Il cast della seconda stagione di
The Last of Us si arricchisce di
quattro nuovi membri. Danny Ramirez (Top
Gun: Maverick, The Falcon and the
Winter Soldier), Ariela Barer
(“Come far saltare in aria un oleodotto”, “Runaways”), Tati
Gabrielle (“You”, “Le terrificanti avventure di Sabrina” )
e Spencer Lord (“Riverdale”, “Family Law”) si sono tutti uniti alla
seconda stagione della serie di successo della HBO.
Ramirez interpreterà Manny,
descritto come “un soldato leale il cui sguardo solare
smentisce il dolore di vecchie ferite e la paura di deludere i suoi
amici quando hanno più bisogno di lui”. Barer interpreterà
Mel, che si dice sia “un giovane medico il cui impegno nel
salvare vite umane è messo alla prova dalla realtà della guerra e
del tribalismo”.
Gabrielle è stata scelta per il
ruolo di Nora, “un medico militare che lotta per venire a patti
con i peccati del suo passato”. E Lord apparirà nei panni di
Owen, “un’anima gentile intrappolata nel corpo di un guerriero,
condannato a combattere un nemico che rifiuta di odiare”.
La prima stagione di The
Last of Us ha presentato Joel come un padre
amorevole, prima di perdere la figlia la notte in cui l’epidemia è
scoppiata e il mondo è andato fuori controllo. Anni dopo aver
dovuto escogitare diversi modi per sopravvivere agli infetti, Joel
si imbatte in Ellie, una ragazza che ha imparato a prendersi cura
di se stessa nel pericoloso mondo dell’adattamento dei videogiochi.
Le tensioni iniziarono a salire quando Joel fu informato che la sua
missione era in realtà quella di portare Ellie dall’altra parte del
Paese perché il suo sangue poteva essere la risposta a una cura per
il virus, a costo della vita della ragazza. Joel non avrebbe
permesso che accadesse qualcosa alla persona che per lui
significava una seconda possibilità per essere un PADRE.
La seconda stagione di The
Last of Us si baserà sul secondo gioco della
serie, in cui Ellie inizia a innamorarsi di Dina.
Come ogni adattamento di un videogioco prodotto per la televisione,
The
Last of Us potrebbe allontanarsi dalla trama e
dai nodi emotivamente intensi del videogioco, ma in base alla prima
stagione della serie, il team dietro lo show ama rimanere molto
fedele. Jesse, ex fidanzato di
Dina, non sarà a suo agio con l’idea che
Ellie si innamori di lei, mentre tutti cercano di
stare lontani dagli infetti e dai membri della
Firefly in cerca di risposte. Pedro Pascal e Bella Ramsey riprenderanno poi i loro ruoli di
Joel e Ellie.
Universal Pictures International
Italy ha diffuso il secondo trailer e il poster di
Drive-Away Dolls, l’originale commedia on the road prodotta
da Working Title e diretta da Ethan Coen, che l’ha scritta e
prodotta insieme alla moglie Tricia Cooke e che debutta qui da
solista per il suo primo film di finzione senza il fratello
Joel.
Drive-Away
Dolls arriverà nelle sale italiane dal 7 marzo esclusivamente
in edizione originale sottotitolata, e a una settimana dal
debutto in Italia ne diffondiamo una divertente clip che vede
protagonista la prudente e riservata Marian (interpretata dalla
brillante Geraldine Viswanathan).
Scritto da Ethan Coen e
Tricia Cooke, questa commedia segue Jamie, una ragazza
dallo spirito libero che si dispera per l’ennesima rottura con la
sua fidanzata, e la sua timida amica Marian che ha un disperato
bisogno di lasciarsi andare. In cerca di un nuovo inizio, le due si
avventurano in un viaggio improvvisato verso Tallahassee, ma le
cose precipitano rapidamente quando incrociano un gruppo di inetti
criminali durante il tragitto. Diretto da Ethan
Coen.
Il mondo dello sport è ricco di
grandi rivalità e alcune delle più entusiasmanti si ritrovano
nell’ambiente della Formula 1. Se in tempi recenti si annoverano
quelle tra Lewis Hamilton e Sebastian
Vettel o ancora tra Hamilton e
MaxVerstappen, una delle prime
grandi rivalità ad aver suscitato grande interesse è stata quella
tra Niki Lauda e James Hunt. Le
loro sfide, passate alla storia, sono poi state raccontate nel film
del 2013 Rush (qui la recensione),
diretto da Ron Howard. Il regista
di film come Apollo 13,
A Beautiful Mind o di Cindarella Man, si è dunque
qui concentrato sul dar vita ad un nuovo biopic dove però a farla
da padrone è l’adrenalina e la voglia di superare ogni limite.
Il film naturalmente generò un certo
interesse in quanto venne reso noto che avrebbe riproposto anche il
celebre e terribile incidente subito da Lauda nel 1976. Per
girarlo, però, Howard non ha utilizzato le riprese televisive del
vero incidente, ma ha ricreato la scena nel vecchio circuito del
Nürburgring, che non coincide con l’attuale configurazione del
circuito tedesco per le gare di Formula 1 ma è tuttavia ancora
esistente e utilizzata per vari eventi e prove private, così da
aver permesso alla produzione di girare nell’esatto punto
dell’incidente di Lauda. Questo dettaglio dà un assaggio di quanto
si sia cercato di ricostruire fedelmente la vicenda qui narrata,
facendo attenzione ad ogni dettaglio.
A distanza di circa un decennio,
Rush è ancora oggi considerato uno dei migliori film sulle
corse automobilistiche, sottovalutato nel corso della stagione dei
premi di quell’anno ma capace di lasciare accese e forti emozioni
nell’animo dello spettatore, specialmente se fan di questa
disciplina. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Rush
Ambientato nella metà degli anni
Settanta, il film racconta della grande rivalità sportiva tra
l’affascinante playboy inglese James Hunt e il suo
metodico e brillante avversario, il pilota austriaco Niki
Lauda. Il film segue i loro stili personali nettamente
diversi dentro e fuori la pista, i loro amori, la loro devozione
alle auto e alla sorprendente stagione del 1976 in cui entrambi i
piloti si dimostrarono disposti a rischiare tutto per diventare
campioni del mondo in uno sport senza margine di errore. Gara dopo
gara, la rivalità tra di loro non farà dunque che aumentare,
portandoli a correre rischi che avrebbero poi avuto conseguenze
indelebili sulla loro vita.
Ad interpretare James Hunt vi è
l’attore
Chris Hemsworth, il quale per assumere questo ruolo ha
perso ben 14 chili, messi su ricoprire il ruolo del protagonista in
Thor
(2011). L’attore, tuttavia, ha dichiarato che prima di questo film
non sapesse chi fosse Hunt. Nel ruolo di Niki Lauda vi è invece
l’attore
Daniel
Brühl. Per assumere il ruolo, questi portò delle
applicazioni dentali così da mimare il morso aperto del vero Lauda
e visse per un mese a Vienna così da acquisire un accento
austriaco. Brühl divenne poi grande amico di Lauda, il quale lodò
molto l’interpretazione che l’attore ha dato di lui. Accanto a loro
si ritrovano poi gli attori
Olivia Wilde, Christian McKay,
Pierfrancesco Favino,
Natalie Dormere
Alexandra MariaLara.
La vera storia dietro Rush
Quella narrata in Rush è la
storica rivalita svoltasi tra il 1974 e il 1976 tra i piloti di
Formula 1 Niki Lauda e James
Hunt. Bastò infatti un biennio per dar vita ad alcune
delle più memorabili sfide di questo sport, ricordate ancora oggi
come tra le più entusiasmanti di sempre. Il primo incontro tra Hunt
e Lauda avviene il 17 maggio 1970
all’Österreichring di Zeltweg, in
Austria, in una gara di Formula 3. Già in
quell’occasione emersero le forti differenze — sia caratteriali che
agonistiche — tra i due corridori, che li caratterizzeranno poi per
il resto della loro carriera e contribuiranno al formarsi della
loro rivalità.
Lauda è freddo e riservato, rifugge
dalle distrazioni esterne per dedicarsi in maniera scrupolosa alla
sua professione, a tal punto da guadagnarsi il soprannome di
“pilota computer”. La sua condotta in gara risulta poco
appassionante e divertente agli occhi del pubblico, ma al contempo
è estremamente efficace. L’estroverso Hunt, soprannominato Hunt
the Shunt (ovvero “Hunt lo schianto”) si caratterizza invece
per uno stile di guida al limite dello spericolato. Discontinuo nei
risultati egli è spesso distratto dai suoi vizi. La sfida tra di
loro inizia a farsi accesa quando dalla stagione 1974 entrano
rispettivamente alla Ferrari e alla
Hesketh.
Con quest’ultima Hunt ottiene il suo
primo successo, ma al termine del campionato è tuttavia Lauda ad
aggiudicarsi il titolo di campione, con 5 vittorie. Nel 1976, Hunt
passa però alla McLaren e sarà proprio quella la stagione dove la
rivalità tra i due raggiunge i massimi livelli. Nei primi periodi
di questa, Lauda è in testa con 4 vittorie e 3 podi, mentre Hunt
vanta solo un podio. All’ottavo appuntamento stagione, però, matura
la sua prima vera vittoria (un precedente primo posto gli era stato
annullato per irregolarità nell’autovettura). Lauda guadagna poi
una quinta vittoria, ma è la gara del 1º agosto
1976 al Nürburgring Nordschleife a
cambiare drasticamente le sorti di quella stagione.
In quell’occasione Lauda rimane
vittima di un grave incidente che rischia di costargli la vita, e
di cui porterà per sempre le cicatrici sul volto. Nelle fasi
iniziali della gara il pilota austriaco, dopo una sbandata causata
da alcune chiazze d’umido e dalla non ottimale temperatura delle
gomme, impatta contro una roccia a bordo pista e rimane
intrappolato per lunghi minuti nell’abitacolo della sua 312 T2 in
fiamme, venendo poi faticosamente estratto dalle lamiere. Lauda è
costretto a prendersi un periodo di pausa per rimettersi da
quell’incidente e durante questo Hunt recupera lo svantaggio che
c’era tra di loro.
Intenzionato a non rimanere fuori
dai giochi, Lauda accorcia però i tempi di recupero e torna in
pista cercando di mantenere il distacco nei punti da Hunt. L’esito
del campionato di stabilisce poi all’ultimo Gran Premio, quello del
Giappone, doove però per via di un temporale Lauda preferirà
ritirarsi, consentendo così ad Hunt di vincere, sorpassarlo nel
punteggio e vincere il suo primo titolo da campione. Nonostante i
due continueranno poi a competere anche nelle stagioni successive,
è qui che si interrompe la loro rivalità. Hunt si ritirerà poi nel
1979, morendo nel 1993 per un attacco cardiaco. Lauda si ritirerà
poi nel 1985, continuando a svolgere ruoli dirigenziali fino al
2019, anno della sua morte.
Il trailer di Rush e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Rush grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Google Play, Apple TV, Prime Video, Rai Play e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 1
marzo alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Nel corso della sua carriera il
premio Oscar Ron Howard si è cimentato nella regia
di film di genere continuamente diverso. Dalla commedia fantasy
Splash – Una sirena a Manhattan al dramma spaziale
Apollo 13, dal biografico A Beautiful Mind al thriller Il codice Da
Vinci, dal western The Missing al
fantascientifico Solo: A Star Wars
Story. Nella sua filmografia si possono però ritrovare
anche film di genere sentimentale, tra cui spicca in particolare
Cuori ribelli, da lui ideato insieme a
Bob Dolman e girato nel 1992. Tra dramma,
avventura ed emozioni, è certamente uno dei titoli meno citati ma
più affascinanti del regista.
Il film intreccia una vicenda reale
come quella dell’immigrazione irlandese negli Stati Uniti con il
racconto di due giovani alla ricerca del loro futuro e dell’amore.
Lo scenario è quello dell’America di fine Ottocento, il che
permette a Cuori ribelli di presentare anche alcuni
elementi del genere western, raccontando però la fine di quell’era
e l’inizio dello sviluppo industriale Novecentesco. Oltre a ciò, il
film di Howard si caratterizza anche per essere stato il primo film
girato in formato Panavision Super 70 e il primo in pellicola 70mm
dopo oltre un decennio che tale formato non era più stato
utilizzato.
Presentato anche fuori concorso al
Festival
di Cannes, Cuori ribelli si è affermato come un buon
successo di critica e pubblico, incassando globalmente circa 140
milioni di dollari a fronte di un budget di 60. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Cuori
ribelli
Ambientato verso la fine dell’800,
il film racconta la storia di due giovani irlandesi, Joseph
Donnelly e Shannon Christie, i quali
decidono di migrare in America in cerca di fortuna. Joseph e
Shannon si conoscono nella loro terra, l’Irlanda, in un momento di
grande precarietà. La famiglia Donnelly, in grave difficoltà
economica, non riesce infatti più a pagare l’affitto della casa in
cui vive e il proprietario dell’abitazione decide brutalmente di
bruciare l’immobile. Joseph, accecato dall’ira per quanto accaduto,
è intenzionato ad uccidere l’uomo, ma desiste dopo aver conosciuto
la figlia di lui, la temeraria Shannon. La ragazza, in forte
conflitto con la sua famiglia, desidera scappare in America
intenzionata a tagliare ogni legame con i suoi cari. Joseph
esaudirà il suo desiderio, fuggendo insieme a lei.
Dopo un lungo e faticoso viaggio in
nave, i due ragazzi giungono finalmente in America, ma si trovano
subito ad affrontare i primi grandi problemi. Fortunatamente, ad
aiutarli ad ambientarsi nella nuova terra, interviene
Kelly, leader della comunità di immigrati
irlandesi, che riesce a trovare a Joseph e Shannon un piccolo
alloggio di fortuna. Per non destare scandalo, i due giovani
immigrati sono costretti a fingere di essere fratello e sorella
anche se in realtà tra loro è scoppiata una forte e reciproca
attrazione fisica da entrambi nascosta. Ma nonostante la
solidarietà dei compatrioti, la vita nel nuovo mondo si rivelerà
più dura del previsto e i due giovani irlandesi, profondamente
innamorati, si troveranno ad affrontare insieme varie
disavventure.
Cuori ribelli: il cast del
film
Ad interpretare i due protagonisti
del film vi sono gli attori Tom Cruise e
Nicole Kidman.
I due si erano già incontrati sul set di Giorni di tuono,
film del 1990, durante il quale si sono innamorati arrivando poi a
sposarsi. In Cuori ribelli i due erano dunque già una
coppia consolidata e nota nel mondo di Hollywood, e proprio per
questo film ricevettero la nomination agli MTV Movie Awards come
miglior coppia (perdendo però contro
Mel Gibson e Danny Glover di Arma Letale 3). Per quanto riguarda le difficoltà
incontrate sul set, per entrambi la principale è stata quella di
misurarsi con l’accento irlandese. In particolare, però, fu Cruise
a ricevere le principali critiche a riguardo.
In molti giudicarono infatti il suo
accento irlandese quantomai ridicolo e in Irlanda il film è
involontariamente divenuto un cult comico proprio questo
particolare. Accanto a loro nel film si ritrovano gli attori
Robert Prosky nei panni di Daniel Christie e
Barbara Babcock in quelli di Nora Christie, i due
genitori di Shannon. Colm Meaney, noto per aver
interpretato il personaggio di Miles O’Brien nel franchise di
Star Trek, è invece Kelly. L’attore Thomas
Gibson interpreta invece Stephen Chase, il caposquadra di
Daniel e principale responsabile per l’incendio di casa Donnelly.
Nel film compare anche Cyril Cusack, celebre
attore irlandese apparso in oltre 90 film, nei panni di Danty
Duff.
Come finisce Cuoriribelli? Ecco la descrizione della scena finale
Nel finale del film, dopo che Joseph
e Shannon non sono riusciti a trovare fortuna ma anzi hanno in più
occasioni rischiato la vita, lui si allontana affinché lei possa
avere una vita migliore. Tuttavia, ripensando alle parole del
padre, decide di sfidare il proprio destino e partecipare alla
Corsa alla terra dell’Oklahoma, per rivendicare il suo diritto
sulla terra. Qui ritrova Shannon e il suo promesso sposo Stephen.
Il giorno della corsa, Joseph riesce infine a prevalere ed è pronto
a piantare la sua bandiera mentre Shannon si precipita al suo
fianco respingendo definitivamente Stephen. Tuttavia questi
approfitta di un attimo di distrazione e si avventa su Joseph, i
due iniziano a lottare e Joseph viene schiacciato dal peso del
cavallo.
In quel momento, tutto sembra
finito. Lo spirito di Joseph si allontana dal suo corpo e “sorvola”
la terra sotto di lui, vedendo però la disperazione di Shannon. Lo
spirito riesce allora a rientra nel corpo di Joseph, che riprende
dunque conoscenza. Insieme, i due innamorati piantano la bandiera
per prendersi la terra e poter vivere finalmente lì in pace. Si
tratta dunque di un finale piuttosto particolare, che sembra quasi
sfociare nel fantastico con la manifestazione dello spirito di
Joseph, ma che offre in fin dei conti un lieto fine al racconto dei
due protagonisti.
Il trailer di Cuori
ribelli e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Cuori
ribelli è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes e
Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di venerdì 1 marzo alle ore
21:00 sul canale Iris.
I poteri di Paul Atreides crescono
notevolmente in Dune – Parte
due (recensione),
e la sua capacità di vedere i futuri possibili lo porta ad
avere diversi sogni e visioni. Paul è stato addestrato da sua
madre, Lady Jessica, fin da piccolo a sviluppare
le capacità dei Bene Gesserit, e Dune ha
mostrato come la presenza di spezie su Arrakis aumenti la
probabilità che queste visioni si manifestino. In Dune – Parte
Due, che segue Paul mentre si integra pienamente nella
cultura Fremen del pianeta desertico, la sua esposizione alla
spezia e l’assunzione dell’Acqua della Vita per diventare Lisan al
Gaib ne provocano altre, sempre partendo da quelle da lui avute in
Dune
del 2021.
Le visioni e i sogni di Paul
(Timothée
Chalamet) sono una parte fondamentale del modo in cui
il regista Denis Villeneuve costruisce
il finale di Dune – Parte
Due. Anche se ci sono diversi scorci di futuri possibili
che si susseguono nel corso del film, la maggior parte di essi sono
collegati al destino di Paul e alla natura inevitabile della sua
ascesa. Tuttavia, alcune di queste visioni hanno un significato più
ambiguo, mentre altre sono piuttosto chiare su ciò che accadrà.
Paul arriva a comprendere meglio il significato dei suoi sogni e
delle sue visioni man mano che il suo potere cresce, e la capacità
di dare un senso alla sua preveggenza fornisce ulteriori spunti per
Dune – Parte
Due e oltre.
Paul sogna il funerale di suo padre
in Dune – Parte Due
Il primo dei sogni di Paul in
Dune – Parte
Due avviene quando vede quello che sembra essere
il funerale di suo padre, il Duca Leto Atreides. Il personaggio di
Oscar Isaac è morto in
Dune dopo un tradimento da parte del Dr. Yueh e un
tentativo di assassinare il Barone Harkonnen. Il sogno di Paul
mostra il ritratto del Duca Leto incorniciato e seduto sul fianco
di una montagna di Arrakis. Le persone circondano il ritratto e
piangono la sua perdita inchinandosi davanti ad esso.
Un funerale per il Duca Leto non è
presente in Dune – Parte
Due al di là di questo sogno, il che significa
che questo è probabilmente un suo desiderio a seguito dela
scomparsa del padre. A causa del modo in cui è morto e della
conquista di Arrakis da parte degli Harkonnen, non c’è però stata
l’opportunità di rendere omaggio al leader della Casa Atreides.
Paul, naturalmente non dimentica certo suo padre anche se non c’è
un funerale. Le parole e la saggezza di Leto rimangono con lui per
tutto il film, compreso il fatto che Paul dice: “Padre, ho
trovato la mia strada” e si toglie l’anello Atreides
quando viene accettato dai Fremen.
Paul ha una visione di ciò che
accadrebbe se andasse a Sud
La più importante delle visioni di
Paul in Dune – Parte
Due si verifica all’inizio del film, quando egli
vede quello che potrebbe accadere se decidesse di recarsi verso il
Sud di Arrakis. Viene mostrato mentre segue una figura non
identificata attraverso i deserti di Arrakis e che passa accanto a
molti cadaveri. La visione avverte Paul di ciò che accadrà a lui e
all’universo se deciderà di andare a Sud. Questa azione scatenerà
infatti una guerra in tutta la galassia che provocherà la morte di
miliardi di persone, rendendolo responsabile del genocidio di cui è
testimone.
La visione di questo possibile
futuro ossessiona Paul per il resto di Dune – Parte
Due, anche se il motivo per cui ciò dovrebbe
avvenire gli rimane ancora sconosciuto. Questo fa sì che Paul si
opponga ripetutamente all’idea di essere il Lisan al Gaib e fa
tutto ciò che gli viene in mente per evitare di andare a Sud. Non
vuole avere tutta questa morte tra le mani, e per questo si ribella
per cercare di evitare questo risultato. Alla fine, però, non serve
a nulla e si trova comunque costretto a recarsi dove non
vorrebbe.
Paul ha una visione di Lady Jessica
che lo conduce a Sud
Le visioni originali di Paul che
viaggiava verso Arrakis sud non identificavano direttamente chi
fosse la figura femminile misteriosa e come fosse responsabile
della morte che sarebbe arrivata. Questo lascia aperta la
possibilità che uno qualsiasi dei personaggi femminili di spicco di
Dune – Parte
Due – Chani, Jessica, Irulan o Alia Atreides –
sia la risposta alla sua visione. Fortunatamente per Paul, una
visione più chiara di questo futuro arriva in seguito,
permettendogli di vedere che è sua madre a condurlo a Sud. Questo
sguardo al futuro fa capire a Paul che Jessica ha i suoi piani in
corso.
Il ruolo di Jessica
(Rebecca
Ferguson) in Dune – Parte
Due cambia quando diventa la Reverenda Madre dei
Fremen, sostituendo la precedente Bene Gesserit al potere.
Conoscendo le profezie della cultura e vedendo che molti credono
già che Paul sia il loro messia, prende in mano la situazione per
procurargli dei seguaci. Inizialmente, Jessica vuole far credere la
gente del nord, ma le sue vere motivazioni sono quelle di andare a
sud e far credere la parte più religiosa e fanatica del popolo
Fremen. Una volta che Paul si reca a sud e si ricongiunge con sua
madre, i frutti del suo lavoro sono evidenti: Paul sale al
potere.
Tutti i sogni e le visioni di Paul
in Dune – Parte
Due hanno effetti diversi su di lui, ma quello di
Chani (Zendaya)
lo colpisce particolarmente. Mentre dorme, sogna Chani in piedi
sulla cima di una duna di sabbia, che domina il resto di Arrakis.
In quel momento, una bomba esplode in lontananza, facendo correre
Paul verso di lei. Una volta arrivato, trova Chani con ustioni sul
viso, apparentemente dovute alle radiazioni della bomba atomica che
è esplosa. La visone termina con la morte di Chani tra le braccia
di Paul.
Chani non muore in
Dune – Parte
Due, lasciando diverse possibilità di lettura del
significato di questo sogno. La prima è che si trattava di una
manifestazione dei timori di Paul che Chani potesse morire a causa
della guerra imminente. Con Paul che si preparava a usare le bombe
atomiche per diventare imperatore e a iniziare una guerra, sarebbe
stato comprensibile se avesse temuto che Chani fosse una vittima
delle battaglie che stavano per avere luogo. C’è anche la
possibilità che Denis Villeneuve abbia voluto usare questo sogno
per prefigurare il destino di Chani in Dune –
Parte Tre.
L’altra possibilità è che non si
tratti di un sogno, ma di una visione più metaforica che letterale.
Non tutte le visioni di Paul si avverano come lui le vede, come è
evidente in tutto Dune. Forse questa visione in
Dune – Parte
Due vuole mostrare a Paul che perderà Chani se
userà le bombe e percorrerà questa strada di guerra. Chani potrebbe
non morire, ma alla fine del film lascia Paul. È possibile che
questo sia ciò che la visione stava cercando di comunicare; solo
che Paul l’ha presa più alla lettera per quanto riguarda la perdita
di Chani.
Paul ha la visione di un dialogo
con Jamis
L’ultima visione di Paul che
coinvolge Jamis arriva in un momento cruciale del suo percorso per
diventare Lisan al Gaib, in quanto viene messo nella condizione di
dover scegliere se intraprendere o meno questa strada. Paul vede il
suo vecchio amico/nemico mentre cerca risposte su ciò che deve
fare. Sente molte voci diverse, ma è Jamis che vede e gli dice che
deve vedere il quadro completo – passato, presente e futuro – e
bere l’Acqua della Vita.
Anche se Jamis è morto dopo la lotta
con Paul in Dune, il suo ritorno attraverso una delle
visioni è intrigante. I due si sono conosciuti solo brevemente nel
primo film e Jamis era piuttosto aggressivo e ostile nei confronti
di Paul e di sua madre. Tuttavia, le altre visioni di Paul
sembravano mostrare Jamis come un amico intimo, tanto che Maud’Dib
si fida ancora di lui. Dune – Parte
Due raddoppia questo aspetto, facendo sì che
Jamis sia la figura che Paul vede quando arriva il momento di
prendere una decisione che modificherà la sua vita e l’intero
universo.
La decisione di Paul di bere l’Acqua
della Vita gli permette di accedere al futuro come mai prima d’ora,
dandogli una visione cristallina del futuro di Arrakis. Vede le
sabbie del pianeta familiare incontrarsi con mari d’acqua che ora
sono tornati. Paul vede anche una versione adulta di sua sorella,
la Alia Atreides di Anya Taylor-Joy, in piedi sulla sabbia. Lei
dice a Paul “Ti amo” per concludere la visione.
Questa è una delle visioni più
importanti di Paul in Dune – Parte
Due, poiché è il raro caso in cui vede un
potenziale “bene” che arriverà nel suo futuro. Il ritorno dei mari
ad Arrakis è il risultato diretto del fatto che Paul diventa Lisan
al Gaib e Imperatore. Questa è la prova che ha realizzato la
speranza di riportare acqua e giardini sul pianeta desolato. Nel
frattempo, la visione di una versione futura di Alia gli mostra un
membro della famiglia che non ha ancora incontrato ma a cui un
giorno si avvicinerà molto.
Paul ha una visione del suo
combattimento con Feyd-Rautha
La più breve delle visioni di Paul
in Dune – Parte
Due si presenta come una premonizione del suo
combattimento con Feyd-Rautha Harkonnen (Austin
Butler). Egli vede uno scorcio dell’imminente duello,
con il filmato che mostra solo una persona che pugnala un’altra
persona nelle viscere con un coltello. In quel momento, non è
chiaro se sia Paul a essere pugnalato o se stia sferrando un colpo
mortale a un avversario. È solo quando si svolge il combattimento
tra Paul e Feyd-Rautha che la visione acquista un senso, poiché
insegna a Paul come battere suo cugino.
Paul ha una visione che conferma
che Jessica è una Harkonnen in Dune – Parte Due
Una rivelazione importante arriva
verso la fine di Dune – Parte
Due, quando viene mostrata un’altra visione di
Paul. Questa inizia con le immagini di un neonato. Poi mostra il
Barone Harkonnen che incontra il bambino, indicando che è
lui il padre. Il significato della visione non è nascosto, poiché
Paul parla sopra la scena mentre parla con sua madre. In questo
modo Dune – Parte
Due conferma che Jessica è la figlia del
Barone Harkonnen, un fatto che lei stessa non sapeva fino
a quando non ha bevuto l’Acqua della Vita.
Il colpo di scena che collega
Jessica alla stirpe degli Harkonnen è un altro tassello del piano
delle Bene Gesserit per produrre il Kwisatz
Haderach. Questo non solo significa che le Bene Gesserit
avevano pianificato la mescolanza delle linee di sangue Atreides e
Harkonnen, ma rende anche Paul il nipote del Barone Harkonnen. È
attraverso questa visione che Paul apprende di far parte di due
potenti casate, oltre che delle Bene Gesserit. Questi fatti, uniti
al fatto che Paul diventa Lisan al Gaib, Imperatore e parte della
Casa Corrino, mostrano quanto sia potente quando
Dune – Parte
Due si conclude.
Una delle sorprese maggiori offerte
da Dune – Parte
due (qui
la nostra recensione) è la presenza dell’attrice Anya Taylor-Joy nel ruolo di Alia
Atreides, cosa che getta le basi per una sua maggior
presenza in un eventuale film successivo. Sebbene non sia uno dei
personaggi principali di Dune – Parte
due– in quanto concretamente non ancora nata e
presente da adulta solo in una delle visioni di Paul – la presenza
di Alia si avverte lungo tutto il film sia come voce guida che come
anticipazione di ciò che sarà. Essendo inoltre una figura
importante all’interno dei romanzi di Frank
Herbert, il personaggio potrebbe dunque facilmente
diventare un punto fermo del franchise, se verranno prodotti altri
film che adattano i successivi libri. Nell’attesa di ciò, scopriamo
qualcosa in più su tale personaggio.
Anya Taylo-Joy e il ruolo di Alia
Atreides in Dune – Parte due
Rebecca Ferguson nel ruolo di Lady Jessica. Photo Credit: Courtesy
Warner Bros. Pictures
Concepita durante gli eventi di
Dune, il
film del 2021, Lady Jessica, porta dunque in grembo Alia per tutta
la durata di questo sequel. L’esposizione della donna all’Acqua
della Vita permette poi ad Alia di acquisire la capacità di parlare
telepaticamente con la madre. Le due possono così discutere di Paul
e della profezia che lo vuole Messia, con Jessica che cita poi
proprio il punto di vista e le opinioni di Alia durante le
discussioni con il figlio sul suo destino. È la stessa Taylor-Joy a
dare voce alla nascitura durante le conversazioni con Lady Jessica.
Data l’importanza del personaggio per il mito di Dune
nel suo complesso, ha senso che il personaggio sia stato ora
introdotto, anche se con notevoli differenze a quanto avviene nel
romanzo.
In esso, infatti, Alia è già una
bambina di due anni, nata nel periodo che intercorre tra la Prima
parte (Il pianeta delle dune) e la Seconda (Muad’dib), ma nonostante ciò presenta già
la capacità di ragionamento di un adulto. È poi proprio lei ad
uccidere il Barone Harkonnen e non Paul, come
mostrato invece nel film. Si parla dunque di un personaggio molto
importante, ma che appunto nel film viene solamente evocato, come a
rimandare di un po’ il suo ruolo all’interno del racconto,
permettendo ora di concentrarsi su altri aspetti. Alia viene poi
silenziosamente presentata con una funzione diversa, che funge in
un certo senso da inquietante premonizione alla crescita di Paul
nel film.
In Dune – Parte
due, infatti, Paul Atreides fa di tutto per evitare di
abbracciare la profezia Fremen del Muad’Dib. Questo è in gran parte
dovuto alle
visioni che lo perseguitano riguardanti un futuro in cui una
guerra guidata dagli Atreides devasta la galassia e lascia miliardi
di morti. In queste visioni, Paul vede una figura che cammina nel
deserto, ignorando le persone che muoiono di fame intorno a loro.
Gradualmente, la visione si fa più chiara, suggerendo che il
personaggio che Paul vede non è, come credeva, sé stesso. Quando
finalmente accetta il suo destino e beve l’acqua della vita, Paul
riceve una visione più vivida della figura.
Questa si rivela essere proprio
Alia, che finalmente parla brevemente con Paul di come ora possa
vedere il passato e il futuro della loro Casa. La scena, che vede
finalmente l’attrice
Anya Taylor-Joy assumere concretamente il ruolo di un’Alia
ormai adulta, rivela il loro legame familiare con il Barone
Vladimir Harkonnen e anticipa sostanzialmente il futuro di Arrakis.
Anya Taylor-Joy appare sullo schermo come Alia solo per pochi
istanti, ma anticipa una grande quantità di conflitti interni e un
potenziale pericolo per Paul e per il resto della galassia in
generale. Se gli adattamenti cinematografici del franchise di
Dune continueranno, Alia avrà dunque un ruolo molto più
importante in futuro.
Alia Atreides e il suo futuro in Dune
Alia, come già accennato, ha infatti
un ruolo di crescente rilevanza nel Ciclo di Dune di Frank
Herbert e diventa un personaggio più centrale nel romanzo
successivo al primo, Dune: Messiah. Alia trascorre
gran parte di quest’ultima storia cercando di aiutare il fratello a
sradicare una cospirazione contro la famiglia Atreides. Il ruolo di
Alia in un eventuale terzo film di Dune si concentrerebbe
probabilmente su questi elementi, oltre che sul suo eventuale posto
all’interno dell’impero galattico, configurandosi dunque come
un’importante alleata per Paul. Quando poi Paul si ritira nel
deserto, diventa lei la reggente dell’Impero, portando a termine le
punizioni contro i cospiratori.
Tuttavia, la storia di Alia è anche
molto più complessa. Quando sua madre Lady Jessica viene scelta per
diventare la Reverenda Madre, conosce perfettamente gli effetti che
l’Acqua della Vita grezza avrà sulla figlia che porta in grembo, ma
a questo punto non può rifiutare la cerimonia. Il risultato è la
creazione di qualcosa che le superiori di Jessica nella sorellanza
Bene Gesserit hanno a lungo temuto e che chiamano
Abominazione: un bambino nato con la piena
consapevolezza e conoscenza delle sue memorie ancestrali. In
seguito, Alia verrà posseduta dalla personalità del nonno materno,
il sanguinario Barone Vladimir Harkonnen.
In I figli di Dune (1976),
Alia diventa dunque progressivamente più subdola e assetata di
potere, man mano che soccombe all’Abominio. Cadendo sotto
l’influenza del personaggio del suo defunto nonno, Alia abusa dei
suoi poteri di reggente e diventa una tiranna spietata. Permette al
Barone di accedere ai suoi sensi in cambio del suo aiuto nel
combattere le altre personalità all’interno di lei. Nelle future
trasposizioni, dunque, Alia potrebbe presentarsi quale antagonista,
anche se non necessariamente quello che è il suo percorso
all’interno di romanzi potrebbe venire adattato in tutto e per
tutto. Di certo, però, si presta ad essere uno dei personaggi più
importanti del futuro del franchise.
La serie comedy Netflix
di Lena DunhamToo Much ha
completato il suo cast con una formazione davvero impressionante.
Oltre ai protagonisti della serie precedentemente annunciati
Megan Stalter e Will Sharpe ci
saranno: Richard E. Grant (“Saltburn”), Stephen
Fry (“The Dropout”), Janicza Bravo
(“Sharp Stick”), Michael Zegen (“The Marvelous
Mrs. Maisel ”), Rhea Perlman (“Cheers”),
Rita Wilson (“Insonne a Seattle”), Leo
Reich (“Leo Reich: letteralmente chi se ne frega?!”),
Adele Exarchopoulos (“Passages”), Adwoa
Aboah (“Top Boy “), Daisy Bevan
(“L’alienista”), Dean-Charles Chapman (“1917”), Kaori
Momoi (“Il tetto più luminoso dell’universo”) e
Prasanna Puwanarajah (“The
Crown”).
È stato inoltre confermato che Emily Ratajkowski apparirà nella
serie.
Too Much segue
Jessica (Stalter), descritta come “una maniaca del lavoro di
New York sulla trentina che si sta riprendendo da una relazione
interrotta che pensava sarebbe durata per sempre e che si sta
lentamente isolando da tutti quelli che conosce. Quando ogni
isolato di New York racconta la storia del suo cattivo
comportamento, l’unica soluzione è accettare un lavoro a Londra,
dove progetta di vivere una vita di solitudine come una sorella
Brontë. Ma quando incontra Felix (Sharpe) – che somiglia più a
Spike che a Will di Notting Hill – scopre che il loro insolito
legame è impossibile da ignorare, anche se crea più problemi di
quanti ne risolve. Ora devono chiedersi: gli americani e gli
inglesi parlano davvero la stessa lingua?”
Lena Dunham
scriverà e dirigerà Too Much, con la musica
originale di Luis Felber, suo marito. Dunham e
Felber sono produttori esecutivi insieme a Tim Bevan, Eric
Fellner, Michael P. Cohen, Surian Fletcher-Jones e
Bruce Eric Kaplan, con Camilla
Bray come produttrice.
Will Forte, tra gli
attori in carne e ossa di Coyote vs. Acme, film
cancellato dalla distribuzione Warner Bros, ha pubblica una lettera
toccante sui social media condividendo i suoi sentimenti riguardo
al film cancellato.
Diretto da Dave
Green, Coyote vs. Acme è finito
all’attenzione della cronaca
dopo la sua cancellazione da parte della Warner Bros. Il film
da 70 milioni di dollari, che vedeva protagonista anche John
Cena e doveva essere un mix di live-action e
animazione, è stato completato nel 2022, ma la sua uscita è stata
cancellata nel novembre 2023.
In una lunga lettera pubblicata su
X, ex Twitter, Forte parla della cancellazione di Coyote
vs. Acme a seguito di una proiezione privata del film
andata malissimo. Leggi i suoi sentiti commenti qui sotto:
L’attore condivide la sua esperienza
di visione del film ed esprime gratitudine al cast e alla troupe
per il loro duro lavoro, congratulandosi con la squadra per aver
realizzato un film che è “super divertente in tutto,
visivamente sbalorditivo, dolce, sincero ed emotivamente
risonante”. L’attore sembra inoltre confermare il destino del
film ed esprime “confusione e frustrazione” nei confronti
della decisione della Warner Bros. di non distribuirlo.
Rivolgendosi direttamente al cast e alla troupe, scrive: “Ne
sareste così orgogliosi”.
Coyote vs. Acme è
il terzo film che la Warner Bros. Discovery ha accantonato dopo
Batgirl e
Scoob! Holiday Haunt nel 2022. Le cancellazioni
fanno parte di uno sforzo più ampio da parte di Zaslav e
dell’azienda per tagliare i costi e ridurre il debito dopo un
periodo di spese esuberanti sotto la precedente leadership. La saga
di Coyote vs. Acme è aggravata dal fatto che il
film è, secondo quanto riferito, abbastanza buono, ed è probabile
che alcuni registi e attori ci penseranno due volte prima di
lavorare con la Warner Bros. in futuro.
Lo svelamento del loook di
Bill Skarsgård in The
Crow ha generato parecchi commenti in rete, e dopo che
anche Alex Projas
ha esternato il suo disappunto in merito a questo look
decisamente diverso da quello di Brandon Lee nel film del 1994, interviene
nella conversazione anche David Ayer.
Il regista di Suicide
Squad si è sentito chiamato in causa dal momento che
il look scelto per Eric Draven di
Skarsgård è decisamente simile a quello che lui stesso
aveva messo a punto per la sua versione del Joker
di
Jared Leto.
David Ayer si è
rivolto a X per unirsi al discorso con un tweet composto solo da
un’emoji con l’occhio alzato. La somiglianza non sfugge al regista
americano, il cui lavoro più recente include il thriller del 2024
diretto da Jason Statham
The Beekeper.
Rupert Sanders,
regista di Biancaneve e il Cacciatore e Ghost
in the Shell, firma la regia del film che, come detto,
sarà un nuovo adattamento della graphic novel gotica e non un
remake del film del 1993 divenuto tristemente famoso per essere
stato l’ultimo di Brandon Lee, morto tragicamente proprio
durante le riprese.
Molti ritengono che quel film
diretto da Alex Proyas abbia svolto un lavoro perfetto di
adattamento della storia e, a questo proposito, il 7 maggio il film
uscirà per la prima volta in 4K Ultra HD e in
Steelbook. The
Crow sarà interpretato anche da Danny Huston,
Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan Bolger
in ruoli non rivelati. Zach Baylin e Will Schneider hanno scritto
la sceneggiatura.
The
Crow uscirà il 7 giugno di quest’anno negli USA. La
sinossi recita: “Le anime gemelle Eric Draven (Skarsgård) e
Shelly Webster (FKA twigs) vengono brutalmente assassinate quando i
demoni del passato oscuro di lei li raggiungono. Avendo la
possibilità di salvare il suo vero amore sacrificando se stesso,
Eric parte alla ricerca di una spietata vendetta sui loro
assassini, attraversando i mondi dei vivi e dei morti per mettere a
posto le cose sbagliate“.
Il rap show Nuova
Scena – Rhythm + Flow Italia è giunto al gran finale!
ELMATADORMC7, JELECROIS e KID LOST si contenderanno il titolo e il
premio di 100.000 euro nell’ultimo episodio della competizione
musicale del mondo rap, che sarà disponibile eccezionalmente da
lunedì 4 marzo alle ore 21.00 solo su Netflix e che
vedrà Nitro come special guest.
I tre finalisti sono
riusciti a convincere i giudici Fabri Fibra, Geolier e Rose
Villain, superando le prove degli episodi precedenti che
hanno visto la partecipazione di star del rap come Guè, Madame,
Marracash, Noyz Narcos, Ernia, Fred De Palma, Ketama126, Lazza,
Lele Blade, Nayt, Nitro, Rocco Hunt, Squarta e Yung Snapp e della
regista videomaker Martina Pastori.
Nella finale ELMATADORMC7,
JELECROIS e KID LOST si sfideranno presentando il proprio brano
originale – che sarà poi disponibile su Spotify dalle 0.01 di
martedì 5 marzo – realizzato in collaborazione con i più importanti
producer della scena italiana: Dat Boi Dee & Poison, Sixpm, Marz &
Zef.
Nuova Scena – Rhythm +
Flow Italia, prodotto da Fremantle Italia, scritto da Dino
Clemente, Matteo Lenardon, Paola Papa, Antonio Vicaretti e da
Chiara Guerra, Vincenzo Majorana, Marina Pagliari, per la regia
di Alessio Muzi, arriva nel nostro Paese dopo il successo
riscosso negli USA e in Francia, rappresentando il primo
adattamento italiano di un format originale Netflix.
In occasione della nona
edizione del Filming Italy – Los Angeles, festival
creato e diretto da Tiziana Rocca che si è
concluso ieri giovedì 29 febbraio a Los Angeles, la casa di
produzione Starlex Productions con il
cortometraggio “Non io” – con la regia di Benedetta Pontellini e la
sceneggiatura di Claudia Gatti – si è aggiudicata il premio
Filming Italy Improving Talent Award.
Vincitore del Ciak D’Oro
per il Miglior cortometraggio nel 2020, “Non io” con protagonisti
Monica Guerritore, Pietro de Silva, Giorgia Gatti e con la voce di
Lina Wertmüller è una storia nata durante la pandemia, girata nella
sua prima versione con uno smartphone e poi successivamente
rielaborata e arricchita. In un periodo storico in cui il contatto
fisico e il raggiungimento delle persone care erano tra i temi più
delicati, il cortometraggio è il racconto di una storia d’amore, in
cui la vita cerca di andare avanti mentre il tempo scorre intorno,
con le difficoltà per incontrarsi e il tempo che sembra durare un
attimo.
Tra gli obiettivi del
festival Filming Italy – Los Angeles c’è quello di incoraggiare la
crescita del talento per garantire il futuro del ricambio creativo
e produttivo e il premio Filming Italy Improving Talent Award è
destinato a realtà emergenti della creatività e della produzione
italiana, con particolare focus ai cortometraggi.
Con questo cortometraggio
scritto e diretto da donne, Starlex Productions – realtà
indipendente tutta al femminile – si aggiudica questo premio, segno
della creatività, originalità e affiatamento del team di
lavoro.
La sceneggiatrice Claudia
Gatti e la regista Benedetta Pontellini sono le fondatrici di
Starlex Productions, che dopo un lungo lavoro nel mondo degli
spettacoli teatrali dal vivo, da qualche anno realizza film e serie
tv, tra cui “Tutte insieme all’abbazia”, commedia prossimamente in
uscita.
Starlex Productions
Fondata nel 2009 da
Benedetta Pontellini e Claudia Gatti, Starlex Productions è una
casa di produzione attiva nell’ambito cinematografico e teatrale.
Nella stagione 2016/17 ha festeggiato la cifra record di 202 mila
spettatori in tutta Italia grazie a spettacoli di successo come “La
Più meglio Gioventù” con Francesco Montanari e “Serata D’Onore” con
Michele Placido. A oggi la società conta oltre 80 spettacoli dal
vivo, documentari, spot, corti, Pubblicità Progresso, Master per le
arti e il premio Migliore Produzione Emergente alla Mostra del
Cinema dello Stretto 2010. Nel 2020 ha prodotto il “3+1 giorni per
innamorarsi”, una commedia romantica con la partecipazione
straordinaria di Maurizio Costanzo e Maria Grazia Cucinotta e con
Lina Sastri, Myriam Catania, Marco Bonini e Pietro De Silva.
Sempre nello stesso anno ha prodotto “Non io”, un corto
sull’esistenzialismo con protagonisti Monica Guerritore, Pietro de
Silva e con la voce di Lina Wertmuller, che ha vinto il Ciak D’Oro
per il Miglior cortometraggio nel 2020.
Sono iniziate negli Studi di
Cinecittà le riprese de Il fotografo del duce, il
nuovo film di Tony Saccucci, prodotto e distribuito da
Luce
Cinecittà. Saccucci torna sul set, dopo il caso mediatico
del suo debutto ‘Il pugile del duce’, e il successivo ‘La prima
donna’ premiato con il Nastro d’argento, con una nuova indagine di
memoria storica e recupero di un personaggio straordinario.
Protagonista de Il fotografo del duce è Adolfo
Porry-Pastorel, fotografo, giornalista, padre dei
fotoreporter italiani, progenitore dei ‘paparazzi’.
Classe 1888, pioniere di un
nuovo linguaggio, geniale ideatore di trovate pubblicitarie,
fondatore ad appena 20 anni dell’agenzia V.E.D.O. – Visioni
Editoriali Diffuse Ovunque, capace di trovarsi con la sua
macchina fotografica al posto giusto nel momento giusto prima dei
concorrenti, autore di clamorosi scoop, negli anni ’10 Porry è già
un numero uno della fotografia di cronaca e attualità. Tra le due
guerre riesce a passare grazie al suo talento e ubiquità per ‘il
fotografo di Mussolini’, e contemporaneamente per un fastidioso
scrutatore del regime (celeberrimo lo scambio di battute tra i due:
‘Sempre il solito fotografo’ – ‘Sempre il solito Presidente del
Consiglio’). Ha accesso alle stanze più intime del capo del
regime ed è attenzionato dalla censura fascista. Milioni di
lettori grazie alle sue foto hanno la cronaca viva di grandi eventi
storici e politici (primo tra tutti l’arresto di Mussolini del
1915, la Marcia su Roma, il ritrovamento del corpo di Giacomo
Matteotti), del costume, del tempo libero, le nuove abitudini degli
italiani.
Il film di Saccucci racconta, tra
riprese originali e filmati di repertorio e fotografie
dell’Archivio Luce – nell’anno che celebra il centenario della
fondazione del Luce – un personaggio che è riuscito a
raccontare il dietro le quinte del potere, la belle époque, il
ventennio fascista e il dramma, vissuto personalmente, della
seconda guerra mondiale. Un ‘occhio del secolo’ rapidissimo
e unico.
‘Porry-Pastorel è un gigante della
fotografia e un fiore all’occhiello del nostro Archivio’ –
commenta Enrico Bufalini, Direttore Cinema e
Documentaristica di Luce Cinecittà. ‘Proprio pochi anni fa durante
la digitalizzazione del suo fondo è stato rinvenuto l’originale
della celebre immagine dell’arresto di Mussolini del 1915, un
ritrovamento che ha impreziosito il nostro patrimonio. Siamo fieri
che un film interamente prodotto dal Luce, diretto da un autore di
talento e passione storica come Saccucci, valorizzi questo grande
artista e con lui l’Archivio Luce, che sa sempre sorprenderci con i
suoi tesori’.
A interpretare Porry-Pastorel è
Michele Eburnea (‘Il sol dell’avvenire’, ‘ ‘Esterno
notte’), giovane talento segnalato di recente dai David di
Donatello come David Rivelazione Italiana.Il
fotografo del duce è una produzione e una
distribuzione Luce Cinecittà.
Scritto dal regista Tony
Saccucci con Vania Colasanti e Flaminia
Padua. Il montaggio è affidato a Patrizia Penzo, la
direzione della fotografia è di Filippo Genovese, le musiche
originali di Alessandro Gwis e Riccardo Manzi. La produzione
esecutiva è di Maura Cosenza. Le riprese si svolgono negli
Studi di Cinecittà, il materiale di repertorio è
dell’Archivio Luce Cinecittà.
Due giorni dedicati
ai documentari Nastri d’Argento 2024 al Cinema
Barberini: lunedì 4 e martedì 5 marzo si
svolgerà unarassegna dedicata
ai documentari premiati dai Giornalisti Cinematografici Italiani
(SNGCI). Un’occasione unica per vedere o rivedere sul
grande schermo una selezione di alcuni fra i più interessanti
Documentari dell’anno vincitori e finalisti dei Nastri
d’Argento, presentati in sala, con i giornalisti che
li hanno scelti, anche dagli autori.
È un evento davvero
speciale con il quale il Cinema
Barberini,che ha recentemente
ospitato la premiazione dei Nastri d’Argento
Documentari 2024 con un ricco parterre di autori, registi e
protagonisti e un’ampia rappresentanza dell’industria
cinematografica, si conferma uno spazio aperto anche
al dibattito sui diversi formati dell’arte e sulla cultura
dell’audiovisivo.
Anche quest’anno la
selezione dei Documentari candidati e vincitori dei Nastri
d’Argento ha incluso film che rivelano uno sguardo sul passato e
sulla nostra storia recente con il ‘Cinema del Reale’, ma
anche un’attenzione speciale, nel mondo dello Spettacolo e nella
Cultura, al cinema e ai protagonisti della
musica, nonché al patrimonio artistico del
nostro paese cui è stata riservata
una cinquina speciale.
Si parte
lunedì 5 con Mur, coraggiosa
opera prima di Kasia Smutniak sul suo viaggio al confine fra
Polonia e Biolerussia e con i due film di Mario
Martone con cui ha vinto il Nastro dell’Anno: “Laggiù qualcuno mi
ama”, emozionante tributo a Massimo Troisi,
e “Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo
Jodice” che celebra il fotografo napoletano. Nella
stessa data verrano proiettati “Profondo
Argento”, unico documentario sul cinema fra i
finalisti, dedicato al maestro dell’horror e
firmato da Giancarlo Rolandi e Steve Della
Casa e il docufilm “Enigma Rol” di
Anselma Dell’Olio che esplora, attraverso
testimonianze e ricostruzioni, la figura del sensitivo torinese
così vicino a Fellini.
Si prosegue martedì
5 con le proiezioni di “Io
noi e Gaber”, con cui Riccardo
Milani ha ripercorso la straordinaria parabola umana
e artistica del grande Signor
G, edi “Un
altro domani” di Silvio Soldini e Cristina
Mainardi che denuncia la violenza sulle donne, per
una volta anche attraverso le voci degli uomini. La rassegna si
chiude con “Roma Santa e dannata”, il
documentario di Roberto D’Agostino, Marco Giusti e
Daniele Ciprì, sorprendente viaggio negli
inferi, intimo e dissacrante, della città più iconica e amata del
mondo.
Una collaborazione,
quella con il Barberini, che riporta ancora una volta i Nastri
d’Argento nel cinema che ha ospitato la 18.ma edizione
del Premio nel lontano 1963, l’anno dei Nastri a
Vittorio Gassman per Il sorpasso e a Gina
Lollobrigida per Venere Imperiale, premiati con Rosi,
Petri, Tonino Guerra e ancora Romolo Valli
e François Truffaut per Jules e
Jim, miglior film internazionale in una serata che si
concluse con l’anteprima
del Gattopardo.
Per tutte le informazioni:
Cinema Barberini – P.za Barberini, 24/26 – Roma – Il
programma
IL PROGRAMMA
LUNEDÌ 4 Marzo
Sala 3
ore 18:00 MUR di Kasia Smutniak (107’)
ore 20:15 LAGGIÙ QUALCUNO MI
AMA di Mario Martone (128’)
presenta il film il regista
Sala 7
ore 18:00 PROFONDO ARGENTO di Giancarlo Rolandi e Steve
Della Casa (70’)
presenta il film il regista Giancarlo Rolandi
ore 19:30 UN RITRATTO IN MOVIMENTO. OMAGGIO A MIMMO
JODICE di Mario Martone (52’)
ore 20:45 ENIGMA ROL di Anselma Dell’Olio (90’)
MARTEDÌ 5 Marzo
Sala 3
ore 18:30 IO NOI E GABER di Riccardo Milani (135’)
presentano il film il regista e i produttori
ore 21:00 ROMA SANTA E DANNATA di Roberto D’Agostino,
Marco Giusti, Daniele Ciprì (91’)
presentano il film gli autori
Sala 7
ore 18:00 UN ALTRO DOMANI di Silvio Soldini e Cristiana
Mainardi (109’)
Vin Diesel,
star di The Last Witch Hunter, condivide una nuova
immagine che anticipa The Last Witch Hunter 2.
Uscito nel 2015, il film fantasy d’azione è diretto da
Breck Eisner, con Diesel nel ruolo di Kaulder,
l’ultimo della sua specie e la linea finale di difesa tra l’umanità
e una piaga creata dalle streghe. Nonostante sia stato un disastro
di critica e non abbia avuto particolare successo al botteghino,
Diesel ha da tempo anticipato un sequel.
In un nuovo post sul suo account
Instagram, Vin
Diesel condivide un’immagine di se stesso in
costume nei panni di Kaulder e anticipa The Last Witch
Hunter 2. L’attore sottolinea l’importanza del ruolo in
quel particolare momento della sua vita oltre a suggerire che il
pubblico non lo ha ancora visto per l’ultima volta.
Giovedì del ritorno al passato…
ho avuto la fortuna di incarnare così tanti personaggi iconici…
alcuni universali e altri che solo alcuni di voi conoscono. È stato
un onore portare un immortale sullo schermo per la Lionsgate… un
giorno spiegherò dov’erano la mia testa e il mio cuore e perché il
personaggio di Kaulder è stato così significativo per me… è stato
un momento potente nella mia vita, come molti di voi
sanno.
Re Lear troverà una nuova
riproposizione cinematografica che si avvarrà di due interpreti
d’eccezione. Al Pacino e Jessica Chastain saranno infatti diretti da
Bernard Rose (Immortal Beloved) nei ruoli del protagonista e di
Goneril.
Non è la prima volta che i due
attori lavorando insieme, anzi, Al Pacino è stato addirittura
l’artefice dell’esordio sul grande schermo di Jessica Chastain con
Wilde Salomé, che lui ha diretto e lei interpretato.
Il film nasce da Salomè, fatta a teatro e che ha visto l’attrice
splendere in un ruolo che le ha poi aperto le porte del cinema,
fino ad arrivare a tre nomination agli oscar e a una vittoria due
anni fa per The Eyes of Tammy Faye.
Al Pacino invece torna a Shakespeare dopo
Il mercante di Venezia (2004) in cui interpretava
Shylock, e i citati
Wilde Salomé (2011) e Salomé
(2013), mentre recentemente ha recitato in Modi
(2024), che è diretto da Johnny Depp.
In Re Lear, un re anziano divide la
sua terra tra le sue tre figlie per prevenire futuri conflitti. Ma
rifiuta la giovane figlia che lo ama e ripone la sua fiducia nelle
sue sorelle, che lo spogliano del suo potere e lo condannano a una
miserabile terra desolata di orrore e follia. “Questo progetto
è stato il lavoro d’amore di Al per oltre un decennio”, ha
detto il produttore Barry Navidi a Deadline.
“Sono felicissimo di portare questa straordinaria impresa sullo
schermo con il brillante adattamento e la visione audace e unica di
Bernard Rose. Sono così entusiasta di collaborare di nuovo con Jess
dopo Wilde Salome di Pacino.”
Pacino ha fatto il suo debutto a
Broadway in Does the Tiger Wear Necktie? nel 1969
e vinse un Tony Award per la sua interpretazione. Ha vinto il suo
secondo Tony per il suo ruolo nel revival del 1977 di The
Basic Training of Pavlo Hummel. Nel 2010 è stato anche
candidato al Tony per la messa in scena de Il Mercante di
Venezia.
Il look di
Bill Skarsgård nel reboot di The
Crow ha scatenato la reazione caustica di Alex
Proyas che è stato il regista dell’adattamento
cinematografico del 1994 della serie di James
O’Barr, con protagonista il defunto Brandon Lee. La nuova versione, diretta da
Rupert Sanders, vede Skarsgård nei panni del
musicista Eric Draven, che risorge in cerca di vendetta dopo che
lui e la sua fidanzata (FKA Twigs) sono stati
uccisi. Quando sono state pubblicate le immagini del film che
mostravano Draven con tatuaggi sul viso e capelli corti, sono state
accostate in maniera denigratoria al look del Joker di Jared Leto
visto in Suicide Squad del 2016.
Su Facebook, Proyas si è unito al
coro di voci contrarie, condividendo un post in cui prendeva in
giro il look del nuovo Eric Draven.
Il regista ha condiviso un’immagine
del film con la didascalia: “Eric Draven ha avuto una brutta
giornata per i suoi capelli. Avanti il prossimo riavvio,
grazie”. Nei commenti, ha espresso ulteriori opinioni sulle
immagini.
Questi commenti non rappresentano la
prima volta che Proyas si esprime contro il riavvio. Prima di
questa denigrazione della nuova versione di Eric Draven di The
Crow, il regista aveva precedentemente rivelato di
aver tentato di impedire il reboot. Ha espresso la sua convinzione
che il film originale dovrebbe rappresentare un tributo all’eredità
di Lee, la star del film originale.
Il film è indissolubilmente legato
all’eredità della defunta star, che ha trovato la morte proprio a
causa di un incidente con un’arma da fuoco mentre sul set giravano
una scena in cui Eric Draven viene colpito. Il film è stato
completato postumo e Proyas ha dichiarato che la sua motivazione
per finirlo era quella di onorare la qualità della performance di
Lee. Non è chiaro se i nuovi commenti di Proyas su
The
Crow siano motivati dallo stesso sentimento o da un
senso di protezione nei confronti del personaggio stesso.
Rupert Sanders,
regista di Biancaneve e il Cacciatore e Ghost
in the Shell, firma la regia del film che, come detto,
sarà un nuovo adattamento della graphic novel gotica e non un
remake del film del 1993 divenuto tristemente famoso per essere
stato l’ultimo di Brandon Lee, morto tragicamente proprio
durante le riprese.
Molti ritengono che quel film
diretto da Alex Proyas abbia svolto un lavoro perfetto di
adattamento della storia e, a questo proposito, il 7 maggio il film
uscirà per la prima volta in 4K Ultra HD e in
Steelbook. The
Crow sarà interpretato anche da Danny Huston,
Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan Bolger
in ruoli non rivelati. Zach Baylin e Will Schneider hanno scritto
la sceneggiatura.
The
Crow uscirà il 7 giugno di quest’anno negli USA. La
sinossi recita: “Le anime gemelle Eric Draven (Skarsgård) e
Shelly Webster (FKA twigs) vengono brutalmente assassinate quando i
demoni del passato oscuro di lei li raggiungono. Avendo la
possibilità di salvare il suo vero amore sacrificando se stesso,
Eric parte alla ricerca di una spietata vendetta sui loro
assassini, attraversando i mondi dei vivi e dei morti per mettere a
posto le cose sbagliate“.
Molti attori si sono scontrati con i
team creativi dei cinecomic a cui hanno preso
parte, ma solo una piccola parte ha effettivamente rovinato i
progetti di cui sono stati protagonisti, sia al botteghino che
diminuendo l’interesse dei fan. Nel corso degli anni, molti film di
supereroi sono finiti nel mirino della critica e dei fan, e questo
a volte è bastato a compromettere le loro possibilità di successo.
Poi, c’è stata la rara occasione in cui qualcuno direttamente
coinvolto in uno di questi adattamenti ha contribuito
(inavvertitamente o meno) a farli fallire.
In questo articolo ci concentreremo
sugli attori che hanno causato danni irreparabili ai
cinecomic di cui sono stati protagonisti. Che si siano
rifiutati di promuoverli, che abbiano avuto problemi personali che
hanno spento l’interesse dei fan o che abbiano mostrato un ego
incontrollabile, siamo certi che converrete che questi attori hanno
fatto ben poco per aiutare i loro progetti.
Jim Carrey
Kick-Ass
ha generato polemiche soprattutto sul personaggio di un bambino che
uccide brutalmente dei gangster e li insulta. Il sequel non
presentava nulla di altrettanto scioccante e ha, fortunatamente,
deciso di non adattare uno stupro di gruppo presente nei fumetti.
Jim Carrey ha comunque deciso di non
promuovere il sequel, scelta che ha indubbiamente incrinato le
possibilità di successo di Kick-Ass 2 al botteghino.
Dopo la
tragedia alla Sandy Hook, l’attore ha
dichiarato che non avrebbe potuto in alcun modo contribuire a
commercializzare un film sulla violenza delle armi. Carrey ha
voltato le spalle a Kick-Ass 2 e molti spettatori hanno fatto lo
stesso: il lato positivo è che non si sono persi molto.
Ezra Miller
Una serie di controversie
ha circondato Ezra Miller prima dell’uscita di The Flash, tra cui accuse di adescamento,
aggressione e furto con scasso. La Warner Bros. ha fatto del suo
meglio per ignorare ciò che stava accadendo, solo che l’attore alla
fine ha dichiarato di aver cercato aiuto. Questo è bastato allo
studio per confermare l’uscita di The Flash come previsto, e ne è seguita una
campagna di marketing che ha cercato ripetutamente di convincere i
fan che stavano per sperimentare “il più grande film di
supereroi mai realizzato“.
Miller ha presenziato a una première di scarso
rilievo ma, per il resto, non ha partecipato alla promozione di
questo adattamento dei fumetti DC Comics. Il
problema più grande è stato quello di mesi – se non anni – di
notizie sul comportamento ripugnante di Miller che hanno lasciato un sapore
talmente cattivo in bocca ai fan da indurli semplicemente a non
voler vedere il film con l’attore protagonista.
Edward Norton
L’ingaggio di Edward Norton per L’incredibile Hulk è stato un grande successo
per i Marvel Studios. All’inizio del 2008, ci si
aspettava che questo film fosse un successo molto più grande di
Iron Man, soprattutto con un protagonista degno di
nota come Bruce Banner. Per tutta la durata della
produzione, Norton ha contribuito a plasmare il cinecomic e gli
ancora inesperti Marvel Studios lo hanno seguito
finchè, durante la post-produzione, si è deciso di dire basta e
L’incredibile Hulk è stato finalmente tolto
dalle mani di Norton.
L’attore era furioso e riteneva che
lo studio si fosse rimangiato la parola data; di conseguenza, si
rifiutò di promuovere un film che aveva disperatamente bisogno del
suo protagonista per farsi conoscere. Le scarse prestazioni de
L’incredibile Hulk hanno trasformato il Golia
Verde in un personaggio secondario del MCU
e hanno tagliato le gambe a questo franchise.
Jonathan Majors
Jonathan
Majors non ha danneggiato solo un cinecomic, ma un
intero franchise. I Marvel Studios hanno continuato a
ingaggiare le stelle più brillanti di Hollywood quando hanno
affidato a Majors il ruolo di Kang della Saga del Multiverso, che ha impressionato in
Loki
prima di essere probabilmente la parte migliore di Ant-Man and The Wasp: Quantumania. Tuttavia,
la carriera dell’attore ha avuto una fine scioccante quando è stato
dichiarato colpevole da una giuria di New York di aver aggredito
l’allora fidanzata durante un alterco risalente a marzo 2023.
I Marvel Studios decisero di non
licenziare Majors fino al verdetto ma, a quel punto, lo
avevamo già visto nella seconda stagione di Loki
(le riprese si erano svolte prima delle accuse). Ora, però, il
MCU
si ritrova senza l’attore attorno al quale doveva essere costruita
l’intera Saga del Multiverso e perdere il suo
Kang ha lasciato il franchise in uno stato di
disordine.
Avengers: The Kang Dynasty non dovrebbe avere più
questo titolo e il ruolo di Kang in futuro sarà ridimensionato;
solo il tempo ci dirà se si tratta di una cosa positiva o
negativa.
Dwayne “The Rock” Johnson
Dwayne
“The Rock” Johnson ha promesso che avrebbe modificato
la gerarchia del DCEU grazie al suo Black Adam del 2022. Questo cinecomic doveva
essere un blockbuster di grande successo che avrebbe lanciato una
nuova versione di questo mondo condiviso che, come avete capito,
ruotava intorno all’ex wrestler professionista.
Johnson ha agito alle spalle dei dirigenti per
riportare Henry Cavill nel ruolo di
Superman, si è rifiutato di condividere lo
schermo con lo Shazam di Zachary
Levi e ha voluto praticamente introdurre qualsiasi cosa,
da un potenziale film sulla Justice Society a Hawkman, come parte di una serie di film che
avrebbe supervisionato.
Black Adam è risultato un film pasticciato,
con una grafica torbida, una CGI che ha fatto cilecca e The Rock che ha praticamente interpretato lo
stesso personaggio di tutti gli altri film in cui ha recitato. I
numeri al botteghino non sono stati buoni, le recensioni sono state
ancora peggiori e Johnson ha finito per
allontanare il pubblico da questo franchise già in difficoltà,
tanto che possiamo solo concludere che è stato uno dei principali
fattori che hanno contribuito alla fine del DCEU.
Dune – Parte
due (qui
la nostra recensione) porta a compimento il racconto proposto
dal primo romanzo del Ciclo di Dune, scritto da Frank Herbert nel
1965. Mentre il film uscito nel 2021
(qui
la recensione) era infatti l’adattamento della Prima Parte,
chiamata Il pianeta delle dune, questo
nuovo film è invece la trasposizione della Seconda e Terza Parte,
chiamate Muad’dibe Il
profeta. L’aver diviso in due film quanto raccontato
in questo primo volume è stata spiegato con la volontà di adattare
quanto più fedelmente possibile quanto in esso presente. Nonostante
ciò, Denis Villeneuve – anche sceneggiatore del
film insieme a Jon Spaihts – ha comunque dovuto
apportare alcune modifiche, che scopriamo qui di
seguito.
Dune – Parte due rimuove
il salto temporale di due anni del libro
La linea temporale di Dune
cambia in Dune – Parte
due. Il sequel di Denis Villeneuve elimina infatti un
importante salto temporale presente nel libro. Così facendo, questo
secono capitolo si svolge direttamente dopo gli eventi del finale
di Dune e nel
corso del film passano solo pochi mesi, a giudicare da come procede
la gravidanza di Jessica. Questo differisce dal libro, in quanto
Herbert ha invece effettuato un salto temporale di due anni poco
dopo che Paul è entrato a far parte dei Fremen. Ciò ha permesso lo
sviluppo di varie relazioni e rende meno rapida l’ascesa al potere
di Paul. In Dune – parte
due, invece, l’eliminazione di tale salto temporale
accelera l’intera narrazione.
Alcuni personaggi non sono presenti nel film
Un personaggio particolarmente
importante all’interno del romanzo e invece del tutto assente in
Dune –
parte due è il Conte Fenring. Egli fa
parte della Casa Corrino, il che rende questo assassino e mentat
addestrato un parente, nonché un amico intimo e un consigliere,
dell’Imperatore Shaddam IV (Christopher Walken). Nel film è
presente sua moglie, Lady Margot Fenring (Lea
Seydoux), ma di lui non vi è traccia. Si tratta di
un’assenza piuttosto importante, dato che nel libro – oltre ad una
sua presenza piuttosto ricorrente – l’Imperatore dà Fenring il
delicato ordine di uccidere Paul.
Altri due personaggi importanti nel
libro ma completamente rimossi dal film sono il mentat
Thufir Hawat e la fremen Harah.
Il primo è presente nel film del 2021, interpretato da
Stephen McKinley Henderson, mentre è completamente
assente dal sequel. Nel romanzo, tuttavia, egli sopravvive
all’attacco degli Harkonnen su Arrakis e iniziato a lavorare per il
Barone Harkonnen. Svolge un ruolo fondamentale nel manipolare
quest’ultimo dietro le quinte e nel cercare di trovare Maud’Dib,
solo per scoprire che si tratta di Paul. Thufir muore poi dopo
essersi rifiutato di uccidere il ragazzo. Tutta questa storia è
però assente in Dune – Parte
due, il che porta a pensare che in questo adattamento egli
non sia sopravvissuto all’attacco di Arrakis.
Harah, invece, è la moglie del
fremen Jamis, colui che Paul deve uccidere alla fine del primo
film. Nel libro, egli si sente particolarmente in colpa per aver
dovuto compiere tale gesto e prende a cuore le sue responsabilità
nei confronti della moglie e dei figli di Jamis. È qui che entra in
gioco Harah, la quale diventa la serva di Paul, segnando l’inizio
di una relazione importante. In Dune – Parte due, tuttavia, Harah non è
minimamente menzionata, una scelta probabilmente fatta per
permettere di concentrarsi in modo più approfondito sul rapporto
tra Paul e Chani.
Gurney ottiene la sua vendetta su Rabban Harkonnen
Il ritorno di Gurney
Halleck (Josh
Brolin) in Dune – Parte
due è accompagnato da alcuni significativi cambiamenti.
Villeneuve ha infatti seguito il libro nel collegare la storia di
Gurney a Rabban Harkonnen (Dave
Bautista), responsabile della cicatrice sul volto del
guerriero e dell’uccisione della sua famiglia. Invece di copiare
però il punto del libro in cui è il popolo Fremen ad uccidere
Rabban dopo anni del suo regno abusivo, l’onore di porre fine alla
vita del crudele Harkonnen viene data proprio a Gurney. Questo
cambiamento permette di dare al personaggio un finale più
soddisfacente, in quanto vendica la sua famiglia e soddisfa il suo
desiderio di sangue.
La morte di Feyd-Rautha e la sua
lotta con Paul sono diverse
Anche la fine di
Feyd-Rautha (Austin
Butler) si svolge in modo diverso in Dune – Parte
due rispetto al libro. Il combattimento tra Paul e
Feyd-Rautha è un momento culminante per entrambi, ma la versione
proposta dal film è molto meno brutale. Villeneuve rinuncia ad
esempio ai trucchi delle lame avvelenate nell’adattamento
cinematografico per renderlo un incontro di pura forza e abilità.
Sebbene la sconfitta di Paul contro Feyd-Rautha sia fedele al
materiale di partenza, nel film avviene dopo aver sorpreso il
cugino con una pugnalata allo stomaco. Nel libro, Paul conficca
invece un coltello nella mascella di Feyd-Rautha e nel suo cervello
per ucciderlo.
Nel libro le Grandi Case non
contestano l’ascesa al trono di Paul
Le scene finali di Dune – Parte
due includono un altro cambiamento: Gurney rivela che le
Grandi Case non onoreranno l’ascesa di Paul a Imperatore. Nel
libro, la sua minaccia di distruggere tutte le miniere di spezie su
Arrakis induce invece la Gilda e le Grandi Case a stare a guardare
lo svolgersi degli eventi. Il romanzo di Frank Herbert non si dice
direttamente quali siano state le reazioni delle Grandi Case al
fatto che Paul sia diventato Imperatore, ma l’idea che sfidino
immediatamente il suo governo è decisamente non presente nel testo.
Tale cambiamento permette però di anticipare la Guerra Santa che
sarà centrale in Dune – Parte tre.
Alia Atreides
Uno dei cambiamenti più importanti
che il film attua rispetto al romanzo è relativo al ruolo di
Alia Atreides. Invece di essere come nel libro una
bambina di due anni con le capacità mentali di un adulto, la
sorella di Paul rimane nel grembo di Lady Jessica
per tutto il film. La scelta di Anya Taylor-Joy – che compare con un cameo
nella versione adulta del personaggio – come Alia Atreides
significa che avrà un ruolo più ampio in futuro. In questo film,
però, pur non essendo ancora nata, può comunque parlare a Jessica
in modo inconscio. Poiché Alia è un personaggio intrinsecamente
difficile da adattare correttamente, questo cambiamento nel libro
ha un certo senso.
Ma significa anche che di Dune – Parte
due sono state cambiate anche altre parti della storia. In
particolare, nel romanzo è proprio Alia ad uccidere il Barone
Harkonnen e non Paul, come invece viene mostrato nel film. L’aver
fatto morire quest’ultimo per mano di Paul, dopo che egli ha
scoperto il legame di parentela che li unisce, aggiunge però un
livello di irrispettosità in più e permette di mostrare
ulteriormente il cambiamento caratteriale di Paul.
La storia d’amore tra Paul e Chani è
una parte importante della storia che Dune – Parte
due racconta, ma il film cambia diversi aspetti e ne
tralascia alcuni molto importanti, a partire dalla nascita del loro
primo figlio. Ciò deriva dalla linea temporale compressa del film e
dal modo in cui Villeneuve cambia la prospettiva di Chani sulla
profezia di Lisan al Gaib. Sebbene non sia menzionata o mostrata
nel sequel, nel libro Chani dà infatti alla luce il primo figlio di
Paul, Leto II, dopo aver trascorso due anni
insieme. Tuttavia, la tragedia li colpisce quando Leto II muore da
neonato durante un attacco a un sietch Fremen.
Il film cambia poi quanto narrato
nel libro riguardo il rapporto tra Paul e Chani in un altro modo
piuttosto significativo, ovvero rendendo Chani parte della profezia
di Lisan al Gaib. Il film incorpora correttamente il nome Fremen di
Chani, Sihaya, che significa “Primavera del deserto”, ma vi
aggiunge un peso maggiore. Chani dice infatti subito di essere
legata a qualche profezia e solo dopo che Paul beve l’Acqua della
Vita il suo legame viene rivelato. Quando Chani piange a causa del
coma di Paul, le sue lacrime si mescolano all’Acqua della Vita per
riportarlo alla piena coscienza, adempiendo a una parte della
profezia non riportata nel libro.
Infine, il punto in cui Dune – Parte
due lascia la storia di Chani è probabilmente uno dei più
grandi cambiamenti rispetto al libro che il film apporta. Dopo che
Paul diventa imperatore e decide di sposare la Principessa Irulan
(Florence
Pugh) Chani esce infuriata dalla stanza, dirigendosi
nel deserto e richiamando un Verme della Sabbia per allontanarsi da
lì. L’impressione è che si senta tradita da Paul, che sia frustrata
da ciò che lui è diventato e dalla profezia, e che alla fine
potrebbe lasciarsi alle spalle Maud’Dib per una vita più
semplice.
Si tratta però di un finale
drasticamente diverso da quello del libro, dove Chani, pur ferita
dalle decisioni di Paul, alla fine capisce perché le sta prendendo
e che il matrimonio con Irulan è puramente di facciata. Rimane al
fianco di Paul per tutto il tempo, accettando il suo ruolo di
“concubina” perché viene comunque trattata come una moglie. Come
noto, Chani dà alla luce nel racconto di Herbert ad altri due figli
di Paul, morendo però di parto. Con questo finale così diverso, è
ora tutto da scoprire in che modo il loro rapporto evolverà con il
proseguimento della trasposizione cinematografica di
Dune.
Il pubblico è rimasto scioccato
quando ha scoperto che la scena post-crediti di The
Marvels includeva il primo sguardo agli
X-Men nell’MCU. Ma sembra che il pubblico non
sia stato l’unico a rimanere sorpreso perché anche Teyona
Parris, che era nella scena con Bestia/Hank McCoy, non
sapeva che sarebbe stato nel film. Lo ha scoperto guardando il film
al cinema, proprio come tutti gli altri.
Secondo Parris in una recente
intervista con Entertainment Tonight, quando ha
filmato la scena post-crediti di The
Marvels, Bestia era semplicemente un medico normale. A
Parris non è stato nemmeno detto che ci fosse la possibilità che si
trattasse di un cameo o di una sorpresa. “Mi sono scatenata
[vedendo Bestia alla fine di The
Marvels] perché ho pensato: “Aspetta un attimo! Non è quello
con cui ho girato!” E non ne avevo idea finché non l’ho visto in
sala… Quando l’abbiamo girato, era un attore molto gentile, molto
gentile, e indossava un camice da laboratorio. Sembrava un medico
normale e regolare. Nessuno ha detto: “A proposito, questa sarà una
piccola sorpresa”. Non ne avevo idea. L’ho scoperto con tutti gli
altri.”
Non è chiaro esattamente il motivo
per cui la Marvel abbia tenuto nascosto questo
dettaglio a Parris, ma è possibile che si trattasse di un tentativo
di mantenere segreta l’inclusione degli X-Men in
The
Marvels fino alla premiere.
Mentre a breve arriverà la serie
d’animazione dedicata ai Mutanti Marvel, non abbiamo altre
indicazioni su quando vedremo davvero in azione i personaggi degli
X-Men.
Mentre Jurassic
World 4 è ormai un dato di fatto, con tanto di
annuncio di inizio riprese, si affollano in rete alcuni rumor
relativi al nuovo titolo ufficiale del film. Secondo l’insider di
Hollywood Daniel Richtman tramite il
suo Patreon, il prossimo sequel di Jurassic
World si chiamerà Jurassic City. Inoltre,
Jurassic City non avrà un’atmosfera simile a Fuga
da New York, informazione che smentisce la diffusa speculazione
online secondo cui il prossimo sequel si sarebbe ambientato in un
ambiente simile.
Cosa sappiamo di Jurassic World 4?
Sebbene non siano ancora state
rivelate informazioni ufficiali sulla trama del nuovo Jurassic
World 4, la scrittura della sceneggiatura da parte di
Koepp suggerisce che il film potrebbe tornare alle origini del
franchise. Koepp non solo ha scritto l’acclamato originale del 1993
di Steven Spielberg, ma anche il suo sequel del
1997, Il mondo perduto: Jurassic Park. Non essendo previsto
il ritorno di membri del cast storico come Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, né di nuovi membri del cast di
Jurassic World come Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, il prossimo sequel
potrebbe aprire la strada a una nuova era per il franchise.
Anche l’assunzione di Edwards
fornisce qualche indicazione su ciò che potrebbe accadere in
futuro. Edwards, che ha diretto anche Godzilla del 2014, ha anni di esperienza come
artista VFX e questo è certamente uno dei motivi principali per cui
tutti i suoi film presentano immagini CGI mozzafiato. The
Creator, ad esempio, presenta un lavoro VFX straordinario
ed è stato realizzato con un budget inferiore alla metà di quello
di un tipico film del MCU, il che suggerisce che Jurassic
World 4potrebbe avere una delle
migliori CGI del franchise di sempre.
Le informazioni sulla trama possono
essere scarse, ma il finale di Jurassic World: Il Dominio potrebbe in un certo senso
aver preparato gli eventi del prossimo sequel. Il film si conclude
con gli esseri umani e i dinosauri che vivono fianco a fianco, e il
prossimo film potrebbe riprendere proprio da qui, solo con nuovi
personaggi. Con l’avvicinarsi della data di inizio delle riprese, è
comunque probabile che nei prossimi mesi vengano rivelate ulteriori
informazioni sulla trama di Jurassic
World 4, ma anche sugli attori principali che
comporranno il cast.
I Marvel Studios stanno cercando di
tornare a un assetto che permetterà loro di raccontare storie
rilevanti e interessanti per il pubblico. Nel 2024, ad esempio,
questo sforzo si traduce nell’uscita di un solo film per il cinema
d di due serie tv per
Disney+.
La conclusione di Infinity
Saga di enorme successo ha coinciso con il lancio di
Disney+ e ai Marvel Studios è stato assegnato il
compito di sviluppare un’intera serie di progetti per attirare
abbonati alla piattaforma di streaming. L’impegno era enorme e di
conseguenza la connettività tra film e programmi TV ne ha sofferto.
In definitiva, il problema di aumentare la quantità ha avuto
ricadute sulla qualità, come spesso accade.
Nel futuro prossimo, Daniel Richtman afferma che i Marvel Studios sposteranno la loro
offerta sul piccolo schermo verso storie quasi esclusivamente “di
strada” come è stato Echo
e come sarà Daredevil:
Born Again. Ci saranno alcune eccezioni, inclusi i
programmi TV Wiccan e Vision
Quest che sono già in fase di sviluppo.
In altre sedi, lo scooper sostiene
che anche quando la saga del Multiverso si concluderà con
Avengers: Secret Wars, il
Multiverso Marvel continuerà a vivere.
Richtman non ha condiviso molti dettagli aggiuntivi ma ha affermato
che “Sony è la causa“. Immaginiamo che questo
abbia qualcosa a che fare con Spider-Verse, e i futuri crossover
con Spider-Men in live action e la sua lista di film Marvel.
“Ci sono state alcune delusioni.
Avremmo voluto che alcune delle nostre uscite più recenti
funzionassero meglio”, ha detto in precedenza il CEO della
Disney, Bob Iger, a proposito dei fallimenti dei
Marvel Studios. “È riflessivo e
non un problema dal punto di vista del personale, ma penso che, nel
nostro zelo di far crescere i nostri contenuti in modo
significativo per servire principalmente le nostre offerte di
streaming, abbiamo finito per tassare le persone ben oltre, in
termini di tempo e concentrazione, oltre il punto in cui erano
stati.” “La Marvel ne è un ottimo
esempio”, ha aggiunto.
“Non erano nel business
televisivo a un livello significativo. Non solo hanno aumentato la
produzione cinematografica, ma hanno finito per realizzare una
serie di serie televisive e, francamente, ciò diluiva la
concentrazione e l’attenzione. Questo è, credo, di motivo del calo
più di ogni altra cosa.”
“Quattro mesi e mezzo fa mi
riferivo affettuosamente a me stesso come un pasticcione”,
dice Edi Gathegi nel post: “Portavo molto
dolore, in parte sotto forma di sacche di grasso sottocutaneo nella
parte centrale ed ero probabilmente nella peggiore forma della mia
vita. Poi Dod mi ha lanciato una sfida che mi avrebbe costretto a
tornare alle mie passioni.” “Sono orgoglioso di dove siamo oggi e
niente di tutto ciò sarebbe possibile senza il Michelangelo del
fitness Paolo Mascitti e il supporto della mia oca @adriana_ptk che
con pazienza e prospettiva ha accettato anche la missione che ci è
stata affidata”, ha concluso Gathegi. “Mr. Terrific a
rapporto in servizio. Chi sarà il prossimo?”.
Anche se Mister Terrific è forse
meglio conosciuto per la sua intelligenza, non è un tipo che si
tira indietro in una rissa, quindi l’attore che ha scelto di
mettersi in forma per il ruolo ha decisamente il suo
senso. Quando è stato scelto per il film l’anno scorso,
Gathegi ha condiviso una breve dichiarazione in cui condivideva la
sua eccitazione nell’interpretare il personaggio. “Sono molto
grato che un maestro narratore mi abbia invitato a contribuire a
una proprietà iconica e a questa conversazione artistica”, ha
detto. Ecco la sua strasformazione:
Superman, tutto quello che
sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio
2025.
Tim Blake Nelson è
uno dei volti più iconici e caratteristici dei grande schermo, e ha
collezionato una lunga lista di crediti impressionanti nel cinema e
in televisione e lo vedremo presto anche in
Captain America: Brave New World. Tuttavia, il suo
ultimo progetto, Asleep in My Palm, vede
l’attore offrire una delle sue migliori interpretazioni fino ad
oggi.
Il film esplora la natura della
genitorialità e della classe sociale mentre un padre e una figlia
vivono fuori dagli schemi nelle zone rurali dell’Ohio, dove devono
affrontare le sfide del risveglio sessuale di lei mentre lui fugge
da un passato violento e conflittuale.
Diretto da Henry
Nelson e caratterizzato da un’interpretazione
straordinaria di Chloë Kerwin, è un film
molto speciale che porta i suoi protagonisti, e il pubblico, in
luoghi molto inaspettati. Proprio in occasione della presentazione
di Asleep in My Palm, Tim Blake Nelson ha avuto
modo di parlare anche del suo prossimo ruolo in
Captain America: Brave New World, e del suo ritorno
nei panni di Samuel Sterns, alias The Leader.
Nelson ha interpretato il
personaggio per la prima volta nel film L’incredibile
Hulk del 2008, con la scena finale che anticipava la sua
trasformazione nell’iconico cattivo dei fumetti. Da allora il
personaggio non è più stato visto, anche se un fumetto ha rivelato
che Sterns è stato portato nello S.H.I.E.L.D. sotto la custodia di
Vedova Nera.
Adesso ci si aspetta che sia lui il
grande cattivo di Captain America: Brave New World
e parlando con CBM, Nelson ha
detto:“Sono davvero emozionato. Mi sono divertito moltissimo a
filmarlo, e [io] ho lavorato con il team Marvel e con questo meraviglioso
truccatore di nome David Atherton con il quale ho collaborato a una
dozzina di film ormai. Penso che le persone saranno piuttosto
entusiaste di come appare questo personaggio. E di cosa ha da dire
e cosa fa”, ha scherzato. “Tutto il potere allo
straordinario team della Marvel.”
Quello che sappiamo sul film
Captain America: Brave New World
Captain America: Brave New World riprenderà da
dove si è conclusa la serie Disney+The Falcon and the
Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson
(Anthony Mackie)
dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il
regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield
Paradox) ha descritto il film come un “thriller
paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader
(Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua
trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk
del 2008.
Secondo quanto riferito, la star di
Alita: Angelo della BattagliaRosa
Salazar interpreta la cattiva
Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi
al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic
Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già
fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora,
Captain America: Brave New World è indicato come uno
dei titoli più importanti della Fase 5.
La corsa al miglior attore
protagonista per gli Oscar 2024 è, forse, quella più
competitiva e imprevedibile. I film del 2023 hanno offerto una
serie di interpretazioni incredibilmente memorabili. Il pubblico ha
assistito a una serie di performance che rimarranno sicuramente
nella storia del cinema. A differenza dello scorso anno dove tutti
facevano il tifo per Brendan Fraser in The Whale,
quest’anno ci sono diversi attori per cui parteggiare tanto che
anche per l’Academy è stato complicato scegliere la cinquina finale
con Leonardo DiCaprio nel ruolo del grande escluso
per la sua interpretazione in Killers of the Flower Moon.
Di seguito, ecco i
candidati agli Oscar 2024 per la categoria
miglior attore protagonista
Colman Domingo – Rustin
Colman
Domingo si è assicurato una nomination come
miglior attore agli Oscar 2024 grazie al suo lavoro in
Rustin. Il film biografico di Netflix è incentrato sulla figura di Bayard Rustin,
l’attivista gay per i diritti civili che contribuì a orchestrare la
Marcia su Washington del 1963. L’attenzione per il film è stata
grande fin dal suo debutto al Telluride Film
Festival, e le lodi per l’interpretazione di Domingo, in
particolare, sono cresciute da allora. Quando poi il film è stato
distribuito sulla piattaforma l’opinione positiva riguardo
l’interpretazione di Domingo è andata crescendo.
Purtroppo però quest’anno dovrà
vedersela con dei veri giganti per cui le sue possibilità di
vittoria sono davvero minime. Per Colman Domingo
si tratta della prima nomination agli Oscar della sua carriera. Ci
era già andato vicino in passato, come nel caso di Ma Rainey’s Black Bottom, ma il suo lavoro di supporto
non era stato premiato. Di nuovo sotto la guida del regista
George C. Wolfe questa volta con un ruolo da
protagonista, Domingo ha ottenuto il suo riconoscimento.
Jeffrey Wright – American
Fiction
Jeffrey Wright entra nella cinquina come
miglior attore protagonista per gli Oscar 2024 grazie al suo lavoro
in American Fiction. Il debutto alla regia di Cord
Jefferson ha ricevuto grandi apprezzamenti al suo debutto al
Toronto International Film Festival. Wright
interpreta lo scrittore Thelonious “Monk” Ellison in questa
commedia satirica che gli è valsa la sua prima nomination agli
Oscar.
L’attore ha anche ottenuto le
nomination ai Golden Globe, ai SAG Awards, ai Critics Choice Awards
e ai National Society of Film Critics Awards, pur non avendo vinto
in nessuno di questi. Purtroppo anche per lui la corsa agli Oscar
2024 sarà in salita ed è difficile che vinca. Nonostante lavori a
Hollywood da decenni, questa è la sua prima nomination agli
Oscar.
Bradley Cooper – Maestro
Bradley Cooper con la sua interpretazione del
leggendario compositore Leonard Bernstein è stato nominato ancora
una volta agli Oscar. Il tutto è iniziato quando Maestro ha debuttato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia e le recensioni hanno iniziato ad affermare la sua
grande interpretazione.
Il lavoro di Cooper nel film non si
è limitato alla sola regia ma a una completa immersione nel
personaggio di Bernstein (compositore delle musiche di West
Side Story). Ore di trucco per ricreare perfettamente i
tratti tipici della figura del leggendario maestro hanno portato
Cooper alla sua quarta nomination come miglior attore e potrebbe
diventare anche la sua prima vittoria nonostante non sia il
favorito, ma gli Oscar 2024 potrebbero diventare
imprevedibili.
Paul Giamatti – The Holdovers
Paul Giamatti, dopo la sua nomination
ufficiale, è vicino a ottenere l’ambito premio come miglior attore
protagonista agli Oscar 2024. Il suo ruolo in The Holdovers di Alexander Payne ha tutte le carte in
regola per raccontare una delle storie più belle della stagione dei
premi. La candidatura di Paul Giamatti
all’Oscar come miglior attore per The Holdovers
segna la sua seconda candidatura all’Academy, ma la prima in questa
categoria.
In precedenza aveva ricevuto una
nomination come miglior attore non protagonista nel 2006 per
Cinderella Man. Ha già vinto ai Golden
Globe, ai Critics Choice Awards e al National Board of Review ed è
considerato il degno rivale di Cillian Murphy. La vittoria ai Golden Globe,
però, arriva in una categoria diversa rispetto a Oppenheimer di Christopher Nolan: al momento i
due attori sono al pari per statuette vinte e gli Oscar saranno di
importante peso per i due attori e per i rispettivi film.
Cillian Murphy – Oppenheimer
Cillian Murphy ha interpretato J. Robert
Oppenheimer in
Oppenheimer di Christopher Nolan.
Grazie a questo film ha ottenuto la sua prima nomination agli Oscar
come miglior attore protagonista. Cillian Murphy,
come Brendan Fraserlo scorso
anno, potrebbe ottenere la statuetta alla prima nomination.
Grazie alla sua interpretazione
intensa e ai numeri al botteghino della pellicola di Nolan,
l’attore è stato il favorito dai gruppi di critici per gran parte
della stagione dei premi, ma Paul Giamatti lo ha
battuto ai
Critics Choice Awards. La vittoria ai Golden Globe è stata
certamente d’aiuto e la recente vittoria ai SAG Awards ha
ulteriormente contribuito a renderlo il candidato con la maggiore
probabilità di vincere come miglior attore agli Oscar 2024.
Oscar 2024: chi vincerà?
Durante la notte degli
Oscar 2024, che si terranno il 10 marzo
(saranno visibili anche in Italia) potrebbe succedere di tutto. Il
favorito di questa edizione è sicuramente Cillian Murphy per il suo ruolo in
Oppenheimer. È la prima volta di Murphy su tutti i
fronti dato che dopo vent’anni di collaborazione con
Christopher Nolan l’attore irlandese ha finalmente
ottenuto un ruolo da protagonista in uno dei suoi film.
Murphy ha offerto la performance più
importante della sua carriera per
Oppenheimer, scienziato brillante e
tormentato. La capacità dell’attore di mostrare la vita del
protagonista in tutte le sue sfaccettature e la sua capacità
di mostrarlo al meglio e al peggio hanno contribuito a definire una
delle migliori interpretazioni del 2023 e probabilmente portarlo
alla vittoria dell’Oscar.
Amici squattrinati, scommesse
ippiche, partite di carte, fumo e donne oggetto. Con il suo film
d’esordio, dal titolo Leggende Metropolitane,
Stefano Meloncelli – regista di oltre 200 videoclip
musicali di artisti della scena rap e trap (tra cui Gué
Pequeno e Vacca) – accompagna il pubblico tra l’inettitudine e la
nefandezza delle strade dimenticate delle periferie lombarde,
quelle “fuori Milano”, dove le favole non hanno morale.
Il film, prodotto da James Dean
Movie in collaborazione con SNOBLAB A.C. e con Portorico MNGMT &
Provincia Kartel, è disponibile dal 1° marzo sulla
piattaforma streaming Prime
Video.
Leggende Metropolitane Trama
Sandro, Chico e Gigi sono tre amici
perdigiorno che faticano a relazionarsi con il mondo esterno e a
riscattarsi socialmente: Sandro (Mattia Travaini)
è un impiegato comunale rude e sempre nervoso, Chico
(Fabrizio Marchegiani) è un bidello che tutti
credono muto ma in realtà è solo incompreso, e Gigi (Diego
Paul Galtieri), invece, è un falso invalido, pigro e
svogliato, un parassita sociale di cui le uniche certezze sono che
“non è ricco, non è astemio e non ha fretta”. A questo trio si
affiancano poi Giusy (Chiara Pollicino), una
giovane donna in cerca di una relazione amorosa stabile, e Tini
(Papa K Mensah), un colto ed elegante spacciatore
extracomunitario.
Convinti di aver ricevuto la
“soffiata del secolo” da Mario (Edoardo Costa), un
miliardario generoso e misterioso, i tre amici decidono di
scommettere una piccola somma su un cavallo che credono sicuro.
Tuttavia, quando la scommessa va male, ritornano da Mario sperando
di avere una spiegazione e un’altra opportunità. Invece, Mario
affida loro un compito insolito: trovare Marietto, il figlio di
ventisette anni scomparso da giorni.
Leggende metropolitane In foto (da sinistra a destra) gli attori
Mattia Travaini, Diego Paul Galtieri e Fabrizio
Marchegiani.
Una “favola” senza morale
“Voglio raccontarvi una favola
urbana perché questo mondo ha bisogno di eroi, di sentimenti e di
storie da raccontare”. È con questa frase che si apre
Leggende Metropolitane, un film che si propone di essere
una favola urbana ma che di fiabesco, in realtà, ha davvero
poco e nulla, tantomeno gli eroi. Fin dalle prime scene,
infatti, Meloncelli trasporta il pubblico tra le strade di una
delle tante degradate periferie del nord Italia, evocata da
suggestivi primi piani e campi lunghissimi che ne enfatizzano la
bellezza e la solitudine.
Anche la narrazione, con tono comico
e irriverente, si impegna a mostrare ed esaltare l’essenza più
dolceamara e nefanda di una realtà trascurata, che fatica a stare
al passo col mondo esterno. Quella di Leggende
Metropolitane è, dunque, una storia tanto semplice
quanto grottesca, in cui verosimiglianza e assurdità
convivono per raccontare non solo i vizi e i cliché della
periferia e di chi la abita, ma anche e soprattutto
l’esasperante “sopravvivenza” di chi si trova ai margini della
società.
Leggende Metropolitane | In foto (da sinistra a destra) gli attori
Mattia Travaini e Edoardo Costa.
Un velo di amatorialità
Nonostante il titolo possa suggerire
un’atmosfera quasi fantastica, in Leggende Metropolitane,
Meloncelli sceglie di utilizzare il mezzo cinematografico come una
piccola finestra sulla realtà, proponendo un
racconto realistico e dettagliato sulla “classe sociale degli
ultimi”, degli emarginati, di coloro che non riescono (né tentano)
di riscattarsi socialmente.
Pur offrendo momenti grossolanamente
divertenti e richiamando il paradigma della commedia all’italiana,
Leggende Metropolitanenon riesce a superare
completamente quel limitante velo di “amatorialità”,
lasciando una sensazione di incompiutezza nell’esplorare a fondo le
emozioni e le esperienze dei suoi personaggi (a dir poco
macchiettistici e unidimensionali), oltre che alla loro visione del
mondo.
La Universal Pictures, che ha
recentemente firmato un accordo esclusivo di first-look con i
registi, ha aggiunto al suo calendario di uscita un “Film
evento senza titolo diretto da Daniels” per il 12 giugno 2026.
Non sono disponibili informazioni: nessun titolo, genere o attore
sul film.
La folle commedia sci-fi d’avventura
della coppia di registi Everything Everywhere All at Once è stata
sostenuta da A24 ed è
diventata il primo film indipendente dopo la pandemia a incassare
100 milioni di dollari al botteghino globale. Il film vede
protagonista Michelle Yeoh nei panni della
proprietaria di una lavanderia a gettoni in difficoltà che, mentre
viene controllata dall’IRS, scopre di dover connettersi con
versioni di se stessa in universi paralleli per prevenire una
distruzione catastrofica. Il film ha vinto sette Oscar, compreso
quello per il miglior film.
Sebbene il successo di Everything Everywhere All at Once li
abbia catapultati nel mainstream, Daniels e Wong hanno creato un
corpus di lavori che abbraccia musica, televisione e film. Sono
diventati famosi per la prima volta dirigendo il video musicale
virale di Turn Down for What di Lil Jon e
successivamente hanno vinto il premio come miglior regia al
Sundance Film Festival nel 2016 per Swiss Army
Man, con Paul Dano e Daniel
Radcliffe.
Con un post su Instagram, il regista James Gunn ha comunicato che oggi, 29
febbraio, sono ufficialmente iniziate le riprese del film Superman:Legacy. Nel post Gunn fa inoltre notare
come, per pura coincidenza, queste abbiano avuto inizio proprio nel
giorno del compleanno dell’iconico supereroe. Il post si rivela
però ulteriormente interessante per altri due motivi: il regista ha
infatti mostrato una foto di quello che sembra essere il logo
ufficiale di Superman e del suo costume, ed ha inoltre rivelato che
benché nelle prime versioni della sceneggiatura il film si
chiamasse Superman: Legacy, al momento di chiudere la
versione definitiva della sceneggiatura è divenuto per lui chiaro
che il film si sarebbe dovuto semplicemente chiamare
Superman. Di seguito, ecco il post
pubblicato da Gunn su Instagram:
Superman, tutto quello che
sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio
2025.
Disney ha
presentato la prima foto di Tron:
Ares, il terzo film del franchise fantascientifico
Tron, che è entrato in produzione a Vancouver a
gennaio. Guardate la foto qui sotto.
Interpretato da Jared Leto, Tron:
Ares segue un programma altamente sofisticato, Ares,
che viene inviato dal mondo digitale a quello reale per una
missione pericolosa, segnando il primo incontro dell’umanità con
esseri A.I.. Alla regia di Tron: Ares c’è
Joachim Rønning, che ha diretto sia Pirati
dei Caraibi: Dead Men Tell No Tales che
Maleficent
– Signora del male per la Disney dopo il suo
successo con Kon-Tiki del 2012. Jared Leto,
Evan Peters, Jodie Turner-Smith e Greta
Lee completano il cast del film scritto da Jesse
Wigutow e Jack Thorne, la cui produzione
dovrebbe iniziare ad agosto (dipendentemente dallo sciopero degli
attori SAG-AFTRA). Emma Ludbrook, Jeffrey Springer
e Leto produrranno, con Russell
Allen come produttore esecutivo.
Jesse Wigutow e Jack
Thorne hanno scritto la sceneggiatura di Tron:
Ares, mentre Sean Bailey, Jeffrey Silver, Justin
Springer, Leto, Emma Ludbrook e Steven Lisberger hanno prodotto
insieme al produttore esecutivo Russell Allen. L’uscita del film è
prevista per il 2025.
Il franchise di
Tron è stato lanciato con l’omonimo film del 1982 con
Jeff Bridges nei panni del creatore di
videogiochi Kevin Flynn, che è stato lodato per i suoi
effetti visivi e ha sviluppato un classico di culto dopo una
difficile uscita nelle sale. A questo ha fatto seguito il sequel
Tron: Legacy del 2010, che ha introdotto nel cast
Garrett Hedlund e
Olivia Wilde e che ha ottenuto poco più di 400 milioni
di dollari al suo debutto durante le festività natalizie.
In una dichiarazione che accompagna
la pubblicazione della prima immagine di Tron,
Rønning ha dichiarato: “Sono entusiasta di far parte
del franchise di TRON e di portare questo nuovo film ai fan di
tutto il mondo. Tron:
Ares” si basa sull’eredità di design, tecnologia e
narrazione all’avanguardia. Ora più che mai, sembra il momento
giusto per tornare alla Griglia“.
Emily Blunt è in trattative per unirsi al cast
di The Smashing Machine, che segnerà il debutto
alla regia solista di Benny Safdie. Il film sarà
un lungometraggio A24 con
Dwayne Johnson nei panni del campione di MMA e
UFC Mark Kerr. La produzione del film inizierà questa estate.
Emily Blunt è in trattative per interpretare
Dawn Staples, la moglie di Kerr. Secondo lo studio, “Mentre cercano
di costruire una nuova vita insieme, Dawn fatica a trovare il suo
posto nel mondo caotico e contraddittorio di Mark”.
Il progetto riunirebbe Emily Blunt sia con Safdie, con cui ha
recitato in Oppenheimer
di Christopher Nolan, sia con Johnson, suo
co-protagonista nel film Disney del 2021 Jungle
Cruise.
La trama del film recita: “’The
Smashing Machine’ è un dramma basato sulla storia di Mark Kerr, il
leggendario combattente MMA dell’era senza esclusione di colpi
dell’UFC all’apice della sua carriera. Lotta con la dipendenza, la
vittoria, l’amore e l’amicizia nel 2000.”
Johnson e Safdie si sono collegati
per la prima volta al progetto nel 2019, ma hanno perso i contatti
e hanno sospeso il film a causa della pandemia. Anni dopo, durante
una telefonata con Blunt, Johnson le ha rivelato il suo desiderio
di riconnettersi con il progetto e interpretare Kerr. Dopo aver
visto il documentario del 2002 “The Smashing Machine: The Life and
Times of Extreme Fighter Mark Kerr”, Emily Blunt
ha incoraggiato Johnson: “Devi fare questo film”.
Quando Blunt e Safdie hanno parlato
sul set di Oppenheimer,
è venuto fuori il nome di Johnson, e l’attrice ha spinto Safdie a
riconnettersi con l’attore. Per la sua performance in
Oppenheimer,
Emily Blunt è attualmente nominata per un Academy
Award.
Il regista e attore Xavier Dolan è stato scelto per presiedere la
Giuria di Un Certain Regard al 77°
Festival
di Cannes. Così si legge nel comunicato ufficiale:
È stata una scelta ovvia: il cinema
di Xavier Dolan ha trovato la sua maturità nella
sua estrema giovinezza e audacia, di quelle che aprono un mondo di
possibilità, che credono più nei sogni che nella realtà, e che
trovano il modo di elevarsi alla propria creative ambizioni.
“Sono onorato e felice di
tornare a Cannes come presidente della giuria di Un certain
Regard, ha dichiarato Xavier Dolan. Ancor più che fare
film da solo, scoprire il lavoro di registi di talento è sempre
stato al centro del mio percorso personale e professionale. Vedo,
in questa responsabilità che mi è stata assegnata, l’opportunità di
concentrarmi con i membri della giuria di Un certain Regard su un
aspetto essenziale dell’arte cinematografica: le storie raccontate
in modo veritiero.”
Greta
Gerwig presiederà la giuria del 77° Festival di Cannes
che si svolgerà da martedì 14 maggio a sabato 25 maggio 2024. La
Selezione Ufficiale sarà annunciata giovedì 11 aprile 2024.