Il pubblico del MCU insiste a proporre John Krasinski come protagonista del reboot
dei Fantastici
Quattro nelle vesti di Reed
Richards. Di seguito ecco una nuova fan-art molto
realistica del leader della prima famiglia Marvel:
Julie Andrews è
un’attrice che ha incantato il mondo con la sua voce e con il suo
talento, sapendo scegliere film e ruoli iconici che le hanno dato
risalto e le hanno dato modo di mostrare tutte le sue qualità.
Tra teatro, cinema e musica,
l’attrice britannica ha sempre lavorato sodo per costruirsi una
carriera solida e, ancora oggi, mantiene viva quella passione per
la recitazione che l’accompagna sin dalla più tenera età.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Julie Andrews.
Julie Andrews: i suoi film
1. Ha recitato in grandi
capolavori.. La carriera recitativa di Julie Andrews
inizia sin da bambina e, dopo diverse esperienze teatrali, debutta
in televisione grazie alle serie Ford Star Jubilee (1956)
e continuando con Cinderella (1957) e The Garry Moore
Show (1962), per poi approdare sul grande schermo grazie a
Mary Poppins (1964). Dopo questo film, la sua carriera
cinematografica si sviluppa con Tutti insieme
appassionatamente (1965), Il sipario strappato
(1966), La pantera rosa sfida l’ispettore Clouseau (1976),
S.O.B. (1981) e Victor Victoria (1982).
Successivamente lavora in Cin cin (1992), Pretty
Princess (2001), con Anne Hathaway,
Insieme per caso (2002), Principe azzurro cercasi
(2004), mentre appare l’ultima volta in L’acchiappadenti
(2010). Parallelamente ha continuato a lavorare per la televisione,
con le serie Julie (1992), The Wonderful World of
Disney (2003) e Julie’s Greenroom (2017).
2. Non solo attrice, ma
anche doppiatrice, sceneggiatrice e produttrice. Nel corso
della sua lunghissima ed intensa carriera, Julie Andrews si è
sempre lasciata trasportare dal mondo del doppiaggio, prestando la
propria voce per i film La rosa di Bagdad (1949),
Sherk2 (2004), Shrek Terzo (2007),
Come d’incanto (2007), Shrek e vissero felici e
contenti (2010), Cattivissimo Me (2010)
e Cattivissimo Me 3
(2017). In quanto sceneggiatrice e produttrice, l’attrice ha
lavorato alla sua serie tv Julie’s Greenroom.
Julie Andrews è Mary Poppins
3. Avrebbe potuto non
interpretare il ruolo. Quando Walt Disney
contattò Julie Andrews per interpretare il ruolo di Mary
Poppins, l’attrice stava per rifiutarlo poiché era in
trattative per diventare la protagonista dell’adattamento
cinematografico di My Fair Lady, di cui era diventata la
star nella realizzazione teatrale. Disney era così determinato a
volerla che avrebbe persino posticipato le riprese del suo film, ma
non ce ne fu bisogno: infatti, per My Fair Lady venne
scritturata Audrey Hepburn
e, quindi, la Andrews accettò la parte della bambinaia più famosa
del mondo.
4. Non è voluta apparire nel
sequel. Quando si è parlato di un suo cameo in Il ritorno di Mary
Poppins, Julie Andrews ha messo subito le cose in chiaro,
esprimendo la volontà non di non apparire per nessuna ragione. I
motivi sono chiari e lo stesso regista, Rob
Marshall ha dichiarato: “Julie è stata incredibilmente
gentile e abbiamo parlato di un cameo in una maniera molto
generale, ma ha messo le cose in chiaro da subito. Ha detto “Questa
è la Mary di Emily [Blunt],
ed è quello che voglio vedere, non voglio che la gente aspetti la
mia apparizione. Voglio davvero che lei prenda il ruolo perché è
sempre brillante””.
Julie Andrews: chi è suo
marito
5. È stata sposata con Blake
Edwards. Se si cerca una delle coppie dello star system
più longeve, la si può trovare in quella composta da Julie Andrews
e Blake Edwards.
L’attrice e il regista, infatti, si sono sposati nel novembre del
1969, rimanendo sempre uniti fino alla morte di lui, avvenuta il 15
dicembre del 2010. I due hanno adottato due bambine provenienti dal
Vietnam, Amy (nata nel 1974) e
Joanna (nata l’anno successivo). Prima di
incontrare e sposare Blake Edwards, Julie Andrews si era già
sposata con Tony Walton, uno scenografo e
costumista. Dalla loro unione è nata, nel 1962, la figlia
Emma Walton Hamilton. In seguito, i due hanno
deciso di divorziare nel novembre del 1967.
Julie Andrews in Tutti insieme
appassionatamente
6. Stava per rinunciare al
ruolo. Nel 1965 la Andrews interpreta il ruolo che segnerà
la sua consacrazione al cinema: Maria, protagonista di Tutti
insieme appassionatamente (titolo italiano di The Sound of
Music. L’attrice, poi candidata all’Oscar per questo suo
ruolo, stava inizialmente per rinunciarvi, temendo che fosse troppo
simile a quello appena interpretato in Mary Poppins.
Fortunatamente, il regista, che la considerava l’unica scelta
possibile per il ruolo di Maria, riuscì a farle cambiare idea e la
Andrews trovò così un nuovo ruolo con cui distinguersi.
Julie Andrews in
Aquaman
7. Ha avuto un cameo
vocale. Nel film del 2018 Aquaman, dedicato al
celebre supereroe della DC interpretato da Jason Momoa,
l’attrice ha avuto un piccolo cameo vocale nei panni di Karathen,
un mitico leviatano e custode del Tridente di Atlan che si allea
con Aquaman. Naturalmente, è possibile sentire la voce della
Andrews soltanto nella versione in lingua inglese del film.
Julie Andrews in Bridgerton
8. È la narratrice della
serie. Nella popolarissima serie Netflix
Bridgerton, l’attrice ricoper il ruolo di Lady
Whistledown, ma non compare mai in scena. La Andrews, infatti, non
è che la voce narrante della serie, che si può ascoltare nel corso
di tutti gli 8 episodi. Proprio per la sua performance, l’attrice
ha ricevuto una nomination agli Emmy Awards come miglior doppiaggio
di un personaggio.
Julie Andrews premiata a
Venezia
9. Ha ricevuto il Leone
d’Oro alla carriera. Alla Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia del 2019, l’attrice è stata invitata a
ricevere il prestigioso Leone d’Oro alla carriera. Un
riconoscimento che la Andrews ha ricevuto in qualità di vera e
propria leggenda vivente della recitazione, ricordata tanto per le
sue memorabili interpretazioni quanto per il suo valore a tutto
tondo nell’ambito della recitazione e dello spettacolo.
Julie Andrews: oggi
10. Ha nuovi progetti da
doppiattrice in arrivo. Ad oggi, all’età di 86 anni, la
Andrews continua a svolgere diverse attività nel mondo dello
spettacolo, anche se la sua ultima apparizione in carne ed ossa
risale al 2017. Da quel momento l’attrice si è concentrata sul
doppiaggio e anche i suoi prossimi due progetti prevedono soltanto
una sua partecipazione vocale. Si tratta del film The King’s
Daughter, interpretato da Kaya Scodelario
e Pierce Brosnan,
dove sarà la narratrice, e Minions 2 – Come Gru diventa
cattivissimo, dove riprende il personaggio di Marlena Gru,
madre del celebre protagonista.
James
Gunn è stato intervistato da Collider in merito ai
suoi numerosi progetti futuri, e tra questi c’è ovviamente anche
Guardiani
della Galassia Vol. 3. Gunn ha condiviso alcune delle
differenze tra la realizzazione di un film Marvel ad alto budget, come
Guardiani della Galassia, e uno show televisivo leggermente più
piccolo come Peacemaker. Il regista/sceneggiatore ha detto che una
cosa che non cambia è quanto deve essere consapevole del budget.
Gunn ha affermato che anche se avesse $ 500 milioni, sarebbero
comunque sufficienti per realizzare Guardiani
della Galassia Vol. 3 come lo vuole!
“Penso in modo innato al budget
mentre scrivo, sempre. Anche qualcosa con un budget così alto come
Guardiani della Galassia Vol. 3, è comunque una sfida per adattarlo
al budget perché vuoi che sia comunque un film di mezzo miliardo di
dollari. Se avessi mezzo miliardo di dollari, potrei fare un film
molto vicino a quello che voglio. Ecco quanto è difficile. Devo
sempre pensare al budget e fare concessioni a causa del budget, ma
spesso questo vincolo porta a cose buone. Spesso sei costretto a
ripensare a qualcosa e devi trovare una soluzione
creativa”.
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema, gratis,
Takeaway, il nuovo film di Renzo
Carbonera con l’ultima apparizione cinematografica di
Libero De Rienzo. Nel cast ci sono anche
Carlotta Antonelli, Primo Reggiani e
Paolo Calabresi.
Ecco le città in cui sarà possibile partecipare alle
anteprime:
ROMA – Cinema MIGNON – 30 inviti (60 biglietti)
NAPOLI – Cinema MODERNISSIMO – 20 inviti (40
biglietti)
TORINO – Cinema GREENWICH – 10 inviti (20
biglietti)
MILANO – Cinema CENTRALE – 5 inviti (10 biglietti)
BOLOGNA – Cinema ODEON – 20 inviti (40 biglietti)
I biglietti saranno validi per qualsiasi spettacolo di
giovedì 20, venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 gennaio
p.v. e potranno essere richiesti, fino ad esaurimento,
inviando una email a [email protected] in
cui andranno specificati il giorno in cui si intende
utilizzare i biglietti e un secondo giorno alternativo nel
caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di
posto.
I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla
cassa dei cinema presentando la email di conferma ricevuta
unitamente ad un documento di identità ed al Green
Pass.
Guarda il trailer di Takeaway
La trama di Takeaway
Siamo nel 2008, agli albori della grande
crisi finanziaria globale. Maria (Carlotta
Antonelli) è un’atleta, una marciatrice. L’orgoglio di
papà (Paolo Calabresi), che vorrebbe vederla
coronare un sogno di successo. La mamma (Anna
Ferruzzo), invece, è più scettica, sebbene Johnny
(Libero De Rienzo), compagno della ragazza, che ha
quasi il doppio dei suoi anni, sappia come tenere vivo il sogno di
Maria e dei suoi genitori. Per questo motivo Johnny ha il frigo
pieno di boccette, avendo aiutato molti giovani con sostanze
illegali, nel suo passato da preparatore atletico. Tom
(Primo Reggiani) è uno di questi e sta cercando
Johnny, ritenendolo responsabile del fatto che il doping gli ha
rovinato carriera e salute. Ma i piani di vendetta di Tom si
infrangono quando lui e Maria iniziano una relazione e i dubbi di
lei crescono, come una febbre incontrollabile.
Torna con l’attesissima seconda
stagione Euphoria,
la premiata serie HBO firmata Sam Levinson con Zendaya. I nuovi episodi, su Sky e
NOW in versione originale in contemporanea con gli U.S.
dal 10 gennaio, debutteranno in versione doppiata in italiano
domani, 17 gennaio alle 23.15 su Sky Atlantic e in streaming su
NOW. A seguire, il secondo episodio in lingua originale
sottotitolato, disponibile in contemporanea assoluta rispetto alla
messa in onda di HBO.
Acclamato ritratto a luci al neon
della Generazione Z americana, raccontata in maniera molto cruda e
senza filtri, la serie è un vero cult vincitore di 3 Primetime Emmy
Awards – fra cui quello per la sua protagonista, Zendaya – che ha ridefinito completamente un
genere, il teen drama, mai prima di Euphoriadeclinato
con lo stesso coraggio.
Tra le giovani vite che si intrecciano nella città di East
Highland, California, la diciassettenne Rue (Zendaya)
lotta per trovare la forza di resistere alle pressioni derivate
dall’amore, dalla perdita e dalla dipendenza.
Euphoria 2, la trama
In otto episodi prodotti, scritti e
diretti da Sam Levinson, la nuova stagione di
Euphoria vedrà
il ritorno di Zendaya e del cast della prima stagione e
diversi nuovi ingressi. Nel cast dei nuovi episodi Zendaya, Hunter
Schafer, Nika King, Eric Dane, Angus Cloud, Jacob Elordi, Algee
Smith, Sydney Sweeney, Alexa Demie, Barbie Ferreira, Maude Apatow,
Javon Walton, Dominic Fike, Storm Reid e Austin Abrams. Alla
colonna sonora ancora Labrinth, già dietro all’enorme successo
della selezione musicale della prima stagione.
Creatore e sceneggiatore, Sam
Levinson è anche produttore esecutivo; produttori esecutivi sono
Ravi Nandan, Kevin Turen, Will Greenfield, Drake, Adel “Future”
Nur, Zendaya, Hadas Mozes Lichtenstein, Ron Leshem, Daphna Levin;
fra i produttori Kenneth Yu; coproduttori sono Ashley Levinson,
Harrison Kreiss e Julio Perez. Prodotta in partnership con A24 e
basata sull’omonima serie israeliana create da Ron Leshem e Daphna
Levin.
La Sony torna con
un nuovo capitolo: Hotel Transylvania 4 –
Uno scambio mostruoso. Disponibile su Amazon Prime Video dal 14 gennaio, il
film d’animazione mostra le rocambolesche avventure del conte
Drac, dei suoi amici mostri in un luogo tutt’altro che
lugubre: una foresta tropicale e, per molti aspetti, simile a
quella paradisiaca di Up.
Hotel Transilvania 4: la trama
In occasione del 125° anniversario
della sua attività, l’Hotel
Transylvania, Drac vorrebbe annunciare il suo
pensionamento. Nonostante sia pronto a lasciare in eredità
l’albergo per mostri alla figlia Mavis, teme che il
genero Johnny, umano e inesperto, possa rovinare
tutto il suo mondo, costruito con fatica. Johnny sa bene
di essere diverso dagli altri membri della famiglia e di non godere
di un’ottima considerazione da parte del suocero. Per risolvere il
problema, l’umano si affida ad una nuova invenzione dello
scienziato Van Helsing: un raggio in grado di
trasformare gli umani in mostri e viceversa.
La mutazione di Johnny in
una specie di mostro di Loch Ness è però solo il primo passo di una
serie di sconvolgimenti. Tra gli altri, anche Drac da
vampiro diventa umano. Nel tentativo di risolvere la magia prima
che Mavis scopra il misfatto, padre e figlio acquisito
partono per una spedizione in Amazzonia, non senza difficoltà…
Divertimento e capitomboli
Alla regia di Hotel
Transylvania 4 non c’è più Genndy
Tartakovsky, che passa alla produzione e alla
sceneggiatura. La sua presenza nella scrittura si sente: la storia
del quarto capitolo è in continuità con
quelle precedenti e riesce a mantenere i temi e l’umorismo
tipici della saga, senza però apparire ripetitiva. I registi
Derek Drymon e Jennifer
Kluska sanno come muovere i personaggi sulla scena. Buona
parte della magia del film è data infatti dalle acrobazie e dalle
fisicità dei mostri.
In Hotel Transylvania
4 si ritrovano tanti tratti del cinema delle
origini. Nel castello, in Drac e in altri
personaggi si vedono le tracce del Conte Dracula
di Bram Stoker e di quel cinema muto di
Murnau, spaventoso e teatrale, che ha dato corpo
al
genere horror. Drac è spettrale, inquietante come il
suo hotel gotico: la sua silhouette è essenziale nel definire il
personaggio.
Inoltre, i salti, i capitomboli, le
acrobazie che vediamo in Hotel Transylvania
4 non sono diversi da quelli di
Chaplin o di Keaton nei film
comici delle origini. Per non parlare del citazionismo contenuto
nella varietà di soggetti rappresentati: sono tanti e deformi, come
i freaks di Tod
Browning, potenzialmente spaventosi ma incredibilmente
teneri e simpatici.
L’incanto
dell’animazione
Nonostante Hotel
Transylvania 4 tratti temi e personaggi sfruttatissimi dal
cinema, si conferma l’ennesimo capitolo apprezzabile della saga,
destinato ad avere grande successo. Hotel
Transylvania, per i personaggi e per lo stile adottato,
sfida non soltanto un intero genere, ma grandi titoli e registi che
l’hanno maneggiato nell’animazione. Tra gli altri, viene in mente
Tim Burton con i suoi La Sposa Cadavere o
Frankenweenie.
Ancora una volta, la bellezza
dell’animazione di Hotel Transylvania conquista ed
incanta. La cura dei dettagli di sempre si unisce ad un lavoro sui
colori estremamente espressivo. Il contrasto tra l’ambiente
dell’hotel, più lugubre e tenebroso, e la foresta tropicale
dell’Amazzonia è un colpo d’occhio. L’esplosione dei colori invade
la scena e non può che catturare l’attenzione.
Hotel Transylvania 4 e Up: una
somiglianza non indifferente
Guardando il film, non si può non
pensare ad Up
e al viaggio di Carl e del boy-scout Russell.Drac-umano, in tenuta da trekking e dotato di zaino
escursionistico, si trascina stanco negli ambienti tropicali
insieme ad un giovane ed entusiasta Johnny-mostro. Oltre
alla somiglianza dei protagonisti, le ambientazioni paradisiache
tra le nuvole e la presenza di un dirigibile anche in Hotel
Transylvania 4 fanno pensare troppo spesso al film
Pixar. Similitudini non trascurabili e forse un
po’ troppo esplicite.
Tradizione e modernità
Buona parte del divertimento di
Hotel
Transylvania 4 è dato dalla associazione tra il
mondo dei mostri e la modernità. Dal linguaggio ai gadget
tecnologici, i personaggi si muovono nella loro paradossale realtà
in modo simile a noi: con uno smartphone in tasca e utilizzando il
navigatore. Infine, le battute fresche e divertenti per ogni fascia
di età sono da sole un motivo per guardare Hotel
Transylvania 4.
Il regista danese
Thomas Vinterberg si è
negli anni affermato come uno dei maggiori autori cinematografici
europei attualmente in attività. Con gli ultimi suoi film,
come Il sospetto, Kursk e Un altro giro, ha
guadagnato sempre più onori fino ad essere attualmente nominato
come miglior regista ai premi Oscar. Tra i suoi titoli più
apprezzati si colloca anche Via dalla pazza
folla, diretto nel 2015 e basato sull’omonimo romanzo
dello scrittore britannico Thomas Hardy. Da qui
prende dunque un dramma in costume, all’interno del quale si
ritrovano però sentimenti e tematiche universali, che ancora oggi
riescono a raccontare l’essere umano e i suoi tormenti.
Il film, scritto da David
Nicholls, è il quarto adattamento cinematografico del
romanzo. Vinterberg ha però apportato il suo personale tocco alla
vicenda, rielaborando alcune scene e aggiungendone di nuove che
permettono di approfondire determinate tematiche. Per lui si è
trattato inoltre del secondo film in lingua inglese dopo Dear
Wendy, del 2005. Al momento della sua uscita, Via dalla
pazza folla si è poi affermato come un nuovo successo per il
danese. Non solo il film ha riscontrato buoni incassi in tutto il
mondo, ma ha anche ricevuto grandi lodi da parte della critica, che
lo indica come il miglior adattamento del romanzo.
Sono infatti tanti gli elementi che
impreziosiscono il film, dalla regia di Vinterberg al cast di
grandi attori, dalle ricostruzioni storiche agli struggenti e
appassionanti temi. Per tutti gli amanti del genere, si tratta di
un’opera decisamente imperdibile. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Via dalla pazza folla: la
trama del film
La vicenda si svolge in Inghilterra,
in piena epoca vittoriana. Protagonista del film è la giovane
orfana Bathsheba Everdene, la quale si trova ad
ereditare la fattoria del defunto zio. Rimboccandosi le maniche, la
giovane non si perde d’animo e riesce a sfruttare quell’occasione
per diventare economicamente indipendente. Così facendo, però,
attira su di sé le attenzioni di tre pretendenti, i quali da subito
manifestano il grande desiderio di sposarla. Il primo di questi è
Gabriel Oak, il quale dopo essere caduto in rovina
svolge ora alcuni impieghi proprio presso i possedimenti di
Bathsheba.
Il secondo corteggiatore è invece
William Boldwood, ricco scapolo i cui possedimenti
confinano con quelli della protagonista. Entrambi gli uomini si
propongono alla giovane, che però rifiuta poiché non si sente
adatta per il matrimonio, a causa del suo carattere dirompente.
L’unico che riesce però a convincerla a dar vita ad un matrimonio è
l’attraente soldato Frank Troy. Ben presto, però,
la donna si troverà a dover fare i conti con aspetti del neo marito
che non immaginava. Ciò la porterà a riconsiderare l’amore che
credeva di provare, e a confonderle ancor di più le idee vi sarà la
presenza continua di Oak e Boldwood.
Via dalla pazza folla: il
cast del film
Per scegliere l’attrice giusta per
il ruolo di Bathsheba Everdene sono bastate a Vinterberg dieci
pagine di sceneggiatura. Dopo aver letto queste, infatti, si rese
conto che l’unica interprete in grado di dar vita alla sensibilità
della protagonista sarebbe stata Carey Mulligan.
Attratta dalla forza del personaggio, questa si disse da subito
disponibile a partecipare al progetto. La sua interpretazione è
stata poi particolarmente apprezzata e giudicata come la migliore
tra quelle dei vari adattamenti del romanzo. Accanto a lei, nei
panni del pretendente William Boldwood vi è invece il noto attore
Michael Sheen, mentre il soldato Frank Troy ha il
volto di Tom Sturridge.
Per il personaggio di Gabriel Oak,
da Vinterberg giudicato importantissimo, si ricercò a lungo il
giusto interprete. Fu soltanto dopo che la Mulligan vide
Matthias Schoenaerts recitare in Un sapore di ruggine e ossa
che espresse il desiderio di recitare con lui. Vinterberg incontrò
così l’attore belga, rimanendo impressionato dalla sua sincerità e
dalla sua conoscenza del personaggio. Infine, sono presenti anche
le attrici Juno Temple nei panni di
Fanny Robin e Jessica Barden in quelli
di Liddy. Tutto il cast, inoltre, si è sottoposto a diverse
attività per apprendere la vita da fattoria. Schoenaerts, in
particolare, ha imparato quanto c’era da sapere sulle pecore, dal
come tosarle a come lavarle.
Via dalla pazza folla: il
finale, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Nell’approcciarsi all’adattamento
del romanzo, Vinterberg era inizialmente intenzionato a cambiare il
finale del racconto. Come da lui dichiarato, il suo desiderio era
di far salire Oak sulla nave che lo avrebbe portato in America,
separandolo dunque irreparabilmente da Bathsheba. I produttori si
opposero però a questo cambiamento, e il regista comprese di non
poter stravolgere fino a quel punto il racconto. Ha tuttavia reso
il finale molto più complesso, facendo sì che entrambi i personaggi
si guadagnassero il loro ricongiungimento, comprendendo
l’importanza della devozione che provavano l’un l’altro. Attraverso
la conclusione realizzata, Vinterberg ha così potuto mostrare come
essere indipendenti non significa non lasciarsi andare
all’amore.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Via dalla pazza
folla è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e
Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
15 aprile alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Ecco la prima foto
ufficiale di Leslie Grace nei panni di
Batgirl, protagonista del film dedicato al
personaggio dei fumetti DC attualmente in lavorazione e destinato
alla distribuzione in streaming.
È stato annunciato che Leslie Grace
interpreterà Batgirl. Il suo precedente ruolo
cinematografico è stato nell’adattamento della WB di In the
Heights, acclamato dalla critica. Mentre la trama di
Batgirl è ancora nascosta, il film vedrà
J.K. Simmons torna
nel ruolo del commissario Gordon, visto l’ultima volta in
Justice League di Zack Snyder.
Jacob Scipio partecipa al film in un ruolo non
rivelato e Brendan Fraser
interpreta il cattivo Garfield Lynns, noto anche come
Firefly.
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”.
Una tendenza piuttosto nota a tutti
dell’industria cinematografica e televisiva (ma non solo) è quella
ben comprensibile di puntare fortemente su quei contenuti, generi e
caratteristiche di maggior successo. L’impatto avuto dalla serie
Netflix La casa di carta ha ad esempio
dato vita a diversi altri titoli spagnoli come Elité, Sky Rojo e Vis a Vis, quest’ultima
cancellata dopo due stagioni e poi salvata proprio grazie a questo
nascente fenomeno. Ricca di adrenalina e pathos, queste serie hanno
incontrato il favore di un pubblico sempre più ampio. Se Netflix ha
avuto per un po’ l’esclusiva a riguardo, ora anche le altre
piattaforme si stanno aprendo a questo filone e tra queste vi è
STARZPLAY, che è pronta a lanciare la serie
Express.
Si tratta del primo titolo in
lingua spagnola prodotto e distribuito dalla piattaforma, curato da
Iván Escobar,
già celebre per essere stato uno degli autori proprio di Vis a
Vis. Disponibile dal 16 gennaio sulla piattaforma, questa
nuova serie racconta la storia di una psicologa criminale, Barbara
(Maggie
Civantos), e della sua famiglia, vittima di un
rapimento lampo: una terrificante forma di estorsione che si sta
diffondendo in tutto il mondo e, nella maggior parte dei casi,
finisce con un omicidio violento. Salvatasi dal suo rapimento,
Barbara lavora ora come negoziatrice in casi simili al suo, con
l’obiettivo principale di capire perché è stata rapita e scoprire
le persone che hanno distrutto la sua vita e la sua famiglia.
Sembra di star diventando il Messico
Nell’immaginario collettivo,
purtroppo, il Messico è spesso identificato come il paese dove si
verificano quotidianamente sequestri di persona. Sono innumerevoli
i titoli che affrontano questa diffusa problematica. Naturalmente,
questo genere di eventi non si verificano esclusivamente lì, ma
anzi negli ultimi anni il rapimento è divenuta una pratica diffusa
in ogni parte del mondo. Express, ambientata in Spagna,
punta a dimostrare proprio questo (senza mancare di far pronunciare
ad uno dei protagonisti la battuta: “sembra di star diventando
il Messico”). La storia, inoltre, è dichiaratamente ambientata
in un contesto post-pandemico, con un divario tra classi sociali
ampliatosi sempre di più e identificato come uno dei motivi della
crescente ondata di rapimenti.
Se il gruppo di protagonisti di
La casa di carta aveva l’obiettivo di
effettuare delle colossali rapine ai luoghi del potere economico, i
personaggi di Express hanno invece l’obiettivo di
risolvere casi di rapimento. Pur con obiettivi diversi, i due team
presentano caratteristiche molto comuni, con i membri di
Express che ricalcano grossomodo alcuni dei protagonisti
di La casa di carta. Altrettanto simile è la gestione del
ritmo, più o meno accelerato in base a se si sta svolgendo un caso
o raccontando il dramma dei protagonisti. La serie di Starzplay,
dunque, potrebbe ad un primo impatto sembrare una copia di quella
Netflix (e in parte, come spiegato in apertura,
vuole esserlo).
La differenza piuttosto
interessante che Express porta avanti, tuttavia, sta nel
suo essere strutturata per avere una narrazione verticale, dove
ogni singolo episodio corrisponde ad un nuovo caso da risolvere.
Non mancano ovviamente elementi che vengono riproposti nel corso
dei vari episodi e che si presume saranno decisivi al momento del
finale, ma rispetto ai suoi simili la struttura di Express
è una differenza che potrebbe rappresentare la sua fortuna.
Proporre di episodio in episodio nuove situazioni potrebbe infatti
sostenere l’attenzione dello spettatore, purché le cose riescano ad
evolvere nel modo giusto.
Express: la recensione della serie
Con la visione dei primi quattro
episodi della serie, disponibili su Starzplay ogni domenica, si
riesce ad intuire il potenziale di Express, pur se
questo rimane grossomodo ancora inespresso. I personaggi di cui
Barbara si circonda sono infatti ancora poco più che degli
stereotipi, cosa utile per comprenderne l’indole ma bisognosa poi
di essere sviluppata in qualcosa di più originale. La stessa
protagonista, d’altronde, pur se maggiormente approfondita e con la
quale è più facile empatizzare, non sembra ancora aver tirato fuori
le sue carte vincenti. In generale,
dunque, Express sembra dai suoi primi episodi
aver ben pochi elementi su cui puntare per poter aspirare al
successo dei suoi simili. Il fatto di trattare dinamiche reali è
certamente un elemento d’interesse, purché la loro messa in scena
si faccia più accattivante di quanto appare essere in questi primi
episodi.
Torna l’appuntamento con le
commedie a tinte gialle de I delitti del Barlume,
la produzione Sky
Original coprodotta con Palomar,
diretta da Roan Johnson. La prima delle due nuove
storie “Compro Oro” è tratta dal mondo del BarLume di Marco
Malvaldi earriverà lunedì
17 gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Uno. Lunedì 24
gennaio il secondo appuntamento con “A BOCCE
FERME” liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Marco
Malvaldi. Entrambi disponibilion demand
su Sky e in streaming NOW.
Nel cast tornano gli storici
personaggi che hanno reso famoso il BarLume: Filippo Timi veste ancora i panni del barista
investigatore Massimo Viviani, Lucia
Mascino quelli del Commissario Fusco, i “vecchini”
Alessandro Benvenuti (Emo), Marcello
Marziali (Gino), Atos Davini (Pilade),
Massimo Paganelli (Aldo), mentre Enrica
Guidi è la barista Tizi, Stefano Fresi è Beppe Battaglia, fratellastro
di Massimo e Corrado Guzzanti è Paolo Pasquali,
truffaldino assicuratore di origini venete.
I delitti del Barlume:
Compro Oro, la trama
Nella prima delle due nuove storie,
Compro Oro, dopo la strampalata idea di
chiedere alla Tizi di sposarlo, il Viviani si ritrova a mendicare
un posto dove dormire e a dover restituire l’anello della proposta.
Ma quando Massimo arriva al Compro Oro, il gioielliere è steso a
terra in una pozza di sangue. La Fusco e la sua squadra di
poliziotti cercheranno di risolvere il caso, supervisionati da
lontano dal capo della Polizia Tassone. Ad aiutarli ci sarà il
Viviani che, tenendo gli occhi puntati sulla Tizi e Beppe,
osserverà anche Emo e la coppia di Italoamericani che chiedono di
lui.
Nel visual ufficiale della prima
storia, realizzato dal noto fumettista, Giacomo
Bevilacqua, Massimo, La Fusco, La Tizi e Beppe sono
rappresentati come figure delle carte da gioco. Sullo sfondo Paolo
Pasquali, il personaggio interpretato da Corrado Guzzanti e “i
vecchini” seduti a un tavolo impegnati in una partita a
briscola
I delitti del
Barlume è una produzione Sky Original, in coproduzione con
Palomar, scritta da Roan Johnson, Davide Lantieri, Ottavia Madeddu
e Carlotta Massimi. La regia è di Roan Johnson
Man mano che il MCU
continua ad espandersi, sempre più personaggi tendono ad assumere
ruoli ricorrenti e il tempo che passano sullo schermo permette di
approfondire ulteriormente le loro psicologie, dando vita a cast
corali, non incentrati esclusivamente sulla figura dell’eroe e del
villain.
Tuttavia, alcuni di questi
personaggi sono apparsi in un’unica occasione, facendo il loro
debutto solo per non essere poi più visti, con tanto di inesplorato
e non detto. Queste apparizioni “una tantum” riguardano più che
altro i personaggi di film del MCU,
piuttosto che delle serie: scopriamo insieme a chi ci stiamo
riferendo.
1Adrian Toomes / Avvoltoio
Il
primo cattivo che l’Uomo Ragno del MCU deve affrontare,
l’Avvoltoio, è apparso come padre di Liz in
Spider-Man: Homecoming, e lo abbiamo visto finire
in prigione nel finale del film.
In
una svolta forse inaspettata degli eventi, la gratitudine del
personaggio per essere stato risparmiato da
Spider-Man ha fatto sì che non rivelasse
l’identità segreta dell’adolescente ai suoi compagni di detenzione.
Dati gli eventi di Spider-Man: No Way Home però,
l’Avvoltoio potrebbe ora potenzialmente tornare
senza avere questo senso del dovere nei confronti dell’eroe,
mostrando ancora di più la crudeltà del personaggio.
Henry Cavill è uno
degli attori più brillanti del cinema contemporaneo e della sua
generazione. Conosciuto per lo più per aver dato vita al
personaggio di Superman, Cavill è stato in grado di farsi amare dal
pubblico di tutto il mondo. In principio, la sua carriera non è
stata molto fortunata, trovandosi ad essere scaratato per numerosi
ruoli. Ma l’attore britannico non si è mai dato per vinto,
riuscendo a rimanere nell’immginario collettivo delle persone
grazie alla sue interpretazioni.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Henry Cavill.
2. Ha recitato anche per il
piccolo schermo. Prima di diventare un volto noto del
grande schermo, Cavill era già apparso in diverse occasioni in
televisione. Tra il 2002 e il 2003 ha infatti recitato
nell’episodio 1×02 della serie The Inspector Lynley
Msteries e nel 7×01 della serie L’ispettore Barnaby.
Ha inoltre recitato nel film Goodbye, Mr. Chips. Dal 2007
al 2010 è invece stato Charles Brandon nella serie ITudors. Attualmente è celebre per il ruolo di Geralt di
Rivia in The Witcher.
Henry Cavill: ha una
fidanzata?
3. Henry Cavill è
single. Sembra che negli ultimi tempi l’attore britannico
sia felicemente single, a partire dalla rottura con la stantwoman
Lucy Cork: i due si erano conosciuti sul set di
Mission: Impossible – Fallout, frequentati per qualche
mese e poi lasciati all’inizio del 2018. Ma la Cork è stata
l’ultima di una serie di fidanzate frequentate da Cavill, con
relazioni più o meno lunghe avute con Marisa
Gonzalo, Jillian Michaels, Susie
Redmond, Maude Hirst, Ellen Whitaker (a cui è stato legato
per tre anni), Gina Carano e
Kaley Cuoco
(con una frequentazione durata circa due settimane).
4. È stato fidanzato con una
ragazza di 19 anni. Nel 2016, Cavill fece notizia quando
si mise a frequentare una ragazza che aveva 13 anni in meno di lui,
la studentessa Tara King. Pare che i due si siano
conosciuti in un nightclub e che siano stati insieme per nemmeno un
anno, ma ai tempi lui cercava di combattere contro le persone che
trovavano la loro storia fastidiosa per via della così grande
differenza d’età.
Henry Cavill è Superman
5. Era in lista per essere
il protagonista di Superman Returns. Nel 2004 venne
rivelato che Henry Cavill era nella lista per poter interpretare
Superman nel film di Bryan Singer, ma venne
scartato a favore di Brandon Routh.
In seguito, è stato scelto dalla Warner Bors. per diventare il
protagonista del film di Zack Snyder, L’uomo d’acciaio,
ottenendo finalmente quel ruolo che sembrava destinato ad
interpretare anche solo per via della somiglianza con il Clark Kent
dei fumetti.
6. Ha segnato delle novità
per il personaggio.A
Cavill si deve anche un apparentemente banale ma importante
rinnovamento nei confronti del personaggio. L’attore si rifiutò
infatti di depilarsi il petto, spingendo così a superare l’idea di
un Superman muscoloso e completamente glabro in favore di uno
sdoganamento nei confronti dei peli sul petto. Egli è inoltre il
primo attore non americano ad interpretare il ruolo.
Henry Cavill: il suo fisico
7. È fin troppo muscoloso
per alcuni ruoli. Interpretare un ruolo come quello si
Superman richiede una certa muscolatura e grande sessioni di
allenamento fisico, tanto che per interpretare quel ruolo faceva
una dieta di qualcosa come 5 mila calorie e si allenava moltissimo.
Il fatto di interpretare questo personaggio gli ha permesso di
mantenere il suo fisico in costante allenamento anche per
interpretare altri ruoli, lavorandoci talmente tanto da risultare
quasi fin troppo muscoloso.
Henry Cavill in The
Witcher
8. Ha voluto il ruolo ad
ogni costo. Quando seppe che Netflix stava per realizzare una
serie basata sui celebri romanzi, Henry Cavill fece di tutto
per avere un colloquio per la parte di Geralt. Tuttavia i
produttori gli dissero che non c’era ancora nulla di scritto e che
quindi non potevano ancora stabilire se sarebbe stato il giusto
protagonista o meno. Quando la sceneggiatura fu infine pronta,
Cavill si fece richiamare per sostenere il provino per la parte,
che poi infine vinse.
9. Si è allenato come mai
prima per la serie. Grande appassionato della serie di
romanzi, Cavill ha dichiarato di essersi allenato duramente per
raggiungere la giusta forma fisica per il ruolo. L’attore ha
infatti espresso il desiderio di sfoggiare una forma fisica sempre
migliore rispetto a quella raggiunta per un precedente ruolo.
Quando il trailer della serie è stato rilasciato, i fan hanno
immediatamente notato il nuovo livello di fisicità raggiunto
dall’attore.
Henry Cavill: età e altezza
10. Henry Cavill è nato il 5
maggio del 1983nella città di Jersey, la più
grande delle Isole del Canale della Manica, appartenente al Regno
Unito. L’attore è alto complessivamente 185
centimetri.
Matt Dillon è uno
di quegli attori che ha iniziato la propria carriera sin da
ragazzino e che non si è mai più fermato, cercando sempre di
interpretare ruoli di qualità e scegliendo diversi generi
cinematografici. L’attore americano ha saputo farsi apprezzare in
tutto il mondo tra commedie e film drammatici, capace di essere
molto versatile e talentuoso, costruendosi una carriera più che
solida.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Matt Dillon.
Matt Dillon: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. L’attore americano ha iniziato la carriera da
giovanissimo, a soli 15 anni, quando ha cominciato a recitare nei
film Giovani guerrieri (1979), Little Darlings
(1980) e American Blue Jeans (1982). In seguito, ha
lavorato in Un ragazzo chiamato Tex (1982), I ragazzi
della 56a strada (1983), Rusty il selvaggio (1983),
Braccio vincente (1987), I maledetti di Broadway
(1989), Drugstore Cowboy (1989) e Un bacio
prima di morire (1991). La sua carriera è continuata con
Golden Gate (1993), Da morire (1995), Frankie
delle stelle (1995), In & Out
(1997), Sex Crimes – Giochi
pericolosi(1998) Tutti pazzi per Mary
(1998), con Ben Stiller,
Un corpo da reato (2001), City of Ghosts (2002),
Crash – Contatto fisico (2004), Tu, io e Dupree
(2006) e I truffatori (2013).
Tra gli ultimi suoi film, vi sono Insospettabili sospetti
(2017), La casa di Jack (2018),
Tutto l’amore per Grace (2018), Un viaggio
indimenticabile (2018) e Capone (2020), con Tom Hardy.
2. Non solo attore, ma anche
doppiatore, sceneggiatore e regista. Nel corso della sua
carriera, Matt Dillon ha vestito diversi ruoli, prestando anche la
propria voce per I Simpson (2007) e per il film Rock
Dog (2016). Inoltre, l’attore ha svolto l’attività di
sceneggiatore per il film City of Ghost (2002) che ha
anche diretto oltre a un episodio della serie Oz (1999) e
al documentario El Gran Fellove (2020), quest’ultimo da
lui anche prodotto.
Matt Dillon: moglie o
fidanzata?
3. Non si è mai
sposato. Se c’è una cosa che Matt Dillon non ha mai fatto
è stata quella di mettere l’anello al dito. L’attore, infatti, non
si è mai sposato e non ne ha mai sentito da necessità, senza farlo
solo perché doveva. Nonostante ciò, è fidanzato da diversi anni con
l’italiana Roberta Mastromichele, una relazione
fatta di alti e bassi dal 2004 ma che negli ultimi anni sembra
essersi stabilizzata e fatta molto seria.
4. È stato fidanzato con
Cameron Diaz. Se c’era una coppia che ha fatto impazzire i
fan negli anni ’90, questa è stata quella composta da Matt Dillon e
Cameron Diaz. I
due, infatti, si erano fidanzati nel 1995, hanno recitato insieme
in Tutti pazzi per Mary, per poi dirsi addio nel 1999.
Pare che entrambi non siano riusciti a governare la loro relazione
a causa dei troppi riflettori puntati addosso.
Matt Dillon e le serie tv
5. Ha lavorato a diverse
serie tv. Sebbene abbia dedicato gran parte della sua
carriera al cinema, Matt Dillon si è sempre interessato al piccolo
schermo sin dal principio. L’attore, infatti, ha lavorato nelle
serie American Playhouse (1982), Modern Family
(2011) e Wayward Pines (2015).
In quest’ultima ha interpretato Ethan Burke, ‘agente federale
protagonista che si imbatte in Wayward Pines durante la ricerca di
due agenti scomparsi. Attualmente Dillon è invece impegnato nelle
riprese della serie High Desert.
6. È stato protagonista di
film tv e video. Oltre alle serie, Dillon ha recitato
anche nel film tv documentario Dear America – Lettere dal
Vietnam (1987) e in Women & Men 2: In Love There Are No
Rules (1991). Inoltre, è apparso anche in alcuni videoclip
come The Pogues featuring Kirsty MacColl: Fairytale of New
York (1987), Madonna: Bad Girl (1993) e Madonna:
The Video Collection 93:99 (1999).
Matt Dillon è su Instagram
7. Ha un profilo ufficiale
su Instagram. Come la maggior parte dei suoi colleghi,
anche Matt Dillon ha deciso di aprire un proprio account ufficiale
su Instagram, seguito da 187 mila persone. L’attore è abbastanza
attivo sul social e la sua bacheca pullula di foto che vedono
protagonista la sua passione per tante diverse forme d’arte, dando
spazio anche per i suoi incontri e viaggi di lavoro.
Matt Dillon: oggi
8. È tornato alla ribalta
con La casa di Jack. Matt Dillon ha letteralmente
spopolato (di nuovo) con il nuovo e controverso film di
Lars von Trier, La casa di Jack,
interpretando un serial killer psicopatico, quanto incline all’arte
e alla filosofia. Il film, che ha fatto
particolarmente discutere per la violenza sulle donne
rappresentata, ha tuttavia guadagnato lodi in particolare per
l’interpretazione di Dillon, da molti giudicata una delle sue più
spaventose e migliori della sua carriera.
9. Ha diversi progetti in
lavorazione. Attualmente Dillon ha da poco ultimato le
riprese di due nuovi film. Questi sono Asteroid City, il
nuovo film di Wes Anderson con Tom Hanks,
Scarlett Johansson e Margot
Robbie, e American Dreamer, di cui si sa ancora
poco e nulla. Successivamente reciterà in An Ocean Apart,
incentrato sulla storia d’amore tra gli scrittori Simone de
Beauvoir e Nelson Algren.
Matt Dillon: età e altezza
10. Matt Dillon è nato il 18
febbraio del 1964a New Rochelle, New
York. L’attore è alto complessivamente 183 centimetri.
Apple Original
Films presenta Il
cielo è ovunque, prodotto da A24,
diretto da Josephine Decker (“Madeline’s
Madeline”, “Shirley”) e con la una sceneggiatura di Jandy
Nelson, autrice dell’omonimo romanzo. Il film è
interpretato da Grace Kaufman, Pico Alexander, Jacques
Colimon, Julia Schlaeper, Ji-young Yoo, Havana Rose Liu, Cherry
Jones e
Jason Segel. I produttori sono Denise Di
Novi (“Piccole donne”) e Margaret French
Isaac (“Stepmom”) per Di Novi Pictures, insieme a Decker e
Allison Rose Carter (“Shirley”). Nelson e Joshua Bachove (“Minari”)
sono i produttori esecutivi. La fotografia è a cura di Ava
Berkofsky (“Insecure”), la scenografia è di Grace Yun
(“Hereditary”), il montaggio di Laura Zempel ( “Euphoria”), i
costumi di Christopher Peterson (“The Irishman”) e le musiche di
Caroline Shaw (“Madeline’s Madeline”). Il
cielo è ovunque sarà presentato in anteprima in
tutto il mondo l’11 febbraio su Apple
TV+
Il cielo è ovunque, la trama
Nascosta tra le magiche sequoie
della California settentrionale e circondata dalle rose gigantesche
di sua nonna, la diciassettenne Lennie Walker, un vero prodigio
musicale, lotta con la sofferenza atroce che l’ha travolta a
seguito dell’improvvisa perdita della sorella maggiore, Bailey.
Quando Joe Fontaine, il carismatico nuovo ragazzo della scuola,
entra nella vita di Lennie, lei ne resta subito attratta. Ma la
complicata relazione di Lennie con Toby, il devastato fidanzato di
sua sorella, condiziona la nascente storia d’amore tra lei e Joe.
Attraverso la sua vivida immaginazione e i suoi sentimenti,
onesti e conflittuali, Lennie naviga tra il primo amore e la
prima perdita per creare una canzone tutta sua. L’acclamata regista
Josephine Decker dirige questo commovente adattamento dell’omonimo
romanzo.
Reduce dal successo
di Pulp Fiction, che lo aveva
portato a vincere la Palma d’oro al Festival di Cannes, l’Oscar
alla miglior sceneggiatura originale e a consacrarsi come una delle
nuove più importanti voci del cinema mondiale, Quentin
Tarantino si trovò a vivere un periodo particolarmente
fervido, che lo spinse però anche a prendersi una breve pausa dalla
regia. Dopo aver realizzato unicamente il film ad episodi Four
Rooms, egli decise di affidare una sua vecchia sceneggiatura
all’amico fraterno Robert Rodriguez (che a sua
volta aveva diretto un episodio di Four Rooms). Con questa
loro nuova collaborazione nacque Dal tramonto
all’alba.
Tarantino aveva scritto la
sceneggiatura di questo ai tempi del liceo, fondendo in questa
elementi da poliziesco e da opera horror. Nello scrivere, inoltre,
Tarantino ammise di aver abbandonato la formula “domande prima,
risposte dopo” tipica dei suoi primi film, decidedo piuttosto di
ricorrere fortemente al duo suspense/sorpresa. Sapendo che
Rodriguez era alla ricerca di un horror daa dirigere, Tarantino
decise di affidare a lui la sceneggiatura di Dal tramonto
all’alba, consapevole del comune gusto per il cinema. Con il
gusto grottesco di Rodriguez, il film prese così vita andando poi
incontro ad un’ottima accoglienza di critica e pubblico.
Ancora oggi è ricordato come
l’ennesimo film che confermò il talento di Tarantino, facendo
altresì scoprire Rodriguez come un regista ricco di risorse e idee.
Per i fan dei due cineasti, si tratta dunque di un titolo
imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori e alle
opere derivate da questo film. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
titolo nel proprio catalogo.
Dal tramonto all’alba: la trama del film
Protagonisti del film sono i
fratelli Seth e RichardGecko, in fuga verso il Messico dopo una cruenta
rapina in una banca del Texas. Durante il tragitto, tuttavia, i
fuggiaschi entrano in un negozio di liquori, dove Richard, in preda
al delirio, uccide il commesso e il ranger Earl
McGraw. Avendoli individuati, inizia da parte delle forze
dell’ordine una dura caccia per impedire ai due di attraversare il
confine. Nel tentativo di trovare un modo per superare la
frontiera, Seth e Richard si imbattono nel pastone in crisi
Jacob Fuller, in vacanza con i suoi figli
adolescenti Scott e Kate. I due
criminali costringono l’uomo a introdurli clandestinamente oltre il
confine messicano grazie al suo camper.
Ormai certi di essere salvi, i due e
con loro i tre ostaggi si fermano presso uno strip club nel deserto
di nome Titty Twister. Qui hanno intenzione di spendere la notte,
avendo in programma per il giorno dopo di incontrare un certo
Carlos, che li accompagnerà al santuario di El Rey, un luogo sicuro
per i fuggitivi. Quella che doveva essere una notte tranquilla,
lontana da tutto e tutti, si rivelerà però ben presto la sfida più
difficile da superare per i fratelli Gecko e quanti presenti nello
strip club. Qualcosa di spaventoso si sta infatti avvicinando a
loro con il sopraggiungere della notte, qualcosa di non umano e
particolarmente affamato.
Dal tramonto all’alba: il cast del film
Per il ruolo di Seth Gecko,
protagonista primario del film, si era inizialmente pensato agli
attori John Travolta,
Steve Buscemi e
Michael Madsen, i quali avevano già collaborato
con Tarantino. Tutti e tre erano però già impegnati su altri set e
il ruolo finì così per essere affidato al semi sconosciuto George Clooney,
noto principalmente per la serie E.R. – Medici in prima
linea. Fu proprio Dal tramonto all’alba a renderlo un
affermato attore anche sul grande schermo. Accanto a lui, nei panni
del fratello Richard si ritrova lo stesso Tarantino, che accettò la
richiesta di Rodriguez a riguardo, desideroso di poter dirigere
l’amico. La sua interpretazione è stata a lungo oggetto di
discussioni, tra chi la eloggiava e chi la giudicava pessima. Su
volontà di Tarantino, hanno partecipato al film anche lo
specialista degli effetti speciali TomSavini e Fred Williamson, noto
per i film della blaxploitation, rispettivamente nei ruoli di Aiden
Tanner e Frost.
Harvey Keitel,
apparso sia in Le iene che Pulp Fiction, accettò
ben volentieri di recitare nei panni del pastore Jacob Fuller.
L’attore affermò a riguardo che lavorare con Tarantino era stata
un’esperienza unica che desiderava ripetere assolutamente. Nei
panni dei suoi figli Scott e Kate vi sono invece gli attori
Ernest Liu, qui al suo esordio, e Juliette Lewis,
già nota per Natural Born Killers e Cape Fear.
L’attrice ha in seguito affermato di essere riuscita a girare le
sue scene non trovando alcun modo di immedesimarsi con il suo
personaggio. Per altri una cosa negativa, per lei questa
impossibilità fu di grande aiuto. Completano il cast gli attori
Salma Hayek nei
panni di Santanico Pandemonium, Danny Trejo in
quelli di Razo Charlie e Cheech Marin, nel
triplice ruolo del poliziotto di frontiera, di Chet Pussy e di
Carlos Madrigal.
Dal tramonto all’alba – La
serie e i sequel del film
Dal 2014 al 2016 è andata in onda in
televisione Dal tramonto all’alba – La serie, composta da
3 stagioni per un totale di 30 episodi. Ad averla ideata e
parzialmente diretta vi è lo stesso Rodriguez, che si è così potuto
assicurare che il progetto rimanesse fedele al film del 1996 e ai
suoi due sequel. La serie ripropone dunque i personaggi e le
situazioni già viste, approfondendoli maggiormente grazie ai tempi
dilatati della serialità. Ad interpretare i due fratelli Gecko vi
sono però stavolta gli attori D. J. Cotrona e
Zane Holtz. Sfortunatamente la serie è stata
cancellata dopo la terza stagione, lasciando parzialmente in
sospeso il racconto.
Come accennato, esistono anche altri
due film legati al racconto di Dal tramonto all’alba.
Visto il successo di questo, infatti, Tarantino e Rodriguez
decisero di produrre un sequel e un prequel. Intitolati Dal
tramonto all’alba 2 – Texas, sangue e denaro e Dal
tramonto all’alba 3 – La figlia del boia, questi, ambientati
qualche tempo dopo e diversi decenni prima dell’originale, sono
diretti rispettivamente da Scott Spiegel e
P. J. Pesce. In entrambi i casi, cambia il cast di
attori. Anche per tali motivi, nessuno dei due riuscì a replicare
il successo ottenuto dal primo, che aveva dalla sua grandi nomi di
richiamo tanto nel cast quanto alla regia e alla sceneggiatura.
Dal tramonto all’alba: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Dal tramonto all’alba grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 14 gennaio alle ore 21:30
sul canale Spike TV.
Annunciando l’arrivo di Eternals
su Disney+, Gemma Chan che nel film interpreta Sersi,
ha condiviso sui suoi account social delle fotografie dal film. Una
di queste la raffigura accanto a Harry Styles, che
nella prima scena post credits del film interpreta Heros/Starfox.
In questa immagine, ancora di più che nella scena del film, si può
vedere bene il costume del fratello di Thanos.
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, è arrivato il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Trai personaggi che ritroveremo in
Thor: Love and
Thunder spicca sicuramente Valchiria che sarà di nuovo
interpretata da Tessa
Thompson. L’attrice è stato un netto cambiamento
rispetto all’aspetto che ha il personaggio nei fumetti, tuttavia
questa sua nuova sortita nei panni del personaggio del MCU ce la presenterà più simile a
quella dei fumetti, almeno per quello che riguarda le sue capacità
e le sue doti in battaglia.
Parlando con W
Magazine, a Thompson è stato chiesto delle abilità di
Valchiria nei film di Thor, abilità che lei ha descritto come
“strane” oltre che “abbastanza erotiche”. Anche se l’attrice non
dice esplicitamente che queste abilità saranno mostrate in Thor: Love and
Thunder, fornisce indizi specifici che suggeriscono la
possibilità di vedere Valchiria andare oltre le sue doti in
combattimento che abbiamo già visto palesate.
“Ha abilità strane, a dire il
vero. Riesce a percepire quando qualcuno è vicino alla morte e lo
porta nel Valhalla, che è essenzialmente l’aldilà. Può far rivivere
le persone. Ma quando fa rivivere le persone, a volte finisce nel
loro corpo. È una cosa strana. Può essere abbastanza erotico. E poi
ha una forza sovrumana ed è essenzialmente Dio.”
Thor: Love and Thunder
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà
Jane Foster, interpretata di nuovo daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al
Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 6 maggio
2022.
Taika Waitititornerà alla regia di Thor: Love and
Thunder, un film dei Marvel
Studios dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del progetto
arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Nel corso degli anni della sua
carriera di successo, abbiamo imparato ad apprezzare Chris Hemsworth anche per la sua personalità
affabile e per la sua simpatia, oltre che per il talento e la
bellezza. Ebbene, il suo primo incontro con i colleghi Vendicatori
però non è stato semplice, proprio perché all’apparenza è così
bello da suscitare invidia.
Parola di Jeremy Renner che ha così raccontato il loro
primo incontro durante la prova costume per The Avengers:
“Se hai mai praticato uno sport lo
sai, è stato come entrare in una nuova squadra. Conoscevo Robert
Downey Jr., conoscevo Scarlett Johansson, semplicemente non
conoscevo Chris Hemsworth. È fantastico, ma non lo sapevamo,
giusto? Il primo giorno, stavamo tutti aspettando con i nostri
costumi. Sembrava che fosse Halloween. Eravamo eccitati ma allo
stesso tempo ci sentivamo ridicoli. Sentivo come se ci conoscessimo
tutti in qualche modo, tranne questo ragazzo, Hemsworth, perché
veniva dall’Australia. Ed era il più alto, il più bello… Downey
diceva: ‘Dobbiamo rompergli il ginocchio. Dobbiamo portarlo fuori.
Questo ragazzo è troppo bello. È troppo alto, è troppo
affascinante, fanculo questo ragazzo.'”
Le cose sono poi andate
diversamente, dal momento che tutti hanno scoperto quanto fosse
delizioso Chris Hemsworth!
Continuano a trapelare foto dal set
di Batgirl, attualmente in fase di riprese, e oggi
Twitter ci propone la foto di una rivista che apparirà in
un’edicola della scenografia che riporta una notizia su Lex Luthor
e un nuovo avvocato. Vorrà dire che nell’universo di Batgirl Luthor
è ancora in prigione e non è scappato come alla fine di
Justice League?
Stranamente, però, la copertina
scrive male il cognome di Luthor, stampando un Luther che potrebbe
essere anche un altro personaggio a questo punto! Ecco il post su
Twitter:
Inoltre, via
THR, sappiamo che il cast di
Batgirl è stato rimpolpato da altri nomi
che interpreteranno misteriosi personaggi dell’universo DC.
Rebecca Front, Corey Johnson Ethan Kai si sono
uniti al progetto nel bel mezzo delle riprese. Sia Warner Bros che
DC tengono la bocca chiusa su chi interpreteranno ognuno dei nuovi
membri del cast, ma possiamo affermare che probabilmente uno di
loro interpreterà Robin.
È stato annunciato che Leslie Grace
interpreterà Batgirl. Il suo precedente ruolo
cinematografico è stato nell’adattamento della WB di In the
Heights, acclamato dalla critica. Mentre la trama di
Batgirl è ancora nascosta, il film vedrà
J.K. Simmons torna
nel ruolo del commissario Gordon, visto l’ultima volta in
Justice League di Zack Snyder.
Jacob Scipio partecipa al film in un ruolo non
rivelato e Brendan Fraser
interpreta il cattivo Garfield Lynns, noto anche come
Firefly.
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”.
Kirsten Dunst è trai protagonisti della
stagione dei premi 2022 grazie al suo ruolo in Il Potere
del Cane. In questa occasione e alla luce dell’uscita del
nuovo Spider-Man che vede tra le sorprese anche la presenza di
Tobey Maguire, il “suo” Uomo Ragno, Dunst ha avuto
modo di parlare di quello che ha rappresentato per lei quella
trilogia in un momento molto importante della sua carriera.
In una recente intervista con
W Magazine, Dunst ha parlato dell’eredità della sua scena del
bacio di 20 fa anni con Tobey Maguire in
Spider-Man. L’attrice ha rivelato che durante la
ripresa non si è sentita che stava recitando in una scena
romantica, soprattutto considerando che l’acqua continuava a salire
nel naso di Maguire, rendendo difficile per lui respirare.
Tuttavia, a posteriori, è orgogliosa di averne fatto parte.
“Il modo in cui mi è stata
presentata la scena, [Sam Raimi] mi ha regalato questo libro di
baci famosi, e questo mi ha fatto capire quanto Sam volesse che
fosse romantico e speciale… Anche se non era necessariamente così
con Tobey appeso a testa in giù… Sono orgoglioso di averne fatto
parte. Sembrava un grande bacio”.
Parlando con
People Magazine, Dunst ha anche detto che sarebbe entusiasta di
tornare nel ruolo di MJ: “Certo che lo farei. Ovviamente. Me lo
hanno chiesto un paio di volte. È un gioco da ragazzi. Quella è
stata una parte enorme della mia carriera e della mia
vita.”
E chissà che non possa accadere in
futuro, con il multiverso e una innumerevole quantità di
possibilità nel prossimo futuro.
Gerard Butler è uno
degli attori più richiesti di Hollywood. L’attore scozzese è
diventato uno dei maggiori interpreti dei film d’azione, riuscendo
a conquistare il pubblico con le sue acrobazie, il suo talento e le
sue interpretazioni. Affascinante, abile, gran amatore e devoto a
tante cause di beneficenza, l’attore ha dovuto lavorare sodo per
costruirsi la sua solida carriera e per riuscire ad ottenere il
successo e la stima odierna. Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Gerard Butler.
2. Non solo attore, ma anche
doppiatore e produttore. Nel corso della sua carriera,
Gerald Butler ha lavorato in diversi ambiti del cinema, diversi dal
mondo della recitazione. L’attore, infatti, ha vestito i panni del
doppiatore per Dragon Trainer (2010),
Dragon Trainer 2 (2014)
e Dragon Trainer – Il mondo
nascosto (2019), mentre in quanto produttore ha lavorato
ai film Giustizia privata
(2010), Attacco al potere e Attacco al potere 2
(2016), Nella tana dei lupi (2018), Hunter Killer
e Angel Has Fallen (2019).
Gerard Butler: moglie o
fidanzata?
3. Gerard Butler non è
sposato, ma è impegnato. L’attore scozzese non si è mai
sposato e la sua vita sentimentale è stata piuttosto turbolenta.
Tuttavia, ultimamente da qualche anno, più precisamente dal 2014,
si frequenta con l’interior design Morgan Brown,
anche se si sono lasciati e ripresi più volte. I due, infatti, si
erano lasciati nell’agosto del 2018, per poi riprendersi
nell’ottobre dello stesso anno e allontanarsi dopo poche settimane.
Pare, comunque, che abbiano ricominciato a frequentarsi nell’aprile
del 2019.
4. Ha avuto diverse
fidanzate famose. Nel corso della sua vita sentimentale,
Gerard Butler ha frequentato diverse donne appartenenti al mondo
dello show business. Tra relazioni ufficiali e flirt presunti,
risaltano i nomi di Cameron Diaz, Naomi Campbell,
Jennifer Aniston, Rita Ora,
Madalina Ghenea e Lindsay Lohan.
Gerard Butler in 300
5. Il film ha richiesto un
duro allenamento. Per poter interpretare al meglio Re
Leonida e dargli un maggiore realismo, Gerard Butler ha dovuto
allenarsi duramente. L’attore, infatti, si è allenato per quattro
ore tutti i giorni, per circa quattro mesi, al fine di poter dare
vita al suo personaggio. Ciò gli ha permesso non solo di acquisire
il fisico scolpito richiesto per il personaggio, ma anche di poter
interpretare personalmente molte delle scene più complesse, senza
ricorrere a controfigure.
6. Si è fatto male durante
la realizzazione del film. Un film come 300
richiede molto lavoro, grandi sforzi fisici e un costante impegno.
E questo è quello che ha fatto Gerard Butler nell’interpretazione
di Re Leonida, arrivando fino al punto di farsi male a un piede e a
un tendine del braccio durante la lavorazione del film.
Fortunatamente, l’attore è riuscito a recuperare in breve tempo,
così da poter tornare quanto prima sul set.
7. Non aveva la stessa età
di Leonida. Secondo la leggenda, il guerriero Leonida al
momento della sua morte in battaglia aveva ben 60 anni.
Naturalmente, per Hollywood un attore di quell’età sarebbe
difficilmente risultato credibile per tale ruolo e così si decise
da subito di ricorrere ad un interprete più giovane e di
conseguenza più performante. Quando Butler fu scelto per il ruolo,
egli aveva 37 anni, poco meno della metà di quelli che Leonida si
suppone avesse.
Gerard Butler è su Instagram
8. Ha mostrato la sua casa
bruciata. Lo scorso novembre, come tantissime altre
persone, Gerard Butler se l’è vista davvero brutta. Sul suo account
ufficiale Instagram, seguito da 3 milioni di persone, l’attore ha
deciso di mostrare in un paio di video ciò che era rimasto della
sua casa e i danni del devastante incendio che ha bruciato la
California in quei giorni. L’attore, con un viso stanco e con al
collo una mascherina, ha ammesso di sentirsi straziato dal vedere
una scena come quella.
9. Ha presentato sul social
il suo nuovo cane. L’attore ha deciso di utilizzare il suo
profilo ufficiale Instagram per presentare al mondo il suo nuove
animale domestico, una cagnolina randagia, trovata per caso in
Bulgaria mentre stava girando il film Hunter Killer.
Gerard Butler: età e altezza
dell’attore oggi
10. Gerard Butler è nato il
13 novembre del 1969 a Paisley, in Scozia. L’attore è alto
complessivamente 188 centimetri.
Alberto Sordi è
stato uno degli attori più brillanti che il cinema, soprattutto
italiano, abbia mai potuto conoscere, conquistando tutti con la sua
intelligenza, il suo talento e quella parlata romana
indistinguibile. La sua è stata una carriera contraddistinta da un
duro lavoro, capace di dirottare i suoi talenti in molteplici
direzioni, puntando sempre alla qualità dei suoi lavori.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Alberto Sordi.
Alberto Sordi: i suoi film
1. Alberto Sordi: i film e
la carriera. Fra i più importanti attori del cinema
italiano, Sordi ha recitato in 160 film. Tra i più celebri si
citano Lo sceicco bianco (1952), I vitelloni (1953),
Un americano a Roma (1954), Addio alle armi
(1957), La grande guerra (1959), Il vigile
(1960), Il medico della mutua (1968), Lo scopone
scientifico (1972), Il marchese del Grillo (1981),
In viaggio con papà (1982) e Il tassinaro (1983).
Tra i suoi ultimi film vi sono invece stati Una botta di
vita (1988), Vacanze di Natale ’91 (1991),
Assolto per aver commesso il fatto (1992), Romanzo di
un giovane povero (1995) e Incontri proibiti
(1998).
2. Non solo attore, ma anche
doppiatore, regista, produttore e sceneggiatore. Nel corso
della sua carriera, Alberto Sordi ha sperimentato diversi ambiti
del cinema. Parallelamente alle sue esperienze di comparsa, Sordi
si era proposto per diventare il doppiatore di Oliver
Hardy, iniziando a dargli la voce dal 1939. In seguito, ha
doppiato molti altri attori di film come Casablanca, La vita è
meravigliosa e Duello al sole. L’attore si è poi
dilettato nella produzione dei film Mamma mia, che
impressione! (1951) e Io e Caterina (1980), oltre che
nella regia di film come Fumo di Londra (1966), Un
italiano in America,Polvere di stelle (1973), Io
so che tu sai che io so (1982) e Un tassinaro a New
York (1987). In quanto sceneggiatore, ha lavorato ai film
Un giorno in pretura (1954), Il marito (1958),
Amore mio aiutami (1969) e Il comune senso del
pudore (1976).
Alberto Sordi: la Galleria in suo
onore
3. A Sordi è stata
intitolata una galleria. La galleria Colonna che si trova
in piazza Colonna nel cuore di Roma, inaugurata nell’ottobre del
1922, è un edificio che comprende una galleria commerciale al suo
interno. Dopo la ristrutturazione ed essere stata riaperta nel
dicembre del 2003, si decise di intitolarla all’attore romano che
scomparso pochi mesi prima, il 24 febbraio del 2003.
Alberto Sordi e gli spaghetti
4. Una scena che è diventata
subito cult. In Un americano a Roma Alberto Sordi
interpreta Nando, un uomo che vorrebbe tanto essere andare in
America, ma non gli è possibile. Nella famosa scena del
protagonista con il piatto di pasta sotto gli occhi, Sordi
intraprende un vero e proprio dialogo con i maccheroni, colpevoli
di averlo provocato e aver rivelato la sua vera italianità.
5. Una scena ripresa da
Carlo Verdone. Che Carlo Verdone abbia
avuto un rapporto speciale con Alberto Sordi è cosa risaputa, come
il fatto che lo stesso Verdone lo abbia citato diverse volte nei
suoi film. La scena degli spaghetti mangiati da Sordi in Un
americano a Roma, infatti, è stata ripresa da Verdone nel film
Borotalco.
Alberto Sordi: chi era sua
moglie
6. Alberto Sordi non si è
mai sposato. Una delle informazioni più conosciute circa
la sua vita privata è che Alberto Sordi è sempre stato uno scapolo
incallito, amante delle belle donne, ma senza mai intraprendere
relazioni serie. Pare che l’attore abbia sempre vissuto il “fattore
matrimonio” con una certa angoscia, forse perché troppo dipendente
e perché le donne che lui definiva ardimentose lo intimorivano un
poco.
7. Non ha mai parlato delle
sue relazioni. Se c’è una cosa che ha sempre
contraddistinto Alberto Sordi dagli altri suoi colleghi era il
fatto di non parlare mai delle sue frequentazioni. Infatti, sono
molte le donne che hanno avuto accesso alla sua vita privata,
Andreina Pagnani su tutte e con cui condivise
circa nove anni di vita. Sordi riuscì solo una volta ad avvicinarsi
all’altare quando si fidanzò con l’attrice Uta
Franz, salvo poi rimandare tutto per il panico. Tra i vari
flirt attribuitegli, pare ci siano quelli con Katia
Ricciarelli, Shirley MacLaine, Silvana Mangano e molte
altre donne conosciute durante i suoi viaggi per il mondo.
Alberto Sordi e Guglielmo il
dentone
8. È uno dei suoi personaggi
più celebri. Nel film del 1965, Sordi interpreta Guglielmo
il dentone, personalità estremamente colta che ambisce a diventare
il nuovo lettore del telegiornale per la Rai. Unico problema, è la
sua dentatura molto pronunciata che, presso gli altri aspiranti al
concorso, gli vale il soprannome di Guglielmo “il dentone”. Sarà
appunto per il suo aspetto, ritenuto l’antitesi della telegenia,
che la giuria tenterà con ogni pretesto di eliminarlo, senza che
nessuno dei componenti trovi il coraggio di spiegargli apertamente
la questione. Sordi ha naturalmente saputo dar vita a questo
personaggio con una comicità unica, che lo ha portato ad affermarsi
come uno dei suoi più celebri e divertenti.
Alberto Sordi: quando è morto l’attore
9. Dovette combattere contro
un brutto male. Nel 2001 Sordi si ammalò di tumore ai
polmoni e da allora le sue apparizioni pubbliche si diradarono
notevolmente. L’ultima si ebbe in occasione del programma
Italiani nelmondo, del luglio 2002. Afflitto
durante l’intera stagione invernale da forme di polmonite e
bronchite, Alberto Sordi morì la sera del 24 febbraio 2003 all’età
di 82 anni, nella sua casa di Roma. Sordi riposa oggi nella tomba
di famiglia, presso il Cimitero Monumentale del Verano. L’epitaffio
sulla lapide recita: Sor Marchese, è l’ora, battuta ripresa
da uno dei suoi film più celebri, Il marchese del
Grillo.
Alberto Sordi: le frasi più celebri
dell’attore
10. Aveva un repertorio di
frasi uniche. Se c’è una cosa che Alberto Sordi ha saputo
fare è entrare nell’immaginario comune con tanti suoi aforismi.
Ecco alcune sue frasi:
Non mi sposo perché non mi
piace avere della gente estranea in casa
La nostra realtà è tragica solo
per un quarto: il resto è comico. Si può ridere su quasi
tutto.
Sa perché dicono che sono
avaro? Perché i soldi non li sbatto in faccia alla gente, come
fanno certi miei colleghi.
La ginnastica, il footing e le
attività del genere sono in gran parte masochistiche, punitive
della nostra istintiva passione per la spaparanzata.
Alla mia età ho fatto il callo
alla solitudine. Una solitudine, però, molto relativa, perché il
lavoro riesce a riempire completamente la mia esistenza.
La mia comicità non è mai stata
astratta, gratuita. L’ho sempre ricalcata sulla realtà del
momento.
Jeremy Renner ha parlato della relazione dei
suoi compagni Avengers originali in una recente
apparizione sul podcast Armchair
Expert. L’attore ha detto che tra tutti i vantaggi dell’entrare
nel MCU, c’è stato il legame
con i suoi co-protagonisti che è il più importante per lui e,
qualunque cosa accada, nulla potrà sostituirlo.
“La cosa più bella che mi sia
venuta dagli ultimi 11 anni del mondo Marvel, per me, o anche per
tutti noi, è l’intero viaggio che abbiamo percorso noi Avengers
Originali. Ci sono stati matrimoni e divorzi, bambini nati e un
molti cambiamenti e cambiamenti nelle nostre vite personali così
come nella nostra vita di attori che abbiamo condiviso tutti
insieme in un modo molto specifico.”
“Tutti loro, sono come una
famiglia per me. Non puoi sostituirlo o quantificarlo, e tutti
abbiamo un tatuaggio uguale per simboleggiare il nostro legame e il
nostro amore”.
Jeremy Renner fa parte del
MCU dal 2011, quando il suo Clint
Barton comparve in un breve cameo in
Thor, per poi riapparire in The
Avengers del 2012.
Il Padrino, il
magistrale adattamento cinematografico di Francis Ford
Coppola del romanzo di Mario Puzo racconta l’ascesa e la
caduta della famiglia Corleone e la trilogia cinematografica è
giustamente considerata come una delle più grandi della storia del
cinema compie ben cinquant’anni. In preparazione del 50°
anniversario dell’uscita originale del primo film, il 24 marzo
1972, la Paramount e la casa di produzione di Coppola, la American
Zoetrope, hanno intrapreso un restauro scrupoloso di tutti e tre i
film nel corso di tre anni.
Ogni sforzo è stato fatto per
creare la migliore presentazione possibile per il pubblico di oggi,
che può guardare i film usando una tecnologia che è progredita
enormemente dal 2007, quando l’ultimo restauro è stato completato
dall’eminente storico del cinema e conservatore Robert Harris.
Usando quel lavoro come modello, il team ha speso migliaia di
ore per assicurarsi che ogni fotogramma fosse valutato per creare
la presentazione più incontaminata rimanendo fedele all’aspetto
originale dei film.
“Sono molto orgoglioso de Il
Padrino, che ha certamente definito la prima parte della mia vita
creativa”, ha detto Francis Ford Coppola. In
questo tributo per il 50° anniversario, è gratificante celebrare
questa pietra miliare con la Paramount insieme ai meravigliosi fan
che lo hanno amato per decenni, alle giovani generazioni che lo
trovano ancora attuale e a coloro che lo scopriranno per la prima
volta. “Ci siamo sentiti privilegiati nel restaurare questi film e
un po’ in soggezione ogni giorno che ci abbiamo lavorato”, ha detto
Andrea Kalas, Vicepresidente Senior della Paramount Archives.
DETTAGLI DEL RESTAURO de Il
Padrino
Oltre 300 cartoni di pellicola
sono stati esaminati per trovare la migliore risoluzione possibile
per ogni fotogramma di tutti e tre i film.
Più di 4.000 ore sono state spese
per riparare macchie di pellicola, strappi e altre anomalie nei
negativi.
Oltre 1.000 ore sono state spese
per una rigorosa correzione del colore per assicurare che gli
strumenti ad alta gamma dinamica fossero rispettosi della visione
originale di Coppola e del direttore della fotografia Gordon
Willis.
Oltre all’audio 5.1 approvato da
Walter Murch nel 2007, le tracce mono originali de Il padrino e Il
padrino: Parte II sono state restaurate.
Tutto il lavoro è stato
supervisionato da Coppola.
Spider-Man: No Way Home è certamente il film
dell’Uomo Ragno di maggior successo di tutti i
tempi che, secondo tanti, superando di gran lunga le precedenti
pellicole, si è affermato come un film inarrestabile. Tra le più
grandi ragioni del suo successo vi è il fatto che, per molti versi,
No Way Home può essere ritenuto il miglior
film di Spider-Man di sempre: non solo per alcune
sequenze iconiche o i maestosi colpi di scena, ma soprattutto
perché regala ai fan la versione più pura e sentita di Peter Parker
sul grande schermo.
Il film si concentra sull’umanità e
la moralità di Peter Parker, qualità che
dimostrano chiaramente perché è stato ritenuto un supereroe iconico
per quasi 60 anni. No Way Home ha anche riportato in scena molti
dei personaggi più iconici di tutti i film di Spider-Man, una
pletora di eroi e villain per cui fare il tifo senza che le loro
apparizioni risultassero puro fan service. Vediamo insieme i 10
motivi per cui Spider-Man: No Way Home può essere
considerato il miglior film su Spider-Man di sempre.
1Il ritorno dell’Amazing
Spider-Man
No Way Home è per molti versi un omaggio al
successo dello Spider-Man del MCU, ma sancisce anche un
riconoscimento definitivo della bravura e del carisma di Andrew Garfield, che ha interpretato il
personaggio nei film di The Amazing Spider-Man; in
No Way Home Garfield ruba sicuramente la scena
con il suo fascino e umorismo, e il film non solo può essere
considerato il migliore perché riporta in scena tutti e tre gli
Spider-Man, ma perchè riesce finalmente a dare a Garfield una
seconda possibilità.
Il
personaggio ha anche un interessante arco di sviluppo nel film:
all’inizio lo vediamo sconfitto e affranto dalla morte di Gwen
Stacy, ma è in grado di superare l’ira repressa e il dolore
salvando l’MJ di Tom Holland, dando così al personaggio un
epilogo adeguato (se di fine effettivamente si parla).
La trilogia di Nolan ha realmente
segnato il genere. Seppur spesso criticati per le trame artificiose
o per i dialoghi così espositivi, i suoi film sul Cavaliere Oscuro
elevano il mondo dei supereroi apportando un realismo e una
intensità mai viste prima. Una decade dopo l’epilogo della
trilogia, rivediamo i dieci aspetti più misteriosi de Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno.
1La Warner Bros voleva l’Enigmista come
cattivo deIl Cavaliere Oscuro – Il ritorno
Agli inizi delle riprese del film,
Nolan stava anche lavorando
a Inception, il thriller psicologico con
Leonardo DiCaprio.
David S. Goyer, che ha
lavorato alla storia de Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, ha rivelato
in un’intervista con la rivista Empire che la Warner Bros. aveva
inizialmente consigliato l’Enigmista come cattivo
principale per il film. Inoltre, dai dirigenti era arrivato un
suggerimento: il protagonista di Inception,
Leonardo Dicaprio, sembrava loro perfetto per
vestire i panni l’enigmatico Edward Nygma.
Ora sappiamo che
Nolan ha preferito seguire la sua idea e tenere
divise le due produzioni: niente DiCaprio e niente
Enigmista.
Il cinema dei Fratelli D’Innocenzo non è facile, dove con
“facile” s’intende quel tipo di spettacolo fruibile al grande
pubblico, con poche sfumature che distinguano i semplici gusti da
uno sguardo più paziente nell’osservare.
Alla 78esima edizione
della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica i gemelli Fabio
e Damiano presentano in concorsoAmerica Latina, il loro terzo lungometraggio. Che,
appunto, non è fatto con un linguaggio spontaneo e d’immediata
lettura. E, c’è da dire, che ci avevano ben abituati con La terra dell’abbastanza e Favolacce, grazie ai quali sono stati
ricoperti di premi e riconoscimenti anche internazionali.
America Latina è
una conferma per i Fratelli D’Innocenzo
Mantenendo fede al
proprio stile, non si discostano di un millimetro dalla qualità a
cui hanno sempre puntato e mettono insieme un’opera che racconta
molto di più di quel che mostra. E quello che mostra, a sua volta,
è teatro di richiami ed evocazioni di mondi sotterranei, pur con
l’uso di un’estetica estremamente raffinata.
Non sanno cosa sia l’uso
dozzinale del mezzo cinematografico, con tutto quel che ne
consegue. Manovrano il complesso di luci, fotografia e scenografia
componendo immagini che regalano il languore annoiato della
borghesia della fine degli anni ’60, e a supporto di tutto ciò, ci
sono ovviamente le prove attoriali d’interpreti incredibili.
Interpreti incredibili
Massimo (Elio
Germano) è un dentista proprietario di uno studio che
conduce una vita tranquilla e benestante in una villa ai margini di
Roma, tra le paludi bonificate. Lì abita con la dolce e impalpabile
moglie Alessandra (Astrid Casali) e le due figlie,
altrettanto diafane, Laura e Ilenia (Carlotta Gamba e
Federica Pala). La loro vita scorre con la consueta e
inquietante armonia che accompagna sempre le trame dei due registi,
dove gli adulti sono fragili, repressi, infantili o compiacenti. E
il mondo dei ragazzi ne è vittima o, se non altro, inerme
spettatore.
Massimo è dunque un uomo
che scopre a poco a poco i propri mostri interiori, all’interno di
una cornice fissa e duramente fissata, insieme al quale volteggiano
le donne di casa sua, come ninfe provenienti dai canneti poco
lontani da lì, ignare dell’orco orribile che abita con loro. È
esattamente questo il modo di raccontare dei fratelli D’Innocenzo.
Paiono cantastorie che narrano di personaggi di mondi lontani, e
riescono a farlo giustapponendo tutto alla profonda depressione che
comprime l’uomo moderno, romano, che conduce una vita
silenziosamente impeccabile.
Così come è vero che, a
partire dall’artificiosità di case perfette, laccate e profumate,
riescono a trarre le maschere stilizzate di figure che dal
mitologico giungono a parlare dell’incontrollabilità della propria
bruttezza, così vicina al quotidiano di chiunque. I protagonisti
scritti dai due registi, compiono parabole ascendenti che arrivano
al culmine della follia e della tensione della trascuratezza dei
propri abissi interiori.E le giovani figlie di Massimo, così come
la moglie, sembrano essere ancora intaccate, ma pare che tutto sia
fragile, inconsistente. Così come la psiche umana, senza confini,
capace di qualunque cosa.
America Latina
racconta un degrado mentale
Verrebbe da pensare che
ai D’Innocenzo quasi non interessi narrare storie di per sé, quanto
usare tali storie come mezzo per ritrarre l’orrore a cui le persone
sono in grado di arrivare: il degrado senza fine, che in America
Latina non è più sociale ma psichico.
Allora il quadro
disperato che ne esce diventa la constatazione di qualcosa che si
sa e appare con chiarezza già all’inizio del film: un lento
scorrere, vuoto di contenuti, stracolmo di apparenza. Un biancore
sfocato di lenti indispensabili per osservare gli altri e se
stessi. Senza le quali il rischio è quello d’iniziare a vedere la
realtà per quella che è davvero, fuori e dentro di sé. E di aprire il vaso di
Pandora contenente ciò che di più ripugnante possa esserci in un
uomo.
Il Re è morto, viva il
Re! In questo caso Sua Maestà è lo scomparso Wes
Craven, creatore della saga di Scream che
regala ai suoi fan un ennesimo – ultimo? – capitolo, tornando alle
origini e citando il capostipite sin dal titolo, ma non solo.
Stavolta al timone c’è la coppia Tyler Gillett/Matt
Bettinelli-Olpin, dichiaratamente intenzionati a
confezionare un film “spaventoso” e niente affatto “gentile”, un
film nel quale ci sia “tutto quello che volete in uno Scream
movie”, come ha dichiarato la reginetta della serie
Neve Campbell.
Scream, la trama
La ritroviamo venticinque
anni dopo la serie di efferati e crudeli omicidi che avevano
sconvolto per la prima volta la tranquilla cittadina di Woodsboro,
di nuovo costretta a lasciare la sua vita altrove per colpa di un
nuovo assassino con la maschera di Ghostface. Come sempre impegnato
a uccidere un gruppo di adolescenti, facendo ripiombare la città
nel terrore.
Con lei un cast di
giovani – nel quale spiccano la prossima WednesdayMelissa Barrera, il Jack Quaid di
Hunger Games e The
Boys e il Dylan Minnette di
Tredici – che però vediamo faticare a
diventare credibili come compagnia di amici. L’attenzione
d’altronde è tutta sul passato del franchise e dei personaggi. Non
siamo in un contesto scolastico o cittadino come altre volte, i
protagonisti vengono tutti (o quasi) da fuori Woodsboro, e come non
mai gli interlocutori sono i fan.
I principali interlocutori sono i
fan
Gli omaggi sono
dappertutto, palesi, persino smaccati, tanto sarebbe inutile
nasconderli in un capitolo che si presenta come “Re-quel” (o
“Lega-sequel“, “il dibattito è aperto su come si debba
chiamare“, dice uno dei personaggi più cinefili), anche per la
difficoltà oggettiva di proseguire una saga rinnovandosi,
rispettando canoni e regole, ma senza essere ripetitivi. Anche
Wes Craven è dappertutto, ma ci sono anche
Carpenter, ‘Kevin’ (Williamson?), Jamie Lee e Hitchcock in un film
che mette in scena lo scontro tra amanti dell’horror più classico e
di film più “sofisticati”, di The Witch, Hereditary, Babadook e Jordan Peele.
È un tema centrale,
considerato il tempo trascorso e i cambiamenti cui abbiamo
assistito nella società e nel cinema, non solo di genere. Ed è
interessante la riflessione su come questa nuova generazione –
ormai abituata a ogni tipo di sequel, remake o reboot – possa
assistere e digerire l’ennesima decostruzione di un
meta-slasher che punta a coinvolgerla prendendosi in giro e
sul serio allo stesso tempo, ironizzando su se stessa e le proprie
regole.
Conoscere le regole non basta
Le vecchie e le nuove,
che declama l’ex sceriffo Riley: Mai fidarsi di un fidanzato, il
movente dell’assassino è sempre legato a qualcosa del passato,
l’assassino stesso va cercato nel gruppo di amici della prima
vittima. Ma conoscere le regole non basta, ripeterle non serve,
soprattutto quando sono così tante da permettere e giustificare
ogni tipo di paranoia. E di ipotesi, da parte degli spettatori,
soprattutto da quelli che dopo aver visto gli altri quattro film
avranno l’imbarazzo della scelta sul precedente cui affidarsi,
utile a spiegare quel che sta per succedere o a confondere loro le
idee e spiazzarli, preparando le nuove sorprese.
Che non mancano,
nonostante i tanti rimandi potrebbero non conquistare gli
spettatori occasionali o quanti si approcciano alla saga per la
prima volta. Un “Re-quel” nel quale “chiunque può tornare”,
come ci spiega il film. E ci mostra, con l’apparizione di un Billy
Loomis versione ‘Dexter’ e il sempre più articolato labirinto di
specchi nel quale lo spettatore viene piombato.
Neve Campbell (“Sidney Prescott”), left, and Courteney Cox (“Gale
Weathers”) star in Paramount Pictures and Spyglass Media Group’s
“Scream.”
Più crudo, segno dei tempi
Un film a suo modo
ardito, seppur confuso e più superficiale di altri, che un
jumpscare dopo l’altro gioca con le nostre aspettative, con
furbizia più che con originalità. La novità più evidente è forse
nel tono di un quinto capitolo che arriva a dieci anni dal
penultimo e a venti dalla trilogia iniziale, nel cambio di stile (o
etica? segno dei tempi?) per quel che riguarda una maggior crudezza
nelle modalità di uccisione e le armi utilizzate. D’altronde una
violenza ‘pulita’ come quella di Craven sarebbe in definitiva
risultata anacronistica.
In tutto questo, le
pecche principali restano probabilmente la troppa prevedibilità
dell’identità di Ghostface, anche se non del tutto il movente, e la
passerella di Courtney Cox e Neve
Campbell. Quasi più un lungo cameo il loro, per quanto i
due personaggi siano fondamentali – come sempre – nella risoluzione
finale. Anche se le due sembrano interpretare più il ruolo di icone
che le storiche Gale Weathers e Sidney Prescott, tanto appaiono
sempre in posa, spesso poco naturali (in questo non aiutano certo
gli interventi della navigata giornalista d’assalto ossessionata
dalla propria immagine, evidentemente non solo nella finzione
scenica). A differenza del meno fortunato Linus, tormentato e
ancora alle prese con le ferite – morali e fisiche – subite negli
anni, quanto capace di incredibili amnesie per un esperto della
saga come lui.
Si ha l’impressione di
essere davvero, definitivamente (e finalmente), al termine di una
lunga e gloriosa avventura. Anche per il profetico “tutta la
serie va a rotoli dal quinto film” che pronuncia uno dei
protagonisti, giudicando l’ennesimo Stab. Un nuovo sequel
tra altri dieci anni troverebbe il cast originale ormai sessantenne
e sempre meno idee. Il rischio, per il franchise di
Scream, restano i reboot o le inutili filiazioni,
che speriamo di non vedere per rispetto di Wes, Ghostface e di
tutti i fan. Riuniti per l’ultima volta a festeggiare un addio
importante e le nozze d’argento con uno dei film horror più
indimenticabili e capaci di dare nuova vita al genere.
Ecco il trailer ufficiale di The
Northman, il nuovo film di Robert
Eggers, il regista del film horror acclamato dalla
critica, The Witch, ha potenzialmente
messo insieme un cast stellare per il suo nuovo progetto,
The
Northman, prodotto dalla New Regency.
La vincitrice dell’Oscar
Nicole Kidman, Alexander Skarsgård, Anya
Taylor-Joy di The Witch,
Bill Skarsgård, Björk e il candidato all’Oscar
Willem Dafoe fanno parte del cast, prodotto da
Lars Knudsen (Hereditary,
Midsommar).
The
Northman è descritto come una saga di
vendetta vichinga ambientata in Islanda all’inizio del X secolo.
Eggers ha scritto la sceneggiatura con il poeta e romanziere
islandese Sjón.
Presentato al Festival di
Cannes, The Lighthouse, con Dafoe e
Robert Pattinson, è invece il secondo film di
Eggers, che aspetta di essere ancora distribuito nel nostro paese.
Il film in bianco e nero è stato nominato miglior film alla
Settimana della critica e alla Quinzaine des Réalisateurs
di Cannes dalla Federazione internazionale dei critici
cinematografici.
Cate Blanchett è
una delle attrici più brillanti che ha fatto la storia del cinema,
conquistando il mondo con il suo talento esplosivo, con la sua
tenacia, la sua grazia e tantissimo fascino. Dopo una gavetta,
lunga diverso tempo, quest’attrice è riuscita ad avere una carriera
solida e a mettere tutta se stessa in ogni progetto, conquistando
due Oscar, ovvero quella per la Miglior Attrice non Protagonista
per The Aviator e quello come Miglior Attrice Protagonista
per Blue Jasmine.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Cate Blanchett.
2. Non solo attrice, ma
anche doppiatrice e produttrice. Nel corso della sua
carriera, Cate Blanchett ha vestito i panni della doppiatrice,
prestando la propria voce per i film Ponyo sulla scogliera
(2008), Dragon Trainer 2
(2014), Voyage of Time (2016),
Mowgli – Il figlio della
giungla (2018) e Dragon Trainer – Il mondo
nascosto (2019). Per quando riguarda la produzione,
l’attrice ha lavorato al corto Bangers (1999), al segmento
Bangers del film Stories of Lost Souls (2005), al
film Carol e alle serie Mrs. America (2020) e
Stateless (2020), essendo di quest’ultima anche
l’ideatrice.
Cate Blanchett in
Carol
3. Ha prodotto il film con
la sua compagnia. Oltre ad aver fatto parte del
film Carol come protagonista, Cate Blanchett ha
collaborato anche alla sua produzione, svolgendo il tutto con la
sua Dirty Films Ltd., una società di produzione londinese,
gestita in co-proprietà con il marito Andrew
Upton.
4. Ha avuto molta chimica
con Rooney Mara. Seguendo la scia delle dichiarazioni
rilasciate da Rooney Mara,
anche Cate Blanchett ha dichiarato di aver avuto una gran chimica
sul set e che, quindi, girare le scene d’amore è stata cosa facile.
Secondo lei, il merito va al regista Todd Haynes
per averle messe a proprio agio.
Cate Blanchett: il marito, i figli
e Edith Vivian Patricia
5. Trovare suo marito è
stata la cosa più bella. Cate Blanchett e lo sceneggiatore
e regista australiano Andrew Upton sono una delle
coppie più longeve dello star system. I due, infatti, si sono
sposati il 29 dicembre del 1997, dopo un anno di frequentazione.
Dalla loro unione sono nati i figli Dashiell John
(nel 2011), Roman Robert (nel 2004) e
Ignatius Martin (nel 2008), mentre nel 2015 la
coppia ha adottato la piccola Edith Vivian
Patricia.
6. I suoi figli non la
trovano così cool come tutto il mondo pensa. Cate
Blanchett ha praticamente conquistato il mondo con la sua grazia,
eleganza, tenacia e talento. Tuttavia, stando a quanto detto dalla
diretta interessata, i suoi figli non sembrano essere per nulla in
soggezione ad averla come mamma, anzi, la trovano quasi
imbarazzante per i ruoli che a volte decide di interpretare al
cinema.
Cate Blanchett in Thor:
Ragnarok
7. Non voleva che Hela fosse
un Loki al femminile. In Thor: Ragnarok, Hela è
la villain del film e l’attrice australiana ha tenuto al fatto che
fosse diversa da Loki. Ha infatti raccontato che “nei
primi sketches che ho visto, io e Tom Hiddleston
parlavamo ed eravamo alquanto simili. Così io, con il regista, i
produttori e il costume designer abbiamo cercato di diversificare
di più i due personaggi. Tutti sono stati di grande aiuto. Anche se
Hela non è la protagonista di tutto il film, ho cercato, con
l’aiuto anche del reparto trucco e parrucco, di creare un viaggio
visivo per il suo personaggio attraverso il film. Il suo look ci
indica anche quanto diventa potente”.
8. Una scena in particolare
ha colpito la Blanchett. Per Cate Blanchett c’è stata una
scena che l’ha particolarmente
convinta a dire di sì per il film a Kevin Feige e a
Taika Waititi,
cioè quella in cui Hela distrugge il Mjolrin. Come lei stessa ha
rivelato “ho pensato che fosse davvero eccitante il fatto che
erano disposti a distruggere il potere di Thor nei primi minuti del
film. Quindi, direi, che per me è stata un’entrata in scena niente
male”.
Cate Blanchett ha interpretato Bob Dylan
8. Ha interpretato il
celebre musicista. Il film del 2007 Io non sono
qui ripercorre la storia del musicista BobDylan in sette distinti momenti della sua vita,
venendo interpretato da sei attori diversi. Tra questi vi è proprio
la Blanchett, che si è sottoposta ad una trasformazione che l’ha
portata ad assomigliare molto a Dylan, specilamente per la
capigliatura. Trovandosi ad interpretare un uomo, l’attrice ha
raccontato di aver sempre portato un calzino lungo l’interno dei
pantaloni, dettaglio che l’ha aiutata a camminare e muoversi come
un uomo.
Cate Blanchett in Don’t Look
Up
9. Ha recitato nel nuovo
film targato Netflix. In Don’t Look Up la
Blanchett interpreta Brie Evantee,
la co-conduttrice del talk show The Daily Rip.
Inizialmente tale personaggio sembra poco profondo, ma sotto il
trucco, le ciglia finte e i capelli biondi, si nasconde una persona
complessa. Brie sceglie infatti di mostrarsi superficiale, è una
falsa-stupida: per lei è più facile nascondere la sensibilità e
apparire imperturbabili, così da manipolare tutti a proprio
piacimento.
Cate Blanchett: età e altezza
dell’attrice oggi
10. Cate Blanchett è nata il
14 maggio del 1969 a Melbourne, in Australia. L’attrice è
alta complessivamente 173 centimetri.