Parlando con
DiscussingFilm, il direttore della fotografia di lunga
data di Steven Spielberg, Janusz
Kamiński, fornisce maggiori informazioni sulla storia e
l’ambientazione di The
Fabelmans, dicendo che “È un film molto
emozionante che racconta la storia di Spielberg dai sette ai
diciotto anni”. Continua dicendo che The
Fabelmans analizzerà più a fondo la vita famigliare di
Spielberg e ciò che ha portato al suo desiderio di fare film,
dicendo: “Si tratta della sua famiglia, dei suoi genitori,
degli giochi con le sue sorelle, ma riguarda principalmente la sua
passione per creazione di film.” Kamiński afferma che il film
sarà un film molto personale, che toccherà cose come “l’amore
giovane, il divorzio dei genitori e le prime relazioni
formative”, dicendo: “È un film personale molto bello,
bellissimo. È molto rivelatore sulla vita di Steven e su chi è come
regista.”
The Fabelmans, quello che sappiamo del film
Sebbene Spielberg sia attualmente
trai protagonisti della stagione dei premi con West
Side Story, il regista è anche impegnato nella
realizzazione di The
Fabelmans. Mentre i dettagli della trama
rimangono nascosti, The Fabelmans è descritto come un progetto
semi-autobiografico, che attinge dal periodo in cui Spielberg è
cresciuto in Arizona.
Lynch si unisce a un cast che
include Michelle Williams, Seth Rogen,
Paul Dano, Julia Butters, David Lynch e il nuovo
arrivato Gabriel LaBelle. Williams e Dano
dovrebbero interpretare personaggi basati sui genitori di
Spielberg, mentre si dice che il ruolo di Rogen sia influenzato
dallo zio di Spielberg. LaBelle interpreta l’aspirante regista
Sammy, un alter ego di Spielberg, mentre Butters interpreta sua
sorella, Anne. L’ensemble di The Fabelmans comprende anche
Judd Hirsch, Sam Rechner, Oakes Fegley, Chloe East, Jeannie
Berlin, Robin Bartlett, Jonathan Hadary e Isabelle
Kusman.
Recentemente vista insieme alla
madre Angelina Jolie ad alcuni eventi
cinematografici, Shiloh Jolie-Pitt ha da subito
attirato su di sé innumerevoli attenzioni, non solo per la
grandissima somiglianza con i genitori, ma anche per la sua
bellezza incantevole. Non è ancora noto quale percorso lavorativo
intraprenderà negli anni, ma una certezza c’è già: Shiloh è nata
per essere una star.
Ecco 10 cose che forse non sai di Shiloh
Jolie-Pitt.
Shiloh Jolie-Pitt: Brad Pitt,
Angelina Jolie, i fratelli e le sorelle
1. È la prima figlia
naturale della coppia. Come noto, Angelina Jolie e
Brad Pitt hanno
costruito la loro famiglia tra bambini adottati e altri avuti in
seguito alla loro unione. Shiloh Jolie-Pitt è proprio la prima
figlia naturale della coppia e crescendo ciò è davvero innegabile.
La ragazza ha infatti preso tratti somatici da entrambi i genitori,
risultando essere una vera e propria combinazione dei due. Un
risultato particolarmente incantevole.
2. Ha diversi fratelli e
sorelle. Prima di avere Shiloh, la Jolie aveva adottato
nel 2001 un bambino della Cambogia chiamato Chivan
Maddox. Nel 2005, invece, Pitt e la Jolie hanno adottato
una bambina di sei mesi, originaria dell’Etiopia, di nome
Zahara Marley. Nel marzo del 2007, la coppia ha
infine adottato Pax Thien, un bambino di tre anni
del Vietnam, nato il 29 novembre 2003. Nel luglio del 2008, infine,
all’ospedale pediatrico Lenval di Nizza, in Francia, l’attrice ha
dato alla luce due gemelli, Knox e
Vivienne, un bambino e una bambina. In totale,
dunque, Shiloh ha ben tre fratelli e due sorelle, di cui tre
adottati e due naturali.
Shiloh Jolie-Pitt: il significato del suo nome e il suo
gender
3. Il suo nome ha un
significato particolare. Nel corso di un’intervista la
Jolie ha rivelato che il nome della sua primogenita naturale cela
una drammatica storia famigliare che riguarda proprio i suoi
genitori. Prima di avere la Jolie, Jon Voight e
Marcheline Bertrand erano infatti in attesa di una
bambina, per la quale avevano scelto il nome Shiloh
Baptist. Purtroppo, a causa di un aborto spontaneo i due
persero la bambina. Dando il nome Shiloh alla sua prima figlia, la
Jolie ha dunque voluto rendere omaggio a quella sorella mai
avuta.
4. Aveva chiesto di essere
chiamata con un nome maschile. Fin da piccola, Shiloh
voleva essere chiamata con un nome maschile, perché lei si sentiva
un maschio. Quando aveva solo due anni, la bambina chiese ai suoi
genitori di chiamarla con un nome maschile, nome che aveva scelto
proprio lei. In un’intervista lo stesso Pitt disse: “vuole
essere chiamata John o Peter. Quindi noi dobbiamo chiamarla John.
Se proviamo a dire “Shi, vuoi…” ci interrompe e io mi correggo,
dicendo “John, vuoi un po’ di succo all’arancia?”, solo allora mi
risponde”.
5. Di recente ha indossato
nuovamente abiti femminili. Dopo anni in cui si era
mostrata con abiti e acconciature maschili, Shiloh ha scelto di
recente di apparire invece con un abito femminile. L’occasione è
stata la premier californiana del film Eternals. Qui la ragazza, accanto alla madre,
ha sfilato sul red carpet indossando lo splendido abito indossato
dalla Jolie in occasione dei premi Oscar del 2014. La cosa ha
mandato in confusione molti, facendo pensare che Shiloh fosse
tornata sui suoi passi circa il cambiamento di genere. La ragazza,
in realtà, sembra solo volersi sentire libera di indossare quello
che vuole quando vuole.
Shiloh Jolie-Pitt non è su Instagram
6. Non è presente su
Instagram. Attualmente sembra che Shiloh non sia presente
sul social network Instagram, probabilmente per preservare la
propria privacy. Non sappiamo se un domani deciderà di aprire un
proprio profilo sulla celebre piattaforma, ma per il momento chi
desidera essere aggiornato sulla sua attività può seguire la sua
fan page numero uno, seguita da oltre 160 mila persone. Qui vengono
pubblicate continuamente immagini a lei relative, grazie alle quali
si può rimanere aggiornati su tutte le sue attività.
Shiloh Jolie-Pitt in Maleficent e altri film
7. Le era stato offerto un
ruolo nel film. Nel film del 2014 Maleficent, dove la
Jolie interpreta la protagonista Malefica, avrebbe potuto anche
comparire Shiloh. Alla ragazza, infatti, era stato offerto proprio
il ruolo della figlia di Malefica. Lei però preferì non accettare
la parte, che fu dunque assegnata alla sorella minore Vivienne.
Come noto, quest’ultima è stata l’unica dei bambini presenti sul
set a non essere intimidita dal costume indossato dalla madre.
8. Ha però recitato con suo
padre. Quando aveva solo due anni Shiloh è comparsa
brevemente nel film Il curioso caso di Benjamin Button, dove suo padre
Brad
Pitt interpreta proprio il protagonista del titolo. Shiloh ha
qui il ruolo di Caroline, la figlia di Benjamin e Daisy,
interpretata da Cate Blanchett.
Caroline da adulta, invece, è interpretata dall’attrice
Julia Ormond.
9. Ha partecipato al
doppiaggio di un film. Il primo ruolo accreditato di
Shiloh è quello di doppiatrice per il film d’animazione Kung Fu Panda 3, dove
ha dato voce al personaggio di Shuai Shuai. A volerla per questo
ruolo è stata proprio la Jolie, che nel film da voce alla tigre.
L’attrice ha raccontato di come inizialmente Shiloh fosse molto
timida, ma di essersi poi divertita molto a fare questa
esperienza.
Shiloh Jolie-Pitt: età e altezza
10. Shiloh Jolie-Pitt è
nata il 27 maggio 2006 a Swakopmund, in Namibia. La sua
altezza attuale è di 167 centimetri.
Sembra che il primo trailer di
Avatar 2, previsto per la fine dell’anno, arriverà con
Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Il
film Marvel Studios è previsto
all’inizio di maggio, in sala, e The
Anklerriporta che la Disney, che distribuisce anche
il film di James Cameron, ha deciso di associare
l’uscita di uno dei suoi titoli di punta di quest’anno con l’inizio
della promozione del tentacolare progetto del regista di
Titanic.
Avatar 2, il film
Avatar 2 debutterà il 16 dicembre
2022, seguito dal terzo capitolo il 20 dicembre
2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà
attendere ancora qualche anno: 18 dicembre 2026 e
22 dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da
Kate Winslet, Edie Falco,
Michelle Yeoh,
Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia
Sam Worthington,
Zoe Saldana,
Stephen Lang,
Sigourney Weaver, Joel David Moore,
Dileep Rao e Matt Gerald.
Tutti quanti sappiamo ormai che in
Spider-Man:
No Way Home la Zia May di
Marisa Tomei diventa in qualche modo il nuovo Zio
Ben. Nel senso in cui la sua morte, per mano di Green Goblin, serve
al Peter Parker di Tom
Holland per diventare un eroe migliore, una persona
adulta.
Sembra però che l’uscita di scena di
Tomei dal MCU non sia troppo condivisa
dall’attrice che invece vorrebbe trovare il modo di ritornare
nell’universo condiviso dopo i fatti di No Way Home: “Oh sì,
c’è un multiverso. È vero, in origine faceva parte della
segretezza, ora molte persone lo sanno. Ma il fatto era che se
qualcuno me lo avesse chiesto, non avrei detto niente – non capisco
il Multiverso. Il nostro meraviglioso regista, Jon, e io siamo tipo
‘E quindi, dove sono adesso? Ok, bene, puoi spiegarmelo un’altra
volta?’ Mi piacerebbe tornare e farne parte. C’è anche una storia
in sospeso da qualche parte. May Parker si collega con Ant-Man –
beh, voglio dire, è un personaggio autonomo, ovviamente, ma ci sono
più strade da esplorare.”
In una recente intervista a The
Ellen DeGeneres Show (via THR),
Angela Bassett che torna a interpretare la regina
madre Ramonda in Black
Panther: Wakanda Forever, ha fatto un commento su
quello che sarà il film Marvel.
Secondo Bassett: “Black Panther:
Wakanda Forever sarà meraviglioso. Supererà il primo film, questo
posso dirlo!”
Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’11
novembre 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il
personaggio interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative
con i Marvel
Studios per interpretare il villain principale del
sequel.
Con The Batman nelle sale, i fan hanno fatto la
conoscenza di Robert Pattinson nel ruolo del Crociato
Incappucciato. A questo proposito, la sua performance è stata
oggetto di discussione tra critica e pubblico, che si sono chiesti
se possa essere considerata allo stesso livello delle versioni
precedenti. Ciò che però non si tiene solitamente in considerazione
valutando queste performance è quanto i personaggi interpretati
dagli attori siano effettivamente in linea con le rappresentazioni
di Batman nei fumetti. Ecco uno sguardo a tutti
gli attori che hanno interpretato Batman in live-action, rispetto
alle loro controparti dei fumetti, per cercare di identificare la
versione più accurata.
Lewis G. Wilson – Batman
(1943)
Lewis G. Wilson fu
il primo attore a cimentarsi in un’interpretazione
live-action di Batman, indossandone il cappuccio
nel 1943. Allora, non era possibile fare alcun confronto con altre
versione di Batman al cinema, a differenza di adesso, e
sfortunatamente la sua interpretazione non è all’altezza del
materiale di partenza.
Wilson aveva un marcato accento di
Boston e gli mancava il physique du rôle da supereroe che
potesse soddisfare l’immaginazione dei fan. Inoltre, a questa prima
versione televisiva di Batman mancava anche molta della complessità
che la backstory del Crociato Incappucciato offre al personaggio
sulla carta.
Robert Lowery – Batman (1949)
Il seguito del film di Lewis
G. Wilson del 1949 vide Robert Lowery nei
panni di Batman, che sostituì Wilson. Anche se
l’aspetto di Lowery nella tuta da pipistrello era più credibile e
poteva contare su una spalla, Robin the Boy
Wonder, gli mancava ancora molta della complessità e della
stratificata storia del personaggio dei fumetti.
Anche in questo caso, si tratta di
una performance prematura, con il solo Wilson prima di lui
che aveva interpretato il personaggio; tuttavia, considerando la
vastità di contributi dei fumetti, è un peccato che non siano state
messe in mostra almeno la filantropia e l’abilità investigativa di
Batman.
David Mazouz – Gotham (2014)
David Mazouz è
l’attore più giovane della nostra lista, che ci ha regalato
un’interessante versione del pre-Batman e della primissima
fase di Bruce Wayne come vigilante di Gotham.
Anche se la serie Gotham ha indubbiamente dalla
sua parte una forte originalità, analizzando la carriera agli
albori di Batman e la collaborazione con Jim
Gordon della polizia di Gotham (personaggio apparso nel
nel primo fumetto di Batman), si discosta dai caratteri del
personaggio dei fumetti.
A parte la sua età, la versione di
Gotham di Batman è priva anche della rabbia, dell’incisività e
degli aspetti da figura paterna che caratterizzano la
versione dei fumetti.
Adam West – Batman (1966)
Forse il Batman televisivo più noto
è arrivato nel 1966 con Adam West, famoso per aver
dato a Batman e compagnia un aspetto e una
reputazione molto più campy di qualsiasi altro attore.
Questo approccio campy
certamente non corrisponde ai metodi da detective attento del
personaggio dei fumetti, ma la versione di West va comunque
elogiata per la cura e il tempo che dedica alla sua affezionata
spalla, Robin. Inoltre, è importante sottolineare
che pubblico ha certamente apprezzato la possibilità di vedere il
Crociato Incappucciato per la prima volta a colori.
George Clooney – Batman & Robin
(1997)
George Clooney è stato un ottimo Bruce
Wayne, ma un debole Batman. Aveva sì
l’aria da playboy e l’aspetto da miliardario, tuttavia, è forse
considerato il meno popolare degli attori di Batman sul grande
schermo.
A parte il fatto che la tuta da
pipistrello aveva i capezzoli, il che è ormai diventato un meme
associato al personaggio, il film presentava anche aspetti campy
che richiamavano l’interpretazione di Adam West, anche se
non in maniera intenzionale come la versione di quest’ultimo.
Batman non poteva nemmeno interpretare il ruolo del padre
supereroe perché non c’era abbastanza differenza di età tra
Clooney e il Dick Grayson/Robin
di Chris O’Donnell.
Iain Glen – Titans (2018)
Iain Glen è
l’attore che ha assunto il ruolo di Bruce
Wayne/Batman prima di Robert Pattinson nella serie
Titans. Anche se dobbiamo ancora vederlo
indossare la tuta da pipistrello, sta sicuramente interpretando al
meglio le misteriose e maniacali abilità da detective dell’eroe
originale dei fumetti, mentre tiene d’occhio due dei suoi aiutanti
Robin (interpretati da Brenton
Thwaites e Curran Walters).
Come si evince dalle performance di
Clooney e Wilson, l’abito non
è tutto nell’interpretazione di Batman, ma l’accuratezza
rispetto ai fumetti può essere una chiave vincente e Iain
Glen è partito con il piede giusto.
Val Kilmer – Batman Forever
(1995)
In Batman Forever è stato Val
Kilmer ad indossare il mantello da pipistrello, anche se
la sua performance tende a non essere ricordata di frequente tra
gli interpreti di Batman.
Nonostante ciò, la performance di
Kilmer ha il merito di aver introdotto il Robin di Chris
O’Connell e di aver posto l’accento sull’affetto e la
protezione di Bruce/Batman nei confronti di Robin. Al di là di
questo rapporto con la sua spalla, Batman Forever
è ricordato più che altro per i suoi villain.
Warren Christie – Arrowverse
(2019)
Warren
Christie è stato Batman nell’Arrowverse,
in una versione più anziana di Bruce Wayne, simile al personaggio
ideato da Ben
Affleck ma molto meno violento, ricalcando alcuni dei
caratteri fondamentali del Batman dei fumetti.
Possiamo dire che egli ha apportato
qualcosa al personaggio che nessun’altra versione live-action di
Batman aveva ancora fatto: questa versione di
Batman non si è infatti limitata ai confini di
Gotham City, ma ha cercato di salvare il mondo in senso
generale. Ha anche contribuito a costituire una rete di eroi,
tra cui Bat-Wing, il che ha nel complesso rivelato
una versione di Batman inedita, al di là della semplice maschera
del crociato solitario.
Michael Keaton – Batman (1989) &
Batman Returns (1992)
Tim Burton ha
confezionato una versione di Batman assolutamente in linea con la
sua filmografia grottesca e Michael Keaton ha contribuito a darle vita nel
migliore dei modi, unendo ironia ed inquietudine nella sua
performance.
La solitudine e la concentrazione
ossessiva di Keaton hanno fatto funzionare un ritratto del
personaggio mai visto prima e che, infatti, venne criticato
all’epoca, poiché lontano dall’idea di Bruce come playboy,
a cui il pubblico era sempre stato abituato. Ma il vero Bruce è
Batman, non il playboy, e Keaton lo ha certamente interpretato al
meglio sullo schermo.
Robert Pattinson – The Batman
(2022)
La maggior parte dei fan di
Batman pensava che Robert Pattinson fosse la scelta
peggiore per una nuova versione del Crociato Incappucciato
ma, all’approdo del film in sala, si sono dovuti immediatamente
ricredere, dato che The Batman è stato uno dei film su Batman
meglio accolti negli ultimi anni, sia dalla critica che dal
pubblico.
Pattinson ci ha
riportato a una versione di Bruceancora in
formazione nei panni di Batman, molto simile a quella che ci
viene descritta in Year One e The Long
Halloween. Anche se Christian Bale aveva precedentemente portato
sul grande schermo la genesi del supereroe Batman, la versione di
Pattinson ci ha veramente lasciato a bocca aperta, ed è sicuramente
più coerente rispetto alla rappresentazione dei fumetti. Dopo la
breve parentesi di
Batman Begins, Bale ha proseguito nei
successivi due capitoli interpretando un Batman più adulto e
completo dal punto di vista della formazione, quindi è ancora
da vedere se Pattinson riuscirà a superare il lavoro complessivo di
Bale nei film futuri.
Christian Bale – The Dark Knight
Trilogy (2005–2012)
Christian Bale ha recitato nella più acclamata
trilogia sul Crociato Incappucciato ideata per il grande schermo da
Christopher Nolan. A questa
performance va sicuramente il merito di aver evidenziato il
sudore e le fatiche che Bruce ha dovuto affrontare per
diventare Batman.
La focalizzazione sul suo dramma
interiore, senza un Robin a cui poter esternare i suoi
sentimenti, ci ha ricordato la versione dei fumetti vista in
The Dark Knight Returns di Frank
Miller, piuttosto che il personaggio originario della
DC Comics.
Ben Affleck – DCEU (2016–2023)
Ben Affleck non ha mai avuto il suo film
stand-alone su Batman, ma la sua presenza in Batman vs Superman e The Justice League è stata di fondamentale
importanza per l’economia dei film, e hanno riprodotto ogni
dettaglio della miniserie a fumetti The Dark Knight
Returns.
Ha voluto prendere le distanze da
Keaton e Bale per quanto riguarda
stazza, potenza fisica e cattiveria. Entra accuratamente
nella parte sia nella tuta che nelle “vesti” di Bruce
Wayne, con un tormento interiore tangibile che
lega il suo destino a quello del Joker di Jared Leto (anche se non ci sarà più
possibilità di seguirne gli sviluppi). La sua versione di Batman
ritornerà con il prossimo film di Flash nel
DCEU.
Kevin Conroy – Batwoman (2019)
Kevin Conroy può
essere meglio conosciuto per aver doppiato Batman in diverse
occasione, ed è soprattutto ricordato per il lavoro di
doppiaggio svolto in Batman: The Animated
Series. Conroy ha avuto involtre la possibilità di
ritrarre Batman di recente nell’evento crossover
dell’Arrowverse, Crisis on Infinite
Earths.
Mentre la sua performance
live-action rispecchia il Batman della graphic
novel KingdomCome più che la
serie originale dei fumetti DC, il suo lavoro sia sullo schermo che
come doppiatore lo ha avvicinato più di qualsiasi altra iterazione
alla versione di Batman dei fumetti.
Attrice britannica di cinema e
televisione, Gemma Chan ha iniziato la propria
carriera come modella, per poi affermarsi come interprete
partecipando a film di grande successo. Grazie alla notorietà oggi
acquisita, l’attrice ha davanti a sé una promettente carriera,
venendo già annunciata come interprete di film particolarmente
attesi dal pubblico. Ecco 10 cose che non sai di Gemma
Chan.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Gemma Chan: i suoi film e le serie
TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con il film
Exam (2009), ma ottiene una prima popolarità grazie a
Jack Ryan – L’iniziazione (2014), dove recita accanto a
Chris
Pine. Successivamente acquista sempre più fama grazie
ai suoi ruoli nei film Animali fantastici e
dove trovarli (2016), Stratton – Forze speciali
(2017), con Dominic
Cooper, e Crazy Rich Asians (2018), dove
ricopre la parte di Astrid Young-Teo recitando accanto a
Constance Wu e Henry
Golding. Di recente è invece apparsa
in Maria regina di
Scozia (2018), con Margot
Robbie, e Captain
Marvel (2019), con Brie
Larson. Nel 2022 Gemma Chan sarà Shelley in Don’t
Worry Darling e farà parte del cast di True Love.
9. È nota per alcuni ruoli
televisivi. Dopo aver recitato per il piccolo schermo in
alcuni episodi di serie come Doctor Who (2009),
Sherlock (2010), Diario di una squillo perbene
(2011) e Bedlam (2012), l’attrice ha l’occasione di
mettere in mostra le proprie qualità con la serie Humans,
dove dal 2015 al 2018 ha ricoperto il ruolo di Mia in un totale di
24 episodi.
8. Ha ricoperto il ruolo di
doppiatrice. Nel 2017 l’attrice entra a far parte del cast
vocale del film Transformers – L’ultimo cavaliere, con
Mark
Wahlberg. Qui l’attrice presta la propria voce al
personaggio di Quintessa, creatura aliena robotica dall’aspetto
parziale di donna con tentacoli. Questa si rivelerà poi essere una
delle villain del film.
Gemma Chan è su Instagram
7. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram, dove possiede un totale di 1,2 milioni di follower. Qui
l’attrice è solita condividere fotografie di vario genere, da
quelle scattate durante momenti di svago a quelle raffiguranti i
luoghi da lei visitati. Non mancano inoltre curiosità che l’attrice
condivide con i propri fan come anche immagini promozionali dei
suoi progetti da interprete.
Gemma Chan e Jack Whitehall
6. Ha avuto una relazione
con un attore. Nel 2011 l’attrice recita in alcuni episodi
della serie Fresh Meat, dove conosce Jack
Whitehall, che ricopriva lì il ruolo del protagonista. I
due intraprenderanno da quel momento una lunga relazione,
conclusasi soltanto nel 2017. Nel corso di questi anni la coppia si
è sempre dimostrata particolarmente attenta a mantenere privata la
propria vita sentimentale.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Gemma Chan e Max Mara
5. Ha ricevuto un
importante riconoscimento. Nel corso della Milano Fashion
Week tenutasi a Milano a fine febbraio 2020, all’attrice è stato
consegnato il premio intitolato Women in Film Max Mara Face of the
Future Award. La celebre casa di moda ha infatti organizzato un
tributo all’attrice per il suo lavoro di modella e per i successi
ottenuti come interprete.
Gemma Chan in Captain Marvel
4. Ha ricoperto un ruolo di
rilievo nel film Marvel. All’interno del
film dedicato alla celebre supereroina, l’attrice ha dato vita al
personaggio di Minn-Erva, spietato cecchino del popolo Kree e
membro della Starforce capitanata da Yon-Rogg, interpretato da
Jude
Law. Con lui e gli altri membri del gruppo, Minn-Erva
intraprenderà un viaggio per cercare e distruggere Captain
Marvel.
3. Ha dovuto sottoporsi a
diverse ore di trucco. Per interpretare il proprio
personaggio, caratterizzato da una pelle color blu, l’attrice ha
dovuto sottoporsi a circa quattro ore di trucco. Ciò richiedeva la
sua presenza sul set ben prima dell’ora stabilita per le riprese, e
il trucco in sé le ha dato diversi problemi a livello cutaneo.
Gemma Chan è Sersei in
Eternals
2. Reciterà nel nuovo film
Marvel. Dopo aver recitato in Captain Marvel,
l’attrice è pronta a tornare nell’Marvel Cinematic Universe con
Eternals, incentrato su un gruppo di alieni
immortali arrivati sulla terra ben settemila anni fa. Il film si
incentrerà così sugli scontri avvenuti tra questi esseri eterni per
il destino dell’Universo. La Chan ricoprirà il ruolo di Sersei,
descritta come la dea con più affinità verso gli esseri umani.
Gemma Chan: età e altezza
1. Gemma Chan è nata a
Londra, Inghilterra, il 29 novembre 1982. L’attrice è alta
complessivamente 173 centimetri.
Uno degli aspetti sicuramente
migliori dell’iconico e longevo franchise di Star Wars sono i suoi villain, il cui fascino
è una qualità aggiunta in ogni trama o progetto in cui appaiono.
Dai Signori deiSith ai boss del
crimine e cacciatori di taglie, non vi è un’unica tipologia di
villain in Star Wars, ma tutti apportano conflitti
cruciali alla narrazione e possiedono diversi livelli di
potere, che può mostrarsi attraverso vari
canali, quali la Forza, la loro posizione nella Galassia o
l’intraprendenza e l’intelligenza che possiedono. Non importa da
dove questo derivi, bensì il modo in cui viene
esercitato.
Crosshair
Crosshair agisce
come antagonista centrale in
The Bad Batch insieme a Tarkin e
Rampart ed è un cattivo su cui i fan non hanno
ancora risposte chiare, soprattutto perché non si sa ancora se
stia dicendo la verità o meno riguardo la rimozione del
suo chip.
In ogni caso, tra tutti i cattivi
principali di Star Wars, è senza dubbio il meno
potente: è una pedina dell’Impero, un soldato d’elite con
incredibili abilità e capacità, ma pur sempre una pedina. Non è in
una posizione di vero potere e potrebbe essere ancora controllato
da un chip, che sarebbe proprio la causa della sua malvagità. Non
ha ancora visto sfumarsi completamente la sua possibilità di
redenzione, quindi sarà interessante vedere gli sviluppi del
personaggio nella seconda stagione.
Generale Armitage Hux
Il generale Armitage
Hux del Primo Ordine ha conosciuto un percorso altalenante
e parecchio incoerente nella trilogia sequel, anche se non sono
mancati momenti significativi – e divertenti – per il
personaggio.
Per quanto riguarda il suo potere,
lavorando per il Leader Supremo Snoke,
Hux era uno dei membri di rango più alto del Primo
Ordine, e il comandante della super-arma nota come
Starkiller. In una delle relazioni più burrascose
della trilogia sequel, il suo potere viene seriamente ridotto al
minimo quando Kylo Ren diventa Leader Supremo, e
lui si converte in una spia per la Resistenza, rimanendo sempre un
generale, ma non brillando più in termini di intelligenza e
capacità di combattimento.
Direttore Orson Krennic
Passando da un ufficiale all’altro,
il direttore Orson Krennic è il principale
antagonista di
Rogue One e uno dei personaggi meglio scritti in un
film che è stato criticato proprio per la debole caratterizzazione
dei suoi personaggi.
È difficile distinguere tra i
livelli di potere di Krennic e
Hux, ma il vero discriminante tra i due è
l’intelligenza. Krennic ha fatto parte della Repubblica per un
periodo ed è stato responsabile della sicurezza del progetto Morte
Nera, mentre Hux ha supervisionato la Base
Starkiller, ma dimostrando nel complesso meno arguzia.
Moff Gideon
Nel frangente della linea del tempo
in cui i fan fanno la conoscenza di Moff Gideon,
non c’è dubbio che egli si trovi nella posizione meno potente
rispetto a ogni cattivo di Star
Wars sullo schermo, nonostante i suoi migliori sforzi
per riprendersi il potere che aveva anni prima.
Gideon è un ex
ufficiale dell’Ufficio di Sicurezza del decaduto Impero Galattico e
fa del suo meglio per ripristinare ad ogni costo parte
dell’influenza dell’Impero, non rendendosi conto che ormai l’Impero
è una questione passata in The
Mandalorian. Ha una mente potente, è ben preparato nel
combattimento, ed esperto nel completare obiettivi a breve termine
per puntare ancora più in alto, ma Din e compagnia
hanno dimostrato che è molto più facile da affrontare rispetto ad
altri cattivi.
Dryden Vos
Dryden Vos è il
principale antagonista di Solo. È un signore del crimine potente,
manipolatore e spietato, a capo di un’organizzazione criminale
conosciuta come Alba Cremisi. Egli risponde alla
giurisdizione di Maul, ma ha un esercito,
mercenari e risorse illimitate a sua disposizione.
Oltre a tutto questo, ha dimostrato
ampiamente la sua astuzia e intelligenza. Aggiungete il fatto che
ha anche esperienza di combattimento – è davvero abile nel
Teräs Käsi, uno stile di combattimento studiato
per combattere i Jedi, e insegnato da
Maul stesso – e avrete un personaggio
incredibilmente potente, anche se pur sempre una pedina.
Jango Fett
Jango Fett è un
individuo difficile da classificare in termini di potenza. È
l’antagonista terziario di Attack Of The Clones e
un cacciatore di taglie riverito e temuto nella Galassia, ma non ha
mai rubato effettivamente la scena.
Sarebbe molto facile dire che grazie
alle loro risorse, sia Gideon che
Vos sono più potenti di Jango.
Tuttavia, date le risorse e le abilità di Jango, la sua
indipendenza e rapporti con personaggi come Dooku
e i kaminoani, egli ha un diverso tipo di potere che lo rende, come
individuo, più temibile.
Il Grande Inquisitore
Alcuni Inquisitori,
come la Settima Sorella e il Quinto
Fratello, potrebbe probabilmente collocarsi al di sotto di
Moff Gideon (pur essendo paragonabili in termini
di potenza). Il Grande Inquisitore, però, rappresenta un caso
differente.
Il Grande Inquisitore è alle
dipendenze di Vader e ha servito il Signore Oscuro
dei Sith dando la caccia ai “figli della Forza”, per
impedirgli di diventare Jedi. Oltre a detenere
questo potere, il Pau’an ha appunto una grande
conoscenza dei Jedi, della loro tradizione e del loro stile di
combattimento, oltre ad essere egli stesso un prolifico guerriero e
cacciatore, il che lo rende un potente nemico per coloro a cui dà
la caccia.
Generale Grievous
Differenziare il potere detenuto dal
Grande Inquisitore e dal Generale
Grievous è difficile: uno è in sintonia con la Forza e
capitanava un esercito di cacciatori, mentre l’altro comanda un
intero esercito di droidi ed era un temuto maestro stratega.
In definitiva, è l’importanza di
Grievous a metterlo in vantaggio. Sebbene il
Grande Inquisitore fosse senza dubbio il più rilevante tra tutti
gli Inquisitori, essi sono comunque sopravvissuti senza di lui;
Grievous svolgeva invece un ruolo cruciale nei piani di Palpatine
e, oltre ad essere il comandante dell’esercito di droidi, era
immensamente abile nel combattimento con la spada laser, il che gli
ha permesso di spazzare via molti Jedi di ogni rango quando erano
nel fiore degli anni.
Cad Bane
The Bad Batch ha visto il ritorno di Cad
Baned, è uno dei più famosi cacciatori di taglie
nell’epoca delle Guerre dei Cloni, da alcuni considerato come il
punto di riferimento della categoria, un personaggio fantastico e
spietato di The Clone Wars che i fan hanno
desiderato rivedere per anni.
Cad Bane è tanto intelligente quanto
i criminali in Star Wars e, in termini di abilità di
combattimento, è eccellente sia nel corpo a corpo che con le armi.
Sembra che non gli importi altro che i soldi e il lavoro a portata
di mano e lo porta a termine con qualsiasi mezzo necessario,
raramente fallendo, sopravvivendo alle battaglie con
Obi-Wan, Anakin e
Ahsoka durante le Guerre dei Cloni.
Boba Fett
Anche se The Book Of Boba Fett colloca Boba
Fett come protagonista, ossia un antieroe che non vediamo
pià lavorare a fianco di personalità del calibro dell’Impero, e che
è stato conosciuto dai fan prima come un cattivo nella trilogia
originale e in The Clone Wars.
Il potere che Boba
Fett ha detenuto in tutto questo lasso di tempo deriva in
definitiva da una combinazione della sua abilità e della sua
reputazione. Ha guidato gruppi di cacciatori di taglie, ha avuto
stretti legami con Vader e l’Impero, e gli sono
state affidate innumerevoli missioni da personaggi come
Jabba the Hutt. Spietato e intimidatorio, Fett può
non essere stato un personaggio ben definito nella trilogia
originale, ma ha dimostrato di essere una presenza potente e un
cattivo di Star Wars estremamente popolare tra i fan.
Asajj Ventress
Asajj Ventress non
possiede di certo il prestigio del Generale
Grievous, agendo come Assassina Sith
sotto il Conte Dooku. Eppure, molti altri fattori
la rendono una figura più potente del cyborg
Kaleesh.
Non solo stava acquisendo un grande
potere nella Forza, ma veniva anche più stimata da
Dooku ed era più costante nei suoi successi,
mentre Grievous falliva costantemente. Nelle
Leggende, Grievous sconfisse
Ventress in combattimento all’inizio del suo
addestramento. Nel canon, tuttavia, i due hanno avuto un
duello abbastanza equo fino a quando i droidi sono stati coinvolti.
La varietà di abilità di Ventress al di fuori del talento con la
spada laser la mette al di sopra di Grievous,
anche se è possibile affermare che la carica di Grievous lo mette
al di sopra della reietta di Dathomir.
Jabba The Hutt
Jabba Desilijic
Tiure potrebbe non battere nessuno in uno scontro uno
contro uno, ma essendo forse stato il più importante signore del
crimine della Galassia per tutta la sua vita, Jabba the Hutt è senza dubbio uno dei cattivi
più potenti dell’universo di Star Wars.
Jabba ha avuto
un’enorme influenza nella Galassia, in particolare nei territori
dell’Orlo Esterno, sia durante le Guerre dei Cloni che nella Guerra
Civile Galattica. Le sue risorse illimitate, la paura che incuteva
e il suo esercito di compari spietati a svolgere sporco hanno fatto
di lui uno dei cattivi più viscidi e migliori di Star Wars.
Count Dooku
Sia Grievous che
Ventress sono sotto il comando del Conte
Dooku, il Maestro che non solo li ha addestrati, ma li ha
fatti riconoscere i propri errori e fallimenti quando necessario,
rivelandosi un Mentore di gran lunga fuori dalla loro portata.
Forgiò alleanze tra corporazioni e
pianeti scontenti della Repubblica, e divenne il leader del
Movimento Separatista, che successivamente si convertì nella
Confederazione dei Sistemi Indipendenti. Era uno dei più migliori
combattenti con la spada laser della Galassia, dalla mente
estremamente acuta, nonché uno dei cattivi/personaggi più
sottovalutati della saga. Tuttavia, veniva anche manipolato e messo
da parte quando se ne presentava l’occasione, non avendo la
possibilità di esercitare potere a livello dell’Impero.
Grand Admiral Thrawn
Un cattivo popolare che era ancora
in vita durante il periodo della Repubblica Galattica, e che alla
fine divenne però parte vitale dell’Impero, era il leggendario
Chiss Grand Admiral Thrawn, noto anche come
Mitth’raw’nuruodo.
È facile supporre che tutto il
potere di Thrawn derivi dal suo grado di Grande
Ammiraglio, che è, ovviamente, importante, ma c’è molto di più in
lui. La sua impareggiabile mente militare lo rende una delle figure
più pericolose della Galassia: non solo è rispettato e temuto da
tutti, ma ha la fiducia dello stesso Imperatore, una rarità,
soprattutto considerando che le specie aliene erano esigue e
lontane nell’Impero. Conoscente stretto di Darth
Vader, ha sempre dimostrato talento nel combattimento
corpo a corpo ed era anche incredibilmente colto, tutte
caratteristiche che ha sempre sfruttato a suo vantaggio.
Grand Moff Wilhuff Tarkin
Anche se il Grand Moff
Tarkin può non avere la stessa abilità di
Thrawn nel combattimento corpo a corpo, e forse
nemmeno un cervello tattico e strategico, egli esercita un potere
assai maggiore all’interno dell’Impero.
L’Imperatore aveva messo gli occhi
su Tarkin mentre le Guerre dei Cloni erano ancora
in corso, e Tarkin divenne rapidamente uno dei suoi più fidati
subordinati. Egli fu il primo Grand Moff in
assoluto e prese in mano il progetto della Morte Nera, riuscendo a
passare dal TIE Defender di Thrawn al Progetto
Stardust quando vide che avrebbe avuto la meglio. Non c’è nemmeno
da dubitare della sua astuzia e genialità. Avendo una così stretta
alleanza con l’Imperatore e
Vader, nessun altro ufficiale imperiale poteva
davvero toccare Tarkin.
Maul
Thrawn e
Tarkin sono dei placidi, equilibrati e composti
alleati dell’Imperatore che raramente perdono la calma e rispettano
tutti i loro avversari. Praticamente, sono l’esatto opposto
dell’incredibile ma terribilmente pieno di odio e guidato dalla
vendetta Maul.
Il potere di Maul deriva dalla sua
abilità con la spada laser e dalla sensibilità della Forza, ma in
The Clone Wars e Rebels questo si sviluppa e incrementa
notevolmente. Maul riesce a costruire un impero
criminale dalle fondamenta, sopravvive alla cattura di
Sidious e a morte certa in numerose occasioni,
riuscendo a tenere testa a molti nemici in battaglia.
Kylo Ren
Kylo Ren
fondamentalmente raccoglie le radici del potere di
Maul e lo amplificandolo a dismisura. Anche se
Kylo è più irascibile e immaturo di altri,
possiede ancora una straordinaria e pura capacità della Forza ed è
molto esperto nel combattimento con la spada laser.
Ci sono dubbi sulle capacità di
Kylo, specialmente da quando è stato manipolato da
Sidious. Ma questo non toglie il fatto che era il
capo supremo del Primo Ordine; era spietato, abile, intelligente e
uno studente della Forza, così come della tradizione dei
Jedi e del Lato Oscuro. I sequel possono non aver
mostrato il suo potere al massimo del suo potenziale, ma è
ugualmente su quel livello.
Marchion Ro
Marchion Ro non è noto a tutto il
fandom di Star Wars, piuttosto, è qualcuno che può
essere veramente apprezzato solo come uno dei cattivi più
spaventosi di Star Was, ma sostenitore dell’Alta Repubblica.
È così che i fan devono vedere il
suo potere, nell’ambito dell’Alta Repubblica. Non può essere
paragonato a personaggi del calibro di Sidious o anche ad altri
cattivi della saga Skywalker, ma c’erano molti cattivi potenti a
quel tempo. Ai tempi dell’Alta Repubblica, lui è la minaccia per
eccellenza: non è solo l’Occhio del Nihil, ma è anche l’occhio
della tempesta che minaccia la Galassia e i Jedi.
Darth Vader
Parlando di potenziale assoluto,
qualsiasi classifica presenterebbe Vader in cima alla lista, poiché
Anakin Skywalker detiene un potenziale di potere della Forza
superiore a quello di chiunque altro nella Galassia.
Vader può non essere stato
all’altezza del pieno potenziale di Anakin, ma è stato comunque una
delle figure più potenti che abbiano mai seminato terrore nella
Galassia e probabilmente il miglior cattivo in assoluto di Star Wars. Il suo talento con la spada laser
era intimidatorio e la sua conoscenza e comprensione della Forza
davvero vaste; era secondo solo a Sidious nell’Impero e comandava
molte flotte ed eserciti, inclusa l’Inquisizione. Ha dato prova di
sé in un’infinità di occasioni, cavandosela in situazioni che
avrebbero comportato la morte per chiunque altro, e non si può
dubitare del potere del cattivo più iconico della storia del
cinema.
Darth Sidious
Ahimè, non si può nemmeno negare che
Darth Sidious, alias l’Imperatore, alias Sheev Palpatine, abbia
dimostrato più volte di essere il cattivo più potente di tutto
l’universo di Star Wars.
In primo luogo, era un maestro di
tutte le forme di combattimento con la spada laser, e la sua
conoscenza della Forza e della tradizione dei Sith era
ineguagliabile. Inoltre, non solo ha orchestrato e manipolato una
guerra che ha fatto a pezzi la Galassia, distrutto i Jedi, e gli ha
fatto guadagnare la posizione più alta del potere politico, ma ha
governato l’Impero come leader per due decenni, facendo credere
alla Galassia che i Jedi fossero il male, e governando con il pugno
di ferro. Nemmeno la morte è riuscito a tenere a bada Sidious.
Dopo un lungo slittamento dovuto
alle restrizioni legate al Covid-19, finalmente
Spencer di Pablo Larraìn arriverà
nelle sale italiane il 24 marzo. Presentato in anteprima alla
Mostra del cinema di Venezia, e con Kristen Stewart fresca di Nomination agli
Oscar 2022 nella categoria di Miglior Attrice Protagonista, il film
è distribuito da 01
Distribution.
Spencer: la terza donna cinematografica di Larraìn
In questo simil-biopic,
Larraìn confeziona un ritratto abbagliante non
solo della principessa del Galles, ma soprattutto della sua terza
donna cinematografica. Il ritorno alla cornice storiografica
significa per Larraìn possibilità di
rielaborazione pura, intimista, verosimile, senza necessariamente
essere verità.
Quella che dovrebbe essere una
meravigliosa tregua natalizia con i suoi figli nella tenuta di
Sandringham diventa per la principessa Diana una
tremenda successione di obblighi indesiderati. Mentre il rapporto
con il Principe Carlo va disfacendosi sempre di
più, Diana è costretta a giocare il ruolo implacabile della moglie
amata e fedele, di fronte ai paparazzi che seguono ogni sua mossa.
Diana accetterà questa posizione di icona e leggenda, o sceglierà
di seguire la propria natura di donna e madre?
Abbandonando l’intenzione di
raccontare la vita e le opere dell’ex principessa del Galles, il
geniale Pablo Larraìn si concentra su un arco
temporale ridotto per sviscerare al meglio l’indole elegante e
umana di Diana, attributi caratteriali spesso
trascurati quando si analizzano figure storiche del genere. Ma la
Diana di Larraìn è figlia di Ema, ballerina volitiva e accattivante, sinuosa nel suo
essere vendicativa, tanto quanto la Spencer del
titolo è schietta, irriverente, audace nel suo sodalizio con
Stewart, tra attrice e personaggio storico che
si fa narrazione, finzione rielaborata ma quanto mai autentica.
L’unico appiglio è
l’occhio del regista
Kristen Stewart è protagonista assoluta ed
espressiva di un ritratto che ha la misura di una collana di perle,
le vesti di una principessa delle fiabe spogliata di libertà che le
spettano, in un castello spettrale dove ogni colore acceso è un
segnale di un decadimento psichico crescente. E’ la soundtrack a
cura di Jonny Greenwood che parla per conto di
Lady D, vuole incedere senza conoscere limiti in
un crescendo di note furiose, che smontano una monarchia condotta
da aguzzini e guardie giurate. I figli e la casa-rifugio di un
passato roseo sono l’ancora di salvezza di una personalità
diventata icona, ma resa un filo d’erba che tende spesso a
spezzarsi; Kristen Stewart non si trattiene, non si
sottrae alla cinepresa di Larraìn, e decide di occupare la scena con una
compostezza e un controllo totale dello spazio che la circonda
ammirabili.
E’ un ritratto di Lady
D che assume valore nell’effetto che ha sullo spettatore,
che non la vede più come un mito, ma come una donna che ha dovuto
affrontare le sue paure più reali. Si elimina la necessità di
essere all’altezza della sua importanza sociale e culturale, per
entrare in un vortice emotivo e fragile di ciò che ha significato
per questa donna confrontarsi con la stessa famiglia reale
britannica. Per questo motivo, il peso drammatico del film è
sostenuto quasi interamente da Stewart, che trionfa totalmente all’interno
della cornice filmica ma, allo stesso tempo, il lavoro di
Timothy Spall e Sally Hawkins,
che bilanciano la squisita passione di Stewart con performance più razionali, è
da lodare. Mentre Spall fa un lavoro impeccabile con la sua
espressività, la Hawkins sfrutta al massimo tutta la naturalezza e
la luminosità che contraddistingue il suo lavoro sullo schermo.
Il grande lavoro di artigianato
dell’immagine, che ha caratterizzato le precedenti opere di
Larraìn, fa splendere Spencer
ancora di più: in questo caso, sfrutta le idiosincrasie legate alla
regalità per mettere a punto una perfetta metafora della gabbia
dorata. La fotografia non risparmia alcun dettaglio, con attenzione
alla posizione, all’illuminazione e all’impatto che la figura di
Diana ha sullo spettatore.
E’ l’immagine in sé a raccontare la
storia, con una poesia visiva e artistica che afferra lo spettatore
senza alcuna esitazione. La costante fissazione per la pomposità di
cui vive la messa in scena, nei particolari del cibo e del
vestiario, servono a ricalcare il delicato tormento di un animo in
subbuglio, il crescendo di un battito sonoro che vive di forza
travolgente combinata a un’energia vitale mesta e sommessa. Oltre a
Lady Di, principessa del Galles, o
Diana, c’era Spencer, la donna
che “indossa” un cognome proprio, un’esistenza propria. Una donna
che era più della sua leggenda.
Tra gli ostacoli che i personaggi
della DC e della
Marvel hanno dovuto superare nel corso degli
anni c’è anche l’amore. Non solo i combattimenti e le lotte al
potere, anche le questioni di cuore hanno tenuto i fan con il fiato
sospeso. Le coppie di
supereroi potenti e dinamici si sono consolidate e
distrutte nel corso degli anni, conquistando orde di pubblico. Da
Black Panther e Storm a Mr. Fantastic e
La donna invisibile, gli utenti di
Ranker hanno scelto il meglio del meglio tra tutte le
coppie di supereroi.
Freccia Nera e Medusa
Freccia Nera e Medusa sono fatti l’uno per
l’altro: sono la coppia che dimostra come l’amore superi ogni
limite, anche a livello di comunicazione. Freccia Nera, a
causa dei suoi poteri sul linguaggio, non è in grado di comunicare
con gli altri.
Nonostante ciò, Medusa continua a fargli visita per
tutta la sua infanzia e, quando Freccia Nera viene
liberato a 18 anni, i due supereroi possono
finalmente coronare il loro amore. La coppia forma il duo Re e
Regina degli Inumani e, anche se sono separati dagli universi
posti tra loro, riescono a restare uniti.
Pantera Nera e Storm: supereroi nemici e innamorati
Nonostante i vincoli del passato e gli ostacoli posti dal
futuro, Pantera Nera e Storm sono una coppia potente e unica. I due si
incontrano inizialmente quando sono adolescenti – cosa che solo i
fan dei fumetti possono sapere – e in seguito si ritrovano
nuovamente, ognuno nelle rispettive squadre, gli Avengers
e gli X-Men.
Pur non combattendo sullo stesso fronte, alla fine danno una
possibilità al loro amore e decidono di sposarsi. Tuttavia, le
differenze vengono a galla e alla fine spingono i due
supereroi in direzioni diverse. Ciò non toglie
però potere a questa coppia
dell’UniversoMarvel.
Ant-Man e Wasp
Probabilmente, la loro è una delle relazioni più tumultuose
dell’Universo
Marvel, Ant-Man e Wasp
(Hank e Janet) sono intrappolati in una relazione
on/off. Nonostante tutto, i due supereroi si amano
sinceramente e provano a far funzionare la loro storia.
Purtroppo però, in uno dei momenti più controversi della storia
della Marvel, Ant-Man fa una cosa
terribile: colpisce Janet, mostrandosi a tutti come un
marito violento. Questo è un marchio che il personaggio di
Hank deve portare su di sé per sempre. Alla fine, i
problemi e gli errori portano la coppia alla rottura. I fan li
hanno comunque apprezzati durante i loro giorni, per così dire,
buoni.
Freccia Verde e Black Canary
Freccia Verde e Black Canary sono una coppia
iconica, ma anche questi due supereroi funzionano molto ad
interruttore. Combattono fianco a fianco, ma sono spesso in
disaccordo su questioni importanti. Tuttavia, ciò non annulla il
sentimento di protezione che nutrono l’uno per l’altro.
La chimica tra Black Canary e Freccia Verde
non viene mai a mancare, nemmeno con l’arrivo del figlio
Connor. I membri di questa coppia rispettano e riconoscono
le scelte dell’altro e funzionano bene insieme, sono una squadra.
Non a caso, sono una delle coppie di
supereroi più amate dai fan.
Daredevil e Elektra
Elektra compare per la prima volte nei fumetti nel
ruolo di super criminale, addestrata come assassina e nata per
uccidere. La relazione tra Elektra e Daredevil è sempre piena di dolore e tristezza:
Elektra addirittura muore di fronte all’amato.
Anche se sembrano prendere costantemente direzioni diverse, i
due supereroi sono veramente una forza, sia quando
sono insieme che quando si dividono. Elektra e Daredevil hanno delle abilità uniche che permettono ad
entrambi di prendersi cura di se stessi e, talvolta, anche
dell’altro.
Luke Cage e Jessica Jones
Jessica Jones e Luke Cage hanno costruito
un’amicizia prima di sviluppare la loro relazione. L’amore è
sboccato in una notte che ha portato alla gravidanza di
Jessica e alla nascita di una delle coppie di
supereroi più felici della Marvel.
Anche se l’inizio della loro relazione non è stato
convenzionale, ciò non ha impedito ai due di arrivare al traguardo
delle nozze. Dalla nascita della loro figlia, i due portano avanti
una vita felice ed equilibrata tra crescere la bambina e combattere
il crimine.
Batman e Catwoman
Batman e Catwoman sono
una coppia di supereroi che sa come si organizzano
gli appuntamenti. I due hanno una passione per i tetti, luogo che è
un icona del loro rapporto. Anche se solo alcuni fumetti esplorano
la relazione tra Batman e Catwoman in profondità,
l’intensità tra i due si nota a colpo d’occhio.
Selina Kyle (Catwoman) è inizialmente una
ladra ed è una nemica per Bruce Wayne (Batman). Lei diventa poi
un’eroina e insieme i supereroi vanno a creare un duo da temere a
Gotham City. Si coprono le spalle a vicenda e ognuno è
disposto a sacrificare la propria vita e la propria felicità per
gli altri: per il bene di Gotham, Bruce rinuncia a
vivere e Selina rinuncia a stare con Bruce,
così da lasciare alla città l’eroe di cui c’è bisogno.
La ”fantastica” coppia di supereroi: Mr. Fantastic e La Donna
Invisibile
Quello tra Sue Storm e Reed Richards (Mr.
Fantastic e La Donna Invisibile) è considerato uno
dei matrimoni più duraturi dell’Universo
Marvel. I due supereroi hanno sopportato molti
ostacoli e forze che avrebbero potuto farli scappare l’uno
dall’altro.
Sono i membri fondatori dei Fantastici
Quattro, hanno affrontato insieme molti nemici, a volte
stato su lati opposti ma, anche dopo il conflitto, sono sempre
tornati insieme, pronti a sacrificarsi l’uno per l’altro.
Visione e Scarlet
La relazione tra Visione e Scarlet Witch è
semplicemente una cosa che funziona. Sono fatti l’uno per l’altro
ad un livello che non ha eguali ed è questo che li fa
funzionare.
Visione vede il bene in Scarlet e viceversa. Ognuno
sacrificherebbe la propria vita per salvare l’altro. Anche se la
loro felicità è di breve durata, il loro amore non può essere
cancellato o dimenticato dai fan. Entrambi supereroi e membri dei
Vendicatori, i due si completano perfettamente, sia a
livello romantico che di collaborazione.
La coppia di supereroi più amata di sempre: Gambit e Rogue
È la coppia di supereroi più amata di tutti i
tempi: Gambit e Rogue hanno una relazione davvero
unica. Entrambi hanno un passato complicato, fatto che li avvicina
e li rende anime simili. Insieme, non si sentono più così soli.
Questo aspetto della loro relazione può rendere il rapporto
tossico.
Sia Gambit che Rogue devono affrontare
ostacoli che tendono ad allontanarli l’uno dall’altro. Inoltre, i
due non si toccano quasi mai. Nonostante tutte le difficoltà, sono
però sempre pronti perdonare l’altro e a lottare per amore.
Eternals è stato recentemente aggiunto su
Disney+: è uno dei primi film della
Fase 4 dell’MCU. I
commenti e le recensioni del pubblico sono state contrastanti:
c’è stata qualche polemica perché per alcuni il film è in
contrapposizione rispetto ad altri capitoli della Marvel,
ma c’è anche chi ha visto nelle differenze un nuovo inizio
necessario per l’MCU.
Le
novità di Eternals riguardano gli eroi, i
cattivi, gli interpreti che vanno a comporre un cast molto
inclusivo. Vediamo tutti i miglioramenti e le innovazioni che il
film apporta all’MCU.
Il prossimo leader degli Avengers
potrebbe essere un Eterno
L’MCU sta vivendo
una fase in cui molti degli Avengers degli inizi se ne
sono andati e molte nuove squadre di supereroi si stanno inserendo
nel franchise. Con l’arrivo degli X-Men e dei
Fantastici 4, serve un team forte e una guida altrettanto
potente.
Eternals è un film pieno di riferimenti al più
ampio mondo dell’MCU. In particolare, una battuta
di Ikaris fa sospettare che il prossimo capo dei
Vendicatori si trovi tra gli Eterni. Come
sappiamo, Ikaris viene scacciato a fine film, quindi
chissà chi potrebbe ricoprire il ruolo in futuro.
Inclusività e diversità
Più donne e più etnie in
Eternals: personaggi che
nei fumetti erano uomini come Sersi, Ajaz e
Makkari nel film sono interpretati rispettivamente da
attrici donne come Gemma Chan, Salma
Hayek e Lauren Ridloff. Tra l’altro,
Ajax e Sersi – già a capo degli Eterni –
potrebbero benissimo essere il prossimo leader degli
Avengers.
Il film è quindi innovativo anche in
termini di
inclusione delle diversità. Con Eternals, non
solo i aumentano nel franchise i personaggi femminili di
rilievo, ma anche quelli di colore e quelli con disabilità. Il
lungometraggio è inclusivo anche in termini di orientamenti
sessuali rappresentati. Questi nuovi membri rendono più aperto e
malleabile il modello instaurato dai precedenti progetti
Marvel e dai film tratti dai fumetti in
generale.
Non il solito film sugli
Avengers
Con Eternals, i fan
possono vedere qualcosa di diverso rispetto al tipico film
MCU. Questa volta i nemici sono un solo gruppo,
ben definito e non umano: i Devianti. A differenza di
altri film sugli Avengers, qui manca completamente il
discorso sul combattimento tra umani: non ci sono nemmeno le armi,
gli Eterni lottano puntando solo sui propri poteri.
L’unicità di
Eternals risiede anche nei costumi: le tinte oro e
metalliche delle uniformi mostra perfettamente la specificità dei
personaggi, nulla di paragonabile ad altre tute
MCU.
Non solo bianco e nero: anche zone
grigie in Eternals
Eternals include
bianco, nero e anche le aree moralmente grigie. Ad eccezione
di Captain America: Civil War – film in cui la
squadra protagonista si divide sugli accordi di Sokovia,
ciò è una novità per l’MCU.
Quando gli Eterni scoprono
il proprio scopo, si dividono. Da un lato c’è chi vede come unico
scopo servire Arishem, dall’altro chi inorridisce
all’idea di assistere alla morte dell’intera popolazione. C’è
poi Kingo, l’unico personaggio che trova un po’ di
bene e un po’ di male da entrambe le parti: si rifiuta di
collaborare per fermare Arishem, ma anche di combattere
contro la sua famiglia. Per alcuni fan Kingo è debole
perché non vuole scegliere una squadra ma, se non altro, ha un lato
umano che lo rende facilmente identificabile.
Tante voci e tante opinioni
contrastanti
Gli Eterni sono un gruppo
di dieci persone e, naturalmente, ci sono situazioni in cui non
tutti la vedono allo stesso modo. Se uno scontro di opinioni
accadeva tra i Vendicatori, tendenzialmente prevaleva un
unico pensiero: chi non era d’accordo doveva farsene una ragione
affinché le cose andassero bene.
In Eternals,
le conseguenze dei disaccordi sono molto più
dannose. Ikaris prima uccide Ajax
perché teme che quest’ultimo possa mettersi contro
Arishem, poi va contro tutta la sua squadra,
Sersi incluso. In realtà, il divario nel gruppo inizia
molto prima, quando Ajax ribadisce che alla squadra
non è permesso interferire con le questioni umane. Quando
poi Thena si ammala di Pazzia Eterna,
le cose si intensificano.
Nuovi eroi dotati di
superpoteri
Gli Eterni fanno il loro ingresso sullo schermo in modo
forte e potente. Nel corso del film, il pubblico scopre man mano
quali sono i loro poteri e sicuramente non rimane deluso. Presi
singolarmente, gli Eternals hanno per la maggior
parte dei poteri comuni, ma tutto si amplifica quando li vediamo
combattere fianco a fianco: qui gli eroi mostrano davvero alcuni
dei migliori super-poteri dell’MCU.
Ogni membro ha il proprio set unico
di abilità: c’è chi serve con la propria forza per vincere in
battaglia, mentre altri devono sostenere la squadra con nuove idee
o con le loro capacità di guarigione. Ogni Eterno è
importante per la squadra e solo in team riesce a dare il meglio di
sé.
Nuovi alieni, nuovi cattivi
In Eternals, viene
inserita tutta una nuova collezione di
nemici e di alieni. Per cominciare, i Devianti, un
tipo di creatura molto particolare e non facile da introdurre,
hanno dimostrato di essere un degno avversario degli
Eterni: la loro capacità di succhiare la vita da altre
creature e assorbirne le abilità è ciò che li rende un nuovo
modello di cattivo veramente forte ed originale
nell’MCU.
Per quanto nuovo,
anche Arishem è diventato presto uno dei
personaggi cosmici più potenti del franchise. Non è la prima volta
che i fan assistono all’introduzione di un Celestial
nell’MCU, ma è senza dubbio un ingresso nella
timeline Marvel tra i più memorabili visti fino ad ora.
Sempre più dentro al
Multiverso
Alla fine del film, Druig,
Makkari e Thena prendono l’astronave
Domo e partono nella speranza di trovare altri
Eterni e informarli del loro vero scopo. Questo fatto apre
la trada al concetto del Multiverso: il team dovrà trovare altre
versioni di se stesso e prevenire sia la potenziale nascita sia la
morte di miliardi di altre forme di vita.
Se gli Eterni attraversano
il Multiverso, c’è una buona probabilità che in futuro condividano
un po’ di tempo sullo schermo con personaggi come Dottor
Strange e Wanda.
I limiti dei personaggi di
Eternals
Più volte nel corso del film viene
ribadito che gli Eterni non sono autorizzati a interferire
con gli affari umani: l’unico momento in cui possono essere
coinvolti è proteggendo le persone dai Devianti. Ci
si chiede anche perché gli Eternals non si
siano approcciati a
Thanos. Nello specifico Ajax, e anche
Makkari, ricordano costantemente a Druig di non
immischiarsi con il Titano Pazzo.
Il modo e il tempo in cui questi
eroi usano i loro poteri è abbastanza aleatorio, ma
fortunatamente sembra che sappiano sfruttare le loro capacità
quando è più necessario.
Gli Eternals: umani o eroi?
Sotto tanti punti di vista, gli
Eterni sono veri eroi inseriti nel popolo. Hanno vissuto
tra gli umani per migliaia di anni, proteggendoli, aiutandoli a
crescere e a evolversi. Improvvisamente, un giorno hanno
deciso di allontanarsi dal mondo e di nascondersi. In
Eternals non è chiaro cosa abbiano fatto tutti i
membri in passato, ma è plausibile che la maggior parte di loro si
sia semplicemente mescolata con la gente.
Passare dall’essere fortemente
coinvolti nelle ”questioni umane” a doverne stare fuori per forza è
stata una transizione non semplice. La
fine del film è esplicativa: Sprite decide che vuole
rinunciare ai suoi poteri per poter crescere e sperimentare tutte
le cose che gli ”adulti normali fanno”. A volte essere un eroe non
è tutto ciò che si desidera.
Viola Davis è una
di quelle attrici che ha letteralmente fatto la storia del cinema
grazie alle sue incredibili interpretazioni, così intense ed
incisive da rimanere nella mente del pubblico internazionale.
L’attrice, che ha iniziato la sua carriera cinematografia e seriale
dopo anni di teatro, ha sempre dimostrato di saper scegliere i
ruoli migliori per i suoi talenti, tanto da risultare una delle
attrici più apprezzate ed amate in tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Viola Davis.
2. Ha recitato anche per il
piccolo schermo. Nel corso della sua carriera, l’attrice
non si è dedicata a recitare solo per il grande schermo, ma ha
avuto modo di lavorare anche in diversi programmi televisivi.
Infatti, ha preso parte alle serie City of
Angels (2000), CSI – Scena del crimine
(2002), Traveler (2007), Law & Order – Unità
vittimespeciali (2003-2008), United States
of Tara (2010) e Le regole del delitto perfetto (2014-2020), che le ha
dato grande popolarità. Ha poi rcitato in Scandal (2018) e
Peacemaker (2022-in corso)
Viola Davis in Suicide
Squad
3. Ha preparato il ruolo
leggendo. L’attrice, per poter interpretare al meglio il
ruolo di Amanda Waller in Suicide Squad, ha letto l’autobiografia di
M. E. Thomas intitolata Confessioni di una
sociopatica. Si è dunque basata fortemente su quel tipo di
personalità, costruendo così un personaggio duro e al limite,
appunto, della, sociopatia.
4. Le è piaciuto molto
interpretare Amanda Waller. L’attrice ha dichiarato di
essere rimasta affascinata dal suo personaggio, individuando la sua
psicologia e la sua forza, descrivendola come una “potente
donna di colore, dura, pronta a prendere una pistola e sparare a
volontà”, notanto che i suoi poteri sono “la sua
intelligenza e la sua totale mancanza di senso di colpa”.
Viola Davis in The
Help
5. Ha espresso rammarico per
il film. L’attrice ha sostenuto di non essere riuscita a
mostrare la vera prospettiva delle cameriere nere: “Ho sentito
alla fine della giornata che non erano le voci delle cameriere che
si sentivano… se fai un film con certe premesse, vorrei sapere come
ci si sente a lavorare per persone bianche e allevare bambini nel
1963. Voglio sentirlo davvero e non mi è capitato nel corso del
film”.
6. Ha ricevuto una
nomination agli Oscar. Grazie alla sua performance in
The Help, l’attrice ha ottenuto una candidatura agli
Academy Award per la Miglior attrice protagonista. Tuttavia, non è
riuscita a vincere l’ambita statuetta, battuta da Meryl Streep
per The Iron Lady.
Viola Davis: il suo libro
7. Ha pubblicato
un’autobiografia. Nell’aprile del 2022 la David
pubblicherà la propria autobiografia, intitolata Finding Me: A
Memoir. In questa, l’attrice ripercorre le tappe più
significative della sua carriera, tra ruoli di rilievo e scelte che
l’hanno portata ad essere la rispettata ed acclamata attrice che è
oggi. Nelle pagine da lei scritte, però, l’attrice ha anche avuto
modo di raccontare la sua difficile infanzia e adolescenza, il
rapporto con i genitori e i sacrifici compiuti lungo il percorso.
Un libro decisamente da non perdere.
Viola Davis testimonial per L’Oreal
8. Ha partecipato ad una
campagna della nota azienda. In qualità di ambasciatrice
L’Oreal, la Davis ha partecipato ad una campagna pubblicitaria
legata al mese dell’autostima. Insieme ad altre personalità dello
spettacolo come Kate Winslet, Jane
Fonda e Helen Mirren, la Davis ha rilasciato
una propria testimonianza circa l’importanza di credere nel proprio
valore e difenderlo sempre e comunque.
Viola Davis e Danai Gurira
9. Viene spesso confusa con
un’altra attrice. Da quando l’attrice DanaiGurira è divenuta una celebrità, grazie alla
serie The Walking Dead e al film Black
Panther, in molti non hanno mancato di notare come tra lei e
la Davis vi sia una forte somiglianza, che spesso le ha portate ad
essere scambiate l’una per l’altra. Effettivamente le somiglianze
tra loro ci sono e come, ma le due non sono per niente
imparentate.
Viola Davis: età e altezza
10. Viola Davis è nata l’11
agosto del 1965a Saint Matthews, nel South
Carolina. La sua altezza complessiva corrisponde a 165
centimetri.
Dall’1 aprile presso
Cineteca Milano MEET si terrà una rassegna
dedicata a Roman Polanski, uno dei maggiori registi
dell’intera storia del cinema, autore di autentici capolavori nei
quali come pochi altri ha saputo esplorare i meandri più
sotterranei e inquietanti dell’animo umano. La rassegna
comprende 16 lungometraggi e 7 cortometraggi.
Nel corso della sua lunga e
straordinaria carriera il maestro polacco non ha mai cessato di
inventare personaggi caratterizzati da quella complessità che nasce
dal dubbio, dal conflitto morale con gli altri e con se stessi, da
un’ansia mai sopita di ricerca della verità a qualunque costo
(basti pensare, a questo proposito, al suo ultimo film, L’ufficiale e la spia). Il tutto
quasi sempre ambientato in luoghi, fisici o mentali, angusti,
circoscritti, claustrofobici, che si fanno trasfigurazione
concreta, quando non matrice, di quegli inesausti percorsi di
ricerca.
Con piacere segnaliamo una
collaborazione con il PAC – Padiglione d’Arte Contemporaneo
di Milano: Diego Sileo, curatore del PAC, sarà infatti
ospite prima della proiezione de La morte e la
fanciulla per un incontro in occasione della mostra
“Quando la paura mangia l’anima” (PAC, 29.03 –
12.06.2022), la prima dedicata in Italia ad Artur
Żmijewski, una delle figure più radicali della scena
artistica polacca.
Questa collaborazione prevede che
con il biglietto della mostra in corso al PAC “Quando la paura
mangia l’anima” sarà possibile accedere a una proiezione della
rassegna cinematografica Polanski con il biglietto ridotto a € 3.
Viceversa, presentando alla biglietteria del PAC un biglietto della
retrospettiva Polanski si otterrà l’ingresso ridotto alla mostra a
€ 4.
Il programma completo
🔵 VENERDÌ 1
APRILE
h 16.00 PER FAVORE… NON
MORDERMI SUL COLLO
(R. Polanski, UK, 1967, 107’) v.o.
sott. it.
All’insegna di un umorismo caustico
e intelligente, la rivisitazione del mito del conte Dracula.
h 18.15 LA MORTE E LA
FANCIULLA
(R. Polanski, UK/Fr., 1994, 105’)
v.o. sott. it.
Una donna che vive con il marito in
un paese sudamericano da poco tornato alla democrazia riconosce
nell’ospite invitato a casa loro un membro della polizia segreta
suo aguzzino.
Prima della proiezione,
incontro con Diego Sileo, curatore del PAC – Padiglione d’Arte
Contemporaneo di Milano e della mostra “Quando la paura mangia
l’anima” (PAC, 29.03 – 12.06.2022), la prima dedicata in Italia ad
Artur Żmijewski, una delle figure più radicali della scena
artistica polacca.
🔵 DOMENICA 3
APRILE
h 14.30 VENERE IN
PELLICCIA
(R. Polanski, Francia, 2013, 96’)
v.o. sott. it.
L’incontro fra un regista teatrale e
un’attrice in cerca di una parte. La donna, in apparenza volgare e
spudorata, rivelerà un talento e una personalità inattesi.
h 19.00
REPULSION
(R. Polanski, UK, 1965, 105’) v.o.
sott. it. 35MM
A Londra, Carol, avvenente manicure
ossessionata dagli uomini, tenta di sottrarsi ai pericoli della
malattia mentale.
Un film giusto e necessario per
rievocare la celebre storia del giovane capitano di origine ebrea
Alfred Dreyfus, vittima alla fine dell’800 Di un’ingiusta accusa di
alto tradimento.
h 21.00 L’INQUILINO DEL
TERZO PIANO
(R. Polanski, Francia, 1976, 125’)
v.o. sott. it.
A Parigi, un impiegato affitta un
appartamento nel quale l’inquilina precedente si è suicidata.
L’uomo, poco a poco, sembra assumerne l’identità.
🔵 DOMENICA 10
APRILE
h 14.30 CUL DE
SAC
(R. Polanski, UK, 1966, 111’) v.o.
sott. it.
Due gangster scalcinati, un uomo al
tramonto, una giovane, bella e perversa abitano l’universo
claustrofobico di un castello isolato e sospeso sul mare.
h 19.30 PROGRAMMA CORTI
POLANSKI
Omicidio (1957, 2’); Rovineremo la
festa (1957, 9’); Un sorriso dentale (1957, 2’); Due uomini e un
armadio (1958, 15’); La lampada (1959, 8’); La caduta degli angeli
(1959, 20’.); I mammiferi (1962, 10’).
(R. Polanski. Polonia, 1957-1962,
66’) v.o. sott. it.
(R. Polanski, Fr./Ger./UK, 2010,
130’) v.o. sott. it.
Adam Lang, ex premier britannico, ha
scritto un libro di memorie affidato a un ghost writer che muore in
circostanze misteriose. Al suo posto subentra un altro scrittore,
presto coinvolto a sua volta in un misterioso complotto alla
Hitchcock.
h 21.00
CHINATOWN
(R. Polanski. USA, 1974, 131’) v.o.
sott. it.
Un noir alla Chandler con
protagonista un detective privato alle prese con un caso
inquietante e pericoloso.
🔵 GIOVEDì 14
APRILE
h 18.30 ROSEMARY’S
BABY
(R. Polanski, USA, 1968, 137’) v.o.
sott. it.
Due ambigui vicini di casa si
insinuano a poco a poco nell’intimità di una giovane coppia
newyorkese, in un edificio che ha fama di ospitare misteriosi riti
satanici.
La rivisitazione appassionata, ricca
di umanità e con venature autobiografiche del classico romanzo di
Charles Dickens.
🔵 SABATO 16
APRILE
h 15.30 IL
PIANISTA
(R. Polanski, Fr./Pol./Ger./GB,
2002, 148’) 35MM
Polanski racconta l’Olocausto
attraverso la storia di un pianista polacco ebreo nel ghetto di
Varsavia nel 1939.Oscar alla regia e all’attore nel 2003, Palma
d’oro a Cannes 2002.
(R. Polanski, Fr./Ger./Pol./Sp.,
2011, 79’) v.o. sott. it.
Replica, vedi in 7 aprile.
h 19.00 IL COLTELLO
NELL’ACQUA
(Roman Polanski, Polonia, 1962, 94’)
v.o. sott. it.
Su una piccola barca a vela sul lago
di Masuria, la rivalità sempre più pericolosa fra due uomini sotto
gli occhi interessati della moglie di uno di loro.
🔵 GIOVEDì 21
APRILE
h 19.00
CARNAGE
(R. Polanski, Fr./Ger./Pol./Sp.,
2011, 79’) v.o. sott. it.
Due ragazzini si azzuffano in un
giardino.I rispettivi genitori si incontrano per appianare i
rancori in modo civile, ma le cose non andranno esattamente
così.
🔵 VENERDÌ 22
APRILE
h 15.30
MACBETH
(R. Polanski, UK, 1972, 141’) v.o.
sott. it.
La storia è quella dell’immortale
tragedia shakespeariana, in cui il generale Macbeth assassina il
suo re e precipita per sete di potere in una spirale di
sangue.
🔵SABATO 23
APRILE
h 15.00 TESS
(R. Polanski, Fr./UK, 1979, 180’)
v.o. sott. it.
Inghilterra, fine ‘800. Le
drammatiche disavventure di un’umile ragazza, forse in realtà di
nobili origini, sedotta e abbandonata dopo essere rimasta
incinta.
The Gilded Age è il nuovo period
drama firmato da Julian Fellowes e in onda su
Sky Serie, on demand su Sky e in streaming su NOW dal 21 marzo. La
serie, prevista inizialmente per il 2018, è slittata ed è stata
acquisita su HBO che negli Stati Uniti l’ha distribuita a partire
dalla fine di gennaio 2022. Adesso The Gilded Age
è arrivata in Italia e promette di far appassionare tutti gli
orfani di Downton Abbey, il più famoso period
drama firmato da Fellowes e che presto tornerà per un
secondo lungometraggio (dopo il primo di 3 anni fa e la serie
completa di sei stagioni).
La trama di The Gilded Age
La storia di The
Gilded Age ruota intorno a Marian Brook, giovane orfana di
buona famiglia ma ridotta in povertà, che si vede costretta a
trasferirsi a New York (siamo negli anni ’80 dell’Ottocento) dove
vivono le sue due zie, sorelle del padre, una delle quali, zia Ada,
ancora nubile, l’altra, Agnes van Rhijn, vedova molto ricca che
amministra la fortuna del suo defunto e poco amato marito e
pretende di amministrare anche le vite che le gravitano intorno:
quella della sorella, del figlio e non ultima della nipote appena
arrivata. Di fronte alla zia di Marian, una vera e propria
roccaforte degli antichi valori e della vecchia nobiltà si staglia
Bertha Russell, donna appartenente alla classe dei nuovi ricchi,
che si è trasferita proprio dall’altro lato della strada, in una
enorme casa nuova, costruita da un architetto europeo, un vero e
proprio monumento alla ricchezza del signor Russell, magnete delle
ferrovie e visto di cattivo occhio dall’alta società newyorkese.
Scopo di Bertha è quello di farsi accettare nella cerchia bene
della città, e se da una parte si troverà di fronte grande
ostilità, non ultima quella di Agnes van Rhijn, troverà anche
sostegno e curiosità inaspettata da parte della giovane Marian, che
si troverà immischiata nelle vicende della grande casa di
fronte.
Con The Gilded
Age, Julian Fellowes si conferma un
raffinato narratore, mette insieme intrigo, frivolezze, lotta di
classe, questa volta articolata in maniera ancora più precisa e
specifica rispetto a quanto visto, per esempio, in
Downton Abbey, confezionando un dramma che appare un Instant
classic, forse grazie soprattutto alle splendide protagonisti e ai
costumi incredibili che queste indossano come se fossero davvero
nate nell’Ottocento (anche se chi ne sa qualcosa di storia della
moda, intercetterà delle licenze e delle stravaganze ante
litteram).
Donne straordinarie di fine Ottocento a New York
Il personaggio di Marian
in particolare mescola insieme una serie di elementi che
difficilmente si trovano fusi nello stesso personaggio: la giovane
donna è nobile ma povera, è intelligente ma non ha talenti
particolari, è ribelle, tuttavia tutto sembra indirizzarla verso
una vita ordinaria di moglie e madre, purché il partito in
questione appartenga alla “vecchia nobiltà newyorkese”, nei piani
della zia maggiore. Sicuramente la ragazza riuscirà a trovare il
suo spazio, insinuandosi tra le maglie che la sua condizione le
impone, ma a che prezzo?
Ma la stessa Bertha, e
le zie di Marian risultano già dal primo episodio donne che
combattono e hanno combattuto per ciò che desiderano, figure forti
e determinate, non importa quale sia il loro orientamento sociale,
ma sempre fautrici del loro stesso destino, per quanto la società
in cui vivono è ancora formalmente gestita da uomini.
La scrittura di
Julian Fellows non fa mai prigionieri, e anche in
questo caso lo spettatore è catturato dal primo istante, coinvolto
nelle esistenze di questa donne straordinarie, protagoniste
contraddittorie e proprio per questo affascinanti di The
Gilded Age.
Il
leggendario regista Francis Ford Coppola
(Il
Padrino,
Apocalypse Now) ha criticato aspramente a più
riprese in film di supereroi/fumetti in passato e, più
recentemente, ha individuato nell’ascesa del cinema di
“prototipi” di supereroi come un fattore negativo che ha
influenzato l’operatività gli studi che esitano maggiormente nel
prendersi un rischio su operazioni meno note o non basate su
IP.
“C’erano dei film in studio. Ora ci sono le opere
della Marvel. E cos’è un’immagine
Marvel? Un’immagine Marvel è un prototipo di film che viene
realizzato ancora e ancora e ancora e ancora e ancora per sembrare
diverso”, ha affermato il regista durante un’intervista
con GQ all’inizio di quest’anno. Nonostante il chiaro disprezzo di
Coppola per i film di supereroi definiti “spregevoli”, sembra però
che abbia apprezzato un certo Mercenario con la bocca! “Mi
è piaciuto Deadpool, ho pensato che fosse fantastico”, ha
riferto il regista a Variety. L’attore di Wade
Wilson Ryan Reynolds ha risposto con il seguente
Tweet.
Il rapporto menziona che
True Detective 4 è in fase di sviluppo con una nuova
stagione, ma senza il creatore Nic Pizzolatto al
timone. Issa Lopez (Tigers Are Not Afraid, Secondary
Effects) scriverà una sceneggiatura per la nuova stagione e
dirigerà anche il pilot di quello che è provvisoriamente
intitolato True
Detective: Night Country. È stato anche riferito
che il regista Barry Jenkins
(Moonlight , If Beale Street
Could Talk) è stato stato ingaggiato come produttore
esecutivo.
Una quarta stagione della serie
segnerà la prima volta che Pizzolatto non sarà legato alla serie
che ha contribuito a creare, anche se THR ha riferito che
probabilmente sarà ancora accreditato come produttore esecutivo.
Dopo la conclusione della terza stagione di True
Detective nel 2020, Pizzolatto avrebbe incontrato i
dirigenti della HBO e concordato reciprocamente di separarsi, con
Pizzolatto che in seguito avrebbe firmato un accordo generale con
FX nel 2021.
La serie True Detective
True
Detective è iniziato nel 2014, con la sua prima
stagione interpretata da Matthew McConaughey e Woody Harrelson e ha ottenuto recensioni
entusiastiche. La sua ultima stagione è andata in onda nel 2019 e
vedeva protagonisti Mahershala Ali, Carmen Ejogo, Stephen
Dorff, Scoot McNairy e Ray Fisher.
Si è aperto nei giorni scorsi a
Dakar, in Senegal, il set di Io Capitano, il nuovo
film di Matteo Garrone, una coproduzione
internazionale Italia/Belgio, prodotto da
Archimede con Rai Cinema, in
coproduzione con Tarantula, con la partecipazione
di Pathé. Le vendite internazionali sono affidate
a Pathé International.
IO CAPITANO è una fiaba omerica che
racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa
(gli esordienti Seydou Sarr e Moustapha
Fall), che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa.
Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, i
pericoli del mare e le ambiguità dell’essere umano.
Scritto da Matteo
Garrone, Massimo Gaudioso,
Massimo Ceccherini e Andrea
Tagliaferri, a partire da un soggetto dello stesso
Garrone, che si è ispirato alle storie vere di Kouassi Pli
Adama Mamadou, Arnaud Zohin, Amara Fofana, Brhane Tareke e
Siaka Doumbia, tutti ragazzi che hanno compiuto davvero il viaggio
dei due protagonisti del film.
Le riprese si svolgeranno, oltre che
in Senegal, anche in Marocco e in Italia, per un totale di 13
settimane.
Crediti
Regia Matteo Garrone
Soggetto Matteo Garrone
Sceneggiatura Matteo Garrone, Massimo
Gaudioso, Massimo Ceccherini,
Andrea Tagliaferri
Si sa che Tom
Holland ha una particolare agilità e delle doti
fisiche che gli consentono di interpretare al meglio Spider-Man, ma
vederlo all’opera sul set di Spider-Man: No Way
Home con indosso la tuta per gli effetti visivi non ha
prezzo! Ecco il video:
Sono in corso le riprese di
Kraven the
Hunter, il nuovo film dell’Universo SONY che
vede Aaron Taylor-Johnson nei panni del
protagonista. Di seguito, un video dal set in cui si sta girando
una scena di inseguimento:
Dopo il
successo di Venom: Let There Be
Carnage e Spider-Man: No Way
Home , Sony continua ad espandere il suo universo
Marvel e Kraven the
Hunter si unisce a una lista che include
anche Madame Web con Dakota Johnson e il
progetto Spider-Woman di Olivia Wilde. Art Marcum, Matt Holloway
e Richard Wenk hanno scritto la sceneggiatura di
Kraven the
Hunter e il fatto che il film attiri talenti di
alto livello è sicuramente un buon segno.
Nel cast
del film sono stati confermati Aaron Taylor-Johnson,
Ariana DeBose, Russell Crowe, Alessandro Nivola, Christopher
Abbott e Fred Hechinger. J.C.
Chandor dirigerà il film, con la produzione di Avi
Arad e Matt Tolmach. Art Marcum, Matt
Holloway e Richard Wenk hanno scritto la sceneggiatura.
Cristina Cappelli
e Angelo Spagnoletti, protagonisti della serie
Generazione 56K, sono trai vincitori di
Meno di Trenta
edizione 2022, con il riconoscimento alla migliore
interpretazione maschile e femminile in una serie tv. In occasione
della premiazione nell’ambito del Festival di
Spello, ecco cosa hanno raccontato della loro esperienza
con la serie Netflix.
Amori fuori tempo e amicizie
inossidabili, tra il desiderio di diventare adulti e il coraggio di
inseguire i propri sogni. Nel trailer di
Generazione 56Kun primo sguardo al
ritratto, ricco di contraddizioni, della generazione dei
Millennial, travolta – alle soglie dell’adolescenza – dall’arrivo
di Internet negli anni Novanta e che oggi vede nella tecnologia un
elemento indispensabile nella propria vita: offre velocità,
connessioni, infinite possibilità, ma orientarsi in questa varietà
di opzioni non è sempre facile.
Ad accompagnare le immagini ci sono
le nostalgiche note di “Come mai” degli 883, inno degli
amori di un’intera generazione.
Ambientata tra Napoli e Procida,
Generazione 56K è una serie di genere comedy basata su
un’idea originale di Francesco Ebbasta e da lui scritta insieme a
Costanza Durante, Laura Grimaldie Davide Orsini, che ne è anche
head writer. Dietro la macchina da presa dei primi 4
episodi Francesco Ebbasta, mentre Alessio Maria Federici firma la
regia dei restanti 4.
Al centro della storia Daniel e
Matilda, che si conoscono da giovanissimi e s’innamorano da adulti,
e che, insieme agli amici di sempre, Luca e Sandro, sono il simbolo
della Generazione del Modem 56K. Daniel e Matilda vivono una
relazione che rivoluzionerà il loro mondo e li costringerà a fare i
conti con il passato e quella parte più pura e vera di se stessi
che, in modi opposti, hanno dimenticato. Tutti gli episodi della
serie intrecciano costantemente due linee temporali, due punti di
vista, due fasi della stessa storia d’amore e di amicizia che parte
nel 1998 e continua fino ai giorni nostri.
Daniel e Matilda, sono interpretati
rispettivamente da Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli, nella
loro versione adulta, e da Alfredo Cerrone e Azzurra Iacone in
quella da ragazzini. Protagonisti della serie anche due componenti
dei The Jackal nel ruolo degli amici storici di Daniel: Gianluca
Fru è Luca e Fabio Balsamo è Sandro, rispettivamente interpretati,
nella loro versione da bambini, da Gennaro Filippone e da Egidio
Mercurio.
Nel cast
ancheBiagio Forestieri(Napoli Velata) nei panni di Bruno,Claudia Tranchese(Sotto
il sole di Riccione, Gomorra
la serie 4 stagione) in quelli di Ines,Federica Pironein quelli di Cristina.Liliana
Bottoneinterpreta Rosa,Massimiliano Rossi(Indivisibili, Romulus) Aurelio,Sebastiano
KinigerEnea,Claudia
NapolitanoNoemi.
In una recente intervista con
Variety, Denis Villeneuve ha parlato di come il
personaggio di
Zendaya, Chani, avrà un ruolo più importante in
Dune 2. Tramite le visioni di Paul,
il primo film anticipa il suo futuro con Chani mentre i due guidano
i Fremen contro Casa Harkonnen e l’Imperatore.
Timothée Chalamet e
Zendaya non appaiono sullo schermo insieme fino alla
fine del film e Chani si vede poco in generale. Le riprese di
Dune sono durate cinque mesi e
Zendaya è rimasta sul set solo per cinque giorni.
Per Zendaya, dirò che la prima parte era una promessa. So
che l’abbiamo vista nella prima parte, ma nella seconda parte avrà
un ruolo importante. Seguiremo Timothée e Zendaya nelle loro
avventure nel deserto. Questa è la cosa che mi ha eccitato di più
nel tornare ad Arrakis è passare di nuovo del tempo con quei
personaggi.
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides,
giovane brillante e dotato di talento, nato per andare incontro a
un destino più grande della sua immaginazione, che deve raggiungere
il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare un futuro
alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvage combattono
per l’esclusivo possesso della più preziosa risorsa esistente sul
pianeta — una spezia capace di liberare tutte le potenzialità della
mente umana — solo coloro i quali sapranno sconfiggere le proprie
paure sopravviveranno.
Denis
Villeneuve ha diretto Dune
e ha scritto la sceneggiatura insieme a Jon Spaihts ed Eric Roth,
basata sul romanzo omonimo scritto da Frank Herbert. Il film è
prodotto da Mary Parent, Denis Villeneuve, Cale Boyter e Joe
Caracciolo, Jr. I produttori esecutivi sono Tanya Lapointe, Joshua
Grode, Herbert W. Gains, Jon Spaihts, Thomas Tull, Brian Herbert,
Byron Merritt e Kim Herbert.
Il regista Daniel
Espinosa stabilisce che Spider-Man esiste nello stesso
universo di Morbius.
Dopo il successo dei film di Spider-Man di Tom
Holland, la Sony si è dedicata alla produzione di film
che hanno per protagonisti alcuni dei cattivi di Spider-Man stesso.
Morbius seguirà il biochimico Michael Morbius
(Jared
Leto) mentre si infetta con una forma di vampirismo
dopo aver tentato di curare la sua rara malattia del sangue.
Espinosa ha parlato delle
apparizioni di Spider-Man e Avvoltoio nel trailer di Morbius
durante un’intervista con Cinema Blend. Pur confermando
che Spider-Man esiste in quell’universo, il regista si affretta a
chiarire che potrebbe non essere la versione di Spider-Man che i
fan pensano.
“Certamente! Voglio dire, in
quasi tutti gli Spider-Verse o gli universi che esistevano
nell’universo Marvel, se leggi i fumetti, l’intera idea di quel
tipo – la teoria delle stringhe Marvel, se così possiamo chiamarla.
È molto legato, se ricordi, all’alternativa Seinfelds. Hai un mondo
in cui hai gli stessi personaggi, e sono TUTTI i personaggi, ma
sono leggermente diversi. Quindi, in quasi tutti i mondi, hai
Spider-Man, o un Fantastico Quattro, o un Tony Stark, o un Morbius.
Ma avranno un tono diverso. Non è proprio il modo in cui il
Marvel Cinematic Universe (si sta)
avvicinando all’idea, ma si stanno muovendo su una verità
fondamentale. Poi hai il secondo tipo di leggenda, che riguarda il
totem. Che è che, in tutti gli universi, c’è un totem di ragno. Il
che significa che in tutti gli universi deve esserci uno
Spider-Man. O una Spider-Woman.”
Morbius, la trama
Uno dei personaggi più enigmatici e
tormentati della Marvel, l’antieroe Michael Morbius, arriva
sul grande schermo interpretato dall’attore Premio Oscar® Jared
Leto. Infetto da una rara e pericolosa malattia del sangue,
determinato a salvare chiunque sia destinato a subire la sua stessa
sorte, il Dr. Morbius tenta una scommessa disperata.
Quello che inizialmente sembra essere un successo si rivela presto
un rimedio potenzialmente più pericoloso della malattia stessa.
Jared Leto è il protagonista dello
spin-off dedicato al personaggio dello Spider-Verse in produzione
alla Sony, Morbius.
Il premio Oscar interpreta il Dr. Michael Morbius, un biochimico
che tenta di curare una fatale malattia del sangue iniettandosi un
siero derivato da pipistrelli. Diventando Morbius, ha tutte le
qualità di un vampiro – incluso il gusto per il sangue umano.
Matt Smith, Tyrese
Gibson, Adria Arjona e Jared
Harris completano il cast del film, che uscirà nelle
sale italiane il 31 marzo 2022. La Arjona interpreterà Martine
Bancroft, l’interesse amoroso del protagonista Morbius: nei
fumetti, Martine diventa una potenziale vittima della sua sete di
sangue mentre è alle prese con la trasformazione che lo ha reso una
strana versione da laboratorio dei vampiri soprannaturali della
tradizione.
Arriva dal
The Hollywood Reporter la notizia che The
Mandalorian 3 ha appena scelto un altro attore di
alto profilo per rimpolpare il cast della terza stagione, poiché
Christopher Lloyd, noto soprattutto per il ruolo
di Doc Brown nella serie Ritorno al
futuro, si è unito allo show di Star
Wars.
L’Hollywood Reporter
ha riportato la
notizia, affermando che l’attore è nel call sheet per la serie, che
sta attualmente girando nel sud della California dopo una
interruzione segnalata relativa al COVID-19. Non si sa
esattamente che ruolo interpreterà Christopher
Lloyd, ma è stato riferito al THR come una “guest star “.
Dato che Dave Filoni e la compagnia sembrano avere un debole
per riportare in vita i personaggi degli spettacoli
animati di Star Wars, il suo potrebbe essere
un personaggio che potrebbe provenire da The Clone
Wars o Rebels.
Potrebbe volerci del tempo prima
che queste informazioni vengano annunciate ufficialmente,
poiché The Mandalorian 3 non ha ancora
una data di uscita. Dopotutto, la Disney si sta ancora
concentrando sull’attesissima serie Obi-Wan Kenobi, che sarà
presentato in anteprima su Disney+ il 25 maggio.
The Mandalorian
3
The Mandalorian 3
è la terza stagione della serie tv live action
The
Mandalorian basata sull’universo di Star
Wars prodotta dalla LucasFilm per la piattaforma
streaming Disney+.
Ambientata nell’universo di Guerre
stellari dopo le vicende de Il
ritorno dello Jedi e prima di Star
Wars: Il risveglio della Forza, racconta le avventure
di un pistolero mandaloriano oltre i confini della Nuova
Repubblica. Dopo la caduta dell’Impero, nella galassia si è diffusa
l’illegalità. Un guerriero solitario vaga per i lontani confini
dello spazio, guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie.
Ambientata dopo la caduta dell’Impero e prima della comparsa del
Primo Ordine, The
Mandalorian racconta le difficoltà di un
pistolero solitario che opera nell’orlo esterno della galassia,
lontano dall’autorità della Nuova Repubblica. La serie ha come
protagonista Pedro Pascal nei panni del Mandaloriano.
La
serie è prodotta e scritta da Jon
Favreau (già produttore de Il Re
Leone e delle saghe
di Avengers e Iron Man). Nel
cast Carl Weathers (Apollo Creed nella
saga di Rocky), Nick
Nolte (Cape Fear, Il Principe delle
maree), Emily
Swallow (Supernatural, Le regole
del delitto perfetto), Taika
Waititi (premio Oscar 2019 per JoJo
Rabbit), Giancarlo
Esposito (Fa’ la cosa
giusta, Breaking Bad) e Omid
Abtahi (24, Homeland, Star
Wars: The Clone Wars).
The
Mandalorian, prodotta in esclusiva per Disney+ da Lucasfilm, è
la prima serie live-action di Star Wars e, nei suoi 8 episodi,
racconta vicende ambientate dopo la caduta dell’Impero, quando
nella galassia si è diffusa l’illegalità. Protagonista è un
guerriero solitario che vaga per i lontani confini dello spazio,
guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie. A
interpretarlo Pedro
Pascal (Game of
Thrones, Narcos).
Per Alberto
Barbera, direttore della
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia,
Full Time – Al cento per cento è il ”film rivelazione
dell’anno”. Il lungometraggio diretto da Eric
Gravel e con protagonista Laure Calamy è un ritratto realistico della
società francese odierna: mostra la vita quotidiana, tutt’altro che
semplice, di una madre single che vive in periferia e non guadagna
abbastanza.
La trama di Full Time
Julie è divorziata, ha due
figli e vive nella periferie parigina. Lavora come governante in un
hotel a cinque stelle di Parigi: ogni giorno si sveglia all’alba,
prepara i suoi bambini, li consegna alla baby sitter e prende il
treno per la città. Julie è laureata, lavorava nell’ambito
della ricerca sociale ma, dopo essere stata licenziata, non ha
trovato nulla di meglio del lavoro nell’hotel. Un po’ per necessità
– l’ex-marito non contribuisce con gli alimenti come dovrebbe, un
po’ per ambizione, Julie continua a fare colloqui per
tornare a lavorare nel suo settore.
Riesce finalmente ad ottenere un
appuntamento per ”il lavoro perfetto”, ma il tempismo non sembra
aiutarla. Nella stessa settimana, Julie deve fronteggiare
il colloquio per il nuovo impiego, gli scioperi e le manifestazioni
che bloccano la circolazione a Parigi, il capo del personale
dell’hotel che la mette sotto pressione, il compleanno del figlio e
le lamentele dell’anziana baby-sitter. Riuscirà la protagonista a
gestire tutto o verrà sopraffatta?
Una vita ”Full Time”
Il titolo di Full
Time parla da sé: Julie non solo ha un
impiego a tempo pieno, ma vive ogni attimo della sua vita come un
lavoro, un dovere dopo l’altro. Come uno schema, si sveglia, veste
i figli, prende il treno, lavora, mangia, lavora, riprende il
treno, lava e mette a letto i figli. E di nuovo da capo. L’unico
attimo di pace potrebbe essere il bagno a fine giornata, ma il
boiler dell’acqua calda rotto e i capricci dei bambini guastano
anche questo momento.
Il regista sceglie di raccontare la
vita di questa mamma single senza troppi fronzoli: fa una
ricostruzione quasi documentaristica della settimana di
Julie, giorno dopo giorno. Non si vedono in Full
Time scene melodrammatiche, scene finte ”da film”. Non ci
sono commenti o narrazioni che esagerano le situazioni vissute
dalla protagonista. Tutto è estremamente reale e per questo
d’effetto.
Un racconto ansiogeno per il suo
realismo
Full Time è un
crescendo di tensione, un climax che, scena dopo scena, problema
dopo problema, arriva al suo culmine poco prima della fine. Per
come è costruito, il film genera un senso di angoscia tangibile.
Guardando il lungometraggio ci si immerge in una storia che
potrebbe essere vera. Quello di Full Time è un
mondo che barcolla e perde pezzi su tutti i fronti: la vita
privata, la società attorno, il lavoro, la comunità, tutto arranca
e niente sembra stabile.
In tutto ciò, Julie è sola:
non ha il sostegno dell’ex-marito, la baby-sitter la mette alle
strette, le colleghe sono spietate e in mezzo ci si mettono anche
gli scioperi. È impossibile non empatizzare con lei e non
immedesimarsi. L’ansia arriva addirittura a far temere il peggio:
lo spettatore diventa più coinvolto – e più pessimista – della
protagonista. Il lavoro dell’attrice contribuisce all’ottima resa
del film: Laure Calamy è un volto di pietra,
paralizzato dalle preoccupazioni. Si percepisce la tensione sotto
la maschera di una madre, una collega, un’amica che cerca di andare
avanti senza dare a vedere le sue angosce.
Non a caso, Calamy
è un attrice coinvolta nei temi sociali. Ha già recitato in film e
serie che criticano il mondo dei lavoro: tra tutti ricordiamo lo
show francese Chiami il mio agente!, serie sulla
professione dell’attore.
Inoltre, Calamy è membro del Collettivo
50/50, organizzazione che ha l’obiettivo di promuovere la parità
tra donne e uomini nel settore cinematografico e televisivo.
Un film già premiato dalla
critica
Full Time è già
stato amato dai critici: presentato a Venezia, ha vinto il Premio Orizzonti Miglior Attrice (Laure
Calamy) e il Premio Orizzonti Miglior Regia
(Eric Gravel). Originale, documentaristico e
abilmente costruito a livello di suspence, speriamo che il film
possa conquistare anche il pubblico in sala.
Nella giornata del 16
marzo 2021, l’Università
IULM di Milano ha tenuto un convegno
su C’era una volta in America, il
capolavoro del regista Sergio
Leone. L’incontro, aperto agli studenti e a tutta
la cittadinanza, ha visto la partecipazione di tante personalità
legate al regista e al lungometraggio: tra gli altri, la figlia del
maestro, Raffaella Leone, lo sceneggiatore
Franco Ferrini, l’attore del giovane
NoodleScott Schutzman. Vediamo nel
dettaglio gli argomenti più interessanti che sono stati trattati
durante l’evento!
Perché parlare oggi di C’era una
volta in America?
È il terzo capitolo della ”trilogia
del tempo”. Dopo C’era una volta il West (1968) e Giù la testa (1971), Sergio Leone
dedica per dieci anni anima e corpo alla creazione di un’opera
mastodontica che, nella sua testa, sarebbe dovuta durare 5 o 6 ore.
Il pioniere degli spaghetti-western, accantona il genere che l’ha reso
celebre al grande pubblico per creare un
gangster movie ambientato a New York.
Partendo dal romanzo The
Hoods di Harry Grey, Leone
mette in scena la storia della vita di David ”Noodles”
Aaronson, un ebreo povero dei quartieri bassi di Manhattan che
diventa fin da piccolo un criminale per necessità. Il film percorre
quarant’anni di vita (e di storia), passando dal proibizionismo
degli anni Venti al clima del tardo dopo-guerra degli anni
Sessanta.
C’era una volta in America: la
trama
Il film parla di amicizia, di
disperazione e, soprattutto, di tempo. I tempi del film sono tre e
– nella versione distribuita fuori dagli Stati Uniti – vengono
continuamente mescolati. Nel 1920 Noodles (Scott
Schutzman) è un adolescente, già membro di una baby-gang
con i suoi quattro amici: Max, Patsy,
Cockeye e Dominic. Noodles
è piccolo, ma vive già emozioni forti come l’amore, l’odio e
il lutto. Negli anni Trenta Noodles (Robert
De Niro) è un giovane criminale che, dopo aver perso i
suoi amici nell’ennesima lotta di quartiere, fugge da New York per
cambiare vita. Nel 1968 Noodles è ormai
ultrasessantenne. Torna a New York perché è stato invitato dal
rabbino locale: deve trasferire le salme degli amici morti
trent’anni prima.
Quando arriva in città,
Noodles scopre che in realtà l’azione è già stata compiuta
da un ignoto benefattore. Il fatto viene interpretato dal
protagonista come il richiamo da parte di un vecchio nemico: non
può far altro che accettare la sfida e scoprire chi (e perché) lo
sta cercando…
Un oggetto di culto
Ad aprire il convegno è il critico
cinematografico e rettore dell’Università IULM Gianni
Canova.Per prima cosa, spiega quanto il film
sia un oggetto di culto, soprattutto per la sua
generazione. Ricorda il ruolo di C’era una volta in America anche per la
rivista di cinema Duel, in cui Canova stesso si è formato
e da cui sono uscite importanti personalità dell’odierna critica
cinematografica: ”Il numero uno del 1993 aveva in copertina un
volto molto leoniano, Clint Eastwood, il
titolo era Duel, anch’esso molto leoniano, e l’esergo
dell’editoriale del primo numero era: cosa avete fatto in
tutti questi anni? Siamo andati a letto
presto”. Canova spiega poi come il
film di Sergio Leone sia
un’opera-mondo, un’opera che non solo costruisce
un mondo ma che ci aiuta anche a vivere meglio nel nostro
mondo.
”Cosa hai fatto in tutti questi
anni?” ”Sono andato a letto presto”
La famosa frase che Noodles
dice a Fat Moe quando torna a New York è solo una degli
elementi iconici di C’era una volta in America. Il
film ha segnato la storia del cinema, in particolare il genere dei
gangster movies. Le vicissitudini legate alla produzione,
le interpretazioni della pellicola, le leggende e le verità che
circolano attorno all’ultimo grande film di Sergio
Leone continuano ad affascinare: ecco perché si è scelto
di fare un convegno interamente dedicato al lungometraggio.
Il tempo costruito
Fuori e dentro la pellicola,
C’era una volta in America è un film che ha a che
fare con il tempo. Noodles, tornando a New York dopo 35
anni, si trova a fare i conti con il suo passato: i ricordi
d’infanzia, l’amicizia, i dolori. Attorno al personaggio degli anni
Sessanta il tempo si sgretola. Come dice anche Deborah,
suo amore giovanile: ”Siamo due vecchi, Noodles: l’unica cosa
che ci resta è qualche ricordo”.
La pellicola, nella versione
originale gioca tantissimo con il tempo, lo sfrutta ai fini
drammatici. Lo sceneggiatore Franco Ferrini spiega
il senso del tempo, in particolare nella scena in cui Fat
Moe e Noodles si rincontrano: De
Niro arriva nel bar e porta un oggetto in particolare, la
chiave del vecchio pendolo. È come se il tempo, dopo la partenza di
Noodles, non fosse mai passato: riparte nel momento del
ritorno. A decadere non è solo il tempo del protagonista, ma anche
il tempo storico: quello di C’era una volta in
America è un mondo che, cadendo dopo la seconda guerra
mondiale, vuole portare tutto e tutti con sé.
Il tempo distrutto
Anche a livello di produzione, la
”questione tempo” è rilevante. Ci sono voluti dieci anni per
realizzare il film e, alla fine, ne sono uscite più versioni. Per
questioni commerciali, in America la pellicola è uscita mutilata:
139 minuti di un film riorganizzato in ordine cronologico. A
raccontare della produzione – e di come è stata vissuta da Sergio – c’è Raffaella Leone,
figlia del grande regista e aiuto costumista sul set del film.
”Io dico sempre che C’era una volta in America
è stato per dieci anni il nostro quarto fratello.” Per
Sergio Leone la versione americana non è mai
esistita: ”Mio padre ha tolto il nome, non ha mai voluto
vederlo, è stato per lui una ferita, un’amputazione.”
Raffaella Leone
svela anche alcuni dettagli su Sergio: ”Mio
padre per dieci anni ha inseguito questo sogno, per dieci anni non
ha lavorato a nessun film. Per me vederlo sul set è stata una
doppia rivelazione: di lui come regista e di lui come persona. Ho
scoperto lati di papà che nella vita erano difficili da
individuare. Se nella vita mio padre era un uomo pigro, come i suoi
film, sul set era un’altra persona, molto attivo”.
E aggiunge, con nostalgia: ”Sul
set mio padre era felice, come un bambino in un negozio di
caramelle, si accendeva. Era il momento in cui riusciva a esprimere
ciò che aveva sognato e immaginato.”
Le tre versioni
Totalmente spersonalizzato e privo
di senso, il lavoro di Leone non ottiene successo
negli Stati Uniti. Fortunatamente, fuori dagli
States C’era una volta in America ha avuto la
gloria meritata. In ambito internazionale, il film è uscito in una
versione da 219 minuti che rispetta il plot pensato dal regista e
dagli sceneggiatori.
Dopo un primo montaggio,
Leone aveva considerato anche l’ipotesi di
pubblicare una versione da 6 ore, divisa in due parti: anche nel
film internazionale quindi, mancano numerose scene. Le
sequenze tagliate non sono state distrutte, ma sono state
conservate in modo piuttosto scarno, non doppiate e non montate,
fino al 2011. Con l’acquisto dei diritti del film per l’Italia da
parte dei figli del regista, C’era una volta in
America trova nuova vita: viene fatto restaurare dalla
Cineteca di Bologna e, grazie al restauro, vengono recuperati anche
26 minuti di girato presenti nel primissimo montaggio. Nel 2012
viene quindi presentato a Cannes l’extended
diector’s cut, un film lungo 246 minuti.
Le scene inedite
Al convegno tenuto in IULM si è parlato anche di queste scene
tagliate (e poi ricucite). Piero Neri Scaglione,
autore del libro Che fine hai fatto in questi anni, ha
presentato insieme a Massimo Rota,
giornalista critico cinematografico, sei sequenze inedite del film,
tratte dalla versione estesa. Tra queste, c’è l’incredibile scena
all’interno della cripta del cimitero, essenziale per capire il
senso del film. La sequenza permette infatti a Noodles di
scoprire che i corpi dei suoi amici sono stati spostati da qualcuno
a suo nome, una persona che conosce la sua identità.
Scaglione e
Rota fanno quindi luce sull’impresa del regista,
sulla maestosità del progetto e sull’enorme quantità di girato: si
è parlato, ironicamente, di 22 mila metri di pellicola.
”Leone diceva di avere parti della pellicola
anche sotto il suo letto”.
Le musiche di Ennio Morricone:
scheletro di C’era una volta in America
Non si può parlare del
film senza citare l’incredibile colonna sonora di Ennio Morricone. A raccontare della musica è
il compositore Alessandro De Rosa, autore del
libro Ennio Morricone. Inseguendo quel sogno.”Se
penso a C’era una volta in America penso
all’amicizia, al tradimento, all’amore, alla morte, alle memorie,
allo sgretorarsi come statue di sale”.
Il film, spiega De
Rosa, è costituito principalmente da temi musicali duali,
che creano conflitto dentro e fuori dal film. Un gioco di
dimensioni in cui le musiche esprimono ed esaltano concetti,
legittimando la storia. ”Anche tutti i personaggi sono animati
da una forza duale: sono poca cosa nel presente, ma stanno puntando
a qualcosa di più alto e più grande.”
I temi musicali del film
I temi che guidano C’era una
vita in America sono tre e sono temi musicali quanto
narrativi. Il tema dell’amicizia, che è quello
principale, il tema poverty, della povertà, e il
tema di Deborah, la musa, la donna irraggiungibile
per Noodles. Questi temi, nella lunga durata del film,
s’incastrano e mescolano tra loro, per dare senso e intensità.
Dice De
Rosa: ”La musica si sostituisce al dialogo. Entra
ed esce dal film, passa dalla dimensione dietetica a quella
extradiegetica.” Si passa dal flauto di pan suonato da
Cockeye, all’orchestra extradiegetica, alle note scordate
di un pianoforte. Tutto è estremamente evocativo. Il ricordo,
l’amicizia, la povertà e l’amore sono le emozioni che dominano il
film e la musica ne è la cassa di risonanza. La musica,
specialmente quella di Morricone, ha
potere ”La musica può guidare le azioni di un gruppo, può
coordinare i movimenti di camera, … è tra le persone che lavorano
al film.”
Tutti gli ospiti della
giornata
La cittadinanza e gli studenti hanno
potuto quindi interfacciassi con tante personalità legate a
C’era una volta in America: oltre ai personaggi
già nominati, sono intervenuti Steve Della Casa,
critico cinematografico e direttore del Torino Film
Festival, la costumista del film Gabriella
Pescucci, Scott Schutzman, l’interprete
del giovane Noodles e lo scrittore Paolo
Cognetti.
Il dialogo è stato ricco di passione
e senza dubbio arricchente per tutti i presenti. Gli aneddoti
curiosi e le nozioni più tecniche si sono susseguiti nel corso
della giornata, fornendo tanti spunti di riflessione per i cinefili
e generando curiosità per chi ancora non avesse visto il film.
Eventi come questo organizzato dall’Università
IULM permettono anche ai più giovani di scoprire e
riscoprire i capolavori del secolo scorso: speriamo che, per una
sera, qualche Noodles di oggi scelga di ”non andare a
letto presto” per guardare C’era una volta in
America.
Moon
Knight vede protagonisti Oscar Isaac, Ethan Hawke e May Calamawy.
Mohamed Diab e il team di Justin Benson &
Aaron Moorhead hanno diretto gli episodi. Jeremy
Slater è il capo sceneggiatore, mentre Kevin Feige, Louis D’Esposito,
Victoria Alonso, Brad Winderbaum, Mohamed Diab, Jeremy
Slater e Oscar Isaac sono gli executive
producer. Grant Curtis, Trevor Waterson e
Rebecca Kirsch sono i co-executive producer.
Marvel Studios Moon
Knight, è la nuova serie serie originale live-action
Marvel Studios che debutterà dal 30 marzo in
esclusiva su Disney+.
La serie segue Steven Grant, un tranquillo impiegato di un negozio
di souvenir, che viene colpito da vuoti di memoria e ricordi
provenienti da un’altra vita. Steven scopre di avere un disturbo
dissociativo dell’identità e di condividere il suo corpo con il
mercenario Marc Spector. Mentre i nemici di Steven/Marc si
avvicinano, i due devono indagare sulle loro identità complesse
mentre si spingono in un mistero mortale tra i potenti dei
dell’Egitto.
Moon
Knight vede protagonisti Oscar Isaac, Ethan Hawke e May Calamawy.
Mohamed Diab e il team di Justin Benson &
Aaron Moorhead hanno diretto gli episodi. Jeremy
Slater è il capo sceneggiatore, mentre Kevin
Feige, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad
Winderbaum, Mohamed Diab, Jeremy Slater e Oscar
Isaac sono gli executive producer. Grant Curtis,
Trevor Waterson e Rebecca Kirsch sono i
co-executive producer.
Dopo La mossa del pinguino (2013) e Il
permesso – 48 ore fuori, Claudio Amendola torna alla regia con I cassamortari. Amendola
mette in scena una black comedy
troppo assurda anche per far ridere. Il film vede come protagonisti
grandi volti della risata italiana – Lucia Ocone,
Massimo Ghini, Antonello Fassari
– e una guest star. Chi è al centro della vicenda? Un
cantante rock, interpretato da Piero Pelù, morto e
riesumato innumerevoli volte.
I cassamortari: l’agenzia funebre
dei fratelli Pasti
Giuseppe Pasti (Edoardo
Leo) è il direttore di un’agenzia di pompe funebri.
Alla sua morte, il business resta nelle mani dei quattro figli:
Giovanni (Massimo Ghini), avaro e
affabulatore, Maria (Lucia
Ocone), vera amante dei vedovi, Marco
(Gian Marco Tognazzi), tanatoesteta che non parla
coi vivi ma dialoga coi morti e il giovane Matteo
(Alessandro Sperduti), pessimo social media
manager dell’agenzia.
Il padre, tanto stimato ed elogiato,
ha in realtà lasciato ai figli non solo la sua attività, ma anche
un grosso debito con lo stato. Nel momento di crisi nera
dell’impresa, arriva ”in soccorso” la morte di una nota rockstar:
Gabriele Arcangelo (Piero Pelù). Il
cantante, amato dal pubblico per le sue campagne di
sensibilizzazione sulla droga e su altri problemi sociali, è in
realtà una persona orribile: drogato, ubriacone e scorbutico. Dalla
sua morte quindi, l’amante (Sonia Bergamasco) e la
figlia Celeste decidono di ottenere quanti più soldi
possibili: affidandosi ai Pasti, vogliono sfruttare la
fama del defunto. Per un funerale pubblico prima, per un
evento sui social poi, la salma di Gabriele viene più
volte riesumata. Ciò porta i ”cassamortari” a vivere un conflitto
interiore: meglio salvare l’azienda o rispettare il defunto?
Una trama fin troppo ricca e
aggrovigliata per una commedia
La trama de
I Cassamortari vuole includere di tutto e di
più. C’è la famiglia Pasti, fatta da cinque persone,
protagonista che domina la scena per metà film. C’è il cantante
Gabriele Arcangelo con la compagna/agente e la figlia
Celeste. Ci sono i clienti delle pompe funebri e i fan di
Arcangelo. Non si sa bene in quale modo, l’assurda storia
della famiglia di pompe funebri si incastra con quella di una
rockstar. I singoli episodi legati ai clienti dei Pasti,
storie strambe di vedovi santoni, funerali per cani e bare di
lusso, sono coloriti e occupano la prima parte del film. Fanno
sorridere per la stranezza ma, essendo marginali rispetto alla
storia dei Pasti, funzionano.
La vicenda di Gabriele
Arcangelo invece fa dire ”è veramente troppo”: tutto perde
di credibilità. L’esagerazione non fa nemmeno più ridere. Il morto
più volte truccato e usato come un bamboccio, la figlia
cattivissima e arrogante che sembra assetata di vendetta
post-mortem nei confronti del padre. Forse lasciare perdere qualche
dettaglio tragi-comico e puntare su una trama meglio strutturata
sarebbe stata una buona idea.
Tinte gotiche che diventano
kitsch
La scelta di
Amendola di ambientare un film seguendo il
leitmotiv della morte e dell’agenzia funebre è originale e ha del
potenziale, ma non sembra venire sfruttato nel migliore dei modi.
Gli stratagemmi adottati per rallegrare l’agenzia, per alleggerire
il tema creano un setting estremamente pacchiano: la sede
dell’impresa di pompe funebri non ha nulla di diverso da un grande
studio di avvocati e porta la storia dei Pasti sullo
stesso piano di quella di altre famiglie imprenditoriali italiane
in crisi, motivo preso e ripreso in tantissimi film e serie
italiane.
Tutte le peripezie legate a
Gabriele Arcangelo non fanno che aggiungere toni kitsch e
finti alla storia: la casa piena di oggetti appariscenti e animali
imbalsamati, il funerale pubblico a Cinecittà, il corpo
del morto messo in piedi come un bamboccio. In questo modo,
I cassamortari sdrammatizza sul tema della morte,
ma non risulta più credibile: si poteva far ridere – forse anche di
più – senza esasperare tutto così tanto.
Grandi attori e personaggi
macchiette per I Cassamortari
Il cast de I
Cassamortari non è indifferente: accanto a Piero
Pelù – che in realtà recita per poche scene ma che cura le
musiche del film, ci sono attori comici come Lucia
Ocone, Massimo Ghini, Gian Marco
Tognazzi. Si aggiungono anche Edoardo Leo e la sempre brava Sonia
Bergamasco. Con una parure di attori simili,
si potrebbero fare grandi cose, ma non è questo il caso. La maggior
parte dei personaggi del film sono stilizzati, hanno tratti forti
che non prevedono grandi variazioni nel corso dello
svolgimento.
Il conclusione, I
Cassamortari è un film leggero ma non troppo, divertente
ma non troppo e decisamente troppo kitsch.
Paolo Strippoli e
Francesco Russo, co-regista e protagonista di
A Classic Horror Story, sono trai vincitori di
Meno di Trenta
edizione 2022, rispettivamente con un premio speciale e con il
riconoscimento al miglior attore protagonista nella categoria
cinema. In occasione della premiazione nell’ambito del
Festival di Spello, ecco cosa hanno raccontato
della loro esperienza sul set del film Netflix.
A Classic Horror Story, una classica storia
dell’orrore, come suggerisce il titolo, un omaggio alla tradizione
di genere italiana che, partendo da riferimenti classici, arriva a
creare qualcosa di completamente nuovo. Il nuovo film Netflix,
prodotto da Colorado Film, sarà presentato in Concorso alla 67esima
edizione del Taormina Film Fest 2021, che si terrà dal 27 giugno al
3 luglio 2021. Il film sarà poi disponibile dal 14 luglio 2021 solo
su Netflix.
A Classic Horror Story è diretto da Roberto De
Feo e Paolo Strippoli, da una sceneggiatura di Lucio Besana,
Roberto De Feo, Paolo Strippoli, Milo Tissone, David Bellini, e
vede come protagonisti principali Matilda Lutz, Francesco Russo,
Peppino Mazzotta, Yulia Sobol, Will Merrick, Alida Baldari Calabria
e Cristina Donadio. Il film è stato girato interamente in Puglia e
a Roma, per 5 settimane di riprese.
Arriva in prima tv
lunedì 21 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema
4K, in streaming su NOW e disponibile on
demand anche in qualità 4K, Coda – I segni
del cuore.
Vincitore del Gran Premio della
Giuria, Premio del Pubblico, Premio Speciale per il cast e Premio
per la miglior regia nella sezione drama al Sundance 2021, in gara
agli Oscar 2022 con tre nomination tra cui quella per il miglior
film (le altre sono quelle per il miglior attore non protagonista
per Troy Kotsur e la migliore sceneggiatura non originale),
Coda – I
segni del cuore è il remake del pluripremiato film
francese La Famiglia Belier. Emozionante ed ironico,
irriverente e al contempo edificante, il film è scritto e diretto
da Sian Heder (Tallulah, Little America), e vede nel cast
attori sordi e udenti, tra cui il premio Oscar Marlee Matlin
(Figli di un dio minore), Emilia Jones, Eugenio Derbez,
Troy Kotsur, Daniel Durant.
Coda – I segni del
cuore è uno dei cinque titoli in concorso
quest’anno agli Oscar che nel mese di marzo
arriveranno in prima tv sui canali Sky Cinema, in
attesa della cerimonia di premiazione della 94ª edizione
degli Academy Awards , che dalle 00.15 della notte
tra domenica 27 e lunedì 28 marzo sarà in diretta su
Sky e in streaming su NOW.
In Coda – I segni
del cuore la giovane protagonista Ruby (Emilia
Jones) è l’unica persona udente nella sua famiglia (L’acronimo CODA
sta per Child of Deaf Adults, ovvero bambino in una famiglia di non
udenti). La diciasettenne, prima di entrare a scuola, nelle prime
ore del mattino, lavora sulla barca di famiglia per aiutare suo
fratello (Daniel Durrant) e i suoi genitori (Marlee Matlin e Troy
Kotsur) nell’attività di pesca sulla costa del Massachusetts. Da
quando la giovane ragazza è entrata a far parte del coro della
scuola, scopre di avere una smodata passione per il canto. Il suo
maestro Bernardo (Eugenio Derbez) crede ci sia qualcosa di speciale
nella giovane adolescente e la spinge a considerare una prestigiosa
scuola di musica per il suo futuro. Ruby si troverà davanti a un
bivio: abbandonare i suoi adorati genitori per seguire il suo più
grande sogno o continuare ad aiutare la sua famiglia.
A partire dal 12 aprile
arriva in Home Video Spider-Man:
No Way Home di Jon Watts, il
cinecomic più atteso dell’anno e campione d’incassi ai botteghini
di tutto il mondo. Considerato uno dei film Marvel migliori di sempre, l’ultimo
capitolo con protagonista l’Uomo Ragno sarà disponibile nei formati
DVD, Blu-Ray, 4K Ultra HD (con doppio disco 4K+Blu-ray) e una
Steelbook da collezione sempre con doppio disco 4K+Blu-ray. Tutte
le edizioni conterranno come gadget esclusivo una calamita da
collezione, mentre quelle Blu-ray, 4K e Steelbook saranno
arricchite anche da oltre 80 minuti di contenuti extra, tra cui
easter egg, errori sul set e tantissime curiosità sullo
spider-verse.
In questo nuovo capitolo
la star Tom
Holland torna nei panni dell’amichevole Supereroe di
quartiere dell’Universo Cinematografico Marvel in una super
produzione che riunisce oltre vent’anni di storie, insieme alla
magnetica
Zendaya nel ruolo di Michelle “MJ” Jones-Watson e
l’iconico Benedict Cumberbatch in quelli dello stregone
supremo Doctor Strange. Il regista Jon Watts, già
dietro la macchina da presa di Spider-Man:
Homecoming e Spider-Man: Far From
Home, dopo le incursioni nelle capitali europee del film
precedente sposta l’azione nel Multiverso.
Per la prima volta nella
storia cinematografica viene rivelata l’identità dell’Uomo Ragno,
portando le sue responsabilità di Supereroe in conflitto con la sua
vita normale e mettendo a rischio le persone a cui tiene di più.
Quando chiede l’aiuto del Doctor Strange per ripristinare il suo
segreto, l’incantesimo squarcia un buco nel loro mondo, liberando i
cattivi più potenti che l’Uomo Ragno abbia mai dovuto combattere in
qualsiasi universo. Ora Peter Parker dovrà superare la sua più
grande sfida, che non solo altererà per sempre il suo futuro, ma
anche il futuro del Multiverso.