James McAvoy rivela la sua unica critica al franchise
degli X-Men quando riflette sul suo ruolo di fondatore degli X-Men,
il Professor Xavier, nella serie di film Marvel prodotta dalla Fox. McAvoy
si è unito al franchise nel film prequel di Matthew
Vaughn del 2011 X-Men: L’inizio nei panni
della versione più giovane del personaggio interpretato per la
prima volta da Patrick Stewart, riprendendo il suo
ruolo in tre film successivi. X-Men: L’inizio ha
presentato al pubblico Charles Xavier di McAvoy nel 1962, dove
incontra il giovane Erik Lensherr (Michael
Fassbender) e riunisce un gruppo di giovani mutanti
per opporsi all’Hellfire Club di Sebastian Shaw (Kevin
Bacon), con i film seguenti che esplorano in seguito
conflitti con i nemici degli X-Men, comprese le Sentinelle, così
come il reclutamento dei membri più riconoscibili della
squadra.
In un’intervista con GQ,
McAvoy ha riflettuto sul suo periodo nei panni di Charles
Xavier nel franchise X-Men di Fox innanzitutto alla luce
di un suo eventuale ritorno nell’ambito del MCU. L’attore ha avuto modo di
rivelare l’unica critica che ha avuto in merito al ruolo e ai film
in cui lo ha interpretato (X-Men: L’inizio,
X- Men: Giorni di un futuro passato, X-Men:
Apocalisse e X-Men:
Dark Phoenix). L’attore ha rivelato di ritenere che i
seguenti film non sfruttassero la dinamica stabilita per la prima
volta tra Xavier e Lensherr nel primo film ed esplorassero
ulteriormente la complessa relazione della coppia.
“La mia più grande critica a ciò
che abbiamo fatto durante i quattro film dopo la prima esperienza,
è stato che non abbiamo approfittato del rapporto tra [Xavier e
Magneto], che ha davvero costituito la spina dorsale del primo
film. Quindi mi chiedo come avremmo mai potuto sfruttare
quell’incredibile arma che avevamo?”. Mentre, in merito alla
sua partecipazione al MCU,
James McAvoy ha dichiarato: “Sicuramente
non ho ricevuto la chiamata. E se la avessi ricevuta, sicuramente
non te lo direi.”
Sony Pictures Animation ha
ingaggiato Joaquim Dos
Santos(Voltron: Legendary Defender, La leggenda
di Korra), il candidato all’Oscar Kemp
Powers(Soul) e Justin
K. Thompson(Piovono polpette) per dirigere
Spider-Man: Accross the Spider-verse,
utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil
Lord e Chris Miller (che
tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e
Christina Steinberg) in collaborazione con David
Callaham(Shang-Chi
e La Leggenda dei Dieci Anelli, Wonder Woman
1984).
Non è stato ancora confermato, ma
sia Shameik Moore che la candidata
all’Oscar Hailee
Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare
rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero
ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro
voci nel primo film, tra cui Jake
Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez,
Zoë Kravitz, John Mulaney,
Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La
voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason
Schwartzman.
Will Smith affronta il modo in cui il suo
famigerato momento degli Oscar 2021 potrebbe influenzare il
successo del suo prossimo film,
Emancipation – Oltre la libertà. Smith ha subìto un
duro colpo alla carriera in seguito all’incidente agli Oscar di
quest’anno. Durante la stessa cerimonia in cui ha ricevuto il suo
primo premio come miglior attore, l’attore veterano ha invece
trovato un lato oscuro della medaglia dal momento che ha reagito in
modo violento, con uno schiaffo ai danni di Chris Rock, a una
battuta, seppure di cattivo gusto. Le conseguenze hanno visto
diversi progetti di Will Smith rinviati e numerosi colleghi
di Hollywood hanno espresso la loro rabbia.
L’ira si è per lo più placata negli
otto mesi successivi allo schiaffo. La prima uscita
post-slap di Smith,
Emancipation – Oltre la libertà, debutterà questo
dicembre negli USA. Il film è un thriller storico che segue il
personaggio di Smith mentre sfugge dai cacciatori di schiavi nelle
paludi della Louisiana, avventurandosi a nord in cerca della
libertà. Emancipation è diretto da Antoine
Fuqua, ed è il tipo di film che probabilmente
guadagnerebbe un notevole clamore agli Oscar se non fosse per il
pregresso di SMith con l’Academy (che lo ha espulso). Mentre
parlava con il giornalista Kevin McCarthy (tramite Variety), Will Smith ha parlato della possibilità che il
contraccolpo riemergesse prima dell’uscita del film.
“Capisco perfettamente: se
qualcuno non è pronto, lo rispetterei assolutamente e gli
concederei lo spazio per non essere pronto. La mia più grande
preoccupazione è la mia squadra: Antoine ha fatto quello che penso
sia il più grande lavoro di tutta la sua carriera. Le persone di
questa squadra hanno svolto alcuni dei migliori lavori della loro
intera carriera e la mia speranza più profonda è che le mie azioni
non penalizzino la mia squadra. A questo punto, è quello per cui
sto lavorando. Spero che il materiale – la potenza del film,
l’attualità della storia – spero che il bene che si può fare apra
almeno il cuore delle persone per vedere, riconoscere e supportare
gli incredibili artisti dentro e fuori questo film.”
Emancipation – Oltre la libertà racconta la storia
incredibile di Peter (Will
Smith), un uomo nato schiavo che fugge dalla schiavitù
affidandosi al suo ingegno, alla sua fede incrollabile e all’amore
profondo per la sua famiglia per tentare in tutti i modi di eludere
i cacciatori a sangue freddo e sopravvivere alle spietate paludi
della Louisiana alla ricerca della libertà. Il film si ispira alle
foto della schiena di “Whipped Peter” (Peter il fustigato) scattate
durante una visita medica dell’esercito dell’Unione e pubblicate
nel 1863 su Harper’s Weekly; in particolare, una delle immagini
nota come “La schiena flagellata” (The Scourged Back), che mostra
la schiena nuda di Peter completamente ricoperta da cicatrici,
frutto di tutte le frustate ricevute dai suoi schiavisti, contribuì
alla crescente opposizione pubblica alla schiavitù.
Emancipation – Oltre la libertà è diretto da
Antoine Fuqua, da una sceneggiatura di William N.
Collage. Il film è prodotto da Will Smith e Jon Mone per conto di
Westbrook Studios, Joey McFarland per conto di McFarland
Entertainment e Todd Black per conto di Escape Artists. Chris
Brigham, Antoine Fuqua, James Lassiter, Heather Washington, Cliff
Roberts, Glen Basner e Scott Greenberg sono i produttori
esecutivi.
La Universal svela il primo poster
ufficiale del film Cocain orso, ed è esattamente
quello che ci si può aspettare. Dopo aver diretto Pitch
Perfect 2 e Charlie’s Angels del 2019, entrambi accolti
piuttosto male, l’attrice e regista Elizabeth Banks si è diretta in una direzione
completamente diversa con il suo terzo lungometraggio dietro la
macchina da presa: un thriller chiamato Cocainorso. Ispirato da
un’incredibile storia vera, il film in uscita seguirà un orso bruno
che si scatena in una furia omicida in una foresta del Kentucky
dopo aver involontariamente ingerito cocaina.
Ora, tre mesi prima dell’uscita
nelle sale, il primo poster ufficiale di Cocain
orso è stato svelato su Twitter. Basti dire che il poster
è esattamente quello che ci si aspetterebbe da un film su un orso
che ingerisce cocaina. Il poster evidenzia che il film è “ispirato
da eventi reali” con un sottotitolo “un film stupefacente”.
L’attore Warwick
Davis è noto per aver recitato in alcuni dei più celebri
film cult degli anni Ottanta, ma anche per la sua partecipazione a
grandi saghe fantasy o di fantascienza. Oggi Davis vanta dunque uno
status da icona, personaggio estremamente popolare e amato dal
grande pubblico, che continua giustamente a celebrarlo. Con ogni
sua interpretazione, Davis non solo regala nuove emozioni ma
abbatte continuamente limiti e stereotipi.
2. Ha recitato anche per la
televisione. Oltre ad aver recitato in popolarissimi film
per il cinema, l’attore ha preso parte anche a numerosi progetti
per la televisione. In particolare, ha recitato nei film
L’avventura degli Ewoks (1984) e Il ritorno degli
Ewoks (1985). Ha poi recitato nelle serie Le cronache di
Narnia (1989-1990), Il magico regno delle favole
(2000), Merlin (2010), Life’s Too Short (2011) e
Doctor Who (2013). Dal 2022 è uno dei
protagonisti della serie Willow.
3. È anche sceneggiatore e
produttore. Oltre ad essersi distinto come attore, Davis
ha nel corso della sua carriera ricoperto anche il ruolo di
sceneggiatore. Ha infatti partecipato alla scrittura di Agent
One-Half, delle serie Life’s Too Short e Dwarves
Assemble e del cortometraggio Making of Star
Wars Caravan of Courage an Ewok Adventure. Per questi
progetti, a lui molto cari, Davis ha poi ricoperto anche il ruolo
di produttore.
Warwick Davis in Harry Potter
4. Ha interpretato un
professore di magia. Nella saga di Harry Potter
l’attore ha ricoperto più ruoli, ma quello principale e più iconico
è quello del professor Filius Vitious, insegnante di incantesimi e
direttore di Corvonero, caratterizzato naturalmente dalla bassa
statura, che gli rende necessario salire su una pila di libri per
vedere al di là della cattedra. Il personaggio sarà presente in
quasi tutti i film, acquisendo sempre più importanza, specialmente
ne I Doni della Morte, dove lo si può ritrovare anche
intento in alcuni duelli contro i Mangiamorte.
Warwick Davis in Star Wars
5. Ha interpretato diversi
personaggi nel corso della saga. La carriera di Davis è
strettamente legata alla saga di Star Wars, per la quale
ha interpretato diversi personaggi. In Il ritorno dello
Jedi, suo debutto cinematografico, ha interpretato il
guerriero ewok Wicket. W. Warrick, poi ripreso anche per i film
L’avventura degli Ewok e Il ritorno degli Ewok.
In La minaccia fantasma ha invece è comparso brevemente in
tre ruoli differenti, mentre ha poi interpretato Wollivan in
Il risveglio della forza, Weeteef Cyubee in Rogue One, Wodibin in
Gli ultimi Jedi, Weazel in Solo, e infine di
nuovo Warrick in L’ascesa di Skywalker.
Warwick Davis in Willow
6. Il film è stato scritto
appositamente per lui. Dopo aver lavorato con l’attore sul
set di Il ritorno dello Jedi, George
Lucas decise di dar vita ad un film dove Davis potesse
essere il protagonista indiscusso, dimostrando le proprie qualità
come interprete. È così nato Willow, film fantasy divenuto
un vero e proprio cult, per il quale l’attore si è dovuto preparare
imparando un accento diverso dal suo solito, apprendendo come
prendersi cura di un bambino, come cavalcare un cavallo, come
combattere con la spada e come eseguire la magia.
7. Ha ripreso il ruolo a
trent’anni di distanza. In più occasioni Davis ha espresso
forte interesse all’idea di poter tornare ad interpretare Willow,
per scoprire cosa è cambiato nel corso della sua vita. Dopo anni di
speculazioni, l’occasione è infine arrivata grazie alla serie
Willow, disponibile dal 30 novembre su Disney+. Davis ha raccontato a riguardo di
essersi sentito sopraffatto dalle emozioni nel corso delle
riprese, avendo non solo avuto la possibilità di interpretare
nuovamente il suo caro personaggio ma anche di rivedere alcuni
luoghi dove era stato girato il film, ritrovandoli sempre
meravigliosi.
Warwick Davis: la moglie e i figli
8. È sposato. Sul
set del film Willow, che lo ha reso particolarmente
celebre, Davis conosce l’attrice Samantha D.
Burroughs, anch’ella affetta da nanismo. I due si sposano
poi nel 1991 e sono ancora oggi una coppia molto solida. Dal loro
matrimonio sono nati quattro figli, dove i primi due sono però
deceduti subito dopo la nascita. Annabelle è
invece nata nel 1997 e Harrison, l’ultimo figlio
della coppia, è nato nel 2003.
Warwick Davis è su Instagram
9.Ha un
profilo sul social network. Warwick Davis è presente sul
social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da
99.2 mila persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato
appena una ventina di post, principalmente relativi a momenti
trascorsi in compagnia di amici o della famiglia in varie
occasioni. Non mancano però anche curiosità legate al suo lavoro
che l’attore condivide con i propri fan. Seguendolo si può dunque
rimanere aggiornati sulle sue attività.
Warwick Davis: età e altezza dell’attore
10. Warwick Davis è nato a
Epsom, in Inghilterra, il 3 febbraio del 1970. L’attore,
affetto da nanismo, è alto complessivamente 1,07 metri.
I Marvel Studios lanciano la loro campagna per
gli Oscar di Black
Panther: Wakanda Forever mettendo in risalto la
performance dell’attrice Angela Bassett. Dalla sua uscita nelle sale
questo mese, il sequel di Black Panther ha
incassato 676 milioni di dollari in tutto il mondo, senza segni di
rallentamento. Inoltre, proprio come il suo predecessore, l’uscita
è stata accolta con elogi dalla critica e pubblico entusiasta.
Black
Panther: Wakanda Forever segna la chiusura della Fase
4 del MCU.
La Marvel punta i riflettori sulla
regina Ramonda di Angela Bassett nella loro campagna per
gli Oscar per Black
Panther: Wakanda Forever. Il poster, che pone
l’accento sul ruolo fondamentale di Bassett nel film e tutto il
coinvolgimento nella storia, chiarisce che la Marvel intende presentare il film
per le nomination agli Oscar in “tutte le categorie”.
Il sequel del MCU onorerà il defunto Chadwick Boseman mentre continuerà l’eredità
del suo personaggio, T’Challa. Black
Panther: Wakanda Forever è arrivato nelle sale l’11
novembre 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio
interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI.
Nel film Marvel Studios Black Panther:
Wakanda Forever, la Regina Ramonda (Angela
Bassett), Shuri (Letitia
Wright), M’Baku (Winston Duke), Okoye (Danai
Gurira) e le Dora Milaje (tra cui Florence Kasumba)
lottano per proteggere la loro nazione dalle invadenti potenze
mondiali dopo la morte di Re T’Challa. Mentre gli abitanti del
Wakanda cercano di comprendere il prossimo capitolo della loro
storia, gli eroi devono riunirsi con l’aiuto di War Dog Nakia
(Lupita
Nyong’o) e di Everett Ross (Martin
Freeman) e forgiare un nuovo percorso per il regno del
Wakanda. Il film presenta Tenoch Huerta nel ruolo
di Namor, re di Talokan, ed è interpretato anche da
Dominique Thorne, Michaela Coel, Mabel Cadena e
Alex Livinalli.
Bones and All di Luca
Guadagnino si presenta come la storia di due ragazzi
cannibali, ma il suo vero significato è molto più profondo. Il film
segue il viaggio di Maren (Taylor
Russell) e Lee (Timothée
Chalamet) negli Stati Uniti dell’era reaganiana, il
loro legame romantico e il percorso di crescita e scoperta di sè
che passa anche attraverso l’orrore che condividono: la loro natura
di cannibali.
Bones & All è una storia d’amore,
non una storia di cannibali
I protagonisti di Bones and All saranno anche dei cannibali, ma
la loro storia è soprattutto una storia d’amore. Con
Chiamami col tuo nome, Guadagnino
ha adottato un approccio più diretto, raccontando quella che
potrebbe essere una storia d’amore controversa ma di facile
comprensione; questa volta, il regista si serve della metafora del
cannibalismo per rappresentare qualcosa che la società disprezza e
in modo che il pubblico possa capire che i due protagonisti sono
diversi da tutti gli altri. Infatti, la maggior parte delle persone
faticherebbe a empatizzare con una storia di cannibalismo, ma il
sentirsi diversi dagli altri è un qualcosa che ci accomuna molto
più facilmente. Questo è il cuore pulsante del film: non il
cannibalismo di Maren e Lee, ma
il fatto che si amano perché riescono a vedersi per quello che
sono. È anche il motivo per cui il finale lascerà molti con il
cuore spezzato, perché il fatto che Maren perda
Lee cibandosene come testimonianza assoluta del
loro amore reciproco è un’immagine estremamente potente quando si
capisce cosa alimenta questo amore.
Cosa significa davvero mangiare
qualcuno in “Bones & All”
Il concetto di mangiare
qualcuno “fino all’osso” viene introdotto nel film da Jake, uno dei
tanti personaggi cannibali di Bones and All. Michael
Stuhlbarg fa un lavoro fenomenale nell’interpretare
Jake in questa scena, creando un’atmosfera
estremamente inquietante: descrive a Maren e
Lee che Brad (David
Gordon Green) – con cui sembra avere una relazione
romantica – in origine non era un eater, ma è Jake
che lo ha convertito. In seguito, dice a Maren e
Lee che, nel momento in cui mangeranno qualcuno
fino all’ossa, la potenza di questo atto cannibale cambierà per
sempre la loro vita. Questo fa pensare che mangiare qualcuno in
quel modo faccia parte della crescita, ma la dicitura fino all’osso
potrebbe anche avere un significato nell’economia della storia
d’amore tracciata nel film.
Nel corso di Bones and All, Maren e
Lee si nascondono da tutti coloro che non sono
cannibali. Prima di incontrare Lee,
Maren si imbatte in Sully, la cui
attrazione per Maren viene confermata alla fine del film. Tuttavia,
Maren non ricambia mai i sentimenti che Sully prova per lei. Al
contrario, è estremamente cauta con lui. D’altro canto, però, si
apre completamente a Lee e non ha nulla da nascondergli. Ecco
perché la prima volta che Maren mangia qualcuno “fino all’osso” è
alla fine del film, quando decide di mangiare Lee. “Bones and all”
suona molto simile all’espressione “warts and all“, che si
riferisce a tutte le qualità di una persona, comprese quelle
negative. Ciò significa che, in un contesto romantico, mangiare
qualcuno “fino all’osso” potrebbe riferirsi alla condivisione
dell’amore con qualcuno che ci accetta completamente per quello che
siamo, proprio come Maren e
Lee.
Il road trip di Bones & All ha a
che fare con la propria casa e identità
Il road trip di Bones and All inizia come il viaggio di
Maren alla ricerca di sua madre; tuttavia, questo
raggiunge un epilogo insperato quando la madre tenta di ucciderla.
Inoltre, l’avventura di Maren e
Lee attraverso il Midwest degli Stati Uniti ha un
significato molto più profondo: uno dei temi principali di Bones and All è l’identità, in particolare il
modo in cui questi due giovani personaggi stanno capendo chi sono
in questo mondo estremamente complicato. Il concetto di casa è
molto importante per le loro identità, per ragioni diverse.
Maren sta compiendo un viaggio alla scoperta di se
stessa e di chi è senza più il padre nella sua vita, e parte di
questo processo consiste nel trovare un posto da chiamare casa.
Questo obiettivo viene raggiunto, almeno per un po’, quando lei e
Lee si sistemano alla fine del film. Dall’altra
parte, Lee va costantemente a trovare la sorella minore a casa. È
un simbolo di come la casa di una persona sia sempre una parte di
essa, che si tratti di famiglia, ricordi, valori o altro.
D’altra parte, l’ambientazione nel
Midwest si collega a un messaggio universale che il film trasmette
sull’identità. La relazione romantica tra Jake e
Brad, insieme a una scena che presenta un incontro
sessuale tra Lee e un altro uomo, allude al fatto che la trama
cerca anche di affrontare la questione dell’omosessualità in
America. Come già detto, sentirsi diversi dagli altri è un’emozione
piuttosto universale, ma sapere che gli altri vedono qualcuno in
modo diverso può portare quella persona a nascondere parti di sé.
Nel Midwest americano ci sono molti pregiudizi e spesso odio verso
le comunità emarginate: per questo motivo, l’ambientazione di
Bones and All assume ancora più
significato.
Bones and All sarà eccessivo per alcuni
spettatori, ma è ben lontano da ciò che ci si aspetterebbe da un
film sul cannibalismo. Mentre film come Fresh
usano il cannibalismo per creare una sorta di anti-romanzo, questo
film è forse la storia più romantica dell’anno. La ricchezza
tematica di Bones and All garantisce che il film
venga analizzato a lungo alla ricerca di significati più
profondi.
Onorata con il riconoscimento alla
carriera ai Gotham Awards 2022,
Michelle Williams ha ritirato il suo premio dalle mani
del collega e amico
Paul Dano (che ha sostituito Steven Spielberg, che ha contratto
il Covid), e nel discorso di ringraziamento ha porto lei stessa un
tributo a Mary Beth Peil, l’attrice che in
Dawson’s Creek interpretava la nonna di Jen, il personaggio culto
di Williams.
A partire dal minuto 1:51:50, ecco
l’introduzione di paul Dano e il discorso di ringraziamento di
Michelle Williams:
The Fabelmans è scritto da Spielberg insieme
al drammaturgo Premio Pulitzer Tony Kushner, storico collaboratore
del regista, due volte candidato all’Oscar® per le sceneggiature di
Lincoln e Munich. I produttori sono la candidata all’Oscar® Kristie
Macosko Krieger, Spielberg e Kushner.
The Fabelmans, uno spaccato intenso
e personale dell’infanzia americana del XX secolo, è il racconto di
formazione di un giovane che scopre uno sconvolgente segreto di
famiglia e il potere salvifico del cinema. Il film, che ha già
vintoil Premio del Pubblico al Festival di
Toronto, è interpretato dalla quattro volte candidata all’Oscar®
Michelle Williams, Paul Dano, Seth Rogen, Gabriel LaBelle e dal
candidato all’Oscar® Judd Hirsch, con le musiche del premio Oscar®
John Williams, la fotografia del premio Oscar® Janusz Kaminski e il
montaggio dei premi Oscar® Michael Kahn e Sarah Broshar.
Prodotto da Amblin
Entertainment, The Fabelmans è un’esclusiva per l’Italia
Leone Film Group con Rai Cinema e sarà al cinema dal 22 dicembre
con 01 Distribution.
Everything Everywhere All at Onceha portato a
casa il premio principale durante la cerimonia dei Gotham Awards
2022, i premi al cinema indipendente USA. Il film ha portato a casa
anche il premio alla migliore performance da non protagonista,
assegnato a Ke Huy Quan, meglio noto per il suo ruolo di
Data ne I Goonies e di Shorty in Indiana
Jones e il Tempio Maledetto.
Di seguito, tutti i vincitori della
serata:
BREAKTHROUGH TELEVISION UNDER 40 MINUTES
“Abbott
Elementary” (ABC)
“As We See It” (Amazon Prime Video) “Mo” (Netflix) – WINNER
“Rap Sh!t” (HBO Max)
“Somebody, Somewhere” (HBO)
BREAKTHROUGH TELEVISION OVER 40 MINUTES
“Pachinko” (Apple+) – WINNER
“Severance” (Apple+)
“Station Eleven” (HBO Max)
“This Is Going To Hurt” (AMC+)
“Yellowjackets” (Showtime)
TELEVISION PERFORMERS
Bilal
Baig (“Sort Of”)
Ayo Edebiri (“The Bear”)
Janelle James (“Abbott Elementary”)
Matilda Lawler (“Station Eleven”)
Britt Lower (“Severance”)
Melanie Lynskey (“Yellowjackets”)
Sue Ann Pien (“As We See It”)
Minha Kim (“Pachinko”)
Zahn McClarnon (“Dark Winds”) Ben Whishaw (“This Is Going To Hurt”) – WINNER
BREAKTHROUGH NONFICTION SERIES
“The
Andy Warhol Diaries”
“The Last Movie Stars”
“Mind Over Murder”
“The Rehearsal” “We Need to Talk About Cosby” – WINNER
BREAKTHROUGH DIRECTOR
Charlotte Wells (“Aftersun”) – WINNER
Owen Kline (“Funny Pages”)
Elegance Bratton (“The Inspection”)
Antoneta Alamat Kusijanovic (“Murina”)
Beth De Araújo (“Soft & Quiet”)
Jane Schoenbrun (“We’re All Going to the World’s Fair”)
BEST SCREENPLAY
Kogonada (“After Yang”)
James Gray (“Armageddon Time”)
Lena Dunham (“Catherine Called Birdy”) Todd Field (“Tár”) – WINNER
Sarah Polley (“Women Talking”)
BREAKTHROUGH PERFORMER
Frankie
Corio (“Aftersun”)
Kali Reis (“Catch the Fair One”) Gracija Flipovic (“Murina”) – WINNER
Anna Diop (“Nanny”)
Anna Cobb (“We’re All Going to the World’s Fair”)
OUTSTANDING SUPPORTING PERFORMANCE
Mark
Rylance (“Bones and All”)
Brian Tyree Henry (“Causeway”) Ke Huy Quan (“Everything Everywhere All at Once”) –
WINNER
Raúl Castillo (“The Inspection”)
Gabrielle Union (“The Inspection”)
Nina Hoss (“Tár”)
Noémie Merlant (“Tár”)
Hong Chau (“The Whale”)
Ben Whishaw (“Women Talking”)
Jessie Buckley (“Women Talking”)
OUTSTANDING LEAD PERFORMANCE
Cate
Blanchett (“Tár”) Danielle Deadwyler (“Till”) – WINNER
Dale Dickey (“A Love Song”)
Colin Farrell (“After Yang”)
Brendan Fraser (“The Whale”)
Paul Mescal (“Aftersun”)
Thandiwe Newton (“God’s Country”)
Aubrey Plaza (“Emily the Criminal”)
Taylor Russell (“Bones and All”)
Michelle Yeoh (“Everything Everywhere All At Once”)
BEST INTERNATIONAL FEATURE
“Athena”
“The Banshees of Inisherin”
“Corsage”
“Decision to Leave” “Happening” – WINNER
“Saint Omer”
BEST DOCUMENTARY FEATURE
“All That Breathes” – WINNER
“All the Beauty and the Bloodshed”
“I Didn’t See You There”
“The Territory”
“What We Leave Behind”
BEST FEATURE
“Aftersun”
“The Cathedral”
“Dos Estaciones” “Everything Everywhere All at Once” – WINNER
“Tár”
I Gotham Independent Film Awards
sono premi cinematografici statunitensi destinati al cinema
indipendente, assegnati annualmente a partire dal 1991. Presentati
dall’organizzazione non a scopo di lucro Independent Filmmaker
Project (IFP), i premi erano originariamente destinati solo ai film
prodotti negli Stati Uniti nord-orientali, in particolare nello
stato di New York, per poi ampliarsi nel corso degli anni a tutti
gli Stati Uniti.
Non tutti i film western raccontano
storie grossomodo inventate basate sullo scontro tra cowboy e
indiani o sul continuo espandersi della frontiera statunitense. Ci
sono infatti molti film che propongono uno sguardo più attento
sulla vita di personalità realmente esistite in quel tempo. Tra
questi si colloca il film Oceano di fuoco –Hidalgo, diretto nel 2004 dal regista
Joe Johnston (noto per aver diretto anche
Jurassic Park III e
Captain America – Il primo
vendicatore). Tale film narra infatti la storia di un noto
cowboy e del rapporto con il suo straordinario cavallo Mustang.
Girato in stati americani quali
California, Dakota del Sud, Montana e Oklahoma, ma anche in
Marocco, dove si sono svolte le scene relative alla corsa tra
cavalli, Oceano di fuoco – Hidalgo propone dunque una
storia poco nota ma estremamente epica, nella quale in molti hanno
ritrovato metafore sulla politica attuale, negate però dallo
sceneggiatore John Fusco. Si tratta dunque di un
film particolarmente epico, realizzato con un imponente budget di
100 milioni di dollari. Pur non avendo ottenuto il successo
sperato, la pellicola ha negli anni guadagnato sempre più fama, sia
per la presenza di noti attori che per alcune scene divenute molto
celebri.
La storia di Oceano di fuoco –
Hidalgo è infatti quantomai appassionante, ricca di tutti
quegli elementi che rendono questa tipologia di film irresistibili.
Gli appassionati di contesti western ma in cerca di racconti
diversi dai soliti, troveranno in questo film il titolo giusto da
vedere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
storia vera. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Oceano di fuoco – Hidalgo:
la trama e il cast del film
Ambientato nel 1897, il film ha per
protagonista il cowboy Frank T. Hopkins, un tempo
tra i Pony Express più veloci dell’esercito degli Stati Uniti e
ora, tra i problemi d’alcolismo e il rimorso per quanto compiuto in
guerra, finito ad esibirsi in alcuni show insieme al suo cavallo
Hidalgo. Quando un giorno Frank viene invitato a
partecipare all’Oceano di Fuoco, una gara di sopravvivenza di 3000
miglia nel deserto arabo, la vita sembra concedergli quella seconda
opportunità che attendeva. Arrivato in Medio Oriente, però, Frank
si troverà a doversi scontrare con numerosi ostacoli, rappresentati
sia dalle avverse condizioni naturali sia dall’ostilità degli altri
partecipanti.
Ad interpretare Frank T. Hopkins vi
è l’attore Viggo
Mortensen, scelto sulla base del successo della
trilogia di Il Signore degli
Anelli. Per tale ruolo, l’attore si allenò al fine di
poter eseguire personalmente quanti più stunt possibile, senza
ricorrere a controfigure. Al termine delle riprese, Mortensen
decise anche di adottare uno dei cavalli utilizzati, più
precisamente quello chiamato T.J., che appare anche sulla locandina
del film. Accanto a Mortensen si ritrovano anche Omar
Sharif, interprete dello Sceicco Riyadh, ammiratore di
Hopkins, e Zuleikha Robinson in quelli di Jazira,
la sua figlia che stringe una tenera amicizia con il
protagonista.
Oceano di fuoco – Hidalgo:
la vera storia dietro al film
Come anticipato, Oceano di fuoco
– Hidalgo racconta le vicende che vedono Frank T.
Hopkins (vissuto dal 1865 al 1951) partecipare alla
competizione nota come Oceano di Fuoco nel deserto arabo. Il
resoconto di tale competizione sarebbe descritto nelle memorie
dello stesso Hopkins, consultate dallo sceneggiatore al momento
della scrittura della sceneggiatura. Che Hopkins sia esistito è
certo, ma ci sono molti dubbi sia sulla sua partecipazione alla
competizione indicata sia sull’esistenza stessa di quest’ultima.
Anzi, quanto raccontato da Hopkins è oggi generalmente ritenuto
come falso, interamente frutto della sua fantasia.
Hopkins racconta di come la
competizione Oceano di Fuoco si sia svolta per oltre mille anni in
Arabia Saudita, prevedendo l’attraversamento a cavallo di 3 mila
miglia di deserto e di come egli sia stato il primo non arabo a
prendervi parte. Tutto ciò è in seguito stato smentito, con anche
il governo dell’Arabia Saudita che ha precisato come una tale
competizione non abbia mai avuto luogo. La storia raccontata dal
film, dunque, non può essere considerata come basata su eventi
realmente avvenuti, nonostante è così che sia stata pubblicizzata.
Oceano di fuoco – Hidalgo è piuttosto basato sulla
fantasia dello stesso Hopkins, personalità su cui ancora oggi ci
sono scarse documentazioni.
Oceano di fuoco – Hidalgo:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Oceano di fuoco – Hidalgo grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili Cinema, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 28 novembre alle ore 21:10
sul canale Rai Movie.
Gianluca Mangiasciutti si posiziona
ufficialmente dietro la macchina da presa con L’uomo
sulla strada, per regalare una pellicola drammatica
dalle venature romantiche che sancisce il suo esordio in regia. Per
corroborare il suo prodotto, il regista cala nei panni dei suoi
protagonisti un’intensa Aurora Giovinazzo, conosciuta soprattutto
per Freaks Out, e un cupo Lorenzo Richelmy dallo sguardo
magnetico.
L’opera prima di
Mangiasciutti è stata presentata ad Alice nella città, sezione a parte della Festa
del Cinema di Roma 2022. Il film può vantare già una vittoria,
ossia il Premio Solinas come miglior soggetto
scritto. L’uomo sulla strada è distribuito da Eagles Pictures e
arriverà nelle sale italiane dal 7 dicembre.
L’uomo sulla strada, la trama
Irene (Aurora
Giovinazzo) ha 8 anni quando, in una mattinata
trascorsa in compagnia del padre a raccogliere funghi, si trova ad
assistere alla sua morte improvvisa. Il colpevole, il cui volto lei
vede attraverso il finestrino della sua utilitaria, fugge via senza
neppure soccorrerlo o chiedere aiuto. Passano dieci anni, la sua
vita è cambiata. Essendo lei l’unica testimone dell’incidente,
nessuno è riuscito a trovare il pirata della strada, ma Irene è
decisa a scovarlo e fargliela pagare. Non ha altri obiettivi nella
vita, se non quello di ricordarsi il suo volto che da allora la
tormenta.
Quando inizia a lavorare in una
fabbrica, abbandonando momentaneamente la scuola, la ragazza
incontra Michele (Lorenzo
Richelmy), il proprietario, nonché unico responsabile
della morte del padre. Lei non lo riconosce, non sa chi sia. Lui
invece non ha dubbi a riguardo, e dopo l’incontro con Irene il
senso di colpa inizia a crescere a dismisura. I due però cominciano
a frequentarsi e gradualmente a provare dei sentimenti l’uno per
l’altra, in una relazione pericolosa che nasconde un terribile
segreto.
Una narrazione che si ferma in
superficie
Mangiasciutti predispone la
narrazione con un incidente scatenante intrigante, ponendo sul
piatto diegetico un thriller che sembra strutturarsi su buone
premesse. Il regista decide di focalizzarsi sulla
protagonista, Irene, con un approccio quasi
totalizzante, conferendole un temperamento
impulsivo/aggressivo su cui tenta di fare un lavoro di formazione.
Giovinazzo a primo impatto sembra ricordare l’Amanda Clarke di
Revenge: in questo caso il suo obiettivo è trovare
l’assassino del padre, anche a costo di mettere a repentaglio la
sua vita già molto incrinata. La ricerca ossessiva, che dovrebbe
permeare tutto il tessuto narrativo di L’uomo sulla
strada, dopo alcune sequenze diventa però quasi effimera e
nel progredire del racconto si discioglie come ghiaccio al
sole.
Il desiderio di vendetta inizia
gradualmente a non scandire più le scene che si susseguono dopo il
primo atto, cedendo il passo solo alla tematica amorosa
rappresentata dalla relazione pericolosa e fragile di Irene e
Michele che, nel tentativo di stabilizzarsi in fretta all’interno
della pellicola, perde un po’ di mordente. Molti anche i momenti
appena accennati e ai quali non si concede lo spazio di un
approfondimento per raggiungere un climax ultimo pregno di
patos. Lo script attraverso cui i personaggi devono costruirsi non
sembra porre l’accento sulla loro tridimensionalità, ed è
come se la mdp avesse paura ad andare oltre, fermandosi in
superficie tramite un montaggio di primi piani che purtroppo però
oltre a restituire le emozioni del momento – grazie alla bravura
degli attori e al setting ridotto all’osso per risaltarne la
presenza – non riesce a connettere davvero lo spettatore al vero
cuore dei protagonisti.
Il punto di forza è la
suspense
L’universo hitchcockiano si è sempre
fondato sull’elemento della suspense come
meccanismo principale per confezionare un prodotto attrattivo. Tale
tecnica, che costituisce il punto cardine delle pellicole del
cineasta – si ricordi La finestra sul cortile o
Pyscho – è sempre stata indispensabile per avere una
fruizione il cui effetto ansiogeno è predominante. Lo spettatore è
indotto a partecipare attivamente nonostante non possa agire
direttamente da buon voyeur quale sia, e questo induce ad avere uno
sguardo sulla scena molto più trepidante. Il successo di un buon
thriller sta nel saperlo usare con astuzia, e Mangiasciutti riesce
ad inserirlo in modo funzionale in L’uomo sulla
strada.
Sin dalla prima sequenza
dell’omicidio si conosce il volto del pirata della strada, ma mai
quello del padre, le cui fattezze rimangono ignote per poter
veicolare l’attenzione esclusivamente sull’assassino, unica vera
ossessione di Irene. Questo artificio narrativo il regista
lo sfrutta per stabilire la rotta attraverso cui il racconto si
dipanerà, che non è approfondire la fragilità psicologica
della protagonista a causa del trauma, ma piuttosto il legame con
il colpevole del reato. Quando la vita di Irene comincia a
intrecciarsi inconsapevolmente con quella del “killer”, il loro
rapporto agli occhi di chi lo osserva oltre la quarta parete
diventa molto più inquietante.
Lo spettatore, a differenza della
protagonista, sa cosa è realmente accaduto e soprattutto conosce
l’identità della persona che le sta di fronte. In tal modo egli
vive quell’ansia caratterizzante della suspense che lo induce a
domandarsi cosa succederà quando la verità sarà portata alla
conoscenza di Irene. È questa la principale ragione per cui
l’attenzione rimane alta, nonostante la presenza di alcune scene
statiche.
È chiaro dunque che L’uomo
sulla strada sia stato più un test per Mangiasciutti, una
preparazione del terreno per le prossime opere il cui risultato
sarà di certo più completo e approfondito. I presupposti ci sono
tutti affinché il regista possa creare storie di un livello alto,
sia nella disposizione narrativa che contenutistica. Seppur nella
pellicola si evinca la sofferenza nel dispiegare la storia, non si
può negare che Mangiasciutti conosca l’arte della cinematografia.
Semplicemente, con il tempo, saprà masticarla meglio.
L’universo degli Addams si è
risvegliato con l’arrivo di Mercoledì,
serie televisiva firmata da Tim Burton, approdata il 23
novembre sulla piattaforma Netflix.
Obiettivo del regista era far rivivere uno dei personaggi più
iconici e anticonformisti del piccolo schermo, quello
dell’inquietante e gotica Mercoledì,
adolescente sopra le righe e figlia di Morticia e Gomez Addams. Un
outsider che porta in scena una outsider, questo il rapporto fra la
Mercoledì e
Tim Burton, e che “battezza” la sua
protagonista.
Degli Addams, creati dalla fantasia
di Charles Addams, sono state realizzate molte
versioni in passato, ma è stato solo Barry Sonnenfeld con le sue
pellicole del 1991 e del 1993 a conferire un taglio macabro e
mortuario a Mercoledì,
con l’impeccabile interpretazione di Christina Ricci, scatenandone il successo.
Seppur Tim Burton abbia scelto di focalizzarsi sul
coming of age di Mercoledì,
la popolarità di questa stravagante famiglia non è mai scemata.
Ecco perché nelle serie non potevano mancare degli
Easter Eggs riconducibili agli adattamenti più
famosi degli Addams, a partire proprio dalla sitcom degli
anni Sessanta. Scopriamo insieme quali sono.
Il nome Mercoledì
Capita spesso, nella
realtà, di avere un nome il cui bel suono non è l’unica ragione per
cui si è stati chiamati così. A volte al suo interno si può celare
una storia servita come fonte di ispirazione. Ed è proprio quello
che accade con quello di Mercoledì.
Uno dei primi Easter Eggs è da ricercare nel
titolo dell’episodio “d’ingresso” della serie di
Tim Burton, Wednesday’s Child Is Full of
Woe.
Morticia, quando Mercoledì viene
accompagnata alla Nevermore Academy, spiega alla preside Weems
perché lei si chiami in quel modo così particolare, menzionando una
filastrocca. Ma in realtà, il riferimento è a Charles Addams:
quando creò la strampalata famiglia degli Addams, i suoi personaggi
non avevano ancora un nome. Dopo i fumetti, il passo successivo era
il piccolo schermo, per cui bisognava capire come si dovessero
chiamare. Il “luogo” da cui Charles trasse ispirazione per
Mercoledì fu una filastrocca di un autore anonimo, con una
delle strofe che recitava proprio “Wednesday’s Child Is Full of
Woe”. Essendo quella una descrizione più che azzeccata per la
sadica ragazzina, decise che Mercoledì sarebbe stato il suo
nome.
Lo schiocco di dita
Nel secondo episodio,
Woe is the Lonilest Number,Mercoledì è
alla ricerca di informazioni riguardo la società segreta di
Nevermore, Belladonna. Verso la fine, la ragazza riesce finalmente
a capire in che modo intrufolarsi nel loro Quartier Generale. Come?
Facendo due schiocchi di dita davanti la statua.
Ciò che ha reso iconica e
memorabile la sigla degli Addams, composta da Vic
Mizzy, è stato proprio lo schiocco ripetuto delle
dita al passo con il ritmo del clavicembalo. Il The
Addams Family Theme ha esordito nella sitcom del 1964, per poi
diventare talmente tanto popolare da farne produrre, all’epoca, un
singolo. Quello introdotto nella serie è un chiaro omaggio.
Christina Ricci
Christina Ricci in Mercoledì
Questo è un riferimento più che
palese. Chiunque conosca un minimo i film degli anni ’90, La
famiglia Addams e La famiglia Addams 2 di
Barry Sonnenfeld, saprà chi è stata
Christina Ricci. L’attrice nelle due pellicole ha
dato vita ad una Mercoledì differente rispetto a quella
rappresentata nella serie, trasformandola a tutti gli effetti in un
personaggio iconico, nonché cupo e macabro.
In Mercoledì,
Tim Burton ha scelto di farla tornare nel mondo degli Addams in
altre vesti. Christina Ricci fa la sua apparizione sin dal primo
episodio nel personaggio di Marilyn Thornhill, la responsabile del
dormitorio nonché insegnate di scienze botaniche. Sin dal suo primo
approccio con Mercoledì si
evince la sua predisposizione alla cordialità e alla bontà, molto
differente rispetto al carattere dell’adolescente maligna che
interpretava nei film.
Le ragazze scout
Un Easter Egg
derivante proprio dalla pellicola del 1991, La famiglia
Addams, si palesa in una delle espressioni minacciose di
Mercoledì, “Potrei mangiare le ragazze scout a colazione”,
che caratterizza bene il suo essere una teenager fuori dagli
schemi.
Nella pellicola di Sonnenfeld,
quando Mercoledì è insieme a suo fratello Pugsley,
una scout si avvicina al chiosco di limonate dei due Addams,
chiedendo insistentemente se le loro bevande siano fatte con i
limoni veri. Successivamente, quando la ragazzina bionda tenta di
vendere dei biscotti a Mercoledì, la sua raccapricciante ma iconica
risposta è “Sono fatti da vere ragazze scout?”. Un
omaggio, in un certo senso, anche alla Mercoledì interpretata
proprio da Christina Ricci.
Il dormitorio Ophelia Hall
Sempre nel primo episodio,
quando Mercoledì è con Morticia e Gomez insieme
alla preside Weems, quest’ultima le annuncia che il suo dormitorio
sarà lo stesso di quello in cui era sua madre, l’Ophelia Hall.
Questo riferimento è per i più esperti della famiglia Addams, in
particolare della serie televisiva del ’64.
Pare infatti che il nome del
dormitorio si riferisca a Ophelia Frump, sorella di Morticia e zia
di Mercoledì e Pugsley nella sitcom degli anni Sessanta. Nessuno
all’interno di Mercoledì la nomina, ma per chi conosce a fondo la
famiglia Addams il riferimento è palese e può godere di questa
piccola sorpresa.
Il ritratto di Ignatius
Altro Easter Egg
sottile, riferito alla prima versione della famiglia Addams, lo si
ha quando Mercoledì dopo essere riuscita ad entrare nella Società
Belladonna arriva nel seminterrato. Qui, c’è un ritratto di una
figura il cui volto è quasi del tutto coperto dai capelli biondi.
Dietro il quadro, poi, c’è qualcosa di assolutamente indispensabile
ai fini del caso che Mercoledì sta seguendo.
Colui che è rappresentato sulla
tela altri non è che il cugino Ignatius Itt, uno
dei membri originali degli Addams, presentato dallo zio Fester
proprio a Mercoledì nella prima sitcom. Questo personaggio in
realtà non sembra avere fattezze umane in quanto, esattamente come
si vede nella serie, l’unica cosa di cui sembra essere fatto sono
ciuffi biondi che gli arrivano fino a terra.
Scooby Doo
Nel quarto episodio,
Woe What a Night,Mercoledì ha una sorta
di diverbio con lo sceriffo Donovan Galpin, il quale cerca di
placare la sua inclinazione all’investigazione dicendole “Senti
Velma, perché tu e la banda di Scooby non vi dedicate ai vostri
compiti e lasciate le indagini ai professionisti?“
Il riferimento è senza dubbio alla
terza puntata della prima stagione di Speciale Scooby, che
si chiamava Scooby Doo incontra la famiglia Addams, anche
se il titolo originale è Wednesday is Missing, andata in
onda 23 settembre del ’73. In quella puntata crossover, gli Addams
lasciano il gruppo di investigatori insieme a Mercoledì e Pugsley,
ma quando lei scompare, la compagnia di detective è obbligata a
risolvere il caso della sua scomparsa prima del ritorno dei
genitori.
Più grande è il sogno, più alto è
il prezzo. Guarda il nuovo trailer di BABYLON
di Damien Chazelle con
Brad Pitt, Margot
Robbie e Diego Calva.
#BabylonIlFilm dal 19 gennaio 2023 al cinema. Dal Premio Oscar
Damien Chazelle, regista di LA LA LAND e WHIPLASH,
un racconto memorabile ambientato nella Los Angeles degli anni
’20.
BABYLON, una storia di ambizioni smisurate e
di eccessi oltraggiosi, che ripercorre l’ascesa e la caduta di
molteplici personaggi in un’epoca di sfrenata decadenza e
depravazione nella sfavillante Hollywood. Con
Brad Pitt, Margot
Robbie e Diego Calva, e un cast corale che comprende
Jovan Adepo, Li Jun Li e Jean Smart. SCRITTO E DIRETTO
DA Damien Chazelle PRODOTTO DA Marc
Platt, p.g.a., Matthew Plouffe, p.g.a., Olivia Hamilton, p.g.a.
PRODUTTORI ESECUTIVI Michael Beugg, Tobey Maguire,
Wyck Godfrey, Helen Estabrook, Adam Siegel.
CAST
Brad Pitt, Margot
Robbie, Diego Calva, Jean Smart, Jovan Adepo, Li Jun
Li, P.J. Byrne, Lukas Haas, Olivia Hamilton, Tobey Maguire, Max
Minghella, Rory Scovel, Katherine Waterston, Flea, Jeff Garlin,
Eric Roberts, Ethan Suplee, Samara Weaving, Olivia Wilde
La nuova serie originale
Disney+, Il mistero
dei templari – La serie prodotta Disney Branded
Television prodotta da ABC Signature per Disney+ proseguirà poi ogni mercoledì
con un nuovo episodio a settimana.
Il mistero dei templari – La serie, quando esce
e
Disney+, Il mistero
dei templari – La serie in streaming debutterà il 14
dicembre sulla piattaforma streaming con i primi due episodi.
Il mistero dei templari – La serie, la trama e il
cast
La vita di Jess Valenzuela
(Lisette Olivera) viene stravolta quando un
enigmatico sconosciuto le dà un indizio su un tesoro secolare che
potrebbe essere collegato a suo padre, morto da tempo. Jess ha un
talento per risolvere gli enigmi e la sua abilità viene messa alla
prova quando lei e i suoi amici seguono una serie di indizi
nascosti in manufatti e monumenti americani. Ma riuscirà Jess a
superare in astuzia un trafficante di antichità del mercato nero in
una corsa per trovare il più grande tesoro perduto della storia e
scoprire la verità sul passato della sua famiglia?
Oltre a Lisette Olivera, la serie è
interpretata da Zuri Reed (Flatbush Misdemeanors) nel
ruolo di Tasha, l’amica di Jess che si unisce alla caccia al tesoro
e che sarà costretta a riconsiderare il suo modo di pensare per
aiutare la sua migliore amica; Antonio Cipriano (Jagged Little
Pill a Broadway) nei panni di Oren, un simpatico ma
egocentrico imbranato con una conoscenza enciclopedica delle teorie
cospirative che cerca di riconquistare l’affetto di Tasha; Jordan
Rodrigues (Lady
Bird) nel ruolo di Ethan, il migliore amico d’infanzia di
Jess di cui è innamorato sin dal giorno in cui si sono conosciuti;
Jake Austin Walker (Rectify) nei panni di Liam, un
musicista in difficoltà che piace a tutti, sempre con il dente
avvelenato, che proviene da una lunga stirpe di cacciatori di
tesori; Catherine Zeta-Jones (Chicago) nel
ruolo di Billie, una miliardaria tosta, esperta di antichità
sul mercato nero e cacciatrice di tesori che vive secondo il
proprio codice; e Lyndon Smith (Parenthood) nei panni
dell’agente dell’FBI
Ross, un investigatore ostinato che si rende conto che una
cospirazione più grande è in atto. Inoltre, Harvey
Keitel (Pulp
Fiction), che ha interpretato Peter Sadusky nel franchise
cinematografico de Il mistero dei Templari, si unisce al cast della serie
come guest star nello stesso ruolo. Jerry Bruckheimer,
Cormac e Marianne Wibberley, Jonathan Littman e KristieAnne Reed
sono gli executive producer della serie insieme a Rick Muirragui,
che è anche sceneggiatore. Anche Jon Turteltaub è executive
producer. Mira Nair è regista ed executive producer.
L’attore Jonathan
Majors è impegnato tra cinema e televisione solo da pochi
anni, ma è già diventato un nome estremamente popolare grazie alla
sua partecipazione a progetti di alto profilo. Ora che è stato
scelto come prossimo grande cattivo del Marvel Cinematic Universe, la sua
popolarità è destinata a crescere negli anni e sempre più egli avrà
modo di dar prova di tutto il suo talento.
2. Ha preso parte ad alcune
serie TV. Oltre a recitare per il cinema, Majors è apparso
anche in alcune serie TV di particolare popolarità. Ha infatti
recitato in When We Rise (2017) ed è poi stato tra i
protagonisti della serie horror Lovecraft Country – La terra dei
demoni (2020). Nel 2021 ha invece recitato nell’ultimo
episodio della serie MarvelLoki, dedicata al celebre dio
dell’inganno e con protagonista Tom
Hiddleston.
3. È anche
produttore. Majors non si sta interessando solo di
recitazione, ma anche di produzione. Prossimamente, infatti, egli
ricoprirà il ruolo di produttore esecutivo per i film The Man
in My Basement e Magazine Dreams, nei quali comparirà
naturalmente anche come attore. Majors sta dunque dimostrando di
volersi occupare sempre di più di cinema a 360°, sostenendo
attivamente i progetti che lo vedono coinvolto e nei quali crede di
più.
Jonathan Majors è Kang nel Marvel
Cinematic Universe
4. È entusiasta del
ruolo. Come noto, Majors interpreterà Kang il
Conquistatore nella Saga del Multiverso della Marvel. Dopo essere comparso in
Loki, egli sarà presente anche in Ant-Man and the Wasp:
Quantumania e in Avengers: The Kang
Dynasty. L’attore si è detto entusiasta di poter dar vita
a tale personaggio e in particolare di interpretare un cattivo
tanto complesso e pericoloso. Sarà lui il grande protagonista delle
prossime fasi dell’MCU e l’attore si sente
particolarmente gratificato dal ruolo assegnatogli.
5. Si sta sottoponendo ad un
duro allenamento. L’attore ha affermato che l’aspetto più
difficile del dover interpretare Kang è il dover raggiungere una
forma fisica impeccabile. Per rendere minaccioso il personaggio,
Majors si sta infatti sottoponendo ad un durissimo allenamento
fisico fatto di ore ed ore in palestra ed una rigida dieta a base
di pollo, tacchino e riso. Stando a quanto svelato da alcune foto,
l’attore sta però riuscendo nell’intento di metter su una massa
muscolare incredibile, che renderà Kang ancor più pericoloso.
Jonathan Majors in Loki
6. Ha tenuto nascosto il suo
coinvolgimento nella serie. Come noto a chi ha visto la
serie Loki, l’attore compare nell’ultimo episodio nei
panni di Colui Che Rimane, una delle varianti di Kang il
Conquistatore. Benché ci fossero molte teorie sul coinvolgimento
del personaggio nella serie, Majors è riuscito a mantenere il
segreto sulla propria partecipazione fino all’ultimo. L’attore ha
infatti affermato di non parlare molto con le persone e di tenere
sempre un profilo basso nel proprio quotidiano. Ciò gli ha permesso
di preservare il segreto e l’effetto sorpresa.
Jonathan Majors in Creed 3
7. Sarà l’avversario del
protagonista. Nel nuovo capitolo della serie di film
spin-off della saga di Rocky, dove Michael B.
Jordan interpreta Adonis Creed, figlio di Apollo, Majors
interpreta Anderson Dame, ex amico di Adonis in cerca di riscatto.
Parlando del personaggio, l’attore ha anticipato che sarà
un’antagonista molto umano e che sarà difficile per gli spettatori
odiarlo proprio per via del suo difficile vissuto e il suo
desiderio di riscatto. Majors ha poi affermato di essersi
affezionato molto al personaggio e di considerarlo tra i suoi
preferiti di sempre.
Jonathan Majors non è su Instagram
8. Non possiede un
account. Cercando l’attore su Instagram si potrà notare
come egli non possieda alcun account. Majors ha infatti confermato
di non avere profili ufficiali sul noto social network, preferendo
per ora non condividere le proprie attività su di esso. Come noto,
l’attore ci tiene ad essere quanto più riservato possibile e non
sembra intenzionato a gestire anche le responsabilità di un account
su Instagram. Tuttavia è possibile seguire alcune fan page molto
attive nel condividere novità legate unicamente alla sua vita
professionale.
Jonathan Majors: chi è la sua
fidanzata
8. È molto
riservato. Come anticipato, Major è molto riservato circa
la sua vita al di fuori del set e non è solito condividere
particolari a riguardo. Non è dunque noto se attualmente egli sia
più o meno impegnato in una relazione. L’attore ha però rivelato di
aver una figlia di 9 anni, ma non ha svelato chi sia la madre della
bambina né se abbia ancora una frequentazione sentimentale con tale
donna. Majors si è però detto molto attento alla formazione della
figlia, seguendola passo passo affinché possa crescere come una
persona responsabile e attenta alle dinamiche del mondo.
Jonathan Majors: età, altezza e fisico dell’attore
10. Jonathan Majors è nato a
Lompoc, California, Stati Uniti, il 7 settembre del 1989.
L’attore è alto complessivamente 1,83 metri. L’attore è inoltre
noto per il suo fisico particolarmente possente, atletico e
muscoloso, sfoggiato nel corso di alcuni servizi fotografici e per
la preparazione ai film Creed III e Ant-Man and the
Wasp: Quantumani.
È stato diffuso il primo poster di
Bussano
alla Porta (Knock At The Cabin), il nuovo
film di M. Night Shyamalan che arriverà nelle
sale italiane il prossimo 2 febbraio 2023, distribuito da
Universal. Eccolo:
Mentre sono in vacanza in una
baita isolata, una bambina e i suoi genitori vengono presi in
ostaggio da quattro sconosciuti armati che chiedono alla famiglia
di compiere una scelta impensabile per evitare l’apocalisse. Con un
accesso limitato al mondo esterno, la famiglia deve decidere in
cosa credere prima che tutto sia perduto.
Prodotto dal visionario regista
M. Night Shyamalan, Bussano alla Portaè
interpretato da
Dave Bautista (Dune,
Guardiani della Galassia), dal candidato al Tony Award e
all’Emmy Jonathan Groff (Hamilton, Mindhunter), da
Ben Aldridge (Pennyworth,
Fleabag), dalla candidata al BAFTA Nikki
Amuka-Bird (Persuasione, Old), dall’attrice esordiente
Kristen Cui, da Abby Quinn
(Piccole donne, Landline) e da
Rupert Grint (Servant,
la saga di
Harry Potter).
Universal Pictures presenta una
produzione Blinding Edge Pictures, in associazione con FilmNation
Features e Wishmore Entertainment, Bussano
alla Porta (Knock At The Cabin) un film di
M. Night Shyamalan. La sceneggiatura è di
M. Night Shyamalan e Steve Desmond & Michael
Sherman, basata sul bestseller nazionale “The Cabin at the End of
the World” di Paul Tremblay. Il film è diretto da M. Night
Shyamalan e prodotto da M. Night Shyamalan,
Marc Bienstock (Split, Glass) e Ashwin
Rajan (Servant, Glass). I produttori
esecutivi sono Steven Schneider, Christos V. Konstantakopoulos e
Ashley Fox.
Deadline riporta che
Studiocanal produrrà un adattamento live-action della serie di
Hugo PrattCorto Maltese, con
Frank Miller che firmerà il progetto in veste
di creatore, sceneggiatore e produttore esecutivo. In
collaborazione con Canal+, Studiocanal svilupperà sei episodi della
durata di un’ora.
L’EP della serie è Jemma
Rodgers (The Railway Children Return), insieme a Silenn
Thomas, l’ultimo dei quali è CEO di Frank Miller
Ink. La supervisione degli effetti visivi è Phil
Tippett, il cui lavoro include i franchise di
Star
Wars e Jurassic Park e
Willow. Studiocanal EVP Global Production Ron
Halpern e Executive Managing Director TV Francoise Guyonnet
supervisioneranno per lo studio.
Hugo Pratt ha
lanciato la serie nel 1967. Maltese è un audace capitano di mare le
cui avventure si sono svolte nella prima parte del 20° secolo. Il
racconto d’avventura riccamente disegnato fondeva fantasia e realtà
mentre Maltese entrava in contatto con alcuni dei personaggi più
influenti della letteratura – Jack London, Ernest Hemingway, Butch
Cassidy – mentre attraversava mari e oceani.
Frank Miller, che ha co-diretto con
Robert Rodriguez i primi due film di Sin
City, e i cui fumetti e graphic novel includono
300,
The Dark Knight Returns Batman: Year One e
Daredevil: Born Again,
quest’anno ha lanciato un nuovo banner editoriale, Frank
Miller Presents.
“Ho scoperto Corto Maltese per
la prima volta leggendo i libri al Forbidden Planet di New York da
giovane”, ha detto Miller. “Poi durante i miei viaggi, ho
studiato e scoperto un’edizione in un’edicola a Roma. L’opera
d’arte era così espressiva e così audace che è saltata fuori dalla
carta da giornale. Mi ha spazzato via. Era pieno di magia e
avventura romantica. Maltese è un mascalzone che potrebbe parlare
con gli dei. Per me ha mostrato il potere del fumetto in cui il
linguaggio non è una grande barriera. Da allora sono un fan di
Corto Maltese. Questo è il viaggio dell’eroe nella sua forma più
classica, e non potrei essere più onorato di contribuire a portare
in questa serie il romanticismo, l’eroismo e il misticismo di fondo
della creazione di Pratt”.
Patrizia Zanotti,
stretta collaboratrice di Pratt, ha affermato che c’era un alto
livello di rispetto per Miller e le sue opere da parte del creatore
di Corto Maltese, scomparso nel 1996. “Hugo
Pratt ha apprezzato il lavoro di Frank Miller fin dall’inizio,
tanto che lo ha pubblicato sulla rivista Corto Maltese nel 1988.
Pratt come Miller sono studenti del fumetto classico americano come
Milton Caniff con il loro uso di ombre, inchiostri drammatici e
pennellate audaci. Chi meglio di Frank Miller per reinterpretare il
mondo di Hugo Pratt dopo tutti i personaggi e i mondi che il
leggendario creatore ci ha portato? Pratt sarebbe entusiasta di
vedere rivivere il suo personaggio Corto Maltese attraverso un
autore che ha la straordinaria capacità di portare avanti miti
senza tempo presentando personaggi iconici alle nuove generazioni.
Pratt ha detto attraverso uno dei suoi personaggi che “nulla è
scritto che non possa essere riscritto”.
Arthouse, label di I
Wonder Pictures dedicato al cinema più autoriale e innovativo,
porta in sala dal 22 dicembre il film Vincitore del Premio
della Giuria al Festival
di Cannes, Eo del regista polacco Jerzy
Skolimowski, già vincitore a Cannes del Premio alla Miglior
Sceneggiatura con Moonlighting, e a Venezia del Gran Premio
della Giuria con Essential Killing.
Presentato Fuori Concorso alla
40esima edizione del Torino Film Festival, Eorilegge
un classico di Bresson, Au hasard Balthazar, e mettendosi
nella testa di un asino – animale intelligente e sensibile,
costretto allo spettacolo dell’umana violenza e dell’umana
insensatezza – ne visualizza i pensieri, i ricordi, i desideri.
Attraverso gli occhi e le vicissitudini di Eo, Skolimowski
mette in scena un inedito ritratto delle relazioni sociali e
dei cambiamenti culturali in atto nel mondo moderno.
Eo, la trama
Vincitore del Premio della Giuria
a Cannes, e selezionato per rappresentare la Polonia agli Oscar, è
la storia di un asino di nome EO, che liberato da un circo polacco
inizia un viaggio attraverso l’Europa fino a giungere in Italia,
incontrando e conoscendo le gioie e i dolori dell’umanità più
varia. Una versione poetica, tenera, dolceamara e profondamente
umanista di un “road movie”, un ritratto delle relazioni sociali e
dei cambiamenti culturali in atto nel mondo moderno, che ci aiuta a
estendere i confini della nostra empatia. L’ottantacinquenne Jerzy
Skolimowski, in una rilettura di un classico di Bresson, ci porta
dentro la testa dell’asino, animale intelligente, caparbio e
sensibile, costretto allo spettacolo dell’umana insensatezza, e ne
visualizza i pensieri, gli amori, i ricordi, i desideri.
Leone Film Group e
Rai Cinema presentano il poster italiano e le nuove immagini di
The
Fabelmansdi
Steven Spielberg che, dopo il
debutto nelle sale americane, si conferma uno dei film più attesi
della stagione cinematografica.
The Fabelmans è il nuovo film del regista
quattro volte Premio Oscar Steven Spielberg – un’ icona nella
storia del cinema – e la sua opera più intima e personale in cui
per la prima volta mette in scena la sua vita, la sua famiglia, i
suoi sogni, in un racconto di formazione appassionante e
universale.
(from left) Sammy Fabelman
(Gabriel LaBelle), Mitzi Fabelman (Michelle Williams), Burt
Fabelman (Paul Dano), Natalie Fabelman (Keeley Karsten), Reggie
Fabelman (Julia Butters) and Lisa Fabelman (Sophia Kopera) in The
Fabelmans, co-written, produced and directed by Steven
Spielberg.
Sammy Fabelman (Gabriel
LaBelle) in The Fabelmans, co-written and directed by Steven
Spielberg.
Gabriel LaBelle as Sammy
Fabelman in The Fabelmans, co-written, produced and directed by
Steven Spielberg.
Il film, che ha già
vintoil Premio del Pubblico al Festival di
Toronto, è interpretato dalla quattro volte candidata all’Oscar®
Michelle Williams, Paul Dano, Seth Rogen, Gabriel LaBelle e dal
candidato all’Oscar® Judd Hirsch, con le musiche del premio Oscar®
John Williams, la fotografia del premio Oscar® Janusz Kaminski e il
montaggio dei premi Oscar® Michael Kahn e Sarah Broshar.
Prodotto da Amblin
Entertainment, The Fabelmans è un’esclusiva per l’Italia
Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema e sarà al cinema
dal 22 dicembre con 01 Distribution.
Da quando ha assunto il ruolo di
capo dei DC Studios, James Gunn ha accennato sui social a progetti
di diversi eroi che potrebbero apparire nel futuro del DCU. Negli
ultimi anni la popolarità dei film prodotti dai DC Studios è stata
in calo, tanto che il contorto e disordinato DCEU
è stato ribattezzato DCU,
probabilmente influenzato dal MCU dei Marvels Studios,
con il regista di Suicide SquadJames Gunn al timone. La nuova direzione dello
studio mira a costruire una storia coerente per il franchise e a
farlo progredire ottimamente, introducendo nuovi personaggi e
consolidando quelli già affermati dell’ormai defunto
DCEU, tra cui Superman e
Batman.
James Gunn, insieme al co-CEO Peter
Safran, ha assunto questo nuovo incarico il 1° novembre
2022, ripromettendosi di portare lo studio in una nuova direzione e
di iniziare a far crescere la domanda di progetti DC. Da allora,
Gunn è stato molto attivo sui social media
postando immagini di alcuni personaggi DC Comics meno noti,
sollevando domande su chi potrebbe potenzialmente arrivare sul
grande schermo nelle future proprietà del DCU.
Deadman
Il primo messaggio di
James Gunn risale al 31 ottobre 2022, un
giorno prima della sua nomina a co-CEO. Il tweet conteneva
un’immagine di Deadman e Gunn
augurava ai suoi follower buon Halloween. Deadman è un personaggio
oscuro della DC Comics, un ex trapezista di nome Boston
Brand che è diventato un fantasma dopo essere stato ucciso
da una figura nota come Hood. Il dio indù
Rama Kushna dona al fantasma di Deadman la
capacità di possedere qualsiasi essere vivente, con l’obiettivo di
trovare il suo assassino e cercare vendetta. Negli ultimi anni,
Deadman è apparso come membro della Justice League Dark, suggerendo che questa
potrebbe essere la prossima tappa del nuovo DCU di
Gunn.
Nel 2020 è stato annunciato che
Warner Media e Bad Robot stavano collaborando a un universo
cinematografico e televisivo della Justice League
Dark e, nell’aprile dello stesso anno, è stato confermato
che J.J. Abrams sarà il produttore esecutivo di
una serie televisiva con i personaggi della Justice League Dark. Se
questa serie andrà avanti per i DC Studios sotto la supervisione di
Gunn, potrebbe essere il modo perfetto per espandere
il roster di eroi del DCU e sviluppare
avventure su scala ridotta che hanno funzionato molto bene nei casi
di Moon
Knight, Daredevil e Hawkeye dei Marvel Studios: Born Again e Hawkeye.
Distogliere l’attenzione dagli eroi mainstream del repertorio DC
potrebbe essere la mossa migliore.
Probabilmente uno dei personaggi più
noti di tutti i media sui supereroi è Superman, un
alieno proveniente dal pianeta Krypton che è cresciuto sulla Terra
e ha sviluppato notevoli capacità sovrumane, tra cui una maggiore
forza, pelle impenetrabile, la visione laser e il volo. Superman è
stato fatto morire al cinema, più recentemente è stato interpretato
da Henry Cavill nei film DC Man of
Steel, Batman v. Superman: Dawn of
Justice e Justice League, oltre a una
breve apparizione durante la scena mid-credits di Black
Adam. Nonostante sia ancora molto popolare, la versione di
Clark Kent interpretata da Cavill ha suscitato
forti polemiche con l’evoluzione del personaggio, per cui è
necessario un cambiamento sotto la nuova direzione di
Gunn.
La creatività dei DC Studios, ora
guidati da James Gunn, potrebbe essere un’ottima spinta
per il Superman di Cavill, per
fare emergere un lato più leggero del personaggio, simile a quelli
presenti negli altri progetti di Gunn,
Suicide Squad e Guardiani della Galassia.
Cavill stesso ha lasciato intendere che la sua apparizione alla
fine di Black Adam sarà l’inizio di alcuni grandi cambiamenti per
il personaggio, e il fatto che James Gunn abbia twittato un’immagine del
famoso eroe nel suo primo giorno di lavoro suggerisce che non si
sta sottraendo dal concentrarsi sul celebre personaggio a un
livello più personale.
Lobo
Risposta della DC Comics
agli antieroi della Marvel come Cable,
Wolverine e The Punisher,
Lobo è una parodia sopra le righe di un cacciatore
di taglie e mercenario interstellare, nato sul pianeta Czarnia, che
negli anni ’90 è diventato un eroe molto popolare per la casa
editrice. Un film incentrato su Lobo era in fase di sviluppo presso
la DC dal 2009, con nomi del calibro di Guy
Ritchie e Michael Bay alla regia, ma il
film non è mai riuscito a diventare realtà. Ora, però, sappiamo che
James Gunn ha accennato al personaggio, con
tanto di didascalia “felice di essere qui”, il che potrebbe
suggerire che l’introduzione del personaggio è più vicina del
previsto.
Lobo sembra certamente il
personaggio perfetto per essere rielaborato da James Gunn, regista che ha portato con
successo i personaggi più spiritosi e divertenti alla super
celebrità, sia ai Marvel Studios che alla DC. Nel
corso degli anni, molti grandi nomi hanno espresso il loro
interesse per il personaggio, tra cui Jeffrey Dean
Morgan di The Walking Dead, Dave
Bautista in un passaggio dai Marvel Studios e persino Jason Momoa di Aquaman in un confuso colpo di scena. Momoa ha
sicuramente l’aspetto giusto, ma affidargli anche questo ruolo
potrebbe rendere il pubblico confuso, a meno che
Aquaman non venga reinserito nel nuovo
DCU.
Mister Terrific
Questo tease di James Gunn è stato probabilmente uno dei post
più banali, dal momento che ha semplicemente postato l’immagine di
Mister Terrific della DC Comics senza alcuna
didascalia. Nei fumetti, Michael Holt è il secondo
personaggio ad assumere il mantello di Mister Terrific, un uomo con
una memoria eidetica e un intelletto geniale che, grazie alla sua
misteriosa maschera, è reso invisibile a qualsiasi tipo di
tecnologia. Essendo un personaggio meno conosciuto, Mister Terrific
sarebbe il fulcro perfetto per la nuova direzione di James Gunn per i DC Studios, soprattutto
perché è abituato a portare alla ribalta personaggi
sconosciuti.
Una versione di Mister Terrific è stata precedentemente
interpretata da Echo Kellum nella serie Arrowverse
della CW, Arrow, anche se questo personaggio è
stato rinominato Curtis Holt e adattato
leggermente per adattarsi meglio al tono della serie. Una versione
di Michael Holt di Mister
Terrific non ha mai avuto un ruolo da protagonista nel
live-action, il che suggerisce che James Gunn potrebbe essere più che mai
determinato a mettere questo straordinario eroe sotto i riflettori.
Holt diventerà il presidente della Justice Society of
America, il che significa che è un personaggio importante
e che merita sicuramente un po’ di tempo sullo schermo nel nuovo
DCU di
Gunn.
Jonah Hex
Jonah Hex
ha avuto una carriera nel live-action superiore a quella di
chiunque altro (eccetto Superman) a cui James Gunn si è riferito su Twitter. Da quando
Josh Brolin lo ha interpretato nel film del
2010, Jonah Hex, è apparso come personaggio in DC’s Legends
of Tomorrow e ha avuto una lunga carriera nei progetti di
animazione DC. Il 16 novembre 2022, James
Gunn ha postato un’immagine di Hex per celebrare il 50°
anniversario del personaggio nei fumetti DC; oltre a celebrarne
l’icona, pensiamo che Gunn abbia suggerito che un altro adattamento
di Hex potrebbe essere in programma nel prossimo futuro.
Jonah Hex è un
personaggio incredibilmente ricco di materiale da cui attingere e,
se adattato nel nuovo DCU, il
cinico cacciatore di taglie potrebbe rifondare il nuovo franchise
con alcuni progetti più grintosi. È noto che James Gunn sia un grande fan dei film western,
quindi è probabile che questo burbero cowboy possa arrivare presto
sul grande schermo. In definitiva, il fatto che James Gunn sia
stato incredibilmente attivo sui social media non può che essere
una buona notizia per i DC Studios: sta cercando di far parlare di
sé e di suscitare entusiasmo per le nuove storie del DCU.
La star di Love Actually, Hugh Grant, dice che non voleva fare la sua
ormai famosa scena di ballo nel film di Richard
Curtis. Il classico film di Natale Love Actually ha debuttato nel 2003, con un
cast stellare che comprende Emma Thompson, Alan Rickman,
Liam Neeson e Grant. Diretto da
Richard Curtis, la commedia romantica segue nove
storie d’amore interconnesse di varia natura: alcune romantiche,
altre familiari e altre platoniche. La trama di Grant nel film vede
l’attore nei panni di David,
un neoeletto Primo Ministro del Regno Unito, che sviluppa
un’attrazione per un membro del suo staff, Natalie (Martine
McCutcheon).
Mentre David si adatta al suo nuovo
ruolo, ottiene una grande vittoria sia personalmente che
professionalmente resistendo al Presidente degli Stati Uniti
(Billy Bob Thornton) durante un discorso
entusiasmante al suo popolo e agli uomini del Presidente. Più tardi
quella notte, una stazione radio trasmette “Jump” delle
Pointer Sisters in suo onore, e David balla in un
momento dolce e sciocco che da allora è diventato sinonimo del
film. Durante un’apparizione in The Laughter & Secrets of Love
Actually: 20 Years Later con ABC News (tramite Deadline), Curtis e Grant
discutono della scena della danza del Primo Ministro, rivelando la
riluttanza di Grant a filmarla nonostante fosse sotto “una
ghigliottina contrattuale“. Ha detto Hugh Grant: “L’ho visto nella
sceneggiatura e ho pensato: ‘Beh, odierò farlo. Non mi piaceva
affatto fare il ballo, figuriamoci provarlo… E fino ad oggi, ci
sono molte persone, e sono d’accordo con loro, che pensano che sia
la scena più straziante mai affidata alla celluloide. Ma poi ad
alcune persone piace.”
Da parte di chi scrive ringraziamo
Hugh Grant per essere comunque riuscito a
girare quella scena che è ormai a tutti gli effetti un piccolo
culto.
La star di Logan –
The Wolverine,
Dafne Keen, condivide il consiglio che Hugh Jackman le ha dato sul set del film
degli X-Men. Jackman ha fatto il suo debutto come
Wolverine nel film X-Men del 2000 e ha continuato
a riprendere il ruolo nove volte in quasi due decenni, ponendo
effettivamente fine alla corsa del suo personaggio con Logan del
2017 (anche se tornerà e farà il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe in
Deadpool 3).
Logan
rappresenta il punto più alto del franchise, al momento, e si
concentra su una storia più oscura e dai toni cupi in cui un
Wolverine ormai vecchio ha come missione quella di proteggere il
giovane
mutante X-23, nota anche come Laura (Keen) e portarla al
sicuro. Il film ha visto il debutto di Keen come clone/figlia
biologica di Logan e
ha creato un futuro più ampio per il suo personaggio come
successore di Logan dopo
la sua morte.
Dopo aver fatto il suo debutto
cinematografico in Logan –
The Wolverine,Dafne Keen ha continuato a recitare nel
ruolo di Lyra nella serie fantasy acclamata dalla critica di
HBO MaxHis Dark Materials e
apparirà nella prossima serie di Star
Wars
The Acolyte. Durante una conversazione con Marie Claire, Keen ha parlato
della pletora di consigli che ha ricevuto durante le riprese di
Logan, sia da Hugh Jackman che dal regista
James Mangold. Uno dei consigli chiave di Jackman
per Keen è stato quello di trattare la troupe “allo stesso modo”
mentre era sul set.
“Hugh Jackman è stato
fantastico come numero uno sul set nell’insegnarmi come trattare la
troupe. Era la persona più brillante con la troupe, mi ha insegnato
quanto la distanza tra il cast e la troupe sia sbagliata e che
tutti devono essere trattati allo stesso modo. Era vicino a tutti i
membri dell’equipaggio, conosceva i nomi di tutti e comprava i
biglietti della lotteria ogni settimana. Ho imparato le basi da lui
e mi sento molto fortunata per il fatto che me l’abbia insegnato
lui”.
Guardiani della Galassia Holiday Special ha un
Easter Egg di Eternals che rovina inconsapevolmente uno
dei più grandi cliffhanger di Fase 4 del MCU. Il riferimento che vediamo
nello Speciale Natalizio è uno strano passo falso per un franchise
così ossessionato dai dettagli. Il penultimo film Marvel di James
Gunn (a meno che non sfidi le aspettative e ritorni
nonostante il suo ruolo di leader nella DCU) è un regalo festivo, un mix tipico di cuore
e risate. Contiene anche importanti rivelazioni per
Guardiani della Galassia Vol. 3, inclusa la
rivelazione che Mantis è la sorella di Star-Lord e quali sono i
poteri di Cosmo il Cane Spaziale.
Mentre il secondo speciale Marvel (dopo Werewolf By Night) è considerata un bonus per
l’MCU principale, James
Gunn ha confermato che Guardiani della Galassia Holiday Special è
canonico e deve essere guardato prima del Vol 3.
Questo status canonico rende il fatto che un dettaglio sullo sfondo
confermi la presenza di Kingo sulla Terra particolarmente confuso.
Potrebbe essere solo un Easter Egg, ma l’apparizione fugace di
Kingo suggerisce che sia sopravvissuto al rapimento di Arishem
negli ultimi momenti di Eternals e la Terra deve
aver superato il minaccioso giudizio del Celestiale.
In Guardiani della Galassia Holiday Special,
Mantis e Drax vengono inizialmente ostacolati nel loro tentativo di
trovare e rapire Kevin Bacon, e si distraggono con
superalcolici e balli. Mentre camminano verso una discoteca,
all’angolo tra Cherokee Avenue e Hollywood Boulevard appare un
poster di uno spettacolo natalizio – chiamato Kingo’s
Christmas – che suggerisce il controverso il destino
dell’eroe interpretato da Kumail Nanjiani dopo la fine di
Eternals è già assicurato.
L’unica altra menzione di Kingo è
arrivata in Ms Marvel, in cui è stato
citato solo come attore di Bollywood, e non come supereroe (una
curiosa svista se la sua vera identità fosse nota). In altre
parole, Kingo’s Christmas non può essere la
pubblicità di uno spettacolo più vecchio che viene riprodotto come
registrazione per capitalizzare la sua fama. Dal design del poster,
sembra anche chiaro che stia pubblicizzando uno spettacolo teatrale
individuale.
Se Kingo è tornato sulla Terra nel
2025 (quando probabilmente è ambientato Guardiani della Galassia Holiday Special),
sappiamo già che Arishem ha liberato lui e i suoi compagni fatti
prigionieri alla fine di Eternals. Il Celestiale
rapisce Sersi, Phastos e Kingo per esaminare i loro ricordi e
giudicare la Terra, presumibilmente alla Forgia del Mondo. Affinché
sia possibile che Kingo si esibisca nel suo spettacolo di Natale,
deve essere implicito che l’eroe è stato rimandato sulla Terra.
Anche se il giudizio di Arishem non è completo, il Celestiale
apparentemente non ha punito Kingo per il tradimento degli Eterni e
per aver ostacolato l’Emersione. Staremo a vedere come si risolverà
questo piccolo dettaglio che confonde non poco le idee.
Cinque adolescenti
durante un party giocano con un’intelligenza artificiale che
sorteggia sfide pericolose: la più estrema di tutte li costringerà
ad abbandonare la propria innocenza. Sarà nei cinema dal 28
novembre Space Monkeys, lungometraggio d’esordio di
Aldo Iuliano, già vincitore del Globo d’Oro e di
numerosi premi internazionali per il cortometraggio
Penalty.
Prodotto da
Andrette Lo Conte per Freak
Factory con Rai Cinema, con il contributo
di Regione Calabria e Calabria Film Commission, ha
come protagonisti Souad Arsane (attrice
francese rivelazione ai César 2019), Amanda
Campana (“Summertime”), Riccardo
Mandolini ( “Baby”), Ambrosia
Caldarelli (“Circeo”), Haroun
Fall (“Zero”).
La fotografia è di
Daniele Ciprì, il montaggio di Marco
Spoletini, le musiche di Enrico Melozzi,
lescenografie di Paki Meduri, i costumi di
Francesca Sartori e Mara Masiero,
la sceneggiatura è firmata da Severino Iuliano,
Alessandro Giulietti e Aldo
Iuliano.
Cosa spinge gli
adolescenti a giocare con la morte per sentirsi vivi? Da questo
interrogativo nasce l’esigenza del regista di raccontare le
complessità emotive della Generazione Z, dai loro
comportamenti borderline all’amore senza confine di genere, dal
rapporto con la tecnologia al concetto di sopravvivenza nel tessuto
sociale reale e virtuale.
“Space Monkeys”
è un film che si ispira a fatti di cronaca attuali e mostra la
solitudine provata dagli adolescenti contemporanei nel proprio
percorso di crescita individuale e interazione sociale: ragazzi e
ragazze cresciuti in un mondo dove la tecnologia confonde reale e
virtuale e li allontana dalla propria umanità. «Una
generazione che vive il futuro prima ancora di sognarlo, guidata
dal proprio istinto», così descrive l’opera Aldo
Iuliano.
Mentre J.K. Rowling continua a raccogliere
polemiche, Helena Bonham Carter che ha recitato nel
franchise di Harry Potter nei panni di Bellatrix
Lastragne, si è fatta avanti schierandosi dalla parte dell’autrice.
Nonostante abbia creato uno dei franchise fantasy più amati di
tutti i tempi, Rowling è rimasta impantanata in pesanti polemiche
negli ultimi anni dopo essere stata presa di mira per una serie di
tweet e commenti visti come transfobici, con l’autrice di
bestseller che ha subito un pesante contraccolpo fino ad arrivare a
minacce di morte. La Rowling è rimasta in gran parte ferma nelle
sue convinzioni da allora, e diverse star di Harry
Potter hanno condiviso i loro pensieri a riguardo.
In una recente intervista con
The Times, Helena Bonham Carter ha parlato del
contraccolpo nei confronti dell’autrice di Harry Potter
J.K. Rowling. L’attrice di Bellatrix Lestrange ha difeso
la Rowling contro coloro che parlano male di lei, ritenendo che le
critiche che le sono state rivolte siano “orrende” e
“un mucchio di stronzate“.
“Penso che sia stata
perseguitata. Il giudizio delle persone è stato portato
all’estremo. Ha parlato della sua opinione, in particolare essendo
stata anche lei vittima di abusi. Ognuno porta la propria storia di
traumi e forma le proprie opinioni da quell’esperienza di trauma, e
devi rispettare da dove vengono le persone e il loro dolore. Non
dovete essere tutti d’accordo su tutto, sarebbe folle e noioso. Non
parla in modo aggressivo, sta solo dicendo qualcosa della sua
stessa esperienza. Personalmente penso che [le mie costar]
dovrebbero lasciarle esprimere le sue opinioni, ma penso anche che
siano molto consapevoli che prendendo quelle posizioni stiano anche
proteggendo i loro fan e la loro generazione.”
Emma Watson e
Daniel Radcliffe si sono espressi più volte con
contrarietà rispetto a quanto dichiarato da Rowling e Helena Bonham Carter non è la prima che invece
si schiera dalla parte dell’autrice.
Greta Gerwig ha
rivelato come ha convinto di nascosto il suo frequente
collaboratore e partner Noah Baumbach a scrivere
insieme a lei il prossimo film di Barbie.
Dopo che una rappresentazione live-action dell’iconica fashion doll
di Mattel è stata annunciata nel 2019, la sua fase di
pre-produzione ha visto molteplici cambiamenti nella direzione
creativa fino a quando la protagonista Margot Robbie si è assicurata i diritti
del film attraverso la sua società di produzione LuckyChap
Entertainment.
Dopo che i produttori del film hanno
trascorso un arduo processo di scouting per sceneggiatori e registi
insieme a Mattel e Warner Bros., Greta Gerwig ha
accettato di dirigere l’ambizioso progetto, con una sceneggiatura
che ha scritto insieme a Baumbach e che, secondo quanto riferito,
vedrà Barbie
avventurarsi nel mondo reale con Ken, interpretato da Ryan Gosling, dopo essere stato espulso
dall’ambiente artificialmente perfetto di Barbieland.
Gerwig ha riferito di come ha
accettato il compito di co-scrivere Barbie per conto suo e del partner
Noah Baumbach, inizialmente a sua insaputa. Spiega
che poco dopo aver dato alla luce il loro figlio, Gerwig ha deciso
che il film, interpretato da Margot Robbie, sarebbe stata la perfetta
collaborazione successiva per la coppia.
“[Margot Robbie] è venuta da me
e mi ha detto: ‘Saresti interessata a scriverlo?’, e io ho detto:
‘Sì!’ E poi ho detto: ‘E anche a Noah piacerebbe scriverlo.’ E non
ne avevo davvero parlato con Noah… avevo un bimbo di sei mesi
quando ho detto sì e stavo facendo tutto insieme a Noah… È stato
nel marzo del 2020 che Noah ha detto: “Dovremmo scrivere un film su
Barbie?” Ho detto: “Sì e anche avere qualche idea per questo!”
“Perché non ci hai proposti per scrivere qualcosa di diverso?” E io
ero tipo, “Perché ho una sensazione. Mi piace Margot e ho un
feeling”.”
Barbie
presenta un cast ricco di stelle, che potrebbero essere un grande
incentivo per il pubblico. Margot Robbie compare nel ruolo
principale insieme a Ryan Gosling, poi ci sono
America Ferrera, Simu Liu nei panni
di un altro Ken,
Kate McKinnon, Ariana Greenblatt,
Alexandra Shipp, Emma Mackey, Kingsley
Ben-Adir. Secondo quanto riferito, Issa
Rae come un’altra Barbie, Michael Cera,
Rhea Perlman,
Will Ferrell come CEO di Mattel e Ncuti
Gatwa come un altro Ken.
Al via le riprese in Veneto de
I cacciatori del cielo, docu-film sulla storia
dell’asso dell’aviazione Francesco Baracca interpretato da
Giuseppe Fiorello, prodotto da Anele in
collaborazione con Aeronautica Militare, con
Rai Documentari, in coproduzione con
Istituto Luce Cinecittà e con il sostegno di
Intesa Sanpaolo, che Rai manderà in onda nel
prossimo mese di marzo.
Il progetto, scritto da
Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la
collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di Paolo
Varriale, celebra il Centenario della costituzione dell’Aeronautica
Militare attraverso il racconto delle imprese eroiche, della vita e
dell’amicizia di quei pionieri del volo che si distinsero per le
loro azioni e il loro coraggio durante la Prima Guerra Mondiale e
le cui gesta gettarono le basi per la nascita dell’Aeronautica
Militare avvenuta il 28 marzo 1923.
Un racconto avvincente che intervalla alla fiction vera e propria
preziosi materiali di repertorio, sia foto che filmati d’epoca, e
animazioni originali e che abbraccia temi universali come amicizia,
grandi sogni e amore.
Giuseppe Fiorello
è il tenente pilota del Regio Esercito Francesco Baracca, che per i
suoi meriti sarà in breve promosso prima capitano e poi maggiore,
assumendo nel frattempo il comando della 91a Squadriglia, la
“Squadriglia degli assi”: romagnolo, sanguigno, istintivo e
coraggioso, affascinante e colto, di ottima famiglia, generoso,
spavaldo ma mai inutilmente votato al sacrificio. Ricordato come
“l’Asso degli assi” per aver conseguito il maggior numero di
vittorie aeree tra i piloti italiani della Grande Guerra, riuscendo
ad avere la meglio in 34 combattimenti abbattendo altrettanti
velivoli nemici, Francesco Baracca si impose rapidamente
nell’immaginario collettivo del popolo italiano come un eroe
nazionale la cui morte, avvenuta a 30 anni il 19 giugno 1918 nel
corso di una missione sul Montello, suscitò grande commozione in
tutto il Paese.
A suo nome nel 1926 fu inaugurato a
Lugo di Romagna il Museo Baracca, dal 1993 trasferito nella casa
natale del pilota, luogo particolarmente suggestivo che ospita
anche il caccia su cui ha conseguito la sua 30a vittoria e dove si
effettueranno alcune riprese grazie alla collaborazione con il
Comune di Lugo di Romagna ed Emilia-Romagna Film Commission.
Nel cast, accanto a
Giuseppe Fiorello, anche Luciano
Scarpa nel ruolo del Comandante Pier Ruggero Piccio, in
seguito primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica,
Claudia Vismara, che dà il volto a Norina
Cristofori, giovane cantante lirica che vivrà un’intensa storia
d’amore con Francesco e Andrea Bosca che
interpreta il personaggio di finzione Bartolomeo Rocca, meccanico
addetto alla manutenzione dell’aereo di Baracca.
Gerard Butler torna al cinema
nell’adrenalinico action movie The
Plane, questa volta nei panni di un coraggioso
pilota che per salvare i suoi passeggeri da una violenta tempesta,
effettua un rischioso atterraggio d’emergenza su una remota isola
delle Filippine. I superstiti dovranno però affrontare una nuova
minaccia: degli spregiudicati guerriglieri indipendentisti che
vivono in quelle terre.
Il gruppo viene infatti rapito e
sarà compito del comandante Brodie Torrance proteggere i
sopravvissuti presi in ostaggio e portarli in salvo. Ad affiancarlo
in questa missione impossibile, troverà un ex Marine (Mike
Colter, il celebre ‘Luke
Cage’ dell’Universo Marvel) in arresto che era a bordo
dell’aereo scortato dall’FBI. A
dirigerli, il regista francese Jean-François
Richet, Premio César per il dittico con protagonista
Vincent Cassel, Nemico pubblico N. 1 – L’istinto di
morte e Nemico pubblico N. 1 – L’ora della
fuga. Nel cast anche Daniella
Pineda (Jurassic World – Il
dominio), Yoson An (Mulan)
e Tony
Goldwyn (Divergent, Scandal).
The Plane arriverà nelle sale
italiane a partire dal 26 gennaio
2023 distribuito da Lucky
Red e Universal Pictures International
Italy.
La trama del film
Durante una violenta tempesta, il
comandante Brodie Torrance (Gerard Butler) salva i suoi passeggeri
con un atterraggio di emergenza. L’aereo plana però su un’isola
devastata dalla guerra e per il gruppo, preso in ostaggio da
pericolosi ribelli, è l’inizio di un vero e proprio incubo. L’unica
persona su cui Torrance potrà contare è Louis Gaspare (Mike
Colter), un uomo accusato di omicidio che l’FBI stava trasportando
sul suo volo. Riuscirà il nostro capitano a portare in salvo i
passeggeri e fuggire dall’isola?
Sembra che la valutazione PG-13 di
Avatar: la via dell’acqua di James
Cameron contenga una precisa differenza rispetto a quanto
descritto per Avatar, il primo film del 2009.
Sam Worthington e Zoe
Saldana tornano a guidare il cast del sequel di
James Cameron con Jake e Neytiri che trovano la
loro casa ancora una volta sotto l’attacco della RDA, guidata dal
rianimato colonnello Quaritch di
Stephen Lang. Avatar: The Way of
Water vedrà la famiglia Sully viaggiare verso la tribù
dell’acqua dei Metkayina nella speranza di raccogliere forze per
combattere gli avidi umani e salvare ancora una volta Pandora.
A meno di un mese dalla sua
premiere,
Avatar: la via dell’acqua ha ufficialmente ricevuto
una classificazione PG-13 dalla Motion Picture Association. La
descrizione di questa valutazione, secondo Filmratings.com, cita
“sequenze di forte violenza e azione intensa, nudità parziali e
linguaggio forte”. È interessante notare che l’inclusione
della “nudità parziale” è un importante allontanamento dal
film originale di Cameron, che invece vedeva la
“sensualità” inclusa nella descrizione del rating
PG-13.
Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno
all’oceano. Sully (Sam
Worthington) e Neytiri (Zoe
Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice
Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il
sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso
rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su
pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena,
eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la
natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro
l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo
completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film
3 volte vincitore di Oscar.
Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14
dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20
dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si
dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre
2026 e 22 dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da
Kate Winslet, Edie Falco,
Michelle Yeoh,
Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia
Sam Worthington,
Zoe Saldana,
Stephen Lang,
Sigourney Weaver, Joel David Moore,
Dileep Rao e Matt Gerald.
La Marvel ha finalmente risolto un
persistente mistero su una presunta morte in Avengers: Infinity War, e lo
ha fatto in occasione di Guardiani della Galassia Holiday
Special. C’è sempre stata un po’ di
ambiguità in merito a quelli che Thanos ha ucciso in Infinity War,
sia prima dello Schiocco che quelli che sono andati distrutti con
esso. La maggior parte dei destini erano chiari, ma un personaggio
la cui sorte era rimasta nel dubbio era quello di Taneleer Tivan,
alias il Collezionista, dopo che Thanos gli ha sottratto la Gemma
della Realtà.
Il Collezionista è apparso solo
brevemente, ma sembrava probabile che fosse tra coloro che Thanos
aveva ucciso in Avengers: Infinity War. Quando i
Guardiani della Galassia arrivarono
su Knowhere, Tivan sembrava essere vivo, ma si scopre poi che
Thanos possedeva già la Gemma della Realtà e che quello che hanno
visto arrivati lì era una illusione generata da lui. Quando
l’illusione si dissolve, si vede chiaramente a terra il corpo del
Collezionista, ma non si sa, in effetti, se è vivo o morto. In una
svolta sorprendente degli eventi, tuttavia, Guardiani della Galassia Holiday Special
rivela che i Guardiani ora possiedono Knowhere, e questo conferma
che il Collezionista è sopravvissuto a Infinity
War.
All’inizio di Guardiani della Galassia Holiday Special,
Kraglin riflette sul fatto che è periodo di Natale, e Nebula
afferma che non solo i Guardiani possiedono Knowhere, ma
specificatamente dice: “Da quando abbiamo acquistato Knowhere dal
Collezionista…” Dal momento che i Guardiani non possedevano
Knowhere durante Avengers: Infinity War, questo
può essere possibile solo se il Collezionista è sopravvissuto e
continua a sopravvivere alla sequenza temporale di Guardiani della Galassia Holiday Special.
Questo si adatta alla convinzione di Benicio del Toro che il Collezionista sia
sopravvissuto a Infinity War, come disse nel 2018:
“Penso che sia vivo. Sì… penso che, sai, penso che sia vivo.
Gli stai parlando!”.
Ma come è sopravvissuto? Sebbene
Thanos abbia sempre affermato che stava cercando di bilanciare
l’universo, ha anche mostrato spietatezza nell’acquisire le Gemme
dell’Infinito, come ha dimostrato distruggendo Xandar e
sacrificando sua figlia, Gamora. Sembra improbabile che avrebbe
deciso di risparmiare il Collezionista senza motivo, soprattutto
perché anche nell’illusione mostra disprezzo per lui, ma Tivan era
un mercante e un grande negoziatore. Ciò significa che è certamente
possibile che sia stato in grado di garantire la sua sopravvivenza
in cambio della consegna a Thanos della Gemma della Realtà.
C’è anche il fatto che il
Collezionista è incredibilmente potente. Sebbene non sia stato
esplorato molto nel MCU, è un Anziano
dell’universo e ha vissuto una vita incredibilmente lunga,
è in grado di sopportare molti più danni di un essere umano. Questo
va oltre nei fumetti, dove è confermato che il Collezionista non
può morire (tecnicamente può essere ucciso, ma il processo richiede
la sua distruzione a livello molecolare). Questo potrebbe anche
spiegare come sia sopravvissuto a Infinity War;
detta immortalità proveniva da Lady Death, che è stata vista in
forma di una statua all’Eternità in Thor: Love and
Thunder e quindi esiste nel MCU in qualche forma. Non è
confermato se il Collezionista sia immortale nel MCU, ma in entrambi i casi è tra i
personaggi sopravvissuti ad Avengers: Infinity
War.