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Superman: Legacy ufficialmente in pre-produzione, le riprese nel 2024

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James Gunn ha condiviso la prima immagine dello script di Superman: Legacy, annunciando ufficialmente che il film è in fase di preparazione e che le riprese cominceranno nel 2024.

Gunn si dice onorato di far parte dell’eredità del personaggio e annuncia, nel giorno dell’Anniversario di Superman, che ora si tufferà nel lungo processo della creazione dei costumi, della scenografia e di tutto ciò che renderà il film distintivo.

https://twitter.com/JamesGunn/status/1648310784651571200?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1648310784651571200%7Ctwgr%5E4da540e7923f5a4380ff7a60383f9fc4d3c52c1b%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fdeadline.com%2F2023%2F04%2Fsuperman-legacy-james-gunn-pre-production-2024-release-1235329659%2F

Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025. Superman: Legacy è il primo di un universo pianificato di narrazione multipiattaforma (presumibilmente uno che si mescolerà con i progetti di streaming per HBO Max) in una Fase 1 che lo studio chiama Gods and Monsters. Il cast non è stato ancora annunciato, ma l’uscita nelle sale globali del film è prevista per l’11 luglio 2025.

Super Mario Bros: 5 record al botteghino battuti dal film

Super Mario Bros: 5 record al botteghino battuti dal film

Il film di Super Mario Bros. sta per raggiungere il miliardo di dollari, ma non prima di aver battuto un sacco di record al botteghino. Il film ha ottenuto un risultato fenomenale al botteghino, tanto che il suo weekend di apertura ha stabilito diversi record. Super Mario Bros. è basato sull’amata serie di videogiochi con Mario e Luigi e, sebbene il film abbia ricevuto alcune recensioni negative, i conti al botteghino dicono tutt’altro. La parte più criticata è la narrazione poco avvincente che però viene compensata dagli easter egg, dalle emozionanti corse sui kart e al pianoforte di Bowser.

Il film di Super Mario Bros. ha guadagnato 204 milioni di dollari nel suo weekend di apertura e questo è solo l’incasso nazionale. Il film ha già guadagnato 375 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando il più grande successo dello studio di animazione Illumination. Non solo: questi numeri lo rendono già raggiunto il punto pareggio diventando redditizio. Questi sono i 5 record battuti da Super Mario Bros.:

Il weekend di apertura con maggior incasso del 2023

Mario e Luigi in Super Mario Bros.
Mario e Luigi in Super Mario Bros.

Il 2023 non ha avuto un successo da blockbuster – Ant-Man and the Wasp: Quantumania con i suoi 474 milioni di dollari di incasso è al primo posto in questa categoria. Tuttavia, il film del Marvel Cinematic Universe ha avuto un weekend di apertura di incredibile successo, poiché solo nella seconda settimana si è registrato un calo significativo degli acquirenti di biglietti.

Tuttavia, Super Mario Bros. ha fatto scendere il film della Marvel al secondo posto. Con un incasso nel weekend di apertura di 204 milioni di dollari, il film non solo ha battuto Ant-Man and the Wasp: Quantumania, ma ha quasi raddoppiato. Un tempo le uscite del MCU erano garantite per battere tutti i record di incassi. Toccherà ai Guardiani della Galassia vol. 3 o The Marvels recuperare il record dagli idraulici italiani.

Il più grande incasso di tutti i tempi nel fine settimana di apertura tra mercoledì e domenica

Mario e Peach
Mario e Peach

Se la maggior parte dei record del weekend di apertura battuti da Super Mario Bros. riguarda l’animazione, questo record vede il film di videogiochi battere tutti i film che hanno avuto un weekend di apertura dal mercoledì alla domenica.

Il film batte il record di cinque giorni di apertura del weekend, che non veniva battuto da 14 anni. Il record era precedentemente detenuto dal film di Michael Bay, Transformers – La vendetta del caduto, che ha guadagnato 200 milioni di dollari in cinque giorni.

Il weekend di apertura di Illumination con i maggiori incassi di sempre

Peach e Todd
Peach e Todd

Sebbene la Illumination non sia considerata lo standard d’oro dell’animazione rispetto ai giganti dello studio, produce comunque grandi successi. Le tre proprietà principali dello studio – Sing, Cattivissimo Me e Pets – Vita da animali – sono tutti franchise da un miliardo di dollari. Tuttavia, mentre i film dello studio sembrano completamente a prova di critica e di pubblico, il weekend di apertura di Super Mario Bros. Mette tutti al tappeto. Il precedente weekend d’apertura di Illumination con il maggior incasso è stato quello di Minions, che ha guadagnato 115 milioni di dollari in quattro giorni.

Ma ciò che rende questo risultato ancora più impressionante è che i budget della Illumination sono estremamente conservativi rispetto a quelli della DreamWorks Animation e della Pixar. Mentre questi studios spendono tra i 200 e i 250 milioni di dollari per film, la Illumination ne spende in genere solo 70-80 – Super Mario Bros. ha avuto un budget più alto con 100 milioni di dollari.

Il weekend di apertura con il maggior incasso per un film d’animazione

Una scena di Super Mario Bros.
Una scena di Super Mario Bros.

Questo record apparteneva in precedenza a Gli Incredibili 2, che ha guadagnato 182 milioni di dollari nel suo weekend di apertura. Se Super Mario Bros. guadagnerà complessivamente più di Gli Incredibili 2, il film della Illumination potrebbe diventare il terzo film d’animazione di maggior incasso di tutti i tempi.

Super Mario Bros. è il più grande incubo della Disney, in quanto ha persino il potenziale per battere i due film Disney Frozen e Frozen 2 – e diventare il film d’animazione di maggior incasso di tutti i tempi. Non è facile una previsione sulla seconda settimana ma le critiche negative potrebbe avere un impatto altrettanto negativo al botteghino.

Il weekend di apertura con il maggior incasso per un film sui videogiochi

Mario kart
Una scena di Super Mario Bros.

I film sui videogiochi non godono di una grande reputazione. Il trend dei film di videogiochi scadenti è iniziato, ironicamente, con il primo grande adattamento cinematografico dell’idraulico italiano nel 1993. Da allora, i film sui videogiochi sono stati criticati e hanno faticato altrettanto al botteghino.

Ma il genere ha finalmente trovato il successo con il recente successo del franchise di Sonic che deteneva il record con un incasso di 72 milioni di dollari. Super Mario Bros. ne ha guadagnati quasi il triplo e ha ottenuto un incasso migliore di qualsiasi altro film sui videogiochi, aprendo la strada al futuro sia del franchise che del genere.

Parasite: tutto quello che c’è da sapere sul film

Parasite: tutto quello che c’è da sapere sul film

Caso cinematografico del 2019 e del 2020, il film sudcoreano Parasite (qui la recensione) è probabilmente oggi uno dei più noti film asiatici di sempre, sia per il suo valore artistico quanto per i dibattiti e i premi raccolti intorno a sé anche ben oltre la sua uscita in sala. Con questo, il regista Bong Joon-ho, celebre anche per film come Memories of Murder, The Host e Snowpiercer, ha dato vita ad un nuovo capitolo della sua poetica sulla divisione sociale in atto nella Corea del Sud. Tematiche però universali, con cui possono identificarsi spettatori di tutto il mondo.

È noto come Parasite sia divenuto il primo lungometraggio non in lingua inglese a vincere il premio Oscar come miglior film (oltre al premio per la miglior regia, la miglior sceneggiatura e il miglior film internazionale). Grazie anche ai suoi successi, tutto il mondo ha iniziato ad interessarsi molto di più alle cinematografiche asiatiche, che godono ora di un momento particolarmente felice tanto per la produzione quanto per la distribuzione. Non tutti sanno però cosa si nasconde dietro la concezione e la realizzazione di Parasite, ma sono questi aspetti interessanti tanto quanto ciò che è venuto in seguito.

Fonte di ispirazione per il regista è stato il film del 1960 The Housemaid, il quale presenta tematiche molto simili. Partendo da questo, Bong ha costruito un film che fa della scenografia e della composizione delle immagini il suo primario mezzo di comunicazione del senso. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà dunque utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo significato. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Parasite: la trama e il cast del film

Protagonista del film è la famiglia Kim, composta dal padre Ki-taek, la madre Chung-sook e i figli Ki-jung e Ki-woo. Molto legati tra loro ma particolarmente poveri, i quattro vivono nello squallido e angusto seminterrato di un palazzo. La loro sorte sembra poter cambiare quando a Ki-woo viene offerta la possibilità di impartire ripetizioni all’adolescente Yeon-kyuo, figlia della ricca famiglia Park. Questi, che vivono in una lussuosa villa nel quartiere ricco della città, accoglieranno ben volentieri il ragazzo. Vedendo nei Park la possibilità di riscattarsi della sua famiglia, Ki-woo porta i genitori e la sorella ad ottenere a loro volta incarichi lavorativi presso di loro. Le conseguenze, però, saranno tanto disastrose quanto imprevedibili.

Ad interpretare il capofamiglia Kim Ki-taek vi è il celebre attore Song Kang-ho, ricorrente nella filmografia di Bong e visto anche in titoli come Il buono, il matto, il cattivo e A Taxi Driver. Il regista ha raccontato che se l’attore avesse rifiutato il ruolo, non avrebbe fatto il film, non potendo immaginare nessun altro interprete per quella parte. Accanto a lui, nel ruolo della moglie Chung-sook vi è Jang Hye-jin, mentre i due figli sono interpretati rispettivamente da Park So-dam e Choi Woo-shik. La famiglia Park, invece, è composta dagli attori Lee Sun-kyun, Cho Yeo-jeong, Jung Ji-so e Jung Hyeong-jun.

Parasite significato

Parasite: la scenografia, i temi e il significato del film

Come anticipato, il film trova nelle sue straordinarie ricostruzioni scenografiche uno dei primari mezzi attraverso cui si costruisce il senso del racconto. Già dalla trama si evince come nel film emergano grossomodo due ambienti: la casa dei Kim e quella dei Park. Se la prima è un ambiente claustrofobico e sporco, che denota la condizione sociale dei Kim, la casa dei Park è invece lussuosa e spaziosa, capace di dare l’impressione di una maggior libertà, economica e sociale. I due ambienti, come noto, sono stati ricostruiti da zero all’interno di set cinematografici.

All’interno di questi, il regista colloca dunque ogni personaggio al suo posto, dando vita sempre ad una netta separazione tra i ricchi e i poveri, che raramente condividono gli stessi spazi. Attraverso questa divisione scenografica e spaziale, Bong fa emergere i temi del conflitto di classe e delle disuguaglianze sociali presenti nella società sudcoreana. Tematiche che si ritrovano declinate in modo simile anche nel suo precedente Snowpiercer, ambientato su di un treno dove nella lussuosa testa si trovano le classi altolocate e nella sporca coda quelle povere.

Un ulteriore elemento, particolarmente ricorrente, attraverso cui il regista sottolinea le differenze tra le due famiglie, sono le scale. Queste sono un leitmotiv con cui i personaggi vengono sempre mostrati nella loro ricerca di risalire la gerarchia sociale, un compito però tutt’altro che semplice e che li porta a doversi macchiare di atti particolarmente controversi. In ultima analisi, dunque, Parasite può essere visto come una critica o meglio ancora una satira ad un sistema capitalistico sempre più diffuso, che tende a schiacciare molti per privilegiare pochi.

Parasite: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Parasite grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente, in prima visione assoluta, nel palinsesto televisivo di martedì 18 aprile alle ore 23:45 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb, Forbes

Aziz Ansari debutta alla regia e dirige Seth Rogen e Keanu Reeves in una commedia

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Aziz Ansari farà il suo debutto alla regia con Good Fortune, una commedia la cui trama è avvolta nel segreto ma che vedrà protagonista una coppia di attori di alto profilo: Seth Rogen e Keanu Reeves. Lionsgate ha appena ottenuto i diritti del film. La produzione ha avuto il via libera e le riprese inizieranno il prossimo mese a Los Angeles.

“Siamo stati davvero fortunati con questo film. Adoriamo la sceneggiatura e crediamo fermamente in Aziz sia come interprete che come regista“, ha dichiarato Joe Drake, presidente del Motion Picture Group di Lionsgate. “E se aggiungi Seth e Keanu – due incredibili talenti di livello mondiale – al fianco di Aziz, il tutto ha il potenziale per essere un film molto speciale per noi. Ci siamo mossi rapidamente per realizzare questo progetto una volta che fosse disponibile.”

Good Fortune è il secondo tentativo di Ansari di fare il suo debutto alla regia. In precedenza stava lavorando al dramma comico Being Mortal per Searchlight, che è stato sospeso a tempo indeterminato per le lamentele sul comportamento inappropriato di Bill Murray sul set.

Aziz Ansari, comico diventato famoso grazie a Parks and Recreation, si è preso una pausa da Hollywood dopo che nel 2018 gli erano state mosse accuse di cattiva condotta sessuale. Da allora è tornato al cinema e in televisione con Master of None: Moments in Love e il suo sesto stand up show, “Nightclub Comedian”.

Good Fortune sarà prodotto da Anthony Katagas, Alan Yang e Ansari. Alla Lionsgate, il film sarà supervisionato da Brady Fujikawa e Jon Humphrey. Dan Freedman, Phil Strina, John Biondo e Matt Leonetti hanno aiutato a negoziare l’accordo per Lionsgate.

Città in fiamme: il trailer della nuova serie Apple TV+

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Città in fiamme: il trailer della nuova serie Apple TV+

Apple TV+ ha rilasciato oggi il trailer di Città in fiamme, il thriller in otto episodi scritto e prodotto esecutivamente da Josh Schwartz e Stephanie Savage (“Gossip Girl”, “The O.C.”), e ispirato all’omonimo romanzo di Garth Risk Hallberg.

Questo racconto musicale e saga familiare, interpretato da Wyatt Oleff, Chase Sui Wonders, Jemima Kirke, Nico Tortorella, Ashley Zukerman, Xavier Clyde, Max Milner, Alexandra Doke, Omid Abtahi, Kathleen Munroe, John Cameron Mitchell, Geoff Pierson e Beth Malone, farà il suo debutto mondiale su Apple TV+ con i primi tre episodi venerdì 12 maggio, e con un nuovo episodio settimanale fino al 16 giugno.

In Città in fiamme, il 4 luglio 2003 una studentessa della New York University viene aggredita a Central Park. Samantha era sola, non ci sono testimoni e le prove a disposizione sono molto scarse. La band dei suoi amici stava suonando nel suo locale preferito quando esce per incontrare qualcuno, promettendo di tornare. Non lo farà mai. Mentre si indaga sul crimine commesso contro Samantha, si scopre che lei è il collegamento cruciale tra una serie di misteriosi incendi in tutta la città, la ribalta musicale del centro cittadino e una ricca famiglia di immobiliaristi dei quartieri alti logorata dai molti segreti che custodisce.

Chase Sui Wonders interpreta Samantha e Wyatt Oleff interpreta Charlie, un amico di Samantha che sta lottando per far fronte alla morte di suo padre l’11 settembre di due anni prima. Dopo che Samantha è stata ferita, non si ferma davanti a nulla pur di svelare il mistero di ciò che le è accaduto.

La serie è prodotta da Apple Studios per Apple TV+. Schwartz e Savage hanno scritto tutti gli otto episodi e sono anche showrunner e produttori esecutivi con Fake Empire. Jesse Peretz dirige quattro episodi ed è anch’egli produttore esecutivo. Lis Rowinski di Fake Empire è co-produttore esecutivo.

Tutta la luce che non vediamo: teaser trailer della serie Netflix evento con Mark Ruffalo

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Netflix ha diffuso il teaser trailer di Tutta la luce che non vediamo, l’annunciata miniserie evento basato sull’omonimo romanzo vincitore del Premio Pulitzer All the Light We Cannot See. Protagonisti sono Aria Mia Loberti, Mark Ruffalo, Hugh Laurie, Louis Hofmann, Lars Eidinger e Nell Sutton.

Tutta la luce che non vediamo racconta la storia dell’adolescente francese con cecità Marie-Laure e del soldato tedesco Werner le cui strade si incontrano nella Francia occupata mentre entrambi cercano di sopravvivere alla devastazione della Seconda guerra mondiale.

Il bestseller premiato al Pulitzer Tutta la luce che non vediamo di Anthony Doerr diventerà una miniserie in quattro episodi targata Netflix e prodotta da 21 Laps Entertainment (Stranger Things, Free Guy – Eroe per gioco, Tenebre e ossa, Arrival) di Shawn Levy con la sceneggiatura di Steven Knight (Peaky Blinders).

La trama di Tutta la luce che non vediamo

Basato sul romanzo vincitore del Premio Pulitzer, Tutta la luce che non vediamo racconta la storia dello straordinario potere della connessione umana. Nel corso di un decennio, questa serie limitata intreccia le vite di Marie-Laure Leblanc, una ragazza francese cieca che si rifugia presso suo zio durante la seconda guerra mondiale, e Werner Pfennig, un brillante adolescente tedesco esperto di riparazioni radio. Attraverso una connessione segreta condivisa, trovano la fede nell’umanità e la possibilità della speranza. Dal regista Shawn Levy, All the Light We Cannot See è interpretato da Louis Hofmann, Lars Eidinger, Marion Bailey, con Hugh Laurie e Mark Ruffalo. E presentando la nuova arrivata Aria Mia Loberti. In arrivo su Netflix, 2 novembre 2023

Guardiani della Galassia: cosa è successo alla squadra dopo il Volume 2

In Guardiani della Galassia Vol. 3 i Guardiani torneranno protagonisti di un film dopo sei anni, quando è uscito Guardiani della Galassia Vol. 2: l’ultima volta che il pubblico ha visto la squadra cosmica alla guida del Marvel Cinematic Universe è stato infatti nel 2017, quando Star-Lord e la squadra hanno combattuto contro suo padre, Ego. Il film ha direttamente impostato quello che sarebbe successo in futuro per la squadra, compreso il debutto di Adam Warlock in Guardiani della Galassia 3. Originariamente previsto per maggio 2020, il sequel ha subito diverse battute d’arresto a causa del licenziamento e della riassunzione di James Gunn da parte della Disney.

La lunga attesa per vedere come James Gunn concluderà la sua trilogia di Guardiani della Galassia non significa che il popolare superteam cosmico sia stato lasciato ai margini del MCU. Star-Lord, Gamora, Rocket, Drax, Groot, Nebula e Mantis sono apparsi in diversi progetti dopo il sequel del 2017, che hanno offerto al pubblico rivelazioni sostanziali sulla squadra. Prima dell’arrivo del film della Fase 5, ecco i più grandi eventi accaduti alla squadra dopo Guardiani della Galassia 2.

I Guardiani si dividono e combattono Thanos in Infinity War

Guardiani della Galassia Vol. 3Il primo grande evento per la squadra è avvenuto in Avengers: Infinity War, quando l’affiatato gruppo si è diviso per combattere Thanos. Questa parte della loro storia è iniziata con la squadra che ha risposto alla richiesta di soccorso degli Asgardiani dopo l’attacco di Thanos e ha incontrato Thor. Rocket e Groot decidono di andare con Thor a Nidavellir con la speranza di creare un’arma abbastanza forte da sconfiggere Thanos. Avengers: Infinity War ha mostrato l’inizio dell’amicizia tra Thor e Rocket attraverso questa storia, mentre il braccio di Groot è stato usato come impugnatura per Stormbreaker. I due hanno combattuto al fianco di Thor nel Wakanda contro l’esercito di Thanos, ma non sono riusciti a fermarlo.

Tra gli eventi accaduti alla squadra di Guardiani della Galassia dopo il Vol. 2 c’è anche la caccia a Thanos da parte di Star-Lord, Gamora, Mantis e Drax. Questi si recano a Knowhere per cercare di ottenere la Pietra della Realtà prima di Thanos. È qui che la squadra perde Gamora a causa del padre. Star-Lord, Mantis e Drax si recarono quindi su Titano dopo aver ricevuto un messaggio da Nebula per incontrarla lì e combattere Thanos. La squadra incontra Iron Man, Doctor Strange e Spider-Man ed elabora un piano per combattere il Titano Pazzo. Stavano quasi per vincere prima che Star-Lord interrompesse il suo piano, permettendo a Thanos di vincere.

Gamora è morta in Infinity War ed è tornata attraverso il viaggio nel tempo

La cattura di Gamora da parte di Thanos in Avengers: Infinity War si è rivelato un momento cruciale per la squadra a causa di ciò che le è successo dopo. Thanos ha torturato Nebula finché Gamora non gli ha detto dove si trovava la Pietra dell’Anima e lo ha accompagnato su Vormir. Questa decisione si è rivelata costosa per Gamora, poiché Red Skull ha detto a Thanos che doveva sacrificare qualcosa che amava per la Pietra dell’Infinito. Nonostante il modo in cui l’ha trattata, Vormir ha accettato Gamora come sacrificio di Thanos “anima per anima”. La notizia della morte di Gamora è il motivo per cui Star-Lord ha iniziato ad attaccare Thanos, avendo il cuore spezzato dopo aver perso la donna che amava.

Il MCU ha utilizzato il viaggio nel tempo di Avengers: Endgame per riportare in vita Gamora con un colpo di scena. Invece di far tornare la versione del 2018, il film ha fatto viaggiare una Gamora del 2014 nella linea temporale principale del MCU, dopo che un Thanos del 2014 era venuto a conoscenza del piano del furto del tempo dei Vendicatori. Questa versione di Gamora non ha mai incontrato i Guardiani della Galassia, quindi non è innamorata di Star-Lord. Sebbene si sia ancora ribellata a Thanos per aiutare a salvare la galassia, Gamora ha lasciato la Terra nel finale di Avengers: Endgame invece di unirsi alla squadra dei Guardiani. Questo la porta a diventare la leader dei Ravagers in Guardiani della Galassia 3.

Nebula e Rocket hanno aiutato i Vendicatori ad annullare l’effetto dello Snap di Thanos

Lo snap di Thanos in Avengers: Infinity War è uno dei momenti più importanti quando si parla di ciò che è accaduto alla squadra dei Guardiani dopo Guardiani della Galassia Vol. 2. Thanos, polverizzando metà di tutta la vita nell’universo, ha fatto sì che Groot, Star-Lord, Drax e Mantis sparissero dopo lo snap. Nebula e Rocket sono rimasti gli unici membri superstiti della squadra dei Guardiani della Galassia in Avengers: Endgame. Si sono riuniti quando Capitan Marvel ha salvato Iron Man e Nebula e li ha portati sulla Terra. Dopo aver trascorso un po’ di tempo ad aiutare a riportare l’ordine nella galassia, Nebula e Rocket si sono uniti ai Vendicatori per il loro furto del tempo.

Rocket e Nebula hanno avuto un ruolo fondamentale in Avengers: Endgame. Rocket ha aiutato Tony Stark ad assemblare la macchina per i viaggi nel tempo ed è andato con Thor a prendere la Pietra della Realtà. Nebula ha accompagnato War Machine per ottenere la Pietra del Potere, ma la sua presenza nel 2014 ha messo in guardia il Thanos del 2014 dai piani dei Vendicatori. Nebula è stata presa da Thanos e sostituita nella linea temporale principale da una versione del 2014 più malvagia. Alla fine, è stata la Nebula principale del MCU a convincere Gamora a disertare. Grazie all’aiuto di Nebula e Rocket nel rubare le Pietre dell’Infinito, lo scatto di Thanos è stato annullato e i loro compagni dei Guardiani sono tornati.

Thor si è unito ai Guardiani della Galassia (e poi se n’è andato)

Un altro fatto interessante che è accaduto alla squadra dopo Guardiani della Galassia Vol. 2 è stato l’ingresso di Thor tra i Guardiani: si è unito ai Guardiani della Galassia alla fine di Avengers: Endgame ed è rimasto con loro per tutto l’inizio di Thor: Love and Thunder. Le avventure di Thor e dei Guardiani sono durate circa un anno, secondo la timeline del MCU.

Durante questo periodo Thor riacquista il suo tipico fisico asgardiano e i Guardiani riprendono il loro compito di protettori della galassia. Tuttavia, Thor lascia la squadra in tempi relativamente brevi in Thor: Love and Thunder, mentre è in cerca di Gorr.

La squadra dei Guardiani stabilisce una nuova base e ottiene una nuova nave

La squadra dei Guardiani della Galassia inizia a prendere nuova forma dopo l’uscita di scena di Thor, iniziando a espandersi e a creare una nuova base. La squadra svolge un ruolo importante nell’aiutare a ricostruire Knowhere dopo che Thanos l’ha distrutta. La testa fluttuante di un Celestiale morto viene mostrata come la loro base operativa nello Speciale dei Guardiani della Galassia.

La squadra al completo si riunisce qui tra una missione e l’altra, con Kraglin che si incontra con loro e Cosmo il cane spaziale che dà una mano. Sono state incluse anche altre navi alla loro flotta: la Bowie si è unita alla Milano e alla Benatar come nave principale della squadra.

Drax e Mantis hanno rapito Kevin Bacon per Star-Lord

speciale guardiani della galassiaQuello che è successo alla squadra dei Guardiani dopo Guardiani della Galassia Vol. 2 include una missione per rapire Kevin Bacon. Alla base dello Speciale di Guardiani della Galassia c’è l’ideazione da parte di Drax e Mantis di un piano per andare sulla Terra e rapire la star del cinema: la loro intenzione era quella di consegnare Kevin Bacon a Star-Lord come regalo di Natale.

Così, Drax e Mantis riescono a rapire la star di Footloose e imparano alcune preziose lezioni sul Natale.

Star-Lord scopre che Mantis è sua sorella

guardiani della galassiaUn altro momento importante per la squadra dei Guardiani della Galassia è arrivato con la rivelazione che Mantis è la sorella di Star-Lord. Lo Speciale di Guardiani della Galassia ha confermato la teoria popolare emersa grazie al fatto che Mantis è stata cresciuta da Ego.

Mantis conosce la verità fin da Guardiani della Galassia Vol. 2, ma ha scelto di non condividerla con il leader della squadra fino a diversi anni dopo. In questo modo, la conferma che Mantis è la sorella di Star-Lord crea un altro legame familiare che Guardiani della Galassia 3 potrebbe esplorare.

Saint X: trailer della nuova serie di Leila Gerstein in arrivo su Disney+

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Disney+ ha diffuso il trailer del dramma psicologico originale Saint X, tratto dall’omonimo romanzo d’esordio best-seller di Alexis Schaitkin, che debutterà sulla piattaforma streaming il prossimo 7 giugno.

Saint X è un dramma psicologico raccontato attraverso molteplici linee temporali e prospettive, che esplora e stravolge il filone delle ragazze scomparse. La serie racconta come la misteriosa morte di una giovane donna, durante un’idilliaca vacanza ai Caraibi, crei un effetto a catena traumatico che finisce per trascinare la sorella sopravvissuta in una pericolosa ricerca della verità.

Leila Gerstein (The Handmaid’s Tale) è sceneggiatrice ed executive producer insieme a Dee Rees (MUDBOUND), regista ed executive producer della serie composta da otto episodi. Anche Stephen Williams (Watchmen) sarà executive producer al fianco di David Levine e Zack Hayden per Anonymous Content, Aubrey Graham alias Drake, Adel “Future” Nur e Jason Shrier per DreamCrew Entertainment (Euphoria), oltre ad Alexis Schaitkin e Steve Pearlman (C’era una volta). Saint X è una produzione ABC Signature.

Saint X è interpretata da Alycia Debnam-Carey, Josh Bonzie, West Duchovny, Jayden Elijah, Bre Francis, Kenlee Anaya Townsend, Betsy Brandt e Michael Park. Leila Gerstein (The Handmaid’s Tale) è sceneggiatrice ed executive producer insieme a Dee Rees (MUDBOUND), regista ed executive producer della serie composta da otto episodi. Anche Stephen Williams (Watchmen) sarà executive producer al fianco di David Levine e Zack Hayden per Anonymous Content, Aubrey Graham alias Drake, Adel “Future” Nur e Jason Shrier per DreamCrew Entertainment (Euphoria), oltre ad Alexis Schaitkin e Steve Pearlman (C’era una volta). Saint X è una produzione ABC Signature.

Fenómenas – Indagini occulte, la vera storia dietro il film Netflix

Negli ultimi anni le produzioni spagnoli, grazie soprattutto alle piattaforme streaming, si sono moltiplicate, anche per via del grande successo ottenuto in termini di critica e pubblico. Titoli come La casa di carta, Vis a Vis – Il prezzo del riscatto o Élite sono solo alcuni degli esempi più noti di come la produzione (in questo caso seriale) spagnola abbia invaso gli schermi di tutto il mondo. Ora, sempre dalla Spagna, è arrivato il lungometraggio Fenómenas – Indagini occulte, che sta ottenendo a sua volta un grande successo, confermando il grande fascino che i prodotti provenienti dalla penisola iberica esercitano su spettatori di ogni provenienza.

Diretto da Carlos Theron, questo lungometraggio è disponibile dal 14 aprile sulla piattaforma Netflix, dove hanno trovato spazio anche le serie televisive poc’anzi citate. Il colosso dello streaming continua dunque a dimostrarsi particolarmente attento ai prodotti in lingua spagnola, consapevole che, tra eccessi, emozioni strabordanti e tanto gusto pulp, questi non mancano di riscuotere grandi successi. In questo caso, quanto raccontato è addirittura tratto da una storia vera, che viene qui raccontata attraverso l’utilizzo del genere horror ma anche della commedia. Si costruisce così un film irresistibile, che non sta mancando di entusiasmare gli appassionati del genere.

L’horror spagnolo si è infatti negli ultimi anni distinto come una continua fonte di gioielli cinematografici, che hanno fatto di questo genere un caposaldo della cinematografia spagnola, oltre a far conoscere nuovi registi affermatisi poi anche all’estero. Titoli come Rec, The Orphanage, I delitti della luna piena fino al più recente Il buco (anch’esso disponibile su Netflix). Certo, Fenómenas – Indagini occulte non manca di fondere, come accennato, l’horror con la commedia, capace però di far emergere a dovere al momento opportuno ora l’uno ora l’altro genere, spaventando e divertendo dall’inizio alla fine.

La trama e il cast di Fenómenas – Indagini occulte

Il racconto di Fenómenas – Indagini occulte si svolge alla fine degli anni ’90, in Spagna. Qui, Sagrario (Belén Rueda), Paz (Gracia Olayo) Gloria (Toni Acosta) e padre Girón (Emilio Gutiérrez Cava) fondano Hepta, una squadra di detective specializzata in fenomeni paranormali. Le cose non vanno però come sperato e non trovandosi in una situazione ottimale, il gruppo si vede costretto ad accettare un lavoro apparentemente banale, ovvero indagare all’interno di un negozio di antiquariato dove avvengono strani eventi. Quello che sembrava un caso come tanti altri, però, si rivela ben presto come il più difficile di tutta la loro vita e per risolverlo dovranno rimanere uniti.

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La storia vera dietro Fenómenas – Indagini occulte

Come anticipato, quella raccontata in Fenómenas – Indagini occulte è una storia ispirata ad una reale vicenda svoltasi in Spagna tra gli anni Ottanta e Novanta. Il film Netflix diretto da Carlos Therón si ispira, infatti, al lavoro del gruppo Hepta, un team di professionisti accomunati dalla passione per i fenomeni paranormali, fondato nel 1987 a Madrid da Padre José María Pilón. In particolare, le vicende narrate nel film si rifanno a un vero caso sul quale l’Hepta ha indagato nel 1999, oggi conosciuto come El Baúl del Monje, un negozio di antiquariato al centro di inquietanti eventi paranormali. Ma andiamo con ordine: chi era José María Pilón?

Nato nel 1924 a Madrid, Pilón era un sacerdote gesuita con una laurea in filosofia e una in teologia sacra. Grande appassionato di fenomeni paranormali nonché tra i massimi esperti del paese di parapsicologia, nel 1987 decise di portare avanti le proprie passioni e le proprie convinzioni fondando il gruppo Hepta. Questo era formato da un team di professionisti in diverse discipline, tutti accomunati dalla volontà di indagare su quegli eventi ai quali la scienza non sa dare una spiegazione. Le tre principali collaboratrici di Padre Pilón sono Sol Blanco-Soler, Paloma Navarrete e Piedad Cavero. Uno dei loro casi più celebri è dunque quello di El Baúl del Monje, un negozio di antiquariato con sede a Madrid al centro di presunti fenomeni paranormali di grande intensità.

Tra gli strani eventi accaduti all’interno di tale locale, si riportano rumori violenti, oggetti volanti, odori sgradevoli e ombre umane che apparivano e scomparivano all’interno delle stanze. Secondo gli studi condotti dall’Hepta, tali fenomeni paranormali sarebbero stati causati dalla drammatica morte di un uomo avvenuta lì anni prima. Naturalmente, questa è la risposta fornita dal gruppo, la quale però non ha trovato il sostegno della comunità scientifica. In seguito, ad ogni modo, non sono più stati registrati eventi insoliti all’interno del negozio, oggi riallestito a casa privata. Nel raccontare tale storia, Théron ha ovviamente preso qualche libertà rispetto a quanto riportato dai membri del gruppo, cercando però di rimanere fedele agli elementi più importanti del loro racconto.

Il trailer di Fenómenas – Indagini occulte e come vederlo su Netflix

Come anticipato, è possibile fruire di Fenómenas – Indagini occulte unicamente grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente è al 2° posto nella Top 10 dei film più visti in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.

Fonte: IMDb

Ghosted: il film con Chris Evans vanterà diversi cameo di attori Marvel

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Avengers… uniti! Sembra che Chris Evans abbia convinto alcuni dei suoi co-protagonisti del Marvel Cinematic Universe a riunirsi al film Ghosted di Apple TV+. Durante la promozione dell’imminente commedia d’azione, Evans ha infatti confermato che “alcuni vecchi amici della Marvel” appariranno in Ghosted, anche se non ha specificato alcun nome in particolare. Ha anche confessato che “odio chiedere alle persone dei cameo“, ma quando gli è stato chiesto se a quei co-protagonisti piacesse farli, Evans ha risposto: “Se si adatta al loro programma, suppongo, ma questi ragazzi … loro, loro hanno accettato la sfida e loro erano lì per me. È stato grandioso“.

Non resta dunque che aspettare, l’arrivo di Ghosted, il 21 aprile, per scoprire quali degli attori della Marvel avrà fatto un cameo nel nuovo film dell’amico. Come noto, Ghosted è stato scritto dal duo di sceneggiatori di Deadpool e Zombieland Paul Wernick e Rhett Reese. Dexter Fletcher (Rocketman) ha diretto il film, mentre per quanto riguarda la trama sappiamo che il film segue Cole (Evans), un uomo che si innamora di una donna di nome Sadie (de Armas), solo che lei che lo “ghosta” al telefono dopo il loro appuntamento. Dopo averla seguita a Londra, Cole scopre che Sadie è un agente della CIA, rimanendo inconsapevolmente coinvolto nella sua attuale missione.

Scarlett Johansson doveva originariamente interpretare la protagonista femminile insieme al suo co-protagonista dell’MCU, Chris Evans. L’attrice ha dovuto abbandonare il film a causa di un conflitto di programmazione, che ha portato Ana de Armas a prendere il suo posto. Per i due attori, questo sarà il terzo film insieme dopo aver recitato in Knives Out – Cena con Delitto e The Grey Man. In attesa di poter vedere il film, si può intanto fruire del trailer rilasciato da Apple, sulla cui piattaforma, Apple+, sarà poi possibile vedere Ghosted.

Fonte: CBR

Mortal Kombat 2: ecco quando inizieranno le riprese del film

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Mortal Kombat 2: ecco quando inizieranno le riprese del film

Uno dei produttori dietro l’imminente sequel del film Mortal Kombat del 2021 ha ora confermato quando inizieranno le riprese del sequel. La scorsa estate, New Line Cinema e Warner Bros. Pictures hanno confermato che Mortal Kombat 2 era in lavorazione e sarebbe stato ancora una volta diretto dal regista Simon McQuoid. E mentre i dettagli sono ancora estremamente scarsi quando si tratta della data di lancio del film e dell sua trama, ora sappiamo almeno quanto dovrebbe durare la sua fase di produzione effettiva.

In una recente dichiarazione sui social media, il produttore Todd Garner ha infatti confermato un recente rapporto secondo cui le riprese di Mortal Kombat 2 inizieranno tra due mesi, nel giugno 2023. Si dice che le riprese dureranno fino a settembre 2023 e si svolgeranno ancora una volta in Australia, che è dove è stato girato il film precedente. Al di fuori di queste ampie informazioni, Garner non ha dichiarato nient’altro su Mortal Kombat 2, il che significa che i fan dovranno tirare ad indovinare ancora per un po’ su cosa potrebbe incentrarsi la trama di questo sequel.

Forse la cosa più interessante di Mortal Kombat 2 sarà il modo in cui verrà distribuito. Come risultato della pandemia, nel 2021 Mortal Kombat è stato lanciato direttamente su HBO Max, il che ha portato il film a raccogliere un gran numero di visualizzazioni. Questo successo ha giocato un ruolo importante nella decisione della Warner Bros. Pictures di dare il via libera al sequel. Con ogni probabilità, tuttavia, Mortal Kombat 2 non verrà distribuito allo stesso modo, il che significa che dovrà ottenere un buon successo al botteghino per poter garantire ulteriori film della serie. Non resta ora che attendere maggiori informazioni riguardo questo sequel, che potrebbero arrivare già nei prossimi mesi.

Fonte: ComicBook

Cocainorso: la storia vera che ha ispirato il film

Cocainorso: la storia vera che ha ispirato il film

Gli anni ’80 – tra le altre cose – sono ricordati per l’ingestibile quantità di traffico e importazione di cocaina negli Stati Uniti, che avrebbe lasciato un’eredità contorta per i decenni a venire: ci sono state numerose storie, film, programmi televisivi e persino canzoni ispirate al traffico di droga degli anni ’80, da Scarface a Narcos, che non invecchiano mai.

L’ultimo a questa aggiunta è Cocainorso di Elizabeth Banks, in uscita nei cinema italiani il 20 aprile, in cui ci viene presentata la storia di un orso che si è divertito un po’ troppo con lo stupefacente che ha afflitto i prepotenti anni ’80, lanciandosi in una furia omicida e terrorizzando coloro che incrociano il suo cammino dopo averne ingerita una grossa quantità. Con una violenza oltraggiosa e un cast stellare che comprende Keri Russell, O’Shea Jackson Jr., Isiah Whitlock Jr., Jesse Tyler Ferguson e il grande Ray Liotta, Cocainorso ha tutte le caratteristiche di un film classico ispirato all’epoca che parte da una tragicomica storia vera.

Cosa accadde al vero Cocainorso

La storia vera, sebbene interessante, è molto meno mostruosa di quanto il film voglia farci credere. Il 22 dicembre 1985, l’Associated Press riportò che, mentre le autorità cercavano la cocaina persa da un ex ufficiale che contrabbandava la droga negli Stati Uniti, vennero trovati i resti di un orso nero che sembrava essersi impossessato della cocaina ed essere morto di overdose. All’epoca, l’orso era morto da circa un mese. Vicino alla carcassa, sono stati trovati un borsone e 40 chilogrammi di cocaina aperti e dispersi nell’area. L’autopsia dell’orso ha rivelato che questo ha sofferto di tutte le afflizioni tipiche di un’overdose massiccia, dall’emorragia cerebrale all’ictus: chi ha eseguito l’autopsia ha poi detto che il suo stomaco era pieno di cocaina “fino all’orlo”. L’orso è stato trovato nella Chattahoochee National Forest vicino a Blue Ridge, in Georgia.

Venne poi imbalsamato e passò di proprietario in proprietario, di Stato in Stato, per oltre 25 anni. A un certo punto, si suppone che sia finito nelle mani di Waylon Jennings. Arrivò perfino a guadagnarsi il soprannome di “Pablo Escobear“, un omaggio scherzoso al boss della cocaina Pablo Escobar. Ora, dovrebbe aver trovato la sua casa (si spera) definitiva in Kentucky, dove è esposto al Kentucky Fun Mall.

L’ultima “missione” di Andrew Thornton

Come se la storia dell’orso non fosse già abbastanza cruda, quella del contrabbandiere non è da meno. Questi si chiamava Andrew Thornton ed era un ex agente della narcotici corrotto. Secondo il Los Angeles Times, la carriera di Andrew Thornton come agente di polizia è iniziata a Lexington, nel Kentucky. Prima della sua carriera di ufficiale e contrabbandiere, ha prestato servizio nella 101esima Divisione Aviotrasportata e ha ricevuto una medaglia al valore. I suoi amici lo avrebbero descritto come un “esperto” di paracadutismo, proprio grazie alla sua carriera militare. Nel 1968 entrò nella polizia di Lexington, dove rimase per nove anni; dal 1970 al 1973 ha fatto parte della squadra narcotici del dipartimento. Mentre lavorava per Lexington, studiò legge all’Università del Kentucky e, nel 1977, divenne avvocato praticante.

Tra gli anni ’70 e ’80, Thornton si dedicò al contrabbando di droga e armi. È stato incriminato per la prima volta nel 1981 a Fresno, in California, in relazione a un caso di furto di armi dal China Lake Naval Weapons Center e di traffico di marijuana. Sebbene non sia stato incriminato in questo caso, è stato accusato di cospirazione per l’importazione e la distribuzione di una sostanza controllata. Tra i reati di cui è stato accusato c’è quello di essere stato il pilota di una spedizione di droga in Kentucky dal Sud America nel 1979. Non è stato accusato di un reato, ma è stato condannato a sei mesi di carcere e la sua licenza di esercitare la professione di avvocato è stata sospesa.

La carriera di contrabbandiere di droga di Thorton non finì però così, ed è qui che si collega alla storia del Cocainorso. Continuò a contrabbandare droga e l’11 settembre 1985 tentò un altro traffico, questa volta di cocaina, da consegnare a una fonte sconosciuta. Mentre sorvolava il sud-est, Thornton si rese conto che il suo aereo stava cominciando a non funzionare. Iniziò quindi a gettare la cocaina fuori dall’aereo, se ne legò circa 75 libbre al corpo e tentò di lanciarsi in volo verso la salvezza. Tuttavia, a differenza dei suoi precedenti lanci nell’esercito, il suo paracadute non si è aperto completamente ed è caduto morendo. È stato trovato con due pistole, un giubbotto antiproiettile, mocassini Gucci, occhiali per la visione notturna, 34 grossi pacchi di cocaina e diversi altri oggetti vari. Tra l’autunno e quattro settimane prima del 22 dicembre 1985, il Cocainorso trovò uno dei pacchetti di cocaina che Thornton aveva gettato dall’aereo, lo ingerì e morì.

Attraverso questa serie di eventi che sembra poter provenire solo dagli ’80, il mondo ha conosciuto la storia davvero unica del Cocainorso. Anche se la maggior parte del film in sé non sembra essere basata su eventi veri, dato che l’Orso delle Nevi ha probabilmente incontrato una rapida fine poco dopo aver trovato la droga stessa, il modo in cui viene rielaborata nel film di Eizabeth Banks è più edulcorato e dimostra ancora una volta che la verità è spesso più strana e cruda della finzione.

Quinzaine des Réalisateurs: annunciato il programma presentato a Cannes 76

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Julien Rejl, direttore artistico della Quinzaine des Réalisateurs, ha rivelato la selezione della sua 55a edizione che si svolgerà in concomitanza con Cannes 76, dal 17 al 26 maggio.

“La Quinzaine des Réalisateurs è nata quando una comunità di registi si è riunita con il desiderio di creare uno spazio indipendente che incoraggiasse l’emergere di un cinema libero indipendentemente dalla provenienza geografica o da qualsiasi altro criterio limitante. Al centro della creazione della Quinzaine des Réalisateurs era la qualità singolare di un’opera d’arte e l’impossibilità di incasellarla. Abbiamo scelto di presentarvi 30 film che, attraverso il loro linguaggio unico, incarnano uno spirito di resistenza a ogni forma di ideologia e alle narrazioni dominanti”.

Quinzaine des Réalisateurs: ecco il programma

CORTOMETRAGGI

  • AXXAM YAṚƔA, MAQAṚ ANSAḤMU (The House Is on Fire, Might as Well Get Warm / La maison brûle, autant se réchauffer) di Mouloud Aït Liotna
  • DANS LA TÊTE UN ORAGE (A Storm Inside) di Clément Pérot
  • IL COMPLEANNO DI ENRICO (The Birthday Party / L’Anniversaire d’Enrico) di Francesco Sossai
  • J’AI VU LE VISAGE DU DIABLE (I Saw the Face of the Devil) di Julia Kowalski
  • LEMON TREE di Rachel Walden
  • MARGARETHE 89 di Lucas Malbrun
  • MAST-DEL di Maryam Tafakory
  • OYU di Atsushi Hirai
  • THE RED SEA MAKES ME WANNA CRY di Faris Alrjoob
  • XIA RI FU BEN (Talking to the River) di Yue Pan

FILM

  • VAL ABRAÃO (Val Abraham / Abraham’s Valley) di Manoel de Oliveira – Special screnning
  • LE PROCÈS GOLDMAN (The Goldman Case) di Cédric Kahn – Opening film
  • AGRA di Kanu Behl
  • L’AUTRE LAURENS (The Other Laurens) di Claude Schmitz
  • BÊN TRONG VỎ KÉN VÀNG (Inside the Yellow Cocoon Shell) di Thien An Pham – First feature film
  • BLACKBIRD BLACKBIRD BLACKBERRY (Merle merle mûre) di Elene Naveriani
  • BLAZH (Grace / La Grâce) di Ilya Povolotsky – First feature film
  • CONANN (She Is Conann) di Bertrand Mandico
  • CREATURA di Elena Martín Gimeno
  • DÉSERTS di Faouzi Bensaïdi
  • IN FLAMES di Zarrar Kahn – First feature film
  • LÉGUA di Filipa Reis & João Miller Guerra
  • LE LIVRE DES SOLUTIONS (The Book of Solutions) di Michel Gondry
  • MAMBAR PIERRETTE di Rosine Mbakam
  • RIDDLE OF FIRE (Conte de feu) di Weston Razooli – First feature film
  • THE FEELING THAT THE TIME FOR DOING SOMETHING HAS PASSED di Joanna Arnow – First feature film
  • THE SWEET EAST di Sean Price Williams
  • UN PRINCE (A Prince)di Pierre Creton
  • XIAO BAI CHUAN (A Song Sung Blue) di Zihan Geng – First feature film
  • WOO-RI-UI-HA-RU (In Our Day) di Hong Sang-soo – Closing film

L’ultima cosa che mi ha detto, recensione della serie con Jennifer Garner

La politica di Apple TV+ riguardo l’adattamento in miniserie di testi letterari di successo continua con L’ultima cosa che mi ha detto, in cui l’autrice del romanzo originario Laura Dave partecipa quale co-creator insieme a Josh Singer. La storia principale vede protagonista Hannah (Jennifer Garner), la quale si ritrova improvvisamente lasciata sola con la figliastra Bailey (Angourie Rice), dopo che il marito Owen (Nikolaj Coster-Waldau) è scomparso nel nulla in seguito a uno scandalo finanziario capace di distruggere la società in cui lavorava. Man mano che la nebbia sull’accaduto comincia a diradarsi, la donna si trova suo malgrado costretta ad accettare di non conoscere affatto l’uomo che ha sposato…

Due anime insoddisfatte

Nel tentativo di coniugare la chiara impostazione da thriller con il dramma psicologico incentrato sul rapporto tra le due donne abbandonate, L’ultima cosa che mi ha detto ottiene il non invidiabile risultato di rendere inefficaci entrambe le “anime” del prodotto. Fin dalla presentazione dei personaggi, il tono del pilot e il ritmo della narrazione appaiono quelli di un prodotto medio destinato a soddisfare lo spettatore senza però offrirgli alcuno spunto di originalità, tanto meno tentare di solleticarne la curiosità attraverso soluzioni estetiche lontane dall’ordinario.

L’ambientazione elegante ma non ostentata – la storia inizia a Sausalito, cittadina della Bay Area appena a nord di San Francisco – con tanto di meravigliosa casa galleggiante fornisce la cornice perfetta per fare di L’ultima cosa che mi ha detto un prodotto in linea con quello che i tempi considerano chic. In questo setting si sviluppa una miniserie che possiede la tensione drammatica di una soap-opera, con i ruoli principali che passano molto più tempo al telefono di quanto dovrebbero: la progressione della trama, in particolar modo nei primi tre episodi, viene infatti eccessivamente raccontata invece che vissuta, agita dai personaggi in scena. Questo comporta una mancanza di azione che in molti momenti spazza via ogni possibilità di ottenere un ritmo avvincente, o addirittura anche soltanto convincente.

Nikolaj Coster-Waldau e Jennifer Garner

Jennifer Garner e gli altri membri del cast si muovono così dentro un meccanismo che di efficace ha poco o addirittura nulla. Anche l’utilizzo di brevi, spesso inutili flashback per ricostruire il puzzle della vicenda risulta più un’invenzione di montaggio per agitare le acque della storia che un qualcosa di realmente necessario. In tale progetto la Garner si barcamena per rendere Hannah una figura femminile con cui lo spettatore può entrare in empatia, un sforzo tanto ammirevole quanto quasi del tutto vanificato dall’assenza di spessore drammatico. Non è però di certo lei la peggiore in the L’ultima cosa che mi ha detto: lo scettro va infatti a un Nikolaj Coster-Waldau completamente fuori parte, in nessuna occasione capace di dotare il personaggio di Owen della necessaria, sfumata ambiguità. Meglio tentare di dimenticare che l’attore danese un tempo vestiva con carisma e potenza espressiva i panni di Jaime Lannister: fa ancora più male vederlo brancolare nel buio alla ricerca di un qualsiasi appiglio per rendere il suo ultimo ruolo almeno accettabile…

L’ultima cosa che mi ha detto, una bella confezione

Se non fosse per la solita accuratezza nella confezione che i prodotti seriali di Apple TV+ solitamente possiedono, L’ultima cosa che mi ha detto sarebbe uno show da bollare in toto come non riuscito. Non possiede la forza narrativa del prodotto squisitamente di genere, né la presa emotiva di quelle serie che invece puntano su personaggi “forti”. Nella ricerca probabilmente di andare incontro alle esigenze di diversi tipi di pubblico, finisce per non avere idea di quale accontentare.

Margherita Buy: 4 interpretazioni imperdibili in attesa de Il sol dell’Avvenire

Se c’è un’attrice simbolo delle commedie borghesi, scalcagnate e un po’ sfigate dell’Italia anni ’90, quella è proprio Margherita Buy. Diventata famosa già piuttosto giovane, ha esordito nel 1986 ne La seconda notte di Nino Bizzarri e dopo diverse partecipazioni ad altri film, nel 1990 lavora ne La stazione di Sergio Rubini, grazie al quale inizia a ricevere i primi riconoscimenti fino ad arrivare, oggi, a un totale di sette David di Donatello, sette Nastri d’argento, cinque Globi d’oro e tredici Ciak d’oro, detenendo il record di attrice con il maggior numero di premi vinti.

Da quel momento parte la sua ascesa nel mondo del cinema italiano, e inizia anche a delinearsi un profilo stilistico recitativo, che poi diventerà la sua nota caratteristica. È nel 1992 che prende parte all’iconico ruolo di Maledetto il giorno che ti ho incontrato, per il quale Carlo Verdone l’aveva appositamente scelta regalandole la consacrazione ad esilarante nevrotica della commedia romana. Da lì in poi le collaborazioni con registi dai nomi altisonanti diventano innumerevoli: da Mario Monicelli a Giuseppe Tornatore, Cristina Comencini, Daniele Luchetti, Paolo Virzì, Roberto Faenza, Ferzan Özpetek. Il regista turco, in particolare, le cuce addosso un altro personaggio che le darà una nuova ondata di meriti: nel 2001 con Le fate ignoranti si designa un cult che resterà nella cinematografia nostrana come uno dei punti fermi rispetto alle nuove tinte narrative emergenti, oltre che lo specchio della necessità di mettere in scena tipi di storie e caratteri che ancora si vedevano poco.

Esterno notte

Esterno Notte di Marco BellocchioTra gli ultimi lavori che l’hanno vista sul grande schermo c’è Esterno notte di Marco Bellocchio: una serie suddivisa in sei puntate – ma è stata definita “film lungo” da Toni Servillo che è parte del cast. Candidata ai David di Donatello, vede nuovamente per il regista l’approfondimento della vicenda del caso Moro, che aveva già affrontato nel 2003 in Buongiorno, notte. Ogni puntata segue uno dei protagonisti coinvolti negli eventi, con il suo punto di vista e il suo stato d’animo. Si inizia ovviamente dal presidente della DC, eseguito egregiamente da Fabrizio Gifuni, per poi proseguire con Cossiga, descritto nella sua debolezza e spaesamento dall’attore Fausto Russo Alesi, la terza puntata è su Papa Paolo VI fatto dalla maestria di Toni Servillo, poi Adriana Faranda, la brigatista parte attiva del sequestro interpretata da Daniela Marra, e Eleonora Chiavarelli (Buy), moglie di Aldo Moro, che si trova a dover reggere praticamente sola una situazione più grande di lei e che Bellocchio riesce a raccontare molto bene. Uscito a maggio dell’anno scorso, Esterno notte era stato diviso in due parti e la seconda è andata in sala il mese successivo. Presentato per intero a Cannes, è andato poi in onda a novembre sulla Rai nell’attuale versione a puntate e da dicembre è disponibile su Netflix. È stato un prodotto di grande impatto sia sul pubblico che, ovviamente, sulla critica, confermando la bravura nel lavoro di cesello del regista, che è riuscito a mostrare dettagliatamente una ferita della storia della politica italiana, rendendo il contesto in maniera profonda e misurandone la tensione, potendosi appoggiare alle performance di attori eccezionali.

Il primo giorno della mia vita

Il Primo Giorno della mia Vita film 2023Il primo giorno della mia vita è in sala dal 26 gennaio. Scritto e diretto da Paolo Genovese, è tratto da un suo stesso romanzo. Qui Buy si cala nei panni di una poliziotta depressa, e divide il set e l’umore sotto i tacchi insieme a Sara Serraiocco, Valerio Mastandrea, di nuovo Toni Servillo e il giovane Gabriele Cristini. L’eterogeneo gruppo comprende persone che hanno deciso di mettere fine alla propria vita, ognuno con le sue sacrosante motivazioni, ma ai quali viene concessa una battuta d’arresto sul gesto fatale da un personaggio non proprio terreno (Servillo) e con cui ciascuno di loro potrà rivedere la propria vita nel pieno stile di Canto di Natale di Charles Dickens.

Margherita Buy aveva lavorato con Genovese già nel 2008 per la serie tv Mediaset Amiche mie e dopo quindici anni tornano con una collaborazione dal sapore, però, del tutto differente. Il regista ha spiegato che questo film sorge da una fatica che è frutto del periodo pandemico ma che ha molto dei temi a lui cari come, soprattutto, le seconde possibilità. L’eco di The Place da lontano un po’ si sente, così come un certo cinismo spettrale che in effetti a poco della speranza che notoriamente un’altra chance dovrebbe infondere. Ad ogni modo, le prove attoriali sono ben riuscite e altrettanto l’intento del messaggio. Certo è che tra i predecessori cinematografici che per primi avevano affrontato il tema (La vita è meravigliosa, Non buttiamoci giù) gli elementi arricchenti erano stati di più.

10 minuti

Nel novero dei molti registi con i quali per Buy è nato uno speciale sodalizio, c’è Maria Sole Tognazzi di cui a breve uscirà con il film 10 minuti, le riprese sono terminate proprio lo scorso autunno. Con la regista, infatti, l’attrice aveva già partecipato nel 2013 a Viaggio sola e nel 2015 a Io e lei con Sabrina Ferilli, pellicole che avevano sondato a fondo personaggi femminili caleidoscopici, contraddittori e dai quali sviluppano scelte imperniandole sulle loro relazioni. Per entrambi i film Tognazzi vince il Nastro d’argento, Buy il David di Donatello per Viaggio sola e Ferilli il Ciak d’oro.

Anche in questo caso Tognazzi si concentra con passione traboccante sui volti e le storie di donne, scandagliandone le pieghe, le contorsioni e le impennate energetiche che cambiano la vita. La trama è tratta da un romanzo di Chiara Gambareale e i dieci minuti del titolo fanno riferimento ad un piccolo allenamento quotidiano che, fatto in quel lasso di tempo apparentemente insignificante, possono addestrare una persona al superamento della sua più grande paura, o al rivoluzionamento del suo quotidiano. Del cast, oltre a Buy, fanno parte Barbara Ronchi, Fotinì Peluso e Alessandro Tedeschi e la sceneggiatura è stata scritta dalla regista insieme a Francesca Archibugi.

Il sol dell’Avvenire

Il Sol dell'Avvenire nanni morettiDel nuovo film di Nanni Moretti è da poco uscito il trailer che ha suscitato un’ondata di reazioni frementi e senza dubbio molto incuriosite. Con ottime probabilità presente tra i film che saranno proiettati a Cannes 2023, Il sol dell’avvenire  ha un cast nutrito e ognuno degli attori ha la sua bella dose di tratti distintivi. Tra questi, insieme ovviamente a Margherita Buy, spiccano Mathieu Almaric, Barbora Bobulova, Silvio Orlando, Elena Lietti, Jerzy Stuhr e Valentina Romani. In meno di due minuti di anticipazione, già traspare tanto delle tracce pungenti e sarcastiche che il regista romano ci ha fatto amare di sé: sicuramente assisteremo a frecciatine verso gli attuali costumi produttivi e distributivi dell’industria cinematografica, così come elementi politici e naturalmente dissacranti. Buy interpreterà la sua compagna e già si evince che non verranno evitati attimi di riflessione sui rapporti di coppia e tanta autoanalisi. Moretti e l’attrice romana, tra l’altro, condividono insieme un curriculum cinematografico che vanta i quattro titoli de Il caimano, Habemus papam, Mia madre e il recentissimoTre piani. E stavolta, dopo molto tempo, parrebbe che il regista abbia rispolverato alcune delle sue vecchie glorie stilistiche, a partire dalle citazioni di se stesso, l’uso di Franco Battiato nella colonna sonora e il cinema nel cinema. Il sol dell’Avvenire sarà in sala dal 20 aprile e l’attesa, dunque, è già trepidante.

Sylvester Stallone protagonista della commedia d’azione Never Too Old To Die

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Amazon Studios ha acquisito la sceneggiatura di Brian Otting Never Too Old To Die, che avrà come protagonista Sylvester Stallone. Si tratta di una commedia d’azione, che sarà prodotta dallo stesso Stallone insieme a Braden Aftergood per la Balboa Productions. La storia vede un misterioso omicidio all’interno di una casa di riposo per spie che innesca la missione personale di un eroe della Guerra Fredda per trovare l’assassino che vive in mezzo a loro. Questo sarà il primo progetto a rientrare nell’accordo pluriennale di Stallone e la Balboa Productions con gli Amazon Studios.

Un accordo che vedrà Stallone scrivere, dirigere, produrre e recitare in progetti vari per lo studio, per il cinema e la TV.  A Never Too Old To Die non è però ancora stato assegnato un regista, lasciando per ora aperta la possibilità che possa essere lo stesso Stallone a ricoprire tale ruolo. L’attore ha di recente recitato nel film a tema supereroe di Prime Video Samaritan e attualmente interpreta il ruolo del capo della mafia di New York Dwight “The General” Manfredi nell’acclamata serie drammatica poliziesca della Paramount+ Tulsa King, ideta da Taylor Sheridan. A breve, invece, si ritroverà Stallone nei panni del Capitano Ravager Stakar Ogord in Guardiani della Galassia Vol. 3.

Ma l’agenda dell’ex Rocky si compone anche di un altro progetto particolarmente intrigante, ovvero la docuserie The Family Stallone che verrà lanciata su Paramount+ il 17 maggio e permetterà di esplorare dall’interno la famiglia dell’attore. Attualmente non è dunque noto quando inizieranno le riprese di Never Too Old To Die, ma la cosa potrebbe avvenire nello stesso 2023, permettendo al film di aggiungersi al lungo elenco di progetti a cui Stallone sta attualmente lavorando con instancabile tenacia. Tale pellicola sarà inoltre un’occasione in più per vedere l’attore noto per i suoi ruoli action misurarsi con toni più leggeri, propri della commedia.

Fonte: Deadline

Better Call Saul 6: rivelata la data e l’ora di uscita della seconda parte della sesta stagione su Netflix

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Better Call Saul 6, l’attesissima sesta stagione di Better Call Saul sta finalmente arrivando su Netflix. Saranno presto disponibili sul servizio di streaming gli ultimi episodi della storia che segue la trasformazione di Jimmy McGill nello spietato Saul Goodman. Ecco dove guardare in streaming la sesta stagione di Better Call Saul  .

Quando guardare Better Call Saul Stagione 6 su Netflix

Netflix aggiungerà la sesta stagione di Better Call Saul alle 3:00 ET/12:00 PT di martedì 18 aprile 2023 negli USA. La sesta stagione è composta da 13 puntate inizialmente divise in due parti con rispettivamente 7 e 6 episodi. La prima metà ha ottenuto quattro nomination ai Primetime Emmy Awards, tra cui Miglior serie drammatica. 

Il cast includeva Rhea Seehorn nei panni di Kim Wexler, Tony Dalton nei panni di Lalo e  Jonathan Banks nei panni di Mike Ehrmantraut. Inoltre, vedremom il ritorno di Michael Mando nei panni di Nacho Vargo e Giancarlo Esposito nei panni di Gus Fring.

Better Call Saul esamina il declino morale di Jimmy McGill (Bob Odenkirk), un serio avvocato ed ex artista della truffa che diventa l’egocentrico avvocato difensore Saul Goodman e Mike Ehrmantraut (Jonathan Banks), un ex agente di polizia che diventa un faccendiere e sicario per i trafficanti di droga.

Dune – Parte 2: secondo Rebecca Ferguson il sequel sarà meglio del primo

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L’adattamento di Denis Villeneuve di Dune di Frank Herbert ha ottenuto il plauso del pubblico e della critica quando è arrivato nelle sale nel 2021, quindi le aspettative sono piuttosto alte su come si concluderà l’esperienza con l’imminente Dune: Parte 2. Rebecca Ferguson, una dei protagonisti del film, ha già condiviso alcune lodi, affermando che il seguito è persino migliore del suo predecessore. Ciò che rende questi commenti particolarmente entusiasmanti è che si basano specificamente sulla sceneggiatura e sulle scene che sono state girate rispetto al prodotto finito, con il film completo che probabilmente sarà ancora più impressionante.

Correre sulle dune di sabbia… sentirsi così piccoli su queste incredibili colline. Quanto siamo piccoli rispetto a Madre Natura? Lo adoro. Devo dirlo: la parte 2 è migliore della Parte 1. E lo dico senza averlo visto, lo dico in base a ciò che ho letto, ciò che ho visto, ciò che ho girato”, ha affermato l’attrice, che nel film interpreta Lady Jessica, concubina del duca nonché madre di Paul, interpretato da Thimothée Chalamet. Tali affermazioni non fanno che aumentare le aspettative nei confronti del film, che anche sulla base di ciò che resta da raccontare promette di essere particolarmente più ambizioso e sbalorditivo a livello di eventi ed estetica.

Come noto, questo secondo film vanterà anche nuove aggiunte al cast, tra cui Austin Butler nei panni di Feyd Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, il leggendario Christopher Walken nei panni dell’Imperatore e Léa Seydoux nei panni di Lady Margot Fenring. Timothée ChalametRebecca Ferguson, ZendayaJavier Bardem, Stellan Skarsgård, Josh Brolin e Dave Bautista riprenderanno invece i ruoli del primo film. La sinossi recita: La seconda parte si concentrerà su Paul che riunisce un imponente esercito di Fremen per combattere lo spietato Harkonnen, mentre diventa essenzialmente una figura mitica del messia per gli abitanti di Arrakis. Dune – Parte 2  uscirà al cinema il 17 novembre 2023.

Fonte: ComicBook

Drive-Away Dolls: Pedro Pascal e Matt Damon nel film di Ethan Coen

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Dopo il debutto da solista di Joel Coen con Macbeth, è ora arrivato il turno di Ethan Coen, pronto a dirigere senza il fratello il film Drive-Away Dolls, che arriverà nei cinema il 22 settembre 2023. Acquisito dalla Focus Features, ma con la Universal che si occuperà della distribuzione internazionale, il film racconta la storia dello spirito libero Jamie, che affronta la sua ultima rottura sentimentale intraprendendo un viaggio improvvisato a Tallahassee con la sua amica Marian. Lungo la strada incontreranno però un gruppo di criminali inetti (un marchio di fabbrica dei Coen) che complicano notevolmente il loro viaggio.

Drive-Away Dolls vanta un cast ricco di attori emergenti e nomi affermati, tra cui Margaret Qualley (C’era una volta a Hollywood), Geraldine Viswanathan (Blockers), Beanie Feldstein (La rivincità delle sfigate), Colman Domingo (Euphoria), Bill Camp (Joker) e ora anche Pedro Pascal (The Mandalorian) e Matt Damon (Air). Un cast a dir poco stellare, dove però non è ancora stato annunciato chi ricoprirà i ruoli indicati dalla sinossi. Molto probabile, però, che uno tra Damon e Pascal avrà il ruolo di protagonista.

Il film è stato scritto da Coen insieme a sua moglie, la montatrice Tricia Cooke, che ha già lavorato a molti dei film precedenti dei fratelli Coen. Ethan, Cooke, Robert Graf, Tim Bevan ed Eric Fellner produrranno. Il film sarà prodotto poi dalla Working Title Pictures, che ha partecipato alla realizzazione di altri film dei Coen, tra cui Hail, Caesar!. La data d’uscita del film spinge a pensare che possa entrare a far parte della selezione ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia, dove i Coen erano già stati in concorso nel 2018 con il loro La ballatta di Buster Scruggs. Non resta dunque che attendere per avere maggiori informazioni.

Fonte: Collider

Killers of the Flower Moon durerà quasi 4 ore!

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Killers of the Flower Moon durerà quasi 4 ore!

Il runtime di Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese è stato rivelato a seguito dell’annuncio della presentazione che avverrà in anteprima mondiale al 76esimo Festival di Cannes. Secondo il direttore del Festival di Cannes Thierry Fremaux, il tempo di esecuzione di Killers of the Flower Moon è di ben 234 minuti. Ciò equivale a 3 ore e 54 minuti ed è il film più lungo della carriera dell’acclamato regista.

“Non so quale sia la lunghezza finale, ma diciamo che per me non è un problema”, ha detto Fremaux a Variety. “Tutto quello che so è che sono solo cinque minuti in più rispetto a C’era una volta in America“. Mentre ci sono tre diversi tagli di C’era una volta in America quello europeo è lungo 229 minuti (3 ore e 49 minuti), il che si allinea con altri rumors sulla lunghezza del film.

Se la durata di Killers of the Flower Moon dovesse essere confermata, diventerebbe uno dei film più lunghi della storia americana. La pellicola si unirebbe ai classici come Lawrence d’Arabia del 1962 (3 ore e 42 minuti), Ben-Hur del 1959 (3 ore e 32 minuti), I dieci comandamenti del 1956 (3 ore e 40 minuti) e l’iconico film del 1939 Via col vento (3 ore e 41 minuti), solo per citarne alcuni.

Killers of the Flower Moon, il film

Basato sull’omonimo libro best-seller, Killers of the Flower Moon è ambientato nell’Oklahoma degli anni ’20 e segue l’omicidio seriale di membri della Osage Nation, l’associazione di ricca di petrolio. La storia racconta una serie di crimini brutali in circostanze misteriose che si sono verificati conosciuto come “il regno del terrore”. Oltre a dirigere, Martin Scorsese ha scritto la sceneggiatura con Eric Roth, co-sceneggiatore di Dune e A Star is BornLeonardo DiCaprio interpreta Ernest Burkhart, il nipote di un potente allevatore locale interpretato da Robert De Niro, mentre Lily Gladstone interpreta la moglie Osage Mollie e Jesse Plemons è Tom White, l’agente dell’FBI incaricato di indagare sugli omicidi. Il cast include anche Brendan Fraser e John Lithgow.

Killers of the Flower Moon riunisce ancora una volta Martin Scorsese con i collaboratori di lunga data Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. Insieme a loro ci sono l’attore premio Oscar Brendan Fraser, Jesse Plemons, Lily Gladstone, Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Louis Cancelmi, William Belleau, Tatanka Means, Michael Abbott Jr., Pat Healy, Scott Shepherd e molti altri. La pellicola è diretto e prodotto da Martin Scorsese. Il film è una produzione di Apple Studios, Imperative Entertainment e Appian Way Productions, con Dan Friedkin e Bradley Thomas come produttori.

Marvel Studios: Kevin Feige starebbe cambiando il suo approccio sull’assunzione dei registi

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Sebbene la Fase 4 dei Marvel Studios non sia stata un completo disastro, è comunque un periodo difficile per lo studio, fino ad ora apparentemente intoccabile. Oltre a distribuire film come Eternals e Ant-Man and the Wasp: Quantumania, rivelatisi insuccessi di critica e pubblico, la società ha vissuto anche fortune alterne su Disney+, dimostrando che raccontare storie sul piccolo schermo richiede un approccio molto diverso rispetto a quelle per il grande schermo. A tutto ciò vanno aggiunti numeri al botteghino inferiori alle attese (la pandemia si prende parte della colpa per questo). Dobbiamo pertanto immaginare che Kevin Feige non stia vivendo un momento particolarmente sereno.

Stanto ad alcune fonti, si ritiene ora che il CEO della Disney, Bob Iger, sia la chiave per assicurarsi che i Marvel Studios tornino a un approccio basato sulla qualità piuttosto che sulla quantità, e anche Feige sembrerebbe pronto ad apportare alcune modifiche. Secondo l’insider Jeff Sneider, il piano di Feige sarebbe ora quello di adattare la sua strategia di assunzione rivolgendosi a registi e creativi già affermati. Aggiunge Snider: “Feige vuole assumere talenti più affermati dietro la macchina da presa“, suggerendo che l’idea è di mettere i film futuri nelle mani di registi più esperti.

È bene notare che non ci sono state conferme ufficiali a riguardo, tuttavia questo è in linea con ciò che è stato detto sulla ricerca del regista di Fantastici Quattro. “Kevin non vuole supervisionare l’intero progetto“, aveva rivelato una fonte, “e dopo non essersi dovuto preoccupare di questo con Sam Raimi, è intenzionato a cercare di nuovo un’esperienza di questo tipo“. Dopo anni in cui ha puntato su talenti emergenti, talvolta provenienti dal mondo del cinema indipendente, Feige sarebbe dunque ora intenzionato ad affidarsi a spalle più solide per i futuri progetti Marvel. Vedremo se ciò si rivelerà vero.

Fonte: ComicBookMovie

I Marvel Studios potrebbero essere alla ricerca di un sostituto di Kang dopo l’arresto di Jonathan Majors

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A seguito di un recente rapporto secondo cui i Marvel Studios potrebbero “discutere delle opzioni” dopo che la star di Ant-Man and the Wasp: Quantumania Jonathan Majors è stato arrestata per una presunta aggressione, una nuova voce in giro indica che Kevin Feige e gli altri dirigenti potrebbero già avere in mente un attore – o almeno un certo “tipo” di attore – se decidessero di dover trovare un sostituto per il personaggio di Kang il Conquistatore. Si tratta di una soluzione estrema, per ora non contemplata, ma che potrebbe non essere del tutto fuori da ogni discussione per i Marvel Studios.

Majors, come noto, è stato preso in custodia dalla polizia dopo aver presumibilmente aggredito fisicamente una donna sulla trentina (che si credeva fosse la sua ragazza) in un appartamento di New York City. L’avvocato dell’attore ha affermato che il suo cliente era “completamente innocente”, promettendo di presentare prove che lo avrebbero scagionato da qualsiasi illecito penale. Tuttavia, tali prove – una serie di messaggi della presunta vittima – non hanno avuto l’effetto desiderato, e anzi avrebbero peggiorato la situazione di Majors. Ad ora, però, l’attore rimane confermato come interprete di Kang, il nuovo grande villain dell’MCU.

Tuttavia, durante l’episodio di questa settimana di The Hot Mic, l’insider Jeff Sneider ha offerto il seguente aggiornamento. “Anche se non c’è stato alcun movimento sul fronte di Jonathan Majors, ho sentito che qualcuno come Damson Idris è il tipo di persona che la Marvel potrebbe cercare come sostituto.” Idris è un attore britannico emergente di Snowfall di FX e recentemente è stato scritto al fianco di Brad Pitt nel film ancora senza titolo Forumla 1 di Apple. Ribadiamo che ad ora non ci sono piani noti per sostituire Majors nei panni di Kang, ma la cosa potrebbe eventualmente accadere in futuro in base a come proseguirà la vicenda giudiziaria dell’attore.

Fonte: ComicBookMovie

Jonathan Majors abbandonato dal suo Talent Manager per via dell’arresto

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Jonathan Majors, interprete di Kang il Conquistatore nel Marvel Cinematic Universe e star di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, è stato ufficialmente abbandonato dal suo manager di lunga data, Entertainment 360, e dal team di pubbliche relazioni, Lede Company. La decisione, pare, sia dovuta a “problemi di comportamento personale dell’attore“. Come noto, poche settimane fa, Majors è stato arrestato dopo aver presumibilmente aggredito fisicamente una donna sulla trentina (che si credeva fosse la sua ragazza) in un appartamento di New York City.

L’avvocato dell’attore ha poi affermato che il suo cliente era “completamente innocente” e ha promesso di presentare prove che lo avrebbero scagionato da qualsiasi illecito penale. Tuttavia, tali prove – una serie di messaggi della presunta vittima – non sembrano aver avuto l’effetto desiderato, e anzi avrebbero gettato Majors in una situazione ancora peggiore. Se non vengono presentate accuse ufficiali, Majors probabilmente sarà libero, ma ciò non impedirà un contraccolpo significativo da parte di coloro che credono che sia ancora colpevole di aggressione.

Il modo in cui questi eventi, dall’arresto all’abbandono da parte delle due agenzie, influenzeranno il futuro di Majors nell’universo cinematografico Marvel rimane sconosciuto, sebbene l’attore abbia già completato il lavoro sulla seconda stagione di Loki di Disney+. Majors dovrebbe interpretare il nuovo grande cattivo dell’MCU anche in altre occasioni, come Avengers: The Kang Dynasty, ma alcune voci suggeriscono che i Marvel Studios potrebbero avere un piano di riserva per sostituirlo con un altro attore. Tuttavia, ad ora questa rimane solo una voce e non è stata confermata ufficialmente né dalla Marvel né dalla Disney.

Fonte: ComicBookMovie

Showing Up, recensione del film con Michelle Williams

Showing Up, recensione del film con Michelle Williams

Dopo una serie di lungometraggi di fattura notevole Kelly Reichardt ha raggiunto un livello di maturità artistica sinceramente ammirevole. Si tratta di uno dei pochissimi cineasti indipendenti americani in grado di mettere in scena la verità e la sensibilità dei propri personaggi con pochi, finissimi tratti. Una regista in grado di padroneggiare con tale parsimonia e insieme efficacia la cura dei dettagli merita un sincero e sentito applauso.

Showing Up, l’attesa prima di un’esposizione

Prendiamo ad esempio le pennellate di vita quotidiana che definiscono la protagonista del suo ultimo Showing Up, una scultrice alle prese con gli ultimi, convulsi giorni prima di un’esposizione. La vita interiore di Lizzy (Michelle Williams), lo stato emotivo e sentimentale in cui si trova quando la incontriamo, perfettamente esplicitati dal modo in cui veste, dalla sua acconciatura, dal fatto che indossa quasi ossessivamente le stesse comode scarpe aperte con calzini, poco importa quali abiti abbia deciso di indossare.

Eppure nel film di Reichardt tale cura dei dettagli non diventa mai ostentazione, in nessun caso infatti la messa in scena si erge sopra storia, atmosfere o figure tratteggiate. Anche la sceneggiatura, scritta insieme al fido romanziere John Raymond, scandisce il tono di Showing Up con una semplicità che sa davvero di vita vissuta: nonostante Lizzy si trovi ad affrontare praticamente da sola una serie di ostacoli e problemi proprio nei giorni che precedono la sua mostra, le piccole avventure di una vita normalissima – un piccione che deve essere accudito dopo che il suo gatto lo ha quasi ucciso, una madre asfissiante separata da un padre donnaiolo, un fratello artista incompreso al limite dell’esaurimento nervoso – non diventano mai un mezzo per alterare il tono del racconto, intriso di una gentilezza del tocco che sa del fluire pacato do una vita anonima eppure pregnante.

Kelly Reichardt si è riversata in Lizzy

Kelly Reichardt, almeno nel suo rapporto con i media, non è una persona di facilissima gestazione. La sua gentilezza intrinseca si sposa con una riservatezza evidente, su cui si poggia la sua idea molto forte di cosa sia essere un’artista. Chiunque abbia avuto il piacere di conoscerla oppure semplicemente osservarla dal vivo non può non notare quando abbia messo di se stessa in Lizzy, riflettendo attraverso il suo lavoro e la sua dedizione sul valore dell’arte in generale. La protagonista di Showing Up non è un’artista di fama internazionale, per pagare l’affitto abbordabile della casa che la sua amica Jo (Hong Chau) le ha messo a disposizione lavora come grafica per sua madre, non ha una vita sociale e sentimentale che possa veramente definirsi appagante. Eppure non c’è un singolo momento del film in cui lo spettatore compatisce questo personaggio, prova pena per lei.

La dignità, l’abnegazione e l’amore con cui Lizzy continua imperterrita e sincera a scolpire sono il vero premio dell’essere un’artista, e lo stesso possiamo dire della filmografia preziosa di Kelly Reichardt. Se oltre a questo suo ultimo lungometraggio prendiamo anche il precedente, forse anche migliore First Cow e altri titoli di enorme impatto quali Meek’s Cutoff o Certain Women, comprendiamo perfettamente quale sia il valore di una cineasta a suo modo dura e pura, coerente e incorruttibile.

Showing Up michelle williams

Michelle Williams è un’attrice talmente conscia delle sue doti drammatiche che tende troppo spesso a volerle “mostrare”, caricando eccessivamente i propri personaggi. Il suo precedente The Fabelmans di Steven Spielberg, per cui ha ottenuto la sua quinta candidatura all’Oscar, ne è prova evidente. Quando recita per Kelly Reichardt invece riesce a trovare un equilibrio, un modo di entrare nel personaggio in modo genuino e sommesso, che testimonia in particolar modo la capacità encomiabile della regista nel saperla centellinare. In Showing Up la prova della Williams si fa infatti raffinata, sincera, ottimamente divisa tra il lato leggero della donna e l’esposizione della frustrazione quotidiana che deve affrontare.

A questo punto siamo ormai quasi sicuri che il cinema di Kelly Reichardt non verrà mai abbracciato dal grande pubblico, probabilmente neppure da una larga porzione di quegli spettatori che rappresentano la fascia “media”. Poco importa, a noi basta che continui a fare film capaci di parlare al cuore di coloro che li vanno a vedere. E se continueremo a essere in (troppo) pochi, vorrà dire che custodiremo in maniera gelosa i preziosi regali cinematografici che ci ha regalato negli anni. Lei, come la sua Lizzy, sembra voler creare arte soprattutto per se stessa. E forse proprio per questo riesce a parlarci con grazia superiore.

I fratelli Russo potenzialmente interessati a dirigere un film su Batman per i DC Studios

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Ora che James Gunn e Peter Safran sono alla guida dei DC Studios, sembra proprio che il DC Universe abbia acquisito un certo fascino agli occhi di molti. Tra i fan di ciò che Gunn e Safran stanno costruendo vi sono anche i fratelli Joe e Anthony Russo. I due sono notoriamente legati al Marvel Cinematic Universe, per il quale hanno diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War e, soprattutto, Avengers: Infinity War Avengers: Endgame. Eppure, proprio loro si sono ora detti disposti a dirigere un film per i DC Studios. Intervistati da ComicBook.com della loro imminente serie Prime Video Citadel, i Russo hanno affrontato la possibilità di lavorare nel DCU di Gunn e Safran, ed hanno espresso il desiderio di dirigere qualcosa legato a Batman.

Non ci viene chiesto molto sui personaggi DC“, ha iniziato Anthony. “Ovviamente con James laggiù a gestirlo, sarebbe un gioco da ragazzi“, ha continuato Joe. “Lo amiamo da morire. Adoriamo la direzione in cui porterà i DC Studios. Sai che sarà molto creativo. E i personaggi DC preferiti? Voglio dire, amico. Ce ne sono così tanti buoni”. “Rispondo sempre in base a i fumetti che collezionavo da bambino, – continua poi Joe – e i due fumetti che collezionavo di più erano Spider-Man – in realtà, i tre – erano Spider-Man, X-Men e Batman. Ma ci sono state molte iterazioni di Batman, quindi sembra che sia una risposta ovvia.

Ma, sai, è difficile non rispondere“, ha poi aggiunto Anthony. “Batman è stato il mio personaggio preferito per tutta la mia infanzia. Ma, ovviamente, è stato ben esplorato.” È però importante notare che tra i prossimi progetti televisivi e cinematografici dei DC Studios c’è anche The Brave and the Bold, un film incentrato su Batman e il figlio adottivo Damian Wayne, alis Robin. Il progetto è ancora senza regista, quindi chissà che i Russo non abbiano effettivamente la possibilità di entrare a far parte dei DC Studios dirigendo tale film. Certo, si tratterebbe di un “tradimento” non da poco, essendo stati loro i registi di punta del Marvel Cinematic Universe.

Fonte: ComicBookMovie

Benedict Cumberbatch protagonista della serie tv How to Stop Time

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Il candidato all’Oscar Benedict Cumberbatch ha ufficialmente firmato per il ruolo da protagonista nell’imminente adattamento della serie di Studiocanal How to Stop Time , basato sull’omonimo romanzo thriller di Matt Haig. Questo segna il primo grande progetto televisivo di Benedict Cumberbatch da più di quattro anni, dopo aver recitato nel film TV della HBO Brexit: The Uncivil War.

Quando ho letto per la prima volta How to Stop Time , il potenziale di questa storia è stato immediatamente evidente“, ha dichiarato Cumberbatch in una dichiarazione (tramite Deadline). “Nel suo stile inimitabile, Matt esplora ancora una volta cosa significa essere umani e cosa significa vivere una vita – molto lunga in questo caso – con pathos, intuizione, umorismo, drammaticità e ispirazione“.

Benedict Cumberbatch è arrivato alla notorietà per la prima volta per la sua interpretazione di Sherlock Holmes nella miniserie poliziesca di successo della BBC Sherlock, che gli è valso un Emmy Award come miglior attore protagonista nel 2014. È anche noto per il ruolo di Doctor Strange nell’universo cinematografico Marvel , che ha recentemente ripreso in Doctor Strange nel Multiverso della Follia di Sam Raimi.

How to Stop Time è stato sviluppato come un dramma in sei parti con Tomas Alfredson incaricato di dirigere l’adattamento basato su una sceneggiatura scritta da DC Moore. Oltre a recitare, Benedict Cumberbatch è anche produttore attraverso la sua società, SunnyMarch. La produzione dovrebbe iniziare il prossimo anno a Londra e in altre parti d’Europa.

Descritto come un thriller di supereroi ad alto rischio, il film è incentrato su “uomini e donne che soffrono di una rara condizione che li fa vivere per centinaia e centinaia di anni“, recita la sinossi. “Nato nella Francia del XV secolo, il Tom Hazard di Cumberbatch ha ripetutamente perso tutto ciò che amava. A più di 600 anni dalla sua nascita, si trova nel bel mezzo di una guerra segreta”. I produttori esecutivi sono Ron Halpern, Joe Naftalin, Moore, Alfredson, Haig e Jamie Byng, con Robyn Slovo, Adam Ackland, Claire Marshall e Leah Clarke come produttori.

Guardiani della Galassia Vol. 3: spot tv promette un “arrivederci” e rivela un nuovo lato dei poteri di Groot

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I Marvel Studios hanno appena pubblicato un nuovo spot televisivo in Canada per Guardiani della Galassia Vol. 3 che sottolinea il fatto che questa squadra amata dai fan ci saluterà il prossimo mese. Con James Gunn pronto a dire addio all’MCU dopo questo film, non siamo sorpresi sul fatto che questo possa essere l’ultimo film standalone dei Guardiani della Galassia. Tra i lati positivi, il nuovo spot promette tante risate, incluso un divertente scambio tra fratello e sorella, Star-Lord e Mantis.

Tuttavia, il momento più strano arriva quando vediamo la testa di Groot che sembra camminare su quattro zampe simili a radici! Siamo curiosi di sapere come questo avvenga. Guarda questo nuovo spot televisivo per Guardiani della Galassia Vol. 3:

Guardiani della Galassia Vol. 3, la trama ufficiale

Guardiani della Galassia Vol. 3, l’attesissimo terzo e ultimo capitolo della trilogia di Guardiani della Galassia di James Gunn, che arriverà il 3 maggio nelle sale italiane. “Nel film Marvel Studios Guardiani della Galassia Vol. 3, l’amato gruppo di improbabili Super Eroi sembra po’ diverso ultimamente. Peter Quill, ancora provato dalla perdita di Gamora, deve riunire intorno a sé la sua squadra per difendere l’universo, oltre a proteggere uno di loro. Una missione che, se non sarà portata a termine con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani così come li conosciamo”.

Guardiani della Galassia Vol. 3 è scritto e diretto da James Gunn ed è interpretato da Chris PrattZoe SaldanaDave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff, con Vin Diesel  nei panni di Groot e Bradley Cooper in quelli di Rocket nella versione originale, oltre a Sean Gunn, Chukwudi Iwuji, Will Poulter e Maria Bakalova. Il film è prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Nikolas Korda, Simon Hatt e Sara Smith sono i produttori esecutivi.

Star Wars: Kathleen Kennedy rivela che il film di Kevin Feige non è mai stato nei piani

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Secondo la presidente della Lucasfilm Kathleen Kennedy, l’annunciato film di Star Wars di Kevin Feige non è mai entrato in fase di sviluppo. Come noto, diversi nuovi progetti di Star Wars sono ora in arrivo, annunciati durante la Star Wars Celebration 2023, inclusi tre nuovi film. Nonostante le entusiasmanti rivelazioni, però, il panel della Star Wars Celebration 2023 di Lucasfilm ha anche sollevato domande su progetti precedentemente annunciati o segnalati che non sono stati affrontati durante il panel di selezione, come quello di Taika Waititi, la trilogia di Ryan Johnson o il suddetto progetto di Feige.

Discutendo dei progetti cinematografici di Star Wars potenzialmente accantonati, la Kennedy si è assicurata di sottolineare che un film di Feige per Star Wars non è mai stato ufficialmente annunciato dallo studio. “Il progetto di Kevin Feige è stato annunciato dalla stampa, o suppongo, dal fandom. Ma non c’era niente… niente è mai stato sviluppato. Non abbiamo mai discusso un’idea. Come tutti sanno, Kevin è un grande fan di Star Wars. Se gli è venuto in mente qualcosa, sarei tutt’orecchi. Ma non è mai successo, davvero. Quindi, non è un progetto abbandonato. Semplicemente non è mai successo davvero“.

I commenti della Kennedy risultano sono sorprendenti, considerando che lo sceneggiatore Michael Waldron ha in passato parlato del suo lavoro sul film di Star Wars ideato da Feige. Waldron, che ha collaborato con Feige a diversi progetti MCU, ha anche menzionato la stesura di bozze per tale film in diverse interviste tra il 2021 e il 2022, confermando inoltre che non sarebbe stato un sequel. Va notato però che la stessa Lucasfilm non ha mai annunciato ufficialmente tale progetto, che potrebbe dunque essere stato subito messo da parte dallo stesso Feige, troppo impegnato a portare avanti un Marvel Cinematic Universe sempre più problematico.

Fonte: ScreenRant

MCU: 10 tendenze sbagliate a cui la Marvel dovrebbe dire addio

MCU: 10 tendenze sbagliate a cui la Marvel dovrebbe dire addio

Le storie del MCU, per quanto siano affascinanti e sempre molto attese, peccano di ripetizioni. Essendo oramai questo un mondo esplorato e presente in diversi forme, film, spettacoli, videogiochi e fumetti, è inevitabile che le narrazioni al suo interno – per stare al passo – siano proliferate, come alcune caratteristiche comuni la cui visione è sempre più frequente.

Nonostante l’universo Marvel abbia un vastissimo materiale da cui attingere, le pellicole risultano avere troppe tendenze che andrebbero eliminate (ci sono personaggi, trame, strutture narrative quasi identiche), al fine di evitare somiglianze fra un prodotto e l’altro e, così facendo, sfoltire le reiterazioni. Cerchiamo di capire cosa andrebbe modificato e cosa abbandonato.

Doctor Strange e Hulk: non più personaggi di supporto

Nel MCU, sia Doctor Strange che Hulk sono stati due membri fondamentali per gli Avengers, con dei ruoli incisivi nelle battaglie affrontate. Nonostante questo merito, entrambi i personaggi hanno avuto poco spazio all’interno della saga per brillare dopo le loro Origin Story. Pensiamo, ad esempio, a Hulk. Il film a lui dedicato è stato L’incredibile Hulk del 2008, per poi comparire in un ruolo di supporto nei film sugli Avengers, in Thor: Ragnarok e She-Hulk: Attorney At Law. Stessa sorte per il Dottor Strange che, dopo il suo primo film del 2016, lo abbiamo ritrovato solo in veste di aiutante. Persino in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, l’eroe interviene in una collisione fra altri personaggi, in questo caso fra America Chavez e Wanda Maximoff.

È pur vero che i diritti di distribuzione di Hulk presso la Universal rendano complicato per i Marvel Studios realizzare altre pellicole in cui Hulk è protagonista, ma la messa a punto di Planet Hulk nel MCU fa pensare a una storyline incentrata su Hulk in futuro. Passiamo invece a Doctor Strange, e precisamente alla scena post-credits presente nell’ultimo film, in cui si vede un nuovo personaggio, Clea, chiedere aiuto all’Avenger. In questo caso, il team-up che ci sarebbe fra Doctor Strange e Clea per il terzo capitolo, funzionerebbe di più come film solista per lo stregone rispetto alle precedenti apparizioni.

Scarlet Witch: dall’eroe al cattivo e viceversa

La magnetica e bellissima Wanda Maximoff, in “arte” Scarlet Witch, sin dalle sue prime apparizioni ha destabilizzato lo spettatore. Il personaggio ha fatto il suo ingresso nel MCU come villain in Avengers: Age of Ultron, per poi diventare parte della squadra dei Vendicatori subito dopo. Il suo ruolo però in Avengers: Civil War si ribalta ancora, diventando una terrorista, finendo con il perdere la battaglia contro Thanos in Avengers: Infinity War.

La sua posizione cambia ancora dopo Avengers: Endgame, quando in WandaVision torna a essere malvagia nella sua Scarlet Witch, per poi pentirsi delle sue azioni e corrompere comunque la mente con il Darkhold. Per poi, di nuovo, sacrificarsi per tutti i problemi che ha causato. Un’altalena frequente, la sua, che in un suo eventuale ritorno nell’Universo Marvel non potrebbe più rappresentare né un eroe né un villain, poiché poco credibile. Nonostante questo, l’unica opzione attuabile sarebbe quella di renderla coerente e fedele alla sua natura, malvagia o benevola che sia, senza che questa muti nel corso del tempo.

Le minacce più gravi sono poco prese in considerazione

Un altro problema da affrontare è la mancata presenza di alcuni personaggi quando lo spettatore – o la storia – li esige o se li aspetta. Un esempio importante può essere il film di Iron Man 3, quando uno o più Avengers avrebbero dovuto irrompere sullo schermo per salvare il Presidente. O, ancora, quando Capitan Marvel doveva essere a conoscenza della minaccia incombente generata da villain come Loki, Malekith e Ronan che stavano minacciando la sua casa.

È ovvio che non tutti i personaggi del MCU possono apparire in ogni pellicola, ma la loro assenza si sente parecchio. Ecco perché, data la natura condivisa dell’Universo Marvel, potrebbero essere introdotti più ruoli di supporto da parte di character differenti, oppure inserire dei conflitti che non sollevino, come ora accade, domande su dove si trovino i Vendicatori.

Personaggi importanti ai margini

Il MCU oltre che vasto, è anche stracolmo di personaggi di estremo rilievo. Come in ogni produzione cinematografica, alcuni vivono quasi al margine, mentre altri esistono nella gloria.

Se questo, per motivi di tempi e priorità, è giusto, dall’altra parte bisogna prestare attenzione ai character che invece sarebbe interessante, nell’economia del racconto, mettere in rilievo. Fra questi abbiamo Valchiria, Wasp e Drax, personaggi introdotti solo per supporto, a cui però potrebbero far compiere imprese più grandi o avere archi narrativi più emozionanti.

Spider-Man e il grande caos che ne deriva

Da quando è stato introdotto anche Spider-Man nel MCU, il Peter Parker di Tom Holland di casini ne ha combinati parecchi. Errori su errori, soprattutto all’inizio quando era ancora un Avenger alle prime armi, il suo Spider-Man ha messo nei guai tantissimi personaggi.

Sbagli che se prima potevano avere un senso di esistere, adesso dovrebbero avere un arresto. Magari, il finale devastante di Spider-Man: No Way Home, in cui tutti si sono dimenticati di lui, potrebbe essere la soluzione perfetta per il nuovo inizio di Peter, dove azioni e scelte saranno prese con molta più cautela e maturità.

Eliminare i conflitti non necessari

Fra le scene più apprezzate nei film Marvel ci sono di sicuro quelle action, piene di adrenalina, maestosità e bellezza visiva. Eppure non in tutte le storie occorrerebbero. Questo perché, nella generale economia di una storia, alcune risoluzioni, per legarsi bene al contesto, dovrebbero avvenire con confronti più miti, in cui a farla da protagonista è un semplice ma funzionale dialogo fra le parti.

In questo modo, le battaglie necessarie ai fini della storia, risulterebbero molto più suggestive ed epiche, senza presentarsi come momenti d’azione poco coinvolgenti a livello emotivo.

La morte non è quasi mai duratura

Altro problema, o tendenza, è la modalità in cui il MCU gestisce le morti dei personaggi. Per quanto si tratti di storie fantasy, il capitolare dei character non è mai permanente. Pensiamo, ad esempio, a Loki, l’Agente Coulson, Groot, Gamora, Visione, Peggy Carter, Heimdall, Jane Foster e Teschio Rosso: tutti loro, in un modo o nell’altro, non sono mai morti per davvero.

L’introduzione del multiverso rende la loro dipartita ancor più complicata e temporanea, in quanto molti eroi possono tranquillamente ritornare, come ad esempio il Wolverine di Hugh Jackman e il Professor X di Patrick Stewart. Queste morti, che risultano perciò finte, sgonfiano l’avvenimento della sua importanza e valore, non suscitando a lungo andare molte reazioni sentite. Quel che il MCU dovrebbe fare è prestare attenzione a questo elemento, cercando di dare maggior peso al concetto di morte.

Troppe tute e maschere nanotecnologiche

Il detto dice: il troppo stroppia. Ebbene, tale concetto calza a pennello con l’uso oramai smodato delle tute nanotecnologiche. Presentate come esempio dell’affascinante genialità di Tony Stark, queste armature sono diventate così tanto frequenti da non essere più una caratteristica originale e interessante. Sono, più che altro, diventate oggetto comune di cui neppure si fa più caso o se ne percepisce la bellezza.

Se prima si rimaneva estasiati dalle scene di vestizione degli eroi, oramai i costumi sembrano strati di tessuto senza alcun peso che appaiono e scompaiono come per magia. In tal modo i personaggi non riescono a distinguersi, non vengono messi in risalto per la loro unicità e particolarità, ma anzi al contrario risultano più o meno tutti molto simili. Se nel MCU prestassero più attenzione ai loro costumi, differenziandoli, questo potrebbe conferire loro nuova luce.

La comicità non richiesta del MCU

Ridere è bello. Potersi godere dei momenti divertenti, di intrattenimento puro, in compagnia dei propri supereroi preferiti è magnifico. Ma quando si esagera nella comicità si rischia di far perdere di potenza un momento serio e decisivo, con la conseguenza di non riuscire neppure ad avere un reale coinvolgimento da parte dello spettatore.

Nel MCU ci sono personaggi molto più inclini alla commedia e che, proprio per questa loro peculiarità, risultano estremamente affascinanti. Il problema però è quando si eccede nell’inserire inside jokes, o quando attimi di tensione vengono spompati da battute stonate, che fanno scemare il sentiment del momento. Una soluzione funzionale sarebbe ridurre la comicità alle scene essenziali, senza però snaturare personaggi e narrazione.

Archi narrativi dei personaggi: quando è il momento di dire stop

Nel MCU alcuni personaggi iniziano ad avere una storyline ripetitiva. Il viaggio per molti di loro si è fortunatamente concluso, mentre per altri procede senza alcuna novità. Se prendiamo Thor come esempio, ci accorgiamo di quanto l’eroe sia rimasto fermo nei suoi punti, con l’umorismo che usa per smascherare il dolore; Gamora e Loki sono di nuovo al punto di partenza dopo essere stati uccisi e Doctor Strange continua a imparare che non dovrebbe avere sempre il controllo su tutto.

Come loro, tanti altri sono immobili, si muovono circolarmente invano, senza avere una vera e propria svolta. Il MCU dovrebbe perciò dar loro modo di crescere ed evolversi, in qualche modo rivitalizzarli, facendo intraprendere loro percorsi innovativi e interessanti, prima che sia troppo tardi.

Missouri: tutte le curiosità sul film con Marlon Brando e Jack Nicholson

Nel film Old (2021), diretto da M. Night Shyamalan, il personaggio interpretato da Rufus Sewell si domanda continuamente quale sia il film in cui gli attori Marlon Brando e Jack Nicholson recitano insieme. La risposta a questa domanda non viene mai fornita ma, per chi se lo fosse chiesto, l’unica pellicola a poter vantare la presenza dei due celebri attori premi Oscar è Missouri, film western del 1976 diretto da Arthur Penn, regista celebre anche per Gangster Story e Il piccolo grande uomo. Si tratta di un titolo poco citato, ma che come gli altri diretti da Penn presenta elementi di grande fascino e valore culturale.

Il titolo originale del film, The Missouri Breaks, si riferisce ad un’area desolata e irregolare del Montana centro-settentrionale dove il fiume Missouri ha scavato nel corso delle ere geologiche profonde fenditure nel suolo chiamate breaks. Irregolarità che si presentano come metafora del film e dei suoi personaggi, in quanto Missouri è un western moderno e privo di eroi, talvolta crudo e cinico, che simpatizza apertamente per i ribelli e mostrando invece una certa intolleranza nei confronti di chi si propone come difensore dell’ordine. Ancora una volta, dunque, Penn propone una propria rilettura del genere cinematografico statunitense per eccellenza.

Tra i film più attesi del suo anno, specialmente per via della contemporanea presenza di Brando (che aveva da poco girato Il padrino e Ultimo tango a Parigi) e Nicholson (proveniente dal successo di Chinatown), Missouri fu invece uno scottante fallimento dal punto di vista commerciale e della critica. Nel tempo, tuttavia, similmente ad altri western di quegli anni, è stato rivalutato e riscoperto, divenendo un film di culto per intere generazioni di spettatori. La presenza dei due celebri attori ha certamente aiutato in questo, ma Missouri è un film ricco di altri motivi di pregio, da scoprire o riscoprire.

La trama di Missouri

La vicenda ha inizio con David Braxton, un importante allevatore che vive nel Montana con la sua famiglia. Tutto quello che ha costruito è frutto della sua dedizione e dei suoi sacrifici. La sua vita tranquilla, tuttavia, viene interrotta bruscamente dall’arrivo di un gruppo di furfanti, capitanato da Tom Logan, che comincia a saccheggiare i diversi bestiami. Per difendersi, l’uomo assume Robert Lee Clayton, famoso in tutto il paese per essere un famigerato cacciatore di taglie. Nel frattempo, però, a complicare la situazione è proprio la figlia di Braxton, Jane, che inizia a frequentare Logan e, inevitabilmente, se ne innamora sebbene suo padre sia contrario.

Anche i membri della banda non sono contenti della loro relazione, perché credono che una donna possa essere solo una distrazione inutile per il loro capo. Lee Clayton, intanto, determinato a farli fuori tutti, approfitta di questo momento di défaillance per uccidere uno dei membri della banda di Logan, con metodi stravaganti e insoliti per un cacciatore di taglia. Sempre più, dunque, lo scontro tra lui e la banda si fa acceso, facendo immaginare un terribile scontro finale. Addolcito dall’amore, Logan cercherà in tutti i modi di salvarsi e salvare la sua nuova vita. Clayton, però, non sembra disposto a ripensamenti e farà di tutto per portare a termine la propria missione.

Missouri-cast

Da Marlon Brando a Jack Nicholson: il cast di Missouri

Protagonisti del film sono, come già anticipato, sono gli attori Marlon Brando e Jack Nicholson. Il primo dei due è notoriamente una personalità difficile con cui lavorare e lo stesso regista si trovò a gettare la spugna nei suoi confronti, lasciando che Brando improvvisasse la maggior parte delle sue scene, come da lui voluto. L’attore diede così un’interpretazione diversa del suo personaggio rispetto a quella presente in sceneggiatura, caratterizzandolo ad esempio con una particolarissima arma di sua invenzione. Brando, inoltre, si rifiutò di imparare a memoria tutte le sue battute, rendendo necessario lo scriverle su alcuni cartelloni che lui avrebbe poi letto durante le riprese.

Il suo collega, Nicholson, affermò di aver fatto molta difficoltà a lavorare in queste condizioni, perdendo la concentrazione ogni volta che Brando spostava lo sguardo da lui ai cartelloni per leggere la sua battuta. Il rapporto tra i due sul set fu dunque piuttosto teso, a tal punto che le scene dove recitano insieme sono state ridotte di molto e raramente sono vicini nella stessa inquadratura. In seguito, tuttavia, Nicholson ha affermato che in fondo Brando si è dimostrato a suo modo gentile e disponibile. Anche Brando, anni dopo, ha affermato di aver gradito molto il lavoro svolto con il collega. Entrambi, alla fine, vennero pagati circa un milione di dollari. Un compenso che fece lievitare il budget del film, rendendo più difficile rientrare nei costi.

Accanto ai due, nel ruolo di David Braxton vi è invece l’attore John McLiam, mentre Kathleeen Lloyd, qui al suo film di debutto, interpreta Jane Braxton. Per il ruolo si era proposta anche la premio Oscar Susan Sarandon, la quale però non venne scelta. Tra i membri della gang di Logan si annoverano invece Tod, Si e Calvin, interpretati rispettivamente da Randy Quaid, John P. Ryan e Harry Dean Stanton, attore noto per film come Paris, Texas e Alien. Proprio quest’ultimo, inizialmente, avrebbe dovuto interpretare uno dei due protagonisti. Con l’ingresso dei due celebri attori, tuttavia, fu spostato sul personaggio secondario poi interpretato.

Il trailer di Missouri e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Missouri grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 17 aprile alle ore 23:05 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

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