Nella miriade di pellicole natalizie, su Netflix c’è un nuovo film sulla immortale formula del ‘c’era una volta’. Tratto dall’omonimo romanzo di Matt Haig, Un bambino chiamato Natale di Gil Kenan porta sullo schermo la storia nascosta dietro a Babbo Natale, tra fantasia e realtà, magia e valori sinceri, per ricordare a tutti il vero spirito del giorno più bello dell’anno.
Un bambino chiamato Natale: la trama
La scorbutica Zia Ruth (Maggie Smith) deve trascorrere la notte della vigilia con i tre nipotini. Per far passare ai bimbi la nostalgia dei genitori – il padre è al lavoro e la mamma non c’è più – la vecchia zia racconta loro la storia del bambino chiamato Natale. Tanto tempo prima, in una umilissima baita in Finlandia viveva Nikolas, da sempre chiamato Natale dalla madre. Prima della sua morte, la donna raccontava a Nikolas le avventure del leggendario villaggio degli elfi, Elfhelm, un luogo magico.
Dopo aver perso la mamma, Nikolas viene lasciato solo con la zia dal padre falegname: l’uomo è stato mandato in missione dal Re per una spedizione verso le nevi del Nord, alla ricerca di qualcosa di magico che possa ridare speranza al villaggio ridotto in povertà. Temendo di perdere anche il papà, Nikolas si mette in viaggio per ritrovarlo: insieme al topolino parlante e alla renna Lampo, vive incredibili avventure. Tra elfi, fate e forti emozioni, scopre finalmente le origini del suo soprannome.
La storia dentro la storia
La storia della buonanotte è il leitmotiv di tutto Un bambino chiamato Natale. Il film è tratto dal romanzo per bambini di Matt Haig. Zia Ruth narra ai nipotini di Nikolas, bambino a sua volta ossessionato dalla storia di Elfhem che sua mamma gli raccontava ogni sera. Il film gioca tantissimo sui confini tra realtà e finzione che si celano nei racconti per l’infanzia. La magia si mescola a momenti ed emozioni che ogni bambino può vivere: la paura dell’abbandono, la voglia di scoprire il mondo attorno a sé, o addirittura la perdita di un genitore.
Nella storia che vive Nikolas, i nipotini di zia Ruth possono rispecchiarsi e trovare conforto: come loro, anche il ragazzino perde la mamma ma riesce ad andare avanti e a vivere avventure straordinarie.

Lo storytelling ne Un bambino chiamato Natale
”L’universo è fatto di storie, non di atomi”, dice zia Ruth. Narrare storie è da sempre essenziale per l’uomo, affrontare la cruda realtà è più semplice se la condiamo con un bel racconto. Zia Ruth fa questo per i nipoti: addolcisce un evento traumatico come la morte del genitore adornandolo di magia e avventura. Il piacere di poter visualizzare sullo schermo un racconto così fantasioso, è notevole per lo spettatore. Tra atmosfere pittoresche, effetti speciali e tinte fantasy, le immagini costruite superano l’immaginazione. L’attenzione prestata alla costruzione del mondo fantastico in cui vive Nikolas aggiunge valore a Un bambino chiamato Natale, permettendo al lungometraggio di distinguersi tra i tanti film natalizi.
Il ruolo di Maggie Smith
Un bambino chiamato Natale non sarebbe lo stesso racconto senza Maggie Smith a fare da voce narrante. L’attrice è ormai un volto iconico dei film fantasy per bambini: è la professoressa Minerva McGranitt nella saga di Harry Potter, nonché nel cast di film come Hook di Spielberg o Tata Matilda e il grande botto. Maggie Smith è nota anche per i suoi ruoli in costume, come quello della Contessa Violet nella serie Downtown Abbey.
Il suo atteggiamento altezzoso, cinico e buffo, in tutto e per tutto inglese, la rendono perfetta per la parte della zia apparentemente fredda e temibile ma dal cuore d’oro. E con le sue parole, riesce a confortare l’animo dei nipoti tanto quanto quello dello spettatore.

Un dramma per l’infanzia?
Un bambino chiamato Natale non spicca per la comicità. Per molti aspetti sembra più che altro un film drammatico, seppur rivolto ai bambini. I momenti toccanti sono consistenti, i temi trattati non di poca importanza: inserire tre lutti in una pellicola per l’infanzia ha un peso notevole. Le frasi importanti, profonde e moralistiche sono inserite di continuo tra gli eventi strampalati.
Forse l’aspetto drammatico è un po’ troppo enfatizzato, considerando il genere di film. In ogni caso, non si disprezza mai un po’ di profondità, raramente riscontrabile nelle pellicole natalizie e nei cinepanettoni che dominano questo periodo dell’anno.

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Cresciuta con un forte pregiudizio nei confronti del “diverso”, Bellatrix Lestrange imparò fin da piccola ad odiare chiunque non discendesse da una sacra famiglia di streghe e maghi purosangue. La sua ostilità verso Babbani e Mezzosangue peggiorò di anno in anno, con la strega che continuò senza tregua la discriminazione verso queste due categorie.
Bellatrix non si rese celebre per la sua fine arte del duello magico, ma anche per la sua abilità di proteggere la propria mente dalle intrusioni esterne. In poche parole, era tra i pochi maghi a saper usare l’Occlumanzia. È improbabile che la strega abbia imparato a farlo durante i suoi anni a Hogwarts, mentre è alquanto possibile che sia stata istruita dallo stesso Voldemort.
Durante la Prima Guerra Magica
Prima degli eventi de
A differenza di molti altri maghi oscuri, Bellatrix non reagì negativamente alla sua condanna di prigionia ad Azkaban perché in fondo sapeva che



Quando i Beatles iniziarono l’impresa che alla fine avrebbe portato a 
I fan dei Beatles sono sempre stati alla ricerca di materiale d’archivio esclusivo della loro band del cuore. Anche se sono stati separati per oltre 50 anni, la band ha comunque accumulato un’enorme quantità di registrazioni audio e video che continuano a fare impazzire i fan, compresi molti documentari. Nonostante tutta questa esposizione, ci sono stati aspetti privati della band che i fan hanno sempre sognato di poter conoscere.
Lo scioglimento dei Beatles è stato chiaramente un avvenimento dalla portata monumentale nella storia della musica e, sebbene ci fossero indizi nell’aria da anni, la notizia è stata comunque scioccante per i fan.
Anche se Peter Jackson collaborò per assemblare tutto il materiale video frammentario che ha poi dato vita a Get Back, fu in realtà Michael Lindsay-Hogg ad effettuare le riprese originali che compongono il documentario.
Dopo che i Beatles rinunciarono ad esibirsi in tour nel 1966, si concentrarono esclusivamente sul processo di registrazione degli album grazie ai quali avrebbero rivoluzionato la storia della musica. Infatti, senza l’onere e l’impegno di esibirsi dal vivo, la band poté focalizzarsi unicamente sull’aspetto tecnico delle tracce musicali, sperimentando accuratamente.
C’erano molte leggende dell’industria musicale nella sfera d’influenza dei Beatles e una di queste future icone era Alan Parsons, che lavorò per i Fab Four come ingegnere del suono. Anche se non ebbe niente a che fare con la produzione effettiva degli album, Parsons avrebbe continuato a lavorare con artisti come i Pink Floyd.
Il concerto sul tetto dei Beatles del 1969 è diventato leggenda; anche se la performance andò incontro a svariate complicazioni, la band dimostrò di non essere minimamente arrugginita in termini di performance dal vivo.
Get Back è probabilmente la canzone più importante che fu proposta dai Beatles durante le sessanta ore di filmati. Non solo è il titolo del documentario di Peter Jackson, ma divenne l’intero punto focale delle sessioni di registrazione. Anche se Let It Be sarebbe poi diventata la title track del loro album finale, la traccia Get Back si trasformò da una canzone apparentemente banale a una dichiarazione significativa.




Una delle migliori potenzialità di Batman è la padronanza che ha di innumerevoli forme di arti marziali, oltre al fisico per sostenerle. Tuttavia, Lady Shiva è uno dei pochi villain ad essere in grado di sconfiggere il Cavaliere Oscuro in un combattimento corpo a corpo – e ciò si è verificato in più di un’occasione. Come tale, si è facilmente affermata come una delle migliori combattenti della
Insieme a personaggi del calibro di Mr. Freeze, Calendar Man è stato uno dei numerosi super cattivi di Batman a comparire come personaggio comico nei primi fumetti. Per fortuna, però, ha ricevuto un’entusiasmante rivitalizzazione nell’arco di fumetti The Long Halloween del 1996. Julian Day è passato dall’indossare una comica tuta in spandex a tema calendario all’essere un agghiacciante serial killer.
Simile a Shiva, Slade Wilson/Deathstroke è un altro nemico fisicamente formidabile per Batman. Inizialmente lo abbiamo visto nel ruolo specifico di villain dei Teen Titans, guadagnando poi maggiore popolarità nello show di Cartoon Network. Tuttavia, ha avuto comunque a che fare con Gotham City, regalandoci incontri emozionanti con Batman.
Il
Mentre i personaggi di Ventriloquo e Scarface sono identità separate, nelle storie di Batman sono un tutt’uno. In questo caso, Ventriloquo (Arnold Wesker) è un uomo timido che soffre di un disturbo dissociativo dell’identità, che proietta l’immagine di un boss della mafia sul burattino Scarface. È apparso in un ruolo di supporto in uno dei migliori episodi di The New Batman Adventures, che lo ha dipinto come una storia di successo tanto necessaria a Gotham City.