Dopo aver interpretato Quicksilver
nella saga di
X-Men realizzata da Fox, Evan Peters ha fatto il suo debutto nel
MCU nella serie WandaVision.
L’attore ha interpretato una nuova versione di Pietro, che alla
fine si è rivelato essere soltanto un impostore (inconsapevole, tra
l’altro) di nome Ralph Bohner.
Ora veniamo a scoprire che
Simon Kinberg, storico produttore della saga di
X-Men, nonché regista di X-Men: Dark Phoenix, non era a conoscenza del
coinvolgimento di Peters nello show. Intervistato da
Screen Rant, infatti, Kinberg ha ammesso di aver scoperto del
ruolo dell’attore nella serie guardando semplicemente gli episodi,
proprio come tutti gli altri.
“Lo so che può sembrare assurdo,
ma giuro che non sapevo che sarebbe successo”, ha spiegato
Simon Kinberg. “Non ho neanche visto quel momento in
contemporanea. Ero in ritardo di un giorno o forse due, ma
ovviamente ho Twitter e due figli che sono dei fan accaniti degli
X-Men e della Marvel. Quando lo hanno visto mi
hanno subito mandato un messaggio: ‘Papà, hai visto Quicksilver?’.
E io ho risposto: ‘No, non ho ancora visto l’episodio. Grazie per
avermi rovinato la visione.'”
Essendo una figura strettamente
collegata ai film di
X-Men, l’apparente sorpresa di Kinberg per non essere stato
informato del ruolo di Peters in WandaVision
è comprensibile. Tuttavia, non dovrebbe sorprendere più di tanto
che i Marvel Studios non lo abbiano minimamente
avvisato, considerando che la serie disponibile su Disney+ è completamente slegata dalla
saga di
X-Men, e che il Quicksilver che appare nello show non è il
Pietro del FoxVerse.
Il canale americano Starz ha
diffuso il teaser promo di Outlander 6, l’attesa
sesta stagione dell’acclamata serie Outlander.
Outlander 6
La trama della sesta stagione e i
dettagli non sono stati ancora rivelati.
Nella sesta stagione
di Outlander ritorneranno
Claire Elizabeth Randall/Fraser, nata Beauchamp (stagione 1-in
corso), interpretata daCaitriona
Balfe, James “Jamie” Alexander Malcolm MacKenzie
Fraser (stagione 1-in corso), interpretato da Sam
Heughan, Edward “Ned” Gowan (stagioni 1, 3-in corso),
interpretato da Bill Paterson, Frank
Randall/Jonathan “Black Jack” Randall (stagioni 1-3), interpretato
da Tobias Menzies, Janet “Jenny” Fraser
Murray (stagione 1-in corso), interpretata da Laura
Donnelly, Ian Murray (stagione 1-in corso),
interpretato da Steven Cree, Roger
Wakefield (stagione 2-in corso), interpretato
da Richard Rankin, Brianna “Bree”
Randall Fraser MacKenzie (stagione 2-in corso), interpretata
da Sophie Skelton, Lord John William
Grey (stagione 3-in corso), interpretato da David
Berry, Marsali MacKimmie Fraser (stagione 3-in
corso), interpretata da Lauren Lyle,Claudel
“Fergus” Fraser (stagione 3-in corso), interpretato
da César Domboy e Capitano Raines
(stagione 3-in corso), interpretato da Richard
Dillane.
Timothée Chalamet ha offerto una prima
occhiata al suo costume in Wonka,
il prossimo film in cui interpreterà una versione molto giovane del
celebre cioccolataio già visto al cinema con il volto di
Gene Wilder e di Johnny Depp.
L’attore ha pubblicato la foto sul
suo account Instagram con la didascalia “La suspense è
terribile, spero che durerà”, riferendosi a una battuta
pronunciata dal Wonka
di Gene Wilder nell’adattamento originale del
1971, Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.
Chalamet ha anche pubblicato l’immagine sul suo Twitter, mentre
Warner Bros. l’ha condivisa tramite Facebook e Instagram.
Mentre i dettagli della trama
vengono tenuti nascosti, per ora si sa che il prequel della Warner
Bros. esplorerà il modo in cui Willy Wonka è diventato un illustre
produttore di caramelle. Al momento si sa che il film sarà un
musical e che quindi Chalamet sarà impegnato anche con canto e
ballo, oltre che con la recitazione.
Willy Wonka è stato
creato dal famoso autore Roald Dahl. Il
personaggio ha debuttato nel romanzo del 1964, Charlie e la
fabbrica di cioccolato. Il libro è stato adattato due volte
per lo schermo, nel 1971 e nel 2005, quando Tim
Burton ha scelto Johnny Depp per il ruolo in
questione.
Paul King, il regista dietro la serie di
Paddington, firma la regia di Wonka.
David Heyman produce. Insieme a Timothée Chalamet, il cast comprende anche
Rowan Atkinson, Sally Hawkins, Olivia Colman,
Keegan-Michael Key. Wonka uscirà nelle
sale il 17 marzo 2023.
Ant-Man and the Wasp: Quantumania è destinato
ad avere un impatto sul più ampio MCU assai diverso rispetto ai due
capitoli precedenti del franchise, soprattutto a causa del
coinvolgimento nel film del personaggio di Kang il Conquistatore.
Durante una recente intervista con
Collider,
Evangeline Lilly ha ammesso di non poter
dire nulla sul film, oltre al fatto che le riprese sono attualmente
in corso. L’attrice, tuttavia, si è lasciata andare ad una serie di
elogi per la sceneggiatura, scritta da Jeff
Loveness (Rick and Morty).
“Ero entusiasta della
sceneggiatura. Jeff Loveness è il nuovo sceneggiatore del film. Non
abbiamo mai lavorato con lui prima. Penso che sia
davverofenomenale”, ha spiegato Lilly. “Penso che sia uno
dei migliori sceneggiatori che abbiamo mai avuto. Penso che abbia
un’incredibile padronanza della materia. Leggendo la sceneggiatura
mi sono resa conto che era riuscito a sfruttare le capacità di ogni
singolo personaggio.”
“Penso che questo terzo film
sarà davvero speciale”, ha aggiunto. “Penso che sarà
davvero un buon film. Anzi, penso che abbia davvero le carte in
regola per essere il migliore che abbiamo fatto finora.”
Dal momento che nel film rivedremo
Jonathan Major nei panni di Kang il
Conquistatore, Evangeline Lilly ha anche rivelato di essersi tenuta
al passo con la serie
Loki, spiegando come i temi dello show l’abbiamo
fortemente impressionata. “L’appassionata di scienza che è in
me adora il mondo in cui la Marvel riesce ad affrontare certi
argomenti così complessi, cosa che la maggior parte dei grandi
blockbuster non fa mai”, ha spiegato l’attrice. “Voglio
dire, hanno affrontato la teoria del caos… È stato incredibilmente
coraggioso e audace. È stato davvero fantastico.”
Ancora non sappiamo quale variante
di Kang vedremo nel threequel di
Ant-Man, anche se la più probabile è Nathaniel Richards,
lo scienziato che ha dominato i viaggi interdimensionali. Ciò
permetterebbe ai Marvel Studios di esplorare le sue origini e
di raccontare chi fosse prima di diventare il Conquistatore.
La piattaforma HBO MAX ha diffuso
foto e trama di Titans 3×11, l’undicesimo episodio
dell’annunciata
terza stagione della serie Titans.
In Titans 3×11 che si intitolerà “The Call
is Coming from Inside the House ” Crane e Red Hood pianificano la
morte di Nightwing.
Titans 3×11
Titans 3 sarà la
terza stagione della serie Titans
prodotta dalla DC Entertainmet
e creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg
Berlanti. Titans vede come produttori
esecutivi Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti e
Sarah Schechter.
In Titans 3 protagonisti sonon Brenton Thwaites nei panni di Richard “Dick”
Grayson / Robin, Anna Diop come Koriand’r /
Starfire,
Teagan Croft nei panni di Rachel Roth / Raven e
Ryan Potter nei panni di Garfield “Gar” Logan /
Beast Boy. Nei ruoli ricorrenti ci sono Alan
Ritchson nei panni di Hank Hall / Hawk, Minka
Kelly come Dawn Granger / Dove, Lindsey
Gort nei panni di Amy Rohrbach e Bruno
Bichir come Niles Caulder / Chief, Joshua
Orpin nei panni di Superboy e Esai
Morales come Slade Wilson aka Deathstroke.
Nella serie tv Dick Grayson emerge
dall’ombra per diventare il leader di una band senza paura di nuovi
eroi, tra cui Starfire, Raven e molti altri. I fan possono
aspettarsi che Titans sia una serie d’avventura a tinte drammatiche
che esploreranno e celebreranno uno dei più famosi gruppi di
fumetti di sempre. La prima stagione Titans
ha debuttato nel 2018 sul nuovo servizio digitale per la DC
Universe, gestito da Warner Bros. Digital
Networks.
La libera trasposizione
cinematografica del romanzo cavalleresco del XIV Secolo rappresenta
per David Lowery un passaggio fondamentale, ovvero
quello da cineasta con una poetica ancora in fieri ad autore a
tutto tondo. Dopo un paio di film con degli spunti estetici
interessanti quali Ain’t Them Bodies Saints e
A Ghost Story, e altri due “su commissione” come
Il Drago Invisibile e The Old Man and
the Gun, il cineasta trova infatti con Sir Gawain
e il Cavaliere Verde (The Green Knight) un
connubio che pochi colleghi sono riusciti a ottenere in questi
ultimi tempi: quello tra visione precisa e libertà creativa per
tradurla in immagini.
Sir Gawain e il Cavaliere
Verde (The Green Knight) rappresenta la visione del suo
regista
Fin dalla prima scena si
può capire quanto il suo ultimo lungometraggio possieda dinamiche e
regole interne che richiedono allo spettatore una partecipazione
attiva: nell’uso dei tempi di racconto, nello sviluppo di
situazioni e atmosfere, nell’esposizione della psicologia dei
personaggi principali Sir Gawain e il Cavaliere
Verde (The Green Knight) risponde con accuratezza
alla visione di Lowery, il quale intende costruire un universo in
cui realismo e dimensione fantastica si scontrano al fine di
provocare uno stridore estetico affascinante. Il pubblico deve
necessariamente abbracciare la scelta del regista, accettarne la
densità di racconto e messa in scena.
Si tratta di un universo
filmico in cui vale assolutamente la pena calarsi, poiché appena
fatto Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The
Green Knight) si dipana subito come un fantasy che
avvolge, se non addirittura ipnotizza. Il viaggio a tappe del
protagonista Sir Gawain (Dev
Patel) si carica progressivamente di simbolismi
sviluppati con pienezza da una messa in scena vibrante: l’occhio di
Lowery per la composizione di inquadrature e movimenti di macchina
sfrutta al meglio il lavoro del direttore della fotografia
Andrew Droz Palermo e del production designer
Jade Healy. Anche a livello narrativo le modifiche
apportate da Lowery sono coerenti con il tentativo di rendere la
figura principale maggiormente accessibile: Gawain è un giovane che
deve ancora trovare il suo posto nel mondo e accetta la sfida del
mostruoso Cavaliere Verde perché alla ricerca di falsi valori.
Un viaggio di formazione
Il percorso verso il
compimento del suo destino rappresenta invece il momento della vera
crescita, il confronto con la maturazione che deve passare anche
attraverso dolore, perdita, sacrificio. Quando Gawain incontrerà
nuovamente l’essere soprannaturale dovrà necessariamente essere una
persona diversa. David Lowery mette in scena
questo viaggio creando momenti di cinema visivamente difficili da
dimenticare, soprattutto perché carichi di una potenza espressiva
che raramente abbiamo visto sul grande schermo in tempi recenti. Le
immagini autunnali ed eleganti si fanno spesso portatrici di un
significato simbolico pulsante, il quale non deve essere compreso a
tutti i costi quanto piuttosto esperito. Sir Gawain e il
Cavaliere Verde (The Green Knight) in più di
un momento è infatti un lungometraggio volutamente criptico ma non
per questo meno potente.
Alla fine del viaggio di
Gawain è impossibile non sentire di averlo accompagnato in
un’avventura ai confini dell’animo e della mente: questo è quanto
Lowery garantisce con il suo film a chi decide di accettare tale
sfida cinematografica. Un Dev Patel molto efficace nel disegnare
con pochi tratti e uno stile di recitazione trattenuta l’arco
narrativo di Gawain è un protagonista vibrante. Accanto a lui nelle
varie tappe del suo itinerario incontriamo comprimari di lusso
quali Joel Edgerton, Alicia Vikander, Barry
Keoghan, Sarita Choudhury e una
inquietante ma poderosa coppia di reggenti formata da Sean
Harris e Kate Dickie.
Ognuno di questi attori
riesce ad assecondare con la propria performance sempre in bilico
tra naturalismo e stilizzazione la visione di Lowery: è anche
grazie a loro se Sir Gawain e il Cavaliere Verde
(The Green Knight) è un film che trova un equilibrio
ammirevole tra forma e contenuto, diventando un sogno/incubo capace
di sprigionare enorme energia cinematografica.
Scrivere una recensione
di Acapulco potrebbe sembrare semplice, data la
natura leggera della serie AppleTV+,
tuttavia sono molte le specifiche che rendono questo prodotto
interessante. La serie, disponibile sulla piattaforma dall’8
ottobre, è creata da Austin Winsberg, Eduardo Cisneros e
Jason Shuman, con Winsberg che è anche showrunner insieme
a Chris Harris.
Acapulco, la trama
Acapulco racconta la
storia del ventenne Máximo Gallardo (Enrique
Arrizon), il cui sogno diventa realtà quando ottiene un
lavoro come cabana boy nel resort più alla moda di Acapulco.
Ben presto si rende conto che il lavoro è molto più complicato di
quanto avesse mai immaginato e che, per avere successo, deve
imparare a gestire contemporaneamente una clientela esigente, un
mentore volubile e una vita familiare complicata, senza perdere la
strada cercando scorciatoie o lasciandosi andare alle tentazioni.
La serie, recitata sia in spagnolo che in inglese, è ambientata nel
1984, con Eugenio Derbez che è voce narrante del
film e interpreta il personaggio principale, Máximo Gallardo, ai
giorni nostri.
Acapulco, il cast
Nel cast, accanto a
Enrique Arrizon, troviamo anche Fernando
Carsa, Damián Alcázar, Camila Perez, Chord Overstreet, Vanessa
Bauche, Regina Reynoso, Raphael Alejandro, Jessica Collins, Rafael
Cebrián, Regina Orozco e Carlos Corona.
Il segreto di questa
serie, come dicevamo all’apparenza così leggera, è proprio il fatto
che attraverso un tono da commedia romantica, riesce a raccontare
di problemi che erano validi negli anni ’80 come oggi:
l’integrazione, la povertà, l’ambizione di migliorare la propria
posizione, i vincoli sociali, le differenze tra ricchi e poveri. La
serie mette sul piatto tutto questo, facendoci affezionare al
Máximo e a tutta la variopinta squadra di personaggi che lo
circonda.
Dalle comparse, sempre
sullo sfondo ad impreziosire la scena, a quelli che sono poi dei
veri e propri coprotagonista, Acapulco crea un mosaico di volti
amici, senza mai mettere in scena dei veri e propri antagonisti, ma
lasciando spazio agli eventi e alle difficoltà quotidiane il
compito di rendere movimentata e interessante la vita di Máximo.
Lui è un giovane romantico e sognatore, ma anche scaltro e leale, e
queste sue doti riusciranno, alla fine, a concedergli la fortuna
che tanto cerca.
Colori pastello e tematiche importanti travestite da
commedia
La serie diventa inoltre
molto riconoscibile grazie a scelte scenografiche e registiche
molto raffinate, con un ambiente sempre immerso in tonalità
pastello e delle inquadrature simmetriche e precise. La serie,
recitata in doppia lingua, è al momento un unicum per Appletv+,
tuttavia rappresenta un esperimento interessante che testimonia la
volontà della piattaforma di differenziare la sua offerta e di
volersi rivolgere al maggior numero di spettatori possibili.
L’amore di Máximo per la
vita e per i suoi sogni rendono tutto il racconto magico, a volte
sospeso, con dei toni quasi da poema cavalleresco, come un “drago”
da combattere e una fanciulla da soccorrere, e il nostro eroe è
sempre la persona giusta al momento giusto. Con uno sguardo al
presente neanche troppo velato, nonostante l’ambientazione
principale negli anni ’80, Acapulco è un piccolo
tesoro da scoprire in streaming su AppleTV+.
Si è svolta ieri nel tardo
pomeriggio nel cuore di Roma una protesta contro l’obbligatorietà
del Green Pass. Le zone interessate sono state
Piazzale Flaminio e Via del Corso, dove la fin troppo nutrita folla
di manifestanti si è scontrata con la polizia. La notizia ha fatto
ovviamente il giro dei tg nazionali, ma quello che è sembrato
davvero insolito è che la piccola sommossa ha trovato spazio anche
nei notiziari stranieri per via di un testimone d’eccezione.
Jared Leto, l’attore premio Oscar per
Dallas Buyers Club, si è trovato coinvolto nel
parapiglia e, invece di allontanarsi come avrebbe fatto chiunque,
si è buttato nella mischia per documentare ciò che accadeva.
Sulle sue storie Instagram
sono ancora visibili alcuni dei video che l’attore ha girato a Via
del Corso.
Alla morte del padre, Tesla e suo
fratello Nik si ritrovano, per un singolare patto successorio, a
dover convivere per un anno sotto lo stesso tetto, pur non
essendosi più visti da più di vent’anni. Nella casa vivono anche i
figli di Tesla: Sebastiano, un violoncellista di grande talento
affetto da schizofrenia ad alto funzionamento, al quale la donna ha
dedicato la vita e un’ossessiva e soffocante protezione, e
Carolina, con la quale invece ha un rapporto difficile e
conflittuale. La convivenza difficile innescherà scontri e continui
battibecchi tra Nik e Tesla, due fratelli agli antipodi, e la
nascita di un inaspettato forte legame tra Nik e suo nipote
Sebastiano. Col tempo tutti troveranno pian piano un equilibrio,
fino a quando una serie di eventi porteranno i personaggi a dover
fare i conti con le proprie paure e segreti, in un difficile
viaggio verso il perdono e l’accettazione di sé stessi e dei loro
legami affettivi e familiari.
Presentato in concorso a Venezia 77 e candidato all’Oscar
al miglior film straniero alla cerimonia di Aprile
2021, Quo Vadis Aida?, della regista bosniaca
Jasmila Žbanić, è il primo film a ricostruire la
strage di Srebrenica del 1995, genocidio di oltre 8000 musulmani
bosniaci, per la maggior parte ragazzi e uomini, durante la guerra
in Bosnia ed Erzegovina. La strage fu perpetrata da unità
dell’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed
Erzegovina guidate dal generale Ratko
Mladić, con l’appoggio del gruppo paramilitare degli
“Scorpioni”. Il film è disponibile nelle sale cinematografiche
italiane dal 30 Settembre 2021.
“Quo vadis, Aida?”: il primo film a raccontare il massacro di
Srebrenica
Nel 1995, durante le guerre di
dissoluzione della Jugoslavia, l’esercito serbo occupa la città
bosniaca di Srebrenica. Aida (Jasna
Djuricic), una traduttrice bosniaca, si trova nella base
dell’ONU, tutelata da un contingente olandese, mentre migliaia di
cittadini d’etnia bosgnacca sono ammassati oltre i cancelli
dell’accampamento, cercando un rifugio dall’imminente invasione
serba, che si sta avvicinando sempre più al perimetro. La famiglia
di Aida è dispersa nel marasma di cittadini e Aida dovrà trovare il
modo di salvarli, e salvarsi, dal massacro imminente.
La Corte internazionale di giustizia
ha stabilito nel 2007 che il massacro di Srebrenica è
identificabile come un vero e proprio genocidio, essendo stato
commesso con lo scopo preciso di distruggere il gruppo etnico dei
bosgnacchi. La corte penale internazionale dell’Aia ha dichiarato
Ratko Mladić e Radovan Karadžić
all’ergastolo per i crimini di guerra commessi.
Sono gli occhi di Aida a filtrare il
degrado e la miseria di una guerra disumana e incessante: donna,
madre premurosa disposta a tutto pur di salvare marito e figli, e
traduttrice, figura autorevole nella comunità bosniaca proprio
grazie alla sua professione. Aida dimostra la propria umanità e
cerca di sancire la propria esistenza tramite i mezzi espressivi
che più le sono congeniali: è il lavoro, il precedente incarico
come insegnante e la professione attuale di traduttrice, a plasmare
il carattere di Aida, esuberante nell’atteggiamento nevrotico di
chi cerca di confinare con le proprie mani un orrore
collettivo.
Alle vittime del genocidio bosniaco
è dedicata l’opera: ”i nostri padri, mariti, fratelli, cugini e
vicini” citati dai titoli di coda rivivono negli occhi di Aida, la
cui caratterizzazione è plasmata da una finezza di scrittura
notevole. Non c’è nulla di sensazionalistico nel racconto della
regista, ma solo la forte volontà di calibrare perfettamente tempi
narrativi e drammaticità mai spettacolarizzata.
“Quo vadis Aida?”: Aida come
interprete di tutti noi
“Quo vadis, Aida?”:
quesito di partenza della regista, diventa anche la quest
narrativa, l’inferenza spettatoriale che si prospetta di fronte
alla messa in scena di un massacro collettivo: Aida vaga per la
durata dell’intero film, scandendo un ritmo narrativo errante,
multiforme e perpetuo. Tragedia individuale e umanitaria vengono a
coincidere nel percorso di una donna e madre che si lascia pedinare
da una cinepresa invasiva, perché solo tramite la testimonianza, il
racconto, l’istinto vitale di Aida e degli innumerevoli bosgnacchi
può sopravvivere.
E’ doveroso porre l’accento su come
“Quo vadis, Aida?” rappresenti un enorme sforzo
produttivo per il cinema bosniaco, solito a produrre mediamente un
film all’anno. Si tratta di una produzione imponente, che ha
cercato di trattare con veridicità storica la vicenda del massacro,
con accuratezza di location e numero di comparse, tra cui figurano
uomini e donne che vissero sulla propria pelle gli orrori della
guerra jugoslava. Inoltre, attori serbi interpretano nel film
personaggi bosniaci, e viceversa, proprio per suggerire un’idea di
appartenenza nazionale, culturale e sociale, che la guerra dei
balcani oscurò completamente.
Aida è interprete, ma senza
interlocutori: il dramma dell’incomunicabilità riecheggia infatti
durante il corso dell’intera opera, la cui sceneggiatura verte su
incessanti domande destinate a rimanere senza risposta, in un
contesto privato di ogni velleità umana. Tutto è nell’impasse,
stanziato in una bolla di atarassia impenetrabile, che cozza con
l’unicità di obiettivo del personaggio in continuo movimento:
Aida.
“Quo vadis, Aida?”
è un film di incomunicabilità claustrofobica, di memoria perduta
ancora prima che questa diventi fattualità, di estensione spaziale
ma sottrazione umanitaria, di un passato che diventa sogno proibito
e un presente inafferrabile. Non c’è dialogo o fotogramma che
riesca a descrivere in maniera esaustiva il silenzio esistenziale
che imperversa nell’hangar-prigione: unica opzione di battaglia è
il moto inesauribile di Aida, traghettatrice silenziosamente
multilingue, figura cristologica portatrice di un impulso vitale
che non si arrende alla dispersione dilagante.
Aida è interprete di tutti noi; è
vita incessante, che va oltre la paura dell’altro e di ciò che è
diverso, che si struttura in maniera labirintica e consta di una
circolarità tutta sua, fatta di attimi nevrotici e ossessivi, che
tentano necessariamente di tenere in vita i legami familiari
andando perfino contro il corso della Storia. La radicalizzazione
privata dell’esperienza di Aida diventa dunque funzionale al
consolidamento di una narrazione organica, che vive dell’esperienza
privata per ricordarci di come la voce del silenzio gridi
ferocemente all’odio, e l’unica soluzione per disossarla sia
diventare interpreti di vita per noi e per gli altri.
Eva Green è
considerata una delle donne più sexy del mondo e una delle attrici
più brave del cinema. Dopo aver studiato recitazione per diversi
anni, ha avuto successo grazie a Bertolucci e al suo The Dreamers, film che l’ha fatta conoscere a livello
internazionale. Attrice francese, e anche modella, ci sono molte
cose di lei che non si conoscono è considerata una delle donne più
sexy del mondo e una delle attrici più brave del cinema.
Dopo aver studiato recitazione per
diversi anni, ha avuto successo grazie a
Bertolucci e al suo The Dreamers, film che l’ha fatta conoscere a livello
internazionale. Attrice francese, e anche modella, ci sono molte
cose di lei che non si conoscono.
Ecco, allora, dieci cose che non sapevate di Eva
Green.
Eva Green: film e carriera
1. Eva Green è un’attrice
francese. Il primo film di Eva Green è stato The
Dreamers – I sognatori. Dopo il film
di Bertolucci, la Green ha preso parte al cast di film come
Arsenio Lupen (2004), in Le crociate – Kingdon of
Heaven (2005) e Casino Royale (2006), diventando la
quinta attrice francese ad interpretare una bond girl.
Successivamente recita in La bussola d’oro
(2007), Franklyn (2008) e Womb (2010).
Nel 2012 viene scritturata per essere l’antagonista del film
Dark Shadows di Tim Burton, con
Johnny Depp e Helena Bonham Carter. Ha poi recitato in
300 – L’alba di un impero (2014), Sin City – Una donna per cui uccidere (2014), Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali
(2016), Quello che non so di lei (2017) e
Dumbo(2018).
Nel 2023 ha interpretato Milady nel
film I tre Moschettieri – D’Artagnan e il suo
seguito I
tre Moschettieri – Milady, uscito sempre nello stesso anno. Nel
2024 sarà protagonista del nuovo film di Martin Campbell, con il
quale aveva già lavorato in Casino Royal,
Dirty Angels. Attualmente in post produzione.
2. Ha recitato anche per la
televisione. La Green si è negli anni dedicata anche alla
televisione, recitando da prima in alcuni episodi della serie
Camelot (2011), per poi ottenere il ruolo di Vanessa Ives
in Penny Dreadful (2014-2016), serie che le permette di
ottenere ulteriore popolarità e numerosi premi. Nel 2020 ha invece
recitato nella miniserie I Luminari – Il destino nelle
stelle. Prossimamente tornerà a recitare per la televisione
nella serie Liaison.
3. Ha numerosi progetti in
cantiere. Attalmente l’attrice vanta diversi progetti in
lavorazione, la cui uscita è prevista nell’immediato futuro. Tra
questi vi sono i film Nocebo, di genere thriller, e
Les Trois Mousquetaires, dove interpreterà Milady accanto
a noti attori come
Vincent Cassel,
Louis Garrel, Vicky Krieps e Romain
Duris. Prossimamente parteciperà invece alle riprese di
A Patriot, film ambientato in un futuro distopico, dove
reciterà accanto a Helen Hunt e Charles
Dance.
Eva Green in The Dreamers
4. Ad Eva Green era stato
sconsigliato di girare The Dreamers. Il film di
Bernardo Bertolucci del 2003 è stato il debutto cinematografico
di Eva Green, film per il quale ha studiato per due mesi con un
coach inglese per perfezionare meglio la lingua. Con questo film la
Green ha raccolto molti consensi positivi, attirando anche una
notevole attenzione dal pubblico maschile per le sue scene di nudo
frontale in diverse scene del film. Per il ruolo di Isabelle, la
sua famiglia e il suo agente le avevano consigliato di rifiutare,
per paura che la sua carriera potesse avere lo stesso destino di
quella di Maria Schneider dopo Ultimo tango a Parigi.
Eva Green in Casino Royale
5. Ha ottenuto grandi lodi
per il suo ruolo. Grazie a Casino Royale, Eva Green è stata nominata la ventesima
donna più sexy del mondo da Maxim. Capelli corvini, occhi chiari,
fisico statuario e un tocco di malizia hanno reso Eva Green una
delle donne più sexy del mondo. Certamente la sua carica erotica è
stata messa in luce da The Dreamers, ma con il corso degli
anni è riuscita ad affinarla e ad essere quasi inconsapevolmente
hot. Grazie a queste qualità, nel 2007 è diventata testimonial del
profumo Midnight Poison di Dior, è stata modella
per Armani e Lancôme e nel 2015 è stata scelta
come protagonista per il calendario Pirelli.
6. Compare nel film solo
dopo molto tempo dall’inizio. Nonostante sia indicata come
una dei principali protagonisti del film, la Green nel ruolo di
Vesper Lynd compare solamente dopo cinquantotto minuti dall’iinzio
del film. Ciò non le ha impedito di affermarsi come un personaggio
molto amato e tra i più amati di quelli presenti nei nuovi film.
Ancora oggi molti fan non mancano di manifestare una certa
nostalgia di lei, dimostrando il grande impatto avuto dal
personaggio.
Eva Green in Sin City
7. Non ha avuto problemi
con le scene di nudo. A Eva Green è stato chiesto se
avesse mai avuto qualche trepidazione a mostrarsi così tanto nuda
nel film Sin City – Una donna per cui uccidere. A
riguardo, l’attrice ha dichiarato “Qualsiasi attore e qualsiasi
attrice è molto nervoso quando dobbiamo fare quel tipo di scena. Il
modo in cui il mio personaggio usa la sessualità per ottenere
uomini e usa gli uomini non è gratuito, fa parte del suo carattere.
Ma è anche non realistico. È arte. Robert lo illumina in questo
modo. Mi ha promesso che ci sarebbero state molte ombre e cose e
che le cose sarebbero state aggiunte in post. Questo è stato molto
importante per me”.
Eva Green: chi è il suo partner
8. È molto
riservata. Riguardo la sua vita sentimentale, l’attrice è
sempre stata il più riservata possibile. Si sa che è stata legata
per 5 anni, dal 2005 al 2009, a Marton Csokas,
attore neozelandese che ha vestito i panni di Celeborn nella
trilogia di Il signore degli anelli e che ha recitato
in Le crociate – Kingdom of Heaven, dove ha conosciuto
appunto Eva Green, Alice in Wonderland, Sin City
e molti altri. Alcuni rumors vociferavano anche di una relazione
con Tim Burton, con il quale l’attrice ha lavorato
in Dark Shadow, Miss Peregine – La casa dei ragazzi speciali e
Dumbo, ma nessuno dei due ha mai confermato né
smentito. Attualmente, dunque, non si sa se la Green abbia o meno
un partner.
Eva Green è su Instagram
9. Ha un profilo sul social
network. L’attrice è presente sul social network Instagram
con un profilo verificato seguito da un milione di followers. Su
questo, con oltre 900 post, l’attrice è solita pubblicare immagini
di vario genere. Queste spaziano da momenti di svago in compagna di
amici o della sua famiglia sino alla promozione dei suoi progetti
cinematografici e televisivi. Seguendo il suo profilo, dunque, si
potrà essere sempre aggiornati sulle sue attività.
Eva Green: età, altezza e cognome dell’attrice
10. Eva Green è nata a
Parigi, in Francia, il 6 luglio del 1980. L’attrice è alta
complessivamente 170 centimetri. Il cognome di Eva non andrebbe
pronunciato all’inglese, ma alla svedese in grain/greyne. Il
cognome paterno Green deriva alla parole svedese gren che significa
ramo d’albero.
Maggie Gyllenhaal è
una delle attrici più apprezzate sia a teatro che al cinema.
Sorella di Jake, figlia del regista Stephen
Gyllenhaal e della sceneggiatrice Naomi
Foner, ha iniziato a recitare a teatro, per poi passare al
cinema, spesso in ruoli di supporto. Non solo attrice ma anche
modella: è stata, infatti, modella per Reebok, Agent Provocateur e
Miu Miu. Persona umile, moglie e madre devota, ci sono cose che non
si sanno di lei.
Ecco, allora, dieci cose che
non sapevate di Maggie Gyllenhaal.
Maggie Gyllenhaal: film e
carriera
1. Maggie Gyllehaal è nata a
New York. Margaret Ruth Gyllenhaal è figlia del regista
svedese-statunitense Stephen Gyllenhaal e della
sceneggiatrice Naomi Foner. Sorella maggiore di
Jake Gyllenhaal, la sua famiglia discende da una
famiglia nobile svedese, quella dei Gyllenhaal. I suoi genitori
hanno divorziato nel 2009. Da parte del padre ha origini svedesi,
inglesi e svizzero-tedesche. Maggie ha studiato alla
Harvard-Westlake prep school, dove si è diplomata nel 1995. In
seguito ha frequentato la Columbia University a New York,
laureandosi nel 1999 in letteratura e religioni orientali. Maggie
ha poi studiato alla Royal Academy of Dramatic Art a Londra.
2. Ha recitato in numerosi
film di successo. Maggie Gyllenhaal ha debuttato nel 1992
con il film Waterland-Memorie d’amore, un film del padre
Stephen. In seguito ha avuto ruoli sporadici durante i suoi anni di
adolescente. Dopo essersi diplomata a Londra, Maggie ha cominciato
ad apparire in ruoli di supporto come in A morte Hollywood
(2000) e in Donnie Darko (2001) accanto a suo fratello Jake.
Recita poi in Secretary (2002), Il ladro di
orchidee (2002), Confessioni di una mente pericolosa
(2002), Mona Lisa Smile (2003), World Trade
Center (2006). Nel 2008 sostituisce Katie Holmes in Il Cavaliere Oscuro. Successivamente recita in
Crazy Heart (2009), Hysteria
(2011), Sotto assedio – White House Down (2013),
Frank (2014) e Lontano da qui (2018).
3. Ha recitato anche per la
televisione. Verso la fine degli anni Novanta l’attrice ha
recitato per alcuni film televisivi diretti dal padre, tra cui
Shattered Mind (1996), Un miracolo anche per me
(1998) e Resurrection (1999). Successivamente è tornata in
televisione nel 2004 per il film Strip Search – Qualcosa
avverrà. Negli ultimi anni ha invece recitato nelle serie
The Honourable Woman (2014) e in The
Deuce: la via del porno (2017-2019), di cui è stata anche
produttrice.
Maggie Gyllenhaal in Secretary
4. Maggie Gyllenhaal si è
fatta conoscere con la commedia Secretary. Nel 2002,
Maggie ha partecipato al film Secretary, al fianco di
James Spider. Il film,
diretto da Steven Shainberg, parla di sottomissione e
autolesionismo, ma anche di rapporti sadomaso, trattati con tanto
black humor. Per il suo ruolo in questa commedia, Maggie ottiene
una nomination al Golden Globe e tantissime critiche positive,
anche se all’inizio era un po’ titubante nell’accettare il ruolo,
data la presenza di diverse scene di sesso esplicito e di nudo.
Maggie Gyllenhaal in Batman
5. Ha sostituito un’altra
attrice. Nel 2008 l’attrice ha recitato nel ruolo di
Rachel Dawes nel film Il cavaliere oscuro, secondo
capitolo della trilogia di Christopher Nolan
dedicata a Batman. Nel precedente film, in realtà, tale ruolo era
ricoperto dall’attrice Katie Holmes, la quale ha
però rinunciato alla possibilità di riprendere il ruolo per motivi
non meglio noti. Al suo posto è dunque stata scelta la Gyllenhaal,
la quale proprio grazie a questo film di grande successo ha
consolidato ancor di più la sua popolarità in quel di
Hollywood.
Maggie Gyllenhaal in The Deuce
6. Ha fatto riscrivere il
suo personaggio. In The Deuce – La via del porno,
dove si racconta della legalizzazione dell’industria pornografica,
l’attrice interpreta Eileen “Candy” Merrell, una professionista del
sesso che decide di entrare nell’emergente settore del cinema
porno. Originariamente gli autori avevano previsto per il
personaggio una carriera da produttrice di film a luci rosse, ma la
Gyllenhaal suggerì invece di affidargli il ruolo di regista. Si
decise pertanto di approvare questo consiglio, apportando modifiche
al personaggio.
Maggie Gyllenhaal in Donnie Darko
7. Ottenne un ruolo nel film
grazie ad una sua precedente interpretazione. Durante il
casting per il ruolo della sorella di Donnie, lo scrittore e
regista Richard Kelly ha attirato l’attenzione sul fatto che Maggie
Gyllenhaal, che all’epoca aveva pochi crediti cinematografici,
sarebbe stata disponibile per le riprese. L’agente che ha proposto
il suo casting ha ricordato a Kelly la sua scena in A morte
Hollywood (2000), dove beveva urina. Sebbene Kelly fosse
leggermente riluttante all’idea, gli piaceva il modo in cui
l’attrice beveva l’urina e sapeva che non avrebbe dovuto faticare
molto per creare una rivalità fraterna tra lei e suo fratello
Jake.
Maggie Gyllenhaal è su
Instagram
8. Maggie Gyllenhaal ha un
profilo Instagram. A differenza di suo fratello Jake,
Maggie Gyllenhaal possiede un account Instagram seguito da 142mila
persone. Generalmente non condivide foto dei suoi momenti
quotidiani e privati. I suoi post sono dedicati alla promozioni dei
suoi lavori, a diversi shooting e a qualche foto con gli amici,
nonché con suo fratello.
Maggie Gyllenhall e Peter
Sarsgaard
9. Maggie Gyllenhaal è
sposata con Peter Sarsgaard. Dal 2002 Maggie ha intrapreso
una relazione con Peter Sarsgaard, amico di suo fratello Jake.
Hanno annunciato il fidanzamento nel 2006 e nello stesso anno è
nata la loro prima figlia, Ramona. I due si sono sposati il 2
maggio 2009 a Brindisi e nell’aprile 2012 nasce la seconda figlia,
Gloria Ray.
Maggie Gyllenhaal: età e altezza dell’attrice
10. Maggie Gyllenhaal è nata
a New York, Stati Uniti, il 16 novembre del 1977.
L’attrice è alta complessivamente 175 centimetri.
Nella storia del cinema ci sono
tante coppie di interpreti che hanno trovato fortuna proprio grazie
al loro lavoro di squadra. Occorre avere molto carisma e tanta
chimica interpersonale per potersi affermare in questo ambito, e
pochi ci sono riusciti tanto quanto Stan Laurel e
Oliver Hardy. I due comici, in Italia noti come
Stanlio e Ollio, sono infatti una delle coppie cinematografiche
ancora oggi più celebri di sempre, che hanno dato vita a
innumerevoli film capaci di rivoluzionare la commedia con gag e
situazioni paradossali sempre originali e brillanti. La loro storia
è ora stata raccontata nel film biografico Stanlio &
Ollio.
Questa pellicola del 2018, diretta
da Jon S. Baird, è più precisamente basata sui
loro ultimi anni di attività come anche sui dettagli dell’amicizia
che univa i due. Tutto ciò sullo sfondo di una tournée nel Regno
Unito, intervallata dai loro tentativi di realizzare un nuovo film
insieme. Da tempo Hollywood cercava di rendere loro omaggio con un
film che ne raccontasse il genio, i momenti migliori ma anche
quelli più difficili. Per la sua sceneggiatura, Jeff
Pope si è basato sul libro Laurel & Hardy – The
British Tours, che ripercorre proprio quel celebre viaggio
compiuto dai due comici, consapevoli di essere al termine delle
loro carriere.
Apprezzato da critica e pubblico, e
vincitore di diversi riconoscimenti, Stanlio & Ollio è un
ottimo modo per riscoprire il talento di una coppia immortale, che
ancora oggi emoziona e diverte con intelligenza. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
il film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Stanlio & Ollio: la trama del film
La vicenda del film si svolge nel
1953, quando Stan Laurel e Oliver
Hardy si ritrovano ben sedici anni dopo i loro massimi
successi a Hollywood. I due, ora invecchiati e con diversi problemi
di salute, decidono di riunirsi per un’ultima torunée in
Inghilterra. Lungo il loro percorso, tuttavia, dovranno
confrontarsi con il cambiare dei tempi, dei gusti e delle emozioni.
A minare il loro nuovo successo, però, ci saranno proprio le
incomprensioni tra i due, le delusioni e la paura dell’insuccesso.
Per Laurel e Hardy, il tour diventerà dunque un’occasione per
trascorrere del tempo insieme al di fuori delle esibizioni e
scoprire lati inesplorati l’uno dell’altro.
Stanlio & Ollio: la vera storia dietro al film
La storia del film differisce in
parte dagli eventi realmente svoltisi. A partire dall’ottobre 1953,
Laurel e Hardy trascorsero effettivamente otto mesi in tournée.
Arrivati a Cobh in Irlanda il 9 settembre 1953 e sbarcati dalle SS
America, ricevettero un caloroso benvenuto, come viene mostrato
nella scena finale del film. Dopo la loro serata di apertura al
Palace Theatre di Plymouth il 17 maggio 1954, Hardy ebbe un lieve
infarto. Egli ha poi soggiornato al Grand Hotel di Plymouth durante
il recupero. La coppia è dunque tornata negli Stati Uniti il 2
giugno. Il resto del tour fu cancellato e Laurel e Hardy non si
esibirono mai più insieme sul palco. Non c’è mai stato un piano per
continuare il tour senza Hardy, poiché Laurel si sarebbe rifiutato
di lavorare con chiunque altro.
Stanlio & Ollio: il cast del film
Per interpretare il celebre duo
comico, una responsabilità non da poco, regista e sceneggiatore
pensarono da subito agli attori SteveCoogan e John C. Reilly,
rispettivamente come Stan Laurel e Oliver Hardy. Durante le
riprese, Coogan e Reilly hanno dovuto imparare, guardare, provare a
fare la famosa danza del duo di Way Out West e persino
recitare gli errori che la famosa coppia ha effettivamente commesso
durante le riprese. I due attori si sono infatti documentati molto
sulla coppia comica, cercando di offrirne un’interpretazione
sincera e non imitativa. Coogan, inoltre, indossa lenti blu al fine
di avere lo stesso colore degli occhi di Laurel.
Reilly, invece, ha dovuto prendere
numerosi chili per poter arrivare ad una stazza simile a quella di
Hardy. Perdere questi a film finito fu poi un processo lunghissimo
e molto complesso, che spinse l’attore a giurare di non farlo mai
più. Egli, inoltre, porta un pesante trucco per tutto il film che
gli permette di assomigliare di più al vero Hardy. Nel film è poi
presente l’attore Danny Huston nei panni del
celebre produttore Hal Roach, con cui la coppia ha avuto diversi
contrasti. Shirley Henderson e Nina
Arianda interpretano invece Lucille Hardy e Ida Kitaeva
Laurel. Richard Cant interpreta infine l’attore
Harry Langdon, altro noto interprete del cinema muto.
Stanlio & Ollio: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È comunque possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Stanlio &
Ollio è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV,Chili, Google Play, Apple
iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 9
ottobre alle ore 21:25 sul canale
Rai 1.
Dopo l’incredibile successo del
primo capitolo, sarà presentato ad Alice nella
città – sezione autonoma e parallela della Festa del
Cinema di Roma (14-24 ottobre) – La
Famiglia Addams 2, sequel d’animazione
che segna il ritorno sul grande schermo della famiglia più
spaventosa di tutti i tempi. Virginia Raffaele
(Morticia), Pino Insegno (Gomez), Eleonora
Gaggero (Mercoledì), Luciano
Spinelli(Pugsley) e Loredana Bertè (Nonna
Addams) tornano a dare voce ai sequel d’animazione di questa
stramba famiglia, e saranno protagonisti di un red carpet “da
brivido” dedicato ai più piccoli e alle loro famiglie. Diretta da
Greg Tiernan e Conrad Vernon, la
pellicola di animazione sarà al cinema il 28
ottobre distribuito da Eagle Pictures,
per un Halloween da paura!
La Famiglia Addams 2, la
trama
In
La Famiglia Addams 2 Morticia e Gomez vivono con
turbamento la fase adolescenziale dei loro figli, Mercoledì e
Pugsley, che crescendo si mostrano sempre più indifferenti alle
cene di famiglia e sempre più interessati ai loro passatempi
mostruosi. Per recuperare il rapporto decidono di organizzare un
viaggio in camper che coinvolga tutta la famiglia, tranne Nonna
Addams che resterà a fare la guardia alla grande casa dove troverà
il modo di spassarsela. Con l’orribile camper stregato, gli Addams
si avventurano nei luoghi d’America più terrificanti, dove insieme
a zio Fester ed al cugino IT vivranno spaventose avventure durante
le quali, però, verranno turbati dalle stranezze di Mercoledì che
si sente profondamente diversa dai suoi genitori. Come mai è tanto
infastidita dalle loro egocentriche manifestazioni d’affetto? E chi
sono i due sconosciuti che li seguono minacciosi?
Arriverà il 1° novembre alle 21.15
su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on
demand, Ai confini del male,il nuovo
filmSky Original, prodotto da
Fulvio e Federica Lucisano, una produzione
Italian International Film – Gruppo Lucisano e Vision
Distribution.
Ai confini del male,
diretto daVincenzo AlfiericonEdoardo PesceeMassimo Popoliziocome
protagonisti, è un thriller denso di colpi di scena, una
storia che varca ogni confine. Il film è
incentrato sulla sparizione di due giovani a seguito di un
rave party ed è liberamente ispirato al romanzo “Il
Confine” di Giorgio Glaviano (Marsilio
Editore) e sceneggiato da Vincenzo
Alfieri,Fabrizio Bettelli e
Giorgio Glaviano.
Nel cast, accanto a Edoardo
Pesce(Gli
Indifferenti, La Regola D’oro,
Dogman)eMassimo
Popolizio(I
Predatori,
La Grande Bellezza, Il Divo),Chiara
Bassermann(Bent -Polizia Criminale, Tutte le strade
portano a Roma, Watch them fall),Roberta
Caronia(La strada verso casa, Momenti di
trascurabile felicità, Se ti diranno di me),Luka
Zunic (Non odiare, Bene ma non Benissimo), Nicola
Rignanese(Il giorno più bello del Mondo, La nostra
terra, Qualunquemente).
Uno sperduto paese al limite del
bosco, un rave, due giovani scomparsi, l’incubo di un mostro che
torna dal passato. Indagano i carabinieri Meda, un uomo sconfitto
dalla vita e Rio, il capitano inflessibile e rigoroso. Ma questa
volta il mostro ha rapito la persona sbagliata.
Ai confini del
male, un film Sky Original prodotto da
Fulvio e Federica Lucisano, è una produzione
Italian International Film – Gruppo Lucisano e Vision
Distribution. Il 1° novembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in
streaming su NOW e disponibile on demand.
La trama
Uno sperduto paese al limite del
bosco, un rave, due giovani scomparsi, l’incubo di un mostro che
torna dal passato. Indagano i carabinieri Meda, un uomo sconfitto
dalla vita e Rio, il Capitano inflessibile e rigoroso. Questa volta
il mostro ha rapito la persona sbagliata.
La trama lunga
Meda e Rio. Due uomini, due
carabinieri, due padri. Uno vittima delle proprie ossessioni e
psicosi da quando ha perso moglie e figlio in un incidente d’auto,
l’altro un Capitano integerrimo, fiore all’occhiello dell’arma. Un
vecchio male si risveglia in un paesino di 2.000 anime, un pazzo
assassino. L’Orco, così lo definì la stampa 10 anni prima, quando
rapì alcuni adolescenti torturandoli e uccidendoli. Ora è tornato,
ma stavolta ha rapito il ragazzo sbagliato, il figlio del Capitano
Rio.
Il Tenente Meda e il Capitano Rio,
uno l’opposto dell’altro si ritroveranno a indagare sullo stesso
caso. Ma ogni passo in più verso il mostro sarà per entrambi una
discesa ulteriore nei gironi infernali della propria follia, fino
alla verità finale, la più terribile, inaspettata e disperata
possibile.
NOTE DI
REGIA
“Someone take these dreams away
(…) A dual personality, a strange but true reality” Le parole
della canzone “Dead Souls” dei Nine Inch Nails descrivono al meglio
l’anima del film e dei suoi protagonisti.
Il tema della famiglia mi ha sempre
accompagnato nei miei lavori, questa volta, ancora di più. La
domanda che mi sono posto è: cosa sarei disposto a fare per salvare
la vita di una persona a me cara? Un tema sempre attuale. Una
domanda in apparenza semplice ma che, per sua natura, conserva
risposte molteplici e complesse.
“Ai Confini del Male” tenta di dare
una risposta a queste domande, modulandosi sull’andamento di un
thriller classico, ma al tempo stesso moderno. Con un ritmo
incalzante, così come la regia, con colpi di scena sorprendenti e
con un dubbio da lasciare allo spettatore sulla soluzione del
giallo finale.
Con questo film, il mio obiettivo è
di riuscire ad intrecciare un racconto di suspense con una storia
familiare calda ed emotiva. Due elementi che trovano la loro
sintesi nei protagonisti della storia: Meda e Rio, due anime
diverse ma uguali. Uno ridotto a una vita solitaria, dilaniato dai
sensi di colpa per la morte del figlio e perseguitato dalle proprie
ossessioni. L’altro osannato dal mondo esterno ma allontanato dalla
moglie, che vede in lui la causa della scomparsa del proprio
figlio.
In una storia dove il tema è
continuamente in ballo e dove il protagonista e il cattivo
capiranno di essere due facce della stessa medaglia, “Ai Confini
del Male” non è solo un film di persone, ma anche di luoghi. Il
fitto bosco e il lago che incastonano il paese sono protagonisti
insieme a Meda e Rio. La luce del giorno non li rende meno tetri,
anzi. In effetti, sembrano rappresentare visivamente le nostre più
profonde paure. Soprattutto quelle di Meda, tormentato dai fantasmi
del suo passato.
Come “Seven” di David Fincher o
“Prisoners” di Denis Villeneuve, “Ai Confini del Male” è un
classico thriller ma dallo stile moderno e realistico, con in più
un’atmosfera tetra e sospesa. Mi sono concentrato tanto sui segni
del tempo in cui si svolgono le vicende, quanto sulle dinamiche di
una società sempre più soffocata dagli effetti collaterali dei mass
media.
La mia speranza è quella di
riuscire a restituire allo spettatore il senso di una ferita
profonda e la possibilità di una guarigione, attraverso un antieroe
che diventa eroe, pur sbagliando tutto per sopravvivere agli altri
e ai propri limiti.
Amazon
Prime Video ha rivelato oggi il poster ufficiale della serie
fantasy La Ruota del Tempo basata
sull’omonima serie di romanzi best-seller. I primi tre episodi
della prima stagione saranno disponibili da venerdì 19
novembre, con un nuovo episodio disponibile ogni venerdì, sino
al finale di stagione il 24 dicembre.
La Ruota del
Tempo
La Ruota del Tempo
è una delle serie fantasy più popolari e durature di tutti i tempi,
con oltre 90 milioni di libri venduti. Ambientata in un mondo epico
e tentacolare in cui la magia esiste e solo alcune donne possono
utilizzarla, la storia
segue Moiraine (Rosamund Pike), componente di una
organizzazione tutta al femminile incredibilmente potente e
chiamata Aes Sedai, al suo arrivo a Two Rivers. Lì
inizia un pericoloso viaggio intorno al mondo insieme a cinque
giovani uomini e donne, uno dei quali si profetizza sia il Drago
Rinato, destinato a salvare o a distruggere l’umanità.
Basato sui best-seller fantasy di
Robert Jordan, La Ruota del Tempo è stata
adattata per la televisione dall’executive producer/showrunner
Rafe Judkins. Larry Mondragon e
Rick Selvage di iwot productions, Mike
Weber e Ted Field di Radar Pictures, Darren Lemke,
Marigo Kehoe e Uta Briesewitz saranno qui anche executive
producer, con Briesewitz che dirigerà i primi due
episodi. Rosamund Pike è produttrice e
Harriet McDougal con Brandon Sanderson sono i consulting
producer. La Ruota del Tempo è
co-prodotta da Amazon Studios e Sony Pictures Television.
Amazon Prime Video ha diffuso il trailer
ufficiale di La Ruota del Tempo, l’attesissima serie
fantasy targata Amazon Studios basata sull’omonima serie di romanzi
best-seller. I primi tre episodi della prima stagione saranno
disponibili da venerdì 19 novembre, con un nuovo episodio
disponibile ogni venerdì, sino al finale di stagione il
24 dicembre.
La Ruota del
Tempo
La
Ruota del Tempo è una delle serie fantasy più popolari
e durature di tutti i tempi, con oltre 90 milioni di libri venduti.
Ambientata in un mondo epico e tentacolare in cui la magia esiste e
solo alcune donne possono utilizzarla, la storia
segue Moiraine (Rosamund Pike), componente di una
organizzazione tutta al femminile incredibilmente potente e
chiamata Aes Sedai, al suo arrivo a Two Rivers. Lì
inizia un pericoloso viaggio intorno al mondo insieme a cinque
giovani uomini e donne, uno dei quali si profetizza sia il Drago
Rinato, destinato a salvare o a distruggere l’umanità.
Basato sui best-seller fantasy di
Robert Jordan, La
Ruota del Tempo è stata adattata per la
televisione dall’executive producer/showrunner Rafe Judkins.
Larry Mondragon e
Rick Selvage di iwot productions, Mike
Weber e Ted Field di Radar Pictures, Darren Lemke,
Marigo Kehoe e Uta Briesewitz saranno qui anche executive
producer, con Briesewitz che dirigerà i primi due
episodi. Rosamund Pike è produttrice e
Harriet McDougal con Brandon Sanderson sono i consulting
producer. La
Ruota del Tempo è co-prodotta da Amazon
Studios e Sony Pictures Television.
Mentre sale l’attesa per l’arrivo
nelle sale italiane di Venom: La furia di Carnage,
scopriamo insieme, grazie a
Screen Rant, quali sono i 10 migliori archi narrativi presenti
nei fumetti che hanno visto protagonista il celebre simbionte.
Le origni di Venom
Le origini di Venom, per
certi aspetti, risalgono all’evento crossover “Secret Wars” del
1985, anche se la vera introduzione del personaggio è avvenuta in
“The Amazing Spider-Man #298-300”.
Questo arco narrativo è fondamentale, in quanto stabilisce Venom
come l’imponente cattivo e la grave minaccia per Spider-Man che
tutti conosciamo.
Immune al senso di ragno di Peter
Parker, permeato di molti dei suoi poteri da ragno ed esperto di
molti aspetti della sua vita, Venom ha rappresentato un nuovo
grande cattivo per Spider-Man in questa storyline che ha dato il
via alla sua storia.
Ultimate Venom
L’origine di Venom è stata reinterpretata nell’universo
“Ultimate” di Terra-1610 ed è altrettanto fondamentale, poiché
alcuni dei fumetti della serie hanno avuto un’influenza sui
film.L’adattamento del 2019
con Tom Hardy, ad esempio, ha presentato Venom come il prodotto di
un esperimento scientifico avvenuto in laboratorio, e non come un
simbionte strettamente alieno.
Nell’universo Ultimate, il legame tra Eddie Brock e Peter
Parker è ancora più marcato, cosa che ha reso la loro relazione e
la loro eventuale rivalità ancora più complesse rispetto a quanto
visto in Terra-616.
La sposa di Venom
I fan dei fumetti
ricorderanno probabilmente Anne Weying come uno degli ospiti più
celebri del simbionte Venom. L’archivio narrativo “The Bride of
Venom” tratto da “The Amazing Spider-Man #374-375” è fantastico
perché mette Eddie Brock al centro di una storia molto più
complessa, in riferimento soprattutto all’introduzione della sua ex
moglie Anne.
Fino a quel momento, Eddie sembrava
un personaggio assai monotono. Al contrario, Anne ha mostrato che
Eddie non solo ha un cuore, ma che ha persino avuto un passato
difficile. Inoltre, anche se per un breve momento, Anne crea una
delle varianti più interessanti di Venom, She-Venom, quando il
simbionte si lega a lei per salvare la vita.
Spider-Island
Il passaggio di Venom da uro cattivo ad eroe è stato molto
lungo. In tal senso, uno dei passaggi cruciali è rappresentato da
“Spider-Island”. Al momento di questo enorme arco narrativo, Venom
era legato a Flash Thompson. È in piena modalità eroe, mentre guida
la resistenza contro le orde di persone mutate in ragni dalla
Spider Queen.
Questa storia è importante anche in quanto è l’arco in cui
Flash, antagonista di lunga data di Peter Parker, scopre di essere
in realtà Spider-Man. Sacrifica perfino la sua vita per fermare
Spider Queen e salvare il mondo dal suo piano
malvagio.
Il pianeta dei simbionti
Il mondo è stato quasi
invaso in un altro grande arco narrativo di Venom, “Il pianeta dei
simbionti”. Questa storia a fumetti, risalente alla metà degli anni
’90, ha visto la Terra invasa da altri simbionti, dopo che Eddie
Brock ha cercato di allontanare Venom per dare una svolta alla sua
vita.
Lo sviluppo dettagliato della
mitologia del simbionte alieno rende questo uno degli archi
narrativi migliori di Venom. Inoltre, deline la minaccia cosmica
dei simbionti, che ha anticipato il recente mega evento “King in
Black” dei fumetti.
Agent Venom
Il simbionte Venom ha
cambiato ospite diverse volte nei fumetti. Uno dei migliori archi
narrativi mostra il legame con Flash Thompson, dal quale emerge
Agent Venom. I primi numeri della serie su Agent Venom mostrano
come Flash Thompson, ferito in combattimento, si leghi al simbionte
Venom per riguadagnare l’uso delle gambe.
Le conseguenze sono moralmente
oscure per Venom, come sempre. Mentre Thompson è un soldato e un
eroe, il simbionte lo spinge a fare cose estreme e violente,
incluso arrivare quasi ad uccidere il cattivo Jack O’Lantern.
Protettore Letale
“Protettore Letale” è la
prima miniserie di Venom e per molti versi l’inizio della
transizione da cattivo a antieroe. Questa serie della metà degli
anni ’90, scritta da David Michelinie e disegnata da Mark Bagley,
segue Eddie Brock mentre si trasferisce a San Francisco e cerca di
ricominciare con la sua vita.
Diventa il difensore dei senzatetto
in città, ma anche di tutti quelli che non hanno protezione. Questa
storia è fondamentale anche per l’introduzione di diverse
“emanazioni” del simbionte Venom, tra cui Phage, Lasher, Riot,
Scream e Agony.
Re in Nero
Il recente arco narrativo
“Re in Nero” mostra Venom forse nel suo aspetto più potente ed
eroico. La complessa mitologia dei simbionti culmina nell’invasione
della Terra da parte di Knull, il dio simbionte, e delle sue
apparentemente infinite orde aliene.
Venom
guida la lotta contro di loro. Nel corso della storia, diventa il
nuovo Re in Nero e uno degli esseri cosmici più potenti
dell’Universo Marvel. Sconfigge Knull e raggiunge
l’apice del suo essere un supereroe.
Ansia da separazione
Un arco narrativo a fumetti a cui Venom: La furia di
Carange potrebbe potenzialmente fare riferimento è “Ansia da
separazione”. In questa serie limitata del 1994, Eddie Brock viene
catturato dalle autorità, per essere poi separato con la forza dal
simbionte.
Questo potrebbe essere l’innesco per l’origine di Carnage nei
film, ma in caso contrario, la storia rimane avvincente per come
l’altra progenie di Venom si allea per cercare di salvarlo. Phage,
Scream e gli altri giocano tutti un ruolo chiave nel rimettere
insieme Eddie e Venom, costruendo l’universo dei simbionti e le
loro complesse dinamiche.
Venomverse
L’universo dei simbionti esplose nel
Multiverso con “Venomverse”, un arco narrativo a fumetti del 2017
che riunisce un numero infinito di varianti di Venom. La storia
vede Venom reclutato in una guerra interdimensionale con i Poison,
una razza di esseri che si nutre dei simbionti e dei loro
ospiti.
La trama è fantastica per i fan del
fiorente Multiverso del MCU, poiché introduce una serie di
nuove versioni di Venom che sono legate ai classici personaggi
Marvel come Captain America, Ghost
Rider e tanti altri.
Dopo aver ricevuto il plauso della
critica e ottenuto oltre 50.000 spettatori nei cinema italiani con
ANTROPOCENE – L’EPOCA UMANA, che indagava l’impatto
dell’uomo sul pianeta attraverso straordinarie immagini,
Fondazione Stensen e Valmyn sono
lieti di portare nei cinema anche il secondo capitolo della
colossale opera sull’ambiente realizzata da Jennifer
Baichwal ed Edward Burtynsky: Watermark – L’acqua
e bene più prezioso, uno straordinario documentario
fotografico sul fondamentale ruolo che l’acqua ricopre nella
formazione e nello sviluppo dei Popoli.
Questi sono solo alcuni degli
straordinari luoghi filmati e raccontati nel documentario
Watermark – L’acqua e bene più prezioso, in arrivo
nei cinema italiani a partire dal 14 ottobre in
occasione della Giornata Mondiale dell’Educazione
Ambientale.
Watermark – L’acqua e bene più
prezioso, il film
L’acqua costituisce oltre il 70%
del pianeta e del nostro corpo, attorno a lei sono nate la società
e la tecnologia e si sono sviluppate le grandi civiltà.
Probabilmente per il suo controllo combatteremo le guerre del
futuro. Watermark – L’acqua e bene più prezioso è un ritratto
di grande attualità, che restituisce un quadro visivamente
affascinante della complessità della situazione attuale, che spazia
dalle gigantesche infrastrutture costruite dall’uomo ai sempre più
numerosi disastri ambientali (esondazioni, allagamenti, erosione
delle coste…), dagli sprechi del mondo ricco fino all’ingegno
storico di conservazione e mantenimento di un bene così prezioso
per la vita.
Il percorso dei registi porta lo
spettatore tra le enormi fattorie galleggianti al largo della costa
cinese del Fujian, al cantiere di Xiluodu, la più grande diga ad
arco al mondo, nel delta del deserto dove si arena il possente
fiume Colorado, tra le concerie di cuoio di Dhaka. Ma anche agli
Open di Surf di Huntington Beach negli Stati Uniti e al Kumbh Mela
ad Allahabad, dove si radunano 30 milioni di persone per immergersi
tutte insieme nel sacro Gange. Ulteriori immagini accompagnano gli
scienziati che estraggono carote di ghiaccio dalle profondità del
sottosuolo della Groenlandia e tra coloro che esplorano
l’incontaminato spartiacque della Columbia Britannica
settentrionale.
Sono iniziate sui monti Nebrodi,
nel suggestivo paesaggio della Sicilia settentrionale, le riprese
del film Shotgun(titolo
provvisorio), primo lungometraggio scritto e diretto da
Marta Savina.
SHOTGUN
è la storia di Lia una giovane ragazza che reagisce alla più
terribile delle violenze con un atto di ribellione che scardinerà
le consuetudini sociali della sua epoca. In un mondo in cui regna
la legge del più forte, la mafia è radicata e accettata come parte
naturale della vita, i potenti decidono e i più deboli eseguono, il
suo coraggio spalancherà la strada alla lotta per i diritti delle
donne.
Il film è prodotto da
Virginia Valsecchi per Capri
Entertainment in coproduzione con Medset
Film (società francese) e con
Tenderstories, in collaborazione con
Vision Distribution e Rai Cinema.
Con il contributo del MIC. Sarà distribuito in
Italia e nel mondo da Vision Distribution.
Nel cast Claudia
Gusmano, Fabrizio Ferracane,
Francesco Colella, Manuela
Ventura, Dario Aita, con la
partecipazione di Thony, Maziar
Firouzi, con il piccolo Francesco Giulio
Cerilli e con Paolo Pierobon.
Apple TV+ ha annunciato oggi che la serie di successo
globale Fondazione
(Foundation),
prodotta da Skydance Television e dall’innovativo narratore David
S. Goyer, e interpretata dai candidati all’Emmy Award Jared Harris
e Lee Pace, è stata rinnovata per una seconda stagione. Dopo il
lancio su
Apple TV+ avvenuto il 24 settembre, Foundation
si è dimostrato di forte impatto con il pubblico di tutto il mondo.
Il rinnovo di oggi arriva prima della premiere del quarto episodio
della serie, con i restanti sei episodi della prima stagione che
debutteranno in anteprima settimanale, ogni venerdì su
Apple TV+.
“Siamo stati così entusiasti di
vedere il pubblico globale abbracciare l’affascinante, suspense e
vortice di brividi che è Foundation, ha commentato Matt Cherniss,
responsabile della programmazione di Apple
TV+. “Sappiamo da quanto tempo i fan di queste amate storie di
Asimov hanno aspettato di vedere il suo iconico lavor
prendere vita come una serie di eventi visivamente spettacolare e
ora non vediamo l’ora di mostrare ancora di più del questo mondo
ricco di narrazione avvincente e del mondo straordinario –
costruito da David S. Goyer anche per la seconda stagione”.
“Fin dalla mia infanzia ho sognato
come sarebbero apparsi Hari Seldon ed Eto Demerzel, come si
sarebbero sentiti Terminus e Trantor”, ha commentato lo showrunner
e produttore esecutivo David S. Goyer. “Ora, con la seconda
stagione, il nostro pubblico potrà visitare altri personaggi e
mondi indelebili che Asimov ha creato, tra cui Hober Mallow, il
generale Bel Riose e tutti gli Outer Suns. Sono entusiasta che
un’intera nuova generazione di fan stia leggendo il brillante
racconto di Asimov.Un capolavoro. Stiamo lavorando a lungo con
‘Foundation’ e sono grato ai miei partner di Apple e Skydance per
avermi affidato questa epopea. Allacciate le cinture. Stiamo per
chiudere un nuovo cerchio. “
“Fondazione
(Foundation)di
David Goyer ha superato tutte le mie aspettative portando la
filosofia e le idee di mio padre sullo schermo in modi che mio
padre non avrebbe mai potuto fare rimanendo fedele al suo lavoro”,
ha detto Robyn Asimov, che è produttore esecutivo della serie. “So
che mio padre sarebbe stato orgoglioso di vedere la sua storia
iconica prendere vita attraverso la bellezza visiva dello show e i
personaggi stratificati, capire bene che le sue parole avrebbero
avuto bisogno di questa traduzione cinematografica. Mio padre era
profondamente in debito con i suoi fan, con la loro lealtà e ha
sempre sperato che il suo lavoro sarebbe passato alle generazioni
successive. La serie TV “Fondazione” sta esaudendo il suo
desiderio (e il mio) presentando il suo lavoro a una vasta gamma di
nuovi lettori. Data la natura cerebrale dei libri della
Fondazione, questa serie è un tour de force”.
Caratterizzato da un cast
internazionale guidato da Harris e Pace, insieme alle stelle
nascenti Lou Llobell e Leah Harvey, il monumentale adattamento
racconta le storie di quattro individui cruciali che trascendono lo
spazio e il tempo mentre superano crisi mortali, lealtà mutevoli e
relazioni complicate che alla fine determineranno il destino
dell’umanità. Il dramma Apple Original è interpretato anche da
Laura Birn, Terrence Mann, Cassian Bilton e Alfred Enoch.
Quando il rivoluzionario Dr. Hari
Seldon predice l’imminente caduta dell’Impero, lui e una banda di
fedeli seguaci si avventurano ai confini della galassia per
stabilire la Fondazione nel tentativo di ricostruire e preservare
il futuro della civiltà. Infuriati per le affermazioni di
Hari, i Cleons al potere, una lunga stirpe di cloni imperatori,
temono che il loro regno senza rivali possa indebolirsi poiché sono
costretti a fare i conti con la potenziale realtà di perdere per
sempre la loro potente eredità.
Nel nuovo episodio di questa
settimana, “Barbarians at the Gate”, Salvor affronta un nemico
dell’Impero. Brothers Day e Dusk sono in disaccordo, mentre il
fratello Dawn ha lottato con la sua verità.
“Foundation” è guidato dallo
showrunner e produttore esecutivo David S. Goyer e prodotto per
Apple da Skydance Television con Robyn Asimov, Josh Friedman,
Cameron Welsh, David Ellison, Dana Goldberg e Bill Bost che sono
anche produttori esecutivi.
Dopo aver ricevuto il plauso della
critica e ottenuto oltre 50.000 spettatori nei cinema italiani con
ANTROPOCENE – L’EPOCA UMANA, che indagava l’impatto
dell’uomo sul pianeta attraverso straordinarie immagini,
Fondazione Stensen e Valmyn sono
lieti di portare nei cinema anche il secondo capitolo della
colossale opera sull’ambiente realizzata da Jennifer
Baichwal ed Edward Burtynsky:
Watermark – L’acqua è il bene più
prezioso, uno straordinario documentario
fotografico sul fondamentale ruolo che l’acqua ricopre nella
formazione e nello sviluppo dei Popoli.
L’acqua costituisce oltre il 70% del
pianeta e del nostro corpo, attorno a lei sono nate la società e la
tecnologia e si sono sviluppate le grandi civiltà. Probabilmente
per il suo controllo combatteremo le guerre del futuro.
Watermark – L’acqua è il bene più
prezioso è un ritratto di grande attualità, che
restituisce un quadro visivamente affascinante della complessità
della situazione attuale, che spazia dalle gigantesche
infrastrutture costruite dall’uomo ai sempre più numerosi disastri
ambientali (esondazioni, allagamenti, erosione delle coste…), dagli
sprechi del mondo ricco fino all’ingegno storico di conservazione e
mantenimento di un bene così prezioso per la vita.
Il percorso dei registi porta lo
spettatore tra le enormi fattorie galleggianti al largo della costa
cinese del Fujian, al cantiere di Xiluodu, la più grande diga ad
arco al mondo, nel delta del deserto dove si arena il possente
fiume Colorado, tra le concerie di cuoio di Dhaka. Ma anche agli
Open di Surf di Huntington Beach negli Stati Uniti e al Kumbh Mela
ad Allahabad, dove si radunano 30 milioni di persone per immergersi
tutte insieme nel sacro Gange. Ulteriori immagini accompagnano gli
scienziati che estraggono carote di ghiaccio dalle profondità del
sottosuolo della Groenlandia e tra coloro che esplorano
l’incontaminato spartiacque della Columbia Britannica
settentrionale.
Questi sono solo alcuni degli
straordinari luoghi filmati e raccontati nel documentario WATERMARK – L’acqua è il bene più
prezioso, in arrivo nei cinema italiani a partire
dal 14 ottobre in occasione della
Giornata Mondiale dell’Educazione
Ambientale.
Dopo aver realizzato
quattro anni fa
Mon garçon con protagonisti Guillaume Canet e Mélanie Laurent, il regista francese
Christian Carion ha ripetuto la stessa,
stuzzicante formula in questa versione aggiornata in lingua
inglese: al protagonista maschile
James McAvoy è stata consegnata soltanto l’idea alla
base di My Son, ovvero quella di un uomo che viene
avvisato dalla moglie della misteriosa scomparsa del figlio quando
il bambino si trovava in campeggio. Senza l’apporto di alcuna
sceneggiatura l’attore ha quindi dovuto sviluppare l’arco narrativo
e le reazioni emotive del proprio personaggio basandosi soltanto
sull’improvvisazione e l’apporto sul set dei colleghi, a cui erano
stati invece forniti i dialoghi da recitare perché la storia
progredisse nella direzione voluta.
My son, la trama del film
Partendo da tale premessa
era impossibile o quasi pensare che questo thriller non si basasse
principalmente sulla prova di attore di
James McAvoy. Di fronte alla sfida professionale
l’interprete fin dalla prima scena abbraccia il personaggio
conferendogli la giusta dose di forza emotiva: trattenuto quando
ancora non ha ben chiaro sia successo al suo bambino, il
personaggio di Edmond Murray viene scandito
all’inizio con la necessaria lucidità di un uomo abituato a
prendere decisioni sotto pressione. Più di una trama di genere che
deve essere necessariamente sviluppata con semplicità, il film
trova la sua forza primaria proprio nella rappresentazione
psicologica dell’uomo, i cui conflitti interiori insieme ai rimorsi
vengono progressivamente in superficie creando una backstory che
ben si interseca con il crescendo drammatico. Le azioni che Murray
compie per tentare di ritrovare suo figlio sono dettate in larga
parte anche dal rimpianto fino a quel momento sopito per essere
stato un padre troppo distante, allontanato da un lavoro di grande
responsabilità e potenzialmente pericoloso per lui e le persone che
gli erano vicine.
McAvoy lavora sulla vita
interiore di Murray lasciandola eruttare in superficie senza andare
mai sopra le righe, anche nelle scene più drammatiche. Accanto a
lui co-protagonista molto efficace troviamo una Claire Foy come sempre credibile e raffinata
nell’esplicitare le sfumature della ex-moglie Joan.
Christian Carion sviluppa con accuratezza la prima
parte del film, la quale intende seminare idee e indizi su chi
possa aver rapito il giovane Ethan. Anche il lavoro sulla messa in
scena dell’ambientazione principale risulta efficace: la brumosa e
malinconica campagna britannica si dimostra una cornice precisa e
capace di esprimere con potenza visiva il senso di desolazione che
avvolge la vicenda.
Un film recitato senza copione
Paradossalmente proprio
alcuni dei punti di forza di My Son possono però
essere visti anche come i suoi limiti intrinseci: se l’idea di un
attore che recita senza copione è intrigante, allo stesso modo ci
si chiede spesso durante lo svolgimento della storia se il film
avrebbe lo stesso spessore drammatico per uno spettatore ignaro
dell’esperimento. La risposta è incerta, il che non è propriamente
un buon segno. Volendo quindi analizzare l’aspetto strettamente
narrativo, My Son si sviluppa con una linearità
che certamente non apporta nulla di nuovo la genere. Le evidenti
pause nello sviluppo della trama per consentire a McAvoy di
costruire il personaggio e orientarsi nella vicenda non
contribuiscono al ritmo interno del lungometraggio, il quale in
almeno un paio di momenti si insabbia perdendo di forza emotiva. Il
film procede in questo modo a strattoni, fino ad arrivare a un
finale prevedibile nell’epilogo ma interessante nell’assunto che
chiude la storia: nessuno è la di sopra della legge, qualunque sia
il motivo che spinge a determinate azioni.
Sorretto con sicurezza da
un
James McAvoy a tratti vibrante, My
Son ha tra i suoi punti a favore anche il fascino
enigmatico dell’ambientazione e un paio di momenti di forte presa
emotiva. Con una trama maggiormente articolata ne sarebbe potuto
venir fuori un film di genere memorabile, mentre alla fine
l’esperimento di far recitare il protagonista senza un copione
limita le possibilità narrative dell’operazione stessa. Ed è un
peccato, viste le potenzialità soprattutto drammatiche di setting e
cast.
E’ finalmente
disponibile, sullo store online della Emmetre
Edizioni, l’attesissimo GARIBALDI VS ZOMBIES,
il graphic novel più fuori di testa del 2021, lanciato con una
campagna di crowdfunding su Kickstarter, conclusasi con enorme successo
i primi di luglio.
Garibaldi vs
Zombies è un racconto a fumetti, un graphic novel
di 60 pagine, ideato da Andrea Guglielmino e disegnato
da Fabrizio De Fabritiis (copertina di Alberto Dal
Lago e prefazione di Andrea Cavaletto), un volume di 17×23 cm., per
80 pagine totali a colori. Oltre al fumetto, la
pubblicazione comprende anche studi, approfondimenti, work in
progress e illustrazioni esclusive di Sudario
Brando.
GARIBALDI VS ZOMBIES finalmente disponibile
L’idea, audace e al
contempo innovativa nel panorama fumettistico del bel paese, è
quella di collocare nella storia italiana, in particolare
nell’epoca del Risorgimento che è piena di intrighi e figure
eroiche, un racconto appassionante, dall’impianto action e
fantasy, immaginando come “supereroi” i personaggi
della nostra tradizione, a partire proprio da Garibaldi,
e metterli a confronto con situazioni e personaggi di tradizioni
letterarie e cinematografiche di solito tenute a distanza, come
quella horror e quella fantascientifica. Il tutto
condito con abbondanti dosi di umorismo e un tocco di
steampunk all’italiana. In questo splendido
graphic novel troveremo un incredibile susseguirsi di eventi, una
storia bizzarra che prenderà vie completamente
inaspettate e regalerà diversi colpi di scena! Oltre agli
zombies, che in questo caso sono “elettrici”, ci sarà
molto altro e, come tutti gli eroi che si rispettano, il nostro
Garibaldi dovrà vedersela anche con un nemico molto
ostinato… Garibaldi vs Zombies è un graphic novel
avvincente, completamente fuori di testa, ricco di azione,
avventura, horror e tantissimo umorismo,
supportato da una narrazione vivace e originale e dai
potentissimi disegni di Fabrizio e
Fabritiis
Nell’episodio finale della prima
stagione di What
If…? abbiamo visto l’Osservatore mettere insieme una
squadra di eroi provenienti dagli universi esplorati negli episodi
precedenti, al fine di contrastare la minaccia dell’Ultron
potenziato dalla Gemme dell’Infinito, i cosiddetti Guardiani del Multiverso.
Tra i suoi membri figurano Captain
Carter (apparsa nel primo episodio), T’Challa Star Lord (apparso
nel secondo episodio), Killmonger (apparso nel sesto episodio),
Party Thor (apparso nel settimo episodio) e persino una variante di
Gamora che nel suo universo ha
ucciso Thanos e fatto squadra con Tony Stark. Ma da
dove spunta fuori questa versione alternativa della figlia adottiva
del Titano Pazzo, considerato che non era apparsa in nessuno degli
episodi precedenti?
Il mistero è stato presto svelato
da
Den of Geek: in realtà, la prima stagione di What
If…? doveva essere composta da 10 episodi (e non
da 9). L’episodio “fantasma” doveva essere dedicato proprio a
Gamora: l’evento Nexus al centro della storia doveva essere il
fatto che Iron Man, dopo la battaglia con i Chitauri vista in
The Avengers, non sarebbe riuscito ad attraversare in
tempo il portale, finendo alla deriva nello spazio, per approdare
poi su Sakaar.
Purtroppo, per motivi legati al
Covid-19 e per questioni di budget, l’episodio su Gamora è stato
sacrificato, ma il regista dello show Bryan Andrews ha già confermato che verrà
inserito nella seconda stagione.
La prima stagione di What If…? si è ufficialmente conclusa lo
scorso mercoledì. La prima serie animata dei Marvel Studios ha segnato un ulteriore passo
avanti nell’esplorazione del Multiverso ormai in continua
espansione, mostrando versioni alternative di mondi, storie e
personaggi già apparsi nei film destinati negli anni al grande
schermo.
Naturalmente, una delle più grande
domande che ci ha lasciato il finale di stagione di What If…? è come quello che abbiamo visto si
collegherà al più ampio MCU, soprattutto ora che il
concetto di Multiverso si appresta a diventare sempre più
importante nella narrativa della Fase 4.
Nonostante i Guardiani del
Multiverso abbiano sconfitto Ultron, permettendo a quasi tutti i
membri del team di tornare alla propria linea temporale, Natasha
Romanoff è riuscita a ritornare nell’universo esplorato nel terzo
episodio, che aveva perso la sua Vedova Nera a causa di Hank Pym.
Ciò ha dato origine ad un’accesa discussione sui concetti di
“conseguenza” e “morte” all’interno del MCU, tema affrontato anche dal
regista di What If…?, Bryan Andrews, in una
recente intervista.
Andrews ha parlato con
Variety (via
The Direct) della prima stagione dello show, soffermandosi
sull’ipotesi che le morti del MCU stiano perdendo di significato
ora che esiste il Multiverso. Secondo Andrews, la sfida più grande
quando si tratta del Multiverso è quella di avere tante versioni
dello stesso personaggio, anche se, alla fine, i fan si ritrovano
comunque a “guardare una sola una storia alla volta”.
Secondo il regista, la strada
intrapresa da lui e il suo team è quella giusta, al di là di quali
varianti siano vive o morte in un altro universo. Per Andrews,
l’obiettivo è garantire sempre e comunque una storia
avvincente.
Il Multiverso nel MCU, l’azione nel
presente e il problema delle versioni alternative
Il regista ha anche specificato che
la parte più importante della storia è “cosa sta succedendo in
quel momento, nel presente”, piuttosto che quante versioni di
quel personaggio del MCU esistono altrove, nel
Multiverso. Ciò che dal suo punto di vista ha contribuito al
successo della serie è stata proprio l’imprevedibilità di ciò che
effettivamente sarebbe apparso sullo schermo con ogni singola
storia, aspetto che il regista ha apprezzato immensamente.
Sembra chiaro, quindi, che Andrews e
il team di
What If …? volevano assicurarsi che l’attenzione dei
fan rimanesse su ciò che accadeva sullo schermo, e non su quante
versioni alternative dei vari eroi esistessero altrove nel
Multiverso.
Secondo molti fan, il miglior
episodio della prima stagione di What
If…? è il secondo, ossia quello che ci ha portato
in una realtà in cui T’Challa è stato strappato dalla Terra dai
Ravagers ed è diventato Star-Lord.
Nonostante la tragica scomparsa di
Chadwick Boseman, l’attore era comunque
riuscito a completare il suo lavoro di doppiaggio per la serie,
pochi mesi prima di morire. Ora, il regista dello show
Bryan Andrews ha confermato a
Variety che Boseman non aveva registrato alcun dialogo per la
seconda stagione, quindi il personaggio di T’Challa non farà più
ritorno.
Il regista ha anche confermato che,
se le cose fossero andate diversamente, avremmo avuto uno spin-off
incentrato proprio su T’Challa Star Lord: “Chadwick aveva
registrato tutte le parti di T’Challa Star Lord in anticipo.
Tuttavia, avevamo questi episodi più avanti in cui riappariva, ma
sarebbe passato del tempo prima di rivederlo. Non molto tempo dopo
l’ultima registrazione, è venuto a mancare. Penso si sia trattato
di un paio di mesi, forse uno. Nessuno di noi lo sapeva. Ma eravamo
riusciti a fargli registrazione tutte le sue parti della prima
stagione.”
“Penso che abbia comunque fatto
uno sforzo, perché T’Challa significava molto per lui. Anche la
versione T’Challa Star Lord era importante. Ha lasciato di nuovo il
segno”, ha aggiunto Andrews. “Non so se ne fosse al
corrente, ma c’erano dei piani per una serie spin-off di T’Challa
Star Lord, sempre con lo stesso cast e con lo stesso mondo. Eravamo
entusiasti. Siamo certi che l’avrebbe amata. Poi è successo quello
che tutti sappiamo, e il progetto è finito in un limbo. Chissà…
Forse un giorno vedrà la luce.”
Ron – Un Amico Fuori Programma racconta la
storia commovente ed esilarante sull’amicizia tra un ragazzo delle
medie e il suo robot difettoso. La nuova avventura d’animazione,
targata 20th Century Studios e Locksmith Animation, arriverà il 21
ottobre nelle sale italiane, distribuita da The Walt Disney Company
Italia.
Il prossimo 15 ottobre, Ron –
Un Amico Fuori Programma sarà presentato come evento
speciale in anteprima ad Alice nella Città.
Per l’occasione, sul red carpet sfilerà il cast di voci italiane:
l’autore, attore, comico, musicista, cantante, conduttore
televisivo, radiofonico e fumettista Lillo, che
presta la propria voce a Ron; l’attore Miguel Gobbo
Diazdoppiatore di Marc; e i creators
DinsiemE (Erick e Dominick) che prestano la voce
rispettivamente a B-Bot di Ava (Erick) e B-Bot Invincibile e B-Bot
di Alice (Dominick).
Ron – Un Amico Fuori Programma è la storia di
Barney, un impacciato studente delle medie, e di Ron, il suo nuovo
dispositivo tecnologico che cammina, parla, si connette e che
dovrebbe essere il suo “migliore amico pronto all’uso”. Nell’era
dei social media, gli esilaranti malfunzionamenti di Ron lanciano i
due in un viaggio ricco di azione in cui il ragazzo e il robot
fanno i conti con la meravigliosa confusione della vera
amicizia.
Il film Ron – Un Amico Fuori Programma è diretto
da Sarah Smith e dal veterano di Pixar Jean-Philippe Vine, e
co-diretto da Octavio E. Rodriguez; la sceneggiatura è firmata
da Peter Baynham & Smith. Il film è prodotto da Julie
Lockhart, anche co-fondatrice di Locksmith, e da Lara Breay, mentre
la presidente di Locksmith Elisabeth Murdoch, Smith e Baynham sono
i produttori esecutivi.
La Lucasfilm ha messo fine alla
trilogia sequel di Star Wars con
L’ascesa di Skywalker, ma sfortunatamente quella
conclusione non è stata accolta come lo studio aveva inizialmente
sperato. In realtà, l’intera trilogia sequel della celebre saga è
stata più volte criticata per la mancanza di un vero piano
generale, cosa che ha portato, alla fine, ad una narrazione spesso
contraddittoria e con brusche correzioni di rotta.
La problematica forse più eclatante
è stato il ritorno inaspettato dell’Imperatore Palpatine, dal
momento che L’ascesa di Skywalker non fornisce alcuna risposta su
come sia sopravvissuto alla sua apparente morte ne
Il ritorno dello Jedi. È toccato ai vari media tie-in
cercare di risolvere i buchi di trama del film di J.J. Abrams. La vera storia delle origini di
Kylo Ren, ad esempio, è stata esplorata nella miniserie a fumetti
“The Rise of Kylo Ren” di CHarles Soule, mentre i romanzi hanno
confermato che lo spirito di Palpatine viveva all’interno di un
corpo clone, fornendo anche molto più dettagli sulla Diade nella
Forza.
Più di recente, la Marvel Comics ha tentanto di intrecciare
elementi della trilogia sequel con l’era classica, rivelando che
Darth Vader sapeva dell’esistenza di Exegol e introducendo Ochi di
Bestoon, l’assassino Sith destinato a uccidere i genitori di Rey.
Tuttavia, i tentativi della Marvel di risolvere i problemi
legati a L’ascesa di Skywalker non hanno avuto pieno successo:
se da un lato hanno gettato le base per ulteriori sviluppi,
dall’altro non hanno fatto altro che introdurre ancora più
incongruenze.
Ora, come riportato da
Screen Rant, Lucasfilm ha annunciato ufficialmente un nuovo
romanzo che servirà essenzialmente come prequel all’intera trilogia
del sequel di Star Wars, incentrato sulla ricerca di Luke
Skywalker e Lando Calrissian di Exegol e di Ochi di Bestoon.
Scritto da Adam Christopher, “Shadow of the Sith” uscirà il 28
giugno 2022. Ecco la sinossi:
“Luke Skywalker e Lando
Calrissian tornano in questo romanzo fondamentale, ambientato tra
Il ritorno dello Jedi e Il risveglio della forza.
L’Impero è morto. A quasi due
decenni dalla Battaglia di Endor, i resti sbrindellati delle forze
di Palpatine sono fuggite negli angoli più remoti della galassia.
Ma per gli eroi della Nuova Repubblica, il pericolo e la perdita
sono compagni sempre presenti, anche in questa nuova era di
pace.
Il Maestro Jedi Luke Skywalker è
perseguitato dalle visioni del Lato Oscuro, che predice un
inquietante segreto che cresce da qualche parte nelle profondità
dello spazio, su un mondo morto chiamato Exegol. Il disturbo nella
Forza è innegabile… e le peggiori paure di Luke vengono confermate
quando il suo vecchio amico, Lando Calrissian, viene da lui con
notizie di una nuova minaccia Sith.
Dopo che sua figlia gli è stata
strappata dalle braccia, Lando ha cercato tra le stelle qualsiasi
traccia della sua bambina perduta. Ma ogni nuova voce portava solo
a vicoli ciechi e speranze sbiadite, fino a quando non ha
incrociato la strada con Ochi di Bestoon, un assassino Sith
incaricato di rapire una giovane ragazza.
Le vere motivazioni di Ochi
rimangono oscure agli occhi di Luke e Lando. Perché su una luna
discarica, un misterioso inviato dei Sith Eternal ha lasciato in
eredità una lama sacra all’assassino, promettendo che gli darà
risposte alle domande che lo hanno perseguitato dalla caduta
dell’Impero. In cambio, deve completare un’ultima missione: tornare
su Exegol con la chiave della gloriosa rinascita dei Sith: la
nipote dello stesso Darth Sidious, Rey.
Mentre Ochi dà la caccia a Rey e
ai suoi genitori ai confini della galassia, Luke e Lando affrontano
il mistero dell’ombra persistente dei Sith e aiutano una giovane
famiglia a salvarsi la vita”.
In Spider-Man: No Way Home ritroveremo il Peter
Parker di Tom Holland costretto ad affrontare non
soltanto lo svelamento della sua identità segreta, ma anche il
fatto di essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio, che
nonostante all’inizio di Far From Home si fosse presentato come un eroe, alla
fine ha rivelato la sua vera natura da cattivo.
Proprio per questo, anche se
Jake Gyllenhaal non tornerà nei panni del
personaggio nel threequel, la sua “presenza” avrà ancora un certo
peso sulla vita del giovane Peter. È innegabile che il Mysterio di
Gyllenhaal si stato memorabile sotto molti aspetti, soprattutto dal
momento in cui viene rivelata la verità alla base delle sue
motivazioni.
Eppure, sembra che il celebre attore
abbia avuto non poche difficoltà ad ambientarsi nell’universo
Marvel. Ospite dello show di
Howard Stern (via
THR), Gyllenhaal ha ammesso che durante il primo giorno di
riprese di Spider-Man: Far From Home ero così ansioso che
continuava a dimenticare le battute. Ad aiutarlo, è stato proprio
il suo giovane collega Holland.
“Stavo letteralmente
impazzendo”, ha spiegato Jake Gyllenhaal. “C’era questa
scena con Samuel L. Jackson, Tom Holland… insomma, un certo numero
di attori. E ricordo che non riuscivo a ricordare le mie battute.
Avevo fatto tabula rasa. Così sono andato da Tom e gli ho detto:
‘Amico, aiutami!’. E lui mi ha detto: ‘Va tutto bene, amico.
Rilassati’. Mi sembrava fosse me in tante situazioni del passato.
Forse mi ero caricato di troppa pressione perché amo davvero il
mondo Marvel.”