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Secret Invasion: il regista rivela che sarà ispirata a “The Winter Soldier”, nessun personaggio “volerà”

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Non appena è stato rilasciato il primo trailer di Secret Invasion, i fan hanno iniziato a confrontare la serie Disney+ con un film di enorme successo come Captain America: The Winter Soldier del 2014. Ora, il regista Ali Selim e il produttore Jonathan Schwartz hanno entrambi confermato che ci sono molte somiglianze tra i due progetti MCU. Tuttavia, ciò significa mettere da parte i superpoteri per un thriller di spionaggio basato sui personaggi.

“Le prime conversazioni che ho avuto [con la Marvel] sono state, ‘Nessuno vola in aria nello show'”, racconta Selim a Total Film“Mi sono reso conto, ‘Sì, stanno facendo qualcosa di molto diverso, ed è eccitante.'” Schwartz aggiunge: “Il successo di The Winter Soldier ci ha sicuramente dato molta fiducia sul fatto che avremmo potuto raccontare una storia in quello spazio narrativo che sembrava più un thriller paranoico. Secret Invasion fa un ulteriore passo avanti e puoi davvero scavare dentro Nick [Fury] Diventa molto più incentrato sul personaggio in un modo che amo davvero”.

Tutto quello che sappiamo su Secret Invasion

Samuel L. Jackson e Ben Mendelsohn riprenderanno i loro ruoli rispettivamente di Fury e Talos, e saranno affiancati da Olivia Colman, che si dice interpreterà un’incarnazione di Union Jack, ed Emilia Clarke, che potrebbe essere o meno raffigurante Abigail Brand. Kingsley Ben-Adir sarà il cattivo nei panni di Gravik. Ne cast di Secret Invasion rivedremo anche Cobie Smulders nei panni di Maria Hill, Don Cheadle nei panni di James “Rhodey” Rhodes e Martin Freeman nei panni di Everett K. Ross.Thomas Bezucha (Let Him Go) e Ali Selim (The Looming Tower) hanno diretto la miniserie, scritta da Kyle Bradstreet (Mr. Robot).

Secret Invasion sarà presentata in anteprima il 21 giugno 2023 su Disney+ e vede la partecipazione anche di Ben Mendelsohn, che riprende il ruolo di Skrull Talos, Olivia Colman, Emilia Clarke, Kingsley Ben-Adir, Christopher McDonald e Killian Scott. La serie di eventi comici crossover mette in mostra una fazione di Skrull mutaforma che si sono infiltrati sulla Terra per anni. La Smulders ha ripreso il ruolo in diverse foto Marvel tra cui Spider-Man: Far From Home, Captain America: Civil War e tutti i film degli Avengers. Di recente ha ricevuto ottime recensioni per la sua interpretazione di Ann Coulter in American Crime Story: Impeachment.

Ali Selim dirige la serie e ne è produttore esecutivo, insieme agli altri produttori esecutivi Kevin Feige, Jonathan Schwartz, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad Winderbaum, Samuel L. Jackson, Ali Selim, Kyle Bradstreet e Brian Tucker. Bradstreet è anche la scrittrice principale e Jennifer L. Booth, Allana Williams e Brant Englestein sono co-produttori esecutivi.

Jennifer Lawrence ha prodotto “Bread and Roses” dopo essersi sentita “impotente e frustrata” per le donne afghane represse

Jennifer Lawrence e la sua partner di produzione Justine Ciarrocchi sono arrivate al Festival di Cannes per promuovere il primo documentario in assoluto della loro casa di produzione, Bread and Roses, uno sguardo straziante ed emozionante sulla vita delle donne in Afghanistan sotto il dominio talebano.

Dopo due decenni di occupazione americana, la nazione è caduta ancora una volta sotto il gruppo dei ribelli, che si è mosso rapidamente per privare le donne dei diritti fondamentali: libertà semplici come la possibilità di lavorare, apparire in pubblico senza un accompagnatore maschio e ricevere un’istruzione.

“Tutto è crollato ed è questione di giorni”, ha ricordato Lawrence a Variety. “Stavo guardando questo cambiamento da casa, dagli Stati Uniti, mentre la Roe v. Wade stava per essere ribaltata. Ci siamo sentiti impotenti e frustrati perché volevamo trovare il modo di portare queste storie fuori dal ciclo delle notizie della tv e farle entrare dentro la testa delle persone. Per aiutare le persone a essere consapevoli e a prendersi cura della situazione di queste donne”.

All’inizio della costruzione della loro società di produzione, Excellent Cadaver, Lawrence e Ciarrocchi hanno inseguito la regista afgana Sahra Mani (A Thousand Girls Like Me) per aiutarla a raccontare le storie sul campo delle donne represse. Il film finito, che è stato accolto da grande commozione alla sua prima mondiale sulla Croisette, è composto in gran parte da video girati dalle tre donne protagoniste. Una troupe cinematografica non poteva entrare in sicurezza in Afghanistan, né poteva farlo Mani, che lavorava all’estero quando i talebani hanno ripreso il potere.

“Alla regista sono state fornite riprese di donne che usavano i loro telefoni cellulari, c’era una persona di fiducia che occasionalmente faceva le riprese con i loro telefoni”, ha detto Jennifer Lawrence. Justine Ciarrocchi ha ricordato tutto il lavoro fatto per proteggere la regista e gli altri coinvolti nel film da possibili ritorsioni: “Sahra era fuori da Kabul da circa un mese quando è la città è caduta, era in Francia. La grande notizia ora è che tutti i nostri protagonisti sono al sicuro fuori dall’Afghanistan. Volevamo assicurarci che queste donne fossero al sicuro e che fossimo premurosi, mentre cercavamo di dare forma a un film. Si è trattato di una serie di responsabilità assurde per noi e un’esperienza completamente nuova”.

Lawrence e Ciarrocchi hanno anche osservato un effetto collaterale preoccupante generato dal filmato di queste donne che vivono in isolamento, danni psicologici dovuti alle restrizioni e all’impossibilità di uscire di casa: “Abbiamo dovuto assistere al ritmo di vita monotono della vita di una delle protagoniste, Sharifa. Da donne che sono sul posto di lavoro e si godono la libertà nella loro città con i loro amici: assistere al suo stress da reclusione è stato doloroso.”

Un altro personaggio centrale, una dentista di successo costretta a rinunciare al suo studio sotto il regime talebano, ha offerto a Jennifer Lawrence un nuovo angolo per apprezzare le proprie libertà: “Mi fa pensare a quando ero piccola, quanto odiavo andare a scuola. Diamo per scontato che l’istruzione sia una via d’uscita per queste donne. [Il nostro soggetto] si è spogliato di tutto e non può nemmeno uscire senza un accompagnatore. È un diritto da avere come essere umano, avere qualcosa da fare ogni giorno ed essere produttivo nella società”.

“Non c’è molto che ci separa da questi altri paesi”, ha concluso Jennifer Lawrence “La democrazia è tutto ciò che abbiamo e sta scivolando pian piano via. Dobbiamo rimanere concentrati sull’obbiettivo, ovvero le libertà individuali”.

House of the Dragon: un video dal set rivela uno spoiler piuttosto importante

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È ora in corso la produzione della seconda stagione di House of the Dragon della HBO in Spagna e, grazie a WatchersOnTheWall.com, diamo una prima occhiata ad alcune foto rivelatrici e un video dal set. Attenzione: se non hai letto Fire and Blood di George RR Martin, da questo punto in poi seguono importanti spoiler.

Le foto e il video mostrano un enorme oggetto di scena di un drago blu (la CGI sarà usata per creare una testa di drago mozzata) che sfila per le strade su un carro insanguinato mentre la folla esulta. Quando il regista chiama all’azione, si può sentire qualcuno gridare: “Guarda! Il drago traditore Meleys – ucciso a Rook’s Rest per il tuo re! Per Aegon!” Sì, la potente Meleys cadrà in battaglia ad un certo punto durante la seconda stagione, quando affronterà gli altri sputafuoco Sunfye e Vhagar, e molto probabilmente anche il suo cavaliere, Rhaenys (Eve Best), verrà ucciso (il corpo scoperto in il libro era troppo bruciato per essere identificato, ma la serie probabilmente non sarà altrettanto ambiguo).

Tutto quello che sappiamo su House of the Dragon

Recentemente abbiamo appreso che la seconda stagione di House of the Dragon sarà composta da 8 episodi, 2 in meno rispetto all’acclamata stagione di debutto, che si è conclusa lo scorso novembre. Apparentemente, “una parte della trama originariamente prevista per la seconda stagione, inclusa una grande battaglia”, viene ora “rimandata” per la terza stagione. Se dovessimo azzardare un’ipotesi, questo confronto è probabilmente il culmine della guerra civile dei Targaryen nota come La danza dei draghi, che vedrà due personaggi principali scontrarsi in una “schermaglia volante”. Una data per la premiere della seconda stagione di House of the Dragon deve ancora essere annunciata.

House of the Dragon è stato un incredibile successo per HBO, con una media di circa 29 milioni di spettatori per episodio al momento della sua uscita. Un altro spin-off di Game of Thrones, A Knight of the Seven Kingdoms, è stato appena annunciato. La produzione della seconda stagione è iniziata la scorsa settimana nel Regno Unito. Non è stata rivelata alcuna finestra di uscita, ma con le riprese iniziate, è probabile che ci sarà a breve un annuncio.

Nel cast della seconda stagione di House of the Dragon Matt SmithEmma D’ArcyOlivia Cooke, Eve Best, Steve Toussaint, Fabien Frankel, Ewan Mitchell, Tom Glynn-Carney, Sonoya Mizuno e Rhys Ifans. Fra gli attori della prima stagione che tornano nel cast dei nuovi episodi anche Harry Collett, Bethany Antonia, Phoebe Campbell, Phia Saban, Jefferson Hall e Matthew Needham. I crediti della seconda stagione: co-creatore e produttore esecutivo George R.R. Martin; co-creatore, showrunner e produttore esecutivo Ryan Condal; produttori esecutivi Sara Hess, Alan Taylor, Melissa Bernstein, Kevin de la Noy, Loni Peristere, Vince Gerardis. Tratto dal bestseller di George R.R. Martin “Fuoco e Sangue”.

James Gunn stizzito sulle continue voci false sulla DC

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James Gunn stizzito sulle continue voci false sulla DC

Da quando è stata annunciata la parte 1 della lista DCU, le voci relative ai progetti cinematografici e televisivi pianificati si sono diffuse online. Mentre ci sono alcuni addetti ai lavori abbastanza affidabili con solidi track record là fuori, molti di questi cosiddetti scooper si occupano di disinformazione e pubblicano regolarmente bugie sfacciate per attirare l’attenzione. Il co-CEO dei DC Studios James Gunn ha spesso denunciato queste voci fasulle su Twitter, ma il regista di Guardiani della Galassia Vol. 3 ha ora deciso di allentare questa pratica.

“Stamattina vengo bombardato da voci di cazzate sulla DC”, ha twittato Gunn . “Ripeterò solo la regola generale di non credere a niente a meno che non provenga da me o da Peter. Ma, a meno che non sia particolarmente eclatante, rallenterò nel dire cazzate. (Scusa, lo so, è uno delle miei tradizioni preferite) Ci sono tre ragioni per questo: 1) Alcune persone stanno inventando bugie per attirare la mia attenzione o per ottenere clic e non voglio incoraggiarlo 2) Ho letto un centinaio di voci questa mattina. UNO di loro è vero per metà. Quindi non voglio essere usato come un modo per le persone di lanciare sciocchezze al muro finché qualcosa non si attacca. 3) Sto creando lo storyboard di Superman Legacy e non ho tempo! giorno!”

Un recente rapporto ha affermato che James Gunn aveva completato e consegnato la prima bozza della sceneggiatura del suo riavvio di Superman prima che iniziasse lo sciopero WGA, ma sembra che siano stati fatti più progressi sul progetto di quanto siamo stati indotti a credere. Quando gli è stato chiesto se fosse “uno storyboard basato su una prima bozza“, il regista ha risposto: “È ben lungi dall’essere la prima bozza“. A James Gunn è stato anche chiesto se lo sciopero in corso ha avuto un impatto sul suo lavoro sulla sceneggiatura, ma deve ancora dare una risposta su questo. Di seguito ecco il post lapidario sui scooper o presunti tali:

Tutto quello che sappiamo su Superman: Legacy

Superman: Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”.

Secret Invasion: G’iah porta Nick Fury al lavoro in un nuovo trailer ricco di azione

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“Il mondo sta bruciando e sei stato tu ad accendere il fiammifero.” A solo un mese dall’arrivo di Secret Invasion su Disney+, i Marvel Studios hanno presentato un nuovissimo trailer dell’attesissimo “thriller di spionaggio rivoluzionario”. Questo ultimo teaser presenta un sacco di nuovi filmati Nick Fury e G’iah in azione, ed è stato ampiamente chiarito che la figlia di Talos incolpa l’ex direttore dello SHIELD per l’invasione degli Skrull. La combattente per la libertà alla fine si schiererà con la sua stessa gente quando arriverà il momento critico?

In una recente intervista con USA Today , Ben Mendelsohn (Talos) ha lasciato intendere che la serie sarà molto più grintosa della solita cifra stilistica MCU. “Questo è uno che gli adulti possono scavare. È mentale. Spero che finisca per essere una delle cose più belle che abbiano fatto”. Dai un’occhiata al teaser qui sotto:

Tutto quello che sappiamo su Secret Invasion

Samuel L. Jackson e Ben Mendelsohn riprenderanno i loro ruoli rispettivamente di Fury e Talos, e saranno affiancati da Olivia Colman, che si dice interpreterà un’incarnazione di Union Jack, ed Emilia Clarke, che potrebbe essere o meno raffigurante Abigail Brand. Kingsley Ben-Adir sarà il cattivo nei panni di Gravik. Ne cast di Secret Invasion rivedremo anche Cobie Smulders nei panni di Maria Hill, Don Cheadle nei panni di James “Rhodey” Rhodes e Martin Freeman nei panni di Everett K. Ross.Thomas Bezucha (Let Him Go) e Ali Selim (The Looming Tower) hanno diretto la miniserie, scritta da Kyle Bradstreet (Mr. Robot).

Secret Invasion sarà presentata in anteprima il 21 giugno 2023 su Disney+ e vede la partecipazione anche di Ben Mendelsohn, che riprende il ruolo di Skrull Talos, Olivia Colman, Emilia Clarke, Kingsley Ben-Adir, Christopher McDonald e Killian Scott. La serie di eventi comici crossover mette in mostra una fazione di Skrull mutaforma che si sono infiltrati sulla Terra per anni. La Smulders ha ripreso il ruolo in diverse foto Marvel tra cui Spider-Man: Far From Home, Captain America: Civil War e tutti i film degli Avengers. Di recente ha ricevuto ottime recensioni per la sua interpretazione di Ann Coulter in American Crime Story: Impeachment.

Ali Selim dirige la serie e ne è produttore esecutivo, insieme agli altri produttori esecutivi Kevin Feige, Jonathan Schwartz, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad Winderbaum, Samuel L. Jackson, Ali Selim, Kyle Bradstreet e Brian Tucker. Bradstreet è anche la scrittrice principale e Jennifer L. Booth, Allana Williams e Brant Englestein sono co-produttori esecutivi.

Festival di Cannes: 8 minuti di standing ovation per Alicia Vikander e il brutale dramma storico Firebrand

Come un amato monarca, Alicia Vikander è stata accolta con una standing ovation di otto minuti alla premiere al Festival di Cannes di ieri sera di Firebrand del regista Karim Aïnouz, accolto da una folla di star che comprendeva le vincitrici dell’Oscar come miglior attrice Michelle Yeoh e Marion Cotillard. Con suo marito Michael Fassbender raggiante dalla fila dietro, Alicia Vikander ha fatto cenno al pubblico esultante di fermarsi o avrebbe pianto. Ma poi ha ceduto all’adulazione e mandato baci ai balconi superiori

Anche il co-protagonista di Vikander, Jude Law, che interpreta un re Enrico VIII crudele e spietato, e il regista brasiliano Aïnouz hanno ricevuto grandi applausi dalla sala. Vikander si unisce a un gruppo di attrici di Cannes, tra cui Lily Gladstone, Natalie Portman e Julianne Moore, che si sono esibite in performance mozzafiato. La vincitrice dell’Oscar Alicia Vikander recita in “Firebrand nei panni di Katherine Parr, la sesta e ultima moglie del brutale re, mentre cerca di superare in astuzia e sopravvivere alla Legge a malapena riconoscibile. Il film, adattato dal romanzo del 2013 “Queen’s Gambit” di Elizabeth Fremantle, è ambientato nell’Inghilterra intrisa di sangue dei Tudor, quando Parr viene nominato Reggente mentre il tirannico Henry combatte all’estero. Quando il monarca sempre più malato e paranoico ritorna, rivolge la sua furia contro i radicali e accusa l’amica d’infanzia di sua moglie di tradimento e la brucia sul rogo. Inorridita e addolorata ma costretta a negarlo, Katherine si ritrova a lottare per la propria sopravvivenza, terrorizzata all’idea di finire decapitata come alcune delle precedenti mogli di Henry.

Ciò che è stato per lo più drammatizzato sono le mogli che non ce l’hanno fatta“, ha recentemente detto Vikander a Variety. “[Quando ho letto la sceneggiatura] ho subito pensato, ‘Eh, non è interessante che la maggior parte delle persone sappia di più sulle altre mogli.’ È quasi come se le persone fossero attratte da storie piuttosto cupe. Prima della sua prima mondiale a Cannes, Variety ha riferito in esclusiva che Firebrand” è stato venduto in quasi tuti i paesi a livello internazionale. Prime Video ha comprato il dramma storico in una manciata di territori, incluso il Regno Unito. Vikander ha detto a Variety che era eccitata dalla possibilità di realizzare un dramma in costume che fosse molto poco affascinante. “Ci ha fatto venire voglia di spogliarci e creare qualcosa che sembri molto crudo e autentico“, ha detto Vikander. “Ho adorato il fatto che volesse spogliare il dramma in costume.” Firebrand sta cercando la distribuzione negli Stati Uniti ed è venduto da CAA e FilmNation.

Benicio del Toro nel cast del prossimo film di Wes Anderson

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Benicio del Toro nel cast del prossimo film di Wes Anderson

In un recente episodio di The Hot Mic Podcast, lo scooper del settore Jeff Sneider ha rivelato che si dice che il premio Oscar Benicio del Toro sia l’ultimo attore a unirsi al cast del prossimo film di Wes Anderson . Nella puntata della scorsa settimana, ti ho detto che West Anderson stava lanciando un nuovo film“, ha detto Sneider. “Sai che [a Wes Anderson] piace lavorare con molti volti familiari. Mi è stato detto che uno di questi attori di The French Dispatch si unirà al prossimo film di Wes Anderson è il signor Benicio del Toro.

Se il suo casting fosse dimostrato, vorrà dire che l’attore reciterà accanto all’altro attore precedentemente annunciato Michael Cera, che attualmente dovrebbe apparire in un altro film di alto profilo, il live-action Barbie di Greta Gerwig. Il progetto senza titolo di Anderson riunirà del Toro con l’acclamato regista dopo aver lavorato insieme in The French Dispatch del 2021 .

I prossimi film di Wes Anderson nel 2023

Prima di dirigere il progetto senza titolo, Anderson è attualmente impegnato a prepararsi per l’imminente debutto dei suoi due nuovi film: Asteroid City per Focus Features e The Wonderful Story of Henry Sugar per Netflix, entrambi previsti per il 2023.

Asteroid City presenterà una serie di nuovi volti per Anderson tra cui Tom Hanks, Margot Robbie, Scarlett Johansson e altri. “Asteroid City si svolge in un’immaginaria città americana nel deserto nel 1955. Sinossi: L’itinerario di una convention di giovani astronomi e cadetti spaziali (organizzata per riunire studenti e genitori di tutto il paese per una competizione accademica e di affiatamento) viene spettacolarmente sconvolto da eventi che cambiano il mondo. Nel cast anche Adrien Brody, Tilda Swinton, Bill Murray, Jason Schwartzman, Bryan Cranston, Jeffrey Wright, Liev Schreiber, Willem Dafoe, Tony Revolori, Jeff Goldblum e Jack Ryan.

Martin Scorsese: “Il mondo intero si è aperto davanti a me, ma è troppo tardi”

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Martin Scorsese ha ancora il fuoco dentro per fare più film, ma il prolifico regista sente di aver imparato le cose troppo tardi. Parlando con Deadline in un profilo esclusivo, a Scorsese è stato chiesto se avesse ancora il fuoco per fare film a 80 anni. Il regista ha detto che “deve farlo“, ma sente che il mondo gli si è aperto troppo tardi.

Devo. Devo. Sì“, ha detto Martin Scorsese. “Vorrei potermi prendere una pausa per otto settimane e fare un film allo stesso tempo [ride]. Il mondo intero si è aperto a me, ma è troppo tardi. È troppo tardi.” Quando gli è stato chiesto esattamente cosa intendesse, la leggenda ottantenne ha riconosciuto la alla sua età sente come se non ci fosse “più tempo“. Ha poi fatto riferimento a una storia del collega regista e leggenda Akira Kurosawa. Quando ha ricevuto un Oscar onorario nel 1990, Kurosawa ha notoriamente notato che stava appena iniziando a capire la “possibilità del cinema“, ma che era troppo tardi per lui.

Secondo Scorsese, all’epoca non capiva cosa intendesse il leggendario regista, ma ora sì. Io sono vecchio. Ho letto cose. Vedo cose. Voglio raccontare storie e non c’è più tempo”, ha detto Scorsese. “Kurosawa, quando ha vinto il suo Oscar, quando George [Lucas] e Steven [Spielberg] glielo hanno dato, ha detto: “Sto solo ora iniziando a vedere la possibilità di cosa potrebbe essere il cinema, ed è troppo tardi“. Aveva 83 anni. A quel tempo, ho detto: “Mi sono chiesto cosa intendesse” Ora so cosa intendeva”.

Il prossimo film di Martin Scorsese sarà l’attesissimo Killers of the Flower Moon, presentato al Festival di Cannes in questi giorni e accolta da una lunga standing ovation di applausi. Il film vede protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro, Lily Gladstone, Jesse Plemons, Tantoo Cardinal e Brendan Fraser. Il film uscirà il 6 ottobre 2023.

A Complete Unknown: Benedict Cumberbatch nel biopic su Bob Dylan

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A Complete Unknown: Benedict Cumberbatch nel biopic su Bob Dylan

Deadline ha confermato che Benedict Cumberbatch reciterà in A Complete Unknown, il film biografico di James Mangold sul musicista Bob Dylan. Sono emerse notizie secondo cui Cumberbatch sarebbe apparso nel film all’inizio di quest’anno, ma non era stato annunciato nulla di concreto. In un rapporto di Deadline su un afterparty durante il Festival di Cannes del 2023, è stato notato che Cumberbatch avrebbe recitato nel film insieme a Timothée Chalamet ed Elle Fanning.

Secondo la notizia, Benedict Cumberbatch interpreterà il ruolo dell’iconico cantante Pete Seeger. La storia di Seeger come cantautore è prolifica, con l’artista che ha scritto canzoni come “Where Have All the Flowers Gone?“, “If I Had a Hammer (The Hammer Song)” e “Turn! Giro! Giro! (C’è una stagione per tutto)“. Nella loro storia, Seeger è stato uno dei primi sostenitori di Bob Dylan.

Chi altro c’è in A Complete Unknown?

A Complete Unknown (precedentemente intitolato Going Electric) sarà diretto da James Mangold e si baserà su una sceneggiatura scritta da Jay Cocks con revisioni di Mangold. Racconta l’ascesa di Bob Dylan nella musica folk e l’improvvisa transizione al rock ‘n’ roll. Il film racconterà il rapporto di Bob Dylan con le leggende della musica degli anni ’60, tra cui Joan Baez e Pete Seeger. Searchlight Pictures detiene anche i diritti sulla musica dell’icona della cultura pop.

Il film è prodotto da Bob Dylan insieme a Brian Kavanaugh-Jones e Andrew Rona. Jeff Rosen, che è il manager di lunga data di Dylan, ha anche firmato un contratto come produttore con Mangold, Bob Bookman, Alan Gasmer e Peter Jaysen di Veritas Entertainment Group, Fred Berger di Automatik e Alex Heineman di The Picture Company. Oltre all’imminente film biografico su Bob Dylan, Timothée Chalamet è anche attualmente atteso come il protagonista di due progetti di alto profilo Dune – Parte Due e prequel musicale Warner Bros.’ Wonka.

Echo, per Kevin Feige era “inguardabile”, la serie è stata rigirata?

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Secondo Jeff Sneider del podcast The Hot Mic, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha considerato l’imminente serie Disney+ Echo “non pubblicabile”. Nel podcast, Sneider ha affermato di aver sentito alcune voci che sostenvano che la serie era “afflitta da problemi” durante la produzione, che ha descritto come “un disastro”. Dopo aver girato otto episodi, la Marvel avrebbe discusso di ridurre la serie a quattro o sei episodi, ma alla fine hanno deciso di riprendere la serie. Infine, Sneider ha notato che “Kevin non era contento”.

Cosa pensava Kevin Feige di Echo?

Ho sentito che la serie tv è stata afflitta da problemi durante la produzione“, ha dichiarato Sneider. “Ho sentito che era un disastro e che la serie è andato così male che hanno praticamente dovuto girare di nuovo l’intera cosa. Mi è stato detto che originariamente avevano girato otto episodi e [Kevin Feige] pensava che non fosse rilasciabile, quindi hanno parlato di ridurlo a quattro episodi, o sei in post-produzione. Ma poi hanno finito per girarlo di nuovo, quindi la mia fonte non sapeva in realtà con quanti episodi fossero finiti. Ma sì, a quanto pare aveva bisogno di un rejigger dall’alto verso il basso, e che Kevin non ne era contento.

Tutto quello che sappiamo su Echo

Echo presenterà il ritorno di Alaqua Cox mentre riprende il ruolo di Maya Lopez dopo aver debuttato in Hawkeye dello scorso anno, dove è stato rivelato che Maya aveva una lunga storia con Kingpin di Vincent D’Onofrio. Insieme a D’Onofrio nella serie ci sono Charlie Cox nei panni di Matt Murdock/Daredevil, Zahn McClarnon (Fargo), Devery Jacobs (Reservation Dogs), Cody Lightning, Chaske Spencer, Tantoo Cardinal e Graham Greene.

Nei fumetti Marvel, Echo – la figlia adottiva del Kingpin – è una donna nativa americana sorda che possiede la capacità di copiare perfettamente i movimenti di altre persone pur essendo un’artista marziale e acrobata altamente capace. Marion Dayre è la scrittrice principale dello spin-off di Hawkeye. La stanza degli scrittori include anche Bobby Wilson, Rebecca Roanhorse, Shoshannah Stern, Josh Feldman, Kaitlyn Jeffers, Steven Paul Judd, Jason Gavin, Ken Kristensen, Dara Resnik e Jessica Mecklenburg.

Alicia Vikander e Jude Law sulla croisette del Festival di Cannes per Firebrand

Quattro anni dopo il Premio Un Certain Regard assegnato a La Vie invisible di Eurídice Gusmão, Karim Aïnouz reclama per la prima volta la Palma d’oro al Festival Di Cannes. Come all’epoca, affronta l’adattamento di un romanzo e firma Firebrand, con protagonisti Alicia Vikander e Jude Law.

Alla corte di Enrico VIII, Catherine Parr occupa un posto speciale. La guerra infuriò quando, temporaneamente, fu nominata reggente durante le campagne militari. Questo incarico sarà l’occasione per esercitare un certo potere e per diffondere i principi protestanti che gli sono cari. Il re, di ritorno dal combattimento, condanna al rogo un amico della regina per tradimento. Catherine cammina quindi sul filo del rasoio, di fronte a un marito capace delle peggiori atrocità. Firebrand è la storia di Catherine Parr, sesta e ultima moglie di Enrico VIII, colei che sopravvisse a colei che avrebbe ispirato “Barbablù”. Prima di lei, tutti i matrimoni del re fallirono. Peggio ancora, ha ucciso due delle sue mogli.

Il film è ispirato al romanzo di Elizabeth FremantleThe Queen’s Game, pubblicato nel 2012. L’autrice britannica descrive nel dettaglio la vita travagliata di Catherine Parr alla corte dei Tudor, una storia di amore e tirannia, manipolazione e potere. Non sorprende vedere Karim Aïnouz affezionarsi a questa potente figura storica, per di più femminile. Persegue la messa in scena delle donne a confronto con l’ordine sociale, come in La vita invisibile di Eurídice Gusmão, un melodramma sull’emancipazione di due sorelle. Questa volta lascia il Brasile per interferire nelle ambientazioni dell’Inghilterra del XVI secolo, dove invita Alicia Vikander a incarnare una figura determinata a stabilire la sua influenza. Sulla croisette a sfilare oltre al regista Karim Aïnouz, Alicia Vikander e Jude Law, molte star presenti tra cui Michael Fassbender, Cecile de France, irina Shayke. Ecco tutte le foto:

Marion Cotillard e Mona Achache presentano Little Girl Blue

Marion Cotillard e Mona Achache presentano Little Girl Blue

Mona Achache scopre il passato di sua madre in Little Girl Blue, presentato in una proiezione speciale. Dopo la sua morte ha lasciato lettere e registrazioni, materiale prezioso da cui il regista attinge per dare corpo alla defunta. A metà strada tra documentario e fiction, Little Girl Blue cerca di svelare i segreti rimasti dopo la scomparsa della madre di Mona Achache. Per questo esercizio di resurrezione, la regista va oltre la realtà e invita gli attori a interpretare i personaggi che hanno avuto importanza nella vita di sua madre. Quest’ultima è incarnato da Marion Cotillard che, subito dopo le riprese, si è deliziata a parlare di questo “progetto creativo e mozzafiato” sul quotidiano Le Figaro.

Attrice e regista franco-marocchina, si è fatta conoscere attraverso cortometraggi e documentari, prima di dirigere il suo primo lungometraggio nel 2009, Le Hérisson, con Josiane Balasko. In questa 76a edizione, il Festival di Cannes esplora i documentari in tutte le loro forme.  Ecco tutte le foto della regista e Marion Cotillard che accompagnano il film verso la proiezione ufficiale.

Jennifer Lawrence presenta “Bread And Roses” al Festival di Cannes in veste di produttrice

Nel 2018, il film incisivo di Sahra Mani, A Thousand Girls Like Me, ha documentato una giovane donna vittima di incesto nella ricerca di giustizia in Afghanistan. Con Bread and Roses, il regista afghano testimonia il degrado dei diritti delle donne a Kabul. Una sessione speciale nel cuore dell’inferno talebano. Arrivano al Festival di Cannes per presentare il film tutti gli interpreti e l’attrice premio Oscar Jennifer Lawrence in questo caso nelle vesti di produttrice. La pellicola fa parte della selezione proiezioni speciali.

Robert De Niro definisce “stupido” Donald Trump mentre insieme al cast presenta Killers of The Flower Moon

Robert De Niro ha criticato Donald Trump definendolo un uomo “stupido” durante la conferenza stampa del Festival di Cannes per Killers of the Flower Moon, paragonando l’ex presidente al contorto personaggio avido di potere che interpreta nell’epopea poliziesca di Martin Scorsese, presentato in anteprima Sabato sera. De Niro ammette di aver faticato a entrare in sintonia con William Hale, dicendo: “Non capisco molto del mio personaggio. Una parte di lui è sincera. L’altra parte, dove sta tradendo [la tribù degli Osage], c’è una sensazione di diritto. Siamo diventati molto più consapevoli [di quella dicotomia] dopo George Floyd con il razzismo sistemico”.

Robert De Niro, un critico dell’ex presidente, ha tracciato parallelismi tra il suo personaggio e Trump, il cui nome l’attore inizialmente si è rifiutato di pronunciare ad alta voce durante la conferenza stampa. “Quel ragazzo è stupido“, ha detto. Lily Gladstone, che interpreta il membro della tribù Osage Mollie Burkhart, ha sottolineato che i membri di Osage hanno ancora partecipato al funerale di William Hale, negando il suo coinvolgimento nei brutali omicidi dei membri della tribù. Robert De Niro, ancora una volta, ha evocato Trump in risposta a quel tipo di lealtà cieca verso gli uomini malvagi. “Ci sono persone che pensano ancora che possa fare un buon lavoro. Immagina quanto sia folle”.

Robert De Niro e Martin Scorsese
Robert De Niro e Martin Scorsese al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Killers of the Flower Moon, uno dei film più attesi proiettati al Festival di Cannes di quest’anno, racconta la storia degli omicidi avvenuti nei primi anni ’20 dopo la scoperta di importanti giacimenti petroliferi sulla terra della nazione Osage. Il film, basato sul romanzo del 2017 di David Grann, descrive anche come l’FBI appena formato abbia indagato sugli omicidi.  Nel caso di Killers of the Flower Moon, il collaboratore di lunga data di Scorsese, Leonardo DiCaprio, ha elogiato la capacità del regista di catturare quel tipo di banalità del male. “Ciò che Marty fa così incredibilmente bene è che è in grado di esporre l’umanità anche dei personaggi più contorti e sinistri che tu possa mai immaginare.”

Alla premiere costellata di stelle di sabato sera, Martin Scorsese è stato raggiunto sul famoso tappeto rosso da A-list Leonardo DiCaprio, Robert De Niro, Jesse Plemons e Gladstone, nonché membri della nazione Osage. Prima di entrare al Palais, DiCaprio e Scorsese hanno diligentemente firmato autografi e scattato selfie con i fan che erano in fila dentro e intorno alla Croisette. Nonostante le sue indulgenti tre ore e 26 minuti, l’epopea poliziesca è stata accolta da un enorme applauso al Palais, mentre Scorsese e il suo cast sono stati accolti con una standing ovation di 9 minuti.

È stato il culmine di anni di lavoro“, ha detto Scorsese commentando l’accoglienza ricevuta dal film. Gladstone, che interpreta la moglie del personaggio di Leonardo DiCaprio, Ernest Burkhart, ha ricevuto alcuni degli applausi più convinti mentre i titoli di coda scorrevano su Killers of the Flower Moon. Della reazione del pubblico al film, ha detto “Sembrava molto giusto“.

Robert De Niro, Lily Gladstone e Leonardo Dicaprio
Robert De Niro, Lily Gladstone e Leonardo Dicaprio al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Martin Scorsese ha parlato dell’importanza di trascorrere del tempo con le persone di Osage, oltre a girare sul posto. “Quando mi è stato presentato il libro, ho detto che se andiamo vicino alle nazioni indigene, dobbiamo essere molto rispettosi“, ha detto. Il capo della Osage Nation Geoffrey Standing Bear, che ha lavorato come consulente e si è unito al regista e al cast alla conferenza stampa, crede che Scorsese abbia mantenuto quella promessa. “La mia gente ha sofferto molto. E fino ad oggi, quegli effetti sono con noi. Ma posso dire a nome degli Osage che Marty e il suo team hanno ristabilito la fiducia e sappiamo che la fiducia non verrà tradita“.

 

Christopher Nolan conferma che Oppenheimer è il suo film più lungo

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Christopher Nolan ha finalmente valutato la durata di Oppenheimer, confermando alla rivista Total Film che è il suo film più lungo fino ad oggi. La conferma del regista significa che “Oppenheimerr” dura almeno più di 2 ore e 49 minuti. Quella era la durata di “Interstellar”, il film più lungo del regista fino a Oppenheimer. Rapporti precedenti fissavano il tempo di esecuzione di Oppenheimer a tre ore, cosa che secondo Nolan è quasi vera.

È leggermente più lungo del più lungo che abbiamo fatto“, ha detto Nolan. “Toccate le tre ore.” Oppenheimer vede uno degli attori più utilizzati da Christopher Nolan, Cillian Murphy, nei panni del fisico teorico e “padre della bomba atomica” J. Robert Oppenheimer. Il film segue Oppenheimer mentre lancia il Progetto Manhattan e sovrintende alla creazione della bomba atomica. “Penso di qualsiasi personaggio con cui ho avuto a che fare, Oppenheimer è di gran lunga il più ambiguo e paradossale”, ha detto Christopher Nolan alla rivista Total Film. “Il che, dato che ho realizzato tre film su Batman, la dice lunga.”

La sceneggiatura era così emozionante, e sembra un thriller”, ha aggiunto Emily Blunt, che interpreta la biologa e moglie di Oppenheimer, Katherine. “È quasi come se fosse un cavallo di Troia da un film biografico a un thrillerÈ davvero un battito cardiaco accelerato, l’intera faccenda. Sono stato completamente catturato dalla storia, dal ritratto di quest’uomo e, immagino, dal trauma di un cervello del genere.

Insieme a Cillian Murphy e Emily Blunt nel cast ci sono Matt Damon nei panni del direttore del progetto Manhattan, il generale Leslie Groves Jr. e Robert Downey Jr. nei panni di Lewis Strauss, un commissario fondatore della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti. Nel cast anche Florence Pugh, Benny Safdie, Michael Angarano, Josh Hartnett, Rami Malek e altri.

Ti rendi conto che questa è una grande responsabilità. Era complicato, contraddittorio e così iconico“, ha detto in precedenza Cillian Murphy sull’interpretare il personaggio. “Ma sai che sei con uno dei più grandi registi di tutti i tempi. Mi sentivo fiducioso nell’affrontarlo con Chris. Ha avuto un profondo impatto sulla mia vita, creativamente e professionalmente. Mi ha offerto ruoli molto interessanti e li ho trovati tutti davvero impegnativi. E adoro stare sui suoi set”. Oppenheimer esce nelle sale il 21 luglio dalla Universal Pictures.

Black Knight: recensione della nuova serie Netflix

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Black Knight: recensione della nuova serie Netflix

In una Corea di solo deserto e cenere, Black Knight racconta una drammatica realtà post-apocalittica in cui si è dato vita ad una società fortemente ingiusta e discriminatoria. Diretta da Cho Ui-seok, la serie è ispirata all’omonimo webtoon, fumetto digitale tipico sudcoreano, scritto da Lee Yun-kyun. La serie è formata da una sola stagione da sei episodi, ognuno da circa 45 minuti l’uno. Il cast è formato prevalentemente da figure note ed affermate nel solo panorama cinematografico nazionale: l’attore Kim Woo-bin interpreta il leggendario corriere 5-8, mentre Song Seung-heon è nel ruolo di Ryu Seok. Nel cast si ritrovano anche l’attrice e modella Esom e Kang You-seok.

Black Knight: un futuro senza ossigeno

Dopo che una cometa colpisce la terra, la vita di tutto il genere umano è destinato a cambiare per sempre. Tutto il territorio della Corea del sud è divenuto un deserto con un aria così inquinata da essere praticamente irrespirabile. Il Cheonmyeong Group ha dato vita al nucleo d’aria, permettendo ad alcuni cittadini coreani di poter continuare a respirare ed a vivere senza pericoli. La società coreana viene spaccata in varie classi sociali: tra queste la più importante nella serie diviene quella dei rifugiati, la stragrande maggioranza di poveri emarginati dalla società e non classificati da un codice Qr. L’unica vera possibilità per avere una vita migliore per  i rifugiati è divenire corrieri: coloro che, contro ogni avversità e respingendo i cacciatori, effettuano le importanti consegne di ossigeno e viveri ai cittadini.

Yoon Sa-wol è un rifugiato che si nasconde a casa del militare Jeong Seol-ah da ormai più di dieci anni e sogna di divenire un corriere per non doversi più nascondere. Dopo la morte della sorellastra per mano di strane  figure sconosciute, Sa-wol farà di tutto per raggiungere questo suo obiettivo, grazie anche all’aiuto del leggendario corriere 5-8.

Contemporaneamente, la Cheonmyeong organizza insieme al governo l’apertura del nuovo distretto A, in cui verranno trasferiti nuovi cittadini, tra cui anche gli stessi rifugiati. Ryu Seok, figlio ed erede della Cheonmyeong, disprezza i rifugiati e fa di tutto per escluderli dal distretto A e per eliminarli.  In una società così fortemente ingiusta gli scontri divengono inevitabili.

Black Knight (L to R) Esom as Seol-ah, Kang You-seok as Sa-wol in Black Knight Cr. Kim Jin-young/Netflix © 2023

Una lotta per la vita e contro le discriminazioni

Black Knight, come abbiamo già sottolineato sopra, è una serie distopica, che rappresenta una società in cui gli esseri umani, le vite umane hanno un valore differente. Temi così forti, di marcata denuncia sociale, sono stati già in parte affrontati in altre serie distopiche sudcoreane: un esempio è Squid Game, serie prodotta da Netflix e subito divenuta un fenomeno mondiale.

Qui i rifugiati vengono trattati come se la loro stessa esistenza non avesse valore: vengono privati di tutto ciò che è necessario per sopravvivere, anche dell’ossigeno. Ogni tentativo di rivolta viene represso nelle maniere più brutali: ce lo mostrano i flashback di 5-8 e di Jeong Seol-ah. Le vite dei rifugiati vengono considerate così irrilevanti tanto da divenire sacrificabili in inquietanti esperimenti.

Altro tema focale in Black Knight è il potere economico, e come esso in alcune determinate condizioni, arriva a sovrastare il potere politico. La Cheonmyeong non è altro che una società che controlla la produzione e vendita di ossigeno, quindi fondamentalmente un’attività economica. Per la rilevanza che il bene che produce ha, e per tutto ciò che la società riesce a creare per i cittadini coreani, questa arriva a sovrastare in fatto di potere lo stesso governo statale. La Cheonmyeong arriva a controllare la vita dei cittadini sotto ogni aspetto: le abitazioni vengono fornite ai cittadini con un Qr code dalla Cheonmyeong e così anche tutti i viveri.

Un nuovo eroe all’azione

La serie Black Knight è caratterizzata da una forte presenza di scene di azione e combattimenti di vario tipo: pur non essendoci una forte e perenne vista di sangue per  gli spettatori, tutta questa azione rende le vicende molto più avvincenti.

Facendo riferimento ad aspetti più tecnici, possiamo notare l’utilizzo di una rappresentazione di alcune scene a fumetto: in particolare l’antefatto nel primo episodio ed ogni scena finale dei vari episodi è fatta in stile fumetto.

Un elemento che, riflettendoci, può risuonare in parte ironico è il fatto che in questa narrazione coloro che vengono dipinti come dei combattenti formidabili, quasi degli eroi, sono dei semplici corrieri. Nella vita di tutti i giorni i corrieri vengono visti come dei semplici soggetti che fanno un lavoro ordinario, quasi noioso. Di conseguenza è interessante notare come  in Black Knight si sia totalmente trasformata una figura così banale ergendola ad eroe della storia.

Retratos Fantasmas, la recensione del documentario di Kleber Mendonça Filho – Cannes 76

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Retratos Fantasmas, il documentario meta-cinematografico di Kleber Mendonça Filho presentato a Cannes 76, è un lavoro di amore verso il cinema. Raccontare il cinema attraverso il cinema è un’arte che il regista brasiliano porta in scena sulla Croisette con una tesi ben specifica: il cinema è morto? Così immagini in bianco e nero si sovrappongono alla realtà nella pellicola narrata in prima persona dove Mendonça Filho ripercorre la sua vita e la sua carriera, fino ad arrivare a un finale quasi fantascientifico.

Il racconto di Retratos Fantasmas è curato al minimo dettaglio e la voce del regista si intervalla a quella di scene, film e ulteriori racconti di un cinema che non c’è più. A questo si aggiunge anche una colonna sonora dalle tinte colorate che accoglie lo spettatore alla visione.

Retratos Fantasmas, la trama

Un ritratto della cultura cinematografica di Recife, una città sul mare del Brasile, cambiata e stravolta dalla modernità. Là dove prima c’erano solo terreni incolti adesso crescono grattacieli di cui non si vede la fine e in questi angoli Kleber Mendonça Filho inizia a muovere i primi passi come regista. Tre lungometraggi e moltissimi cortometraggi narrativi e sperimentali fino alla realizzazione di Retratos Fantasmas, documentario metacinematografico che cerca di inquadrare non solo l’urbanizzazione della città ma anche la denuncia alla classe politica brasiliana dagli anni ’60 in poi.

La voce di Mendonça Filho parla direttamente allo spettatore, come un confessionale. Quello che, infatti, rende Retrotos Fantasmas particolare è la natura personale del racconto anche se fondamentalmente il regista non entra mai in merito alla sua vita privata. Il racconto è diviso in atti. Nel primo viene descritta la genesi nel suo lavoro, tutto quello che ha ispirato – anche solo dei semplici suoni – circoscritto all’interno delle mura domestiche. Una specie di autobiografia cinematografica in cui fornisce pochi dettagli sulla sua vita e molti sui suoi lavori come Neighbouring Sounds e Aquarius, che analizza e racconta.

Un racconto in atti

Se nella prima parte esploriamo i retroscena del lavoro di Mendonça Filho è solo negli atti successivi che Retratos Fantasmas attira davvero l’attenzione dello spettatore. Il documentario offre una retrospettiva delle sale cinematografiche nel centro di Recife, una liberazione per chi guarda ma anche per il regista stesso. Ci stacchiamo agli angusti e chiusi spazi di una piccola casa di periferia e arriviamo alla sala cinematografica, sempre chiusa ma di vedute più ampie.

Retratos Fantasmas cerca di unire lo spettatore con quei richiami di convivialità e spensieratezza uguali a chi aspetta fuori dalla sala l’ultimo film in uscita. Così da Easy Rider a Victor/Victoria, il cinema di Recife accoglie pellicole importanti e si popola di giovani creando aggregazione, che è proprio la base del cinema dalla sua nascita. E in un parallelismo di scene l’uscita degli spettatori dalla sala ricorda L’uscita dalle officine Lumière e questo richiamo – forse voluto o forse no – conferisce al documentario ancora più valore storico.

La Settima Arte

Nuove e vecchie tecnologie si intersecano in un racconto così come anche alcuni dei luoghi più iconici di Retratos Fantasmas come l’Art Palácio e il Trianon. Una lettera d’amore alla Settima Arte e in particolare all’esperienza che il cinema regala allo spettatore. Ma è anche un racconto nostalgico che guarda indietro a un cinema che non c’è più e che vuole anche denunciare la censura nei confronti di un paese intero. Le sale cinematografiche che chiudono e che per oltre vent’anni hanno ospitato centinaia di migliaia di spettatori. Come se fosse una lettera a cuore aperto, trattando la sala cinematografica come un corpo fisico che ospita un’anima.

About Dry Grasses, recensione del film di Nuri Bilge Ceylan – Cannes 76

Tutto ciò che hai conosciuto qui è noia“. Arriva in concorso al Festival di Cannes About Dry Grasses il nuovo film del celebre regista turco Nuri Bilge Ceylan, già vincitore della Palma d’Oro per Il regno d’inverno – Winter Sleep nel 2014. Tra una malinconia arida come l’erba del suo titolo, scontri dialogici e lunghe camminate nella neve, il nuovo film di Ceylan si configura indubbiamente come una delle proposte più interessanti del Festival, Nel cast, Deniz Celiloğlu, Musab Ekici, Merve Dizdar.

About dry grasses, la trama: noia imperante

Samet (Deniz Celiloğlu), un giovane insegnante che ha prestato servizio obbligatorio nella scuola di un piccolo villaggio della Turchia dove esistono solo due stagioni, inverno ed estate, attende di poter procedere con il trasferimento a Istanbul, sperando di andare incontro a nuova vita nella cosmopolita capitale. Dopo una lunga attesa, perde ogni speranza di sfuggire dalla sua squallida vita quando viene accusato di comportamenti inopportuni nei confronti dei suoi studenti. Tuttavia, l’amicizia con la sua nuova collega Nuray lo aiuta a ritrovare una prospettiva vincente.

L’Anatolia sudorientale, agli occhi di Samet, è un posto in cui la noia regna sovrana e da cui vorrebbe fuggire; ecco allora che il regista Ceylan interviene in soccorso del suo personaggio imbastendo una serie di azioni che movimentino il tutto. Eppure, quando si tratta di giocare, Saman dimostra di essere caratterialmente molto più simile al territorio da cui tanto vuole evadere. Insegue una sua idea imprecisa di verità, che verrà contrastata e anche smorzata, a riprova della futilità di un pensiero che il personaggio ha abbozzato nella sua testa ma non è mai diventato atto compiuto.

Uomini interrotti

Trattato sugli effetti che la monotonia genera sulla psiche di uomini per nulla risolutivi ed eterni adolescenti, About Dry Grasses eleva esponenzialmente la capacità di Ceylan di inquadrare il dialogo, centellinarlo oppure renderlo verboso per caratterizzare i suoi personaggi, figli di un territorio in cui è la natura a imporsi sull’uomo, ad appiattirne ancora di più le velleità o a generare un impeto di ribellione nei loro cuori a seconda dei casi.

Kenan e Samet sono due uomini messe alle strette da due donne in diverse fasi della vita. Una lotta tacita tra fratelli non di sangue ma di terra, personalità distanti che nascono e crescono da un’unica radice e, in base ai rispettivi percorsi di vita, possono germogliare o seccarsi. Sono le donne che attivano la riflessione negli uomini, che insinuano il dubbio nelle loro menti e li mettono alla prova. Attraverso la conoscenza e anche lo studio di queste figure femminili, forse è possibile trovare qualcosa di inedito in un territorio già battuto: forse la giovane Saman nasconde un germoglio in se, forse ancora non lo sa, ma il solo fatto di riuscire a coglierlo dall’esterno è un regalo. Forse Ninay potrebbe scuotere le fondamenta di un’amicizia, o diventare il terzo uomo in questo rapporto tra uomini interrotti.

Ruralità dei sentimenti

Sono le inquadrature fisse di About Dry Grasses a definire i contatti, i dialoghi, le attese che intercorrono tra i personaggi. Il tempo è un concetto paradossale nella Turchia rurale: l’attesa del trasferimento a Istanbul potrebbe sembrare infinita, ma un dialogo concitato di una donna (Ninay) che interroga un uomo (Saman) sulle sue idee politiche, può mettere talmente a disagio da estendere il tempo del racconto fino a guidare con mano i personaggi a delle scelte.

L’erba secca può essere calpesata solo se prima si calpesta la neve. Anche se si è infortunati, infreddoliti, sprovvisti di un mezzo, l’inverno turco non fa sconti: l’aridità è già nella neve, in una distesa di bianco tutt’altro che angelica, anche se in mezzo vi sono i bambini che giocano. Puoi fermare l’attimo – e Ceylan lo ferma e immortala veramente con inserti fotografici – ma la verità è che l’attimo è già fermo e noi con lui. Allora, forse è meglio andare, percorre distanze fisiche piuttosto che cercare di riallineare quelle mentali. Incolpare la geografia per il nostro stato mentale, piuttosto che accettare di essere diventati come il paesaggio. Aridi, inconsistenti, persi.

Killers of the Flower Moon: 9 minuti di applausi al Festival di Cannes

Sabato sera, Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes accolto con la più grande standing ovation fino ad oggi. Il dramma di 3 ore e 26 minuti interpretato da Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone racconta un capitolo oscuro e in gran parte inesplorato della storia americana. Nonostante il lungo minutaggio del film la folla era così estasiata che si è alzata in piedi e ha applaudito i protagonisti per nove minuti.

Il Festival di Cannes  ama chiaramente Leonardo DiCaprio (visto l’ultima volta sulla croisette con “C’era una volta… a Hollywood”) e Scorsese, che è tornato al festival per la prima volta da Fuori Orario del 1985. E questa è una buona notizia per Apple Original Films, che ha sborsato oltre $ 200 milioni all’autore per realizzare la sua visione, nella speranza di regalare al pubblico una delle sue caratteristiche esplorazioni del mondo criminale. Mentre molti dei film classici di Martin Scorsese si svolgono nelle cattive strade di New York, “Killers of the Flower Moonn” è ambientato nel nord-est dell’Oklahoma, dove i membri della Osage Nation vengono assassinati in modo sistematico per fini sinistri.

Robert Di Niro, Lily Gladstone, Leonardo DiCaprio e Martin Scorsese al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefios.it

Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Jesse Plemons hanno sfilato sul tappeto rosso insieme a Scorsese prima della premiere, sfidando la pioggia. Presente alla serata anche Cate Blanchett, che ha vinto un Oscar per aver interpretato Katharine Hepburn in “The Aviator“, che ha salutato Scorsese in sala prima dell’inizio della proiezione. Ma quando il film è finito, le urla più forti sono state dirette alla scoperta del film: l’attrice Lily Gladstone, che interpreta una donna Osage tradita dal marito avido. La sua interpretazione ha ottenuto recensioni entusiastiche e ha trattenuto le lacrime mentre la folla all’interno del Palais applaudiva rumorosamente. Sui social media, i blogger degli Oscar stanno già sfruttando la sua performance per una possibile attenzione ai premi.

Mentre gli applausi continuavano dopo la fine del film, Martin Scorsese ha preso il microfono per rivolgersi alla folla. “Grazie agli Osage”, ha commentato “Tutti collegati con l’immagine. I miei vecchi amici Bob e Leo, e Jesse e Lily. L’abbiamo girato un paio di anni fa in Oklahoma. C’è voluto del tempo per cambiare idea, ma Apple è stata bravissima con noi. C’era molta erba. Sono un newyorkese. Ero molto sorpreso. Questa è stata un’esperienza fantastica. Abbiamo vissuto in quel mondo”.

L’ovazione sarebbe potuta durare ancora di più se il regista non fosse stato chiamato a rivolgersi al teatro gremito. Martin Scorsese ha continuato a ringraziare mentre la folla continuava ad esultare. E’ sembrato davvero entusiasta dalla risposta del pubblico, anche se ha anche chiarito che non gli piaceva che la telecamera si soffermasse su di lui (un rischio dell’esperienza di Cannes in cui ogni movimento degli A-listers presenti viene catturato per i posteri). In piedi intorno a Martin Scorsese, gli attori che interpretavano i membri di Osage visibilmente commossi e sopraffatti dall’emozione.

Robert Di Niro, Leonardo DiCaprio, Director Martin Scorsese
Robert Di Niro, Leonardo DiCaprio, Director Martin Scorsese al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefios.it

Basato sul libro di David Grann del 2017 “Killers of the Flower Moon: The Osage Murders and the Birth of the FBI”, l’ultimo film di Scorsese è ambientato nell’Oklahoma degli anni ’20 e si concentra su una serie di omicidi nella comunità di Osage Nation. La neonata FBI arriva sulla scena per indagare e scopre una sinistra operazione. Il cast di supporto include Brendan Fraser e John Lithgow (Scorsese ha anche un cameo che ha guadagnato un grande applauso).

In particolare, “Flower Moon” segna la prima volta che i vincitori dell’Oscar DiCaprio e De Niro hanno lavorato insieme in un lungometraggio dal dramma di Michael Caton-Jones del 1993 “This Boy’s Life”. Entrambi gli attori hanno interpretato versioni fittizie di se stessi nel cortometraggio di Scorsese “The Audition”. De Niro ha ottenuto le nomination all’Oscar come miglior attore recitando in “Taxi Driver”, “Cape Fear” e “Raging Bull” di Scorsese, vincendo per quest’ultimo. DiCaprio è stato candidato all’Oscar per “The Aviator” e “The Wolf of Wall Street” di Scorsese.

Natalie Portman ha detto che le donne a Cannes dovrebbero comportarsi diversamente dagli uomini

Una scandalosa relazione legata alla differenza di età è il cuore del film “May December“, che ha debuttato sabato sera al Festival di Cannes. Nel dramma romantico diretto da Todd Haynes, Julianne Moore interpreta il “Dicembre” del molto più giovane “May” di Charles Melton, il cui personaggio aveva appena 13 anni quando i due si innamorarono. È una dinamica complicata, ammette Julianne Moore, a causa del periodo nelle loro vite in cui si sono incontrati per la prima volta. “Una differenza di età è una cosa, ma una relazione tra un adulto e un bambino è una cosa completamente diversa”, ha detto Julianne Moore e alla conferenza stampa di questa mattina di “May December”, che è stata accolto al Grand Palais il giorno prima con un entusiasta standing ovation di applausi lunga sei minuti.

Quando l’età è inappropriataÈ quando le persone si trovano in luoghi diversi in termini di sviluppo, quando qualcuno non è un adulto. Questo è il motivo per cui abbiamo dei limiti attorno a questo ì”, aggiunge. “Il motivo per cui questo film sembra così pericoloso guardandolo è perché le persone non sanno dove siano i confini di nessuno. È spaventoso”. In “May December”, Natalie Portman interpreta un’attrice che si reca nel Maine per studiare la vita del personaggio di Julianne Moore, che interpreterà in un film. Moore e Melton interpretano una coppia sposata la cui differenza di età di 20 anni ha ispirato uno scandalo nazionale. Mentre pianificano di mandare le loro gemelle al college, la dinamica familiare inizia a cedere mentre Natalie Portman scava nel loro passato.

Natalie Portman, Julianne Moore e Charles Melton
Natalie Portman, Julianne Moore e Charles Melton al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Data l’ossessione americana per lo scandalo, Portman afferma che non c’era carenza di materiale da cui trarre ispirazione. “Avevamo tutti i materiali tabloid di ispirazione che esistevano. C’era un libro con un titolo folle, come “Punished for Love”, o qualcosa del genere“, ha ricordato. “Avevamo queste risorse a portata di mano, il che è stato utile per ottenere informazioni di base“. Natalie Portman descrive il film come uno studio dei “diversi ruoli che recitiamo in ambienti diversi“. Osserva che la discrepanza è particolarmente evidente al Festival di Cannes, dove le donne sono obbligate a indossare i tacchi sul tappeto rosso. “Anche qui, i diversi modi in cui noi, come donne, dovremmo comportarci a questo festival anche rispetto agli uomini… come dovremmo apparire, come dovremmo comportarci“, ha detto. “Le aspettative su di te sono sempre diverse. Influisce sul modo in cui ti comporti, se lo stai accettando o rifiutando. Sei definito dalle strutture sociali su di te. A questo proposito, Natalie Portman e Julianne Moore hanno espresso il loro apprezzamento per aver interpretato donne “semplicemente umane”.

E’ incredibile far parte di un film come questo, che ha due personaggi femminili complessi pieni di deliziosi conflitti”, dice la Portman. Moore aggiunge: “Le donne non sono un gruppo di minoranza. Siamo il 50% della popolazione. Quindi è importante che siamo trattati come tali”.

May December: le foto di Julianne Moore, Todd Haynes e Natalie Portman

Ieri sera oltre alla grande premiere fuori concorso di Killers of The Flower Moon, è stato presentato in concorso al Festival di Cannes May December, del regista americano Todd Haynes che riunisce Natalie Portman e Julianne Moore in un dramma romantico introspettivo sul passato sulfureo di una coppia famosa. Per prepararsi al suo nuovo ruolo, Elisabeth (Natalie Portman), una famosa attrice, incontra Gracie (Julianne Moore), che interpreterà sullo schermo. Quest’ultimo aveva infiammato la stampa scandalistica e affascinato il paese due decenni prima mantenendo una relazione con Joe (Charles Melton), 23 anni più giovane di lei.

Sotto l’impulso della sceneggiatura di Samy Burch, Todd Haynes mette in discussione le scelte di due donne in due momenti della loro vita. Un doloroso ritorno al passato per un ex idolo sessantenne che vuole voltare pagina, di fronte a una sincera e pericolosa ricerca della verità per una star di Hollywood all’apice della sua carriera. Tra i due, il personaggio maschile di Charles Melton intreccia sottilmente legami tra attrici ed epoche. Sulla croisette di Cannes ad accompagnare il film c’erano il regista Todd Haynes e i protagonisti del film Natalie Portman, Julianne Moore,  Cory Michael Smith e Charles Melton. Di seguito tutte le foto: 

Questa dualità permette al regista americano di ingaggiare Julianne Moore, per una quarta collaborazione, con Natalie Portman, che ha presentato A Tale of Love and Darkness Fuori Concorso a Cannes nel 2015, come regista.

Ci sono voluti solo 23 giorni per completare le riprese di maggio dicembre , come ha rivelato Todd Haynes in un’intervista a The Hollywood Reporter. Una produzione molto veloce per l’undicesimo lungometraggio del regista, vincitore del Premio per il miglior contributo artistico a Cannes con Velvet Goldmine nel 1998. Sul versante musicale, le composizioni di Marcelo Zarvos si alternano alle melodie di Michel Legrand composte per la prima volta per Le Messenger di Giuseppe Losey. Di seguito le foto del photocall:

 

Il Cinema e le sue voci: realtà, tecnica, poesia

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Il Cinema e le sue voci: realtà, tecnica, poesia

Da molti anni la Rete degli Spettatori presieduta da Valerio Jalongo, regista e docente, si adopera per valorizzare il cinema di qualità e favorire la sua diffusione a tutti i livelli, soprattutto con il pubblico più giovane e nell’ottica della fruizione in sala.  “Quest’anno – dice Jalongo – ha inteso stringere ancora di più il suo legame con il mondo della scuola, nel convincimento che il valore culturale del cinema e del linguaggio audiovisivo, in particolare dopo gli anni della pandemia, debba essere difeso e promosso già dall’età scolare.

Il nostro progetto – dichiara Valerio Jalongo, – aveva tra i suoi principali obiettivi quello di rafforzare i contatti con le scuole dei centri minori, offrendo strumenti di didattica trasversale e di interdisciplinarietà. I riscontri positivi che abbiamo raccolto ci invitano a ripetere questo sforzo nel futuro. Oltre ai nostri tradizionali collaboratori, vogliamo intensificare i rapporti con il gruppo degli Operatori di Educazione Visiva selezionati dal Ministero, presenti in molte realtà periferiche. Per questo alla nostra giornata finale abbiamo invitato rappresentanti dei due Ministeri, dell’Indire e degli Operatori di Educazione Visiva con i quali intendiamo ragionare  sui risultati ottenuti e lavorare sulle aspettative del prossimo anno. Sottolineo che molte scuole hanno manifestato interesse a proseguire l’esperienza che si sta concludendo, e saremo lieti di essere ancora al loro fianco nel nuovo anno scolastico”.

Dal mese di novembre 2022 ad oggi gli esperti della Rete hanno affiancato i docenti e gli studenti delle scuole partner in un percorso articolato su tre moduli.

Attraverso  i moduli in presenza svolti nelle aule ed un modulo on line di formazione docenti, sono stati proposti percorsi teorici e pratici che hanno avvicinato le scuole al mondo dei media e del cinema, fornendo conoscenze e competenze sul Linguaggio Cinematografico e Audiovisivo e suggerendo soluzioni applicabili alla didattica di molteplici discipline. Le proiezioni programmate in sala cinematografica, accompagnate dalla presenza di registi, critici, esperti Operatori di Educazione Visiva, hanno riavvicinato i ragazzi e le ragazze alla più corretta fruizione dell’opera cinematografica e per certi versi dato respiro ad una socialità perduta nel corso della pandemia.

Iniziativa realizzata nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso da MiC e MIM.

Questo mondo non mi renderà cattivo: il Trailer Ufficiale

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Questo mondo non mi renderà cattivo: il Trailer Ufficiale

Ecco il trailer ufficiale di Questo mondo non mi renderà cattivo, la nuova serie di Zerocalcare per Netflix, che arriva dopo il grande successo di Strappare lungo i bordi.

Questo mondo non mi renderà cattivo, la seconda serie di animazione per Netflix scritta e diretta da Zerocalcare,  debutterà il 9 giugno in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo. Nel teaser trailer che Netflix rilascia oggi, le prime immagini dell’attesissima serie animata.

Prodotta da Movimenti Production, società del gruppo Banijay, in collaborazione con BAO Publishing, sarà composta da 6 episodi, da circa mezz’ora ciascuno, che entreranno ancora più a fondo nelle tematiche care all’autore.

In Questo mondo non mi renderà cattivo torneranno il mondo narrativo, il linguaggio unico e i personaggi storici e inconfondibili dell’universo di Zerocalcare. A Zero, Sarah, Secco, l’Armadillo, l’immancabile coscienza di Zero, doppiato anche questa volta dalla voce inconfondibile di Valerio Mastandrea, si aggiunge un nuovo, centralissimo personaggio: Cesare.

Questo mondo non mi renderà cattivo, la trama

Un vecchio amico torna nel quartiere dopo diversi anni di assenza e fatica a riconoscere il mondo in cui è cresciuto. Zerocalcare vorrebbe fare qualcosa per lui ma si rende conto di non essere in grado di aiutarlo a sentirsi di nuovo a casa e a fare la scelta giusta per trovare il suo posto nel mondo. 

Questo mondo non mi renderà cattivo racconta la difficoltà di rimanere se stessi in mezzo alle contraddizioni della vita. Il titolo stesso della serie, che trae ispirazione da un brano di un cantautore romano, rappresenta una sorta di mantra, una frase che lo stesso Zerocalcare si ripete, quasi per auto-convincersi, nei momenti più difficili, quelli in cui diventa più forte il rischio di fare scelte sbagliate e rinnegare i propri ideali pur di togliersi dai guai.

Eureka, la recensione del film con Viggo Mortensen – Cannes 76

Eureka, la recensione del film con Viggo Mortensen – Cannes 76

Non è facile trovare nei nostri cinema un film come l’Eureka di Lisandro Alonso. Un film diverso da quelli ai quali la gran parte del nostro pubblico è abituata che trova il suo luogo naturale in una rassegna come quella dell’Un Certain Regard del Festival di Cannes 2023. E che vanta la presenza di due star come Viggo Mortensen e Chiara Mastroianni nel cast di sconosciuti assemblato dal regista e sceneggiatore argentino già noto per La libertad (2001) e l’ultimo Jauja (2014).

Dal Far West di Viggo Mortensen alla riserva di Lisandro Alonso

Sono loro i protagonisti del western iniziale in bianco e nero, nel quale vediamo il solitario Murphy arrivare nel più classico dei villaggi di frontiera proprio in un momento di grandi festeggiamenti. Tra cowboy ubriachi, gettati all’angolo della strada, e donne di piacere seminude che se la ridono con gli indiani locali, sono in pochi a prestargli attenzione, fino a che non si trova al cospetto della risoluta proprietaria del saloon interpretata dall’attrice francese di origine italiana.

La stessa che ritroviamo in panne in tutt’altra situazione, ben più reale di quella nella quale interpretava un ruolo, quella della riserva indiana di Pine Ridge – tra South Dakota e Nebraska – nella quale sono costretti a vivere Alaina e sua nipote Sadie. La prima, stanca del suo lavoro di agente di polizia, poco considerata e ancor meno gratificata, una sera decide di smettere di rispondere alla sua radio di servizio, l’altra, triste, stanca di guardare inutili western in bianco e nero in attesa del ritorno della zia e incapace di vedere sbocchi alla sua vita, decide di iniziare il viaggio a lungo promessole da suo nonno. Come jabiru, vola via, per portarci in un Sud America amazzonico, dove gli indigeni locali condividono i loro sogni, ma non tutti sembrano più felici.

Eureka: molte suggestioni, un difficile equilibrio

Dal western alla denuncia sociale, tra realismo e fascinazione onirica e surreale, il racconto di Alonso sfida in continuazione la pigrizia dello spettatore, costringendolo a cambiare le proprie coordinate e a creare una connessione tra i diversi personaggi in scena e le situazioni che vivono. Inizialmente più consuete, per quanto fittizie, poi via via sempre più surreali, o fantastiche.

L’incipit affidato a Viggo Mortensen vale da specchietto per (noi) allodole, per catturare e insieme spiazzare lo spettatore. Che non più distratto dallo schermo televisivo che proietta il film con l’attore e Chiara Mastroianni è costretto a condividere il senso di sradicamento e disperazione delle due donne, attraverso le quali percepiamo le condizioni di vita dei nativi nordamericani e dei loro discendenti in una riserva indiana.

Si parla di tutto e di niente, per far passare giornate tutte uguali, e per evitare di farsi domande più scomode, o più fondamentali. Ma esauriti i possibili palliativi, è inevitabile tornare alle origini per realizzare un cambio radicale. Quello nel quale il nonno accompagna la giovane Sadie, decisa a riscuotere la promessa fattale e volare via, dagli Stati Uniti alla foresta brasiliana solo per scoprire che l’Eden non esiste più.

Nella supposta civiltà e fuori di essa ci si rifugia nei sogni e si ricorre alla violenza per risolvere le minime controversie. La natura ci osserva, ci parla, inascoltata. E quanto dobbiamo apparire incomprensibili al jabiru che segue attentamente le nostre pene, i tentativi di fuga da noi stessi nella ricerca di un avvenire migliore che sembra accomunare tutti su questa Terra.

Le streghe di Eastwick: tutte le curiosità sul film con Jack Nicholson

Il regista australiano George Miller è noto a tutti per aver ideato e diretto la serie cinematografica di Mad Max, unanimemente considerata un caposaldo della fantascienza post apocalittica. Nel corso della sua carriera, tuttavia, Miller si è cimentato anche con racconti e generi molto diversi, passando dal drammatico L’olio di Lorenzo al film per famiglie Babe va in città, fino all’animazione di Happy Feet. Un altro suo titolo particolarmente apprezzato, nonché il primo lungometraggio da lui diretto non appartenente a Mad Max, è Le streghe di Eastwick, con cui Miller ha avuto modo di cimentarsi tanto con il fantasy quanto con la commedia.

Scritto da Michael Cristofer, il film è basato sull’omonimo romanzo del 1984 di John Updike. Uscito in sala nel 1987, il film si affermò come un buon successo, in particolare grazie alle interpretazioni dei quattro attori protagonisti. Le streghe di Eastwick fu però il primo film per cui Miller si trovò a scontrarsi con le volontà di uno studios di produzione, dovendo dunque combattere per poter dar vita alla propria idea sul progetto. Candidato poi agli Oscar per la miglior colonna sonora (di John Williams) e il miglior suono, il film è oggi ricordato come un cult del suo genere, anche grazie ad alcune stravaganze comiche e ad effetti speciali ancora oggi particolarmente sorprendenti.

Per tutti gli appassionati del genere, si tratta dunque di un titolo da non perdere, anche solo per poter vedere gli attori protagonisti alle prese con ruoli per loro inediti e godersi gli imprevedibili colpi di scena offerti dal racconto. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze con il libro. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Le streghe di Eastwick: la trama del film

La vicenda qui narrata si svolge nella cittadina di Eastwick, dove vivono Alexandra Medford, Jane Spofford e Sukie Ridgemont. Tre donne che, nonostante conducano vite molto diverse, sono legate da una profonda amicizia. Come di consueto, le tre donne si incontrano per trascorrere una piacevole serata insieme e fantasticano a voce alta sull’uomo dei loro sogni. Inconsapevoli di essere dotate di innati poteri magici, le tre donne invocano involontariamente il Diavolo nella cittadina. Sotto le mentite spoglie dell’affascinante Daryl Van Horne, il maligno vorrebbe ammaliarle e sedurle, poiché desidera concepire un figlio con ognuna di loro.

Grazie al suo carisma, il Diavolo seduce le tre streghe e decide di insegnare loro a controllare i nuovi poteri. Dopo essere state conquistate dal corteggiamento di Daryl, le tre amiche ne comprendono però la natura malvagia e mostruosa e mal sopportano di essere state emarginate dal resto dei cittadini per via di quella loro frequentazione. Alexandra, Jane e Sukie dovranno allora unire le forze e architettare un astuto piano grazie alle loro incredibili doti magiche. Solo così potranno avere una speranza di sconfiggere il Diavolo, ricacciandolo da dove è venuto. Portare a compimento il piano, però, sarà più complesso del previsto.

Le streghe di Eastwick: il cast del film

Il tre volte premio Oscar Jack Nicholson ha espresso interesse a interpretare il ruolo di Daryl essendone venuto a conoscenza attraverso la sua allora fidanzata Anjelica Huston e dopo aver saputo che l’attore originale per il ruolo, Bill Murray, si era ritirato. Nicholson, inoltre, sviluppò un così buon rapporto con Miller da porsi in sua difesa contro i soprusi dei produttori, minaccio di lasciare il film se fosse stato scelto un altro regista. La Huston era invece in corsa per il ruolo di Alexandra Medford. Il suo provino andò però male e la parte fu affidata a Susan Sarandon. L’attrice e cantante Cher, però, interessatasi al progetto, pretese di avere per sé la parte di Alexandra.

I produttori decisero infine di accontentarla, senza mai dare alla Sarandon il dovuto preavviso su tale cambio. L’attrice ha infatti scoperto che il suo ruolo era stato assegnato a Cher e che lei era invece stata scelta per interpretare Jane Spofford solo il giorno in cui si è presentata sul posto per iniziare le riprese. Suki Ridgemont, la terza delle tre protagoniste femminili, è invece interpretata da Michelle Pfeiffer. Nel cast figurano anche le attrici Veronica Cartwright nei panni di Felicia Alden e Carel Struycken in quelli di Fidel. L’attore candidato all’Oscar Richard Jenkins, invece, ricopre il ruolo del marito di Felicia, Clyde.

Le streghe di Eastwick libro

Le streghe di Eastwick: le differenze tra il libro e il film

Sebbene il film segua la struttura di base del romanzo, molti importanti sviluppi vengono abbandonati o modificati. Ciò ha portato il film ad avere un tono molto meno cupo rispetto a quello del libro. Innanzitutto, benché l’ambientazione di entrambi sia Rhode Island, il racconto del romanzo si svolge durante i primi anni ’70, mentre il film è ambientato nel presente. Per quanto riguarda i personaggi, il Daryl del libro è più simile al diavolo: meno abilitatore e più egoista, predatore perverso e architetto del caos. Inoltre, il film omette un episodio chiave del libro, in cui Daryl sposa inaspettatamente una giovane ragazza innocente di nome Jenny, e le tre streghe gelose la fanno morire magicamente di cancro. Un risvolto giudicato troppo crudele.

Per quanto riguarda le tre streghe, nessuna di loro rimane incinta nel libro e alla fine Daryl fugge dalla città con il fratello minore di Jenny, Chris, apparentemente il suo amante. Anche questo si trattava di un colpo di scena un po’ troppo ardito secondo i produttori. A cambiare sono anche alcuni dei cognomi presenti nel libro. Il cognome di Alexandra inizialmente era Spofford, non Medford e Jane era Jane Smart, non Jane Spofford. Sukie, invece, era Rougemont non Ridgemont. Infine, ci sono differenze anche nei loro capelli e nella corporatura: nel libro Alexandra è grassoccia mentre Sukie è la rossa.

Le streghe di Eastwick: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Le streghe di Eastwick grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 20 maggio alle ore 21:10 sul canale TwentySeven.

Fonte: IMDb

Festival di Cannes: Leonardo DiCaprio e Scorsese presentano “Killers of the Flower Moon”

Ottavo film in selezione per Martin Scorsese, vincitore della Palma d’Oro con Taxi Driver nel 1976, e miglior regista nel 1986 con Fuori orarioDa allora il regista, che non ha bisogno di presentazioni, non è più tornato nella Selezione Ufficiale, ed è un vero e proprio evento quello accaduto questa sera dove il regista e il cast è arrivato alla croisette per presentare Fuori Concorso al Festival di Cannes Killers of the Flower Moon. Questo dramma poliziesco in stile western ambientato nell’Oklahoma degli anni ’20 è basato su una storia vera, che indica l’accesso ai diritti per i nativi americani. 

Il regista è arrivato sul red carpet accompagnato dal suo cast e una miriade di altre stelle che lo hanno celebrato. Ecco tutte le foto della serata:

Leonardo DiCaprio, interpreta Ernest Burkhart, allevatore e nipote del boss criminale William Hale, ritrova Martin Scorsese undici anni dopo il suo leggendario ruolo di cinico agente di cambio in The Wolf of Wall Street (2012). Robert De Niro (William Hale) intanto, mandante degli omicidi nel film, firma, con Killers of the Flower Moon, la sua decima collaborazione dai tempi di Mean Streets (1973) con il regista newyorkese.

L’attrice americana Lily Gladstone interpreta Molly, moglie di Ernest di origine Osage, e la prima ad essere colpita dalle conseguenze della scoperta di giacimenti petroliferi sotto le terre dei suoi antenati. A completare questo cast a quattro stelle c’è Jesse Plemons ( The Power of the Dog) nei panni di un poliziotto dell’FBI incaricato di indagare sugli omicidi nella comunità dei nativi americani.

L’adattamento del libro per il cinema è firmato Martin Scorsese ed Eric Roth, sceneggiatore, tra tanti altri film di successo, di The Nickel Ride di Robert Mulligan in Concorso nel 1974, Forrest Gump (1994), Munich (2006) o più recentemente da Duna (2020).

Prisoners: trama, cast e curiosità sul film con Hugh Jackman

Prisoners: trama, cast e curiosità sul film con Hugh Jackman

Prima di arrivare a dar vita a grandi kolossal hollywoodiani come Arrival, Blade Runner 2049 e Dune, il regista canadese Denis Villeneuve ha debuttato con un film in lingua inglese grazie a Prisoners, thriller incentrato sul disperato tentativo di un padre di ritrovare la figlia scomparsa, arrivando anche ad utilizzare metodi brutali. All’apparenza potrebbe sembrare una storia vista e rivista, ma il regista dimostra da subito la sua grande capacità di conferire più livelli di lettura, utilizzando questa storia per parlare dell’uomo e dell’umanità, da sempre al centro del suo cinema.

La sceneggiatura di questo film è stata scritta da Aaron Guzikowski, attualmente noto per essere l’ideatore della serie sci-fi Raised by Wolves. Questi si basò su un suo cortometraggio scritto anni prima, e ispirato a sua volta al racconto Il cuore rivelatore, di Edgar Allan Poe. A lungo rimasto in un limbo produttivo, il film riuscì infine a prendere vita grazie all’interessamento di Villeneuve, il quale si era dichiarato attratto dalla possibilità di misurarsi con tale genere. L’approccio da lui scelto è estremamente affascinante, poiché il regista decise sin da subito di dar vita ad una messa in scena che evidenziasse come ogni personaggio è prigioniero di qualcosa a suo modo.

Rivelatosi un successo economico, con un incasso globale di 122 milioni di dollari, Prisoners è stato indicato come uno dei migliori titoli del suo anno. Il celebre direttore della fotografia Roger Deakins ottenne inoltre una nomination all’Oscar per il suo lavoro sulle cupe atmosfere del film. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Prisoners: la trama del film

Protagonista del film è Keller Dover, marito e padre amorevole con una tranquilla vita in una cittadina della Pennsylvania. Durante i festeggiamenti per il Giorno del ringraziamento, l’uomo si trova però ad affrontare il peggiore incubo per un genitore. Sua figlia di sei anni, Anna, scompare insieme alla sua amica Joy Birches e mentre i minuti diventano ore, il panico prende il sopravvento. Per i Dover e i Birch ha infatti inizio un trauma senza fine, con le indagini che faticano a rintracciare prove concrete che possano portare al ritrovamento delle due bambine. L’unico indizio a disposizione è un camper fatiscente parcheggiato nella loro strada, e a partire da questo partiranno le indagini del detective che si occupa del caso.

Questi è il Detective Loki, estremamente convinto che il colpevole sia il proprietario del furgoncino, Alex Jones, affetto da ritrardo mentale e sotto la custodia di sua zia Holly. Inizialmente arrestato, la mancanza di prove costringe al suo rilascio. Mentre la polizia segue diverse piste, tra cui anche quella del rapimento a fini di pedofilia, la pressione cresce e sapendo che è in gioco la vita di sua figlia, un Dover ormai fuori di sé decide di non avere altra scelta che quella di prendere in mano la situazione. Il percorso da lui intrapreso lo porterà a scontarsi con i suoi demoni interiori, lasciando venire alla luce aspetti oscuri di sé che neanche lui sapeva di possedere.

Prisoners cast

Prisoners: il cast del film

A dar vita a Keller Dover vi è l’attore Hugh Jackman, noto per aver interpretato Wolverine nella saga degli X-Men. L’attore era da tempo legato al progetto, salvo poi allontanarsene per divergenze creative. In seguito, dopo alcuni cambiamenti nella storia, egli accettò di ricoprire il ruolo. Le uniche indicazioni da lui ricevute da Villeneuve furono di lasciar trasparire una sempre maggiore follia, cosa perfettamente riscontrabile in alcune scene. Ad interpretare sua moglie, Grace Dover, è invece l’attrice Maria Bello, vista anche in A History of Violence. Dylan Minnette, noto prevalentemente per la serie Tredici, interpreta il figlio maggiore dei Dover, Ralph. I coniugi Franklin Birch e Nancy Birch sono qui interpretati dai noti attori Terrence Howard Viola Davis.

Jake Gyllenhaal interpreta invece il detective Loki. L’attore aveva già collaborato con il regista per il film Enemy, e dato il buon rapporto sviluppato, Villeneuve decise di affidargli il ruolo senza bisogno di visionare alcun provino. L’idea di aggiungere al personaggio una serie di tatuaggi e tic facciali fu proprio di Gyllenhaal, al fine di conferire ulteriore particolarità al personaggio. La premi Oscar Melissa Leo è invece Holly Jones, la zia del problematico Alex. Per questo ruolo, l’attrice ha richiesto una particolare trasformazione tramite trucco prostetico. Ha infatti indossato protesi per apparire più in carne come anche una parrucca grigia. A dar volto ad Alex, infine, è l’attore Paul Dano, già celebre per il film Il petroliere, e anche in questo caso particolarmente apprezzato per la sua interpretazione.

Prisoners: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Prisoners grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 20 maggio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Anna Nicole Smith la vera storia: recensione del docufilm di Netflix

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Dopo aver raccontato la storia di Britney Spears e di Pamela Anderson, per Netflix è la volta di un’altra bionda prosperosa con Anna Nicole Smith la vera storia. Il docufilm di Ursula MacFarlane (The Lost Sons) cerca di fare un recap della vita della celebre Playmate di Playboy ripercorrendo il crollo e i dolori che hanno portato la modella alla morte prematura per overdose, colpa di un mix di metadone, valium e altri sedativi, sola in una camera dell’Hard Rock Hotel di Hollywood all’età di 39 anni. Anna Nicole Smith tra gli anni Novanta e i primi Duemila è stata la rappresentazione del sogno americano ma anche quello che fotografava la cultura mediatica di quel periodo fatta di scandali ed eccessi.

La trama di Anna Nicole Smith la vera storia

La regista di Anna Nicole Smith la vera storia, dopo una brevissima introduzione del docufilm, parte con gli anni difficili dell’adolescenza della protagonista, nata come Vickie Lynn Hogan e cresciuta nella piccola cittadina di Mexia in Texas. Dopo aver lasciato la scuola all’età di 15 anni, poi a 17 anni si sposa con il cuoco del fast food Jim’s Krispy Fried Chicken dove lavorava per mantenersi. Ovviamente, come succede sempre in queste storie di provincia americana, il marito si rivela un tipo abusivo e possessivo, la giovane donna dopo sei mesi dalla nascita del suo primo figlio Daniel, tanto desiderato, scappa. Vickie cambia nome in Nickie, si rifà il seno e si esibisce come stripper in uno dei tanti locali notturni di Houston. Qui conoscerà una delle persone, forse l’unico uomo che ha cercato di proteggerla, anche da se stessa, cioè il richissimo, ma molto anziano,  imprenditore petrolifero James Howard Marshall II che sposerà nel 1994, solo dopo essere diventata famosa nello star-sistem hollywoodiano.

Durante il periodo della frequentazione e il trasferimento a casa di Marshall con Daniel, Anna Nicole dopo aver posato per un fotografo della sua zona, nel 1992 viene chiamata per apparire sulla copertina della rivista Playboy. Tutta questa vicenda nel documentario viene raccontato da Mo Grabowski, l’editor fotografica per la West Coast del giornale di Hugh Hefner. Da qui la carriera nella moda di Anne Nicole vola e posa per la campagna pubblicitaria per la marca Guess Jeans di Paul Marciano. Nel 1993 la modella, rinominata da tutti “la nuova Claudia Schiffer” anche se la stessa top model si rivedeva più come figlia o reincarnazione di Marilyn Monroe, viene eletta Playmate dell’anno. Nel 1994 il suo esordio al cinema prendendo parte ai film Mister Hula Hoop e soprattutto Una pallottola spuntata 33⅓ – L’insulto finale, ma la sua carriera d’attrice cinematografica non decollò mai.

Anna Nicole: You Don’t Know Me. Anna Nicole Smith in Anna Nicole: You Don’t Know Me. Cr. Courtesy of Netflix © 2023

La seconda parte di questo docufilm, della durata di quasi due ore, da qui diventa una sequenza dei numerosi drammi che hanno travolto, dopo il periodo di massimo splendore, la celebre coniglietta Anna Nicole Smith. Prima vengono mostrate, utilizzando i video registrati durante le udienze in tribunale, le lunghe cause legali che mettevano in dubbio la legittimità sull’eredità del marito Marshall, morto all’età di novantanni nel 1995. Proseguendo poi, con i suoi ultimi anni, sono stati stati segnati dalle lotte contro le dipendenza, da i diuretici per dimagrire, da un reality show girato nella sua residenza, dalla tragica morte di suo figlio Daniel e per finire pure la contestata paternità di sua figlia Dannielynn Hope fino ad arrivare alla sua triste morte. Anna Nicole Smith la vera storia si conclude con delle rivelazioni sull’infanzia della protagonista, dove si scopre che non era povera e che la madre Virgie non era violenta con lei.

Da Vickie alla diva Anna Nicole

Questo docufilm poteva essere una buona occasione per finalmente dare in qualche modo giustizia al personaggio Anna Nicole Smith. Ursula MacFarlane riesce bene nella prima parte quella più biografica dove si parla di Vickie, una ragazza già nata bellissima, che capisce il potere e il suo fascino che provoca sui ragazzi e poi gli uomini, che riesce a svoltare, passando da uno strip club alle pagine patinate dei giornali americani. Le numerose interviste che compogono la parte dedicata alla caduta, dopo gli anni del successo da top model, sono prive di profondità. Vengono mostrati paparazzi, giornalisti o fotografi che non fanno altro che ripetere quanto era stupenda e dove passava lei, loro erano sicuri di guadagnare con scatti, foto e notizie da vendere alle riviste di gossip. La regista alla fine rimane sempre fedele alla sua visione sulla protagonista che non viene mai mostrata come una vittima ma una donna consapevole del sistema.

Anna Nicole Smith la vera storia è la tumultosa vita tra anni di splendore e periodi neri della defunta modella, attrice e superstar dei tabloid. Per tutto il docufilm si sente solo che la donna “desiderava l’attenzione”, in parte è vero ma c’era molto di più e in parte il documentario di Netflix riesce a mostrare chi era la ragazza Vickie Lynn Hogan in arte Anna Nicole Smith.

È morto Rick Dalton, aveva 90 anni: l’annuncio sui social di Quentin Tarantino

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L’account Twitter del podcast The Video Archives curato da Quentin Tarantino assieme a Roger Avary (co-sceneggiatore di Pulp Fiction) ha reso nota la scomparsa il 19 maggio dell’attore Rick Dalton, all’età di 90 anni. “Siamo dispiaciuti nell’annunciare la scomparsa dell’attore Rick Dalton, meglio noto per il suo ruolo nella serie tv Bounty Law e nella trilogia The Fireman. Rick è spirato pacificamente nella sua casa delle Hawaii e lascia la moglie Francesca”, riporta il tweet in questione.

I fan di Tarantino e del suo cinema noteranno però subito la stranezza della notizia, perché Rick Dalton non è mai esistito. Questi è il protagonista del film C’era una volta a… Hollywood, dove era interpretato da Leonardo DiCaprio. Un personaggio fittizio, dunque, però vagamente ispirato ad alcuni attori del cinema che sul finire degli anni Sessanta videro tramontare la propria carriera. A quattro anni dal film in cui tale personaggio dell’universo cinematografico di Tarantino ha fatto la sua comparsa, il regista ha dunque fornito questo triste e ironico aggiornamento.

Per di più, il New Beverly Cinema di Los Angeles, la sala di proprietà di Tarantino, sfoggia ora la scritta “In memoria di Rick Dalton, 1933 – 2023. Un attore straordinario”, come si può vedere qui. Il motivo di tale annuncio è però presto detto: si tratta di una trovata pubblicitaria di Tarantino per il suo nuovo libro, The Films of Rick Dalton, un romanzo nel quale racconta nel dettaglio tutti i film e le serie in cui l’attore ha recitato, proprio come se fosse realmente esistito. Non è la prima volta che il regista torna su quel suo film per ampliarne la narrazione, avendovi già dedicato un vero e proprio romanzo dal titolo omonimo pubblicato nel 2021.

Cosa sappiamo di The Movie Critic, il nuovo film di Quentin Tarantino

Nell’attesa di poter leggere questo nuovo scritto dell’irriverente regista, sappiamo intanto che il  suo prossimo lungometraggio si intitola The Movie Critic e le riprese sono previste per questo autunno a Los Angeles. Il film, come confermato da Tarantino, sarà ambientato nel 1977, un periodo che ha fatto una grande differenza nella storia del cinema. Dato il titolo, il premio Oscar si è trovato a dover smentire le voci secondo cui The Movie Critic sarebbe incentrato sulla famosa critica cinematografica Pauline Kael.

Il titolo del nuovo film di Tarantino ci suggerisce anche che la trasformazione in atto in quella Hollywood sarà vista attraverso gli occhi di un esterno, colpito da ciò che vede arrivare sul grande schermo. Se ciò fosse confermato, The Movie Critic potrebbe dunque sfoggiare un tono malinconico e romantico sulla falsariga del titolo precedente di Tarantino, C’era una volta a… Hollywood. Al momento, tuttavia, non si hanno maggiori informazioni, né sulla trama né sul cast.

The Flash: un backstage sul ritorno di Batman di Michael Keaton

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The Flash: un backstage sul ritorno di Batman di Michael Keaton

Il canale ufficiale Twitter di The Flash ha diffuso un video dal backstage del film in cui si fa luce sul personaggio di Batman di Michael Keaton, che torna all’iconico ruolo dopo trent’anni. Ecco di seguito il contenuto video:

The Flash: la trama e il cast del film

In The Flash i mondi si incontreranno quando Barry userà i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e cambiare gli eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato, minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi. L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano imprigionato…. malgrado non sia più colui che sta cercando. In definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è ‘correre per la sua vita’. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente per resettare l’universo?

Fanno parte del cast di The Flash l’attore Ezra Miller nei panni del protagonista, riprendendo dunque il ruolo di Barry Allen da Justice League, ma anche l’astro nascente Sasha Calle nel ruolo di Supergirl, Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”), in quelli del Generale Zod, Ron Livingston (“Loudermilk”, “L’evocazione – The Conjuring”), Maribel Verdú (“Elite”, “Y tu mamá también – Anche tua madre”), Kiersey Clemons (“Zack Snyder’s Justice League”, “Sweetheart”), Antje Traue (“King of Ravens”, “L’uomo d’acciaio”) e Michael Keaton (“Spider-Man: Homecoming”, “Batman”), che torna nel costume di Batman dopo oltre 30 anni.