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Ralph spacca internet: perché Leia non è tra le Principesse Disney

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Arriverà il 22 novembre nelle sale italiane Ralph Spacca Internet, il sequel di Ralph Spaccatutto, prossimo film Disney. Già dalle prime immagini dai vari trailer diffusi in rete, abbiamo capito che la casa di Topolino ha di nuovo alzato il tiro, espandendo l’universo del film e caricando più sui personaggi, avvalendosi dello sconfinato gruppo di proprietà intellettuali.

Nel film compaiono così i TIE-Fighter di Star Wars, Iron Man del MCU e persino le Principesse Disney, protagonista di una spassosissima sequenza con Vanellope. Tuttavia, nonostante l’acquisizione, tra le principesse Disney non compare Leia Organa, principessa dell’universo di Star Wars ma adesso adottata da Disney in seguito all’acquisizione della Lucasfilm da parte della Casa di Topolino.

Ralph spacca internet: le principesse Disney nel nuovo trailer

Ralph Spacca Internet, recensione del film Disney

Rich Moore, co-regista di Ralph Spacca Internet, ha spiegato così la decisione di lasciare fuori Leia: “Lo abbiamo deciso… voglio dire che ci sono un sacco di principesse che vengono dai film Disney e che non sono canoniche come Pricinpesse Disney, e io non so in base a cosa le scelgono. Non so come vanno certe cose. Credo sia una roba come quando si elegge un papa in Vaticano che esce fumo bianco da un camino e si proclama ‘Vaiana è una principessa’. Quindi abbiamo deciso che avremmo usato solo le principesse ufficiali, quelle note come Principesse Disney. Non che non ci piacciano Kida di Atlantis, Megara di Hercules o Esmeralda de Il Gobbo di Notre Dame, ma abbiamo deciso che avremmo usato solo le ufficiali.”

Ci sarà sicuramente spazio, prima o poi per una citazione o un cameo di Leia in qualche altro film Disney!

Star Wars/Disney: le principesse Disney come ‘slave Leia’

Fonte

Once Upon A Time In Hollywood: Brad Pitt e Lena Dunham sul set – foto

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Avvistati sul set di Once Upon A Time In Hollywood Brad Pitt, Lena Dunham e Margaret Qualley durante una pausa fra le riprese del film, che vede alla regia Quentin Tarantino.

Vi ricordiamo che nel cast figurano anche Leonardo DiCaprioMargot RobbieLena DunhamAustin ButlerMaya HawkeLorenza Izzo Al PacinoTim RothKurt Russell, Michael Madsen, Luke PerryDamian Lewis e Dakota Fanning.

Qui sotto alcune immagini rubate e pubblicate da Just Jared:

Once Upon A Time In Hollywood: tutto quello che sappiamo sul nuovo film di Tarantino

Tarantino in persona ha rivelato la sinossi del film, collegata come annunciato mesi fa all’assassinio di Sharon Tate:

La storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e il stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.

L’uscita nelle sale di Once Upon a Time In Hollywood è fissata al 9 agosto 2019.

Fonte: Just Jared

Cinecomic: 15 standalone presto al cinema

Il nuovo anno è alle porte e sono diversi i titoli in lavorazione o sviluppo per quanto riguarda la sfera dei cinecomic (sia Marvel che DC). Un inizio di stagione che si preannuncia elettrizzante con l’uscita di Aquaman a Dicembre 2018 e Captain Marvel a Marzo 2019, ma la lista degli standalone che saranno presto al cinema è davvero lunga.

Scopriamo di seguito i 15 titoli più attesi in arrivo sul grande schermo:

SPIDER-MAN: FAR FROM HOME

Spider-Man: Far From Home

Continuano le riprese di Spider-Man: Far From Home, il sequel di Spider-Man: Homecoming, che vedrà svilupparsi ulteriormente il ruolo da nuovo Vendicatore dell’Uomo Ragno interpretato da Tom Holland. Dopo la sua avventura su Titano e la sua disintegrazione, Parker avrà accumulato esperienza necessaria per una nuova avventura in solitaria (previa risurrezione in Avengers 4)?

Il film sarà diretto ancora una volta da Jon Watts ed uscirà nelle sale il 5 luglio 2019. Confermati nel cast il protagonista Tom Holland nei panni di Peter Parker, Marisa Tomei in quelli di zia May e Zendaya in quelli di Michelle.

SHAZAM!

shazam!

Shazam! farà parte dell’Universo Cinematografico DC e seguirà le uscite di Aquaman e Wonder Woman 2, gli altri due attesi titoli di casa DC.

Nel cast Zachary Levi (Shazam!), Asher Angel (Billy Batson), Mark Strong (Dr. Thaddeus Sivana)Jack Dylan Grazer (Freddy), Grace Fulton (Mary), Faithe Herman (Darla), Ian Chen (Eugene), Jovan Armand (Pedro), Cooper Andrews e Marta Milans (genitori adorrivi di BillyVictor e Rosa Vasquez), Ron Cephas Jones (Il Mago).

Questa la sinossi ufficiale: Abbiamo tutti un supereroe dentro di noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo fuori. Nel caso di Billy Batson, gli basta gridare una sola parola – SHAZAM! – affinché questo ragazzo adottato di 14 anni possa trasformarsi nel Supereroe Shazam per gentile concessione di un antico mago. Ancora bambino all’interno di un corpo divino, Shazam si diverte nella versione adulta di se stesso facendo ciò che qualsiasi adolescente farebbe con i superpoteri: divertirsi! Volare? Vedere a raggi X? Saltare i compiti a scuola? Shazam vuole testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa imprudenza di un bambino, ma dovrà padroneggiare rapidamente questi poteri per combattere le forze mortali del male controllate dal Dr. Thaddeus Sivana.

WONDER WOMAN 1984

wonder woman 1984

Wonder Woman 2 arriverà al cinema il 1 novembre 2019. È stato confermato dalla Jenkins durante lo scorso CinemaCon che il film sarà ambientato negli anni Ottanta, rivelando al pubblico un’altra epoca iconica in cui svolgere le avventure di Diana.

L’ordine cronologico del personaggio è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman.

Il film vedrà ancora come protagonista Gal Gadot opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. L’ultimo acquisto del cast è Pedro Pascal, di cui non è stato ancora confermato il personaggio. Il film sarà ambientato durante la Guerra Fredda e la sceneggiatura è stata curata da Goeff Johns e Patty Jenkins.

CAPTAIN MARVEL

Captain Marvel

Arriverà nelle sale l’8 marzo 2019 Captain Marvel, primo cinecomic dei Marvel Studios ad avere una supereroina come protagonista, diretto da Anna Boden e Ryan Fleck.

Il cast ufficiale vede Brie LarsonSamuel L. JacksonBen MendelsohnDjimon HounsouLee PaceLashana LynchGemma ChanAlgenis Perez SotoRune TemteMcKenna GraceClark GreggJude LawAnnette Bening.

Questa la prima sinossi ufficiale:

Basato sul personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una guerra galattica tra due razze aliene, è lì che Captain Marvel interverrà. Ambientato negli anni ’90, il cinecomic è un’avventura tutta nuova che racconterà un periodo inedito nella storia dell’universo cinematografico Marvel.

GAMBIT

Gambit Channing Tatum

Intervistato sul red carpet di Deadpool 2, il produttore del franchise sugli X-Men Simon Kinberg ha svelato qualche aggiornamento su Gambit, rassicurando i fan sull’inizio delle riprese:

Abbiamo una sceneggiatura che amiamo e che Channing [Tatum] ama. Abbiamo incontrato diversi registi nelle ultime due settimane e speriamo di sceglierne uno prima possibile, così da iniziare le riprese già alla fine dell’estate.

Nonostante le varie tegole piombate sul progetto (l’addio del regista, vari rimandi all’inizio delle riprese) sembrerebbe tutto pronto a ripartire per Gambit, il cinecomic con Channing Tatum la cui uscita è prevista nel 2019.

A confermare che il film è ancora vivo è stato proprio Kinberg: “Non abbiamo ancora avuto alcuna discussione sull’acquisizione  da parte della Disney dei diritti cinematografici della Fox per le proprietà Marvel, perché ritengo che legalmente io non sia autorizzato a parlarne fino a quando non sarà terminato. Posso dire che, per ora, stiamo semplicemente andando avanti con i nostri progetti, la X-Force e Gambit. La speranza è di continuare fino a quando non ci verrà detto il contrario.

THE FLASH

the flash

Confermato a febbraio 2019 l’inizio delle riprese di The Flash, il film con Ezra Miller che vedrà protagonista il personaggio di Barry Allen dopo le due apparizioni in Batman v Superman: Dawn of Justice e Justice League.

Il suo ruolo, amato dalla quasi totalità degli spettatori, lo ha reso perfetto per continuare a sfruttare un progetto che, in generale, non ha entusiasmato il pubblico, visto che Justice League non ha affatto tenuto fede alle speranze e alle attese del pubblico. Tuttavia Ezra Miller continuerà a interpretare il personaggio, e con lui ci saranno John Francis Daley Jonathan Goldstein, registi scelti dalla Warner Bros. La sceneggiatura invece porta la firma di Joby Harold.

Contrariamente ai titoli finora prodotti dalla Warner Bros., sembrerebbe che The Flash adotterà un tono più leggero da commedia,  con una trama più semplice del previsto che non includerà viaggi nel tempo, realtà alternative o catastrofi di livello mondiale.

Per un periodo abbastanza lungo, il film si era intitolato Flashpoint, con un riferimento ben preciso a una specifica storia a fumetti, molto intensa e anche molto amata. Adesso però il film è tornato a chiamarsi The Flash mentre i dettagli di personaggi e trama potrebbero essere rivelati da un momento all’altro.

Kiersey Clemons ha recentemente confermato che tornerà nei panni di Iris West dopo che la sua scena era stata tagliata da Justice League. Dunque sembrerebbe che la Warner bros. abbia grandi progetti per lei nello standalone.  Inoltre, come riportato nelle ultime settimane, anche Billy Crudup tornerà per interpretare Henry Allen, personaggio introdotto in Justice League.

VEDOVA NERA

vedova nera

Sarà Cate Shortland a dirigere lo standalone su Vedova Nera annunciato nel corso di quest’anno dai Marvel Studios e che vedrà protagonista la supereroina interpretata da Scarlett Johansson. La regista australiana ha sbaragliato la ricca concorrenza (per questo lavoro erano state contattate più di 60 candidate) ed è nota per aver firmato le pellicole SomersaultLore e Berlin Syndrome.

È stato inoltre confermato che il film sarà ambientato prima degli eventi di The Avengerse racconterà il percorso di formazione di Natasha Romanoff fino al suo arrivo nello SHIELD.

Lo standalone riprenderà le sorti di Natasha Romanoff quindici anni dopo la caduta dell’Unione Sovietica negli Stati Uniti. Detto ciò, è evidente che il film si piazzerà in un momento della timeline antecedente a Iron Man 2 (dove Vedova Nera debuttava ufficialmente).

Probabile quindi un’ambientazione a metà degli anni 2000, una posizione storica che potrebbe ammettere la tanto sperata reunion tra Natasha e Clint Barton (Occhio di Falco) mentre collaborano a Budapest, oppure il primo incontro fra l’eroina e il Soldato d’Inverno

Vi ricordiamo la sceneggiatura del cinecomic è stata affidata a Jac Schaeffer (già autrice di TiMER, Nasty Woman, Frozen – Le avventure di Olaf).

THE BATMAN

the batman

Finalmente esiste una sceneggiatura per The Batman. A confermarlo è Umberto Gonzales che su Twitter dichiara che la prima stesura della sceneggiatura del film a firma di Matt Reeves è completa.

Quando il regista prese il posto di Ben Affleck alla regia del film, mise da parte la sceneggiatura scritta da Affleck stesso con Geoff Johns e decise di ricominciare dall’inizio. Decisione saggia, se votata ad avere il pieno controllo di un progetto che ne avrebbe beneficiato in coerenza. Naturalmente, il regista ha impiegato un po’ di tempo a mettere insieme i pezzi di una nuova storia e sembra che adesso esistano effettivamente dei progressi reali in merito, almeno per quanto riguarda il report di Gonzales che deriva direttamente da una fonte alla Warner Bros.

A questo punto, con una storia solida, lo studio può procedere più speditamente, dall’ingaggio di nuovi attori alla costruzione di un piano di lavorazione dettagliato, fino alla realizzazione di concept, costumi e altri dettagli che contribuiscono alla produzione e alla nascita di un film. Questo vuol dire che la miriade di attori nominati per sostituire Ben Affleck potrebbe finalmente essere non più soltanto una voce, ma delle realistiche considerazioni da parte dello studio che, avendo la storia, può sperare di catturare l’interesse dell’attore che sceglierà.

Naturalmente non è dato certo che Affleck sia ufficialmente fuori dal ruolo e non è affatto certo, inoltre, se nel film torneranno personaggi come Deathstroke, Alfred Gordon, tutti ruoli che avevano trovato nuovi volti in Justice League e che adesso sono in bilico esattamente come il mantello di Batman attaccato alle spalle di Ben Affleck. Non sappiamo infatti se J.K. SimmonsJeremy Irons Joe Manganiello torneranno ad interpretare i personaggi in cui li abbiamo già visti recitare. Probabilmente tutte le risposte sono già custodite nelle pagine che Reeves ha appena finito di scrivere.

BLACK PANTHER 2

A poche settimane dall’uscita nelle sale e dopo giorni di speculazione, è arrivata finalmente la conferma: i Marvel Studios produrranno un sequel di Black Panther. Ad annunciare la lieta notizia è proprio Kevin Feige, rivelando i piani sul futuro del MCUEW:

Non ho niente di specifico da rivelare, tranne che faremo assolutamente il sequel. D’altronde noi dei Marvel Stuidos amiamo realizzare un film sognando cosa potremmo fare in un ipotetico sequel. Per adesso abbiamo qualche idee e una direzione abbastanza solida su dove vogliamo che il film vada a finire“.

Feige ha inoltre dichiarato il mese scorso che sognerebbe un ritorno in regia di Ryan Coogler, tra i “fautori” dell’incredibile e inaspettato successo al box office di Black Panther.

X-23

Chiunque è rimasto affascinato dal personaggio di Laura, la figlia “ritrovata” di Logan nel film che ha chiuso la saga di Wolverine con Hugh Jackman. Da lì i fan hanno iniziato a sognare uno standalone tutto dedicato alla giovane supereroina, possibilità diventata sempre più concreta visto il successo raggiunto da Logan.

Il regista James Mangold ha perfino scherzato dicendo che tornerebbe volentieri dietro la macchina da presa per il film, e si vocifera dell’esistenza di una sceneggiatura. Staremo a vedere.

SPAWN

Spawn, il celebre fumetto, arriverà presto al cinema con la regia del suo stesso autore Todd McFarlane. Nel cast sono stati confermati Jamie Foxx e Jeremy Renner.

Uno dei commenti più interessanti però riguarda il paragone azzardato con altre due pellicole uscite negli ultimi anni, entrambe protette dall’etichetta r-rated per i contenuti vietati ai minori e il linguaggio esplicito, ovvero Deadpool e Logan, con McFarlane convinto che “Spawn sarà molto, ma molto più scorretto di quei due film. Deadpool aveva qualche nudo e un paio di scene davvero forti, ma rientrava nei canoni del vietato ai minori di tredici anni“.

Quando parlo di r-rated, intendo poco divertimento e contenuti per adulti. Perché chi leggeva da adolescente i fumetti di Spawn, come ho fatto io, ora ha trentacinque anni, ed è come se il pubblico fosse cresciuto con me“.

NIGHTWING

Nightwing

Chris McKay, regista di The Lego Batman Movie, sta lavorando all’adattamento del personaggio dei fumetti DC da Febbraio 2017, anche se non sono ancora stati annunciati trama e cast ufficiali.

In merito al progetto su Nightwing, McKay aveva elogiato l’approccio della WB: “Warner Bros è lo studio più attento al processo creativo di qualsiasi altro studio in cui io vorrai lavorare. Basta guardare il ruolo di registi di classe mondiale che hanno lavorato alla Warner Bros e l’hanno resa quella che è adesso. Questo è esattamente il modo di come gestiscono questi film”.

KITTY PRYDE

Quello su 143 potrebbe diventare davvero il film più intrigante – almeno sulla carta – della saga degli X-Men. Il progetto è in fase di sviluppo in casa Fox, curato dal fumettista Brian Michael Bendis e scritto nientemeno che da Tim Miller.

Pur non avendo ancora un titolo, la pellicola dovrebbe avere come protagonista Kitty Pryde, tuttavia non sono ancora stati rivelati dettagli importanti, quindi sono notizie da leggere con cautela.

In ogni caso questo sarebbe il primo film dell’universo degli X-Men diretto da Tim Miller dopo che il regista aveva lasciato Deadpool 2 a David Leitch per “divergenze produttive” con Reynolds e co.

BATGIRL

birds of prey

Batgirl potrà non debuttare nel cinecomic collettivo Birds of Prey – come rivelato nelle scorse settimane – ma la Warner Bros. sta ancora lavorando per portare sul grande schermo il suo standalone ed è in cerca della perfetta interprete.

Voci di corridoio riportate nelle ultime ore affermano che la produzione vorrebbe scegliere un prototipo di attrice alla Kristen Stewart, lasciando intendere che sia proprio l’americana la candidata numero uno per il ruolo.

Dopo l’addio di Joss Whedon, la Warner Bros ha ripreso in mano il progetto di Batgirl, e adesso ha affidato la sceneggiatura a Christina Hodson, che ha già convinto lo studio delle sue doti firmando il primo script per Birds of Prey e per Bumblebee.

THR riporta che la Hodson è stata incaricata di redigere il nuovo script, che sicuramente sarà differente dalla prima versione firmata Whedon. Sembra chiaro che, dopo il successo di Wonder Woman, la DC Films e la Warner Bros stiano puntando su un franchise al femminile.

Per quanto riguarda la regia del film, già quando venne annunciato l’addio di Whedon, si parlò della volontà di assumere una regista. Ma chi sono le candidate? In prima linea ci sono Ava Dunernay e Michelle McLaren, ma potrebbero essere considerate persino Katheryn Bigelow Susanne Bier. Fuori quota ma sempre papabili, ci sono Reed Morano e Ana Lily Amirpour.

Insomma, i giochi sono aperti e una nuova regista presto verrà annunciata per il progetto. Questa nuova notizia però non fa certo del bene alla Warner Bros che ancora una volta conferma di non avere progettualità nella programmazione dei suoi progetti.

MULTIPLE MAN

Dopo i già annunciati New MutansX-Men: Dark Phoenix e Gambit (con Channing Tatum e diretto da Gore Verbinski), la 20th Century Fox ha confermato la produzione di un nuovo spin-off del franchise dedicato agli X-Men che avrà come protagonista James Franco nei panni di Jamie Madrox alias Multiple Man.

Il progetto vedrà l’attore anche nelle vesti di co-produttore e ha già ingaggiato lo sceneggiatore di Wonder Woman Allan Heinberg, forte del recente successo del cinecomic DC.

Non è la prima volta che il mutante dalle molteplici facce appare sul grande schermo: già nel 2006, in X-Men: Conflitto Finale, Eric Dane aveva interpretato il personaggio. Nei fumetti invece, Madrox fa la sua comparsa nel 1975 sul numero 4 del Giant-Size Fantastic Four.

Marvel e X-Men: chi guiderà l’incontro tra mutanti e Vendicatori?

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Il CEO Disney Bob Iger non ha dubbi, la persona adatta a guidare e gestire l’introduzione dei mutanti Marvel, fino ad ora in “possesso” della Fox, nell’universo cinematografico di appartenenza, quello Marvel appunto, in seno a Disney, è Kevin Feige. 

Iger lo ha dichiarato durante una lunga intervista con THR, a cui ha parlato di alcune cattive decisioni relative al franchise di Star Wars ma anche di tutto ciò che di buono è stato realizzato grazie a Feige e alle proprietà intellettuali dei fumetti. Fantastici Quattro e X-Men entrano, con l’acquisizione Fox, nel ventaglio di possibilità della Casa delle Idee, che a tempo debito e dopo che tutti gli accordi saranno ultimati e siglati, farà in modo di introdurre i mutanti nel MCU

Come verranno introdotti i Mutanti Marvel nel MCU?

Secondo Iger, la persona a cui affidare questo compito può essere soltanto Feige perché secondo lui è perfettamente sensato che tutte le proprietà Marvel siano supervisionate dalla stessa squadra, guidata proprio da Kevin Feige. Secondo il CEO Disney, non avrebbe nessun senso avere due teste per lo stesso corpo, due Marvel e Feige ha dimostrato ampiamente di riuscire ad avere sempre l’idea giusta. 

Il futuro dei fumetti Marvel al cinema è quindi sempre più che mai concentrato nelle mani di Feige, che dopo l’ottimo lavoro durato dieci anni ai Marvel Studios, è pronto ad affrontare una sfida ancora più grande: continuare a fare film di successo con lo stesso materiale ma arricchito e più complicato da gestire. 

Fonte: The Hollywood Reporter

Marvel: 10 cinecomic che si sono rivelati flop

Se oggi la parola cinecomic Marvel fa rima con grande incasso al box office, ci sono stati anni in cui questo tipo di film non riusciva a smuovere grandi fette di pubblico e a registrare numeri da capogiro.

Colpa della strategia di marketing, o delle storie poco interessanti, o delle visioni contrastate dei registi, fatto sta che nell’ultimo ventennio ci sono diversi esempi di fallimento che molti fan tendono a dimenticare.

Leggi anche – Marvel: 10 personaggi che potrebbero lasciare l’MCU

Ecco allora di seguito 10 cinecomic Marvel che si sono rivelati perfetti flop al botteghino mondiale:

HULK

Prima dell’arrivo di Edward Norton e Mark Ruffalo, il personaggio di Bruce Banner venne interpretato sul grande schermo da Eric Bana, protagonista nel 2003 di Hulk diretto da Ang Lee.

A fronte dei 137 milioni di dollari spesi per la produzione, ci si sarebbe aspettata un’altra prospettiva al botteghino, cosa che non si realizzò mai: meno di 132 i milioni incassati globalmente da un cinecomic che verrà riavviato cinque anni dopo dai Marvel Studios con L’incredibile Hulk.

THE PUNISHER

The Punisher, il film Marvel uscito nel 2004 che vedeva protagonisti Thomas Jane e John Travolta, non è stato esattamente il successo che la Lionsgate si aspettava.

Non bastò quindi un cast di tutto rispetto e una storia valida a salvarlo dalle sorti del botteghino, dove riuscì a registrare risultati ai minimi storici e guadagnare soltanto 33 milioni di dollari negli Stati Uniti e 20 milioni oltreoceano.

PUNISHER: WAR ZONE

Pur partendo da un budget più ampio rispetto al film del 2004, il sequel Punisher: War Zone ha ricevuto al botteghino un’accoglienza a dir poco imbarazzante, sia per quanto riguarda la critica che il pubblico.

Costato 35 milioni, il film è riuscito a guadagnare soltanto 8 milioni di dollari negli Stati Uniti, mentre in Europa e resto del mondo 10 milioni. Davvero deludente…

FANTASTICI 4

Nel disperato tentativo di mantenere i diritti dei Fantastici Quattro prima della loro scadenza, la 20th Century Fox ha consegnato al grande schermo uno dei peggiori adattamenti sui personaggi Marvel che si ricordi.

E sebbene il regista Josh Trank avesse cercato di virare sul genere sci-fi con una lettura più dark, la trama discontinua e la confusione generale hanno fatto sprofondare il progetto con conseguente delusione dei fan e critiche negative a valanga.

I Fantastici Quattro poi sono riusciti a guadagnare appena 56 milioni di dollari a livello nazionale e 111 nel mercato estero, portando il totale mondiale a 167 milioni di dollari.

HOWARD E IL DESTINO DEL MONDO

Il flop al botteghino nel 1986 di Howard the Duck (da noi tradotto con Howard e il destino del mondo) è forse uno dei risultati peggiori messi a segno da un film tratto da fumetti Marvel.

Costato 37 milioni di dollari, un budget piuttosto generoso per gli anni ’80 (pensate che Ritorno al Futuro costò appena 19 milioni di dollari), il cinecomic guadagnò solo 16 milioni a livello nazionale, mentre globalmente arrivò a toccare soglia 37,9 milioni di dollari.

AVENGERS: AGE OF ULTRON

Rispetto agli standard abituali registrati negli ultimi anni dai Marvel Studios, è evidente che Avengers: Age of Ultron possa essere considerato un “flop”, avendo guadagnato “soltanto” 1,4 miliardi di dollari al botteghino.

Nel 2015 emersero addirittura alcune voci secondo cui segnalazioni la Disney sarebbe rimasta così delusa dal risultato da considerarlo un insuccesso, il che fu una delle ragioni per il CEO Marvel Isaac Perlmutter chiuse i suoi rapporti con i Marvel Studios.

Non avendo raggiunto le vette del primo film sugli Avengers, di conseguenza Age of Ultron diventò per l’azienda una sconfitta economica. Questo perché, secondo i report, parte di quel pubblico che solitamente torna al cinema per rivedere i film si riteneva soddisfatto da una sola visione.

BLADE: TRINITY

Il primo film del franchise di Blade originale rimane tutt’oggi un capitolo molto amato dai fan della Marvel, ma lo stesso discorso non vale per i sequel, Blade II e Blade: Trinity.

Blade: Trinity in particolare, a fronte di un budget di 65 milioni di dollari (che all’epoca erano numeri piuttosto significativi) riuscì a guadagnarne appena 52 milioni in America, con un totale mondiale di 128 milioni.

ELEKTRA

Nonostante i risultati poco incoraggianti del film su Daredevil, che riuscì a guadagnare appena 179 milioni di dollari a fronte dei 78 spesi, la Marvel decise di investire sul franchise producendo lo spin-off su Elektra (anche se la produzione era decisamente più low budget).

Nel 2005 esce quindi il cinecomic con protagonista Jennifer Garner, di nuovo nei panni dell’eroina dopo la breve apparizione al fianco di Ben Affleck nel film precedente. Costato 43 milioni, riuscì a incassare a livello nazionale soltanto 24 milioni, se non fosse che all’estero riscosse un discreto successo (per un totale di 56 milioni incassati nel mondo).

INHUMANS

Anche se non tradotti sul grande schermo in un cinecomic, i personaggi di Ihumans sono stati al centro di un esperimento della Marvel che ha deciso rilasciare i primi due episodi della serie senza soluzione di continuità al cinema circa un mese prima che lo show fosse presentato in anteprima.

Il risultato? Recensioni negative e numeri sconcertanti al botteghino. Non proprio ciò che l’azienda si aspettava. A livello nazionale, gli incassi ammontarono a circa 1,5 milioni di dollari botteghino, mentre fuori dai confini americani il totale segnò totale soltanto 2,8 milioni. Strategia fallimentare su tutti i fronti…

GHOST RIDER – SPIRITO DI VENDETTA

I risultati non troppo convincenti al box office di Ghost Rider (228 i milioni di dollari incassati di fronte ai 110 milioni di spese di produzione) avevano lasciato ben sperare per il futuro del franchise, tuttavia le cose non sono andate come da programma.

Il sequel, uscito a cinque anni dal primo film e diretto da Mark Neveldine e Brian Taylor, costò alla Sony 57 milioni di dollari, con l’azienda che ridusse notevolmente il budget (forse prevedendo il flop?) ma sfortunatamente non riuscì a riguadagnare il denaro speso con i numeri del botteghino.

A livello nazionale infatti Ghost Rider: Spirito di Vendetta guadagnò soltanto 51 milioni di dollari, mentre all’ estero arrivò ad un totale di 132 milioni.

Terry Gilliam a Roma racconta il suo Don Chisciotte: “Per l’arte bisogno soffrire”

In attesa dell’uscita nelle sale il 27 settembre de L’Uomo che Uccise Don Chisciotte, abbiamo incontrato il suo regista, Terry Gilliam, e il suo direttore della fotografia Nicola Pecorini.

La prima domanda che sorge spontanea fare al grande regista, riguarda ovviamente il cambiamento del cast. Per un progetto che inizialmente prevedeva come protagonista Jhonny Depp, alla fine ci si è orientati verso Adam Driver.

L’ho incontrato in un pub in Irlanda – racconta Gilliam – era completamente differente dal personaggio che mi ero immaginato per Toby. Ormai il progetto di Don Chisciotte era completamente da rifare, un nuovo inizio rispetto alla mia idea originale. E ho scelto Adam perché è unico. Non si comporta come una grande star, come un attore navigato, sembra una persona normalissima. Ci siamo piaciuti subito e ha avuto la parte”.

The Man Who Killed Don QuixoteGillian rimane impresso sempre come il regista per eccellenza nell’uso della Fantasia: “Credo che tutti i grandi film si basino sulla fantasia, senza troppo contatto con realtà – afferma – In L’Uomo che Uccise Don Chisciotte quello che mi interessava era la battaglia tra fantasia e quello che è reale. Don Chisciotte è la fantasia e Sancho l’adesione al reale. Abbiamo girato sempre in esterni, mai location in studios, quindi siamo stati ancorati in un mondo che rimaneva sempre reale, lo potevi sentire, odorare, percepire”.

Riguardo il difficile adattamento di un romanzo come quello di Cervantes, così ostico, il regista americano dice: “Si diceva fosse impossibile realizzarne un film, per la grandezza e la grandiosità del libro. Se hai abbastanza tempo puoi mettere le tue idee originali, come è successo a me, ce la puoi fare, ma richiede molto tempo. Nel 1989 ho letto il libro per la prima volta, e avevo capito che si trattava di una cosa troppo ricca e gigantesca.

La mia idea originale quindi era di basarsi sugli ultimi attimi di un anziano Don Chisciotte, fino alla sua morte. Ma da lì, poi, sono scaturiti una serie di cambiamenti. Fino a 3 anni fa, quando mi venne in mente l’idea di Toby, un regista ormai affermato che agli inizi della sua carriera, dieci anni prima, aveva fatto un film intitolato L’Uomo che Uccise Don Chisciotte e quella realizzazione si era ripercossa sulle persone che vi avevano partecipato, che erano gli abitanti di un piccolo e sperduto paesino. Così come era successo a Don Chisciotte nel libro, che a forza di leggere di dame e cavalieri se ne era fatto influenzare, gli uomini e le donne che avevano recitato nel film di Toby si erano fatti influenzare. Ho voluto fare vedere cosa era capitato a quelle persona normali del villaggio anni dopo aver girato il film.

E poi io sono un mistico, penso che il film si sia scritto da solo nel tempo, di mio ci ho messo poco”.

The Man Who Killed Don QuixoteRiguardo al progetto originale, che ha richiesto una gestazione di 25 anni, Terry Gilliam racconta: “Inizialmente avevo stabilito che il personaggio di Adam, il regista Toby,  prendesse una botta in testa e a causa di quel trauma si ritrovasse nel diciassettesimo secolo, riproducendosi in un Don Chisciotte cronologicamente reale.

Invece ora parliamo di Toby, un regista, un uomo di talento che per soldi perde il suo talento (fa film commerciali e spot) . Come Frankenstein, lui aveva creato un vero don Chisciotte, ma non si rende conto dell’effetto provocato finché non si ritrova davanti alla gente con cui aveva lavorato dieci anni prima. In quel momento Toby non si sente responsabile delle cause e delle azioni che i suoi film scatenano, proprio come accade anche a molti registi attuali. Che si comportano male, perché non si rendono conto di quanto sia importante realizzare qualcosa di determinante come un film, qualcosa che possa indurre le persone a loro volta a fare cose corrette o anche scorrette”.

È lecito domandarsi cosa abbia spinto Gilliam in questi 30 anni a non abbandonare questo progetto. “La ragione per cui ho continuato a incaponirmi con questo irragionevole progetto è perché tutte le persone ragionevoli mi dicevano di smetterla – afferma il regista con molta semplicità e un pizzico di autoironia – Don Chisciotte è pericoloso, quando comincia ad entrati in testa cominci a diventare come lui fin quasi in punto di morte”.

Ma in definitiva, questa versione del film sarebbe potuta esistere nel 1989 o nel 2000? “No – afferma sicuro Gilliam – perché il film è qualcosa che deve esistere in un periodo ben determinato della tua vita, dell’esistenza. Adam è diverso da Depp, il gruppo di persone che ha lavorato ora al film è differente da quello che sarebbe stato nel 2000. In tempi passati non sarebbe stato così divertente ed efficiente. Forse ora è più ambizioso. Inoltre il film progettato con Jhonny Depp e John Rushmore aveva molti più soldi, questa produzione attuale ne ha ottenuti circa la metà. E in qualche modo la diminuzione del budget ci ha consentito di concentrarci di più sul lavoro e con maggiore risultato”.

Terry Gilliam ci tiene ad aggiungere: “Vorrei fare una menzione d’onore per Jonathan Pryce, che per 16 anni mi chiedeva di poter avere la parte di Don Chisciotte e quando finalmente ho assistito alla sua performance è stato così sorprendente, perché è perfetta, in qualche modo Pryce vi riassume la summa di tutti i personaggi shakespeariani che ha interpretato a teatro”.

Un ultimo commento è lasciato al bravissimo direttore della fotografia, l’italiano Nicola Pecorini. “Ho potuto vedere i cambiamenti di questo lungo progetto in corso d’opera. Prima era un film epico, romanzesco, molto più grandioso. Mano a mano, vuoi per ristrettezze economiche, vuoi per evoluzione della mente di di Terry, è diventato più intimo e personale – dice Pecorini – E mi sento anche di affermare che se non. Fosse stato per avvenimenti contrari, come il caso Weinstein o la morte di Heth Ledger,  in mezzo all’elaborazione di quesro un film, L’Uomo che Uccise Don Chisciotte sarebbe stato completamente differente. Abbiamo risentito molto di questo. Io stesso si può dire che ho perso tempo e lavori, a causa di questo film.

E Gillian, sornione, pone l’ultima battuta rispondendo al suo amico e fotografo: “Si sa, per l’arte bisogna soffrire”.

Captain Marvel: le sue origini nascoste in piena vista nel trailer

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Il trailer di Captain Marvel ci ha offerto il primo sguardo a Carol Danvers, alle sue due divise, al Nick Fury e al Phil Coulson giovani, persino al personaggio senza nome di Jude Law e alla Starforce, ma forse ha mostrato chiaramente anche le origini della protagonista, o meglio le sue origini da supereroina a tutti. Una scelta coraggiosa da parte dei Marvel Studios, se così fosse, di mettere sotto al naso dei fan, da subito, il momento in cui Carol assume i suoi superpoteri “fuori scala”.

Ecco cosa ci viene mostrato nel trailer: prima vediamo che un’esplosione avvolge Carol e riscrive il suo DNA, è il minuti 1:37 del trailer. Sebbene nei fumetti è l’esplosione della Psyche-Magnetron a regalarle i poteri, sembra che nel film sia l’esposizione all’energia del Regno Quantico a investirla e modificarla.

Captain Marvel: un ospite “nascosto” nel poster ufficiale del film

Di seguito, vediamo Carol che ha la mano avvolte da energia blu che si irradia di arancio. Sembra che questo sia il modo in cui visivamente il film rappresenterà il cambiamento nel DNA della protagonista. Carol diventa mezza Kree. Prima ancora però nel trailer, minuto 1:12, vediamo Carol respinta e sullo sfondo resti di un incidente, probabilmente quella che può essere una nave spaziale Kree. Subito dopo, la mano di Carol che giace al suolo brilla di energia blu, però questa volta non è una fonte esterna, ma è lei stessa che la emana. Al minuto 1:42, subito dopo aver visto Carol bambina che cade all’indietro, la vediamo adulta che si rimette in piedi; la location è chiaramente quella della scena descritta prima. Carol ha il naso sanguinante ma l’espressione ferma.

Sebbene abbiamo appena descritto tre sequenze separate nel trailer, la luce e la location ci indicano che si tratta della stessa scena alternata da altre cose, nel trailer, e sembra quindi che i Marvel Studios abbiano scelto per Carol Danvers un’origine accurata, secondo ciò che viene raccontato nei fumetti.

Captain Marvel: tutti i dettagli del trailer che vi siete persi

Tuttavia il trailer mostra anche altro. Al minuto 1:17, vediamo Carol imprigionata, soggetto di esperimenti. Sebbene potrebbe trattarsi del procedimento Kree per cancellare la memoria di Carol, il fatto che l’energia proiettata nel suo cervello sia blu e diventi lentamente arancione a contatto con lei potrebbe indicare altro. Nel fumetti, Brood usa una macchina simile a quella del trailer per stimolare la trasfigurazione di Carol nella forma di Binary, forma che sembra essere rappresentata nell’ultima scena del trailer, con Carol Danvers avvolta in una potente energia arancione e con gli occhi infuocati.

Se così dovesse essere la trasformazione di Carol in Captain Marvel avverrebbe per gradi, e soltanto alla fine l’eroina entrerebbe in possesso di tutti i livelli di potenza che dovrebbero aiutarla a sconfiggere Thanos in Avengers 4.

Tutte queste teorie saranno confermate o smentite il prossimo 8 marzo 2019, quando Captain Marvel arriverà al cinema!

Justice League: il progetto di Zack Snyder prevedeva la presenza di Atom

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Nonostante Zack Snyder sia ormai lontano dall’universo DC al cinema, in seno alla Warner Bros, si discute ancora di quella che sarebbe potuta essere la sua Justice League. Tra le ultime informazioni diffuse in rete dallo stesso regista, c’è quella che il film che riunisce gli eroe DC contro Steppenwolf prevedeva in originale la presenza di Atom. 

Su Vero, il suo social network di elezione, Zack Snyder ha confermato a un suo follower che Ryan Choi (interpretato da Orion Lee) faceva parte del film. Nei fumetti, Choi è il personaggio che poi si trasforma in Atom, uno dei supereroi DC che abbiamo visto sul piccolo schermo interpretato da Brandon Ruth.

Il seguito del DC Universe al cinema, dopo Justice League, prevede il film standalone di Aquaman, per il quale però il marketing sembra latitare, visto che con il film atteso a dicembre, c’è ancora soltanto un trailer reso pubblico, più qualche action figure che ci ha dato suggerimenti sui costumi dei protagonisti.

In fase di riprese è invece il sequel di Wonder Woman, con Gal Gadot e Patty Jenkins di nuovo insieme per portare al cinema uno dei pochi film a marchio DC/WB che sono effettivamente attesi dal pubblico. E mentre il film su Flash e quello su Cyborg sono in un limbo produttivo, The Batman comincia a prendere forma, seppure tra mille dubbi. 

Infine, le incertezze sulla permanenza di Henry Cavill nell’universo condiviso nei panni di Superman hanno gettato altra ombra su un progetto cinematografico dalle potenzialità infinite ma che sembra non aver trovato ancora la sua forma ideale.

Star Wars: Bob Iger si assume la responsabilità dell’insuccesso di Solo

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Il CEO della Disney, Bob Iger, si è assunto la responsabilità del fallimento di Solo: A Star Wars Story. Il boss della Disney ha confermato, durante un’intervista all’Hollywood Reporter che la sua fretta in alcune decisioni produttive ha fatto in modo che il film uscisse senza essere stato pensato al meglio. 

Iger ha dichiarato che la “colpa” è stata sua nella scelta di una finestra di release non idonea, spinto dalla fretta di rilasciare sul mercato il nuovo spin-off. Ha poi assicurato che il futuro sarà più cauto, proprio per assicurare altri film di Star Wars di qualità migliore. Sembra dunque che oltre a Episodio IX, il futuro della franchise sia ancora in sospeso ma che ci sono comunque idee per continuare a far parlare di Star Wars sul grande schermo. 

Iger ha spiegato che al momento i vertici Disney e Lucasfilm stanno proprio mettendo a punto il futuro del franchise, dopo il film che chiuderà la saga degli Skywalker, secondo un piano più attento per il quale il CEO conferma la sua diretta responsabilità. Al momento, gli unici progetti confermati sono quelli relativi alla trilogia in mano a Rian Johnson e a quella che invece è stata affidata a D. B. Weiss e David Benioff (Game of Thrones). Entrambi i progetti sono per il momento misteriosi, ma la Star Wars Celebration del prossimo aprile 2019 potrebbe portarci nuovi succulenti annunci.

Birds of Prey: Sofia Boutella e Mary Elizabeth Winstead in lizza

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Birds of Prey: Sofia Boutella e Mary Elizabeth Winstead in lizza

Dopo settimane di silenzio, si ritorna a parlare di Birds of Prey, il nuovo film che si prefigge di portare sul grande schermo i personaggi della DC Comics che formano la squadra di supereroine e che, sulla carta, si presenta come lo spin-off di Suicide Squad, visto che vedrà tornare Harley Quinn interpretata da Margot Robbie, che sarà protagonista.

Dopo il silenzio e l’impressione che anche questo progetto supereroistico della Warner Bros fosse in fase stagnante, arrivano degli aggiornamenti soprattutto in merito al cast che comporrà la squadra protagonista. Secondo l’Hollywood Reporter Gugu Mbatha-Raw e Jurnee Smolett-Bell sono le frontrunner per interpretare Black Canary, cosa che confermerebbe anche le notizie arrivate in precedenza sulla preferenza etnica della produzione per l’attrice da scegliere per ricoprire quel ruolo. Sembra che le due attrici siano arrivate a fare il provino con la Robbie, addirittura.

Il report di THR riferisce anche che la Warner Bros sta valutando, per Cacciatrice, Margaret Qualley (The Leftovers), Mary Elizabeth Winstead (10 Cloverfield Lane, Fargo) e Cristin Milioti (Black Mirror, How I Met Your Mother). Un report diverso, che arriva da Deadline, riferisce invece che per il ruolo la frontrunner sarebbe Sofia Boutella (La Mummia).

Meno informazioni ci sono su chi invece interpreterà Renee MontoyaCassandra Cain, che nei fumetti diventa la terza Batgirl. Tutte queste donne da comic si dovranno confrontare con Black Mask, interpretato da Roman Sionis, villain scelto dalla produzione per contrastare le Birds of Prey.

A dirigere Cathy Yan, mentre per la sceneggiatura è stata ingaggiata Christina Hodson.

Ralph spacca internet: il secondo trailer del nuovo film Disney

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Ralph spacca internet: il secondo trailer del nuovo film Disney

È stato diffuso il secondo trailer originale di Ralph Spacca Internet, il sequel del film di successo Ralph Spaccatutto, che vede tornare lo straordinario John C. Reilly come voce protagonista del simpatico e “finto” cattivo dei videogame. Ecco di seguito il video:

John C. Reilly, Sarah Silverman e Jane Lynch torneranno a prestare la propria voce ai rispettivi personaggi: Ralph, Vanellope e il tenace Sergente. Alla regia torneranno Rich Moore (Ralph Spaccatutto e Zootropolis) e Phil Johnston (Ralph Spaccatutto e Zootropolis).

Ralph Spaccatutto ha incassato 189 milioni di dollari negli States e 281 in tutto il mondo. John C. Reilly ha prestato la voce al protagonista, un villain da videogioco che sogna una reputazione migliore e si imbarca per una avventura eroica allo scopo di rifarsi un nome. Sarah Silverman, Jack McBrayer e Jane Lynch hanno fatto parte del cast di doppiatori del film.

Ralph Spacca Internet, recensione del film Disney

Fonte: Walt Disney Animation Studios

Un figlio all’improvviso, recensione del film

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Un figlio all’improvviso, recensione del film

A distanza di diversi mesi dall’uscita del film in terra francese, arriva il 20 settembre, in Italia, Un figlio all’improvviso, basato sull’omonima pièce teatrale di Sebastien Thiery, co-protagonista e co-regista del film. La storia potrebbe essere apparentemente banale: lo scambio di identità. Momo è un ragazzo sordo che, dopo qualche ricerca, è riuscito a risalire alle identità dei suoi presunti genitori biologici che in passato lo abbandonarono all’orfanotrofio a causa della sua disfunzione uditiva.

Tutto parte da una scatola di cereali e da una quotidiana spesa al supermercato di fiducia. Il ragazzo si presenta a una coppia, dando per scontato che lo riconoscano e lo accolgano a braccia aperte: è convinto che i due coniugi (interpretati dal suo Christian ClavierCatherine Frot) che si trova davanti siano davvero i suoi genitori. Al momento del non riconoscimento scatta la rabbia. Del tutto giustificabile: lo avevano abbandonato e, ora che ritorna, non lo riconoscono nemmeno. I coniugi Prioux non hanno mai avuto figli e l’idea di averne uno loro, capitato all’improvviso… crea di certo discussioni di ogni tipo.

Girato in luoghi chiusi e ristretti, di base e di origine esplicitamente teatrale, dove i protagonisti della vicenda (alla quale si aggiunge un’improvvisa futura nuora) sono costretti a confrontarsi tra loro, il film di Thiery, più che indagare il passato del figlio, indaga il futuro della coppia. Una coppia benestante che ha sempre vissuto tenendosi per mano, non facendosi particolari problemi riguardo al fatto di non avere avuto figli; non sono mai arrivati, il destino ha deciso così. E quello stesso destino ha deciso di “dargliene” uno. Un figlio all’improvviso esprime, con numerosi primi piani e un’attenzione ai dettagli, quello che i personaggi cercano in tutti i modi di dire.

Coadiuvato da Vincent Lobelle, Thiery mette in scena un film buffo, straniante, ma pieno di umanità. Il personaggio di Momo nasce da un quesito interessante: i figli sono considerati figli ina base allo stato di famiglia, a un cognome, o sono tali per l’amore che si da loro indipendentemente dall’albero genealogico?

Buffo e anche un po’ piacione (vi è quasi uno sforzo nel mantenere costante la nota di ironia e surrealismo), Un figlio all’improvviso è una vera e propria avventura all’insegna della comprensione, della tolleranza e dell’amore. Certo, si ride spesso e volentieri degli equivoci e dei fraintendimenti e potrebbe risultare apparentemente una commediola leggera: ma il retrogusto amaro che si palesa di li a poco è impossibile ignorarlo, così come diventa impossibile affezionarsi a Momo.

Bojack Horseman 5: recensione della quinta stagione

Bojack Horseman 5: recensione della quinta stagione

Amanti e detrattori di Netflix a raccolta. Che siate o meno degli estimatori della più famosa piattaforma di streaming online, non potrete evitare di porgerle l’ennesima attenzione. Perché è arrivato Bojack Horseman 5, la quinta stagione di Bojack Horseman, uno dei prodotti originali Netflix più amati di tutti i tempi.

Creata quattro anni fa da Raphael Bob-Waksberg, e disegnata da Lisa Hanawalt, la serie incentrata su un cavallo-attore cinico e alcolizzato è entrata pian piano nel cuore di milioni di spettatori. I riconoscimenti formali non hanno tardato ad arrivare, dalle vittorie ai Critic’s Choice Television Awards fino alle candidature agli Emmy.

Merito soprattutto delle interpretazioni personalissime delle star che prestano la voce ai personaggi animati. A partire da Will Arnett che riesce a rendere la complessità e la cupezza del  protagonista tanto bene da aver affermato che quello di Bojack è forse il ruolo più difficile della propria carriera. Al suo fianco grandi attori come Amy Sedaris, Alison Brie, Aaron Paul e guest star del calibro di Jessica Biel, Zach Braff, Rami Malek, J.K.Simmons e molti altri.

Menzione d’onore, stavolta obbligatoria, per il doppiaggio italiano di Bojack Horseman 5. Dirette da Loris Scaccianoce e Valentina Miccichè, le voci di Francesco Pucci (Bojack), Giò-Giò Rapattoni (Princess Caroline), Chiara Gioncardi (Diane) e Massimo Bitossi (Mr. Peanutbutter) sono perfette, un orgoglio nostrano e un richiamo nostalgico ai tempi d’oro del doppiaggio Simpson.

Quando si vedono le stagioni di Bojack, ognuna rigorosamente composta da 12 episodi, si sale sulle  cosiddette montagne russe delle emozioni. Pare un cliché, ma è inevitabile farsi coinvolgere. Nelle ultime stagioni Bojack, volente o nolente, è annegato negli abissi del suo passato. Seconda e terza serie lo ponevano di fronte alle  proprie mancanze come amico e come figura (pseudo)paterna, errori evidentemente irrecuperabili, proprio come la fine di Sarah-Lynn. Muoiono le persone, in Bojack Horseman 5.

In un panorama di film e serie tv animate dove i protagonisti sembrano (e sono) immortali, dove Bart rimane un mascalzone di otto anni e Brian Griffin può risorgere dopo poche puntate, lo show Netflix se ne frega anche di questi stereotipi e ci pone di fronte alla morte (per cancro, per overdose, per infarto, non certo per idealismo) di persone non perfette, mai belle, ma spaventosamente concrete.

E il conseguente dolore della perdita, l’impossibilità di tornare indietro, si sussumono nella figura sempre più tormentata di Bojack. Che nella quarta stagione fa i conti con le proprie origini, intese come discendenza diretta. La storia di Beatrice Sugarman-Horseman (stagione 4, episodio 2) è forse una delle trame più struggenti mai partorite da una serie tv. Sulle note stupende di “I will always think of you”, sfidiamo chiunque a non versare qualche lacrima nel vedere nonna Sugarman lobotomizzata e Beatrice bambina lasciata a sé stessa.

Tornati ai giorni nostri, la relazione tra Bojack e sua madre sembra evolversi in senso positivo, finché la donna – ormai affetta da demenza senile – non mette a repentaglio la vita della ritrovata sorellastra Hollyhock. E Bojack sprofonda nell’ennesimo abisso di alcol e droghe, in attesa di nuovi sviluppi.

Che sono arrivati. Eccoli, in questa quinta stagione che – ormai da prassi – parte piano, senza apparenti premure. Spariscono i riferimenti, una volta numerosissimi e più o meno divertenti, al vecchio show anni ’90 Horsin’ Around, lasciando che tutto sia assorbito dalla nuova crime-series di cui Bojack è protagonista: Philbert. Il set, come il mood, sono metacinematografici. Devono rispecchiare un “detective spartano, solitario, in equilibrio precario sopra una collina di desolazione”. Più Bojack di così…

BoJack (left, voiced by Will Arnett) in Netflix’s “BoJack Horseman.” Photo courtesy of Netflix.

Bojack Horseman 5 funge poi da definitiva consacrazione di quelli che, già in precedenza, si erano rivelati due mostri sacri: Diane e Princess Caroline. Come già in passato, le due donne rubano più volte la scena (e la puntata) al protagonista. Perfetta incarnazione, ognuna a suo modo, delle donne del nuovo millennio, Diane e Princess Caroline sono in costante lotta con sé stesse e con il mondo che le circonda, neofemminista e ipocrita allo stesso tempo.

Avevamo lasciato Diane con la chiusura del suo matrimonio con Mr. Peanutbutter, e la ritroviamo sola  e con la volontà illusoria di riprodursi nella propria personale versione di “Magia, Prega, Ama”. Ma Diane non è un personaggio fittizio, nel senso che non le bastano un nuovo taglio di capelli e tante buone intenzioni per stare meglio con sé stessa. La sua mancanza di legami con le proprie origini è superata solo dall’incapacità, in qualche modo similare, di crearsi dei rapporti duraturi. E così Diane continua a spezzarsi. Ma sopravvive.

Come tutti in questa serie, dove ogni personaggio porta un bagaglio emozionale tale che alla fine, nel faticoso atto di cadere e rialzarsi, coglie anche l’occasione per mandare lo spettatore a quel paese.

Uno show così crudo e critico come Bojack Horseman, non poteva mancare di dire la sua anche sul movimento “MeToo”e sull’ondata di femminismo hollywoodiana, denunciandone però anzitutto le ambiguità. All’indomani delle denunce sessiste e delle false dichiarazioni/pentimenti che ne sono conseguite, Bojack punta il dito contro il pubblico sovrano che fraintende e santifica, giudica e condanna senza pietà e raziocinio. La morale è sempre in stile Horseman: nessuno si emenda, nessuno si pente davvero.

Allora è inutile scavare troppo a fondo, “il dolore fisico è molto peggio della sofferenza emotiva prolungata”, dice Bojack in uno slancio di sartriano citazionismo. Forse per questo nella serie rimangono invariati, anzi “inanimati”, alcuni personaggi secondari come Todd e Mr. Peanutbutter, emblema di una certa superficialità leggera (che è tale forse anche per stemperare il clima altrimenti troppo serioso di Bojack), e che è tuttavia necessaria per rispecchiare alcuni lati del carattere umano. Se Mr. Peanutbutter rappresenta fin dal principio della serie il lato più positivo e solare di alcune persone, Todd doveva incarnare quel versante più celato dell’animo umano, quello fatto di vizi, dipendenze, e apatia. Ma con il tempo il suo personaggio è arrivato solo ad un’ambivalenza inerte, e persino la trattazione di una tematica tanto nuova e delicata coma la asessualità risulta poco accattivante, se non proprio di cattivo gusto.

Ma si sa, Bojack Horseman gioca scorretto, persino quando sembra stia trasmettendo un messaggio particolarmente educativo. Persino quando si rende conto della propria fama e del successo mondiale che ha riscosso.

Per questo, nel pieno della propria consapevolezza di essere una delle serie tv più amate e in voga del momento, lo show di Raphael Bob-Waksberg ci prende in contropiede. E in questa quinta stagione tinge tutto di un sottile, eppur palpabile ottimismo. Ebbene sì, stavolta il messaggio è positivo. Positivo in stile Bojack, ma pur sempre positivo.

Senza spoilerare un finale che comunque non è affatto come ci si aspettava, la serie non sprofonda più – come invece aveva fatto in passato – nell’oscuro baratro della disperazione, condita di una buona dose di psicofarmaci e autoindulgenza. Stavolta tutto sembra appianarsi, forse non risolversi, ma quanto meno equilibrarsi. E tutto sa di troppo “semplice”.

Se la sofferenza interiore come ci è stata mostrata nell’arco delle prime quattro stagioni è lunga e tortuosa, ma estremamente interessante, la via della guarigione e lo scioglimento di alcuni drammi diventano automaticamente più banali e quindi meno interessanti? Cosa ne è allora dello show empatico, drammatico, lunatico e tanti altri -atico che gli sono stati attribuiti?

Forse niente altro che il puro rifiuto, mai gridato troppo forte, di attribuirsi – o farsi attribuire – le classiche false etichette. Di sfuggire a quella “obsolescenza programmata” che vorrebbe definire forzatamente Bojack Horseman quale prodotto di intrattenimento fine a sé stesso, con un inizio, uno svolgimento e una fine. Nella speranza invece, che uno show del genere possa ambire a qualcosa di più che uno schermo piatto e una piattaforma di streaming.

Michelangelo – Infinito, la recensione del docu-film

Michelangelo – Infinito, la recensione del docu-film

Torna al cinema un appuntamento ormai consueto, quello con la storia dell’arte. Partito da un’idea di Cosetta Lagani direttore artistico Cinema D’Arte Sky, il progetto di portare nelle sale cinematografiche il nostro meraviglioso patrimonio artistico è cominciato nel 2014, con Musei Vaticani, Firenze e gli Uffizi, San Pietro e le Basiliche Papali di Roma, fino ad approdare ai grandi successi Raffaello – Principe delle Arti(2017) e Caravaggio, l’Anima e il Sangue (2018). Quest’ultimo ha portato in sala una cosa come 175.000 spettatori, ottenendo un successo senza precedenti e diventando un vero e proprio caso cinematografico, essendo il primo film d’arte a classificarsi ai primi posti al botteghino.

Sulla scia di questa felice onda, si è deciso di concentrarsi su Michelangelo – più “Angelo che Michel” come ebbe a sottolineare Ludovico Ariosto – cogliendo la qualità quasi divina del suo portento artistico.       

Se nel 1965 il film con Charlton Heston Il Tormento e l’Estasi, ci aveva messo di fronte ad un Buonarroti estremamente romanzato, inserito in una storia a tutto tondo, in Michelangelo – Infinito si opta per il particolare connubio tra il film documentario e la pièce teatrale.

Per la regia di Emanuele Imbucci, qui anche sceneggiatore assieme a Sara Mosetti e al professore di storia dell’arte Tommaso Strinati, il film prende da subito un’impostazione didattica, facendo salire in cattedra nientepopodimeno che Giorgio Vasari, il primo grande biografo di Michelangelo, nonché suo enorme estimatore. Con le sembianze e l’interpretazione perfetta di Ivano Marescotti, Vasari ci introduce al “pittore, scultore et architecto” toscano tramite le parole delle sue Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architettori (parafrasate per l’occasione, onde essere maggiormente comprensibili).

E si parte con una panoramica diacronica e filologicamente attendibile, che va dalle primissime opere in bottega sino agli immortali capolavori che l’artista toscano fece per le committenze più prestigiose. A dare corpo e voce a Michelangelo un perfetto Enrico Lo Verso, somigliantissimo nelle fattezze (un po’ meno nell’intercalare siciliano che ogni tanto emerge). Lo Verso restituisce un uomo tormentato, arrabbiato e mai soddisfatto, pronunciando le parole esatte che emergono dagli scritti michelangioleschi, Rime e Lettere pervenuteci sino ad oggi.

I due protagonisti sono posti in un’ambientazione particolare, una sorta di “Limbo”, diverso per ciascuno dei due. Se quello del Vasari è rappresentato da un teatro anatomico, in legno, all’interno del quale lo scrittore decanta le lodi di Michelangelo, proprio come si trovasse su un palcoscenico, il Limbo personalissimo dell’artista è un luogo fumoso, pieno di blocchi di marmo e pozze d’acqua, specchio del carattere duro e spigoloso dell’uomo.

Michelangelo – Infinito, la conferenza stampa di presentazione

Ma le vere protagoniste sono le opere, sculture, dipinti, affreschi, che grazie  alla risoluzione in Ultra 4K HDR vengono indagate in tutta la loro consistenza materica.

La fotografia, affidata al bravissimo Maurizio Calvesi ( quattro volte vincitore del David di Donatello), fa scivolare luci e ombre sulle superfici (per lo più scultoree) che – dapprima lisce e rifinite – si fanno via via sempre più scabre, ruvide, taglienti, il cosiddetto “non-finito michelangiolesco” (I Prigioni, La Pietà Rondanini, etc) sintomo del tormento di un animo mai soddisfatto del proprio lavoro.

L’empatia col pubblico, già presupposta dalla magnificenza di immagini tanto belle, è edulcorata dalle musiche di Matteo Curallo, che di volta in volta cambiano a seconda del pezzo che stiamo ammirando, sperimentando persino un accenno di rock nella ripresa del prodigioso Mosè di San Pietro in Vincoli, che nella torsione del busto e nell’atto di alzarsi ci fa davvero venir voglia di urlare “Perché non parli?!”.

La collaborazione dei Musei Vaticani ha permesso a Michelangelo – Infinito di varcare le porte non solo della Cappella Sistina, ma anche di quella Paolina, opera meno conosciuta e ultima fatica che Michelangelo realizzò per Paolo III Farnese. Per quanto riguarda la volta e la parete sistina, il film si avvale della FULL CGI che ha permesso alla troupe, grazie anche all’aiuto di storici dell’arte esperti come il professor Vincenzo Farinella, di ricostruire l’ambiente vaticano prima dell’arrivo di Michelangelo, nel 1508.

Di grande effetto, ça va sans dire, la dettagliata esposizione visiva del Giudizio Universale sulle parole ispirate di Dante.

Michelangelo – Infinito è il sesto prodotto di un progetto votato all’Arte, che troppo spesso, incredibilmente nel nostro Paese viene messa in secondo piano. Ma i risultati positivissimi al botteghino dimostrano come invece ci sia bisogno del “Bello”, di assistere commossi a quei capolavori senza tempo.

Il connubio tra antico e moderno è evidente sin nella scelta del titolo, l’accostamento del nome di Michelangelo a quell’aggettivo che, più di trecento anni dopo, gli verrà attribuito da Rodin quando affermava: “Tutte le opere che Michelangelo fece sono così angosciosamente oppresse che paiono volersi spezzare da sole. Quando divenne vecchio giunse a spezzarle davvero. L’arte non lo appagava più. Voleva l’Infinito”.

Sintomo che la storia dell’arte può legare epoche diverse, uomini e culture differenti esprimendosi in un linguaggio universale che parla dritto al cuore.

Michelangelo – Infinito, la conferenza stampa di presentazione

Michelangelo – Infinito, la conferenza stampa di presentazione

Alla presentazione di Michelangelo – Infinito, docu-film di Emanuele Imbucci sulla vita artistica di Michelangelo Buonarroti, interviene anzitutto Cosetta Lagani, responsabile del soggetto e della direzione artistica del film.

«Siamo al sesto film di un progetto partito cinque anni fa con Sky, creato con la convinzione che la storia dell’arte potesse essere raccontata in modo diverso, coinvolgente e positivo, portando così nei cinema di tutto il mondo il nostro patrimonio artistico, e divulgando la cultura del bello» afferma la direttrice di Sky 3D «I dati tecnici parlano chiaro. A novembre 2014 siamo usciti al cinema con Musei Vaticani 3D, caso cinematografico del primo film d’arte tanto di successo da classificarsi al primo posto al botteghino con 31.000 spettatori.

Nel Febbraio 2018, Caravaggio anima e sangue ha sorpreso tutti, riuscendo a portare 175.000 spettatori nelle sale. È evidente da questi dati che C’è davvero il bisogno del Bello. Di diffondere e far godere l’arte ad un pubblico sempre più vasto ed interessato».

«Con Michelangelo – Infinito ci siamo trovati dinnanzi ad una nuova sfida narrativa» continua Cosetta Lagani «Abbiamo impostato il racconto in un mondo di finzione, senza rinunciare alla storia delle opere, che vengono spiegate attraverso occhi, emozioni e voci dei protagonisti. Non abbiamo però voluto rinunciare all’adesione al dato filologico, avvalendoci di professionisti del settore, come il professor Vincenzo Farinella che ha collaborato con sua consulenza e preziosi documenti alla ricostruzione della Cappella Sistina.

Abbiamo cercato di trovare un rapporto di empatico col pubblico ma allo stesso tempo tutto doveva essere assolutamente documentato e autorevole. Tutti i dialoghi sono ricostruiti traendo citazioni direttamente dalle Rime e Lettere di Michelangelo. Per quanto riguarda  Vasari i monologhi sono una parafrasi attentissima di alcuni stralci tratti da Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architettori (nelle varie dizioni giuntina e torrentiniana ndr)».

«È stato un lavoro lungo, e ampi ringraziamenti vanno a  Sara Mosetti,  Claudio Strinati e al regista Emanuele Imbucci che hanno stilato la sceneggiatura» spiega  Cosetta Lagani, e conclude specificando:

«Desidero ringraziare tutte quelle entità,le istituzioni e i musei che hanno collaborato in questo film; nonché le varie eccellenze nel campo cinematografico, come il direttore della fotografia Maurizio Calvesi, il costumista Maurizio Millenotti, lo scenografo Francesco Frigeri, il compositore Matteo Curallo e il responsabile effetti digitali Giuseppe Squillaci.

E poi naturalmente si ringraziano i Musei Varticani e Vatican Media, nonché il Mibac che ha collaborato alle riprese, e la lucky red di Andrea Occhipinti  che ha accolto con entusiasmo questo progetto».

Prende la parola il regista Emanuele Imbucci: «Questo film supera il concetto di documentario d’arte, supera l’idea di portare su schermo la moderna storia dell’arte, e vi immette invece un contenuto certamente autorevole ma mescolandolo alla finzione dei due interpreti. Attraverso le parole di Michelangelo e di Giorgio Vasari parliamo della creazione delle opere d’arte» dice il direttore del film «Abbiamo deciso di porre i due protagonisti entro due ambientazioni differenti, piuttosto irreali, che potessero essere una sorta di “Limbo” personalissimo dell’artista e dello scrittore. Per realizzare il Limbo michelangiolesco, siamo arrivati fino a Carrara, cava di marmo dove lo scultore attingeva enormi blocchi per le sue opere. L’imponenza di quello spettacolo della natura, la sfida che Michelangelo aveva fatto verso questi colossi, doveva essere citata. Quindi nel suo Limbo abbiamo inserito dei blocchi di marmo vero (dal valore inestimabile, pensate che per posizionare alcuni blocchi ci dovevano essere squadre intere che li spostassero con grande cura) in mezzo a pozze d’acqua che fungessero da specchio, nel cui riflesso l’artista evidentemente vedeva l’opera già fatta e finita, come era solito dire». Continua il regista

«La forte emotività trasmessa è coadiuvata da fotografia e musiche che sicuramente collaborano al racconto e si approcciano con dovere al progetto. Coordinati sempre con professor Farinella per essere  filologicamente coerenti, per i musei vaticani e sistina dobbiamo rivolgere un sentito grazie a Giuseppe Squillaci (effetti speciali), col quale ci siamo studiati bene forma cappella e mappa delle giornate di Michelangelo».

«Per quanto riguarda il Limbo di Vasari esso è rappresentato da un teatro anatomico, in legno, semicircolare, avvolgente e accogliente, come accogliente è la figura dello scrittore (mentre al contrario il Limbo michelangiolesco, fatto di materiali duri e ostici, rispecchia il carattere spigoloso e duro dell’artista)».

Intervengono quindi gli unici due attori del film, Enrico Lo Verso, che veste con grande verosimiglianza i panni di Michelangelo, e ringrazia il grande lavoro di preparazione fatto assieme al regista «grazie al quale ho capito quale atteggiamento ci fosse nella preparazione di tutto il film, ricerca ed emozione congiunte che mi hanno permesso di avvicinarmi con molto rispetto per raccontare il percorso creativo di questo genio dell’arte».

Il bravissimo Ivano Marescotti interpreta Vasari, il narratore. «Io conoscevo Vasari così come lo si studiava a scuola, superficialmente, alla stregua di Dante, tanto per prendere un buon voto. Poi da adulto li ho conosciuti meglio entrambi» dice Marescotti «Poi grazie a questo film ho scoperto che mentre il rinascimento finisce definitivamente con Michelangelo, Vasari dà inizio a tutta la critica d’arte contemporanea, stabilendone i modi, i criteri e le fonti. Nel film non ci si limita ad indicare dove si trovano le singole opere d’arte. Ci si basa di più invece sullo stupore che le immagini regalano, una continua meraviglia filmica anche grazie al lavoro fatto da musica e fotografia, che mostra bene la materialità delle opere. Veniamo immersi nel mondo immaginifico del Vasari che afferma semplicemente che Michelangelo è il più grande artista del passato, del presente e del futuro, in eterno».

Il film si basa su ricerca scientifica-artistica molto dettagliata tra bibliografia ed elenco dettagliato delle opere prodotte dal grande artista nel corso della sua carriera.

La consulenza scientifica è stata affidata al Professor Farinella, che si sofferma sui momenti in cui il film mostra l’ingresso in Cappella Sistina, nel tentativo di ricostruire qualcosa che non esiste più, ovvero la decorazione 400esca, quella prima del marzo 1508 quando Michelangelo stravolgerà tutto per sempre.

«Per decisione di Giulio II si volle cancellare  quello che esisteva precedentemente» spiega il professore di Storia dell’arte «attraverso documenti figurativi e fonti, abbiamo tentato una ricostruzione filologica ma anche fantasiosa, perché non abbiamo nessuna immagine che ci restituisca l’aspetto della cappella Sistina così come doveva essere prima del 1508. Sappiamo che la volta era stata decorata da un certo Pier Matteo d’Amelia, nel 1479, ma possiamo ricostruirla solo grazie ad un disegno preparatorio ora conservato agli Uffizi. Nel 1508 a causa di un cedimento, si era venuta a formare una grossa crepa, e questo fu il pretesto di Giulio II per smantellare la vecchia decorazione della  cappella e farne fare una nuova».

«Per ciò che riguarda la parete d’altare, sappiamo che prima del Giudizio di Michelangelo, vi si trovavano – nel  1480 – le decorazioni del  Perugino, tra cui la Pala dell’Assunta, a cui poi è tuttora dedicata cappella. Vi erano inoltre un ritratto di Sisto IV della Rovere e  poi affreschi del Ghirlandaio e Botticelli. Con l’arrivo di Michelangelo Si intervenne pesantemente.

Grazie ad un artista contemporaneo, Marco Romano,  abbiamo reinventato alcuni dipinti di perugino che dovevano trovarsi su quella parete prima che fosse distrutta, per dare un’idea del “pre” Giudizio.

Il Giudizio andava a rompere una composizione completamente armonica creata negli anni precedenti. È una rottura attraverso un mondo metafisico che spezza con l’andamento del resto della cappella».

 

“Al di la di tutto quello che si vede, quello che colpisce di questo film è il ritratto di Michelangelo, un uomo disperatamente critico anche verso se stesso. Nelle lettere ammette la propria durezza e la propria solitudine. L’Aspetto drammatico del personaggio fuoriesce perfettamente nel monologo finale, un Michelangelo sconfitto che si allontana incredulo per non aver potuto raggiungere la perfezione come la voleva lui”.

Il film sarà distribuito in 300 copie da Lucky Red e poi proiettato su Sky Cinema. Michelangelo – Infinito rimarrà nelle sale dal 27 settembre sino al 3 ottobre.

Emilia Clarke madre dei draghi per sempre, ecco il suo tatuaggio

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Emilia Clarke madre dei draghi per sempre, ecco il suo tatuaggio

Emilia Clarke ha celebrato la chiusura di Game of Thrones con un tatuaggio commemorativo che la renderà per sempre la “madre dei draghi“. L’attrice ha condiviso su Instagram una immagine in cui compare sorridente e con il polso destro sollevato, all’interno del polso possiamo vedere un tatuaggio con tre piccoli draghi. La didascalia alla foto dice: Madre dei draghi per sempre. @_dr_woo_ si è accertato che la mamma ricordasse per sempre i suoi piccoli.

L’attrice è stata vista l’ultima volta in pubblico agli Emmy Awards 2018, dove lo show della HBO ha postato a casa ben due prestigiosi premi, quello al migliore attore drammatico, Peter Dinklage, e quello alla migliore serie drammatica.

Emilia Clarke è tra i pochi attori di Game of Thrones ad aver attraversato più o meno indenne tutte le stagioni della serie HBI, insieme a Kit Harington, Sophie Turner, Maisie Williams, Peter Dinklage e pochi altri. L’ottava e conclusiva stagione che andrà in onda nel 2019 vedrà concludersi il percorso del suo personaggio, Daenerys Targaryen, che avevamo lasciato, ignara, tra le braccia del nipote.

Per quanto riguarda il suo futuro cinematografico, l’attrice ha avuto diverse possibilità di uscire dal personaggio, ma nemmeno la partecipazione a Solo: A Star Wars Story sembra averle dato il successo fuori da Westeros (e Essos). Adesso, grazie alla prossima commedia romantica natalizia di Paul Feig, la Clarke tornerà a brillare sul grande schermo.

Ryan Reynolds pubblica divertente video dal set di Six Underground

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Sono tutt’ora in corso le riprese di Six Underground, nuovo film originale Netflix diretto da Michael Bay, protagonista Ryan Reynolds. Proprio l’attore dal set ha postato un divertente video sul sul profilo instagram, in una pausa dalla lavorazione. Nel video Reynolds esalta la pace e la calma che caratterizzano le riprese del film, mentre alle sue spalle accade qualcosa di decisamente poco tranquillo.

 

 
 
 
 
 
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#6Underground @netflix @michaelbay

Un post condiviso da Ryan Reynolds (@vancityreynolds) in data:

Il film che sarà il primo lavoro al di fuori dal franchise di Trasformers sarà su varie location d’italia (da Firenze a Siena, Taranto).

Venom: la soundtrack rivela un “alleato inaspettato” – spoiler

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Venom: la soundtrack rivela un “alleato inaspettato” – spoiler

È stata diffusa la tracklist della colonna sonora originale di Venom, il film SONY in arrivo il 5 ottobre e con protagonista Tom Hardy. Oltre a contenere la nuova canzone di Eminem, la colonna sonora del film è formata da brani musicali originali firmati da Ludwig Göransson, compositore svedese, che ha assegnato a ogni traccia il titolo che indica il rispettivo momento nel film. Proprio per questo c’è da aspettarsi qualche piccolo indizio in merito alla trama del film proprio nell’elenco a seguire. Quindi, se si vogliono evitare spoiler di qualsiasi sorta, è meglio non proseguire con la lettura.

Eccola tracklist della soundtrack di Venom

  • 1. Space Exploration
  • 2. Symbiotes Arrive
  • 3. First Contact
  • 4. Eddie’s Blues
  • 5. Run, Eddie, Run
  • 6. What’s Wrong With Me
  • 7. Panic at the Bistro
  • 8. Humans… Such Poor Design
  • 9. Self Defense
  • 10. Pedal to the Metal
  • 11. Eyes, Lungs, Pancreas
  • 12. You Want Up?
  • 13. Venom Rampage
  • 14. Annie, I’m Scared
  • 15. Parasite
  • 16. Unexpected Ally
  • 17. Battle on the Launch Pad
  • 18. You Belong With Us

Le prime tracce confermano l’origine alinea del simbionte che arriva sulla Terra ma è la traccia numero 16 che comincia a solleticare la fantasia, quel Unexpected Ally (Alleato inaspettato) che potrebbe potenzialmente suggerire un’alleanza tra Venom e un altro simbionte durante il culmine del film. Inoltre sembra molto interessante è anche la traccia che si intitola You Belong to Us (Tu appartieni a noi). Potrebbe essere possibile, stando a queste traccia, che il film finirà con Eddie Brock che rimane legato al simbionte; questa cosa lascerebbe aperte molte vie, nonché le possibilità per un sequel.

Venom, recensione del film con Tom Hardy

Tom Hardy, Michelle Williams, Woody Harrelson, Jenny Slate, Riz Ahmed, Michelle Lee, Reid Scott, Scott Haze, Sam Medina formano il cast di Venom, diretto da Ruben Fleischer e in sala dal 4 ottobre 2018.

Fonte: FilmMusicReporter

Wes Anderson dirigerà un recente Premio Oscar nel suo musical

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Wes Anderson dirigerà un recente Premio Oscar nel suo musical

Wes Anderson è al lavoro su un musical ambientato a metà del secolo e come protagonista ha scelto un recente attore Premio Oscar, anche se non ne è stato ancora rivelato il nome. Negli ultimi anni molti degli attori che hanno lavorato con Anderson sono arrivati all’Oscar e ce ne sono almeno altrettanti che hanno dimostrato di avere doti adeguate a un musical.

A parte la location, un villaggio fittizio della Francia degli anni ’50, si sa ancora molto poco della commedia musicale che seguirà il grandi successo de L’Isola dei Cani, l’ultimo film in stop motion del regista con cui ha conquistato il premio alla regia all’ultimo festival di Berlino.

Tra i recenti vincitori di un Oscar ci sono infatti Frances McDormand e Cate Blanchett, entrambe amiche e collaboratrici di Wes Anderson, mentre Emma Stone, Eddie Redmayne, Gary Oldman e Brie Larson hanno lavorato in musical o hanno avuto una carriera musicale, come quella della Larson all’inizio degli anni 2000.

Tra questi attori papabili, ricordiamo anche Jean Dujardin che, pur avendo vinto un Oscar senza cantare, ha comunque recitato in un musical, The Artist, appunto, ed è francese, cosa che potrebbe avere qualcosa a che fare con la collocazione geografica della storia che verrà raccontata nel film.

Chi di questi è stato scelto dal regista di The Grand Budapest Hotel?

Fonte: The Playlist

Once Upon A Time In Hollywood: tutto quello che sappiamo sul nuovo film di Tarantino

Proseguono a Los Angeles le riprese di Once Upon A Time in Hollywood, decimo lavoro firmato da Quentin Tarantino che vedrà protagonisti Leonardo DiCaprio e Brad Pitt e sarà ambientato negli anni Sessanta, sullo sfondo degli omicidi di Cielo Drive.

Il film arriverà nelle sale cinematografiche il 9 agosto 2019 e questo è tutto ciò che conosciamo finora sul nuovo progetto del regista americano:

Chi interpreterà Charles Manson?

Dopo l’annuncio dell’inizio delle riprese di Once Upon a Time in Hollywood, in molti si sono chiesti chi avrebbe interpretato sullo schermo il celebre criminale Charles Manson, mandante dell’omicidio di Sharon Tate.

La risposta è arrivata nelle ultime settimane da TheWrap che ha rivelato il nome dell’attore che ricoprirà il ruolo nel nuovo film di Tarantino: si tratta dell’australiano Damon Herriman, volto non troppo conosciuto ma celebre per aver recitato nella serie televisiva Justified.

Il cast completo

Once Upon a time in Hollywood

Sembra infinita la lista degli attori che vanno a comporre il cast ufficiale di Once Upon A Time In Hollywood, ma basti sapere che i due protagonisti principali saranno Leonardo DiCaprio (nei panni di Rick Dalton, ex star di una serie televisiva western) e Brad Pitt (lo stunt di lunga data di Dalton, Cliff Booth).

Insieme agli attori anche Margot Robbie (Sharon Tate), Al PacinoTim RothKurt RussellMichael MadsenLena DunhamAustin ButlerMaya Hawke, Lorenza Izzo, Tim RothKurt RussellMichael MadsenLuke PerryDamian Lewis, Dakota FanningRumer Willis, Dreama Walker, Costa RoninMargaret QualleyMadisen Beaty e Victoria Pedretti.

Margot Robbie è Sharon Tate

once upon a time in hollywood

Come annunciato mesi fa e poi rivelato dalla prima foto ufficiale, Margot Robbie interpreterà Sharon Tate nel nuovo film di Quentin Tarantino.

Vi ricordiamo che la giovane attrice fu vittima di un terribile massacro, ad opera della Famiglia Manson, nella sua villa di Beverly Hills insieme a quattro amici, il 9 agosto 1969. All’epoca, la Tate era moglie di Roman Polanski, fuori dal Paese al momento dell’aggressione, e incinta all’ottavo mese del loro primo figlio.

La Robbie è stata confermata nel cast dopo che i primi rumors volevano al suo posto Jennifer Lawrence..

La trama

È stato Quentin Tarantino in persona a rivelare la prima sinossi del film, collegata come annunciato mesi fa all’assassinio di Sharon Tate:

La storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.

Le foto dal set

Con l’uscita nelle sale fissata al 9 agosto 2019, proseguono senza sosta a Los Angeles le riprese del film, di cui abbiamo avuto un assaggio grazie alle foto rubate sul set.

Non c’è ancora traccia di Margot Robbie ma soltanto dei due protagonisti Leonardo DiCaprio e Brad Pitt in compagnia del regista Quentin Tarantino, con il quale i due avevano già lavorato rispettivamente in Bastardi senza gloria e Django Unchained.

Bond 25: Cary Fukunaga primo americano alla regia del franchise

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Bond 25: Cary Fukunaga primo americano alla regia del franchise

Sarà Cary Fukunaga (True Detective) a dirigere Bond 25. A confermarlo ufficialmente è l’account Twitter del franchise che dà finalmente una buona notizia ai fan che cominciavano a dubitare che la produzione riuscisse a mettere in piedi un film dopo l’abbandono di Danny Boyle.

Michael G. Wilson, Barbara Broccoli e Daniel Craig annunciano oggi che  batterà il primo ciak ai Pinewood Studios il 4 marzo 2019 per la regia di Cary Joji Fukunaga. L’uscita in tutto il mondo è prevista per il 14 febbraio 2020. “Siamo lieti di lavorare con Cary. La sua versatilità e innovazione lo rende una scelta eccellente per la prossima avventura di James Bond” hanno dichiarato Michael G. Wilson and Barbara Broccoli.

Fukunaga è il primo regista nella storia del franchise a non essere britannico, segno che forse per Bond 25 la produzione ha deciso di ampliare gli orizzonti, e forse anche la scelta del prossimo Bond potrebbe cadere su un attore non britannico.

Gli ultimi due film di James Bond sono stati diretti da Sam Mendes che ha incassato con i suoi film rispettivamente 1,1 miliardo di dollari per Skyfall (il Bond di maggior successo di sempre, con un Oscar all’attivo) e 880 milioni con Spectre.

Dato il successo che Mendes ha raggiunto con i film, quando ha annunciato che non avrebbe più diretto un Bond Movie, la EON e la MGM si sono date da fare per cercare un rimpiazzo all’altezza.

Cary Fukunaga ha trovato il successo internazionale grazie a True Detective, serie culto in cui ha dimostrato una grandissima capacità e padronanza del mezzo cinematografico. Dopo la sfumata regia dell’adattamento da Stephen King di IT, passata a Andy Muschietti, Fukunaga aspetta ancora la sua grande occasione per tornare sullo schermo d’argento in grande stile. E parlando dell’agente 007 e della sua nuova avventura, siamo sicuri che lo stile non mancherà.

A Star Is Born: il trailer parodia con i Muppets

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Un altro “remake” di A Star Is Born è comparso online nel divertentissimo trailer parodia che vede protagonisti i Muppet Kermit la Rana e Miss Piggy nei panni dei personaggi interpretati sullo schermo da Bradley Cooper e Lady Gaga.

Qui sotto potete dargli uno sguardo. Che ne pensate?

A Star Is Born: la recensione del film di Bradley Cooper

In questa nuova versione di una tormentata storia d’amore, Cooper interpreta il musicista di successo Jackson Maine, che scopre la squattrinata artista Ally e si innamora di lei. Ally ha da poco chiuso in un cassetto il suo sogno di diventare una grande cantante, fino a quando Jack la convince a tornare sotto i riflettori. Ma mentre la carriera di Ally inizia a spiccare il volo, il lato privato della loro relazione perde colpi a causa della battaglia che Jack conduce contro i suoi demoni interiori.

A Star Is Born presenta canzoni originali eseguite dal vivo nel film da Cooper e Lady Gaga, da loro scritte in collaborazione con altri artisti come Lukas Nelson, Jason Isbell e Mark Ronson.  Il cast include anche Andrew Dice Clay, assieme a Dave Chappelle e Sam Elliott.

A Star Is Born è prodotto da Bill Gerber, Jon Peters, Bradley Cooper, Todd Phillips e Lynette Howell Taylor. Ravi Mehta, Basil Iwanyk, Niija Kuykendall, Sue Kroll, Michael Rapino e Heather Parry sono i produttori esecutivi.  La sceneggiatura è di Eric Roth e Bradley Cooper & Will Fetters. A collaborare con Cooper troviamo il direttore della fotografia candidato all’Oscar® Matthew Libatique (Il cigno nero), la scenografa Karen Murphy (It Comes at Night), il montatore tre volte candidato all’Oscar® Jay Cassidy (American Hustle, Il lato positivo, Into the Wild), e la costumista Erin Benach (Drive).  I supervisori delle musiche del film sono Julia Michels (Pitch Perfect) e Julianne Jordan (Edge of Tomorrow).

Warner Bros. Pictures presenta, in associazione con Live Nation Productions, in associazione con Metro Goldwyn Mayer Pictures, una produzione Jon Peters/Bill Gerber/Joint Effort, A Star is Born. Nelle sale dal 5 ottobre 2018, il film sara distribuito nel mondo dalla Warner Bros. Pictures.

Fonte: Twitter

Starforce: 10 cose da sapere (+ 1 teoria dei fan) sulla squadra di Captain Marvel

Introdotta nei fumetti nel 1992 come una speciale squadra di villain, la Starforce è un gruppo di guerrieri Kree riuniti dalla Suprema Intelligenza, composto tra gli altri da Ronan l’Accusatore e Korath Il Persecutore.

La sua controparte dei Marvel Comics ha anche sfidato gli Avengers quando gli eroi tentarono di fermare l’avanzata dei Kree, ma cosa sappiamo davvero del team che farà parte del film su Captain Marvel?

Di seguito 10 segreti (e una teoria dei fan che potrebbe esser stata confermata dal trailer ufficiale rilasciato pochi giorni fa):

Bron-Char ha distrutto lo scudo di Captain America

Bron-Char, personaggio che sullo schermo sarà interpretato dall’attore norvegese Rune Temte, è forse il più “strano” tra quelli dell’ensemble di Captain Marvel. Membro della Starforce nel film, nei fumetti però non ha nessun legame con quell’organizzazione, perché parte di un altro esercito Kree: la Legione Lunatica.

Di fatto Bron-Char è apparso solo in tre numeri dei Marvel Comics, e la sua introduzione è avvenuta in Captain America n. 8, dove distrusse la replica dello scudo di Cap. È probabile che nel film la versione del personaggio verrà cambiata o ampliata.

Il misterioso personaggio di Jude Law

Grazie alle prime informazioni fornite, i fan hanno ipotizzato che il personaggio interpretato da Jude Law nel film fosse Mar-Vell, l’originale Captain Marvel e mentore di Carol. Tuttavia le cose non sono state ancora chiarite del tutto, visto che la sua identità resta ancora un mistero.

È evidente che questo personaggio non è chi appare, anche se l’attore l’ha definito “un guerriero devoto, incondizionato, conservatore, ma ispiratore“. Che sia in realtà il villain Yon-Rogg? Staremo a vedere.

Il ritorno di Ronan l’Accusatore

Come già annunciato, Ronan l’Accusatore e Korath (apparsi in Guardiani della Galassia vol.1) torneranno nel Marvel Cinematic Universe come membri originali della Starforce, dunque scopriremo cosa è successo ai due personaggi prima del loro arrivo nell’universo Marvel.

Dal momento che Captain Marvel è ambientato circa vent’anni anni prima di Guardiani, la versione più giovane di Ronan sarà molto diversa da ciò che abbiamo visto: è ancora un individuo rispettato della società Kree e non ancora il radicale emarginato che conosciamo. Korath invece è stato descritto dall’attore Djimon Honsou come qualcosa di simile alla sua caratterizzazione dei Guardiani, ma più vicino alla sua infanzia.

Korath può tracciare modelli nel cervello

Uno dei poteri mostrati da Korath nei fumetti è probabilmente sfuggito agli spettatori di Guardiani della Galassia, perché non soltanto il personaggio è in possesso di eccezionali capacità di tracking, ma è anche in grado di monitorare psionicamente persone basandosi esclusivamente sulle loro onde cerebrali.

Un potere abbastanza insolito, considerato troppo strano, estraneo o semplicemente non cinematografico, potrebbe giocare un ruolo chiave nel film di Captain Marvel. Chissà se è sarà proprio Korath a manipolare la memoria di Carol Danvers…

Minn-Erva era il nemico di Mar-Vell

Oltre ad essere dotata di un’intelligenza suprema, Minn-Erva è il membro più puramente malvagio della Starforce nei fumetti. Nemica storica di Mar-Vell, aveva cercato di convincerlo ad accoppiarsi con lei per generare figli “geneticamente superiori”.

Tuttavia dalle prime descrizioni del personaggio cinematografico, il personaggio interpretato dall’attrice Gemma Chan sarà forse un po’ più innocua della sua controparte dei fumetti. La Chan ha raccontato a Entertainment Weekly che il suo personaggio è stato la “stella della Starforce fino all’arrivo di Carol Danvers e il suo arrivo rappresenta per lei una minaccia“.

Genetica avanzata

Sia Minn-Erva che Korath sono esperti genetisti., e questo speciale potere derivano da un potenziamento genetico: quello di Minn-Erva fu mutato dalla Psiche-Magnetron, la stessa macchina che garantirà poteri simili a Mar-Vell e Carol Danvers, mentre quello di Korath è il risultato di auto-sperimentazioni usando un modello di mutazione originariamente testato su uno scarafaggio.

Due membri non erano apparsi nei fumetti di Captain Marvel

Oltre a Supremor, due membri della formazione originale della Starforce sono stati apparentemente esclusi dal cast di Captain Marvel: i membri mancanti sono infatti Shatterax e Ultimus. Il primo è un cyborg della specie aliena Kree che ha combattuto contro Iron Man nella guerra Kree-Shi’ar, arrivando quasi a vincere.

Il secondo è sia un Kree che un Eterno, ma considerando i piani dei Marvel Studios per la Fase 4, è probabile che possa tornare protagonista in futuro. D’altronde si tratta dell’ultimo della sua specie a rimanere sulla Terra…

È stata introdotta durante uno scontro con gli Avengers

La squadra dello Starforce è stata introdotta in Avengers n. 346, fumetto scritto da Bob Harras e disegnato da Steve Epting come parte della trama di Operation: Galactic Storm del 1992 in cui vediamo i Vendicatori tentare di mediare la guerra tra Kree e Shi’ar. La Starforce è stata infatti concepita come la risposta dei Kree agli Avengers, ovvero una super squadra composta dai loro migliori guerrieri.

Nei fumetti i Vendicatori arrivano sul pianeta Kala in segno di pace mentre la Starforce crede erroneamente che avessero intenzione di attaccare gli imperatori Kree, così scoppia improvvisamente una guerra fra i due schieramenti.

Suprema intelligenza

Una forza malvagia ha manipolato la Starforce e l’intera Guerra Kree-Shi’ar: l’Intelligenza Suprema, anche nota come Supremor, un vero e proprio membro funzionante del team nascosto a tutti tranne che a Minn-Erva. Con il suo piano malvagio intendeva annientare la maggior parte dei Kree.

Att-Lass ha cercato di derubare Iron Man

Il personaggio di Att-Lass è comparso per il suo grande ritorno nell’evento crossover “Infinity” del 2014, presentandosi come una nuova versione di Titanium Man e collaborando con alcuni dei più grandi nemici di Iron Man per rapinare la Stark Tower.

La teoria dei fan sulla Starforce

Captain Marvel

Grazie al primo trailer ufficiale di Captain Marvel siamo venuti a conoscenza di un dettaglio fondamentale della trama del film: Carol Danvers torna sulla Terra da disertore e non ricorda nulla della sua vecchia vita se non qualche flash, il che spiegherebbe come ha fatto a lavorare con la squadra malvagia della Starforce.

Secondo alcune teorie, il film potrebbe aver adattato parzialmente un arco dei fumetti in cui l’uso dei suoi poteri scatena in Carol Danvers una fortissima emorragia cerebrale che provoca massiccia perdita di memoria; e se il personaggio di Jude Law si rivelasse effettivamente l’alieno Kree Yon-Rogg, allora si confermerebbe l’ipotesi che questi ha usato la perdita di memoria di Captain Marvel per reclutarla nella guerra Kree-Skrull.

Sarà davvero così?

Spider-Man: Far From Home, Peter e Michelle di nuovo insieme – foto

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Continuano le riprese di Spider-Man: Far From Home, il sequel di Spider-Man: Homecoming, che vedrà svilupparsi ulteriormente il ruolo da nuovo Vendicatore dell’Uomo Ragno interpretato da Tom Holland. Dopo la sua avventura su Titano e la sua disintegrazione, Parker avrà accumulato esperienza necessaria per una nuova avventura in solitaria (previa risurrezione in Avengers 4), e con l’eroe cresce anche il ragazzo, nelle foto dal set di nuovo insieme alla sfuggente Michelle (Zendaja).

Fonte foto

A vedere le foto dal set, la prima osservazione frivola che salta alla mente è che il giovane Peter ha ereditato dal suo mentore Tony Stark lo stesso gusto per le donne, brillanti, spiritose, intelligenti e… più alte di loro! Il “mistero” di Michelle non è ancora stato sciolto, ma sembra sempre più chiaro che si tratta di un personaggio completamente nuovo per l’universo dell’Uomo Ragno che, per caso, si fa chiamare MJ, senza nessun legame con la Mary Jane Watson dei fumetti.

Spider-Man: Far From Home, tutto quello che sappiamo sul film

Spider-Man: Far From Home sarà diretto ancora una volta da Jon Watts ed uscirà nelle sale il 5 luglio 2019. Confermati nel cast del film il protagonista Tom Holland nei panni di Peter Parker, Marisa Tomei in quelli di zia May e Zendaya in quelli di Michelle.

Il film sarà girato in diverse città europee oltre che a New York. Le fortunate del Vecchio Continente sono Londra, Venezia Praga.

Captain Marvel e Captain America: esiste una connessione diretta tra loro nel MCU

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Si è già detto in diverse occasione che l’arrivo di Captain Marvel nel Marvel Cinematic Universe sarà l’introduzione di un nuovo eroe in grado di guidare e definire le sorti dell’universo condiviso. Questa introduzione di personaggio, sebbene sia stato detto da molti che è avvenuta tardi e che da tempo si sentiva la necessità di una eroina donna, arriva in realtà perfettamente in tempo con il previsto abbandono di uno dei personaggi che hanno dato forma al MCU fino a questo momento: Captain America

Sebbene, infatti, Tony Stark sia senza dubbio il personaggio più carismatico dei film Marvel, Cap ha plasmato la storia del MCU, soprattutto nella seconda parte, con la Guerra Civile e le sue scelte che hanno condizionato gli eventi a seguire. Adesso, un altro capitano arriva a prendere il suo posto (visto che Avengers 4 sarà l’ultimo film di Steve Rogers/Chris Evans), e in comune con lui non avrà soltanto il nome, ma anche una connessione biografica.

Il trailer di Captain Marvel ci ha rivelato che anche Carol Danvers ha avuto un addestramento difficile, e che come Steve era nelle forze armate USA. Come abbiamo appreso nel film del 2011, Steve era un ragazzo di Brooklyn, profondamente patriottico e puro, che voleva servire il Paese e combattere durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia era estremamente gracile, fino a che il Dr. Abraham Erskine (Stanley Tucci), riuscendo a vedere il potenziale di Steve, un ragazzo dal cuore buono che non si arrendeva mai, non lo scelse per il suo esperimento del Super Soldato. Il resto è diventato storia.

Captain Marvel: un ospite “nascosto” nel poster ufficiale del film

Con la sponsorizzazione di Erskine, infatti, Rogers venne accettato nell’esercito, seguendo un addestramento di base a Camp Lehigh a Wheaton, nel New Jersey. L’esperienza di Rogers nell’allenamento di base è stato un inferno per il giovane patriota. Sempre l’ultimo in marcia, in difficoltà nel salire sulla corda, cose che lo rendevano un bersaglio perfetto per le altre reclute. Ovviamente, grazie al siero del Super Soldato, Rogers è diventato il perfetto esemplare fisico di Capitan America, ma i ricordi delle sue prove al campo di addestramento sono rimaste sempre con lui.

In Captain Marvel, Carol Danvers si schianta sulla Terra e apparentemente non ha memoria della vita che ha condotto prima di entrare a far parte della squadra d’elite Kree chiamata Starforce. Con l’aiuto di Nick Fury (Samuel L. Jackson), Carol cerca di intraprendere un viaggio alla scoperta di sé e del suo passato sulla Terra. Questo include anche la sua precedente carriera come colonnello nell’Aeronautica degli Stati Uniti, dove il suo socio e gregario era Maria Rambeau (Lashana Lynch).

Il trailer lascia intuire che Carol recuperi piano piano i ricordi di  quando era un pilota da combattimento, e prima di questo, la sua formazione di base per diventare un aviatore. E, come Steve Rogers cinque decenni prima, sembra che Carol non fosse un perfetto soldato fin dall’inizio. Anche lei ha avuto problemi a imparare a salire sulla corda, cadendo rovinosamente nella polvere. La scena che mostra come Carol cade e come si rannicchia in posizione fetale riflette direttamente quello di Steve, durante il suo allenamento. Naturalmente, come Steve, Carol si alza sempre e alla fine ottiene i suoi superpoteri, diventando molto più di un semplice essere umano. Ma entrambi le loro vite eroiche hanno avuto un inizio difficile.

Captain Marvel: tutti i dettagli del trailer che vi siete persi

Con Steve Rogers atteso per l’ultima volta in Avengers 4 e con Carol Danvers che invece debutterà nella contemporaneità del MCU nello stesso film (il suo standalone è ambientato negli anni ’90), i parallelismi trai due personaggi potrebbero essere anche più tragici, con un passaggio di testimone drammatico per Rogers e per i suoi fan. Sono entrambi ex soldati, eroi, patrioti con costumi che richiamano la bandiera americana, sarebbe la scelta più logica per la Marvel al cinema.

Tuttavia, i personaggi restano molto diversi e tanto Steve è stato ligio e deciso, tanto Carol sarà impulsiva e in conflitto con se stessa, il che offre una prospettiva di grande interesse sul futuro del Marvel Cinematic Universe.

Captain Marvel: il primo trailer del film Marvel Studios

Vi ricordiamo che alla regia di Captain Marvel con protagonista Brie Larson, ci sono Anna Boden e Ryan Fleck. Il film invece arriverà al cinema l’8 marzo 2019.

Il cast ufficiale: Brie LarsonSamuel L. JacksonBen MendelsohnDjimon HounsouLee PaceLashana LynchGemma ChanAlgenis Perez SotoRune TemteMcKenna GraceClark GreggJude LawAnnette Bening.

Downton Abbey: ecco quando uscirà, la prima vaga trama

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Downton Abbey: ecco quando uscirà, la prima vaga trama

Arriva da Entertainment Weekly la conferma della data d’uscita in sala del film basato sulla serie iTv, Downton Abbey. Il film arriverà nelle sale USA il 20 settembre 2019, il 13 in Inghilterra.

“Da quando la serie è finita, i fan di Downton aspettano il prossimo capitolo della famiglia Crawley – ha detto il presidente della Focus Feature (che produce), Peter Kujawski, in una dichiarazione ufficiale – Siamo entusiasti di far parte di questo incredibile gruppo di registi, attori e artigiani, guidati da Julian Fellowes e Gareth Neame, nel riportare il mondo di Downton sul grande schermo il prossimo settembre”.

Anche se i dettagli della trama sono stati scarsi, il produttore esecutivo, Gareth Neame, ha offerto questa descrizione molto vaga della trama: “Il copione di Julian affascina, emoziona e intrattiene e nelle mani di Brian Percival cercherà di offrire al pubblico tutto ciò che desidera da un film su Downton Abbey.”

Downton Abbey: al via le riprese del film – prima foto

Sono confermati nel cast Maggie Smith,  Hugh Bonneville, Laura Carmichael, Michelle Dockery e Elizabeth McGovern, già star della serie, mentre si aggiungono alla squadra per la trasposizione cinematografica anche Imelda Staunton,  Geraldine James, David Haig, Tuppence Middleton, Simon Jones, Kate Phillips e Stephen Campbell Moore.

La serie, ideata e principalmente scritta dall’attore e scrittore Julian Fellowes, è ambientata fra il 1912 e il 1926, durante il regno di re Giorgio V, nella tenuta fittizia di Downton Abbey nello Yorkshire del Conte e della Contessa di Grantham. La serie segue le vite dell’aristocratica famiglia Crawley e dei loro servitori a partire dal 15 aprile 1912, data di affondamento del RMS Titanic. Alla notizia della tragedia, la famiglia Crawley è sconvolta nell’apprendere che il cugino del conte, James Crawley, e suo figlio Patrick, erede della loro proprietà, nonché della cospicua dote della Contessa Cora, sono deceduti nel naufragio. Nuovo beneficiario diventa il giovane Matthew, cugino di terzo grado della famiglia e avvocato a Manchester. I Crawley, soprattutto la Contessa Madre Violet, inorridiscono al pensiero che ad una persona “che lavora” – senza la minima intenzione di adattarsi alla vita aristocratica da loro condotta – spettino i loro interi averi. Sullo sfondo s’intrecciano le vicende della vita dei numerosi domestici.

Fonte: EW

Beautiful Boy: il secondo intenso trailer con Steve Carell

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Beautiful Boy: il secondo intenso trailer con Steve Carell

Amazon Studios ha diffuso il secondo trailer di Beautiful Boy, il film tratto dai romanzi “Beautiful Boy: A Father’s Journey Through His Son’s Addiction” di David Sheff e da “Tweak: Growing Up on Methamphetamine” del figlio Nic Sheff.

Nel cast del film, insieme ai protagonisti Steve Carell e Timothée Chalamet, anche Maura Tierney e Amy Ryan.

Dati i trascorsi di Carell e Chalamet con l’Academy, è probabile che le loro interpretazioni vengano considerate per una nomination agli Oscar 2019, cosa che non sorprenderebbe affatto. Dopotutto con Chiamami col tuo nome, il giovane attore ha dimostrato di essere un interprete brillante e sensibile, mentre Carell conferma a ogni titolo ormai il suo poliedrico talento.

Scritto da Luke Davies (Lion) e diretto dal belga Felix Van Groeningen (sua la regia di Alabama Monroe), Beautiful Boy vede nel cast Timothée Chalamet, Steve CarellAmy RyanMaura TierneyTimothy HuttonAmy ForsythRicky Low, e Kaitlyn Dever.

L’uscita nelle sale è fissata al 12 ottobre 2018, in tempo per entrare nella corsa della Award Season del prossimo anno.

Beautiful Boy, la recensione del film con Steve Carell

Fonte: Amazon Studios

Avengers 4: la teoria su Tony Stark che tutti speriamo sia falsa

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Avengers 4: la teoria su Tony Stark che tutti speriamo sia falsa

Nonostante tutti i dettagli che ormai sono conosciuti e ufficiali, anche in seguito alle riprese aggiuntive, la trama di Avengers 4 è ancora un mistero. È quindi inevitabile che in molti facciano ipotesi, in base alle informazioni ricavate dalle comunicazioni ufficiali e dagli altri film, che possano anticipare gli eventi del film che chiuderà la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Direttamente da GeekTyrant.com arriva una delle teorie più dolorose che circolano in rete, e che tutti speriamo sia assolutamente falsa. Ecco cosa accadrà a Tony Stark secondo questa triste teoria:

“Dopo gli avvenimenti di Infinity War, Tony torna sulla Terra e fa del suo meglio per andare avanti, esaudisce il suo desiderio con Pepper di diventare padre: ha un figlio. Poco dopo però Ant-Man si presenta alla sua porta con la prova che i viaggi nel tempo sono possibili, così, Tony, che non ha mai superato la scomparsa dei suoi amici Vendicatori e soprattutto di Peter Parker, elabora un piano per invertire lo schiocco di Thanos… Questo piano avrà un prezzo altissimo: rinunciare alle linea temporale in cui diventa padre. 

Avengers 4: Jeremy Renner “insanguinato” dopo le riprese aggiuntive

Arrivato su Vormir seguendo le indicazioni di Nebula, verrà chiesto a Tony un sacrificio importante. Teschio Rosso può scrutare nelle anime delle persone che si trova di fronte, e così infatti apprende che il padre di Thanos si chiamava Alars, chiamando il Titano “figlio di Alars”, appunto. Così, l’ex villain di Captian America, scrutando l’animo di Tony, lo mette di fronte a una scelta dolorosissima: sacrificare la linea temporale in cui ha un figlio, per annullare gli effetti dello schiocco di Thanos, oppure lasciare che il mondo continui, tenendosi suoi figlio e la sua famiglia felice, con i suoi compagni Vendicatori morti.”

Considerando il ruolo da leader di Iron Man all’interno del gruppo dei Vendicatori (con buona pace di Steve Rogers), Tony sembra il personaggio giusto a cui chiedere un sacrificio del genere. Tuttavia non sappiamo ancora quando si svolgerà Avengers 4, ovvero se seguirà le vicende di Infinity War in continuità, oppure se comprenderà un gap di qualche anno.

Avengers 4: Tony e Pepper di nuovo in coppia per l’ultima volta

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Il complicato mondo di Nathalie: il trailer e il poster italiani

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Il complicato mondo di Nathalie: il trailer e il poster italiani

Arriverà il prossimo 11 ottobre distribuito da Officine UBUIl complicato mondo di Nathalie, la toccante commedia francese diretta da David e Stéphane Foenkinos. Di seguito il trailer italiano del film:

E se quando tutto sembra andare storto, la vita ti chiedesse solo di sorridere un po’ di più? Di questo e molto altro racconta la toccante commedia francese Il complicato mondo di Nathalie, il ritratto sincero e ironico di una donna alle prese con gli improvvisi cambiamenti e le difficoltà di un periodo di passaggio come i 50 anni. Per la regia di David e Stéphane Foenkinos, il film, con il Premio César Karin Viard (La famiglia Bélier, Delicatessen), sarà dall’11 ottobre al cinema con Officine UBU.

Ecco il poster italiano del film:

il complicato mondo di NathalieProtagonista del film è Nathalie, professoressa di lettere divorziata e madre di una giovane ragazza, alle prese con un momento delicato, pieno di insoddisfazione e nostalgia, che la costringerà alla fine a cercare più a fondo le motivazioni del suo malessere. Nel frattempo però, non sempre i suoi comportamenti e il suo sarcasmo saranno ben accolti da familiari, amici e colleghi…  

La storia di una donna schietta e senza peli sulla lingua, ma che si fa amare perché umana, unica, vera, tra appuntamenti stravaganti, una figlia che cresce e incontri che le cambiano la vita. 

“Sono stata immediatamente attratta dal ruolo di Nathalie – dichiara Karin Viard parlando dell’originalità del suo personaggio. Spesso ci vengono raccontate storie di donne che si avvicinano ai cinquant’anni che vogliono andare a letto con uomini più giovani o altre che sono semplicemente alla frutta. Qui invece abbiamo a che fare con un personaggio complesso, come piacciono a me. Un personaggio pieno di sfaccettature.”  

Fonte: Officine UBU

X-Men: come introdurre i Mutanti Marvel nel MCU

X-Men: come introdurre i Mutanti Marvel nel MCU

A seguito dell’accordo fra Disney e Fox, con la prima che ha finalmente acquisito tutte proprietà cinematografiche dell’altra, gli X-Men e i Fantastici Quattro torneranno “a casa” per la gioia dei fan. Questo vuol dire che adesso i Marvel Studios, in seno alla Disney, non solo potranno utilizzare la parola “mutanti”, ma anche avere accesso a tutti quei personaggi che fino a questo momento gli erano preclusi.

Nelle scorse settimane il CEO della Disney, Bob Iger, ha già confermato che i nuovi eroi si uniranno al MCU e se tutto andrà come previsto, nel 2019 l’universo condiviso guadagnerà tutti i personaggi che ben conosciamo.

Ma come potrebbero essere introdotti senza alterare la continuity raggiunta finora? Ecco quattro possibili soluzioni (via ScreenRant):

I problemi dell’adattamento dei fumetti

I fumetti sui mutanti Marvel ci hanno offerto lunghi ed importanti archi narrativi fondamentali per definire i loro caratteri e poteri. Prendiamo ad esempio Magneto e la sua motivazione legata agli orrori che ha subito durante l’Olocausto, o Wolverine, la cui storia inizia addirittura nel 1800. Quando si tratta di adattarli per il grande schermo, il compito non è mai semplice.

Tuttavia una soluzione ci sarebbe: se l’esposizione alla gemma della mente ha innescato i geni X di Scarlet Witch e di Quicksilver, non è escluso che un piccolo numero di mutanti abbia effettivamente attivato i loro poteri in passato. Difficile immaginare quale energia abbia potuto innescare i poteri di Wolverine nel 1800, ma i fumetti di Apocalypse hanno sempre legato questa storyline alla razza aliena conosciuta come i Celestiali, e raccontato che Magneto venne sottoposto agli esperimenti dell’ Hydra durante la seconda guerra mondiale.

Altri mutanti avrebbero potuto ottenere i loro poteri esponendosi alle radiazioni dei test della bomba atomica…

Questo adattamento permetterebbe ai Marvel Studios di mantenere intatta la continuity senza bisogno di fondere diverse timeline o riscrivendo da zero le origini dei personaggi.

La minaccia mutante e la continuity del MCU

Al centro delle storie sugli X-Men c’è, come sapete, la battaglia contro il pregiudizio e il fanatismo, con il professor X che lotta per proteggere un mondo che odia e teme i Mutanti. Tuttavia qualcosa non torna nella mente dei fan dei fumetti: perché questi personaggi non esistono nello stesso mondo dei Vendicatori? Come mai un team con tali poteri non può essere sfruttato? Dove sono nascosti nell’universo Marvel?

Il contesto attuale del MCU ci ha presentato gli eroi in situazioni complicate, ben lontani dall’assoluta celebrazione o perfezione, alcuni dei quali trattati come veri freak dalla società; dunque non sarebbe troppo difficile immaginare oggi uno scenario migliore per introdurre i mutanti.

Il dubbio rimane, ma è anche uno stimolo per i futuri spettatori: abbiamo già visto personaggi che hanno subito mutamenti genetici (Captain America), ma cosa li differenzia dagli X-Men? Che tipo di esperimenti giustificheranno la natura “diversa” dei Mutanti? Sta allora ai Marvel Studios trovare una adeguata soluzione di continuity e originalità.

Inhumans

Originariamente la Marvel aveva programmato un film su Inhumans prima di Avengers: Infinity War, con la famiglia reale di Attilan che si sarebbe poi unita agli altri supereroi del MCU, ma dal momento che il terzo capitolo sui Vendicatori è stato ispirato per la maggior parte dai fumetti di Infinity del 2013 di Jonathan Hickman, i piani sono cambiati.

È giusto pensare che l’idea iniziale avrebbe portato Thanos ad attaccare la città degli Inuhumans e quindi la fonte di ogni mutazione inumana, provocando un evento cosmico unico nel suo genere, con un rilascio di energia in tutto il mondo che avrebbe innescato geni mutanti latenti.

In un futuro “futuribile” dai Marvel Studios i bambini nascerebbero con geni X attivi, non dormienti, e le loro mutazioni si innescherebbero al raggiungimento della pubertà – proprio come nei fumetti.

Il gene X latente potrebbe diventare la chiave per il MCU

La chiave per introdurre i mutanti potrebbe già essere in uno dei mutanti del MCU. Quando Scarlet Witch e Quicksilver sono stati introdotti al cinema, la Fox deteneva aveva i diritti sui personaggi, motivo per cui Avengers: Age of Ultron ce li ha presentati come due gemelli figli di “miracoli” e sopravvissuti a pericolosi esperimenti con lo scettro di Loki.

Tuttavia il dizionario visivo Marvel ha suggerito che la Gemma della Mente presente nello scettro non ha attribuito poteri a chi non ne aveva, ma che potrebbe aver svegliato qualcosa che già c’era, e che potrebbe essere proprio quel gene mutante che adesso può essere nominato. Non si fa ancora riferimento a una mutazione, ma la direzione sembra segnata.

Nei fumetti, i mutanti “latenti” sono persone nate con un gene X dormiente, e se il gene X viene attivato, solitamente da un potere esterno, la loro mutazione verrà attivata e questi avranno accesso alle loro abilità. Secondo questa teoria, Wanda e suo fratello Pietro potevano semplicemente essere le uniche persone esposte alla Pietra della Mente in possesso dei geni X dormienti, e ciò spiegherebbe perché i poteri di Quicksilver sembrano così stranamente estranei alla Pietra della Mente: gli esperimenti di Strucker hanno innescato poteri latenti che erano già lì.

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