Stando a quanto riportato da
Bloody Disgusting, portale dedicato prevalentemente al
cinema horror, un sequel di L’Esorcista del
Papa (qui la recensione), il film
interpretato da Russell Crowe e
basato sulle memorie di Padre Gabriel Amorth,
sarebbe ufficialmente in via di sviluppo. Costato soltanto 18
milioni di dollari, la pellicola diretta da Julius
Avery ha infatti ad ora raccolto circa 52 milioni di
dollari in tutto il mondo. Un risultato che, nonostante la divisiva
accoglienza a cui il film è andato incontro, sarebbe sufficiente a
spingere affinché si portino avanti i racconti di Amorth e dei suoi
esorcismi.
Sappiamo infatti che il film non è
sfuggito alle polemiche, considerando il delicato argomento
trattato. In particolare, queste si sono accese con la sua uscita
nelle sale. Polemiche a cui si è unito lo stesso Vaticano,
scagliatosi contro le reinvenzioni e lo splatter eccessivo presenti
nel film. Si attende ora una conferma ufficiale in merito alla
realizzazione di un sequel, ma per chi ha visto il film il fatto
che possa esserci un seguito non risulta del tutto una sorpresa.
L’Esorcista del Papa si apre infatti a portare sul grande
schermo le vere attività di Amorth,
particolarmente numerose e documentate.
Al momento non ci sono però
ulteriori dettagli sul possibile sequel, ma se questo dovesse
esserci dovrebbe essere certo il ritorno di Crowe nei panni del
protagonista. In attesa di poterne sapere di più, ricordiamo
che L’Esorcista del Papa si trova ancora in sala e
che racconta la storia di Padre Amorth che, indagando sulla
terrificante possessione di un ragazzo, finirà per scoprire una
cospirazione secolare che il Vaticano ha disperatamente cercato di
tenere nascosta.
La 20th Century
Studios ha finalmente rilasciato il primo teaser trailer
di Assassinio
a Venezia, il nuovo film diretto e interpretato da
Kenneth Branagh
nonché suo terzo lungometraggio dedicato al detective
Hercule Poirot dopo Assassinio sull’Orient
Express e Assassinio sul Nilo. Questo
inquietante nuovo thriller soprannaturale è ora basato sul romanzo
“Hallowe’en Party” di Agatha Christie ha
una data d’uscita nelle sale attualmente fissata al il 15
settembre 2023.
Per quanto riguarda la trama,
Assassinio
a Venezia è ambientato nella misteriosa Venezia
del secondo dopoguerra alla vigilia di Ognissanti, dove Hercule
Poirot, ormai in pensione e vivendo in un esilio autoimposto nella
città più affascinante del mondo, partecipa con riluttanza a una
seduta spiritica in un palazzo fatiscente e infestato. Quando uno
degli ospiti viene assassinato, il detective viene catapultato in
un sinistro mondo di ombre e segreti, costretto nuovamente a dover
risolvere il caso prima che qualcos altro di spiacevole possa
accadere.
Il film, come già riportato, è
diretto da Kenneth Branagh con una sceneggiatura del
candidato all’Oscar Michael Green
(Logan). I produttori sono Kenneth Branagh, Judy
Hofflund, Ridley Scott e Simon
Kinberg, con Louise Killin, James
Prichard e Mark Gordon come produttori
esecutivi. Un brillante ensemble interpreta un cast di personaggi
indimenticabili, tra cui Kenneth Branagh, Kyle Allen
(Rosaline), Camille Cottin (Call My
Agent), Jamie Dornan
(Belfast), Tina Fey (30 Rock),
Jude Hill (Belfast), Ali
Khan (6 Underground), Emma Laird
(Mayor of Kingstown), Kelly Reilly
(Yellowstone), Riccardo
Scamarcio (L’ombra di Caravaggio) e la
recente vincitrice dell’Oscar Michelle Yeoh
(Everything Everywhere All at Once).
Gli zombie sono da sempre tra le
creature più spaventose e significative viste al cinema. Nel corso
degli anni, attraverso gli innumerevoli film che li hanno resi
protagonisti, questi hanno assunto significati metaforici sempre
diversi, rinnovandosi continuamente di pari passo al trasformarsi
della società. Generalmente, si è soliti vedere gli zombi da un
punto di vista del cinema statunitense, ma il film sudcoreano del
2018 Train to Busan (qui la recensione) ha
significativamente ribaltato tale prospettiva. Diretto da
Yeon Sang-ho, il film ha inoltre presentato una
serie di scenari particolarmente accattivanti, spostando il grosso
dell’azione a bordo di un treno in viaggio.
Confinando i suoi protagonisti in
uno spazio chiuso, il regista e anche sceneggiatore del film ha
potuto costruire una vicenda tesa e ricca di colpi di scena. Come
anche per Snowpiercer, diretto dal
coreano BongJoon-ho, Train to Busan va a
raccontare, attraverso le caratteristiche del suo genere, un tema
particolarmente ricorrente nel cinema coreano. Si tratta delle
differenze di classe che sconvolgono profondamente la Corea, a cui
si aggiungono le inevitabili differenze di trattamento, l’egoismo e
l’individualismo, il tutto racchiuso all’interno di un treno che,
nel suo viaggiare incurante di quanto sta accadendo, va a
rappresentare la stessa vita.
In particolare, inoltre, è da notare
come il film rielabori la figura dello zombie, liberandola dagli
stereotipi che aveva acquisito nel corso dei decenni. Edgar
Wright, autore di film come L’alba dei morti
dementi e Baby Driver – Il genio della fuga, lo ha
indicato come il suo film sugli zombi preferito di sempre. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo sequel.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Train to Busan: la trama del film
Protagonista del film è
Seok-woo, un agente di borsa particolarmente
dedito al suo lavoro, che gli permette di mantenere sé stesso e la
piccola figlia Soo-an. Da divorziato, l’uomo cerca
di essere il più attento possibile alle necessità della bambina,
che per il suo compleanno chiede al padre di andare a fare una gita
a Busan, dove vive anche la madre. Durante il viaggio in treno,
però, uno dei passeggeri inizia a subire una misteriosa
trasformazione che lo porta a diventare uno zombie. Il panico si
scatena subito dentro al treno e Seok-woo dovrà trovare il modo di
difendere a tutti i costi sua figlia. Al di fuori del treno, allo
stesso modo, l’invasione zombie è già iniziata.
Train to Busan: il cast del film
Protagonista del film, nei panni di
Seok-woo è l’attore Gong Yoo. Oltre che per il suo
ruolo in questo film, egli è molto noto in patria anche per titoli
come Dogani e L’impero delle ombre. Nei panni di
sua figlia Soo-an vi è invece Kim Su-an,
giovanissima attrice attiva nel mondo della recitazione sin
dall’età di cinque anni. Il grande successo per lei arriva proprio
con Train to Busan, che le permette di diventare una vera
e propria star internazionale. Jeong Yu-mi recita
invece nei panni di Seong-kyeong, donna incinta presente sul treno
che acquisirà grande importanza nel corso del film.
Suo marito, l’operaio Sang-hwa, è
invece interpretato da Ma Dong-seok. L’attore è
noto a livello internazionale per i film The Gangster, the Cop, the
Devil e Ashfall – The Final
Countdown, mentre attualmente è stato scelto per
interpretare Gilgamesh nel film film MarvelEternals.
Choi Woo-shik, tra i protagonisti anche di
Parasite, interpreta qui il
giocatore di una squadra di baseball liceale Yong-guk. Ahn
So-hee, invece, è la cheerleader Jin-hee. Kim
Eui-sung interpreta Yon-suk, spregevole uomo d’affari,
mentre Ye Soo-jung e Park
Myung-sin sono le anziane sorelle In-gil e Jong-gil.
Il sequel di Train to
Busan, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Il grandissimo successo del film ha
spinto il regista a considerare l’idea di un sequel. Egli si era
però inizialmente dichiarato contrario a questo, considerando
conclusa la storia. In breve, però, la sua opinione è cambiata e
nel 2020 Yeon ha fatto uscire in sala il film Peninsula, sequel di
Train to Busan che pur essendo ambientato nello stesso
contesto narrativo presenta una storia e dei personaggi nuovi. Se
nel primo film ci si concentrava sull’ambiente treno, in questo
secondo capitolo il racconto si espande all’intera penisola
coreana. Di Train to Busan esiste però anche un prequel,
intitolato Seoul Station, film
d’animazione distribuito parallelamente al titolo principale.
In attesa di vedere il sequel, è
possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Train to Busan è infatti disponibile nel
catalogo di Rakuten TV, Google Play, Mediaset Infinity, Rai
Play, Apple iTunes, Mubi e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 26
aprile alle ore 22:55 sul canale
Rai 4.
Apple
TV+ ha rilasciato il trailer di
Platonic, la
nuova serie comedy interpretata e prodotta da Rose
Byrne e
Seth Rogen e co-creata, diretta e co-scritta da Nick
Stoller e Francesca Delbanco.
Platonic: quando esce e dove vederla in streaming
La serie, composta da dieci episodi
della durata di mezz’ora ciascuno, farà il suo debutto su
Apple TV+ il 24 maggio con i primi tre episodi,
seguiti da nuovi episodi settimanali ogni mercoledì.
La trama e il cast di
Platonic
Platonic segue le vicende di una
coppia platonica di ex migliori amici prossimi alla mezza età
(Seth
Rogen e Rose Byrne) che si riavvicinano dopo una lunga
separazione. L’amicizia del duo diventa totalizzante e destabilizza
le loro vite in modo esilarante. Il cast è composto anche da Luke
Macfarlane, Tre Hale, Carla Gallo e Andrew Lopez.
Platonic è prodotta da Sony
Pictures Television, con cui la Global Solutions di Stoller e
Stoller ha un accordo globale. Byrne, Rogen, Stoller, Delbanco e
Conor Welch sono i produttori esecutivi.
La serie segna una nuova
collaborazione tra Apple TV+ e Rose Byrne, che è
anche protagonista di “Physical”, la serie Apple Original acclamata
dalla critica e pronta per debuttare con la terza stagione nel
corso dell’anno. Seth Rogen sarà anche protagonista di una serie
comedy, ancora senza titolo, che scriverà, dirigerà e produrrà
insieme a Evan Goldberg per Apple TV+. La serie si unirà alla
crescente offerta di serie comedy di successo e pluripremiate su
Apple TV+, tra cui il vincitore dell’Emmy “Ted Lasso”, “Shrinking”,
“Schmigadoon!”, “The Afterparty”, “Il premio del destino”, “Bad
Sisters”, “Trying”, “Mythic Quest” e altre ancora.
Disney+ ha diffuso il trailer
ufficiale della serie originale comedy d’azione
American Born Chinese che debutterà con
tutti gli otto episodi il 24 maggio sulla piattaforma streaming. La
serie televisiva targata Disney Branded Television è prodotta da
20th Television.
American Born Chinese:
la trama e il cast
Basata sull’omonima graphic novel
di Gene Luen Yang, American Born Chinese
racconta le sfide e le difficoltà di un normale adolescente
americano la cui vita cambia per sempre quando fa amicizia con il
figlio di un dio mitologico. Questa è la storia della battaglia di
un giovane uomo per la propria identità, raccontata attraverso la
famiglia, la commedia e il Kung-Fu ricco di azione.
Quest’avventura di formazione è
interpretata da un cast di star internazionali, tra cui i vincitori
del premio Oscar
Michelle Yeoh e
Ke Huy Quan (Everything Everywhere All at
Once), Ben Wang (Chang a Canestro), il candidato
all’International Emmy Award Yeo Yann Yann (Wet Season),
Chin Han (Mortal Kombat), Daniel Wu (Frammenti dal
passato – Reminiscence), l’ex campione di Taekwondo Jimmy
Liu e Sydney Taylor (Just Add Magic).
A presentare al pubblico una serie
di iconiche figure mitologiche cinesi sono le guest star Stephanie
Hsu, candidata all’Oscar, nel ruolo di Shiji Niangniang, la Signora
delle Pietre; Ronny Chieng in quello del monaco anticonvenzionale
Ji Gong; Jimmy O. Yang nel ruolo del Re Drago Ao Guang; James Hong
in quello dell’Imperatore di Giada; Leonard Wu nel ruolo di Niu
Mowang/Demone Toro; e Poppy Liu in quello della Principessa dal
Ventaglio di Ferro. La serie vede anche Lisa Lu nel ruolo
dell’agopunturista Ni Yang, prossima alla pensione, mentre Rosalie
Chiang interpreta la studentessa attivista Suzy Nakamura.
Lo sceneggiatore/produttore
vincitore di un Emmy Award Kelvin Yu (Bob’s Burgers,
Central Park) è produttore esecutivo e showrunner.
Destin Daniel Cretton (Shang-Chi e la leggenda
dei Dieci Anelli, Short Term 12) è il regista e
produttore esecutivo, insieme a Melvin Mar e Jake Kasdan (entrambi
di Dottoressa Doogie, Jumanji – Benvenuti nella
giungla e Jumanji: The Next Level), Erin O’Malley
(Dottoressa Doogie), Asher Goldstein (Short Term
12, Il diritto di opporsi) e Gene Luen Yang.
Netflix ha diffuso il primo trailer
della sesta stagione di Black Mirror, la serie
antologica che per questo sesto ciclo si rinnova e diventa, secondo
la logline, “la più imprevedibile, non classificabile e inaspettata
di sempre”. La nuova stagione sarà disponibile a giugno.
Come sempre, la serie si
impreziosisce di grandi nomi nel cast, nomi che sono associati a
volti meno noti ma sempre capaci di grandi interpretazioni,
destinate a rimanere impresse nella memoria collettiva. Il cast dei
nuovi episodi comprende
Aaron Paul, Anjana Vasan, Annie Murphy, Auden Thornton, Ben
Barnes, Clara Rugaard, Daniel Portman, Danny Ramirez, David
Shields, Himesh Patel, John Hannah,
Josh Hartnett, Kate Mara, Michael Cera, Monica Dolan, Myha’la
Herrold, Paapa Essiedu, Rob Delaney, Rory Culkin,
Salma Hayek Pinault, Samuel Blenkin e Zazie
Beetz.
Debutta a giugno in esclusiva su
Sky e in streaming solo su NOW l’attesissima seconda stagione della
serie Sky Exclusive AND
JUST LIKE THAT…, il nuovo capitolo del cult HBO
Sex and the City. Dal produttore
esecutivo Michael Patrick King, i nuovi episodi,
di cui è appena stato rilasciato il teaser trailer, vedono il
ritorno delle protagoniste Sarah Jessica Parker,
Cynthia Nixon e Kristin
Davis.
Fra il cast che ritorna nei nuovi
episodi anche Sara Ramírez, Sarita Choudhury, Nicole Ari
Parker, Karen Pittman, Mario Cantone, David Eigenberg, Evan
Handler, Christopher Jackson, Niall Cunningham, Cathy Ang e Alexa
Swinton.
Crediti: produttori esecutivi della
serie Michael Patrick King, John Melfi, Julie Rottenberg, Elisa
Zuritsky, Sarah Jessica Parker, Kristin Davis e Cynthia Nixon. Fra
gli sceneggiatori, oltre a Michael Patrick King, anche Samantha
Irby, Susan Fales-Hill, Lucas Froehlich, Rachel Palmer, Julie
Rottenberg e Elisa Zuritsky. Fra i registi della nuova stagione lo
stesso King, Cynthia Nixon, Ry Russo-Young e Julie Rottenberg. La
serie HBO “Sex and the City” è stata creata da Darren Star dal
romanzo “Sex and the City” di Candace Bushnell.
La Warner Bros. ha diffuso
ufficialmente
un nuovo trailer di The Flash al CinemaCon 2023. I
piani per un film solista sul Velocista Scarlatto con protagonista
il Barry Allen di Ezra
Miller risalgono ormai al 2014. Secondo
quanto riferito dalle prime recensioni e reaction a seguito
delle prime proiezioni di prova, The Flash è uno dei migliori film
DC mai realizzati e giocherà un ruolo di primo piano nel resettare
l’Universo DC per i nuovi piani di James Gunn e
Peter Safran. Il film infatti sembra raccontare
Flashpoint e il punto di non ritorno per l’Universo DC nei fumetti.
A seguito degli eventi di questo film, tutto l’universo condiviso
in questione sarà, appunto, resettato, e ripartirà da zero. Per
questa occasione, Warner Bros è riuscita a richiamare in campo il
Batman di
Michael Keaton, lo Zod di Michael
Shannon e una new entry molto interessante, Supergirl di
Sasha Calle.
Il nuovo trailer di The Flash è pieno di nuovi
contenuti dal film e anticipa pesantemente la storia multiversale
del film, la stretta relazione tra Barry Allen e Batman e le
modifiche apportate alla sequenza temporale DC a seguito del
viaggio nel tempo di Flash. Ecco cosa si può evincere da questo
secondo trailer di quello che può definirsi un turning (flash)
point per gli eroi DC al cinema.
1Il Batwing diventa il simbolo di Batman
di Michael Keaton
Il
trailer include un altro cenno ai film di Batman di
Michael Keaton con il suo Batwing. Il velivolo
viene mostrato mentre vola ed è posizionato proprio di fronte alla
luna, creando una versione del Batsegnale di Keaton.
È
una mossa simile ad alcune immagini di Batman del 1989, in cui il
Batwing si ferma davanti alla luna per una breve frazione di
secondo. Il film sta comprensibilmente ricreando alcuni momenti
iconici del passato di Keaton, e questo è l’ultimo esempio di come
sta portando avanti questo lungo omaggio.
Quando si tratta di serie
di fantascienza, ormai il minimo comun denominatore che sembra
unire la stragrande maggioranza di questi prodotti in un unico
calderone estetico/visivo è la grandezza, la magniloquenza dello
spettacolo. Non c’è poi tanto da stupirsi, visto dove si è diretto
anche il cinema hollywoodiano negli ultimi anni. È quindi un
piacere poter gustare uno show come Silo che al
contrario sceglie la direzione opposta, ovvero quella di un
prodotto coerente nella visione ma soprattutto improntato su
un’idea forte di narrazione.
Silo, la serie tratta dai romanzi di Hugh
Howey
Alla base della nuova
serie di Apple
TV+ ci sono i romanzi scritti da Hugh
Howey: l’ambientazione principale è appunto un enorme silo
in cui sono rinchiusi da secoli un numero imprecisato di esseri
umani. Il mondo esterno è stato devastato e l’unica salvezza si è
rivelata nel confinamento, creando una nuova società fatta di
regole ferree e una rigida scala sociale. Alcuni membri della
comunità però iniziano a dubitare che la realtà fuori dalla
fortezza/prigione sia fatta soltanto di morte e devastazione. Tra
loro c’è Allison (Rashida
Jones), moglie dello sceriffo Holston (David
Oyelowo), intenta a scoprire la verità su cosa sta
realmente succedendo. La donna metterà in moto un catena di eventi
drammatici che vedrà protagonista quasi suo malgrado l’ingegnere
Juliette (Rebecca
Ferguson), donna dal passato doloroso che vuole
scoprire la verità sulla morte “accidentale” del suo amante.
I primi episodi di
Silo diretti da Morten Tyldum
(nomination all’Oscar per The Imitation Game,
Passengers) possiedono uno spessore drammatico
degno delle migliori produzioni di questo genere. Il regista riesce
a sfruttare al meglio l’enorme lavoro di composizione del set
principale per creare un’atmosfera di placida disperazione, un
ambiente che protegge e allo stesso tempo non permette a coloro che
vi vivono confinati una vera e propria libertà di espressione. Il
pathos generato dalla vicenda personale dei personaggi avvicina
Silo ad alcuni pilastri dell’utopia negativa
letteraria, primo tra tutti 1984 di George
Orwell.
Oltre a un
pilot di indubbio impatto emotivo anche le due
puntante successive immergono lo spettatore in un universo molto
ben delineato, la cui estetica rimanda in qualche modo allo
steampunk nella volontà di adoperare le scenografie e i costumi
retrò – anche se in questo caso il riferimento preciso sono gli
anni ‘70. Man mano che la storia procede nel corso degli episodi lo
show si concentra maggiormente sullo sviluppo della trama e della
detection, perdendo leggermente di efficacia nella rappresentazione
dei conflitti interiori.
Nonostante si noti tale discrepanza,
Silo rimane comunque uno show che sa intrattenere
con evidente competenza e conoscenza delle regole della
fantascienza distopica. Merito della riuscita va attribuito anche,
se non addirittura principalmente, a un cast di attori notevole.
Rashida Jones è la protagonista assoluta ed
emozionante della prima puntata, un ritratto femminile a tutto
tondo che diventa immediatamente eroico nella sua ricerca della
verità. Nella puntata successiva tocca invece a David
Oyelowo elevare la figura di Holston, conducendolo nel
corso di una parabola umana precisa e dolorosa.
Il resto lo fa una
Rebecca Ferguson assolutamente in parte,
capace di dotare il personaggio di Juliette di una ferocia
emozionale quasi respingente. L’attrice di origini scandinave
lavora magnificamente nello sviluppare un linguaggio del corpo e un
tipo di recitazione in grado di esplicare la vita interiore del
personaggio, una figura femminile tutt’altro che scontataç le
ferite interiori della donna vengono rappresentate dagli scatti
bruschi, dalle occhiate rabbiose, da parole lasciate uscire anche
soltanto digrignando i denti. Siamo lontani anni luce dalle
performance eleganti e carismatiche attraverso le quali abbiamo
imparato ad apprezzare Ferguson: in Silo ci offre una nuova gamma
delle sue possibilità di interprete, confermando una versatilità
ammirevole.
Potrebbe non essere una
delle serie sci-fi più originali mai realizzate
Silo, ma la lucidità e la coerenza visiva con cui
gli autori e i creator l’hanno realizzata ne testimonia la fattura
elevata. Ci troviamo di fronte a una comprensione del genere e dei
suoi sottotesti piuttosto evidente, fattore che arriva a confermare
quanto Apple
TV+ – che ci ha regalato anche la notevole
Foundation tratta da Isaac
Asimov, di cui attendiamo con trepidazione la nuova
stagione – sappia scegliere con discreta cura quando si tratta di
raccontare il nostro presente attraverso il filtro del
fantastico.
Disney ha diffuso il trailer di
White Men Can’t Jump, la nuovissima commedia che
debutterà il 19 maggio in esclusiva su Star all’interno di
Disney+ in Italia, su Hulu
negli Stati Uniti e su Star+ in America Latina.
White Men Can’t
Jump è una rivisitazione in chiave moderna
dell’iconico film del 1992 che celebra la cultura dello streetball
di Los Angeles. Sinqua Walls interpreta Kamal, ex promessa del
basket che ha buttato via la sua carriera, mentre la superstar del
rap multiplatino Jack Harlow fa il suo debutto come attore nel
ruolo di Jeremy, un’ex star di questo sport la cui ascesa è stata
bloccata dagli infortuni. Alle prese con relazioni incerte,
pressioni finanziarie e gravi lotte interne, i due giocatori,
apparentemente cosi diversi, scoprono di avere in comune più di
quanto credano.
Diretto da Calmatic, il film è
interpretato anche da Teyana Taylor, Laura Harrier, Vince Staples,
Myles Bullock e Lance Reddick. Il film è scritto da Kenya Barris e
Doug Hall. White Men Can’t Jump è prodotto da Kenya Barris
e Paul Hall; i produttori esecutivi sono Blake Griffin, Ryan Kalil,
Noah Weinstein, Calmatic, Doug Hall, E. Brian Dobbins e James
Powers.
Scelto come film
d’apertura della XIII edizione dei Rendez-vous del Nuovo cinema
francese, la commedia poliziesca che François Ozon
ha adattato – liberamente! – l’omonima pièce del 1934 di Georges
Berr e Louis Verneuil arriva nei cinema italiani nel giorno della
Festa della Liberazione, il 25 aprile. Una scelta, quella di Bim
Distribuzione, che finalmente permette al nostro pubblico di godere
dell’interessante Mon crime – La colpevole sono io,
un gioco per investigatori e appassionati del genere che offre
agli spettatori una sorta di ‘Invito al cinema con delitto’, per
parodiare il cult di Robert Moore presentato alla 36° mostra
internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Mon crime – L’altra faccia del
crimine
Un crimine che con quello
del film del 1976 (scritto da Neil Simon) ha in comune sicuramente
l’intenzione parodistica e satirica, oltre che la forza di un cast
molto ricco, qui completato da
Isabelle Huppert, Fabrice Luchini, Dany Boon e
André Dussollier. Chiamati a circondare la
Madeleine Verdier (Nadia Tereszkiewicz)
protagonista, una avvenente giovane attrice squattrinata e senza
talento che nella Parigi degli anni ’30 viene accusata
dell’omicidio di un famoso produttore.
Assolta per legittima
difesa, grazie all’aiuto della sua migliore amica Pauline (Rebecca
Marder), giovane avvocatessa disoccupata, per Madeleine inizia una
nuova vita, illuminata dalla visibilità e dalla fama ottenuta
nell’aula di tribunale. Dalla quale, che a questo punto, la ragazza
sembra poter costruire un futuro radioso e di successo, fino a
quando la verità non viene a galla.
Un altro delitto per
Ozon
Nella realtà da fumetto
di Ozon (che qui sfrutta una idea altrui), la connessione tra
crimine e successo sociale piuttosto che essere diseducativa si fa
occasione di burla, di farsa quasi, in una sorta di sintesi tra
screwball comedy e piece teatrale. Una forma che il regista
si diverte a usare per mettere in scena delle dinamiche più che
attuali, rappresentando l’incoerenza del potere e la volubilità dei
canoni sociali, come già fatto in passato.
Intanto, di sicuro nei
precedenti Otto donne e un mistero (2002) e Potiche,
la bella statuina (2010) che insieme a questo – che la
conclude – compongono dichiaratamente una sorta di trilogia
caratterizzata da una predominante femminile. La stessa presente in
altre sue opere, più cupe o tragiche, altrove esplorata celebrando
amori e gettando ombre, sempre senza abbandonare uno spirito molto
personale e un certo compiaciuto ed edonistico voyeurismo.
La leggerezza della quale
sappiamo essere capace il regista francese, e il suo gusto per
l’assurdo, insomma, riescono a impregnare la storia di un falso
colpevole che lo stesso sognava da tempo e farle trascendere la
realtà, nostra e dei fatti. E se l’intreccio rischia di essere più
insistito e intricato del consigliabile, il ritmo impresso allo
sviluppo e i dialoghi consegnati alle diverse maschere (soprattutto
le due esordienti protagoniste) coinvolte difficilmente
permetteranno di annoiarsi nel seguirlo.
In occasione
dell’Alien Day, Lucky Red è lieta di annunciare
l’arrivo in sala, dal 29 al 31
maggio, dei primi due capitoli di una delle saghe cinematografiche
di maggior successo: Alien di Ridley
Scott e il suo sequel Aliens – Scontro finale di
James Cameron.
Tutto ha inizio con
il capolavoro di Ridley Scott, Alien, vero e proprio
caposaldo nella storia di due generi cinematografici da sempre
affini, la fantascienza e l’horror. Uscito per la prima volta nel
1979, con una giovane Sigourney Weaver nel suo primo ruolo da
protagonista, il film ha ottenuto molti riconoscimenti tra cui
l’Oscar per i Migliori Effetti Speciali, realizzati anche da Carlo
Rambaldi.
Reduce dal successo
di Terminator, James Cameron dirige nel 1986 il sequel
Aliens – Scontro
finale, aggiungendo toni action
e dando di fatto il via alla saga, che diventa una delle più
fortunate di sempre al box office.
A distanza di quasi
mezzo secolo dal suo esordio, Alien è diventato uno dei mostri più
iconici della storia del cinema e continua ad appassionare milioni
di fan che ogni anno, il 26 aprile, celebrano in tutto il mondo
l’Alien Day.
Quest’anno l’appuntamento al cinema è per il
29, 30 e 31 maggio: tre giorni per rivedere o scoprire per
la prima volta sul grande schermo, una delle opere di cultura
popolare più amate di tutti i tempi, ancora in grado di
terrorizzare nel modo più profondo e spettacolare possibile.
Venerdì 5 maggio Netflix
aprirà il pop up ufficiale di Stranger
Things a Milano. Dopo il successo delle aperture di
New York, Los Angeles, Parigi, Dallas, Chicago, Miami, il pop up
italiano, che sarà situato in Piazza Cesare Beccaria a Milano, sarà
il più grande d’Europa ed offrirà un’occasione imperdibile per
tutti i fan della serie di immergersi negli anni ‘80 e celebrare in
un modo esclusivo l’universo di Stranger Things .
L’ingresso sarà gratuito,
su prenotazione al sito https://strangerthingspopup.com/it/. Previa
disponibilità dei posti, sarà possibile registrarsi anche in
loco.
Aperto dal 5 maggio per un
periodo limitato, il pop up offrirà un’esperienza unica in uno
spazio ricco di photo opportunity, esperienze interattive, indizi
nascosti da scoprire e merchandise della serie da acquistare. I fan
avranno la possibilità di calarsi nelle atmosfere di Hawkins,
provando le stesse emozioni dei protagonisti, come, ad esempio,
avvicinarsi a un Demogorgone, entrare all’interno della casa di
Joyce, giocare ai videogiochi nel Palace Arcade e fare acquisti
allo Starcourt Mall.
I visitatori potranno
inoltre acquistare prodotti esclusivi e personalizzabili,
disponibili solo presso il pop up: un assortimento di merchandise a
tema, tra cui una linea di makeup, articoli d’abbigliamento,
giocattoli e accessori unici.
Il pop up è prodotto da
Netflix con la collaborazione di Three Ten Merchandise
Services e Black Sky Creative.
Sono state rese
ufficiali le cinquine e le terne del Premio de La Pellicola
D’oro che si terrà il 24 giugno a Roma. Il premio
cinematografico è promosso ed organizzato dall’Ass.ne Culturale
“Articolo 9 Cultura & Spettacolo” e dalla “S.A.S. Cinema” di cui il
presidente è lo scenografo e regista Enzo De
Camillis, sottolineando la collaborazione del:
MIC Direzione Generale Cinema, l’ANICA, l’APA, l’Ass.For.
Cinema e Fitel.
La 96a edizione degli Oscar si terrà
domenica 10 marzo, come annunciato dall’Academy of
Motion Picture Arts and Sciences e dalla ABC. Questo annuncio
ufficializza il terzo anno in cui la cerimonia degli
Academy Awards si terrà a marzo, dopo aver
registrato costanti aumenti di spettatori negli ultimi due
anni.
L’Academy ha fissato il termine per
la presentazione delle categorie generali per gli Oscar 2024 per il
18 novembre 2023. La votazione preliminare per le liste dei
candidati inizierà il 18 dicembre con i risultati annunciati il 21
dicembre. Il periodo di votazione per le nomination inizierà tra
l’11 e il 16 gennaio 2024, con l’annuncio ufficiale delle
nomination il 23 gennaio.
Ci saranno quattro settimane tra le
nomination e la votazione finale, che inizierà il 22 febbraio. La
cerimonia andrà in onda in diretta su ABC e in più di 200 paesi in
tutto il mondo dal Dolby Theatre di Hollywood.
In attesa di capire chi sarà il film
successore di Everything Everywhere All At Once, vincitore
dell’edizione 2023, di seguito è riportato l’elenco completo delle
date chiave per la stagione degli Oscar 2024.
Tutte le date sono soggette a modifiche:
Scadenza per la presentazione delle categorie di iscrizione
generali: mercoledì 15 novembre 2023
Governors Awards: sabato 18 novembre 2023
Inizia la votazione preliminare: giovedì 18 dicembre 2023, alle
9:00 PT
La votazione preliminare termina: lunedì 21 dicembre 2023, alle
17:00. P.T
Annuncio delle liste degli Oscar: giovedì 21 dicembre 2023
Il periodo di ammissibilità termina: domenica 31 dicembre
2023
Inizia la votazione per le candidature: giovedì 11 gennaio
2024, alle 9:00 PT
La votazione per le candidature termina: martedì 16 gennaio
2024, alle 17:00. P.T
Annuncio per le nomination agli Oscar: martedì 23 gennaio
2024
Pranzo dei candidati all’Oscar: lunedì 12 febbraio 2024
Inizio delle votazioni finali: giovedì 22 febbraio 2024, alle
9:00 PT
Premi scientifici e tecnici: venerdì 23 febbraio 2024
Le votazioni finali terminano: martedì 27 febbraio 2024, alle
17:00. P.T
Il creatore di
True Detective, Nic Pizzolatto, sta
lavorando, in qualità di sceneggiatore e produttore esecutivo, a
una serie TV su I magnifici sette, che al momento
è in fase di sviluppo presso gli Amazon Studios. I
magnifici sette fa parte di un gruppo di titoli
cinematografici MGM/United Artists che Amazon Studios ha
identificato per lo sviluppo cinematografico e/o televisivo in
seguito all’acquisizione dello storico studio di Hollywood.
Pizzolatto originariamente aveva
intenzione di lavorare a un altro tipo di progetto, che seguiva un
ex fuorilegge in un viaggio epico, in cui riuniva una banda di
vecchi amici del passato e con loro si preparava ad affrontare una
serie di pericoli, lungo la strada. Quell’idea si è
successivamente trasformata in un riavvio de I magnifici
sette poiché l’idea di Amazon Studios era quella di unire
l’idea di Pizzolatto a un brand ben noto. Per lo sceneggiatore si
tratta di un ritorno a un territorio conosciuto, dato che già nel
2016 aveva lavorato
all’ultimo adattamento in ordine di tempo della IP, quella
diretta da Antoine Fuqua e con un cast stellare
guidato da Denzel Washington.
Mark Johnson
(Breaking Bad, Better Call Saul), che era stato
assegnato con lui alla produzione esecutiva del progetto western
originario, rimane un produttore esecutivo del riavvio de I
magnifici sette insieme a Lawrence
Mirisch e Bruce Kaufman.
Il riavvio della serie I
magnifici sette è descritto come nella tradizione dei
grandi poemi epici dell’età d’oro dei western. Un fuorilegge e la
sua squadra devono unire una banda disparata di combattenti per
difendere un insediamento di immigrati in una guerra a distanza
contro i baroni del bestiame nel Texas centrale, il tutto con il
respiro ampio di una vasta saga di avventura, azione e
romanticismo.
Il western della United Artists del
1960 I magnifici sette con Steve
McQueen, era un remake di I Sette Samurai
di Akira Kurosawa e ha generato tre sequel, il
remake del 2016 e una serie TV trasmessa dal 1998 al 2000.
Dopo l’annuncio del programma
ufficiale di Cannes 76, il Festival ha annunciato
altri titoli che si aggiungeranno alla selezione ufficiale della
kermesse che si svolgerà dal 16 al 27 maggio 2023.
In aggiunta alla Selezione Ufficiale, che si può
consultare a questo link, ecco i titoli che sono stati inseriti
solo adesso nel programma:
Concorso
BLACK FLIES by Jean-Stéphane
SAUVAIRE
LE RETOUR by Catherine CORSINI
Cannes Premier
PERDIDOS EN LA NOCHE
by Amat ESCALANTE
L’AMOUR ET LES FORÊTS
by Valérie DONZELLI
EUREKA by
Lisandro ALONSO
Fuori Concorso
L’ABBÉ PIERRE – UNE VIE DE COMBATS by
Frédéric TELLIER
Un Certain Regard
ONLY THE RIVER FLOWS by WEI Shujun
UNE NUIT by Alex LUTZ – il film sarà mostrato
in chiusura della sezione, Fuori Concorso
In occasione del CinemaCon il
produttore della saga di Ghostbusters,
Jason Reitman, ha confermato che il prossimo
capitolo del franchise, riporterà la storia lì dove era
cominciata: a New York City. Reitman ha partecipato in video
all’evento, in compagnia del cast del film, attualmente in
produzione. McKenna Grace, Finn
Wolfhard,
Paul Rudd e Carrie Coon erano tutti
presenti all’appello (sempre in video), mentre sono impegnati sul
set di del film, che uscirà il 20 dicembre.
Reitman e il suo defunto padre Ivan
Reitman avevano mostrato Ghostbusters: Legacy al
CinemaCon 2021, in quella che fu la prima conversazione di persona
dopo un anno di pausa a causa del Covid. Il film è stato
splendidamente accolto dalla mostra e ha continuato a incassare
204,3 milioni di dollari al botteghino di novembre di
quell’anno.
Il titolo provvisorio del sequel
della commedia horror è Ghostbusters:
Firehouse, è diretto da Gil Kenan da una sceneggiatura
che ha scritto insieme a Jason Reitman. Il
prossimo capitolo della storia della famiglia Spengler vedrà anche
il ritorno del cast principale, tra cui Carrie Coon,
Paul Rudd e Mckenna Grace, che in
realtà è stato il primo membro del cast a confermare il suo
ritorno. In precedenza era stato confermato che il
sequel di Ghostbusters: Afterlife tornerà
ufficialmente a New York City, l’ambientazione originale del
franchise. Dovrebbe anche svolgersi nel quartier generale
della caserma dei pompieri che è stato protagonista dei primi due
film di Ghostbusters e del riavvio di
Paul Feig.
Il film del 2021 ha incassato in
tutto il mondo oltre 200 milioni di dollari al botteghino. Ha
interpretato Carrie Coon, Mckenna Grace, Finn Wolfhard e
Paul Rudd. Ha anche visto il ritorno delle star del
franchise Bill Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney
Weaver e Annie Potts.
Due uomini sono seduti
l’uno di fronte all’altro. Il primo chiude gli occhi spossato,
finalmente ha il coraggio di concedersi un momento di sollievo
dalla tensione. L’altro al contrario li tiene bene aperti, scruta
il paesaggio, si rivolge all’orizzonte e al futuro in quanto ha
saldato il suo debito.
Si tratta di
un’inquadratura molto semplice contenuta in The
Covenant, eppure possiede qualcosa di speciale: sa
raccontare in profondità ma soprattutto in maniera esaustiva chi
sono i due protagonisti del film, e quale rapporto li lega. Si
tratta del sergente dell’esercito John Kinley (Jake
Gyllenhaal) e dell’interprete Ahmed (Dar
Salim), due uomini fin troppo diversi tra loro che prima
lottano per la sopravvivenza, poi perché in qualche modo costretti
da un’idea di fratellanza che soltanto l’orrore di una guerra sa
inculcare nell’essere umano.
The Covenant: l’uncino
Una parola specifica è la
chiave di The Covenant, nuovo film di guerra
diretto dal prolifico Guy Ritchie: hook. Ovvero
uncino, in questo caso inteso come quella parte dell’amo che
penetra nella carne portando con sé sangue e dolore. Qualcosa da
cui non ci si libera, anzi il solo provarci non fa che aumentare la
sofferenza. Lo spiega Kinley al suo superiore in una delle scene
più intense di un lungometraggio che possiede proprio questo come
suo maggior pregio: la potenza di quello che vuole e sa esprimere.
Di lungometraggi più o meno riusciti sull’Afghanistan e il
conflitto che vi è stato (invano) combattuto ne abbiamo visti molti
fino a oggi.
Quello di Ritchie non si
allontana dagli stilemi già esplorati, non si discosta da essi per
originalità della storia o della visione. Eppure possiede qualcosa
in più, che non risulta affatto semplice tradurre in parole
scritte: il rapporto che si sviluppa tra John e Ahmed – e un grande
punto a favore del film risulta quello di non spiegare veramente
quale esso sia – possiede una forza fuori dal comune, che Ritchie
riesce ad esprimere alternando due fattori in maniera onestamente
sorprendente. Il primo è ovviamente l’efficacia della messa in
scena, e questo non costituisce affatto una novità quando ci
riferiamo all’autore di Sherlock Holmes e King Arthur.
Ci sono dei momenti di
enorme spessore drammatico in The Covenant, in
particolar modo la battaglia che determina il destino di John e
Ahmed rimane davvero impressa nel cuore dello spettatore. Ritchie
non si tira indietro nel mostrare, magari anche enfatizzare,
l’inferno della guerra. Il suo modo di adoperare gli scenari
naturali in maniera secca, mai abbellita, precipita i personaggi in
un ambiente sempre ostile, che non concede nemmeno per
un’inquadratura il riposo psicologico di una bella veduta da
cartolina.
Quando poi il dramma
diventa maggiormente personale, ovvero quello di un soldato che
quasi suo malgrado si sente legato a colui che gli ha salvato la
vita, il regista adopera i mezzi del cinema gli offre per esplicare
una vera e propria pulsione ossessiva. Sotto questo punto di vista
le notevoli musiche di Christopher Benstead – alla
sua quarta collaborazione col cineasta britannico – offrono al
lungometraggio un contrappunto vibrante.
I silenzi sorprendenti di Ritchie
Ma la cosa più
emozionante di The Covenant, e lasciatelo scrivere
anche sorprendente, sono i silenzi: quello stesso Ritchie che ha
mirabilmente caricato la messa in scena sa anche quando lasciare
che a esprimere tutto siano soltanto degli sguardi, quel non detto
capace di raccontare ciò che è troppo doloroso esprimere a parole.
Ci sono almeno un paio di tali inserti nel suo film, e meritano di
essere sottolineati anche per lo spessore drammatico che gli sanno
offrire Jake Gyllenhaal e Dar Sali, coppia di protagonisti da
accomunare in un sentito applauso.
Dopo qualche escursione
ondivaga nel cinema di genere leggero ed effervescente, Guy Ritchie
tira fuori dal proprio cilindro un film che può essere
efficacemente riassunto con l’aggettivo di potente. The
Covenant non si discosta – anzi proprio non vuole
discostarsi – dal filone del dramma bellico ambientato nel
contemporaneo Medio Oriente. Quello che mostra è in fondo molto
semplice: la guerra può colpire un essere umano nel corpo quanto
nella mente, può creare legami talmente forti da provocare dolore e
ossessione. Ahmed ma soprattutto John non sono eroi ma vittime di
ciò che hanno dovuto vivere. Vittime delle azioni che devono
compiere perché, anche lontani dal campo di battaglia, ormai non
hanno realmente altra scelta. E questo The
Covenant lo racconta come pochi altri hanno saputo
fare.
In occasione del
CinemaCon, sono stati proiettati i primi contenuti
di Napoleon,
l’epopea storica di Ridley Scott sul leader
militare francese interpretato da Joaquin Phoenix. Il film è prodotto da Apple
Original Films, uno dei nuovi protagonisti del panorama produttivo
contemporaneo, ed è distribuito nelle sale da Sony, uno studio
tradizionale che ha utilizzato il suo spazio alla fiera per parlare
del film.
“Il film invoca il grande
schermo”, ha scherzato il capo della Sony Pictures Tom
Rothman. Joaquin Phoenix interpreta Napoleone
Bonaparte, lo stratega militare che conquistò gran parte
dell’Europa solo per vedere il suo impero crollare. Ma il film non
riguarda solo le battaglie che hanno determinato il corso della
storia, offrirà anche uno sguardo più personale al comandante
visionario analizzando la sua relazione instabile con sua moglie,
Josephine, interpretata da
Vanessa Kirby.
Il filmato condiviso al
CinemaCon è incentrato sul conflitto tra i
francesi e un esercito avversario (forse i cosacchi?), che sono
attirati in una trappola con conseguenze sanguinose.
“Lasciate che pensino di essere in
vantaggio”, dice Napoleone alle sue truppe. I cavalieri caricano, i
cannoni sparano e gli sfortunati nemici di Napoleone vengono
indotti a ritirarsi sul ghiaccio. Si tratta di una scena epica che
ha sicuramente coinvolto molte comparse e richiesto un bel po’ di
soldi, ma dopotutto Apple ha una capitalizzazione di mercato che
farebbe tremare lo stesso Napoleone.
Il film potrebbe essere un
importante protagonista della stagione dei premi. Kirby è stata
precedentemente candidata all’Oscar per Pieces of a
Woman, mentre Phoenix ha vinto il premio come miglior
attore per Joker. Inoltre, Scott sa come muoversi
in un’epopea storica, avendo già diretto film del calibro di Il
Gladiatore, The Last Duel e Exodus: Dei e Re.
“Può fare cose al cinema che
pochi registi della metà dei suoi anni, se non nessuno, possono
fare”, ha detto Rothman, che ha notato che Ridley
Scott deve ancora vincere un Oscar alla regia. Ciò
potrebbe cambiare, ha suggerito il capo dello studio. Questa volta,
Scott dirige “su una scala che non si vedeva da anni”, ha
detto Rothman.
Napoleon
uscirà nei cinema esclusivamente il 22 novembre prima di essere
trasmesso in tutto il mondo su Apple
TV+ in una data successiva.
Scott dirige da una sceneggiatura di
David Scarpa. Il film è una produzione congiunta
tra la produzione di Apple Studios e Scott Free Productions.
Ridley Scott e Joaquin Phoenix producono insieme a
Kevin Walsh e Mark Huffam mentre Michael
Pruss e Aidan Elliott sono i produttori esecutivi. Il film
arriverà nelle sale il 22 novembre prima di arrivare su Apple TV+
in una data sconosciuta.
Come molti di voi già sapranno al
CinemaCon di Las Vegas si è tenuta l’anteprima mondiale di
The Flash e
oggi tutte le reazioni sono emerse online su Twitter. Questo film è
stato fortemente esaltato da coloro che hanno assistito alle
proiezioni precedenti (e dallo studio), con alcuni che lo hanno
definito il “più grande film di supereroi di tutti i tempi”. Ma
questo giudizio sarà confermato da questa nuova ondata di
giudizi?
Ebbene le reazioni confermano i
giudizi estremamente positivi. Alcuni sono un po’ meno iperbolici,
ma sembra che WBD/DC Studios abbia tra le mani un successo
potenzialmente importante… a patto che riescano a gestire la
situazione con Ezra Miller!
The #Supergirl breakout is
the highlight, final battle starts strong but then kinda turns on
its head. Feel like no cbm movie has really nailed super speed
quite as well as DOFP.
#TheFlash is a
compelling, character-driven flick with a real emotional core &
game changing stakes. With heart & humour aplenty – along with some
shocks & surprises – there’s so much to be excited for. Keaton
steals the show with a terrific performance. A real love letter to
DC! pic.twitter.com/TkhTjccisz
The first act is solid (the curtain raiser
is an all-timer) but #TheFlashMovie gets
bogged down in exposition and retroactive origin rehashes, with
(eventually) empty spectacle that aggresively reminds you of the
very movie that got WB into this mess ten years ago. pic.twitter.com/o1IG15axh6
DC’s #TheFlash is
TREMENDOUS! Forget DC, it is without a doubt among the best
superhero films ever made. An all-timer. Inventive storytelling,
FANTASTIC action sequences, great cast. SO MANY nerdy details. I’m
in tears at the end. Everything you want from a superhero film &
more pic.twitter.com/xYSn0zuXMm
Yup. #TheFlash is as good as
rumored. It’s Back to the Future meets Spider-Man: No Way Home with
all the humor & heart of the former and action and surprises of the
latter. If anything, it might be a tad too ambitious but it’s also
just incredibly satisfying, heartwarming & fun. pic.twitter.com/Yysb9mjiAm
THE FLASH: First hr is pretty fantastic.
Strikes the perfect tone. Ezra is great. Heroic. Funny. Emotional.
The last hr is MOSTLY terrible. Just an utter mess that’ll leave
you asking, “what the HELL is going on?” Fan service & DC villain
problem strike again. Mixed bag overall.
I don’t know what to say other than #TheFlash delivered
more than I could have hoped. The acting is beyond great. Keaton
delivers everything you want. Supergirl is my new favorite
superhero? I’m genuinely shocked this movie meets and surpasses the
hype. I never expected that. pic.twitter.com/PcmpJ2juZ6
I just watched #TheFlash and it’s the
most vibrant superhero film I have ever seen! The colors are
impeccable and the action is such a thrill. Ezra Miller leads with
depth! @MichaelKeaton is superb as
Batman again! @SashaCalle captivates with
grace as Supergirl! A brilliant film.
Caught an unfinished cut of #TheFlash and dug it
quite a bit! Especially how the narrative challenges Barry to
confront who he is, who he could have become, and how one’s
influenced by the people in (or not in) their life.
Just watched #TheFlash at CinemaCon.
It has some stuff in it you will not believe and it showcases much
more of Barry Allen’s powers. It is indeed one of DC’s best and
fits nicely as a bridge story between the old and new DCEU
franchises. It’s also the funniest DC movie. pic.twitter.com/uDepMKVVG1
The Flash is hands down one of the best
superhero films of all time. No joke, The Flash is the ultimate
movie going experience as it has a little bit of everything!
Action, emotion, heart, humor and plenty of nostalgia. Ezra Miller
is phenomenal as dual Barry Allens. Michael… pic.twitter.com/F7SHA30vZM
La sinossi del film recita: “i
mondi si scontrano in “The Flash” quando Barry usa i suoi
superpoteri per viaggiare indietro nel tempo per cambiare gli
eventi del passato. Ma quando il suo tentativo di salvare la sua
famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane
intrappolato in una realtà in cui il Generale Zod è tornato,
minacciando l’annientamento, e non ci sono supereroi a cui
rivolgersi. Cioè, a meno che Barry non riesca a convincere un
Batman molto diverso a uscire dalla pensione e salvare un
kryptoniano imprigionato… anche se non quello che sta cercando.
Alla fine, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al futuro
che conosce, l’unica speranza di Barry è correre per salvarsi la
vita. Ma fare l’ultimo sacrificio sarà sufficiente per resettare
l’universo?”
Una nuova clip di Guardiani della Galassia Vol.
3 è stata diffuso online ed è un po’ più
emozionante de altre che abbiamo visto fino ad oggi, poiché ci
svela l’infanzia di Rocket su Counter-Earth, dove lui e i suoi
amici animali sono stati cavie di High Evolutionary (the
bastard).
Nella clip in particolare vediamo Lylla suggere a tutti di
scegliere un nome per quando “Sire” li porterà nella nuova casa che
ha promesso loro, ed è in questa sequenza che scopriamo perché il
nostro scontroso procione ha scelto di chiamarsi Rocket. Il
regista James Gunn ha anche annunciato su Twitter
che Linda Cardellini interpreterà Lylla,
Mikaela Hoover sarà Floor e Asim
Chaudhry interpreterà Teefs.
“Sono stato molto,
molto attento a ciò che vediamo in termini di animali feriti perché
è qualcosa su cui sono incredibilmente schizzinoso, e le persone
sono schizzinose”,ha ammesso James
Gunn aCollider . “Quindi
penso che le cose difficili da guardare nel film – e a volte ce ne
sono alcune – siano dovute all’idea di ciò che sta accadendo più di
quello che effettivamente vedi. Non vedi molto, in termini di
violenza o danno agli animali, ma vedi questi animaletti, i cui
risultati non sono i più belli, ma in qualche modo sono
straordinariamente carini.”
In attesa di poter vedere il film,
anche alla luce di questi pareri, ricordiamo che la sinossi
ufficiale per Guardiani della Galassia Vol.
3 recita quanto segue: “in
Guardiani della Galassia Vol. 3 la nostra amata banda di
disadattati ha un aspetto un po’ diverso. Peter Quill, ancora
sconvolto dalla perdita di Gamora, deve radunare la sua squadra
attorno a sé per difendere l’universo oltre che per proteggere uno
di loro. Una missione che, se non completata con successo, potrebbe
portare alla fine dei Guardiani così come li conosciamo.“
Star
Wars ha già iniziato a commercializzare il personaggio di
Rey accompagnato dal logo del Nuovo Ordine
Jedi. La trilogia sequel è stata spesso criticata per la
mancanza di pianificazione, ma Lucasfilm ha sempre saputo come
sarebbe finita la storia per Rey, interpretata da Daisy Ridley.
The Art of Star Wars: The Rise
of Skywalker descrive un incontro del Lucasfilm Story Group
che ha avuto luogo nel maggio 2014. “Mi piace l’idea che lei
sarà la nostra Skywalker”, ha osservato Pablo
Hidalgo della Lucasfilm, “ma non è una Skywalker.
Quindi, per i nostri scopi, ‘essere uno Skywalker’ è davvero una
metafora. Non deve essere qualcosa che è direttamente collegato al
sangue.”
Alla Star Wars Celebration
2023, la presidente della Lucasfilm Kathleen
Kennedy ha rivelato che Rey diventerà la fondatrice di un
Nuovo Ordine Jedi. Lo studio ha svelato la nuova
timeline di Star Wars, con ogni epoca rappresentata da un logo
diverso. Quella di Rey era accompagnata dal simbolo iconico
dell’Ordine Jedi stesso, scelta che scrive il suo futuro. Ora, il
materiale promozionale di Lucasfilm mostra già Rey in posa da
combattimento con la spada laser davanti al logo del Nuovo Ordine
Jedi:
Lucasfilm ha distribuito Star
Wars: Timelines, di Kristin Baver, Jason Fry, Cole
Horton, Amy Richau e Clayton Sandell. È
un libro incredibilmente completo e ovviamente ci sono numerose
sezioni dedicate ai Jedi. Una delle immagini più sorprendenti pone
Rey davanti al logo dell’Ordine Jedi, una distinzione non concessa
al Maestro Yoda, a Luke Skywalker o a qualsiasi altro Jedi.
L’immagine rappresenta chiaramente Rey come il fondatore di un
nuovo Ordine Jedi, e quella decisione sembra perfettamente
in linea con i recenti annunci.
L’immagine di Rey sembra provenire
da un primo poster promozionale di
Star Wars: l’Ascesa di Skywalker, che – piuttosto
stranamente – mostrava Rey che brandiva una spada laser bianca. È
ragionevole presumere che il poster sia stato preparato prima che
Lucasfilm decidesse di che colore doveva essere la spada laser di
Rey, ma è comunque abbastanza sorprendente vederlo riaffiorare in
Star Wars: Timelines, dato che Rey non ha alcun legame
noto con le spade laser bianche. Ahsoka Tano è
l’ex Jedi con spade laser bianche, e secondo il protetto di
George Lucas e Dave Filoni
simboleggiavano il fatto che non è né una Jedi né una Sith, ma
qualcosa di unico. La decisione di utilizzare un’immagine di Rey
con una spada laser bianca potrebbe essere solo una svista o
potrebbe potenzialmente indicare quanto drammaticamente reinventerà
l’Ordine Jedi.
L’inclusione di un’immagine di Rey,
posta davanti al logo dell’Ordine Jedi, è in realtà una scelta
piuttosto importante. Suggerisce che Lucasfilm abbia commissionato
Star Wars: Timelines per aiutare a orientarsi nella
cronologia della galassia di Star Wars, e la sua pubblicazione in
questo momento – poche settimane dopo che Lucasfilm ha annunciato
film ambientati nel passato e nel futuro di quanto il canone abbia
mai visto prima – non è certo una coincidenza. Sembra che la
sequenza temporale di Star Wars sia stata attentamente pianificata
prima di questi progetti, un segno promettente del fatto che questa
volta Lucasfilm ha ragionato bene sulla pianificazione a lungo
termine.
Ora, una versione giapponese è
stata condivisa online e potrebbe anche essere un trailer nuovo di
zecca. L’apertura è completamente diversa, poiché vediamo The Flash
prepararsi a entrare in azione quando viene interrotto da alcuni
fan adoranti. Vedremo anche di più sulle interazioni iniziali di
Barry #1 e Barry #2, e molti nuovi scatti d’azione con Supergirl e
Batman che affrontano le forze di Zod verso la fine. Guarda la
versione giapponese del trailer di seguito:
La sinossi del film recita: “i
mondi si scontrano in “The Flash” quando Barry usa i suoi
superpoteri per viaggiare indietro nel tempo per cambiare gli
eventi del passato. Ma quando il suo tentativo di salvare la sua
famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane
intrappolato in una realtà in cui il Generale Zod è tornato,
minacciando l’annientamento, e non ci sono supereroi a cui
rivolgersi. Cioè, a meno che Barry non riesca a convincere un
Batman molto diverso a uscire dalla pensione e salvare un
kryptoniano imprigionato… anche se non quello che sta cercando.
Alla fine, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al futuro
che conosce, l’unica speranza di Barry è correre per salvarsi la
vita. Ma fare l’ultimo sacrificio sarà sufficiente per resettare
l’universo?”
In The Night Agent di Netflix, l’agente dell’FBI
Peter Sutherland (Gabriel
Basso) si ritrova relegato a sorvegliare un telefono
che riceve raramente chiamate in una stanza isolata e
sorvegliatissima nel seminterrato, mesi dopo essere stato sul posto
quando una bomba ha distrutto la metropolitana. Ma quando
Rose Larkin (Luciane Buchanan)
chiede aiuto dopo aver assistito agli omicidi della zia e dello zio
super-spia, entrambi vengono catapultati in un’enorme cospirazione
che minaccia le loro vite e la loro reputazione già tormentata. Con
l’avanzare della stagione, i due si trovano sempre più coinvolti
sia nella cospirazione che nel rapporto sentimentale. Si appoggiano
l’uno all’altro per avere sostegno e guida, utilizzando le loro
abilità uniche per cercare di scoprire la verità. Possono solo
fidarsi l’uno dell’altro, mentre diventa chiaro che le persone
all’interno del governo non sono così innocenti come potrebbero
sembrare.
Quando la prima stagione della serie
si conclude, gran parte dei nodi sono già venuti al pettine. Il
capo dello staff del Presidente, Diane Farr
(Hong Chau), e il Vicepresidente
Redfield (Christopher Shyer) vengono
fermati e arrestati per il loro ruolo nell’attentato alla
metropolitana di molti mesi prima. Inoltre, il piano di Redfield di
assassinare il Presidente Travers (Kari
Matchett) insieme a Omar Zadar
(Adam Tsekhman) – il vero obiettivo – e prendere
il controllo del Paese è fallito, grazie soprattutto a sua figlia
Maddie (Sarah Desjardins) e al
suo capo dei servizi segreti Chelsea Arrington
(Fola Evans-Akingbola). Tuttavia, ci sono ancora
alcune questioni aperte da esplorare quando The Night Agent tornerà per una
seconda stagione, visto che è stata recentemente rinnovata da
Netflix: ecco cosa possiamo aspettarci quando ritroveremo
Peter.
1Pochi volti familiari
Sarà interessante vedere come andrà avanti la
storia d’amore tra i due, ma ancora più intrigante sarà vedere
quali personaggi torneranno accanto a Peter e
Rose per un’altra storia, visto quello che lo
showrunner Shawn Ryan ha anticipato sulle stagioni
future. In un’intervista esclusiva di Ryan con Collider si è
parlato di come ogni stagione di The Night Agent racconterà una “storia per
lo più autonoma“. E, in una seconda stagione, torneranno solo
alcuni volti, ma saranno soprattutto i nuovi personaggi a
circondarli. Ha spiegato che i personaggi di Peter
e Rose torneranno certamente, in quanto gli
sceneggiatori non vedono l’ora di approfondire la loro storia
d’amore, visto che si trattava di una relazione durata 10 giorni,
ma non c’è certezza per tutti gli altri. Quindi, qualunque sia la
storia della seconda stagione di The Night Agent,
Peter e Rose, in qualche modo, vi
parteciperanno insieme. Anche Gordon Wick
(Ben Cotton) e il Presidente
Travers saranno coinvolti. Dopotutto, qualcuno deve dare a
Peter le sue missioni e Wick è un
fuggitivo in fuga come terzo membro della squadra di cospiratori e
l’unico ad essere riuscito a scappare.
È
chiaro che quando The Night Agent tornerà su Netflix per
un’altra stagione, la serie sarà molto diversa.
Peter sarà un uomo diverso dopo aver scoperto la
verità su suo padre e aver salvato il Paese da un altro attacco
terroristico e dall’incubo di perdere il Presidente della
Repubblica. Purtroppo, dal momento che il suo ruolo nel fermare
l’attacco è stato tenuto segreto e che il mondo ritiene giustamente
che suo padre sia un traditore, è improbabile che debba affrontare
un minore contraccolpo da parte dei suoi colleghi agenti. Inoltre,
cambiare le cose in modo così drastico potrebbe essere un punto a
favore o una condanna, visto che la prima stagione ha costituito un
viaggio così emozionante con un cast di personaggi semplicemente
eccezionale.
Quando nel 2016 arriva al cinema
Your Name, Makoto Shinkai – sia alla regia che alla
sceneggiatura – è inondato da uno straordinario successo.
Applaudito da pubblico e critica, il film guadagna ben 382
milioni di dollari in tutto il mondo, trasformandosi in
una delle pellicole d’animazione con i migliori incassi di sempre.
A sette anni da quel capolavoro tecnico e artistico, nel cui mezzo
c’è stato anche Weathering with You (2019), il regista
giapponese torna al cinema con un’altra storia di lotte e passioni:
Suzume, presentato alla 73° edizione
della Berlinale.
Il film, distribuito
nelle sale asiatiche l’11 novembre scorso, ha percepito ¥35.5
miliardi di yen, ri-confermando anche la bravura di Shinkai e la
sua sensibilità verso narrazioni profondamente complesse. Il
racconto, in cui sono presenti figure folkloristiche nipponiche e
il cui terremoto che ha devastato Tohoku nel 2011 ne costituisce
fulcro e tematica, arriva nelle sale italiane il 27 aprile, distribuito da
Sony.
Suzume, la trama
Nella regione di Kyūshū, nel sud del
Giappone, vive Suzume, una diciassettenne energica che però dentro
di sé porta il peso di un grande dolore: la morte della madre,
avvenuta per colpa di un terrificante terremoto. Un giorno, mentre
è intenta ad andare a scuola, la giovane incontra un misterioso
ragazzo alla ricerca di rovine. Dopo avergli indicato una zona del
villaggio abbandonata, Suzume decide di seguirlo di nascosto dove
lo trova intento a chiudere una porta dalla quale fuoriesce un
mostro di fumo rosso.
La ragazza, seppur spaventata aiuta
Sota (questo il suo nome) a confinarlo nell’Altrove, regno dal
quale proveniva, scoprendo così che l’entità con la quale si era
interfacciata si chiama Verme, un provocatore di terremoti. Quella,
poi, non è l’unica porta dal quale può fuoriuscire, ma ce ne sono
tante sparse per il Giappone. Compito di Sota è richiuderle tutte.
Ma quando un gatto, che si scopre essere una divinità, trasforma il
ragazzo in una sediolina giall, la ragazza sarà costretta a
continuare la missione da lui intrapresa, se non vuole che il suo
Paese venga distrutto.
La bellezza narrativa di
Suzume
Materia narrativa di molti registi
nipponici, fra cui il celebre Hayao Miyazaki, è la dualità uomo –
natura e tradizione – modernità, che spicca nella poetica di
Shinkai. Anche in Suzume è presente il
passaggio dal paese all’urbe, con tutti i cambiamenti che ne
derivano, e l’affrontare una natura che da madre benevola diviene
assassina spietata. Ma ad elevare la portata drammatica del
racconto non è solo, in questo caso, la minaccia dei terremoti o il
distacco fisico dalla propria terra, bensì l’elaborazione
de lungo lutto della protagonista che, durante il
solitario viaggio, si ritrova per forza di cose ad affrontare un
forte trauma: la morte della madre.
Per focalizzarsi sulla
caratterizzazione di Suzume, di cui si assimilano le sofferenze
attraverso incubi e memorie, il regista rinuncia
all’approfondimento psicologico dei suoi comprimari, fra questi
proprio Sota, compagno di viaggio della diciassettenne. Tale
mancanza è però magistralmente colmata dal character
design di Suzume, stratificato, dettagliato e curato con
estrema precisione. Di lei si coglie ogni mutamento d’umore,
fotografato da incantevoli primi piani, i quali trasmettono il
dolore e la tenacia di una giovane che deve misurarsi sia con le
difficoltà del mondo esterno, che con le sue crepe interiori.
Costretta ad affrontare da un lato una battaglia contro le calamità
naturali, dall’altro un difficile viaggio di crescita, che la
porterà a perdonare se stessa e comprendersi meglio.
Cieli stellati e acque
cristalline
Il percorso itinerante di Suzume,
che si trascina per tutto il Giappone con Sota (trasformatosi nella
sua sedia gialla), permette alla storia di alternare momenti di
estremo pathos, nei quali la giovane deve chiudere le
porte dell’Altrove, e attimi di divertissement, grazie ad
alcuni simpatici sketch proprio con la sediolina. A supporto di uno
sceneggiato così intenso e compiuto, arriva un’estetica
maestosa. Grazie infatti al viaggio, che funge da
espediente artistico e da pretesto, Shinkai invita lo spettatore a
immergersi nei suoi paesaggi vividi, le cui ambientazioni cesellate
al millimetro garantiscono un’esperienza al tempo stesso fascinosa
e spaventosa. Dal sole che si staglia sul mare, rendendo la sua
superficie un letto di cristalli luccicanti, al cielo violetto
ricoperto di stelle, fino al fuoco ardente dell’Altrove,
tutto sembra estremamente reale ed evocativo. Una
spettacolarità che innalza ancor di più il racconto già di per sé
travolgente e sensoriale, e che si accende maggiormente nella
variegata palette di colori e campi lunghi, grazie ai quali le
immagini diventano sfavillanti affreschi.
Fra mito e realtà
Ma l’operazione di Shinkai non si
limita a regalare visioni estatiche e intrecci avvincenti.
Rappresentare la cultura del Sol Levante, inserendo anche delle
parentesi storico-contemporanee del Giappone è una delle priorità
del regista. Come dicevamo in apertura, il terremoto del
2011 è uno degli espedienti narrativi di
Suzume, oltre che centro attorno al quale
gravitano le dinamiche. Una ferita ancora aperta per il Paese, che
Shinkai rende visivamente concreta facendola diventare sia la causa
del lutto della protagonista, che l’”antagonista” della storia
stessa. I terremoti minacciano ancora quella terra, e nel film sono
rappresentati da un gigantesco Verme rosso scuro, un colore che fra
l’altro simboleggia il pericolo e la minaccia. Il suo abbattersi in
varie aree del Giappone è la prova che ancora oggi quel popolo vive
nella paura di altri disastri.
Il regista però sembra volerla
esorcizzare questa paura, condendo il film di bellezze mitologiche
e religione. Le quali si incarnano principalmente nella presenza di
un gatto, una pietra-sigillo con il compito di contenere il Verme
(che si rifà molto alla figura, sempre folkloristica, del
Namazu, un pescegatto che dà origine ai terremoti). Il
felino che la protagonista insegue per tutto il tempo è una sorta
di divinità protettrice, ed è rappresentato con una coda biforcuta,
chiaro rimando alla figura soprannaturale del nekomata. E
così in Suzume fantasia, realtà e credenze si mescolano, plasmando
una storia dalle grandi suggestioni, che brilla di
spettacolarità e profondità, e che fa di Makoto Shinkai un grande e
sensibile artista.
Nuove scene dell’imminente
Wonka sono
state mostrate al CinemaCon del 2023, insieme ad alcuni dettagli
che hanno confermato cheil filmsarà
interpretato anche da Hugh Grant nei panni di Ooma
Loompa.Durante la
presentazione della Warner Bros.
Discovery alla fiera annuale, sono state mostrate molte scene
del suo prossimo film basato sul personaggio di Roald Dahl,
Willy Wonka.
Secondo Brandon Davis di
ComicBook.com, Wonka di Timothée Chalamet sarà ambientato
su un’isola tropicale, e si presenterà come un mago, inventore e
produttore di cioccolato.Il filmato mostra anche
Wonka che presenta il cioccolato con un effetto magico alle
persone, prima di chiudersi con Willy Wonka che incontra Hugh Grant nei panni di un Oompa Loompa
intrappolato in un grande barattolo.In un breve
messaggio di Chalamet, ha descritto l’imminente versione di Willy
Wonka come molto meno cinica di quella interpretata da Gene
Wilder nell’iconico film del 1971. “Questo è un
Willy pieno di gioia e speranza“, ha
detto Chalamet. La notizia che Hugh Grant avrebbe recitato nel film è stata
conferma anche un rapporto dell’anno scorso. Tuttavia, non è chiaro
se Grant interpreterà solo uno o molti Umpa Loompa.
Wonka, il
film
“Wonka
è basato sui personaggi di Roald Dahl, ispirato in particolare da
uno dei personaggi più amati di Dahl, Willy Wonka, e si svolge
prima degli eventi diCharlie e la fabbrica di
cioccolato”, si legge nella
sinossi. Nel cast anche
Rowan Atkinson, Matthew Baynton, Jim Carter,
Olivia Colman, Tom Davis, Simon Farnaby, Rich Fulcher, Sally
Hawkins, Kobna Holdbrook-Smith, Paterson Joseph, Keegan-Michael
Key, Calah Lane, Matt Lucas, Colin O’ Brien, Natasha Rothwell,
Rakhee Thakrar e Ellie White.
Willy Wonka
è stato creato dal famoso autore
Roald Dahl.
Il personaggio ha debuttato nel romanzo del 1964,
Charlie e la fabbrica di cioccolato.
Il libro è stato adattato due volte per lo schermo, nel 1971 e nel
2005, quando
Tim Burton
ha sceltoJohnny Depp
per il ruolo in questione. Paul
King, il regista dietro la serie di
Paddington, firma la regia di Wonka
e uscirà al cinema il 14 dicembre 2023
Dopo la notizia che il candidato al
Golden GlobeJames
McAvoy aveva firmato per recitare nel prossimo remake
inglese prodotto da Blumhouse del film thriller danese del 2022
Speak No
Evil, oggi scopriamo che ad affiancare l’attore sarà
Mackenzie Davis.Secondo Deadline,
Mackenzie Davis (Blade
Runner 2049, Terminator: Dark Fate) ha firmato
per recitare
al fianco di James McAvoy nel prossimo
remake inglese prodotto da Blumhouse e Universal Pictures
Speak No
Evil, film basato sull’omonimo film
thriller danese del 2022. Speak No
Evil uscirà nelle sale è
previsto per il 9 agosto 2024.
Mackenzie
Davis non è estranea al genere horror, poiché in
precedenza ha recitato nel thriller soprannaturale del 2020The Turning. Ha anche ottenuto
riconoscimenti per le sue esibizioni in serie tv comeHalt and Catch Firee in un
episodio diBlack
Mirror. I suoi lavori più recenti sono la
miniserie HBO Max dell’anno scorsoStation
Eleven e la serie antologica
Netflix Love, Death +
Robots.
Il remake di Speak No
Evil sarà scritto e diretto dal regista di
The Woman in BlackJames
Watkins. Il film sarà prodotto da Jason
Blum, con Paul Ritchie, Christian Tafdrup, Jacob Jarek e
Bea Sequeira come produttori esecutivi. Il film originale è stato
diretto da Christian Tafdrup, che ha anche co-scritto la
sceneggiatura con Mads Tafdrup. La storia è incentrata su due
famiglie che si sono incontrate durante una vacanza in
Toscana. Quello che doveva essere un fine settimana idilliaco
inizia lentamente a sgretolarsi mentre le famiglie danesi cercano
di rimanere educate di fronte alla spiacevolezza. Il remake inglese
dovrebbe arrivare nelle sale il 9 agosto 2024.
Patti LuPone ha
rivelato nuovi dettagli di Agatha: Coven of
Chaos, la prossima serie dei Marvel Studios, che sarà guidata da
Kathryn Hahn. In una recente intervista
con The Hollywood
Reporter, la vincitrice del Grammy ha parlato della serie, che
è attualmente in produzione. LuPone ha
confermato di interpretare il ruolo di una “strega siciliana di
450 anni” che ha il potere della divinazione. Il suo personaggio fa
parte di una congrega guidata dalla strega titolare di Kathryn Hahn, apparsa per la prima volta
in WandaVision
del 2021.
Ulteriori nuovi dettagli su
Agatha: Coven of Chaos sono stati l’aspetto musicale
che presenterà la serie. L’ attrice di Beau is
Afraid ha rivelato che i fan dovrebbero
aspettarsi performance musicali dalle streghe. “La nostra
cantante principale è Kathryn”, ha scherzato
LuPone. “Sto cantando il backup e le canzoni sono state
scritte da Kristen e Bobby Lopez.” .
Agatha: Coven of Chaos è stato annunciato
ufficialmente durante il Disney Day 2021. Presenterà il ritorno di
Kathryn Hah mentre riprende il suo ruolo di
WandaVision nei panni di Agatha Harkness, che
era una delle antagoniste della serie guidata da
Elizabeth Olsened è colei che ha rivelato a
Wanda il suo vero potenziale come Scarlet Witch. Per la sua interpretazione ha ottenuto
una nomination agli Emmy come migliore attrice non
protagonista.
Jac Schaeffer, che
è sotto un accordo generale congiunto con Marvel e 20th Television,
sarà lo sceneggiatore e produttore esecutivo. Un recente rapporto
ha rivelato che dirigerà anche almeno un episodio. Al momento
nessuna data di uscita della serie è stata annunciata. Nel cast
anche David Payton nei panni di John Collins /
“Herb”, David Lengel nei panni di Sarah il marito Harold Proctor /
“Phil Jones”, Asif Ali nel ruolo di Abilash Tandon
/ “Norm”, e Amos Glick nel ruolo di un fattorino
della pizza scelto come “Dennis”. A riprendere i loro ruoli in
WandaVision ci sono anche Kate Forbes nei panni
della madre di Agatha, Evanora Harkness, e
Brian Brightman nei panni dello sceriffo di
Eastview, New Jersey. Aubrey Plaza, Ali Ahn, Maria
Dizzia, Sasheer Zamata, Patti LuPone, Miles
Gutierrez-Riley e Okwui Okpokwasili sono
stati scelti per ruoli sconosciuti.
Come molti di voi già
sapranno si dice che Steven Knight stia scrivendo
il prossimo film diStar
Warssu
Rey Skywalker che sarà diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy e
che vedràil ritorno diDaisy Ridley. Grazie a
un recente rapporto, sono emerse ulteriori informazioni sul casting
e sulla tempistica di produzione del film.Durante l’ultimo episodio
di The Hot Mic Podcast, Jeff Sneider di Above the
Line ha rivelato che un attore che era precedentemente legato al
film a causa del loro legame con Damon Lindelof
(che in precedenza stava scrivendo il film) non apparirà più nel
film .
“Chiunque fosse
quell’attore… quella persona non è più legata a quel
progetto“, ha detto Sneider. “E principalmente a causa dei
cambiamenti nella storia. Perché hanno accantonato la
sceneggiatura di Lindelof e ingaggiato Steven Knight, quindi
ovviamente ci sono stati dei cambiamenti nella storia. E così
quell’attore, chiunque fosse, non è più legato al
progetto!”Sneider ha continuato a discutere la
potenziale data di inizio della produzione del
film Star
Warssu Rey Skywalker, affermando di aver
creduto a lungo che il progetto fosse ciò che Lucasfilm intende
lanciare nelle sale a dicembre 2025. L’insider ha detto che crede
che la pre-produzione del film dovrebbe iniziare ad agosto, con
l’inizio anche del casting.
“La Lucasfilm potrebbe
essere già a lavoro sull’elenco degli attori che potrebbero
partecipare al casting per quanto riguarda chi vogliono in quel
film, ma non credo che siano andati su nessun talento“, ha
detto Sneider. “Non credo che lo faranno necessariamente fino a
dopo l’estate. Quindi mi aspetterei risposte prima del Labor
Day”.Secondo quanto riferito, il filmdi Star
Wars diretto da Obaid-Chinoy
dovrebbe essere uno dei primi film di
Star
Wars uscire dopo l’ultimo film
Star
Wars: The Rise of Skywalker diretto da
JJ Abrams del 2019. Al momento non si sa
molto del progetto, anche se l’uscita anticipata di Lindelof è
stata solo una delle numerose modifiche dietro le
quinte al futuro del franchise.
Steven Knight è uno degli sceneggiatori
più apprezzati a Los Angeles e ha scritto parecchi film di
successo oltre ad aver lavorato con altrettanto successo in
televisione. E’ infatti il creatore di Peaky
Blinders e co.creatore di Taboo. Per il cinema ha firmato
le sceneggiature di
La promessa dell’assassino, Il Sapore del successo e
Spencer tra le altre cose.