Nell’ultimo anno, Zack Snyder ha lavorato duramente per
completare la sua versione di Justice League e regalare ai fan il
film che aveva sempre avuto intenzione di realizzare. Sappiamo
infatti che la versione cinematografica ad opera di Joss Whedon ha stravolto letteralmente quelli
che erano i piani originali del regista di 300 e
Watchmen.
Ora, con l’arrivo della
Snyder Cut di Justice
League il prossimo 18 marzo su HBO Max, i fan
avranno finalmente l’occasione di vedere come Snyder ha sempre
inteso il cinecomic dedicato alla celebre squadra di eroi. Il
regista ha avuto a disposizione un sacco di filmati inutilizzati
per portare a compimento il suo taglio. Tuttavia, lo scorso autunno
è stato anche impegnato in una sessione di riprese aggiuntive,
necessarie soprattutto per aggiungere alla storia il personaggio
del Joker di Jared Leto.
La Snyder Cut di
Justice
League presenterà anche altri personaggi non inclusi
nella versione cinematografica (come Darkseid e Martian Manhunter),
oltre ad alcune trame alternative. Eppure, per portare a compimento
un progetto a cui teneva particolarmente, Snyder non ha ricevuto
alcun compenso. Intervistato da
Vanity Fair, il regista ha spiegato che la decisione di non
percepire alcuna retribuzione per i lavori sulla Snyder
Cut è stata presa esclusivamente da lui. “Non sono stato
pagato”, ha spiegato. “Non volevo essere in debito con
nessuno. Questo mi ha permesso di mantenere i miei poteri negoziali
con queste persone piuttosto forti”. In poche parole,
rinunciando ad uno compenso, Snyder ha potuto mantenere il pieno
controllo creativo sulla sua creatura.
La Warner Bros. ha messo a
disposizione circa 70 milioni di dollari per le riprese aggiuntive
della Snyder Cut di Justice
League e considerato l’entusiasmo dei fan per il
progetto, quasi sicuramente gli sforzi della major verranno
ricompensati. Tuttavia, sappiamo anche che lo studio non ha in
programma di continuare la sua collaborazione con Snyder e con i
piani originali che il regista aveva per il DCEU. In un certo
senso, la Snyder Cut segnerà la fine di un viaggio
iniziato nel lontano 2013 con l’uscita de
L’uomo d’acciaio.
Zack
Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il
18 marzo 2021 in esclusiva
digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV.
La Warner Bros. e la DC Films hanno
ufficialmente messo in cantiere un film dedicato a Blue
Beetle, che sarà diretto da Angel Manuel
Soto(Charm City Kings). Il film sarà il primo
cinecomic DC con protagonista un supereroe Latinx (neologismo usato
per riferirsi a persone di identità culturale o etnica
latinoamericana negli Stati Uniti).
Il personaggio di Blue
Beetle è stato creato da Fox Comics nel 1939. Diverse
versioni dello stesso sono apparse nelle serie Fox e Charlton
Comics, fino a quando la DC ha acquisito il personaggio nei primi
anni ’80. Dal 2006, il mantello di Blue
Beetle è stato indossato da Jaime Reyes, un
adolescente messicano-americano di El Paso (in Texas), che combatte
il crimine e il male con un’antica armatura da battaglia aliena. Ha
interpretato un ruolo minore nella serie DC live action
Smallville.
Ora, la versione di Jaime Reyes di
Blue
Beetle sta per approdare sul grande schermo. Secondo
quanto riportato da
The Wrap, Warner Bros. e DC Films hanno ingaggiato
Angel Manuel Soto per dirigere il film, mentre
Gareth Dunnet Alcocer scriverà la sceneggiatura.
“È un onore dirigere Blue
Beetle, il primo film dedicato ad un supereroe latinoamericano
per la DC”, ha dichiarato Soto in una nota ufficiale.
“Voglio ringraziare sinceramente tutti alla Warner Bros. e alla
DC per essersi fidati di me per dare vita a Jaime Reyes. Non vedo
l’ora di fare la storia insieme.”
Blue Beetle si
aggiunge alla vasta gamma di film e serie DC in arrivo per conto di
Warner, tra cui spiccano The
Suicide Squad di James
Gunn, The
Batman di Matt Reeves e i sequel di Aquaman
e Shazam!.
Al momento non è chiaro quale sarà il ruolo di Blue Beetle nel più
ampio DCEU. Il film è ancora in una fase di sviluppo iniziale,
quindi i fan dovranno attendere ancora prima di avere notizie
concrete in merito alla trama.
Gal Gadot è tornata di recente nei panni di
Diana Prince in Wonder Woman 1984 e a breve ritroveremo la
guerriera amazzone nell’attesissima Snyder Cut di
Justice
League, che farà il suo debutto su HBO Max il prossimo
18 marzo (in Italia arriverà lo stesso giorno, in esclusiva
digitale).
Gadot ha interpretato l’iconico
personaggio in ben quattro film del DCEU, con un terzo capitolo di
Wonder Woman già confermato da tempo. Quello di
Diana è il ruolo che ha regalato all’attrice israeliana la fama
internazionale, facendole raggiungere in breve tempo lo status di
icona. Nonostante all’inizio i fan fossero parecchio scettici in
merito alla scelta di Gadot, ad oggi è praticamente impossibile
riuscire ad immaginare un’altra attrice nei panni di Woder
Woman.
Eppure, abbiamo quasi rischiato che
Gal Gadot non interpretasse mai l’iconico
personaggio dei fumetti DC. Il motivo? Prima di essere scelta per
il ruolo in Batman v Superman: Dawn of Justice di Zack Snyder, l’attrice stava pensando di
abbandonare la recitazione. A rivelarlo è stata lei stessa in un
nuovo post condiviso via Instagram.
Gadot ha postato uno scatto inedito dal camera test del cinecomic
di Snyder, spiegando:
“Questa foto è stata scattata da
Zack Snyder il giorno in cui ho fatto il camera test per Batman vs
Superman con Ben Affleck. Sono venuta a Los Angeles per 30 ore
mentre stavo girando un film a Tel Aviv. Ma volevo così tanto il
ruolo di Wonder Woman che ne è valsa la pena. Sarò per sempre grato
a Zack per avermi scelto e per aver creduto che avrei potuto
riportare in vita Diana. Non avevo idea di cosa avrebbe avuto in
serbo il futuro per me quando questa foto è stata scattata. Vederlo
oggi mi rende molto nostalgico. È anche la prova che tutto accade
per un motivo. Stavo per smettere di recitare… e poi è successo
questo.”
Contro ogni previsione, i
Guardiani della Galassia, grazie ai due film diretti
da James Gunn, sono riusciti a diventare dei
personaggi amatissimi dagli affezionati del MCU. Tra i membri del team
disfunzionale, però, ce n’è uno in particolare che è riuscito a
catturare il cuore dei fan grazie alle sua apparente innocenza e al
suo modo così bizzarro e al tempo stesso tenero di comunicare:
stiamo ovviamente parlando di Groot.
Il sacrificio compiuto dall’albero
antropomorfo senziente per salvare i suoi compagni Guardiani aveva
letteralmente spiazzato i fan, desiderosi di conoscere ancora più a
fondo il personaggio. Fortunatamente, dopo la battaglia di Xandar,
Rocket Raccoon ha utilizzato parte dei resti del corpo di Groot per
dare vita ad una nuova versione dello stesso, nota come
Baby Groot, divenuto in brevissimo tempo un vero e
proprio fenomeno della cultura pop.
Fin dall’uscita di
Guardiani della Galassia Vol. 2,
James Gunn ha sempre specificato che questo Groot e l’originale
sono due personaggi diversi. Tuttavia, i fan si sono sempre chiesti
se la versione adulta avrebbe mai fatto ritorno. La risposta che
scioglie finalmente qualsiasi tipo di dubbio è arrivata da Gunn in
persona, che di recente ha risposto ad alcune domande dei fan
attraverso il suo account Instagram.
Un fan ha chiesto al regista e
sceneggiatore se e quando avremmo potuto rivedere la forma adulta
di Groot. La risposta di Gunn è stata inequivocabile:
“Purtroppo quel Groot originale non è più con noi. Quindi, a
meno che non ci sia un prequel di qualche tipo, non lo vedremo
più”. In passato Vin Diesel, voce ufficiale del personaggio,
aveva dichiarato che, in realtà, non avevamo ancora visto il Groot
adulto nel MCU. In effetti, dal momento che
Guardiani della Galassia Vol. 3 sarà
ambientato dopo Avengers:
Endgame e Thor: Love and Thunder, Groot,
indipendentemente dal Blip, sarà più vecchio.
Sono stati annunciati ben tre
titoli “ufficiali” per
Spider-Man 3, il film che vedrà Tom
Holland tornare nei panni dell’arrampicamuri di
quartiere. Dopo il finale turbolento di
Spider-Man: Homecoming, questi nuovi titoli,
annunciati da Holland, Zendaya e Jacob Batalon
su Instagram, potrebbero essere o uno scherzo della produzione,
oppure una importante indicazione di ciò che ci aspetta.
I titoli in questione sono:
Spider-Man: Home Slice, Spider-Man: Phone
Home e Spider-Man: Home-Wrecker. Dal
momento che sappiamo che nel film torneranno diversi villain del
passato cinematografico del personaggio, tra cui Electro di
Jamie Foxx (The Amazing Spider-Man 2) e il Doctor
Octopus di Alfred Molina (Spiderman 2), e visto che
i tre loghi pubblicati dai tre attori sono di colori diversi, si
potrebbe ipotizzare che ogni titoli si riferisce ad una linea
narrativa, ad uno scontro, oppure ad una linea temporale per il
nostro eroe, visto che ci stiamo affacciando nel multiverso.
In attesa di saperne di più, potete
ammirare di seguito i tre titoli del film e fare le vostre
congetture. Nelle condivisioni possiamo anche ammirare tre nuove
foto dal film in cui vediamo protagonisti sempre Peter, MJ e
Ned:
Le riprese di Spider-Man
3 sono in corso ad Atlanta. Nel film vedremo Tom
Holland,
Zendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori,
Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise.
Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, Benedict
Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange e il Multiverso della Pazzia,
diretto da Sam Raimi, Jamie Foxx che tornerà a vestire i panni
di Electro, come in The Amazing Spider-Man
2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor
Octopus di Spiderman 2.
Il film è diretto da Jon
Watts e prodotto da Kevin Feige per i
Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Dovrebbe arrivare al
cinema a dicembre 2021.
“Se rimango nella memoria di chi
mi ha amato e mi ricorda, io vivo lo stesso. Questa almeno è la mia
tesi”. Così si racconta Lucio Fulci, regista
matto, geniale, allegro e disperatissimo, davanti alla regista
Antonietta De Lillo e al critico Marcello
Garofalo nella sorprendente e unica conversazione uncut
Fulci Talks, che si vedrà in anteprima
sulla piattaforma MYmovies lunedì 8 marzo
nell’ambito del programma del Noir in Festival.
Il Noir in Festival, nella sua edizione del Trentennale in
programma online dall’8 al 13 marzo prossimi, a 30 anni dal suo
ultimo lavoro (Le porte del silenzio) rende omaggio a
Lucio Fulci, che rimane un autore di culto e uno sperimentatore che
non è possibile costringere dentro una sola definizione, anche se
il suo successo si deve soprattutto a pellicole in cui il mistero e
l’horror vanno a braccetto. “Alcuni mi ritengono completamente
pazzo”, diceva di sé, “perché tento sempre di uscire dal
genere, tento di essere un terrorista del genere”.
“Sono grata a Marcello Garofalo” – scrive Antonietta De
Lillo nella presentazione al film – “per aver reso possibile
questo incontro e per la sua lungimiranza nell’aver capito con
tanto anticipo che il futuro del cinema sarebbe stato nel
superamento delle barriere tra il cinema di genere e quello
d’autore”. Dopo la presentazione del film,
martedì9 marzo verrà proposto un
focus sul ritratto, alla presenza di Antonietta De Lillo, Marcello
Garofalo, del musicista Fabio Frizzi e della figlia Antonietta
Fulci, per raccontare il lavoro di recupero del materiale inedito
di una delle ultime lunghe interviste rilasciate dal maestro
trent’anni fa, in un’operazione di found footage e
rielaborazione già sperimentata dalla regista in La
pazza della porta accanto con la sua conversazione
con Alda Merini. Questo incontro sarà visibile sui canali social
del Festival (Facebook e YouTube).
L’omaggio a Lucio Fulci, che sarà articolato riproiettando 5
suoi film cult, prenderà il via, ad accesso gratuito e posti
limitati, nella sala virtuale di MYmovies, al termine della serata
di pre-apertura del Noir in Festival, domenica 7
marzo. A introdurre il primo film della rassegna,
Una sull’altra (1969), una live notturna
su social del festival tra Giorgio Gosetti e lo
youtuber Federico Frusciante. Nelle altre serate
della manifestazione verranno proiettati: Non si sevizia un
paperino (1972), Sette note in nero (1977),
Quando Alice ruppe lo specchio(1988) e il film di commiato
Le porte del silenzio (1991).
“Il recupero di una tradizione preziosa del cinema italiano
di genere”, dicono Giorgio Gosetti e Marina Fabbri, “una
stagione in cui tra gli anni ’60 e ’70 fiorì una generazione di
talenti che faceva della trasgressione e dell’inventiva la bandiera
creativa, senza preclusioni e steccati fra cinema ‘alto’ e cinema
‘popolare’, è una delle caratteristiche del nostro programma di
quest’anno. Siamo grati ad Antonietta De Lillo così come alle
società di distribuzione Minerva Group e R.T.I. per averci
consentito un’incursione nella memoria che è indicazione
preziosa per una nuova generazione di autori e
spettatori”.
Da sempre considerata una delle
principali icone videoludiche, nonché l’eroina dei videogiochi più
famosa al mondo, l’esploratrice Lara Croft è
ancora oggi protagonista di una saga a lei dedicata, ideata nel
1996 da Toby Gard. Questa è inoltre arrivata al
cinema nel 2001 e nel 2003, interpretata da Angelina
Jolie. Dopo il successo del primo
film è infatti arrivato un sequel, intitolato Tomb
Raider – La culla della vita, diretto da Jan
de Bont, noto per essere stato il direttore della
fotografia di Trappola di cristallo e Caccia a Ottobre Rosso.
Tanta azione dunque, resa ancor più epica dalla grande presenza
scenica della sua protagonista.
Non basato sui videogiochi della
saga, il film intraprende un proprio percorso, distaccandosi così
da quanto poteva risultare prevedibile ai conoscitori del
personaggio. Nonostante ciò, sono comunque stati utilizzati diversi
oggetti classici di Tomb Raider, che non hanno mancato di
entusiasmare i fan. Girato tra la Grecia, la Cina e l’Africa,
questo si è inoltre avvalso di grandi ambienti naturali utili a
sottolineare la componente di avventura esotica particolarmente
presente nei videogiochi. Rispetto al primo film, Tomb Raider –
La culla della vita ha avuto un budget di poco inferiore,
attestato intorno ai 95 milioni.
Ciò non ha impedito al film di
risultare come un inaspettato flop al box office, arrivando ad un
guadagno di circa 156 milioni, più di cento in meno rispetto al
precedente capitolo. Eppure questo sequel è ancora oggi un prodotto
ricco di fascino, che ha dimostrato un grande miglioramento
rispetto al suo predecessore. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e al suo sequel cancellato.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Tomb Raider – La culla della
vita: la trama del film
Protagonista del film è l’archeologa
Lara Croft, la quale instancabile è ora intenta ad
organizzare una spedizione presso l’antico Tempio della Luna,
storico edificio un tempo appartenente ad Alessandro Magno. Qui
ritrova infatti preziosi tesori come una sfera d’ambra e un
medaglione dorato. Entrambi questi oggetti le vengono però
sottratti da un temibile boss della malavita cinese di nome
Chen Lo, il quale prima di fuggire intrappola Lara
in una condizione di morte certa. Riuscita a sfuggire
miracolosamente, la giovane incontra alcuni agenti dell’MI6, i
quali le affidano una delicata missione.
Lara dovrà infatti ritrovare ed
entrare in possesso dell’antico Vaso di Pandora, un artefatto
contenente un virus estremamente letale, in grado di sterminare
l’umanità intera. Per ritrovarlo, però, l’archeologa dovrà prima
riconquistare la sfera rubata, unico oggetto in grado di guidarla
al luogo giusto. A complicare la situazione vi sono ovviamente una
serie di ostacoli. Lara non è l’unica sulle tracce del Vaso, ma
anche il bioterrorista internazionale Jonathan
Reiss, il quale intende diffondere il virus allo scopo di
arricchirsi vendendo il vaccino al mondo intero. Per sua fortuna,
la protagonista potrà contare sull’aiuto del suo vecchio amante
Terry Sheridan, ma il tempo a disposizione è poco
e dovrà agire quanto prima.
Lara Croft – La culla della
vita: il cast del film
Ad interpretare nuovamente la
celebre protagonista vi è l’attrice premio Oscar Angelina Jolie,
la quale ancora una volta si è sottoposta ad un allenamento
intensivo al fine di poter interpretare da sé quanti più
combattimenti e spericolate acrobazie. Contrariamente al primo
film, invece, dove si era cercato di esagerare la dimensione del
seno del personaggio attraverso speciali reggiseni, per questo film
l’attrice ha richiesto che Lara Croft fosse dotata di misure più
realistiche. La Jolie è ancora oggi l’interprete preferita di molti
per questo personaggio. Eppure inizialmente sembrava voler
rinunciare a tale ruolo. L’attrice Kelly Brook si
è imposta come la principale indiziata per sostituirla, ma la
notizia è stata poi smentita.
Accanto alla Jolie, si ritrovano
noti nomi del panorama cinematografico internazionale. Primo tra
tutti Gerard Butler.
Prima di diventare celebre per il ruolo di Leonida in 300,
questi ha infatti qui interpretato Terry Sheridan, l’ex amante
della protagonista. Ciarán Hinds, recentemente noto per aver
dato vita a Steppenwolf in Justice League, è invece il bioterrorista
Jonathan Reiss. Djimon Hounsou
è presente nei panni di Kosa, mentre Simon Yam è
il boss criminale Chen Lo. Rispetto al precedente capitolo non
hanno invece ripreso i loro ruoli l’attore Daniel Craig e
Jon Voight. Quest’ultimo, che interpretava il
padre della protagonista, è realmente il genitore della Jolie, con
la quale però non vanta buoni rapporti.
Tomb Raider – La culla della
vita: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming
e in TV
Pur non avendo raggiunto lo stesso
successo del precedente film, per i produttori questo sequel
aveva guadagnato a sufficienza per garantire un terzo film. Questo
entrò così in produzione nel 2004, ma venne poi cancellato in
seguito alla rinuncia della Jolie al ruolo. L’attrice aveva infatti
dichiarato di non avere alcun desiderio di rivestire i panni
dell’archeologa, preferendo dedicarsi ad altri progetti. Per
diversi anni si è però tentato di riportare il personaggio sul
grande schermo, ma ciò diventerà realtà soltanto nel 2018. In
quell’anno è infatti uscito un reboot intitolato Tomb Raider, dove ad
interpretare la protagonista vi è l’attrice Alicia
Vikander.
Prima di vedere questo reboot però,
è possibile fruire di Tomb Raider – La culla della
vita grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 30 dicembre alle ore
21:00 sul canale Warner TV.
È iniziata (lunedì 22 febbraio) la
quinta settimana di riprese di Con
tutto il cuore il film che Vincenzo Salemme sta
girando a Napoli dove termineranno venerdì 6 marzo. In queste nuove
foto di scena vediamo Vincenzo Salemme e
Serena Autieri che nel film interpreta Clelia, una
ex fidanzata del professore di latino e greco Ottavio Camaldoli
interpretato da Vincenzo Salemme.
Con
tutto il cuore vede come protagonisti principali
Vincenzo Salemme, Serena Autieri, Cristina
Donadio, con la partecipazione di Maurizio
Casagrande. Fanno parte del cast anche Antonio
Guerriero, Sergio D’Auria, Andrea Di Maria, Vincenzo Borrino,
Gennaro Guazzo, Ciro Capano, Rodolfo Corsato, Marcello
Romolo. Con tutto il cuore è una
coproduzione Chi è di scena – Medusa Film
realizzata da Chi è di scena.
1 di 2
Vincenzo Salemme
ha tratto il film dalla sua opera teatrale “Con tutto il cuore”, e
racconta la storia di Ottavio Camaldoli, un professore di latino e
greco. Una brava persona. Onesto e galantuomo, “un fesso” insomma,
questa è la considerazione che hanno di lui le persone che lo
circondano. Ma cosa accadrebbe se a questo uomo indifeso, vittima
dei piccoli soprusi quotidiani, nella vita sociale, sul lavoro e
persino in famiglia venisse trapiantato il cuore di un altro?
Soprattutto se quest’altro, il donatore, fosse stato un delinquente
efferato dal sinistro soprannome di “‘O Barbiere”? Ottavio
Camaldoli, dopo averne ereditato il cuore si trasformerebbe
automaticamente in un malfattore? La scienza ci dice che queste
sono solo sciocche ed antiche credenze. Ma se invece donna Carmela,
la spietata mamma del Barbiere, fosse convinta che il figlio sia
ancora vivo grazie al cuore che batte adesso nel petto del
professore? Insomma, il nostro protagonista, dopo il trapianto,
diventerà Antonio Carannante detto “‘O Barbiere” o resterà comunque
Ottavio Camaldoli, laureato professore? Con
tutto il cuore uscirà nelle sale cinematografiche in
autunno distribuito da Medusa Film
Framing Britney
Spears, la docu-inchiesta della serie The New York Times
Presents, curata a livello televisivo dal Times, ripercorre
la burrascosa storia di Britney, dalla sua incredibile ascesa al
suo indecoroso declino. Analizza i suoi problemi con le dipendenze
e gli eccessi ai quali si è lasciata andare negli anni Duemila,
motivo per il quale le sue facoltà mentali sono state messe in
dubbio ed è stata considerata incapace di prendere autonomamente
decisioni e la sua tutela è stata affidata al padre, James “Jamie”
Spears. Prigioniera di se stessa, della sua casa Britney vive in
una campana di vetro lontana dai suoi fan e dal resto del mondo. È
questa l’immagine di Britney Spears che viene
dipinta dai sostenitori del movimento #FreeBritney, coloro che
sostengono che, da quando il padre James è diventato il tutore e
l’amministratore di tutti i suoi beni, la popstar si è chiusa in sé
stessa e cerca in modo disperato di chiedere aiuto.
Il documentario indaga
sulla verità di questa situazione che risulta ancora controversa:
il tribunale continua a mantenere James Spears come tutore legale
della cantante in tutto e per tutto malgrado la netta contrarietà
di Britney. Ci sono ancora molti punti oscuri da chiarire,
questioni irrisolte, polemiche e proteste che il Times ha deciso di
portare alla luce con questa inchiesta.
L’ultimo episodio di WandaVision
ha introdotto il concetto del “Nexus” nel
MCU. Grazie ad uno spot progettato ad hoc, creato per essere
l’ennesimo easter egg che stuzzica ciò che sta per accadere, la
scena in questione ha suscitato molte discussioni. Se da un lato i
fan più accaniti della Marvel potrebbero essere abbastanza
abituati al concetto di “Nexus”, dall’altra moltissimi spettatori
potrebbero non avere familiarià con il materiale originale.
Ecco quindi che
Screen Rant ha raccolto 10 cose che bisogna sapere prima di
un’eventuale introduzione del “Nexus”, l’entità che altera la
realtà:
Origini sconosciute
Non è del tutto chiaro come
sia stato effettivamente creato il Nexus di tutte le realtà.
Potrebbe essere sempre stato lì… magari è precedente all’universo
stesso. Forse è stato creato insieme al Big Bang. Ci sono state
anche teorie secondo cui una sorta di dio avrebbe potuto
effettivamente crearlo.
Il mistero che circonda il Nexus è parecchio
strano. Spesso nei fumetti Marvel, a qualche strana entità
come questa viene sempre data una spiegazione o data un’origine
definitiva. Il MCU potrà scegliere se seguire
questa strada o seguire quella impostata dai fumetti che hanno
ispirato lo show e continuare, quindi, sulla scia del
mistero.
Gli Esseri Nexus
Ci sono un certo numero di
personaggi provenienti da tutto l’Universo Marvel noti come Esseri Nexus. In
un certo senso, potrebbero essere considerati delle divinità. Sono
persone che possono effettivamente influenzare la realtà attraverso
la propria magia o o i propri poteri.
Wanda Maximoff è uno di quegli
Esseri Nexus nei fumetti, con le sue abilità che dimostrano che può
cambiare completamente la realtà, in parte grazie alle sue
stregonerie. Per quel che riguarda il MCU, WandaVision sta
iniziando a mostrare che Scarlet Witch potrebbe – davvero – essere
un Essere Nexus anche in questa realtà cinematografica.
La Time Variance Authority
La Time
Variance Authority ha un ruolo incredibilmente importante nei
fumetti, poiché veglia sulla linea temporale dell’Universo Marvel, assicurando che tutto
rimanga intatto. Per quanto riguarda il MCU, la serie Loki
introdurrà una versione per piccolo schermo della TVA.
Uno dei loro altri
doveri è osservare gli Esseri Nexus, attraverso il Nexus di tutte
le realtà, per assicurarsi che non stiano manomettendo
eccessivamente la realtà e l’universo. È estremamente possibile che
la TVA possa ricoprire questo ruolo nel MCU, poiché potrebbero cercare di
risolvere alcuni degli aspetti più confusi della timeline Marvel.
In viaggio attraverso le realtà
Una delle caratteristiche
del Nexus è che consente alle persone di viaggiare effettivamente
attraverso realtà diverse. Questo è incredibilmente importante per
il Multiverso della Marvel. Sebbene ci siano altri
modi, è comunque un mezzo per organizzare il Multiverso in modo che
il pubblico possa capire cosa stia effettivamente accadendo.
Forse è proprio così che
Quicksilver si è fatto strada nel MCU dall’universo Fox.
Naturalmente, con il Multiverso che diventerà sempre più un punto
focale per l’universo cinematografico, è possibile che il Nexus di
tutte le realtà avrà un ruolo simile a quello nei fumetti.
Molte voci in molti mondi
Ogni realtà ha il proprio
punto di accesso al Nexus di tutte le realtà. Per molti versi, il
Nexus è come un corridoio per i molti diversi mondi che popolano il
Multiverso. In quanto tale, deve esserci necessariamente un
portale per entrare e uscire.
Il tradizionale Earth-616 ha un
portale situato in una palude della Louisiana. Tuttavia, le altre
realtà hanno le loro posizioni alternative per l’ingresso, con ogni
mondo che ne ha solo una. La versione MCU potrebbe trovarsi nella stessa
palude.
Realtà tra le realtà
Uno degli elementi più
strani del Nexus di tutte le realtà è che in realtà apre l’universo
ancora di più, consentendo ai personaggi di viaggiare verso quelle
che sono conosciute come “le realtà tra le realtà”. Questo può
sembrare un concetto abbastanza strano per coloro che non hanno mai
letto un fumetto.
Queste sub-realtà sono versioni
leggermente alternative delle realtà principali. Tuttavia, questi
tipi di realtà possono anche estendersi oltre la comprensione
umana. Alcune realtà potrebbero rientrare anche in categorie
completamente diverse, come ad esempio il Micro-verso.
Linee temporali future
Il Nexus di tutte le realtà
si collega anche alle linee temporali future che potrebbero
potenzialmente esistere. Proprio come nel MCU, ogni volta che viene creata
una nuova realtà grazie alle linee temporali ramificate, questa
viene aggiunta al Nexus di tutte le realtà.
Ciò ha permesso ai fumetti di
esplorare una serie di potenziali futuri, ognuno dei quali
rappresenta un destino diverso per i nostri famosi eroi. Il
MCU ha introdotto l’idea di
ramificare i flussi temporali, quindi c’è la possibilità che queste
due cose possano interconnettersi; forse cambiando la realtà
attuale introducendo i mutanti.
Uomo-Cosa
Uomo-Cosa è un pezzo
incredibilmente importante del puzzle. Il Nexus è estremamente
pericoloso e quindi alcune porte hanno dei guardiani, che lo
proteggono a tutti i costi. Per l’Universo Marvel, Uomo-Cosa è uno di questi
guardiani chiave.
Per una ragione sconosciuta, è
stato attratto dal Nexus e quindi vive nelle paludi, allontanando
coloro che potrebbero usarlo per scopi malvagi. Il MCU non ha ancora introdotto
Uomo-Cosa, anche se è un personaggio che potrebbe essere facilmente
coinvolto per questo stesso scopo.
Apparizioni precedenti nel MCU
Il Nexus è effettivamente
apparso in precedenza nel MCU, anche se non nel modo in cui
ci si poteva aspettare. Il Nexus è stato menzionato da Tony Stark
come programma digitale, che collega i dati e le informazioni del
mondo (qualcosa di cui Ultron si avvale).
Sembra strano che il Nexus possa
essere stato utilizzato in questo modo prima. È possibile che la
continuity fosse stata appena cambiata e questo era
semplicemente un easter egg che ora dovrebbe essere ignorato… o
forse, potrebbe esserci la possibilità che questo sia in qualche
modo collegato anche alla realtà Nexus.
Il futuro del Nexus
Il modo in
cui il Nexus potrebbe avere un impatto sul futuro del MCU resta ovviamente da vedere, ma
con il Multiverso che diventerà una parte importante del sequel di
Doctor
Strange e di
Spider-Man 3, il Nexus potrebbe essere la chiave di
tutto.
Quicksilver è già
apparso dalla timeline di Fox e collegamenti ancora più scioccanti
di questo potrebbero accadere, grazie proprio alla manomissione del
Nexus. L’introduzione della Time Variance Authority si aggiunge a
questa speculazione.
Quella di Simon Spier è la storia
di un diciassettenne ricco di dubbi e insicurezze, che riesce però
a scoprire sé stesso e il proprio orientamento sessuale grazie alla
presenza di persone speciali intorno a lui. La sua vicenda,
raccontata nell’acclamato Tuo, Simon, sembra proprio quella di un
perfetto film con lieto fine. Una conclusione a cui però non tutti
hanno modo di aspirare. Proprio da questa premessa ha dunque inizio
la serie Love, Victor, disponibile
su Disney+a partire dal 23
febbraio. Il giovane protagonista inizia da subito con il
prendersela con Simon, poiché non tutti sono fortunati come lui.
Seguendo questo nuovo personaggio si ha infatti modo di entrare in
contatto con realtà ben diverse e più simili alla realtà dei
fatti.
Si tratta dunque di uno spin-off
del film, a sua volta basato sul romanzo Simon vs. the Homo
Sapiens Agenda. Ideata da Isaac Aptaker ed
Elizabeth Berger, la serie segue
Victor (Michael Cimino) nel suo
viaggio alla scoperta di sé stesso. Da poco trasferitosi in una
nuova città, questi si trova infatti a doversi abituare ad un
contesto particolarmente nuovo e potenzialmente ricco di insidie.
Mentre affronta alcune difficoltà all’interno di un ambiente
famigliare di tradizione latino-americana, Victor dovrà fare anche
i conti con quello scolastico, tra amici, nemici e potenziali cotte
sentimentali. Il suo più grande interrogativo ruota infatti attorno
alla scoperta e alla definizione del suo orientamento sessuale.
La complessa scoperta di sé
stessi
Sono sempre di più le serie che
esplorano il mondo della sessualità giovanile, dalla spensierata
Sex Education di Netflix alla più audace Euphoria di HBO. Rispetto a queste due,
Love, Victor potrà forse non presentare evidenti
particolarità, ma i suoi punti di forza si nascondono proprio in un
racconto che trova sincerità nella sua semplicità. Già a partire
dalla presentazione del protagonista si delineano infatti una serie
di sottotesti e contesti che accrescono l’interesse tanto verso il
personaggio quanto per la sua storia. Victor è un giovane di
origini latinoamericane, appena trasferitosi dal Texas. Si tratta
di uno Stato notoriamente conservatore che, senza voler
generalizzare, non è noto per la sua benevolenza verso le
minoranze.
Se il “problema” di Simon era
“solo” quello di riuscire ad essere accettato per la sua
omosessualità, Victor si trova dunque a dover gestire ulteriori
problematiche. A partire da ciò si evidenza dunque l’importanza che
una serie come questa può avere nell’attuale panorama di prodotti
per adolescenti e giovani. Si va infatti a spogliare la storia di
Tuo, Simon di quegli elementi che potrebbero averla resa
distante dalle problematiche vissute ogni giorno dai ragazzi alla
ricerca di sé stessi. Gli amici e i famigliari comprensivi vengono
dunque qui sostituiti con personaggi che manifestano più sfumature
e che rientrano meno nei classici stereotipi.
Vi sono ovviamente gli elementi
ricorrenti di questo genere, dall’amico buffo al bello di turno,
dal bullo alla caotica festa in villa. Eppure ognuno di questi
riesce a mostrare qualcosa di nuovo capace di renderlo più
interessante agli occhi dello spettatore. Più di ogni altra cosa,
però, la serie non sembra partire subito con il presupposto che il
protagonista sia già consapevole della propria omosessualità. Il
suo orientamento è ancora tutto da scoprire e l’attrazione che egli
prova tanto per un ragazzo quanto per una ragazza lascia aperte una
serie di possibilità particolarmente attraenti. Da questo punto di
vista Love, Victor non si configura come la necessità di
capire come rivelare qualcosa agli altri, bensì come il bisogno di
capire prima di tutto qualcosa di sé, per sé.
Love, Victor: la delicatezza alla
base di tutto
Trattare tutto ciò è oggi quanto
mai complesso, e rischia di portare in territori particolarmente
impervi. Il pericolo è ancor più alto nel momento in cui, come
avviene qui, si inseriscono anche elementi relativi
all’appartenenza etnica. Per evitare di rendere la serie
eccessivamente pesante o involontariamente superficiale, i due
autori optano per la strada della delicatezza. Affidandosi ad essa,
Love, Victor assume quel tono spensierato che solo le
migliori storie di questo genere riescono a vantare. Il
protagonista vive con un certo peso ciò che gli accade intorno e
dentro di sé, ma si tratta di un percorso vissuto con la
consapevolezza che il traguardo ripagherà di fatiche e dolori.
L’attore protagonista, Michael Cimino, risulta
straordinariamente adatto a far trasparire tutto ciò.
Sin da subito, dunque, Love,
Victor si presenta come la storia giusta per raccontare una
serie di difficoltà universali. Questa vuole essere un buon
esempio, ma sembra anche preannunciare di non avere una risposta
valida per tutti. È per questo che lo spettatore viene invogliato a
seguire Victor passo dopo passo, scoprendo insieme a lui tutto ciò
che conta sapere. Basterà intraprendere la visione dei primi
episodi per lasciarsi conquistare dall’atmosfera, scoprendo di
trovarsi dinanzi ad un prodotto che non intende affatto addolcire
la pillola. La serie, rilasciata come Star Original, era
infatti stata giudicata troppo matura per il target di spettatori
tipici di Disney+. Ai fini di una più realistica
rappresentazione di questo tipo di vicende, ciò non può essere che
visto come un bene.
The Book of
Vision, visionaria opera diretta da Carlo S.
Hintermann con la produzione esecutiva di Terrence Malick,
è stata acquisita per la distribuzione cinematografica da RS
Productions, e sarà disponibile in anteprima sulla piattaforma
streaming Chili dal 26 febbraio, entrando così di diritto nella
finestra per le votazioni dei David di Donatello. The Book of
Vision è il primo lungometraggio di finzione che RS
Productions distribuirà in Italia. RS Productions, fondata nel
2019, segna così un importante passo in avanti nel settore,
aggiudicandosi i diritti per la distribuzione italiana di uno dei
film di punta della scorsa stagione cinematografica che ha aperto
la 35° edizione della Settimana Internazionale della Critica
nell’ambito della 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia.
The Book of
Vision è una produzione Citrullo International
dall’alto valore estetico, con un cast internazionale:
Charles Dance, attore inglese star della serie
TV Game of Thrones, Lotte
Verbeek, molto nota al mondo delle serie TV (The Black
List, Outlander, I Borgia), Sverrir
Gudnason protagonista di Borg
McEnroe, Isolda Dychauk (I
Borgia, Faust, TwoGirls) e Filippo
Nigro.
The Book of
Vision, co-prodotto con LuminousArts Productions (UK)
EntreChien et Loup (Belgio) e con Rai Cinema e il sostegno della
Direzione Generale Cinema e la Provincia di Trento, è un viaggio
affascinante attraverso il passato e il presente, la vita e la
morte, il dolore più profondo e l’amore incondizionato, con
immagini uniche realizzate da un cast tecnico di prim’ordine.
Direttore della fotografia è Joerg Widmer, tra i
più celebrati direttori della fotografia europei. Nel tempo ha
collaborato con registi iconici come Wim Wenders, Quentin
Tarantino, Michael Haneke, Roman Polanski e Bela Tarr e curato la
fotografia degli ultimi film di Terrence
Malick. Scenografo David Crank, considerato
uno dei più talentuosi scenografi americani. Abituale collaboratore
di Paul Thomas Anderson (ha realizzato le scenografie
de Il Petroliere, The Master, e Vizio
di forma) ha collaborato anche con Steven Spielberg
per Lincoln e con Terrence Malick
in The New World, The Tree of Life e To
the Wonder. Grande importanza è data ai costumi
curati da Mariano Tufano che ha lavorato in un grande
numero di film italiani e internazionali (Il Piccolo Mondo
Antico, L’importanza di chiamarsi Ernesto, La passione di Cristo,
Tristano e Isotta e Nuovomondo – Leone
d’argento e Rivelazione alla Mostra del cinema di Venezia, 2006 –
con il quale ha vinto il David di Donatello per i costumi nel 2007)
e costumista dell’ultimo film di Paolo Sorrentino È stata
la mano di Dio.
Domenica 4 aprile arriva in
prima assoluta su Sky Cinema e in streaming su NOW TV il nuovo film
Sky Original
Genitori vs Influencer, diretto da
Michela Andreozzi e da lei scritto a quattro
mani con Fabio Bonifacci. Una commedia per
famiglie che racconta la storia di un padre single alle prese con
la figlia adolescente. Nel cast Fabio Volo, la
giovanissima Ginevra Francesconi (The Nest –
Il nido, Famosa) e Giulia De Lellis.
Insieme a loro anche Paola Tiziana Cruciani,
Nino Frassica,
Paola Minaccioni,, Massimiliano Vado,
Michela Andreozzi e con l’amichevole
partecipazione di Massimiliano Bruno.
Genitori vs Influencer è prodotto da Paco
Cinematografica di Isabella Cocuzza e Arturo Paglia, in
coproduzione con la spagnola Neo Art Producciones
e con Vision Distribution.
In
Genitori vs Influencer Quanto è difficile
oggi essere il padre single di una teenager? Paolo (Fabio
Volo), professore di filosofia, vedovo, ha cresciuto da solo sua
figlia Simone – alla francese- (Ginevra Francesconi), con cui
ha un bellissimo rapporto. Ma quando la ragazza entra ufficialmente
nella fase dell’adolescenza, l’idillio si rompe: come ogni teenager
che si rispetti, infatti, Simone viene “rapita” dallo smartphone,
tanto che matura l’idea di voler diventare influencer – come il suo
idolo Ele-O-Nora (Giulia De Lellis) – categoria che Paolo
detesta. Pur di recuperare il rapporto con sua figlia, Paolo
inizia una campagna contro l’abuso dei social, con l’aiuto della
stessa Simone che diventa la sua web manager. La fama
inaspettata lo trasformerà suo malgrado in un influencer… e gli
farà scoprire che i social, anche se vanno maneggiati con cura,
possono regalarti una possibilità.
«Con le sale cinema ancora
chiuse sono grata dell’opportunità che offre Sky di portare il
cinema nelle case di tutti – ha dichiarato la regista,
Michela Andreozzi -. Sono felice di poter
offrire alle famiglie un piccolo momento di svago stando seduti sul
proprio divano.
Genitori vs Influencer è la mia commedia più
family, quindi in qualche modo anche la più adatta ad essere vista
da genitori e figli insieme. Voglio considerare questo film
come il mio regalo di Pasqua per tutto il pubblico che ama il
cinema».
«La sceneggiatura ci
ha convinti subito – spiega Margherita Amedei, senior
director di Sky Cinema – una commedia adatta a tutta
la famiglia, che ha il merito di raccontare con ironia e
intelligenza il rapporto senza tempo tra genitori e figli
adolescenti, inserendolo nel contesto di oggi, con i social network
e l’avvento dei nuovi teen idol, gli influencer. Michela Andreozzi
è stata ancora una volta molto abile nel regalare emozioni e risate
affrontando un tema d’attualità con grande leggerezza e
divertimento. Ci ha particolarmente entusiasmati il cast, a partire
dai giovanissimi attori, davvero convincenti nell’interpretare
ruoli che sfuggono ai tradizionali cliché».
Come spiegano i produttori,
Isabella Cocuzza e Arturo Paglia,
quello affrontato dal film è un tema di grande attualità: «Come
genitori boomer di 4 ragazze adolescenti super social sentivamo la
necessità di trattare un tema così ingombrante e complesso. Michela
è riuscita a centrare perfettamente il punto raccontando uno
spaccato generazionale in modo divertente ironico e romantico senza
giudicare buoni e cattivi dove siamo certi ognuno troverà qualcosa
di familiare».
«In questo particolare momento
che la nostra industria sta attraversando, siamo felici di portare
al pubblico, insieme a Sky, il terzo film di Michela
Andreozzi, regista che stimiamo e con la quale abbiamo cominciato
un percorso fin dalla sua opera prima Nove Lune e
Mezza – commenta Massimiliano Orfei, COO di
Vision Distribution -. Una commedia divertente per
tutta la famiglia, Genitori Vs Influencer, nella quale si
incontrano e confrontano due generazioni sui diversi punti di vista
rispetto al presente digitale e il suo giusto uso e consumo. Fabio
Volo, Ginevra Francesconi e Giulia De Lellis insieme ad un cast
ricco e divertente ci offrirà l’occasione di ragionare con il
sorriso».
Grazie al nuovo franchise di
Spider-Man totalmente integrato nel MCU, Tom
Holland e Zendaya hanno dato vita, nei panni
rispettivamente di Peter Parker e Michelle “MJ” Jones, ad una delle
nuove coppie cinematografiche più amate degli ultimi anni. In
particolare, grazie agli eventi di
Spider-Man: Far From Home, le dinamiche tra i due
personaggi sono stati maggiormente arricchite, permettendo alle due
giovani star di sfoggiare una chimica sullo schermo davvero
invidiabile.
I due attori sono attualmente
impegnati sul set di
Spider-Man 3, che dovrebbe arrivare nelle sale di
tutto il mondo il prossimo dicembre. Nella scena durante i titoli
di coda di
Far From Home, l’identità di Spider-Man è stata
ufficialmente rivelata al mondo intero, quindi c’è parecchia
eccitazione in merito a quella che sarà la trama del threequel.
Sappiamo inoltre che
Spider-Man 3 affronterà il tema del Multiverso e
riporterà indietro molti personaggi dell’universo dell’Uomo Ragno,
incluso l’Electro di Jamie Foxx e il Doctor Octopus di Alfred Molina.
Naturalmente, al di là di tutti
questi aspetti, i fan non vedono l’ora di scoprire anche come si
evolverà la relazione tra Peter ed MJ nel terzo capitolo. In una
recente intervista con
Backstage, Tom
Holland ha parlato proprio del suo speciale
rapporto con Zendaya, rivelando come l’attrice l’abbia
aiutato tanto dal punto di vista umano quanto dal punto di vista
professionale, al pari di quanto aveva già fatto Robert Downey Jr.
“Quando abbiamo iniziato a
girare il primo Spider-Man, io lei e Jacob Batalon siamo diventati
grandi amici”, ha spiegato Holland. “È stata veramente
importante per me, perché in quel momento la mia vita stava
cambiando: non solo stavo girando un grande film e avevo
l’opportunità di girare il mondo, ma le persone iniziavano a
riconoscermi. Inevitabilmente, devi comportarti in un certo modo.
Hai delle responsabilità, anche nei confronti dei piccoli
spettatori. E Zendaya mi è stata davvero utile in questo processo.
Non si può davvero dire nulla contro di lei. È semplicemente
perfetta.”
Tom Holland e l’influenza di Zendaya sulla sua vita
“È stato meraviglioso avere
qualcuno come lei dalla mia parte, mi ha davvero aiutato a crescere
durante quel periodo”, ha continuato l’attore. “Ho anche
commesso degli errori. C’è stato un periodo in cui odiavo scattare
foto insieme alla gente. Chiedevo di essere lasciato in pace. Ma
lei mi ha fatto capire che il mio sottrarmi mi avrebbe procurato
ancora più stress. Dovevo solo essere gentile. E aveva ragione! Ha
reso quel periodo davvero incredibile. Averla come amica è stato
incredibilmente prezioso per il mio successo e per la mia carriera,
ma anche e soprattutto per la mia vita.”
È uno dei titoli che
accompagnano l’inaugurazione di Star, Godfather of
Harlem, disponibile su Disney+ all’interno
dell’offerta del suo nuovo canale che offrirà contenuti più adulti
ai suoi abbonati. E non a caso si tratta di una storia di violenza,
di mafia, di potere e di lotta per i diritti civili.
Ispirato a persone ed
eventi reali, Godfather of Harlem reimmagina la
storia del famigerato boss del crimine Bumpy Johnson (il vincitore
Premio Oscar Forest Whitaker), che nei primi anni ’60 torna
dopo dieci anni di prigione e trova in rovina il quartiere che un
tempo governava. Con le strade controllate dalla mafia italiana,
Bumpy deve affrontare la famiglia criminale Genovese, che nel
frattempo aveva steso la sua mano su Harlem, per riprendere il
controllo. Durante la brutale battaglia, forma un’alleanza con il
predicatore radicale Malcolm X (Nigél Thatch) e la
loro storia si interseca tra l’ascesa politica di Malcolm, in pieno
sconvolgimento sociale, e una guerra di mafia che minaccia di fare
a pezzi la città. Godfather of Harlem è una collisione tra la
malavita e il movimento per i diritti civili durante uno dei
periodi più tumultuosi della storia americana.
Godfather of Harlem: reimmaginando una storia vera
Scritto da Chris
Brancato e da Paul Eckstein,
Godfather of Harlem deve la sua esistenza al suo
produttore esecutivo e protagonista, Forest Whitaker, che ha scelto di indagare per
prima cosa luoghi e persone, per ricreare il suo Bumpy Johnson,
nato Ellsworth Raymond Johnson, che per 38 anni
governò a tutti gli effetti il grande quartiere di New York, per il
quale era “uomo d’affari, un padre di famiglia, un poeta, uno
stratega, un giocatore di scacchi”, a tutti gli effetti un
supervisore, un padrino.
L’aspetto più
interessante di questa storia è che la malavita si intreccia con la
politica, in una circostanza che però ha come obbiettivo il bene
comune, o almeno queste erano le motivazioni di Malcolm X, che si
alleò con il boss per portare avanti la sua rivoluzione per la
difesa e la promozione dei diritti civili dei neri. A interpretare
il politico radicale è stato chiamato Nigél
Thatch, che aveva già interpretato il personaggio storico
in Selma, di Ava DuVernay, e che
qui torna ad offrire non solo i suoi tratti, ma il suo spirito ad
una delle figure più fondanti e controverse della storia
americana.
Tra Whitaker e
Thatch si inserisce un gigantesco, non solo per la sua stazza,
Vincent D’Onofrio, a cui è stato affidato il
ruolo di Vincent Chin Gigante, appartenente alla
famiglia italiana che aveva preso il controllo della zona in
assenza di Johnson, e che era un personaggio violento e
profondamente razzista. Molte sono le dichiarazioni di D’Onofrio
proprio in merito alla sgradevolezza del suo personaggio, che
spesso, ha detto, era difficile da interpretare perché gli lasciava
addosso un’energia negativa che lo seguiva fino a casa. Lo sforzo
interpretativo dell’attore è stato però premiato da un risultato
eccellente, come ci ha abituato da molto tempo fino a oggi.
Un’altra difficoltà riscontrata da D’Onofrio, è stata che se
Whitaker e Thatch hanno avuto la possibilità di parlare e
confrontarsi con i parenti delle persone chiamate ad interpretare,
o comunque di avere riferimenti audiovisivi su cui studiare il
personaggio, per lui questo non è stato possibile, il che aggiunge
un grado di difficoltà ulteriore alla performance.
Tuttavia, proprio questo
elemento introduce una componente a cui la piattaforma produttiva
tiene molto, ovvero che la storia, pur basandosi su fatti reali, è
stata oggetto di drammatizzazione e invenzione, per rendere i fatti
raccontati più adatti alla struttura seriale, che prima di tutto
tende all’intrattenimento. Nei comunicati ufficiali di Godfather of
Harlem si legge infatti che “nonostante questa storia sia
ispirata a eventi reali, alcuni personaggi, caratterizzazioni,
fatti, luoghi e dialoghi sono stati romanzati o inventati per
necessità di drammatizzazione”.
Se Godfather of
Harlem trova il suo punto di forza principalmente nelle
interpretazioni degli attori, così solidi e in parte, è anche una
serie tv che è un piacere guardare da un punto di vista estetico,
visto che offre una ricostruzione davvero curata e attenta degli
anni Sessanta ad Harlem, e pure se spesso indugia su scenari
trasandati e non certo gradevoli, lo fa con una ricercatezza e una
verità filologica che non fanno altro che arricchire il valore
complessivo del lavoro svolto.
I primi due episodi di
Godfather of Harlem saranno disponibili su
Disney+ dal 23 febbraio, mentre dal 26
in poi verranno resi disponibili in streaming gli altri otto
episodi della prima stagione.
Sappiamo tutti quanto la produzione
di Justice
League sia stata incredibilmente travagliata.
Zack Snyder ha dovuto abbandonare il film nel
bel mezzo delle riprese a causa di una tragedia familiare. Il
regista venne quindi sostituito da Joss Whedon, che aveva già lavorato per i
Marvel Studios occupandosi delle regie di
The Avengers e Avengers:
Age of Ultron.
È altrettanto noto a tutti quanto
la versione cinematografica di Justice
League, ossia il film arrivato nelle sale nel 2017 e
portato a compimento proprio da Whedon, abbia totalmente stravolto
la visione originale di Snyder, regalando di fatto al pubblico un
film completamente “alternato” tanto nella forma quanto nel
contenuto. Proprio per questo, dopo alcuni anni di campagne a
sostegno del lavoro di Snyder, il regista è finalmente riuscito ad
ottenere il via libera della Warner Bros. per lavorare al suo
taglio del cinecomic e permettere finalmente ai suoi fan di poterne
godere.
La Snyder Cut di Justice
League arriverà su HBO Max il prossimo 18 marzo e
proprio in questi giorni Zack Snyder è impegnato con l’attività
promozionale della sua bramatissima versione del film. In un nuovo
report di
Vanity Fair, che ha avuto la possibilità di intervistare
Snyder, viene rivelato un dettaglio assai curioso proprio in
relazione alla versione cinematografica e all’operato di Whedon: un
dirigente della Warner Bros. che ha richiesto di restare anonimo,
avrebbe rivelato alla rivista che anche allo studio non piaceva
quello che Whedon aveva fatto il film di Snyder.
Pare che i dirigenti non fossero
per nulla soddisfatti della leggerezza e della componente
umoristica del film, e che alla fine siano rimasti sconcertati dal
risultato finale. La fonte anonima, senza usare mezzi termini, ha
spiegato: “Quando abbiamo visto cosa aveva fatto Joss, siamo
rimasti a bocca aperta. Il ladro sul tetto… era sciocco, davvero
terribile. La famiglia Russa… praticamente inutile. Era veramente
imbarazzante e nessuno voleva ammettere che il risultato finale
fosse una m***a.”
Zack
Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il
18 marzo 2021 in esclusiva
digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV.
Disponibile dal 5 marzo su Disney+ con accesso Premier e, dove
possibile, nei cinema, Raya
e l’Ultimo Drago è il nuovo film d’animazione
Walt Disney. I registi Don Hall e
Carlos López Estrada, la produttrice Osnat
Shurer e gli sceneggiatori Qui Nguyen e
Adele Lim hanno partecipato ad un incontro on line
con la stampa, per raccontare questa nuova eroina che è principessa
e guerriera.
Una storia magica, un
viaggio avventuroso ma anche di speranza e di trasformazione. Come
si può descrivere però un personaggio come Raya?
Don Hall: “Una
delle cose che amo di Raya è il fatto che è un personaggio alquanto
complesso. Credo che sia da riconoscere che è una principessa, è la
figlia del capo, ma è anche una guerriera ed è tutta la vita che si
sta preparando per essere la custode della Gemma del Drago. Quindi
amo molto questo dualismo del personaggio. Inoltre tutto il film
verte sul tema della fiducia. Vediamo questo personaggio che ha
perso la fiducia nel popolo di Kumandra e su di lei si accumulano
notevoli pressioni. Dobbiamo vederla evolvere per recuperare la
fiducia nel mondo, e guardando il mondo sulla base delle sue
esperienze è chiaro che è difficile avere fiducia nel prossimo. Mi
piace la sua ferocia e la sua forza, mi piace il fatto che ha un
belò senso dell’umorismo ma è anche vulnerabile. Sono un suo grande
fan e amo molto anche Sisu.”
Quanto è importante
mantenere viva la fantasia nella nostra vita, soprattutto in questa
particolare fase?
Carlos López
Estrada: “Credo che in assoluto sia una delle cose più
importanti. Dobbiamo continuare ad alimentare la nostra fantasia,
dobbiamo continuare a rivolgerci a cose che possono entusiasmanti.
Io devo ringraziare la Disney, perché sono cresciuto vedendo questi
bellissimi film animati e questo ha seriamente modificato il mio
modo di vedrre le cose, la mia fantasia. E questo ha avuto un
effetto su come sono oggi. Mi auguro che Raya possa offrire
un’opportunità molto simile a grandi e piccoli. L’idea è che con
Raya si possa viaggiare in luoghi mai visti, scoprire personaggi
molto diversi e affascinanti, è un viaggio che consente di ampliare
la mente e riflettere su una serie di idee che sono importanti. Ma
al tempo stesso è anche un rifugio in un altro mondo. Penso che
questo sia un film molto importante.”
Il film è
decisamente multietnico. Quanto è stato importante per il
film?
Osnat Shurer:
“Questo progetto per alcuni di noi è molto personale. Si
trattava di capire quale fosse il messaggio da trasmettere, ma
anche di riflettere sulle divisioni che caratterizzano il nostro
mondo e su come le differenze possano creare antagonismi e quanto
sia importante superarle per noi, in tutto quello che facciamo.
Dobbiamo curarci degli altri, quindi per noi si trattava di
spostarci in un altro territorio, il Sud Est Asiatico e ci siamo
innamorati di questo senso di appartenenza di una comunità in cui
conti il noi e non l’io, nonostante le culture variegate di questo
territorio.”
Parliamo invece di Namaari
che è trai personaggi che cambia maggiormente nel corso del
film.
Adele Lim: “Io
adoro Namaari, ed è davvero il personaggio che più cambia.
All’inizio era la cattiva di turno, ma strada facendo si trasforma
e ci interessava molto capire la dinamica del suo rapporto con
Raya, dal momento che si tratta di un’amicizia femminile che in
genere non si vede spesso al cinema e nel cinema d’animazione. Lei
è Raya hanno la stessa origine: sono figlie di leader ed entrambe
vogliono la sopravvivenza del loro popolo, ma affronta questa sfida
in modo molto diverso. Ma l’esempio di Raya e dei suoi le offrono
un punto di vista differente. Lei è decisamente il mio personaggio
preferito.”
Quanto è importante
mantenere fede alle nostre tradizioni e preservarle?
Qui Nguyen:
“Sia per Adele che per me fare un film come questo, che è un
omaggio alla cultura del Sud Est Asiatico è particolarmente
importante perché è la nostra cultura e raramente nei grandi film
hollywoodiani i nostri figli possono assistere a qualcosa del
genere e identificarsi con gli eroi del grande schermo. Queste
immagini possono essere d’ispirazione per i nostri figli. Per noi è
stato un dono da parte nostra per loro, in modo tale da poterli
ispirare.”
Raya e
l’Ultimo Dragoarriverà su Disney+ il prossimo 5 marzo,
disponibile con account VIP e, dove possibile, arriverà anche sul
grande schermo.
Black Panther, il cinecomic Marvel uscito nelle sale nel 2018,
ha rappresentato un vero punto di svolta nella storia del MCU, se non altro per il modo in
cui il film è stato accolto a livello mondiale da pubblico e
critica, ma anche e soprattutto per l’impatto che ha avuto sulla
cultura afroamericana.
Guidato dal compianto Chadwick Boseman, il film vanta un cast
incredibile, composto quasi interamente da attori neri quali
Michael B. Jordan, Danai Gurira, Lupita Nyong’o, Angela Bassett e
Forest Whitaker. Tra questi figurava anche Daniel Kaluuya, esploso grazie all’horror
Scappa – Get
Out di Jordan Peele, che nel film ha interpretato
W’Kabi, il migliore amico di T’Challa, nonché capo della sicurezza
della Tribù di Confine, la prima linea di difesa del Wakanda.
Sappiamo che gran parte del cast del
primo film tornerà per Black
Panther 2, ma ad oggi il destino di W’Kabi è ancora
avvolto nel mistero. Kaluuya è attualmente impegnato con la
promozione del film
Judas and the Black Messiah e in una recente intervista
con Jemele Hill ha avuto
l’occasione di parlare del suo eventuale ritorno nel sequel
Marvel. L’attore ha confermato di
non sapere ancora se sarà effettivamente coinvolto in Black Panther
2, ma ha anche chiarito che sarebbe ovviamente disposto a
tornare se la storia lo richiesse.
“Sono quel tipo di persona che
guarderebbe comunque quel determinato film anche senza la propria
presenza, perché vorrebbe vederlo a prescindere”, ha spiegato
Kaluuya. “Se sono nel film e sono funzionale alla storia,
allora io ci sono. E resto di quest’idea”. W’Kabi aveva
soltanto un ruolo secondario in
Black Panther, tuttavia la sua storia non è stata portata
a termine alla fine del film.
Quale scenario per K’Wabi in Black Panther 2?
Il personaggio voltò le spalle a
T’Challa per sostenere Killmonger: ciò lo ha messo in conflitto con
Okoye e ha portato i due ad una resa dei conti nel finale
abbastanza repentina. Alla fine abbiamo assistito alla resa di
W’Kabi e al suo invio in prigione. Il personaggio potrebbe ancora
essere rinchiuso dopo tutti questi anni, oppure potrebbe essere
scappato durante il caos causato dallo Snap di Thanos, o
addirittura essere stato lui stesso una delle vittime della
decimazione. Ci sarebbe, quindi, più di un motivo valido per
riportare W’Kabi in Black Panther
2.
Black
Panther 2, che sarà ancora una volta scritto e diretto
da Ryan
Coogler, arriverà nelle sale l’8 luglio 2022. Di
recente è stato annunciato che l’attore Tenoch
Huerta è in trattative con i Marvel Studios per interpretare il villain
principale del sequel. Huerta è noto per il ruolo di Rafale Caro
Quintero nella serie Narcos: Mexico; il prossimo
anno sarà tra i protagonisti di The Forever
Purge, quinto e ultimo capitolo del celebre franchise
horror/distopico. Al momento i dettagli sul personaggio che
l’attore interpreterà nel sequel di Black
Panther non sono stati svelati.
Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha
confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al
compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel. Letitia
Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
Martha Stewart,
attrice nota per aver recitato accanto a Joan
Crawford e Humphrey Bogart
rispettivamente in L’Amante Immortale e Il
diritto di Uccidere, si è spenta a 98 anni, come conferma
sua figlia Colleen Shelly su Twitter.
“L’originale Martha Stewart di
ha lasciati ieri,” ha scritto Shelly “Aveva una nuova
parte da interpretare in un film con tutti i suoi amici celesti. Se
n’è andata pacificamente circondata dalla sua famiglia e dal
gatto.”
Nota per i suoi film di maggiore
successo tra gli anni ’40 e ’50, ha debuttato nel classico musical
Doll Face, nel 1945.
Netflix Italia ha diffuso il trailer
italiano di A Week
Away, il prossimo film originale Netflix in arrivo. Il
film è una commedia romantica ed è tratto da un’idea originale
dell’attore/musicista/sceneggiatore Alan Powell.
Prodotto da Steve Barnett, Alan
Powell, Gabe Vasquez, Corby Pons con produttore esecutivo Vicky
Patel. Le coreografie sono Paul Becker e Melena Rounis. A Week Away
è diretto da Roman White e vede protagonisti Bailee Madison, Kevin
Quinn, Sherri Shepherd e David Koechner, e gli esordienti Jahbril
Cook, Kat Conner Sterling e Iain Tucker.
In A Week
Away Will Hawkins (Kevin Quinn) è un adolescente
tormentato. Uno scontro con la legge lo mette di fronte a una
scelta importante: il carcere minorile o un campo estivo cristiano.
Inizialmente spaesato, Will riesce ad aprirsi, si innamora di una
veterana del campo (Bailee Madison) e trova un senso di
appartenenza nell’ultimo posto al mondo in cui avrebbe pensato di
trovarlo.
Lo Stato del Grande Cielo,
così viene anche soprannominato il Montana, uno dei meno popolosi
ma più belli di tutti gli Stati Uniti. Sotto il suo vasto cielo
azzurro, che avvolge le numerose catene montuose qui presenti, si
snoda la storia di Big Sky, serie di
genere thriller ideata da David E.Kelley. Esperto del genere, questi si è già
reso noto per titoli televisivi come Big Little Lies e la
recente The Undoing. Con questo
nuovo progetto si cimenta invece nell’adattamento di The
Highway, scritto nel 2013 dal noto autore di polizieschi
C. J. Box. Il libro è il primo di una trilogia
dedicata alla detective Cassie Dewell, divenuto in breve un vero e
proprio best seller. Quello che ha funzionato sulla pagina non
sembra però trovare altrettanta fortuna nella sua trasposizione in
immagini, poiché la serie risulta essere particolarmente priva di
mordente.
Disponibile dal 23 febbraio su
Disney+, la storia qui narrata
è quella dei detective privati Cassie Dewell
(Kylie Bunbury) e Cody Hoyt
(Ryan Phillippe) che uniscono le loro forze con
l’ex poliziotta, Jenny Hoyt (KatherynWinnick), moglie di Cody, per cercare due
sorelle rapite da un camionista su una remota autostrada del
Montana. Le loro indagini li porteranno ad imbattersi nell’ambiguo
agente Rick Legarski (John Carroll
Lynch), il quale li informerà che numerose ragazze sono
già scomparse in quella zona senza mai essere ritrovate. Per i
detective ha così inizio una corsa contro il tempo volta a scoprire
l’identità del rapitore e le sue intenzioni prima che sia troppo
tardi. Ad ostacolare l’indagine, però, vi è il complesso rapporto
tra le due donne, trovatesi a condividere lo stesso uomo.
Un thriller privo di mordente
Un paesaggio di montagna come
quello sfoggiato in Big Sky, unito alla sua atmosfera da
thriller, non può che far pensare alla celebre I segreti di Twin Peaks. La serie di
David Lynch ha infatti contribuito nei primi anni
Novanta a definire in modo inequivocabile le caratteristiche
indispensabili per questo tipo di racconti. Il nuovo progetto di
Kelley segue queste in modo anche particolarmente evidente,
tralasciando ovviamente la componente soprannaturale. Le intenzioni
di dar vita ad una caratteristica cittadina e i suoi abitanti
sconvolta da un nuovo rapimento si manifestano sin da subito. La
sua presentazione appare infatti particolarmente precisa in tutte
le dinamiche necessarie per la partenza della storia.
Dinamiche che però non risultano
sufficientemente accattivanti, ma anzi manifestano una serie di
debolezze non indifferenti. La prima e più importante si ritrova
proprio nelle due protagoniste. Pur interpretate da valide attrici,
queste presentano una serie di carenze nello spessore invece
richiesto a personaggi che dovrebbero condurre le diverse puntate
previste. Il conflitto tra le due sembra non andare oltre l’aver
avuto rapporti con lo stesso uomo, Cody, fermandosi dunque ad uno
stereotipo non da poco. Si tratta naturalmente di una linea
narrativa ripresa dal romanzo, ma che viene qui riproposta senza
nessun apparente sforzo di renderla più coinvolgente per lo
spettatore.
Il problema che Big
Sky manifesta nei suoi primi episodi sembra racchiuso tutto
qui, nell’adattare un dato materiale senza ambire a particolari
risultati. A dimostrarlo vi è la troppa semplicità con cui vengono
proposte o liquidate alcune situazioni, tra cui lo stesso
rapimento. Il risultato è che, almeno nei primi due episodi visti
in anteprima, non vi sono personaggi o eventi per cui lo spettatore
è attivamente chiamato ad avere un certo trasporto emotivo. Per
un’opera di genere thriller questo è un problema letale. L’avere
una stagione composta di ben 16 episodi, inoltre, lascia pensare a
tempi talmente diluiti da accentuare tale mancanza.
Big Sky: una serie intera sulle
spalle di un solo attore
La lunghezza in termini di episodi
di Big Sky richiede per forza di cose di rimandare un
giudizio definitivo. Se è però vero che un racconto si fonda sulle
basi costruite dal suo incipit, la serie in questione presenta un
equilibrio a dir poco precario. Non manca certo di rivelare una
serie di colpi di scena che risvegliano l’attenzione, ma questi
risultano sempre discontinui e mal supportati rispetto alla
totalità. In mezzo a tutto ciò, però, vi è un elemento che sembra
distinguersi più degli altri, ed è la presenza dell’attore
John Carroll Lynch. Noto per aver dato volto a
Arthur Leigh Allen, principale sospettato nel film Zodiac, questi sembra
essere in Big Sky l’unico realmente interessato ad elevare
il livello della serie.
La serie si sorregge dunque su di
lui, che però per quanto importante non è il protagonista di turno.
In generale, questa risente di una molteplicità di stereotipi e
cliché che evidenziano una scrittura ben lontana da quella che
invece vanta Big Little Lies. In un contesto dove le serie
TV si distinguono per le loro innovazioni e
sperimentazioni, Big Sky risulta essere un netto
passo indietro. Si configura infatti come un prodotto anomalo, che
non sembra realmente appartenere al suo tempo. Lasciando il
beneficio del dubbio sul suo sviluppo, risulta difficile non
pensare che serie come queste sembrano ormai superate da tempo, o
almeno dovrebbero esserlo.
La Snyder Cut di
Justice
League è sicuramente uno dei progetti più attesi di
sempre, dal momento che i fan dell’universo DC avranno finalmente
la possibilità di vedere la versione del cinecomic che
Zack Snyder ha sempre voluto realizzare. Il film si
preannuncia ricco di sorprese, a cominciare dalla già confermata
presenza del Joker di Jared Leto, che sarà protagonista di una
sequenza insieme al Batman di Ben Affleck.
Sappiamo più o meno quali saranno
tutti i personaggi che appariranno nella Snyder Cut,
incluso il temibile Darkseid (sostituito nella versione
cinematografica ad opera di Joss Whedon da Steppenwolf) e il tanto
atteso Martian Manhunter (alter ego del personaggio del generale
Swanwick già visto ne L’uomo
d’acciaio e in Batman
v Superman: Dawn of Justice). Eppure, a quanto pare, il
taglio di Snyder non ha ancora svelato tutte le sue carte, dal
momento che un nuovo report di
Vanity Fair suggerisce che nel film ci sarà il cameo di un
supereroe assolutamente inatteso.
Di recente
Zack Snyder ha rilasciato un’intervista alla celebre
rivista proprio in occasione della promozione della Snyder Cut.
Nell’articolo si può leggere la seguente affermazione: “Snyder
ha girato nuovamente il finale con il cameo di un eroe che lascerà
a bocca aperta i fan più accaniti”. Non si tratta di una
dichiarazione diretta dello stesso Snyder, ma semplicemente
riportata: ciò significa che il personaggio in questione resterà un
mistero fino all’arrivo del film su HBO Max il prossimo 18
marzo.
Il cameo non ancora annunciato di
un supereroe a sorpresa è sicuramente un nuovo motivo di
eccitazione per tutti i fan di Snyder. Di conseguenza, sul web in
molti hanno cominciato ad interrogarsi sulla possibile identità del
personaggio, azzardando che possa trattarsi dell’iterazione di
Lanterna Verde ad opera di
Ryan Reynolds. Lo stesso però – sempre con la solita
ironia che lo contraddistingue – ha specificato attraverso il suo
account
Twitter che il misterioso eroe in questione non è Hal
Jordan.
Zack
Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il
18 marzo 2021 in esclusiva
digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV.
Continuano le riprese ad Atlanta di
Hawkeye,
l’annunciata prossima serie tv targata Marvel Studios e prodotta per la piattaforma
Disney+.
Il Vendicatori originale, Jeremy Renner, torna come protagonista in
Hawkeye,
affianco a la riconosciuta arciera dei fumetti Marvel, Kate Bishop, interpretata
da Hailee Steinfeld. Nel cast della serie ci sono
anche Vera Farmiga, Fra Fee e l’esordiente Alaqua
Cox nei panni di Maya Lopez con gli episodi diretti da Rhys Thomas
e dal duo Bert and Bertie.
Vi ricordiamo che Hawkeye
fa parte della prima ondata di serie tv prodotte dai Marvel Studios che avrebbero dovuto
uscire su Disney+ a
partire dall’autunno 2020. Il primo spettacolo doveva essere
stato The Falcon and The
Winter Soldier, ma la serie è stata ritardata a causa
della pandemia di coronavirus che ha colpito la produzione. Altre
serie tv includono WandaVision (sempre
nel 2020?), Loki (primavera
2021) oltre a Hawkeye.Tutti
vedranno i thespian del grande schermo che completano la serie.
La trama si svolge dopo gli eventi
di Avengers:
Endgame e si baserà sulle avventure
di Young Avenger, Kate Bishop,
che ha assunto il ruolo dopo dopo che Clint Barton lascia in
seguito agli eventi di Endgame. La serie vedrà Jeremy
Renner tornare nei panni del personaggio, e
l’attore stesso ha presentato il progetto alla gremita Hall H
durante il Comic-Con di San Diego. Secondo le parole di Renner la
serie racconta “la fibra di ciò che è Occhio di Falco,
ovvero un supereroe senza super poteri, e questo vuol dire che
tutti possono essere dei supereroi.” Secondo le prime
indiscrezioni nella serie Kate Bishop utilizza le sue
notevoli capacità di combattimento per combattere delle buone
battaglia, sia come come Young Avenger, al fianco del mentore Clint
Barton, sia da sola.
È da molto tempo che ci parla della
possibilità che Bruce Campbell possa apparire in
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness, l’attesissimo
sequel di Doctor Strange che vedrà il ritorno di
Benedict Cumberbatch nei panni dello Stregone
Supremo. Ora, tramite i suoi profili social, l’attore ha confermato
di essere a Londra, il che lascia intendere che potrebbe
effettivamente prendere parte al sequel.
Le voci su un possibile
coinvolgimento di Campbell nel progetto dei Marvel Studios sono iniziate a circolare
subito dopo la conferma che Sam Raimi avrebbe
sostituito Scott Derrickson alla regia. Sappiamo bene che Campbell
è uno degli attori feticcio di Raimi: i due hanno lavorato insieme
per la celebre trilogia horror di Evil Dead, e Campbell è
persino apparso in tutte e tre i capitoli della saga di Spider-Man diretta da Raimi, interpretando ogni
volta un personaggio diverso in un breve cameo.
Inoltre, quando Saimi è stato
ufficializzato al timone di Doctor
Strange 2, è stato proprio Campbell a dichiarare
che avrebbe voluto prendere parte al film. Sulla scia delle
loro precedenti collaborazioni e della volontà dell’attore di far
parte del cast del sequel, l’ultimo post condiviso da Campbell via
Twitter ha sollevato più di una domanda. L’attore statunitense,
infatti, ha confermato di essere a Londra, senza offrire ulteriori
dettagli sul motivo della sua permanenza nella capitale. Sappiamo,
però, che è proprio lì che sono attualmente in corso le riprese di
Doctor
Strange 2…
Nella didascalia che ha accompagnato
il post su Twitter, l’attore ha specificato di essere in
quarantena, quindi è chiaro che dovrà prendere parte alle riprese
di un film, dal momento che, in seguito all’esplosione della
pandemia di Covid-19, è obbligatorio per gli attori trascorrere
almeno un paio di settimane in isolamento prima di iniziare a
lavorare. Ovviamente, questa è al momento una mera speculazione.
Non ci resta che attendere una conferma ufficiale.
Annunciato ufficialmente questa
estate al Comic-Con di San Diego, Doctor
Strange 2 vedrà Benedict
Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange.
Diretto da Scott Derrickson, il sequel vedrà
anche Wanda Maximoff alias Scarlet Witch (Elizabeth
Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista
dopo WandaVision.
Secondo Collider, la
produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo
sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non
è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere
firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe
intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro
mani con il regista.
Il primo film su Doctor
Strange è uscito nel 2016 e ha raccontato la
nascita dell’eroe, dall’incidente di Stepehn Strange fino al
confronto con Dormammu. Nel film c’erano
anche Benedict Wong, Tilda
Swinton e Chiwetel
Ejiofor. Rachel
McAdams non tornerà nei panni di Christine
Palmer. Abbiamo rivisto Strange in Infinity
War e in Endgame.
Doctor Strange in the
Multiverse of Madness arriverà al cinema il 5
novembre 2021.
Tracy Morgan,
Jermaine Fowler, Nomzamo Mbatha, Rotimi, Luenell, Teyana Taylor,
Wesley Snipes, Louie Anderson, Paul Bates, Vanessa Bell
Calloway, Garcelle Beauvais, John Amos,
Eddie Murphy, Arsenio Hall, Leslie Jones, Akiley Love
e Bella Murphy. Il cast al completo de
Il principe cerca figlio, vecchi e nuovi volti, ha
partecipato agli incontri con la stampa, in cui la giornalista di
Rotten Tomatoes, Jacqueline Coley, ha parlato con
ognuno di loro, ricordando il film originale e presentando, senza
fare spoiler, la nuova avventura dell’adesso Re Akeem.
Naturalmente, tutto il cast che
aveva già partecipato a Il principe cerca moglie ha affrontato un
lungo excursus sul viale dei ricordi, rievocando i momenti più
iconici del primo film, che in tutto il mondo è entrato a far parte
dell’immaginario collettivo, un piccolo culto. È Nomzamo
Mbatha a mettere al centro della conversazione il
primo elemento rilevante in questo secondo appuntamento con i reali
di Zamunda.
“Il film affronta il tema
centrale della ricerca dell’identità, la ricerca di uno scopo, la
ricerca di lasciare tutto ciò che hai sempre saputo alle spalle e
addentrarti nel nuovo. Ma una delle cose più importanti e dinamiche
di questo film è un tema centrale attorno al potere della voce
femminile e al potere dell’emancipazione femminile. Questo è ciò
che amo del sequel. C’è il polso della situazione
attuale.”
Il principe cerca figlio, l’incontro con il
cast
Sempre Mbatha continua a
spiegare l’importanza culturale del film che, a differenza del
primo, non sarebbe stato ambientato nel Queens, ma a Zamunda:
“Per me era importante anche perché il film non sarebbe stato
ambientato nel Queens. Stava arrivando a Zamunda. Quindi si
trattava di ciò che io come donna africana sono in grado di portare
in termini di sfumature, in termini di verità, radicandola in così
tanta consistenza e cultura… Mirembe è arguta. È intelligente. È
sfacciata. C’è così tanta connessione umana che possiamo veramente,
veramente imparare. Quindi sono davvero entusiasta che tutti, ogni
ragazza black, ogni bambina in tutto il mondo veda se stessa, si
senta rappresentata.”
In merito alla portata del film e
alla sua importanza per la comunità black, Luenell racconta:
“Lasciatemi solo dire che non c’è un attore nero, più vecchio,
di mezza età o più giovane in questa città o in qualsiasi altra
città che non volesse avere solo una piccola parte di questo film.
Soprattutto nella scena finale… È stato come un grande climax in
cui abbiamo avuto modo di stare tutti insieme e ballare.”
Ma naturalmente il più atteso è
stato Eddie Murphy in persona, che torna
interpretare il personaggio che è entrato nelle case di tutto il
mondo: “C’erano circa tre bozze della sceneggiatura e siamo
arrivati al punto in cui la struttura e il filo narrativo erano
abbastanza forti… Ero consapevole che avevamo un film qui, e
dovevamo solo portare a bordo un giovane sceneggiatore che ci
avrebbe messo un tocco moderno.”
“Volevamo riportare
tutti indietro dall’originale – ha continuato Murphy – In
realtà, volevamo ripartire da dove la storia si era interrotta,
esattamente da quel momento. Quindi la questione era come collegare
i punti? È così che abbiamo scelto chi sarebbe stato nel
film.”
Il principe cerca figlio sarà
disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 5 marzo. Il film
è diretto da Craig Brewer e vede protagonisti
Eddie Murphy, Arsenio Hall e tutto il cast
originale del film del 1988.
Tom
Holland è sicuramente uno dei giovani attori più
richiesti del momento. La sua fama è indissolubilmente legata al
ruolo di Spider-Man nel MCU, che l’attore tornerà a
ricoprire nell’attesissimo
Spider-Man 3, le cui riprese sono attualmente in corso.
Naturalmente, come accade nella carriera di ogni giovane attore,
anche Holland ha provato ad ottenere una parte nei più grandi
franchise di successo.
In una recente intervista con
Backstage, a Tom
Holland è stato proprio chiesto di parlare di
alcuni dei provini sostenuti nel corso degli anni che purtroppo
sono andati male. L”attore ha così rivelato di aver partecipato
alle audizioni per il ruolo di Finn nella trilogia sequel di
Star Wars (ruolo poi affidato a John Boyega). Come spiegato da Holland,
all’inizio sembrava che le varie fasi del provino stessero volgendo
a suo favore, ma alla fine lo stesso si è reso conto di non aver
effettivamente dato il meglio di sé.
“Parecchi provini sono andati
male”, ha spiegato Tom
Holland. “Ricordo ancora la mia audizione per
Star
Wars. Ero al quarto, quinto provino e credo stessi sostenendo
l’audizione per il ruolo poi andato a John Boyega. Ricordo di aver
provato questa scena con questa ragazza – che Dio la benedica – e
lei aveva la parte di un drone. Quindi mentre io esclamavo:
‘Dobbiamo tornare alla nave!’, lei rispondeva: ‘Bleep, bloop bloop,
bleep bloop’. Non riuscivo a smettere di ridere. L’ho trovato così
divertente. Mi sono sentivo davvero male, perché lei si stava
sforzando davvero di essere un androide convincente o un drone o
come si chiamano. Ovviamente non ho avuto la parte. Decisamente,
non è stato il mio momento migliore.”
Probabile, se Holland avesse
ottenuto la parte di Finn, non sarebbe stato scelto per il ruolo di
Peter Parker. In fin dei conti, il non essere riuscito ad entrare a
far parte del galassia lontana, lontana ha avuto i suoi effetti
positivi: fin dal suo debutto in Captain
America: Civil War, infatti, Tom
Holland è riuscito a fare suo il personaggio di Peter
e a regalare ai fan una nuova iterazione dell’iconico supereroe
che, ad oggi, è annoverata tra le migliori mai apparse sul grande
schermo.
I prossimi progetti di Tom Holland
Ricordiamo che Tom
Holland sarà il protagonista di Cherry,
l’ultimo film di Anthony e Joe Russo (registi di Avengers:
Endgame) che arriverà su Apple
TV+ il prossimo 12 marzo. Tra i prossimi progetti dell’attore
figurano Chaos
Walking di Doug Liman, al fianco di Daisy Ridley, e
Uncharted,
l’attesissimo adattamento dell’omonimo videogioco sviluppato da
Naught Dog.
Dopo
l’ultimate trailerDisney ha diffuso le foto
promozionali di The Falcon And The Winter Soldier. La nuova
serie composta da sei episodi debutterà in esclusiva su Disney+ il
19 marzo 2021. Nella foto vediamo il ritorno in azione due noti
personaggi
Anthony Mackie e Sebastian Stan che riprenderanno i loro ruoli
nei panni del titolo Falcon (alias Sam Wilson) e The Winter Soldier
(alias Bucky Barnes). Nelle foto anche l’attrice Emily VanCamp che riprende il ruolo di Sharon
Carter.
The Falcon And The Winter Soldier,
la serie tv
The Falcon And The Winter Soldier è la
serie di prossima uscita nel quale
Anthony Mackie e Sebastian Stan riprenderanno i loro
ruoli nei panni del titolo Falcon (alias Sam Wilson) e The Winter
Soldier (alias Bucky Barnes) che sarà diretta da Kari Skogland.
Vi ricordiamo che nel cast di
The Falcon And The Winter Soldier è
previsto anche il ritorno di due volti noti dell’universo
cinematografico, ovvero Emily VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter Soldier e
Civil War e Daniel Bruhl, nei panni del Barone Zemo. Per
quanto concerne la serie di The Falcon And The Winter Soldier, il lancio è
fissato in autunno 2020 e Kari Skogland (The
Handmaid’s Tale, Penny Dreadful, Boardwalk Empire, The Killing, The
Walking Dead, Fear the Walking Dead, Under the Dome, Vikings,
The Americans, House of Cards e The Punisher) dirigerà tutti i
sei episodi.
Probabile, visti gli esiti di
Avengers:
Endgame, che lo show si concentrerà sulla
dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain
America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per
garantire la sicurezza mondiale.
Tutti ci siamo chiesti almeno una
volta nella vita cosa penserebbero di noi gli alieni potendoci
osservare da vicino. A togliere questo dubbio, dando la propria
versione dei fatti, è la nuova serie animata Solar
Opposites, in arrivo dal 23 febbraio come uno dei
primi Star Originals sulla
piattaforma Disney+. Gli appassionati del
genere ritroveranno da subito numerose somiglianze tra questa e la
celebre Rick and Morty. Il motivo è
presto detto, dietro entrambe si nasconde la stessa mente creativa,
ovvero quella di Justin Roiland. Per questa
nuova avventura, egli è stato affiancato anche da Mike
McMahan, ideatore di Star Trek: Lower Decks.
Ha così inizio una nuova serie dettata dal desiderio di dar sfogo a
tutta una sequela di classici elementi fantascientifici in chiave
parodica, come anche una più profonda riflessione sull’umanità e il
senso della sua esistenza oggi.
Contrariamente alla prima serie da
lui ideata, con Solar Opposites Roiland non porta i suoi
spettatori ad esplorare l’Universo, bensì alla scoperta
dell’umanità, in tutti i suoi vizi e virtù. Questa è infatti
incentrata su un gruppo di quattro alieni che scappano dal loro
defunto pianeta e trovano rifugio in una piccola cittadina
statunitense. Per due di loro, Korvo e
Yumyulack, la Terra è un posto orribile,
caratterizzato dall’inquinamento e dal consumismo.
Terry e Jesse, invece, entrano
subito in sintonia con gli umani e la loro cultura. Nonostante
queste divergenze di opinione, i quattro hanno un compito ben
preciso: proteggere e far crescere Pupa. Si tratta
di un super computer vivente che un giorno si evolverà distruggendo
la terra e ricreando il pianeta natale dei quattro alieni.
L’umanità vista dagli
extraterrestri
Intraprendendo la visione di
Solar Opposites si può inizialmente rimanere frastornati
dalla quantità di eventi e informazioni che vengono forniti in
brevissimo tempo. Il rischio è di provare un certo distacco per
quanto si sta vedendo, domandandosi se ci sia qualcosa di più
dietro quella frenesia generale. Occorre dunque la visione di più
di qualche episodio per entrare davvero nel cuore del progetto, che
a quel punto si manifesterà in modo più chiaro. Con questa nuova
serie Roiland e McMahan utilizzano l’arrivo dell’alieno per poter
mettere alla berlina una serie di abitudini e stili di vita che
caratterizzano l’essere umano del nuovo millennio.
Ogni episodio appare così
incentrato a criticare o ironizzare su aspetti di questo tipo, dal
sistema scolastico al mondo dell’intrattenimento. Tutto ciò che
oggi può sembrare normale e comunemente accettato si trova qui ad
essere analizzato fino all’osso, rivelando la propria futilità o
insensatezza. La presenza di personaggi in disaccordo sulla cultura
umana permette infine di presentare due lati della stessa medaglia,
non facendo dunque schierare il progetto unicamente verso una sola
direzione. Se questo è l’argomento della serie, il contesto in cui
tutto ciò si svolge è estremamente simile a quello a cui Roiland ha
già abituato i suoi spettatori con Rick and Morty.
Pur rimanendo sulla Terra, si ha
dunque a che fare con un susseguirsi di eventi nonsense di
carattere fantascientifico. Si genera così quell’intrattenimento
senza limiti che rinuncia ad una coerenza interna in favore di gag
e battute a raffica. Elementi, questi, attraverso cui è
ulteriormente possibile ironizzare sull’essere umano. Solar
Opposites non si riduce però solo a questo. Parallelamente ad
una forte narrazione verticale ne porta avanti anche una, meno
evidente, di natura orizzontale. Ciò permette di presentare una
serie di elementi che si intuisce avranno una loro particolare
importanza nel futuro della storia.
Solar Opposites: il valore della
satira
Quella che la serie propone è una
satira forse semplice nella premessa ma certamente più accattivante
nel suo svolgimento. Risulta ormai difficile poter essere realmente
pungenti o innovativi nell’affrontare questo tipo di tematiche. Se
anche Solar Opposites non riesce sempre ad esserlo
presenta ugualmente una serie di elementi, narrativi o visivi, che
bastano a garantirgli una propria identità. Ciò risulta evidente a
partire dai quattro personaggi protagonisti, ben caratterizzati e
accattivanti, a discapito dei secondari che attualmente faticano
invece a rendersi memorabili. Da un punto di vista visivo, invece,
risulta difficile non rimanere attratti dall’esplosione di colori,
forme e invenzioni messe in gioco dagli autori.
A frenare in parte gli intenti vi è
però, come precedentemente accennato, un ritmo piuttosto
altalenante. Se è vero che vi sono momenti di grande frenesia e
follia, è anche vero che vi sono alcuni “momenti morti” che
finiscono con il rallentare la visione e il coinvolgimento. Ciò
viene tuttavia in parte superato nel momento in cui si va a
prediligere la narrazione orizzontale, che sempre più si spera
possa però intrecciarsi con quella verticale, comunque fondamentale
per un prodotto di questo tipo. La volontà di dar vita a questa
unione si manifesta già, seppur ancora in potenza. Si spera possa
concretizzarsi ulteriormente con il proseguire degli episodi.
Arriva da
Deadline la notizia che Hope Davis è entrata a far parte del
cast di Succession 3, la prossima terza
stagione della serie drammatica vincitrice di un Emmy della HBO
Succession.
La stagione 3 è attualmente in produzione.
Hope Davis ha firmato per un arco
di più episodi nella prossima terza stagione della serie HBO
vincitrice di un Emmy, che è attualmente in
produzione. Interpreterà Sandi Furness, figlia del rivale di
lunga data di Logan Roy, Sandy Furness (Larry Pine).
Teso un’imboscata da parte del figlio ribelle Kendall alla fine
della seconda stagione, Logan Roy (Brian Cox) inizia la terza
stagione in una posizione pericolosa. Lottando per assicurarsi
alleanze familiari, politiche e finanziarie, le tensioni aumentano
mentre un’aspra battaglia aziendale minaccia di trasformarsi in una
guerra civile familiare.
Succession 3
Succession
3 è la terza
stagione della serie tv Succession
creata da Jesse Armstrong, per il canale
americano HBO.
La serie è incentrata sulla famiglia immaginaria di Roy, i
proprietari disfunzionali di un impero globale dei media e
dell’ospitalità che si battono per il controllo dell’azienda in
mezzo all’incertezza sulla salute del patriarca della famiglia,
Logan Roy.
In Succession 3
ritorneranno i protagonisti Marcia
Roy (stagione 1-in corso), interpretata
da Hiam Abbass, Greg
Hirsch (stagione 1-in corso), interpretato
da Nicholas Braun. Logan Roy (stagione 1-in
corso), interpretato da Brian Cox, Roman
Roy (stagione 1-in corso), interpretato da Kieran Culkin, Frank
Vernon (stagione 1-in corso), interpretato da Peter Friedman, Rava
Roy (stagione 1-in corso), interpretata da Natalie Gold, Tom
Wambsgans (stagione 1-in corso), interpretato da Matthew
Macfadyen. Connor Roy (stagione 1-in corso),
interpretato da Alan Ruck, Siobhan “Shiv” Roy (stagione 1-in
corso), interpretata da Sarah Snook, Kendall Roy (stagione 1-in
corso), interpretato da Jeremy Strong, Lawrence Yee (stagione 1-in
corso), interpretato da Rob Yang.
Zack Snyder è attualmente impegnato con la
promozione della Snyder Cut di Justice
League, che arriverà su HBO Max il prossimo 18 marzo.
In una recente intervista con Vanity Fair, il regista ha avuto modo
di parlare dei piani iniziali per il film, rivelando che in origine
avrebbe voluto una storia d’amore tra Bruce Wayne e Lois Lane.
Come spiegato da Snyder, il tutto
sarebbe avvenuto sulla scia della morte di Superman in Batman v Superman: Dawn of Justice. Bruce
sapeva che per salvare il mondo era necessario far resuscitare
Clark Kent e così, pur dilaniato da un enorme conflitto interiore,
alla fine avrebbe deciso di mettere a tacere i suoi sentimenti per
salvare l’umanità.
“L’intenzione era che Bruce si
innamorasse di Lois”, ha spiegato Snyder. “Poi si rendeva
conto che l’unico modo per salvare il mondo era riportare in vita
Superman. Così avrebbe vissuto questo folle conflitto, perché Lois,
ovviamente, era ancora innamorata di Superman. C’era questo
bellissimo dialogo in cui Bruce diceva ad Alfred: ‘Non ho mai avuto
una vita fuori dalla caverna. Non ho mai immaginato un mondo per me
oltre tutto questo. Ma questa donna mi fa pensare che se riesco a
mettere insieme questo gruppo di dei, allora il mio lavoro è
finito. Posso ritirarmi. Posso smettere’. Ma ovviamente non
funziona per lui.”
I fan sanno bene che esistono ben
tre versioni diverse della sceneggiatura di Justice
League: una prima versione che risale a prima
dell’arrivo di Batman v Superman nelle sale; una seconda utilizzata
per la versione cinematografica di Joss Whedon; ed infine una
terza, quella impiegata per il taglio di Snyder. Ovviamente, non
possiamo sapere quale delle tre versioni prevedesse la storia tra
Bruce e Lois, ma è probabile che la storyline fosse già stata
eliminata prima ancora che il film entrasse in produzione.
Zack
Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il
18 marzo 2021 in esclusiva
digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV.