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Box office: C’è ancora domani vince su tutto!

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Foto Credits @LUISA CARCAVALE

C’è ancora domani continua a mantenere l’attenzione del grande pubblico, conquistando anche per questo week end il primo posto al box office: posizione che ormai detiene da un mese! C’è ancora domani incassa €1.176.092 nel solo fine settimana e quasi 24 milioni di euro dall’uscita nelle sale il 26 ottobre.

A seguire troviamo una nuova uscita della settimana: si tratta di Napoleon, pellicola storica diretta dal noto regista Ridley Scott e con Joaquin Phoenix, nei cinema dal 23 novembre. Il dramma storico incassa al suo primo week end €887.283 a fronte di un totale che sfiora i 3 milioni di euro.

Terzo classificato è Hunger games- la ballata dell’usignolo e del serpente: il film, prequel della serie cinematografica Hunger games, raggiunge un incasso di €300.655 su un totale di 4 milioni di euro dal suo arrivo nelle sale il 15 novembre.

Box office: il resto della classifica

Al quarto e quinto posto ritroviamo rispettivamente Cento domeniche, commedia italiana diretta ed interpretata da Antonio Albanese, e Trolls 3- tutti insieme, terzo capitolo della serie di cartoni animati. Cento domeniche incassa €216.527, mentre Trolls 3 raggiunge un incasso di €123.068 a fronte di un totale di poco più di 2 milioni di euro. Al sesto posto si stabilisce The Marvels, nuova pellicola del MCU con Brie Larson; questa incassa €75.148 nel fine settimana e poco più di 3 milioni di euro dal suo arrivo nei cinema l’8 novembre.

Settimo ed ottavo classificato sono The Old Oak, diretto da Ken Loach, e Comandante, pellicola con Pierfrancesco Favino, presentato in apertura al Festival del cinema di Venezia. The Old Oak incassa €71.051, mentre Comandante raggiunge un guadagno di €45.780 a fronte di un totale di 3 milioni e mezzo di euro dalla sua uscita il 31 ottobre.

Ultimi due classificati sono Mary e lo spirito di mezzanotte, dramma d’animazione, e Thanksgiving, slasher diretto da Eli Roth (Bastardi senza gloria). Mary e lo  spirito di mezzanotte incassa €43.954 mentre Thanksgiving raggiunge un guadagno di €36.518.

 
 

Berlino: il trailer dello spin-off Netflix de La casa di carta

Berlino, lo spin-off de La casa di carta, debutterà il 29 dicembre su Netflix in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo e seguirà la storia dell’iconico personaggio interpretato da Pedro Alonso durante una delle sue rapine più incredibili. In attesa di quel momento, Netflix ha ora rilasciato il trailer ufficiale della serie, offrendo dunque uno sguardo più completo a quello che ci si può attendere dalla serie. Gli otto episodi sono stati ideati da Álex Pina (La casa di carta, Sky Rojo) ed Esther Martínez Lobato (La casa di carta, Sky Rojo), scritti da Álex Pina, Esther Martínez Lobato, David Barrocal, David Oliva e Lorena G. Maldonado. La serie è invece diretta da Albert Pintó (Sky Rojo, Malasaña 32), David Barrocal (Sky Rojo) e Geoffrey Cowper (Day Release).

Accanto a Alonso, di nuovo nei panni del furbo e libertino Berlino, c’è una nuova banda. Questa è composta da Michelle Jenner (Isabel), interprete di Keila, genio dell’ingegneria elettronica; Tristán Ulloa (Fariña – Cocaine Coast) interprete di Damián, professore filantropo e il consigliere di Berlino; Begoña Vargas (Benvenuti a Eden) nel ruolo di Cameron, kamikaze che vive sempre al limite; Julio Peña Fernández (Dalla mia finestra) è invece Roi, il fedele seguace di Berlino; mentre Joel Sánchez interpreta Bruce, l’instancabile uomo d’azione della banda. Itziar Ituño (La casa di carta) e Najwa Nimri (La casa di carta) riprendono i ruoli delle poliziotte Raquel Murillo e Alicia SierraSamantha Siqueiros (Señora Acero), Julien Paschal (Un anno, una notte), Masi Rodríguez e Rachel Lascar (Dalla mia finestra: Al di là del mare) completano il cast di Berlino.

La trama della serie tv Netflix Berlino

La sinossi ufficiale della serie recita: “Ci sono solo due cose in grado di trasformare una brutta giornata in una giornata fantastica: l’amore e un giorno di lavoro che frutta milioni. Questo è ciò che porta Berlino a rivivere i suoi anni d’oro, un periodo in cui non sapeva ancora di essere malato e non era rimasto intrappolato all’interno della zecca spagnola. Qui è dove inizia a preparare una delle sue rapine più straordinarie: far sparire gioielli per un valore di 44 milioni grazie a una specie di trucco magico. Per farlo, chiederà aiuto a una delle tre bande con cui ha rubato in passato“.

 
 

Martin Scorsese: i 10 segni più riconoscibili del suo cinema

Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese in Killers of the Flower Moon 10 marchi
Gentile concessione di © 01 Distribution

Nel corso di una carriera pluri decennale e con un curriculum di ben 27 lungometraggi, Martin Scorsese è senza dubbio uno di quei registi il cui cinema è riconoscibile e le cui cifre stilistiche si notano al primo sguardo. Il regista di Killers of the Flower Moon, ora in sala, rientra in quella cerchia ristretta di “autori” che hanno uno stile ben definito, ed ecco di seguito i tratti caratteristici che ne distinguono il linguaggio.

Ecco i 10 marchi più riconoscibili nei film di Martin Scorsese

1Umorismo nero

Rosanna Arquette in Fuori orario

Il primo posto di questa classifica dei 10 marchi nel cinema di Martin Scorsese è quello per l’umorismo nero. Sebbene abbia realizzato film su alcuni degli aspetti più oscuri e riprovevoli delle persone e della società in cui vivono, in qualche modo Martin riesce a incorporare alcuni momenti stranamente divertenti in molti di essi. Questo è probabilmente il momento migliore per far luce su Fuori orario, la divertente commedia dark di Scorsese della metà degli anni Ottanta. Anche se quasi nulla di ciò che accade al protagonista, di questa folle avventura in una notte, sarebbe divertente se accadesse a qualcuno nella vita reale, è così divertente guardarlo come finzione.

Questo è il caso di altri titoli di Scorsese come l’assurdamente satirico The Wolf of Wall Street e anche The Departed. Se mai ci fosse qualche dubbio sul fatto che Martin a volte non tenga a mente l’umorismo mentre realizza anche le scene più violente, la rivisitazione di Spike Lee di una risata che hanno condiviso, durante la realizzazione di un momento particolarmente raccapricciante, è la prova che sa esattamente cosa sta facendo.

Miglior esempio: Fuori orario

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Silent Night – Il silenzio della vendetta, la recensione del nuovo John Woo

silent night recensione

Salutiamo con entusiasmo il ritorno in sala di un maestro come John Woo, regista che negli anni ha regalato al pubblico emozioni e divertimento e che oggi torna con un film dei suoi. Al cinema dal 30 novembre – distribuito da Plaion Pictures – il suo ultimo Silent Night – Il silenzio della vendetta mette ben in chiaro, sin dal titolo, cosa aspettarsi, anche se non del tutto. Ché con il folle artigiano dell’action di A Better Tomorrow e The Killer, Face/Off, Broken Arrow e Mission: Impossible II c’è poco da fidarsi. E infatti, anche in questo caso, il revenge Movie dominato da un Joel Kinnaman ammutolito supera la tradizione i canoni del genere per andare all’essenziale in una operazione coraggiosa e interessante, anche se non del tutto riuscita, che i fan apprezzeranno sicuramente.

La trama di Silent Night – Il silenzio della vendetta

Al centro della vicenda, come in molti film del genere, un padre di famiglia, che durante una sparatoria tra bande vede ucciso davanti ai suoi occhi il piccolo figlio. Un colpo insostenibile, che lo fa impazzire e che lo spinge all’inseguimento dei responsabili. Pur ferito mortalmente alla gola e costretto al silenzio, l’uomo si riprende e, deciso a vendicarsi, inizia un duro addestramento per prepararsi per un confronto finale che possa rendergli giustizia dopo un anno di sofferenza… la sera della vigilia di Natale.

Natale di sangue

La prima reazione alla visione di questo Silent Night potrebbe esser simile al morettiano “Vago per la città cercando di ricordarmi chi aveva parlato bene di questo film“, ma sono molte le domande che il film di John Woo lascia nello spettatore, anche il meglio disposto nei suoi confronti, anche il più conquistato da un inizio davvero intrigante e spettacolare. Nel quale è difficile non restare ipnotizzati dal primo piano della renna (sonaglio incluso) sul maglione insanguinato indossato dal protagonista e trattenere il respiro per la sua folle corsa, prima ancora di scoprirne le ragioni.

Curiosità rapidamente soddisfatte, almeno queste, prima di essere gettati in un’esperienza senz’altro unica, per quanto prevedibile. Dopo tanti revenge movie, facile intuire l’origine del male e la destinazione che attende noi e l’innominato vendicatore (del quale scopriremo solo il cognome, su una lapide), meno il percorso. Nel quale racconto ed equilibrio sembrano esser stati sacrificati sull’altare della partecipazione, emotiva o meno, sicuramente obbligata.

silent night filmJoel, giustiziere silenzioso

Woo sceglie di non infarcire l’azione di inutili chiacchiere, anzi, di eliminarle del tutto, affidando all’ex Robocop un ruolo per prepararsi al quale l’attore ha cercato – invano – di non parlare per due mesi di riprese. Una scelta coraggiosa, quella di abbandonare ogni dialogo (o quasi), fedele alla tendenza del regista di ridurre all’essenziale le dinamiche messe in scena, che si rivela la trovata più interessante del film, nel quale la scansione del tempo e delle emozioni è affidata ai suoni, con il battito del cuore e le reazioni del protagonista a costruire una storia parallela a quella che vediamo svilupparsi sullo schermo, a farci vivere il suo dramma dall’interno.

Peccato, semmai, che la soluzione trovata – insistita oltre il prevedibile, con pro e contro immaginabili – non porti con sé una altrettanto netta semplificazione di esclamazioni al limite del ridicolo (forse figlie del doppiaggio?), retorica e didascalismi (dal braccio martoriato dalla droga della povera ragazza della gang agli stralci degli articoli di cronaca che lo riguardano o lo smielato finale). Elementi non inediti per Woo, che un certo gusto per certa ‘chiarezza’ a tutti i costi l’ha sempre avuto, ma che qui diventano superflui e fiaccano uno svolgimento già in difficoltà per la mancanza strutturale di narrativa nel quale a scene notevoli e ammiccamenti tanto cari ai produttori (gli stessi di John Wick) si alternano twist insensati e inutili ridondanze.

 
 

Robert De Niro afferma che i suoi commenti anti-Trump nel discorso ai Gotham Awards sono stati censurati

Robert De Niro
Robert De Niro al Festival di Cannes - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Un confuso Robert De Niro ha affermato che il suo discorso ai Gotham Awards è stato censurato durante la cerimonia dal vivo di ieri sera. L’attore ha affermato che i suoi commenti anti-Trump sono stati rimossi senza preavviso.

“Voglio solo dire una cosa”, ha detto, tornando indietro. “L’inizio del mio discorso è stato modificato, tagliato e non lo sapevo. E voglio leggerlo. La storia non è più storia. La verità non è la verità. Anche i fatti vengono sostituiti da fatti alternativi e guidati da teorie del complotto e bruttezza. In Florida, ai giovani studenti viene insegnato che gli schiavi sviluppano competenze che potrebbero essere applicate a loro vantaggio personale”, ha continuato De Niro. “L’industria dell’intrattenimento non è immune da questa malattia dilagante. Il duca John Wayne disse dei nativi americani: “Non credo che abbiamo sbagliato a portare via loro questo grande paese”. C’erano un gran numero di persone che avevano bisogno di nuova terra e gli indiani cercavano egoisticamente di tenersela per sé.’ La menzogna è diventata solo un altro strumento nell’arsenale del ciarlatano. L’ex presidente ci ha mentito più di 30.000 volte durante i suoi quattro anni in carica. E sta mantenendo il ritmo nella sua attuale campagna di vendetta. Ma con tutte le sue bugie, non riesce a nascondere la sua anima. Attacca i deboli, distrugge i doni della natura e mostra mancanza di rispetto, ad esempio, usando “Pocahontas” come insulto”.

De Niro era presente per presentare il premio Gotham Historical Icon e Creator Tribute a nome di Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese. Guarda il discorso qui sotto.

 
 

Il Gladiatore 2: la produzione riprenderà a inizio dicembre a Malta

Russell Crowe Il gladiatore 2

Mentre il suo Napoleon infuria in sala, Ridley Scott è pronto a tornare nell’arena. Le riprese de Il Gladiatore 2 riprenderanno infatti a Malta il 4 dicembre, secondo Variety. Le riprese del film epico storico sono state sospese a causa dello sciopero degli attori, che è durato da luglio 2023 all’inizio di novembre. Ma l’annuncio dell’8 novembre secondo cui SAG-AFTRA, il sindacato degli attori, aveva raggiunto un accordo provvisorio su un nuovo contratto triennale ha consentito agli studios di andare avanti su diverse produzioni. Lo sciopero degli attori è durato 118 giorni ed è stato risolto dopo che gli studi cinematografici hanno concesso al sindacato la prima protezione in assoluto per l’uso dell’intelligenza artificiale nei film e nelle serie televisive, insieme a uno storico aumento di stipendio.

Il Gladiatore 2 vede protagonisti Paul Mescal, nominato all’Oscar per Aftersun, al fianco di Denzel Washington e Pedro Pascal. Connie Nielsen e Derek Jacobi, apparsi nell’originale del 2000, riprendono i loro ruoli. Russell Crowe, che è stato il protagonista del primo Il Gladiatore, non parteciperà al progetto neanche in veste di visione dai Campi Elisi. Il film gli valse l’Oscar per la migliore interpretazione da protagonista.

Durante un’intervista nel corso del tour promozionale di Napoleon, Ridley Scott ha detto di aver trascorso lo sciopero degli attori montando 90 minuti di riprese per Il Gladiatore 2. Questo pre-montaggio sembra includerà “… una scena in cui l’eroe combatte un branco di babbuini”. Scott ha raccontato di aver avuto l’idea per la sequenza dopo aver visto un video di babbuini che attaccavano i turisti in Sud Africa.

Paramount Pictures distribuirà il sequel di Il Gladiatore a livello globale. Il film uscirà il 22 novembre 2024 negli USA.

 
 

The Bear 3: tra febbraio e marzo 2024 l’inizio della produzione

Jeremy Allen White in The Bear
Jeremy Allen White in The Bear © FX

La produzione della terza stagione di The Bear di FX/Hulu inizierà tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 2024. Deadline ha incontrato Jeremy Allen White, protagonista dello show nei panni del giovane chef Carmen “Carmy” Berzatto.

L’ultima volta che abbiamo visto Carmy in The Bear, era chiuso in una cella frigorifera durante la serata “Amici e Famiglia” del ristorante, un interludio da cui Allen ci dice che “spera” che il personaggio scappi nella terza stagione. FX/Hulu ha recentemente annunciato una stagione 3 della serie nominata a 13 Emmy.

Anche se Allen deve ancora vedere i copioni, spera in una stagione 3 piena di guest star, sul modello dell’episodi 6 della seconda stagione, lo splendido Pesci, che ha visto un sacco di famose star della TV e del cinema interpretare i membri della famiglia Berzatto, tra loro Jon Bernthal (nel ruolo di Mikey, il fratello morto di Carmy), Bob Odenkirk nel ruolo di zio Lee, Sarah Paulson nel ruolo della cugina Michelle, John Mulaney nel ruolo del partner della cugina Michelle, Stevie, Gillian Jacobs nel ruolo dell’allora moglie di Richie, Tiffany, e Jamie Lee Curtis nel ruolo di Donna Berzatto, la madre alcolizzata di Mikey, Carmy e Natalie ‘Sugar’ Berzatto (Abby Elliott).

White vorrebbe vedere un episodio della terza stagione in cui “possiamo convincere quante più (guest star) a tornare per un giorno” come in Pesci. Allen ci dice che gli piacerebbe vedere il ritorno dello chef Terry di Olivia Coleman, che è apparsa unicamente nella scena conclusiva di Forchette, l’episodio che ha visto protagonista Richie (Ebon Moss-Bacharach). Allen ha detto che gli sarebbe piaciuto anche vedere il ritorno di Curtis nei panni di Momma Donna. Le guest star da sogno di Allen includono il premio Oscar Sam Rockwell e il vincitore dell’Emmy John Turturro.

The Bear è stato creato da Christopher Storer e vede nel cast anche Ayo Edebiri, Lionel Boyce e Liza Colón-Zayas, Matty Matheson.

 
 

Thor: Ragnarok: Taika Waititi ha diretto il film per motivi economici

Thor: Ragnarok

Thor: Ragnarok, diretto da Taika Waititi è uno dei film più controversi del Marvel Cinematic Universe. C’è chi lo ama per la sua irriverenza e chi invece lo detesta per la sua comicità. A distanza di tempo, è ancora un film che genera dibattiti. Waititi, però, si tiene ben lontano dalle polemiche ad esso legato, affermando addirittura che inizialmente non era minimamente interessato a dirigere il film, ma di aver accettato tale compito unicamente per motivi economici. Durante un’apparizione al podcast SmartLess, il regista ha infatti parlato con i conduttori Will Arnett, Jason Bateman e Sean Hayes del motivo per cui ha accettato il lavoro di regia del terzo film di Thor.

Non avevo alcun interesse a fare uno di questi film“, ha detto Waititi. “Non era nei miei piani per la mia carriera di autore. Ma ero povero e avevo appena avuto un secondo figlio, e ho pensato: ‘Sai cosa, questa sarebbe una grande opportunità per nutrire questi bambini’“. Waititi ha poi detto che Thor “è stato probabilmente il franchise meno popolare“, aggiungendo: “Non ho mai letto i fumetti di Thor da bambino. Era il fumetto che prendevo in mano e dicevo ‘Ugh’. Poi ho fatto delle ricerche e ho letto un fumetto di Thor o 18 pagine, o comunque un fumetto lungo. Ero ancora sconcertato da questo personaggio“.

Il regista ha detto che quando i Marvel Studios lo hanno contattato per dirigere il film ha pensato: “Beh, mi hanno chiamato, questo è davvero il fondo del barile“. Taika Waititi ha dunque a quel punto preso in mano il franchise con Thor: Ragnarok del 2017, infondendovi il suo personalissimo stile e arrivando poi a sentirsi sempre più coinvolto da quel progetto inizialmente accettato solo per soldi. Ragnarok si è poi affermato come un successo al botteghino, con un totale di 853 milioni di dollari guadagnati in tutto il mondo. Waititi ha poi diretto un secondo film nel 2022, intitolato Thor: Love and Thunder, mentre ha ora confermato che non dirigerà un eventuale Thor 5.

 
 

Beetlejuice 2: Willem Dafoe rivela i dettagli sul suo personaggio

Willem Dafoe
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Durante una recente intervista con Variety, il candidato all’Oscar Willem Dafoe ha parlato del suo coinvolgimento nell’atteso film Beetlejuice 2 di Tim Burton. Ha confermato che interpreterà un agente di polizia dell’aldilà che nella sua precedente vita umana era una star del cinema d’azione di serie B.

Non ho ancora visto nessun filmato, ma è stato divertente farlo“, ha detto Dafoe. “Interpreto un agente di polizia nell’aldilà, quindi sono una persona morta. Nella vita ero una star dei film d’azione di serie B, ma ho avuto un incidente che mi ha mandato nell’aldilà. Ma grazie alle mie capacità, sono diventato un detective nell’aldilà. Quindi questo è il mio lavoro. Ma è colorato dal fatto di chi ero [quando ero vivo]: una star di film d’azione di serie B“.

La produzione di Beetlejuice 2 è quasi terminata

Prima dello sciopero della SAG-AFTRA, la produzione di Beetlejuice 2 era “al 99%”, secondo Tim Burton. Ora che gli scioperi di Hollywood sono ufficialmente terminati, il sequel della commedia horror è uno dei principali film di alto profilo che riprenderà immediatamente le riprese. Il progetto è attualmente previsto per essere lanciato in tutto il mondo il 6 settembre 2024.

Beetlejuice 2 sarà diretto ancora una volta da Tim Burton. Questo segna il ritorno alla regia di Tim Burton, quattro anni dopo aver diretto il live-action Dumbo della Disney. Dopo aver lavorato insieme nella serie Netflix Mercoledì la star di Scream VI Jenna Ortega si riunisce a Tim Burton. Alla Ortega si uniscono le star originali del film Michael Keaton, Winona Ryder e Catherine O’Hara. Il sequel introdurrà anche nuovi personaggi che avranno il volto di Justin Theroux, Monica Bellucci e Willem Dafoe .

Beetlejuice era interpretato da Michael Keaton, Winona Ryder, Catherine O’Hara, Jeffrey Jones, Alec Baldwin e Geena Davis. Il film è incentrato su una coppia di coniugi deceduti che ricorre ai servizi dell’antipatico e dispettoso poltergeist dell’aldilà per spaventare i nuovi residenti della loro vecchia casa. Fin dal suo debutto, il film ha ottenuto un successo sia di critica che commerciale, con un incasso di oltre 73 milioni di dollari.

 
 

Frozen 3 e 4: la regista aggiorna sui sequel in arrivo

Frozen 3

Jennifer Lee ha fornito aggiornamenti su Frozen 3 e Frozen 4. Parlando con The Walt Disney Company, Lee, che ha co-diretto Frozen del 2013 e Frozen 2 del 2019 insieme a Chris Buck, ha fornito un aggiornamento sui prossimi episodi del popolare franchise.

Solo quello che abbiamo già condiviso, cioè che il team è duramente al lavoro, siamo profondamente eccitati per la storia che stiamo plasmando insieme, ed è così epica che potrebbe non rientrare in un solo film“, ha detto quando le è stato chiesto se poteva rivelare qualcosa su Frozen 3.

Bob Iger ha recentemente annunciato che Frozen 4 si farà Il 16 novembre 2023, l’amministratore delegato della Disney ha annunciato a Good Morning America che Frozen 4 sarebbe arrivato dopo Frozen 3, nessuno dei quali ha al momento una data di uscita ufficiale.

Frozen 3 è in lavorazione e potrebbe esserci anche un Frozen 4“, ha detto Iger all’epoca, come riporta Variety. “Ma non ho molto da dire su questi film al momento. [Jenn Lee, che ha creato l’originale Frozen e Frozen 2, sta lavorando duramente con il suo team di animazione Disney non su una, ma su due storie“.

Riguardo a ciò che rende Frozen un franchise così popolare, Lee ha suggerito: “Credo che sia sia la storia dell’amore familiare di queste due sorelle, sia l’idea dell’amore che vince la paura. Di recente ho visitato il Mondo di Frozen, ed è impressionante. Si diventa cittadini di Arendelle dal momento in cui si entra nel paese“.

Il primo film Frozen della Disney è arrivato nelle sale nel novembre 2013. È diventato rapidamente un grande successo al botteghino, con un incasso di 1,280 miliardi di dollari al box office mondiale a fronte di un budget di 150 milioni di dollari. Il sequel, Frozen II, ha fatto seguito nel novembre 2019 e ha registrato un profitto ancora maggiore, pari a 1,453 miliardi di dollari a fronte di un budget di 150 milioni. Frozen e Frozen II sono entrambi attualmente in streaming su Disney+.

 
 

Aquaman e il Regno Perduto: rivelate le proiezioni d’incasso del film

Aquaman e il Regno Perduto

Aquaman e il Regno Perduto uscirà il mese prossimo e, secondo le prime proiezioni, non sarà un grande successo nelle sale.

Secondo le ultime proiezioni di Box Office Pro, il prossimo film dei DC Studios dovrebbe guadagnare tra i 32 e i 42 milioni di dollari nel weekend di apertura. In totale, il sequel di Aquaman dovrebbe avere un ritorno economico negli USA che raggiungerà una cifra trai  di 105-168 milioni di dollari.

Si tratterebbe di un calo enorme rispetto al film originale, che nel 2018 aveva aperto con 67,9 milioni di dollari negli Stati Uniti e in Canada. Il film avrebbe guadagnato poi 335,1 milioni di dollari al botteghino nazionale e incassato più di 1,1 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Non solo Aquaman e il Regno Perduto sarebbe inferiore al suo predecessore, ma anche a quello di The Flash, che ha aperto con un weekend di 55 milioni di dollari al botteghino nazionale all’inizio di quest’anno.

Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman e il Regno Perduto, sequel del film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. In questo seguito, diretto ancora una volta da James Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno anche Patrick Wilson nei panni di Ocean Master, Amber Heard, nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta, che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo film. David Leslie Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di Wanscriverà la sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter Safran saranno co-produttori. Il film arriverà al cinema il 20 dicembre.

 
 

Gotham Awards 2023: tutti i vincitori, Past Lives eletto miglior film

Past Lives film 2023 Gotham Awards

Dopo le nomination svelate a fine ottobre, ha ora avuto luogo nella serata del 27 novembre la 32esima edizione dei Gotham Independent Film Awards, i premi cinematografici statunitensi destinati al cinema indipendente, che hanno incoronato Past Lives come miglior film. Si è trattata però di un’edizione piuttosto speciale, in quanto sebbene i Gotham siano storicamente noti per premiare i film indipendenti, quest’anno il Gotham Film and Media Institute ha rimosso il requisito del budget non superiore a 35 milioni di dollari per i potenziali candidati.

Ciò ha dunque permesso a film a cui prima era negata la partecipazione di prendere stavolta posto tra i nominati. Nonostante la maggior parte dei concorrenti siano ancora film indie o d’essai, alcune produzioni più grandi come Barbie sono riuscite ad “intrufolarsi” nella competizione, strappando qualche nomination. I Gotham hanno inoltre riproposto le modifiche alle categorie dei premi per la recitazione, che dal 2021 non sono più definite in base al genere degli interpreti.

Il film più candidato, come noto, è All of Us Strangers, che in Italia verrà distribuito come Estranei, ma spiccano anche titoli come Anatomia di una caduta, The Zone of Interest, Passages e A Thousand and One. Di seguito, ecco allora l’elenco di tutti i vincitori, ricordando che i Gotham Awards aprono ufficialmente la stagione dei premi cinematografici, dunque le vittorie qui riportate sono per i film premiati un ottimo modo per affermarsi da qui alle settimane che verranno in vista degli Oscar.

I vincitori dei Gotham Awards 2023:

Miglior film
Passages
Past Lives WINNER
“Reality”
“Showing Up”
A Thousand and One

Miglior interpretazione protagonista
Aunjanue Ellis-Taylor, “Origin
Lily Gladstone, “The Unknown Country – WINNER
Greta Lee, “Past Lives
Franz Rogowski, “Passages
Babetida Sadjo, “Our Father, The Devil
Andrew Scott, “All of Us Strangers 
Cailee Spaeny, “Priscilla
Teyana Taylor, “A Thousand and One
Michelle Williams“Showing Up”
Jeffrey Wright, “American Fiction

Miglior interpretazione non protagonista
Juliette Binoche, “The Taste of Things
Penélope Cruz, “Ferrari
Jamie Foxx, “They Cloned Tyrone
Claire Foy, “All of Us Strangers
Ryan Gosling, “Barbie
Glenn Howerton, “BlackBerry
Sandra Hüller, “The Zone of Interest
Rachel McAdams, “Are You There God? It’s Me, Margaret”
Charles Melton, “May December – VINCITORE
Da’Vine Joy Randolph, “The Holdovers 

Miglior sceneggiatura

All of Us Strangers” Andrew Haigh
Anatomy of a Fall”Justine Triet, Arthur Harari – VINCITORE
May December” Samy Burch
“R.M.N.” Cristian Mungiu
The Zone of Interest” Jonathan Glazer

Miglior film internazionale
All of Us Strangers
Anatomy of a Fall VINCITORE
Poor Things
“Tótem”
The Zone of Interest

Miglior documentario
20 Days in Mariupol
“Against the Tide”
“Apolonia, Apolonia” 
“Four Daughters” VINCITORE
“Our Body” 

Miglior regista esordiente
Raven Jackson, “All Dirt Roads Taste of Salt 
Georgia Oakley, “Blue Jean
Michelle Garza Cervera, “Huesera 
Celine Song, “Past Lives 
A.V. Rockwell, “A Thousand and One” – VINCITORE

Miglior interpretazione in una nuova serie
Jacob Anderson, “Intervista col vampiro”
Dominique Fishback, “Sciame
Jharrel Jerome, “I’m a Virgo”
Natasha Lyonne“Poker Face”
Bel Powley, “A Small Light”
Bella Ramsey, “The Last of Us
Chaske Spencer, “The English”
Rachel Weisz, “Dead Ringers
Ali Wong, Lo scontro – VINCITORE
Steven Yeun, “Lo scontro

Miglior serie rivelazione – formato lungo
Intervista col vampiro
Dead Ringers
The English
The Last of Us
A Small Light VINCITORE
Telemarketers

Miglior serie rivelazione – formato breve
Lo scontro VINCITORE
High School
I’m a Virgo
Rain Dogs
Sciame

 
 

Timothy Olyphant nel cast della serie prequel di Alien

Justified: City Primeval recensione
JUSTIFIED: CITY PRIMEVAL "The Question" Episode 8 (Airs Tuesday, August 29) Pictured: Timothy Olyphant as Raylan Givens. CR: Chuck Hodes/FX.

Arriva in esclusiva da Deadline la notizia che Timothy Olyphant si riunirà con Noah Hawley e con Fx per una parte da protagonista nella prossima serie dedicata al franchise di Alien. Olyphant, che ha partecipato con un ruolo ricorrente alla quarta stagione di Fargo di Hawley, reciterà ora al fianco di Sydney Chandler nella serie prequel di Alien.

Non ci sono ancora dettagli sul personaggio che interpreterà Timothy Olyphant. I primi rumors però vorrebbero che l’attore interpreterà Kirsh, un androide che sarà un mentore per Wendy (il personaggio di Chandler), la quale è lei stessa un ibrido, con il cervello e la coscienza di una bambina e il corpo di un’adulta.

Con Ridley Scott nei panni di produttore esecutivo, la nuova serie Alien è ambientata in un periodo precedente alla storia della Ripley di Sigourney Weaver ed è la prima storia della serie ambientata sulla Terra, circa 70 anni nel futuro.

La produzione dello show è iniziata in Tailandia il 19 luglio, quattro giorni dopo l’inizio dello sciopero degli attori, senza i membri della SAG-AFTRA, inclusa Chandler. Le riprese sono continuate per più di un mese con il cast affiliato al sindacato Equity British. La ripresa della produzione è prevista all’inizio del 2024, probabilmente a gennaio.

Cosa sappiamo sulla serie di Alien?

Prodotta esecutivamente da Ridley Scott, la nuova serie Alien è ambientata in un periodo precedente al film originale e a Ripley di Sigourney Weaver ed è la prima storia della serie ambientata sulla Terra, circa 70 anni nel futuro.

Il cast è guidato da Sydney Chandler insieme ad Alex Lawther nei panni di un soldato di nome CJ, Samuel Blenkin nei panni di Boy Kavalier, un amministratore delegato, così come Essie Davis nei panni di Dame Silvia e Adarsh ​​Gourav nei panni di Slightly. Kit Young interpreta un personaggio chiamato Tootles.

Disney/20th Century Studios ha anche un nuovo film su Alien: Romulus del regista Fede Alvarez, attualmente previsto per l’uscita nelle sale il 16 agosto 2024. Il film vede protagonisti Cailee Spaeny, Isabela Merced, Archie Renaux, David Jonsson, Aileen Wu e Spike Fearn. Dovrebbe raccontare di un gruppo di giovani provenienti da un mondo lontano devono affrontare la forma di vita più terrificante dell’universo.

 
 

Avengers: The Kang Dynasty: il creatore di Loki per la sceneggiatura del film

Avengers: The Kang Dynasty film 2025

Il creatore di Loki, Michael Waldron, è stato assunto dai Marvel Studios per scrivere la sceneggiatura di Avengers: The Kang Dynasty. Waldron, che era già stato assunto per scrivere Avengers: Secret Wars, sarà ora incaricato di firmare anche il film che concluderà la Saga del Multiverso. I film saranno presumibilmente collegati, come già accaduto per Infinity War del 2018 e Endgame del 2019.

L’uscita di The Kang Dynasty è attualmente prevista nei cinema il 1 maggio 2026. Sarà seguita da Secret Wars il 7 maggio 2027. Tuttavia, per nessuno di questi due film la Marvel ha assunto un regista. Destin Daniel Cretton ha recentemente lasciato la regia di Kang Dynasty e lo studio deve ancora nominare un regista per Secret Wars.

I due film sono oggetto di molte speculazioni da parte di chi segue le avventure del MCU. Jonathan Majors ha già interpretato più versioni del supercriminale Kang – il Thanos di questa fase del MCU – sia nella serie Disney+ Loki e in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Ma il futuro dell’attore con la Marvel è stato un punto interrogativo perché attualmente è in attesa di processo per accuse di abusi domestici.

Waldron è ormai da lungo tempo un nome fisso nella tradizione Marvel, è stato già showrunner di Loki nella sua prima stagione e ha scritto Doctor Strange nel Multiverso della Follia, film con Benedict Cumberbatch che ha incassato 955 milioni di dollari a livello globale.

 
 

Agatha: Diari di Darkhold, primo sguardo allo spin-off del MCU [Video]

Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries)

È stato rivelato il primo filmato di Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries) è stato rivelato e mostra la star della serie Kathryn Hahn durante le riprese dello show spin-off del Marvel Cinematic Universe.

Come parte di un video bonus dell’uscita in home video di WandaVision, durante le interviste si vedono brevemente spezzoni del dietro le quinte della serie in arrivo. Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries) In esse, Kathryn Hahn gira delle scene davanti alle telecamere mentre indossa un nuovo costume. È possibile vedere la clip su YouTube qui sotto:

Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries) vedrà Kathryn Hahn riprendere il ruolo di Agatha Harkness di WandaVision, tanto amato dai fan. Per la sua interpretazione, apprezzata dai fan, ha ottenuto una nomination agli Emmy come miglior attrice non protagonista. La serie vedrà anche il ritorno di Emma Caulfield Ford e Debra Jo Rupp, che riprenderanno il loro ruolo di abitanti di Westview.

A loro si aggiungono le new entry del MCU Aubrey Plaza, Joe Locke, Ali Ahn, Maria Dizzia, Sasheer Zamata e Patti LuPone. Si dice che Locke sarà il protagonista maschile e LuPone interpreterà la strega siciliana Lilia Calderu. La LuPone ha anche confermato in precedenza che la serie conterrà diversi numeri musicali degli autori di Agatha All Along Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez.

Agatha: Diari di Darkhold (Agatha: Darkhold Diaries) proviene dallo scrittore capo Jac Schaeffer, che è anche produttore esecutivo insieme a Kevin Feige. La squadra di regia sarà composta da Schaeffer, Gandja Monteiro e Rachel Goldberg.

 
 

Mad Max: Fury Road, la trama, il cast e le curiosità sul film

Mad Max Fury Road film

Indicato come uno dei migliori film del decennio appena trascorso, Mad Max: Fury Road si è rivelato un successo indiscusso, capace di conquistare critica, pubblico e ridare vita ad una delle più affascinanti saghe post-apocalittiche di sempre. Diretto dall’australiano George Miller, il film è infatti il quarto capitolo della serie iniziata nel 1979, ma può essere considerato come un capitolo a sé e una rivisitazione della saga. Indicativo in tal senso è stato il passaggio dall’attore Mel Gibson a Tom Hardy per il ruolo del protagonista, Max Rockatansky. Vi è inoltre l’introduzione di nuovi iconici personaggi. Su tutti, la Furiosa dell’attrice Charlize Theron.

Il film venne candidato nel 2016 a ben 10 premi Oscar, aggiudicandosi quelli per il miglior trucco, miglior scenografia, migliori costumi, miglior montaggio, miglior montaggio sonoro e miglior sonoro. Si è così affermato come il titolo più premiato di quell’edizione, nonché il primo della serie ad ottenere candidature agli Oscar e vincerne. In particolare, il dinamico montaggio del film è considerato uno dei più complessi e affascinanti nell’intera storia del cinema. Anche al box office il film si rivelò estremamente vincente. Con un budget di circa 150 milioni di dollari, questo arrivò a guadagnarne quasi 400 in tutto il mondo. Le vendite dell’home-video, poi, fecero ulteriormente crescere i guadagni del film.

Il grande merito di Mad Max: Fury Road e di Miller, è però quello di aver dimostrato come, in un panorama cinematografico sempre più invaso dai blockbuster, questi non debbano per forza essere dei prodotti tutta tecnica e niente cervello. In molti hanno infatti evidenziato come con il suo film Miller sia riuscito a riportare il genere allo stato dell’arte, realizzando un’opera visionaria, folle e distruttiva da più punti di vista. In breve, il titolo è diventato un vero e proprio cult, e sono in molti a sperare di poter vedere nuove avventure del folle Max sullo schermo.

Mad Max: Fury Road, la trama del film

La vicenda del film si svolge in una desolata Australia post-apocalittica, in cui il declino della civiltà umana è ormai avvenuto da tempo. In questo contesto di morte e devastazione, Max Rockatansky si aggira solitario attraverso il deserto. Catturato dai Figli della Guerra, si ritrova portato al cospetto di Immortan Joe, boss criminale che domina la comunità di sopravvissuti grazie ai suoi possedimenti di acqua. Max riesce però a fuggire prima di essere ridotto in schiavitù, e arriva ad imbattersi nell’Imperatrice Furiosa, una Figlia della Guerra che ha raggiunto un posto di comando nella gerarchia dell’organizzazione. Con lei, Max lascia la Cittadella a bordo di un’autocisterna blindata.

Ciò che il guerriero non sa, è che Furiosa porta con sé le Cinque Mogli, un gruppo di donne sane e fertili destinate al malvagio Immortan Joe. Il suo intento è infatti quello di salvare le donne portandole via da quel covo di morte. Il gruppo, però, viene ben presto scoperto, ed ha così inizio un feroce inseguimento nel deserto. Alle loro calcagna si pone lo stesso malvagio dittatore, desideroso di riavere quanto gli spetta. L’unica salvezza, per loro, sarà allora raggiungere quello che Furiosa ricorda come il “Luogo Verde”, un’oasi fertile e pacifico dove viveva da bambina. Mentre l’inseguimento diventa sempre più selvaggio e disperato, il gruppo capirà però che per contrastare gli inseguitori occorrerà ben altro che la sola velocità del loro mezzo.

Mad Max Fury Road cast

Il cast e i personaggi di Mad Max: Fury Road

Nel riportare sul grande schermo il guerriero Max, era lecito aspettarsi che a riprendere il ruolo fosse, per quanto invecchiato, l’attore Mel Gibson. Il regista, tuttavia, espresse il desiderio di affidare la parte ad un nuovo attore, permettendo così una reinterpretazione del personaggio. Fu a questo punto che venne scelto l’attore Tom Hardy. Prima di accettare la parte, però, Hardy volle incontrare Gibson, ottenendo da lui la benedizione per interpretare Max. Il set però non si rivelò affatto facile per Hardy, che lamentò più volte problemi di comunicazione con Miller. Una volta visto il film completo, però l’attore si scusò pubblicamente, affermando che ciò che il regista aveva realizzato era meraviglioso, e che non era possibile capire la sua visione senza aver visto il lavoro ultimato.

Particolarmente celebre è diventato il personaggio di Furiosa, interpretato da Charlize Theron. Per il ruolo, l’attrice decise di sottoporsi a diverse settimane di allenamento fisico, così da poter interpretare personalmente le complesse sequenze del film, senza ricorrere a controfigure. Decise inoltre di rasarsi realmente i capelli, così da potersi calare meglio nei panni del personaggio. La Theron ha poi raccontato di aver a sua volta avuto difficoltà nel comprendere ciò che Miller stava realizzando, ma di esserne infine rimasta entusiasta. L’attrice ha infatti più volte rivelato la speranza di poter riprendere il ruolo in altri film, considerandolo uno dei migliori della sua carriera.

Nel film è poi presente l’attore Nicholas Hoult, nel ruolo di Nux. Questi è uno dei Figli della Guerra che lancerà nell’inseguimento dei fuggitivi. Il personaggio si è affermato come uno dei protagonisti, ricevendo una particolare rilevanza nella storia. Nei ruoli delle Mogli invece, si ritrovano le attrici Zoë Kravitz, Abbey Lee, Riley Keough e Rosie Huntington-Whiteley. Il malvagio e terrificante Immortan Joe è invece impersonato da Hugh Keays-Byrne, già noto per essere stato anche il villain del primo film della serie. Vi è poi la partecipazione dell’attrice Megan Gale, nel ruolo di Valchiria. Questa è una delle donne che Furiosa incontra e riconosce come parte del suo vecchio clan.

Furiosa-Mad-Max-Fury-Road

Mad Max: Fury Road, la Black & Chrome edition e il prequel

Nel gennaio 2016 il regista Miller ha annunciato la presenza di una versione in bianco e nero del film, che inizialmente voleva inserire nella versione per l’home video. Ciò non è avvenuto a causa del no della Warner Bros., la quale ha indicato una per mancanza di spazio nel disco. Il regista stesso ha però confermato la realizzazione di un’altra edizione home video col film in bianco e nero e altri extra non ancora diffusi. Questa è poi stata diffusa con il nome di Black & Chrome Edition, riscuotendo l’entusiasmo dei fan. Anche nella sua versione in bianco e nero, infatti, il film si presenta come un’esperienza di visione straordinaria, dove si esaltano ulteriormente i chiari, gli scuri e le altre sfumature presenti in ogni inquadratura.

Sin dal momento dell’uscita del film, inoltre, Miller dichiarò di avere pronte altre due sceneggiature per due sequel. Lo stesso Hardy affermò di aver firmato un contratto per dar vita ad una trilogia dedicata a Mad Max. Nel 2016, tuttavia, il regista affermò di non avere intenzione di iniziare a lavorare da subito ai due film, desiderando prima prendersi una pausa dato l’enorme impegno lavorativo che era stato Fury Road. Nel maggio del 2020, tuttavia, è stato annunciato il tanto richiesto film sul personaggio di Furiosa. Questo, intitolato Furiosa, sarà però un prequel spin-off e non vedrà la partecipazione della Theron, che si è dichiarata molto delusa da tale decisione.

Al suo posto, ad interpretare il personaggio vi sarà l’attrice Anya Taylor-Joy. L’attore Chris Hemsworth, invece, interpreterà il villain. Il titolo dovrebbe raccontare le origini del personaggio, con eventi precedenti rispetto a quanto accade in Fury Road, configurandosi però non come un chase movie come lo era stato il titolo del 2015. Ancora non vi sono però certezze sul periodo di uscita in sala del film, il quale però dovrebbe essere pronto per il 2024. Poco si sa invece dei diretti sequel di Mad Max, dei quali si è a lungo discusso, i quali potrebbero però vedere la luce dopo il rilascio di Furiosa.

Il trailer di Mad Max: Fury Road e dove vedere il film streaming

Nell’attesa di poter vedere nuovi film della serie al cinema, è possibile fruire di Mad Max: Fury Road grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è infatti presente nel catalogo di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 27 novembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

 
 

Non ci resta che il crimine – La serie in arrivo dal 1 dicembre su SKY

Non ci resta che il crimine - La serie

Dalla fortunata trilogia cinematografica alla serie TV: con una nuova storia in 6 episodi a cavallo fra passato e presente, torna la sgangherata banda di Non ci resta che il crimine – La serie, la saga di Massimiliano Bruno sui viaggi nel tempo, dall’1 dicembre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

Non ci resta che il crimine – La serie andrà con due nuovi episodi a settimana tutti i venerdì in prima serata su Sky Serie, oltre a essere disponibile on demand in 4K HDR (per i clienti Extra anche nella sezione on demand Primissime).

Una produzione Sky Studios e Italian International Film prodotta da Fulvio, Federica e Paola Lucisano, la serie vedrà tornare i protagonisti della trilogia Marco Giallini, Gian Marco Tognazzi, Giampaolo Morelli e Massimiliano Bruno, quest’ultimo di nuovo dietro la macchina da presa stavolta affiancato da Alessio Maria Federici. A loro si aggiunge, fra gli altri, Maurizio Lastrico con un ruolo del tutto nuovo, quello di Duccio Casati, ricco borghese dalle idee progressiste che ha preso a cuore la causa dei ragazzi del movimento studentesco.

Dopo il viaggio cinematografico indietro nel tempo fino agli anni ‘80, in cui a Roma prosperava la Banda della Magliana, e poi quello nell’Italia fascista degli anni ‘40, la nuova serie Sky Original inizia subito dopo gli eventi dell’ultimo film e trasporterà l’affiatatissima banda di protagonisti negli anni ’70, fra gli ambienti della sinistra giovanile e delle contestazioni studentesche e quelli della destra eversiva del Golpe Borghese.

Accanto a Giallini, Morelli, Tognazzi, Bruno e Lastrico, nel cast anche Liliana Fiorelli (Bentornato Presidente!, L’avvocato Malinconico, Siccità, I migliori giorni) nei panni di Marisa, l’assistente di Gianfranco; Grace Ambrose (Il primo Natale, Compromessi sposi, Il paradiso delle signore) in quelli di Linda Valori, la madre di Giuseppe nel passato; Kabir Tavani (Ricchi di fantasia, Il nostro generale, Puck) che interpreta Sergio Brana, giovane membro del collettivo comunista che ospiterà i protagonisti nel 1970; Sara Baccarini (La cena perfetta, Beata Ignoranza, I migliori giorni), che nella serie sarà Matilde, anche lei membro del collettivo comunista che si avvicinerà molto al cinico Moreno, il personaggio interpretato da Marco Giallini; e ancora, Daniela Virgilio (Romanzo criminale – La serie, Tapirulàn, Third person) nei panni di Daniela Colagi, influente vedova di un personaggio di spicco della politica di quegli anni, e Claudio Corinaldesi (Per Elisa, Smetto quando voglio – Reloaded, Vostro Onore, Bang Bang Baby) in quelli di Nunzio Petrucci, capo della milizia squadrista e braccio destro di Junio Valerio Borghese.

Non ci resta che il crimine – La serie è scritta da Massimiliano Bruno, Andrea Bassi, Gianluca Bernardini, Herbert Simone Paragnani.

 
 

Antonio Albanese: 10 cose che non sai sull’attore

Antonio Albanese - Foto di Aurora Leone
Antonio Albanese - Foto di Aurora Leone

Tra i più apprezzati interpreti italiani, Antonio Albanese si è distinto per i suoi ruoli tragici, di umani fragili e sensibili. Dotato sia di grandi doti comiche che drammatiche, nella sua carriera ha saputo non ripetersi, riuscendo ad infondere in ogni ruolo sfumature che gli hanno permesso di ottenere l’apprezzamento di critica e pubblico.

Ecco 10 cose che non sai di Antonio Albanese.

Antonio Albanese e i suoi film

1. Ha recitato in celebri titoli italiani. L’attore intraprende la carriera cinematografica nel 1993 con il film Un’anima divisa in due, e recita poi in Uomo d’acqua dolce (1996), Tu ridi (1998), La fame e la sete (1999), Il nostro matrimonio è in crisi (2002), ed ottiene la consacrazione con il film La seconda notte di nozze (2005). Recita poi in Manuale d’amore 2 – Capitoli successivi (2007), Giorni e nuvole (2007), Qualunquemente (2011), che lo rende celebre al grande pubblico, To Rome with Love (2012), Tutto tutto niente niente (2012), L’intrepido (2013), L’abbiamo fatta grossa (2016), Mamma o papà? (2017), Come un gatto in tangenziale (2017), Contromano (2018), Cetto c’è, senzadubbiamente (2019), Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto (2021), Grazie ragazzi (2023) e Cento domeniche (2023).

2. È anche sceneggiatore e regista. Negli anni l’attore si è distinto anche come sceneggiatore e regista, realizzando i film Uomo d’acqua dolce, La fame e la sete, Il nostro matrimonio è in crisi, Contromano e Cento domeniche, ma anche la serie I topi (2018-2020)  Ha però contribuito anche alla scrittura dei film Qualunquemente, Tutto tutto niente niente e Cetto c’è, senzadubbiamente.

3. È anche doppiatore. Albanese si è reso celebre anche per le sue doti di doppiatore, prestando la voce al Grande Topo del film d’animazione La gabbianella e il gatto (1998) e al personaggio Gedeone in La famosa invasione degli orsi in Sicilia (2019).

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Antonio Albanese e la moglie e il figlio

4. È sposato. L’attore è sposato con Maria Maddalena Gnudi, dottoressa commerciale specializzata in revisione contabile. La coppia è molto riservata riguardo la loro vita privata, a tal punto da rivelare soltanto dopo alcuni anni di aver avuto un figlio nel 2010.

Antonio Albanese ha origini siciliane

5. Ha origini del sud Italia. L’attore è nato in Lombardia, in provincia di Lecco, ma i suoi genitori erano originari di Petralia Soprana, in Sicilia. L’attore ha in seguito dichiarato di essere profondamente legato alla terra dei suoi genitori e di recarvisivi molto spesso.

Antonio Albanese e i suoi personaggi

6. È celebre per i suoi personaggi comici. La carriera comica di Albanese inizia grazie alla trasmissione comica Mai dire gol, dove presenta una serie di personaggi divenuti poi celebri. Tra questi si annoverano il gentile Epifanio, l’aggressivo Alex Drastico, il telecronista-ballerino Frengo e Stop, e il giardiniere gay e interista di Berlusconi. Uno dei personaggi più riusciti di Albanese è tuttavia Cetto La Qualunque, imprenditore e politico siculo-calabrese corrotto, perverso e depravato. Tale personaggio è stato poi protagonista di tre film al cinema.

Antonio Albanese è Epifanio Gilardi

7. È tra i suoi personaggi più apprezzati. Apparso per la prima volta sul palcoscenico televisivo di Su la testa, il personaggio di Epifanio Gilardi è sempre stato tra i più apprezzati di Albanese. Di carattere timido e gentile, ingenuo ma profondo, Gilardi è anche il protagonista del film Uomo d’acqua dolce, diretto e interpretato da Albanese.

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Antonio Albanese in Grazie ragazzi

8. Ha amato molto il film.  In Grazie Ragazzi Antonio Albanese interpreta un attore che accetta malvolentieri di curare la regia di uno spettacolo di un laboratorio teatrale di un gruppo di carcerati, finendo però così per dare un nuovo senso alla sua vita piena di delusioni e a quella problematica dei suoi allievi. Come raccontato da Albanese, il film gli ha permesso di confrontarsi nuovamente con il suo amore per il teatro, ritrovando molto di sé nel personaggio interpretato e rimanendo particolarmente sorpreso dalla recitazione offerta dai detenuti.

Antonio Albanese e il suo nuovo film Cento domeniche

9. Con il suo nuovo film ha voluto raccontare gli ultimi. Albanese ha raccontato che prima di intraprendere la carriera di attore, ha lavorato per sei anni come operaio. A loro ha ora voluto dedicare il suo nuovo film, intitolato Cento domeniche, nel quale si racconta di un operaio che si vede derubato dei suoi soldi dalla banca a cui li aveva affidati. Albanese si è inoltre ispirato a diverse storie vere di questo tipo per poter raccontare in modo più sincero e veritiero la situazione di chi vive questo tipo di disagi.

Antonio Albanese età e altezza

10. Antonio Albanese è nato a Lecco, in Lombardia, il 10 ottobre 1964. L’altezza complessiva dell’attore è di 173 centimetri.

Fonte: IMDb

 
 

Storia di un crimine: Mauricio Leal, la storia vera dietro il film Netflix

Storia di un crimine Mauricio Leal Netflix

Il nuovo thriller Netflix proveniente dalla Colombia, Storia di un crimine: Mauricio Leal – diretto da Jaques Toulemonde Vidal – è subito divenuto uno dei titoli più visti sulla piattaforma. Merito anche del suo essere basato sulla storia vera di uno dei più noti casi di omicidio verificatisi in Colombia negli ultimi anni, ovvero quello di Mauricio Leal. Nella fatidica notte del 21 novembre 2021, Leal fu assassinato nella sua casa insieme alla madre, Marleny Hernandez, il cui cadavere fu trovato accanto a lui. Il caso ottenne subito un’enorme attenzione da parte dei media. Anche se inizialmente la scena sembrava un caso di omicidio-suicidio, gli investigatori, però, scoprirono ben presto qualcosa di più sinistro, portando alla luce una vicenda quantomai torbida. Il film la ripercorre proponendo anche i retroscena utili a capire ciò che realmente accadde.

1Storia di un crimine: Mauricio Leal: la storia vera è differente dal film?

Storia di un crimine Mauricio Leal Juana del Rìo

Il protagonista principale dell’adattamento Netflix di Storia di un crimine: Mauricio Leal è la detective Rebeca, che non esiste nella realtà ma è un insieme di tutti i detective che hanno lavorato a questo caso. I realizzatori si sono infatti presi delle libertà creative e hanno aggiunto una certa profondità e drammaticità alla narrazione introducendo tale detective nella storia. La donna viene inoltre caratterizzata come una madre e  moglie di un marito geloso del suo successo, che cerca di scaricare su di lei la sua frustrazione e la sua ira, mentre lei vorrebbe solo che qualcuno la accettasse e la capisse.  Questa aggiunta ha reso il mistero dell’omicidio più avvincente, stabilendo quasi un legame tra la detective e Jhonier. Nel film è dunque lei a risolvere il caso, ma alla fine le viene chiesto di abbandonare il caso in quanto deve prendersi cura di suo figlio.

Nei momenti conclusivi del film, la vediamo dunque accettare il suo destino, allontanandosi dal caso. Ma la sua impossibilità a rimanere fino alla fine di esso crea in qualche modo un’ossessione nella sua mente. Si affeziona sempre di più al caso perché, pur avendo un percorso diverso, è involontariamente empatica nei confronti di Jhonier, perché, proprio come lui, si sente sempre esclusa dalla sua famiglia e la sua salute mentale ne risente. Storia di un crimine: Mauricio Leal non fornisce dunque al pubblico una semplice indagine su un crimine realmente avvenuto, bensì costruisce il racconto a partire da un personaggio che si rivela strettamente connesso ai sentimenti da cui è scaturito il delitto. Raccontato dal suo punto di vista, il racconto del film differisce parzialmente dalla storia vera, senza però stravolgerla.

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Ultima chiamata per Istanbul: spiegazione del finale e significato del film

Ultima chiamata per Istanbul

In Top 10 su Netflix spicca il titolo Ultima chiamata per Istanbul, rom-com turca diretta da Gönenç Uyanık che in breve tempo si è guadagnata la seconda posizione fra i film più guardati sulla piattaforma streaming. Un film che, come dicevamo nella nostra recensione, non solo funziona rimanendo coerente agli stilemi del genere di riferimento, ma sorprende persino, poiché capace di trovare una soluzione alternativa, senza alcun uso di retorica, per parlare di… amore! La storia sembra abbastanza semplice: due sconosciuti si incontrano all’aeroporto di New York quando lei, ad un certo punto, in attesa della sua valigia al nastro, scopre che questa è stata scambiata con quella di un viaggiatore cinese. Lui si offre di aiutarla, e la accompagna a Chinatown dove dovrebbe esserci il proprietario del bagaglio. Non sappiamo i loro nomi, ma sin dai primi sguardi si capisce che fra i due è scoccata la scintilla, eppure c’è un problema: sono entrambi sposati. Ultima chiamata per Istanbul, come dicevamo poc’anzi, inizia perciò come un tipica commedia romantica con i soliti cliché, ma nel suo progredire le carte in tavola cambiano, con un più che calzante plot twist centrale. Ma cosa vuole suggerirci il suo finale? Qual è il significato nascosto presente all’interno del film?

Cosa succede fra i due sconosciuti a New York?

Ultima chiamata per Istanbul film

Riavvolgiamo il nastro e riprendiamo da dove eravamo rimasti. Intanto, i due sconosciuti – che decidono nel frattempo di chiamarsi Samantha e Ryan sotto indicazione di lei – arrivano nell’albergo dove dovrebbe esserci colui che ha preso per errore la borsa della donna. Scoprono però che il bagaglio arriverà solo l’indomani mattina, così Samantha decide di pernottare lì per aspettarlo. Ryan, seppur titubante, sceglie di rimanere con lei per potersi assicurare che il giorno dopo lo riceva. Alla sera, la coppia si ritrova nel suggestivo rooftop dell’hotel, dove si sta svolgendo una serata di musica. I due si siedono a un tavolo, e iniziano a imbastire un discorso riguardante l’amore. Se uno è convinto che non si può tradire il proprio partner se alla base c’è un sentimento vero, l’altra sostiene invece che l’adulterio sia qualcosa di troppo sopravvalutato; se lui dice di volere dei figli, lei invece asserisce decisa di non essere pronta. Mentre Ryan spiega a Samantha di essere ancora molto innamorato della moglie, al contrario Samantha confessa di non essere più felice nel suo matrimonio.

La discussione mette in rilievo i diversi modi dei due di intendere i rapporti, e anche il modo di affrontarli. Ognuno ha una visione diversa di una relazione, e ogni loro tesi ha una spiegazione logica e convincente. Una tattica che vuole farci capire quanto spesso ciò che noi riteniamo giusto non è universale, ma muta e si trasforma in base al proprio vissuto, esperienze, e modo di approcciarsi alla vita, agli altri, ma anche a noi stessi. Ad un certo punto, la donna si alza per andarsi a fumare una sigaretta e da quel momento in poi la storia prende una piega differente: se infatti prima Ryan affermava di non essere incline a tradire e di non scivolare in situazioni ambigue, si ritrova di lì a poco a passare l’intera notte con Samantha, fra locali a luci rosse, balli sensuali e confessioni intime sotto il ponte di Brooklyn. La sintonia che va creandosi fra loro in quelle ore, nonostane le iniziali divergenze, fa sì che Ryan ceda alla tentazione e quando tornano in albergo i due si abbandonano alla passione. L’alba del mattino seguente, però, fa affiorare verità tenute nascoste sino a quel momento. Conosciamo, intanto, i loro veri nomi: i due si chiamano Serin e Mehmet, e la realtà è ben diversa da quella che era apparsa poiché il matrimonio di cui parlavano era, in sostanza, il loro. Purtroppo, però, sono una coppia sull’orlo del divorzio.

Perché Mehmet e Serin stanno per firmare le carte del divorzio?

Ultima chiamata per Istanbul scena

Quando Serin torna nella sua stanza senza rivolgere parola a Mehmet, il film fa un tuffo nel passato e con l’aiuto della narrazione intradiegetica – sono entrambi a raccontarsi – scopriamo come la coppia si è realmente conosciuta e quali siano le falle nella relazione. Sappiamo che i due si sono innamorati quando erano all’università; lui è un musicista, lei una designer. Scopriamo che a un certo punto Serin viene accettata in un college a New York per affinare i suoi studi, ma che lei per amore rifiuta. Nel frattempo, Memhet ha un colloquio con il padre di lei, il quale lo obbliga a cercarsi un lavoro che possa permettergli di provvedere adeguatamente alla figlia, abbandonando la musica. Entrambi, dunque, hanno rinunciato ai loro sogni per il bene del rapporto. In seguito, capiamo che Serin e Memhet hanno deciso di sposarsi in un altro Paese, e che i primi anni di matrimonio sono felici e spensierati. Una gioia che dura poco, infranta quando Serin viene licenziata a lavoro, cominciando così a sentire il peso dell’aver rifiutato l’opportunità a New York anni prima. La sensazione di inadeguatezza e frustrazione non fa che aumentare e peggiorare, riversandosi sulla coppia e provocando litigi con il marito. La situazione precipita quando Serin decide di fare domanda a uno studio di moda della Grande Mela per disegnare una collezione per loro.

Questi si dimostrano subito interessati ai suoi disegni, e la assumono. Serin decide di non parlarne con Mehmet, il quale alla fine troverà comunque la lettera di accettazione fra le sue cose, andando su tutte le furie. Appurato che alla moglie importi sempre meno della loro relazione, mentre secondo lei il marito non presta sufficiente attenzione ai suoi sogni, le discussioni crescono a dismisura, sino a quando una goccia non fa traboccare il vaso: Serin trova nel telefono di Mehmet una chat in cui l’uomo si scambia spesso dei messaggi con un’altra donna sconosciuta. Da lì, pur assicurandole di non averla tradita, Serin prova a cercare un ultimo aiuto in una consulente matrimoniale, ma anche questo tentativo naufraga, portandola così a chiedere il divorzio. Qualcosa cambia l’ultimo giorno di seduta, quando la consulente suggerisce loro di darsi un’ultima possibilità di capire se è davvero finita attraverso una sorta di gioco: devono partire per New York, dove lei deve iniziare a lavorare, e una volta lì devono incontrarsi facendo finta di non conoscersi, dedicandosi vicendevolmente del tempo come se fossero due estranei.

1Il significato di Ultima chiamata per Istanbul

Ultima chiamata per Istanbul film recensione

Pilastro portante di Ultima chiamata per Istanbul è, come in ogni rom-com che si rispetti, l’amore. Nel film, però, attraverso la particolare relazione fra Serin e Mehmet, il sentimento non viene standardizzato, ma anzi la loro storia vuole dimostrare quanto l’amore sia qualcosa di davvero unico e personale per ognuno di noi. Serin e Mehmet sono due individui che, pur amandosi, hanno due visioni differenti dei rapporti e della vita, ma ciò non significa – come spesso viene invece mostrato – che per impegnarsi con qualcuno bisogni sposare lo stesso pensiero, o ancora avere tutto in comune. Non vuol dire neanche che uno debba soccombere all’altro. Ciò che conta veramente, e che la pellicola di Uyanik vuole dimostrare, è scegliere tutti i giorni la persona che abbiamo deciso debba starci accanto. Anche quando ad un certo punto qualche ingranaggio non funziona. L’amore è un sentimento che bisogna coltivare nel tempo, e necessita impegno. E non coincide per forza con l’essere simili o addirittura uguali. Ognuno di noi guarda al sentimento da una prospettiva o angolazione differente, lo vive secondo la sua logica, ma soprattutto secondo il suo vissuto, le sue esperienze, e questo non significa che se l’altra persona la pensi diversamente, o sia lei stessa diversa, il rapporto non può esistere. Se alla base c’è il rispetto, esistono i compromessi, esiste l’aiutarsi a vicenda per superare le difficoltà, ed esiste anche il fare un passo indietro affinché l’altro ci possa raggiungere.

Nel finale di Ultima chiamata per Istanbul abbiamo la dimostrazione di quanto detto sin’ora: Serin, dopo che Mehmet cede chiedendole scusa, comprendendo le sue posizioni nella lettera che le scrive, si sente in pace, perché sa di essere stata capita. Nonostante le loro divergenze e i loro obiettivi – che restano diversi – sa che con il marito potrà costruire in totale libertà il loro futuro insieme, e che troveranno un punto d’incontro, una soluzione adeguata che, con dedizione e pazienza, li renderà felici. Andando all’aeroporto, Serin sceglie di amarlo, di rimanere fedele a quella promessa fatta sull’altare. Allo stesso modo fa Mehmet, scendendo dall’areo. A prescindere da come si conclude il film, in cui entrambi tornano a Istanbul, alla base resta il fatto che sia Serin che Mehmet hanno deciso, consapevolmente, di scegliersi, rinunciando ognuno di loro a qualcosa per fare spazio a un sogno in comune più grande: riconciliarsi. E mettersi ancora in gioco. Perché è questo il vero significato dell’amore: è come un fiore che va annaffiato giornalmente, anche quando fuori c’è la pioggia a bagnarlo. Oppure rischia di appassire.

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In fuga da Babbo Natale: il trailer e le prime immagini della commedia di Natale

Netflix è lieta di annunciare l’arrivo del film In fuga da Babbo Natale, la commedia di Natale che vede come protagonisti Giampaolo Morelli e Ilaria Spada, insieme al piccolo Enea Indraccolo, per la regia di Volfango De Biasi. Soggetto e sceneggiatura sono dello stesso De Biasi insieme a Fabio Bonifacci.

In fuga da Babbo Natale, una produzione Colorado Film, è in arrivo solo su Netflix dal 15 dicembre e sono ora disponibili il trailer ufficiale, il poster e le prime immagini dal film.

In fuga da Babbo Natale, la trama

Antonio ha 7 anni ed è orfano di padre. La sera della vigilia di Natale non vuole doni, vorrebbe solo volare con la slitta di Babbo Natale fino alla stella dove vive il suo papà. Per questo, quando vede Babbo Natale scendere dal tetto di casa sua, decide di seguirlo come suo aiutante. Non sa che sotto la barba e il cappello si nasconde un ladro, che ha deciso di usare questo travestimento per rubare indisturbato. Chi fermerebbe mai Babbo Natale? Casa dopo casa, furto dopo furto, passeranno una notte speciale che non dimenticheranno mai più e che cambierà per sempre le loro vite.

Basato su “Le Père Noël” diretto da Alexandre Coffre e prodotto da QUAD, il film è prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai per Colorado Film e vede nel cast anche Mario De La Rosa, Elisa Di Eusanio, Michela Andreozzi, Renato Marchetti, Marco Conidi, Romano Talevi, Federico Tocci e Ninni Bruschetta.

In fuga da Babbo Natale sarà disponibile solo su Netflix dal 15 dicembre.

 
 

Noir in Festival 2023: annunciate le giurie

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Sono state annunciate le giurie del Noir in Festival 2023. A decretare il film vincitore del Black Panther Award 2023, l’ambito riconoscimento al miglior fim Noir dell’anno conferito dal festival, sarà la giuria internazionale, composta da tre eccellenti protagonisti del mondo dello spettacolo.

Jaume Balagueró (Presidente), regista spagnolo, ha esordito alla regia con Alicia, che ha ottenuto premio per il miglior cortometraggio al Sitges Film Festival. Il suo primo lungometraggio, Nameless – Entità nascosta (1999), è stato presentato in numerosi festival, tra cui il Brussels International Festival of Fantasy Film e il Fantafestival di Gérardmer, dove ha ricevuto il Meliés d’oro assegnato dalla European Fantastic Film Festivals Federation come miglior film europeo. Nel 2006 ha partecipato fuori concorso a Venezia con Affittasi, un film della serie horror televisiva Film per non dormire, e l’anno successivo è tornato al Lido con [Rec], cui è seguito nel 2009 [Rec] ², vincitore del Ben & Jerry’s Award a Sitges. La serie prosegue poi nel 2014 con REC 4: Apocalypse. Dopo La settima musa (2017), presentato ancora a Sitges, ha realizzato Way Down – Rapina alla banca di Spagna (2021).

Veronica Lucchesi, fondatrice e cantante per il progetto La Rappresentante di Lista (LRDL) insieme a Dario Mangiaracina. Ha concorso al Festival di Sanremo nel 2021 con Amare e nel 2022 con Ciao Ciao, entrambi ai vertici delle classifiche radiofoniche e certificati multiplatino. Il loro ultimo album in studio, My Mamma, uscito nel 2021, è stato arricchito nel 2022 da Ciao CiaoDiva e Be My Baby e certificato Disco d’Oro, debuttando al primo posto della classifica dei vinili più venduti e al quinto di quella degli album più venduti. Veronica Lucchesi ha lavorato con Dario Mangiaracina al loro primo romanzo, Maimamma, che con il disco condivide genesi e tematiche: è la storia di una giovane donna, Lavinia, che rimane incinta alle soglie della fine del mondo. Il 5 aprile 2022 ha ideato ed è andata in scena a Bologna con “Tocca a Noi – Musica per la pace”, il grande concerto a sostegno di Save The Children, con 7.000 spettatori in Piazza Maggiore a Bologna e, sul palco, 12 tra gli artisti italiani più amati. Nel 2023 ha preso parte alle riprese di Gloria, film in uscita nel 2024 per la regia di Margherita Vicario.

Paul McEvoy, fondatore e co-direttore del FrightFest di Londra, il più grande evento cinematografico di genere del Regno Unito, che nel 2024 approderà alla 25a edizione e si svolge nel mese di agosto a Londra, Leicester Square. Paul McEvoy è anche programmer per il Cine-Excess Film Festival and conference e scrive regolarmente una rubrica di notizie e recensioni per “The Dark Side Magazine”. Attualmente sta lavorando a un podcast con il regista Jake West intitolato “Stark Raving Cinema! The Film & Pop Culture Podcast”.

Alla giuria del concorso internazionale si affianca quella per il Premio Caligari 2023, composta da 80 tra studenti IULM e appassionati di cinema e guidata dal regista Brando De Sica, il cui film d’esordio, Mimì – Il principe delle tenebre, è nelle sale in questi giorni; dalla giornalista di “Cinecittà News” e “8 ½” Nicole Bianchi, recentemente vincitrice del Premio Domenico Meccoli – Scrivere di Cinema (2023) e membro del SNGCI; da Maurizio Di Rienzo, critico cinematografico e direttore artistico dello ShorTS International Film Festival di Trieste.

Ma la lista degli ospiti di questa 33a edizione è ricca e corposa. Si parte ovviamente da Daniel Pennac, vincitore  del Raymond Chandler Award 2023 e autore  della celebre saga editoriale di Malaussène, protagonista indiscusso della giornata inaugurale, 1 dicembre. Lo scrittore francese farà quattro tappe milanesi per incontrare il pubblico: alle ore 15.30 nell’Auditorium di IULM 6; alle ore 17.30 all’Institut français Milano per introdurre la proiezione di Au bonheur des ogres di Nicolas Bary; alle ore 18.15 in Feltrinelli Duomo per il firmacopie di Capolinea Malaussène (Feltrinelli) e alle 19.00 in Casa del Manzoni per la consegna del Raymond Chandler Award.

A presentare i film in concorso, proiettati tutti in Cineteca Milano Arlecchino ci saranno: per Runner il regista Nicola Barnaba e gli interpreti Matilde Gioli e Francesco Montanari; per Operation Napoleon il regista islandese Oskar Thor Axelsson; per The City il regista e l’attrice israeliani Amit Ulman e Moria Akons; per Le procès Goldman l’attore belga Arieh Worthalter. I film fuori concorso e gli eventi speciali saranno invece introdotti da: il rapper Jake La Furia, voce narrante della serie animata Italica Noir, assieme al regista Federico Cadenazzi e allo sceneggiatore Girolamo Lucania; il regista lussemburghese Loïc Tanson (The Ashes of Time); il regista Alfonso Bergamo e gli interpreti Paolo BrigugliaTony SperandeoRoberta Giarrusso e Randall Paul (The Garbage Man).

Protagonisti di uno speciale incontro previsto per lunedì 4 dicembre, ore 17.00, IULM 6 – Sala dei 146, i registi dei sei film finalisti: Lyda Patitucci (Come pecore in mezzo ai lupi), Antonio Pisu (Nina dei lupi), Andrea Di Stefano (L’ultima notte di Amore), Davide Gentile (Denti da squalo), Ivano De Matteo (Mia) e Sydney Sibilia (Mixed by Erry).

Ricchissimo il parterre degli ospiti letterari della 33a edizione che dall’1 al 6 dicembre incontreranno il pubblico in Rizzoli GalleriaHarald Gilbers (Morte sotto le macerie. Il commissario Oppenheimer e la banda dei fazzoletti gialli, Emons Libri); Giancarlo De Cataldo (Colpo di ritorno, Einaudi); Marcello Simoni (La taverna degli assassini, Newton Compton); Donato Carrisi (L’educazione delle farfalle, Longanesi); Gianni Canova (Palpebre, Garzanti) e Ambra AngioliniAshley Audrain(Sussurri, Rizzoli); Cinzia Bomoll (Non dire gatto. Un’indagine di Nives Bonora, Ponte alle Grazie) assieme a Nina ZilliGiampaolo Simi (Il cliente di riguardo, Sellerio); Fausto Gimondi (Fortuna criminale, Longanesi) e Camila RaznovichDeepti Kapoor (L’età del male, Einaudi) con Alessandra Tedesco, Alberto Toso Fei (Il piede destro di Byron, Marsilio) con Luca Crovi.

La IULM, oltre a Daniel Pennac, ospiterà nella Sala dei 146 del moderno edificio IULM 6 anche due imperdibili incontri letterari – Giovanni Robertini con il suo Morte di un trapper (Harper Collins) con John Vignola e il regista Fulvio Risuleo insieme all’illustratore Antonio Pronostico, autori della graphic novel L’eletto (Coconino) – e tre fuoriclasse del cinema: Gabriele Salvatores che il 6 dicembre converserà alle 11.30 con Paola Jacobbi e Gianni Canova dei suoi film più di genere; Pivio & Aldo De Scalzi che racconteranno la musica noir e i vinili di DiabolikAdrian Wootton che terrà una masterclass su Cormac McCarthy e il cinema.

Ma non finisce qui! Il 2 settembre Casa del Manzoni vedrà sfilare prima i relatori dell’atteso convegno “Manzoni e il Noir”, sul giallo storico e la vicenda di Marianna de Leyva, la celebre Monaca di Monza de I promessi sposi – Mauro NovelliDaniela BrogiBen PastorGiancarlo De CataldoLuca CroviMarcello Simoni e Marco Bellocchio – e poi il vincitore del romanzo più votato dal pubblico, Carlo Piano (Il torto, E/O) e i cinque contendenti per il Premio Giorgio Scerbanenco 2023 – Francesco Abate (Il misfatto della tonnara, Einaudi), Cristina Brondoni (L’inferno degli eletti, Clown Bianco), Cristina Cassar Scalia (La banda dei carusi, Einaudi), Gabriella Genisi (L’angelo di Castelforte, Rizzoli), Bruno Morchio (La fine è ignota, Rizzoli).

Il programma completo è consultabile a questo link.

 
 

I 400 Giorni – Funamboli e Maestri, intervista ai registi, Emanuele Napolitano e Emanuele Sana, e alla sceneggiatrice Vittoria Spaccapietra

i 400 giorni

Si intitola I 400 Giorni – Funamboli e Maestri il documentario presentato al 41° Festival di Torino e diretto da Emanuele Napolitano e Emanuele Sana, in collaborazione con Daniele Orazi, il talent manager che con questo progetto ha voluto raccontare il dietro le quinte della sua giovane “scuderia”. Nuovi volti, talenti giovanissimi, aspiranti attori seguiti nel corso di 400 giorni della loro vita, tra provini, speranze, delusioni, intimità. Un ritratto insolito e differente del ruolo dell’attore.

In occasione della presentazione al TFF 41°, abbiamo raggiunto telefonicamente i registi e alla sceneggiatrice Vittoria Spaccapietra. Ecco cosa ci hanno raccontato.

-Come entrate in contatto con Daniele Orazi e come nasce questa collaborazione?

Emanuele Napolitano: Io nasco come artista visivo e pittore. Ho realizzato in passato anche documentari su opere di videoarte, e avevo già girato dei documentari dedicati ad artisti che provenivano da zone percepite come difficili, tipo Israele o Albania. Sono entrato in contatto con Daniele attraverso una serie di amicizie comuni e gli abbiamo presentato questa serie di documentari che gli era piaciuta molto. Dopo questo incontro, si è creata l’opportunità di lavorare a questo progetto soprattutto perché Daniele lavora come talent manager da tanti anni. L’idea di partenza era quella di approcciare questo materiale con un tono sperimentale, non patinato.

Emanuele Sana: Io e Daniele ci conosciamo da parecchi anni. Abbiamo sempre condiviso un approccio carico di ironia alla vita e abbiamo nel tempo parlato di cinema con grande libertà e onestà. C’è sempre stata una grande stima reciproca e quando lui ha chiuso la grande esperienza di Officina Artistiche e intrapreso la nuova sfida di DO Agency, abbiamo deciso di scommettere lui sulle mie idee e il mio stile registico, io sulla sua conoscenza profonda del mercato e soprattutto sui consigli che è in grado di dare ai suoi artisti. E quando è nato progetto sono stato molto felice di costruirlo insieme a lui.

Vittoria Spaccapietra: Dopo gli studi di sceneggiatura ho iniziato a cercare lavoro a Roma. Ho incontrato Daniele a Milano per un colloquio per lavorare come script reader nella sua agenzia. Ero completamente disorientata, ma poche settimane dopo sono entrata nella DO Cinema. Crescere lì mi ha permesso di conoscere l’industria in ogni sua forma e entità dandomi degli strumenti che ho capito essere fondamentali solo quando ho provato poi camminare con le mie gambe. Questo inizio di percorso mi ha fatto capire che non esiste una strada programmata, che tutto è in costante evoluzione, che la determinazione è ugualmente importante al lasciare che le cose accadono. L’appoggio di Daniele per me ha fatto e sta facendo la differenza.

Emanuele Napolitano

-Il titolo cita i 400 giorni in cui avete accompagnato il gruppo di attori protagonisti, ma rievoca anche un capolavoro del cinema che ha per protagonista un giovanissimo pieno di belle speranze e deciso a conquistarsi il suo posto nella vita. È un’assonanza a cui avevate pensato?

Emanuele Napolitano: L’assonanza è in parte casuale e in parte voluta. Abbiamo effettivamente passato 400 giorni in compagnia di questi ragazzi, ma il film è idealmente un romanzo di formazione, quindi concettualmente si associa alla storia di Antoine Doinel, protagonista de I 400 colpi. Certo la storia non è la stessa, ma idealmente c’è un’assonanza.

Emanuele Sana: Devo confessare che sono stati tantissimi i titoli ai quali abbiamo pensato nei mesi delle lavorazioni tanto che a un certo punto era diventato un gioco. Eppure quando Daniele ha proposto “I 400 giorni”, abbiamo capito che era arrivato il titolo perfetto. Un’assonanza chiaramente ma se pensiamo al finale de “I 400 colpi”, uno dei più importanti e forti sguardi in macchina del cinema, e al tema del giovane che affronta il suo futuro, è facile creare il parallelo con le interviste che compongono il nostro film e che muovono proprio dalla stessa inquadratura.

-I documentario è estremamente ricco di punti di interesse e di voci. C’è l’on the road, c’è il talent show, c’è la componente personale legata all’intimità dei protagonisti. Come si costruisce una storia con così tante anime e con così tanti protagonisti?

Emanuele Napolitano: E’ stata una storia che si è formata da sé perché pur essendoci una sceneggiatura, era impossibile controllare delle cose che si svolgevano nel divenire. Pur avendo una pianificazione, alcuni momenti erano difficili da prevedere. Ad esempio eravamo sui set in occasione dei provini per raccogliere le impressioni a caldo. Ecco, la difficoltà è stata esserci sempre in questi momenti per tutti questi giorni. Abbiamo cercato di registrare un momento sospeso che mette in relazione questi ragazzi con i grandi maestri del passato.

Emanuele Sana: Ricordo che qualche settimana fa, quando ho salvato il progetto de “I 400 giorni” con il nome final cut mi sono commosso. A parte gli scherzi: il materiale di partenza era composto da centinaia di ore di girato alle quali si sommava il materiale dell’Archvio Luce da scovare e visionare. La selezione è stata quindi l’operazione fondamentale e la più complessa: volevo creare un flusso di coscienza che legasse attori e artisti appartenenti a quattro generazioni diverse e per fare questo ho isolato alcuni grandi temi per poi scegliere di volta in volta le frasi più forti o quelle che insieme formassero un dialogo piacevole da ascoltare e carico di emozioni.

Vittoria Spaccapietra: Trovando un filo conduttore narrativo che sia universale e applicandolo poi alla specificità di ogni storia personale. Che questa sarebbe stata la sfida più grande per lo sviluppo della storia ci è stato chiaro fin da subito. Ma il motore dell’impresa resta il talento e le sue declinazioni ed è lì che siamo tornati per costruire tutto. Le storie si aggrappano a questo perno centrale, che accomuna ogni voce non solo nel film, ma anche nella vita di chiunque si approcci a questo percorso. A quel punto si tratta di cucire tutte le voci intorno a questa struttura guida tematica.

-Il film si impreziosisce anche di interventi di attori famosi, già affermati, come sono stati scelti e da regista, è più semplice avere materiale umano inesperto e malleabile oppure avere a che fare con degli attori consumati, quindi magari più capaci ma anche con le loro regole e il loro metodo già strutturato?

Emanuele Napolitano: L’attore consumato sa anche come ridiventare ingenuo! Ma in realtà non ho preferenza, però è logico che ci sia una maggiore curiosità verso ciò che è spontaneo. Quindi l’attore che si deve formare ancora è più malleabile, più spontaneo, appunto. Il film poi è stato girato con mezzi di fortuna quasi, magari a volte con il cellulare perché ti trovi a testimoniare un momento che vale la pena catturare.

Emanuele Sana

Emanuele Sana: Daniele è un grande scopritore di talenti e gli attori che ha chiamato per questo documentario non solo hanno accettato di partecipare ma si sono aperti con una tale sincerità e professionalità che ho avuto molto spesso l’impressione di avere di fronte insieme all’attore navigato anche quello di anni fa in cerca del suo futuro. Come regista devo dire che amo dirigere sia attori alle prime armi che attori consumati ma non è questione di malleabilità o di struttura, credo fermamente sia sempre questione di intelligenza artistica, cioè quella grande capacità di comprendere il progetto e sapere che il film vince sempre sull’individualità.

-Come si lavora a uno script quando ci sono così tanti personaggi coinvolti e una buona dose di “realtà” all’interno del film?

Vittoria Spaccapietra: La bellezza e la difficoltà di lavorare a una storia unscripted è sicuramente l’imprevedibilità e l’evoluzione della scrittura. Devi bilanciarti tra il guidare il contenuto per far si che il prodotto resti in linea con l’idea principale e l’accogliere ciò che accade nella realtà, che è imprevedibile. Circa a metà di questi quattrocento giorni abbiamo iniziato a plasmare una struttura più precisa, alla quale però non devi aggrapparti con totale devozione perché il reale è sempre lì pronto a farti deviare, e allora si continua a scrivere affidandoci a ciò che accade.

-Com’è stato il lavoro con Daniele Orazi?

Emanuele Napolitano: E’ stata un’esperienza molto bella, principalmente perché Daniele ha delle intuizioni davvero brillanti. Ha avuto molte idee che sono state sviluppate e girate. Come una sceneggiatura estemporanea, ha offerto diverse soluzioni che poi sono state realizzate. Pur non essendoci una sceneggiatura strutturata, il suo lavoro è stato anche quello e abbiamo creato delle situazioni proprio per vedere poi cosa succedeva.

Emanuele Sana: Daniele ha avuto una visione precisa, l’ha inseguita e ha fatto quello che sa fare meglio: lavorare con le persone per il bene del progetto. È stato un produttore preciso, molto attento nel valorizzare il materiale umano che compone il documentario perché lui ama profondamente gli attori e loro sono sempre stati la sua prima preoccupazione. Abbiamo litigato? Non direi, discusso spesso certo, ma anche perché siamo entrambi testardi. Ma è anche per questo che “I 400 giorni” è il film che potete vedere.

Vittoria Spaccapietra: Lavorare creativamente con Daniele è molto simile al processo di cui parlavamo di “ascolto” della realtà: ogni momento del suo lavoro da produttore e da agente si trasforma per lui in stimolo creativo che sottopone ai suoi collaboratori in scrittura. La parte più stimolante è vedere trasformare i momenti dell’ordinaria quotidianità lavorativa (che ordinaria veramente poi non è mai) diventare straordinari punti di partenza per nuove idee da sviluppare in scrittura. Del resto è così che è nato i 400 giorni.

-Qual è nelle vostre intenzioni il fine ultimo di un film pensato e realizzato così, che racconta queste storie in particolare?

Emanuele Napolitano: L’intenzione può essere quella di far capire cosa prova un attore. Ci sono tanti film sul cinema, ma meno sulla figura dell’attore, in cui non lavora, non recita, è questo genera delle paure. Questo aspetto non sempre è messo in luce e mi interessava capire cosa prova l’attore sia all’inizio della carriera, sia di livello avanza quando gli si pongono davanti dei problemi, e raccontarlo al pubblico che è più abituato all’aspetto patinato della vita dell’attore.

Emanuele Sana: “I 400 giorni” è un documentario ma ancora di più un documento. Ritrarre il momento è un privilegio e penso che questo film invecchierà bene come un buon vino: fra qualche anno rivedere le interviste dei ragazzi sarà emozionante e restituirà il senso di un’operazione di scoperta come quella che Daniele realizza con il casting. Un ultimo pensiero: credo che aver avvicinato quattro generazioni di attori sia servito a capire che possono passare gli anni, possono avvicendarsi diverse ere cinematografiche ma i sogni, i desideri, i dispiaceri e i sorrisi di chi vuole vivere di cinema sono sempre identici.

Vittoria Spaccapietra: Da sempre le filmografie sono ricche di biografie di grandi artisti. Ha perfettamente senso considerato che se c’è qualcuno al quale vogliamo ispirarci sono coloro che hanno avuto successo. Nelle storie che mostriamo però c’è la verità del primo salto, la voce di chi ancora prova le sensazioni che racconta. È come chiedere a un bambino cosa si provi a essere un bambino. Un adulto si ricorda, può farlo, ma è inevitabilmente filtrato dalla sua esperienza e dal tempo. Lo stesso accade con le voci che sentiamo ne I 400 giorni: i ragazzi stanno vivendo in questo momento ciò che ci raccontano e questa è una risorsa preziosa da mettere a disposizione per chi vuole affrontare questo mestiere. Sarebbe bello se il film diventasse una piccola guida tecnica ed emotiva per chi si approccia a questo mondo, una sorta di mappa per farsi guidare attraverso le voci dei maestri per trafugare i segreti della loro esperienza, ma rispecchiandosi nell’autenticità dei sentimenti e delle paure che invece si provano quando camminiamo ancora sospesi su un filo.

Presentato il 27 novembre al 41° Torino Film Festival nella sezione fuori concorso Ritratti e paesaggi I 400 Giorni – Funamboli e maestri, il documentario prodotto dalla DO Cinema del talent manager Daniele Orazi con il patrocinio di Roma Lazio Film Commission ed il sostegno del Ministero della Cultura.

I 400 Giorni – Funamboli e maestri è un racconto corale dedicato al mestiere dell’attore, diretto da Emanuele Napolitano e Emanuele Sana e scritto da Vittoria Spaccapietra e Daniele Orazi.

Di seguito, ecco le illustrazioni inedite realizzate da Druid (Emanuele Napolitano) per i protagonisti del film:

 
 

Jon Hamm ha già scelto quale ruolo vorrebbe interpretare nel MCU

Fargo 5 jon hamm

L’universo cinematografico Marvel ha visto la sua dose di star avvicendarsi, e anche quelli che destavamo lo scetticismo del pubblico, alla fine si sono rivelati ottime scelte per i personaggi iconici che erano chiamati a interpretare. Una delle star che però non è ancora entrata in contatto con il MCU è Jon Hamm, che in questi giorni è su NOW con la nuova stagione di Fargo (leggi qui la recensione di Fargo 5). L’attore non solo vorrebbe far parte del franchise, ma ha anche un ruolo preferito!

Parlando con ScreenRant, a Jon Hamm è stato chiesto della sua potenziale apparizione in un film Marvel, dal momento che tempo fa era stato collegato al ruolo di Mister Sinister. L’attore è già stato protagonista dei fumetti degli X-Men, che lo hanno fatto apparire in un cameo sulle loro pagine. Hamm ha confessato di non poter offrire ai fan una risposta concreta, ma è stato espansivo nel lodare sia i Marvel Studios che i fumetti su cui sono basati, aggiungendo che è stato un fan accanito fin da quando era un bambino e che sapeva che c’erano molte storie non raccontate nelle pagine degli innumerevoli fumetti della Marvel.

“Non lo so”, ha ammesso Hamm. “Queste decisioni vengono prese ad un livello così alto a questo punto, decisamente al di sopra del mio livello salariale. Mi piacerebbe molto. Sono stato un fan dei fumetti Marvel e dei fumetti in generale da quando probabilmente avevo meno di dieci anni. Penso che ci siano tonnellate di storie che almeno mi sono familiari e che non sono state ancora raccontate.”

Hamm ha continuato esprimendo la speranza che Kevin Feige e i vertici della Marvel notino il suo interesse e si mettano in contatto con lui. La cosa più interessante è che Hamm ha indicato X-Men e Fantastici Quattro proprio come proprietà da cui era particolarmente affascinato, lasciandosi persino sfuggire il nome del Dottor Destino, uno dei cattivi più leggendari della Marvel, come personaggio che attira il suo interesse specifico.

“Spero che, qualunque siano i loro piani, mi includano. Ma in caso contrario, so che hanno un gruppo piuttosto ampio di persone pronte a far parte di quelle storie. Ci sono sicuramente molte storie nel mondo degli X-Men da raccontare. Anche i Fantastici Quattro, [con] Doctor Doom. Ci sono così tante storie fantastiche nei fumetti. Sì, spero di avere una possibilità. Chi lo sa?”

Dal momento che X-Men e Fantastici Quattro sono il prossimo grande passo per il MCU e per Kevin Feige, i giochi potrebbero essere aperti e Jon Hamm potrebbe trovare il suo spazio.

 
 

The Flash: Nicolas Cage esprime ulteriore delusione per il suo cameo nel film

Nicolas Cage The Flash

Nonostante in molti lo abbiano apprezzato, Nicolas Cage sembra essere proprio scontento del suo cameo nel film DC The Flash, dove appare brevemente nei panni di Supermanpersonaggio che come noto avrebbe dovuto interpretare ad inizio anni Novanta in un film diretto da Tim Burton. Nei momenti finali di The Flash, dunque, Cage ha finalmente avuto l’opportunità di vestire i panni di Superman in una particolare sequenza in computer grafica che lo ha visto combattere con il tanto discusso ragno gigante che sarebbe dovuto essere presente nel film poi cancellato.

Tuttavia, Cage ha poi criticato tale suo cameo, affermando che avrebbe desiderato durasse un po’ di più. Ora, però, l’attore ha ribadito la sua posizione offrendo una motivazione ben più valida per la sua contrarietà. Sembra infatti che gli sia stato proposto qualcosa di molto diverso da ciò che è poi stato realizzato nel prodotto finale. “Abbiamo fatto un accordo“, ha detto l’attore a Wired. “È questo il fulcro del film. C’è un accordo, una comprensione reciproca e un contratto che si è stipulato conoscendo entrambe le parti e sapendo bene a cosa si va incontro“.

“Non sto dicendo che abbiano usato l’IA per realizzare quel Superman. Forse l’hanno fatto. Non lo so. Forse era solo CGI, ma qualunque cosa fosse, non è quello che ho fatto sul set”, ha aggiunto Cage. “Per quanto ami il regista Andy [Muschietti] e la sorella e produttrice cinematografica Barbara Muschietti – e penso che siano fantastici – non è comunque quello che mi è stato detto di fare sul set”, spiega in conclusione l’attore. Nicolas Cage non ha fornito dettagli su ciò che ha eseguito sul set, ma si comprende ora di più la sua delusione verso tale cameo, che a distanza di mesi continua a far discutere tanto i fan quanto il diretto interessato.

 
 

Naruto: il film in live action ha una sceneggiatrice

Naruto

È passato molto tempo dall’ultima volta che abbiamo avuto aggiornamenti su questo progetto, ma adesso sembra finalmente che l’adattamento in live action di Naruto stia finalmente trovando il suo spazio. Anche se sono passati 10 anni dall’ultima notizia in merito, Lionsgate ha continuato a lavorare al progetto, e adesso il film ha una sceneggiatrice.

Secondo Variety, la sceneggiatrice Tasha Huo è stata incaricata di scrivere l’ultima bozza della sceneggiatura di Naruto live action. Gli altri crediti recenti della sceneggiatrice includono l’imminente riavvio di Red Sonja e una serie animata basata sui videogiochi Tomb Raider. Non sono stati forniti altri dettagli, ma i siti americani riportano che il casting è in corso.

Il manga originale Naruto è stato creato da Masashi Kishimoto ed è stato inizialmente serializzato sulla rivista di manga shōnen Weekly Shōnen Jump di Shueisha da settembre 1999 a novembre 2014. La serie animata è divisa in due stagioni, Naruto e Naruto: Shippuden, della durata di 220 e 500 episodi.

La storia segue il personaggio del titolo, Naruto Uzumaki, un giovane ninja che cerca il riconoscimento dei suoi coetanei e sogna di diventare l’Hokage, il leader del suo villaggio.

“Il giorno della nascita di Naruto Uzamaki, il villaggio di Konoha fu attaccato dal demone della volpe a 9 code. Per proteggere il villaggio, il quarto hokage sacrificò la sua vita e sigillò il demone in un bambino appena nato, Naruto. 13 anni dopo Naruto si diploma all’accademia ninja e diventa uno shinobi con l’obiettivo di diventare l’Hokage del villaggio. Insieme a lui ci sono il rivale Sasuke Uchiha che tenta di ottenere il potere per vendicare il suo clan dopo che questo è stato raso al suolo dal fratello maggiore Itachi. E Sakura Haruno, la ragazza per cui Naruto ha una cotta e che ovviamente ama il suo rivale Sasuke. Ma quando Itachi ritorna al villaggio dopo gli esami da Chunnin e Sasuke dimostra di essere impotente contro di lui, Sasuke cadrà nelle mani del malvagio Orochimaru per ottenere le sue doti. Naruto deve fare tutto ciò che è in suo potere per fermare il suo amico dal perdersi nell’oscurità, anche se questo significa perdere se stesso.”

 
 

I Marvel Studios starebbero valutando di realizzare la seconda stagione di alcune loro serie

Marvel Studios

Le serie Marvel sono spesso e volentieri un bel grattacapo per i Marvel Studios, poiché la maggior parte di quelle ad oggi realizzate sembra aver portato più costi che benefici. Dai problemi con gli effetti speciali di She-Hulk: Attorney at Law sino a quelli produttivi di serie ancora da distribuire come Daredevil: Born Again ed Echo, passando per quelli economici di Secret Invasion. Ad oggi sembra che per evitare di incorrere ancora in questi problemi, i Marvel Studios siano intenzionati ad avere tutto sotto controllo prima di dare il via alle riprese, così da evitare di dover poi ricorrere a costosi reshoot.

Sembra però anche che i Marvel Studios abbiano in programma di realizzare sia storie standalone per il piccolo schermo ma anche di dar vita a nuove stagioni di alcuni prodotti già distribuiti. Finora, infatti, solo Loki ha potuto godere di una seconda stagione mentre per tutte le altre serie non sono stati fatti annunci a riguardo, cosa che per il momento lascia in sospeso il futuro dei personaggi protagonisti di queste serie. Secondo lo scooper Daniel Richtman, delle potenziali seconde stagioni per Ms. Marvel, Moon Knight e She-Hulk: Attorney at Law sarebbero invece ora in fase di elaborazione.

La serie Ms. Marvel rimane uno dei prodotti televisivi più apprezzati del MCU, mentre Moon Knight si è concluso con un grosso cliffhanger quando Marc Spector e Steven Grant si sono apparentemente liberati di Khonshu, solo poi rivelare che una terza personalità – Jake Lockley – è ancora al servizio del Dio della Luna. Per quanto riguarda She-Hulk: Attorney at Law, in passato si era parlato di un’apparizione di Jennifer Walters in Captain America: Brave New World, ma sembra che i piani siano cambiati, dunque una seconda stagione potrebbe riportarla in scena. Non resta dunque che attendere per scoprire se davvero ci saranno piani futuri per queste serie e i loro protagonisti.

 
 

Fantastici Quattro: Cillian Murphy sarebbe il candidato numero uno per Dottor Destino

Cillian Murphy in Peaky Blinders 6
Cillian Murphy in Peaky Blinders

Con la fine degli scioperi SAG-AFTRA e WGA, i Marvel Studios sono tornati al lavoro sui casting dei ruoli principali per il prossimo reboot dei Fantastici Quattro del MCU e, anche se per il momento si tratta solo di un’altra indiscrezione, un nuovo nome viene ora accostato all’atteso progetto che introdurrà nel MCU la prima famiglia di supereroi. Secondo l’insider MTTSH, infatti, Cillian Murphy (reduce dal successo di Oppenheimer) sarebbe la prima scelta dello studio per interpretare il Dottor Destino nel film (il quale dovrebbe però apparire per un semplice cameo). Già da tempo i fan indicano l’attore come l’interprete ideale per tale iconico villain e sembra che anche i Marvel Studios siano di questa idea.

Naturalmente, anche se venisse concretamente fatta un’offerta, non è detto che Cillian Murphy sia interessato e in ogni caso i contendenti al ruolo non mancano. Precedenti rumor riportavano che sia Ryan Gosling che Josh Hartnett sarebbero in lizza per interpretare Destino, e si dice che entrambi gli attori abbiano ancora qualche possibilità di ottenere la parte. Più di recente, si è sentito parlare anche di Ralph Fiennes e Jason Clarke, mentre a Mads Mikkelsen sarebbe stato concretamente offerto il ruolo, ma si dice che abbia rifiutato. Non resta dunque che attendere maggiori certezze a riguardo, considerando che Dottor Destino molto probabilmente sarà ben più che un semplice villain “usa e getta”.

Fantastici Quattro: quello che sappiamo sul cast del film

Per il ruolo di Reed Richards (Mister Fantastic), il candidato numero uno attualmente è l’attore Pedro Pascal (The Last of Us), mentre per Sue Storm (Donna Invisibile), Johnny Storm (Torcia Umana) e Ben Grimms (La Cosa) si continuano a riportare i nomi di Vanessa Kirby (Napoleon), Joseph Quinn (Stranger Things) e Ebon Moss-Bachrach  (The Bear). Anche per questi, però, si attende un’ufficialità da parte dei Marvel Studios. Si è poi parlato di Javier Bardem per il ruolo di Galactus, ma anche  Antonio Banderas sarebbe ancora in lizza per il ruolo. Infine, sembra che sia in corso la ricerca di un’attrice per l’araldo di Galactus, che potrebbe però non essere Silver Surfer.

LEGGI ANCHE: Fantastici Quattro: 8 cattivi che vorremmo vedere nel prossimo film Marvel

Ad oggi sappiamo solo che Matt Shakman (produttore e regista di WandaVision) dirigerà Fantastici Quattro da una sceneggiatura di Jeff Kaplan, Ian Springer, Josh Friedman, co-sceneggiatore di Avatar: La via dell’acqua, e Cameron Squires. I dettagli della trama sono ancora un mistero, ma Kevin Feige ha confermato che non si tratterà di un’altra origin story per il super-team. Il film, infine, è atteso in sala per il 2 maggio 2025.

 
 

Una Notte da Leoni 4: Bradley Cooper lo farebbe “all’istante”

Una Notte da Leoni 4

In un recente episodio del podcast “The New Yorker Radio Hour”, Bradley Cooper ha parlato con il conduttore David Remnick dei suoi sforzi da regista, tra cui “A Star Is Born” e “Maestro“, e del passaggio a ruoli più drammatici. Remnick ha poi chiesto a Bradley Cooper: “Hai finito di divertirti? In altre parole, se arrivasse un altro ruolo comico e divertente, se fossero tre mesi della tua vita, non sarebbe ‘Una notte da leoni 5’ ma qualcosa di simile“.

“Beh, farei ‘Una notte da leoni 5′”, ha risposto Bradley Cooper . “Prima ci sarebbe ‘Una notte da leoni 4’, ma sì“, ha detto ridendo l’attore. “Probabilmente farei Una notte da leoni 4′ all’istante. Solo perché amo Todd [Phillips], amo Zach [Galifianakis], amo Ed [Helms] così tanto, probabilmente lo farei“.

Alla domanda se un quarto film di Una notte da leoni potrebbe essere realizzato, Bradley Cooper ha risposto: “Non credo che Todd lo farà mai“.

Bradley Cooper ha recitato in “Una notte da leoni” del 2009 insieme a Zach Galifianakis, Ed Helms, Justin Bartha e Ken Jeong. L’originale commedia sgangherata ha generato due sequel: “Una notte da leoni – Parte II” del 2011 e “Una notte da leoni – Parte III” del 2013.

Bradley Cooper ha sottolineato che, sebbene ultimamente non abbia interpretato ruoli tradizionalmente divertenti, si sta “divertendo” nei suoi ultimi progetti e non trova questi film più pesanti “estenuanti” come potrebbero esserlo altri.

 
 

Dampyr, esordio esplosivo negli USA: dritto in Top 10 di Netflix, supera anche Spider-Verse

DAMPYR

Dampyr, il primo film del Bonelli Cinematic Universe, sta rubando il cuore degli spettatori statunitensi, che nel fine settimana del Ringraziamento scelgono proprio l’esordio alla regia di Riccardo Chemello dalla vastissima library di Netflix USA.

Uscito il 22 novembre sulla versione nordamericana della piattaforma, il film ha esordito al nono posto della Top 10, scalando rapidamente la classifica e arrivando, nella giornata di domenica 26 novembre, a raggiungere la sesta terza posizione tra i dieci film più visti di Netflix, superando titoli in classifica da mesi, e persino il capolavoro dell’animazione SONY, Spider-Man: Accross the Spider-Verse, aggiunto di recente.

Dopo essere stato distribuito in digitale in Italia, su Sky e NOW, in occasione di Halloween 2023, e dopo la messa in commercio dell’edizione Home Video, Dampyr comincia anche a farsi spazio nel mercato internazionale, riscontrando un innegabile interesse da parte di un pubblico che storicamente è avvezzo ai blockbuster fantasy e che dimostra di gradire questa insolita storia di supereroi made in Italy, confermandone l’aspirazione internazionale.

Diretto da Riccardo Chemello, su una sceneggiatura firmata da Alberto Ostini, Giovanni Masi, Mauro Uzzeo e lo stesso Mauro Boselli che insieme a Maurizio Colombo ha creato il personaggio, e interpretato da Wade Briggs, Stuart Martin, Frida Gustavsson, Sebastian Croft, David Morrissey e Luke Roberts, Dampyr è prodotto da Bonelli Entertainment con Eagle Pictures e Brandon Box e distribuito in Nordamerica da Sony Pictures.

Uscito al cinema nell’ottobre 2022, Dampyr è il primo progetto del Bonelli Cinematic Universe. A oggi, questo universo annovera anche una serie animata di Dragonero, mentre in occasione del Lucca Comics and Games 2023, sono state annunciate la seconda stagione di Dragonero e una serie animata dedicata a Martin Mystére. Ricordiamo inoltre che è in produzione anche una serie in live action dedicata a Dylan Dog, per la quale Bonelli Entertainment lavorerà fianco a fianco con la Atomic Monster di James Wan.