima di rivelare di essere uno
Skrull. Ross viene infine ucciso da Talos, che si
ritrasforma in uno Skrull di fronte a Maria Hill,
rappresentando la prima prova di cui lei aveva bisogno per
stabilire che gli Skrull stavano mettendo in atto il loro piano e
che Nick Fury doveva tornare sulla Terra. Questa
rivelazione è stata scioccante, poiché Ross era stato un punto
fermo del
franchise di Black Panther dopo il suo debutto in
Captain America: Civil War, anche se ora non è chiaro
per quanto tempo esattamente sia stato uno Skrull sotto mentite spoglie.
Gli Skrull possono essere
individuati nel MCU
Gli Skrull Detector non
sono ancora stati visti nel MCU
live-action, ma la loro esistenza è stata confermata grazie al
fumetto prequel Guardians of the Galaxy Infinite e al
romanzo prequel di Captain Marvel, Captain Marvel: Starforce on the Rise.
I Rivelatori di Skrull sono in grado di rintracciare un pezzo
unico di codice nel DNA di uno Skrull, determinando se quella
persona è uno Skrull o meno. Questi rivelatori sono stati
utilizzati dai guerrieri Kree durante la Guerra
Kree-Skrull e in seguito sono stati venduti da un
trafficante del mercato nero su un pianeta chiamato Conjunction,
visitato da Gamora. Anche se non sono ancora stati
introdotti nel live-action, i rivelatori Skrull potrebbero essere
fondamentali per la trama di Secret Invasion. I rivelatori di Skrull giocano un ruolo importante anche nella
storia di Secret Invasion della Marvel Comics e in quelle successive:
Iron Man di Tony Stark ha persino
un rivelatore inserito nella sua tuta, che gli permette di vedere
attraverso le illusioni degli Skrull. Si tratterebbe di una
tecnologia molto utile nella Fase 5 del MCU,
soprattutto se alcuni personaggi di rilievo del MCU
si rivelassero Skrull sotto mentite spoglie. È anche possibile che
gli eroi con capacità telepatiche, i sensitivi e gli utenti di
magia del Marvel Cinematic Universe siano in
grado di identificare facilmente chi è uno Skrull,
il che significa che per gli Skrull potrebbe non essere così
semplice mimetizzarsi nell’umanità come inizialmente previsto.
L’attore Alan
Arkin, premio Oscar per il suo ruolo in Little Miss Sunshine, è morto all’età di 89
anni. La notizia è stata annunciata venerdì mattina dai suoi figli
Adam, Matthew e Anthony, che hanno rilasciato una dichiarazione
congiunta a nome della famiglia alla rivista People.
La dichiarazione riporta:
“Nostro padre era una forza della natura di talento unico, sia
come artista che come uomo. Un marito amorevole, padre, nonno e
bisnonno, era adorato e ci mancherà profondamente”.
Alan Arkin è nato
nel 1934 a Brooklyn, New York. La sua famiglia era composta da
immigrati ebrei dalla Russia e dalla Germania. Suo padre era un
artista e scrittore e sua madre era un’insegnante. Ha fatto la sua
prima apparizione sul grande schermo come cantante non accreditato
in Calypso Heat Wave di Fred
Sears. Arkin ha fatto il suo debutto a Broadway nel
musical From the Second City. Successivamente ha interpretato il
ruolo di David Kolowitz nella commedia di Broadway Enter
Laughing, per la quale ha vinto un Tony Award.
Alan Arkin ha ottenuto la sua prima nomination
all’Oscar nella categoria Miglior attore per il suo primo ruolo
importante sullo schermo nella commedia di Norman
Jewison del 1966 Arrivano i russi, arrivano i
russi. Arkin è stato nominato di nuovo nel 1968 per il
ruolo di muto in The Heart Is a Lonely Hunter di
Robert Ellis Miller.
Alla fine ha vinto un Oscar nel 2006
per la sua performance in Little Miss Sunshine,
con Steve Carell, Toni Collette e un giovane
Paul Dano. Alan Arkin ha accumulato oltre 100 crediti
cinematografici nel corso della sua carriera. I film degne di nota
includono Catch-22, Edward mani di
forbice, Freebie and the Bean,
Slums of Beverly Hills e Wait Until
Dark, dove ha recitato al fianco di Audrey
Hepburn.
Arkin ha avuto anche una
significativa carriera a Broadway, sia come attore che come
regista. Oltre al Tony Award del 1963 come miglior attore
protagonista per Enter Laughing, è stato nominato
ai Tony nel 1973 per la regia della produzione originale dell’ormai
classico film di Neil Simon The Sunshine Boys, con
Jack Albertson e Sam Levene.
Altri crediti recitativi a Broadway includono From the
Second City del 1961 e Luv del 1964. Ha
diretto Hail Scrawdyke! nel 1966,
Molly nel ’73 e, più recentemente, Taller
Than a Dwarf nel 2000.
Oltre al suo lavoro cinematografico
e teatrale, Arkin è stato nominato per sei Emmy Awards, più
recentemente per la commedia di NetflixThe Kominsky Method. Ha
lasciato lo spettacolo dopo la sua seconda serie. Arkin ha anche
ricevuto una nomination agli Emmy come attore protagonista in una
serie limitata o in un film per il ruolo di Harry Rowen in
The Pentagon Papers nel 2003. Il suo altro lavoro
televisivo degno di nota include la sua interpretazione di Leon
Felhendler in Fuga da Sobibor, e più recentemente
come voce di J.D. Salinger nella serie animata
Netflix Bojack Horseman.
Ecco il trailer del
nuovo film di Luca Lucini,
Le mie ragazze di carta. Con Maya Sansa,
Andrea Pennacchi, Alvise Marascalchi, Cristiano Caccamo, Raffaella
Di Caprio, Alessandro Bressanello, Christian Mancin, Marta
Guerrini e con Giuseppe Zeno e con la
partecipazione di Neri Marcorè, al cinema dal 13 luglio distribuito
da Adler Entertainment.
Le mie ragazze di carte, la trama
LE MIE RAGAZZE DI CARTA
racconta, attraverso il codice universale della commedia, due
momenti decisivi della vita di tre adolescenti: il passaggio dalla
pubertà alla preadolescenza vissuto tra primi amori e partite di
rugby e quello dal mondo della campagna al mondo della città.Siamo alla fine degli anni 70, nel trevigiano, in un periodo in
cui la rapida espansione delle città
investe anche
la famiglia Bottacin, composta da Primo, Anna e Tiberio. Per loro,
e in particolare per il giovane Tiberio, il cambiamento dalla vita
contadina a un contesto urbano sarà piuttosto tumultuoso. Il
racconto di un periodo storico di grandi trasformazioni sociali ed
economiche, in cui anche le sale cinematografiche, luoghi tipici di
fruizione comunitaria, dovettero ripiegare verso una programmazione
a luci rosse per evitare il fallimento.
Monte
Verità è il nome che è stato dato nel 1900 al Monte
Monescia, una collina sopra la città di Ascona, nel Canton Ticino
Svizzero. L’altopiano dà il titolo al nuovo film di Stefan
Jäger, regista, sceneggiatore e docente svizzero dalla
lunga filmografia durante la quale ha anche spaziato in tematiche e
generi piuttosto diversi tra loro. Presentato due anni fa al
Festival di Locarno, il film racconta una storia di finzione
innestata in una reale dove alcune persone hanno cercato di portare
una rivoluzione d’ideali, in un contesto culturale rigido e
spigoloso.
Monte Verità, la
trama
Siamo all’inizio del XX
secolo e l’unico personaggio inventato è quello della giovane
moglie e madre Hanna Leitner (Maresi Riegner),
anche se il suo sviluppo ha una plausibilità estremamente attinente
con la vita della maggior parte delle donne ricche dell’epoca.
Hanna soffre d’asma, ha due bimbe che ama follemente ma con cui non
può giocare per non affaticarsi su consiglio dei medici che la
seguono. Suo marito (Philipp Hauss) è taciturno,
dispotico, altezzoso e tremendamente stereotipato. Un bel giorno
Hanna inizia una nuova terapia con un dottore allievo di Freud,
tale Otto Gross (Max Hubacher), che le parla di un
posto immerso nella natura in cui poter essere senza vincoli e dove
già alcune persone hanno scelto di trasferire le loro vite.
Tra le primissime
immagini di Monte Verità c’è la fuga
notturna in treno della protagonista, che si affaccia da un
finestrino per guardare sospirante la liberazione appena
conquistata, quando le vola via il cappellino di paglia. Dopo
qualche attimo in cui resta ferma, rientra e si siede
ricomponendosi, guardandosi attorno un po’ in imbarazzo. Una
sequenza estremamente chiara nella sua semplicità, che anticipa
anche la velocità con cui passa via l’intero film, che tenta di
raccontare e parlare di libertà (con la L maiuscola), descrivendo
un periodo storico in cui il concetto rappresentava veramente una
frattura radicale da ogni legame, idea, relazione.
La ricerca della Libertà
Prendere una posizione
come quella dei veri personaggi della storia del Monte
Verità, significava essere radiati dalla società, da ogni
rapporto familiare, amicale e lavorativo. Tant’è che la comunità
che è sorta in quegli anni e durata fino al 1920, è stata
d’ispirazione per il movimento dei figli dei fiori, altro periodo
storico in cui la ribellione dal padre padrone aveva in sé il
desiderio d’interruzione della guerra in Vietnam, o comunque il
bisogno di cercare delle risposte a domande a cui il sistema “dei
grandi” replicava solo con la repressione.
La base vacillante del
film di Stefan Jäger sta proprio qui: nell’aver
preso a modello un fatto poggiato su un contesto in cui la lotta
veniva da menti d’intellettuali, per annacquarla descrivendo lo
svincolo di una giovane donna da un matrimonio opprimente e
violento, certamente, ma stilizzandolo in modo quasi
adoloscenziale. Hanna infatti sfiora alcuni discorsi con gli altri
abitanti della comunità, ma nulla è davvero profondo o
approfondito, come in realtà avrebbe potuto essere per risultare
credibile. Anche i confronti, che pure ci sono, con la sua
precedente vita rimangono sentimentalistici, e il film finisce per
banalizzare anche gli stessi argomenti di cui si fa portavoce.
Un crocevia di artisti
Per il Monte
Verità, all’epoca, erano passati artisti, letterati e
politici di ogni caratura, tra cui Herman Hesse (interpretato da
Joel Basman), la danzatrice Isadora Duncan,
l’anarchico Bakunin, il dadaista Hugo Ball, l’architetto del
Bauhaus Walter Gropius, Paul Klee, solo per citarne alcuni. E tra i
fondatori c’è Ida Hofmann (Julia Jentsch), una
pianista e insegnate di musica.
Stefan
Jäger coglie perciò il pretesto di afferrare temi di cui
oggi l’attualità è infarcita, ma conferendogli un’atmosfera eterea,
magica, marcatamente superficiale, che finisce per essere molto
suggestiva e intrigante – e sicuramente, trattando solo di
fotografia, luci e messa in scena, la resa è indiscutibilmente
buona – attorno a situazioni che, naturalmente, invece, avrebbero
implicato ben più conflitti interiori.
Dwayne Johnson è il protagonista dell’action Black Adam, il primo lungometraggio che
esplora la storia del Supereroe DC di Kahndaq, dotato di poteri
divini e liberato dopo cinquemila anni di prigionia, in
prima tv lunedì 3 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45
anche su Sky Cinema Action) e in streaming su NOW. Su Sky il film
sarà disponibile on demand, anche in 4K.
In
Black Adam Johnson recita al fianco di Aldis
Hodge (“City on a Hill”, “Quella notte a Miami”) nei panni
di Hawkman; Noah Centineo (“Tutte le volte che ho
scritto ti amo”) nei panni di Atom Smasher; Sarah
Shahi (“Sex/Life”, “Rush Hour – Missione Parigi”) in
quelli di Adrianna; Marwan Kenzari (“Assassinio sull’Orient
Express”, “La Mummia”) è Ishmael; Quintessa
Swindell (“Voyagers”, “Trinkets”) è Cyclone; Bodhi
Sabongui (“A Million Little Things”) è Amon, mentre
Pierce Brosnan (i franchise di “Mamma Mia!” e
James
Bond) interpreta il Dr. Fate.
La sceneggiatura è scritta da
Adam Sztykiel, Rory Haines e
Sohrab Noshirvani ed è basata sui personaggi della
DC, tratti dai personaggi creati da Bill Parker e C.C. Beck. Il
film è stato distribuito nelle sale italiane da Warner Bros.
Pictures.
La trama del film
Nell’antica Kahndaq a Teth-Adam
furono conferiti gli onnipotenti poteri degli Dei. Una volta
utilizzati i suoi poteri per vendetta, venne imprigionato e divenne
Black Adam. Sono passati circa 5,000 anni e Black Adam è passato da
uomo a mito, fino a diventare leggenda. Oggi libero, scopre che la
sua unica forma di giustizia, nata dalla rabbia, è messa in
pericolo dagli eroi dei nostri tempi: la Justice Society formata da
Hawkman, Doctor Fate, Atom Smasher e Cyclone.
Out of The Box
(Ootb) è un progetto della
Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia
che apre le attività del nuovo polo veneziano CSC Immersive
Arts, con sede nella laguna sull’Isola di San Servolo.
Fortemente voluto dalla Presidente Marta Donzelli
e ideato dal produttore Carlo Cresto-Dina, Ootb
inaugura una conversazione innovativa sui processi creativi
tra il mondo del cinema e dell’audiovisivo e altre discipline che
vanno dalla scienza all’architettura, dalla musica, all’arte, alla
letteratura. Una vera e propria scuoladi pensiero sull’intelligenza collettiva e il
futuro delle immagini in movimento che aprirà le sue porte dal
24 al 30 settembre a venticinque partecipanti
selezionati a livello internazionale.
Rivolta a quanti lavorano nel
cinema e nella televisione (registi, sceneggiatori, produttori,
attori, scenografi, montatori, direttori della fotografia…), ma
soprattutto a studenti di eccellenza che muovono i primi passi con
le immagini in movimento, Out of The Box vuole
essere un’occasione per pensare fuori dalla scatola,
attraverso l’incontro con conoscenze e punti di vista nuovi. I
partecipanti saranno invitati a confrontarsi con un gruppo di
esperti, figure di altissimo rilievo
provenienti da ambiti molto diversi (botanici, neurologi,
scrittori, programmatori, curatori museali, compositori,
urbanisti).
Promosso dalla
FondazioneCentro Sperimentale di
Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema e cofinanziato
dall’Assessorato all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro della
Regione del Veneto il progetto è realizzato in
collaborazione con la Den Danske Filmskole, la
Scuola Nazionale di Cinema della Danimarca, e la
FAMU, Facoltà di cinema e televisione di
Praga.
Il programma
I partecipanti di Ootb arriveranno
a destinazione domenica 24 settembre e avranno modo di conoscersi,
prima di iniziare le attività didattiche. Da lunedì a venerdì, ogni
giornata sarà strutturata allo stesso modo: la mattina sarà
impegnata da una lectio magistralis
organizzata in tre momenti in cui ciascuno degli esperti di fama
internazionale racconterà il proprio lavoro, converserà con un
moderatore cercando intersezioni tra la propria disciplina e il
linguaggio delle immagini in movimento, dialogando infine con i
partecipanti su una traccia di interazione strutturata.
Nel pomeriggio si terrà un
“duello”, cioè una sfida intellettuale tra due
esperti che si provocheranno l’un l’altro ponendosi a turno sei
domande.
Tra gli esperti invitati:
Vikram Chandra, scrittore ed esperto di computer
coding; Hannah Critchlow, neurologa e
professoressa all’Università di Cambridge; Stefano
Mancuso, neurobotanico e professore all’Università di
Firenze; Frances Morris, curatrice museale e
direttrice onoraria della Tate Modern di Londra; Lucia
Ronchetti, compositrice e direttrice della Biennale Musica
di Venezia.
A completare le attività, saranno
chiamati alcuni “green lighters” provenienti dal
mondo del cinema e dell’audiovisivo, figure internazionali di alto
profilo che all’interno della loro istituzione o azienda hanno la
responsabilità di decidere quali progetti vengono realizzati.
Ciascuno di loro darà il proprio contributo illustrando un’opera
audiovisiva ritenuta rilevante rispetto alle domande al centro di
Out of the Box.
Inoltre, in una delle giornate sarà
organizzata una “gita scolastica” guidata dal professor
Antonio Mazzotta, rinomato storico dell’arte e
grande esperto del Rinascimento, dedicata ad una sola opera:
La Tempesta (1506-1508), capolavoro di
Giorgione. L’intero programma si svolgerà in
lingua inglese.
Come
partecipare
Destinato a chiunque lavori
nell’ambito cinematografico e televisivo, di qualunque provenienza
geografica, Ootb coinvolgerà un numero massimo di 25
partecipanti, selezionati tra professionisti
dell’audiovisivo e studenti regolarmente
iscritti a una delle tre scuole che prendono parte
all’organizzazione del progetto. Tutte le info sulla procedura di
ammissione che chiude il 20 luglio, su
Ambientato nelle soleggiate spiagge
della Sardegna, Silent Land (qui
il trailer) è un film drammatico diretto dalla regista
polacca Aga Woszczynska. La pellicola, prodotta
nel 2021 e distribuita solo ora in Italia dalla I Wonder
Pictures, racconta la crisi di una coppia polacca, Anna e
Adam. Nel cast ritroviamo Agnieszka Zulewska nel ruolo della
protagonista femminile, mentre Dobromir Dymecki
interpreta il protagonista maschile.
Silent Land: i segreti nascosti in
Sardegna
Anna e Adam si trasferiscono durante
l’estate in una piccola cittadina della Sardegna, affittando una
spaziosa villa con piscina; trovando quest’ultima vuota ed
inagibile, i due turisti polacchi contattano il proprietario
affinché la sistemi in pochi giorni. Nonostante la scarsità idrica
della zona, il proprietario finisce per acconsentire, incaricando
un operaio immigrato di occuparsi delle riparazioni.
Anna sembra restare subito
affascinata ed attratta dall’aspetto mediterraneo del ragazzo. La
relazione tra lei e Adam che all’inizio sembra essere normale e
stabile, inizia pian piano a sgretolarsi. La morte dell’operaio,
scivolato e caduto nella piscina, diviene l’evento scatenante per
la crisi tra i due, in un vortice di incomprensione, mancanza di
dialogo e sensi di colpa. Pur cercando di evitare i propri
sentimenti ed i propri problemi di coppia con escursioni, cene ed
altri svaghi, finiranno per scontrarsi l’uno con l’altro.
Un simbolismo insistito
Silent Land risulta
essere una pellicola eccessivamente lenta, priva di avvenimenti
rilevanti o di una trama effettivamente avvincente. La quasi totale
mancanza di sottofondo musicale e la presenza di pochi e scarni
dialoghi rende difficile per lo spettatore mantenere l’attenzione.
La regista sembra puntare specialmente su una comunicazione visiva,
trasmettendo tutto attraverso i singoli dettagli: le riprese del
mare, i particolari della piscina, le silenziose corse dei due
polacchi.
Pur curando in maniera dettagliata
l’aspetto prettamente visivo del film, la regista non riesce a
coinvolgere pienamente lo spettatore, o, comunque, rende il
significato di Silent Land eccessivamente
complicato da cogliere tanto da rendere la pellicola fruibile
solamente per un pubblico elitario.
L’eccessiva complessità del film,
oltretutto, non si ritrova nella trama, la quale è, in verità,
molto semplice e priva di grandi colpi di scena o intrighi;
talvolta, le pellicole con degli intrecci di vicende molto
complicati e difficili da comprendere per il pubblico possono
altresì mantenere salda l’attenzione del pubblico. In questo caso
invece Silent Land è complicato per via
dell’insistito simbolismo; l’eccessiva concentrazione su alcuni
particolari dipende proprio da ciò che essi devono rappresentare,
con la presenza di pochi dialoghi si attribuisce un significato
maggiore alle poche battute presenti.
L’assenza di musica, di dialoghi e
questo simbolismo rendono il film inadatto ad un pubblico ampio. Il
cinema ha il compito di interessare, intrattenere ed anche educare
talvolta i propri spettatori, ma una pellicola come Silent
Land esclude un pubblico ampio, si chiude in una torre di
cristallo in cui solo un gruppo ristretto di spettatori riesce a
comprenderlo a pieno. Per tutti gli altri, questa risulta essere
una pellicola lenta e poco accattivante.
Crisi di coppia e sensi di
colpa
Silent Land si
incentra su due sole figure: Anna e Adam. Questi due tentano
di risolvere la loro mancanza di dialogo con un periodo di relax
nelle spiagge della Sardegna, ma fin da subito una terza figura si
insinua tra di loro. Il muratore diventa un personaggio
continuamente presente, prima e specialmente dopo la sua morte.
A separare i due turisti polacchi
emerge anche il senso di colpa per non essere intervenuti subito
per salvare l’uomo dalla morte. Adam finisce per essere tormentato
dalle vicende, sognando insistentemente il muratore ed arrivando ad
avere degli attacchi di panico durante una festa cittadina. Ad
instillare questo senso di colpa nel polacco è il capo dei
carabinieri da cui si reca per un secondo interrogatorio: questo
afferma che Adam avrebbe potuto salvarlo intervenendo subito perché
l’uomo è morto di annegamento, non sul colpo per la contusione alla
testa.
I due reagiscono al trauma in
maniera differente: mentre Anna cerca di evadere la questione, Adam
è spaventato e divorato dai sensi di colpa, e vorrebbe parlare con
la compagna dei suoi sentimenti.
Una vita che vale meno di
altre
Una tematica interessante che però
non viene sviluppata adeguatamente in Silent
Land è il totale disinteressamento dei carabinieri
riguardo la morte del giovane operaio. Questi, per non incriminare
i due turisti per omissione di soccorso, finiscono per ignorare
l’esistenza delle videocamere di sicurezza, insabbiando la
questione. Il capo dei carabinieri afferma che i turisti sono
importanti nella loro cittadina, lasciando sottinteso che essi
vengano più tutelati rispetto ad un immigrato clandestino morto sul
lavoro.