Le donne al balcone –
The Balconettes di Noémie
Merlant non è solo un film, è un affascinante viaggio
attraverso un racconto femminista stratificato e punk, che sa
essere tanto divertente quanto provocatorio. Presentato
a Cannes
77 con il titolo originale Les
Femmes au Balcon, questo film esplora la vita di tre
donne – Nicole, Ruby ed Elisa – legate da una profonda amicizia e
da un’intensa ribellione contro i dogmi della società patriarcale,
il tutto ambientato in un appartamento e un balcone condiviso nel
caldo di Marsiglia.
La dichiarazione di intenti di
Le donne al balcone – The
Balconettes
Fin dall’inizio, Merlant ci
introduce in un’atmosfera sospesa e surreale, grazie a un piano
sequenza che spazia tra due palazzi. La macchina da presa sembra
fluttuare, stabilendo una distanza tra il pubblico e la storia,
come se fossimo anche noi osservatori dietro una finestra,
abbracciando così il più classico dei contesti voyeuristi e
impiantandoci sopra il suo racconto. In questo primo momento
vediamo una donna, riversa a terra e coperta di lividi, incalzata
da un marito che la accusa di essere “esageratamente drammatica.”
La scena, che mescola dramma e sarcasmo, offre una chiave di
lettura per comprendere la portata del film: un’opera che sfida le
convenzioni, trascendendo i generi e mescolando commedia, thriller,
e un femminismo mai didascalico. Questa scena
fondamentale, un cortometraggio dentro al film: una specie
di riassunto di quello che la storia vuole significare e di quello
che racconterà.
Al centro della storia ci sono
Nicole
(Sanda Codreanu), Ruby (Souheila
Yacoub) ed Elisa (Noémie Merlant).
Ognuna di queste donne ha una storia unica: Nicole è una scrittrice
che prova a tratte ispirazione dalla vita delle sue amiche, sempre
più divertente e sfrenata della sua; Ruby è una cam girl fiera
della propria sessualità, esibizionista almeno quanto Nicole è
pudica; Elise invece è un’attrice che cerca di sfuggire da un
innamorato opprimente, sembra svampita, ma trova il suo ancoraggio
alla realtà grazie alle sue coinquiline. Insieme, condividono
momenti di complicità e confidenze, esplorando una libertà
autentica e quasi sfacciata, che include un’esposizione del corpo
sincera, svincolata da giudizi.
Merlant dimostra una grande
padronanza del mezzo cinematografico, mostrando una disinvoltura
sorprendente per una regista al suo secondo lungometraggio. La
narrazione sembra muoversi disordinata, riflettendo però un caos
ben calibrato che rispecchia la vitalità e la libertà delle tre
protagoniste. E infatti nulla è lasciato al caso: la scrittura
coadiuvata da Céline Sciamma e il
montaggio di Julien
Lacheray conferiscono alla trama una coerenza interna
che esplode solo alla fine, lasciando lo spettatore in una sorta di
estasi visiva e narrativa.
Una delle grandi trovate
di Le donne al balcone – The Balconettes è
il modo in cui affronta la questione della mascolinità tossica
senza mai scivolare nella retorica. L’aitante vicino di casa
(interpretato da Lucas Bravo), ad esempio,
inizialmente oggetto dei sogni di Nicole, si rivela poi un
predatore mascherato da principe azzurro. La svolta narrativa è
feroce e geniale: un incontro apparentemente innocente si trasforma
in una lotta disperata, e le tre protagoniste devono difendersi
dalla violenza inaspettata, optando per un’autodifesa radicale e
liberatoria. La loro “vendetta” non è solo una reazione istintiva,
ma anche un simbolo di una ribellione.
La mescolanza di generi
La commistione di generi è una
caratteristica distintiva di questo film: da commedia grottesca e
horror leggero si passa a un thriller crudo e spietato, fino a un
gore che strizza l’occhio a Tarantino, pur rimanendo sempre vitale
e libero, come il primo cinema di Almodovar. Merlant evira il corpo
maschio della storia per affermare la femminilità come unica forza
vitale, e nonostante questo è sempre ironica e leggera, non perde
mai di vista il fuoco del suo racconto. Questo rende Le
donne al balcone – The Balconettes un’esperienza
visivamente affascinante e emotivamente coinvolgente. La violenza
viene messa in scena in modo iperbolico, ma il vero nucleo del film
è la ferita invisibile che la violenza infligge all’animo
femminile.
La fiera esposizione del corpo
femminile
Merlant si dimostra non solo una
regista di talento, ma una narratrice coraggiosa, pronta a
infrangere le convenzioni e a esplorare i confini della
rappresentazione cinematografica del femminile. In questo film, i
corpi delle protagoniste non sono mai oggetto di sguardi
esterni/giudicanti; sono corpi che si espongono con fierezza,
rivendicando il diritto di esistere senza
compromessi. Le donne al balcone – The
Balconettes non è solo un film che parla di
emancipazione femminile: è un atto di insurrezione, un’opera che si
rivolge allo spettatore con uno spirito di sorellanza
feroce e libera.
Il 13 marzo arriva nelle sale
Lee Miller, il
film dedicato
alla straordinaria fotografa americana interpretata
da Kate
Winslet,
qui anche in veste di produttrice. Per la sua performance intensa e
coinvolgente, l’attrice ha ottenuto una
candidatura ai Golden Globes come
Miglior Attrice drammatica (il premio è andato poi
a Fernanda Torres).
Diretto da Ellen
Kuras,
alla sua prima regia cinematografica dopo una lunga carriera come
direttrice della fotografia, il film trae ispirazione
dall’opera Le
molte vite di Lee Miller di Antony
Penrose,
figlio della fotografa e del surrealista Roland
Penrose.
Il film ripercorre la vita di Miller, una donna che ha rifiutato
ogni etichetta: da modella di successo a fotografa d’avanguardia,
fino a diventare corrispondente di guerra per
Vogue durante
la Seconda Guerra Mondiale. Unica fotografa donna a documentare la
liberazione dei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald, ha
lasciato un segno indelebile nella storia con le sue immagini di
straordinaria potenza. Intorno a Winslet, ruota un cast di supporto
che vanta nomi del calibro di Alexander
Skarsgård, Marion
Cotillard, Andrea
Riseborough, Josh
O’Connor, Noémie Merlant ma
anche Andy
Samberg
alla sua prima performance drammatica (molto riuscita).
La trama di Lee
Miller
La narrazione inizia nel 1977 con
un’intervista tra Lee e un giovane giornalista (Josh
O’Connor), che desidera conoscere la verità dietro le sue
fotografie. O almeno è quello che sembra all’inizio del film.
Questo espediente narrativo introduce la lunga retrospettiva sulla
vita della Miller, dal suo lavoro come modella e artista
surrealista fino alla sua esperienza sul fronte di guerra.
Tuttavia, il film fatica a mantenere un equilibrio tra il ritratto
intimo della protagonista e la sua carriera professionale,
risultando a tratti distaccato. Il finale si apre all’emozionante
rivelazione della vera identità di quel giornalista, offrendo
un interessante omaggio a quello che è veramente successo dopo la
morte di Lee, tuttavia è troppo tardi per sentire anche il pur
minimo gancio emotivo con i protagonisti.
Kate Winslet regala una delle sue
interpretazioni più intense, riuscendo a restituire la
determinazione e il coraggio di Miller. Tuttavia, la sceneggiatura
non offre un ritratto completamente sfaccettato del personaggio e
il film si concentra più sul suo lavoro come fotografa di guerra,
lasciando in secondo piano la sua vita personale e le sue
fragilità. Le relazioni con il partner Roland Penrose (Alexander Skarsgård), l’amicizia con
David Scherman (Andy Samberg) e il rapporto con la
direttrice di Vogue Audrey Withers (Andrea
Riseborough) vengono accennate senza un vero approfondimento,
facendo sì che molti personaggi appaiano come semplici comparse o
sponde su cui Lee rimbalza.
Regia realistica e
fotografia desaturata
Dal punto di vista
registico, Kuras adotta un approccio visivo potente, sfruttando il
contrasto cromatico tra il mondo vibrante e saturo del pre-guerra e
le tonalità spente e cupe del periodo bellico. La scelta di
integrare le fotografie reali di Miller nel film conferisce
autenticità alla narrazione, restituendo con forza il peso delle
immagini chela donna ha catturato e consegnato alla Storia.
Uno degli aspetti più
riusciti del film è la capacità di mostrare la Miller come una
testimone della storia, capace di cogliere dettagli che i suoi
colleghi uomini spesso trascuravano. La sua sensibilità nel
ritrarre la sofferenza e l’umanità dietro il conflitto è un
elemento centrale del film, ben interpretato da Winslet. Tuttavia,
il film manca di quel pathos che avrebbe potuto renderlo
memorabile, risultando a tratti troppo schematico, un biopic che
non sfrutta le potenzialità del materiale originale.
Un biopic innocuo anche
se visivamente affascinante
Nel
complesso, Lee Miller è un’opera visivamente
affascinante e impreziosita da una grande interpretazione
di Kate
Winslet, ma che non riesce a scavare a fondo nella
complessità della sua protagonista risultando quindi innocuo. Il
film si limita a raccontare la sua carriera senza esplorare appieno
le sue contraddizioni e le sue battaglie interiori, rendendo il
racconto più informativo che emozionale.
Quando si pensa al genere del
thriller contemporaneo, uno dei primi nomi che vengono in mente
è certamente quello di David Fincher. Oggi
conosciuto per opere di grande prestigio come The Social
Network e Il curioso caso di
BenjaminButton, questi diede vita nel 1995 a
quello che è ancora oggi considerato uno dei thriller per
eccellenza. Si tratta di Seven, film che ha
contribuito a riscrivere le regole del genere, gettando la base per
numerose opere simili realizzate in seguito. Pur avendo una
classica storia con uno psicopatico serial killer, un maligno gioco
da questi orchestrato, e due detective a seguirne le tracce, il
film presenta così tante originalità da essersi affermato da subito
al di sopra della media.
L’idea nasce dall’esperienza di
Andrew Kevin Walker, il quale agli inizi degli
anni Novanta stava cercando di affermarsi come sceneggiatore a New
York. Qui si imbatté nello squallore dei vizi capitali, decidendo
così di costruire una storia a partire da questi. Il progetto venne
poi proposto dalla New Line Cinema a Fincher, il quale era reduce
dalla terribile esperienza di Alien³. Il regista vide in Seven la
possibilità di realizzare un film più piccolo, attraverso il quale
riscoprire la propria passione per quel mestiere. Attratto
dall’intreccio, egli decise così da subito di iniziarne la
lavorazione, componendo un cast di grandi attori.
Una volta arrivato in sala, il film
si affermò come un successo assoluto. A fronte di un budget di soli
33 milioni di dollari, arrivò ad incassarne circa 327 in tutto il
mondo. In Italia si classificò al quarto posto tra i film più visti
della stagione cinematografica 1995/96. Seven fu un
successo anche di critica, la quale elogiò l’atmosfera cupa e
violenta, la sceneggiatura e le interpretazioni dei protagonisti.
Particolarmente apprezzato, infine, fu anche il macabro finale.
Tutto ciò, insieme anche a numerosi premi vinti, portò il film ad
affermarsi come un cult, segnando un vero e proprio momento di
transizione all’interno del genere thriller. Dopo Seven,
questo non sarebbe più stato lo stesso di prima.
La trama di
Seven
Protagonista del film è il detective
William Somerset, saggio e anziano, egli si
ritrova ora a vivere una profonda disillusione nei confronti di un
mondo sempre più violento e degradato. Ad una settimana dalla
pensione, si ritrova poi affiancato dal giovane e impulsivo agente
David Mills, il quale prenderà poi il suo posto.
Somerset inizia così ad insegnare al giovane i trucchi del
mestiere, anche se date le differenze caratteriali tra i due non
scorre da subito buon sangue. I due si ritrovano però
improvvisamente ad indagare su un particolare omicidio. Un obeso è
infatti stato costretto a mangiare fino a morire. A tale episodio
segue quello di un avvocato corrotto orrendamente mutilato. Sul
cadavere di questo i due agenti ritrovano scritta la parola
“avarizia”.
Somerset e Mills sospettano che
dietro tali omicidi vi sia un unico serial killer, e che quanto da
lui compiuto sia connesso da uno strano rapporto. Ben presto, con
il susseguirsi di ulteriori omicidi, i due capiranno di trovarsi di
fronte ad un pazzo che punisce con la morte persone colpevoli dei
sette vizi capitali. Mentre cercano di prevedere le prossime mosse
di questo, Somerset e Mills stringono una buona amicizia, e
quest’ultimo arriva a presentare al collega la bella moglie
Tracy. Nel momento in cui il killer farà però
capire loro di sapere chi sono, la vita dei due agenti e di quanti
a loro cari finirà con l’essere in pericolo.
Il cast del film
Il film ha come protagonista nei
panni del detective Somerset il premio Oscar Morgan
Freeman. Il giovane Mills è invece interpretato da
Brad
Pitt, qui alla sua prima collaborazione con Fincher.
L’attore accettò il ruolo desideroso di togliersi di dosso
l’etichetta da “sex symbol” ed evidenziò così gli aspetti meno
affascinanti del personaggio. Nei panni di Tracy, moglie di Mills,
vi è invece la premio Oscar Gwyneth
Paltrow. Inizialmente non interessata, su consiglio di
Pitt, all’epoca suo compagnò, decise infine di accettare. L’attore
Kevin
Spacey, infine, è Jon Doe, il killer della storia. Per
mantenere un’aura di mistero a riguardo, egli chiese che il proprio
nome non venisse pubblicizzato, così da far diventare una vera e
propria sorpresa il suo ingresso in scena.
La spiegazione del finale del
film
Il finale di Seven
è ormai uno dei più noti e scioccanti di sempre. È la perfetta
conclusione di una storia cupa e senza apparente speranza. Proprio
per via della sua grande drammaticità, i produttori del film non
volevano che fosse questo il finale, e decisero dunque di
cambiarlo. Fincher, però, si oppose fermamente a tale decisione e
dalla sua parte si schierò anche Pitt, il quale si rifiutò di
recitare nel film se il finale non fosse stato quello con la
celebre scatola. Alla fine, i produttori dovettero cedere alle
pressioni, permettendo così di realizzare un finale che ha poi
effettivamente contribuito alla fama del film. Con questo, viene
definitvamente alla luce il piano di Joe Doe, il quale sta
sostanzialmente conducendo un gioco con il detective Mills,
all’insaputa di quest’ultimo.
Sia Doe che Mills fanno infatti
parte dei sette peccati capitali e l’assassino è pronto a
dimostrarlo facendo sì che Mills getti via la sua maschera da
persona per bene per soccombere al rabbia, uccidendo Doe. Così
facendo, fa però il suo gioco, dimostrando dunque che non sembra
esserci via di fuga dai sette peccati capitali. Nonostante ciò, il
detective Sommerset chiude il film con quella che è divenuta una
delle più grandi battute finali della storia del cinema:
“Ernest Hemingway una volta scrisse: ‘Il mondo è un bel posto e
vale la pena di lottare per esso’. Sono d’accordo con la seconda
parte”. Questa citazione finale evidenzia in realtà un
cambiamento significativo anche in Somerset.
Unita al fatto che egli assicura al
suo capitano che “resterà in giro”, dimostra innanzitutto che non
intende più ritirarsi come aveva fatto in precedenza. Ma è
importante soprattutto perché dimostra ulteriormente che le azioni
di John Doe hanno avuto l’effetto desiderato sui suoi avversari.
Non solo è riuscito a manipolare Mills, ma ha anche scosso Somerset
dalla sua stessa apatia, costringendo il detective più anziano a
rivalutare la sua scelta di ritirarsi. I momenti finali di
Seven sono lasciati relativamente aperti
all’interpretazione, ma la citazione di Hemingway implica che
Somerset ha deciso di combattere per il mondo, anche se non lo
ritiene un bel posto. Anzi, forse è proprio nel tentativo di
farcelo diventare che bisogna lottare con più forza.
Il finale di Seven
è dunque particolarmente interessante perché non solo permette al
suo cattivo di vincere, ma sembra giustificare alcune delle sue
azioni nel processo. Manipolando il detective Mills affinché lo
uccida e portando a compimento il suo piano, John Doe vince e
dimostra che nessuno, anche la persona più ammirevole, è al di
sopra del peccato. Ciò è ulteriormente dimostrato dalla decisione
di Somerset di non ritirarsi, in quanto è sconvolto dalla sua
apatia, a cui si fa riferimento in una scena precedente in cui
discute con Mills le sue ragioni per ritirarsi. Questo dipinge John
Doe come un personaggio “nel giusto”, poiché il finale convalida le
sue intenzioni.
Il finale, inoltre, vede i sette
peccati rappresentati in modo appropriato e consolida
l’ambientazione del film come un luogo simile al purgatorio, con
Somerset che rimane come detective per continuare a lottare contro
il male che John Doe incarna. Per tutto il film, Mills è
considerato il successore di Somerset e il fatto che Doe prenda di
mira il giovane detective sembra essere un modo per costringere
Somerset a fare un bilancio di se stesso. In realtà Somerset
rappresenta l’ultimo (e ottavo) “peccato” di Se7en: l’apatia. Il
piano di John Doe vede quindi Somerset continuare a svolgere il suo
ruolo di detective, intrappolandolo di fatto nel purgatorio e
rendendolo una vittima finale del film.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Seven è infatti disponibile nel catalogo di
Infinity+ e Amazon Prime
Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un
abbonamento generale, avendo così modo di guardare il titolo in
totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà
inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 8
marzo alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Diretto da Ali Abbasi (regista
anche di Border – Creature di
confine e del recente The
Apprentice), Holy Spider è un film in
lingua persiana che presenta una ricostruzione fittizia di
eventi reali accaduti a Mashhad, in Iran. Nell’arco di circa
undici mesi, nel 2000-2001, un uomo di nome Saeed
Hanaei ha adescato e ucciso sedici donne che lavoravano
come lavoratrici del sesso e piccole spacciatrici di droga nelle
strade della città. Il regista Abbasi ha detto chiaramente che la
sua intenzione con questo film non era solo quella di raccontare la
macabra storia del serial killer, ma di concentrarsi maggiormente
sulla misoginia che esisteva, e esiste ancora, nella società
iraniana.
Abbasi era infatti principalmente
interessato ad approfondire la storia di questo serial killer e il
fatto che per buona parte della popolazione fosse diventato un
eroe, offrendo così anche un ritratto inedito della condizione
femminile in Iran. Ciò è evidente in tutto il film, poiché
Holy Spider si assicura di includere il fanatismo
religioso e il sostegno sessista a un assassino lungo tutta la
narrazione. Nel complesso, si tratta di un’ottima esperienza di
visione, con immagini e momenti lodevoli che si dipanano con
precisione. Il suo finale, inoltre, risulta l’apice di un racconto
particolarmente scioccante, tanto da richiedere una spiegazione
generale.
La trama e di Holy
Spider
Ambientato in Iran nel 2001, il film
racconta la storia di un uomo di nome Saeed, un
padre di famiglia alle prese con la propria ricerca religiosa.
Saeed è intenzionato a compiere una sacra missione: purificare la
città santa di Mashhad, sradicando del tutto la prostituzione,
simbolo di immoralità e corruzione. Il modo che sceglie per portare
a termine questa impresa è l’eliminazione fisica delle donne. Dopo
l’ennesima vittima, una giornalista di Teheran,
ArezooRahimi, giunge in città
per indagare sullo spietato serial killer, rendendosi conto che le
autorità locali non sembrano avere fretta di trovare il colpevole.
Si scontra infatti con pregiudizi sessisti ed una polizia apatica e
potrà contare solo sul reporter locale
Sharifi.
Mehdi Bajestani in Holy Spider.
La spiegazione del finale: come fa
Arezoo a scoprire l’identità dell’assassino?
La lotta di Arezoo Rahemi per
scoprire di più sul serial killer e gli ostacoli che deve
affrontare riassumono la posizione di una donna nella società dei
primi anni 2000. L’unica ragione per cui potrebbe non assomigliare
esattamente al presente è che il presente è ancora peggiore. Senza
entrare nello specifico, la società e la cultura che Abbasi
presenta in Holy Spider, in piena somiglianza con
la realtà, sono estremamente dure nei confronti delle donne. Nella
primissima scena di Arezoo, dopo essere scesa da un autobus che
l’ha portata a Mashhad, la donna fa il check-in in un hotel dove ha
prenotato una stanza. Tuttavia, l’impiegato dell’hotel non è
disposto a farla entrare perché è una donna single e non sposata,
sottintendendo che una donna senza una figura maschile di
riferimento non dovrebbe stare fuori casa.
All’inizio Arezoo non vuole
ostentare i suoi diritti, ovviamente, perché le viene negato un
servizio di base, ma quando la situazione le sfugge di mano, mostra
all’impiegato il suo tesserino da giornalista. Il fatto che sia una
giornalista costringe l’impiegato a cambiare la sua decisione, ma
fa subito notare che Arezoo dovrebbe coprire di più i capelli e la
testa con il suo foulard. Questo comportamento categorico e
sessista è qualcosa che Arezoo, purtroppo, affronta per tutto il
film e diventa parte del suo personaggio in senso positivo. L’unico
contatto che sembra avere a Mashhad per iniziare il suo lavoro è un
uomo di nome Sharifi, che lavora come direttore editoriale della
sezione penale del giornale locale.
Sharifi è perlopiù contenuto e ben
educato con Arezoo, ad eccezione dell’unica volta in cui ricorda di
aver sentito parlare del licenziamento di Arezoo da un lavoro a
Teheran. Anche se Sharifi non sembra avere intenzioni sbagliate nel
parlarne, il modo in cui lo presenta irrita Arezoo, perché anche
questa storia è carica di ingiusto sessismo. Il capo di Arezoo nel
suo precedente posto di lavoro voleva avere una relazione
sentimentale con lei e, quando lei ha negato il suo approccio, la
donna è stata licenziata. Non solo Arezoo ha perso il lavoro, ma il
capo ha anche diffuso la falsa notizia che il licenziamento era
dovuto al fatto che lei aveva avuto una relazione sentimentale con
lui, il che è contrario alle regole del posto di lavoro.
La giornalista cerca ora di mettere
da parte tutto questo e di concentrarsi sul suo lavoro, ma si trova
di nuovo di fronte a un comportamento simile quando incontra
l’ufficiale di polizia che si occupa del caso. L’agente, un uomo
orgoglioso del suo lavoro e della sua statura, a un certo punto
chiede ad Arezoo di uscire e ha una reazione inappropriata e al
limite dell’abuso quando lei lo rifiuta. Nella sua ricerca del
serial killer, Arezoo è quindi spinta da una preoccupazione simile
a quella di tutte le donne di questa società, perché sa che
probabilmente a nessun altro interesserà molto di quest’uomo in
preda a una furia omicida. È importante notare che, sebbene
Holy Spider sia
basato su eventi e personaggi reali, il personaggio di Arezoo è
in realtà completamente inventato, ed è un’aggiunta creativa di
Abbasi.
Va anche detto che questa aggiunta è
semplicemente meravigliosa, ed è Arezoo a rendere il film ancora
più stratificato e degno di nota. La giornalista inizia a studiare
il carattere di questo assassino attraverso le telefonate che egli
fa a Sharifi dopo ogni suo omicidio, vantandosi di informare lui e
il mondo su dove trovare il corpo della sua ultima vittima.
L’autrice si concentra sui fili comuni che legano tutti i crimini:
tutte le donne erano lavoratrici del sesso e la maggior parte di
loro erano anche spacciatrici e abusatrici di droga, oltre al fatto
che tutte sono state strangolate con le loro stesse sciarpe. Arezoo
e Sharifi capiscono dunque che si tratta di una questione
religiosa.
Forouzan Jamshidnejad in Holy Spider.
Per questo Sharifi era stato cauto
nel riferire la notizia, perché i suoi superiori gli avevano
ordinato di non mettere in cattiva luce i crimini religiosi. Dopo
numerosi omicidi da parte dell’assassino, però, Arezoo e Sharifi
vanno a incontrare uno dei leader religiosi, chiedendogli di
aiutarli a scoprire l’assassino. Con grande sorpresa, il leader
concede loro i suoi migliori auguri e il suo sostegno, ma è anche
diretto nel dire che non si fida di Arezoo per denunciare i crimini
nel modo esatto in cui sono stati commessi. All’epoca, c’erano
pressioni politiche su questi leader per non tollerare tali crimini
contro la legge, ma anche la pressione sociale di essere moralisti
non ha mai lasciato la scena.
Successivamente, Arezoo decide di
incontrare le donne che si prostituiscono per strada ogni notte, ma
nessuna di loro è disposta a parlare con lei. Aiuta poi una donna
di nome Soghra quando questa è malata in un caffè e all’inizio fa
amicizia con lei, ma le domande sulla droga e sull’assassino la
allontanano immediatamente. Nel giro di pochi giorni, però, Soghra
viene ritrovata cadavere, ultima vittima dell’a. Questo non solo
commuove Arezoo oltremisura ma le dimostra che ha cercato nel posto
giusto. Avendo ormai oltrepassato tutti i limiti e rendendosi conto
che, sebbene tutti le assicurino di aver trovato l’assassino ma che
nessuno ha realmente intenzione di farlo, Arezoo decide di prendere
in mano la situazione.
Si finge una prostituta per strada
per farsi prendere dall’assassino, ed è proprio quello che succede.
Ma una volta entrata nella casa dell’assassino, Arezoo non demorde
e riesce in qualche modo a fuggire. È la sua denuncia alla polizia,
il giorno seguente, a far arrestare Saeed, perché è l’unica donna
sopravvissuta alla presa dell’assassino. Negli ultimi minuti del
film, l’attenzione si concentra sul se Saeed sarà punito dalla
legge o meno. All’epoca tutti sapevano che l’arresto dell’assassino
era avvenuto solo perché c’erano pressioni politiche dovute alle
imminenti elezioni. Tuttavia, c’era anche la convinzione generale,
sostenuta fino alla fine anche da Arezoo, che Saeed sarebbe stato
lasciato fuggire o tenuto al sicuro.
L’avvocato difensore dell’uomo vuole
presentare Saeed in tribunale come affetto da problemi di salute
mentale, ma Saeed si rifiuta di accettarlo. In modo piuttosto
drammatico, dice a tutti in tribunale che aveva il pieno controllo
delle sue azioni e che la sua unica follia era l’amore per Dio e
per l’Imam Reza. Nelle sue conversazioni private, Saeed afferma di
essere consapevole di quante persone nella società lo ammirino e di
non volerle deludere dichiarando di essere un pazzo. È chiaro che
Saeed stesso crede di fare la cosa giusta perché è spronato da una
società che glielo faceva credere. Così, quando il suo migliore
amico Haji lo va a trovare in carcere dopo l’udienza della sentenza
definitiva e gli dice che è in atto un grande piano per farlo
evadere prima della pena di morte, Saeed si sente immensamente
sollevato.
L’uomo è estremamente spaventato
dalla morte, ma è spronato alle sue azioni solo dalla religione e
dalla società. Alla fine, però, questo grande piano non viene
portato a termine e Saeed Azeemi viene impiccato. Il motivo esatto
di questo cambiamento di piani o della falsa promessa di Haji non
viene chiarito, ma sembra che sia stata Arezoo a garantire che
l’uomo fosse consegnato alla giustizia. Dopo aver concluso il suo
lavoro a Mashhad, Arezoo Rahimi sale su un autobus diretto a
Teheran e, durante il tragitto, guarda l’intervista che aveva fatto
al figlio di Saeed, Ali, in cui il ragazzo esprime il suo orgoglio
per le azioni del padre. Holy Spider si conclude
con la triste constatazione che numerosi altri Saeed sono spuntati
nella società, spinti da cieche convinzioni e dal fanatismo
religioso.
Beauty
in Black ha pubblicato il resto della sua prima
stagione e il finale della seconda parte ha portato alcune delle
rivelazioni più sconvolgenti della serie drammatica di Tyler Perry.
Beauty in Black parte 1 si è conclusa con un finale
scioccante: Horace ha sventato un furto nella sua casa, Rain è
finita in ospedale con un destino incerto e la sorella minore di
Kimmie, Sylvie, è stata rapita. La seconda parte riprende proprio
da questo finale sospeso, con Kimmie che intraprende una guerra
senza quartiere per trovare Sylvie e farla pagare ai suoi rapitori
(naturalmente, facendosi molti nemici pericolosi lungo il
percorso).
Nei primi otto episodi, Beauty in Black ha lasciato molte domande senza risposta
che saranno esplorate nei prossimi otto. La seconda parte della
prima stagione di Beauty in Blackè uscita su Netflix il 6 marzo e si tuffa a capofitto in
quelle domande. Si arriva a un finale emozionante, l’episodio 16,
“Now Make It Thunder”, in cui un Horace malato fa un’ultima mossa
di potere contro la sua famiglia doppia. Kimmie riceve una proposta
inaspettata, Olivia fa una mossa spietata contro Lena e il
palcoscenico è pronto per una seconda stagione emozionante.
Perché Horace vuole sposare
Kimmie nel finale di Beauty in Black – Parte 2
Horace non vuole che i suoi
figli ereditino i suoi soldi
All’inizio del finale di Beauty in
Black – Parte 2, Kimmie va a trovare Horace in ospedale, dove lui
le dice che sta morendo e che vuole sposarla. Ma non vuole sposarla
perché è innamorato di lei o perché non vuole morire da solo; ha un
motivo molto più pratico. Quando morirà, Horace vuole
assicurarsi che la sua fortuna guadagnata con fatica non vada ai
suoi figli fannulloni – che sono “fottuti perdenti”,
secondo le sue parole – e l’unico modo per farlo è sposarsi.
Beauty in Black è la prima
serie drammatica di Tyler Perry per Netflix.
Horace è impegnato in un’intensa
lotta finanziaria con la sua famiglia e non vuole perdere,
nemmeno con la morte. È disposto a sposare una quasi
sconosciuta per tenere i suoi soldi lontani dalle loro mani. Kimmie
non accetta di sposare Horace a meno che lui non le spieghi perché
odia così tanto i suoi figli, e lui le dice che non hanno mai
lavorato un giorno in vita loro, quindi non pensa che meritino di
diventare ricchi per caso. Kimmie chiede di quanto denaro si tratta
e Horace risponde in modo criptico: “Abbastanza perché tu non
debba più lavorare in vita tua”.
Perché Kimmie accetta davvero
la proposta di Horace
Kimmie non accetta subito la
proposta di Horace, ma ci pensa su per qualche minuto, prima di
accettare di sposarlo. Quando racconta della proposta alla sua
amica Rain, Rain cerca subito su Google il patrimonio netto di
Horace e scopre che vale ben 376 milioni di dollari. Questo rende
sicuramente più allettante l’offerta, dato che Kimmie pensa che
sarà più che sufficiente per pagare i suoi debiti e liberarsi
delle persone pericolose che la perseguitano. Ma non è l’unico
motivo per cui Kimmie accetta di sposare Horace.
Quando Kimmie sposerà Horace,
diventerà una Bellarie, che nel mondo di Beauty in Black è come
essere una Kennedy o una Vanderbilt.
Quando Kimmie sposerà Horace,
diventerà una Bellarie, che nel mondo di Beauty in Black è
come essere una Kennedy o una Vanderbilt. Potrà ottenere tutto ciò
che desidera semplicemente cambiando il proprio cognome da sposata.
Quando un’infermiera entra nella stanza d’ospedale di Sylvie in
fondo al corridoio e cerca di cacciarla per trasferirla in un
ospedale meno prestigioso, Kimmie le dice che è fidanzata con un
Bellarie, e l’infermiera cambia immediatamente atteggiamento e
lascia Sylvie nella stanza. Questo matrimonio porterà con sé alcuni
vantaggi piacevoli.
Il piano di ricatto di Olivia
contro Lena spiegato
Fin dalla prima parte, l’avvocato
Lena ha costruito un caso contro l’impero dei prodotti per capelli
Bellarie. Nel finale, finalmente consegna alla matriarca Olivia
Bellarie un mandato di comparizione per avviare il procedimento
giudiziario. Tuttavia, Olivia ricatta rapidamente Lena affinché
ritiri il caso. Provoca Lena affinché la schiaffeggi, la filma e
minaccia di diffondere il video se lei porta avanti la causa
collettiva. Per provocarla, Olivia schiaffeggia Lena ripetutamente,
ma dato che Olivia è così potente, l’unico testimone chiude un
occhio. Questo è un commento interessante su come lo Stato di
diritto non si applichi ai super ricchi.
Perché i Bellarie si oppongono
così tanto al matrimonio
Non appena i Bellary vengono a
sapere del matrimonio, fanno di tutto per impedirlo. Mallory corre
all’ospedale per fare casino, Olivia chiede a Roy e Charles di
raggiungerla e Jules si unisce a loro. Horace ha previsto tutto,
quindi ha chiesto alla sicurezza dell’ospedale di chiudere il suo
reparto e di tenere i Bellary nella hall. Alla fine, i Bellary
si coalizzano contro la guardia di sicurezza e la spintonano per
entrare nell’ala e vedere Horace. Ma quando arrivano, è troppo
tardi: il matrimonio è già stato celebrato.
Ci sono un paio di ragioni per cui
i Bellary sono così determinati a impedire a Horace di sposare
Kimmie. Per cominciare, non vogliono che il denaro esca dalla
famiglia e finisca nelle mani di una persona che non è un Bellarie.
Come la maggior parte delle persone ricche, non hanno mai
abbastanza e vogliono tenersi ogni singolo centesimo a cui sentono
di avere diritto. E soprattutto non vogliono che il denaro vada a
Kimmie, una loro nemica di lunga data, che ha causato loro problemi
per 16 episodi.
Perché l’avvocato di Horace ha
fatto uscire Kimmie dalla sua stanza d’ospedale
Mentre Horace sta sostenendo il
test cognitivo necessario per il matrimonio, il suo avvocato porta
Kimmie nel corridoio per rispondere a tutte le sue domande. Ma lui
inizia subito a comportarsi in modo sospetto. Inventa ogni tipo di
scusa per portare Kimmie nella hall, e Kimmie capisce subito il
trucco. L’avvocato voleva attirare Kimmie nella hall, dove si
trovavano i Bellary, in modo che potessero affrontarla. Ma ciò che
rende Kimmie il miglior personaggio di Beauty in Black è che
non cade facilmente in trucchi del genere.
Il vero significato del finale
di Beauty in Black – Parte 2
Beauty in Black è
stata fin dall’inizio una soap opera sul classismo, e il finale
mette in evidenza la banalità della divisione di classe. Esplora
l’idea che alcune persone che lavorano duramente, come Kimmie,
passano la vita sommerse dai debiti, mentre altre che non hanno mai
mosso un dito, come i figli di Horace, sono nate in famiglie
benestanti e possono godersi lussi che non si sono guadagnate. Il
finale tocca il tema del “non puoi portarlo con te”, quando
Horace, dopo aver accumulato ricchezze per anni, cerca di lasciare
la sua fortuna nelle mani giuste alla fine della sua vita.
Gabriele Mainetti
torna al cinema con
La città proibita,
un’opera ambiziosa che mescola generi e suggestioni con la consueta
consapevolezza, confermando la sua intenzione di portare avanti
un’idea di cinema spettacolare e profondamente radicato nella
contemporaneità. Dopo Lo
chiamavano Jeeg Robot e Freaks
Out,
il regista romano ci accompagna in una Roma ibrida, viva, in
perenne trasformazione, raccontando una storia di vendetta, amore e
riscatto, vibrante di adrenalina.
La trama de La città
Proibita
In un villaggio tra le montagne della Cina, due bambine si allenano
con il padre che insegna loro delle mosse di kung fu. Molto anni
dopo incontriamo Mei, una delle due ormai cresciuta, protagonista
di una scena d’azione mozza fiato degna del miglior Bruce Lee,
mentre si difende da un gruppo di malavitosi e cerca sua sorella.
Sembra di essere in un qualsiasi localaccio di Shanghai, e invece
siamo nel coloratissimo all’Esquilino, nel cuore di Roma. Mei
incontra Marcello e, involontariamente, il loro destino si lega per
quella che sarà l’avventura che cambierà per sempre le loro
vite.
Il più grande pregio di la città Proibita è quello di trovare un
buon equilibrio tra l’anima romanesca che il regista aveva già
raccontato nei suoi film precedenti, così come le persone che
vivono ai margini, e la sua grande passione per i film di kung fu e
i revenge movie, elemento che costituisce poi il centro action del
racconto.
Un equilibrio trai generi non
sempre al servizio della storia
Il film ha la grande capacità di
passare senza soluzione di continuità dalla commedia al dramma, dal
melodramma al film di arti marziali, sempre con grande coerenza e
senza mai risultare forzato. La scrittura, firmata da Mainetti
stesso insieme a Stefano Bises e Davide Serino, diventa più sincera
e lineare, rispetto ai film precedenti, anche se spesso si nota un
compiacimento per la bellezza e l’adrenalina di alcune scene che
però non servono la storia, sfociando nel risultato opposto di
allontanare lo spettatore anziché tenerlo incollato allo
schermo.
Le scene di combattimento, curate
dal fight coordinator Liang Yang, elevano le scene d’azione a un
livello tecnico competitivo con chi questi film li realizza
continuamente, anche perché quando si tratta di azione, Mainetti sa
il fatto suo: le scene in cui il protagonista è il kung fu sono
fluide, creative e perfettamente integrate nella narrazione, anche
se talvolta troppo lunghe e compiaciute.
Mei e Marcello protagonisti
irresistibili
In questo crogiolo di riferimenti,
sfumature e culture, Gabriele Mainetti sceglie due volti
memorabili: Enrico
Borello e Yaxi Liu, come eroi
semi-romantici di questa storia. Lui, visto in molti altri
progetti, tra cui Lovely Boy e il
recente Familia, sorprende con una dolcezza e un
incanto negli occhi che fanno tenerezza al primo sguardo, non si
può non fare il tifo per il suo Marcello. Lei, letale e sottile, è
stata la controfigura di Liu
Yifei nel Mulan in live
action della Disney e “mena come un fabbro”. Non solo, il suo
viso pulito sono una rappresentazione perfetta della grinta e della
dedizione che Mei, il suo personaggio, mette nel perseguimento dei
suoi obbiettivi. Due opposti che trovano il modo di incontrarsi e
incrociarsi, in mezzo a un inferno che nessuno dei due ha cercato.
A completare il cast intervengono Sabrina
Ferilli e Marco
Giallini.
Ma Roma nei film di Mainetti è
sempre protagonista e così da quella multietnica dell’Esquilino a
quella da cartolina dei Fori Imperiali, la Città Eterna fa bella
mostra di sé, diventando lo scenario perfetto per questa
narrazione. L’Esquilino, con le sue bancarelle, i ristoranti cinesi
e le trattorie romane, diventa il palcoscenico perfetto per
raccontare un mondo in continua evoluzione. E Mainetti non si
limita a rappresentare questa realtà, ma la esalta, mostrandone la
bellezza e la complessità.
La città
proibita non è solo un film d’azione o una storia d’amore:
è un manifesto di come Gabriele
Mainetti intende il suo cinema. E nel bene e nel male
è ormai una cifra stilistica distintiva, con la sua ricchezza di
riferimenti ma anche l’autocompiacimento, lo stile impeccabile e la
mancanza di umiltà per mettersi al servizio della storia. Il film
si impone come uno dei più interessanti delle prossime settimane al
cinema, dal 13 marzo in sala
con PiperFilm con anteprime l’8 marzo in
anteprima.
Dopo il sincero
omaggio a Dante Alighieri e
il malinconico La
quattordicesima domenica del tempo
ordinario, Pupi
Avati torna
a confrontarsi con il genere che ha segnato la sua carriera:
l’horror gotico. Con L’orto
americano,
tratto dall’omonimo romanzo da lui stesso scritto, il regista
bolognese confeziona un’opera densa di riferimenti letterari e
cinematografici, in bilico tra la memoria storica e il
perturbante.
La trama di L’orto
americano
La storia segue un giovane aspirante
scrittore bolognese (interpretato da Filippo
Scotti) che, poco dopo la fine della Seconda Guerra
Mondiale, si innamora perdutamente di una giovane infermiera
americana incontrata per caso in una bottega di barbiere. Il loro
fugace incontro segna l’inizio di un’ossessione amorosa che lo
porterà fino in Iowa, dove il protagonista si trasferisce per
scrivere il suo romanzo. Lì, accanto alla casa della ragazza, si
trova uno strano orto abbandonato, nel quale rinviene una teca di
vetro contenente i genitali di una donna e una criptica citazione
del poeta greco Bacchilide. Da quel momento, il giovane si troverà
invischiato in un inquietante mistero che lo costringerà a fare
ritorno in Italia, dove l’orrore troverà la sua compiutezza.
L’orto
americano riprende molte delle tematiche care ad
Avati: la follia come varco tra il reale e il soprannaturale, la
memoria storica come terreno fertile per l’orrore, il gotico padano
come cifra stilistica inconfondibile. Il protagonista, segnato da
un ricovero in un istituto psichiatrico perché sosteneva di parlare
con i defunti, incarna un’umanità fragile e tormentata ma comunque
aperta alla meraviglia e al richiamo dello extra-ordinario, anche
lui porta d’accesso verso un mondo in cui si può trovare la
pace solo nelle “vie di mezzo”, “tra l’acqua dolce del Po
e il mare”. Un personaggio delicato e sfumato che Scotti ritrae con
grande sensibilità.
Il bianco e nero: narrazione e
esperimento
Visivamente, Avati compie una scelta
audace adottando il bianco e nero, che conferisce al film
un’estetica espressionista e sospesa nel tempo. Le atmosfere
oniriche e inquietanti, arricchite da un sapiente uso delle ombre e
delle inquadrature, rimandano ai maestri del gotico,
da Mario Bava a Carl
Theodor Dreyer e la scelta fotografica, un unicum
nella carriera di Avati, segnala non solo un’esigenza legata al
racconto ma anche una volontà di sperimentare viva e propositiva.
La fotografia diventa fondamentale per amplificare il senso di
straniamento e la tensione narrativa, sostenendo il costante
contrasto tra lirismo e brutalità.
Uno degli aspetti più interessanti
di L’orto americano è la sua natura
metaforica che ripercorre una discesa agli inferi, un percorso di
discesa nel lato oscuro dell’animo umano che richiama la tradizione
dantesca (un ritorno!). Il protagonista si muove tra l’amore
idealizzato e la crudele realtà della morte, tra il Midwest
americano e la Bassa Padana, tra il mito dei testi classici e la
cronaca nera. Un continuo ossimoro che trova un equilibrio perfetto
in un racconto avvincente, oltre che ammaliante.
Con L’orto
americano, Pupi
Avati rappresenta ancora una volta quanto sia
importante raccontare l’inspiegabile, firmando un film che si
impone come uno dei suoi migliori lavori in assoluto. Un’esperienza
cinematografica sospesa tra sogno e allucinazione, come quegli
incubi confusi, che si dissipano al mattino, ma che lasciano un
segno di sé sul cuore.
L’ottavo episodio della seconda
stagione di Scissione non
è come gli altri episodi della serie Apple TV+,
in quanto si concentra esclusivamente su Harmony Cobel, sul suo
passato e sui suoi piani futuri per abbattere Lumon. Anche se Cobel
è stata ritratta come uno dei personaggi chiave nella prima
stagione della serie di fantascienza di Apple
TV+, dopo i primi episodi della seconda stagione ha
avuto pochissimo tempo sullo schermo. Dopo non essere stata
autorizzata a gestire nuovamente il piano reciso, Cobel si è
rivoltata contro l’azienda che aveva lealmente adorato ed è
scomparsa prima che qualcuno potesse rintracciarla.
Anche se la seconda stagione
inizialmente accennava al fatto che si stava dirigendo verso un
luogo chiamato Salt’s Neck, non rivelava mai perché Cobel si stava
dirigendo lì e cosa aveva intenzione di fare dopo la sua partenza
da Lumon. Dopo aver mantenuto un’aria di ambiguità sulla sorte di
Cobel, la seconda stagione di Scissione le
dedica un intero episodio, rivelando tutto, dalla sua storia in
Lumon al vero motivo per cui si sentiva tradita dall’azienda. Una
grande rivelazione sul passato di Harmony
Cobel in Lumon cambia tutto ciò che si sapeva su di lei e sul
suo contributo all’azienda.
Perché Cobel accetta di
incontrare Mark nel finale dell’ottavo episodio della seconda
stagione di Scissione
Cobel è rimasta devastata quando
Lumon l’ha licenziata nel finale della prima
stagione di Scissione. Nonostante fosse stata
licenziata, mantenne la sua lealtà e aiutò Lumon a contenere il
caos causato dalla contingenza degli straordinari che ne seguì
nell’arco finale della prima stagione. Con suo sgomento, anche dopo
aver dimostrato la sua dedizione al servizio dell’azienda, Helena
non accettò di averla a bordo come responsabile del piano
licenziata e le offrì solo un profilo di lavoro alternativo in
azienda.
Questo creò un senso di dissonanza
nella mente di Helena, che si rese conto di come avesse
sprecato tutta la sua vita rimanendo fedele a un’azienda che
l’aveva buttata fuori come uno strumento scartato. Con
questo, Cobel poteva finalmente vedere quanto fosse malvagia Lumon,
spingendola a scappare a Salt’s Neck, la piccola città in cui era
cresciuta. Dopo aver ottenuto ciò che voleva dalla sua casa
d’infanzia, si allontana da Salt’s Neck e riceve una chiamata da
Devon. Invece di ignorare Devon e Mark e rimanere fedele a Lumon,
Cobel non si trattiene dall’aiutarli.
Nella scena finale dell’episodio 8
della seconda stagione di Scissione si rende conto di essere
stata programmata per credere nella visione di Lumon per tutta la
vita. Tuttavia, come i lavoratori tagliati fuori, anche lei era un
burattino che l’azienda sfruttava a proprio vantaggio. Questa
consapevolezza le fa odiare Lumon e la incoraggia a collaborare con
coloro che sono determinati a distruggerla.
Chi arriva a casa di Sissy Cobel
nel finale dell’ottavo episodio della seconda stagione di
Scissione
Dopo essere arrivata a Salt’s Neck
nell’ottavo episodio della seconda
stagione di Scissione, Cobel teme di essere
seguita. Inoltre, teme che Sissy non la faccia entrare in casa se
vede la sua auto parcheggiata fuori. Pertanto, chiede aiuto a
Hampton e gli chiede di lasciarla in silenzio a casa di Sissy.
Verso la fine dell’episodio, Cobel trova finalmente ciò che stava
cercando, ma Hampton vede da lontano un’auto che si avvicina alla
casa di Sissy. Anche se l’episodio non rivela chi è arrivato a casa
di Sissy, sembra ovvio che si trattasse di qualcuno della
Lumon.
Sissy Cobel aveva precedentemente
rivelato che dopo che Harmony aveva lasciato Lumon, Drummond
l’aveva chiamata per raccontarle della sfida di Harmony. Mentre
Harmony trascorre del tempo nella stanza di sua madre e ricorda la
sua tragica scomparsa, Sissy sembra tradirla informando le autorità
di Lumon del suo arrivo a casa sua. Questo spiegherebbe come Lumon
sia venuta a conoscenza di dove si trovasse Cobel. Poiché anche
Hampton sembra aver avuto una storia traumatica con Lumon, esprime
il suo odio verso l’azienda dicendo “Venite a domare questi
temperamenti, stronzi”, mentre l’auto di Lumon si avvicina alla
casa di Sissy.
Cosa cerca Harmony nella casa di
Sissy Cobel
Harmony cerca in particolare un
taccuino nella casa di Sissy che apparentemente contiene intricati
disegni di qualcosa che ha creato lei. Dopo aver cercato in tutta
la sua stanza e in quella di sua madre, Cobel si rende conto che
Sissy non avrebbe mai buttato via le sue cose. Con questo, si rende
conto che Sissy potrebbe aver conservato le sue cose in cantina.
Quando va in cantina, trova finalmente il taccuino che stava
cercando, che contiene intricati disegni di tutti i protocolli e le
procedure di override che Lumon utilizza per creare le barriere di
separazione nei cervelli dei propri dipendenti.
I disegni nel taccuino di Cobel
spiegati: perché James Eagan li ha rubati?
I progetti nel taccuino di Cobel
rivelano che la procedura di separazione e le sue numerose
componenti erano frutto del suo ingegno. Era la mente dietro
tutte le procedure che Lumon utilizza sui suoi lavoratori.
Tuttavia, non le è mai stato dato il merito che meritava per il suo
lavoro. Invece, Jame Eagan ha rivendicato come sue le sue
invenzioni e si è preso tutto il merito per i suoi contributi a
Lumon. La storia di Cobel e Jame Eagan ricorda la leggenda
che circonda Thomas Edison e Nikola Tesla.
La rivelazione di Cobel spiega
perché Harmony si sentì così distrutta dopo che Lumon la allontanò
dal piano di separazione. Era orgogliosa di aver contribuito alla
crescita di Lumon inventando e studiando la procedura di
separazione, ma l’azienda glielo portò via.
È opinione diffusa che Thomas Edison
abbia brevettato le invenzioni di Tesla solo a suo nome e le abbia
presentate agli azionisti senza dare a Tesla il giusto merito per i
suoi contributi. Anche se non ci sono prove che Edison abbia rubato
a Tesla, il retroscena di Cobel mette in evidenza come le potenti
forze dietro Lumon gestiscano l’azienda come una setta. Manipolano
lavoratori come Cobel facendogli credere che il loro unico scopo è
servire Kier, mettendo a tacere qualsiasi riconoscimento dei loro
contributi individuali.
La spiegazione della storia di
Harmony Cobel alla Lumon
L’ottavo episodio della seconda
stagione di Scissione non solo rivela la verità
sui contributi di Harmony Cobel alla Lumon, ma svela anche come è
stata assunta dall’azienda quando era solo una bambina. Come la
signorina Huang, anche Cobel era minorenne quando fu assunta
dall’azienda come stagista. Come la Huang, anche lei
partecipò al prestigioso programma Wintertide
Fellowship di Lumon e fu ritenuta meritevole di tale borsa
di studio solo dopo aver dimostrato quanto fosse laboriosa durante
il suo periodo di lavoro in una fabbrica Lumon.
Sebbene l’episodio non approfondisca
i dettagli del viaggio di Cobel a Wintertide, suggerisce che anche
Hampton abbia lavorato con lei nella fabbrica Lumon. Hampton
continua a sottolineare come Lumon li abbia costretti a lavorare
come bambini, rivelando la triste verità sulla storia di
sfruttamento di giovani menti impressionabili da parte
dell’azienda. Quando Cobel e Hampton si drogano, Cobel ricorda
anche di aver fumato etere per la prima volta quando aveva solo
nove anni. Questo suggerisce che Cobel e Hampton erano
costantemente esposte all’etere e ai suoi effetti inebrianti quando
lavoravano nelle fabbriche di etere della Lumon da bambine.
La spiegazione del ruolo di
Celestine “Sissy” Cobel nella Lumon
Anche se l’episodio 8 della seconda
stagione di The Divide non menziona esplicitamente
il ruolo di Sissy Cobel in Lumon, mette in evidenza come anche lei
sia accecata dalla sua devozione all’azienda. Per alcuni secondi,
l’episodio mostra anche una foto di una targa su una delle pareti
della casa di Sissy, che rivela che lei era la “Maestra
apprendista dei giovani”. Mostra anche che era stata
etichettata come la “Quarterly Striver” nel “4th
Quarter”, suggerendo che aveva legami profondi con l’azienda
come sua dipendente per un bel po’ di tempo.
Cosa è successo alla madre di
Harmony Cobel
L’episodio 8 della seconda stagione
di Scissione rivela che la madre di Cobel aveva una malattia
terminale. Cobel accettò di lavorare per Lumon in giovane età
perché credeva che l’azienda l’avrebbe aiutata a pagare le cure per
sua madre. Tuttavia, mentre era via per lavoro per Lumon, sua madre
morì. Come si vede nell’episodio di Scissione
– stagione 2, Cobel rimane traumatizzata dalla morte di
sua madre e porta persino con sé il suo tubo per la
respirazione.
La stagione 2 di
Scissione dovrebbe avere un totale di 10 episodi, con l’ultimo
episodio in uscita il 21 marzo 2025.
Cobel cerca di incolpare Celestine
per la morte di sua madre sostenendo che non si è presa cura di
lei. Tuttavia, con grande sorpresa di Harmony, Celestine sostiene
che sua madre è morta dopo che lei stessa ha scollegato il tubo di
respirazione dal suo macchinario di supporto vitale. Sebbene
Harmony si rifiuti di credere alle affermazioni di Sissy Cobel, la
rivelazione la sconvolge profondamente.
L’impatto e l’influenza di Lumon
su Salt Neck spiegati
Anche se l’ottavo episodio della
seconda stagione di Scissione non approfondisce
l’influenza di Lumon su Salt’s Neck, accenna a come l’azienda abbia
distrutto la città. Molti cittadini sembrano soffrire di gravi
problemi di salute e utilizzare tubi per respirare, il che
suggerisce che Lumon abbia fortemente inquinato l’aria e l’acqua.
Per fare spazio alla sua crescita, l’azienda sembra anche aver
costretto molte persone a trasferirsi, mentre quelle rimaste sono
state costrette a lavorare per Lumon.
L’attesissimo Mickey
17 di Bong
Joon-ho è finalmente in sala (qui
la nostra recensione), ed ecco di seguito un’analisi sul finale
del film, nel tentativo di spiegare cosa succede in questo bizzarro
approccio alla fantascienza del regista premio Oscar. Basato sul
romanzo Mickey 7,Mickey 17
costruisce un nuovo mondo fantascientifico in cui le persone,
previo consenso, possono diventare “sacrificabili”. Il protagonista
(interpretato da Robert Pattinson) è uno di questi, che vengono
sacrificati per fare degli esperimenti e capire come e quando un
uomo muore. Dopo OGNI SINGOLA MORTE, Mickey viene ristampato, con
tutte le sue emozioni pregresse. Il problema insorge quando Mickey
17 non muore come dovrebbe, mentre dalla centrale operativa
stampano un nuovo Mickey 18.
Alla fine del film, le cose sono
degenerate a un livello pericoloso. Mickey 18 ha tentato di
assassinare il capo della colonia Kenneth Marshall (Mark
Ruffalo), mentre lui e i suoi seguaci radicali si
stanno preparando a spazzare via le specie native del pianeta, i
creepers, che però Mickey sa essere pacifiche, dal momento che è
proprio grazie al loro intervento che non è morto. Fortunatamente,
Mickey 17, Mickey 18 e Nasha (Naomi Ackie)
riescono a sventare il piano di Marshall. E alla fine Mickey 18 si
sacrifica per uccide Marshall e liberare Nilfheim.
Mickey 17 elimina il
programma dei “sacrificabili” dopo il sacrificio di Mickey 18
Il programma dei
sacrificabili è l’amo principale del film, l’intera storia è
incentrata sulla pratica di clonare Mickey dopo ogni sua morte. Nel
mondo di Mickey 17, il programma è
incredibilmente controverso, essendo stato reso illegale sulla
Terra. Anche mentre è a Nilfheim, molti coloni guardano dall’alto
in basso Mickey per la sua iscrizione al programma. Tuttavia,
Marshall ritiene che sia una necessità, perché Mickey viene inviato
in tutti i tipi di missioni pericolose e sottoposto a tutti i tipi
di esperimenti.
Alla morte di Marshall, Nasha viene
promossa in una posizione politica di potere su Nilfheim. Così,
Mickey e Nasha colgono questa opportunità per porre fine al
programma dei sacrificabili. Durante una cerimonia, a
Mickey viene permesso di far esplodere l’unica stampante per umani
di Nilfheim, gesto che rende illegale il programma anche su altri
pianeti, così come lo è sulla Terra. Poiché Mickey
18 è morto poco prima, Mickey 17 è
l’ultimo Mickey. Quindi, quando inevitabilmente morirà, la sua
morte rimarrà permanente.
I Creepers possono davvero uccidere
tutta l’umanità?
L’atto finale di Mickey
17 è piuttosto intenso, incentrato su uno scontro tra
i coloni umani di Nilfheim e i creepers. Marshall ha rapito un
cucciolo di creeper e ha intenzione di sterminare tutti i creeper
in una volta sola mentre circondano la base umana. Quando i deu
Mickey vengono mandati a parlare con i creeper, scoprono che i
creeper possono emettere una frequenza che ucciderà tutta
l’umanità, minacciando di farlo se il cucciolo di creeper non verrà
riportato indietro.
Dopo che Marshall viene ucciso e il
programma dei sacrificabili termina, il protagonista
riesce ad avere un’altra conversazione con i creeper. Durante
questa conversazione, lui scopre che i creeper non possono
effettivamente uccidere tutta l’umanità. La minaccia della
frequenza era un bluff, dato che sono per lo più innocui. Tuttavia,
questo bluff è esattamente ciò di cui avevano bisogno per salvare
la loro specie.
Perché Kenneth Marshall voleva
spazzare via i Creepers e colonizzare Nilfheim
Kenneth Marshall è il principale
antagonista del film e, mentre la performance di Mark Ruffalo è satirica, il piano del
potente politico è invece genocida. Come spiega il film, Kenneth
Marshall è un politico popolare che ha perso un’elezione. Per
questo motivo, Marshall e i suoi seguaci hanno iniziato la missione
Nilfheim, con la colonizzazione di un pianeta lontano in grado di
supportare la vita. Una volta arrivato, Marshall vuole che Nilfheim
sia interamente per gli umani. Ecco perché vuole uccidere tutti i
Creepers, ottenendo un pianeta in cui lui è l’autorità suprema.
Cosa significa in realtà la
sequenza onirica di Mickey 17
Sebbene Mickey 18 uccida Marshall e
sua moglie Ylfa venga imprigionata, questa non è la fine del
conflitto di Mickey 17. Verso la fine del
film, Mickey sogna che la stampante umana è ancora in funzione.
Vede Ylfa lì, che gli dice di provare una nuova salsa. Poi, Ylfa
inizia a stampare un’altra versione di Marshall, che apparentemente
torna in vita. Sebbene questa sia una sequenza onirica, il pubblico
non se ne accorge subito.
I sogni di Mickey 17 mettono in luce
la sua paranoia e, sebbene sia impossibile che Kenneth Marshall
stesso torni, Mickey ha paura che qualcuno come lui salga al
potere. Questa è la chiave del commento politico di
Mickey 17. Anche se quel politico
fascista, un’altra persona come lui potrebbe facilmente ribellarsi
e destabilizzare di nuovo le cose. La stampante in sé dovrebbe
essere un simbolo di questo ciclo e Mickey dovrà continuare a
combattere per impedire che questo sogno si avveri.
Mickey 17 imposta il libro sequel,
Antimatter Blues?
Mickey 17
è basato sul romanzo di Edward AshtonMickey
7 e, sebbene molti spettatori potrebbero non saperlo, il libro
ha in realtà un sequel. Ashton ha anche scritto il romanzo del 2023
Antimatter Blues, che si svolge due anni dopo gli eventi
di Mickey 7. Nel libro, Mickey scopre che una bomba è
stata nascosta a Nilfheim e deve trovarla per rifornire la base dei
coloni evitando il conflitto con i creepers.
È improbabile che si realizzi un
sequel del film Mickey 17, poiché
Bong Joon-ho non è noto per aver realizzato
sequel. Sebbene sia possibile, poiché la storia potrebbe basarsi
sul finale di Mickey 17, probabilmente non accadrà
a meno che Mickey 17 non sia un enorme successo finanziario (e
sembra improbabile).
Il vero significato di Mickey
17
Come altri film di Bong
Joon-ho, Mickey 17 è pieno di
riflessioni su classe, politica, potere e capitalismo. Il
programma dei sacrificabili è pensato per essere parallelo
a quanto siano sacrificabili molti lavoratori, con l’atteggiamento
indifferente di Nilfheim nei confronti di Mickey che è simile agli
atteggiamenti di molti superiori nei confronti dei loro dipendenti.
Kenneth Marshall è anche chiaramente ispirato da alcuni politici
della vita reale, con la sua retorica e i suoi obiettivi non
lontani da alcune ideologie politiche nonostante l’ambientazione
fantascientifica del film.
La cronologia delle Yellowjacketsè
molto vaga, rendendo difficile per gli spettatori capire da quanto
tempo le ragazze sono disperse, ma alcuni indizi durante lo show
forniscono qualche informazione in
più. Yellowjackets segue la squadra di calcio di
una scuola superiore che lotta per sopravvivere dopo che il loro
aereo diretto alle nazionali si è schiantato nella natura canadese.
Lo show, che alterna le ragazze da adolescenti nel 1996 nel bosco a
donne adulte ai giorni nostri, rivela che le Yellowjackets sono
rimaste bloccate per 19 mesi. Tuttavia, finora è stata mostrata
solo una parte di quel periodo, lasciando il pubblico con domande
senza risposta.
Descritta come una versione più
cupa e tutta al femminile de Il signore delle
mosche, la scena di apertura di Yellowjackets mostra
le ragazze che alla fine ricorrono al cannibalismo, che dà i suoi
frutti quando la linea temporale di
Yellowjackets raggiunge la seconda stagione e Jackie e
Javi vengono mangiate. La raccapricciante tattica di
sopravvivenza sembrava essere molto lontana nella linea temporale,
ma un inverno rigido durante i due mesi che separano le stagioni li
ha costretti a farlo. Senza date esplicite, è difficile determinare
per quanto tempo i sopravvissuti del volo 2525 sono rimasti nei
boschi. Tuttavia, alcuni indizi contestuali possono
essere raccolti per stabilire una linea temporale approssimativa
di Yellowjackets.
Cronologia della prima stagione
di Yellowjackets: 5-6 mesi
Ci sono indizi e riferimenti
nascosti in tutta la prima stagione
diYellowjackets, che aiutano
il pubblico a sviluppare teoriee servono come indizi
contestuali per la cronologia di
Yellowjackets. Il pubblico sa che i Yellowjackets
hanno saltato il ballo di fine anno per andare alle nazionali,
quindi è probabile che l’aereo sia precipitato nel maggio 1996.
Anche la gravidanza di Shauna (Sophie Nélisse) è uno dei maggiori
indicatori di quanto tempo sia passato, poiché la serie lascia
intendere che sia rimasta incinta la notte prima dell’incidente
aereo.
Durante il finale, la sua pancia ha
iniziato a diventare più prominente, al punto che fatica a entrare
nel suo vestito da “fine del mondo”. Anche se è difficile stabilire
a che punto della gravidanza si trovi, è molto probabile che sia al
secondo trimestre, il che suggerisce che gli eventi del finale si
svolgano almeno tre mesi dopo l’incidente aereo. Altri indizi della
linea temporale di Yellowjackets sono i
cambiamenti del tempo e diversi commenti improvvisi dei
personaggi.
All’indomani dell’incidente, le
Yellowjackets possono dormire tranquillamente all’aperto, ma il
tentativo di Jackie di farlo nel finale ha conseguenze mortali. I
personaggi riconoscono ripetutamente che la sopravvivenza diventa
più difficile quanto più fa freddo fuori, e l’improvvisa nevicata
nel finale indica che hanno iniziato a entrare nell’inverno. Le
ragazze organizzano la loro festa di “doomcoming” in sostituzione
del ballo di fine anno, un evento che si svolge a
settembre/ottobre, e Jackie dice che si sarebbero preparate per la
“rush week” se l’aereo non si fosse schiantato.
Le Yellowjackets sono rimaste
bloccate per 5 o 6 mesi.
Prima dell’incidente, gli studenti
più grandi si stanno preparando per l’università, e la giocatrice
Allie si lamenta del fatto che il viaggio alle nazionali le farà
perdere il ballo di fine anno, che di solito si tiene a
maggio. Questi indizi combinati forniscono una risposta
approssimativa, in quanto suggeriscono che l’aereo si è schiantato
a maggio o all’inizio di giugno, e gli eventi del finale si
svolgono a fine ottobre o inizio novembre, il che significa che le
Yellowjackets sono rimaste bloccate per 5-6 mesi.
Cronologia della seconda
stagione di Yellowjackets: 4-5 mesi
Il secondo capitolo copre un
periodo leggermente più breve
La cronologia di
Yellowjackets si accorcia per la seconda stagione, ma
è più ricca di azione rispetto alla prima puntata. La seconda
stagione di Yellowjackets si apre con la
rivelazione che sono passati due mesi dal finale della prima
stagione. Pertanto, si può intuire che, contando il salto temporale
di due mesi, gli eventi del secondo episodio si svolgono nel corso
di 4-5 mesi, concludendo la stagione al più presto a febbraio e al
più tardi ad aprile. Durante l’intera stagione, la natura selvaggia
è coperta di neve, con una tempesta torrenziale alla vigilia del
travaglio di Shauna.
La neve inizia a sciogliersi a
marzo o aprile, ma può rimanere più a lungo, a seconda della zona.
Quattro cose indicano quanto tempo passa nella linea temporale
di Yellowjackets: il tempo, il cibo, la gravidanza di
Shauna e il dialogo. Il salto temporale di due mesi è stato
stabilito quando Taissa osserva che Shauna ha conversato con il
corpo di Jackie per due mesi e, sebbene non si stia decomponendo
così velocemente come farebbe normalmente a causa del freddo, le
cade l’orecchio.
All’inizio della puntata, la carne
dell’orso ucciso da Lottie nella prima stagione è diventata
sottilissima, e non consumano più animali, riempiendo invece le
loro pance di carne umana, fino a quando gli uccelli morti cadono
sulla capanna nell’episodio 3, “Digestif”. Shauna ha anche avuto il
suo bambino selvaggio nell’episodio 6, “Qui”. Quando è iniziato il
travaglio, nessuno ha fatto menzione del fatto che il bambino
sarebbe nato troppo presto, e il team si era preparato per il parto
attraverso le meditazioni mattutine di Lottie.
Il team è rimasto bloccato
per nove mesi in totale.
Pertanto, si può supporre che, a
metà della pausa stagionale nella cronologia
delle Yellowjackets, la squadra sia rimasta bloccata
per nove mesi in totale. Dopo che Shauna è costretta a seppellire
il suo bambino, accadono molte cose, come l’istituzione del rituale
e il passaggio della leadership da Lottie a Natalie. Tuttavia, c’è
ancora neve a terra, il che significa che è probabile che l’ultima
serie di episodi della seconda stagione
delle Yellowjackets si svolga nell’arco di un
mese.
Le Yellowjackets rimangono
bloccate per 19 mesi in totale
Si suggerisce che il team
rimarrà nella natura selvaggia per un anno e mezzo
Anche se la cronologia
di Yellowjackets non è stata stabilita
esplicitamente nel 1996, è possibile calcolare esattamente per
quanto tempo la squadra è rimasta bloccata nella natura selvaggia.
È stato rivelato che le Yellowjackets sono rimaste bloccate
per 19 mesi, circa un anno e mezzo. Se la cronologia
di Yellowjackets seguisse le stime elencate, è
probabile che la serie abbia finora coperto un periodo di tempo
compreso tra i 9 e gli 11 mesi.
Ciò significa che mancano circa
8-10 mesi prima che venga mostrato come le ragazze vengono salvate.
Tuttavia, i creatori della serie hanno suggerito che una terza
linea temporale potrebbe entrare in gioco. Solo il tempo lo dirà,
mentre Yellowjacketscontinua con
la terza
stagione.
La linea temporale degli adulti
di Yellowjackets
Il segmento del 2021 copre
molto meno
Sebbene la maggior parte delle
domande sulla linea temporale di Yellowjackets si
concentri sul periodo del 1996 e su quanto a lungo i sopravvissuti
del volo 2525 siano stati abbandonati a se stessi nella natura
selvaggia, questo non è l’unico punto della storia dei personaggi
trattato dalla serie. Yellowjackets si concentra
anche sul presente dei suoi personaggi, esplorando l’impatto di ciò
che è accaduto nella natura selvaggia e l’impatto che ha avuto
sulle loro vite 25 anni dopo.
Le parti
di Yellowjackets ambientate nella natura selvaggia
si svolgono tra il 1996 (l’incidente) e il 1998 (quando le ragazze
vengono salvate). La narrazione poi riempie retroattivamente gli
spazi vuoti man mano che rivela altro del mistero. La linea
temporale attuale, d’altra parte, viene esplorata in modo lineare.
Tuttavia, l’arco temporale degli eventi del 2021
in Yellowjackets è molto più breve. Mentre
la parte degli anni ’90 della serie copre circa un anno e mezzo,
finora la linea temporale degli adulti
in Yellowjackets copre poco più di un mese o
due.
Il ritmo degli eventi nella linea
temporale attuale di Yellowjackets è molto più
compatto. Questo vale sia per la prima e la seconda
stagione diYellowjackets, sia
per il tempo che intercorre tra di esse. Nella linea temporale
degli anni ’90, tra la prima e la seconda stagione
di Yellowjackets passano due mesi. Tuttavia, per
quanto riguarda la vita adulta dei sopravvissuti nel 2021, ci sono
solo pochi giorni tra gli eventi del finale della prima stagione e
la prima della seconda.
È probabile che la terza stagione
di Yellowjackets si espanderà
maggiormente sulla linea temporale degli adulti, ed è anche
possibile che ci possa essere un salto temporale che estenda
ulteriormente l’arco temporale della parte odierna della
storia.
Quanto tempo è probabile che
passi nella terza stagione
Le prime due stagioni
di Yellowjackets sembrano essere durate tra i 10 e
i 12 mesi. Si suggerisce anche che le ragazze siano rimaste
intrappolate nella natura selvaggia per 19 mesi, ovvero per poco
meno di due anni. I co-creatori Ashley Lyle e Bart Nickerson hanno
dichiarato di avere un piano di cinque stagioni per la serie
(tramite THR),
e poiché intendono passare dalle ragazze bloccate alle situazioni
attuali, la terza stagione non dovrebbe durare più di tre o
quattro mesi, a meno che la serie non arrivi completamente ai
giorni nostri alla fine.
Naturalmente, tutto questo potrebbe
cambiare se ci fosse una terza linea temporale, quindi tutto è
possibile.
Lost è un buon esempio
di serie che ha dato una scossa con flash-forward piuttosto che
flashback, quindi se ciò accadesse, la terza stagione potrebbe
essere simile per durata alle prime due e portare quasi al loro
salvataggio prima che i creatori scuotano le cose per i personaggi.
Con il primo sguardo alle ragazze che iniziano a diventare più
animalesche quando si tratta di
cannibalismo, Yellowjackets potrebbe essere
pronta per una terza stagione molto traumatizzante su Showtime.
Uscito nel 2018,
Nella tana dei lupi si
è rivelato il miglior action-thriller realizzato dai tempi
di The
Town,
seconda regia di Ben
Affleck.
Costruito con realismo pungente soprattutto nelle sequenze di
sparatorie e nelle interpretazioni carismatiche del cast, il
lungometraggio diretto da Christian
Gudegast
ha ottenuto un discreto successo al botteghino e un’ampia schiera
di fan.
Sviluppare un sequel non sarebbe stato tuttavia un compito facile,
per due ragioni specifiche: in primo luogo, il film avrebbe avuto
bisogno di una nuova ambientazione, lontana da una Los Angeles
stilizzata e in fiamme; in secondo luogo (SPOILER ALERT!) sarebbe
stato più che complesso restituire allo spettatore il tono teso e
struggente una volta uscito di scena il personaggio di Ray
Merrimen, nell’originale interpretato da un impressionante
Pablo Schreiber,
di gran lunga il maggiore punto di forza dell’intera
operazione.
Nella tana dei lupi 2:
Pantera accetta le sfide
Nella tana dei lupi 2:
Pantera ha accettato queste sfide e, pur non
raggiungendo l’eccellenza cinematografica del primo capitolo,
dimostra chiaramente che Gudegast è un regista intelligente.
Ambientato quasi completamente nel sud della Francia, questo sequel
si orienta maggiormente verso l’heist-movie, scegliendo un
approccio più dolce e rilassato sia nei confronti della storia che,
fattore ancor più importante, del tono. Alla fine, il regista
utilizza i personaggi rimasti per realizzare qualcosa che risulta
divertente in modo diverso: una scelta che paga soprattutto perché
era piuttosto impossibile eguagliare quanto fatto in precedenza, e
Gudegast dimostra fin da subito di averlo capito.
Detto
questo, Nella tana dei lupi 2:
Pantera inizia con una notevole scena d’azione che
stabilisce il tono dell’intero film, per poi procedere allo
sviluppo di una trama piuttosto efficace e coerente con il ritmo
della narrazione. Quando diventa chiaro che non c’è un’altra figura
di spessore quale era quella di Merrimen, i protagonisti Nick
O’Brien (Gerard
Butler) e Donnie Wilson (O’Shea Jackson
Jr.) iniziano a sviluppare quel rapporto di amore/odio che
abbiamo visto molte volte in questo tipo di heist-movie. Il duello
psicologico, carismatico e viscerale tra Gerard Butler e Pablo
Schreiber in Nella tana dei lupi non viene replicato in Pantera,
perché O’Shea Jackson Jr. non interpreta quel tipo di personaggio e
non possiede la presenza scenica di Schreiber. Di conseguenza, il
nuovo capitolo non può contenere lo stesso tipo di dramma.
La sceneggiatura sviluppa
il piano di rapina e la sua esecuzione utilizzando tutte le
coordinate narrative più conosciute e un paio di colpi di scena non
particolarmente originali, ma questo non significa che non
funzionino per intrattenere. Tranne forse negli ultimi dieci
minuti, l’azione non va mai troppo sopra le righe, impostando un
realismo di base che tiene lo spettatore dentro la storia e accanto
ai personaggi. Le sequenze d’azione non sono mai incredibili, non
c’è violenza usata solo per intrattenere il pubblico, e
ovviamente si finisce per tifare per i criminali quando si tratta
di rubare milioni di dollari a qualcuno che può sicuramente
permettersi di perderli.
Un action che predilige
l’intrattenimento
Manca senza dubbio una
dose di empatia sviluppata attraverso la narrazione, ma è
abbastanza chiaro che, a vogliamo ribadirlo ancora una
volta, Pantera preferisce intrattenere
con un tono più rilassato invece di cercare di raggiungere lo zenit
emotivo del primo Nella tana dei lupi. Questo
sequel è molto meno un dramma e uno studio sui personaggi, ma
dimostra fin dall’inizio di non volerlo essere, diventando un
onesto sequel tutto sommato sa muoversi in autonomia. Spostandosi
nella cornice più rilassante dell’heist-movie, Christian Gudegast
ha deciso di esplorare toni addirittura antitetici nel sequel del
suo acclamato primo lungometraggio. Una scelta che non è sbagliato
avallare, visto che il cineasta ha cercato di cambiare rotta e non
ripetere una formula che sapeva non avrebbe funzionato. Nella tana
dei lupi 2: Pantera è lontano dall’essere perfetto, ma è divertente
e in modo evidente sembra essere consapevole di regalare puro
intrattenimento.
Bong
Joon-ho torna sul grande schermo con Mickey
17, il suo primo film dopo il trionfo agli Oscar con
Parasite nel 2019. Basato sul romanzo
Mickey7 di Edward Ashton, il film si inserisce nel filone
della fantascienza satirica, combinando elementi di critica sociale
con uno stile visivo spettacolare, che, nel contesto della
filmografia di Bong, ci riporta alla mente
Snowpiercer. Con Robert Pattinson alla guida del cast, il film
si propone di essere un viaggio surreale e filosofico nella
colonizzazione spaziale, nell’etica del sacrificio e nella natura
dell’identità umana.
La trama di Mickey
17
La storia segue Mickey
Barnes, interpretato da Pattinson, un uomo senza particolari
capacità o pregi che, per sfuggire a problemi finanziari, accetta
di diventare un “sacrificabile” per una missione interplanetaria.
Il suo compito è quello di svolgere incarichi estremamente
pericolosi, con la consapevolezza che ogni volta che muore il suo
corpo verrà ricreato attraverso un processo di bio-stampa,
mantenendo intatti i suoi ricordi e la sua personalità. Tuttavia,
quando Mickey 17 sopravvive inaspettatamente a una incursione su un
pianeta remoto e si trova faccia a faccia con il suo sé successivo,
Mickey 18, la situazione sfugge di mano, mettendo in discussione le
regole della missione e il concetto stesso di identità.
Bong
Joon-ho, con la sua inconfondibile capacità di sovvertire
i generi cinematografici, costruisce una narrazione che oscilla tra
la satira distopica e la riflessione esistenziale. Il regista
riprende le atmosfere di Snowpiercer e Okja,
mescolando critica sociale e immaginario sci-fi. Mickey 17
infatti ambisce anche a proporsi come una satira sui magnati della
tecnologia, con Kenneth Marshall (interpretato da Mark Ruffalo) che incarna la figura di un leader
carismatico e autoritario, convinto che lo spazio sia la soluzione
ai problemi ambientali della Terra e che gli esseri umani siano
sacrificabili per il progresso. I riferimenti alla contemporaneità
si sprecano!
Un nucleo narrativo diluito
Anche se visivamente
potente e coinvolgente, pensato (per fortuna) per il grande
schermo, Mickey 17 diluisce il suo nucleo
narrativo, soprattutto nella seconda parte, e si dilunga, spingendo
lo spettatore fuori dal flusso narrativo legato alla storia
principale focalizzata sul protagonista. I temi portanti del film,
legati come detto soprattutto all’identità, passano totalmente in
secondo piano, e Bong comincia a raccontare un’altra storia, di
invasioni e lotte inter-specie, che sembrano portare il film fuori
dal suo asse di racconto. Questa deviazione, forse necessaria per
inserire nella storia un elemento di azione spettacolare in più,
rende il film molto meno incisivo rispetto alle opere precedenti di
Bong.
Uno degli aspetti più
intriganti nelle intenzioni del film è la questione della morte e
della rinascita. Mickey, avendo sperimentato la morte sedici volte,
viene continuamente interrogato su cosa significhi morire e se sia
un’esperienza che lascia traccia. Eppure, nonostante la sua
esperienza unica, il protagonista non sembra avere una risposta
definitiva, lasciando intendere che la coscienza umana sia qualcosa
di inafferrabile e misterioso. Peccato che anche questo aspetto
appaia superficiale e sacrificato a parti della storia che ne
annacquano il cuore filosofico.
Robert Pattinson
al meglio delle sue capacità
D’altro canto, però,
Robert Pattinson offre
un’interpretazione notevole, alternando momenti di smarrimento
comico a scene di intensa introspezione, regalando al suo
personaggio una grande tenerezza che, almeno per la prima parte
della storia, riesce a creare una connessione intima con lo
spettatore. Il suo Mickey è un eroe improbabile, un uomo comune
costretto a confrontarsi con il suo stesso doppio e con un destino
apparentemente scritto. Il contrasto con Mickey 18, più aggressivo
e determinato, aggiunge un elemento di tensione alla narrazione,
mentre la sua relazione con Nasha (Naomi Ackie) introduce una
componente emotiva che rende il personaggio ancora più
sfaccettato.
Non mancano riferimenti a
classici della fantascienza, come Alien di Ridley Scott, ma, a differenza di altri film del
genere, Mickey 17 non si abbandona al puro horror o alla
disperazione. Bong Joon-ho introduce un’insolita vena ottimistica,
suggerendo che l’umanità possa trovare una via per sopravvivere
senza distruggere tutto ciò che incontra.
Al netto dei troppi
momenti di stallo narrativo e una durata forse eccessiva (due ore e
diciassette minuti), Mickey 17 potrebbe anche essere visto
come un film affascinante e stimolante. Conferma la bravura e la
capacità immaginativa di Bong Joon-ho, anche se non è il capolavoro
che era stato Parasite, né l’efficace adattamento
che avevamo visto con Snowpiercer.
La serie drammatica
soprannaturale School
Spiritsdi Paramount+ ha il potenziale per diventare
un successo di lunga durata, ma lo show sarà presto rinnovato per
la terza stagione? Creata da Megan e Nate Trinrud, la serie è
incentrata su Maddie (Peyton List), un’adolescente di Split River,
nel Wisconsin, che si ritrova bloccata nell’aldilà dopo essere
apparentemente morta in circostanze strane. Con l’aiuto dei
fantasmi che abitano anche nella sua scuola, Maddie deve arrivare
al fondo del suo mistero, svelando un intero mondo di sorprese
soprannaturali. Mescolando elementi di drammi scolastici con il
soprannaturale, School Spirits è una sintesi
affascinante.
La prima stagione ha ricevuto
recensioni per lo più positive ed è stata rinnovata a metà del
2023. Purtroppo, gli scioperi di Hollywood del 2023 hanno tenuto la
serie in disparte per il resto dell’anno, e non è tornata fino
all’inizio del 2025. Nonostante questa enorme battuta d’arresto, la
seconda stagione di School Spirits ha continuato
lo slancio positivo del suo predecessore e ha già aggiunto una
serie di nuove sfaccettature all’esperienza ultraterrena di Maddie.
Tuttavia, resta da vedere se Paramount+ riporterà
lo show per la terza stagione, e la decisione dipenderà in gran
parte dal successo della seconda puntata.
Ultime notizie
suSchool Spirits 3
Sebbene la notizia non riguardi
direttamente una potenziale terza stagione, le ultime notizie
confermano che la seconda stagione di School
Spirits ha visto un enorme aumento del pubblico. Gli
episodi di debutto della seconda stagione sono stati visti da 1,7
milioni di spettatori nei primi sette giorni, il che
segna un miglioramento del 104% rispetto alla
prima stagione. Con la messa in onda della prima stagione
su un secondo servizio di streaming, Netflix, è chiaro
che School Spirits ha effettivamente aumentato il
suo pubblico durante il lungo periodo di inattività tra le
stagioni. Non è chiaro se questo porterà a un rinnovo della terza
stagione, ma sicuramente aiuta.
La terza stagione di School
Spirits non è confermata
School Spirits ha
ottenuto il rinnovo per la seconda stagione dopo un debutto
acclamato dalla critica e l’ordine è arrivato piuttosto
rapidamente, tutto sommato. A poche settimane dalla conclusione
della prima stagione, il rinnovo della seconda stagione ha
dimostrato che la serie ha fatto qualcosa di giusto durante la
prima stagione per garantirne un’altra. I ritardi che hanno tenuto
la serie fuori onda per tutto il 2024 sono stati scoraggianti, ma
dati recenti mostrano che il pubblico della serie è
effettivamente cresciuto durante la pausa. La seconda stagione
di School Spirits ha debuttato con un pubblico più
vasto rispetto al suo predecessore, un buon segno per il suo
futuro.
Con un aumento così massiccio di
spettatori (senza dubbio stimolato dall’arrivo della prima stagione
su Netflix), Paramount+ probabilmente terrà
d’occhio la stagione 2 di School
Spirits man mano che procede. Uno degli svantaggi di
un programma di uscite settimanali è che non c’è alcuna garanzia
che gli spettatori rimangano nel tempo. Il binge-watching richiede
meno impegno, ma a volte non è così accurato nel giudicare la vera
popolarità di uno show. Se la seconda stagione di School
Spirits mantiene il suo pubblico (o addirittura lo
aumenta), la terza stagione è una certezza.
Dettagli del cast
diSchool Spirits 3
Il cast di School
Spirits è cresciuto nella seconda stagione e questa
tendenza probabilmente continuerà anche nella terza. Tuttavia, è
impossibile indovinare chi saranno i nuovi arrivati finché non
emergeranno maggiori dettagli. Oltre a questo, è altamente
probabile che il cast principale tornerà a riprendere i propri
ruoli, anche se la seconda stagione promette ancora
qualche colpo di scena. Maddie Nears, interpretata da Peyton List,
è il fulcro della serie e tornerà sicuramente nella terza stagione.
Insieme a lei ci sarà Kristian Ventura nel ruolo di Simon Elroy, il
migliore amico di Maddie, l’unica persona in vita che può
interagire con lei.
Milo Manheim tornerà probabilmente
nei panni del fantasma Wally Clark, mentre Spencer MacPherson
dovrebbe riprendere il ruolo di Xavier Baxter, l’ex fidanzato di
Maddie. Anche Rhonda Rosen, l’adolescente assassinata, dovrebbe
tornare nella terza stagione, e il suo cinico senso dell’umorismo è
fornito da Sarah Yarkin nel ruolo del fantasma. Nick Pugliese
interpreta il fantasma timido e amichevole, Charley, mentre Josh
Zuckerman appare come il fantasma del misterioso signor Martin. A
completare il cast dei vivi, Nicole Herrera è interpretata da Kiara
Pichardo, una persona vicina a Simon e a Maddie quando era in
vita.
Il cast della terza stagione
di School Spirits includerà probabilmente:
Peyton List Maddie Nears
Kristian Ventura Simon Elroy
Milo Manheim Wally Clark
Spencer MacPherson Xavier Baxter
Sarah Yarkin Rhonda Rosen
Nick Pugliese Charley
Josh Zuckerman Mr. Martin
Kiara Pichardo Nicole Herrera
Dettagli della trama della
terza stagione di School Spirits
La prima stagione si è conclusa con
la sconvolgente rivelazione che Maddie non è morta e che uno
spirito di nome Janet ha preso possesso del suo corpo. Anche se
questa trama potrebbe concludersi nella seconda stagione, crea un
precedente per ciò che ci si può aspettare dalla terza.
Il finale della seconda stagione ha
già promesso di lasciare agli spettatori più domande che risposte
(secondo Peyton List in un’intervista con Collider),
e questo significa che un enorme colpo di scena scuoterà di
nuovo le cose.
Quale sarà questo colpo di scena
sarà impossibile da prevedere fino al finale della seconda
stagione, ma probabilmente significa che Maddie non si
riunirà al suo corpo fisico in tempi brevi. Con le regole
dei fantasmi e dell’aldilà ancora da definire, non è chiaro cosa
accadrebbe se Maddie tornasse alla normalità. Probabilmente
significherebbe la fine della sua amicizia con i fantasmi, ma solo
il tempo potrà dirlo. La terza stagione di School
Spirits ha già molto su cui lavorare, ma la seconda
stagione aggiungerà senza dubbio altro carburante al proverbiale
fuoco della storia.
Jess Gabor, che
interpreta Janet nella serie School
SpiritsParamount+,
spiega perché il suo personaggio sceglie di non passare oltre nel
finale della seconda stagione. La serie drammatica soprannaturale
vede Maddie (Peyton List) intrappolata nell’aldilà
della Split River High dopo che Janet ha dirottato il suo corpo e
si è avventurata fuori dalla scuola. Dopo molte riflessioni, Janet
torna alla Split River High e offre a Maddie il suo corpo. Quando
viene a galla la verità sulla sua morte, Janet sblocca l’uscita
prendendo il controllo della sua cicatrice. Tuttavia, sceglie di
rimanere piuttosto che passare oltre.
In un’intervista con The
Wrap, Gabor parla della decisione di Janet di rimanere.
Spiega come il tempo trascorso da Janet con gli amici di Maddie
l’abbia cambiata in meglio e fa luce sulle dinamiche tossiche che
ha con il signor Martin (Josh Zuckerman). Mentre Janet ha fatto
pace con ciò che le è successo, l’attrice sottolinea anche come
l’identità fondamentale del suo personaggio di scienziata entri in
gioco nel suo processo decisionale dopo aver capito che potrebbe
esserci dell’altro. Gabor sottolinea che Janet ha preso “una
decisione coraggiosa” per aiutare i suoi amici. Ecco cosa ha
detto:
Janet inizia finalmente a
entrare in empatia con Maddie vedendola attraverso i suoi amici.
Quando è nella capanna con tutti gli amici di Maddie, che
chiaramente le vogliono abbastanza bene da
rapirla,Janet non sa cosa significhi avere amici
che ti coprono le spalleo cosa significhi fidarsi
di nuovo di qualcuno.La persona su cui contava di più
al mondo, il signor Martin (Josh Zuckerman), l’ha maltrattata e ha
approfittato completamente di lei e della sua innocenza.
Si rende conto che quello che
sta facendo non è il modo giusto di comportarsi e forse c’è un
altro modo. Forse c’è una seconda possibilità di una seconda vita
da qualche altra parte, ma non può essere rubando il corpo di
Maddie.
È una scienziata. Vuole
risposte. Vuole capire le cose. Anche se la sua porta è aperta e ha
accettato il suo trauma e quello che le è
successo,questo non significa che possa aiutare
anche tutti gli altri a uscirne.Si rende conto che
forse c’è di più nella vita di quanto pensasse. Forse non è tutto
bianco o nero. Deve decidere: “Ci sto o non ci sto?”E
fa questa scelta davvero coraggiosa di entrare nella zona grigia e
aiutare questi nuovi amici a capire come possono uscirne anche
loro.
Cosa significa questo per Janet
in School Spirits
I commenti di Gabor offrono un po’
di chiarezza sull’arco del personaggio di Janet. Nello show, Janet
scherza dicendo di avere “affari in sospeso” mentre decide
di chiudere la porta di uscita per ora. In precedenza era stato
anche rivelato che Janet potrebbe sapere di più su una potenziale
minaccia che si sta profilando a Split River. Anche se il finale
della seconda stagione non ha le risposte a queste domande, i
commenti di Gabor rivelano che la decisione di Janet di rimanere
alla fine della seconda stagione è motivata dal suo
desiderio di svelare il mistero e aiutare i suoi amici, il che
significa anche che il personaggio ha davvero voltato pagina.
In un’intervista separata, lo
showrunner Oliver Goldstick ha rivelato che la seconda stagione
di School Spirits ha quasi avuto un finale
diverso, in cui Janet avrebbe trovato la sua via d’uscita.
Tuttavia, la scelta di rimanere dimostra che Janet è
diventata una persona a sé stante, che ha il potere di aiutare
gli altri e di scegliere come apportare un cambiamento, anche
nell’aldilà. Il colpo di scena è un momento di empowerment
nell’arco del personaggio, e anche di redenzione.
La serie thriller
politica Paradisedi
Hulu e Disney+ è stata
un successo immediato e lo streamer ha rapidamente rinnovato lo
show per una seconda stagione all’inizio del 2025. Interpretata
da Sterling K. Brown, la serie è ambientata
all’interno di un enorme bunker sotterraneo creato dal governo
degli Stati Uniti per ospitare figure politiche chiave in caso di
catastrofe mondiale. Tre anni dopo che un misterioso scenario
apocalittico ha costretto tutti a rifugiarsi sottoterra, l’agente
dei servizi segreti Xavier Collins (Brown) è determinato a scoprire
la verità dietro l’evento catastrofico e a scoprire chi ha davvero
ucciso il presidente degli Stati Uniti.
Mescolando gli elementi sconvolgenti
di un mistero con la tensione avvincente di un thriller
politico, Paradise è un’offerta unica nel moderno
mondo dello streaming. Inoltre, le brillanti interpretazioni
contribuiscono a elevare il materiale sopra le righe, dando
concretezza a Xavier e rendendo il suo viaggio ancora più
credibile. Sebbene la prima stagione abbia risolto il mistero
di chi
ha ucciso il presidente Bradford, ha semplicemente preparato il
terreno per un mondo molto più vasto oltre il bunker titolare. Con
Hulu che ha rinnovato rapidamente la seconda stagione dello show, è
chiaro che la prima stagione era solo un assaggio di ciò
che Paradise ha da offrire.
Ultime notizie su Paradise –
stagione 2
Dopo una prima
stagione dinamica che ha lasciato molte domande senza
risposta, le ultime notizie arrivano sotto forma di un’anticipazione
della trama della seconda stagione di Paradise.
Sterling K. Brown ha parlato candidamente di ciò che accadrà nella
seconda puntata, ed è chiaro che Paradise sta
ampliando i propri orizzonti. “Quindi penso che nella seconda
stagione,” ha detto Brown, “l’idea sia quella di
esplorare cosa è successo al resto del mondo.” Questo
è stato ampiamente suggerito dal finale della prima stagione, ed è
il passo logico successivo per Xavier dopo aver appreso che sua
moglie è viva e che il mondo al di fuori di Paradise è
abitabile.
Leggi qui i commenti completi di
Brown:
“Sappiamo cosa hanno fatto i
miliardari e le persone al potere. Hanno costruito una città,
giusto?Poi abbiamo scoperto nell’episodio 4 che c’è
ancora aria respirabile. Nell’episodio 7 si vede che le bombe
atomiche non sono esplose, che c’è ancora vita come la conosciamo,
ma forse molto diversa perché il disastro naturale è ancora in
corso. Quindi penso che nella seconda stagione l’idea sia quella di
esplorare cosa è successo al resto del mondo, come si
presenta?
Paradise: confermata la seconda
stagione
Hulu rinnova la serie prima del
finale della prima stagione
A differenza di altri programmi in
streaming che spesso languiscono nel limbo tra una stagione e
l’altra, Hulu non ha perso tempo nel decidere il destino
di Paradise. Il thriller politico è stato rinnovato per
una seconda stagione nel febbraio 2025, diverse settimane prima
ancora della fine della prima stagione. La decisione non è stata
particolarmente difficile per Hulu, dato che la creazione di Dan
Fogelman è stata un enorme successo fin dall’inizio.
La prima stagione di Paradise, composta da tre
episodi, ha attirato 7 milioni di spettatori nella prima
settimana e non è mai uscita dalla top 15 di Hulu per tutta la sua
durata di otto episodi.
Non sorprende che non siano
stati ancora rivelati dettagli sulla seconda stagione,
probabilmente per evitare spoiler. Tuttavia, con la prima stagione
completata, le informazioni sul prossimo episodio potrebbero
iniziare ad arrivare prima piuttosto che dopo. Il rinnovo
anticipato dà ai creatori la possibilità di iniziare subito a
lavorare alla seconda stagione e Paradise può
evitare i ritardi che hanno iniziato a tormentare le esclusive in
streaming di alto profilo. Se Paradise riesce a
ottenere una clip annuale, potrebbe mantenere il suo status di una
delle serie originali di maggior successo di Hulu. La prima
stagione di Paradise si è conclusa il 4 marzo
2025.
Dettagli sul cast della seconda
stagione di Paradise
Sebbene non sia ancora stato annunciato il cast della seconda
stagione di Paradise, ci sono molti
personaggi che presumibilmente torneranno nella seconda puntata.
Forse la cosa più importante è che è certo che Sterling K.
Brown tornerà a riprendere il suo ruolo di agente dei
servizi segreti Xavier Collins, e il suo viaggio alla ricerca della
verità è appena iniziato. Inoltre, si scopre che la moglie di
Xavier è ancora viva, il che significa che Eunuka Okuma potrebbe
avere un ruolo molto più importante nella stagione 2 nei panni
della dottoressa Teri Rogers-Collins. Anche se è sempre possibile
un altro flashback, è improbabile che James Marsden torni nei panni
del defunto presidente Bradford.
Anche se le hanno sparato nel finale della prima stagione, è
probabile che Julianne Nicholson tornerà nei panni di Samantha
“Sinatra” Redmond, dato che è stata vista in convalescenza in
ospedale. Svelando le sue cattive intenzioni e il suo amore per i
videogiochi, anche l’agente Jane Driscoll (interpretata da Nicole
Brydon Bloom) dovrebbe tornare a creare problemi. Il vicepresidente
di Matt Malloy, Henry Baines, ha assunto più potere in assenza di
Sinatra e Cal, e tornerà, anche se le sue vere intenzioni non sono
ancora note. Con Xavier che si avventura nel mondo
dell’aldilà, incontrerà senza dubbio anche nuovi
personaggi.
Dettagli della storia della seconda stagione di
Paradise
Il creatore della serie Dan Fogelman ha rivelato di avere un
piano di tre stagioni
per Paradise (tramite TV
Line) e questo aiuta a indovinare cosa accadrà nella
seconda stagione. Il finale della prima stagione non solo ha smosso
le acque all’interno di Paradise, ma ha visto Xavier
lasciare il bunker per cercare sua moglie. Il colpo di scena
che il mondo esterno non è un disastro completamente inabitabile
apre le porte a toccanti riunioni, ma rappresenta anche una seria
minaccia per Paradise. Se gli oltre 50 milioni di persone che
ancora vivono sulla Terra scoprono il rifugio di lusso, potrebbero
venire a cercare risorse.
La ricerca di Xavier per sua moglie sarà probabilmente il punto
cruciale dell’intera seconda stagione, ma ci sono molti colpi di
scena previsti prima che lui possa trovarla. La vera natura della
fine del mondo è ancora piuttosto vaga e le cospirazioni portano ad
altre cospirazioni nel mondo di Paradise. Nel
frattempo, una lotta di potere si sta preparando
all’interno del bunker, poiché Cal e Sinatra sono stati
neutralizzati (almeno per ora), il che significa che è necessaria
una nuova leadership. Baines si è fatto avanti, ma le sue vere
intenzioni non sono note.
Il finale della stagione 1
di Paradise risponde
alla domanda su chi abbia ucciso il presidente Cal Bradford (James
Marsden), ma la rivelazione è solo uno dei tanti colpi di scena
della trama. Nel finale dell’episodio 7 di Paradise, Samantha “Sinatra” Redmond dice a
Xavier Collins (Sterling K. Brown) che se vuole rivedere sua figlia
Presley (Aliyah Mastin), deve trovare l’assassino del
presidente Bradford e porre fine alla ribellione. Xavier
obbedisce e scopre che l’assassino si è nascosto in bella vista per
tutto il tempo.
Risolvere il mistero dell’omicidio
di Paradise è
l’obiettivo del finale della prima stagione, ma ci sono anche altre
trame che devono essere risolte. Tra queste, spiegare il
significato dei numeri sulla sigaretta lasciata dal presidente
Bradford e Jeremy Bradford (Charlie Evans) che racconta ai
cittadini di Paradise le bugie che sono state dette loro. Grazie a
queste rivelazioni, le vite dei personaggi di Paradise
sono cambiate per sempre, mentre si preparano ad affrontare nuove
sfide nella seconda stagione.
L’assassino del presidente
Bradford e le sue motivazioni
L’assassino del presidente Bradford
è Trent (Ian Merrigan), che ha vissuto a Paradise sotto le
spoglie di un bibliotecario di nome Eli. Trent era il
responsabile dei lavori di costruzione quando Paradise è stata
costruita sotto una montagna del Colorado. Durante questo processo,
Trent si rese conto che i suoi lavoratori venivano avvelenati da
sostanze chimiche pericolose a cui erano esposti durante la
demolizione e la costruzione. Quando Trent lo disse al suo
superiore e insistette affinché il progetto venisse interrotto, fu
licenziato e gli fu impedito l’accesso al cantiere poiché le
sostanze chimiche sarebbero state letali solo durante lo scavo e il
cantiere sarebbe stato alla fine sicuro.
Trent sapeva solo che la costruzione
continuava perché stava per accadere qualcosa di catastrofico.
Cercò di avvertire i suoi ex dipendenti e di allertare i media su
quanto stava accadendo, ma nessuno lo ascoltò. Ciò portò infine a
un tentativo di assassinio del presidente Bradford, lo stesso
tentativo in cui Xavier si gettò davanti al proiettile e salvò il
presidente. Trent fu mandato in prigione, ma il giorno della fine
del mondo di Paradise, ci fu una rivolta di massa nella
struttura in cui era incarcerato e lui fuggì.
Questo tentativo di omicidio è stato
mostrato in un flashback dell’episodio 1, ma il volto
dell’assassino non è stato mostrato in quel momento.
Ha trovato il vero bibliotecario
diretto a Paradise, lo ha ucciso e ha preso il suo posto, e ha
fatto in modo che una donna incontrata lungo la strada sostituisse
la moglie del bibliotecario. Trent intendeva finire ciò che aveva
iniziato, ma si è abituato alla sua nuova vita. Solo dopo che il
presidente Bradford venne in biblioteca per fare una compilation,
Trent si ricordò del motivo per cui si era infiltrato a Paradise.
Uccise il presidente e intendeva andare in superficie e rivelare al
resto del mondo la posizione di Paradise.
Perché Jane spara a Sinatra e
non a Presley
Sinatra ordina a Jane Driscoll
(Nicole Brydon Bloom) di impedire a Presley di rivelare le
informazioni compromettenti di cui è a conoscenza. Jane chiede in
cambio i videogiochi del presidente Bradford, in particolare la sua
Wii. Sinatra non accetta queste condizioni e definisce
Jane “fottutamente pazza”. Jane termina la
conversazione, facendo credere a Sinatra che abbia preso in mano la
situazione e ucciso Presley. Invece, Jane lascia andare
Presley e spara a Sinatra perché è stanca di essere usata come una
pedina non apprezzata e non le piace essere
chiamata “pazza”.
Sinatra è ora in coma, ma
quando si sveglierà, Jane avrà un vantaggio significativo su di
lei.
Jane fa sembrare che abbia trovato
Presley e che abbia membri della ribellione di Xavier di guardia
per proteggerla. Tutto ciò che Jane voleva in cambio di anni di
fedele servizio erano i videogiochi del presidente. Sparando a
Sinatra e aiutando Xavier e i suoi alleati, Jane si libera dal
controllo di Sinatra. Sinatra è ora in coma, ma quando si
sveglierà, Jane avrà un vantaggio significativo su di lei.
Soprattutto, Jane ora ha la Wii e gli altri videogiochi che Sinatra
le aveva negato.
Cosa sono i numeri sulla
sigaretta e come aiutano Xavier
Uno dei misteri della stagione è
stato cosa fossero i numeri 812092 che il presidente Bradford ha
scritto su una delle sue sigarette prima di morire. Mentre ascolta
un CD che il presidente ha fatto per Jeremy, Xavier capisce che i
numeri si riferiscono a un libro nel sistema decimale Dewey. Questi
numeri sono utilizzati per organizzare e trovare i libri in una
biblioteca. Quando Xavier va al posto 812.092 della biblioteca,
trova un libro su Frank Sinatra, e dietro c’è un altro libro
intitolato L’uomo che custodiva i segreti.
All’interno di The Man Who
Kept the Secrets, il presidente Bradford ha scritto tutto ciò
che ha appreso dal suo tablet sulla superficie, insieme alle
istruzioni su come aprire la porta esterna verso il mondo
esterno. Con le informazioni lasciate dal presidente
Bradford, Xavier è in grado di lasciare Paradise e cercare sua
moglie, Teri (Enuka Okuma), che ora sa essere
sopravvissuta al giorno dell’evento catastrofico. Il presidente
Bradford si è assicurato di lasciare tutto ciò che poteva per
aiutare Xavier a trovare Teri.
Come Xavier sta tornando in
superficie Impostazione di Paradise – Stagione 2
Ora che Xavier sta tornando in superficie per trovare Teri, la
stagione 2 sarà molto diversa dalla stagione 1. Invece di essere
divisa tra flashback e una storia attuale a Paradise,
la stagione 2 sarà divisa tra la storia di Xavier in
superficie e la storia di coloro che sono ancora nella
comunità sotterranea. Si sa molto poco della superficie,
se non che alcune parti sono ancora abitabili e che ci sono ancora
numerosi sopravvissuti, tra cui la moglie di Xavier. Gli appunti
del presidente Bradford indicano che potrebbero esserci fino a 55
milioni di sopravvissuti.
Gli appunti del presidente Bradford menzionano anche che le
estati stanno diventando più calde e che la vegetazione e la fauna
selvatica sono tornate più del previsto.
Con Sinatra in coma, c’è un vuoto di potere a Paradise, mentre
la classe superiore bisticcia su come procedere in sua assenza e
dopo i segreti che sono stati rivelati. Jeremy continua a entrare
in contatto con il pubblico, che si fida e lo rispetta dopo aver
condiviso la verità con loro. L’agente Robinson (Krys Marshall) si
sta occupando dei figli di Xavier e Jane rimane un jolly. Si tratta
di una situazione precaria che potrebbe diventare più instabile se
milioni di sopravvissuti in superficie venissero a conoscenza di
Paradise e cercassero di infiltrarsi per ottenere risorse.
Il vero significato del finale della prima
stagionedi Paradise
Indipendentemente dagli errori che una persona ha commesso, la
prima stagione di Paradise dimostra che
non è mai troppo tardi per fare la differenza e rendere il mondo un
posto migliore. Il presidente Bradford ha trascorso gran
parte della sua vita come pedina di suo padre, Kane Bradford
(Gerald McRaney), e di altri individui potenti come Sinatra.
Eppure, anche quando il mondo stava per finire, il presidente
Bradford ha ripreso il controllo della sua vita disarmando tutti i
missili nucleari e, in seguito, lasciando tutto ciò che Xavier e
Jeremy avevano bisogno di sapere per poter condividere la verità
sulla superficie.
Xavier, la dottoressa Gabriela Torabi (Sarah Shahi), Robinson,
Billy Pace (Jon Beavers) e persino Jane fanno tutti dei passi per
imparare dai propri errori passati e rifiutano di continuare a
cooperare con un sistema ingiusto. Vogliono giustamente creare una
società migliore in cui la classe superiore non controlli tutto
attraverso l’inganno e l’abuso di potere. La storia di Trent, che
termina con la sua tragica morte, è un esempio straziante del danno
arrecato alla gente comune in una società distrutta. Si spera che
venga creato un mondo migliore e che Xavier e i suoi figli si
riuniscano a Teri nella seconda stagione
di “Paradise”.
La storia de Il
Gattopardo di Giuseppe Tomasi di
Lampedusa rivive sul piccolo schermo grazie alla
nuova serie Netflix, disponibile
dal 5 marzo 2025. A oltre sessant’anni dalla storica
e sublime
trasposizione cinematografica di Luchino Visconti,
la produzione italo-britannica diretta da Tom Shankland,
Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti si
misura con un capolavoro della letteratura e del cinema italiano.
Il cast, guidato dal carismatico Kim
Rossi Stuart nel ruolo del principe Fabrizio di
Salina, vede protagonisti i volti del giovanissimo cinema
italiano Saul Nanni (Tancredi), Deva
Cassel (Angelica), Benedetta
Porcaroli (Concetta) e la partecipazione
di Paolo Calabresi nel ruolo di padre
Pirrone.
L’impresa non è semplice:
il testo originale è un romanzo storico, ma anche un affresco della
Sicilia e dell’Italia intera nel delicato passaggio dall’Ancien
Régime al nuovo ordine post-unitario, con un racconto che intreccia
politica, società e sentimenti in una riflessione profonda sui
cambiamenti storici e sul concetto di potere. Da questo punto di
partenza, il progetto certamente ambizioso aveva un grande
potenziale, ma il risultato finale lascia l’amaro in bocca.
Un confronto
impossibile con Il Gattopardo di
Visconti
Chiunque
affronti Il Gattopardo sullo schermo deve
inevitabilmente confrontarsi con la titanica versione di Visconti,
con le sue immagini sontuose, la ricostruzione storica impeccabile
e interpretazioni che hanno segnato la storia del cinema. Il
confronto, ovviamente, è impari. Se invece si fa lo sforzo di
aggirare il confronto con il capolavoro del ’63, questa nuova
versione appare un’opera dignitosa, soprattutto dal punto di vista
della cura nei dettagli della messa in scena, dei costumi in
particolare modo e dell’interpretazione di Kim Rossi
Stuart al cui fascino è difficile rimanere indifferenti:
il suo principe di Salina ha tutta la gravitas di cui il
personaggio necessita, compresa una modernità nello sguardo che lo
traghetta nell’oggi con credibilità.
Intorno al protagonista,
si muovono i tre giovani rampolli attorno ai quali ruota la parte
principale del racconto. Saul Nanni dà
il volto a Tancredi; non ha nulla da invidiare all’estetica del suo
illustre predecessore Alain Delon, se non un pizzico di talento e
una presenza scenica più adulta e grave che forse arriverà con
l’esperienza. Alla piccola diva per diritto di
nascita, Deva Cassel, invece spetta il ruolo
della bella Angelica e certamente l’attrice sostiene adeguatamente
il ruolo che fu di Claudia Cardinale, anche
se la scrittura trasforma la vitale e esuberante Sedara in
una femme fatale dotata di consapevolezza,
ambizione e disincanto, spogliando il ruolo della poesia quasi
adolescenziale che il corrispettivo cinematografico portava con sé.
Discorso diverso invece va fatto per la Concetta
di Benedetta Porcaroli. La migliore del cast
di giovani, Porcaroli si trova a essere il vettore principale della
storia, il punto di vista (progressista e femminista) da cui ci
viene concesso di seguire la storia; e la riscrittura del suo
personaggio è l’unico momento di modernità e vicinanza che viene
concesso allo spettatore moderno, certamente ormai lontano dal
punto di vista del mondo dei nobili in declino che venivano
raccontato nel romanzo originale e che nel film di Visconti
assumevano una dimensione esistenziale, oltre a un sentimento
politico molto più evidente e sentito.
Completano il
cast Francesco
Colella e Francesco Di Leva, come sempre
estremamente efficaci e credibili in ognuna delle loro
interpretazioni, siano esse da protagonisti o da spalle. In
particolare l’arrivista Sedara di Colella è un personaggio a prima
vista sgradevole che però non evita una crisi dello spettatore,
dimostrandosi molto più vicino e riconducibile al sentire
contemporaneo che promuove l’impegno e l’ambizione come strumenti
per la scalata sociale, non certo un diritto divino dato alla
nascita (posizione inamovibile del Principe di Salina).
Il principale difetto
de Il Gattopardo in versione Netflix è la sua
ri-lettura in chiave moderna. Nonostante il formato seriale
consenta di approfondire i personaggi e le dinamiche storiche, la
serie fatica a sviluppare un racconto coeso e avvincente. Il ritmo
è incerto, e le scelte narrative privilegiano la componente
sentimentale a scapito della profondità storica e politica del
romanzo, con degli episodi molto buoni nella parte centrale e un
finale piatto, che perde il tempo di climax del racconto.
Il vero punto di forza
del romanzo e del film è il tema del cambiamento storico e della
lotta tra vecchio e nuovo, incarnato nella celebre frase: «Se
vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». Questo
concetto, centrale nell’opera originale e per Visconti, viene
relegato in secondo piano nella serie, a una ripetizione della
storica citazione, mentre si preferisce concentrarsi su dinamiche
romantiche e individuali, sacrificando la portata politica e
sociale della storia, probabilmente perché in un contesto politico
e sociale governato dalla sfiducia nel futuro è difficile assumere
una posizione che possa essere anche solo vagamente sfidante.
Sicilia, dove
sei?
La Sicilia, barocca e
struggente dall’atmosfera decadente, è un elemento chiave del
romanzo e del film, e in parte riesce a ritagliarsi un suo spazio
anche in questa produzione, sfociando a volte troppo nella
“promozione del territorio” e meno in quel personaggio ingombrante
ma profondamente amato dei predecessori. Qui, invece, la sua
presenza è marginale, ridotta a scenari di sfondo e mai realmente
approfondita nelle sue sfumature culturali, storiche e
linguistiche. Anche la componente dialettale, che avrebbe potuto
dare maggiore autenticità ai dialoghi, è quasi del tutto
assente.
Netflix aveva tra le mani
un materiale straordinario, ma ha scelto di trasformarlo in un
dramma romantico patinato, dimostrandosi non in grado di gestire la
complessità e la ricchezza della storia originale. La serie rimane
comunque un prodotto fruibile, grazie a una buona produzione e ad
alcune interpretazioni solide, ma non riesce a essere incisiva.
Dopo averlo visto
in Hawkeye, Echo, Spider-Man:
No Way Home e persino, in versione comica,
in She-Hulk:
Attorney At Law, Daredevil:
Rinascita segna finalmente il
ritorno del Diavolo di Hell’s Kitchen. La
serie segna il ritorno del supereroe nel suo habitat
naturale, Disney+, la casa
dei contenuti Marvel, e si
presenta con un tempismo straordinario (del tutto casualmente),
affondando le radici in un contesto sociale e politico più che mai
attuale.
Le prime due puntate ci
introducono nuovamente a Matt Murdock (Charlie
Cox), un uomo devastato dagli eventi passati e dalla
rabbia che lo consuma. Ma non è l’unico a riemergere dall’ombra:
Wilson Fisk, alias Kingpin (Vincent
D’Onofrio), torna sulla scena con ambizioni politiche
che minacciano di stravolgere l’intera New York. Il tono della
serie è crudo, realistico e si discosta nettamente dalle recenti
produzioni del Marvel Cinematic
Universe, avvicinandosi di più alle atmosfere oscure
di Taxi Driver e Quei bravi
ragazzi.
Daredevil:
Rinascita si precipita nell’azione
Sin dai primi
episodi, Rinascita non perde tempo: Matt è
immediatamente in azione nel suo iconico costume rosso, mentre la
serie si apre con una brutale sequenza d’azione che vede coinvolti
vecchi nemici e alleati. Il ritmo è serrato, con un’attenzione
particolare ai combattimenti coreografati in maniera impeccabile,
scelta che rende omaggio all’eredità delle spettacolari sequenze
corpo a corpo della serie originale di Netflix.
Uno degli elementi più
interessanti di questa nuova incarnazione è il suo legame con
l’attualità. La scalata al potere di Fisk e il suo
slogan “Fisk Can Fix It” ricordano fin
troppo da vicino le recenti dinamiche politiche americane, offrendo
una riflessione sulla manipolazione dell’opinione pubblica e sulla
corruzione nelle alte sfere. La serie non si fa scrupoli a mostrare
il lato più sporco del potere, intrecciando la sua trama con
riferimenti alla realtà politica del 2025. È pur vero che si tratta
di un tempismo del tutto casuale, tanto che anche il produttore
Brad Winderbaum interrogato su questa perfetta coincidenza tra
realtà e finzione, ha spiegato che la serie è stata scritta due
anni fa e che sono circa 60 anni che Wilson Fisk è un personaggio
deprecabile e orrendo. Dopotutto Stan Lee diceva che i
fumetti Marvel erano lo
specchio con cui guardavamo la realtà fuori dalla nostra
finestra!
Vecchi e nuovi amici (e
nemici)
Dal punto di vista della
narrazione, Daredevil: Rinascita riprende molti
elementi della serie Netflix, mantenendo un forte senso di continuità, ma
al contempo si reinventa con nuove dinamiche e personaggi. Foggy
Nelson (Elden Henson) e Karen Page
(Deborah Ann Woll) fanno il loro ritorno, anche se
in un contesto molto diverso dal passato. Il rapporto tra Matt e
Heather Glenn (Margarita Levieva), una giovane
donna che sembra intrecciare una relazione sentimentale con lui,
introduce una sfumatura inedita al personaggio, mettendo
ulteriormente in luce il suo conflitto interiore tra la vita
normale e la sua missione da vigilante.
Un altro punto di forza
della serie è la rappresentazione di New York. Non solo come
sfondo, ma come personaggio a sé stante. Dagli angusti tunnel della
metropolitana agli uffici dorati di Gracie Mansion, la città è il
palcoscenico di una battaglia tra potere e giustizia, tra legalità
e vendetta. La giornalista BB Urich (Genneya Walton), nuova
entrata nella storia, incarna questo aspetto documentando la
crescente tensione e il clima di paura che avvolge la città, oltre
a intessere lo show di omaggi e rimandi al passato, è infatti la
nipote di Ben Urich, giornalista ucciso proprio da Fisk nella prima
stagione Netflix.
L’urlo disperato di New York
Chiaramente, trattandosi
dell’eroe più “grounded” dei fumetti Marvel, non manca
quel tocco di realismo crudo che mette tutti di cattivo umore, in
linea con il momento storico particolarmente pesante che stiamo
vivendo (sull’orlo della Terza Guerra Mondiale,
cit.). Daredevil: Rinascita è cupo, senza
speranza, disperato, e non fa nulla (almeno nei primi due episodi)
per tentare di riemergere dalla coltre di cattiveria che lo
seppellisce. Dopotutto, questi eroi sulla pagina sono costantemente
in tensione con se stessi e con il loro ambiente, continuamente
alle prese con scelte morali che ne caratterizzano la luce e anche
il trauma profondo. E così anche Matt/Devil resta oscuro,
tormentato e disperato, nel tentativo di dare agli altri speranza e
salvezza.
Daredevil:
Rinascita si dimostra fin da subito una
produzione Marvel Television di alto profilo, attenta ai
dettagli e che speriamo possa accompagnarci per molto tempo sul
piccolo schermo. Ossequiosa nei confronti del passato (il rimpasto
creativo è stato molto utile) ma che mira a un futuro oscuro e
violento, la serie promette di rendere giustizia non solo ai
personaggi che racconta ma anche alla dignità del pubblico che non
vedeva l’ora di ritrovare il suo Diavolo preferito.
La seconda stagione
di Daredevil è incentrata su Matt
Murdock (Charlie
Cox) che affronta il misterioso ordine di ninja noto
come la Mano, guidato da Nobu Yoshioka
(Peter Shinkoda). Dopo che Elektra Natchios
(Élodie Yung) rientra nella vita di Matt, i due
vivono una storia d’amore appassionata mentre cercano anche di
capire come derubare Nobu e la Mano del loro potere.
Nel finale della seconda
stagione di Daredevil, Matt ed Elektra devono capire come
affrontare Nobu senza cadere nella sua trappola. Oltre ad
affrontare la Mano, Matt combatte i suoi demoni personali e si
chiede se potrà mai essere onesto con Karen Page (Deborah
Ann Woll) sulla sua doppia vita. Nel frattempo, ci sono
enormi cambiamenti per Foggy Nelson (Elden Henson)
e l’introduzione di Frank Castle (Jon
Bernthal). Questa stagione racconta molto e
preannuncia anche molto di quello che avverrà poi in The Defenders
e The
Punisher.
Qual è il piano di Nobu nel finale
della seconda stagione di “Daredevil”?
Nel finale della seconda
stagione di Daredevil, Matt scopre qual è il piano di Nobu
Yoshioka dopo aver parlato con Brett Mahoney (Royce
Johnson) al 15° distretto. Mahoney dice a Daredevil che
qualcuno ha minacciato lui e la sua famiglia, chiedendo tutte le
informazioni che la polizia ha sull’eroe mascherato. All’inizio,
Matt non ci pensa molto perché è sicuro che la polizia non abbia
informazioni su di lui. Ma, quando scopre che hanno chiesto
specificamente informazioni su chiunque Daredevil abbia mai
salvato, Matt si rende conto che Nobu ha preso in ostaggio ognuna
di queste persone. Nobu costringe gli ostaggi, tra
cui Karen Page, a salire su un autobus che li
porta in un edificio abbandonato. Uno degli altri ostaggi è Turk
Barrett (Rob Morgan), un criminale agli arresti
domiciliari. Gli assassini della Mano non si rendono conto che Turk
ha un monitor alla caviglia per gli arresti domiciliari che
trasmette la sua posizione, il che consente a Matt ed Elektra di
localizzare gli ostaggi tramite un rapporto della polizia.
Matt sa che la Mano ha preso gli
ostaggi come una trappola per attirarlo da loro. Ma ci va comunque
perché non può permettere che gli ostaggi muoiano per lui. Dice a
Elektra che questa è l’unica scelta. Elektra lo combatte, dicendo
che innumerevoli altri moriranno se la Mano si impossessa di lei e
delle sue abilità. Ma, alla fine, si unisce a Daredevil nella
lotta, affermando: “Mi annoiavo”. Ma, presumibilmente, il caso
etico di Matt per non permettere a nessuno di morire se è possibile
intervenire l’ha convinta. Dopo il salvataggio, Karen riesce a
portare in salvo gli ostaggi, ma Matt ed Elektra si ritrovano
circondati da un numero schiacciante di ninja della Mano, tra cui
Nobu. Elektra viene uccisa nella lotta che ne consegue,
ma Matt riesce ad avere la meglio grazie a Frank
Castle che si presenta come cecchino sul tetto di un
edificio vicino. Quando Frank appare, indossa una maglietta con il
suo iconico logo Punisher. Nobu sopravvive alla lotta con
Daredevil, solo per essere immediatamente assassinato da
Stick (Scott Glenn).
Come finiscono le cose tra Matt e
Elektra?
Uno degli elementi più
forti della seconda stagione di Daredevilè
la storia d’amore tra Matt ed Elektra Natchios. Prima del
loro scontro finale con la Mano, hanno una lunga conversazione su
cosa significhino l’uno per l’altra. Sebbene sappiano che è
improbabile che entrambi usciranno vivi dalla lotta, parlano di un
futuro in cui rimarranno insieme. Sembra che entrambi abbiano
capito che sarebbero più felici se vivessero la loro vita con un
partner diverso. Sebbene Elektra muoia nella lotta, la sua
relazione con Matt ha un impatto importante su di lui.
Alla fine della seconda
stagione di Daredevil, Matt e Stick visitano il cimitero
di Elektra e Stick chiede se la relazione di Matt con Elektra ne
valesse la pena. Matt dice di sì, il che è un rifiuto della
convinzione che Stick ha radicato in entrambi, che è importante
tagliare i legami emotivi. Rendendosi conto di non pentirsi di aver
lasciato entrare Elektra, Matt arriva a uno dei più grandi
cambiamenti della serie: rivela a Karen di essere
Daredevil. In precedenza si preoccupava sempre che aprirsi
troppo a Karen l’avrebbe messa in pericolo, ma ora sembra aver
capito che avvicinarsi a qualcuno può valere quel rischio.
La seconda stagione di “Daredevil”
prepara “The Punisher” e “The Defenders”
Il finale della seconda
stagione di Daredevil prepara due eventi chiave che
torneranno in The Defenders e The
Punisher. Proprio alla fine dell’episodio, gli assassini della
Mano circondano una tomba con il corpo di Elektra al suo interno.
La tomba ornata e rituale suggerisce la convinzione della Mano di
poter resuscitare Elektra. Questo potrebbe sembrare un riferimento
alla terza stagione di Daredevil, soprattutto perché la première di
quella stagione è intitolata “Resurrection“. Tuttavia,
questo argomento in realtà non torna fino alla
miniserie The Defenders.
In un’altra scena nel finale della
seconda stagione di Daredevil, Frank torna a casa sua e tira
fuori un CD-rom etichettato MICRO. Gli
appassionati dei fumetti riconosceranno questo come il nickname di
David Lieberman, amico e alleato del Punitore. Il CD-rom dà i suoi
frutti per la prima volta nella prima stagione di The
Punisher, in cui Ebon
Moss-Bachrach (The
Bear) interpreta David Lieberman/Micro.
Il finale della seconda stagione di
Daredevil contiene grandi eventi come la morte di
Elektra e Frank che abbraccia l’identità di Punisher. È un
grande finale anche per Matt dal punto di vista emotivo, poiché la
perdita di Elektra gli insegna l’importanza dei legami personali.
Conclude anche la battaglia di Matt con Nobu, così nella terza
stagione ci sarà spazio per un altro cattivo.
Mentre ci avviciniamo all’uscita
della prossima serie revival di Disney+, Daredevil:
Rinascita, è importante riflettere su dove si trovava
il Diavolo di Hell’s Kitchen prima del suo ritorno.
Dopo The Defenders che ha unito tutti gli eroi
di strada Marvel/Netflix per una
serie evento, Daredevil è tornato per una
terza e ultima stagione, apparentemente concludendo definitivamente
la saga dell’Uomo senza paura alla fine del 2018.
Ironicamente, ha persino adattato
la stessa trama Rinascita dai
fumetti da cui la nuova serie prende il nome. Sebbene questa non
sarebbe stata l’ultima volta che abbiamo visto Matt Murdock
di Charlie
Cox (che sarebbe poi tornato nell’MCU in Spider-Man: No Way
Home), è stata la fine per un bel po’ di tempo. Quindi,
come si è conclusa la terza stagione di Daredevil? Ecco cosa
bisogna ricordare prima di iniziare Rinascita.
La terza stagione di “Daredevil”
si concentra sul tumulto interiore di Matt Murdock
Dopo gli eventi culminanti
di The Defenders, Matt Murdock (Cox) è stato dato per
morto. Sebbene Karen Page (Deborah Ann Woll) e
Foggy Nelson (Elden Henson) abbiano sperato nel
ritorno del loro amico, è passato un bel po’ di tempo dall’ultima
volta che lo hanno visto come Daredevil e la speranza inizia a
vacillare. Dopo l’esplosione che ha ucciso Elektra (Élodie
Yung) e salvato la città, Matt è rimasto gravemente
ferito. Solo per grazia di Dio è riuscito a uscirne vivo. Infatti,
quella grazia continua ad abbondare quando viene trovato nientemeno
che da Sorella Maggie Grace (Joanne Whalley), una
suora che ha aiutato Matt nella sua giovinezza. Sebbene la fede
cattolica di Matt sia stata infranta a causa dei recenti eventi e
della tragica perdita che ha dovuto sopportare, Maggie continua a
prendersi cura del Diavolo di Hell’s Kitchen, sperando di
riportarlo sulla retta via.
Gli dice che Dio opera in modi che
non sempre possiamo comprendere, facendo l’esempio di un bellissimo
arazzo. Dal retro, sembra una serie casuale di fili e colori senza
significato, ma se guardato nella sua interezza da un particolare
punto di vista, è chiaramente un’opera d’arte. I tentativi di
Maggie di guarire lo spirito di Matt vengono interrotti, tuttavia,
con la rivelazione che in realtà è la madre che Matt pensa di aver
perduto da tempo. Innamoratasi di Battlin’ Jack Murdock
(John Patrick Hayden) in gioventù, Maggie progettò
di lasciare la Chiesa per iniziare una vita con lui. Ha persino
dato alla luce Matt nella speranza di crescerlo. Ma quando il suo
senso di colpa cattolico si mescolò alla depressione post-partum,
Jack acconsentì che Maggie dovesse tornare in convento e seguire la
strada per cui si sentiva chiamata. Mentre all’inizio questo sembra
un tradimento per Matt, in seguito inizia a comprendere il concetto
di una chiamata, perdonandola.
Inoltre, la psiche di Matt è stata
fratturata in seguito agli eventi di Midland Circle. Quando torna
al suo ruolo di vigilante come Daredevil, lo
fa con un vestito che assomiglia di più al suo aspetto nero
iniziale della prima stagione. Tornando alle sue radici, Matt usa
il suo eroismo come sfogo per diventare più forte e per spingersi
in un altro confronto con nientemeno che Wilson Fisk
(Vincent
D’Onofrio), che ora è tornato. Infatti, un’illusione
di Fisk tormenta la mente di Matt, spingendolo a considerare di
uccidere il Kingpin una volta per tutte.
Kingpin torna per la sua
vendetta
Dopo gli eventi della seconda
stagione, Wilson Fisk fa un patto con l’FBI per
proteggere il suo amore, Vanessa Marianna (Ayelet
Zurer), e l’FBI lo sistema presto in un lussuoso attico in
città. Dopo che un tentativo di assassinio di Fisk costringe
l’agente speciale Benjamin “Dex” Poindexter (Wilson
Bethel) a salvargli la vita, Kingpin plasma lentamente
l’uomo a sua immagine, corrompendolo e trasformandolo in qualcuno
di molto più letale. Nel tempo, Dex e Fisk iniziano a legare, con
quest’ultimo che spiega di essere l’unico in grado di comprendere i
suoi impulsi omicidi senza giudicarlo per questo. Non passa molto
tempo prima che Fisk incarichi Dex (che viene messo in congedo per
un po’ di tempo) di fingere di
essere Daredevil nel tentativo di
distruggere la reputazione del vigilante. Rivelando se stesso
infiltrandosi nel New York Bulletin, Dex vestito da diavolo uccide
chiunque gli capiti sotto gli occhi e, su ordine di Fisk, punta lo
sguardo su Karen.
Ovviamente, a questo punto, Matt è
tornato alla sua carriera di vigilante e ferma il finto Daredevil
prima che possa uccidere Karen, che era la responsabile di aver
aiutato a smascherare Fisk nella prima stagione (e ucciso il suo
alleato, James Wesley). Sapendo che non sarà al sicuro da nessuna
parte se non nella chiesa di Clinton dove si è nascosto, Matt porta
lì Karen, ma Dex la segue. Matt e Dex combattono di nuovo, ma i
risultati sono disastrosi poiché l’amico di lunga data e mentore di
Matt, Padre Lantom (Peter McRobbie), dà la vita
per proteggere Matt e Karen. Altrove, il responsabile di Fisk, Ray
Nadeem (Jay Ali), scopre lentamente una
cospirazione criminale all’interno dell’FBI che riporta a Fisk. Il
problema è che quando affronta i responsabili, viene ricattato per
aiutare e favorire l’impero ombra di Fisk, completamente impotente
nel fermarlo. Dopo che la sua famiglia viene attaccata per aver
aiutato il vero Daredevil (e una volta
che Matt rivela la sua identità), Nadeem testimonia
pubblicamente contro Fisk, con Matt e Foggy che lo
rappresentano. Sebbene questo poco dopo lo conduca alla
morte, Nadeem registra per primo la sua confessione, che Karen
pubblica sui social media. Non passa molto tempo prima che il
pubblico veda Fisk per quello che è sempre stato.
“Daredevil” finisce con un patto
col diavolo (e un’anticipazione del futuro)
Nel finale della stagione
(e della serie), “A New Napkin”, Matt decide di uccidere
Fisk. Infuriato per la morte di Nadeem e per la capacità
di Kingpin di manipolare il sistema, arriva al suo attico di New
York proprio il giorno del matrimonio di Fisk con Vanessa.
Tuttavia, non è l’unico. Dopo che Matt aveva precedentemente
rivelato a Dex che Fisk era il responsabile della morte della donna
che aveva perseguitato in precedenza (una donna che affermava di
amare), anche l’assassino giunge alla stessa conclusione.
Sfortunatamente per Dex, viene paralizzato da Kingpin, che lo
picchia fino a farlo morire a causa della sua insubordinazione.
Proprio alla fine della stagione, lo vediamo sottoposto a un
intervento chirurgico sperimentale alla colonna vertebrale, con gli
occhi che riflettono il logo della sua controparte dei fumetti:
Bullseye.
È qui che arriva Daredevil e
combatte contro Kingpin in persona. Sebbene la sua rabbia sia
rovente, avendo recuperato parte della sua fede cattolica, Matt si
rifiuta di uccidere il cattivo e invece gli propone un patto:
rivelare la sua identità a Fisk. Matt è chiaro sul fatto che, come
criminale, Fisk trascorrerà il resto della sua vita dietro le
sbarre, ma se accetta di farlo, prendendosi la colpa per la morte
di Nadeem, la cospirazione dell’FBI e vari altri omicidi, si
assicurerà personalmente che Vanessa venga tenuta fuori. Anche se
era coinvolta in modo altrettanto criminale, Matt giura di tenerla
fuori di prigione finché Fisk non se la prenderà più con Karen e
Foggy. Senza altre opzioni, Fisk accetta l’accordo e la guerra
tra Daredevil e Kingpin viene dichiarata
finita.
Al funerale di Padre Lantom, Matt
pronuncia un elogio funebre che esprime le sue idee su cosa
significhi veramente essere un “Uomo senza paura”,
sottolineando che Lantom era un uomo del genere. Dopo così tanto
tempo, separati l’uno dall’altro, tutto questo (specialmente la
sconfitta di Fisk) finalmente riunisce Matt, Foggy e Karen. Per
tutta la stagione, Foggy e Karen cercano continuamente di
convincere Matt a tornare alla sua vita e a lasciarsi alle
spalle Daredevil, ed è solo qui che riesce
finalmente a farlo per il momento. Infatti, il trio accenna persino
a tornare insieme alla professione legale, con un nuovo studio che
avrebbero semplicemente chiamato “Nelson, Murdock e Page“.
Sebbene Daredevil si concluda qui con
una stagione finale quasi perfetta, c’è molto di più in serbo per
Matt Murdock e i suoi alleati nell’imminente Daredevil:
Rinascita.
Nella prima stagione
di Daredevil creata da Drew
Goddard, il pubblico viene presentato all’eroe titolare
che diventa un vigilante mascherato per sconfiggere l’iconico
cattivo Wilson Fisk, alias Kingpin (Vincent
D’Onofrio). La prima stagione vede Matt Murdock
(Charlie
Cox) rivolgersi alla giustizia dei vigilanti mentre i
suoi amici Foggy (Elden Henson) e Karen
(Deborah Ann Woll) cercano di combattere la
corruzione a Hell’s Kitchen a modo loro, attraverso la legge e il
giornalismo investigativo. Tutti questi approcci per sconfiggere
Kingpin si uniscono nel finale ricco di azione della prima
stagione.
È possibile sconfiggere qualcuno
potente come Fisk? Ci sono autorità a Hell’s Kitchen di cui ci si
può ancora fidare? E, cosa più importante per Matt, emotivamente,
riuscirà mai a far sì che Foggy si fidi di nuovo di lui senza
rinunciare al ruolo di Daredevil?
Il finale della prima stagione
di Daredevil è incentrato sul detective
Hoffman
Nel finale della prima stagione
di Daredevil, Matt e Fisk cercano entrambi a
New York City il detective della polizia di New York Carl Hoffman,
un personaggio visto l’ultima volta nell’episodio 8. Hoffman è un
corrotto che ha lavorato per Fisk e ne sa abbastanza per farlo
mettere dentro. Hoffman compare per la prima volta nel finale
quando il gestore finanziario di Fisk Leland Owlsley (Bob
Gunton) lo informa che ha nascosto Hoffman da qualche
parte. Cerca di ricattare Fisk con questa informazione. Invece di
cedere alle richieste di denaro di Leland, Fisk lo uccide e ordina
ai suoi uomini di trovare e uccidere Hoffman. Matt si rende conto
anche che Hoffman è ancora vivo, dopo aver sentito i poliziotti
corrotti del 15° distretto discutere della caccia all’uomo ordinata
da Fisk. Si mette in viaggio per trovare il detective prima che lo
facciano gli uomini di Fisk.
Karen riesce a scoprire dove si
trova Hoffman grazie ai documenti che Marci Stahl (Amy
Rutberg) ha condiviso con Foggy. Karen nota abilmente che
una delle proprietà di Fisk è completamente scomparsa dai registri,
rendendola un luogo probabile per attività segrete. Matt indossa la
maschera e arriva alla proprietà proprio mentre i poliziotti
corrotti che lavorano per Fisk stanno per giustiziare Hoffman. Matt
mette KO gli aggressori e scorta Hoffman al 15° distretto, dove
Hoffman si consegna a Brett Mahoney (Royce
Johnson). A questo punto, Mahoney è l’unico poliziotto di
cui Matt si fida e che non lavora segretamente per Fisk.
Matt e Foggy si riuniscono nel
finale della prima stagione
Matt e Foggy hanno litigato
nell’episodio “Nelson contro Murdock” dopo che Foggy
scopre che Matt è il vigilante mascherato che vaga per Hell’s
Kitchen. La scoperta ha messo a dura prova le dinamiche di gruppo
tra loro e Karen, poiché né Matt né Foggy le spiegano esattamente
di cosa si tratta. Sa che deve esserci qualcosa di serio in corso
perché Foggy si è perso il funerale del suo collega Ben Urich
(Vondie Curtis-Hall).
Dopo il funerale, Foggy inizia a
parlare di nuovo con Matt, ma il loro rapporto è ancora gelido.
Foggy vuole che Matt abbatta Fisk usando la legge e gli racconta di
come Marci lo abbia aiutato a esaminare i documenti di Fisk alla
ricerca di prove compromettenti. Mentre Foggy vede questo come un
approccio migliore del vigilantismo, Matt è preoccupato perché
significa trascinare Marci nella faida con Fisk e metterla in
pericolo. Durante il finale della prima stagione di Daredevil,
Foggy continua a scoraggiare Matt dall’indossare la maschera. Ma,
alla fine, si riprende abbastanza da riaprire lo studio legale
Nelson & Murdock.
Cosa succede a Kingpin nel finale della prima stagione di
“Daredevil”?
Grazie alla testimonianza di
Hoffman, l’FBI arresta
Wilson Fisk. Prima di essere arrestato, ha un momento di
tenerezza con Vanessa in cui le fa la proposta e le dà anche
istruzioni che il pubblico non sente, ma che presumibilmente sono
istruzioni per incontrarlo. Riesce a sfuggire all’arresto iniziale
grazie agli ufficiali dell’FBI e della polizia di New York che
lavorano segretamente per lui. Dopo aver ucciso i loro colleghi,
gli agenti corrotti dell’FBI scortano Fisk su un camion e lui
riesce quasi ad arrivare all’eliporto dove Vanessa lo sta
aspettando in modo che possano lasciare il paese. Ma, appena prima
che Fisk arrivi al punto d’incontro, Matt, che
ora indossa la tuta rossa di Daredevil con le
corna, lo ferma. Hanno uno scontro brutale in cui Fisk ha
quasi la meglio su Matt, ma lui si riprende. Subito dopo che Matt
ha messo KO Fisk, arriva Mahoney. Sebbene Mahoney lo abbia visto
sopraffare violentemente Fisk, sceglie di lasciare che Daredevil se
ne vada, riconoscendo che non è lui il cattivo qui.
Allafine della prima stagione di
Daredevil, Matt, Karen e Foggy festeggiano l’arresto di
Fisk e la grande riapertura del loro studio legale. La stagione si
conclude in modo soddisfacente, senza lasciare molte domande per la
seconda stagione. Ma Matt, Karen e Foggy discutono del fatto che ci
vorranno anni prima che Fisk vada effettivamente a processo e venga
messo dentro per sempre, il che suggerisce che non è l’ultima volta
che lo vediamo e pianta i semi per futuri incontri.
Il trailer di MobLand
rivela Tom
Hardy e Pierce Brosnan mentre preparano il loro
spietato impero mafioso alla guerra nella nuova serie crime di Guy
Ritchie. Prodotta da Ritchie, che ha anche diretto alcuni episodi,
la prossima serie crime drama di Paramount+ segue le vicende di un faccendiere
intrappolato nel fuoco incrociato tra due famiglie criminali rivali
di Londra. La serie vanta un cast stellare guidato da
Tom Hardy,
Pierce Brosnan,
Helen Mirren, insieme a Paddy Considine,
Joanne Froggatt, Lara Pulver, Jasmine Jobson, Geoff Bell, Lisa
Dwan e molti altri.
Ora,
Paramount Plus ha presentato in anteprima il primo trailer
ufficiale di MobLand. Il trailer presenta due famiglie
criminali rivali di Londra, gli Harrigan e gli Stevenson, i primi
guidati da Conrad (Pierce Brosnan) e sua moglie Maeve (Helen Mirren). Tom Hardy interpreta Harry Da
Souza, un fixer esperto della strada che si ritrova nel mezzo della
faida. Man mano che il conflitto tra le due famiglie si
intensifica, Harry è costretto a scegliere da che parte stare,
rivelando a chi va la sua vera lealtà. Guarda il trailer qui
sotto:
Cosa significa il trailer di
MobLand per la serie
Creata da Ronan Bennett, che ha
anche scritto l’intera serie, MobLand è nata
originariamente comeThe Donovans, un prequel
della serie Showtime Ray Donovan, che raccontava le origini
della famiglia Donovan. Tuttavia, durante lo sviluppo, il progetto
è stato rielaborato in una storia a sé stante, cambiando le
famiglie criminali in guerra tra loro con gli Harrigan e gli
Stevenson di Londra. Guy Ritchie, noto per i suoi numerosi film di
gangster britannici come Snatch e The Gentlemen, ha poi firmato per
la regia.
MobLand, una serie su due
famiglie criminali rivali di Londra, è perfetta per Guy Ritchie,
considerando il suo stile caratteristico dei film di gangster
britannici, che spesso presentano una narrazione frenetica e
dialoghi taglienti, entrambi presenti nel trailer. Il mix di
violenza brutale e dinamiche criminali complesse di MobLand
sembra allinearsi perfettamente con i punti di forza di Ritchie.
Con la sua regia, MobLand ha il potenziale per diventare una
saga criminale elegante e oscuramente divertente.
La star di Paradise Sterling
K. Brown anticipa la trama della seconda stagione prima del finale.
Dal suo debutto su Hulu a fine gennaio, la nuova serie del creatore
di This Is Us, Dan Fogelman, è stata piena di colpi di
scena. È iniziata come un semplice mistero su chi avesse ucciso il
presidente Bradford (James Marsden), trasformandosi poi in una
distopia fantascientifica e diventando sempre più movimentata. La
seconda stagione di Paradise è stata
confermata molto prima del finale della prima stagione, il che
significa che i colpi di scena sono probabilmente solo
all’inizio.
In un’intervista con TV
Insider, Sterling K. Brown riassume il
thriller che mescola i generi e offre un’anteprima di dove potrebbe
andare a finire la storia. Brown, anche produttore esecutivo della
serie, menziona che il prossimo capitolo del successo di
Hulu esplorerà cosa è successo al resto del mondo in mezzo
a tutto il caos:
“Sappiamo cosa hanno fatto i
miliardari e le persone al potere. Hanno costruito una città,
giusto? Poi abbiamo scoperto nell‘[episodio 4] che c’è ancora aria
respirabile. Nell’[episodio 7] si vede che le bombe atomiche non
sono esplose, che c’è ancora vita come la conosciamo, ma forse
molto diversa perché il disastro naturale è ancora in
atto.Quindi penso che nella seconda stagione l’idea
sia quella di esplorare cosa è successo al resto del mondo, come si
presenta?“
Cosa significano i commenti di
Brown per Paradise
La serie thriller mostra una grande ambizione narrativa nella
prima stagione, con quasi ogni
finale di Paradise che rivela aspetti che
gli spettatori potrebbero non aver considerato. Non è una mossa
sorprendente da parte del creatore di This Is Us, che è
stata costruita attorno a un enorme colpo di scena per quasi ogni
stagione e poi a diversi più piccoli che arrivano come una
sorpresa. La differenza con Paradise, a parte
il genere, è il ritmo.
Un’altra serie avrebbe potuto dedicare un’intera stagione a
rivelare la natura malvagia di Sinatra, soprattutto considerando il
calibro dell’attrice Julianne Nicholson e il suo contributo al cast
di Paradise. Invece, la sua rivelazione avviene in un
solo episodio. Anche se è innegabile che il ritorno della serie
potrebbe aver bisogno di una narrazione più ampia, che vada oltre
gli Stati Uniti e queste poche persone, il finale avrà
sicuramente colpi di scena più grandi.
Dopo gli eventi del finale della
seconda stagione di Stranger
Things riguardanti Eleven, Will e il Mostro Ombra,
spieghiamo cosa significa tutto questo per la città di Hawkins e
per le prossime stagioni della serie Netflix. La scorsa estate Netflix ha pubblicato la
prima stagione di Stranger Things, creata dai fratelli Matt
e Ross Duffer, che è diventata una delle serie rivelazione del
2016, guadagnando popolarità fino a diventare una delle più
discusse dell’anno. La prima stagione ha seguito gli abitanti di
Hawkins, nell’Indiana, alla ricerca di Will Byers (Noah Schnapp) e
alla scoperta dei segreti nascosti dal Hawkins Lab, tra cui la
bambina telecinetica Eleven (Millie Bobby Brown) e il mostro
Demogorgon fuggito dall’Upside Down.
Il
finale della prima stagione di Stranger Things ha
lasciato gli spettatori con una serie di misteri da risolvere,
molti dei quali sono stati affrontati nella seconda stagione. Nel
finale della seconda stagione, Eleven e il capo Jim Hopper (David
Harbour) tentano di chiudere il portale per l’Upside
Down, mentre Joyce (Winona Ryder), Jonathan (Charlie Heaton) e
Nancy (Natalia Dyer) cercano di liberare Will dalla morsa del
Mostro Ombra. Nel frattempo, Steve (Joe Keery), Mike (Finn
Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo), Lucas (Caleb McLaughlin) e Max
(Sadie Sink) cercano di aiutare Eleven attirando l’attenzione dei
Demodog. Quindi, cosa è successo esattamente e cosa significa per
la vita a Hawkins?
Il finale della seconda stagione di
Stranger Things, “Capitolo nove: Il cancello”, segue più o
meno la stessa struttura del finale della prima stagione, in quanto
presenta una battaglia finale in cui ogni membro della squadra
gioca un ruolo chiave. Come il finale della stagione precedente,
anche “The Gate” presenta una sorta di epilogo che salta avanti di
un mese dopo gli eventi principali della seconda stagione, anche se
questa particolare sequenza offre più una conclusione degli archi
narrativi dei personaggi che anticipazioni su ciò che verrà.
Tuttavia, ci sono alcuni indizi che analizzeremo e spiegheremo sul
finale della seconda stagione di Stranger Things.
I guariti?
Il Mostro Ombra ha avuto il
controllo su Will per gran parte della seconda stagione e, mentre
all’inizio Joyce e Mike hanno cercato di farlo stare bene, il loro
piano nel finale di tagliare il collegamento tra il Mostro Ombra
nell’Upside Down e il suo esercito nel loro mondo ha potenzialmente
messo in pericolo il più giovane dei Byers. Di conseguenza, Joyce,
Nancy e Jonathan tentano di uccidere il virus del Mostro Ombra che
ha infettato Will. Per farlo, devono rendere il corpo di Will
inabitabile per il Mostro Ombra e, dato che la bestia e il suo
esercito prosperano in luoghi bui e freddi, creano un ambiente in
cui Will non avrà freddo.
Per farlo, Joyce, Nancy e Jonathan
portano Will nella capanna di Hopper nel bosco e, oltre ad
accendere il camino, installano una serie di stufe elettriche. Il
calore che ne deriva rende sempre più scomoda e violenta la
presenza del Mostro Ombra che possiede Will, che si scaglia contro
Joyce finché Nancy non usa un attizzatoio per bruciare Will. Il
Mostro Ombra viene espulso dal corpo di Will e assomiglia a una
nuvola di materia oscura e tenebrosa che deve essere in grado di
esercitare una certa energia, poiché esplode fuori dalla capanna e
scompare nel cielo notturno.
Will, che aveva perso la memoria man
mano che veniva posseduto dal Mostro Ombra, si risveglia e
riconosce immediatamente sua madre, il che sembrerebbe indicare che
è stato guarito. Di certo non c’è nulla di strano nel più giovane
dei Byers nell’epilogo di “The Gate”, mentre balla con Joyce e poi
con uno dei suoi compagni di classe allo Snow Ball. A quanto pare,
Will è finalmente tornato il bambino normale e sano che era prima
di perdersi nell’Upside Down.
Tuttavia, non è chiaro cosa sia
successo al pezzo del Mostro Ombra che è stato esorcizzato da Will.
I Demodog e le viti che erano estensioni del mostro nel mondo reale
sono morti una volta tagliati fuori dall’Upside Down, ma è successo
lo stesso alla nuvola di ombra che è uscita da Will? È certamente
possibile che sia morta, ma dato che era il virus del Mostro Ombra
– e, forse, un pezzo del mostro piuttosto che un membro del suo
esercito – potrebbe anche essere sopravvissuta nel mondo reale. Se
fosse vero, potrebbe tornare in una stagione successiva,
sopravvissuto da solo o trovando un altro ospite.
Eleven chiude il
portale
Mentre una parte del gruppo è
impegnata a curare Will e il resto dei ragazzi, insieme a Steve, si
rendono utili allontanando i Demodog dal laboratorio Hawkins,
Eleven e Hopper hanno il compito più difficile: chiudere il portale
e intrappolare il mostro ombra nell’Upside Down. Tuttavia, come
rivelato in precedenza nella seconda stagione, il Portale che
Eleven ha aperto prima degli eventi della prima stagione è
diventato esponenzialmente più grande. Per non parlare del fatto
che il Mostro Ombra ha un intero esercito di Demodog sotto il suo
controllo, che usa per impedire a Eleven di chiudere il
Portale.
Naturalmente, Eleven ha Hopper – e
le sue numerose armi – dalla sua parte; usando il metodo di
canalizzare i suoi poteri insegnatole dalla sua “sorella perduta”,
Kali (Linnea Berthelsen), Eleven riesce a chiudere l’enorme Portale
che è cresciuto e si è espanso sotto il Laboratorio Hawkins. Come
risultato della chiusura del Portale da parte di Eleven, il
collegamento del Mostro Ombra con il suo esercito nel mondo reale,
composto in gran parte dai Demodog e dalle viti che crescono nei
tunnel sotto Hawkins, viene interrotto. Non è chiaro se i Demodog e
le viti muoiano, ma sembrano certamente gravemente feriti. I
Demodog che avevano attaccato Hopper ed Eleven nel pozzo sotto il
laboratorio Hawkins iniziano a cadere e Dart viene mostrato disteso
a terra in uno dei tunnel.
Inoltre, come mostrato nell’epilogo
che segue immediatamente la chiusura del Cancello da parte di
Eleven, il Laboratorio Hawkins viene designato come area riservata
dal Segretario alla Difesa, un ramo del governo, e l’edificio
diventa off limits. Questo significa davvero che il Laboratorio
Hawkins è stato chiuso e che il governo ha cessato i test che hanno
portato all’apertura del Cancello? Probabilmente no, ma
considerando l’entità dei danni causati alla struttura
dall’esercito di Demodog del Mostro Ombra, è comprensibile che il
governo abbia deciso di limitare le perdite e trasferirsi altrove.
Oppure, a seconda dei casi, di chiudere definitivamente il progetto
ora che il Portale è chiuso e il dottor Brenner (Matthew Modine) è
ancora nascosto. Tuttavia, dato che Brenner è confermato vivo, non
abbiamo sicuramente visto l’ultima di lui.
Ciò significa che Eleven e i suoi
amici di Hawkins sembrano essere relativamente al sicuro, per il
momento. Non ci sono tracce evidenti del Mostro Ombra a Hawkins,
almeno per quanto mostrato agli spettatori nell’epilogo di “The
Gate”. Ma questo non significa che Stranger Things abbia
mostrato tutto agli spettatori.
L’epilogo
Per quanto riguarda gli indizi su
ciò che accadrà, l’epilogo alla fine del finale della seconda
stagione è piuttosto scarso. Tuttavia, la sequenza conclude una
serie di trame dei personaggi sviluppate nel corso della stagione.
Una delle rivelazioni più importanti è che il dottor Owens (Paul
Reiser) ha mantenuto la promessa fatta a Hopper e ha offerto a
Eleven la possibilità di una vita normale falsificando un
certificato di nascita per “Jane Hopper”, combinando il nome
originale datole dalla madre, Terry Ives, con il cognome di Hopper.
Inoltre, sebbene Owens esorti Hopper ed Eleven a mantenere un basso
profilo per un altro anno (indicando quanto tempo passerà prima
della prossima stagione di Stranger Things), Hopper permette
a El di partecipare al ballo scolastico della Hawkins Middle
School, dove lei balla con Mike.
Al ballo, “The Gate” sembra anche
confermare che Nancy e Steve non stanno più insieme, il che ha
senso considerando che lei e Jonathan hanno (più o meno) ammesso i
loro sentimenti reciproci. Lucas chiede a Max di ballare e i due si
baciano. Dustin, nel frattempo, finisce per ballare con Nancy dopo
essere stato rifiutato da alcuni dei suoi compagni di classe.
Tuttavia, sembra che sia Nancy che Steve abbiano preso Dustin sotto
la loro ala protettrice, il che avrà senza dubbio un effetto
interessante – e probabilmente divertente – su di lui nelle
stagioni future. Fuori dal ballo, Joyce e Hopper fumano una
sigaretta insieme, con la prima ancora alle prese con la morte di
Bob Newby (Sean Astin).
Tuttavia, se gli spettatori sono
stati cullati da un falso senso di sicurezza dall’epilogo del tutto
normale, la scena finale della seconda stagione mostra
un’inquadratura esterna della Hawkins Middle School che ruota fino
a rivelare la versione Upside Down della scuola. Sebbene la
dimensione alternativa sembri tranquilla all’inizio, si scatena una
tempesta e i fulmini rivelano il Mostro Ombra che incombe sulla
Hawkins Middle School, senza dubbio una rappresentazione visiva del
mostro malvagio che aspetta il momento giusto per tentare di
fuggire ancora una volta dall’Upside Down.
Quindi, mentre Stranger
Things conclude in gran parte la sua trama nella finale della
seconda stagione, regalando persino un funerale a Barb (Shannon
Purser), la beniamina dei fan della prima stagione, è ovvio che ci
saranno altri sviluppi per gli abitanti di Hawkins, nell’Indiana.
Certamente, la rivelazione di Kali all’inizio della seconda
stagione lascia aperta la porta a altri individui con abilità
simili alle sue e a Eleven che potrebbero essere vivi e vivere
altrove; anche se fossero gli unici, la missione di Kali di
vendicarsi di tutti i Bad Men riemergerà senza dubbio ad un certo
punto. Inoltre, con il Mostro Ombra ancora da sconfiggere, questo
mostro spaventoso tornerà a mostrare il suo volto terrificante. Ma
gli spettatori non devono preoccuparsi, perché i fratelli Duffer
hanno già in cantiere nuovi progetti per le prossime stagioni. Nel
frattempo, condividete le vostre teorie su cosa succederà nella
terza stagione di Stranger Things nei commenti!
Ci sono molti misteri da risolvere
nella serie NetflixStranger
Things, ma quello più urgente è forse capire
esattamente cosa sia l’Upside Down. La dimensione alternativa si è
infiltrata nella tranquilla cittadina di Hawkins, nell’Indiana, sin
dalla prima stagione di Stranger Things, minacciando il futuro e
il benessere di tutti i personaggi della serie.
L’esistenza dell’Upside Down è stata
fonte di fascino e orrore per quasi tutti i personaggi di
Stranger Things. Introdotta nella prima stagione, è
diventato evidente grazie alla scomparsa di Will Byers (e
successivamente di Barb) che questa dimensione alternativa è
inospitale per gli esseri umani e deve essere evitata a tutti i
costi. Nella seconda stagione, Hopper ha intuito la possibilità che
l’Upside Down stesse infiltrandosi nel suo mondo, influenzando
piante e animali nelle immediate vicinanze. È stato quindi
stabilito che, se l’Upside Down fosse riuscito a infiltrarsi nel
nostro mondo, sarebbe stato fatale per tutti gli esseri umani, le
piante e gli animali.
Con due stagioni alle spalle e la
terza stagione di Stranger Things uscita su
Netflix il 4 luglio del 2019, capire meglio cosa sia esattamente
l’Upside Down, come funzioni e persino da dove provenga sarà più
importante che mai. Comprendere i dettagli di questa dimensione
alternativa potrebbe significare capire come finirà la serie.
Cos’è l’Upside Down?
La dimensione alternativa chiamata
“Upside Down” è stata un luogo chiave durante lo svolgimento di
Stranger Things. Assomiglia alla Terra, con punti di
riferimento simili e una struttura simile, ma è completamente priva
di vita umana. Inoltre, è facile immaginare che gli esseri umani
avrebbero difficoltà a sopravvivere lì, il che rende ancora più
intrigante l’arco narrativo della prima stagione di Will, in cui è
rimasto bloccato in questo mondo per una settimana.
Le leggi della fisica sembrano
valere come sulla Terra per quanto riguarda la luce, il suono, la
temperatura e la gravità. Alcuni luoghi, come la sala giochi e la
scuola media di Hawkins, sono apparsi nell’Upside Down. Gli edifici
sembrano gli stessi, tranne per il fatto che sono ricoperti da
sostanze simili a ragnatele e melma che sembrano ricoprire ogni
parte di questo mondo. C’è un’oscurità che permea ogni cosa. È
pieno di creature oscure e terrificanti che sembrano uscite da un
incubo.
Anche le cose nell’Upside Down
sembrano in decomposizione o in rovina. Ci sono cenere e spore di
qualcosa che fluttuano nell’aria, creando un ambiente che
sembra tanto claustrofobico quanto vasto. Tutto ciò rende il mondo
che conosciamo una versione sgradevole, in cui sarebbe terrificante
rimanere intrappolati.
Cosa ha creato l’Upside
Down?
Stranger Things non ha ancora
approfondito le origini di questa dimensione alternativa. La serie
inizia poco dopo la sua scoperta accidentale, ma gli sforzi
continui all’interno dei Laboratori Hawkins per scoprire
esattamente come sia nata questa dimensione hanno portato a poche o
nessuna informazione. Tuttavia, i Laboratori Hawkins si sono
assunti la responsabilità di aver aperto il Portale per l’Upside
Down, cosa che è avvenuta dopo che Eleven è entrata in contatto con
Demogorgon.
A parte questo, però, dato che
nell’Upside Down non ci sono esseri che parlano inglese né testi
scritti, è difficile ottenere risposte immediate dalla popolazione
locale. Le creature dell’Upside Down sono in grado di abitare i
corpi degli umani, consentendo la comunicazione tra loro e gli
umani, ma nessuna conversazione, come si vede in Stranger Things,
ha incluso una discussione su come sia nata questa dimensione.
Come arrivare (e tornare)
dall’Upside Down
In Stranger Things sono stati
mostrati diversi metodi per viaggiare tra l’Upside Down e la Terra,
ma è possibile che nella terza stagione ne vengano mostrati altri o
che vengano accennati. Nella prima stagione, Eleven ha
accidentalmente aperto il portale nei laboratori Hawkins. Il suo
legame con Demogorgon ha causato l’apertura di un portale,
consentendo agli scienziati e ai Hawkins Labs di indagare con
cautela sulle proprietà di questa dimensione alternativa, mentre le
creature dell’Upside Down irrompevano, rapendo gli abitanti del
luogo e infiltrandosi nell’ambiente con la loro terribile flora e
fauna. Nel finale della prima stagione, si è scoperto che oltre al
portale nei laboratori Hawkins, c’erano delle fessure aperte in
tutta Hawkins, che si manifestavano come aperture simili a membrane
che dovevano essere attraversate per passare da un lato
all’altro.
Questo è stato mostrato nella
premiere della seconda stagione, quando Eleven, che era stata
risucchiata nell’Upside Down dopo aver cercato di distruggere un
Demogorgon per salvare i suoi amici, è stata trascinata nella
dimensione alternativa. Ha scoperto uno di questi portali simili a
membrane nella versione Upside Down della scuola media e ha potuto
vedere e sentire la dimensione terrestre attraverso la membrana,
attraversandola facilmente per tornare al suo mondo. Un portale
simile si è aperto anche nel bosco fuori Hawkins, attraverso il
quale Nancy Wheeler è passata nella prima stagione mentre lei e
Jonathan stavano indagando sull’esistenza dell’Upside Down e sulle
persone che lavoravano per nasconderlo. Verso la fine della seconda
stagione, Hopper ha scoperto una rete di tunnel sotto Hawkins
infiltrati da creature provenienti dall’Upside Down. Le creature
avevano deposto le uova mentre la flora e la fauna della dimensione
si erano diffuse su ogni superficie. I tunnel conducevano
direttamente a un altro portale dell’Upside Down che Eleven ha
proceduto a chiudere (o almeno così credeva) nel
finale della seconda stagione di Stranger Things.
Le creature dell’Upside
Down
L’aspetto più spaventoso dell’Upside
Down sono le sue creature. Finora, in Stranger Things sono
state introdotte due tipi di creature: il Demogorgon (che si evolve
dai Demodog) e il Mind-Flayer, chiamato così da Mike, Dustin e
Lucas in riferimento alle creature di Dungeons &
Dragons.
Nella prima stagione di Stranger
Things, il Demogorgon si rivela una creatura predatrice, con un
volto simile a una pianta carnivora che si apre per divorare le sue
prede. È entrato nella dimensione terrestre in cerca di cibo ed è
responsabile della caccia e del rapimento di Will e Barb. Nella
seconda stagione è stato introdotto il Mind-Flayer. Il Mind-Flayer
è in grado di costringere altre creature a obbedire ai suoi ordini,
poiché si ritiene che la vita nell’Upside Down funzioni come una
mente collettiva, che si muove e opera come un’unica entità. In
quanto tale, il Mind-Flayer è stato in grado di infiltrarsi nella
coscienza di esseri umani come Will ed Eleven per ottenere
l’accesso al mondo umano e pianificare l’imminente conquista della
nostra dimensione, che sarà al centro della
terza stagione di Stranger Things.
Ispirato dal romanzo di
Colson Whitehead vincitore
del Premio Pulitzer, Nickel
Boys segna
l’esordio alla regia del documentarista e regista
televisivo RaMell
Ross.
La vicenda racconta dell’amicizia tra due giovani afromericani che
si ritrovano costretti a frequentare un istituto nella Florida per
ragazzi di colore “problematici’. Il sistema di vessazione e di
continuo abuso a cui gli studenti sono stati costretti segna la
loro esistenza in maniera indelebile, compresa quella del
protagonista Elwood, testimone attraverso gli occhi del quale
seguiamo la vicenda decenni dopo gli orrori di cui è stato vittima
insieme ai suoi compagni.
L’identità negata di Nickel
Boys
L’operazione di trasposizione
cinematografica messa in piedi da RaMell Ross possiede un fascino
indubbio, sia a livello concettuale che estetico. Dal momento che
quella di Nickel Boys è fondamentalmente una
storia di identità negata – sia essa intesa come identità sociale,
razziale o più semplicemente individuale – il regista sceglie
infatti di (ri)affermare tale concetto attraverso il mezzo-cinema
stesso. Il film è infatti interamente o quasi realizzato come una
serie di inquadrature soggettive, in cui lo sguardo della macchina
da presa è sempre quello di un personaggio o dell’altro, che mai
vediamo quando parla. C’è sempre l’interlocutore, mai il soggetto,
l’io principale.
Oppure, in maniera forse ancor più
emblematica, la macchina da presa stessa in alcuni casi si nasconde
dietro le spalle dei protagonisti, a voler costantemente ribadire
che qualcosa è stato loro strappato. L’identità appunto. Un’idea di
cinema fortissima e all’inizio assolutamente affascinante, la quale
però col passare delle scene diventa sempre più difficile da
seguire a livello emozionale, in quanto non evita che la forma
soffochi in qualche modo il contenuto.
Nickel Boys in
particolar modo nella parte centrale perde di intensità emotiva,
costringendo lo spettatore a una serie di inquadrature che
diventano stancanti. Bisogna tornare a ripetere che la coerenza
interna del film è un qualcosa di oggettivamente coraggioso
nell’intento, ma quanto alla realizzazione costringe il pubblico
alle prese con un tour de force estetico che non
si abbina con un impianto narrativo in grado di sostenerlo. Perché
forse il maggior difetto del lungometraggio di RaMell
Ross non sta tanto nell’audace idea di regia quanto
piuttosto in una sceneggiatura che non la sostiene come avrebbe
meritato. I continui salti temporali tra passato e presente non
fanno che ingarbugliare una vicenda al contrario lineare, una
storia di amicizia e solidarietà nel dolore che si trasforma nei
decenni in una ferita mai rimarginata. Siamo piuttosto convinti che
se lo sviluppo narrativo fosse stato raccontato in maniera lineare,
l’effetto generale sarebbe stato molto piú efficace, soprattutto
sotto il punto di vista squisitamente emotivo.
Una buona direzione degli
attori
Come direttore di
attori RaMell Ross, pur al suo primo
lungometraggio da regista, si dimostra raffinato plasmatore di
figure in chiaroscuro. I suoi due giovani
protagonisti Ethan
Herisse e Brandon
Wilson sono vibranti, sinceri nei rispettivi ruoli.
Accanto a loro un cast di supporto efficace contribuisce a creare
una serie di figure e psicologie ottimamente definite. Su tutti
merita come sempre menzione speciale Aunjanue
Ellis-Taylor, attrice di livello superiore che riesce a
rendere prezioso davvero qualsiasi ruolo interpreti. Quando c’è lei
in scena e guarda in camera alla ricerca di un briciolo di speranza
per suo figlio, ecco che Nickel
Boys diventa un dramma capace di arrivare dritto al
cuore. Che quest’anno la Ellis-Taylor non sia stata quasi mai
considerata nella corsa ai premicome miglior attrice non
protagonista è un qualcosa che francamente non riusciamo a
comprendere.
Questo di RaMell
Ross è un esordio che merita di essere sostenuto
probabilmente per le sue intenzioni ancor più che nel risultato
finale. Nickel Boys possiede come testo
di partenza un romanzo potentissimo che il
regista interpreta in maniera coraggiosa e molto personale, non
riuscendo però a evitare che, in particolar modo nella parte
centrale, la storia venga soffocata dalla forma filmica scelta per
esporla. Merito indiscutibile del film è invece un finale
bellissimo, sorprendente e doloroso, che lascia dimenticare le
incertezze e alcune lentezze narrative. Se RaMell
Ross continuerà a proporci cinema così audace e non
disposto a scendere a compromessi, sarà con indubbio interesse che
ne seguiremo la carriera.
Il film poliziesco francese di
NetflixBastion 36 racconta la storia di un poliziotto
disprezzato che cerca di scoprire una minacciosa cospirazione che
si sta tramando all’interno del dipartimento di polizia. Dopo una
mossa sbagliata, Antoine viene retrocesso e trasferito dalla sua
vecchia squadra, il che porta a grandi cambiamenti all’interno del
dipartimento. Qualche mese dopo, due amici di Antoine della sua
vecchia squadra finiscono uccisi e un altro scompare. Di
conseguenza, Antoine non può fare a meno di indagare sul caso, con
grande disappunto dei suoi superiori. Di conseguenza, forze
superiori – e minacce esterne – cercano di mettere fuori gioco
l’agente prima che scopra la verità sulla faida che ha sconvolto il
destino della Bastion 36. Originariamente intitolato Bastion
36, questo film diretto da Olivier Marchal offre
un mistero avvincente che si svela in modi inaspettati. SPOILER IN
ARRIVO!
La trama di Bastion
36
Antoine Cerda è un agente della
Squadra 36 di Parigi che lavora con i suoi compagni come un
meccanismo ben oliato. Tuttavia, per affrontare i propri demoni,
partecipa anche a combattimenti clandestini. Una notte, un
avversario particolarmente vendicativo finisce per seguire il
poliziotto fuori dal ring e lo aggredisce per strada insieme ai
suoi amici. Sebbene Antoine riesca facilmente a respingere questi
uomini, la brutalità della lite pubblica, unita alle precedenti
azioni sconsiderate della sua squadra, attira l’ira dei superiori.
Di conseguenza, come punizione, viene retrocesso a poliziotto di
quartiere e trasferito in una zona meno prestigiosa della città.
Naturalmente, non accetta bene la retrocessione e finisce per
cadere in una spirale autodistruttiva.
Sei mesi dopo, Antoine ha
praticamente tagliato tutti i ponti con la sua vecchia squadra,
compresa Hanna, la sua ex ragazza, e continua a prestare servizio
nella sua nuova unità. Tuttavia, il suo passato torna a bussare
alla sua porta quando uno dei suoi ex compagni, Vinny, gli lascia
un messaggio vocale in cui confessa di aver commesso un grave
errore. Ma prima di poter rivelare la verità, viene ucciso da un
killer nella sua auto. Quando si diffonde la notizia della morte di
Vinny, un altro agente della squadra, Richard, scompare. Sua
moglie, Sophia, chiede aiuto ad Antoine, raccontandogli dei mille
modi in cui l’intera squadra era andata fuori controllo dopo il suo
trasferimento.
A quanto pare, Richard si era
ricoverato in una clinica psichiatrica a causa di una grave
paranoia. Tuttavia, ora, alla luce della morte di Vinny, sembra
essere scomparso dalla struttura. Quando Antoine arriva alla
clinica per indagare, incontra Victor, un uomo anziano amico di
Richard. Questi gli rivela che il poliziotto scomparso era convinto
che un boss della droga internazionale avesse preso di mira la sua
squadra. Gli fornisce anche un numero di emergenza lasciato
dall’uomo. Antoine contatta quindi Hanna, scontenta, per scoprire
chi sia la persona dietro quel numero.
Questo porta Antoine da Kristina,
una prostituta che aveva una relazione con Richard. Quando Richard
la chiama di nuovo per un incontro, Antoine riesce quasi a
rintracciarlo. Tuttavia, l’incontro va rapidamente a rotoli quando
una figura mascherata appare e attacca i due, uccidendo Kristina.
L’incidente aiuta le autorità a stabilire che la stessa persona è
responsabile dei recenti omicidi e che sta usando una pistola
registrata a nome di Richard. Questo porta anche alla sospensione
di Antoine per non aver seguito gli ordini e essersi intromesso
nelle indagini. Nel frattempo, lo stesso aggressore raggiunge anche
Hanna, mandandola all’ospedale proprio quando sta per scoprire la
verità. Tuttavia, prima che Antoine possa rinunciare alla sua
vendetta, uno dei suoi capi gli rivela una verità sconvolgente su
Sami e la sua squadra.
Chi ha ucciso Vinny e gli altri in
Bastion 36? e Perché?
La serie di morti che il misterioso
assassino si lascia alle spalle è al centro della cospirazione che
sta affliggendo la Bastion 36 e i suoi membri.
Poco dopo il trasferimento di Antoine, la sua squadra ha iniziato a
sgretolarsi. Hanna ha lasciato la squadra per unirsi al
dipartimento Narcotici, mentre Sami, il loro capo, è diventato
sempre più riservato. A quanto pare, la squadra era stata reclutata
in un team speciale segreto, destinato a eseguire in segreto gli
ordini dei superiori. Una delle loro missioni principali consiste
nel rintracciare Karim Mahmoudi, un pericoloso boss della droga che
il dipartimento sta cercando da tempo. Tuttavia, l’ex capo di
Antoine rivela che Sami e la sua squadra erano sospettati di
collusione con lo spacciatore su ordine dei loro superiori.
Nel frattempo, Richard, che ha
continuato a spostarsi da un rifugio all’altro sotto le istruzioni
di Sami, diventa sempre più agitato. Come Vinny, anche lui è
diventato paranoico riguardo a un lavoro misterioso che hanno
svolto e sta pensando di confessare tutto per liberarsi di
Mahmoudi. Per lo stesso motivo, alla fine decide di infrangere le
regole di Sami e torna a casa da Sophia. Tuttavia, è solo questione di tempo prima che l’altro uomo
lo scopra. Pertanto, Sami va a trovare il poliziotto per cercare di
dissuaderlo dal confessare. Quando capisce che i suoi sforzi sono
inutili, Sami estrae la pistola e spara a Richard e a sua
moglie.
Così viene alla luce la verità: era
il capo della squadra a essere dietro agli omicidi. A quanto pare,
mentre Sami e la sua squadra erano in combutta con Mahmoudi, hanno
anche compiuto una grave mossa contro di lui. Durante uno scambio
di droga, la banda ha rubato due milioni di dollari al nipote di
Mahmoudi, Ichem. Tuttavia, mentre stanno rubando il denaro, Richard
agisce d’impulso, causando inevitabilmente la morte di Ichem.
Sebbene inizialmente la squadra decida di mantenere il segreto,
alla fine la pressione ha la meglio. Mentre ognuno di loro si
avvicina all’idea di confessare, Sami li elimina uno ad uno per
garantire la sicurezza del suo segreto.
A sua volta, Sami dipinge Mahmoudi
come il probabile autore del delitto, alimentando ulteriormente la
paranoia della squadra. Antoine scopre il coinvolgimento della
squadra nell’omicidio di Ichem dopo aver seguito Mahmoudi in un
luogo remoto dove il criminale tortura il suo partner Tyson per
ottenere informazioni sulla morte di Ichem. Tornato a casa di
Richard, Sami pulisce le sue impronte dalla pistola dell’ex, che ha
tenuto in suo possesso per tutto questo tempo, e inscena la scena
per farla sembrare un suicidio. In questo modo, dipinge
efficacemente Richard come l’assassino. Tuttavia, quando Mahmoudi
scopre il suo coinvolgimento nella morte di Ichem, una nuova
minaccia incombe sul destino del poliziotto.
Cosa succede ai file di Richard?
Dove sono finiti i soldi di Mahmoudi?
Fortunatamente per Sami, Antoine,
che ancora non è a conoscenza delle azioni omicide del suo ex capo,
lo avverte di Mahmoudi. Pertanto, è in qualche modo preparato ad
affrontare l’uomo quando torna a casa da sua moglie e dai suoi
figli. Contemporaneamente, Antoine contatta anche il suo attuale
partner, Titus, per chiedergli aiuto nell’affrontare la situazione
nonostante la sua sospensione. Durante la lite tra Sami e Mahmoudi,
il primo rivela di aver compiuto la rapina solo su ordine dei suoi
superiori, che volevano scatenare una guerra tra bande. Tuttavia,
Mahmoudi non ha alcun interesse a smascherare la corruzione che
imperversa nel dipartimento di polizia di Parigi.
Il confronto sfocia inevitabilmente
in una sparatoria. Tuttavia, proprio come Antoine, anche Charles,
del dipartimento di polizia di Parigi, riesce ad arrivare sul posto
appena in tempo. Mette fuori combattimento Mahmoudi, uccidendolo
sul colpo, mentre Antoine insegue Sami. Sebbene cerchi di
assicurarsi che tutti escano vivi dalla situazione, l’altro uomo si
rifiuta di obbedire. Per lo stesso motivo, Antoine non ha altra
scelta che uccidere Sami. Tuttavia, questo non mette fine alla rete
di cospirazioni che affligge il dipartimento di polizia. Il
poliziotto sa che i suoi superiori hanno coinvolto la sua ex
squadra in ogni missione illegale. Tuttavia, sulla scia delle loro
morti, il dipartimento vuole nascondere la verità e usare Mahmoudi
come capro espiatorio, presentandolo come l’assassino.
Il dipartimento è preoccupato per lo
scandalo mediatico che scoppierebbe se venisse alla luce la verità
sulla collaborazione di Sami con Mahmoudi e sul furto ai suoi
danni. Inoltre, vogliono mantenere segreta la verità sulla sua
serie di omicidi contro i suoi stessi colleghi. Per comprare il
silenzio di Antoine, gli offrono promozioni e riconoscimenti,
stabilendo che i registri ufficiali rifletteranno che ha sempre
lavorato su ordine del dipartimento. In questo modo, lo hanno
efficacemente utilizzato per fare il lavoro sporco, mantenendo
segreta la loro corruzione. Tuttavia, emerge un barlume di speranza
che spinge il poliziotto verso un percorso più onesto.
A quanto pare, mentre era in vita,
Richard aveva conservato tutti i documenti relativi alle
comunicazioni ufficiali tra la sua squadra SI e i capi del
dipartimento. In seguito, Victor riceve questi file alla clinica e
li condivide con Antoine. Cronologizzando la verità con fatti e
prove legittime, Richard ha essenzialmente creato un modo
infallibile per rivelare la verità sulla corruzione nel
dipartimento di polizia di Parigi. Inoltre, questo suggerisce anche
un’altra minacciosa verità sul dipartimento SI. Dopo che Sami e gli
altri hanno portato a termine il furto ai danni di Mahmoudi, il
denaro rubato è scomparso dal gioco da tavolo.
Sebbene Sami abbia cercato di
dividerlo tra i membri della squadra, tutti hanno rifiutato di
tenere il denaro rubato. Questo ha costretto il capo della squadra
a diffondere voci su Mahmoudi, scatenando la paranoia di tutti.
Pertanto, dato che nessuno dei membri della squadra ha il denaro e
che i superiori del dipartimento hanno approvato la missione, è
probabile che siano ancora in possesso del denaro. Ciò significa
che si potrebbe potenzialmente trovare un filo conduttore che
collega il dipartimento all’intera operazione. Una volta entrato in
possesso dei file di Richard, Antoine decide di lottare per la
verità nonostante la resistenza che potrebbe incontrare da parte di
Charles e del dipartimento. Tuttavia, il poliziotto muore
tragicamente poco dopo. Di conseguenza, Charles riesce a sottrarre
i file dalla scena del crimine, salvaguardando ancora una volta i
segreti del dipartimento corrotto.
Antoine è davvero morto in
Bastion 36? Chi l’ha ucciso?
La morte di Antoine è uno shock che
sconvolge la trama. Finora, il dipartimento di Parigi è riuscito a
farla franca senza problemi, mentre i suoi agenti hanno dovuto
pagare il prezzo delle loro decisioni. Poiché i capi del
dipartimento sono responsabili della narrazione, nascondono
semplicemente la verità su Sami e sugli affari illegali della sua
squadra per evitare scandali pubblici. Pertanto, i fascicoli di
Richard rappresentano la minaccia più grande per il dipartimento.
Nonostante ciò, i superiori di Charles rimangono fiduciosi che la
parola di un agente morto abbia poca validità contro di loro.
Per lo stesso motivo, Antoine ha la
possibilità di smascherare le bugie del dipartimento rendendo
pubblici i contenuti dei fascicoli di Richard. Tuttavia, uno
sfortunato incidente gli ruba ogni possibilità. In seguito, il
poliziotto si reca al suo club di combattimento clandestino per
restituire le risorse che aveva preso in prestito dal proprietario
e dal suo amico Marcus. Tuttavia, una volta entrato nell’area,
attira l’attenzione del criminale che aveva brutalmente picchiato
sei mesi prima. A quanto pare, l’uomo è ancora vendicativo per
l’incidente. Pertanto, proprio come aveva attaccato Antoine mesi
prima, prende di mira nuovamente il poliziotto, questa volta con
una pistola.
Antoine muore così per mano di un
criminale di basso livello con l’ego ferito. Di conseguenza, la
verità sulla cospirazione all’interno del dipartimento di polizia
di Parigi muore con lui. Il dipartimento lo trasforma in un eroe e
in un simbolo dell’integrità della polizia. Dopo la sua morte,
viene ricoperto di medaglie e promozioni, decorato come ufficiale
dello stesso sistema che voleva abbattere. Nel frattempo, i suoi
cari, compresa Hanna, rimangono all’oscuro della verità. Il finale
cupo mette in evidenza il potere smisurato dei dipartimenti
governativi corrotti, che permette loro di farla franca. D’altra
parte, le persone che abusano, in particolare poliziotti come
Antoine e la sua squadra, finiscono per pagare un prezzo ingiusto e
vengono messe a tacere con la morte.
Stranger Things – stagione 4 volume 1
si conclude in modo drammatico, rivelando finalmente la storia
segreta di Eleven e l’origine di Vecna. Pubblicizzato come l’inizio
della fine, il volume 1 della quarta stagione di Stranger
Things espande il franchise in direzioni inaspettate. Gli
episodi della quarta stagione di Stranger Things sono più
lunghi, in parte per riflettere la vastità del palcoscenico su cui
ora recitano i personaggi. Questa volta il cast in continua
espansione è sparso in tutto il mondo, con Joyce e Murray che si
recano persino in Russia alla ricerca di Hopper.
La trama principale, ovviamente, si
svolge ancora a Hawkins, dove Stranger Things affronta un
nuovo tipo di mostro proveniente dall’Upside
Down. Piuttosto che una semplice creatura, Vecna è un essere
umanoide che possiede la capacità di entrare nella mente degli
altri e ucciderli in modo davvero brutale. Opera dall’Upside Down
stesso e ogni volta che uccide apre un altro Portale. I ragazzi di
Hawkins cercano di usare questi portali contro di lui nella prima
parte della quarta stagione di Stranger Things, ma in realtà
i loro piani non avrebbero mai funzionato: Vecna è semplicemente
troppo potente. Solo una persona può affrontare Vecna: Eleven, che
sta lavorando insieme al dottor Martin Brenner per recuperare i
suoi poteri.
La stagione 4 volume 1 di
Stranger Things culmina in un finale fragoroso quando Vecna
contrattacca i bambini di Hawkins, rivelando la sua storia a Nancy.
Molti dei misteri vengono risolti in modo piuttosto efficace in
questi primi sette episodi, mentre gli ultimi due usciranno il 1°
luglio. Ecco tutto quello che c’è da sapere per capire il
drammatico finale della stagione 4 volume 1 di Stranger
Things.
Nancy morirà nell’Upside
Down?
Stranger Things stagione 4
volume 1 ha visto Steve, Nancy, Robin ed Eddie entrare nell’Upside
Down, dove si sono subito resi conto di non avere alcuna
possibilità contro Vecna e le creature mostruose provenienti
dall’Upside
Down. Fortunatamente, Dustin deduce la posizione di un altro
portale e riesce a comunicarla agli altri utilizzando metodi
collaudati che fanno parte della serie sin dalla prima stagione.
Tuttavia, mentre stanno fuggendo, il gruppo viene avvistato da uno
dei Demobat, che permette a Vecna di scoprire la loro posizione
attraverso la mente collettiva di cui fa parte. Riesce a colpire
prima che tutti riescano a fuggire, attaccando la mente di Nancy
con le sue illusioni.
Vecna gioca sulla paura e sul
dolore, torturando le sue vittime con visioni dei loro peccati
passati. Nel caso di Nancy, riesce a sfruttare il suo rimorso per
la morte dell’amica Barb nella prima stagione di Stranger
Things; Nancy era senza dubbio responsabile della morte di
Barb, avendola trascinata a una festa e abbandonata a dormire con
Steve, lasciandola sola in balia di un Demogorgon. La scena ha uno
strano sapore meta, perché l’accusa di Vecna che Nancy abbia
dimenticato la sua amica ricorda le lamentele del movimento
#Justice4Barb scoppiato dopo la prima stagione. Lungi dall’aver
dimenticato Barb, però, sembra che Nancy abbia seppellito il suo
dolore e l’odio verso se stessa nel profondo della sua mente,
permettendo a Vecna di sfruttarlo. Più Nancy rimane nella visione,
più è in pericolo. Fortunatamente, però, non è sola e i ragazzi
sono già riusciti a far uscire Max da una trance simile. Si spera
che riescano a fare qualcosa di simile per Nancy.
La spiegazione dell’identità e
la storia di Vecna
Stranger Things ha sempre
giocato con i tropi dell’horror, ma Vecna è un nuovo tipo di
horror: umano, in grado di comunicare, tentare e provocare. Quando
entra nella mente di Nancy, si rende conto che lei è vicina a
scoprire la sua vera identità. Credendo di non avere nulla da
temere, poiché pensa che Nancy sia ora sotto il suo controllo,
Vecna le rivela la sua storia. Questo coincide con l’esplorazione
della propria psiche da parte di Eleven nel Progetto Nina del
dottor Brenner, mentre affronta i suoi ricordi repressi.
Sembra che Vecna sia in realtà Henry
Creel, il figlio di Victor Creel, il presunto serial killer di
Hawkins, imprigionato nel Pennhurst Mental Hospital dopo essere
stato accusato dell’omicidio della moglie e della figlia nel 1959.
Henry era il vero assassino, un bambino con tutti i poteri di
Eleven ma senza la sua coscienza.
Avrebbe ucciso anche suo padre
Victor se non avesse esagerato, finendo in coma. Si è risvegliato
sotto le cure del dottor Martin Brenner, diventando il primo
soggetto di sperimentazione di Brenner.
Henry Creel è il Numero Uno:
l’origine del laboratorio Hawkins
Henry Creel è diventato il Numero
Uno, il modello per tutti i futuri esperimenti del dottor Brenner.
All’inizio Brenner ha cercato di controllare il Numero Uno, ma
quando ha capito che era impossibile, si è accontentato di trovare
un modo per limitare i suoi poteri. Fatto ciò, Brenner ha lavorato
duramente per riprodurre Victor Creel, creando una serie di bambini
dotati di poteri speciali, tra cui Eleven. Questi bambini sono
cresciuti sotto la cura del dottor Brenner e per loro Henry Creel
era solo uno degli inservienti. Ma Henry ha ingannato Eleven per
liberarlo, poi ha ucciso le guardie e gli altri soggetti di
sperimentazione del Laboratorio Hawkins. Avrebbe fatto lo stesso
con Eleven, se lei non si fosse dimostrata più potente di lui e non
lo avesse sconfitto. È stata questa battaglia a creare la prima
“finestra” sull’Upside Down al Laboratorio Hawkins,
attraverso la quale Henry è stato catapultato nell’Upside Down. Lì,
con il corpo orribilmente mutilato dall’esperienza, si è fuso con
la mente collettiva del Mind Flayer per diventare Vecna.
Stranger Things ha sempre
fatto riferimento al genere dei supereroi: un esempio classico è
l’Hellfire Club della quarta stagione, tratto dai fumetti degli
X-Men. Ora ha abbracciato un tropo tradizionale dei supereroi,
perché Vecna è essenzialmente un’immagine speculare e contorta
dell’eroe. Inoltre, il retroscena di Vecna lo inserisce nella
storia di Eleven, legando i due personaggi in modo intrigante.
Questo retcon ha un impatto importante sui Stranger Things
universe tie-ins, che hanno visto protagonisti altri soggetti dei
test di Hawkins con poteri molto diversi. Ci sono prove di un certo
grado di coordinamento tra i fratelli Duffer e i team che lavorano
su altri media; la sceneggiatrice di fumetti Jody Houser ha
dichiarato a Gizmodo di non poter utilizzare il personaggio
Number One, suggerendo che i fratelli Duffer sapevano di avere dei
progetti in cantiere. Ma il coordinamento non deve essere andato
molto lontano, perché il volume 1 della quarta stagione di
Stranger Things contraddice gran parte di questi
contenuti.
Qual è il piano di
Vecna?
Il passato di Vecna è stato
finalmente svelato, ma il suo piano rimane un mistero. I Portali
che ha aperto potrebbero facilmente fungere da testa di ponte per
un esercito inviato dal potente Mind-Flayer; il fatto che non lo
abbia fatto suggerisce che abbia in mente qualcosa di peggiore di
un’invasione. È possibile che Vecna stia effettivamente cercando di
creare un numero sufficiente di porte per unire il mondo capovolto
e quello reale, in modo che le dimensioni entrino in collisione;
strani terremoti stanno scuotendo il mondo capovolto, forse segni
di instabilità dimensionale.
Perché il mondo capovolto è
bloccato nel 1983
Mentre si trova nell’Upside Down,
Nancy è scioccata nel rendersi conto che questa copia distorta di
Hawkins è rimasta bloccata nel 1983, precisamente nello stesso
giorno in cui Eleven ha aperto il portale per la prima volta. È
possibile che l’apertura del portale abbia fuso un’altra
dimensione, la dimora del Mind-Flayer, dei Demogorgon e delle altre
creature che sono state viste in Stranger Things, con una
copia difettosa di Hawkins. Tuttavia, esiste ancora una vaga
connessione tra l’Upside Down e il mondo reale, il che spiega
perché Will potesse usare le luci per comunicare tra le dimensioni
nella prima stagione di Stranger Things.
Il Progetto Nina spiegato: come
Eleven ha riacquistato i suoi poteri
Nel frattempo, Eleven partecipa a un
altro esperimento del dottor Brenner, il Progetto Nina, nel
tentativo di riacquistare i suoi poteri. Il dottor Brenner ritiene
che ci sia un parallelo tra la perdita dei poteri di Eleven e
l’esperienza di alcuni sopravvissuti a un ictus, che perdono le
loro capacità perché il loro cervello non funziona più allo stesso
modo. Secondo Brenner, la chiave per riportare Eleven alla
normalità è costringerla a rivivere gli eventi che le hanno
permesso di liberare il suo potenziale, ovvero il massacro al
laboratorio Hawkins e la sua battaglia con Vecna. La mente di
Eleven ha represso questi ricordi per anni, ma la sofisticata vasca
di deprivazione sensoriale di Brenner la costringe finalmente ad
affrontarli. Se la teoria di Brenner è corretta, Eleven ha appena
riacquistato i suoi poteri, anche se non li usa nella stagione 4,
episodio 7 di Stranger Things.
Cosa succede dopo a Hopper,
Joyce e Murray in Russia
L’episodio 7 della quarta stagione
di Stranger Things riprende la scena post-crediti della terza
stagione, che rivelava che i russi avevano catturato un Demogorgon
mentre si trovava a Hawkins e lo stavano dando in pasto ai
prigionieri. Fortunatamente, Hopper riesce a capire come tenere a
bada un Demogorgon abbastanza a lungo da ottenere il suo miracolo,
mentre Joyce e Murray riescono a farlo uscire dall’arena
improvvisata dove stava combattendo contro la creatura.
Il gruppo deve ora fuggire dalla
prigione in Kamchatka e trovare un modo per tornare negli Stati
Uniti.
Suzie salva di nuovo il mondo
(andrà anche lei a Hawkins?)
Un’ultima sottotrama della stagione
4, volume 1 di Stranger Things è incentrata su Mike, Will e
Jonathan che cercano di scoprire cosa è successo a Eleven. Si
recano dalla fidanzata di Dustin, Suzie, convinti che lei abbia le
competenze informatiche necessarie per rintracciare El hackerando
un codice che hanno ricevuto da un agente governativo morto mentre
li proteggeva. La loro scommessa paga, con Suzie che sblocca la
posizione del Progetto Nina con notevole facilità. Presumibilmente
ora sono tutti diretti al Progetto Nina per avvertire Eleven che
alcune figure del governo la ritengono responsabile degli eventi di
Hawkins e la stanno cercando. La domanda interessante è se Suzie
deciderà di farsi coinvolgere; le hanno mentito per convincerla a
collaborare con loro, ma è da tempo che Dustin le racconta storie
incredibili sul salvare il mondo, e sarebbe una bella ricompensa
vederla assumere un ruolo più importante.
Stranger Things 4 – Volume 2:
tutto quello che sappiamo
Alcune scene chiave dei trailer
della quarta stagione di Stranger Things non sono state
ancora viste nella serie, il che significa che fanno parte degli
ultimi due episodi. Diverse mostrano truppe che attaccano il
Progetto Nina, mentre Eleven usa di nuovo i suoi poteri. Una scena
divertente mostra Eddie che suona la sua chitarra elettrica
nell’Upside Down, forse per aiutare Nancy a uscire dal suo stato di
trance; lei appare in diverse scene che non sono ancora state
viste, confermando che sopravviverà all’Upside Down. Ma la cosa più
emozionante di tutte sono un paio di scene indistinte di una
battaglia tra Eleven e Vecna nell’Upside Down. L’episodio 8 della
quarta stagione di Stranger Things durerà 1 ora e 25 minuti,
mentre l’episodio finale avrà una durata incredibile di 2 ore e 30
minuti. Realisticamente, quindi, quelle scene potrebbero ancora
nascondere molti colpi di scena importanti nella quarta stagione di
Stranger Things.
La recente incursione di Netflix nel genere horror fantascientifico alimentato
dalla nostalgia degli anni ’80, Stranger
Things dei fratelli Duffer, è composta da otto episodi
di “Amblin davvero dark” ispirati a
Steven Spielberg, John Carpenter e Stephen King. La serie segue
gli abitanti di una piccola città dell’Indiana che indagano sulla
scomparsa di un ragazzino. Stranger Things inizia con il mistero di
cosa sia successo a Will Byer (Noah Schnapp), ma con il progredire
della stagione, diventa chiaro che la risposta a questo particolare
enigma è più oscura e complicata di quanto chiunque a Hawkins,
nell’Indiana, potesse immaginare, men che meno i tre migliori amici
di Will, Mike (Finn
Wolfhard), Dustin (Gaten Matarazzo) e Lucas (Caleb McLaughlin),
che scoprono una ragazza di nome Eleven (Millie Bobby Brown) nel
mezzo del bosco.
Nel finale della prima stagione,
“Capitolo otto: Il mondo alla rovescia”, Joyce Byers (Winona Ryder)
e il capo Hopper (David Harbour) viaggiano nel mondo alla rovescia
attraverso il Laboratorio Nazionale di Hawkins alla ricerca di Will
per riportarlo a casa. Inoltre, Nancy (Natalia Dyer), Jonathan
(Charlie Heaton) e Steve (Joe Keery) tentano di sconfiggere
Demogorgon, mentre Eleven e i ragazzi affrontano lo scontro finale
con il dottor Brenner (Matthew Modine). L’episodio si conclude con
una sequenza che riprende un mese dopo il salvataggio di Will e la
sconfitta di Demogorgon, con alcuni nodi che vengono sciolti e
altri lasciati in sospeso.
Ora, se non siete ancora sicuri di
cosa pensare del finale della prima stagione di Stranger
Things, analizziamo il Demogorgon, Eleven, l’Upside
Down e l’epilogo del “Capitolo otto: L’Upside Down”, oltre a
ciò che potrebbe significare per la seconda stagione della serie,
ancora non annunciata.
L’ultima battaglia di
Eleven
La storia di Eleven e del suo
coinvolgimento con il dottor Brenner e il laboratorio Hawkins si è
sviluppata lentamente nel corso della prima stagione di Stranger
Things, rivelando che la ragazza possiede potenti poteri
telecinetici. Anche la portata dei poteri di El è stata rivelata
gradualmente, culminando nella sua resa dei conti finale, prima con
un corridoio pieno di uomini del dottor Brenner, che ha ucciso con
lo stesso metodo usato in precedenza contro gli assistenti di
laboratorio, poi con Demogorgon, per salvare i suoi amici.
Nella sua resa dei conti finale
contro il Demogorgon, Eleven è in uno stato di debolezza a causa
del tempo trascorso nella vasca di deprivazione sensoriale
improvvisata alla ricerca di Will (che avviene durante il penultimo
episodio, “Capitolo 7: La vasca da bagno”) e dell’attacco ai
collaboratori di Brenner. Poi, quando Eleven distrugge il
Demogorgon, riducendo la bestia in particelle di materia, viene
avvolta dalla distruzione e scompare. Non è chiaro cosa succeda a
El, se sia stata distrutta insieme al Demogorgon o se sia stata
trasportata altrove, ad esempio in un’altra dimensione.
Durante tutta la prima stagione è
stato stabilito che i poteri di El la indeboliscono, causandole una
sorta di danno fisico al cervello, come dimostrano il sangue che le
esce dal naso e dalle orecchie durante il suo scontro con il
Demogorgon. Quindi, è possibile che l’uso dei suoi poteri per
sconfiggere il Demogorgon abbia causato danni irreparabili al suo
corpo. Certamente, considerando che Eleven si volta verso i suoi
amici e dice specificamente addio a Mike, in quella scena crede di
voler spingere i limiti dei suoi poteri telecinetici potenzialmente
fino alla morte per sconfiggere la bestia.
Detto questo, è più probabile che
Eleven sia stata trasportata in un’altra dimensione attraverso o
con il Demogorgon. Sappiamo che la creatura si ritira nell’Upside
Down quando è ferita, poiché è quello che ha fatto dopo l’attacco
di Nancy, Jonathan e Steve. Ma non sappiamo cosa succede a un
Demogorgon quando muore.
I poteri di Eleven colpiscono un
essere vivente dall’interno (l’osso rotto del bullo, il cervello
degli uomini di Brenner), ma il Demogorgon ha reagito in modo
diverso, disintegrandosi in particelle di materia, e in Stranger
Things non ci sono precedenti che indichino cosa siano queste
particelle o di cosa sia capace un Demogorgon in fin di vita. Forse
è tornato nell’Upside
Down, o ha viaggiato in una dimensione completamente nuova,
portando El con sé: questa sembra l’ipotesi più probabile, dato che
la nuvola di particelle di Demogorgon avvolge El prima della sua
scomparsa.
Il salvataggio di Will
Dopo aver cercato Will per tutta la
stagione, Joyce e Hopper si dirigono nell’Upside Down, dove sanno
che si trova il bambino, indossando tute protettive contro i rischi
biologici del laboratorio Hawkins. Sebbene il salvataggio di Will
sembri abbastanza semplice, e il peso emotivo della scena attinga
all’arco narrativo di Joyce lungo tutta la stagione e ai flashback
di Hopper durante l’episodio, questa è la visione più lunga che gli
spettatori hanno dell’Upside Down nella prima stagione. Alla fine
del “Capitolo otto”, Will è uno dei quattro personaggi che hanno
viaggiato nell’Upside Down e sono tornati nella loro dimensione,
insieme a Joyce, Hopper e Nancy.
Inoltre, sebbene l’Upside Down sia
spiegato attraverso la conoscenza dei ragazzi di Dungeons &
Dragons e del suo Regno delle Ombre, ci sono ancora molte cose
che non sappiamo al riguardo. In particolare, non sappiamo cosa
siano le escrescenze sulle pareti e sulle strade, cosa stessero
facendo con Will o se fossero controllate dal Demogorgon. Dato che
Stranger Things esplora in gran parte l’Upside Down
attraverso i personaggi principali, che ne sanno molto poco, gli
spettatori rimangono con più domande che risposte su questo aspetto
particolare della serie.
Detto questo, c’è una scena nel
viaggio di Hopper e Joyce attraverso l’Upside Down che offre un
indizio specifico: Hopper che indaga su quello che sembra essere un
uovo schiuso. Non è chiaro se l’uovo sia il luogo da cui proviene
il Demogorgon, anche se ciò sembra improbabile dato che El ha
affrontato il Demogorgon prima di aprire il portale per l’Upside
Down e sarebbe strano mostrare agli spettatori l’uovo a questo
punto della storia se fosse solo per spiegare che la bestia
proviene da un uovo. Ma se l’uovo non è il luogo da cui proviene il
Demogorgon, allora sorge la domanda: cosa è nato esattamente da
esso? Potrebbe trattarsi di un altro Demogorgon o di una creatura
completamente diversa.
L’epilogo
La sequenza finale del “Capitolo
otto” presenta un salto temporale che vede i ragazzi tornare a
giocare a Dungeons & Dragons, questa volta con Lucas, Will e
Dustin d’accordo sul lancio di una palla di fuoco. Una breve
inquadratura della bacheca della stazione di polizia conclude la
vicenda della scomparsa di Will attraverso una serie di ritagli di
giornale con i titoli: “Il ragazzo che è tornato in vita”, “Il
laboratorio Hawkins blocca le indagini”, “Altre teste cadono nello
scandalo della polizia di Stato” e “Coroner arrestato per
aver falsificato l’autopsia”.
Tutto sommato, l’epilogo riporta
Stranger Things allo status quo di Hawkins, Indiana: Nancy
sta con Steve, anche se danno a Jonathan una macchina fotografica
sostitutiva; i Byers tornano alla vita di sempre nella loro casa
ormai riparata; Hopper è ancora burbero e prende in giro i suoi
colleghi. Tuttavia, ci sono due brevi scorci al di fuori dello
status quo: Hopper che lascia un contenitore di cibo nella foresta
insieme ad alcuni waffle Eggo, e Will che tossisce una lumaca e ha
una visione dell’Upside Down.
Dato che Hopper lascia un paio di
waffle Eggo in quello che sembra essere il tipo di scatola usata
dai campeggiatori per proteggere il cibo dagli animali, sembrerebbe
che sappia che Eleven è ancora là fuori da qualche parte, o che
creda/sperasse che lo sia. Prima del salto temporale, Hopper viene
visto salire in macchina con alcuni dipendenti del laboratorio
Hawkins. Sebbene non sia chiaro a cosa si riferisse, è possibile
che abbia stretto un nuovo accordo con loro (oltre a quello che gli
ha permesso di andare a cercare Will insieme a Joyce in cambio del
loro silenzio). Tuttavia, questa scena offre la speranza che Eleven
sia ancora viva.
Per quanto riguarda la visione di
Will, sembrerebbe che il tempo trascorso nell’Upside Down, circa
una settimana, lo abbia influenzato. Tra tutti i personaggi che
hanno viaggiato in quella dimensione e sono tornati a casa, lui è
quello che ha trascorso più tempo lì e, dato che i tecnici del
Laboratorio Hawkins hanno detto a Joyce e Hopper che l’aria è
tossica, è chiaro che ci saranno effetti duraturi sul ragazzo.
Tuttavia, tra la lumaca che ha espulso e la visione, resta da
vedere come esattamente questi effetti altereranno Will in futuro:
peggioreranno o miglioreranno col tempo?
Guardando alla seconda
stagione
Sebbene la prima stagione di
Stranger Things abbia risolto il mistero principale, ovvero
la scomparsa di Will, e il mostro Demogorgon sia stato sconfitto, i
personaggi principali (e, per estensione, gli spettatori) non sanno
ancora molto sull’Upside Down, sulla creatura o sulla portata dei
poteri di Eleven. Di conseguenza, anche se abbiamo la risposta a
una domanda, il “Capitolo Otto” lascia molte altre questioni da
esplorare nella seconda stagione. Infatti, in un’intervista con
Variety, i fratelli Duffer hanno rivelato che questo era
il punto centrale del finale: “Alla fine della serie non sanno
né capiscono tutto. Questo è voluto”.
Quindi, il finale di Stranger
Things ha volutamente lasciato gli spettatori con delle
domande, ma gli showrunner hanno intenzione di esplorarle nelle
prossime stagioni. Inoltre, gli showrunner hanno detto che ci sarà
un salto temporale tra la prima e la seconda stagione (cioè, se
Netflix rinnoverà la serie, anche se sembra incredibilmente
probabile che il servizio di streaming lo farà). Gli spettatori
torneranno a seguire i personaggi circa un anno dopo gli eventi
della prima stagione.
Il salto temporale consentirà a
Stranger Things di ripartire da zero, dato che sarà passato
molto tempo dalla scomparsa e dal ritorno di Will. Tuttavia,
considerando il conflitto con il Laboratorio Hawkins, la sorte di
Eleven e l’esistenza dell’Upside Down ancora irrisolti, è probabile
che la serie esplorerà questi aspetti fantascientifici in futuro,
offrendoci, si spera, un’altra stagione avvincente e
divertente.
È stato confermato che la quinta
stagione di Stranger
Things sarà l’ultimo capitolo dell’epica saga
horror fantascientifica dei fratelli Duffer, e l’ultimo volume
della storia di Eleven, Will e della città di Hawkins è atteso con
grande trepidazione. Il finale della quarta stagione in due parti
di Stranger Things ha visto gli eroi
affrontare Vecna, mentre Hawkins è rimasta alle prese con un’altra
frattura causata dal cattivo. La storia ha ancora un ultimo arco
narrativo da coprire, e la quinta stagione di Stranger
Things porterà finalmente a termine, in un modo o nell’altro,
la lotta di Eleven contro Vecna e il Mondo Invertito.
I fratelli Duffer hanno pianificato
la vasta trama di Stranger Things fin dall’inizio, con una
storia articolata su più stagioni già pronta prima che Netflix presentasse al mondo Eleven, Hawkins e
l’Upside
Down. Dal debutto della serie nel 2016, Eleven e gli altri eroi
di Hawkins hanno affrontato incredibili difficoltà, perdendo amici
e familiari e salvando il mondo in diverse occasioni. Per ogni
vittoria, però, l’Upside Down diventa più intelligente, scatenando
nuovi incubi. È chiaro che prima della fine della quinta stagione
di Stranger Things, ci dovrà essere uno scontro finale di
proporzioni epiche.
Le ultime notizie sulla quinta
stagione di Stranger Things
I fratelli Duffer aggiornano la
timeline
Mentre continua l’attesa per
l’ultima stagione della popolare serie originale Netflix, arrivano
le ultime notizie sotto forma di un aggiornamento sulla
timeteline della quinta stagione di Stranger Things da parte
dei fratelli Duffer. Il dinamico duo dietro la serie ha parlato
candidamente di quando i fan potranno vedere la quinta stagione, e
le notizie sono sia buone che cattive. Ross e Matt Duffer hanno
confermato che il 2025 è la data di uscita, ma hanno anche detto
che “c’è ancora molta strada da fare”. Questo fa pensare
che Stranger Things non arriverà su Netflix prima della fine
dell’anno, ma non c’è ancora niente di confermato.
Per quanto riguarda le buone
notizie, i due hanno confermato che la stagione finale è ormai in
fase avanzata di post-produzione, iniziata nel gennaio 2025. Hanno
detto: “Al momento ci stiamo concentrando sulle sequenze di
effetti visivi”, prima di rivelare: “In realtà siamo in
anticipo sulla tabella di marcia, cosa rara per noi.”
Sebbene la serie stia recuperando terreno nella fase di
post-produzione, è improbabile che l’ultima stagione arrivi presto,
soprattutto se Netflix ha intenzione di rilasciarla in un periodo
specifico dell’anno.
Stato della produzione della
quinta stagione di Stranger Things
Le riprese della quinta stagione
si sono concluse a dicembre 2025
Le riprese si protrarranno per
quasi tutto il 2024, prima di concludersi a dicembre
Non c’è ancora una data di uscita
per la quinta stagione di Stranger Things, ma Finn Wolfhard
ha ipotizzato che potrebbe essere all’inizio del 2025 (viaGQ).
Questo prima degli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA, che hanno
causato il rinvio di molte serie, tra cui Stranger Things.
Per questo motivo, le riprese non potranno iniziare prima
dell’inizio del 2024. Le riprese si protrarranno per quasi
tutto il 2024, prima di concludersi a dicembre. Nel luglio 2024, il
CEO di Netflix Ted Sarandos ha confermato che la stagione 5
di Stranger Things arriverà nel corso del 2025, ma questa
finestra piuttosto ampia non è stata ridotta a un intervallo più
specifico.
Nel febbraio 2025, i fratelli
Duffer hanno confermato di essere immersi nel processo di
post-produzione, ma di non essere ancora in grado di
restringere il periodo di uscita. Pur annunciando di essere in
anticipo sui tempi, hanno anche confermato che la quinta stagione
non sarebbe arrivata a breve.
Cast della quinta stagione di
Stranger Things
Il cast principale torna per
l’ultima volta
Sebbene non ci siano stati annunci
ufficiali sul cast della quinta stagione di Stranger Things,
si prevede che la maggior parte, se non tutti, i membri del cast
principale torneranno. Stranger Things è riuscita a
evitare qualsiasi controversia sul ricambio del cast, e la quinta
stagione non dovrebbe essere diversa. Anche i membri del cast i cui
personaggi sono morti potrebbero tornare sullo schermo, compresa
Max di
Sadie Sink, il cui destino era incerto nel finale della
quarta stagione. Tuttavia, alcune immagini recenti dal set mostrano
che Max potrebbe essere viva dopo la sua terribile esperienza, e
Sadie Sink avrà senza dubbio un ruolo nella quinta stagione.
Inoltre,
Linda Hamilton si unirà al cast della quinta stagione di
Stranger Things. L’annuncio del casting di Hamilton per
la quinta stagione di Stranger Things ha accennato a un
collegamento con l’Upside Down, il che significa che potrebbe
interpretare un ruolo da cattiva per l’iconica eroina di
fantascienza. Le foto dal set hanno rivelato il ritorno di Amybeth
McNulty nei panni di Vickie, mentre Cara Buono riprenderà il ruolo
di Karen Wheeler. Anche il malvagio Dr. Brenner interpretato da
Matthew Modine tornerà nonostante sia “morto” nella quarta
stagione.
Dettagli sulla trama della
quinta stagione di Stranger Things
Vecna viene sconfitto nella seconda
parte della quarta stagione di Stranger Things, ma non viene
ucciso, e la sua scomparsa prefigura quasi certamente il suo
ritorno come cattivo della stagione finale. Nel frattempo, i
quattro portali che si sono aperti in tutta Hawkins si collegano al
centro, aprendo voragini nella città con la suggestione che
qualsiasi cosa (o persona) nell’Upside Down possa ora entrare nella
città. Secondo i Duffer, c’è già un piano preciso per la trama
della quinta stagione di Stranger Things, come hanno
rivelato nella loro lettera ai fan:
“Ci sono ancora molte storie emozionanti da raccontare
nel mondo di Stranger Things: nuovi misteri, nuove avventure, nuovi
eroi inaspettati. Ma prima speriamo che continuerete a seguirci
mentre completiamo questa storia di una ragazza potente di nome
Eleven e dei suoi coraggiosi amici, di un capo della polizia
distrutto e di una madre feroce, di una piccola città chiamata
Hawkins e di una dimensione alternativa chiamata Upside Down. Come
sempre, vi siamo grati per la vostra pazienza e il vostro
sostegno”.
È noto che la quinta stagione di
Stranger Things concluderà la storia, il che significa che gli
ultimi episodi dovranno essere ancora più emozionanti di quelli
precedenti. Il destino di personaggi come Max è ancora in bilico e
la quinta stagione dovrà affrontare immediatamente il suo coma per
soddisfare la curiosità dei fan. Al momento non si sa come la
stagione finale aumenterà la posta in gioco, ma si prevede che
l’Upside Down invaderà ancora di più Hawkins.
Trailer diStranger Things – Stagione 5
Guarda il primo teaser qui
sotto
Mentre l’attesa per l’ultima
puntata della serie si allunga, le ultime notizie arrivano sotto
forma di un teaser della quinta stagione di Stranger
Thingsche rivela i titoli degli episodi. Realizzato nello
stile dell’iconica sigla della serie, Netflix ha ora rivelato tutti
gli 8 titoli degli episodi prima del ritorno di Stranger Things nel
2025. Anche se i nomi non rivelano molto,è importante
notare che il titolo dell’episodio 2 è stato leggermente
modificato. Invece di annunciare il titolo completo, è
semplicemente elencato come “The Vanishing of______”, con il nome
sfocato.
Ciò significa che il personaggio
in questione sarà probabilmente noto al pubblico e Netflix sta
evitando il più possibile gli spoiler. Poiché l’incidente
scatenante dell’intera serie è stata la scomparsa di Will Byers
nella prima stagione, è logico che l’ultima puntata rispecchi la
struttura della stagione di debutto.