Arriverà il 22 novembre nelle sale
italiane Ralph
Spacca Internet, il sequel di Ralph
Spaccatutto, prossimo film Disney. Già dalle prime
immagini dai vari trailer diffusi in rete, abbiamo capito che la
casa di Topolino ha di nuovo alzato il tiro, espandendo l’universo
del film e caricando più sui personaggi, avvalendosi dello
sconfinato gruppo di proprietà intellettuali.
Nel film compaiono così i
TIE-Fighter di Star
Wars, Iron Man del MCU e persino le Principesse
Disney, protagonista di una spassosissima sequenza con Vanellope.
Tuttavia, nonostante l’acquisizione, tra le principesse Disney non
compare Leia Organa, principessa dell’universo di Star Wars ma
adesso adottata da Disney in seguito all’acquisizione della
Lucasfilm da parte della Casa di
Topolino.
Rich Moore,
co-regista di Ralph
Spacca Internet, ha spiegato così la decisione di
lasciare fuori Leia: “Lo abbiamo deciso… voglio dire che ci
sono un sacco di principesse che vengono dai film Disney e che non
sono canoniche come Pricinpesse Disney, e io non so in base a cosa
le scelgono. Non so come vanno certe cose. Credo sia una roba come
quando si elegge un papa in Vaticano che esce fumo bianco da un
camino e si proclama ‘Vaiana è una principessa’. Quindi abbiamo
deciso che avremmo usato solo le principesse ufficiali, quelle note
come Principesse Disney. Non che non ci piacciano Kida di Atlantis,
Megara di Hercules o Esmeralda de Il Gobbo di Notre Dame, ma
abbiamo deciso che avremmo usato solo le ufficiali.”
Ci sarà sicuramente spazio, prima o
poi per una citazione o un cameo di Leia in qualche altro film
Disney!
Avvistati sul set di Once Upon A Time In HollywoodBrad
Pitt, Lena Dunham e Margaret
Qualley durante una pausa fra le riprese del film, che
vede alla regia Quentin Tarantino.
Vi ricordiamo che nel cast figurano
anche Leonardo DiCaprio, Margot
Robbie, Lena
Dunham, Austin
Butler, Maya
Hawke, Lorenza IzzoAl
Pacino, Tim Roth, Kurt
Russell,Michael
Madsen,Luke
Perry, Damian
Lewis e Dakota Fanning.
Qui sotto alcune immagini rubate e
pubblicate da Just Jared:
Tarantino in persona ha
rivelato la sinossi del film, collegata come annunciato mesi fa
all’assassinio di Sharon Tate:
La
storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che
viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick
Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva
western, e il stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi
stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono
più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon
Tate.
Il nuovo anno è alle porte e sono
diversi i titoli in lavorazione o sviluppo per quanto riguarda la
sfera dei cinecomic (sia Marvel che DC). Un inizio di
stagione che si preannuncia elettrizzante con l’uscita di
Aquaman a Dicembre 2018 e Captain Marvel a Marzo 2019, ma la
lista degli standalone che saranno presto al cinema è davvero
lunga.
Scopriamo di seguito i 15
titoli più attesi in arrivo sul grande schermo:
SPIDER-MAN: FAR FROM HOME
Continuano le riprese
di Spider-Man: Far From
Home, il sequel di Spider-Man: Homecoming, che
vedrà svilupparsi ulteriormente il ruolo da nuovo Vendicatore
dell’Uomo Ragno interpretato da Tom Holland.
Dopo la sua avventura su Titano e la sua disintegrazione, Parker
avrà accumulato esperienza necessaria per una nuova avventura in
solitaria (previa risurrezione in Avengers 4)?
Il film sarà diretto ancora una
volta da Jon Watts ed uscirà nelle sale
il 5 luglio 2019. Confermati nel
cast il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya in quelli di Michelle.
SHAZAM!
Shazam! farà parte
dell’Universo Cinematografico DC e seguirà le
uscite
di Aquaman e Wonder Woman 2, gli altri due
attesi titoli di casa DC.
Nel cast Zachary
Levi (Shazam!), Asher
Angel (Billy Batson), Mark
Strong (Dr. Thaddeus
Sivana), Jack Dylan
Grazer (Freddy), Grace
Fulton (Mary), Faithe
Herman (Darla), Ian
Chen (Eugene), Jovan
Armand (Pedro), Cooper
AndrewseMarta
Milans (genitori adorrivi di
Billy, Victor e Rosa Vasquez), Ron Cephas
Jones (Il Mago).
Questa la sinossi
ufficiale: Abbiamo tutti un
supereroe dentro di noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo
fuori. Nel caso di Billy Batson, gli basta gridare una sola parola
– SHAZAM! – affinché questo ragazzo adottato di 14 anni possa
trasformarsi nel Supereroe Shazam per gentile concessione di un
antico mago. Ancora bambino all’interno di un corpo divino, Shazam
si diverte nella versione adulta di se stesso facendo ciò che
qualsiasi adolescente farebbe con i superpoteri: divertirsi!
Volare? Vedere a raggi X? Saltare i compiti a scuola? Shazam vuole
testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa imprudenza di un
bambino, ma dovrà padroneggiare rapidamente questi poteri per
combattere le forze mortali del male controllate dal Dr. Thaddeus
Sivana.
WONDER WOMAN 1984
Wonder Woman
2 arriverà al cinema il 1 novembre
2019. È stato confermato
dalla Jenkins durante lo scorso
CinemaCon che il film sarà ambientato negli anni Ottanta,
rivelando al pubblico un’altra epoca iconica in cui svolgere le
avventure di Diana.
L’ordine cronologico del personaggio
è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era
contemporanea di Batman v Superman: Dawn of
Justice per poi tornare al vecchio secolo
con Wonder Woman.
Il film vedrà ancora come
protagonista Gal Gadot opposta
a Kristen Wiig, scelta per interpretare la
villain Cheetah. L’ultimo acquisto del cast è Pedro
Pascal, di cui non è stato ancora confermato il
personaggio. Il film sarà ambientato durante la Guerra Fredda e la
sceneggiatura è stata curata da Goeff
Johns e Patty Jenkins.
CAPTAIN MARVEL
Arriverà nelle sale l’8 marzo 2019
Captain Marvel, primo cinecomic
dei Marvel Studios ad avere una supereroina come
protagonista, diretto da Anna
Boden e Ryan Fleck.
Il
cast ufficiale vede Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
Questa la prima sinossi ufficiale:
Basato sul
personaggio dei fumetti Marvel apparso per la prima volta
nel 1968, il film segue Carol Danvers mentre diventa uno degli eroi
più potenti dell’universo. Quando la Terra viene coinvolta in una
guerra galattica tra due razze aliene, è lì che Captain Marvel interverrà. Ambientato negli
anni ’90, il cinecomic è un’avventura tutta nuova che racconterà un
periodo inedito nella storia dell’universo cinematografico Marvel.
GAMBIT
Intervistato sul red
carpet di Deadpool 2, il produttore del
franchise sugli X-Men Simon Kinberg ha
svelato qualche aggiornamento su Gambit,
rassicurando i fan sull’inizio delle riprese:
“Abbiamo
una sceneggiatura che amiamo e che Channing [Tatum] ama. Abbiamo
incontrato diversi registi nelle ultime due settimane e speriamo di
sceglierne uno prima possibile, così da iniziare le riprese già
alla fine dell’estate.“
Nonostante le varie tegole piombate
sul progetto (l’addio del regista, vari rimandi all’inizio delle
riprese) sembrerebbe tutto pronto a ripartire
per Gambit, il cinecomic
con Channing Tatum la cui uscita è
prevista nel 2019.
A confermare che il film è ancora
vivo è stato proprio Kinberg: “Non
abbiamo ancora avuto alcuna discussione sull’acquisizione da
parte della Disney dei diritti cinematografici della Fox per le
proprietà Marvel, perché ritengo che
legalmente io non sia autorizzato a parlarne fino a quando non sarà
terminato. Posso dire che, per ora, stiamo semplicemente andando
avanti con i nostri progetti, la X-Force e Gambit. La speranza è di
continuare fino a quando non ci verrà detto il contrario.“
THE FLASH
Confermato a febbraio 2019 l’inizio
delle riprese di The
Flash, il film con Ezra
Miller che vedrà protagonista il personaggio di
Barry Allen dopo le due apparizioni in Batman v
Superman: Dawn of Justice e Justice League.
Il suo ruolo, amato dalla quasi
totalità degli spettatori, lo ha reso perfetto per continuare a
sfruttare un progetto che, in generale, non ha entusiasmato il
pubblico, visto che Justice League non
ha affatto tenuto fede alle speranze e alle attese del pubblico.
Tuttavia Ezra Miller continuerà a
interpretare il personaggio, e con lui ci saranno John
Francis Daley e Jonathan
Goldstein, registi scelti dalla Warner Bros. La
sceneggiatura invece porta la firma di Joby
Harold.
Contrariamente ai titoli finora
prodotti dalla Warner Bros., sembrerebbe che The
Flash adotterà un tono più leggero da commedia,
con una trama più semplice del previsto che non includerà viaggi
nel tempo, realtà alternative o catastrofi di livello mondiale.
Per un periodo abbastanza lungo, il
film si era intitolato Flashpoint, con un riferimento ben preciso a
una specifica storia a fumetti, molto intensa e anche molto amata.
Adesso però il film è tornato a chiamarsi The
Flash mentre i dettagli di personaggi e trama
potrebbero essere rivelati da un momento all’altro.
Kiersey
Clemons ha recentemente confermato che tornerà nei
panni di Iris West dopo che la sua scena
era stata tagliata da Justice League. Dunque
sembrerebbe che la Warner bros. abbia grandi progetti per lei nello
standalone. Inoltre, come riportato nelle ultime settimane,
anche Billy Crudup tornerà per
interpretare Henry Allen, personaggio
introdotto in Justice League.
VEDOVA NERA
Sarà Cate
Shortland a dirigere lo standalone
su Vedova Nera annunciato nel corso di
quest’anno dai Marvel Studios e che vedrà
protagonista la supereroina interpretata da Scarlett Johansson. La regista
australiana ha sbaragliato la ricca concorrenza (per questo lavoro
erano state contattate più di 60 candidate) ed è nota per aver
firmato le
pellicole Somersault, Lore e Berlin
Syndrome.
È stato inoltre confermato che il
film sarà ambientato prima degli eventi di The
Avengerse racconterà il percorso di formazione di Natasha
Romanoff fino al suo arrivo nello SHIELD.
Lo standalone riprenderà le sorti di Natasha
Romanoff quindici anni dopo la caduta dell’Unione
Sovietica negli Stati Uniti. Detto ciò, è evidente che il film si
piazzerà in un momento della timeline antecedente
a Iron Man 2 (dove Vedova Nera debuttava
ufficialmente).
Probabile
quindi un’ambientazione a metà degli anni 2000, una posizione
storica che potrebbe ammettere la tanto sperata reunion tra Natasha
e Clint Barton (Occhio di Falco) mentre
collaborano a Budapest, oppure il primo incontro fra l’eroina e
il Soldato d’Inverno.
Vi ricordiamo la
sceneggiatura del cinecomic è stata affidata a Jac
Schaeffer (già autrice di TiMER, Nasty
Woman, Frozen – Le avventure di Olaf).
THE BATMAN
Finalmente esiste una sceneggiatura
per The
Batman. A confermarlo è Umberto Gonzales che su
Twitter dichiara che la prima stesura della sceneggiatura del
film a firma di Matt Reeves è
completa.
Quando il regista prese il posto
di Ben Affleck alla regia del film, mise
da parte la sceneggiatura scritta da Affleck stesso
con Geoff Johns e decise di ricominciare
dall’inizio. Decisione saggia, se votata ad avere il pieno
controllo di un progetto che ne avrebbe beneficiato in coerenza.
Naturalmente, il regista ha impiegato un po’ di tempo a mettere
insieme i pezzi di una nuova storia e sembra che adesso esistano
effettivamente dei progressi reali in merito, almeno per quanto
riguarda il report di Gonzales che deriva direttamente da una fonte
alla Warner Bros.
A questo punto, con una storia
solida, lo studio può procedere più speditamente, dall’ingaggio di
nuovi attori alla costruzione di un piano di lavorazione
dettagliato, fino alla realizzazione di concept, costumi e altri
dettagli che contribuiscono alla produzione e alla nascita di un
film. Questo vuol dire che la miriade di attori nominati
per sostituireBen
Affleck potrebbe finalmente essere non più soltanto
una voce, ma delle realistiche considerazioni da parte dello studio
che, avendo la storia, può sperare di catturare l’interesse
dell’attore che sceglierà.
Naturalmente non è dato certo che
Affleck sia ufficialmente fuori dal ruolo e non è affatto certo,
inoltre, se nel film torneranno personaggi
come Deathstroke,
Alfred o Gordon, tutti ruoli
che avevano trovato nuovi volti in Justice
League e che adesso sono in bilico esattamente come
il mantello di Batman attaccato alle spalle di Ben
Affleck. Non sappiamo infatti se J.K.
Simmons, Jeremy
Irons e Joe
Manganiello torneranno ad interpretare i personaggi
in cui li abbiamo già visti recitare. Probabilmente tutte le
risposte sono già custodite nelle pagine che Reeves ha appena
finito di scrivere.
BLACK PANTHER 2
A poche settimane dall’uscita nelle
sale e dopo giorni di speculazione, è arrivata finalmente la
conferma: i Marvel
Studios produrranno un sequel di Black Panther.
Ad annunciare la lieta notizia è proprio Kevin
Feige, rivelando i piani sul futuro del MCU a EW:
“Non ho niente di specifico da
rivelare, tranne che faremo assolutamente il sequel. D’altronde noi
dei Marvel Stuidos amiamo realizzare un
film sognando cosa potremmo fare in un ipotetico sequel. Per adesso
abbiamo qualche idee e una direzione abbastanza solida su dove
vogliamo che il film vada a finire“.
Chiunque è rimasto affascinato dal
personaggio di Laura, la figlia “ritrovata”
di Logan nel film che ha chiuso la saga
di Wolverine con Hugh
Jackman. Da lì i fan hanno iniziato a sognare uno
standalone tutto dedicato alla giovane supereroina, possibilità
diventata sempre più concreta visto il successo raggiunto da
Logan.
Il regista James
Mangold ha perfino scherzato dicendo che tornerebbe
volentieri dietro la macchina da presa per il film, e si vocifera
dell’esistenza di una sceneggiatura. Staremo a vedere.
SPAWN
Spawn, il celebre
fumetto, arriverà presto al cinema con la regia del suo stesso
autore Todd McFarlane. Nel cast sono
stati confermati Jamie Foxx e Jeremy
Renner.
Uno dei commenti più interessanti
però riguarda il paragone azzardato con altre due pellicole uscite
negli ultimi anni, entrambe protette dall’etichetta r-rated per i
contenuti vietati ai minori e il linguaggio esplicito,
ovvero Deadpool e Logan,
con McFarlane convinto che “Spawn sarà molto, ma molto più
scorretto di quei due film. Deadpool aveva qualche nudo e un paio
di scene davvero forti, ma rientrava nei canoni del vietato ai
minori di tredici anni“.
“Quando parlo di r-rated,
intendo poco divertimento e contenuti per adulti. Perché chi
leggeva da adolescente i fumetti di Spawn, come ho fatto io, ora ha
trentacinque anni, ed è come se il pubblico fosse cresciuto con
me“.
NIGHTWING
Chris McKay,
regista di The Lego Batman Movie, sta lavorando
all’adattamento del personaggio dei fumetti DC da Febbraio 2017,
anche se non sono ancora stati annunciati trama e cast
ufficiali.
In merito al progetto
su Nightwing, McKay aveva elogiato
l’approccio della WB: “Warner Bros è lo studio più attento
al processo creativo di qualsiasi altro studio in cui io vorrai
lavorare. Basta guardare il ruolo di registi di classe mondiale che
hanno lavorato alla Warner Bros e l’hanno resa quella che è adesso.
Questo è esattamente il modo di come gestiscono questi
film”.
KITTY PRYDE
Quello
su 143 potrebbe diventare davvero il
film più intrigante – almeno sulla carta – della saga degli X-Men.
Il progetto è in fase di sviluppo in casa Fox, curato dal
fumettista Brian Michael Bendis e
scritto nientemeno che da Tim Miller.
Pur non avendo ancora un titolo, la
pellicola dovrebbe avere come protagonista Kitty
Pryde, tuttavia non sono ancora stati rivelati dettagli
importanti, quindi sono notizie da leggere con cautela.
In ogni caso questo sarebbe il primo
film dell’universo degli X-Men diretto da Tim Miller dopo che il
regista aveva lasciato Deadpool
2 a David Leitch per
“divergenze produttive” con Reynolds e co.
BATGIRL
Batgirl potrà
non debuttare nel cinecomic collettivo Birds of
Prey – come rivelato nelle scorse settimane – ma
la Warner Bros. sta ancora lavorando per portare sul grande schermo
il suo standalone ed è in cerca della perfetta interprete.
Voci di corridoio riportate nelle
ultime ore affermano che la produzione vorrebbe scegliere un
prototipo di attrice alla Kristen Stewart,
lasciando intendere che sia proprio l’americana la candidata numero
uno per il ruolo.
Dopo l’addio di Joss
Whedon, la Warner Bros ha ripreso in mano il progetto
di Batgirl, e adesso ha affidato la
sceneggiatura a Christina Hodson, che ha già
convinto lo studio delle sue doti firmando il primo script
per Birds of
Prey e per Bumblebee.
THR riporta che la Hodson è
stata incaricata di redigere il nuovo script, che sicuramente sarà
differente dalla prima versione firmata Whedon. Sembra chiaro che,
dopo il successo di Wonder Woman,
la DC Films e la Warner
Bros stiano puntando su un franchise al
femminile.
Per quanto riguarda la regia del
film, già quando venne annunciato l’addio di Whedon, si parlò della
volontà di assumere una regista. Ma chi sono le candidate? In
prima linea ci sono Ava
Dunernay e Michelle McLaren, ma
potrebbero essere considerate persino Katheryn
Bigelow e Susanne Bier. Fuori
quota ma sempre papabili, ci sono Reed
Morano e Ana Lily Amirpour.
Insomma, i giochi sono aperti e una
nuova regista presto verrà annunciata per il progetto. Questa nuova
notizia però non fa certo del bene alla Warner
Bros che ancora una volta conferma di non avere
progettualità nella programmazione dei suoi progetti.
MULTIPLE MAN
Dopo i già
annunciati New Mutans, X-Men: Dark
Phoenix e Gambit (con Channing
Tatum e diretto da Gore
Verbinski), la 20th Century Fox ha confermato la
produzione di un nuovo spin-off del franchise dedicato agli X-Men
che avrà come protagonista James
Franco nei panni di Jamie Madrox
alias Multiple Man.
Il progetto vedrà l’attore anche
nelle vesti di co-produttore e ha già ingaggiato lo sceneggiatore
di Wonder Woman Allan Heinberg, forte
del recente successo del cinecomic DC.
Non è la prima volta che il mutante
dalle molteplici facce appare sul grande schermo: già nel 2006,
in X-Men: Conflitto Finale, Eric Dane aveva
interpretato il personaggio. Nei fumetti invece, Madrox fa la sua
comparsa nel 1975 sul numero 4 del Giant-Size Fantastic
Four.
Il CEO Disney Bob
Iger non ha dubbi, la persona adatta a guidare e gestire
l’introduzione dei mutanti Marvel, fino ad ora in
“possesso” della Fox, nell’universo cinematografico di
appartenenza, quello Marvel appunto, in seno a Disney, è
Kevin Feige.
Iger lo ha dichiarato durante una
lunga intervista con THR, a cui ha parlato di alcune cattive decisioni relative al
franchise di Star Wars ma anche di tutto ciò che di buono è
stato realizzato grazie a Feige e alle proprietà intellettuali dei
fumetti. Fantastici Quattro e X-Men entrano, con
l’acquisizione Fox, nel ventaglio di possibilità
della Casa delle Idee, che a tempo debito e dopo che tutti gli
accordi saranno ultimati e siglati, farà in modo di introdurre i
mutanti nel MCU.
Secondo Iger, la persona a cui
affidare questo compito può essere soltanto Feige perché secondo
lui è perfettamente sensato che tutte le proprietà Marvel siano supervisionate dalla
stessa squadra, guidata proprio da Kevin Feige.
Secondo il CEO Disney, non avrebbe nessun senso
avere due teste per lo stesso corpo, due Marvel e Feige ha dimostrato
ampiamente di riuscire ad avere sempre l’idea giusta.
Il futuro dei fumetti Marvel al cinema è quindi sempre
più che mai concentrato nelle mani di Feige, che dopo l’ottimo
lavoro durato dieci anni ai Marvel Studios, è pronto ad
affrontare una sfida ancora più grande: continuare a fare film di
successo con lo stesso materiale ma arricchito e più complicato da
gestire.
Se oggi la parola
cinecomicMarvel fa rima con grande
incasso al box office, ci sono stati anni in cui questo tipo di
film non riusciva a smuovere grandi fette di pubblico e a
registrare numeri da capogiro.
Colpa della strategia di marketing,
o delle storie poco interessanti, o delle visioni contrastate dei
registi, fatto sta che nell’ultimo ventennio ci sono diversi esempi
di fallimento che molti fan tendono a dimenticare.
Ecco allora di seguito 10
cinecomic Marvel che si sono
rivelati perfetti flop al botteghino mondiale:
HULK
Prima dell’arrivo di Edward
Norton e Mark Ruffalo, il personaggio di
Bruce Banner venne interpretato sul grande schermo da Eric
Bana, protagonista nel 2003 di Hulk
diretto da Ang Lee.
A fronte dei 137 milioni di dollari
spesi per la produzione, ci si sarebbe aspettata un’altra
prospettiva al botteghino, cosa che non si realizzò mai: meno di
132 i milioni incassati globalmente da un cinecomic che verrà
riavviato cinque anni dopo dai Marvel Studios con L’incredibile
Hulk.
THE PUNISHER
The Punisher, il
film Marvel uscito nel 2004 che vedeva
protagonisti Thomas Jane e John
Travolta, non è stato esattamente il successo che la
Lionsgate si aspettava.
Non bastò quindi un cast di tutto
rispetto e una storia valida a salvarlo dalle sorti del botteghino,
dove riuscì a registrare risultati ai minimi storici e guadagnare
soltanto 33 milioni di dollari negli Stati Uniti e 20 milioni
oltreoceano.
PUNISHER: WAR ZONE
Pur partendo da un budget più ampio
rispetto al film del 2004, il sequel Punisher: War
Zone ha ricevuto al botteghino un’accoglienza a dir poco
imbarazzante, sia per quanto riguarda la critica che il
pubblico.
Costato 35 milioni, il film è
riuscito a guadagnare soltanto 8 milioni di dollari negli Stati
Uniti, mentre in Europa e resto del mondo 10 milioni. Davvero
deludente…
FANTASTICI 4
Nel disperato tentativo di mantenere
i diritti dei Fantastici Quattro prima della loro
scadenza, la 20th Century Fox ha consegnato al grande schermo uno
dei peggiori adattamenti sui personaggi Marvel che si ricordi.
E sebbene il regista Josh
Trank avesse cercato di virare sul genere sci-fi con una
lettura più dark, la trama discontinua e la confusione generale
hanno fatto sprofondare il progetto con conseguente delusione dei
fan e critiche negative a valanga.
I Fantastici
Quattro poi sono riusciti a guadagnare appena 56 milioni
di dollari a livello nazionale e 111 nel mercato estero, portando
il totale mondiale a 167 milioni di dollari.
HOWARD E IL DESTINO DEL MONDO
Il flop al botteghino nel 1986 di
Howard the Duck (da noi tradotto con
Howard e il destino del mondo) è forse uno dei
risultati peggiori messi a segno da un film tratto da fumetti
Marvel.
Costato 37 milioni di dollari, un
budget piuttosto generoso per gli anni ’80 (pensate che
Ritorno al Futuro costò appena 19 milioni di
dollari), il cinecomic guadagnò solo 16 milioni a livello
nazionale, mentre globalmente arrivò a toccare soglia 37,9 milioni
di dollari.
AVENGERS: AGE OF ULTRON
Rispetto agli standard abituali
registrati negli ultimi anni dai Marvel Studios, è evidente che
Avengers: Age of Ultron
possa essere considerato un “flop”, avendo guadagnato “soltanto”
1,4 miliardi di dollari al botteghino.
Nel 2015 emersero addirittura alcune
voci secondo cui segnalazioni la Disney sarebbe rimasta così delusa
dal risultato da considerarlo un insuccesso, il che fu una delle
ragioni per il CEO Marvel Isaac Perlmutter chiuse i
suoi rapporti con i Marvel Studios.
Non avendo raggiunto le vette del
primo film sugli Avengers, di conseguenza
Age of Ultron diventò per l’azienda una sconfitta
economica. Questo perché, secondo i report, parte di
quel pubblico che solitamente torna al cinema per rivedere i
film si riteneva soddisfatto da una sola visione.
BLADE: TRINITY
Il primo film del franchise di
Blade originale rimane tutt’oggi un capitolo molto
amato dai fan della Marvel, ma lo stesso discorso non
vale per i sequel, Blade II e Blade:
Trinity.
Blade: Trinity in
particolare, a fronte di un budget di 65 milioni di dollari (che
all’epoca erano numeri piuttosto significativi) riuscì a
guadagnarne appena 52 milioni in America, con un totale mondiale di
128 milioni.
ELEKTRA
Nonostante i risultati poco
incoraggianti del film su Daredevil, che riuscì a
guadagnare appena 179 milioni di dollari a fronte dei 78 spesi, la
Marvel decise di investire sul
franchise producendo lo spin-off su Elektra (anche
se la produzione era decisamente più low budget).
Nel 2005 esce quindi il cinecomic
con protagonista Jennifer Garner, di nuovo nei
panni dell’eroina dopo la breve apparizione al fianco di
Ben Affleck nel film precedente. Costato 43
milioni, riuscì a incassare a livello nazionale soltanto 24
milioni, se non fosse che all’estero riscosse un discreto successo
(per un totale di 56 milioni incassati nel mondo).
INHUMANS
Anche se non tradotti sul grande
schermo in un cinecomic, i personaggi di Ihumans
sono stati al centro di un esperimento della Marvel che ha deciso rilasciare i
primi due episodi della serie senza soluzione di continuità al
cinema circa un mese prima che lo show fosse presentato in
anteprima.
Il risultato? Recensioni negative e
numeri sconcertanti al botteghino. Non proprio ciò che l’azienda si
aspettava. A livello nazionale, gli incassi ammontarono a circa 1,5
milioni di dollari botteghino, mentre fuori dai confini americani
il totale segnò totale soltanto 2,8 milioni. Strategia fallimentare
su tutti i fronti…
GHOST RIDER – SPIRITO DI VENDETTA
I risultati non troppo convincenti
al box office di Ghost Rider (228 i milioni
di dollari incassati di fronte ai 110 milioni di spese di
produzione) avevano lasciato ben sperare per il futuro del
franchise, tuttavia le cose non sono andate come da programma.
Il sequel, uscito a cinque anni dal
primo film e diretto da Mark Neveldine e
Brian Taylor, costò alla Sony 57 milioni di
dollari, con l’azienda che ridusse notevolmente il budget (forse
prevedendo il flop?) ma sfortunatamente non riuscì a riguadagnare
il denaro speso con i numeri del botteghino.
A livello nazionale infatti
Ghost Rider: Spirito di Vendetta guadagnò soltanto
51 milioni di dollari, mentre all’ estero arrivò ad un totale di
132 milioni.
In attesa dell’uscita nelle sale il
27 settembre de L’Uomo che Uccise Don Chisciotte,
abbiamo incontrato il suo regista, Terry Gilliam,
e il suo direttore della fotografia Nicola Pecorini.
La prima domanda che sorge
spontanea fare al grande regista, riguarda ovviamente il
cambiamento del cast. Per un progetto che inizialmente prevedeva
come protagonista Jhonny Depp, alla fine ci si è
orientati verso Adam Driver.
“L’ho incontrato in un pub in
Irlanda – racconta Gilliam – era completamente differente
dal personaggio che mi ero immaginato per Toby. Ormai il progetto
di Don Chisciotte era completamente da rifare, un nuovo inizio
rispetto alla mia idea originale. E ho scelto Adam perché è unico.
Non si comporta come una grande star, come un attore navigato,
sembra una persona normalissima. Ci siamo piaciuti subito e ha
avuto la parte”.
Gillian rimane impresso
sempre come il regista per eccellenza nell’uso della Fantasia:
“Credo che tutti i grandi film si basino sulla fantasia, senza
troppo contatto con realtà – afferma – In L’Uomo che
Uccise Don Chisciotte quello che mi interessava era la battaglia
tra fantasia e quello che è reale. Don Chisciotte è la fantasia e
Sancho l’adesione al reale. Abbiamo girato sempre in esterni, mai
location in studios, quindi siamo stati ancorati in un mondo che
rimaneva sempre reale, lo potevi sentire, odorare,
percepire”.
Riguardo il difficile adattamento
di un romanzo come quello di Cervantes, così ostico, il regista
americano dice: “Si diceva fosse impossibile realizzarne un
film, per la grandezza e la grandiosità del libro. Se hai
abbastanza tempo puoi mettere le tue idee originali, come è
successo a me, ce la puoi fare, ma richiede molto tempo. Nel 1989
ho letto il libro per la prima volta, e avevo capito che si
trattava di una cosa troppo ricca e gigantesca.
La mia idea originale quindi
era di basarsi sugli ultimi attimi di un anziano Don Chisciotte,
fino alla sua morte. Ma da lì, poi, sono scaturiti una serie di
cambiamenti. Fino a 3 anni fa, quando mi venne in mente l’idea di
Toby, un regista ormai affermato che agli inizi della sua carriera,
dieci anni prima, aveva fatto un film intitolato L’Uomo che Uccise
Don Chisciotte e quella realizzazione si era ripercossa sulle
persone che vi avevano partecipato, che erano gli abitanti di un
piccolo e sperduto paesino. Così come era successo a Don Chisciotte
nel libro, che a forza di leggere di dame e cavalieri se ne era
fatto influenzare, gli uomini e le donne che avevano recitato nel
film di Toby si erano fatti influenzare. Ho voluto fare vedere cosa
era capitato a quelle persona normali del villaggio anni dopo aver
girato il film.
E poi io sono un mistico, penso
che il film si sia scritto da solo nel tempo, di mio ci ho messo
poco”.
Riguardo al progetto originale, che ha richiesto una
gestazione di 25 anni, Terry Gilliam racconta:
“Inizialmente avevo stabilito che il personaggio di Adam, il
regista Toby, prendesse una botta in testa e a causa di quel
trauma si ritrovasse nel diciassettesimo secolo, riproducendosi in
un Don Chisciotte cronologicamente reale.
Invece ora parliamo di Toby, un
regista, un uomo di talento che per soldi perde il suo talento (fa
film commerciali e spot) . Come Frankenstein, lui aveva creato un
vero don Chisciotte, ma non si rende conto dell’effetto provocato
finché non si ritrova davanti alla gente con cui aveva lavorato
dieci anni prima. In quel momento Toby non si sente responsabile
delle cause e delle azioni che i suoi film scatenano, proprio come
accade anche a molti registi attuali. Che si comportano male,
perché non si rendono conto di quanto sia importante realizzare
qualcosa di determinante come un film, qualcosa che possa indurre
le persone a loro volta a fare cose corrette o anche
scorrette”.
È lecito domandarsi cosa abbia
spinto Gilliam in questi 30 anni a non abbandonare questo progetto.
“La ragione per cui ho continuato a incaponirmi con questo
irragionevole progetto è perché tutte le persone ragionevoli mi
dicevano di smetterla – afferma il regista con molta
semplicità e un pizzico di autoironia – Don Chisciotte è
pericoloso, quando comincia ad entrati in testa cominci a diventare
come lui fin quasi in punto di morte”.
Ma in definitiva, questa versione
del film sarebbe potuta esistere nel 1989 o nel 2000? “No
– afferma sicuro Gilliam – perché il film è qualcosa
che deve esistere in un periodo ben determinato della tua vita,
dell’esistenza. Adam è diverso da Depp, il gruppo di persone che ha
lavorato ora al film è differente da quello che sarebbe stato nel
2000. In tempi passati non sarebbe stato così divertente ed
efficiente. Forse ora è più ambizioso. Inoltre il film progettato
con Jhonny Depp e John Rushmore aveva molti più soldi, questa
produzione attuale ne ha ottenuti circa la metà. E in qualche modo
la diminuzione del budget ci ha consentito di concentrarci di più
sul lavoro e con maggiore risultato”.
Terry Gilliam ci
tiene ad aggiungere: “Vorrei fare una menzione d’onore per
Jonathan Pryce, che per 16 anni mi chiedeva di poter avere la parte
di Don Chisciotte e quando finalmente ho assistito alla sua
performance è stato così sorprendente, perché è perfetta, in
qualche modo Pryce vi riassume la summa di tutti i personaggi
shakespeariani che ha interpretato a teatro”.
Un ultimo commento è lasciato al
bravissimo direttore della fotografia, l’italiano Nicola
Pecorini. “Ho potuto vedere i cambiamenti di
questo lungo progetto in corso d’opera. Prima era un film epico,
romanzesco, molto più grandioso. Mano a mano, vuoi per ristrettezze
economiche, vuoi per evoluzione della mente di di Terry, è
diventato più intimo e personale – dice Pecorini – E
mi sento anche di affermare che se non. Fosse stato per avvenimenti
contrari, come il caso Weinstein o la morte di Heth Ledger,
in mezzo all’elaborazione di quesro un film, L’Uomo che
Uccise Don Chisciotte sarebbe stato completamente differente.
Abbiamo risentito molto di questo. Io stesso si può dire che ho
perso tempo e lavori, a causa di questo film.”
E Gillian, sornione, pone l’ultima
battuta rispondendo al suo amico e fotografo: “Si sa, per
l’arte bisogna soffrire”.
Il trailer di Captain Marvel ci ha offerto il primo
sguardo a Carol Danvers, alle sue due divise, al Nick Fury e al
Phil Coulson giovani, persino al personaggio senza nome di
Jude Law e alla Starforce, ma forse ha mostrato
chiaramente anche le origini della protagonista, o meglio le sue
origini da supereroina a tutti. Una scelta coraggiosa da parte dei
Marvel Studios, se così fosse, di
mettere sotto al naso dei fan, da subito, il momento in cui Carol
assume i suoi superpoteri “fuori scala”.
Ecco cosa ci viene mostrato nel
trailer: prima vediamo che un’esplosione avvolge Carol e riscrive
il suo DNA, è il minuti 1:37 del trailer. Sebbene nei fumetti è
l’esplosione della Psyche-Magnetron a regalarle i poteri,
sembra che nel film sia l’esposizione all’energia del Regno
Quantico a investirla e modificarla.
Di seguito, vediamo Carol che ha la
mano avvolte da energia blu che si irradia di arancio. Sembra che
questo sia il modo in cui visivamente il film rappresenterà il
cambiamento nel DNA della protagonista. Carol diventa mezza Kree.
Prima ancora però nel trailer, minuto 1:12, vediamo Carol respinta
e sullo sfondo resti di un incidente, probabilmente quella che può
essere una nave spaziale Kree. Subito dopo, la mano di Carol che
giace al suolo brilla di energia blu, però questa volta non è una
fonte esterna, ma è lei stessa che la emana. Al minuto 1:42, subito
dopo aver visto Carol bambina che cade all’indietro, la vediamo
adulta che si rimette in piedi; la location è chiaramente quella
della scena descritta prima. Carol ha il naso sanguinante ma
l’espressione ferma.
Sebbene abbiamo appena descritto tre
sequenze separate nel trailer, la luce e la location ci indicano
che si tratta della stessa scena alternata da altre cose, nel
trailer, e sembra quindi che i Marvel Studios abbiano scelto per
Carol Danvers un’origine accurata, secondo ciò che
viene raccontato nei fumetti.
Tuttavia il trailer mostra anche
altro. Al minuto 1:17, vediamo Carol imprigionata, soggetto di
esperimenti. Sebbene potrebbe trattarsi del procedimento Kree per
cancellare la memoria di Carol, il fatto che l’energia proiettata
nel suo cervello sia blu e diventi lentamente arancione a contatto
con lei potrebbe indicare altro. Nel fumetti, Brood usa una
macchina simile a quella del trailer per stimolare la
trasfigurazione di Carol nella forma di Binary,
forma che sembra essere rappresentata nell’ultima scena del
trailer, con Carol Danvers avvolta in una potente energia arancione
e con gli occhi infuocati.
Se così dovesse essere la
trasformazione di Carol in Captain Marvel avverrebbe per gradi, e
soltanto alla fine l’eroina entrerebbe in possesso di tutti i
livelli di potenza che dovrebbero aiutarla a sconfiggere Thanos in
Avengers 4.
Tutte queste teorie saranno
confermate o smentite il prossimo 8 marzo 2019, quando Captain Marvel arriverà al
cinema!
Nonostante Zack
Snyder sia ormai lontano dall’universo DC al cinema, in
seno alla Warner Bros, si discute ancora di quella che sarebbe
potuta essere la sua Justice League. Tra le ultime
informazioni diffuse in rete dallo stesso regista, c’è quella che
il film che riunisce gli eroe DC contro Steppenwolf prevedeva in
originale la presenza di Atom.
Su Vero, il suo social network di
elezione, Zack Snyder ha confermato a un suo
follower che Ryan Choi (interpretato da Orion
Lee) faceva parte del film. Nei fumetti, Choi è il
personaggio che poi si trasforma in Atom, uno dei supereroi DC che
abbiamo visto sul piccolo schermo interpretato da Brandon
Ruth.
Il seguito del DC
Universe al cinema, dopo Justice League,
prevede il film standalone di Aquaman, per il quale però il marketing
sembra latitare, visto che con il film atteso a dicembre, c’è
ancora soltanto un trailer reso pubblico, più
qualche action figure che ci ha dato suggerimenti sui costumi dei
protagonisti.
In fase di riprese è invece il
sequel di Wonder Woman, con Gal
Gadot e Patty Jenkins di nuovo insieme
per portare al cinema uno dei pochi film a marchio
DC/WB che sono effettivamente attesi dal pubblico.
E mentre il film su Flash e quello su Cyborg sono in un limbo
produttivo, The
Batman comincia a prendere forma, seppure tra mille
dubbi.
Infine, le incertezze sulla
permanenza di Henry Cavill nell’universo condiviso
nei panni di Superman hanno gettato altra ombra su
un progetto cinematografico dalle potenzialità infinite ma che
sembra non aver trovato ancora la sua forma ideale.
Il CEO della Disney, Bob
Iger, si è assunto la responsabilità del fallimento di
Solo: A Star Wars Story. Il
boss della Disney ha confermato, durante un’intervista all’Hollywood Reporter che la sua
fretta in alcune decisioni produttive ha fatto in modo che il film
uscisse senza essere stato pensato al meglio.
Iger ha dichiarato che la “colpa” è
stata sua nella scelta di una finestra di release non idonea,
spinto dalla fretta di rilasciare sul mercato il nuovo spin-off. Ha
poi assicurato che il futuro sarà più cauto, proprio per assicurare
altri film di Star Wars di qualità migliore.
Sembra dunque che oltre a Episodio IX, il futuro della franchise
sia ancora in sospeso ma che ci sono comunque idee per continuare a
far parlare di Star Wars sul grande schermo.
Iger ha spiegato che al momento i
vertici Disney e Lucasfilm stanno proprio mettendo a punto il
futuro del franchise, dopo il film che chiuderà la saga degli
Skywalker, secondo un piano più attento per il quale il CEO
conferma la sua diretta responsabilità. Al momento, gli unici
progetti confermati sono quelli relativi alla trilogia in mano a
Rian Johnson e a quella che invece è stata
affidata a D. B. Weiss e David Benioff (Game of
Thrones). Entrambi i progetti sono per il momento
misteriosi, ma la Star Wars Celebration del
prossimo aprile 2019 potrebbe portarci nuovi succulenti
annunci.
Dopo settimane di silenzio, si
ritorna a parlare di Birds of
Prey, il nuovo film che si prefigge di portare sul
grande schermo i personaggi della DC Comics che
formano la squadra di supereroine e che, sulla carta, si presenta
come lo spin-off di Suicide Squad, visto che vedrà tornare
Harley Quinn interpretata da Margot
Robbie, che sarà protagonista.
Dopo il silenzio e l’impressione
che anche questo progetto supereroistico della Warner Bros fosse in
fase stagnante, arrivano degli aggiornamenti soprattutto in merito
al cast che comporrà la squadra protagonista. Secondo l’Hollywood
ReporterGugu
Mbatha-Raw e Jurnee
Smolett-Bell sono le frontrunner per interpretare
Black Canary, cosa che confermerebbe anche le
notizie arrivate in
precedenza sulla preferenza etnica della produzione per
l’attrice da scegliere per ricoprire quel ruolo. Sembra che le due
attrici siano arrivate a fare il provino con la Robbie,
addirittura.
Il report di THR riferisce anche
che la Warner Bros sta valutando, per
Cacciatrice, Margaret Qualley (The
Leftovers), Mary
Elizabeth Winstead(10 Cloverfield
Lane, Fargo) e Cristin Milioti (Black
Mirror, How I Met Your Mother). Un report diverso, che arriva
da Deadline,
riferisce invece che per il ruolo la frontrunner
sarebbe Sofia Boutella (La Mummia).
Meno informazioni ci sono su chi
invece interpreterà Renee Montoya
e Cassandra Cain, che nei fumetti diventa la
terza Batgirl. Tutte queste donne da comic si dovranno confrontare
con Black Mask, interpretato da Roman
Sionis, villain scelto dalla produzione per
contrastare le Birds of Prey.
A dirigere Cathy Yan, mentre
per la sceneggiatura è stata ingaggiata Christina
Hodson.
È stato diffuso il secondo trailer
originale di Ralph
Spacca Internet, il sequel del film di successo
Ralph Spaccatutto, che vede tornare lo
straordinario John C. Reilly come voce
protagonista del simpatico e “finto” cattivo dei videogame. Ecco di
seguito il video:
John C. Reilly, Sarah
Silverman e Jane
Lynch torneranno a prestare la propria voce ai
rispettivi personaggi: Ralph, Vanellope e il tenace Sergente. Alla
regia torneranno Rich Moore (Ralph
Spaccatutto e Zootropolis) e Phil
Johnston (Ralph Spaccatutto e
Zootropolis).
Ralph
Spaccatutto ha incassato 189 milioni di dollari
negli States e 281 in tutto il mondo. John C.
Reilly ha prestato la voce al protagonista, un
villain da videogioco che sogna una reputazione migliore e si
imbarca per una avventura eroica allo scopo di rifarsi un
nome. Sarah Silverman, Jack
McBrayer e Jane
Lynch hanno fatto parte del cast di doppiatori del
film.
A distanza di diversi mesi
dall’uscita del film in terra francese, arriva il 20 settembre, in
Italia, Un figlio all’improvviso, basato
sull’omonima pièce teatrale di Sebastien Thiery,
co-protagonista e co-regista del film. La storia potrebbe
essere apparentemente banale: lo scambio di identità. Momo è un
ragazzo sordo che, dopo qualche ricerca, è riuscito a risalire alle
identità dei suoi presunti genitori biologici che in passato lo
abbandonarono all’orfanotrofio a causa della sua disfunzione
uditiva.
Tutto parte da una scatola di
cereali e da una quotidiana spesa al supermercato di fiducia. Il
ragazzo si presenta a una coppia, dando per scontato che lo
riconoscano e lo accolgano a braccia aperte: è convinto che i due
coniugi (interpretati dal suo Christian
Clavier–Catherine Frot) che si trova
davanti siano davvero i suoi genitori. Al momento del non
riconoscimento scatta la rabbia. Del tutto giustificabile: lo
avevano abbandonato e, ora che ritorna, non lo riconoscono
nemmeno. I coniugi Prioux non hanno mai avuto figli e l’idea
di averne uno loro, capitato all’improvviso… crea di certo
discussioni di ogni tipo.
Girato in luoghi chiusi e ristretti,
di base e di origine esplicitamente teatrale, dove i protagonisti
della vicenda (alla quale si aggiunge un’improvvisa futura nuora)
sono costretti a confrontarsi tra loro, il film di Thiery, più che
indagare il passato del figlio, indaga il futuro della coppia. Una
coppia benestante che ha sempre vissuto tenendosi per mano, non
facendosi particolari problemi riguardo al fatto di non avere avuto
figli; non sono mai arrivati, il destino ha deciso così. E quello
stesso destino ha deciso di “dargliene” uno. Un figlio
all’improvviso esprime, con numerosi primi piani e un’attenzione ai
dettagli, quello che i personaggi cercano in tutti i modi di
dire.
Coadiuvato da
Vincent Lobelle, Thiery mette in scena un film
buffo, straniante, ma pieno di umanità. Il personaggio di Momo
nasce da un quesito interessante: i figli sono considerati figli
ina base allo stato di famiglia, a un cognome, o sono tali per
l’amore che si da loro indipendentemente dall’albero
genealogico?
Buffo e anche un po’ piacione (vi è
quasi uno sforzo nel mantenere costante la nota di ironia e
surrealismo), Un figlio all’improvviso è una vera e
propria avventura all’insegna della comprensione, della tolleranza
e dell’amore. Certo, si ride spesso e volentieri degli
equivoci e dei fraintendimenti e potrebbe risultare apparentemente
una commediola leggera: ma il retrogusto amaro che si palesa di li
a poco è impossibile ignorarlo, così come diventa impossibile
affezionarsi a Momo.
Amanti e detrattori di Netflix
a raccolta. Che siate o meno degli estimatori della più famosa
piattaforma di streaming online, non potrete evitare di porgerle
l’ennesima attenzione. Perché è arrivato Bojack Horseman
5, la quinta stagione di Bojack Horseman,
uno dei prodotti originali Netflix
più amati di tutti i tempi.
Creata quattro anni fa da
Raphael Bob-Waksberg, e disegnata da Lisa
Hanawalt, la serie incentrata su un cavallo-attore cinico
e alcolizzato è entrata pian piano nel cuore di milioni di
spettatori. I riconoscimenti formali non hanno tardato ad arrivare,
dalle vittorie ai Critic’s Choice Television Awards fino alle
candidature agli Emmy.
Merito soprattutto delle
interpretazioni personalissime delle star che prestano la voce ai
personaggi animati. A partire da Will Arnett che
riesce a rendere la complessità e la cupezza del protagonista
tanto bene da aver affermato che quello di Bojack è forse il ruolo
più difficile della propria carriera. Al suo fianco grandi attori
come Amy Sedaris, Alison Brie, Aaron Paul e guest star del calibro di
Jessica Biel, Zach Braff, Rami Malek, J.K.Simmons e molti altri.
Menzione d’onore, stavolta
obbligatoria, per il doppiaggio italiano di Bojack Horseman
5. Dirette da Loris Scaccianoce e
ValentinaMiccichè, le voci di
Francesco Pucci (Bojack), Giò-Giò
Rapattoni (Princess Caroline), Chiara
Gioncardi (Diane) e Massimo Bitossi (Mr.
Peanutbutter) sono perfette, un orgoglio nostrano e un richiamo
nostalgico ai tempi d’oro del doppiaggio Simpson.
Quando si vedono le stagioni di
Bojack, ognuna rigorosamente composta da 12 episodi, si sale
sulle cosiddette montagne russe delle emozioni. Pare un
cliché, ma è inevitabile farsi coinvolgere. Nelle ultime stagioni
Bojack, volente o nolente, è annegato negli abissi del suo passato.
Seconda e terza serie lo ponevano di fronte alle proprie
mancanze come amico e come figura (pseudo)paterna, errori
evidentemente irrecuperabili, proprio come la fine di Sarah-Lynn.
Muoiono le persone, in Bojack Horseman 5.
In un panorama di film e serie tv
animate dove i protagonisti sembrano (e sono) immortali, dove Bart
rimane un mascalzone di otto anni e Brian Griffin può risorgere
dopo poche puntate, lo show Netflix se ne frega anche di questi stereotipi e ci
pone di fronte alla morte (per cancro, per overdose, per infarto,
non certo per idealismo) di persone non perfette, mai belle, ma
spaventosamente concrete.
E il conseguente dolore della
perdita, l’impossibilità di tornare indietro, si sussumono nella
figura sempre più tormentata di Bojack. Che nella quarta stagione
fa i conti con le proprie origini, intese come discendenza diretta.
La storia di Beatrice Sugarman-Horseman (stagione 4, episodio 2) è
forse una delle trame più struggenti mai partorite da una serie tv.
Sulle note stupende di “I will always think of you”, sfidiamo
chiunque a non versare qualche lacrima nel vedere nonna Sugarman
lobotomizzata e Beatrice bambina lasciata a sé stessa.
Tornati ai giorni nostri, la
relazione tra Bojack e sua madre sembra evolversi in senso
positivo, finché la donna – ormai affetta da demenza senile – non
mette a repentaglio la vita della ritrovata sorellastra Hollyhock.
E Bojack sprofonda nell’ennesimo abisso di alcol e droghe, in
attesa di nuovi sviluppi.
Che sono arrivati. Eccoli, in
questa quinta stagione che – ormai da prassi – parte piano, senza
apparenti premure. Spariscono i riferimenti, una volta
numerosissimi e più o meno divertenti, al vecchio show anni ’90
Horsin’ Around, lasciando che tutto sia assorbito dalla nuova
crime-series di cui Bojack è protagonista: Philbert. Il set, come
il mood, sono metacinematografici. Devono rispecchiare un
“detective spartano, solitario, in equilibrio precario sopra una
collina di desolazione”. Più Bojack di così…
BoJack (left, voiced by Will Arnett) in Netflix’s “BoJack
Horseman.” Photo courtesy of Netflix.
Bojack Horseman 5
funge poi da definitiva consacrazione di quelli che, già in
precedenza, si erano rivelati due mostri sacri: Diane e Princess
Caroline. Come già in passato, le due donne rubano più volte la
scena (e la puntata) al protagonista. Perfetta incarnazione, ognuna
a suo modo, delle donne del nuovo millennio, Diane e Princess
Caroline sono in costante lotta con sé stesse e con il mondo che le
circonda, neofemminista e ipocrita allo stesso tempo.
Avevamo lasciato Diane con la
chiusura del suo matrimonio con Mr. Peanutbutter, e la ritroviamo
sola e con la volontà illusoria di riprodursi nella propria
personale versione di “Magia, Prega, Ama”. Ma Diane non è un
personaggio fittizio, nel senso che non le bastano un nuovo taglio
di capelli e tante buone intenzioni per stare meglio con sé stessa.
La sua mancanza di legami con le proprie origini è superata solo
dall’incapacità, in qualche modo similare, di crearsi dei rapporti
duraturi. E così Diane continua a spezzarsi. Ma
sopravvive.
Come tutti in questa serie, dove
ogni personaggio porta un bagaglio emozionale tale che alla fine,
nel faticoso atto di cadere e rialzarsi, coglie anche l’occasione
per mandare lo spettatore a quel paese.
Uno show così crudo e critico come
Bojack Horseman, non poteva mancare di dire la sua anche sul
movimento “MeToo”e sull’ondata di femminismo hollywoodiana,
denunciandone però anzitutto le ambiguità. All’indomani delle
denunce sessiste e delle false dichiarazioni/pentimenti che ne sono
conseguite, Bojack punta il dito contro il pubblico sovrano che
fraintende e santifica, giudica e condanna senza pietà e
raziocinio. La morale è sempre in stile Horseman: nessuno si
emenda, nessuno si pente davvero.
Allora è inutile scavare troppo a
fondo, “il dolore fisico è molto peggio della sofferenza emotiva
prolungata”, dice Bojack in uno slancio di sartriano citazionismo.
Forse per questo nella serie rimangono invariati, anzi “inanimati”,
alcuni personaggi secondari come Todd e Mr. Peanutbutter, emblema
di una certa superficialità leggera (che è tale forse anche per
stemperare il clima altrimenti troppo serioso di Bojack), e che è
tuttavia necessaria per rispecchiare alcuni lati del carattere
umano. Se Mr. Peanutbutter rappresenta fin dal principio della
serie il lato più positivo e solare di alcune persone, Todd doveva
incarnare quel versante più celato dell’animo umano, quello fatto
di vizi, dipendenze, e apatia. Ma con il tempo il suo personaggio è
arrivato solo ad un’ambivalenza inerte, e persino la trattazione di
una tematica tanto nuova e delicata coma la asessualità risulta
poco accattivante, se non proprio di cattivo gusto.
Ma si sa, Bojack Horseman gioca
scorretto, persino quando sembra stia trasmettendo un messaggio
particolarmente educativo. Persino quando si rende conto della
propria fama e del successo mondiale che ha riscosso.
Per questo, nel pieno della propria
consapevolezza di essere una delle serie tv più amate e in voga del
momento, lo show di Raphael Bob-Waksberg ci prende
in contropiede. E in questa quinta stagione tinge tutto di un
sottile, eppur palpabile ottimismo. Ebbene sì, stavolta il
messaggio è positivo. Positivo in stile Bojack, ma pur sempre
positivo.
Senza spoilerare un finale che
comunque non è affatto come ci si aspettava, la serie non sprofonda
più – come invece aveva fatto in passato – nell’oscuro baratro
della disperazione, condita di una buona dose di psicofarmaci e
autoindulgenza. Stavolta tutto sembra appianarsi, forse non
risolversi, ma quanto meno equilibrarsi. E tutto sa di troppo
“semplice”.
Se la sofferenza interiore come ci
è stata mostrata nell’arco delle prime quattro stagioni è lunga e
tortuosa, ma estremamente interessante, la via della guarigione e
lo scioglimento di alcuni drammi diventano automaticamente più
banali e quindi meno interessanti? Cosa ne è allora dello show
empatico, drammatico, lunatico e tanti altri -atico che gli sono
stati attribuiti?
Forse niente altro che il puro
rifiuto, mai gridato troppo forte, di attribuirsi – o farsi
attribuire – le classiche false etichette. Di sfuggire a quella
“obsolescenza programmata” che vorrebbe definire forzatamente
Bojack Horseman quale prodotto di intrattenimento
fine a sé stesso, con un inizio, uno svolgimento e una fine. Nella
speranza invece, che uno show del genere possa ambire a qualcosa di
più che uno schermo piatto e una piattaforma di streaming.
Torna al cinema un appuntamento
ormai consueto, quello con la storia dell’arte. Partito da
un’idea di Cosetta Lagani direttore artistico
Cinema D’Arte Sky, il progetto di portare
nelle sale cinematografiche il nostro meraviglioso patrimonio
artistico è cominciato nel 2014, con Musei
Vaticani, Firenze e gli Uffizi,
San Pietroe le Basiliche Papali di
Roma, fino ad approdare ai grandi successi
Raffaello – Principe delle Arti(2017) e
Caravaggio, l’Anima e il Sangue (2018).
Quest’ultimo ha portato in sala una cosa come 175.000 spettatori,
ottenendo un successo senza precedenti e diventando un vero e
proprio caso cinematografico, essendo il primo film d’arte a
classificarsi ai primi posti al botteghino.
Sulla scia di questa felice onda, si
è deciso di concentrarsi su Michelangelo – più “Angelo che Michel”
come ebbe a sottolineare Ludovico Ariosto – cogliendo la qualità
quasi divina del suo portento artistico.
Se nel 1965 il film con
Charlton HestonIl Tormento e
l’Estasi, ci aveva messo di fronte ad un Buonarroti
estremamente romanzato, inserito in una storia a tutto tondo, in
Michelangelo – Infinito si opta per il particolare
connubio tra il film documentario e la pièce teatrale.
Per la regia di Emanuele
Imbucci, qui anche sceneggiatore assieme a Sara
Mosetti e al professore di storia dell’arte
Tommaso Strinati, il film prende da subito
un’impostazione didattica, facendo salire in cattedra
nientepopodimeno che Giorgio Vasari, il primo grande biografo di
Michelangelo, nonché suo enorme estimatore. Con le sembianze e
l’interpretazione perfetta di Ivano Marescotti,
Vasari ci introduce al “pittore, scultore et architecto” toscano
tramite le parole delle sue Vite de’ più eccellenti pittori,
scultori et architettori (parafrasate per
l’occasione, onde essere maggiormente comprensibili).
E si parte con una panoramica
diacronica e filologicamente attendibile, che va dalle primissime
opere in bottega sino agli immortali capolavori che l’artista
toscano fece per le committenze più prestigiose. A dare corpo e
voce a Michelangelo un perfetto Enrico Lo Verso,
somigliantissimo nelle fattezze (un po’ meno nell’intercalare
siciliano che ogni tanto emerge). Lo Verso restituisce un uomo
tormentato, arrabbiato e mai soddisfatto, pronunciando le parole
esatte che emergono dagli scritti michelangioleschi, Rime
e Lettere pervenuteci sino ad oggi.
I due protagonisti sono posti in
un’ambientazione particolare, una sorta di “Limbo”, diverso per
ciascuno dei due. Se quello del Vasari è rappresentato da un teatro
anatomico, in legno, all’interno del quale lo scrittore decanta le
lodi di Michelangelo, proprio come si trovasse su un palcoscenico,
il Limbo personalissimo dell’artista è un luogo fumoso, pieno di
blocchi di marmo e pozze d’acqua, specchio del carattere duro e
spigoloso dell’uomo.
Ma le vere protagoniste sono le
opere, sculture, dipinti, affreschi, che grazie alla
risoluzione in Ultra 4K HDR vengono indagate in tutta la loro
consistenza materica.
La fotografia, affidata al
bravissimo Maurizio Calvesi ( quattro volte
vincitore del David di Donatello), fa scivolare luci e ombre sulle
superfici (per lo più scultoree) che – dapprima lisce e rifinite –
si fanno via via sempre più scabre, ruvide, taglienti, il
cosiddetto “non-finito michelangiolesco” (I Prigioni, La Pietà
Rondanini, etc) sintomo del tormento di un animo mai soddisfatto
del proprio lavoro.
L’empatia col pubblico, già
presupposta dalla magnificenza di immagini tanto belle, è
edulcorata dalle musiche di Matteo Curallo, che di
volta in volta cambiano a seconda del pezzo che stiamo ammirando,
sperimentando persino un accenno di rock nella ripresa del
prodigioso Mosè di San Pietro in Vincoli, che nella torsione del
busto e nell’atto di alzarsi ci fa davvero venir voglia di urlare
“Perché non parli?!”.
La collaborazione dei Musei Vaticani
ha permesso a Michelangelo – Infinito di varcare
le porte non solo della Cappella Sistina, ma anche di quella
Paolina, opera meno conosciuta e ultima fatica che Michelangelo
realizzò per Paolo III Farnese. Per quanto riguarda la volta e la
parete sistina, il film si avvale della FULL CGI che ha permesso
alla troupe, grazie anche all’aiuto di storici dell’arte esperti
come il professor Vincenzo Farinella, di ricostruire l’ambiente
vaticano prima dell’arrivo di Michelangelo, nel 1508.
Di grande effetto, ça va sans dire,
la dettagliata esposizione visiva del Giudizio Universale sulle
parole ispirate di Dante.
Michelangelo –
Infinito è il sesto prodotto di un progetto votato
all’Arte, che troppo spesso, incredibilmente nel nostro Paese viene
messa in secondo piano. Ma i risultati positivissimi al botteghino
dimostrano come invece ci sia bisogno del “Bello”, di assistere
commossi a quei capolavori senza tempo.
Il connubio tra antico e moderno è
evidente sin nella scelta del titolo, l’accostamento del nome di
Michelangelo a quell’aggettivo che, più di trecento anni dopo, gli
verrà attribuito da Rodin quando affermava: “Tutte le opere che
Michelangelo fece sono così angosciosamente oppresse che paiono
volersi spezzare da sole. Quando divenne vecchio giunse a spezzarle
davvero. L’arte non lo appagava più. Voleva
l’Infinito”.
Sintomo che la storia dell’arte può
legare epoche diverse, uomini e culture differenti esprimendosi in
un linguaggio universale che parla dritto al cuore.
Alla presentazione di
Michelangelo – Infinito, docu-film di
Emanuele Imbucci sulla vita artistica di
Michelangelo Buonarroti, interviene anzitutto Cosetta
Lagani, responsabile del soggetto e della direzione
artistica del film.
«Siamo al sesto film di un
progetto partito cinque anni fa con Sky, creato con la convinzione
che la storia dell’arte potesse essere raccontata in modo diverso,
coinvolgente e positivo, portando così nei cinema di tutto il mondo
il nostro patrimonio artistico, e divulgando la cultura del
bello» afferma la direttrice di Sky 3D «I dati tecnici
parlano chiaro. A novembre 2014 siamo usciti al cinema con Musei
Vaticani 3D, caso cinematografico del primo film d’arte tanto di
successo da classificarsi al primo posto al botteghino con 31.000
spettatori.
Nel Febbraio 2018, Caravaggio
anima e sangue ha sorpreso tutti, riuscendo a portare 175.000
spettatori nelle sale. È evidente da questi dati che C’è davvero il
bisogno del Bello. Di diffondere e far godere l’arte ad un pubblico
sempre più vasto ed interessato».
«Con Michelangelo – Infinito ci
siamo trovati dinnanzi ad una nuova sfida narrativa» continua
CosettaLagani «Abbiamo
impostato il racconto in un mondo di finzione, senza rinunciare
alla storia delle opere, che vengono spiegate attraverso occhi,
emozioni e voci dei protagonisti. Non abbiamo però voluto
rinunciare all’adesione al dato filologico, avvalendoci di
professionisti del settore, come il professor Vincenzo
Farinella che ha collaborato con sua consulenza e preziosi
documenti alla ricostruzione della Cappella Sistina.
Abbiamo cercato di trovare un
rapporto di empatico col pubblico ma allo stesso tempo tutto doveva
essere assolutamente documentato e autorevole. Tutti i dialoghi
sono ricostruiti traendo citazioni direttamente dalle Rime e
Lettere di Michelangelo. Per quanto riguarda Vasari i
monologhi sono una parafrasi attentissima di alcuni stralci tratti
da Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori et architettori
(nelle varie dizioni giuntina e torrentiniana ndr)».
«È stato un lavoro lungo, e ampi
ringraziamenti vanno a Sara Mosetti,
Claudio Strinati e al regista
Emanuele Imbucci che hanno stilato la
sceneggiatura» spiega Cosetta Lagani, e conclude
specificando:
«Desidero ringraziare tutte
quelle entità,le istituzioni e i musei che hanno collaborato in
questo film; nonché le varie eccellenze nel campo cinematografico,
come il direttore della fotografia Maurizio Calvesi, il costumista
Maurizio Millenotti, lo scenografo
Francesco Frigeri, il compositore Matteo
Curallo e il responsabile effetti digitali
Giuseppe Squillaci.
E poi naturalmente si
ringraziano i Musei Varticani e Vatican Media, nonché il Mibac che
ha collaborato alle riprese, e la lucky red di Andrea
Occhipinti che ha accolto con entusiasmo questo
progetto».
Prende la parola il regista
Emanuele Imbucci: «Questo film supera il
concetto di documentario d’arte, supera l’idea di portare su
schermo la moderna storia dell’arte, e vi immette invece un
contenuto certamente autorevole ma mescolandolo alla finzione dei
due interpreti. Attraverso le parole di Michelangelo e di Giorgio
Vasari parliamo della creazione delle opere d’arte» dice il
direttore del film «Abbiamo deciso di porre i due protagonisti
entro due ambientazioni differenti, piuttosto irreali, che
potessero essere una sorta di “Limbo” personalissimo dell’artista e
dello scrittore. Per realizzare il Limbo michelangiolesco, siamo
arrivati fino a Carrara, cava di marmo dove lo scultore attingeva
enormi blocchi per le sue opere. L’imponenza di quello spettacolo
della natura, la sfida che Michelangelo aveva fatto verso questi
colossi, doveva essere citata. Quindi nel suo Limbo abbiamo
inserito dei blocchi di marmo vero (dal valore inestimabile,
pensate che per posizionare alcuni blocchi ci dovevano essere
squadre intere che li spostassero con grande cura) in mezzo a pozze
d’acqua che fungessero da specchio, nel cui riflesso l’artista
evidentemente vedeva l’opera già fatta e finita, come era solito
dire». Continua il regista
«La forte emotività trasmessa è
coadiuvata da fotografia e musiche che sicuramente collaborano al
racconto e si approcciano con dovere al progetto. Coordinati sempre
con professor Farinella per essere filologicamente coerenti,
per i musei vaticani e sistina dobbiamo rivolgere un sentito grazie
a Giuseppe Squillaci (effetti speciali), col quale ci siamo
studiati bene forma cappella e mappa delle giornate di
Michelangelo».
«Per quanto riguarda il Limbo di
Vasari esso è rappresentato da un teatro anatomico, in legno,
semicircolare, avvolgente e accogliente, come accogliente è la
figura dello scrittore (mentre al contrario il Limbo
michelangiolesco, fatto di materiali duri e ostici, rispecchia il
carattere spigoloso e duro dell’artista)».
Intervengono quindi gli unici due
attori del film, Enrico Lo Verso, che veste con
grande verosimiglianza i panni di Michelangelo, e ringrazia il
grande lavoro di preparazione fatto assieme al regista «grazie
al quale ho capito quale atteggiamento ci fosse nella preparazione
di tutto il film, ricerca ed emozione congiunte che mi hanno
permesso di avvicinarmi con molto rispetto per raccontare il
percorso creativo di questo genio dell’arte».
Il bravissimo Ivano
Marescotti interpreta Vasari, il narratore. «Io
conoscevo Vasari così come lo si studiava a scuola,
superficialmente, alla stregua di Dante, tanto per prendere un buon
voto. Poi da adulto li ho conosciuti meglio entrambi» dice
Marescotti «Poi grazie a questo film ho scoperto che mentre il
rinascimento finisce definitivamente con Michelangelo, Vasari dà
inizio a tutta la critica d’arte contemporanea, stabilendone i
modi, i criteri e le fonti. Nel film non ci si limita ad indicare
dove si trovano le singole opere d’arte. Ci si basa di più invece
sullo stupore che le immagini regalano, una continua meraviglia
filmica anche grazie al lavoro fatto da musica e fotografia, che
mostra bene la materialità delle opere. Veniamo immersi nel mondo
immaginifico del Vasari che afferma semplicemente che Michelangelo
è il più grande artista del passato, del presente e del futuro, in
eterno».
Il film si basa su ricerca
scientifica-artistica molto dettagliata tra bibliografia ed elenco
dettagliato delle opere prodotte dal grande artista nel corso della
sua carriera.
La consulenza scientifica è stata
affidata al Professor Farinella, che si sofferma
sui momenti in cui il film mostra l’ingresso in Cappella Sistina,
nel tentativo di ricostruire qualcosa che non esiste più, ovvero la
decorazione 400esca, quella prima del marzo 1508 quando
Michelangelo stravolgerà tutto per sempre.
«Per decisione di Giulio II si
volle cancellare quello che esisteva precedentemente»
spiega il professore di Storia dell’arte «attraverso documenti
figurativi e fonti, abbiamo tentato una ricostruzione filologica ma
anche fantasiosa, perché non abbiamo nessuna immagine che ci
restituisca l’aspetto della cappella Sistina così come doveva
essere prima del 1508. Sappiamo che la volta era stata decorata da
un certo Pier Matteo d’Amelia, nel 1479, ma possiamo ricostruirla
solo grazie ad un disegno preparatorio ora conservato agli Uffizi.
Nel 1508 a causa di un cedimento, si era venuta a formare una
grossa crepa, e questo fu il pretesto di Giulio II per smantellare
la vecchia decorazione della cappella e farne fare una
nuova».
«Per ciò che riguarda la parete
d’altare, sappiamo che prima del Giudizio di Michelangelo, vi si
trovavano – nel 1480 – le decorazioni del Perugino, tra
cui la Pala dell’Assunta, a cui poi è tuttora dedicata cappella. Vi
erano inoltre un ritratto di Sisto IV della Rovere e poi
affreschi del Ghirlandaio e Botticelli. Con l’arrivo di
Michelangelo Si intervenne pesantemente.
Grazie ad un artista
contemporaneo, Marco Romano, abbiamo reinventato alcuni
dipinti di perugino che dovevano trovarsi su quella parete prima
che fosse distrutta, per dare un’idea del “pre” Giudizio.
Il Giudizio andava a rompere una
composizione completamente armonica creata negli anni precedenti. È
una rottura attraverso un mondo metafisico che spezza con
l’andamento del resto della cappella».
“Al di la di tutto quello che si
vede, quello che colpisce di questo film è il ritratto di
Michelangelo, un uomo disperatamente critico anche verso se stesso.
Nelle lettere ammette la propria durezza e la propria solitudine.
L’Aspetto drammatico del personaggio fuoriesce perfettamente nel
monologo finale, un Michelangelo sconfitto che si allontana
incredulo per non aver potuto raggiungere la perfezione come la
voleva lui”.
Il film sarà distribuito in 300
copie da Lucky Red e poi proiettato su Sky
Cinema. Michelangelo – Infinito rimarrà nelle
sale dal 27 settembre sino al 3 ottobre.
Emilia Clarke ha
celebrato la chiusura di Game of Thrones con un
tatuaggio commemorativo che la renderà per sempre la “madre dei
draghi“. L’attrice ha condiviso su Instagram una immagine in cui
compare sorridente e con il polso destro sollevato, all’interno del
polso possiamo vedere un tatuaggio con tre piccoli draghi. La
didascalia alla foto dice: Madre dei draghi per
sempre. @_dr_woo_ si è
accertato che la mamma ricordasse per sempre i suoi
piccoli.
L’attrice è stata vista l’ultima
volta in pubblico agli Emmy Awards 2018, dove lo
show della HBO ha postato a casa ben due
prestigiosi premi, quello al migliore attore drammatico,
Peter Dinklage, e quello alla migliore serie
drammatica.
Emilia Clarke è
tra i pochi attori di Game of Thrones ad aver
attraversato più o meno indenne tutte le stagioni della serie HBI,
insieme a Kit Harington, Sophie Turner, Maisie Williams,
Peter Dinklage e pochi altri. L’ottava e conclusiva
stagione che andrà in onda nel 2019 vedrà concludersi il percorso
del suo personaggio, Daenerys Targaryen, che
avevamo lasciato, ignara, tra le braccia del nipote.
Per quanto riguarda il suo futuro
cinematografico, l’attrice ha avuto diverse possibilità di uscire
dal personaggio, ma nemmeno la partecipazione a Solo: A Star Wars Story
sembra averle dato il successo fuori da Westeros (e Essos). Adesso,
grazie alla prossima commedia romantica natalizia di Paul
Feig, la Clarke tornerà a brillare sul grande schermo.
Sono tutt’ora in corso le riprese
di Six Underground, nuovo film originale
Netflix diretto da Michael Bay,
protagonista Ryan Reynolds. Proprio l’attore
dal set ha postato un divertente video sul sul profilo instagram,
in una pausa dalla lavorazione. Nel video Reynolds
esalta la pace e la calma che caratterizzano le riprese del film,
mentre alle sue spalle accade qualcosa di decisamente poco
tranquillo.
È stata diffusa la tracklist della
colonna sonora originale di Venom, il film SONY in
arrivo il 5 ottobre e con protagonista Tom Hardy.
Oltre a contenere la nuova canzone di Eminem, la
colonna sonora del film è formata da brani musicali originali
firmati da Ludwig Göransson, compositore
svedese, che ha assegnato a ogni traccia il titolo che indica il
rispettivo momento nel film. Proprio per questo c’è da aspettarsi
qualche piccolo indizio in merito alla trama del film proprio
nell’elenco a seguire. Quindi, se si vogliono evitare spoiler di
qualsiasi sorta, è meglio non proseguire con la lettura.
Eccola tracklist della soundtrack di Venom
1. Space Exploration
2. Symbiotes Arrive
3. First Contact
4. Eddie’s Blues
5. Run, Eddie, Run
6. What’s Wrong With Me
7. Panic at the Bistro
8. Humans… Such Poor Design
9. Self Defense
10. Pedal to the Metal
11. Eyes, Lungs, Pancreas
12. You Want Up?
13. Venom Rampage
14. Annie, I’m Scared
15. Parasite
16. Unexpected Ally
17. Battle on the Launch Pad
18. You Belong With Us
Le prime tracce confermano l’origine
alinea del simbionte che arriva sulla Terra ma è la traccia numero
16 che comincia a solleticare la fantasia, quel Unexpected
Ally (Alleato inaspettato) che potrebbe potenzialmente
suggerire un’alleanza tra Venom e un altro simbionte durante il
culmine del film. Inoltre sembra molto interessante è anche la
traccia che si intitola You Belong to Us (Tu
appartieni a noi). Potrebbe essere possibile, stando a queste
traccia, che il film finirà con Eddie Brock che rimane legato al
simbionte; questa cosa lascerebbe aperte molte vie, nonché le
possibilità per un sequel.
Tom Hardy, Michelle
Williams, Woody Harrelson, Jenny Slate, Riz Ahmed, Michelle Lee,
Reid Scott, Scott Haze, Sam Medina formano il cast di
Venom, diretto
da Ruben Fleischer e in sala dal 4
ottobre 2018.
Wes Anderson è al
lavoro su un musical ambientato a metà del secolo e come
protagonista ha scelto un recente attore Premio Oscar, anche se non
ne è stato ancora rivelato il nome. Negli ultimi anni molti degli
attori che hanno lavorato con Anderson sono arrivati all’Oscar e ce
ne sono almeno altrettanti che hanno dimostrato di avere doti
adeguate a un musical.
A parte la location, un villaggio
fittizio della Francia degli anni ’50, si sa ancora molto poco
della commedia musicale che seguirà il grandi successo de L’Isola dei
Cani, l’ultimo film in stop motion del regista con cui
ha conquistato il premio alla regia all’ultimo festival di
Berlino.
Tra i recenti vincitori di un Oscar
ci sono infatti Frances McDormand e Cate
Blanchett, entrambe amiche e collaboratrici di Wes
Anderson, mentre Emma Stone, Eddie Redmayne,
Gary Oldman e Brie Larson hanno lavorato
in musical o hanno avuto una carriera musicale, come quella della
Larson all’inizio degli anni 2000.
Tra questi attori papabili,
ricordiamo anche Jean Dujardin che, pur avendo
vinto un Oscar senza cantare, ha comunque recitato in un musical,
The Artist, appunto, ed è francese, cosa che
potrebbe avere qualcosa a che fare con la collocazione geografica
della storia che verrà raccontata nel film.
Chi di questi è stato scelto dal
regista di The Grand Budapest Hotel?
Proseguono a Los Angeles le riprese
di Once Upon A Time in Hollywood, decimo lavoro
firmato da Quentin Tarantino che vedrà
protagonisti Leonardo DiCaprio e Brad
Pitt e sarà ambientato negli anni Sessanta, sullo sfondo
degli omicidi di Cielo Drive.
Il film arriverà nelle sale
cinematografiche il 9 agosto 2019 e
questo è tutto ciò che conosciamo finora sul nuovo progetto del
regista americano:
Chi interpreterà Charles Manson?
Dopo l’annuncio dell’inizio delle
riprese di Once Upon a Time in
Hollywood, in molti si sono chiesti chi avrebbe
interpretato sullo schermo il celebre
criminale Charles Manson, mandante
dell’omicidio di Sharon Tate.
La risposta è arrivata nelle ultime
settimane da TheWrap che
ha rivelato il nome dell’attore che ricoprirà il ruolo nel nuovo
film di Tarantino: si tratta dell’australiano Damon
Herriman, volto non troppo conosciuto ma celebre per
aver recitato nella serie
televisiva Justified.
Il cast completo
Sembra infinita la lista degli
attori che vanno a comporre il cast ufficiale di Once
Upon A Time In Hollywood, ma basti sapere che i due
protagonisti principali saranno Leonardo DiCaprio
(nei panni di Rick Dalton, ex star di una
serie televisiva western) e Brad Pitt (lo stunt di
lunga data di Dalton, Cliff Booth).
Insieme agli attori
anche Margot Robbie (Sharon Tate), Al
Pacino, Tim Roth, Kurt
Russell, Michael
Madsen, Lena
Dunham, Austin
Butler, Maya Hawke, Lorenza
Izzo, Tim Roth, Kurt
Russell, Michael
Madsen, Luke
Perry, Damian Lewis, Dakota
Fanning, Rumer Willis,
Dreama Walker, Costa
Ronin, Margaret
Qualley, Madisen
Beaty e Victoria
Pedretti.
Margot Robbie è Sharon Tate
Come annunciato mesi fa e poi
rivelato dalla prima foto ufficiale, Margot Robbie
interpreterà Sharon Tate nel nuovo film di Quentin
Tarantino.
Vi ricordiamo che la giovane
attrice fu vittima di un terribile massacro, ad opera della
Famiglia Manson, nella sua villa di Beverly Hills insieme a quattro
amici, il 9 agosto 1969. All’epoca, la Tate era moglie di
Roman Polanski, fuori dal Paese al momento
dell’aggressione, e incinta all’ottavo mese del loro primo
figlio.
La Robbie è stata confermata nel
cast dopo che i primi rumors volevano al suo
posto Jennifer Lawrence..
La trama
È stato Quentin Tarantino
in persona a rivelare la prima sinossi del film, collegata come
annunciato mesi fa all’assassinio di Sharon
Tate:
La
storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che
viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick
Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva
western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi
stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono
più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon
Tate.
Le foto dal set
Con l’uscita nelle sale fissata
al 9 agosto 2019, proseguono senza sosta
a Los Angeles le riprese del film, di cui abbiamo avuto un assaggio
grazie alle foto rubate sul set.
Non c’è ancora traccia di
Margot Robbie ma soltanto dei due protagonisti
Leonardo DiCaprio e Brad Pitt in
compagnia del regista Quentin Tarantino, con il
quale i due avevano già lavorato rispettivamente in
Bastardi senza gloria e Django
Unchained.
Sarà Cary Fukunaga
(True Detective) a dirigere Bond
25. A confermarlo ufficialmente è l’account Twitter del franchise che dà
finalmente una buona notizia ai fan che cominciavano a dubitare che
la produzione riuscisse a mettere in piedi un film dopo l’abbandono
di Danny Boyle.
Michael G. Wilson, Barbara Broccoli and
Daniel Craig announced today that
#Bond25 will begin filming at Pinewood Studios on 4 March 2019
under the helm of director, Cary Joji Fukunaga with a worldwide
release date of 14 February 2020. (1/2) pic.twitter.com/Oyzt826sXd
Michael G. Wilson, Barbara
Broccoli e Daniel Craig annunciano oggi che #Bond25 batterà
il primo ciak ai Pinewood Studios il 4 marzo 2019 per la regia di
Cary Joji Fukunaga. L’uscita in tutto il mondo è prevista per il 14
febbraio 2020. “Siamo lieti di lavorare con Cary. La sua
versatilità e innovazione lo rende una scelta eccellente per la
prossima avventura di James Bond” hanno dichiarato Michael G.
Wilson and Barbara Broccoli.
Fukunaga è il primo regista nella
storia del franchise a non essere britannico, segno che forse
per Bond
25 la produzione ha deciso di ampliare gli orizzonti,
e forse anche la scelta del prossimo Bond potrebbe cadere su un
attore non britannico.
Gli ultimi due film di
James Bond sono stati diretti da Sam
Mendes che ha incassato con i suoi film rispettivamente
1,1 miliardo di dollari per Skyfall (il Bond di
maggior successo di sempre, con un Oscar all’attivo) e 880 milioni
con Spectre.
Dato il successo che Mendes ha
raggiunto con i film, quando ha annunciato che non avrebbe più
diretto un Bond Movie, la EON e la MGM si sono
date da fare per cercare un rimpiazzo all’altezza.
Cary Fukunaga ha
trovato il successo internazionale grazie a True Detective, serie
culto in cui ha dimostrato una grandissima capacità e padronanza
del mezzo cinematografico. Dopo la sfumata regia dell’adattamento
da Stephen King di IT, passata a
Andy Muschietti, Fukunaga aspetta ancora la sua
grande occasione per tornare sullo schermo d’argento in grande
stile. E parlando dell’agente 007 e della sua nuova avventura,
siamo sicuri che lo stile non mancherà.
Un altro “remake” di A Star
Is Born è comparso online nel divertentissimo
trailer parodia che vede protagonisti i Muppet Kermit la Rana e
Miss Piggy nei panni dei personaggi interpretati sullo schermo da
Bradley Cooper e Lady Gaga.
Qui sotto potete dargli uno
sguardo. Che ne pensate?
In questa nuova versione di una
tormentata storia d’amore, Cooper interpreta il musicista di
successo Jackson Maine, che scopre la squattrinata artista Ally e
si innamora di lei. Ally ha da poco chiuso in un cassetto il suo
sogno di diventare una grande cantante, fino a quando Jack la
convince a tornare sotto i riflettori. Ma mentre la carriera di
Ally inizia a spiccare il volo, il lato privato della loro
relazione perde colpi a causa della battaglia che Jack conduce
contro i suoi demoni interiori.
A Star
Is Born presenta canzoni originali eseguite dal vivo
nel film da Cooper e Lady Gaga, da loro scritte in collaborazione
con altri artisti come Lukas Nelson, Jason Isbell e Mark
Ronson. Il cast include anche Andrew Dice Clay, assieme a
Dave Chappelle e Sam Elliott.
A Star
Is Born è prodotto da Bill Gerber, Jon Peters, Bradley
Cooper, Todd Phillips e Lynette Howell Taylor. Ravi Mehta, Basil
Iwanyk, Niija Kuykendall, Sue Kroll, Michael Rapino e Heather Parry
sono i produttori esecutivi. La sceneggiatura è di Eric Roth
e Bradley Cooper & Will Fetters. A collaborare con Cooper troviamo
il direttore della fotografia candidato all’Oscar® Matthew
Libatique (Il cigno nero), la scenografa Karen Murphy
(It Comes at Night), il montatore tre volte candidato
all’Oscar® Jay Cassidy (American Hustle, Il lato positivo, Into
the Wild), e la costumista Erin Benach (Drive).
I supervisori delle musiche del film sono Julia Michels (Pitch
Perfect) e Julianne Jordan (Edge of Tomorrow).
Warner Bros. Pictures presenta, in
associazione con Live Nation Productions, in associazione con Metro
Goldwyn Mayer Pictures, una produzione Jon Peters/Bill Gerber/Joint
Effort, A Star is Born. Nelle sale
dal 5 ottobre 2018, il film sara distribuito nel mondo dalla Warner
Bros. Pictures.
Introdotta nei fumetti nel 1992 come
una speciale squadra di villain, la Starforce è un
gruppo di guerrieri Kree riuniti dalla Suprema Intelligenza,
composto tra gli altri da Ronan
l’Accusatore e Korath Il Persecutore.
La sua controparte dei Marvel Comics ha anche sfidato
gli Avengers quando gli eroi tentarono
di fermare l’avanzata dei Kree, ma cosa sappiamo davvero del team
che farà parte del film su Captain Marvel?
Di seguito 10 segreti (e una teoria
dei fan che potrebbe esser stata confermata dal trailer ufficiale rilasciato
pochi giorni fa):
Bron-Char ha distrutto lo scudo di Captain America
Bron-Char,
personaggio che sullo schermo sarà interpretato dall’attore
norvegese Rune Temte, è forse il più “strano” tra
quelli dell’ensemble di Captain Marvel. Membro della
Starforce nel film, nei fumetti però non ha nessun legame con
quell’organizzazione, perché parte di un altro esercito Kree: la
Legione Lunatica.
Di fatto Bron-Char è apparso solo in
tre numeri dei Marvel Comics, e la sua introduzione è avvenuta
in Captain America n. 8, dove distrusse la replica dello
scudo di Cap. È probabile che nel film la versione del
personaggio verrà cambiata o ampliata.
Il misterioso personaggio di Jude Law
Grazie alle prime informazioni
fornite, i fan hanno ipotizzato che il personaggio interpretato da
Jude Law nel film fosse Mar-Vell,
l’originale Captain Marvel e mentore di Carol.
Tuttavia le cose non sono state ancora chiarite del tutto, visto
che la sua identità resta ancora un mistero.
È evidente che questo personaggio
non è chi appare, anche se l’attore l’ha definito “un guerriero
devoto, incondizionato, conservatore, ma ispiratore“. Che sia
in realtà il villain Yon-Rogg? Staremo a
vedere.
Il ritorno di Ronan l’Accusatore
Come già annunciato, Ronan
l’Accusatore e Korath (apparsi in
Guardiani della Galassia
vol.1) torneranno nel Marvel Cinematic Universe come
membri originali della Starforce, dunque
scopriremo cosa è successo ai due personaggi prima del loro arrivo
nell’universo Marvel.
Dal momento che Captain Marvel è ambientato circa vent’anni
anni prima di Guardiani, la versione più giovane di Ronan sarà
molto diversa da ciò che abbiamo visto: è ancora un individuo
rispettato della società Kree e non ancora il radicale emarginato
che conosciamo. Korath invece è stato descritto dall’attore
Djimon Honsou come qualcosa di simile alla sua
caratterizzazione dei Guardiani, ma più vicino alla sua
infanzia.
Korath può tracciare modelli nel cervello
Uno dei poteri mostrati da
Korath nei fumetti è probabilmente sfuggito agli
spettatori di Guardiani della Galassia, perché non
soltanto il personaggio è in possesso di eccezionali capacità di
tracking, ma è anche in grado di monitorare psionicamente persone
basandosi esclusivamente sulle loro onde cerebrali.
Un potere abbastanza insolito,
considerato troppo strano, estraneo o semplicemente non
cinematografico, potrebbe giocare un ruolo chiave nel film di
Captain Marvel. Chissà se è sarà
proprio Korath a manipolare la memoria di Carol Danvers…
Minn-Erva era il nemico di Mar-Vell
Oltre ad essere dotata di
un’intelligenza suprema, Minn-Erva è il membro più
puramente malvagio della Starforce nei fumetti. Nemica storica di
Mar-Vell, aveva cercato di convincerlo ad
accoppiarsi con lei per generare figli “geneticamente
superiori”.
Tuttavia dalle prime descrizioni del
personaggio cinematografico, il personaggio interpretato
dall’attrice Gemma Chan sarà forse un po’ più
innocua della sua controparte dei fumetti. La Chan ha raccontato a
Entertainment Weekly che il suo personaggio è stato la “stella
della Starforce fino all’arrivo di Carol Danvers e il suo arrivo
rappresenta per lei una minaccia“.
Genetica avanzata
Sia Minn-Erva che
Korath sono esperti genetisti., e questo speciale
potere derivano da un potenziamento genetico: quello di Minn-Erva
fu mutato dalla Psiche-Magnetron, la stessa macchina che garantirà
poteri simili a Mar-Vell e Carol
Danvers, mentre quello di Korath è il risultato di
auto-sperimentazioni usando un modello di mutazione originariamente
testato su uno scarafaggio.
Due membri non erano apparsi nei fumetti di Captain Marvel
Oltre a Supremor,
due membri della formazione originale della Starforce sono stati
apparentemente esclusi dal cast di Captain Marvel: i membri mancanti sono
infatti Shatterax e Ultimus.
Il primo è un cyborg della specie aliena Kree che ha combattuto
contro Iron Man nella guerra Kree-Shi’ar, arrivando quasi a
vincere.
Il secondo è sia un Kree che un
Eterno, ma considerando i piani dei Marvel Studios per la Fase 4,
è probabile che possa tornare protagonista in futuro. D’altronde si
tratta dell’ultimo della sua specie a rimanere sulla Terra…
È stata introdotta durante uno scontro con gli Avengers
La squadra dello
Starforce è stata introdotta in Avengers n.
346, fumetto scritto da Bob Harras e disegnato da Steve Epting
come parte della trama di Operation: Galactic Storm del
1992 in cui vediamo i Vendicatori tentare di mediare la guerra tra
Kree e Shi’ar. La Starforce è
stata infatti concepita come la risposta dei Kree agli
Avengers, ovvero una super squadra composta dai
loro migliori guerrieri.
Nei fumetti i Vendicatori arrivano
sul pianeta Kala in segno di pace mentre la Starforce crede
erroneamente che avessero intenzione di attaccare gli imperatori
Kree, così scoppia improvvisamente una guerra fra i due
schieramenti.
Suprema intelligenza
Una forza malvagia ha manipolato la
Starforce e l’intera Guerra Kree-Shi’ar:
l’Intelligenza Suprema, anche nota come Supremor,
un vero e proprio membro funzionante del team nascosto a tutti
tranne che a Minn-Erva. Con il suo piano malvagio intendeva
annientare la maggior parte dei Kree.
Att-Lass ha cercato di derubare Iron Man
Il personaggio di
Att-Lass è comparso per il suo grande ritorno
nell’evento crossover “Infinity” del 2014, presentandosi
come una nuova versione di Titanium Man e collaborando con alcuni
dei più grandi nemici di Iron Man per rapinare la Stark Tower.
La teoria dei fan sulla Starforce
Grazie al primo trailer ufficiale di
Captain Marvel siamo venuti a
conoscenza di un dettaglio fondamentale della trama del film:
Carol Danvers torna sulla Terra da disertore e non
ricorda nulla della sua vecchia vita se non qualche flash, il
che spiegherebbe come ha fatto a lavorare con la squadra
malvagia della Starforce.
Secondo alcune teorie, il film
potrebbe aver adattato parzialmente un arco dei fumetti in cui
l’uso dei suoi poteri scatena in Carol Danvers una fortissima
emorragia cerebrale che provoca massiccia perdita di memoria; e se
il personaggio di Jude Law si rivelasse
effettivamente l’alieno Kree Yon-Rogg, allora si
confermerebbe l’ipotesi che questi ha usato la perdita di memoria
di Captain Marvel per reclutarla nella guerra
Kree-Skrull.
Continuano le riprese di Spider-Man: Far From
Home, il sequel di Spider-Man: Homecoming, che
vedrà svilupparsi ulteriormente il ruolo da nuovo Vendicatore
dell’Uomo Ragno interpretato da Tom Holland. Dopo
la sua avventura su Titano e la sua disintegrazione, Parker avrà
accumulato esperienza necessaria per una nuova avventura in
solitaria (previa risurrezione in Avengers 4), e con
l’eroe cresce anche il ragazzo, nelle foto dal set di nuovo insieme
alla sfuggente Michelle (Zendaja).
A vedere le foto dal set, la prima
osservazione frivola che salta alla mente è che il giovane Peter ha
ereditato dal suo mentore Tony Stark lo stesso gusto per le donne,
brillanti, spiritose, intelligenti e… più alte di loro! Il
“mistero” di Michelle non è ancora stato sciolto, ma sembra sempre
più chiaro che si tratta di un personaggio completamente nuovo per
l’universo dell’Uomo Ragno che, per caso, si fa chiamare MJ, senza
nessun legame con la Mary Jane Watson dei fumetti.
Spider-Man: Far From
Homesarà diretto ancora una volta
da Jon Watts ed uscirà nelle sale
il 5 luglio 2019.
Confermati nel cast del film il
protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya in quelli di Michelle.
Il film sarà girato in diverse
città europee oltre che a New York. Le
fortunate del Vecchio Continente sono Londra,
Venezia e Praga.
Si è già detto in diverse occasione
che l’arrivo di Captain Marvel nel Marvel Cinematic Universe
sarà l’introduzione di un nuovo eroe in grado di guidare e definire
le sorti dell’universo condiviso. Questa introduzione di
personaggio, sebbene sia stato detto da molti che è avvenuta tardi
e che da tempo si sentiva la necessità di una eroina donna, arriva
in realtà perfettamente in tempo con il previsto abbandono di uno
dei personaggi che hanno dato forma al MCU fino a questo momento:
Captain America.
Sebbene, infatti, Tony Stark sia
senza dubbio il personaggio più carismatico dei film Marvel, Cap ha plasmato la storia
del MCU, soprattutto nella seconda
parte, con la Guerra Civile e le sue scelte che hanno condizionato
gli eventi a seguire. Adesso, un altro capitano arriva a prendere
il suo posto (visto che Avengers 4 sarà
l’ultimo film di Steve Rogers/Chris Evans), e in
comune con lui non avrà soltanto il nome, ma anche una connessione
biografica.
Il trailer di Captain
Marvel ci ha rivelato che
anche Carol Danvers ha avuto un addestramento difficile, e che come
Steve era nelle forze armate USA. Come abbiamo appreso nel film del
2011, Steve era un ragazzo di Brooklyn, profondamente patriottico e
puro, che voleva servire il Paese e combattere durante la Seconda
Guerra Mondiale. Tuttavia era estremamente gracile, fino a che
il Dr. Abraham Erskine (Stanley Tucci),
riuscendo a vedere il potenziale di Steve, un ragazzo dal cuore
buono che non si arrendeva mai, non lo scelse per il suo
esperimento del Super Soldato. Il resto è diventato storia.
Con la sponsorizzazione di Erskine,
infatti, Rogers venne accettato nell’esercito, seguendo un
addestramento di base a Camp Lehigh a Wheaton, nel New Jersey.
L’esperienza di Rogers nell’allenamento di base è stato un inferno
per il giovane patriota. Sempre l’ultimo in marcia, in difficoltà
nel salire sulla corda, cose che lo rendevano un bersaglio perfetto
per le altre reclute. Ovviamente, grazie al siero del Super
Soldato, Rogers è diventato il perfetto esemplare fisico
di Capitan America, ma i ricordi delle sue prove al campo di
addestramento sono rimaste sempre con lui.
In Captain Marvel, Carol Danvers si
schianta sulla Terra e apparentemente non ha memoria della vita che
ha condotto prima di entrare a far parte della squadra d’elite Kree
chiamata Starforce. Con l’aiuto di Nick Fury (Samuel L.
Jackson), Carol cerca di intraprendere un viaggio alla
scoperta di sé e del suo passato sulla Terra. Questo include anche
la sua precedente carriera come colonnello nell’Aeronautica degli
Stati Uniti, dove il suo socio e gregario era Maria Rambeau
(Lashana Lynch).
Il trailer lascia intuire che Carol
recuperi piano piano i ricordi di quando era un pilota da
combattimento, e prima di questo, la sua formazione di base per
diventare un aviatore. E, come Steve Rogers cinque decenni prima,
sembra che Carol non fosse un perfetto soldato fin dall’inizio.
Anche lei ha avuto problemi a imparare a salire sulla corda,
cadendo rovinosamente nella polvere. La scena che mostra come Carol
cade e come si rannicchia in posizione fetale riflette direttamente
quello di Steve, durante il suo allenamento. Naturalmente, come
Steve, Carol si alza sempre e alla fine ottiene i suoi superpoteri,
diventando molto più di un semplice essere umano. Ma entrambi le
loro vite eroiche hanno avuto un inizio difficile.
Con Steve Rogers atteso per l’ultima
volta in Avengers 4 e con Carol Danvers che
invece debutterà nella contemporaneità del MCU nello stesso film (il
suo standalone è ambientato negli anni ’90), i parallelismi trai
due personaggi potrebbero essere anche più tragici, con un
passaggio di testimone drammatico per Rogers e per i suoi fan. Sono
entrambi ex soldati, eroi, patrioti con costumi che richiamano la
bandiera americana, sarebbe la scelta più logica per la Marvel al cinema.
Tuttavia, i personaggi restano molto
diversi e tanto Steve è stato ligio e deciso, tanto Carol sarà
impulsiva e in conflitto con se stessa, il che offre una
prospettiva di grande interesse sul futuro del Marvel Cinematic
Universe.
Vi ricordiamo che alla regia di
Captain Marvel con
protagonista Brie Larson, ci
sono Anna Boden e Ryan
Fleck. Il film invecearriverà al cinema
l’8 marzo 2019.
Il
cast ufficiale: Brie
Larson, Samuel L.
Jackson, Ben
Mendelsohn, Djimon
Hounsou, Lee
Pace, Lashana
Lynch, Gemma
Chan, Algenis Perez
Soto, Rune
Temte, McKenna
Grace, Clark
Gregg, Jude
Law, Annette Bening.
Arriva da Entertainment
Weekly la conferma della data d’uscita in sala del film
basato sulla serie iTv, Downton Abbey. Il film arriverà nelle sale USA
il 20 settembre 2019, il 13 in Inghilterra.
“Da quando la serie è finita, i
fan di Downton aspettano il prossimo capitolo della famiglia
Crawley – ha detto il presidente della Focus
Feature (che produce), Peter Kujawski, in
una dichiarazione ufficiale – Siamo entusiasti di far parte di
questo incredibile gruppo di registi, attori e artigiani, guidati
da Julian Fellowes e Gareth Neame, nel riportare il mondo di
Downton sul grande schermo il prossimo settembre”.
Anche se i dettagli della trama
sono stati scarsi, il produttore esecutivo, Gareth
Neame, ha offerto questa descrizione molto vaga della
trama: “Il copione di Julian affascina, emoziona e intrattiene
e nelle mani di Brian Percival cercherà di offrire al pubblico
tutto ciò che desidera da un film su Downton Abbey.”
Downton Abbey: al
via le riprese del film – prima foto
Sono confermati nel
cast Maggie Smith, Hugh Bonneville, Laura
Carmichael, Michelle Dockery e Elizabeth
McGovern, già star della serie, mentre si aggiungono alla
squadra per la trasposizione cinematografica
anche Imelda Staunton, Geraldine James, David
Haig, Tuppence Middleton, Simon Jones, Kate Phillips
e Stephen Campbell Moore.
La serie, ideata e principalmente
scritta dall’attore e scrittore Julian Fellowes, è ambientata fra
il 1912 e il 1926, durante il regno di re Giorgio V, nella
tenuta fittizia di Downton Abbey
nello Yorkshire del Conte e
della Contessa di Grantham. La serie segue le
vite dell’aristocratica famiglia Crawley e dei loro servitori
a partire dal 15 aprile 1912, data di affondamento del RMS
Titanic. Alla notizia della tragedia, la famiglia Crawley è
sconvolta nell’apprendere che il cugino del conte, James Crawley, e
suo figlio Patrick, erede della loro proprietà, nonché della
cospicua dote della Contessa Cora, sono deceduti nel naufragio.
Nuovo beneficiario diventa il giovane Matthew, cugino di terzo
grado della famiglia e avvocato a Manchester. I Crawley,
soprattutto la Contessa Madre Violet, inorridiscono al pensiero che
ad una persona “che lavora” – senza la minima intenzione di
adattarsi alla vita aristocratica da loro condotta – spettino i
loro interi averi. Sullo sfondo s’intrecciano le vicende della vita
dei numerosi domestici.
Amazon Studios ha
diffuso il secondo trailer di Beautiful Boy, il
film tratto dai romanzi “Beautiful Boy: A Father’s
Journey Through His Son’s Addiction” di David Sheff e da
“Tweak: Growing Up on Methamphetamine” del figlio Nic
Sheff.
Nel cast del film, insieme ai
protagonisti Steve Carell e Timothée Chalamet, anche Maura
Tierney e Amy Ryan.
Dati i trascorsi di
Carell e Chalamet con l’Academy, è probabile che le loro
interpretazioni vengano considerate per una nomination agli Oscar
2019, cosa che non sorprenderebbe affatto. Dopotutto con Chiamami
col tuo nome, il giovane attore ha dimostrato di essere un
interprete brillante e sensibile, mentre Carell conferma a ogni
titolo ormai il suo poliedrico talento.
Scritto
da Luke Davies (Lion) e diretto dal
belga Felix Van Groeningen (sua la regia di
Alabama Monroe), Beautiful Boy vede nel
cast Timothée Chalamet, Steve
Carell, Amy Ryan, Maura
Tierney, Timothy
Hutton, Amy
Forsyth, Ricky Low,
e Kaitlyn Dever.
L’uscita nelle sale è
fissata al 12 ottobre 2018, in tempo per entrare
nella corsa della Award Season del prossimo anno.
Beautiful Boy, la recensione del film con Steve
Carell
Nonostante tutti i dettagli che
ormai sono conosciuti e ufficiali, anche in seguito alle riprese aggiuntive, la trama di
Avengers 4 è ancora un mistero. È
quindi inevitabile che in molti facciano ipotesi, in base alle
informazioni ricavate dalle comunicazioni ufficiali e dagli altri
film, che possano anticipare gli eventi del film che chiuderà la
Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.
Direttamente da GeekTyrant.com arriva una delle
teorie più dolorose che circolano in rete, e che tutti speriamo sia
assolutamente falsa. Ecco cosa accadrà a Tony
Stark secondo questa triste teoria:
“Dopo gli avvenimenti di
Infinity War, Tony torna sulla Terra e fa del suo meglio per andare
avanti, esaudisce il suo desiderio con Pepper di diventare padre:
ha un figlio. Poco dopo però Ant-Man si presenta alla sua porta con
la prova che i viaggi nel tempo sono possibili, così, Tony, che non
ha mai superato la scomparsa dei suoi amici Vendicatori e
soprattutto di Peter Parker, elabora un piano per invertire lo
schiocco di Thanos… Questo piano avrà un prezzo altissimo:
rinunciare alle linea temporale in cui diventa
padre.
Arrivato su Vormir seguendo le
indicazioni di Nebula, verrà chiesto a Tony un sacrificio
importante. Teschio Rosso può scrutare nelle anime delle persone
che si trova di fronte, e così infatti apprende che il padre di
Thanos si chiamava Alars, chiamando il Titano “figlio di Alars”,
appunto. Così, l’ex villain di Captian America, scrutando l’animo
di Tony, lo mette di fronte a una scelta dolorosissima: sacrificare
la linea temporale in cui ha un figlio, per annullare gli effetti
dello schiocco di Thanos, oppure lasciare che il mondo continui,
tenendosi suoi figlio e la sua famiglia felice, con i suoi compagni
Vendicatori morti.”
Considerando il ruolo da leader di
Iron Man all’interno del gruppo dei Vendicatori
(con buona pace di Steve Rogers), Tony sembra il
personaggio giusto a cui chiedere un sacrificio del genere.
Tuttavia non sappiamo ancora quando si svolgerà Avengers
4, ovvero se seguirà le vicende di Infinity
War in continuità, oppure se comprenderà un gap di qualche
anno.
Arriverà il prossimo 11 ottobre
distribuito da Officine UBU, Il
complicato mondo di Nathalie, la toccante commedia
francese diretta da David e Stéphane
Foenkinos. Di seguito il trailer italiano del film:
E se quando tutto sembra andare
storto, la vita ti chiedesse solo di sorridere un po’ di più? Di
questo e molto altro racconta la toccante commedia francese
Il complicato mondo di Nathalie, il ritratto
sincero e ironico di una donna alle prese con gli improvvisi
cambiamenti e le difficoltà di un periodo di passaggio come i 50
anni. Per la regia di David e Stéphane
Foenkinos, il film, con il Premio César Karin Viard (La
famiglia Bélier, Delicatessen), sarà dall’11 ottobre al cinema con
Officine UBU.
Ecco il poster italiano del
film:
Protagonista del film è
Nathalie, professoressa di lettere divorziata e madre di una
giovane ragazza, alle prese con un momento delicato, pieno di
insoddisfazione e nostalgia, che la costringerà alla fine a cercare
più a fondo le motivazioni del suo malessere. Nel frattempo però,
non sempre i suoi comportamenti e il suo sarcasmo saranno ben
accolti da familiari, amici e colleghi…
La storia di una donna schietta e
senza peli sulla lingua, ma che si fa amare perché umana, unica,
vera, tra appuntamenti stravaganti, una figlia che cresce e
incontri che le cambiano la vita.
“Sono stata immediatamente attratta
dal ruolo di Nathalie – dichiara Karin Viard parlando
dell’originalità del suo personaggio. Spesso ci vengono raccontate
storie di donne che si avvicinano ai cinquant’anni che vogliono
andare a letto con uomini più giovani o altre che sono
semplicemente alla frutta. Qui invece abbiamo a che fare con un
personaggio complesso, come piacciono a me. Un personaggio pieno di
sfaccettature.”
A seguito dell’accordo fra Disney e Fox, con la prima che
ha finalmente acquisito tutte proprietà cinematografiche
dell’altra, gli X-Men e i Fantastici
Quattro torneranno “a casa” per la gioia dei fan. Questo
vuol dire che adesso i Marvel Studios, in seno alla Disney, non solo
potranno utilizzare la parola “mutanti”, ma anche avere accesso a
tutti quei personaggi che fino a questo momento gli erano
preclusi.
Nelle scorse settimane il CEO della
Disney, Bob Iger, ha già confermato che i nuovi
eroi si uniranno al MCU e se tutto andrà come previsto,
nel 2019 l’universo condiviso guadagnerà tutti i personaggi che ben
conosciamo.
Ma come potrebbero essere
introdotti senza alterare la continuity raggiunta finora? Ecco
quattro possibili soluzioni (via ScreenRant):
I problemi dell’adattamento dei fumetti
I fumetti sui mutanti Marvel ci hanno offerto lunghi ed
importanti archi narrativi fondamentali per definire i loro
caratteri e poteri. Prendiamo ad esempio Magneto e
la sua motivazione legata agli orrori che ha subito durante
l’Olocausto, o Wolverine, la cui storia inizia
addirittura nel 1800. Quando si tratta di adattarli per il grande
schermo, il compito non è mai semplice.
Tuttavia una soluzione ci sarebbe:
se l’esposizione alla gemma della mente ha innescato i geni X di
Scarlet Witch e di Quicksilver,
non è escluso che un piccolo numero di mutanti abbia effettivamente
attivato i loro poteri in passato. Difficile immaginare quale
energia abbia potuto innescare i poteri di
Wolverine nel 1800, ma i fumetti di
Apocalypse hanno sempre legato questa storyline
alla razza aliena conosciuta come i Celestiali, e raccontato che
Magneto venne sottoposto agli esperimenti dell’
Hydra durante la seconda guerra mondiale.
Altri mutanti avrebbero potuto
ottenere i loro poteri esponendosi alle radiazioni dei test della
bomba atomica…
Questo adattamento permetterebbe ai
Marvel Studios di mantenere intatta
la continuity senza bisogno di fondere diverse timeline o
riscrivendo da zero le origini dei personaggi.
La minaccia mutante e la continuity del MCU
Al centro delle storie sugli
X-Men c’è, come sapete, la battaglia contro il
pregiudizio e il fanatismo, con il professor X che lotta per
proteggere un mondo che odia e teme i Mutanti. Tuttavia qualcosa
non torna nella mente dei fan dei fumetti: perché questi personaggi
non esistono nello stesso mondo dei Vendicatori? Come mai un team
con tali poteri non può essere sfruttato? Dove sono nascosti
nell’universo Marvel?
Il contesto attuale del MCU ci ha presentato gli eroi in
situazioni complicate, ben lontani dall’assoluta celebrazione o
perfezione, alcuni dei quali trattati come veri
freak dalla società; dunque non sarebbe troppo
difficile immaginare oggi uno scenario migliore per introdurre i
mutanti.
Il dubbio rimane, ma è anche uno
stimolo per i futuri spettatori: abbiamo già visto personaggi che
hanno subito mutamenti genetici (Captain America),
ma cosa li differenzia dagli X-Men? Che tipo di esperimenti
giustificheranno la natura “diversa” dei Mutanti? Sta allora ai
Marvel Studios trovare una adeguata
soluzione di continuity e originalità.
Inhumans
Originariamente la Marvel aveva programmato un film su
Inhumans prima di Avengers: Infinity War, con
la famiglia reale di Attilan che si sarebbe poi unita agli altri
supereroi del MCU, ma dal momento che il terzo
capitolo sui Vendicatori è stato ispirato per la maggior parte dai
fumetti di Infinity del 2013 di Jonathan Hickman, i piani
sono cambiati.
È giusto pensare che l’idea
iniziale avrebbe portato Thanos ad attaccare la
città degli Inuhumans e quindi la fonte di ogni
mutazione inumana, provocando un evento cosmico unico nel suo
genere, con un rilascio di energia in tutto il mondo che avrebbe
innescato geni mutanti latenti.
In un futuro “futuribile” dai
Marvel Studios i bambini
nascerebbero con geni X attivi, non dormienti, e le loro mutazioni
si innescherebbero al raggiungimento della pubertà – proprio come
nei fumetti.
Il gene X latente potrebbe diventare la chiave per il MCU
La chiave per introdurre i mutanti
potrebbe già essere in uno dei mutanti del MCU. Quando Scarlet
Witch e Quicksilver sono stati introdotti
al cinema, la Fox deteneva aveva i diritti sui personaggi, motivo
per cui Avengers: Age of Ultron ce
li ha presentati come due gemelli figli di “miracoli” e
sopravvissuti a pericolosi esperimenti con lo scettro di
Loki.
Tuttavia il dizionario visivo
Marvel ha suggerito che la Gemma
della Mente presente nello scettro non ha attribuito poteri a chi
non ne aveva, ma che potrebbe aver svegliato qualcosa che già
c’era, e che potrebbe essere proprio quel gene mutante che adesso
può essere nominato. Non si fa ancora riferimento a una mutazione,
ma la direzione sembra segnata.
Nei fumetti, i mutanti “latenti”
sono persone nate con un gene X dormiente, e se il gene X viene
attivato, solitamente da un potere esterno, la loro mutazione verrà
attivata e questi avranno accesso alle loro abilità. Secondo questa
teoria, Wanda e suo fratello Pietro potevano semplicemente essere
le uniche persone esposte alla Pietra della Mente in possesso dei
geni X dormienti, e ciò spiegherebbe perché i poteri di
Quicksilver sembrano così stranamente estranei
alla Pietra della Mente: gli esperimenti di Strucker hanno
innescato poteri latenti che erano già lì.