Bob Chapek, CEO della Disney, ha
specificato che la decisione in merito all’uscita nelle sale di
Black
Widow verrà probabilmente discussa
all’ultimo minuto. Il tanto atteso film che doveva originariamente
uscire a maggio 2020 e dare il via alla Fase 4 del MCU, dovrebbe adesso arrivare nelle
sale il prossimo 7 maggio, ma in molti sono convinti che l’uscita
del cinecomic verrà nuovamente posticipata a causa dell’incertezza
che circonda l’industria cinematografica e la relativa riapertura
delle sale.
La distribuzione del vaccino
anti-Covid e la ripartura delle sale in alcuni dei mercati
principali come Los Angeles e New York fa ben sperare per un’uscita
di Black Widow tra
poco più di un mese. Tuttavia, la strada per un ritorno alla
normalità è ancora molto lunga e, secondo gli esperti, pare ci
vorrà ancora molto tempo prima che le persone si sentano di nuovo
pronte a tornare al cinema. Proprio per questo, i calendari delle
principali major continuano a mutare di giorno in giorno, e
purtroppo nessuna uscita può essere considerata come
definitiva.
Ad oggi, Black Widow resta confermato al prossimo 7
maggio, ma ciò potrebbe cambiare in qualsiasi momento. Parlando con
Bloomberg, Bob Chapek ha discusso della possibilità che
Black Widow esca
in data stabilita, sottolineando però che la Disney è aperta a
qualsiasi improvviso cambiamento, considerate le circostanze.
“La nostra situazione e le nostre condizioni cambiano di giorno
in giorno”, ha spiegato Chapek. “Solo poche settimane fa,
i cinema di Los Angeles e New York erano ancora chiusi. Ora,
all’improvviso, hanno riaperto. Quindi, stiamo aspettando per
capire come i potenziali spettatori reagiranno a queste riaperture.
Restiamo flessibili. È molto probabile, quindi, che ci ritroveremo
a decidere all’ultimo minuto per quanto riguarda i prossimi film in
uscita, che si tratti di Black Widow o di qualsiasi altro
titolo.”
In attesa di aggiornamenti,
ricordiamo che Black Widow esplorerà
il passato di Natasha Romanoff, essendo ambientato tra gli eventi
di Captain
America: Civil War e Avengers: Infinity
War. Si dice che il personaggio di Florence
Pugh, Yelena Belova, raccoglierà l’eredità di Nat
diventando la nuova Vedova Nera del MCU: in effetti, è stata già
confermata la sua presenza in un altro futuro progetto del MCU, ossia la serie Hawkeye,
attualmente in produzione.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Warner Bros. e DC Films stanno
sviluppando un nuovo film dedicato a Hourman.
Negli ultimi anni, i due studio hanno lavorato instancabilmente
alla creazione di un universo cinematografico condiviso dedicato ai
più celebri personaggi DC, iniziato ufficialmente nel 2013 con
L’uomo
d’acciaio di Zack Snyder, ma ampliatosi poi seguendo una
direzione molto diversa rispetto ai piani inizialmente stabiliti
che avrebbero dovuto vedere proprio il coinvolgimento di Snyder
almeno fino allo scorso anno.
Allo stato attuale, ci sono dozzine
di film DC in sviluppo, ma solo per una manciata di questi è stata
ufficializzata una data di uscita. Da oggi è finalmente disponibile
la
Snyder Cut di Justice
League, in esclusiva in Italia su Sky e NOW, mentre il
prossimo agosto arriverà l’atteso The
Suicide Squad di James
Gunn, in contemporanea al cinema e su HBO Max. Nel 2022,
invece, arriveranno The Batman,
The Flash e anche Aquaman
2, mentre per il 2023 è atteso l’arrivo di Shazam: Fury
of the Gods. Altri progetti in cantiere sono Black
Adam con Dwayne Johnson (che non ha ancora una data di
uscita ufficiale) e un film dedicato a Blue Beetle.
Ora, stando a quanto riportato da
Deadline, Warner Bros. e DC Films hanno ufficialmente messo in
sviluppo un film dedicato a Hourman che sarà
sceneggiato da Gavin James e Neil Widener, che in passato erano
stati ingaggiati per occuparsi degli script di San Andreas
2 e Now You See Me 3. Al momento non è chiaro quale
sarà l’iterazione di Hourman che verrà rappresentata sul grande
schermo, dal momento che nei fumetti ci sono stati numerosi
personaggi che hanno assunto l’identità del supereroe. Alla
produzione del film collaborerà anche Chernin Entertainment,
già dietro il reboot de Il pianeta delle
scimmie.
La storia di Hourman nei fumetti DC
Per chi non conoscesse
Hourman, si tratta di un personaggio dei fumetti
apparso per la prima volta nel 1940. Ken Fitch e Bernard Baily lo
hanno introdotto per la prima volta in “Adventure Comics #48”.
L’identità originale di Hourman corrisponde a quella di Rex Tyler,
un chimico che riesce a creare una sintesi in grado di conferirgli
alcuni superpoteri per la durata di un’ora circa. Il film di Rex,
Rick Tyler, ha assunto in seguito il ruolo di protagonista e ad
oggi è la versione più conosciuta di Hourman. Esiste anche una
versione alternativa di Hourman, un androide modellato sul DNA di
Rex e conosciuto come Matthew Tyler.
Martin Freeman ha ammesso che non credeva che
Black
Panther 2 sarebbe stato realizzato dopo la tragica
morte di Chadwick Boseman. Il film originale ha
ottenuto numerosi elogi da parte della critica e battuto diversi
record al botteghino, senza considerare il suo enorme impatto
culturale.
Nonostante la scomparsa di Boseman,
i Marvel Studios hanno confermato i piani per
Black
Panther 2, specificando fin da subito che l’attore non
sarebbe stato sostituito e che T’Challa non sarebbe stato ricreato
in CGI. Ad oggi sappiamo che Black Panther
2, la cui uscita è prevista per maggio del 2022, si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel. Naturalmente, uno dei
compiti del nuovo film sarà quello di rendere omaggio all’eredità
di Chadwick Boseman.
Da quando l’attore aveva debuttato
nel ruolo di T’Challa in Captain America: Civil War del 2016, era diventato
praticamente sinonimo del ruolo. Per questo motivo, l’idea di
realizzare un sequel di Black Panther senza di lui è stata molto
difficile da comprendere per la maggior parte dei fan. Tuttavia, la
curiosità di vedere cosa racconterà il nuovo film e come affronterà
le conseguenze della dipartita del suo eroe è altissima.
Martin Freeman conferma che sarà in Black Panther 2
In una recente intervista con
Collider, Martin Freeman, che nel MCU interpreta Everett Ross
(apparso sia in Civil War che nel primo
Black Panther), ha rivelato che per un certo periodo ha
pensato che il sequel non avrebbe mai visto la luce. “Poco
prima che Chadwick morisse, se la memoria non mi inganna, la
sceneggiatura era già stata presentata”, ha spiegato Freeman.
“Ci stavano quindi lavorando, ma poi Chadwick è morto. E allora
ho pensato: ‘Come si può fare un film su Pantera Nera senza Pantera
Nera?’. Ancora non so come sarà. Prima che Chad morisse, l’idea di
farlo senza di lui era semplicemente inconcepibile. Sarebbe stato
da folli. È stato scioccante. È davvero strano che non sia più con
noi. Sono molto curioso di vedere come sarà il sequel. Ad oggi,
tutto quello che so è che ci sarò.”
Black
Panther 2 arriverà nelle sale l’8 luglio
2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha
confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al
compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative con i
Marvel Studios per interpretare il
villain principale del sequel.
Il momento che tutti i fan stavano
aspettando ormai da anni è finalmente arrivato: da oggi, la
Snyder Cut di Justice
League è finalmente disponibile, in Italia, su Sky e
NOW. Nel corso delle ultime settimane, grazie alle numerose
interviste rilasciate da Zack Snyder in merito al suo taglio del
cinecomic uscito per la prima volta in sala nel 2017, sono stati
molti gli aneddoti rivelati non solo in merito alla nuova versione
del film ma anche alla travagliata produzione della versione
theatrical portata a compimento da Joss Whedon.
Come ormai sappiamo da parecchio
tempo, nella Snyder
Cut troveremo tutta una serie di personaggi che sono
stati tagliati dalla versione cinematografica. Per molto tempo si è
parlato della possibile presenza anche di Lanterna Verde, nella versione portata sul
grande schermo da Ryan Reynolds nel 2011. Tuttavia, già prima
dell’arrivo ufficiale del taglio di Snyder, era stato lo
stesso Reynolds a confermare che non sarebbe apparso nei panni di
Hal Jordan. Ora, però, veniamo a conoscenza del fatto che Snyder
aveva davvero pensato di includere l’iterazione di Reynolds nel
film.
Intervistato da THR
proprio in occasione della promozione della
Snyder Cut di Justice
League, il regista ha spiegato che c’erano
effettivamente dei piani per includere all’interno del suo taglio
non solo il personaggio di Lanterna Verde, ma anche la versione di
Reynolds apparsa nel film di Martin Campbell. “Avevo un’idea
per Lanterna Verde, ma si trattava di Ryan”, ha spiegato
Snyder. “Tuttavia, se avessimo davvero seguito quella strada,
ho pensato che avrei dovuto avere Ryan come Lanterna Verde
aggiuntiva. Ma questa è un’altra storia.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueuscirà in streaming il 18
marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e NOW
TV in Italia. Il film durerà 242 minuti (quattro ore circa) e sarà
diviso in sei capitoli e un epilogo.
Kevin Feige, il presidente dei
Marvel Studios, ha negato le voci secondo cui
Chris Evans sarebbe in trattative per tornare
nei panni di Captain America nel MCU. L’ultima volta che abbiamo
visto l’attore nei panni del Vendicatore è stato in Avengers:
Endgame, film che ha ufficialmente concluso l’arco
narrativo di Steve Rogers all’interno del più ampio universo
condiviso.
L’uscita del cinecomic di Anthony e Joe Russo aveva
quindi segnato non solo la fine della Saga dell’Infinito, ma anche
la conclusione delle storyline di alcuni tra i personaggi più amati
del MCU, come Iron Man, Vedova Nera e
Captain America, appunto. Tuttavia, lo scorso gennaio è arrivata da
Deadline (quindi da una fonte più che autorevole!) la
notizia che
Chris Evans era in trattative per tornare a vestire i panni
dell’iconico personaggio che gli aveva regalato la fama a livello
mondiale.
Eppure, in una recente intervista
con
EW in occasione della promozione dell’attesissima serie
The Falcon and the Winter Soldier (il cui
primo episodio debutterà domani su Disney+), il boss dei Marvel Studios ha categoricamente
smentito il possibile ritorno di Evans nei panni di Cap.
“Raramente rispondo a tutti i vari rumor che circolano sul
nostro universo, perché ci sono sempre delle sorprese dietro
l’angolo, che spesso colpiscono anche me”, ha commentato
Feige. “Ma questo rumor in particolare mi pare sia stato
smentito dallo stesso Evans, anche piuttosto velocemente”. In
molti erano pronti a scommettere che Evans sarebbe tornato proprio
in The Falcon and the Winter Soldier (soprattutto per via
del tipo di storia che verrà raccontata nello show), ma a quanto
pare non sarà così.
Chris Evans di nuovo Captain
America: sì o no?
Anche se l’idea di un ritorno di
Evans è inevitabilmente allettante, alla fine non sarebbe così
giusto per il personaggio tornare nel MCU, soprattutto in considerazione
della conclusione del suo arco narrativo, ma anche dell’attuale
processo di ricostruzione dell’intero universo cinematografico, che
con l’avvio della Fase 4 di sta preparando a regalare ai suoi
spettatori tutta una serie di storie e personaggi nuovi ai cui
potersi appassionare esattamente come accaduto in precedenza con le
avventure di Steve Rogers.
Sono ormai diversi
decenni che Tom &
Jerry, la coppia di gatto e topo più famosa del mondo,
si inseguono, si picchiano, si schiacciano, si acchiappano a
vicenda e in qualche modo il loro modo di farlo e soprattutto il
fatto che alla fine trovano sempre il modo di fare pace, non è mai
invecchiato. Sarà per questo che la Warner Bros ha
deciso di riportarli al cinema, in un lungometraggio che è
disponibile dal 18 marzo per l’acquisto e il noleggio premium su
Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV e per il noleggio premium su Sky
Primafila e Infinity.
Nonostante le recensioni
negative del film del 1993, i nostri due eroi non si sono fermati,
e adesso si ripropongono in una versione mista, live-action e
animazione, per raccontare una nuova avventura che, seppure ha per
cornice una storia più articolata, ha sempre al centro della scena
la slapstick comedy del gatto e del topo, con tanto di
marchingegni complicati per acchiappare il topo e buchi di tane che
vengono spostati per far sbattere al muro il gatto.
La storia racconta una
ragazza in cerca di lavoro, un topo in cerca di una casa e di un
gatto che sogna di suonare un pianoforte. Insomma, destini
apparentemente differenti che in qualche modo si incrociano e
trovano il modo di lavorare insieme. Trai protagonisti in carne e
ossa ci sono Chloë Grace Moretz e Michael Peña, amatissimi dal pubblico giovane
e della commedia, ma anche dagli appassionati dei cinecomic, dato
il meraviglioso Luis che Peña interpreta nel MCU.
Il film è un ibrido,
quindi, e il regista Tim Story, insieme al team
creativo, in fase di pre-produzione, si sono dati una semplice
regola: tutti gli animali sono in CGI mentre le persone sono
interpretate da attori in carne e ossa. Ad interagire con gli
attori in fase di riprese ci saranno dei pupazzi, e non le solite
palline da tennis, il che rende l’interazione con le figure animate
molto più realistica. Lo sforzo si nota.
Due protagonisti
inossidabili
Il più grande pregio che
Tom
& Jerry propone è il fatto che i due protagonisti non
sono stati snaturati, anzi il loro design è perfettamente fedele
alla tradizione. Certo, sono state aggiunte delle ombre e il
contorno nero spesso che li contraddistingue è stato tolto, per
aggiungere un po’ di profondità e diminuire l’effetto
bidimensionale, ma il cuore dei personaggi è rimasto intonso. Anche
in questo caso, come nei cartoni animati Hanna e Barbera, i due
sono muti, ma questo ostacolo comunicativo è stato aggirato
drammatizzando l’iniziale incomprensione dei due con la
protagonista Moretz.
Il film è una
rocambolesca avventura per le stanze di un lussuoso albergo di New
York e per le strade della grande mela, un grande film per tutta la
famiglia che poteva anche durare meno ma che si lascia guardare
grazie all’irresistibile presenza dei protagonisti Tom &
Jerry.
L’operazione della
Marvel, dopo lo straordinario
successo di WandaVision,
è ormai chiara, quella di farci incontrare piano piano tutta una
serie di “amici”, vivere con loro delle esperienze bellissime e poi
salutarli. Doloroso? Alquanto. Ne vale la pena? Certamente.
Di sicuro The Falcon And The Winter Soldier racconta
un’altra storia rispetto alla prima serie tv presentata su Disney+, ma in egual misura, dopo la
visione del primo episodio, si può dire che questi personaggi
stanno combattendo delle battaglie, stanno soffrendo per la perdita
di qualcuno, stanno cercando qual è il loro posto nel
mondo.
Anthony Mackie e Sebastian Stan tornano nei panni che li hanno
accompagnati negli ultimi anni, il primo (Sam Wilson), combattivo
come sempre, pronto all’azione e riflessivo, il secondo (Bucky
Barnes), in piena crisi esistenziale, lo vediamo andare dallo
psicologo e mentire spudoratamente, fare incubi e cimentarsi con un
appuntamento. Cosa li accomuna? L’assenza di Capitan America, che
pesa come un macigno sulle loro vite, facendoli sentire orfani in
cerca di affetto e di un obbiettivo da perseguire.
Alla presentazione alla
stampa insieme ai due interpreti erano presenti la regista Kari
Skogland, il creatore Malcolm Spellman e il Presidente
Marvel StudiosKevin Feige.
The Falcon and The Winter Soldier, l’incontro con i
protagonisti
Questa è il secondo
progetto che arriva su Disney+, perché c’era bisogno di
approfondire questa storia?
Kevin Feige:“Abbiamo voluto dimostrare che non è perché è in TV non
significa che non sarà così grande come potrebbe essere un film, ci
abbiamo lavorato altrettanto duramente mettendoci tutto il sangue,
il sudore e le lacrime. Ecco perché questo primo episodio inizia
davvero con il botto. Continuavamo a dire: “Se vogliamo fare una
serie con Falcon e Winter Soldier, dobbiamo almeno iniziare con la
migliore azione che abbiamo mai visto”. In più ora puoi scoprire
chi sono, sappiamo qualcosa di Bucky Barnes e di quello che aveva
passato, mentre di Sam Wilson a parte che gli piace il lavoro, e ha
dei principi morali fortissimi, che è un uomo che ha prestato
servizio e ha lavorato con una PTSD, non ne sapevamo molto. Questa
è un’opportunità per andare in profondità e scoprire chi sono
questi due personaggi”.
Kari, come hai
lavorato alla serie per garantire lo stesso intrattenimento del
MCU ai fan?
“Mi sono approcciata
come se fosse un film di 6 ore, capendo dove tagliare per dividere
gli episodi. Con Malcom abbiamo visto tanti show e film che
potessero fare riferimento alle tematiche della serie, tipo Un Uomo
da Marciapiede, anche se può sembrare da pazzi come accostamento.
Prendo ispirazione da tante cose, metto tutto in una pentola, provo
a mescolarlo e inventare qualcosa che possa essere una firma unica
per il nostro show. Era importante ricordarsi che saremmo stati
nella prospettiva delle persone e quindi dovevamo davvero entrare
nel profondo ed essere in grado di poterlo sostenere. Questo
comprendeva il capire come muovere la macchina da presa, come
avvicinarci ai personaggi, per esempio quando Bucky è in terapia,
il modo in cui alterniamo la camera è per entrare in contatto con
lui e comprenderlo il più possibile.”
Malcom:“C’è
stata una guerra civile di circa 12 secondi in cui sembra che ogni
singolo fan della Marvel, Kevin Feige, e tutti i suoi
partner sapessero che questi due ragazzi sarebbero stati in grado
di supportare film o franchise. Il tono della serie è stato
ispirato da tante cose, si passa dal grintoso a grintoso come in 48
ore, al comico come in Due Mine Vaganti, ma nel mezzo c’è una sorta
di primo Arma Letale e del primo Bad Boys.
Ci piaceva questa
idea, che poi permette anche a Sebastian e Anthony di fare quello
che fanno e creare quella magia, ma permette anche una creatività
più ampia, hai bisogno di affrontare un problema reale o se hai
bisogno di entrare in qualcosa che riguarda il mondo Marvel. È una forma di narrazione
molto, molto durevole.”
Cosa avete pensato
quando avete letto la sceneggiatura?
Anthony Mackie:“Ho pensato che fosse fantastico. Sam Wilson si è sempre
evoluto nel mondo dei fumetti Marvel e ora si è evoluto anche
nell’universo cinematografico Marvel.
Quando conosciamo
Sam nei fumetti, è un semplice imbroglione di Harlem, poi, quando
la cultura afroamericana si è evoluta, Stan Lee lo ha fatto
crescere nel fumetto in diverse incarnazioni di se stesso. Sono
entusiasta che tutti vedano il nuovo, e migliorato, Sam
Wilson”.
Sebastian Stan:“Io imparo sempre qualcosa su me stesso da questo personaggio.
Ho trascorso 10 anni in sua compagnia e alla fine cresci e ti
evolvi con il personaggio. Pensavo di conoscere Bucky, ero molto a
mio agio e familiare nei film, quando ci poi siamo inoltrati in
questa avventura ho pensato “Va bene e com’è adesso?”.
È stato bellissimo
concentrarci sul suo senso dell’umorismo, fa parte del tono stesso
della serie e della sua dinamica con Sam Wilson.
Questo nuovo Bucky
da vivere è stato ed eccitante. Finalmente stiamo approfondendo la
sua ricerca di identità e, la sua voglia di accettare davvero il
passato, rieducarsi, e adattarsi al mondo in cui si trova
adesso.”
Con l’arrivo al cinema nel 1982
di Blade Runner, noir e fantascienza si univano per
cambiare per sempre. Regista visionario, Ridley Scott ha
infatti dato vita ad un’opera monumentale, che ancora oggi riesce a
risultare attuale nella sua disperata ricerca dell’umanità. A
distanza di ben 35 anni è infine stato realizzato un diretto sequel
di quell’opera, attraverso cui le tematiche sono state
ulteriormente aggiornate e approfondite. Si tratta di Blade Runner
2049, diretto dal regista canadese Denis
Villeneuve, che già con il precedente Arrival
aveva dato prova di saper padroneggiare il genere, utilizzando la
fantascienza per raccontare qualcosa di più sull’essere umano.
Prima del rilascio del film sono
stati pubblicati tre cortometraggi che anticipano il contesto
narrativo poi ritrovato nel lungometraggio. Si tratta di 2036:
Nexus Dawn, 2048: Nowhere To Run e Blade Runner:
Black Out 2022. Già in questi si può ritrovare ciò che il film
presenta poi in tutta la sua magnificenza. Gli elementi distintivi
dell’opera del 1982 vengono riproposti e resi ancor più attraenti,
decadenti. Con effetti speciali e scenografie candidati agli Oscar,
Blade Runner 2049 lega strettamente le maggiori
trovate visive alle tematiche trattate. La domanda più ricorrente,
ancora una volta, ruota intorno alla definizione di umanità.
Costato 150 milioni di dollari, il
film si rivelò una cocente delusione al box office, con un incasso
di soli 260 milioni. Anche il suo predecessore non fu fortunato al
momento dell’uscita in sala, divenendo poi un cult negli anni.
Nell’attesa che ciò avvenga anche per Blade Runner 2049,
il quale merita di essere riscoperto in tutta la sua grandiosità,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e al
possibile sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Blade Runner 2049: la trama del
film
Sono passati trent’anni dagli eventi
del primo film, il mondo è un luogo profondamente cambiato. I
replicanti prodotti dalla Tyrell sono stati messi al bando, mentre
una serie di carestie dovute al cambiamento climatico hanno messo
in ginocchio la popolazione. Infine, un black out ha fatto perdere
le tracce di ogni dato digitale fino a quel momento presente. A
governare nell’ombra in tale contesto vi è il misterioso
NeanderWallace, il quale con la
sua società ha dato vita ad una nuova generazione di replicanti,
più fedeli all’uomo e dalla longevità indefinita. Tra questi vi è
l’agente K, il cui compito è rintracciare ed
eliminare i vecchi modelli ancora in circolazione.
Nella sua ricerca si imbatterà in
Sapper Morton, il quale prima di morire lascerà K
con una serie di pericolosi dubbi. A partire da questi l’agente
darà vita ad una ricerca che lo porterà ad imbattersi con un
passato di cui non pensava di avere memoria. Le nuove scoperte
devono però essere insabbiate quanto prima, rivelandosi quanto mai
dannose per la stabilità raggiunta tra umani e replicanti. Al
momento di dover compiere il suo dovere, K nutrirà però sempre più
dubbi sulla moralità del proprio lavoro. Per andare fino in fondo
alla questione c’è solo un uomo che può aiutarlo, l’agente
Rick Deckart, svanito nel nulla trent’anni prima
senza lasciare alcuna traccia.
Blade Runner 2049: il cast del
film
Per il ruolo dell’agente K, l’unico
attore considerato fu Ryan Gosling.
Questi non aveva mai lavorato prima in un film con un budget tanto
elevato, non entusiasta di simili progetti. Accettò tuttavia di
recitare in Blade Runner 2049 per la possibilità di
lavorare con Villeneuve, come anche perché riponeva totale fiducia
nella storia che si andava a raccontare. Accanto a lui, nei panni
dell’intelligenza artificiale olografica Joy vi è l’attrice
Ana deArmas. All’epoca ancora poco nota, questa si
presentò in più occasioni per i provini per il film, riuscendo
infine ad ottenere la parte. Per questa accettò anche di prendere
parte a scene di nudo, rifiutandosi però di tagliarsi i
capelli.
Altro noto attore presente nel film
è Jared Leto,
interprete di Neander Wallace. Il ruolo era stato inizialmente
pensato per David Bowie, ma a causa della scomparsa di questi fu
Leto ad ottenerlo. Per calarsi meglio nei panni del personaggio non
vedente, l’attore decise di indossare delle speciali lenti a
contatto che gli offuscavano la vista. Sono poi presenti le attrici
Sylvia Hoeks nei panni della spietata Luv,
Robin Wright in
quelli del tenente Joshi e Mackenzie Davis
in quelli della misteriosa Mariette. Lennie James
interpreta Mister Cotton, mentre l’ex wrestler Dave Bautista è
il replicante Sapper Morton. Grande ritorno è quello di Harrison Ford,
che riprende i panni dell’agente Rick Deckard, apparendo però nel
film non prima di un’ora e quaranta minuti.
Blade Runner 2049: il sequel, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Quello di Blade Runner è un
universo narrativo potenzialmente espandibile all’infinito. Non
deve dunque sorprendere se al momento della realizzazione di questo
secondo film si è parlato dei possibili ulteriori sviluppi. Sia
Scott, che Ford che Villeneuve si sono dichiarati disponibili a
realizzare un ulteriore capitolo, che possa esplorare ulteriormente
le tematiche trattate. Secondo il regista dell’originale, alcune
bozze di storie sarebbero già pronte, in attesa di ulteriori
sviluppi. L’insuccesso economico del film ha però rappresentato una
battuta d’arresto per tali discorsi. Nonostante questo, Scott ha
recentemente dichiarato che spera ancora di poter dare un seguito
al film, mentre Villeneuve si è detto più interessato a realizzare
uno spin-off.
In attesa di poter vedere un
seguito, è possibile fruire di Blade Runner 2049 grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten Tv, Chili Cinema, Google Play,
Infinity, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 17 marzo alle ore 21:20
sul canale Rai 4.
Universal Pictures
Italia ha annunciato che Fast
and Furious 9 uscirà nel nostro paese il 12 luglio
2021, “solo al cinema”. Di seguito potete leggere l’annuncio
ufficiale sull’account Instagram dello Studio:
La regia sarà firmata
da Justin Lin, già regista di numerosi
capitoli del franchise, mentre la release dopo un primo spostamento
all’aprile 2021(inizialmente il film sarebbe
dovuto arrivare al cinema nel 2020), è fissata al 12 luglio 2021,
solo al cinema.
Ricordiamo che il decimo capitolo
della saga è già in pre-produzione. Secondo quanto riferito, il
capitolo numero 10 della saga concluderà definitivamente la serie
principale Fast
and Furious, a seguito degli eventi che vedremo nel
nono capitolo. Questa informazione ci fa pensare che alla fine del
franchise si sia pensato più a un dittico di chiusura che a due
film separati.
Iniziano il 18
marzo le riprese de Il
Confine, diretto da Vincenzo Alfieri
con Edoardo Pesce e Massimo
Popolizio. Vincenzo Alfieri,
dopo I Peggiori e Gli uomini
d’oro, torna alla regia con un thriller denso di colpi di
scena, una storia che varca ogni confine.
Le riprese si svolgeranno in
diverse località dell’entroterra laziale con inizio il 18 marzo
2021. Il confine sarà distribuito in Italia e nel
mondo da Vision Distribution.
La trama
Uno sperduto
paese al limite del bosco, un rave, due giovani scomparsi, l’incubo
di un mostro che torna dal passato. Indagano i carabinieri Meda, un
uomo sconfitto dalla vita e Rio, il capitano inflessibile e
rigoroso. Ma questa volta il mostro ha rapito la persona
sbagliata.
Il
Confine, prodotto da Fulvio e Federica
Lucisano, è una produzione Italian
International Film – Gruppo
Lucisano e Vision Distribution,
liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Giorgio
Glaviano (Marsilio Editore) ed è sceneggiato
da Vincenzo Alfieri, Fabrizio
Bettelli e Giorgio
Glaviano.
In un mondo dove ogni giorno di più
si perde la fiducia nei confronti della giustizia, una serie come
The Investigation non può che arrivare al
momento giusto. Basata su un fatto realmente accaduto, noto alle
cronache come il caso delsottomarino, questa va
infatti a sottolineare quanto importante sia poter avere fiducia
nelle istituzioni preposte all’esercizio della legge. Ma, allo
stesso modo, anche quanto sia complesso far sì che questa si attui
in modo insindacabile in favore dei bisognosi. Ideata da Tobias Lindholm,
sceneggiatore di Il sospetto, Un altro giro, ma anche di
alcuni episodi di Borgen – Il potere e Mindhunter, la serie si
configura così come un crime capace tanto di offrire un’indagine
avvincente, quanto più in generale di offrire spunti di riflessione
sull’attualità.
La vicenda, narrata dal punto di
vista di chi condusse le indagini, ha per protagonista il capo
della Omicidi della polizia di Copenaghen Jens
Møller (Søren Malling). Durante un
briefing mattutino con i suoi colleghi, questi viene a conoscenza
di uno strano caso. Un sottomarino artigianale, che trasportava la
giornalista svedese Kim Wall e l’inventore dello
stesso, è scomparso. Quando il sottomarino viene ritrovato più
tardi nel corso della giornata, solo l’inventore viene salvato
prima che affondi improvvisamente. Ora Jens e il suo team di
investigatori devono decidere rapidamente come affrontare il caso,
perché Kim è ancora dispersa e il sottomarino è in fondo al
mare.
In dubio pro reo, l’importanza dei
fatti
La serie ideata dallo sceneggiatore
e regista danese si apre sulla decisione di una giuria di assolvere
un accusato di omicidio. Una decisione che fa male, tanto ai
famigliari della vittima quanto al pubblico ministero Jakob
Buch-Jepsen (Pilou Asbæk). Questa scena,
apparentemente scollegata da quello che sarà poi il focus della
serie, presenta in realtà tutto ciò che occorre sapere di The
Investigation. Nonostante la colpevolezza di qualcuno possa
sembrare ovvia, non lo sarà per la legge fintanto che non verranno
fornite prove valide a riguardo. In dubio pro reo, ovvero:
finché esisterà il dubbio, questo ricadrà a favore
dell’imputato.
Compreso ciò, la lunga corsa dei
protagonisti alla ricerca di prove concrete sarà allora quanto mai
chiara. La storia della giornalista Kim Wall si sarebbe potuta
raccontare in molti modi diversi e da più punti di vista. Lindholm
sceglie però di dare spazio a quello di chi ha condotto le
indagini, perché gli consente di raccontare molto più di quanto
sembrerebbe. Egli ripercorre in modo estremamente preciso gli
eventi che si svolsero tra l’agosto 2017 e l’aprile 2018, facendo
avvertire il peso crescente del passare dei giorni. Ogni episodio è
dunque incentrato su una precisa scoperta, un passo in più verso la
giustizia.
Ma sostenere un accusa di omicidio
richiede prove precise e il caso del sottomarino ha quanto mai
messo in difficoltà da questo punto di vista. Lo spettatore è
trascinato all’interno di un gioco che costringe più volte a
ripartire da capo. La frustrazione provata dai personaggi viene
condivisa con gli spettatori, coinvolgendo questi ultimi a dir poco
efficace. Ci si emoziona per ogni conquista, ci si innervosisce per
ogni sconfitta. Ma soprattutto, si arriva a comprendere davvero
l’importanza del non lasciare nulla al caso, del non dar adito a
voci che non siano supportate da fatti. In un contesto odierno dove
il “tribunale popolare” gode di un’autorità illegittima, ricordare
tutto ciò è sempre più urgente.
The Investigation: ciò che non si
vede spaventa di più
Con The Investigation
prende dunque vita sul piccolo schermo un caso particolarmente
complesso, che si rivela contenere una serie di tematiche
estremamente attuali. Dalla già citata importanza delle prove alla
fiducia nella giustizia, dalla violenza sulle donne al peso dei
media. Ognuno di questi aspetti trova il suo giusto momento nella
serie, colpendo lo spettatore in modo non retorico né esplicito. E
proprio su ciò che è giusto mostrare o meno Lindholm sembra
interrogarsi a lungo. Una serie crime che aspira alla
spettacolarità avrebbe probabilmente mostrato il corpo della
vittima, l’interrogatorio al carnefice o l’interno del tanto
nominato sottomarino.
Nulla di tutto ciò trova invece
spazio in The Investigation, per il semplice motivo che
ciò che non vediamo ci spaventa molto di più. Impossibilitati a
familiarizzare con l’omicida, che non è mai neanche chiamato per
nome, questi può assumere qualsiasi aspetto, mantenendo intatta la
sua minacciosità. Non c’è una sola goccia di sangue nella serie,
che appunto sembra puntare su quegli aspetti meno spettacolari di
un caso del genere. A farla da padrone sono i fascicoli, le
ricerche in mare (interpretate dai veri sommozzatori che
parteciparono all’indagine), le riunioni tra i poliziotti.
Elementi potenzialmente “noiosi” ma
che assumono qui enorme forza grazie a molteplici elementi. Da una
scrittura impeccabile ad una regia minimalista e fino
interpretazioni contenute che lasciano intravedere il mondo
interiore dei personaggi. Lindholm conferma il grande talento che
Paesi come Svezia e Danimarca hanno nel raccontare storie di questo
genere, arricchendole della capacità di parlare a livello
universale. The Investigation, infatti, non è solo un
omaggio a quanti condussero le indagini e alla giornalista Kim
Wall, ma anche un monito generale che ricorda di come “più si
diventa civilizzati, più si avverte il bisogno di guardare
nell’oscurità”.
Finalmente il giorno è arrivato,
dopo tante proteste, richieste, critiche e attesa,
Justice League Snyder Cut arriverà in tutti il mondo
e, per tranquillizzare i fan italiani, anche da noi. Il film sarà
infatti disponibile a partire dalle 8 di mattina di giovedì 18
marzo su Sky Cinema Uno, in streaming
su NOW
TV e on demand in contemporanea assoluta con l’uscita
negli Stati Uniti.
Ma cosa aspettarci, in fin dei
conti, da questo film che ha ormai assunto una dimensione epica?
Cosa chiedere ad un film che nella versione cinematografica ha
deluso quasi tutti ma che ha avuto una seconda possibilità per
farsi vedere nella veste pensata originariamente dal suo “padre”
creativo? Ecco, di seguito, le parti che ci aspettiamo vengano
sistemate dalla
Justice League Snyder Cut di Zack
Snyder rispetto al film firmato da Joss
Whedon nel 2017.
La lotta di Atlantide
James Wan ha
fatto un ottimo lavoro nell’aggirare l’ostacolo delle scene
subacquee di Aquaman,
ma così non è stato per le scene sottomarine di Justice League. Sembra chiaro che
all’epoca dell’uscita, la Warner Bros non abbia speso abbastanza
per realizzare quelle scene che anche da un punto di vista
dell’appeal sul pubblico potevano essere “appetitose”.
Steppenwolf parla ripetutamente con
“madre”
Justice League fa un
pessimo lavoro nello spiegare cosa sono le Scatole Madre, che i fan
dei fumetti sanno essere in realtà supercomputer con coscienza. È
ancora più strano quando Steppenwolf di tanto in tanto parla ad
alta voce rivolgendosi a una tale “Madre”, dicendole (?) che le
darà da mangiare presto. Il film non spiega mai che le scatole sono
effettivamente vive e sono così legate ai loro proprietari che si
autodistruggeranno se la persona a cui sono legate viene uccisa.
Speriamo che la Snyder Cut ponga rimedio a tutto ciò.
“Per Darkseid!”
I fan che sanno qualcosa su
Steppenwolf sanno che in realtà è un luogotenente di Darkseid, un
arcinemico supercriminale della Justice League che è deciso a
conquistare l’universo. Per tutti gli altri, Steppenwolf è un
personaggio piuttosto oscuro, quindi la sua unica menzione al fatto
che sta agendo “per Darkseid” è facile da non cogliere a pieno,
soprattutto se non sai chi è Darkseid. Dal momento che
Darkseid era il protagonista del sequel nell’idea di Snyder,
dobbiamo immaginare, come anticipato anche dai trailer, che sarà
lui a scendere in campo nel film.
#Supermouth (hashtag che si è
diffuso in merito alla bocca di Superman)
Secondo le notizie
circolate nel 2017, la Paramount non avrebbe permesso a Henry
Cavill di radersi i baffi di Mission: Impossible – Fallout durante le riprese di Justice League, quindi
la Warner Bros. ha deciso di provare a rimuoverli digitalmente in
post-produzione. E il risultato è assolutamente orribile. È peggio
della CGI sul defunto Peter Cushing in Rogue One. Sicuramente Zack
Snyder ha colto questa occasione per correggere quell’orrore.
Quella scena di apertura di
Superman
Questo strano piccolo
segmento di filmino fatto in casa di un bambino che parla con
Superman è un doppio smacco di dolore esistenziale. Innanzitutto,
balza subito agli occhi la questione della bocca di Cavill, poi si
vede Superman che si rifiuta di rispondere alla domanda del ragazzo
su quale sia la sua cosa preferita della vita sulla Terra. Non c’è
alcun pay off per questa scena, in avanti nel film, sembra non
avere alcun senso. Speriamo che sia stata totalmente eliminata.
Clark e Lois in un campo di grano
in computer grafica
Una delle scene in teoria più
commoventi di Justice League è sicuramente quella del
ricongiungimento di Lois e CLark, peccato che sia stata fatta con
una pessima CGI. I due sono in piedi in un campo di grano in Kansas
che è estremamente, ovviamente, non reale. Il colpevole è
probabilmente quel magnifico tramonto abbagliante che rende i
contorni dei personaggi un po’ troppo evidenti. L’emozionante
riunione di Lois e Clark viene seriamente minata dal fatto che non
si riesce a smettere di pensare al fatto che i due si trovano su un
palcoscenico.
A nessuno importava davvero del
ritorno di Superman
Justice League fa
i conti la morte di Superman. È un tale colpo per il mondo che la
criminalità e il terrorismo sono in aumento grazie alla semplice
mancanza di speranza che l’eroe incarnava. Quindi resuscitare
Superman a metà film dovrebbe avere pesanti conseguenze,
soprattutto perché è un evento a cui testimoniano molti civili, tra
cui i poliziotti che intervengono sulla scena. Eppure sembra che al
mondo non importi affatto che Superman sia tornato. Inoltre … anche
Clark Kent era morto. Superman d’ora in poi rinuncerà alla sua
versione terrestre?
Nessuno sembra avere la minima idea
di quello che stanno facendo
Quando la Justice League
decide di usare una Scatola Madre per resuscitare Superman, sembra
abbastanza ovvio che così facendo attirerà l’attenzione del cattivo
che ha trascorso l’intero film cercando di radunare tutte le tre
Scatole Madre. A quanto pare però la conseguenza immediata della
loro decisione sembra ovvia per noi, ma non per gli eroi, perché
non menzionano mai la possibilità che Steppenwolf si faccia vedere
e sembrano stranamente sorpresi quando fa la sua comparsa per
rubare la scatola proprio sotto il naso di tutti. Chissà che Snyder
non rappresenti i suoi eroi un pelino più furbi di quanto fatto da
Whedon.
Cyborg è decisamente poco
attento
Cyborg (Ray
Fisher) indossa una felpa con cappuccio quando esce, ma
non fa quasi nulla per contenere il fatto che ha luci incandescenti
estremamente evidenti sul viso e sul petto. Emette anche un sacco
di ronzii meccanici molto inquietanti. Quindi è stato piuttosto
difficile capire che stava spiando furtivamente Diana Prince e
Bruce Wayne per scoprire il loro accordo prima di unirsi alla
nascente Justice League, dato che era a pochi metri di distanza,
faceva un sacco di strani suoni robotici e non passava certo
inosservato. Ce lo aspettavamo più cauto e speriamo che Snyder ne
tenga conto.
Riepilogo senza senso delle origini
di Cyborg
Introdurre Cyborg in un
film di squadra non è mai stata una grande idea, ma ci vuole un bel
po’ prima che in Justice League venga spiegato
cosa gli è accaduto. I fantastici superpoteri di Vic Stone sono il
risultato dell’interferenza di una delle strane Scatole madre di
Steppenwolf. L’apparentemente senziente supercomputer di
incredibile potenza in realtà ha rimodellato i miglioramenti cyborg
all’avanguardia che suo padre Silas gli ha dato per salvargli la
vita dopo un incidente. Il risultato è che Cyborg non sa nemmeno
quali siano le sue capacità e, inoltre, nessuno gli spiega chi è o
perché è un robot alieno fino a circa metà del film.
Cyborg non può controllare il suo
sistema di difesa
Gli eroi resuscitano
Superman, che non la prende troppo bene. E in un momento che è
completamente fuori tempo con il resto del film, le parti
meccaniche di Cyborg iniziano a fare cose indipendentemente dalla
sua volontà. Non c’era stato alcun accenno prima di allora che ciò
potesse accadere, e non accade di nuovo per tutto il film, anche se
Cyborg non sembra prendere alcuna misura per evitare che quella
situazione si ripresenti una seconda volta. Non c’è nemmeno nessuno
di loro che si chiede se la cosa può verificarsi di nuovo o meno.
Sembra troppo strano.
Gli antichi che seppellivano una
Scatola Madre in un buco profondo un metro vicino a un fiume
La prima volta che
Steppenwolf ha cercato di conquistare la Terra nel lontano passato,
è stato sconfitto da un’alleanza di Antichi Dei, Amazzoni,
Atlantidei e umani, e alla fine della battaglia, ogni civiltà ha
preso in consegna una Scatola per custodirla. Gli Atlantidei misero
i loro nell’oceano; la Amazzoni costruirono una gigantesca volta in
pietra; e gli umani invece scavano una buca di un metro vicino a un
fiume e vi seppelliscono la scatola, scelta che non sembra proprio
furba. E infatti non sembra affatto strano che questa Scatola sia
stata quella trovata per prima.
La famiglia russa su cui il film
indugia
Capita spesso che nei
film di supereroi i civili siano in pericolo. In Justice League
però si è scelto di indugiare su una famiglia che vive nei pressi
della postazione apocalittica di Steppenwolf. Durante il film si
torna spesso su questa famiglia, soltanto per farci vedere che è in
difficoltà, ma senza che ci venga mai raccontato nulla di quello
che effettivamente fa. Diciamo che se l’intenzione era farci
affezionare a queste persone per desiderare che poi vengano salvati
dai protagonisti, l’intento non è stato soddisfatto. Chissà se
Snyder riuscirà a rimediare anche a questo.
Diana “fa Flash” e poi dimentica di
poterlo fare per il resto del film
La scena introduttiva di Wonder Woman (Gal Gadot) in
Justice League è in realtà piuttosto interessante.
Un gruppo terroristico prende il controllo di una banca con
l’intento di far esplodere una bomba che spazzerà via diversi
isolati della città. Diana interviene, mettendo KO tutti. Fino a
quando il leader terrorista punta una mitragliatrice sugli ostaggi.
Invece di portarlo fuori, Wonder Woman si muove molto velocemente
per bloccare tutti i proiettili che spara con il suo bracciale.
Sappiamo che Wonder Woman ha un sacco di doti, e a questo punto
anche la super-velocità, tale da permetterle di bloccare i
proiettili. Tuttavia, quando si trova a combattere fianco a fianco
con Flash, sembra che Diana non sappia più usare questo potere e
debba ricorrere all’aiuto di Barry. Perché?
Tom &
Jerry, il film diretto da Tim Story con i due iconici
rivali protagonisti in un’avventura inedita, arriva in Italia
in esclusiva digitale da domani, giovedì 18 marzo,
disponibile per l’acquisto e il noleggio premium
su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV e per il noleggio premium su Sky
Primafila e Infinity.
In occasione dell’arrivo in Italia della pellicola, sul canale
Youtube ufficiale di Warner Bros. Italia sono già
disponibili 10 minuti in anteprima del film:
Nel film Tom &
Jerry, che sarà impreziosito da un cameo di
Paolo Bonolis e la partecipazione vocale di
Luca Laurenti, una delle rivalità più amate della
storia si riaccende quando Jerry si trasferisce nel miglior hotel
di New York alla vigilia del “matrimonio del secolo”, costringendo
il disperato organizzatore dell’evento ad assumere Tom per
sbarazzarsi di lui. La conseguente battaglia tra gatto e topo
minaccia di distruggere la sua carriera, il matrimonio e forse
l’hotel stesso. Ma presto, sorge un problema ancora più grande: uno
staff diabolicamente ambizioso che cospira contro tutti e tre.
Una miscela strabiliante di
animazione classica e live action, la nuova avventura di Tom e
Jerry rappresenta un nuovo orizzonte per questi personaggi iconici
e li costringe a fare l’impensabile…lavorare insieme per salvare la
situazione.
ToTom
& Jerry è interpretato da Chloë Grace Moretz (“Cattivi Vicini
2”, “La Famiglia Addams”), Michael Peña (“Cesar Chavez”, “American
Hustle”, “Ant-Man”), Colin Jost (“Single ma non troppo”, “Saturday
Night Live”), Rob Delaney (“Deadpool 2”, “Fast & Furious: Hobbs &
Shaw”), Pallavi Sharda (“Lion”), Jordan Bolger (“Peaky Blinders”),
Patsy Ferran (“Darkest Hour”), Nicky Jam (“Nicky Jam: El Ganador”),
Bobby Cannavale (“The
Irishman”, “Ant-Man and the Wasp”), Lil Rel Howery (“Judas and
the Black Messiah”, “Angry Birds 2 – Nemici amici per sempre”), e
Ken Jeong (“Crazy & Rich”, “Una Notte da Leoni”, “Transformers
3”).
Il film è diretto da Tim
Story (“I Fantastici 4”, “Think Like a Man”, “Barbershop”) e
prodotto da Chris DeFaria (“The LEGO Movie 2 – Una nuova
avventura”, “Ready Player One”, “Gravity”). Scritto da
Kevin Costello, basato sui personaggi creati da William Hanna e
Joseph Barbera. I produttori esecutivi sono Tim Story, Adam
Goodman, Steven Harding, Sam Register, Jesse Ehrman, ed Allison
Abbate. Il team creativo include il direttore della fotografia Alan
Stewart, lo scenografo James Hambidge, al montaggio Peter S.
Elliot, la costumista Alison McCosh. La musica è composta da
Christopher Lennertz. Warner Bros. Pictures e Warner Animation
Group presentano, un film di Tim Story, “Tom & Jerry”, distribuito
in tutto il mondo da Warner Bros. Pictures.
Governance – Il prezzo del potere è una
coproduzione italo-francese, ed è prodotto da Alba
Produzioni, Panoramic Film per l’Italia e
Loin Derrière l’Oural LDO per la Francia, con il
sostegno del Mibac-DG Cinema e di Lazio
Cinema International.
Governance – Il prezzo del potere racconta
quanto sia difficile la ricerca della verità quando quest’ultima
interferisce con gli interessi economici e personali.
Un’implacabile parabola sul potere del denaro che vede tra i
protagonisti Massimo Popolizio, Vinicio Marchioni e Sarah
Denys.
Governance – Il prezzo del
potere, la trama
Renzo Petrucci (Massimo
Popolizio), manager brillante e senza scrupoli, è il
direttore generale di un importante gruppo petrolifero. Dopo
un’inchiesta per corruzione è costretto a lasciare la prestigiosa
carica convinto che a tradirlo sia stata una giovane collega,
Viviane Parisi (Sarah Denys). Renzo prepara la sua
vendetta coinvolgendo suo malgrado l’amico di famiglia Michele
Laudato (Vinicio
Marchioni), ma la situazione gli sfugge di mano…
Zack Snyder ha spiegato perché non ha mai
voluto ispirarsi alla formula del MCU quando stava lavorando al suo
SnyderVerse. Dopo l’uscita de L’uomo
d’acciaio nel 2013, che ha dato ufficialmente il via
al DCEU, il regista è stato impegnato con Warner Bros. e DC Films
fino alla metà del 2017. Tuttavia, a causa di un crescente
conflitto creativo con entrambi gli studi e anche per colpa di una
tragedia familiare, alla fine Snyder ha deciso di abbandonare la
produzione di Justice
League dopo aver terminato le riprese principali e di
mettere da parte i suoi piani relativi all’universo condiviso.
Nonostante sia L’uomo
d’acciaio che Batman v Superman abbiano performato bene
al box office, entrambi i film sono stati parecchio divisivi:
alcuni fan hanno approcciato l’approccio unico del regista ai
celebri supereroi, mentre altri non hanno visto di buon occhio la
sua visione dark. Tuttavia, la Warner Bros. non sembrava convinta
dello stile adottato da Snyder, con il regista che non ha mai fatto
mistero delle continue pressioni ricevute durante la lavorazione di
Justice League, che lo studio voleva fosse
molto più simili ai modelli canonizzati e universalmente apprezzati
del MCU.
In una recente intervista con il
New York Times in occasione della promozione della
Snyder Cut di Justice
League, è stato proprio Zack Snyder a riflettere sulla sua
esperienza con Warner Bros. e con il DCEU. Il regista ha spiegato
di aver sempre voluto differenziarsi dal MCU e di essersi sempre sentito a
suo agio in merito al modo in cui aveva concepito i suoi film:
cambiare stile o tipo di approccio, avrebbe soltanto compromesso la
sua personale visione.
“Lo sapevo da prima di Bvs,
quando abbiamo realizzato L’uomo d’acciaio. La Marvel stava facendo qualcos’altro.
Stanno facendo, ai massimi livelli, una popolare commedia d’azione
con tanto cuore. E ci sono riusciti alla grande. Sforzarsi di
duplicare tale modello sarebbe da folli, perché ci sono già loro ad
essere così bravi”, ha spiegato il regista. “Quello che la
DC aveva era la mitologia ad un livello veramente epico. Stavamo
per prendere questi personaggi e renderli protagonisti di un
viaggio incredibile. Onestamente, ero l’unico a pensarla così.
Dopotutto, non saprei come altro approcciarmi a questo genere. Un
regista ha una sola abilità: il suo punto di vista. È tutto ciò che
hai. Se stai cercando di imitare un altro modo di fare film, allora
sei davvero su un terreno scivoloso.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueuscirà in streaming il 18
marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e NOW
TV in Italia. Il film durerà 242 minuti (quattro ore circa) e sarà
diviso in sei capitoli e un epilogo.
Prison Break è una
di quelle serie tv che hanno contribuito a cambiare il panorama
serie grazie alla sua struttura narrativa e visiva.
La serie si è rivelata essere
totalmente originale nel suo genere, diventando una delle più
fortunate e di successo dei primi anni Duemila e anche in tempi
recenti, grazie alla ripresa della serie con la quinta e la sesta
stagione. Ecco dieci cose da sapere su Prison
Break.
Prison Break: la serie
1. Tutto è nato da
un’idea.Paul Scheuring, creatore della
serie tv, ha
dichiarato che il concetto iniziale delle serie (cioè un uomo che
si era deliberatamente fatto sbattere in prigione per poter
scappare di nuovo) gli era stato suggerito da una sua collega,
Dawn Parouse. Pensò che fosse una buona idea, ma
inizialmente era perplesso sul motivo per cui qualcuno avrebbe
intrapreso una missione così strana e anche su come avrebbe potuto
estendere l’idea abbastanza a lungo per uno show televisivo.
2. Personaggi dai nomi
importanti. Diversi personaggi della serie prendono il
nome da presidenti e da politici. Ad esempio, Lincoln Burrows e
Theodore “T-Bag” Bagwell prendono il nome dai presidenti Abraham
Lincoln e Theodore Roosevelt. Michael Scofiel, Benjamin Miles
“C-Note” Franklin e Alexander Mahone prendono il nome dai politici
Edward Scofield, Benjamin Franklyn e William Mahone. Anche Paul
Kellerman prende il nome da Roy Kellerman, l’agente dei servizi
segreti che stava guidando nella limousine del presidente John F.
Kennedy la momento del suo assassinio.
3. Inizialmente, la serie
non sarebbe dovuta esistere. In origine, la proposta di
Prison Break era stata presentata alla Fox nel
2003, ma era stata rifiutata dal momento che, secondo loro, sarebbe
stato difficile tramutare il progetto in una serie tv. In seguito,
si è considerato di creare una miniserie di 10 puntate, cambiando
poi idea e sostenendo la produzione di uno show a lungo termine,
sulla scia del successo di 24 e
Lost.
Prison Break 6 si farà?
Dopo il successo della quinta
stagione le voci su una potenziale sesta stagione si sono
susseguite ma recentemente il presidente della Fox Entertainment
Michael Thorn ha rivelato: “Continuiamo a parlare di 24 e
Prison Break come potenziali spin-off. Non c’è nulla che sia pronto
ad annunciare su entrambi i fronti, ma se c’è un modo per farne
altri 24 , saremmo entusiasti di farlo. Ma deve sembrare speciale e
degno di essere fatto rispetto a solo un’altra stagione “. Altro su
Prison
Break 6.
Prison Break: gli episodi
4. Una serie lunga cinque
stagioni.Prison Break è una serie che si è stata
rinnovata ben cinque volte e che si è sviluppata per un totale di
90 episodi di 42 minuti l’uno. La trama della serie Prison
Break ruota attorno a due fratelli: uno che è stato
condannato a morte per un crimine che non ha commesso e suo
fratello minore, un genio che escogita un piano elaborato per
aiutarlo a fuggire dalla prigione. I fratelli, insieme ad altri sei
prigionieri al Fox River State Penitentiary , riescono a
scappare
Prison Break 2
La seconda stagione segue una
massiccia caccia all’uomo che insegue il gruppo. Soprannominato il
Fox River Eight, il gruppo si divide ei membri vanno per la loro
strada individuale, incontrandosi di tanto in tanto per aiutarsi a
vicenda. Lottano per sfuggire alla polizia evitando un gruppo
segreto di multinazionali chiamato The Company , che le vuole tutte
morte.
Prison Break 3
Dopo che Michael Scofield è stato
portato a Sona per la morte di William Kim , Michael scopre che la
compagnia ha Sara Tancredi e LJ Burrows . Scopre in seguito con le
informazioni di suo fratello, Lincoln Burrows, che deve sfondare
James Whistler . Michael deve evadere Whistler come parte di uno
scambio di ostaggi per salvare LJ dalla Compagnia.
Prison Break 4
Nella quarta stagione Sarah Wayne
Callies ritorna nei panni di Sara Tancredi , che in precedenza si
pensava fosse morta. La stagione riguarda la vendetta e
l’abbattimento della Compagnia , e presenta nuovi personaggi che li
aiutano e li ostacolano nella loro ricerca. L’agente per la
sicurezza nazionale Donald Self promette a Michael , Lincoln ,
Bellick , Mahone , Sucre e un altro criminale di nome Rolandlibertà
se raccolgono Scilla – una fonte di informazioni di alto valore per
la Società. Ad aiutarli è Sara Tancredi .
Prison Break 5
Sono passati sette anni da quando
MICHAEL SCOFIELD (Wentworth Miller) è stato ritenuto morto, ma
quando gli indizi suggeriscono che potrebbe ancora essere vivo,
LINCOLN BURROWS (Dominic Purcell) si riunisce con SARA TANCREDI
(Sarah Wayne Callies) per aiutare a rintracciare la verità. Il
percorso conduce Lincoln nello Yemen, mentre SUCRE (Amaury
Nolasco), T-BAG (Robert Knepper) e C-NOTE (Rockmond Dunbar) vengono
riportati in azione per progettare la più grande fuga della
serie
5. Tra la quarta e la
quinta stagione sono passati anni. Questa serie è andata
in onda per la prima volta nel 2005 ed è durata per quattro
stagioni, terminando nel 2009. Tuttavia, nel 2017 si è dato avvio
ad una quinta stagione, per poi essere rinnovata anche per una
sesta stagione.
Prison Break: The Final Break
Prison Break: The Final
Break è un film per la televisione diretto da Brad Turner
e da Kevin Hooks che inizialmente determinava la fine della serie
televisiva Prison Break. Prison Break: The Final Break in
streaming è disponibile su Netflix.
Il film copre gli eventi che si
sono verificati tra la caduta di The Company e la rivelazione del
film di Michael Scofield (Wentworth
Miller) Morte. Descrive in dettaglio l’arresto manipolato e
l’incarcerazione di Sara Tancredi (Sarah
Wayne Callies) per l’omicidio di Christina Scofield (Kathleen
Quinlan), il piano di fuga finale che Michael escogita per Sara ei
dettagli che circondano la morte di Michael. Rivela anche il
destino finale di Gretchen Morgan ( Jodi Lyn O’Keefe ). Al termine
dei titoli di coda i due episodi sono indicati come le puntate 23 e
24 della quarta stagione.
Prison Break: dove vederla
streaming
6. È disponibile in
streaming online. Vedere o rivedere Prison Break
è possibile grazie alla sua presenza sulla piattaforma di streaming
digitale legale di Netflix.
Prison Break: il cast di
protagonisti
7.
Wentworth Miller è stato scelto per ultimo. L’attore è
stato scelto per la serie praticamente all’ultimo secondo. Infatti,
ha iniziato a girare circa una settimana dopo aver fatto il provino
ed essere stato scritturato. Inoltre, ha dovuto passare diverso
tempo in reparto trucco, poiché ci volevano 4 ore e mezza ogni
volta per applicare i tatuaggi del personaggio.
8. Un attore ha passato del
tempo in un penitenziario. Stacy Keach,
che interpreta il custode delle prigione, ha davvero trascorso sei
mesi in una prigione britannica e ha modellato il suo personaggio
in base alla persone che ricopriva davvero quella posizione
lavorativa.
9. Tra due attori, ha vinto
il terzo. In origine, per il ruolo di Lincoln Burrows in
Prison Break la scelta era tra gli attori Johnny
Messner ed
Eric Dane. Tuttavia, la Fox non riusciva a decidere
tra i due attori, tanto che alla fine la scelta è ricaduta su
Dominic Purcell.
Prison Break: tutti i premi della
serie tv
10. Ha vinto diversi
premi. Nel corso del suo sviluppo, la serie ha avuto
diverse nomination, riuscendo a vincere anche diversi premi come il
People’s Choice Award nel 2006. Inoltre, nello stesso anno, la
serie si aggiudicata anche due Golden Globe, un Eddie Award, due
Saturn Award, un Television Critics Association e un Primetime Emmy
Award.
Captain
America: Il primo Vendicatore aveva molto storyline da
sviluppare, e probabilmente Bucky non ha ricevuto l’attenzione che
avrebbe meritato. Ovviamente, sapevamo che sarebbe tornato nei
panni del Soldato d’Inverno nel sequel, con i fratelli Russo lo
hanno da subito introdotto come un’inarrestabile forza della natura
inarrestabile.
Prendendo di mira Nick Fury,
l’assassino dell’HYDRA ha portato a termine la sua missione. In
effetti, il fatto che Fury sia riuscito a scappare è stata pura e
semplice fortuna, dal momento che il Soldato d’Inverno gli ha dato
molto filo da torcere. Era importante rendere il migliore amico di
Cap un avversario formidabile nel film, sottolineando la potente
arma che era diventato grazie alle macchinazioni dell’HYDRA.
“Un applauso per Captain America”
È facile dimenticarsi di
questo dettaglio, ma Bucky è stato in realtà la prima persona a
chiamare Steve Rogers con l’appellativo “Captain America”. È
successo poco dopo che Steve ha deciso di abbandonare lo show della
United Service Organizations e salvare il suo migliore amico dalle
grinfie dell’HYDRA.
Tornato al campo,
Steve ha ricevuto il benvenuto tipico di un eroe dai suoi
commilitoni. Bucky, che era stato torturato e sottoposto ad
esperimenti (poco ancora sapevamo in merito a ciò che sarebbe
accaduto in seguito), riuscì comunque a sostenere il suo migliore
amico, radunando le truppe ed esclamando: “Un applauso per
Captain America!”.
Bucky ottiene un nuovo braccio
Alla fine diCaptain
America: Civil War,Bucky che è stato nuovamente ibernato, questa
volta affinché la sua programmazione HYDRA fosse rimossa una volta
per tutte. Nel momento in cui è arrivato nelle saleAvengers:
Infinity War,l’ex
Soldato d’Inverno aveva finalmente trovato la pace, ma è stato
allora che T’Challa ha invocato il suo aiuto.
Presentando a Bucky un nuovo braccio
di vibranio, Black Panther ha spiegato che era di nuovo necessario
un suo intervento. Nonostante tutto quello che aveva già passato,
alla fine l’eroe ha sacrificato la sua felicità per tornare in
azione. Questo la dice lunga sul personaggio in quanto eroe, e
nessuno avrebbe potuto incolpare l’ex assassino di aver rinunciato
per sempre alla sua vecchia vita e di aver abbracciato il suo nuovo
ruolo di White Wolf.
Il team-up con Rocket
In quanto Soldato
d’Inverno, Bucky ha visto davvero molte cose lungo il suo cammino,
ma forse non si era mai imbattuto in un procione parlante.
Nell’epica battaglia finale di Avengers:
Infinity War, la collaborazione di Bucky con Rocket
Raccoon è stata un momento culminante innegabile.
Dopo che il membro
dei Guardiani della Galassia ha tentato
di acquistare il braccio di Bucky, i due si sono ritrovati a
combattere l’uno accanto all’altro, mentre si preparavano a
contrastare i soldati Chitauri.
“Puoi alzare il sedile?”
Questo memorabile scambio
di battute in Captain
America: Civil War ha giocato un ruolo fondamentale
nello stabilire una certa dinamica tra Sam e Bucky. Costretti a
dividere un auto oggettivamente piccola insieme a Steve, Bucky e
Sam guardarono il loro amico mentre si intrattiene con Sharon
Carter.
Tuttavia, prima che
Steve e Peggy si scambino un bacio, i due hanno un brevissimo
litigio sulla disposizione dei posti a sedere. “Puoi alzare il
sedile?”, chiede Bucky a Sam con un tono di palese disprezzo.
“No!” è la risposta del suo futuro partner, con il medesimo livello
di fastidio. È una scena divertente e di cui i fan parlano ancora
oggi.
Brandire lo scudo
Ci sono diverse occasioni in cui Bucky
brandisce lo scudo di Capitan America. La prima volta è durante la
Seconda Guerra Mondiale, sul treno dal quale l’eroe alla fine cade.
La seconda volta, dopo aver tentato di assassinare Nick Fury per la
seconda volta, il Soldato d’Inverno lo raccoglie on grande stupore
da parte di Steve. Il migliore, tuttavia, arriva durante quella
battaglia perfettamente coreografata per le strade di
Washington.
I fratelli Russo hanno dimostrato
tutti il loro talento in qualità di registi di film d’azione grazie
a questa sequenza: il momento in cui l’assassino dell’HYDRA tiene
lo scudo è diventata semplicemente iconici. All’epoca sembrava che
i Marvel Studios volessero anticipare il suo
futuro come Captain America, ma ovviamente ora sappiamo che i
piani, in realtà, non sono mai stati quelli.
Salvare Steve Rogers
Come menzionato prima,
Bucky non ha avuto molto tempo per brillare in Captain America: Il primo Vendicatore del 2011. Quello
era un film su Cap, ma i Marvel Studios hanno comunque fatto
tutto il possibile per farci accettare l’amicizia che Steve Rogers
e Bucky Barnes condividevano.
Proprio per questo, era logico che
quest’ultimo si presentasse per salvare il suo migliore amico
proprio nel momento in cui veniva attaccato da alcuni teppisti.
Eravamo pienamente d’accordo sul fatto che questi due fossero
amici, ed era chiaro che Bucky vedeva Steve non solo come un amico,
ma anche come un fratello. Questo avrebbe continuato a funzionare
negli anni a venire.
Ciò ha portato a molti momenti
davvero divertenti ed è stato sicuramente un ottimo suggerimento in
merito a ciò che bisogna aspettarsi dai futuri team-up del duo.
Anche se Bucky e Sam sono stati sopraffatti dal loro superpotente
avversario, hanno sicuramente regalato a Spidey una bella occasione
per mettersi in gioco.
La battaglia con Iron Man
In Captain
America: Civil War è stato rivelato che il Soldato
d’Inverno era responsabile della morte di Howard e Maria Stark, e
la decisione di Steve di tenerlo nascosto a Iron Man ha distrutto
la loro alleanza. Sapendo che Bucky non aveva il controllo delle
sue azioni in quanto Soldato d’Inverno, Cap non poteva stare a
guardare Tony uccidere il suo amico sulla scia della rabbia:
proprio per questo, ci fu una fantastica battaglia due contro
uno.
Sopraffatto dalla tecnologia di Iron
Man, Steve e il suo più vecchio alleato si sono letteralmente
spinti oltre i limiti, con Bucky che ha persino perso il suo
braccio (di nuovo). Alla fine, il duo è riuscito a sopraffare Tony,
con Cap che stava quasi per per abbattere il suo compagno Avenger.
Questa è stata una battaglia epica, con una squadra davvero
fantastica.
Salvare Steve Rogers… di nuovo
Steve ha fatto tutto il
possibile per entrare in contatto con il suo migliore amico mentre
l’Elivelivolo precipitava sulla Terra, e alla fine ha messo da
parte il suo scudo e ha lasciato che il Soldato d’Inverno lo
picchiasse quasi a morte. Per fortuna, questo ha portato Bucky a
liberarsi della sua programmazione e quando entrambi sono caduti
nell’acqua, l’ex assassino dell’HYDRA ha tirato Steve fuori e lo ha
salvato ancora una volta.
Se ne andò in fretta e furia, ma
questo lasciò una porta aperta ai due amici che si sarebbero
riuniti da qualche parte prima o poi. Questa lotta rimane la
migliore del MCU, e questo è stato un ottimo
modo per stuzzicare i fan prima che Steve e Bucky si trovassero a
combattere ancora una volta fianco a fianco in Captain
America: Civil War.
Inizieranno Venerdì 9 aprile tra
Torino e Parigi le riprese di Ancora più
Bello e Sempre più
Bello i due sequel del fortunato film Sul più
bello, che, uscito ad Ottobre 2020, fu l’ultimo film a
conquistare il numero 1 del botteghino prima della chiusura delle
sale.
Nel cast ritroviamo
Ludovica Francesconi, Jozef Gjura, Gaja Masciale, Riccardo
Niceforo e le new entry Giancarlo Commare, Jenny De Nucci, Giuseppe
Futia e Diego Giangrasso.
Entrambi i film saranno diretti da
Claudio Norza (Un medico in famiglia, La squadra, Compagni di
scuola, Cuori rubati). I soggetti sono di Roberto
Proia e le sceneggiature sono scritte da Roberto Proia e
Michela Straniero. Le riprese dureranno 10
settimane, fino a fine giugno. I film sono prodotti da Eagle
Pictures con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Andrea Goretti,
Amministratore Delegato di Eagle Pictures ha dichiarato: “Siamo
molto contenti, ma non sorpresi, che il pubblico abbia richiesto a
gran voce di continuare la storia di Marta, moderna Amelie. Per
Eagle Pictures la trilogia di “Sul Piu Bello” è un progetto
importante e a dimostrazione di ciò per i prossimi due episodi
abbiamo messo in campo risorse economiche ancora più ingenti per
poter dare alla “saga” la conclusione che merita”.
Sono passati esattamente 12 mesi
e proprio sul più bello, la storia tra Marta (Ludovica Francesconi)
e Arturo è finita. “In amore gli opposti si attraggono ma alla fine
si lasciano” si ripete Marta, che giura a se stessa di voler
rimanere da sola per un po’ e continua a convivere con ottimismo
con la malattia che da sempre l’accompagna. Ma quando arriva
Gabriele (Giancarlo Commare), un giovane disegnatore tanto dolce e
premuroso quanto buffo e insicuro, Marta riconosce che potrebbe
essere lui l’anima gemella che non riusciva a trovare in Arturo. Ma
prima di farsi coinvolgere del tutto in una nuova storia, è sempre
meglio aver chiuso definitivamente con quella precedente.
Approfittando di un temporaneo trasferimento di Gabriele a Parigi,
Marta cerca di schiarirsi le idee anche grazie all’aiuto dei suoi
amici di sempre Federica (Gaja Masciale) e Jacopo (Jozef Gjura).
Mentre ormai è sempre più convinta a lasciarsi andare alla storia
con Gabriele, il ragazzo in preda alla gelosia commette un errore
imperdonabile, che li farà separare. Quando tutto sembra andare
storto arriva però una telefonata dall’ospedale che cambia le
priorità di tutti: c’è un donatore compatibile per Marta.
Alcune nuove immagini dal set di
House
of Gucci ci mostrano l’incredibile trasformazione del
premio Oscar Jared Leto per il ruolo di Paolo Gucci. Le
riprese del film di Ridley Scott, che vanta nel
cast anche le acclamate star Lady Gaga e Adam Driver, sono attualmente in corso in
Italia. L’uscita nelle sale è fissata per il prossimo novembre.
Il film segna il ritorno di Scott
in Italia, dov’era stato ambientato anche
Tutti i soldi del mondo, uscito nel 2017. In House
of Gucci, che racconterà dell’omicidio
dell’imprenditore Maurizio Gucci (interpretato da Driver) ordinato
nel 1995 dall’ex moglie Patrizia Reggiani (interpretata da Gaga),
reciternno anche Jared Leto, Al Pacino, Jack Huston, Reeve
Carney, Camille Cottin e Jeremy
Irons.
Grazie a
E! Online, sono arrivate online delle nuove immagini dal set
dell’attesissimo progetto che ci permettono di dare un primissimo
sguardo a
Jared Leto nei panni di Paolo Gucci, cugino di
Maurizio ed ex vicepresidente e amministratore delegato della casa
di moda italiana. Paolo morì all’età di 64 anni, pochi mesi dopo
l’assassinio di Maurizio. Ecco alcuni scatti:
Jared Leto caracterizado como el empresario
Paolo Gucci en el rodaje en Italia de “HOUSE OF GUCCI”, dirigida
por Ridley Scott.
Le foto dal set ci mostrano
l’ennesima incredibile trasformazione fisica di Leto, una sorta di
marchio di fabbrica quando si parla della filmografia dell’attore,
come dimostrato anche nel recente
Fino all’ultimo indizio, dove ha interpretato il serial
killer Albert Sparma, ruolo per il quale ha ricevuto numerosi
consensi da parte della critica (inclusa una candidatura come
miglior attore non protagonista ai Golden Globes e agli Screen
Actors Guild).
House
of Gucci sarà sceneggiato da Roberto
Bentivegna e sarà basato sul libro di Sara Gay
Forden dal titolo: “The House of Gucci: A Sensational
Story of Murder, Madness, Glamour and Greed”.
Per Ridley Scott si tratta del secondo
progetto sviluppato dopo la fusione tra Fox e Disney, insieme a
The Last Duel, film che vedrà protagonisti
Matt Damon, Adam
Driver, Jodie Comer e Ben
Affleck.
Amazon Prime Video Italia ha diffuso il
trailer di Quello
che tu non vedi, il nuovo film in arrivo dal 17
Marzo. Quello che tu non vedi racconta la storia di Adam, un
ragazzo molto intelligente ma riservato e introspettivo. La sua
lotta per non essere etichettato come diverso lo porterà a
conoscere Maya, una sua coetanea brillante, schietta e spiritosa
grazie alla quale tornerà a credere in sé stesso.
Quello che tu non vedi è diretto da Thor
Freudenthal con Charlie Plummer, Taylor Russell,
AnnaSophia Robb, Walton Goggins,
Andy Garcia.
Zack Snyder ha avuto la possibilità di
riflettere sul successo del DCEU in seguito alla sua dipartita.
L’universo condiviso dedicato alle proprietà DC è stato lanciato
nel lontano 2013 con L’uomo
d’acciaio, che ha introdotto sul grande schermo una
versione decisamente più cupa del celebre Superman. Tuttavia, è
stato solo con il malcontento generato da Batman v Superman del 2016 che la Warner Bros. ha
deciso di rivedere i suoi piani in materia di supereroi.
A causa di alcune divergenze
creative e in seguito ad un lutto familiare, Snyder ha lasciato la
produzione di Justice
League prima che il film venisse ufficialmente completato.
Al suo posto è subentrato Joss Whedon, che ha messo a punto la
versione cinematografica che abbiamo visto nelle sale di tutto il
mondo nel 2017, ad oggi riconosciuta come il più grande fallimento
della DC Films. Tuttavia, le cose sono improvvisamente cambiate con
l’uscita di Wonder
Woman prima e di altri cinecomic come Aquaman e
Shazam!
dopo, che ha ricevuto tutto un altro tipo di accoglienza, tanto da
parte della critica quanto del pubblico, risollevando finalmente le
sorti del DCEU.
Da parte sua, Snyder non cova alcun
tipo di rancore nei confronti di tutte le persone che lavorano ora
ai film dell’universo condiviso. In una nuova intervista con il
New York Times in occasione della promozione della
Snyder Cut di Justice
League, il regista ha riconosciuto la qualità di quei
film, pur riconoscendo che forse manca nei loro confronti quel tipo
di “devozione” che operazioni come Batman v Superman hanno suscitato, nel bene e nel
male.
“Non potrei essere più felice.
Non mi dà assolutamente fastidio”, ha spiegato Zack Snyder. “Quei film sono fantastici,
sono davvero ben fatti. Sono eccellenti. Ma Batman v Superman… o lo ami o lo odi. È
probabilmente il film su cui si è discusso di più. È la cosa più
vicina ad un film cult che possa esistere nell’ambito dell’attuale
cultura pop. Sono un provocatore? Un po’. Il mio lavoro è
realizzare dei dolcetti di cultura pop che mangi e dimentichi il
giorno dopo? Nah! Preferisco farti imprecare durnate un film
piuttosto che renderlo simpatico e carino per tutti, a tutti i
costi.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueuscirà in streaming il 18
marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e NOW
TV in Italia. Il film durerà 242 minuti (quattro ore circa) e sarà
diviso in sei capitoli e un epilogo.
L’ultima volta che abbiamo visto
Zemo, il temibile villain era riuscito a dividere in due team
opposti i Vendicatori. Dall’uscita di Captain
America: Civil War è passato molto tempo e ora Daniel Brühl si prepara a tornare nei panni
del personaggio grazie all’attesissima serie The Falcon and the Winter Soldier.
In attesa dell’arrivo dello show (il
cui primo episodio debutterà su Disney+ questo venerdì), l’attore
ispano-tedesco ha condiviso alcune nuove informazioni su Zemo e su
ciò che il cattivo ha combinato dalla sua cattura. “Ha passato
molto tempo prigioniero in quella e ha avuto modo di leggere,
pensare”, ha spiegato l’attore a Entertainment
Weekly. “Quindi, puoi star certo che non sta tramando
niente di buono.”
Brühl ha continuato rivelando che
nel 2019 Malcolm Spellman, lo showrunner della
serie Disney+, si è recato in Canada mentre
stava girando la serie The Alienist con una misteriosa
valigia che conteneva la classica maschera di Zemo. “È stato un
momento molto speciale ed emozionante per me. Avremmo finalmente
visto Zemo in quel vestito iconico”. Brühl ha poi aggiunto che
l’inclusione della maschera ha cambiato la sua interpretazione
nella serie, anticipando un “background aristocratico” per
il personaggio e ammettendo che “si sentiva come un
barone”.
Per quanto riguarda ciò che Zemo ha
pianificato in The Falcon e The Winter Soldier, sembra che
sia davvero in missione per porre fine ai supereroi dato quello che
è successo alla sua famiglia in Sokovia. “È vero che in
passato, e forse anche nel presente, Zemo è rigorosamente contro i
super soldati, perché ha visto il pericolo che questo può causare.
Ecco perché ha perso tutta la sua famiglia nella guerra di Sokov. È
qualcosa che infastidisce Zemo e lo fa riflettere molto.”
Sembra quindi che l’attesissima
serie Disney+ abbia in serbo per Zemo
qualcosa di molto speciale. La speranza è che lo show possa
finalmente gettare le basi per una maggiore inclusione a livello
narrativo del personaggio, che a tutte le carte in regola per
diventare una minaccia ricorrente all’interno del più ampio
MCU.
L’attore Elliot
Page ha rilasciato una lunga intervista alla prestigiosa
rivista Time in
cui ha parlato per la prima volta del suo coming out: lo scorso
dicembre, infatti,
Page aveva annunciato di essere transgender attraverso i suoi
profili social, ricevendo tantissimo sostegno non soltanto dal
mondo di Hollywood, ma anche dai suoi fan e dalla comunità
LGBTQ+.
Elliot Page è
salito alla ribalta grazie al ruolo di Kitty Pryde in X-Men: Conflitto finale del 2006. Da allora, è apparso
in tutta una serie di titoli di successo, tra cui
Juno (per il quale ha ricevuto anche una candidatura agli
Oscar), Inception,
To Rome with Love e
Freeheld. Più di recente, ha interpretato il ruolo di
Vanya nell’acclamata serie
The Umbrella Academy, che presto tornerà su Netflix con la terza attesissima stagione.
Parlando con la rivista Time, Elliot
Page ha ammesso che la sua transizione è stata
“complicata” e che è ancora “in corso”, ma al
tempo stesso ha spiegato di essere “davvero entusiasta”
all’idea di recitare ora che è ha “finalmente”
riacquistato la sua vera identità. Ha anche dichiarato che,
nonostante le nuove sfide dietro l’angolo, nulla è paragonabile
all’incredibile sensazione di essere se stessi.
“È un viaggio complicato e un
processo continuo… Sono davvero entusiasta di recitare, ora che
sono pienamente quello che sono, in questo corpo. Indipendentemente
dalle sfide e dai momenti difficili che ci saranno, niente equivale
a sentirsi come mi sento ora”, ha dichiarato Page.
Elliot Page e il messaggio alla
generazione di giovani trans
Attraverso il suo profilo Instagram,
Elliot Page ha condiviso la cover ufficiale del
Time a lui
dedicata e nella didascalia che ha accompagnato l’immagine ha
scritto: “Con profondo rispetto per coloro che sono venuti
prima di me, gratitudine per coloro che mi hanno sostenuto e grande
preoccupazione per la generazione di giovani trans che tutti
dobbiamo proteggere, per favore unitevi a me e denigrate la
legislazione anti-trans, l’odio e la discriminazione in tutte le
sue forme.”
La produttrice Deborah Snyder ha
anticipato che la
Snyder Cut di Justice
League mostrerà quanto è cambiato il mondo dei
supereroi dall’uscita de L’uomo
d’acciaio. L’attesissimo taglio del cinecomic uscito nel
2017 ad opera di
Zack Snyder arriverà finalmente domani 18 marzo
(anche in Italia).
Attraverso L’uomo
d’acciaio e
Batman v Superman, Snyder ha dato vita ad un mondo
decisamente guardingo nei confronti dei supereroi. Nello specifico,
il conflitto al centro di Batman v Superman è stato costruito attorno alla
sfiducia provata da Bruce Wayne nei confronti di Superman e di
altre persone come lui. Ciò era chiaramente in netto contrasto con
la cultura e la celebrazione degli eroi che in genere viene
mostrata sul grande schermo, con
Zack Snyder che alla fine ha dato vita ad una storia
dai toni decisamente più cupi. E sebbene quel tono sia stato
divisivo, alla fine è servito comunque a far distinguere il DCEU
dal resto della concorrenza, nel bene e nel male.
Tuttavia, nella
Snyder Cut di Justice
League la visione del mondo nei confronti dei
supereroi è cambiata, come spiegato dalla produttrice Deborah
Snyder. Date le nuove minacce apocalittiche che l’umanità dovrà
affrontare, come Darkseid e il suo esercito, la Terra è pronta ad
accogliere eroi come Superman e a riconoscere finalmente il loro
status. In un’intervista esclusiva con
Screen Rant, la produttrice ha parlato proprio di questo
cambiamento nell’universo del franchise e di come riflette il mondo
reale oggi.
“Penso che il mondo sia un posto
molto più oscuro. Penso che la cosa grandiosa del film siano
proprio questi cattivi e il fatto che il futuro del mondo sia a
rischio come non lo è mai stato prima. Sì, abbiamo avuto Zod, ma
questa volta è come se avessimo alzato la posta in gioco. Credo che
in un certo senso si tratti anche di comunità. Il che è
interessante, perché il film è stato realizzato proprio perché una
comunità che si è mobilitata. Penso anche che molti di questi
personaggi fossero dei solitari. Il fatto che si uniscono e
lavorano insieme per la prima volta ha un grande significato per
me, e spero che lo avrà anche per il pubblico. Soprattutto in un
momento come questo, in cui penso che tutti abbiamo bisogno di
sentirti uniti. È stato un anno veramente difficile, sotto tutti i
punti di vista, e penso che sia davvero il momento giusto per
questo film, tanto quanto è il momento giusto per
Superman.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueuscirà in streaming il 18
marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e NOW
TV in Italia. Il film durerà 242 minuti (quattro ore circa) e sarà
diviso in sei capitoli e un epilogo.
Con Cherry,
ultima sfida cinematografica dei fratelli Anthony e Joe
Russo al di fuori del Marvel Cinematic Universe
(The Winter Soldier, Civil War, Infinity
War e Endgame) Tom Holland offre una sensazionale prestazione
nei panni di un veterano di guerra, affetto dal Disturbo Post
Traumatico e caduto in una spirale di criminalità e droghe
sintetiche.
La trama di Cherry
Disponibile su Apple Tv dal 12
Marzo, Cherry,
basato sull’omonimo romanzo semi-autobiografico del 2018 di Nico
Walker, narra la storia di un ragazzo senza nome (Tom
Holland) che, finito il college e a seguito di una
delusione amorosa – la partner di Cherry, Emily, è interpretata da
una straordinaria Ciara Bravo, vera e propria rivelazione – decide
di arruolarsi come cadetto ai tempi della guerra in Iraq. Il film
segue il percorso di vita di Cherry dal
2002 fino al 2021, dall’inizio di un amore che risveglia intense
passioni, passando per gli anni della guerra, che lo segneranno a
vita, e i traumi che ne conseguiranno.
L’appellativo Cherry – nomignolo
designato a chi nell’esercito non ha ancora avuto esperienza in
prima linea – contraddistingue il personaggio interpretato da
Tom Holland, il cui percorso di crescita e
formazione è un vortice di sfide, timori, riflessioni,
disorientamento e tossicità. La fine del college, le speranze
future condivise con la compagna, l’innocenza della prima maturità,
tutto viene schiacciato dagli orrori della guerra e dal disturbo
post traumatico che ne deriva, che per Cherry è possibile
contrastare solo con l’ausilio di sostanze stupefacenti.
Viene inoltre sottolineato il
disinteresse di istituzioni e società nei confronti di individui
come Cherry,
soprattutto tramite la messa in scena e la scenografia; negli
ospedali, i cartellini dei dottori recano la dicitura “Dottore
qualcuno”, ed è così anche per i sergenti degli eserciti, mentre le
insegne delle banche che rapina Cherry recitano “Banca del cavolo”
o “Banca che frega gli americani”.
Un film romanzo caratterizzato da
un nuovo sguardo registico
L’impianto narrativo di Cherry
consta di prologo, cinque capitoli ed epilogo: la struttura
apparentemente lineare del film viene però soppiantata da un
impianto registico piuttosto innovativo, in cui l’approccio
estetico, il ritmo del racconto e il montaggio mutano
continuamente, a seconda della situazione in cui si trovano i
personaggi e della loro condizione psichica. La cinepresa apre e
chiude parentesi a discrezione dell’occhio registico, si insinua in
maniera distorta e allucinata nelle insidie dei personaggi, prende
tutto lo spazio necessario per farci sondare la profondità
psicologica di Cherry.
Infatti, sebbene la materia
narrativa possa a tratti sembrare derivativa, già vista
(Full Metal Jacket, Point Break, Trainspotting…
numerosi sono i film che hanno affrontato queste tematiche) è la
continua variazione, anche di genere, a rendere Cherry un prodotto
vincente ed originale : si oscilla dal war movie al dramma, con
qualche tocco di love story e perfino di heist movie, declinato
anche in chiave comica; Cherry è un ibrido che riesce ad ergersi a
nuova modalità di racconto di una vita intera, un film-romanzo che
si innesta su diverse sfumature cromatiche e di vita, nonostante
una scrittura che rivela, a tratti, qualche incertezza. “Ancora
non capisco che cosa fanno le persone. È come se tutto questo fosse
costruito sul nulla, e non ci sia niente a tenerlo insieme”:
questa battuta pronunciata da Cherry ha una chiave di lettura
personale, inerente la storia del protagonista, ma si pone anche
come cifra stilistica del film. Cherry è,
infatti, imprevedibile, un prodotto filmico non perfettamente
incasellabile, tanto quanto il suo protagonista, che viene guidato
dal momento.
I capitoli dell’esistenza di Cherry
si colorano di tonalità più o meno vivide di rosso, il colore della
ciliegia, e la tonalità si intensifica in base ai cambiamenti
interiori e temporali. E lungo questo percorso di identificazione
tra uomo e frutto si staglia il percorso di maturazione del nostro
protagonista, da cadetto a soldato, da soldato a tossico, poi a
ladro e criminale, infine a prigioniero e Uomo; nel mezzo, un
vortice incessante di guerra, traumi, indecisioni, droghe, amore.
Le peripezie vissute da Cherry plasmano la sua identità, non
solo
tramite grandi eventi esterni ma
anche, e soprattutto, attraverso momenti di intimità, parentesi su
cui i fratelli Russo ci tengono a soffermarsi, che mettono al
centro la sensibilità del protagonista, suo tratto distintivo:
anche nei momenti più bui e apparentemente senza possibilità di
redenzione, Cherry
mantiene intatta la sensibilità e l’innocenza di cui subito veniamo
a conoscenza, tratto caratteriale inizialmente causa di diversi
problemi, ma che poi si dimostrerà risolutivo.
Cherry: nessuno si salva da
solo
Unico punto fermo nell’esistenza di
Cherry è Emily. Anche Emily si presenta come un personaggio
innocente – il fiocchetto bianco che porta al collo nella prima
parte del film ne è il correlativo oggettivo- tuttavia viene poi
risucchiata dal malessere psicofisico del compagno; anche la loro
storia è una lunga ed estenuante guerra, in cui, però, la presenza
dell’altro è necessaria e, sembra suggerirci il finale,
potenzialmente risolutiva. Nessuno si salva da solo, e questo film
ne è la conferma, fin dalla scintilla che scatta subito con Emily.
I due si completano, cambiano e si smarriscono, e l’incedere della
loro relazione, tanto passionale quanto disfattista, è enfatizzato
da una fotografia discontinua e di grande impatto che trasmette
ogni genere di emozioni percepite dai protagonisti. E, nonostante i
momenti peggiori, il tunnel della droga e della criminalità, le
scelte giuste o sbagliate, l’unico modo per soccombere al caos è
rimanere uniti, avere una casa dove poter far ritorno.
Menzione speciale alla magnifica
colonna sonora di Henry Jackman, che ci accompagna nell’iter alla
scoperta della consapevolezza di Cherry
fino all’ultimo brano, quel “Vissi d’arte, vissi d’amore” di
Puccini, nella versione di Maria Callas, che anticipa il confronto
finale fra Cherry e l’amata Emily.
Disponibile dal 16 marzo
su Netflix, Waffle + Mochi è la nuova
serie Netflix per bambini che si avventura nel mondo del cibo con
un approccio didattico ma divertente e leggero, perfetto per un
pubblico in età pre-scolare. La serie è prodotta da Higher
Ground, la casa di produzione di Barack e Michelle
Obama, e si mette perfettamente in scia con l’impegno che la
coppia, specialmente Michelle, profonde da anni nella promozione
dell’agricoltura biologica e dell’alimentazione naturale e sana.
Infatti famoso, durante la presidenza Obama, è stato l’orto di
Michelle alla Casa Bianca. Questa missione, che fa parte delle
tante cause che sposano gli Obama, è diventata Waffle +
Mochi, un’avventura in giro per il Mondo, e non solo, alla
scoperta dei cibi e delle ricette e del loro valore sociale.
Waffle + Mochi, la trama
Waffle, figlio di un
Waffle e di una Yeti, e Mochi, un mochi rosa, vivono in un paese in
cui è tutto ghiacciato. Il loro sogno è di diventare chef, ma è
difficile inseguire questo sogno quando tutto quello che puoi
cucinare sono ghiaccioli, granite e cubetti di ghiaccio. Un giorno
però dalla loro finestra, vedono avvicinarsi un furgoncino delle
consegne. Decidono così di tentare una fuga da quel paese
ghiacciato salendo a bordo del veicolo che li porta in un luogo
magico, colorato, che non avevano idea potesse esistere sulla loro
stessa terra: un supermercato. Qui incontrano la Signora Obama, che
gestisce il posto e che decide di dar loro la possibilità di un
impiego, affidandogli dei compiti da svolgere che porteranno Waffle
+ Mochi a scoprire tantissime cose sul cibo.
Scritta in maniera
semplice e diretta, Waffle + Mochi e una serie
principalmente didattica, che però riesce a coniugare leggerezza,
istruzione (in una certa forma), divertimento in una forma che è
complessa perché la sfrutta diversi stili: alle riprese in live
action si aggiungono inserti di animazione, mentre i due
protagonisti sono dei simpatici pupazzi che fanno del loro occhio
ingenuo il drive principale per far andare avanti gli episodi.
Dieci episodi da circa
30 minuti formano la prima stagione, un formato forse troppo
“impegnativo” per il pubblico di destinazione così giovane, ma che
è bilanciato da una vena davvero simpatica e coinvolgente.
Waffle + Mochi è un prodotto garbato, che fa della
didattica il suo scopo principale senza rimanere schiacciato da
questo compito che si autoimpone, ma sfruttandolo per visitare
luoghi, culture, stimolando la fantasia, la curiosità e…
l’appetito!
NOW TV rivela oggi
la sua nuova identità e il rinnovato look & feel.
Il nuovo nome NOW ne riflette l’essenza: brillante
semplicità che incontra l’intrattenimento allo stato
puro.
Gli utenti possono unirsi al
servizio in streaming di Sky per godere dei film tanto amati e
delle serie tv, degli show tra i più popolari al mondo, delle
produzioni Sky Original e
dei grandi eventi sportivi sia dal vivo che on demand. Un’identità
dall’elegante gamma di colore verde che utilizza l’illuminazione
grafica sulla “O” al centro del logo e apre un nuovo varco
verso il mondo dell’intrattenimento di NOW, nel cuore del
brand. La rinnovata identità si riflette anche nel carattere e
nella personalità del brand, che cambia posizionamento e accoglie
gli appassionati di intrattenimento come componenti di una grande
community.
Il rebranding di NOW,
guidato dal Regno Unito, prende il via oggi in contemporanea in UK,
Italia e in Irlanda.
Marina Storti, Managing
Director di NOW UK, ha commentato: “NOW è sempre stata
la casa dell’intrattenimento di qualità e l’evoluzione del nostro
brand fa in modo che nessuno debba perdersi i suoi contenuti di
intrattenimento preferiti. Passando da NOW TV a NOW, sposiamo
l’eccellente qualità del nostro intrattenimento con la semplicità
assoluta. Questa immediatezza dà vita ad una destinazione ideale,
nonché ad una comunità pronta ad accogliere tutti coloro che amano
l’intrattenimento di qualità”.
Claudia Avanzi,
Managing Director di NOW Italia, ha
commentato:“Sono orgogliosa di poter svelare oggi la
nostra nuova brand identity. È un giorno importante, che segna il
primo passo verso l’evoluzione di NOW e rappresenta la nostra
ambizione di diventare sempre di più la destinazione per gli
appassionati di intrattenimento di qualità. Questa è la prima di
una serie di novità importanti che arriveranno nei prossimi
mesi”.
A partire da oggi diventa ancora
più facile accedere ai contenuti del servizio in streaming. L’App
diNOW è infatti da oggi disponibile anche su vari
dispositivi Fire TV di Amazon, in particolare
Fire TV Stick, Fire TV Stick Lite
e Fire TV Stick 4K. Grazie all’integrazione di
Alexa nei dispositivi Fire TV Stick, i clienti possono trovare NOW
semplicemente attraverso la propria voce, pronunciando “Alexa, apri
NOW” o utilizzando lo spazio di ricerca.
Oltre ai dispositivi Fire TV di
Amazon, NOW è accessibile da smartphone, tablet, PC/Mac,
smart tv, game console e dispositivi tv. La lista completa è
disponibile sul sito.
Entrare nella community di NOW è
facile con i Pass Entertainment, Pass Cinema in versione mensile e
Pass Sport in versione mensile o giornaliera. Per i nuovi iscritti
è valida la possibilità di sottoscrivere i Pass Cinema e
Entertainment a 3€ per il primo mese anziché 14,99€.
Il “Benvenuto nella nuova
NOW” verrà rivelato da una campagna di
comunicazione, on air dal 19 marzo e interamente realizzata
da Sky Creative Agency (SCA), l’agenzia creativa interna
di Sky.Il promo, declinato su TV,
Social e Video digital, porterà in vita in modo creativo il nuovo
look e il nuovo posizionamento raccontando con una sequenza
ritmata, il meglio della programmazione di NOW:
Intrattenimento allo stato puro.
Basato sul romanzo di J. M. Barrie
“Peter Pan. Il bambino che non voleva crescere” (“Peter and Wendy”)
e ispirato al classico animato del 1953, Peter
Pan & Wendy è la storia senza tempo di una
giovane ragazza che, sfidando il desiderio dei suoi genitori di
farle frequentare il collegio, parte con i suoi due fratelli più
piccoli verso la magica Isola che non c’è. Lì incontra un
ragazzo che si rifiuta di crescere, una piccola fata e un malvagio
capitano pirata. Insieme si ritrovano presto a vivere
un’emozionante e pericolosa avventura molto molto lontano dalla
loro famiglia e dalle comodità di casa.
Peter
Pan & Wendy è interpretato da
Jude Law (Animali fantastici e dove
trovarli) nel ruolo di Capitan Uncino; Yara Shahidi
(Grown-ish) in quello di Trilli; Ever Anderson
(Black Widow) nel ruolo di Wendy e Alexander
Molony (The Reluctant Landlord) in quello di Peter Pan.
Molly Parker (House of Cards – Gli intrighi del potere) è
Mrs. Darling, mentre Alan Tudyk (Rogue One: A Star Wars
Story) è Mr. Darling. Nel cast anche gli esordienti
Joshua Pickering nel ruolo di John; Jacobi Jupe in quello di
Michael e Alyssa Wapanatâhk nel ruolo di Tiger Lily. Infine Jim
Gaffigan (The Jim Gaffigan Show) sarà Spugna.
“Peter Pan è stata a lungo una
delle mie storie preferite, in parte perché sono sempre stato
restio a crescere, ma anche per l’emozione, l’avventura e
l’immaginazione che rendono sempre così attuale il racconto
originale di J.M. Barrie”, afferma David Lowery. “Sono
entusiasta di avere l’opportunità di ridefinire i suoi personaggi
iconici per una nuova generazione e sono ancora più felice di
poterlo fare con un cast e una troupe così sensazionali”.
Negli Stati Uniti si comincia a
tornare alla normalità con l’arrivo del vaccino per il coronavirus
e così cominciano a riaprire le sale cinematografiche. La gioia di
questo evento è stata immortalata dal fotografo Mario
Anzuoni che, in una sala americana, ha scattato una foto a
Christopher Nolan, che si è recato in sala, con
mascherina, per vedere Judas and the Black
Messiah.
Il Festival di
Cannes è lieto di confermare che il regista americano
Spike Lee sarà il Presidente di Giuria della sua
74° edizione, che si terrà quest’anno dal 6 al 17 luglio 2021.
Fedele ai suoi impegni, il regista americano ha promesso di
sostenere il Festival al suo ritorno sulla Croisette.
Impedito l’anno scorso a causa
della crisi sanitaria, il Festival di
Cannes inaugura questo nuovo decennio con un
eccezionale Presidente di Giuria, uno dei più grandi registi della
sua generazione, nonché sceneggiatore, attore, montatore e
produttore. Per 30 anni, l’instancabile Spike Lee
è stato un astuto cronista degli interrogativi del suo tempo, con
un approccio risolutamente contemporaneo che non è mai privo di
leggerezza e divertimento.
“Durante i mesi di incertezza
che abbiamo appena attraversato, Spike Lee non ha
mai smesso di incoraggiarci. Questo supporto sta finalmente
arrivando a buon fine e non avremmo potuto sperare in una
personalità più potente per tracciare i nostri tempi
difficili”, afferma Pierre Lescure,
Presidente del Festival.
“Il suo entusiasmo e la sua
passione per il cinema ci hanno dato una grande spinta di energia
per preparare il grande Festival che tutti stavano aspettando. La
festa sarà fantastica, semplicemente non vediamo l’ora!”,
conferma Thierry Frémaux, Delegato Generale.
Dal 6 al 17 luglio 2021 sulla
Croisette, queste 12 giornate estive saranno una celebrazione
dell’arte e della creatività, e ricche di riunioni tanto attese.
Fervono i preparativi con un gran numero di film in visione dal
comitato di selezione. Il Festival avrà l’opportunità di delineare
più nel dettaglio la 74a edizione, nelle prossime settimane.
La selezione ufficiale e la
composizione della giuria saranno svelate all’inizio di giugno.
Circondato dai membri della sua giuria, Spike Lee
assegnerà la Palma d’Oro alla cerimonia di chiusura sabato 17
luglio.