Avengers: Infinity War e
Avengers: Endgame hanno visto
riuniti sul grande schermo quasi tutti i personaggi dell’universo
cinematografico Marvel introdotti da Iron Man del
2008 fino a oggi. Tra questi, uno molto atteso dai fan avrebbe
potuto debuttare proprio nel corso di questi due film, come
rivelato di recente dagli sceneggiatori Christopher Markus e
Stephen McFeely, ovvero Richard Rider aka
Nova.
“Nel grande manifesto che
avevamo realizzato per Infinity War e Endgame c’era ogni possibile
trama che avrebbe offerto uno sguardo su tutto ciò che ruotava
intorno all’universo, il che includeva Nova e il supercomputer
senziente di Xandar Worldmind” raccontano
Markus e McFeely. “Eravamo diretti in quella concezione, con
Nova che sarebbe stato l’araldo, non diversamente da Hulk,
sostituendo Silver Surfer, come unico membro dei Nova Corps che
sopravviveva all’attacco di Thanos. La Worldmind sarebbe stata
doppiata da Glenn Close e Richard Rider sarebbe
poi arrivato sulla terra.“
Negli ultimi mesi si è parlato
spesso del possibile arrivo di Nova nel MCU, suggerito anche dalle parole
del presidente dei Marvel Studios Kevin Feige a proposito dei
piani sul personaggio, e da quanto riportato dal sito MCU Cosmic in via non ufficiale,
sembrerebbe tutto pronto per accogliere il razzo umano nella
Fase 5 insieme a Blade, Fantastici Quattro e
X-Men.
A quanto pare un adattamento
interamente dedicato a Richard Rider è in sviluppo da
diversi anni, ma le fonti non specificano se si tratterà di un film
o di un’altra serie televisiva destinata a Disney +. Per ora
sappiamo che l’unico titolo confermato per la prossima Fase
dell’universo cinematografico è Black Panther 2,
che uscirà nelle sale il 6 maggio 2022.
Vi ricordiamo che un dettaglio presente in
una scena di Spider-Man: Far From
Home aveva in qualche modo anticipato il discorso
su Nova e sulla sua “esistenza” nel MCU, perché sull’aereo che porta
Peter Parker e i compagni a Venezia uno dei documentari
selezionabili riportava il nome del personaggio con una locandina
che presentava la foto del fisico Erik Selvig
(interpretato da Stellan Skarsgård).
Che si trattasse di un semplice
easter egg o di un’anticipazione dell’arrivo del film resta un
mistero, tuttavia è evidente che i Marvel Studios amano seminare nel
corso dei loro cinecomic piccoli indizi su storie e personaggi dei
fumetti, alcuni dei quali nemmeno sfruttati in futuro. Tempo fa era
stato lo stesso Feige a rivelare che Richard Rider figurava tra i
supereroi con il “potenziale più immediato” per via della sua
connessione con l’universo dei Guardiani della Galassia e
per gli spunti interessanti provenienti dai fumetti originali.
La Fase 4 del MCU è alle porte, come
l’arrivo delle serie di Disney + che connetteranno ancora di più i
vari personaggi e rispettivi universi. E se questa fosse
l’occasione giusta per avviare i tanto amati crossover, facendo
incontrare supereroi del piccolo schermo come Daredevil e del
grande schermo come Spider-Man?
Ecco quelli che vorremmo vedere sviluppati in futuro:
Daredevil e Spider-Man
Peter Parker e Charlie
Cox sono una coppia con un potenziale incredibile da
approfondire al cinema, e nel prossimo film di Spider-Man già
confermato per il 2021 l’avvocato difensore di Hell’s Kitchen
potrebbe essere coinvolto nella difesa dell’eroe smascherato alla
fine di Far From Home da Mysterio.
Cloak e Luke Cage
Sappiamo quanto
Cloak ammiri Luke Cage e cosa
rappresenti per lui, come testimoniato dalla sua serie tv in cui si
dice che Cage è una fonte di ispirazione per i giovani
afroamericani. Dunque perché non ipotizzare un crossover con i due
personaggi che insieme combattono il crimine?
Doctor Strange e Nico
Doctor Strange e
Nico dei Runaways sono al momento i maghi più
potenti del MCU. Al contrario dello stregone
però, l’eroina percorre un sentiero molto più oscuro e usa la sua
magia in modi spericolati, quindi sarebbe interessante vederli
interagire come maestro e allieva e imparare l’uno dall’altro a
gestire le loro capacità.
Kingpin e Spider-Man
Portare Kingpin
nell’universo cinematografico Marvel sarebbe un azzardo e al
tempo stesso una mossa brillante per Kevin Feige e il suo team. Il
personaggio è stato ben accolto dagli spettatori della serie
Netflix su Daredevil, e tutti vorrebbero
vedere questo criminale confrontarsi con l’arrampicamuti.
Colleen Wing e Shang-Chi
Colleen Wing è unì
esperta di arti marziali e una delle più potenti combattenti
dell’universo Marvel, e molte delle sue
caratteristiche la mettono in contrapposizione con il maestro del
kung fu Shang-Chi, prossimo al suo ingresso nel
MCU. I due personaggi formerebbero
un team praticamente perfetto, a cavallo tra America e Asia,
sfruttando la stessa chimica che hanno nei fumetti.
Jessica Jones e Captain Marvel
Jessica Jones e
Captain Marvel sono personaggi a loro
modo speculari. Entrambe credono fermamente in ciò che fanno
sebbene i loro percorsi siano molto diversi. Carol Danvers è una
supereroina che ha acquisito i suoi poteri nello spazio e opera
lontano dalla Terra, mentre Jessica Jones è più una vigilante e
detective di strada. In ogni caso sarebbe interessante vederle
insieme nella stessa storia.
Occhio di Falco e Bullseye
Clint Barton è il
miglior arciere dell’universo Marvel, ma c’è qualcuno che
potrebbe tenergli testa con un’altra arma:
Bullseye. Il killer psicopatico potrebbe
consacrarsi come miglior tiratore sulla Terra, e mettere i due in
una situazione in cui devono provare le loro affermazioni sarebbe
un’opportunità ideale per qualsiasi sceneggiatore.
Quake e Guardiani della
Galassia
Daisy Johnson e i
Guardiani della Galassia
hanno poco in comune e un crossover tra questi personaggi potrebbe
sembrare azzardato. La prima, meglio conosciuta come Quake , è
effettivamente in grado di rintracciare le sue radici nella razza
aliena, e come i Guardiani condivide un odio per i Kree.
L’esperienza nello S.H.I.E.L.D. unita a quella di Groot e Rocket
consentirebbe alla squadra di combatterli come si deve…
Hulk e She-Hulk
Un crossover del genere è tornato in
cima alle previsioni dopo la conferma dell’arrivo di una serie su
She-Hulk su Disney +. Sappiamo che Jennifer
Walters è la cugina di Bruce Banner, e che solitamente sceglie di
rimanere nella sua forma bestiale proprio come l’ultima apparizione
dell’eroe in Endgame. Sarà davvero così e li vedremo presto
insieme?
Phil Coulson e gli Avengers
L’agente Phil
Coulson è morto davanti ai Vendicatori nel film del 2012,
e nessuno di loro sa come ha fatto il personaggio a sopravvivere e
a tornare al lavoro con lo S.H.I.E.L.D. Questo universo si merita
una degna risposta e una conclusione che dia a Coulson i riflettori
che gli spettano.
La versione homevideo di
Avengers: Infinity War
presentava, nella sua ricca selezione di extra, anche diverse scene
eliminate, tuttavia grazie ai commenti degli sceneggiatori del film
Christopher Markus e Stephen McFeely, abbiamo scoperto che per per
l’epica anticamera di Endgame erano state scritte altre
sequenze mai girate dai fratelli Russo perché giudicate poco in
linea con il tono generale. Tra queste una contemplava addirittura
l’apparizione del Tribunale Vivente, l’entità onnipotente che nei
fumetti viene incaricata dal Supremo di controllare e mantenere
l’equilibro tra le diverse realtà che costituiscono il multiverso
Marvel.
Quella di cui hanno parlato di
recente Markus e McFelly con David Griffin di IGN riguarda invece
Captain America e i Secret
Avengers, comparsi all’inizio del film:
“L’abbiamo scritta, ma non
l’abbiamo girata. Era parte integrante di tutto ciò che ritenevamo
sbagliato, in termini di tempo, sul riprendere le sorti dei
personaggi prima dell’arrivo di Thanos. Fondamentalmente era una
scena con Vedova Nera, Falcon e Cap che si nascondevano dopo la
guerra civile e avevano appena combattuto contro dei criminali, con
Steve che mangiava purè di patate e Sam che gli diceva ‘Stai
perdendo sangue nel tuo purè’. Ricordo che Kevin Feige ci disse che
quella frase era troppo…“
Film evento del decennio,
Avengers: Endgame è riuscito in
un’impresa che sembrava impossibile: ricapitolare un discorso
narrativo iniziato nel 2008 da Iron Man riunendo sul grande schermo
tutti i personaggi del Marvel Universe. Gli incassi hanno
premiato lo studio di Kevin Feige, raggiungendo e superando in cima
alla classifica Avatar di James Cameron.
Dieci anni dopo l’uscita del primo
film, Ruben Fleischer è tornato dietro la macchina
da presa di Zombieland –
Doppio Colpo, il sequel che vede di nuovo
protagonisti Emma Stone, Woody
Harrelson, Jesse Eisenberg e
Abigail Breslin più la new entry Zoey
Deutch. E proprio riguardo l’ultima arrivata nel cast, il
regista sembrerebbe aver sviluppato già un’idea per un potenziale
spinoff del franchise dedicato al suo personaggio, la svampita e
divertente Madison.
Questo è ciò che ha raccontato Fleischer in un’intervista con
l’Hollywood Reporter:
“Mi piacerebbe realizzare un
film indipendente su Madison. Quindi credo non ci resti che
scrivere la storia. Sarebbe una cosa interessante da scoprire,
anzi, penso che in realtà sarebbe stata ottima per la scena
post-credits in cui Madison e Berkeley si trovano a Babilonia e si
comportano in modo piuttosto stupido insieme.“
Come svelato dalle recensioni della
stampa americana, il film prevede già una scena dopo i titoli di
coda, di cui ovviamente non vi sveleremo il contenuto. Nel sequel
faremo la conoscenza di Madison, nuova fidanzata di Columbus dopo
la rottura con Wichita.
Zombieland: Doppio Colpo, ecco le
prime reazioni della stampa
Diretto ancora una volta da Ruben
Fleischer (Venom),
Zombieland – Doppio Colpo è atteso nelle
nostre sale il 14 Novembre. Nel cast torneranno i veterani
Jesse Eisenberg, Woody
Harrelson, Emma
Stone e Abigail
Breslin riprendendo i rispettivi ruoli del film
originale, insieme a Zoey Deutch e Dan
Aykroyd.
La sceneggiatura è stata firmata da
Dave Callaham (Godzilla, Wonder Woman 1984) con Paul Wernick e
Rhett Reese (Deadpool, Deadpool 2), mentre le riprese
si sono svolte nei mesi scorsi a Los Angeles. Per quanto riguarda
la trama – ancora avvolta nel mistero – sappiamo che dovrebbe
riprendere le sorti dei quattro protagonisti (Columbus, Tallhassee,
Witchita e Little Rock) immersi in un mondo dove l’apocalisse
zombie si è evoluta.
La polemica scatenata dai commenti
di Martin
Scorsese e Francis Ford
Coppola sui film Marvel ha provocato le risposte di
tante personalità legate all’universo dei cinecomic, da James
Gunn a Sebastian
Stan passando per Edward
Norton, con punti di vista diversi sulla questione e
un ragionamento che va oltre il semplice scontro tra gusti
artistici. Di recente anche Benedict Cumberbatch –
Doctor Strange nel MCU – ha espresso la sua opinione
in merito durante il programma radio di Jenny McCarthy:
“So che ultimamente ci sono
stati molti dibattiti in seguito alle dichiarazioni di grandi
registi secondo i quali questi franchise cinematografici stanno
prendendo il controllo di tutto. Ma fortunati noi attori che
arriviamo a entrambi i tipi di varietà di produzioni con budget
differenti. E sono d’accordo col dire che non è giusto che ci sia
un re che monopolizzi tutto e abbia il controllo. Spero che non sia
così, e da parte nostra dovremmo davvero continuare a supportare i
cineasti d’autore ad ogni livello.“
Cumberbatch è sembrato molto più
neutrale dei colleghi, forse perché nella sua carriera è riuscito
ad alternare ruoli in celebri blockbuster con altri in produzioni a
basso budget e con ambizioni artistiche sicuramente lontane da
quelle dei cinecomic dello studio.
L’ultimo a esporre la propria idea
sulla querelle tra gli autori della New Hollywood e i titoli dei
Marvel Studios è stato Olivier
Assayas, ospite ieri alla
Festa del Cinema di Roma, spiegando che per
lui “Non è tanto una questione ideologica
quanto invece artistica e di gusto. Ho sempre amato il cinema
popolare americano e, per semplificare il mio discorso, direi che
quel cinema non è mai stato così stupido come è diventato
oggi. Penso che i film Marvel, e lo dico da lettore e
appassionato di fumetti, abbiano smarrito tutto quello che mi
piaceva di quelle storie, dalla violenza al sesso, dalla vita
all’originalità, che non vedo mai in queste produzioni.
Non mi piacciono perché artisticamente e visivamente mi sembrano
molto poveri, si assomigliano tutti e ho difficoltà a identificarmi
con personaggi come Captain America o Thor“.
Netflix ha diffuso il trailer ufficiale di
Il Re, il nuovo film originale con protagonisti
Timothée Chalamet, Joel Edgerton, Sean
Harris, Tom Glynn-Carney, Lily-Rose Depp, Thomasin McKenzie con
Robert Pattinson e Ben Mendelsohn.
Il film debutterà su Netflix dal 01 Novembre 2019.
Il Re, la trama
Il principe ribelle Hal (Timothée
Chalamet) volta le spalle alla casa reale e vive tra la gente
comune, ma alla morte del tirannico padre viene incoronato re
Enrico V e non riesce più a sfuggire al suo destino. Ora il giovane
re deve confrontarsi con gli intrighi di palazzo, il caos e la
guerra che il padre gli ha lasciato in eredità e il passato che
ritorna, in particolare nei panni del cavaliere alcolizzato John
Falstaff (Joel Edgerton), suo grande amico e mentore. Diretto da
David Michôd e cosceneggiato da Egerton e Michôd, IL RE ha tra i
suoi interpreti Sean Harris, Ben Mendelsohn, Robert Pattinson e
Lily-Rose Depp.
Diretto da: David Michôd Scritto da: David Michôd e Joel
Edgerton
Prodotto da: Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Liz
Watts, David Michôd e Joel Edgerton
Direttore della Fotografia: Adam Arkapaw Scenografie: Fiona Crombie Montaggio: Peter
Sciberras
Costumi: Jane Petrie Musiche: Nicholas Britell
Netflix è il più grande servizio di
intrattenimento via Internet del mondo, con oltre 151 milioni di
abbonati paganti in oltre 190 paesi che guardano serie televisive,
documentari e film in un’ampia varietà di generi e lingue. Gli
abbonati possono guardare tutto ciò che vogliono in qualsiasi
momento, ovunque e su ogni schermo connesso a Internet. Possono
mettere in pausa e riprendere la visione a piacimento, senza
interruzioni pubblicitarie e senza impegno.
“La storia del cinema francese
definita da scrittori che sono poi diventati registi mi ha
sicuramente influenzato, ma penso che l’esempio della Nouvelle
Vague si stia perdendo: non c’è più voglia di scrivere, né di fare
film“. Sarà questo il tema dell’incontro di oggi pomeriggio
tra il pubblico e Olivier Assayas, arrivato nella
capitale per la quattordicesima edizione della Festa di Roma;
critico per i Cahiers du cinéma dal 1980 al 1985, poi autore di
pellicole acclamate come Qualcosa nell’aria (Après
Mai), Sils Maria e
Personal Shopper (in entrambi ha diretto
Kristen Stewart), Assayas parte dall’esperienza di
scrittore analizzando la sua crescita personale:
“Scrivevo perché volevo avvicinarmi al mezzo
cinema, e per me la scrittura è stato un modo di apprendere nella
miglior scuola possibile insieme alle penne meravigliose
dei Cahiers. Tra loro ero il più giovane, ascoltavo e volevo capire
come si faceva il cinema. Fino ad allora avevo una conoscenza molto
più tecnica e pratica e poco teorica…se inizio a guardare un film in veste di regista, è un
fallimento completo [ride], quando invece lo guardo con gli occhi
del critico è ancora peggio. Vorrei poter essere semplicemente uno
spettatore che ha il piacere di capire di cosa si sta
parlando.“
Ma che
rapporto ha adesso con la critica? “Purtroppo la leggo
raramente, perché so che influenzerebbe il mio lavoro, Credo che il
cinema si debba imparare grazie alla critica e alla teoria, ma che
poi bisogna liberarsene. Se realizzi un film pensando a
cosa scriverà la critica sei perso… Devi sempre seguire il
tuo intuito di regista, perché è ciò che ti farà andare avanti.
Anche prendendo una decisione opposta a quella che i critici di
aspettano da te.”
Olivier Assayas ospite della Festa
del Cinema di Roma
Obbligatoria la domanda sull’eredità della Nouvelle
Vague e su cosa sia rimasto del movimento. La risposta del
regista è esaustiva e appassionata:
“LaNouvelle Vague non ha inventato ma teorizzato la
questione della libertà, definendo il fatto che un regista poteva
avere la stessa libertà di uno scrittore che non bada alle regole
dell’industria. Nel cinema questo concetto corrisponde
alla possibilità di produrre film con meno soldi e più libertà,
inventando l’arte cinematografica. E quando si parla dell’eredità
del movimento, penso che abbia investito non soltanto il panorama
francese, ma anche quello internazionale, nel modo in cui
generazioni di registi di tutto il mondo hanno abbracciato questa
idea di cinema diverso. Cosa rimane? Tutto, perché oggi io non
farei film, o forse li farei in modo diverso se non ci fosse stata
la Nouvelle Vague, quel sogno di cinema artistico e non
industriale, e quella protezione del cinema
libero.“
E a chi
gli chiede se abbia la critica abbia ancora un’importanza sociale e
culturale per il grande pubblico, Assayas commenta che ci sono
tanti modi per riflettere sull’argomento: “Il primo
parte dalla definizione stessa di critico, che per me differisce
molto dall’opinione che ha il grande pubblico, ovvero quella figura
che mette stelline e punteggi al film. La scrittura sul cinema è
una cosa diversa, e in questo senso penso di essere stato
maggiormente influenzato da quella tipologia di testo, cioè i saggi
sul cinema, che definisco come il mezzo perfetto per far dialogare
persone e arte. Oggi più che mai c’è bisogno di quel dialogo con il
proprio tempo, quindi le riflessioni dei critici potrebbero aiutare
i registi, perché sono letture utili e importanti.”
Assayas e il ruolo della critica ai tempi del web
“Faccio una
divisione netta tra la critica delle stelle alla trip advisor e
quella forma di scrittura che riflette sul senso del fare cinema
oggi. L’altro modo è pensare alla dimensione
dell’internet, perché rispetto al passato la riflessione è migrata
dalla stampa al virtuale. Si scrive molto più di cinema oggi di
quanto se ne scriveva anni fa. Quando ero giovane c’era la stampa
cinefila francese e la critica influente dei quotidiani come Le
Monde, tutte testate culturali che dedicavano uno spazio al cinema.
L’opinione generale veniva definita da riviste cinefile dove
scrivevano decine di redattori, e oggi purtroppo hanno perso la
loro importanza perché la scrittura è diventata accessibile, oltre
che gratuita, grazie a internet, e la cultura cinematografica non è
più unificata ma sempre più ampliata […]
[…] Adesso ogni
individuo può costruire un rapporto specifico con il cinema ed
esprimere il suo giudizio cercando sul web ciò che gli piace, i
ragazzi inventano il loro rapporto con l’arte e non sono d’accordo
con chi sostiene che stiamo vivendo un disastro perché gli studenti
non hanno visto i film di Murnau. Sicuramente però hanno visto
tante altre cose, molte di più di quante ne vedevo io alla loro
età.“
Non
manca nemmeno l’opinione su uno dei dibattiti più accesi degli
ultimi anni: è vero che la sala sta morendo e che la serialità è la
forma migliore di narrazione? “Per me il concetto di sala si collega a qualcosa
di primordiale, nel senso che si è sempre detto che il cinema è in
crisi per colpa della televisione, mentre è evidente che non è
stato così. Oggi, almeno in Francia, stanno costruendo
tanti multiplex per una ragione semplice: gli spettatori sono
giovani e i giovani amano l’esperienza collettiva del cinema,
uscire di casa con gli amici e la forma di divertimento più
accessibile e meno costosa è il cinema. Sfortunatamente questi
spettatori si stanno interessando ad una forma limitata del cinema,
ovvero i blockbuster e i film Marvel, le commedie o i film
d’animazione, definiti come un cinema meno ambizioso artisticamente
e intellettualmente.“
“Per
quanto riguarda la serialità, la questione è più complessa. Non
sono un fanatico delle serie, anzi non le guardo affatto, dunque
tutto quello che dirò è limitato dalla mia ignoranza. Penso che
offra la possibilità di lavorare su un formato più lungo, e la tv
mi ha dato la libertà di realizzare Carlos che era un film di
cinque ore e mezzo, sebbene non l’abbia mai considerato come una
serie. Nello stesso modello credo rientri Fanny e Alexander di
Ingmar Bergman…Però un’altra riflessione che bisogna fare è
sulla dipendenza che la serialità crea negli spettatori.
La ragione per cui non mi interessa e per cui non guardo molta tv.
E non capisco gli amici che ne guardano tante…quando trovi il tempo
per dormire, per vivere, per leggere un libro o andare ad un
museo“.
Assayas
conclude esprimendo il suo personale parere sulla polemica degli
esponenti della New Hollywood (Scorse e Coppola) contro i
cinecomic:“Per me non è tanto una
questione ideologica quanto invece artistica e di gusto. Ho sempre
amato il cinema popolare americano e, per semplificare il mio
discorso, direi che quel cinema non è mai stato così stupido come è
diventato oggi” spiega il regista francese. Penso che i
film Marvel, e lo dico da lettore e
appassionato di fumetti, abbiano smarrito tutto quello che mi
piaceva di quelle storie, dalla violenza al sesso, dalla vita
all’originalità, che non vedo mai in queste produzioni.
Non mi piacciono perché artisticamente e visivamente mi sembrano
molto poveri, si assomigliano tutti e ho difficoltà a identificarmi
con personaggi come Captain America o Thor.
“Non
riesco davvero a prenderli sul serio o a interessarmi, cosa che non
succedeva quando andavo a vedere film di fantascienza da ragazzo.
All’epoca mi sembravano molto più originali e complessi“,
conclude Assayas. “Oggi non trovo un singolo regista che riesca
a far emergere la sua voce attraverso queste pellicole. In questo
senso,l’invasione nei cinema di prodotti sostenuti da
una potenza economica incredibile e questo rapporto industriale di
marketing sta promuovendo l’idea di un cinema che è solo prequel,
sequel, spin off e universi indipendenti…Qualcosa
insomma di industriale che ha anche a che vedere con la
manipolazione di massa. E a parlare è un amante dei fumetti
cresciuto con queste storie e appassionato del cinema popolare
americano. Credo che qualcosa si sia perso lungo la
strada.“
Ospite della Festa del
cinema di Roma 2019, dove oggi pomeriggio sarà
protagonista di un incontro con il pubblico, Olivier
Assayas ha espresso la sua opinione in merito alla
querelle scatenata dai commenti di Martin
Scorsese e Francis Ford
Coppola sui film Marvel, giudicati duramente dai due
autori.
“Per
me non è tanto una questione ideologica quanto invece artistica e
di gusto. Ho sempre amato il cinema popolare americano e, per
semplificare il mio discorso, direi che quel cinema non è mai stato
così stupido come è diventato oggi” spiega il regista
francese.
“Penso che i film Marvel, e lo dico da lettore e
appassionato di fumetti, abbiano smarrito tutto quello che mi
piaceva di quelle storie, dalla violenza al sesso, dalla vita
all’originalità, che non vedo mai in queste produzioni.
Non mi piacciono perché artisticamente e visivamente mi sembrano
molto poveri, si assomigliano tutti e ho difficoltà a identificarmi
con personaggi come Captain America o Thor“.
“Non
riesco davvero a prenderli sul serio o a interessarmi, cosa che non
succedeva quando andavo a vedere film di fantascienza da ragazzo.
All’epoca mi sembravano molto più originali e complessi“,
conclude Assayas. “Oggi non trovo un singolo regista che riesca
a far emergere la sua voce attraverso queste pellicole. In questo
senso, l’invasione nei cinema di prodotti sostenuti da una
potenza economica incredibile e questo rapporto industriale di
marketing sta promuovendo l’idea di un cinema che è solo prequel,
sequel, spin off e universi indipendenti…Qualcosa insomma
di industriale che ha anche a che vedere con la manipolazione di
massa. E a parlare è un amante dei fumetti cresciuto con queste
storie e appassionato del cinema popolare americano. Credo che
qualcosa si sia perso lungo la strada.“
Patty Jenkins
potrebbe aver confermato il ruolo misterioso di Pedro
Pascal in Wonder Woman 1984, sequel che
arriverà nelle sale a giugno 2020 e che sarà ambientato negli anni
Ottanta. Il tweet della regista, che trovate qui sotto, ci mostra
infatti il Maxwell Lord dei fumetti DC,
personaggio creato da Keith Giffen, J.M. DeMatteis e Kevin Maguire
come astuto e potente uomo d’affari fondamentale per la formazione
della Justice League International.
In realtà l’ipotesi che l’attore
potesse calarsi nei panni di Maxwell era già stata avanzata mesi fa
dal sito SuperBroMovies,
suggerendo che gli sviluppi della trama l’avrebbero portato a
desiderare poteri divini. Forse li otterrà grazie a Cheetah, la
villain annunciata, e sarà proprio lui a risvegliare Steve Trevor
dal mondo dei morti?
Vi ricordiamo che Wonder Woman 1984 uscirà il 6 giugno
2020. Il film è stato definito dal produttore
Charles Roven un sequel “inusuale”, che poterà in
scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team
creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i
fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendo
Wonder Woman 1984 “la prossima iterazione
della supereroina”.
“Il film racconterà un lasso di
tempo completamente diverso e lo spettatore avrà solo un assaggio
di ciò che che Diana ha fatto o affrontato negli anni intermedi.
Abbiamo cercato di mettere insieme una storia del tutto diversa che
potesse rispettare le stesse emozioni del passato, portare un sacco
di umorismo e molta azione coraggiosa. E soprattutto, toccare le
corde del cuore.“
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v
Superman: Dawn of Justice per poi tornare al
vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel
vedrà ancora Gal Gadot nei panni di
Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta
per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche
Chris Pine (volto del redidivo Steve Trevor) e
Pedro Pascal.
01 Distribution annuncia
Gli Anni più belli, il nuovo film diretto e
scritto da Gabriele Muccino e con protagonisti
Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart,
Claudio Santamaria.
Gli Anni più belli
arriverà al cinema dal 13 febbraio 2020 al cinema! Una produzione
Lotus Production una società di Leone Film Group con Rai Cinema in
associazione con 3 Marys Entertainment. Fanno parte del cast anche:
Nicoletta Romanoff, Emma Marrone, Alma Noce, Francesco Centorame,
Andrea Pittorino, Matteo De Buono, Francesco Acquaroli, Mariano
Rigillo, Paola Sotgiu, Fabrizio Nardi.
Gli Anni più belli: teaser trailer
Gli Anni più belli: trama
“Gli Anni Più Belli” è la storia di
quattro amici Giulio (Pierfrancesco Favino), Gemma (Micaela
Ramazzotti), Paolo, (Kim Rossi Stuart), Riccardo (Claudio
Santamaria), raccontata nell’arco di quarant’anni, dal 1980 ad
oggi, dall’adolescenza all’età adulta. Le loro speranze, le loro
delusioni, i loro successi e fallimenti sono l’intreccio di una
grande storia di amicizia e amore attraverso cui si raccontano
anche l’Italia e gli italiani. Un grande affresco che racconta chi
siamo, da dove veniamo e anche dove andranno e chi saranno i nostri
figli. È il grande cerchio della vita che si ripete con le stesse
dinamiche nonostante sullo sfondo scorrano anni e anche epoche
differenti. Il titolo riprende il brano inedito di Claudio Baglioni
e la colonna sonora del film è di Nicola Piovani.
Come riportato in esclusiva da
Collider, il sequel di Hocus Pocus è
ufficialmente in sviluppo e arriverà sulla piattaforma streaming di
Disney +. La sceneggiatura è stata affidata a Jen
D’Angelo (Workaholics, Happy Together). Diverse
fonti sostengono che la produzione dovrebbe far tornare il cast
originale, ovvero Bette Midler nei panni di
Winifred, Sarah Jessica Parker in quelli di Sarah
e Kathy Najimy in quelli di Mary.
Per il momento nessuna delle attrici
è stata confermata nel progetto, ma lo studio spera di trovare il
modo di coinvolgerle. Il primo Hocus Pocus uscì nelle
sale nel 1993 diretto da Kenny Ortega, e raccontava le vicende
delle tre sorelle Sanderson e del rapimento della piccola Emily
Binx, a cui le streghe volevano succhiare la linfa vitale per
ridiventare di nuovo giovani. Trecento anni dopo, nella notte di
Halloween, il giovane Max, la sua sorellina Dani e la loro amica
Allison si intrufolano nella casa delle tre streghe, divenuta ora
un museo…
Vi ricordiamo che il 12 novembre
verrà ufficialmente lanciato il nuovo servizio di streaming
Disney+,
che come saprete offrirà all’utente la possibilità di accedere a
contenuti esclusivi più titoli dell’archivio della casa di
Topolino. Sulla piattaforma saranno disponibili una vasta
collezione di prodotti originali, tra cui film e serie tv, e tutti
i titoli di Disney, Pixar,
Marvel Studios,
Lucasfilm e National
Geographic.
Gli
uomini d’oro è il film tratto da una storia
incredibilmente vera diretto da Vincenzo
Alfieri. Protagonisti sono
Fabio De Luigi, Edoardo Leo, Giampaolo Morelli, Giuseppe
Ragone, Mariela Garriga, Matilde
Gioli, SusyLaude e con la
partecipazione di Gian Marco Tognazzi.
Gli
uomini d’oro arriverà al cinema dal 7 Novembre
distribuito da 01 Distribution. Prodotto da Fulvio
e Federica Lucisano per Italian International Film con Rai
Cinema.
Gli uomini d’oro: trailer
Gli uomini d’oro, la trama
In Gli uomini d’oro un crime
metropolitano ispirato a un’incredibile storia vera. Torino, 1996.
Luigi, impiegato postale con la passione per il lusso e le belle
donne, ha sempre sognato la baby pensione e una vita in vacanza in
Costa Rica. Quando il sogno si dissolve scopre di essere disposto a
tutto, persino a rapinare il furgone portavalori che guida tutti i
giorni, perché la svolta della vita è proprio lì, alle sue spalle e
il confine fra l’impiegato modello e il criminale è veramente
sottile. Anche se dovrà rinunciare ad Anna, la seducente ragazza
incontrata in una notte sfrenata.
Un colpo grosso, un piano perfetto.
Niente armi. Niente sangue. Un disegno criminale per cui avrà
bisogno dell’aiuto del suo migliore amico Luciano, ex postino
quarantenne insoddisfatto, e soprattutto dell’ambiguo collega
Alvise, tutto casa e famiglia e con una vita apparentemente senza
scosse. Nella banda anche un ex pugile, il Lupo, tutto muscoli e
poche parole, legato a Gina, una donna forse troppo bella e forte
per lui, e a Boutique, un couturier d’alta moda con
un’insospettabile doppia vita. Ma il crimine non è per tutti e per
uomini qualunque – ciascuno con la voglia di intascarsi il bottino
– si rivela un groviglio inestricabile e un gioco pericoloso…
Clip dal film
Ispirato a una storia incredibilmente vera e
diretto da Vincenzo Alfieri, che ne firma la sceneggiatura insieme
ad Alessandro Aronadio, Renato Sannio e Giuseppe G. Stasi, GLI
UOMINI D’ORO è una produzione Italian International Film con Rai
Cinema ed è prodotto da Fulvio e Federica Lucisano. Uscirà in sala
il 7 novembre con 01 Distribution.
Sapevate che numerosi concept
sviluppati per Star
Wars avrebbero dato vita a scena fantastiche mai
girate per il franchise? A rivelarlo sono stati, anni dopo, tutti
gli storyboard e i disegni che mostravano le dinamiche di queste
incredibili sequenze.
Questo il loro contenuto:
La morte originale di Han
Solo
Harrison
Ford è tornato nei panni di Han
Solo in Il Risveglio della Forza salvo poi lasciare il
franchise alla fine del film, ma come rivelato dallo sceneggiatore
Lawrence Kasdan in un’intervista con Vanity Fair, il personaggio
doveva morire ben prima, ovvero durante la battaglia iniziale di
Il Ritorno dello jedi. L’idea fu poi scartata da
George Lucas per motivi ancora ignoti.
Il ritorno del fantasma di Anakin
Skywalker
Iain
McCaig verrà ricordato come uno dei concept artist più
influenti nella storia della saga, lavorando alla trilogia sequel e
a Il Risveglio della Forza creando avvincenti studi
visivi che alimentavano la sceneggiatura. In particolare l’artista
aveva proposto che il fantasma della forza di Anakin Skywalker
tornasse proprio in Episodio VII…
Anakin, Obi-Wan e la lava
Il duello con le spade
laser tra l’allievo Anakin Skywalker e il maestro Obi-Wan Kenobi è stato l’apice
drammatico dell’atto finale de La vendetta dei sith, un vero spettacolo ricco di
acrobazie e colpi di scena. Non tutti sanno che nella versione
originale della storia Anakin avrebbe scagliato
telecineticamente la lava su Obi-Wan, che a sua volta avrebbe
invocato le sue abilità mistiche della Forza per proteggersi. Ma in
che modo? Emergendo da una “bolla” invisibile!
I wookies al comando
Una delle più grandi
critiche avanzate a Il Ritorno dello jedi è la totale implausibilità
del fatto che una legione di stormtrooper sia stata stata sconfitta
dagli Ewoks. Curiosamente, questo contraccolpo poteva essere
evitato se George Lucas avesse seguito i suoi piani iniziali e
usato i Wookiee al posto delle simpatiche
creature.
Qui-Gon e
Obi-Wan mettono insieme un esercito
Qui-Gon
Jinn e Obi-Wan Kenobi avrebbero inviato
diversi droidi da battaglia in una scena mai vista di
La minaccia fantasma e realizzata in forma di storyboard dove i
due cavalieri Jedi spazzavano via un piccolo esercito di nemici
meccanizzati come dimostrazione dell’abilità della Forza.
La mano meccanica di Luke prende
vita
La battaglia sulla
chiatta di Jabba in Il Ritorno dello jediavrebbe potuto
includere un momento davvero interessante che riguardava Luke e la
sua mano meccanica. Come spiegato dal libro Star Wars Storyboards:
The Original Trilogy, Luke si sarebbe esibito in una serie di mosse
kung potenziate dalla Forza con la sua mano che correva da sola a
raccogliere la spada laser.
Il dolore del parto di Padme
Ecco un’altra scena
creata dal concept artist Iain McCaig che vedeva protagonista
PadméAmidala mentre lottava con
i dolori della gravidanza in Episodio III. La potenziale
forza combinata dei gemelli che crescevano dentro di lei provocava
infatti un effetto collaterale che nemmeno Yoda era in grado di
negare.
La “lavanderia” degli
stormtrooper
C’è un momento in Una nuova
speranza in cui Han Solo si ritrova in una stanza
piena di stormtrooper a bordo della Morte Nera
scatenando le risate del pubblico, e quella scena viene in qualche
modo apostrofata nella scena eliminata de Gli Ultimi Jedi dove Finn, Rose, DJ e
BB-8 si confrontano con i soldati del Primo Ordine. Non esattamente
in carne e ossa, visto che si trattava dei costumi allineati in una
lavanderia!
Padme vs Anakin
Cosa succede quando l’uomo
che ami sceglie il lato oscuro e minaccia la libertà dell’intera
galassia? È il dilemma che un concept inedito di Iain McCaig
esplorava mostrando Padmé Amidala pronta a
pugnalare Anakin Skywalker in La vendetta dei sith. Una scena che avrebbe reso il
rapporto tra i due ancora più drammatico e il personaggio di
Natalie Portman meno “passivo”.
Luke indossa il mantello di Darth
Vader
Il finale della prima
trilogia immaginato originariamente da George Lucas e dallo
sceneggiatore Lawrence Kasdan aveva previsto che Luke indossasse
l’elmetto di suo padre proclamandosi nuovo Darth
Vader e dichiarando guerra alla ribellione. Ebbene si,
e in quell’epilogo sicuramente meno soddisfacente dal punto di
vista emotivo, avremmo visto il protagonista con il mantello del
sith ponendo le basi per una trilogia di sequel diversa.
Il parco divertimenti
Cinecittà World di trasforma in un grande
videogame: Assassin’s Creed esce dalla consolle e diventa reale!
Scheletri, zombie, vampiri e fantasmi, zucche e covoni di fieno:
Halloween si festeggia a Cinecittà World fino al 3
novembre.
I più famosi film dell’orrore
prendono vita nel Parco Divertimenti del Cinema e della TV di Roma
che si trasforma per un mese con 8 attrazioni a tema. Per la
prima volta in Italia un grande Videogame esce dalla consolle ed
entra in un parco divertimenti: è la saga da 100 milioni di copie
di Assassin’s Creed.
L’ospite, indossato il visore di
realtà virtuale ed impugnato l’arco, diventa Bayek, il protagonista
della storia. Ci troviamo nel 49 a.C. in Egitto ai tempi di
Cleopatra, catapultati a combattere contro l’ Ordine degli Antichi
(i futuri Templari) per salvare il mondo dai tiranni e uscire vivi
dalle trappole della Piramide in cui siamo imprigionati.
Conquistati dalla nuova attrazione numerosi ospiti invitati al
party inaugurale, tra i quali Giampaolo Morelli con la moglie
Gloria Bellicchi, Sofia Bruscoli, Karin Proia con
il marito Raffaele Buranelli, Metis Di Meo, Angela Melillo,
Alex Partexano, Pietro Romano, Daniela Martani con la sua
inseparabile cagnolina Ariel, la coppia Jgor
Barbazza e Linda Collini,
Christian Stelluti e il cosplayer professionista
Leon Chiro. Ottobre da brividi: In Cinecittà Street i peggiori
incubi cinematografici della storia si materializzano in una Phobia
collettiva sullo schermo di In-Cubo, il cinema interattivo in cui
la pistola hi-tech sarà l’unica arma per combattere i mostri e
sopravvivere ai nemici. Tra le altre attrazioni a tema: CineTour –
Horror Edition dove i set originali del cinema si animano di
creature viventi, mummie egiziane tra le scene di Cleopatra, Zombie
nel Cimitero dei Morti viventi e antichi Romani tornati in
vita.
Il roller coaster Inferno si tinge
ancora più di dark con personaggi Danteschi che animano il percorso
d’ingresso. Il set di Aquila IV, il sommergibile originale
del film U-571, diventa Aquila XXX (vietato ai
minori!) e si colora di sensualità Horror con un percorso
a luci rosse, tra sensuali marinai e cadette da paura!
Arricchita da ulteriori effetti
speciali l’amatissima Horror House, percorso al buio tra i set
più terribili della storia del cinema horror. Da The
Ring a Nightmare,
da l’Esorcista a Venerdì 13, all’antro di Lord
Voldemort, ispirato dalla saga di Harry
Potter, dove gli ospiti camminano a fianco dei loro
peggiori incubi cinematografici.
“I nostri ragazzi passano ore
davanti ai videogiochi – afferma Stefano Cigarini,
Amministratore Delegato di Cinecittà World – ma ora, per
la prima volta, ci entreranno fisicamente dentro, da protagonisti
veri, immersi nella storia e nel set, con Assassin’s Creed.
L’esperienza di Halloween raggiunge così nuovi confini grazie alla
tecnologia.”
Menzione speciale per
gli spettacoli a tema: Halloween Show in Cinecittà
Street, ogni giorno alle 11 e alle 17.30, Trucchi da
Paura al Teatro 4 . Per i bambini sotto ai 6 anni
all’interno di Giocarena, il playground più grande
d’Europa e set della trasmissione Eurogames in onda tutti i
giovedì su Canale 5, c’è l’ “Albero Magico – dolcetto
scherzetto”, un albero parlante pronto a raccontare storie con
piccoli brividi.
Domenica 27 alle 16 un’altra
grande anteprima cinematografica: La Famiglia Addams, in
versione cartoon e il tradizionale appuntamento con l’Oscar
della Danza.
Giovedì 31 ottobre si
festeggia la Notte delle Streghe con apertura
dalle 16 fino a notte. Un ospite speciale darà inizio
alla festa più paurosa dell’anno: per tutti i bambini
arriva BAT PAT, il pipistrello parlante! Tra gli eventi
della giornata anche l’attesissima anteprima del
film Zombieland (2) Doppio colpo, e il Muccassassina
Halloween Party fino alle 05 di mattina, che festeggia a
Cinecittà World il suo 30° anno di attività.
La coppia formata da Iron Man e
Doctor Strange ha reso memorabili alcune delle
scene di Avengers: Infinity War e
Avengers: Endgame, grazie al talento
di Robert Downey
Jr. e Benedict
Cumberbatch (curiosamente entrambi hanno anche
interpretato Sherlock Holmes al cinema e in tv). Una chimica
innegabile unita alla personalità dei due supereroi è esplosa sullo
schermo regalando ai fan uno spettacolo senza precedenti, ma non è
da meno la prova che Cumberbatch, vero mago delle imitazioni, ha
offerto durante l’ultimo episodio del The Jenny McCarthy Show dove
si cala nei panni del collega…
Vi ricordiamo che l’attore tornerà
protagonista in Doctor Strange in the
Multiverse of Madness, film in fase di scrittura
e quarto titolo, in ordine di uscita, della Fase 4 dopo
Vedova
Nera, Gli Eterni e
Shang-Chi, descritto come il primo vero
horror del MCU. È stato inoltre confermato che
gli eventi di WandaVision, la serie di Disney +
che si concentrerà sulla vita coniugale di Wanda e Visione,
influenzeranno quelli del sequel con Cumberbatch.
L’uscita invece è prevista il
7 maggio 2021, e a seguire il pubblico tornerà in
sala per Thor: Love and
Thunder a novembre 2021 concludendo la Fase 4.
Qui sotto invece potete dare un’occhiata alla divertente
imitazione.
Dal produttore Sam
Raimi, il reboot di un classico
dell’horror, il “Ju-On: The Grudge” di Takashi Shimizu.
Diretto da Nicolas Pesce, THE GRUDGE con
Andrea Riseborough, Demián Bichir, John Cho,
Betty Gilpin con Lin Shaye e Jacki Weaver.
The Grudge è
un film horror il reboot di un classico
dell’horror, il “Ju-On: The Grudge” di Takashi Shimizu
scritto e diretto da Nicolas Pesce , basato su una storia di
Jeff Buhler e Pesce, e prodotto da Sam
Raimi, Robert Tapert e Takashige Ichise. Il
film si svolge nella stessa timeline concomitante come pellicola
dello stesso nome 2004.
Il film debutterà in Italia al
cinema dal 24 Febbraio distribuito da Sony Pictures.
The Grudge, la
trama
Una madre single e un giovane
detective, Muldoon (Andrea
Riseborough), scoprono che una casa di periferia è
maledetta da un fantasma vendicativo che condanna coloro che vi
entrano con una morte violenta. Ora corre per salvare se stessa e
suo figlio dagli spiriti demoniaci della casa maledetta del suo
quartiere. – Sony Pictures Entertainment
The Grudge, il
cast
In The Grudge
protagonisti sono
Andrea Riseborough come detective Muldoon, Demián
Bichir, John Cho come Peter, Betty Gilpin nel ruolo di Nina
Spencer, Lin Shaye come Faith Matheson, Jacki Weaver, e William
Sadler. Fanno parte del cast anche Frankie Faison nel ruolo di Mr.
Matheson, Tara Westwood nel ruolo di Fiona, Nancy Sorel nel ruolo
dell’agente Cole, Stephanie Sy nel ruolo di Amnio Nurse, Joel Marsh
Garland come il Detective Greco, David Lawrence Brown nel ruolo di
Sam Landers, Junko Bailey nel ruolo di Kayako, Robin Ruel nel ruolo
del Dr. Friedman, Zoe Fish nel ruolo di Melinda Landers
eBradley Sawatzky nel ruolo dell’ufficiale Michaels.
Un nuovo duo per salvare
il mondo dalle minacce aliene in Men In Black:
International – Chris Hemsworth (Avengers: Endgame) e Tessa Thompson (Thor: Ragnarok) si ritrovano per unire le
loro forze per affrontare e sconfiggere una minaccia aliena
apocalittica nella nuova entusiasmante avventura globale Men in
black: International, in arrivo il prossimo 19 novembre
in Dvd, Blu-ray, 4k Ultra HD e Digital HD con Universal Pictures
Home Entertainment.
Insieme a Hemsworth e Thompson, un
cast stellare che include Kumail Nanjiani (The Big Sick – Il
matrimonio si può evitare… l’amore no), Rebecca Ferguson
(Mission: Impossible – Fallout), Rafe Spall (Jurassic World: Il regno
distrutto), i fenomeni della danza internazionale Les Twins
(Laurent Bourgeois & Larry Bourgeois) con Emma Thompson (E poi
c’è Katherine) e Liam Neeson (Taken – La vendetta).
I Men in Black hanno sempre
protetto la Terra dalla feccia dell’universo. In questa nuova
avventura, si trovano a dover affrontare la più grande e globale
delle minacce mai avute finora: una talpa all’interno
dell’organizzazione.
Men in Black: International, le
edizioni
Le edizioni Blu-ray e 4k Ultra HD
di Men In Black:
Internationalcontengono esclusive
scene eliminate, oltre a momenti esilaranti da Neuralizzatore con
il nuovissimo spot, Frank il Carlino e molto altro! Tutti i formati
racchiudono al loro interno contenuti speciali inediti con
tantissimi dietro le quinte, papere e molto di più.
Men in Black: International
CONTENUTI SPECIALI ESCLUSIVI NEI FORMATI BLU-RAY E 4K ULTRA
HD:
Neuralizzazione: come se non fosse mai successo –
Come NON visto su Alien TV, ordina ora per avere il tuo personale
Neuralizzatore e cancellare momenti imbarazzanti dalla tua vita
come un vero professionista.
Men in Black: International
CONTENUTI SPECIALI NEI FORMATO dvd, BLU-RAY E 4K ULTRA
HD:
Le papere – Anche gli agenti MIB più importanti
dimenticano le loro battute. Godetevi queste papere
indimenticabili.
Nuove reclute, abiti classici – Un cast davvero
dell’altro mondo!
Diamoci dentro! Azione e stuntman – MIB
International è ricchissimo di azione e stunt, viaggia dietro le
quinte con la troupe per vedere come è stato realizzato.
Guardate qui: gadget, armi e corse – Dall’iconico
Neuralizzatore a tutto il resto, scoprite l’immenso arsenale di
gadget, armi e veicoli di MIB.
Allarghiamo l’universo dei MIB – MIB alza
l’asticella con location internazionali, alieni e molto di più,
ampliando l’universo del film.
Les twins lo lasciano a terra – I fenomeni della
danza Les Twins mettono in mostra il loro stile inconfondibile e
dimostrano come hanno ideato le loro mosse aliene.
Frank il carlino e il piccolo pawny:
galleria
Se siete stati neuralizzati: riassunto MIB –
Unitevi a Frank il Carlino pre questo rapidissimo riassunto del
franchise di MIB.
E altro ancora!
Il film sarà disponibile in 4K
Ultra HD in una confezione doppio disco che include il 4K Ultra HD
Blu-ray e il Blu-ray. Il disco 4K Ultra HD disc comprende gli
stessi contenuti extra della versione Blu-ray, tutti nella
straordinaria risoluzione 4K.
4K Ultra HD è la migliore
esperienza visiva per la visione di un film. Il 4K Ultra HD
presenta la combinazione della risoluzione 4K di quattro volte
superiore al classico HD, la brillantezza dei colori dell’High
Dynamic Range (HDR) con una resa audio totalmente immersiva per
un’esperienza sonora multidimensionale.
Blu-raysfodera il potere della tua TV HD e
si dimostra il modo migliore per vedere i film a casa, con la
risoluzione di 6 volte superiore rispetto al DVD, extra esclusivi e
un sonoro in modalità surroud, come al cinema.
Il ritorno di Martin
Scorsese nel mondo della criminalità organizzata con
The
Irishman (visto in questi giorni alla Festa del cinema
di Roma) celebra anche la prima reunion della storia di
Robert De Niro, Al Pacino e
Joe Pesci, con quest’ultimo che mancava dalle
scene da ben nove anni. E c’è un motivo che ha spinto l’attore a
vestire ancora una volta i panni di un personaggio per l’amico
regista:
“Queste sono scelte individuali
e a volte le persone non vogliono fare qualcosa per diversi
motivi”, ha dichiarato Scorsese in un’intervista con
Entertainment Weekly. “Potrebbe essere per problemi finanziari.
Potrebbe essere per un problema di famiglia. Potrebbe essere a
causa della salute. Potrebbe essere per la noia di fare un certo
tipo di film o interpretare un certo personaggio. Ma penso che per
Pesci sia stato confortante tornare…soprattutto dopo aver saputo
che Netflix avrebbe finanziato il progetto”.
“Tutto quello di cui parlavamo
era se avremmo mai riavuto questa possibilità di lavorare
insieme“, ha raccontato De Niro, “Quindi ci siamo detti:
facciamolo. E Joe vuole bene a Marty, lo rispetta molto e sa che se
è nelle sue mani, il film andrà bene.”
Vi ricordiamo che The
Irishman arriva nove anni dopo l’ultimo importante ruolo
di Pesci in Love Ranch, e nell’epopea mafiosa interpreta
Russell Bufalino, boss del crimine e figura paterna per Frank
Sheeran in contrapposizione con il personaggio di Al Pacino.
The
Irishman è stato scelto per aprire il New York Film
Festival in attesa del debutto in sala e su Netflix e proiettata in
anteprima alla Festa del cinema di Roma
2019. Protagonisti della pellicola, Robert De
Niro, Al Pacino e Joe
Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata
nell’America del dopoguerra.
La storia è raccontata attraverso
gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran
– imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle
figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno
dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la
scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà
in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine
organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le
connessioni con la politica tradizionale.
Un padre e il figlio adolescente
seduti su di un prato, al tramonto, a fumare marijuana. È questa
una delle immagini più belle di Honey
Boy, che racchiude tutta la dolcezza e allo stesso
tempo la natura turbolenta di un rapporto in ogni caso
indissolubile. L’attore Shia
LaBeouf, noto per i suoi ruoli nella saga di
Transformers e in Indiana
Jones e il regno del teschio di cristallo,
prende coraggio e affronta il difficile rapporto avuto con il
genitore all’interno del film da lui anche sceneggiato. Presentato
nella selezione ufficiale, il film diretto da Alma Har’el, vede nel
cast anche gli attori Lucas Hedges e Noah
Jupe.
Protagonista del film è Otis,
giovane attore, seguito dalla burrascosa infanzia fino ai primi
anni da adulto. In ogni tappa del suo percorso egli si troverà a
dover fare i conti con il difficile rapporto con il padre, lottando
in tutti i modi per trovare una riconciliazione e un punto
d’incontro.
Honey Boy: il peso delle
aspettative di un padre
LaBeouf si è ispirato alle proprie
esperienze personali nell’immaginare e scrivere questo film.
Honey Boy è un chiaro tentativo di
affrontare il passato, il dolore, cercando di venire a patti con
questo in vista di un nuovo inizio. E che la vita dell’attore sia
stata sempre piuttosto controversa è ben noto. L’originalità, e il
particolare affascinante, dell’operazione tuttavia sta nel fatto
che LaBeouf non si limita a scrivere il film, ma decide di
interpretarlo assumendo un punto di vista particolarmente
complesso: quello del padre.
L’attore indossa infatti i panni
del genitore in quello che si rivela essere un puro intento
identificativo, una dimostrazione di voler comprendere l’altro e le
sue posizioni. “I ain’t looking to compete with you […], deny,
defy o crucify you” canta, non a caso, Bob Dylan durante i
titoli di coda. E nella scelta di questo brano, intitolato All
I Really Want To Do, si racchiude tutto il senso dell’intento
dell’attore.
Appare così particolarmente sincero
il suo ritratto, senza dubbio una delle cose più affascinanti del
film. In una delle sue prove d’attore più belle degli ultimi anni,
LaBeouf non giustifica ne condanna le azioni del padre, ma tenta
invece di esplorare i suoi drammi, dalla dipendenza dalle droghe
alle rinuncie fatte in nome del figlio. Tutte quelle cose, insomma,
che hanno finito con il gettare sulle spalle del figlio, giovane
promessa del cinema e della TV, responsabilità pesanti, a partire
dall’essere il datore di lavoro del proprio padre.
E parlando di un cosa che conosce
fin troppo bene, LaBeouf riesce a racchiudere nel rapporto tra i
due personaggi principali il vero cuore del film. La delicatezza
con cui questo viene trattato, anche nei suoi momenti più tesi e
difficili, è certamente ciò che del film può rimanere più impresso.
I problemi affrontati dall’attore e sceneggiatore sono in fin dei
conti universali, e sulla base di ciò diventa facile empatizzare
con i personaggi protagonisti, che vengono affrontati senza essere
idealizzati né giudicati. Ognuno vive i propri drammi, che si
scontrano con quelli degli altri. Ma pur nel conflitto più acceso,
non vengono mai meno particolari di pura dolcezza, che fotograno
allo stesso tempo il meglio e il peggio di un rapporto complicato e
fragile come quello tra padre e figlio.
Honey Boy: la difficoltà di
raccontare una storia estremamente personale
Per quanto consigliato, è sempre
complesso raccontare qualcosa di personale. LaBeouf, concentrandosi
ovviamente sul rapporto centrale, sembra tuttavia dimenticare la
cornice intorno a questo, e così il film fatica a partire,
mostrandosi invece come un susseguirsi di situazioni che portano ad
una riconcilliazione da cui poi nascerà l’idea stessa per il film.
Per quanto le immagini proposte siano indubbiamente attraenti nella
loro dolcezza o nella loro irrequietezza, una maggior costruzione
orizzontale della narrazione avrebbe certamente consentito uno
sviluppo più organico dei personaggi e dei loro rapporti,
specialmente in vista del finale.
Appaiono inoltre forzate alcune
scelte di regia e di messa in scena, che rischiano di prevalere in
modo erroneo sul contenuto, senza supportarlo come meriterebbe.
L’utilizzo di precisi movimenti di macchina, l’uso invasivo di luci
al neon e la ridondanza di alcune musiche indie, appaiono infatti
una forzatura di alcuni momenti che invece, considerando il tema
trattato, avrebbero potuto trovare nella semplicità la loro forma
privileggiata.
Un film costantemente in bilico
dunque, come la vita stessa di LaBeouf d’altronde, ma con alla sua
base un cuore in grado di coinvolgere, emozionare e proporre la
necessità di osservare le cose sempre da punti di vista diversi,
con occhi diversi dai propri. L’attore sembra così comprendere, e
farci comprendere, che anche in quel padre che insegna al figlio a
fumare marijuana può nascondersi un amore profondo.
Rivelare i propri segreti può
essere pericoloso, e lo sa bene Alexandra
Daddario, protagonista del film Can You
Keep a Secret?, trasposizione dell’omonimo romanzo di
Sophie
Kinsella, autrice anche di I Love
Shopping. Diretto da Elise
Duran, il film è stato presentato ad Alice nella
Città, sezione parallela della Festa del Cinema di
Roma.
Protagonista del film è Emma, che
nel momento in cui crederà di stare per morire durante un volo
aereo, rivela tutti i suoi segreti più intimi e personali al suo
vicino di posto. In un secondo momento, a pericolo scampato, la
ragazza scopre che quello che riteneva essere uno sconosciuto non è
altri che Jack, l’amministratore delegato della compagnia presso
cui lavora. Quanto rivelatogli da Emma, dunque, le si ritorcerà
inaspettatamente contro, in un susseguirsi di situazioni comiche e
imbarazzanti.
Can You Keep a Secret?, una
commedia romantica tra segreti e rivelazioni
Il film con protagonista
Alexandra Daddario si inserisce all’interno di una
lunga lista di commedie romantiche con protagoniste femminili.
Queste sono il più delle volte donne in carriera rinchiuse
all’interno di una sterile quotidianità, alla ricerca di un
evasione offerta da nuove avventure o, appunto, da un grande e
improvviso amore. Questa nuova pellicola non fa eccezione. Segue i
criteri base di questo filone, portando la sua protagonista da una
situazione di svantaggio ad una nuova coscienza di sé, tramite la
quale sarà possibile affermarsi.
Can You Keep a
Secret? trova dunque nella sua protagonista il vero
punto di forza. Alexandra Daddario risulta convincente nel ruolo,
seppur non completamente valorizzata. La natura contraddittoria e
goffa del personaggio viene arricchita dall’espressività
dell’attrice, la quale riesce a farsi apprezzare come vero motore
trainante del film. Attraverso di lei si arriva così al messaggio
che la storia vuole portare all’attenzione, ovvero che la sincerità
è sempre l’ingrediente segreto per far funzionare i rapporti. Una
morale semplice, probabilmente banale, portata avanti con tutti gli
stereotipi del caso, ma che in fin dei conti riesce a raggiungere
lo spettatore.
Can You Keep a Secret?, non tutte
le storie d’amore sono buone
Non è tuttavia il modo in cui viene
trasmesso il messaggio del film il problema di questo. Una
sceneggiatura e una messa in scena povere non aiutano il film a
trovare nuovi modi espressivi rispetto a quelli visti in qualunque
altra opera di questo filone. Ovviamente il film deve probabilmente
i suoi limiti di sceneggiatura alla sua fonte originaria, il
romanzo da cui è tratto. Eppure nella scrittura per lo schermo non
si è evidentemente riusciti a riproporre la storia evitando di
affidarsi ai soliti cliché del caso. Il tutto appare così
rallentato da una costruzione poco incisiva, che non permette ai
personaggi di essere approfonditi né quindi di poter empatizzare
con loro.
La stessa messa in scena appare
carente, senza inventive visive che avrebbero potuto rendere più
brillante la narrazione. Al contrario è ricorrente l’alternanza di
montaggio tra il segreto rivelato e la sua riproposizione nel
presente, tecnica che risulta particolarmente didascalica e non fa
che rallentare lo svolgimento. Pur nella sua breve durata, il film
appare infatti più lento del dovuto, senza un reale o concreto
sviluppo. Per quanto possa essere in grado di raccontare una
classica storia d’amore, il film pecca nel non ricercare
un’originalità che avrebbe potuto conferirgli un’attrattiva
maggiore, o quantomeno nuova, rispetto alle altre pellicole del
filone.
“I cinecomic Marvel
non sono cinema“, “I film Marvel sono
spregevoli“. Queste due affermazioni risuonano da giorni
rimbalzando da un lato all’altro del web, scatenando la reazione
contrariata di molte personalità del mondo dello spettacolo che non
hanno gradito i commenti di Martin Scorsese e
Francis Ford Coppola. Tra questi c’è anche
Bob Iger, CEO della Disney che finalmente rompe il
silenzio e in un’intervista con il Wall Street Journal dice la sua
sulla questione:
“Non mi danno fastidio. Però mi
dispiace a nome delle persone che hanno lavorato a quei film. Non
lo prendo sul personale. Credo che non vedano come il pubblico sta
reagendo a quei film, prima di tutto. Hanno il diritto di esprimere
le loro opinioni. Francis Ford Coppola e Martin Scorsese sono due
persone che tengo in grande considerazione, perché in termini di
film che hanno realizzato, sono cose che mi piacciono e che abbiamo
visto tutti“.
Nell’articolo Iger sembra
consapevole dell’idea che gli esterni si siano fatti dello studio,
un’azienda che pare concentrarsi più sugli aspetti commerciali che
su quelli creativi del processo, ma ci tiene a confermare che con
la Disney lavorano persone e cineasti chiaramente qualificati:
“A chi si rivolge Coppola? A
Kevin Feige che gestisce la Marvel? O a Taika Waititi e Ryan
Coogler, che hanno diretto i nostri film? O a Scarlett Johansson o Chadwick Boseman?
Potrei nominare un’infinità di persone, perfino Robert Downey
Jr….“
E se la critica avanzata dai due
autori giudica i film Marvel come qualcosa che ha il solo
scopo di intrattenere il pubblico, Iger si ritiene più che felice
di accettarla. “Non capisco esattamente cosa stiano cercando di
criticare…noi giriamo dei film che intrattengono la gente, e
francamente il settore della distribuzione cinematografica ha
margini relativamente sottili. Quando le sale sono piene e si
incassano molti soldi, questo dato ci permette di girare altri film
che potrebbero non avere altrettanto successo, ma ci sono persone
in luoghi diversi che vogliono vederli […]
[…] Se vogliono lamentarsi dei
film è certamente il loro diritto. Non lo so. Non capisco. Sembra
così irrispettoso nei confronti di chi ci lavora duramente come le
persone che lavorano ai loro film e mettono in gioco le loro anime
creative. Volete dirmi che Ryan Coogler con
Black Panther sta facendo qualcosa di diverso da
Martin Scorsese o Francis Ford Coppola con i loro film?“
Netflix ha diffuso nuove foto promozionali
di The
Witcher, l’attesissima nuova serie originale Netflix
basata sull’omonimo videogames.
Vi ricordiamo che come anticipato
dal teaser, per tutta la durata del Lucca Comics And Games, la
città di Lucca diventerà il Continente e il Sotterraneo San Paolino
il suo ingresso principale, per un’esperienza immersiva nel
suggestivo mondo di The
Witcher.
Quattro episodi, tra cui il primo,
saranno diretti da Alik Sakharov (House of Cards, Il Trono di
Spade), mentre Alex Garcia Lopez
(Marvel – Luke Cage, Utopia),
Charlotte Brändström (Outlander – L’ultimo
vichingo, Counterpart e Disparue) e Marc Jobst (Tin Star,
Marvel’s The Punisher)
dirigeranno due episodi ciascuno.
The Witcher, la trama
Ispirata al best-seller fantasy,
The Witcher è una fiaba epica. Geralt di Rivia, un
solitario cacciatore di mostri, lotta per trovare il suo posto in
un mondo in cui le persone spesso si dimostrano più malvagie delle
bestie. Ma quando il destino lo spinge verso una potente strega e
una giovane principessa con un pericoloso segreto, i tre devono
imparare a convivere per affrontare insieme un viaggio. Nel cast
della serie: Henry Cavill (Geralt di Rivia), Freya Allan (Ciri, la
principessa di Cintra), Anya Chalotra (la maga Yennefer), Jodhi May
(la Regina Calanthe), Björn Hlynur Haraldsson (il cavaliere Eist),
Adam Levy (il druido Saccoditopo), MyAnna Buring (Tissaia),
Mimi Ndiweni (Fringilla), Therica Wilson-Read (Sabrina) e Millie
Brady (la Principessa Renfri).
Il “metodo Marvel Studios” sembra aver contagiato anche
la Sony, che prossimamente riporterà in sala C’era una volta
a… Hollywood di Quentin
Tarantino in versione estesa con scene inedite. Lo stesso
era accaduto quest’anno con Avengers: Endgame, offrendo ai fan la
possibilità di immergersi ancora una volta nell’universo del
film.
A quanto pare saranno quattro le
sequenze aggiuntive, per un totale di dieci minuti in più rispetto
alla versione originale. Sfortunatamente l’evento riguarderà,
almeno per ora, soltanto 1.000 cinema tra Stati Uniti e Canada a
partire da venerdì 25 ottobre.
Queste le parole di Adrian Smith,
presidente di Domestic Distribution e Sony Pictures Motion Picture
Group, sul ritorno in sala di C’era una volta a
Hollywood:
“Il pubblico ha mostrato un
enorme supporto per questo film e non vediamo l’ora di offrire loro
un’altra opportunità per vederlo come dovrebbe essere visto – nei
cinema sul grande schermo – con più immagini e suoni degli anni
sessanta secondo Quentin Tarantino“.
Di seguito la sinossi:
La storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al
culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due
protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una
serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth
(Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood
che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto
famoso…Sharon Tate.
Nel cast di C’era una volta
a… HollywoodBrad Pitt, Margot Robbie,
Leonardo DiCaprio, Damian Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas
Hammond,Emile
Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins
Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley,
Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon Herriman sarà
Charles Manson. Il film segnerà anche l’ultima apparizione
cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di
poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
Titans 2 sarà la seconda stagione della serie
Titans
prodotta dalla DC Entertainmet
e creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg
Berlanti. Titans vede
come produttori esecutivi Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg
Berlanti e Sarah Schechter.
In Titans 2 protagonisti sonon
sono Brenton
Thwaites nei panni di Richard “Dick” Grayson / Robin,
Anna Diop come Koriand’r / Starfire,
Teagan Croft nei panni di Rachel Roth / Raven e
Ryan Potter nei panni di Garfield “Gar” Logan /
Beast Boy. Nei ruoli ricorrenti ci sono Alan
Ritchson nei panni di Hank Hall / Hawk, Minka
Kelly come Dawn Granger / Dove, Lindsey
Gort nei panni di Amy Rohrbach e Bruno
Bichir come Niles Caulder / Chief, Joshua
Orpin nei panni di Superboy e Esai
Morales come Slade Wilson aka Deathstroke.
Nella serie tv Dick Grayson emerge
dall’ombra per diventare il leader di una band senza paura di nuovi
eroi, tra cui Starfire, Raven e molti altri. I fan possono
aspettarsi che Titans sia una serie d’avventura a tinte drammatiche
che esploreranno e celebreranno uno dei più famosi gruppi di
fumetti di sempre. La prima stagione Titans ha
debuttato nel 2018 sul nuovo servizio digitale per la DC
Universe, gestito da Warner Bros. Digital
Networks.
Una New
York quasi dantesca fa da sfondo alle vicende di
Hustlers (da noi tradotto con Le
ragazze di Wall Street – Business is Business), film
scritto e diretto da Lorene Scafaria che trae
ispirazione dall’articolo “The Hustlers at Scores” di Jessica
Pressler del 2015. Graficamente, e culturalmente, la città è la
perfetta rappresentazione di una realtà divisa in gironi e cornici
e istantanea della società capitalistica americana, dove tutto è
business, le persone lavorano per vivere e non viceversa e lavorare
ti rende libero, indipendente, ma soprattutto potente. Chi parte
dal basso può togliersi dalla povertà e arrivare in alto scalando,
ma se un attimo tocchi il cielo con un dito, l’attimo dopo puoi
ritrovarti con i piedi per terra, nel buio di uno strip club che
sembra una caverna.
In
questo viaggio che contempla il mondo dello spogliarello e la
cronaca di un’epoca, la nostra guida sarà Destiny – un nome, un
programma – attraverso il racconto a posteriori con una
giornalista; stesso espediente usato da Sofia Coppola in Bling Ring, che con Le ragazze di Wall Street – Business is
Business condivide più di una somiglianza,
solo che lì la prospettiva sui ladruncoli adolescenti era parziale
se non proprio assente e di certo la regista non empatizzava con
loro. Qui la Scafaria sceglie dichiaratamente da quale parte parte
schierarsi, attenta a mostrare ogni dinamica del carattere
femminile, dal rapporto tra donna e donna al fatto che sanno essere
competitive ma anche solidali, gelose e protettive, e che possono
diventare violente, egoiste, criminali solo per il gusto di
esserlo.
Le ragazze di Wall Street, strip
club, gerarchie e crisi finanziaria
Dall’inferno al paradiso, e in mezzo un lungo, estenuante,
forse infinito purgatorio. La vita del cittadino medio americano,
peggio ancora se immigrato e figlio di famiglie povere, non ammette
stabilità ma una serie di up e down continui. E
infatti il luogo dell’incontro tra Destiny e Ramona, interpretata
da Jennifer Lopez, avviene prima dentro il
locale, poi sopra il tetto di un grattacielo, dove la “matrona”
delle stripper avvolge la nuova arrivata dentro la sua costosa
pelliccia; forse è un diavolo tentatore, forse una Beatrice
salvifica, o forse il simbolo di un rito di passaggio necessario.
Un gesto che vuole essere materno ma anche un’affermazione di
potere (lei sceglie come e dove posizionare la macchina da presa):
ecco chi comanda in questa gerarchia, e la gerarchia è ovunque,
perché definisce il tuo ruolo nella società e ti mette in
condizione di ambire al livello superiore.
Il
2007, sibila la voce narrante di Constance Wu, è
stato un anno fantastico per le spogliarelliste-truffatrici. In tv
spopolavano le Kardashian, a Wall Street – Il denaro non dormiva mai
(parafrasando il titolo del film di
Oliver Stone), il futuro sorrideva a coloro che
sapevano approfittare della fortuna, e questo senso di nostalgia
per un passato relativamente recente (ricordiamo che poco dopo la
crisi finanziaria avrebbe messo in ginocchio il paese) coincide con
uno sguardo ammiccante tuttavia malinconico. Il peggio deve ancora
venire, e il momento di massimo splendore arriva – almeno nel film
– grazie alla scena dell’ingresso di Usher (pop
star divenuta molto popolare ad inizi duemila) nel locale, montata
giustamente al rallentatore per enfatizzare la realtà o per
restituirla come veniva vista dalle ragazze. Benessere e
capitalismo in una fotografia piuttosto esplicativa di un sistema
in cui “c’è chi lancia i soldi, e chi invece
balla”.
È giusto sottolineare la bravura e
il magnetismo della Lopez, e quell’estetica gratificante che spesso
aiuta a nascondere una certa retorica e un commento sociale troppo
tardivo rispetto a questioni già affrontate da tanti autori
contemporanei (compreso Steven Soderbergh nel ben più complesso e
sottovalutato Magic Mike), come è doveroso
riconoscere che Le ragazze di Wall
Street – Business is Business provi ad
argomentare lo stesso problema da un punto di vista inedito,
politicamente rilevante dati i recenti sviluppi. Che ci riesca o
meno, il risultato finale ci sembra in linea con le
aspettative.
In occasione della presentazione di
Downton Abbey alla Festa del Cinema di
Roma 2019, ecco la nostra intervista a Michelle Dockery,
Jim Carter e Imelda Staunton.
Il film esce il 24 ottobre in sala
distribuito da Universal Pictures.
Downton Abbey, film diretto da
Michael Engler, è basato sulla popolarissima serie TV britannica,
ambientata all’inizio del XX Secolo nello Yorkshire. Protagonista è
ancora una volta la famiglia Crawley e la servitù che lavora per
essa presso la splendida tenuta Downton Abbey nella campagna
inglese. Siamo nel 1927 quando un evento sconvolge la quiete del
gruppo aristocratico: il conte di Grantham, Robert Crawley (Hugh
Bonneville), riceve una lettera direttamente da Buckingham Palace,
nella quale viene comunicato che re Giorgio V e la sua famiglia
reale faranno visita alla dimora. Questo vuol dire che i veri reali
soggiorneranno da coloro che hanno sempre vissuto da reali.
La notizia li getta nella
confusione più totale e in breve tempo la tenuta viene popolata dal
maggiordomo e da altri dipendenti del re, che si prodigano per far
sì che tutto sia pronto per il grande arrivo. I Crawley si
ritrovano impossibilitati ad agire, mentre Downton Abbey sembra
aver subito una colonizzazione esterna da parte dell’arrogante
personale reale, che umilia i domestici del palazzo. Lady Mary
(Michelle Dockery) è convinta che il loro maggiordomo, Thomas
Barrow (Robert James-Collier), non sia pronto ad affrontare un
evento simile e chiede al signor Carson (Jim Carter), maggiordomo
in pensione, di tornare temporaneamente ai suoi servigi per
l’occasione. Anche Lady Violet (Maggie Smith) è preoccupata per la
visita reale, che comporta l’arrivo di Lady Maud Bagshaw (Imelda
Staunton), dama di compagnia della regina e cugina stretta di
Robert, cosa che renderebbe il conte un perfetto erede della
nobildonna.
Ma i domestici di Downton non
restano a guardare mentre il caos invade la dimora e sono decisi a
“contrattaccare” per riprendere quello che un tempo era loro
territorio. Nei sotterranei della tenuta, Anna (Joanne Froggatt) e
John Bates (Brendan Coyle) escogitano un piano per riconquistare la
famiglia e ripristinare l’onore di Downton, tutti sono d’accordo
tranne il signor Carson. Riuscirà la servitù a cacciare gli
invasori e accogliere al meglio re Giorgio V e la sua famiglia?
Lo scorso anno Lucca Comics & Games è
diventata Zero Waste: da quest’anno lo diventa anche la città
durante il festival.
Lucca Comics & Games conferma la sua
vocazione “green” e conferma per il secondo anno consecutivo le
iniziative che già dal 2018 gli sono valse il riconoscimento
“Zero Waste – Rifiuti Zero”, secondo la strategia
ideata da Paul Connett, professore emerito dell’Università
“Saint Lawrence”, accolta per la prima volta in Italia dalla
Commissione Rifiuti Zero di Capannori, rappresentata
da Rossano Ercolini.
Il più importante evento crossmediale europeo,
dedicato al mondo del fumetto, del gioco e del videogioco,
dell’illustrazione e della letteratura fantasy,
dell’intrattenimento intelligente, che si terrà a Lucca dal
30 ottobre al 3novembre negli
ultimi anni, coadiuvato dal Comune di Lucca,
ha intrapreso un serio percorso di sostenibilità, impegnandosi
nella riduzione dei rifiuti, arrivando oggi ad un’importante svolta
che gli è valso il riconoscimento dell’associazione di Ercolini,
vincitore del Goldman Environmental Prize 2013,
prestigioso premio internazionale ambientale.
Ad annunciare l’importante
novità Francesco Raspini, assessore
all’Ambiente del Comune di Lucca insieme ad Aldo
Gottardo, membro del consiglio di amministrazione di Lucca
Crea srl, con Lorenzo Gatti, direttore
generale Ristogest, alla presenza di Sandra
Bianchi presidente provinciale Fipe – Confcommercio
Lucca. Ad ufficializzare il riconoscimento “Zero Waste Italy”
ottenuto dal festival, Rossano Ercolini,
della Commissione Rifiuti Zero.
Il festival non solo conferma tutte le
disposizioni già attuate lo scorso anno con grande successo, ma
rilancia con altre importanti novità che permetteranno di ridurre
ancora l’impatto della manifestazione. Negli spazi ristoro interni
al festival, grazie alla collaborazione
di Ristogest (general contractor food
and beverage dal 2015) saranno messi a disposizione dei visitatori
ben 82 mila bicchieri riutilizzabili
(l’anno scorso erano 30 mila), che oltre ad
essere un desiderato ricordo della manifestazione potranno essere
utilizzati per bere dalle numerose fontane sparse per la città e
per bere insieme, anche da bottiglie più grandi, così da ridurre in
modo consistente la produzione di plastica durante la
manifestazione. I bicchieri sono dotati anche di un pratico
laccetto che permette di trasformarli in una sorta di borraccia e
di portarli con sé, facilitando così la praticità del riutilizzo.
Inoltre saranno in distribuzione in numerosi locali e nei pubblici
esercizi della città che hanno aderito all’iniziativa, grazie alla
collaborazione con Confcommercio Lucca. Il
bicchierie riutilizzabile sarà inoltre donato a tutti coloro che
prenderanno parte ai laboratori ecologici organizzati al Family
Palace (ex real Collegio).
I bicchieri targati Lucca Comics & Games rientrano anche
nel progetto “We Are Lucca”, l’iniziativa che ha portato ad una
produzione originale, ambientata nella nostra città, che vede
protagonisti 4 ragazzi, scelti tra il pubblico del festival,
diventati protagonisti insieme alla città di un’avventura inedita
illustrata da Barbara Baldi (anche autrice del poster 2019 e
vincitrice del Gran Guinigi 2018) e scritta da Eleonora Caruso e
Giorgio Giusfredi. I volti dei ragazzi “We are Lucca” trasformati
nei personaggi della storia edita sul catalogo delle mostre, sono
stampati anche sui bicchieri, in quattro varianti.
Infatti se si considera che per ogni bicchiere
potranno essere non utilizzate almeno due bottigliette da mezzo
litro, l’impatto positivo della manifestazione potrà contarsi, tra
bottigliette di plastica e lattine, in circa 200
mila in meno. Inoltre, tutte le
stoviglie e il packaging utilizzati nei punti ristoro interni al
festival saranno interamente biodegradabili grazie
all’utilizzo di piatti, posate e vaschette in parte in polpa di
cellulosa, in parte in cartoncino riciclabile e parte in mater-b,
con l’impegno massimo a ridurre il più possibile il volume del
materiale di scarto e aumentare al massimo il riciclo.
Fra le novità di quest’anno, in
tutti i punti ristoro interni alla manifestazione saranno
utilizzati, per cucinare, circa 12 mila litri di acqua in bottiglia
da un litro, in “R-Pet”, plastica realizzata
con il 50 per cento di materia riciclata, messe a disposizione
grazie ad un accordo con Acqua Silva. Una
bottiglia che presenta quindi uno speciale formato tra i più
ecosostenibili attualmente in circolazione, ma che conserva le
stesse caratteristiche di sicurezza e di qualità. Inoltre
propria Acqua Silva, come partner del festival ha realizzato
un’edizione esclusiva di bottigliette da mezzo litro con la
riproduzione del manifesto di quest’anno.
Inoltre, verranno allestite a cura di Ristogest,
delle aree apposite alla raccolta dei materiali riciclabili, una
sorti di piccole “isole ecologiche”, in cui il
pubblico del festival potrà conferire il materiale differenziato e
compostabile, secondo una pratica suddivisione in colori e
segnalati da simboli.
In più il porta badge animal
friendly per i Level Up: Il progetto Level Up di
Lucca Comics & Games, abbonamento
per cinque “premium” lanciato lo scorso anno, ha deciso di
abbracciare la politica Animal Friendly. Per questa edizione,
infatti, lo stesso artigiano Gabriele Stazi (The Leprechaun), ha
reinventato gli speciali porta badge esclusivi, collezionabili e
personalizzabili, evitando l’utilizzo di qualsiasi derivato
animale.
Il festival arriva a questo importante
passo dopo una serie di iniziative tese a sensibilizzare e ad
educare alla giusta differenziazione dei rifiuti, al
rispetto dell’ambiente e al risparmio delle risorse come l’acqua
potabile.
Già dal 2014 infatti il festival ha attivato una
importante riduzione dello spreco della carta. Ha eliminato le 1200
cartelle stampa, che stampava ogni anno, informatizzando al massimo
le pratiche interne e i processi di accreditamento alla
manifestazione, riducendo al minimo la produzione di centinaia di
migliaia di pagine.
Oltre a questo
ricordiamo Scarty®(realizzato dalla Com.Ing
srl), il progetto scolastico che in 3 anni ha coinvolto le scuole
primarie entrando, tramite I bambini, in oltre 3000 famiglie
lucchesi, con un gioco sulla raccolta differenziata e incentivando
una serie di comportamenti virtuosi da mettere in pratica fra le
mura domestiche per partecipare a un grande concorso.
Una vera e propria “gamification urbana”, che ha
trovato la sua naturale prosecuzione e un nuovo sviluppo con
“BluTube: chi porta l’acqua a
casa!” (dell’editore Red Glove), progetto di
sensibilizzazione all’uso dell’acqua pubblica iniziato nel 2018,
che premia, tra l’altro, la conoscenza del territorio: per
guadagnare punti i ragazzi hanno infatti dovuto scoprire e visitare
i 26 “Luoghi dell’Acqua”, opere di straordinario interesse storico,
architettonico, funzionale che spesso non sono conosciute.
La durata ufficiale di
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker conferma che si tratterà della puntata
più lunga della serie. Dato tutto ciò che il film ha bisogno di
raccontare, sarebbe stato sorprendente se il film fosse corto.
Il film infatti non solo concluderà
la trilogia cominciata nel 2015 con Il Risveglio della
Forza, ma sarà anche l’ultimo capitolo dell’intera
saga iniziata nel 1977.
La pagina ufficiale degli AMC
Theatres riporta che L’Ascesa di Skywalker durerà 155 minuti.
Questo rende il film il più lungo della serie fino a questo
momento. In precedenza, il record era detenuto da Gli
Ultimi Jedi, che dura 152 minuti. Il Risveglio
della Forza dura “soltanto” 135 minuti.
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nelle sale a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Secondo Jason
Momoa, Aquaman
2 sarà ancora più grande del primo film diretto da
James Wan. Alla luce del successo al box office e
della magnificenza degli effetti visivi del primo film, questa
dichiarazione la dice lunga sull’ambizione dell’attore per il
sequel che lo vedrà protagonista.
Il film ha superato $ 1 miliardo di
dollari in tutto il mondo, e il mondo intero sembra essersi
riversato in sala a guardare la prima avventura da solista del
personaggio che avevamo già visto in azione in Justice League.
Entertainment
Tonight ha incontrato Momoa alla premiere per la sua
prossima serie per Apple TV +, See, e lui
non poteva sembrare più entusiasta del prossimo sequel. In
particolare, ha detto che Aquaman
2 sarà “molto più grande” del primo film, in
quanto “c’è molto di più in serbo per gli spettatori” su
“molti più livelli”. Momoa ha anche accennato al fatto che
il sequel potrebbe comprendere alcune sue idee creative e che la
risposta dei fan è stata così incredibile.
Aquaman 2 uscirà al
cinema il 16 dicembre 2022. Lo studio ha
annunciato ufficialmente il sequel del film con Jason
Momoa all’inizio di questo mese, confermando
che David Leslie Johnson-McGoldrick scriverà
la sceneggiatura.
Attualmente l’incasso del film lo
ha fatto classificare al 20° posto della classifica mondiale di
tutti i tempi. Johns-McGoldrick ha
collaborato con Will Beall nella sceneggiatura
di Aquaman. Johnson-McGoldrick ha iniziato
a lavorare sulla sceneggiatura tre anni fa dopo aver letto i
fumetti di Aquaman mentre era sul set
di The Conjuring 2 di Wan.
Richard Lowenstein,
regista di E morì con un felafel in mano
e storico collaboratore degli INXS, per cui realizzò la maggior
parte dei video musicali, nonché amico del frontman Michael
Hutchence, porta alla Festa del Cinema di
Roma nella selezione ufficiale, un intenso docufilm sul
cantante.
Il film si concentra sulla parabola
esistenziale dell’uomo, mentre ripercorrere a grandi linee la
carriera della band, tra le poche australiane ad aver conquistato
il pubblico statunitense ed essersi guadagnata fama mondiale,
grazie a una preziosa alchimia imperniata sulla figura del leader,
sul suo carisma, la sua sensualità, ma anche sulle doti vocali
notevoli e le capacità di scrittura, oltre che sull’apporto di
validi collaboratori.
Materiali e testimonianze per
Mystify: Michael Hutchence
Sono proprio alcuni membri del
gruppo – composto oltre che da Hutchence, da Garry
Beers, KirkPengilly e
dai fratelli Tim, Jon e
Andrew Farris, co-autore dei brani assieme a
Michael – a parlare di lui. Ci sono i familiari – il padre
Kell, i fratelli Tina e
RhettHutchence– e le sue partner
– Michele Bennett, che rimase sempre sua amica e
per la quale scrisse Never tear us apart, uno dei brani
più famosi della band; Kylie Minogue, che lo
conobbe giovanissima; la modella Helena
Christensen e Paula Yates, giornalista
musicale che per lui lasciò Bob Geldoff e gli
diede la sua unica figlia, Tiger.
Infine gli amici, tra cui il leader
degli U2 Bono. Sullo schermo brevi sequenze di
concerti si alternano a interviste a Michael, accanto a una serie
di filmati privati, spesso girati dallo stesso cantante, e foto di
famiglia.
La figura di Michael
Hutchence
Nato il 22 gennaio del 1960, il film
ripercorrere la sua infanzia e adolescenza tra Australia, Hong Kong
e Usa, dove segue la madre, Patricia, dopo la separazione dal
padre. Vi resterà per più di un anno. Nel ’77 l’incontro con i
fratelli Farris, nel 1980 il primo album degli INXS. Michael non sa
suonare, ma la sua voce profonda e sensuale è ciò che
contraddistingue il gruppo.
I primi anni sono un tour continuo,
come racconta la compagna di allora Michele Bennett. Quindi il
successo, milioni di copie vendute in America dall’album
Kick (1987) in poi, da Mystify e Need you
Tonight a Taste it, passando per Suicide
Blonde. Alcuni brani sono parte integrante della colonna
sonora del film, che regala anche due inediti e conta sulle musiche
originali di Warren Ellis, già membro dei
Nick Cave and the Bad Seeds.
Assieme agli stadi pieni arrivano i
riconoscimenti internazionali e le prime pressioni mediatiche.
Intanto, nella vita privata di Michael c’è Kylie Minogue, giovane e
bellissima, entrambi sono impegnati in tour, spesso in parti
opposte del mondo. I fax che si scambiano testimoniano la loro
intensa storia d’amore, dice Minogue, “erano le nostre lettere
d’amore”, assieme a filmati privati girati da Michael nei
viaggi in Provenza, Italia o a bordo dell’Orient Express.
Emerge così il ritratto toccante di
una persona estremamente dolce e timida, accogliente e mite, con un
abbraccio o un sorriso sempre pronto a schiudersi. Insomma,
l’opposto della rockstar trasgressiva, che distrugge camere
d’albergo e manda a monte tour. Al contrario, un gran lavoratore,
che porta su di sé il peso del gruppo come frontman, ma anche
scrivendo testi e componendo melodie assieme ad Andrew Farris. Un
carisma naturale il suo, come ripetono molti degli intervistati,
che emergeva dal suo sguardo magnetico, capace di catturare
l’attenzione di chiunque fosse in una stanza con lui. Una
personalità con le sue fragilità, ma che era riuscita a trovare un
equilibrio.
Fino al 1992 e al giorno
in cui un incidente, in vacanza a Copenaghen, cambia per sempre la
sua vita. La violenta aggressione di un tassista gli causa gravi e
irreversibili danni al cervello, di cui non vorrà mai far parola
neanche con i membri della band. In un attimo Michael Hutchence
perde ciò su cui più di tutto aveva strutturato la sua esistenza: i
sensi, l’olfatto e il gusto. Minogue parla di lui come di un essere
sensuale, i cui sensi avevano bisogno di stimoli continui, curioso
e desideroso di provare tutti i piaceri della vita.
Ora, invece, l’uomo che aveva
cantato Taste it (assaggia), innamorato fin quasi
all’ossessione del romanzo Il profumo di Patrick
Süskind, non è più in grado di sentire odori e sapori. La seconda
parte del documentario mostra un uomo profondamente cambiato,
depresso, a volte anche aggressivo e violento, che ha smarrito sé
stesso. Quindi, il ricorso più massiccio alle droghe e l’incontro
con Paula Yates, la separazione di lei da Geldoff, che dà il via a
un’aspra battaglia per la custodia delle figlie – cui Michael
si lega molto.
L’assedio mediatico dei tabloid
inglesi, sempre più stretto e destabilizzante per il cantante.
L’unica vera gioia di questi anni per lui, che sembra galleggiare
in un vuoto sempre più profondo, è la nascita della figlia, Tiger
Lily. Alla vigilia del tour australiano del ’97 appare stanco, non
vuole allontanarsi da Londra, dalla famiglia. Lontano da casa e
dagli affetti, la solitudine e lo smarrimento prevalgono,
portandolo a togliersi la vita in un hotel di Sidney il 22 novembre
dello stesso anno.
L’approccio di
Lowenstein
Il regista non insiste sugli aspetti
dissoluti della vita di Hutchence, sull’uso di droghe e sulla
dipendenza, pur non nascondendoli affatto. Non è interessato a
questo, non è morboso, non ha intenti voyeuristici.
Anzi, il documentario rende
giustizia a una figura troppo spesso raccontata in modo parziale e
fuorviante dalla stampa. Lowenstein si mantiene alla larga dallo
stereotipo trito della rockstar dissoluta e restituisce qualcosa di
assai più interessante: il carattere, la personalità di Hutchence
con estrema delicatezza, come può fare solo un amico. È sicuramente
grazie allo spirito sincero e accorato che permea il lavoro che
Lowenstein è riuscito ad ottenere la collaborazione di parenti e
amici più stretti, i quali hanno partecipato al film con lo stesso
intento. Ed è anche ciò che conquista lo spettatore.
Non si tratta dell’ennesima
operazione commerciale creata attorno a leader o band di
grandissimo richiamo, di cui già si è detto e scritto tutto il
possibile, ridondante e superflua. Al contrario:
Mystify è il documentario di cui c’era
bisogno per far conoscere l’uomo Hutchence a chi lo ha amato come
musicista, ma anche a chi vi si accosta per la prima volta e
magari, coinvolto da un racconto dolce e struggente, con ancora
negli occhi l’immagine di questo ragazzo mite e gentile, del suo
sorriso largo e accogliente, potrà avvicinarsi al suo lavoro
d’artista.