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Il cattivo poeta: tutto quello che c’è da sapere sul film

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Cinema e lettertura sono spesso andati d’accordo e numerosi sono infatti i film dedicati a celebri poeti o scrittori della storia. Tra i più noti si annoverano Poeti dall’inferno, dedicato a Paul Verlaine e Arthur Rimbaud, Bright Star, dedicato a John Keats, o Wilde, dedicato a Oscar Wilde. Anche in Italia, negli ultimi anni, sono stati prodotti alcuni film con protagonisti importanti personalità della letteratura italiana. Esempi celebri sono Il giovane favoloso, dedicato a Giacomo Leopardi, La stranezza, con Luigi Pirandello tra i protagonisti, e Il cattivo poeta (qui la recensione del film), dedicato invece agli ultimi anni di vita di Gabriele D’Annunzio.

Il film è l’opera d’esordio di Gianluca Jodice, mentre a produrlo vi è la mano ormai esperta di Matteo Rovere e la sua Groenlandia. L’obiettivo non è era però dar vita ad un semplice biopic quanto ad una rilettura di D’Annunzio e dei suoi ultimi anni di vita, che Jodice ha riassunto come “un Nosferatu dentro al suo mausoleo-castello”. Attraverso l’esilio autoimposto di uno dei più importanti poeti italiani del Novencento, emerge tutto il clima di un’epoca segnata dal fascismo, dalle tensioni politiche e dall’approssimarsi della guerra. Quello che Jodice porta avanti è dunque un vero e proprio ritratto d’epoca, basato su fonti storiche attendibili.

A partire da lettere, diari e testimonianze scritte di quelli che hanno vissuto gli eventi in prima persona, si costruisce dunque un entusiasmante film che propone uno sguardo nuovo su una personalità della nostra storia che si dimostra essere continuamente ricca di sorprese. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e a molto altro ancora. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Il cattivo poeta

Il cattivo poeta racconta gli ultimi anni di vita di Gabriele D’Annunzio. È il 1937 quando Giovanni Comini viene promosso federale, divenendo il più giovane in Italia, all’età di 28 anni, a potersi fregiare del titolo. Proprio per via di ciò la nomina ottiene una certa risonanza e porterà Comini a dover gestire da subito una missione delicata: controllare Gabriele D’Annunzio, sempre più irrequieto e pericoloso agli occhi del Duce. Quest’ultimo non può permettersi intoppi o complicazioni, dal momento che il suo piano di espansione dell’Impero ha la precedenza su tutto. Si tratterà di una vera sfida per il giovane, soprattutto per via della incrollabile stima reverenziale che prova nei confronti del “Vate”.

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Il cast e le location di Il cattivo poeta

Ad interpretare Giovanni Comini vi è l’attore Francesco Patané, interprete con una grande carriera teatrale e da poco approdato al cinema, dove è stato protagonista anche di Ti mangio il cuore. Per prepararsi al ruolo l’attore ha raccontato di aver approfondito il periodo storico in cui il film è ambientato e di aver cercato di dimenticare tutto quello che sapeva di D’Annunzio, così da poter entrare meglio nei panni di un giovane che “va ad incontrare un personaggio famoso“, come raccontato dall’attore durante la conferenza stampa. Ad interpretare il poeta Gabriele D’Annunzio vi è invece Sergio Castellitto, il quale per assumere il ruolo si è rasato a zero i capelli.

Nel film recitano poi anche Tommaso Ragno nei panni di Giancarlo Maroni, Clotilde Courau in quelli di Amélie Mazoyer, Fausto Russo Alesi in quelli di Achille Starace e Vincenzo Pirrotta, che interpreta invece Benito Mussolini. La maggior parte delle riprese del film si sono svolte proprio nel Vittoriale degli Italiani, sul lago di Garda, dove la produzione ha potuto girare grazie al permesso della fondazione che gestisce la casa-museo di D’Annunzio. È questo un luogo a tutti gli effetti visitabile, dove si possono ritrovare non solo gli oggetti posseduti dal poeta, i suoi abiti, i suoi appunti ma anche l’intera costruzione nella sua magnificenza.

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La vera storia dietro Il cattivo poeta

Quella narrata in Il cattivo poeta è dunque una storia realmente avvenuta, che ha come protagonista Giovanni Comini. Convinto sostenitore del fascismo, Comini si formò al G.U.F.e fece una rapida carriera nelle organizzazioni giovanili del Partito Nazionale Fascista divenendo dapprima vice-podestà di Brescia nel 1929 e in seguito segretario federale del PNF della città il 12 aprile 1935, alla giovane età di ventotto anni. Durante il suo mandato da federale, Comini venne incaricato dal segretario Achille Starace di rimanere a stretto contatto e sorvegliare attentamente il poeta Gabriele D’Annunzio, che suscitava le preoccupazioni di Benito Mussolini.

A seguito della delusione di Fiume, nel 1921, D’Annunzio si era pressocché ritirato in esilio nel suo Vittoriale degli Italiani. Negli ultimi anni il poeta era sempre più malmesso fisicamente. Divenuto fotofobico in seguito all’incidente all’occhio del 1916, trascorreva la maggior parte del suo tempo nella penombra, coprendo con tende (visibili tuttora al Vittoriale) le finestre esposte alla luce solare diretta. Faceva spesso uso di stimolanti (come la cocaina), medicinali vari e antidolorifici, visibili tuttora negli armadietti del Vittoriale. Egli non mancava però di far sapere la propria contrarietà circa le azioni che il Partito Fascista aveva intrapreso alleandosi con Hitler.

L’incarico del giovane Comini, ad ogni modo, terminò con la morte del “Vate”, avvenuta il 1° marzo 1938 a causa di un’emorragia cerebrale. Secondo alcuni studiosi, poeta potrebbe in realtà essere morto per overdose di farmaci, accidentale o volontaria, dopo un periodo di depressione. Della cosa Comini scrisse: «La morte di D’Annunzio mi toglie da una grossa preoccupazione». Egli continuò puoi a portare avanti il suo incarico di federale fino al 1940 quando, dopo aver informato Mussolini sulla contrarietà all’entrata in guerra da parte della popolazione di Brescia, fu sostituito in qualità di federale da Antonio Valli.

Il trailer di Il cattivo poeta e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Il cattivo poeta grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7 luglio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Fonte: IMDb

 
 

Dalla Cina con furore: trama, cast e curiosità sul film con Bruce Lee

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Negli anni Settanta il cinema mondiale venne conquistato dall’Oriente, con una lunghissima serie di film di genere a tema arti marziali. Il più grande esponente di tale filone fu il grande Bruce Lee, il quale con una manciata di film contribuì a diffondere tali arti del combattimento in tutto il mondo. Questi sono Il furore della Cina colpisce ancora, L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente e I 3 dell’Operazione Drago. Di particolare importanza e rilevanza fu però Dalla Cina con furore (qui la recensione), opera del 1972 divenuta un vero e proprio cult, nonché il titolo che più di tutti ha dato il via ad un seguito vivo ancora oggi.

Scritto e diretto da Lo Wei, il film riscosse un enorme successo sin dalla sua uscita ad Hong Kong. Il personaggio protagonista, Chen Jeh, divenne da subito ed è ancora oggi identificato con il moderno eroe cavalleresco, pronto a battersi contro le ingiustizie e gli invasori. Sulle spalle di questo si costruì un film che è non solo grande intrattenimento, ma anche promotore di un nuovo orgoglio nazionale. Il pubblico cinese poté da subito identificarsi nell’opposizione dei cinesi contro le oppressioni dei giapponesi, ritrovando qui una catarsi dalle pene subite durante la guerra.

Arrivato anche in Occidente, il film rese poi celebre tanto Lee quanto le arti marziali, dando vita ad un enorme culto manifestatosi attraverso rifacimenti e sequel apocrifi. Nessuno ha però il valore di Dalla Cina con furore, che rimane ancora oggi un esemplare insuperato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Dalla Cina con furore: la trama del film

Il film si svolge nella Shanghai del 1910, dove due scuole di arti marziali, una cinese e una giapponese, danno continuamente vita ad una serie di brutali scontri dettati dall’odio e dalla rivalità che li separa. In questo contesto particolarmente teso, il giovane Chen Jeh torna in città per poter convolare a nozze con la propria amata. Talentuoso studente cinese di arti marziali affiliato della scuola Jingwu, egli vede però spezzata la propria tranquillità nel momento in cui apprende una terribile notizia: il suo maestro di kung fu Huo Yuanjia è stato brutalmente ucciso, anche se la sua morte appare quanto mai misteriosa.

Quando durante il funerale del maestro un gruppo di arti marziali giapponesi si presenta per recare fastidio, Chen comprende come ci siano loro dietro la morte di Huo. Mettendo momentaneamente da parte il matrimonio, Chen scatena tutta la sua ira, deciso ad infliggere una severa punizione agli arroganti invasori. Intenzionato a scoprire di più sulla morte dell’amato maestro e vendicarlo, egli intraprenderà dunque una vera e propria guerra, durante il quale sfoggerà tutte le sue abilità. Sostenuto dall’intero popolo cinese oppresso, Chen è pronto a reclamare giustizia e nessuno sembra in grado di poterlo fermare.

Dalla Cina con furore cast

Dalla Cina con furore: il cast del film

Come anticipato, protagonista del film nei panni di Chen Jeh è l’attore Bruce Lee. La sua grandezza per questo film fu quella di fornire al personaggio un forte spessore carismatico, evidenziando però come Chen non sia un vero e proprio modello da seguire, mancando di virtù come tolleranza e compassione. Con Chen, però, Lee ebbe modo di diventare estremamente popolare, facendo diventare tali anche le arti marziali. L’attore curò infatti tutte le coreografie dei combattimenti presenti, eseguendo questi in prima persona, in quanto esperto della materia. Per l’occasione, Lee riportò in scena anche l’uso del nunchaku, strumento agricolo poi divenuta vera e propria arma da combattimento.

Sul set però Lee ebbe anche diversi scontri con il regista, per via dei metodi troppo sbrigativi di quest’ultimo a detta del primo. In seguito, Lee e Wei non collaborarono più in futuro. Tra gli altri interpreti del film si ritrovano poi Nora Miao nei panni di Yuan Le-erh e Riki Hashimoto in quelli di Hiroshi Suzuki. Robert Baker è invece Petrov, crudele oppositore russo. Nel film, inoltre, compare brevemente anche un giovane Jackie Chan, nei panni di un allievo della scuola cinese. Solo qualche anno dopo questo film, anche lui divenne famoso come uno dei grandi interpretati del cinema di arti marziali, contribuendo a rendere questo ulteriormente popolare nel mondo ancora oggi.

Dalla Cina con furore: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Dalla Cina con furore è infatti disponibile nei cataloghi di Now, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7 luglio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

 
 

The Nun 2: il trailer ufficiale del film horror

Il trailer ufficiale di The Nun 2 è finalmente disponbile. Il film horror, che è il nona capitolo del The Conjuring Universe, è il sequel di The Nun del 2018. Il primo film era ambientato nel 1952 e seguiva padre Burke, la noviziata suor Irene e la loro guida Frenchie mentre indagavano su un monastero rumeno appartato infestato da una suora demoniaca. Questo sequel sarà invece ora ambientato nel 1956, in Francia, dove Suor Irene si troverà nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora demoniaca.

Il trailer promette dunque un’altra inquietante avventura dopo che la suora demoniaca, Valak, riappare per tormentare i giovani studenti in un collegio francese. Suor Irene è quindi costretta a tornare in azione per affrontare l’entità dopo che questa è emersa dall’interno di Frenchie, dove si era rifugiata alla fine del film precedente quando si pensava fosse stata sconfitta. Con questo nuovo capitolo, inoltre, il racconto dedicato a Valak dovrebbe ricollegarsi al film The Conjuring 2 – Il caso Enfield, il primo film nella saga in cui la suora demoniaca ha fatto la sua comparsa.

The Nun 2: il cast e il team creativo del film

Taissa Farmiga (The Nun) torna nel ruolo di Suor Irene, affiancata da Jonas Bloquet (Tirailleurs), Storm Reid (The Last of Us, The Suicide Squad), Anna Popplewell (la trilogia de Le cronache di Narnia), Bonnie Aarons (The Nun) e da un cast di star internazionali. Michael Chaves (The Conjuring: Per ordine del diavolo) dirige da una sceneggiatura di Ian Goldberg & Richard Naing (Eli, The Autopsy of Jane Doe) e Akela Cooper (M3gan, Malignant). Da una storia di Akela Cooper, basata sui personaggi creati da James Wan & Gary Dauberman.

Il film è prodotto dalla Safran Company di Peter Safran e dalla Atomic Monster di James Wan. Produttori esecutivi di The Nun 2 sono Richard Brener, Dave Neustadter, Victoria Palmeri, Gary Dauberman, Michael Clear, Judson Scott e Michael Polaire. Nel team creativo che ha affiancato il regista Michael Chaves troviamo il direttore della fotografia Tristan Nyby (The Conjuring: Per ordine del diavolo), lo scenografo Stéphane Cressend (The French Dispatch), il montatore Gregory Plotkin (Get Out) e il compositore Marco Beltrami (Scream) autore della colonna sonora.

The Nun 2 sarà nelle sale italiane a partire da settembre distribuito dalla Warner Bros. Pictures.

 
 

Deadpool 3: nuove foto svelano un costume diverso per il protagonista

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Mentre continuano le riprese, ecco arrivare nuove foto dal set di Deadpool 3, le quali offrono un primo sguardo all’atteso debutto di Ryan Reynolds nel Marvel Cinematic Universe. Come noto, Reynolds si uniranno al MCU anche il Wolverine di Hugh Jackman e diversi personaggi di ritorno dei due precedenti film di Deadpool – come Dopinder, Vanessa, Colossus, Testata Mutante  Negasonica e altri ancora. Le nuove foto (che si possono vedere qui), sono però particolarmente interessanti in quanto svelano un nuovo costume per il protagonista.

Come mostrano le immagini, Reynolds indossa un abito che condivide una netta somiglianza con il suo costume dei due film di Deadpool prodotti da Fox. Tuttavia, ci sono alcune piccole differenze: la tuta MCU di Deadpool ha un’area nera sotto il collo e meno cinghie rispetto alla tuta originale del personaggio. Detto questo, si tratta di cambiamenti minori, confermando che il personaggio porterà con sé il suo aspetto distintivo dall’universo Fox all’MCU. La differenza che più ha turbato i fan, però, sono i colori apparentemente più accesi di questo nuovo costume rispetto a quello dei precedenti film.

C’è un motivo per cui Deadpool entrerà nell’MCU con praticamente lo stesso costume che indossava per i primi due film, mentre gli eroi dell’MCU di solito hanno abiti diversi in ciascuna delle loro apparizioni. Il Deadpool di Reynolds non ha infatti a che fare con quella tendenza MCU poiché l’abito più famoso del personaggio è il costume rosso e nero, che gli è già stato visto indossare nei precedenti due film. Per questo motivo, il personaggio non ha bisogno di cambiare il suo design per Deadpool 3, mantenendo il suo aspetto ormai iconico.

Deadpool 3: quello che sappiamo sul film

Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool 3, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.

In attesa di ulteriori conferme, sappiamo che Shawn Levy dirigerà Deadpool 3, mentre Rhett Reese e Paul Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi sui fumetti creati da Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy Molyneux. Il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige, aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con rating R, proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il primo film dello studio con tale classificazione matura. Deadpool 3 uscirà l’8 novembre 2024.

 
 

Superman: Legacy, il film di James Gunn non sarà una origin story

Superman: Legacy film 2025 James Gunn

Dopo l’annuncio degli interpreti di Superman e Lois Lane in Superman: Legacy, c’è sempre più fermento intorno al progetto che darà il via al DC Universe supervisionato da Peter Safran e James Gunn. Proprio quest’ultimo sarà anche sceneggiatore e regista del film e benché egli tenga ancora estremamente segreti i dettagli sulla trama del film, ha ora affermato che il nuovo film dedicato al celebre supereroe non sarà una origin story. Secondo Variety, però, il film sarà una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo apparentemente che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, ovvero Clark Kent.

Se ciò fosse confermato, dunque, non si dovrebbe assistere alle origini del Superman interpretato da David Corenswet, bensì ai tentativi del supereroe di adattarsi alla vita terrestre e trovare e portare avanti il proprio lavoro come reporter per il Daily Planet. Inoltre, gli attuali rapporti relativi al film affermano che la Lois Lane di Rachel Brosnahan sarà co-protagonista di Superman: Legacy, dando dunque ulteriore credito al fatto che il film sarà fortemente caratterizzato dal Daily Planet e dai suoi lavoratori.

“Penso che al cinema abbiamo visto fin troppe volte le origini di Superman”, ha affermato Gunn in precedenza, rivelando anche che, come suggerisce il titolo, il film sarà incentrato sull’eredità di Superman, esplorando dunque come “sia i suoi aristocratici genitori kryptoniani che i suoi genitori contadini del Kansas lo formano su chi è e le scelte da fare“. “Si concentra su Superman che bilancia la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana“, ha poi aggiunto Safran. Alla luce di ciò, non resta dunque che attendere ulteriori notizie riguardo l’effettiva trama del film.

Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul film

Superman: Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting, come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025

Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”.

 
 

Strange Planet – Uno strano mondo: la serie di adult animation Apple Tv+ disponibile dal 9 agosto

Strange Planet

Apple TV+ ha annunciato che “Strange Planet – Uno strano mondo“, la nuova serie animata per adulti composta da 10 episodi, farà il suo debutto il 9 agosto con nuovi episodi settimanali ogni mercoledì, fino al 27 settembre. Basata sull’omonima graphic novel bestseller del New York Times, divenuta un fenomeno sui social media, “Strange Planet – Uno strano mondo” offre uno sguardo esilarante e perspicace su uno scenario lontano non dissimile dal nostro. In un mondo stravagante di rosa e viola, gli esseri blu esplorano l’assurdità delle tradizioni umane quotidiane.

A dare voce a questo mondo di strani esseri sono il candidato al Gotham Award Tunde Adebimpe (“Rachel sta per sposarsi”), la candidata all’Emmy Demi Adejuyigbe (“The Amber Ruffin Show”), Lori Tan Chinn (“Awkwafina è Nora del Queens”), il candidato al Critics Choice Award Danny Pudi (“Community”) e la candidata all’Emmy Award Hannah Einbinder (“Hacks”).

Strange Planet – Uno strano mondo” è co-creata e prodotta esecutivamente dal vincitore dell’Emmy Dan Harmon (“Rick and Morty”, “Community”) e dall’autore di bestseller del New York Times Nathan W. Pyle. Il vincitore del premio Oscar® Alex Bulkley (“Pinocchio di Guillermo del Toro”), il vincitore del premio Emmy Corey Campodonico per ShadowMachine (“BoJack Horseman”, “Tuca & Bertie”), Lauren Pomerantz (“Saturday Night Live”, “The Ellen DeGeneres Show”), la vincitrice del premio Emmy Amalia Levari (“Over the Garden Wall”, “Harvey Beaks”), Steve Levy (“Rick and Morty”, “Community”) e Taylor Alexy Pyle fungono da produttori esecutivi. “Strange Planet – Uno strano mondo” è prodotto da Apple Studios e ShadowMachine.

 
 

Killers of the Flower Moon, Lily Gladstone: “non è un western, ma una grande tragedia americana”

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Martin Scorsese e Lily Gladston

In attesa di poter vedere il nuovo film di Martin Scorsese, Killers of the Flower Moon (leggi qui la nostra recensione) al cinema il 19 ottobre, la protagonista femminile Lily Gladstone torna a parlarne in un intervista per Empire, affermando che il film non è un western tradizionale, come molti potrebbero presumere. Il genere western possiede infatti caretteristiche ben definite, mentre il film di Scorsese è da lei definito come “una grande tragedia americana“, per il quale si è dato vita ad una stretta collaborazione con veri nativi americani per raccontare una storia libera da cliché.

Molte persone vogliono davvero identificare questo film come ‘un western di Martin Scorsese’. Il modo in cui i nativi sono stati rappresentati a lungo nel Western ci ha disumanizzati al punto da farci percepire come parte del paesaggio, invece che esseri umani che raccontano una storia”. Il film, basato sull’omonimo libro di David Grann, ruota attorno a una serie di delitti verificatisi tra i membri della tribù Osage negli anni ’20, i quali casualmente accadono quando il petrolio viene scoperto nel loro territorio.

Originariamente, Killers of the Flower Moon doveva essere molto più concentrato sulle indagini dell’FBI riguardo gli omicidi. La storia, come Scorsese ha rivelato in precedenza, è stata raccontata attraverso la prospettiva dell’agente Tom White e dei suoi colleghi dell’FBI mentre tentavano di risolvere i macabri crimini in corso. Inizialmente Leonardo DiCaprio avrebbe dovuto interpretare White, ma ciò è cambiato dopo che Scorsese ha iniziato a incontrarsi con i membri della Osage Nation.

Dopo conversazioni illuminanti avute con loro, è diventato chiaro che la storia di Killers of the Flower Moon doveva concentrarsi maggiormente sulla punto di vista dei nativi americani. Successivamente la Mollie Burkhart interpretata dalla Gladstone è stata posta al centro della storia e DiCaprio è stato invece scelto per il ruolo del suo intrigante marito Ernest, con Jesse Plemons chiamato ad interpretare il ruolo di White. Spostando il punto di vista, Scorsese ha dunque allontanato il suo nuovo film dall’essere un classico western per farlo diventare invece un’opera molto più complessa.

 
 

L’ultimo Boss di Kings Cross, il trailer della serie dal 26 luglio su Sky

L’ultimo Boss di Kings Cross

Nel cuore di Sidney, il quartiere di Kings Cross accende con sfavillanti luci le notti della città, per accogliere tutti coloro che cercano ogni tipo di divertimento e vizio. È proprio qui che è ambientata la nuova serie Sky Original ispirata all’omonimo bestseller autobiografico di John Ibrahim, L’ultimo Boss di Kings Cross, di cui oggi viene rilasciato il trailer ufficiale.

La serie, in arrivo il 26 luglio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, racconta l’ascesa in società di due fratelli, arrivati dal Libano con il grande sogno di trovare fortuna, che si sono faticosamente fatti strada nell’ambiente criminale della città fino ad arrivare al successo.

Lincoln Younes (Grand Hotel) veste i panni di John Ibrahim, immigrato libanese a Sidney che sogna di fare fortuna: alla fine degli anni ‘80, lui e suo fratello Sam – Claude Jabbour (Stateless) – rimangono estasiati dalle luci di Kings Cross, un luogo noto per “ospitare” ogni forma di criminalità. John apre un nightclub e inizia ad avere successo nel suo campo, fino a diventare il più famigerato magnate dei locali notturni della zona. Fino a quando un’ondata di cocaina travolge Sidney come un’epidemia, l’ecosistema criminale di Kings Cross vacilla ed è ora di combattere per stabilire chi comanda. I fratelli Ibrahim si troveranno a fronteggiare il re in carica, Ezra Shipman (Tim RothPulp Fiction, Le Iene), astuto e molto conosciuto boss del crimine. Ora che è diventato anziano, l’uomo più potente e temuto di Sydney si rende conto che non c’è nessuno capace di portare avanti l’eredità che ha costruito per decenni. Finché non entra in scena John Ibrahim…

Nel cast anche Callan Mulvey (The Luminaries) e Matt Nable (Hyde & Seek). Una produzione Sky Studios e Cineflix.

 
 

Cristian Mungiu, nella storia vera di Animali selvatici c’è il nostro lato peggiore

animali selvatici di Cristian Mungiu

E’ un piccolo villaggio della Transilvania quello scelto da Cristian Mungiu come teatro del suo nuovo Animali Selvatici (in originale R.M.N., proprio come la Risonanza Magnetica che normalmente indica la sigla), un film presentato al Festival di Cannes, dove il regista rumeno ha già vinto diversi premi, compresa la Palma d’Oro per il 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni del 2007. Un luogo apparentemente idilliaco, dove piano emergono dinamiche alle quali siamo tristemente abituati nel nostro quotidiano, fatte di intolleranza e pregiudizio, a conferma dell’attenzione del cineasta a temi sociali importanti e della sua capacità di intrecciare situazioni universali con conflitti umani e crisi familiari.

Una storia, ispirata da accadimenti reali, che Bim Distribuzione porta nei nostri cinema a partire dal 6 luglio e della quale lo stesso regista ha approfondito origine e temi, spiegando al pubblico italiano il suo pensiero e il suo modo di fare cinema, sempre fortemente legato alla realtà, ma che non disdegna distaccarsene per metterne in evidenza le fragilità, i paradossi o le zone d’ombra.

Che non mancano nella storia di Matthias, impiegato in Germania che per Natale torna al suo villaggio in Transilvania per stare più tempo con il figlio piccolo e il padre malato. Ma il rapporto con la sua compagna è ormai compromesso, anche per la relazione adulterina con la ex-amante  Csilla, ormai diventata responsabile del locale panificio, al centro di una accesa contestazione da parte di molti abitanti del luogo per aver assunto alcuni lavoratori cingalesi.

Una storia nella quale convivono molti elementi, una storia vera?

La storia nasce da un fatto realmente accaduto in un piccola cittadina della Transilvania, abitata soprattutto da ungheresi, giusto prima che esplodesse la pandemia nel 2020. Tutto si è svolto più o meno come nel film: c’è stata una partecipata riunione nel municipio, qualcuno l’ha registrata, è finita su internet e ha provocato un grande scandalo, inizialmente in Romania e poi nel resto del mondo. Il punto di partenza per me è stato il fatto che normalmente mi sarei aspettato che una comunità abitata da una minoranza di un alto paese mostrassero maggiore empatia verso chi fa parte di minoranze ancora più piccole, soprattutto in un paese come il nostro dove la tendenza è quella di lasciare il Paese e andare a Ovest in cerca di una vita migliore. Ma qui accade l’esatto contrario.

Un fatto che in Romania ha sollevato molte discussioni

Inizialmente si è cercato di non dare grande importanza all’accadimento, ma la stampa l’ha resa una notizia tale che il governo ha dovuto rispondere, insistendo che a questi lavoratori dovesse essere consentito di continuare a lavorare, come è avvenuto. Il problema che si è cercato di evitare era quello di una discriminazione nei confronti della popolazione Rom locale.

Un altro tema che emerge dal film

Dopo aver scritto la sceneggiatura ho voluto andare in loco per sincerarmi della situazione di persona e documentarmi, e ho potuto parlare sia con la proprietaria della fabbrica sia con i lavoratori stranieri. La comunità non era aperta al cambiamento, ma non lo percepivano come una discriminazione contro qualcuno, solo volevano conservare il proprio stile di vita, le proprie tradizioni. Qualcosa che succede in tutti quei piccoli centri da dove non è facile capire cosa sia davvero l’Unione Europea e adattarsi.

C’è la società al centro, ma soprattutto le persone

Quando faccio un film non mi piace raccontare quello che è effettivamente successo, non lo trovo interessante. Cerco di parlare di situazioni a livello globale, per parlare di noi come persone, come esseri umani, come siamo e perché agiamo come agiamo. L’affrontare e discutere le grandi differenze tra ciò che diciamo e quello che effettivamente pensiamo. Per me questo film parla di ipocrisia, di verità, delle grandi differenze tra l’essere politicamente corretto insegna a dire pubblicamente e quello che davvero pensiamo. Parla di populismo e della fine della democrazia come la conosciamo, che può essere davvero meravigliosa, ma se non si investe nell’educazione delle persone alla democrazia, e si chiede loro ugualmente una opinione, si ottengono risultati come quelli che vediamo oggi, un mondo fatto di populismo e ipocrisia.

Cosa le interessava rappresentare sul piano allegorico?

Ho cercato di costruire l’ambientazione come fosse una sorta di villaggio fantasma, perché era importante che rappresentasse ed esprimesse quello che è il nostro subconscio. E’ circondato da una foresta buia, scura, perché al di là di un primo livello nel nostro cervello c’è anche un lato belluino. Qualcosa che tende a lottare per sopravvivere, soffocando la nostra empatia. Qualcosa di cui dobbiamo prendere coscienza e consapevolezza perché tendiamo a pensare che il male al di fuori di noi, ma spesso non è così. Dobbiamo prendere coscienza di questo lato animale e tentare di addomesticarlo.

Siamo noi, dunque, gli animali selvatici del titolo italiano?

Non è facile accettare questo lato animale, e quanto questo sia più presente di quel che ci piaccia. Ci piace vederci come creature superiori, ma appena inizia una guerra anche le persone migliori si trasformano in assassini, stupratori e torturatori nei confronti del vicino, di persone che parlano la tua lingua o hanno la tua religione. Ho pensato alla natura umana, e a cosa ci sia sotto la superficie. A questa aggressività. Il titolo originale è R.M.N. (sigla della Risonanza Magnetica, ndr) perché nel film c’è questa analisi, di quello che non funzione all’interno del cervello. E poi mi piaceva l’idea di mostrare le radiografie del cranio, anche perché in genere quello che continua a crescere è il lobo frontale, dove risiede l’empatia. Se consentissimo a questa parte di svilupparsi ancora, potremmo ottenere davvero risultati positivi.

 
 

Ascolta i fiori dimenticati, il trailer della serie Prime Video

Ascolta i fiori dimenticati

Prime Video ha svelato il trailer ufficiale della serie Original Ascolta i fiori dimenticati (The Lost Flowers of Alice Heart), che sarà disponibile dal 4 agosto in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo. Diretto da Glendyn Ivin (Penguin Bloom, Safe Harbour), e dai produttori di Big Little LiesNine Perfect Strangers e Anatomy of a Scandal, il trailer svela i complessi misteri e i segreti che circondano Alice Hart e il passato della sua famiglia.

Ascolta i fiori dimenticati, la trama

Basata sul best-seller d’esordio di Holly Ringland The Lost Flowers of Alice Hart, la serie in sette episodi racconta la coinvolgente ed emozionante storia di Alice Hart. Quando Alice, all’età di 9 anni, perde tragicamente i genitori in un misterioso incendio, viene portata a vivere con la nonna June alla Thornfield flower farm, dove scopre che numerosi segreti si nascondono nel suo passato e in quello della sua famiglia. Ambientato in Australia, con il suo paesaggio mozzafiato, e fiori e piante selvatiche autoctone che danno modo di esprimere l’inesprimibile, questo avvincente drama familiare attraversa i decenni. Mentre cresce dal suo complicato passato, il viaggio di Alice raggiunge il climax emotivo quando si ritrova a combattere per la sua vita contro l’uomo che ama.

Sigourney Weaver interpreta June Hart, Asher Keddie è Sally Morgan, Leah Purcell è Twig North, Frankie Adams è Candy Blue e Alycia Debnam-Carey è Alice Hart.

 
 

Tom Cruise rivela in che ordine vedrà Barbie e Oppenheimer al cinema

tom cruise
Tom Cruise - Foto di Aurora Leone

A pochi giorni dall’uscita in sala negli Stati Uniti di Barbie e Oppenheimer (in Italia il film di Christopher Nolan uscirà invece il 23 agosto), Tom Cruise, dal 12 luglio al cinema con Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, ha recentemente rivelato l’ordine in cui vedrà i due attesi blockbuster. In un’intervista al Sydney Morning Herald, l’attore ha dichiarato “voglio vedere sia Barbie che Oppenheimer“, aggiungendo poi che “li vedrò nel fine settimana di apertura. Venerdì vedrò Oppenheimer e poi Barbie sabato.

I commenti di Cruise arrivano dopo che l’icona di Hollywood ha incoraggiato gli spettatori a vedere Barbie e Oppenheimer uno dopo l’altro, una doppia combinazione che da allora è stata soprannominata “Barbenheimer“. Il sostegno di Cruise a entrambi i film, oltre a dare potenzialmente una spinta positiva alle vendite dei biglietti, sembra mettere a tacere le voci secondo cui l’attore era “piuttosto innervosito” dal fatto che Oppenheimer avrebbe sottratto diversi schermi IMAX al suo film, negli Stati Uniti.

Le parole di Cruise portano inoltre avanti il suo desiderio di sostenere pubblicamente film di alto profilo, promuovendo così l’importanza di vedere tali opere in sala. Prima di Barbie Oppenheimer, Cruse ha fatto lo stesso per The Flash e Indiana Jones e il Quadrante del Destino. Cruise ha infatti dichiarato che il suo sostegno ai cinema e a coloro che amano l’esperienza cinematografica non vacillerà mai. “È la mia passione intrattenervi“, ha detto Cruise. “Lotterò sempre per le grandi sale e quel tipo di esperienza per tutti“.

Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, tutto quello che c’è da sapere sul film con Tom Cruise

Il settimo capitolo della saga con protagonista Cruise si intitola Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, mentre l’ottavo, Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Due. In questi due film Tom Cruise e Rebecca Ferguson torneranno nei panni di Ethan Hunt e Ilsa Faust. I due film vedranno coinvolti anche Shea Whigham (Kong: Skull Island), Hayley Atwell (Captain America: Il primo vendicatore), Pom Klementieff (Guardiani della Galassia) e Esai Morales (Ozark). Christopher McQuarrie scriverà e dirigerà i film, con il primo dei due in arrivo al cinema dal 12 luglio.

In Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno Ethan Hunt (Tom Cruise) e la sua squadra dell’IMF si trovano di fronte alla sfida più pericolosa che abbiano mai affrontato: trovare e disinnescare una nuova terrificante arma che minaccia l’ intera umanità. Con il destino del mondo e il controllo del futuro appesi a un filo, la squadra inizierà una frenetica missione in tutto il mondo, per impedire che l’arma cada nelle mani sbagliate. Messo di fronte a un nemico misterioso e onnipotente, tormentato da forze oscure del passato, Ethan sarà costretto a decidere se sacrificare tutto per questa missione, comprese le vite di coloro che gli stanno più a cuore.

 
 

Rodeo, la recensione del film di Lola Quivoron

Rodeo, primo film di Lola Quivoron, arriva finalmente in sala. Presentata in anteprima al Festival di Cannes 2022, nella sezione Un Certain Regard, la pellicola ha conquistato il Coup de Coeur ed è stata selezionata per il Queer Palm. In Concorso anche al 40° Torino Film Festival, ha ricevuto il Premio speciale della giuria nonché il riconoscimento per la Migliore attrice, assegnato a Julie Ledrou.

Rodeo: la trama

Julia (Julie Ledru) è una giovane disadattata, appassionata di motociclismo e sempre in mezzo ai guai. Dopo aver subito il furto della sua motocicletta – sequenza d’apertura del film – la ragazza organizza una piccola truffa e, rubata a sua volta una moto trovata in vendita online, torna subito in sella. Quello stesso giorno Julia si imbatte in un gruppo di bikers, rimane affascinata dal loro stile di vita selvaggio e decide di unirsi a loro.

Venuta a contatto con la banda, che gestisce un garage per conto del criminale Domino, bloccato in prigione, la giovane impara presto a conoscerne i componenti, dal gentile Kais (Yanis Lafki) a Ben (Louis Sotton) e Manel (Junior Correia), decisamente più diffidenti e ostili. Fa inoltre amicizia con Ophelie (Antonia Buresi), moglie di Domino, e suo figlio, ai quali il marito e padre ha vietato di lasciare la città in attesa del proprio rilascio.

Con il passare del tempo Julia inizia a integrarsi nel gruppo, a farsi conoscere, e mette a disposizione della banda le proprie abilità di truffatrice e ladra; fino a che, nonostante alcune difficoltà, il rispetto guadagnato la spinge ad avanzare l’idea di un colpo particolarmente remunerativo: rapinare un furgone in corsa.
Il reale obiettivo della ragazza, affezionatasi alla condizione di Ophelie, è però un altro. Una strada senza ritorno da affrontare con coraggio, istinto e caparbietà; avvolta nel buio della notte.

Un dramma sulla strada

“Cos’è quella sensazione che si prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi?” scriveva Kerouac. “È il mondo troppo grande che ci sovrasta, è l’addio. Ma intanto, ci si proietta in avanti verso una nuova, folle avventura sotto il cielo.”

Rodeo è senza alcun dubbio un dramma on the road. Distante, certo, dalle suggestioni beat-generazionali evocate dall’autore statunitense sul finire degli anni ’50 o dalle traiettorie “di genere” comunemente tracciate su carta e su schermo pre e – soprattutto – post Kerouac. Capace, tuttavia, di infiammarsi del medesimo spirito di ribellione per trapiantarlo altrove, circoscrivendone i confini. Quella raccontata da Quivoron è una folle avventura sotto il cielo; un “viaggio” che è forse allegoria, pregno però della fisicità dell’asfalto, dell’olio motore e delle ferite. La storia di un mondo troppo grande, che sovrasta Julia e quanti insieme a lei si sforzano di abitarlo.

Tensioni differenti convivono in Rodeo: dal grido di libertà femminile e femminista alla Ridley Scott – Julia è sola in un contesto dominato dagli uomini – alla passione viscerale intesa come appiglio e via d’uscita dal degrado esistenziale (il motociclismo tematicamente simile alla danza di Billy Elliot o al pugilato di Million dollar baby). Senza voler trascurare la dimensione politica di un film che è anche spaccato sociale, specchio di un fango umano lasciato al decadimento.

Profumo di degrado

In quest’ottica forse, considerati i duri sconvolgimenti che in queste ore coinvolgono le banlieue francesi, l’esordio cinematografico della regista parigina può colpire nella sua capacità di ritrarre, almeno in parte, quel senso di frustrazione sempre attuale; quel senso di bisogno e abbandono provato dagli ultimi, da chi non ha sbocchi o prospettive.

Siamo lontani, è vero, dalla potenza espressiva di La Haine di Mathieu Kassovitz; da quel crudo e impietoso bianco e nero di metà anni ’90. Siamo però, a onor del vero, su pianeti narrativi profondamente distinti. Marcatamente geolocalizzato il primo, universalmente significante il secondo. E qui, con ogni probabilità, risiede il limite principale di Rodeo; un film istintivo e di grande impatto che, (volutamente) concentrato sulla sua protagonista, ne tratteggia il contesto di vita senza grande specificità. Adagiandosi, a tratti, su uno schema drammatico tipicamente “europeo” e di facile lettura che, sebbene animato da una buonissima regia – non solo acrobaticamente parlando – e da uno studio del testo-immagine non scontato (gli incubi di Julia), finisce per risolversi in un finale da “compromesso”, per quanto assolutamente funzionale.

 
 

Robert Eggers parla di Nosferatu: “Sto cercando di andare oltre le mie capacità”

Nosferatu

Mentre si sono da poco concluse le riprese del rifacimento di Nosferatu per mano di Robert Eggers, il regista ha ora raccontato qualcosa di più sul proprio approccio a tale film, che desiderava realizzare da molto tempo. In un’intervista con la rivista Empire, Eggers, con la sua rinomata propensione per le riprese in esterni, ha in particolare spiegato come girare The Northman lo abbia preparato per le “difficili” riprese di Nosferatu. “Sto cercando di andare oltre le mie capacità“, ha detto Eggers. “Come sempre, sono state riprese difficili“, ha poi continuato il regista.

“Una sera stavamo girando una scena su una nave con molta pioggia e onde e il deflettore della pioggia, che cerca di far fuoriuscire la pioggia dall’obiettivo, si stava rompendo e dunque l’obiettivo si stava appannando“. Come noto, Eggers si è in questi anni distinto per la sua preferenza nel girare in esterni e in condizioni estreme, pur di ottenere riprese perfette per i suoi film. “Sono così felice di aver realizzato The Northman prima e di aver imparato quello che ho imparato. Quando penso al piano di produzione di Nosferatu, mi stupisco di come siamo riusciti ad arrivare in fondo”.

Robert Eggers è noto per il suo lavoro su film horror storici come The Witch e The Lighthouse. Il suo terzo film, The Northman, è invece un thriller d’azione che a sua volta presenta gli interessi del regista legati al folklore, alla mitologia e all’autenticità storica. Eggers ha fatto costruire interi villaggi per girare il film, la maggior parte dei quali è stata girata nell’Irlanda del Nord, con alcune parti completate nella Repubblica d’Irlanda e in Islanda. La vastità di questo ultimo progetto, interpretato da Alexander Skarsgård, ha dunque aiutato a preparare il regista per quella che si è rivelata essere un’altra produzione su larga scala.

Nosferatu, quello che sappiamo sul film

Nosferatu di Robert Eggers è una storia gotica di ossessione tra una giovane donna perseguitata nella Germania del 19° secolo e l’antico vampiro della Transilvania che la perseguita, portando con sé un orrore indicibile“, recita la sinossi ufficiale del film in uscita. La pellicola, prodotta della Focus Features e scritta e diretta da Robert Eggers, sarà dunque un vero e proprio remake del capolavoro del 1922 di F. W. Murnau. Quel film non è solo considerato una delle opere d’arte più influenti nel mondo del cinema e del genere horror, ma ha anche introdotto alcuni stilemi sui vampiri che sono ancora oggi in uso.

Il film di Eggers è ora atteso in sala nel 2024, ma al momento non c’è una data precisa. Nel cast del film Nosferatu troviamo Bill Skarsgård (Barbarian), interprete del vampiro protagonista, Nicholas Hoult (The Menu), Lily-Rose Depp (Wolf), Aaron Taylor-Johnson (Bullet Train, Kick-Ass, Godzilla), Emma Corrin ( Lady Chatterley’s Lover ), Willem Dafoe (Inside), Simon McBurney (Carnival Row) e Ralph Ineson (Il cavaliere verde).

 
 

Barbie: Billie Eilish annuncia una sua canzone per la colonna sonora del film

barbie margot robbie

Mancano pochi giorni all’arrivo di Barbie in sala e i fan non vedono l’ora di vedere Margot Robbie interpretare tale ruolo accanto al Ken di Ryan Gosling. Si è inoltre molto curiosi di scoprire che tipo di storia Greta Gerwig abbia ideato per la bambola più famosa della storia. I motivi per vedere Barbie non fanno che aumentare e tra questi vi è anche la promessa di una colonna sonora piuttosto impressionante. In precedenza, infatti, è stato rivelato che il film includerà brani di alcuni grandi artisti, ai quali si è ora aggiunto un altro nome importante nome. Billie Eilish ha infatti annunciato di aver scritto e interpretato una nuova canzone per il film di Barbie.

L’artista, già vincitrice di Grammy e dell’Oscar alla miglior canzone per No Time To Die, ha rivelato la cosa tramite il proprio profilo Instagram. “What Was I Made For? uscirà il 13 luglio. Abbiamo realizzato questa canzone per Barbie e per me significa il mondo. Questo film cambierà le vostre e vite e spero che anche la canzone faccia altrettanto“, ha scritto l’artista nel post di Instagram. La Eilish si va dunque ad aggiungere agli artisti precedentemente annunciati come parte della colonna sonora di Barbie, ovvero Ava Max, Charli XCX, Dominic Fike, Dua Lipa, FIFTY FIFTY, Gayle, HAIM, Ice Spice, Kali, KAROL G, Khalid, Lizzo, Nicki Minaj, PinkPantheress, Tame Impala e The Kid LAROI.

Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film

Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva Barbie con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Drive) nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera (End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon (Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday), Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World, Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell (Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno).

Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (Piccole donne), Emma Mackey (Emily, Sex Education), Hari Nef (Assassination Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men), Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex Education), Scott Evans (la serie TV Grace e Frankie), Jamie Demetriou (Crudelia), Connor Swindells (Sex Education, Emma.), Sharon Rooney (Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan (Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya (The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren (The Queen – La Regina). Il film sarà al cinema dal 20 luglio.

 
 

Beetlejuice 2: foto dal set rivelano un matrimonio per Jenna Ortega

Beetlejuice 2

Continuano le riprese di Beetlejuice 2, sequel dell’iconico film del 1988 di Tim Burton. Tale seguito vedrà Winona Ryder tornare nei panni di Lydia Deetz al fianco di Michael Keaton, interprete del bio-esorcista che dà il titolo al film, mentre Catherine O’Hara tornerà nei panni della madre di Lydia. Si darà invece il benvenuto nel franchise a Jenna Ortega, Justin Theroux, Monica Bellucci e Willem Dafoe. I dettagli della storia sono attualmente tenuti nascosti, anche se la famiglia Deetz sembra essere in procinto di crescere.

Mentre continua la produzione del tanto atteso sequel, da People sono infatti emerse nuove foto dal set di Beetlejuice 2, che sembrano anticipare un matrimonio per il personaggio della Ortega, figlia di Lydia. Le immagini, che possono essere visualizzate al link qui riportato, vedono infatti la Ryder che si prepara per una scena in cui partecipa al matrimonio di sua figlia, il personaggio attualmente senza nome della Ortega. L’abito bianco e rosa brillante indossato sembra inoltre preannunciare un personaggio possibilmente opposto a quello della Ryder, decisamente più cupo e gotico.

Oltre a rivelare un primo sguardo alla Ortega, le nuove foto dal set di Beetlejuice 2 lasciano però emergere alcune teorie riguardo a tale matrimonio. Come noto, nel film del 1988 Beetlejuice tentava di sposare con la forza Lydia. La stessa cosa potrebbe star accadendo anche a sua figlia. Lo sguardo luminoso sul volto dell’attrice e il suo abito bianco sembrano però suggerire  una certa sincerità nel matrimonio, che potrebbe dunque non essere il frutto di una costrizione. Se il personaggio della Ortega fosse solare come queste foto lasciano intendere, sarebbe un forte cambiamento rispetto alla precedente collaborazione dell’attrice con Burton, avvenuta per la serie Mercoledì.

Beetlejuice 2, un sequel a lungo atteso

L’originale Beetlejuice, si concentrava sul personaggio fantasma del titolo che viene assunto da altri due fantasmi scontenti della famiglia che ha occupato la casa in cui abitano, è stato come noto un grande successo, generando anche uno spettacolo teatrale e una serie animata, ma i fan aspettano da decenni che venga realizzato un sequel canonico. Inizialmente si pensò di sviluppare un sequel che avrebbe dovuto essere intitolato Beetlejuice Goes Hawaiian. Il progettò passò però in secondo piano quando Burton si interessò ad altre sceneggiature. Messo da parte, soltanto nel 2011 si è tornato a parlare di un sequel di Beetlejuice.

Della riscrittura della sceneggiatura si è poi occupato Seth Grahame-Smith, già sceneggiatore per Burton di Dark Shadows. Benché Keaton e la Ryder si fossero detti disposti a riprendere i loro ruoli, Burton si è dichiarato in più occasione non convinto del progetto e ciò ha portato a continui ritardi. Tuttavia, nel 2022 Burton ha offerto positivi aggiornamenti sul sequel, lasciando intendere che il tempo per Beetlejuice 2 si stava avvicinando, dicendo: “Sto lavorando su idee e cose, ma è tutto molto presto. Vedremo come va. Com’è per una risposta senza risposta“. Nell’aprile 2023, infine, il film è stato annunciato ufficialmente ed ha ora una data di uscita fissata al 6 settembre 2024.

 
 

Xavier Dolan commenta l’intervista a El Pais: “A volte le parole sono prese fuori dal contesto”

Xavier Dolan
foto di Aurora Leone

Con una storia sul suo account Instagram, Xavier Dolan interviene a rettificare quanto riportato dai giornali soltanto poche ore fa. La rivista spagnola El Pais aveva riportato una dura intervista del regista e attore in cui annunciava il suo ritiro, usando espressioni molto dure in direzione dell’arte, del cinema e dello spettacolo.

“Non capisco quale sia il senso di mettersi a raccontare storie mentre tutto il resto attorno a noi cade a pezzi. L’arte è inutile e dedicarsi al cinema una perdita di tempo”. Riportava il pezzo, parole molto dure che, per quanto definitive, potevano essere allineate con una carriera che dopo i 30 anni faticava a trovare la strada del successo che aveva invece caratterizzato il decennio precedente.

Adesso, su Instagram, Xavier Dolan affida a una storia poche parole su sfondo nero: “Ovviamente l’arte ha importanza, ovviamente il cinema non è una perdita di tempo. A volte le parole sono prese fuori dal contesto e le cose si perdono nella traduzione. Mi spiegherò presto. E poi, sto bene!”

Dal folgorante esordio nel 2009 con Ho ucciso mia madre, girato a soli 20 anni, Xavier Dolan ha conquistato il cuore dei fan di tutto il mondo, con Gli amori Immaginari, Lawrence Anyways, Tom à la farme, Mommy e E solo la fine del Mondo che ha vinto il premio della Giuria a Cannes 2016.

Con La mia vita con John F. Donovan aveva realizzato una specie di film conclusivo, in cui raccontava i demoni della fama e la mancanza di ispirazione, salvo poi tornare in un terreno conosciuto e amico con Matthias & Maximeche a oggi è il suo ultimo film per il cinema. Ha poi recitato in Illusioni Perdute e in IT – Capitolo due.

 
 

Johnny Depp sarebbe pronto a lavorare di nuovo con la Disney

Johnny Depp

Nonostante la brusca interruzione dei loro rapporti, Johnny Depp sarebbe disposto a lavorare di nuovo con la Disney. “Tutto è possibile“, ha detto a People un insider vicino a Depp a proposito di una riunione con la Disney. “Se è il progetto sarà quello giusto, lo farà”. L’indiscrezione arriva appena un mese dopo che il presidente della Disney Studio Motion Picture Production, Sean Bailey, ha comunicato che lo studio sarebbe pronto a realizzare un nuovo film del franchise Pirati dei Caraibi, dove come noto Depp ha interpretato l’ormai iconico capitan Jack Sparrow.

Pensiamo di avere una storia davvero bella ed emozionante che onora i film che sono venuti prima e ha anche qualcosa di nuovo“, aveva dichiarato Bailey al NYT. Ovviamente, il dirigente della Disney è stato attento sul fornire indicazioni riguardo un coinvolgimento o meno di Johnny Depp, affermando solo che erano “non ci sono impegni a riguardo al momento”. Anche il produttore della saga, Jerry Bruckheimer, non si è sbilanciato, dichiarando: “dovreste chiedere alla Disney. Non posso rispondere a questa domanda. Davvero, non lo so”.

Bruckheimer ha però anche aggiunto, riguardo ad un possibile ritorno di Depp, che “mi piacerebbe averlo nel film. È un amico, un attore eccezionale, ed è un peccato che le vite personali si insinuino in tutto ciò che facciamo“. Come noto, la Disney si è separata da Jonny Depp alla fine degli anni 2010, dopo che l’attore è stato coinvolto nel controverso divorzio pubblico dalla sua ex moglie Amber Heard, che accusava l’attore di averla picchiata. Nel 2022 si è poi svolto il processo tra Depp e la Heard, con la sentenza andata in gran parte in favore di Depp.

Ora libero da quella vicenda, per Depp potrebbe avere inizio una nuova fase della sua carriera. Sembra dunque che ci siano conversazioni in corso tra lui e la Disney, ma che si stia cercando di tenere queste il più private possibile. Sarà dunque interessante vedere se tali conversazioni tra le due parti porteranno presto a un annuncio formale di riappacificazione, magari con l’annuncio ufficiale di un Pirati dei Caraibi 6 con Depp come protagonista, nonostante in passato abbia detto di non volerne più sapere di quella saga.

 
 

Deadpool 3: una star del film spiega le differenze apportate dai Marvel Studios

Deadpool 3

Come noto, Deadpool 3 porterà il suo irriverente protagonista a far parte del Marvel Cinematic Universe. In molti però si chiedono in che modo verrà introdotto Deadpool nell’MCU, dato che il film sarà anche il primo realizzato dallo studio di produzione con il divieto ai minori. Mentre sono attualmente in corso le riprese, una delle star del film ha spiegato come il film sarà diverso sotto la supervisione dei Marvel Studios. In una recente intervista con Comic Book, Karan Soni, interprete di Dopinder sin dal primo film, ha dunque parlato della sua esperienza con questo sequel e del fatto che i fan non dovrebbero preoccuparsi della qualità di esso.

Ho iniziato a lavorarci, quindi posso dire che è uguale agli altri due. – ha dichiarato l’attrice – Sarà vietato ai minori, quindi non sembrerà diverso. L’unica cosa che, per me, è diversa è che questa volta non ho ricevuto la sceneggiatura. Per gli altri due l’avevamo sin dall’inizio, ma i Marvel Studios sono molto più riservati riguardo i loro progetti. Quindi ho visto solo frammenti del tutto”. Come la Soni, anche altri attori di Deadpool 3 potrebbero aver ricevuto solo alcuni pezzi della sceneggiatura, così da impedire fughe di notizie su ciò che effettivamente avverrà nel corso del film che, secondo alcune indiscrezioni, sarà fortemente legato al Multiverso.

Deadpool 3: quello che sappiamo sul film

Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool 3, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.

In attesa di ulteriori conferme, sappiamo che Shawn Levy dirigerà Deadpool 3, mentre Rhett Reese e Paul Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi sui fumetti creati da Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy Molyneux. Il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige, aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con rating R, proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il primo film dello studio con tale classificazione matura. Deadpool 3 uscirà l’8 novembre 2024.

 
 

Xavier Dolan dice addio al cinema, non vuole più girare film che nessuno vede

Xavier Dolan
foto di Aurora Leone

UPDATE

Basta, mi ritiro dal cinema”. Xavier Dolan, attore e regista canadese, considerato un enfant prodige del cinema, con una carriera precocissima, ha dichiarato a El Pais in occasione della presentazione della sua miniserie The Night Logan Woke Up, che lascerà il mondo del cinema e la regia in particolare.

Parlando con il quotidiano spagnolo, Dolan ha dichiarato: “Non ho più la forza o la voglia di impegnarmi per due anni in progetti che nessuno vede. Ci metto tantissima passione e poi ne esco profondamente deluso. So di essere un bravo regista, ma tutto questo mi porta a credere che non sia così”.

Continuando: “Non capisco quale sia il senso di mettersi a raccontare storie mentre tutto il resto attorno a noi cade a pezzi. L’arte è inutile e dedicarsi al cinema una perdita di tempo”. Per Dolan si tratta anche di una delusione economica, sembra, dal momento che ha aggiunto che da questo nuovo lavoro non ha “guadagnato nulla, ho investito il mio compenso nella produzione e ho dovuto chiedere un prestito a mio padre. È un lavoro privo di gratificazione, sono stanco e scoraggiato. La soluzione più semplice è dirigere spot pubblicitari e costruirmi una casa”.

Dal folgorante esordio nel 2009 con Ho ucciso mia madre, girato a soli 20 anni, Xavier Dolan ha conquistato il cuore dei fan di tutto il mondo, con Gli amori Immaginari, Lawrence Anyways, Tom à la farme, Mommy e E solo la fine del Mondo che ha vinto il premio della Giuria a Cannes 2016.

Con La mia vita con John F. Donovan aveva realizzato una specie di film conclusivo, in cui raccontava i demoni della fama e la mancanza di ispirazione, salvo poi tornare in un terreno conosciuto e amico con Matthias & Maximeche a oggi è il suo ultimo film per il cinema. Ha poi recitato in Illusioni Perdute e in IT – Capitolo due.

Questa dichiarazione di intenti in cui prende le distanze dal cinema dietro la macchina da presa non arriva esattamente inaspettata, ma sicuramente più dura e schietta di quello che ci si poteva aspettare.

Xavier Dolan: sognare in grande e abbracciare il dolore

 
 

All Is Lost – Tutto è perduto: trama, cast e curiosità sul film

Quello del survival movie è un sottogenere particolarmente apprezzato, dove gli spettatori possono ritrovare storie estreme e quantomai disperate, dove si mette in scena però anche tutta la voglia di sopravvivenza che contraddistingue gli esseri umani. La minaccia, in questa tipologia di opere, può essere di tipo naturale come in The Impossibile o animale come nel capolavoro del 1975 Lo squalo. Appartenenti alla prima tipologia, uno dei film più recenti e acclamati è senza dubbio All Is Lost – Tutto è perduto (qui la recensione). La pellicola è stata scritta e diretta nel 2013 da J. C. Chandor, qui alla sua opera seconda e ad oggi la più apprezzata.

Il film si presenta volutamente estremo, con un unico personaggio per l’intera durata di un’ora e quaranta, pochissime linee di dialogo e pressocché ambientato in un unico ambiente. Il titolo fa riferimento ad un’affermazione del poeta Ernes William Hornung, il quale osservò che quando si perde il coraggio, è il momento in cui tutto è perduto. All Is Lost si configura così come una splendida metafora dell’esistenza umana, con quanto avviene che va a rappresentare l’interiorità del protagonista, il suo sentirsi ormai perso come essere umano e pronto ad accettare le conseguenze di ciò.

Da una sceneggiatura lunga appena 31 pagine, prende vita uno dei film più avvincenti, struggenti e memorabili del suo anno e del suo genere. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes, All Is Lost ha guadagnato numerosi onori e riconoscimenti, ottenendo la popolarità meritata. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

All Is Lost – Tutto è perduto: la trama del film

Protagonista del film è un anonimo uomo che, dopo aver salpato per il mare aperto, si ritrova a dover affrontare una serie di problemi nel momento in cui la sua barca, la Virginia Jean, urta un container che provoca una falla nello scafo. Imbarcando acqua, l’uomo rischia di affondare in breve tempo. I tentativi di riparare il danno si rivelano solo parziali, poiché i sistemi di navigazione e di comunicazione sono invece gravemente compromessi. Ritrovandosi isolato e sperduto nell’Oceano indiano, per l’uomo ha inizio un lungo viaggio, che lo porterà ad imbattersi anche in una terribile tempesta. Quando tutto sembra perduto, la speranza dell’anziano dovrà essere davvero l’ultima a morire.

All Is Lost – Tutto è perduto: il cast del film

Come anticipato, il film presenta un unico personaggio per la sua intera durata. L’uomo protagonista è interpretato dal premio Oscar Robert Redford, che il regista incontrò al Sundance Film Festival. Qui chiese all’attore di partecipare al suo film e poiché Redford rimase sbalordito dalla semplicità ma dalla forza della sua storia, accettò senza indugi. L’attore sfruttò il fatto di essere costantemente da solo e di non pronunciare se non poche parole per costruire la mentalità del personaggio. Per Redford, che al momento delle riprese aveva 77 anni, l’aspetto più estenuante delle riprese non erano i complessi stunt, la maggior parte dei quali insisté per eseguire personalmente.

Bensì la triste routine quotidiana di essere perennemente inondato d’acqua durante la produzione. Durante le riprese, egli è infatti stato così ripetutamente inzuppato dall’acqua, che ha subito un’infezione all’orecchio sinistro che alla fine gli è costata il 60% del suo udito. Nonostante le difficoltà, la sua struggente interpretazione è stata giudicata come una delle più belle della sua carriera e ci sono state numerose proteste nel momento in cui Redford non fu candidato agli Oscar. Nel film, infine, è possibile vedere l’attore scrivere con la mano destra. Egli è in realtà mancino, ma poiché da bambino a scuola gli fu insegnato a non scrivere con la sinistra ha sviluppato l’abilità di utilizzare l’altra mano.

All Is Lost cast

Il finale di All Is Lost – Tutto è perduto, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Come anticipato, il film è complessivamente una grande metafora dell’esistenza umana. L’uomo protagonista affronta una serie crescente di difficoltà e pericoli, che lo portano a sentirsi sempre più smarrito e perso. Nel giungere al finale del film, il regista ha infine voluto dar vita ad una conclusione altrettanto simbolica, che permettesse allo spettatore di trarre le proprie considerazioni. La mano che salva il protagonista può dunque essere vista come una concreta salvezza umana o, in alternativa, come la mano di Dio. Benché significativamente diverse, le due possibilità portano grossomodo alla medesima conclusione, ovvero la salvezza che l’uomo trova nonostante i suoi errori.

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. All Is Lost – Tutto è perduto è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV+, Google Play e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 6 luglio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

 
 

Film di luglio al cinema: arriva il nuovo capitolo di Insidious

Insidious: La Porta Rossa film 2023

Ci siamo e finalmente tra due giovedì in Italia si potrà vedere Barbie, uno film più attesi di questa calda estate. Intanto però per questa prima settimana di luglio al cinema ci sono altri titoli molto interessanti tra cui il documentario su David Bowie Ziggy Stardust & The Spiders From Mars: Il Film e Insidious: La Porta Rossa. Per la seconda volta torna in sala Un mondo di sogni animati, la rassegna dedicata ai capolavori di Hayao Miyazaki. Il primo titolo scelto è la favola di Ponyo sulla scogliera che torna sul grande schermo a 15 anni dalla prima uscita.

Vediamo insieme i film al cinema da noi questa settimana 

Insidious: La Porta Rossa

La saga horror al cinema è già arrivata a ben cinque film, sempre scritti da Leigh Whannell e con i primi due diretti da James Wan. Questo quinto capitolo intitolato Insidious: La Porta Rossa è il primo diretto da Patrick Wilson, che anche qui è lui il protagonista. La trama si svolge dieci anni dopo l’ultimo viaggio di Josh Lambert nell’Altrove, un mondo parallelo al nostro ma pieno di demoni e nel frattempo il figlio Dalton ora è diciottenne ed è una matricola all’università. Nonostante il nuovo ambiente il giovane Lambert comincia ad essere perseguitato da incubi e orribili visioni. Il padre si rende conto del pericolo e decide di tornare con il figlio nel regno demoniaco per salvare, una volta per tutte, la sua famiglia.

Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli

Dopo il live action della Sirenetta più famosa di sempre ora è la volta di tornare all’animazione ma rimanendo in fondo al mar con Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli. La protagonista di questa fantastica storia è la dolce sedicenne Ruby bravissima a scuola soprattutto in matematica. Anche qui come nel film del 2022 Red nella trama si parla di cambiamenti e mutazioni, infatti la giovane studentessa scopre che non è un essere umano bensì un kraken gigante. Ruby, come Mia Thermopolis in Pretty Princess, sarà destinata a ereditare il trono della nonna, quello da Regina Guerriera dei Sette Mari.

Animali Selvatici

Il protagonista di Animali Selvatici è Matthias che, qualche giorno prima di Natale, dopo aver lasciato il suo lavoro in Germania, fa ritorno nel suo tranquillo villaggio in Transilvania. Qui l’uomo nella sua terra d’origne vuole dedicarsi maggiormente all’educazione di suo figlio Rudi, rimasto troppo a lungo sotto le cure della madre Ana. Quando dei nuovi lavoratori cingalesi vengono assunti nella piccola fabbrica del posto la pace della comunità viene turbata. Questo lungometraggio del pluripremiato regista rumeno Cristian Mungiu è stato presentato in concorso a Cannes 2022 con il titolo R.M.N.

Hypnotic

Questo nuovo film del regista Robert Rodriguez è stato presentato lo scorso maggio fuori concorso a Cannes 2023. Hypnotic è un thriller di cui Ben Affleck è Danny Rourke, un detective di Austin determinato a ritrovare Minnie la figlia scomparsa. Danny, rinchiuso nel suo dolore, non può far altro che tornare a lavorare e indagare sul rapimento con l’aiuto di Diana, una sensitiva interpretata dall’attrice Alice Braga.

Raffa

Per celebrare i già due anni dalla sua improvvisa scomparsa finalmente esce in sala al cinema, ma solo fino al 12 luglio, il docufilm dedicato a Raffaella Carrà. Questo documentario Raffa e diretto dal regista Daniele Luchetti seguendo un andamento cronologico. Si inizia con l’infanzia passata in Romagna, l’abbandono del padre, l’accademia di danza, gli anni in cui ha recitato per il cinema, la svolta nella televisione italiana, la conquista della Spagna post-franchista, le tournée internazionali, i successi nel piccolo schermo fino alla sua vita più privata.

Rido perchè ti amo

Rido perchè ti amo è una pellicola italiana diretta dal comico e conduttore televisivo Paolo Ruffini. la trama di questo film inizia in una piazza di una città italiana dove due bambini, Amanda e Leopoldo, si giurano amore eterno davanti a una torta a forma di cuore. Dopo 25 anni i due protagonisti sono diventati adulti e si trovano alle prove del matrimonio esattamente come si erano promessi. Una settimana dal lieto evento Amanda parte per Parigi per un lavoro e Leopoldo offeso annulla la cerimonia. L’uomo però ci ripensa subito e cercherà, con romantici gesti, di recuperare l’amore della sua amata.

Rodeo

La regista Lola Quivoron esordisce con un primo lungometraggio molto incisivo e di un’energia femminile selvaggia che mostra sul grande schermo una storia ai margini del mondo del motociclismo acrobatico in Francia. Rodeo racconta di Julia, una giovane donna appassionata di moto che incontra un gruppo di motociclisti in cui cercherà di farsi accettare da questi uomini.

Tramonto a Nord Ovest

Il protagonista di Tramonto a Nord Ovest di Luisa Porrino è Luca, un ragazzo ventenne stanco della sua vita e confuso dalla inaspettata ipotesi di paternità. Il giovane decide di allontanarsi dalla città e di raggiungere il suo amico pastore e astronomo Paolo, partito per un alpeggio svizzero con il suo gregge di capre. Margherita, la sua ragazza, rimasta sola  affronta un’altro viaggio molto più complesso, il passaggio da donna che vuole e che deve scegliere il suo futuro. Mentre Luca cammina per i boschi conosce delle persone che per ragioni diverse sono emigrate o stanno emigrando.

 

 

 
 

Il viaggio leggendario, la recensione del film dei DinsiemE

I DinsiemE sono una coppia di giovani youtuber siciliani che si sono registrati sulla piattaforma di condivisione video a partire da gennaio 2018 e che, ad oggi, hanno superato il milione e mezzo di utenti iscritti al loro canale.

Erick Parisi e Dominick Alaimo, fidanzati, 27 anni lui e 26 lei, hanno inventato il nome del loro duo artistico usando le loro iniziali e mettendole all’inizio e alla fine della parola “insieme”. Così cinque anni fa partono col pubblicare contenuti indirizzati ai più piccoli in cui, all’interno di video che durano dai dieci ai venti minuti, superano prove e sfide che si lanciano reciprocamente o che vengono dai loro nemici dottor Timoti e dottor Giniu, dove devono svolgere giochi di varia natura il cui scopo è, tendenzialmente, non arrendersi.

Il viaggio leggendario è la loro prima performance su grande schermo, diretto da Alessio Liguori, prodotto da Lotus Production e distribuito da Medusa, è tratto dal loro omonimo libro uscito due anni fa che è solo una parte della loro proficua attività, fatta anche di canzoni, gadget di ogni sorta e altre pubblicazioni con proposte d’intrattenimento più o meno luccicanti.

La storia de Il viaggio leggendario inizia con la coppia impegnata nel suo passatempo preferito, ovvero cucinare facendo pasticci e incolpandosi di conseguenza in maniera scherzosa, sgranando gli occhi ed emettendo frasi con vocali allungatissime. Il programma serale prevedrebbe un pigiama party con le amiche di Dominick, senonché, nel cuore della notte, bussa alla porta un corriere che gli recapita un pacco contenente un lettore di videogiochi ma, appena lo accendono, i due giovani vengono risucchiati dalla console e catapultati in un mondo di fantasia (con uno dei cattivi interpretato da Herbert Ballerina).

Il viaggio leggendario è disponibile su Prime Video

Le premesse che strizzano evidentemente l’occhio a Jumanji sarebbero deliziose e, in effetti, l’ambientazione, i costumi, così come la messa in quadro molto curata dal regista, abbelliscono tutta la parte visiva del film. Liguori fa un gran lavoro nell’uso della macchina da presa, dei piani e i campi, delle luci e gli effetti speciali, e anche le musiche affidate a Fabrizio Mancinelli mostrano quanto l’atmosfera sia soprattutto data dall’abilità nel riconoscere i dettagli da giustapporre al momento opportuno, questione che non è mai marginale.

Assodato questo, è naturalmente necessario che una pellicola abbia delle basi, prima di tutto. La sceneggiatura in questo caso è stata chiaramente affidata a Erick Parisi e Dominick Alaimo – anche perché già il soggetto del film era un loro prodotto – che hanno quindi provveduto alla sua stesura con Fran Crisafulli e Beatrice Valsecchi, ma la banalità del piano del racconto trasuda continuamente, partendo dai passaggi tra una scena e l’altra fino ad arrivare ai dialoghi tra i personaggi.

Il fatto che i due ragazzi non nascano come degli attori sarebbe forse tollerabile a fronte di tematiche affrontate in maniera semplice, sì, in quanto rivolte a una fascia d’età entro la prima decade di vita, ma non certo demenziale.

L’ondata di creatori di contenuti, per lo più comici, che ha visto decollare la propria fama grazie a YouTube, si perde ormai nella notte dei tempi web, e gran parte di loro ha fatto l’approdo al grande schermo con prodotti talvolta deludenti a confronto dei positivi riscontri avuti invece su piattaforma. Il punto è che la differenza tra due linguaggi distanti quanto il cinema e lo smartphone sembra quasi incredibile che sia così tanta, forse perché si tratta comunque di due schermi, a voler ben vedere, ma tant’è. E Il viaggio leggendario di Erick e Dominick ne è la riprova. La fatica con cui si riesce a tollerare l’andamento della storia, a volte, fa quasi tenerezza. Il problema in questo caso è che il fine non giustifica i mezzi, dove il fine è un pubblico di bambini e il mezzo un linguaggio beota con tonalità affatto stimolanti, ma ripetitive e alla fine estremamente superficiali. Rimane l’ottima confezione creata da tutto il cast tecnico, che però non ripaga dell’insensatezza che resta addosso durante i titoli di coda. Dopo i quali c’è addirittura il riferimento a un sequel.

 
 

Sono Vergine: la recensione della serie su Prime Video

Sono Vergine recensione

Boots Riley, dopo il debutto dietro la macchina da presa per il film Sorry to Bother you, torna con una serie che segue la stessa onda del suo esordio in regia: Sono Vergine. Lo show, che arricchisce il catalogo di Amazon Prime Video, si impregna di quel surrealismo tipico della prima commedia nera di Riley, ma questa volta ad essere protagonista è un gigante, il tenero e innocente Cootie, interpretato da Jharrel Jerome.

Le figure mitologiche e folcloristiche dei giganti, seppur affascinanti, hanno purtroppo sempre trovato poco spazio all’interno del filone cinematografico di ogni genere, ecco perché la scelta del regista di incentrare la sua storia dai connotati satirici proprio su uno di loro, rende il prodotto molto più attraente. Suscitando la curiosità del pubblico, spinto a chiedersi quale racconto Cootie abbia in serbo per lui.

Sono Vergine, la trama

Oakland, California. Cootie (Jharrel Jerome) è un giovane ragazzo nato con una specialità: è un gigante. Per tutta la vita, però, è stato tenuto prigionerio nella sua stessa casa dai genitori adottivi, i quali hanno sempre temuto per la sua incolumità, vivendo con il terrore che il mondo esterno avrebbe potuto fargli del male qualora lo avessero scoperto. Gli amici di Cootie sono i ragazzi che vede in televisione, inoltre lui non ha fatto nessuna esperienza, né a livello di amizia né tantomeno amoroso, e ne soffre.

Fino a quando, un giorno, non inizia a parlare con tre ragazzi, Felix (Brett Gray), Scat (Allius Barnes) e Jones (Kara Young), i quali gli fanno scoprire cosa si cela aldilà delle mura del suo appartamento nascosto. Una volta a contatto con la società, Scootie si renderà conto di come siano davvero gli esseri umani, e di quanto il sistema sociale e politico non sia clemente e buono come lui immaginava. Nel frattempo, affronterà anche un bellissimo viaggio nelle esperienze della vita.

Sono Vergine Carmen Ejogo e Mike Epps

Tra il surreale e il politico

Sono Vergine è spennellato di una surrealtà molto comica, grottesca e satirica, che ben si palesa dalla prima inquadratura quando vediamo un bambino appena nato di grosse dimensioni in braccio alla madre adottiva perplessa. L’intenzione del regista, lo si capisce subito, è di non allontanarsi mai da questo tono da commedia surreale, pur essendo la serie molto ibrida, nella quale convergono molti tagli narrativi differenti. Fra questi troviamo il fantasy, componente molto forte, una sfumatura del thriller, del mystery, e negli ultimi episodi una propensione all’action, che rendono lo show un caleidoscopio di generi.

Inglobando narrazioni diverse fra loro, pur mantenendo una base comedy, Sono Vergine cerca di affrontare tematiche attuali molto importanti, riferendosi in primis alla sfera politica americana, nella quale però sono contenuti temi universali. È chiaro infatti il desiderio di Riley, come aveva fatto in Sorry to Bother you, di criticare il capitalismo e la sua crisi, a causa della quale negli Stati Uniti la popolazione vede aumentarsi le tasse e abbassarsi gli stipendi. Creando agitazione, sofferenza economica e proteste. Anche il tessuto sociale è preso di mira, si pone la lente d’ingrandimento sul razzismo e la disuguaglianza fra classi sociali, là dove la povertà ti condanna alla morte, come dimostra l’epilogo infelice di Scat, uno degli amici di Cootie, deceduto per non essere stato soccorso in ospedale a causa dell’assicurazione sanitaria.

L’inclinatura verso quest’atmosfera più cupa e realistica è però sempre alternata, per non dire surclassata, dal lato ironico e supereroistico della serie, la quale si occupa principalmente di far conoscere allo spettatore il viaggio esistenziale del protagonista e le sue gag quando è alle prese con il mondo reale (la scena di sesso è fra quelle più divertenti e interessanti). Spezzandone però di continuo il tono che, seppur non generi confusione, infastidisce a tratti per la ritmicità troppo compassata.

La forza è negli affetti

Sono Vergine, nel suo marasma di eventi, ha la capacità di rimanere comunque solido su quello di cui vuole davvero parlare: il processo di crescita e l’accettazione della diversità. Il cominc of age di Cootie, il gigante impacciato che deve fare i conti con la vita al di fuori del nido di casa, sembra più una metafora che un effettiva storia. Ci fa rendere conto di quanto sia difficile astenersi dal giudicare, etichettare o accogliere chi non ci somiglia, e quanto siamo tutti inclini al pregiudizio nonostante chi abbiamo davanti non lo conosciamo affatto. Il nostro protagonista, sia perché nero, sia perché fuori dal comune, viene o sfruttato – monetizzando il suo corpo – oppure screditato e aggredito dai media, che lo condannano subito come mostro seppur non abbia commesso crimini.

Lo show però non si limita solo a condannare o muovere una critica sociale, ma si impegna anche ad elevare, nel suo realismo magico, le nostre relazioni, ponendo l’accento sull’amore e l’amicizia, che rappresentano l’altra faccia della medaglia, quella non intaccata dal “lato oscuro”. Nonostante non sia ben visto dalla comunità, Cootie è amato dai suoi amici e da Flora, un’altra diversa come lui, ed è apprezzato per quello che è, senza essere manipolato o denigrato. Sono Vergine si impianta perciò sulle riflessioni di Riley, le segue e le approfondisce, scavando nelle radici della società e della politica, per smascherarne tutte le contraddizioni.

Dall’altra parte, però, cerca anche di mostrare che qualcosa di buono c’è, e lo si può trovare in quel tessuto umano fatto di principi, valori e lotte. Che, seppur minore rispetto al circondario, è un gioiello da tenerse stretto e dal quale attingere per fortificarsi. Lo show, nella sua traccia surreale, ci dimostra quindi sia in quanto male e corruzione navighiamo quotidianamente, sia quanta meraviglia si nasconde nell’altro che, seppur restii poiché diverso, può farci scoprire scorci di mondo – attraverso il suo sguardo – incantevoli.

 
 

Skyscraper: trama e cast del film con Dwayne Johnson

Skyscraper cast

Divenuto una vera e propria icona di film d’avventura e d’azione, nel 2018 l’ex wrestler Dwayne Johnson si è cimentato come protagonista dell’adrenalinico Skyscraper. Scritto e diretto da Rawson Marshall Thurber, che aveva già lavorato con Johnson per Una spia e mezzo, il film si è affermato come uno dei blockbuster di maggior richiamo del suo anno, coniugando al suo interno grandi emozioni ed esplosivi effetti speciali. La presenza dell’attore è stata poi fonte di garanzia per i suoi fan, consapevoli del talento di Johnson nello scegliere con cura i suoi progetti. Il tutto è impreziosito dalla presenza come direttore della fotografia di Robert Elswit, premio Oscar per Il petroliere.

Con una trama vagamente ispirata al primo film della saga di Die Hard, Skyscraper è da subito stato un progetto che ha attratto numerosi studios cinematografici. A vincere i diritti per il titolo è però stata la Legendary Pictures, che ha infine dato il via libera alla sua produzione. Johnson è così tornato a vestire i panni che più gli riescono meglio, ricevendo anche numerose lodi per la sua performance. L’attore è poi ance stato candidato ai People’s Choice Awards e ai Nickelodeon Kids’ Choice Awards come attore preferito dal pubblico. Con questo film egli ha così continuato a riaffermare la propria persona sul grande schermo, confermandosi nel pieno di un periodo d’oro della sua carriera.

Al momento della sua uscita in sala, il film si è poi dimostrato anche un buon successo di pubblico. A fronte di un budget di circa 125 milioni di dollari, il film è arrivato ad incassarne un totale di circa 304 in tutto il mondo. Ciò lo ha portato ad essere uno dei titoli del suo genere di maggior richiamo dell’anno. Diverse sono le curiosità legate a questo titolo, da quelle riguardanti la scelta del cast fino agli effetti speciali e le location. Proseguendo nella lettura si potrà scoprire le principali di queste, come anche dove è attualmente possibile trovare e vedere in streaming il film.

La trama del film Skyscraper

Protagonista del film è Will Sawyer, agente FBI costretto a lasciare il suo lavoro dopo anni di servizio a causa di un brutto incidente. Durante un operazione di salvataggio, è infatti rimasto coinvolto in un esplosione che lo ha portato a perdere una gamba. Operato da quella che poi diventerà sua moglie, Sarah, Will si ritrova dunque ad indossare una protesi artificiale tecnologicamente evoluta. Costretto ad una vita grossomodo sedentaria, egli decide di lasciare gli Stati Uniti per andare a vivere ad Hong Kong con moglie e figli. Qui, tramite un collega, riesce ad ottenere il lavoro di addetto alla sicurezza del grattacielo più alto del mondo, prossimo all’inaugurazione. Mentre svolge il suo lavoro, Will viene però attaccato da un ladro che gli ruba la borsa.

Ben presto capirà però che il vero obiettivo del furto era il tablet che egli porta con sé, e che gli dà accesso a tutti i sistemi di sicurezza dell’edificio. Comprendendo di essere stato tradito dal suo vecchio collega, Will si ritrova al centro di un’operazione terroristica, la quale ha come primo obiettivo quello di impadronirsi proprio del prezioso dispositivo. Deciso ad andare fino in fondo a questa storia, l’ex agente FBI scoprirà che durante la sua distrazione un gruppo di terroristi dell’Europa dell’est ha preso possesso dell’edificio, all’interno del quale si trovano anche sua moglie con i figli. Questo è quanto gli basta sapere per decidere di combattere da sé i nemici, pronto a tutto pur di salvare la propria famiglia.

Skyscraper film

Skyscraper: il cast del film

Come riportato, Dwayne Johnson è il protagonista assoluto del film. Il regista, che aveva già lavorato con lui, disse di non aver voluto altri se non lui per il ruolo principale, e con l’interesse di Johnson il progetto prese infine ad essere realizzato. Egli si dimostrò così coinvolto dalla pellicola da voler ricoprire anche il ruolo di produttore. Come sempre, inoltre, l’attore si sottopose ad un allenamento ancor più intensivo del solito in vista delle riprese. Ciò gli permise di poter eseguire da sé tutte le spericolate acrobazie previste dal copione, evitando di essere sostituito da controfigure. Ancora una volta, Johnson si è dimostrato ricco del carisma e della presenza scenica giusta per sorreggere il film sulle proprie spalle, assicurandogli un buon successo.

Accanto a lui si ritrova l’attrice Neve Campbell, nel ruolo della moglie Sarah. Celebre per il ruolo di Sidney Prescott nella saga di Scream, l’attrice dovette superare un’accesa competizione prima di ottenere la parte nel film. L’attore Chin Han ha invece dato vita a Zhao Long Ji, proprietario del grattacielo all’interno del quale si svolgono le vicende. Roland Møller, noto per film come Atomica bionda, è invece il terrorista scandinavo Kores Botha. Pablo Schreiber ha invece ricoperto il ruolo di Ben Gillespie, il collega del protagonista poi passando dalla parte dei cattivi. Nel film si ritrova poi anche Tzi Ma, celebre attore cinese comparso in numerosi film hollywoodiani di grande successo. Nel film Skyscraper ha interpretato il capo dei pompieri di Hong Kong.

Le location di Skyscraper, il trailer, e dove vedere il film in streaming e in TV

Come spesso accade per blockbuster di questo tipo, molto di quanto è possibile vedere sul grande schermo è in realtà frutto di ricostruzioni o effetti speciali. La maggior parte delle riprese si sono infatti svolte in studio a Vancouver, dove è stato ricostruito parte del grattacielo protagonista. Ulteriori riprese, in particolare degli esterni, si sono poi effettivamente svolte ad Hong Kong, in particolare nei pressi del Hong Kong Cultural Center. Il grattacielo più alto del mondo rappresentato nel film non è dunque realmente esistente, ma è frutto di un sapiente uso di scenografia unita agli effetti speciali, qui curati dalla Industrial Light & Magic.

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Skyscraper è infatti presente su Rakuten TV, Google Play, Apple TV+, Prime Video e Netflix. Su quest’ultima piattaforma si trova attualmente al 5° posto nella Top 10 dei film più visti in Italia. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video.

Fonte: IMDb

 
 

Steven Spielberg ringrazia i David di Donatello per il premio a The Fablemans

THE FABELMANS Steven Spielberg
Gabriel LaBelle as Sammy Fabelman in The Fabelmans, co-written, produced and directed by Steven Spielberg.

Dopo l’incoronazione di The Fabelmans come Miglior Film Internazionale ai Premi David di Donatello 2023, il regista Steven Spielberg ha scritto una lettera di ringraziamento alla Presidente Piera Detassis e a tutti i giurati e membri dell’Accademia del Cinema Italiano che con il loro voto hanno determinato tale vittoria.

Ecco di seguito il testo della lettera:

Cara Piera,
vorrei estendere i miei ringraziamenti a te e all’intero corpo dell’Accademia del Cinema Italiano per aver onorato The Fabelmans come Miglior Film Internazionale 2023. Come sai, questo film è molto speciale e non avrebbe potuto essere più profondamente personale, quindi il vostro apprezzamento significa molto. Essere premiato dall’Accademia del Cinema Italiano, la casa di tanti dei miei eroi, tutti gli uomini e le donne che hanno ispirato il mio lavoro nel corso della mia vita e carriera. Il loro coraggio nel condividere le loro storie personali ha dato coraggio a me per condividere la mia. I miei coproduttori Kristie Macosko Krieger e Tony Kushner condividono il premio e partecipano al mio ringraziamento.
un caro saluto,
Steven Spielberg

La storia di Steven Spielberg con i Premi David di Donatello è molto lunga. Il regista americano ha infatti più volte il riconoscimento nel corso della sua carriera. Oltre al premio per The Fabelmans, Steven Spielberg ha vinto anche due David Speciali, nel 2004 e nel 2018, due David per il Miglior film straniero con Il ponte delle spie e Incontri ravvicinati del terzo tipo, un David al Miglior Regista Straniero per E.T. – L’extraterrestre nel 1983 e uno come Miglior Produttore Straniero nel 1986 per Ritorno al futuro.

 
 

Fondazione: il nuovo trailer della seconda stagione della serie Apple Tv+

Fondazione seconda stagione

Apple TV+ ha diffuso il secondo trailer della seconda stagione di Fondazione, l’epica saga dello showrunner David S. Goyer, basata sulla pluripremiata serie di romanzi omonimi di Isaac Asimov, e con un cast internazionale guidato dagli attori nominati agli Emmy Jared Harris e Lee Pace, insieme alle stelle nascenti Lou Llobell e Leah Harvey. La seconda stagione in 10 episodi di “Fondazione” debutterà in tutto il mondo con il primo episodio venerdì 14 luglio su Apple TV+, seguito da nuovi episodi settimanali ogni venerdì fino al 15 settembre La serie Apple Original è prodotta per Apple TV+ da Skydance Television.

Nella seconda stagione, ambientata oltre un secolo dopo il finale della prima stagione, la tensione è alle stelle in tutta la galassia. Mentre i Cleon si dissolvono, una regina vendicativa complotta per distruggere l’Impero dall’interno. Hari, Gaal e Salvor scoprono una colonia di Mentalici con abilità psioniche che minacciano di alterare la psicostoria stessa. La Fondazione è entrata nella sua fase religiosa, promulgando la Chiesa di Seldon in tutto l’Outer Reach e incitando la Seconda Crisi: la guerra con l’Impero. Il monumentale adattamento di Fondazione racconta le storie di quattro individui che trascendono lo spazio e il tempo mentre superano crisi mortali, mutevoli lealtà e complicate relazioni che alla fine determineranno il destino dell’umanità.

Nel cast ritroviamo Laura Birn, Cassian Bilton e Terrence Mann, oltre a nuovi personaggi tra cui Isabella Laughland (Brother Constant), Kulvinder Ghir (Poly Verisof), Ella-Rae Smith (Queen Sareth di Cloud Dominion), Holt McCallany (Direttore Jaegger Fount), Rachel House (Tellem Bond), Nimrat Kaur (Yanna Seldon), Ben Daniels (Bel Riose) e Dimitri Leonidas (Hober Mallow). Fondazione è prodotta per Apple da Skydance Television e guidata dallo showrunner e produttore esecutivo David S. Goyer, con Alex Graves, David Ellison, Dana Goldberg, Bill Bost, Robin Asimov e Marcy Ross anch’essi produttori esecutivi.

 
 

Ciné – Giornate di Cinema a Riccione: il listino Disney Italia

Walt Disney Studios

In occasione della XII edizione di Ciné – Giornate di Cinema a Riccione, Disney Italia ha presentato le novità in arrivo nelle sale cinematografiche italiane nei prossimi mesi.

1CHI SEGNA VINCE – AL CINEMA DALL’11 GENNAIO 2024

Diretto dal premio Oscar® Taika Waititi, il lungometraggio Searchlight Pictures Chi Segna Vince arriverà l’11 gennaio 2024 nelle sale italiane. Il film racconta la storia della squadra di calcio delle Samoa Americane, che ha subito la peggiore sconfitta nella storia della Coppa del Mondo perdendo 31 a 0 contro l’Australia nel 2001. Con l’avvicinarsi delle qualificazioni per la Coppa del Mondo 2014, la squadra ingaggia un allenatore sfortunato e anticonformista (Michael Fassbender) per aiutarla a risollevarne le sorti. Il cast include anche Elisabeth Moss, Oscar Kightley, David Fane, Beulah Koale, Lehi Falepapalangi, Semu Filipo, Uli Latukefu, Rachel House e Kaimana. Chi Segna Vince è prodotto da Waititi insieme a Jonathan Cavendish e Garrett Basch, mentre Andy Serkis, Will Tennant e Kathryn Dean sono i produttori esecutivi.

La convention si è conclusa con alcune anticipazioni relative ai titoli in arrivo nel 2024: Biancaneve; Mufasa: The Lion King; i lungometraggi Disney e Pixar Elio Inside Out 2; i film Marvel Studios Captain America: Brave New World e Thunderbolts; oltre ai nuovi capitoli delle saghe de Il Pianeta delle Scimmie, Deadpool e Alien.

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Secret Invasion 1×03: spiegazione del finale dell’episodio

Secret Invasion 1x03

Secret Invasion procede a pieno ritmo su Disney Plus, con Nick Fury più impegnato che mai nel tentativo di impedire agli Skrull di conquistare la Terra. Se avete visto l’ultimo episodio rilasciato e avete dubbi sul finale di Secret Invasion 1×03, la terza puntata della serie Marvel, ecco la nostra spiegazione. Ovviamente, attenzione agli spoiler!

1G’iah è morta?

A quanto pare, G’iah è morta. A meno che gli sceneggiatori non trovino una soluzione creativa per mantenere in vita il personaggio, G’iah (Emilia Clarke) sembra essere morta alla fine dell’episodio 3, dopo essere stata colpita da Gravik. Nel corso della puntata, si è scoperto che G’iah ha lavorato con suo padre, Talos (Ben Mendelsohn), per tutto questo tempo. Quando Gravik (Kingsley Ben-Adir) ha trovato la spia Skrull, ha sparato al petto del suo ex alleato. Il proiettile sembra aver colpito una regione vicina al cuore, ammesso che la fisiologia degli Skrull sia la stessa di quella umana. In ogni caso, il colpo è sembrato letale. Secret Invasion è la prima serie del Marvel Cinematic Universe della Fase 5, inaugurata con Ant-Man and the Wasp: Quantumania a febbraio. Lo show adatta l’omonima trama dei fumetti Marvel Comics pubblicata nel 2008, in cui gli Skrull si sono infiltrati sulla Terra per anni, sostituendo individui chiave, tra cui i Vendicatori, con impostori Skrull.

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Animali Selvatici, la recensione del film critico e moderno di Cristian Mungiu

Animali Selvatici recensione

Palma d’Oro nel 2007 con il più volte citato 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, Cristian Mungiu al Festival di Cannes ha vinto anche premi con i successivi Oltre le colline (2012) e Un padre, una figlia (2016), ed era da allora che non portava nei nostri cinema un suo nuovo film. Da non perdere, dunque, l’uscita in sala del 6 luglio – grazie a Bim Distribuzione – del suo ultimo Animali Selvatici (R.M.N.), film che ci porta in un piccolo villaggio della Transilvania per raccontarci una situazione fin troppo comune e diffusa di questi tempi, anche nel nostro Paese.

“Una storia sul tempo passato e sul tempo presente, sul carattere subdolo e ipocrita di una scala di valori europea che viene più rivendicata che messa in atto – la descrive lo stesso regista. – Una storia di intolleranza e discriminazione, di pregiudizio, stereotipi, autorità e libertà… di codardia e di coraggio“, e di “sopravvivenza“, come a lungo è stata insegnata e come oggi viene declinata.

Animali Selvatici: il passato che ritorna

Qualche giorno prima di Natale, dopo aver lasciato l’impiego in Germania a causa di uno scontro col suo datore di lavoro, Matthias fa ritorno al suo tranquillo villaggio in Transilvania. Dove sembra aver intenzione di dedicarsi all’educazione dell’insicuro figlio Rudi, rimasto troppo a lungo sotto le cure della apprensiva madre Ana, e di rivedere la sua ex amante, Csilla. Che intanto ha fatto carriera nel panificio locale, deciso a uscire dalla crisi generale rilanciandosi e assumendo nuovo personale. Non nel paese, però, dove nessuno ha intenzione di firmare un contratto al minimo del salario, bensì dall’estero.

Così, a essere assunti, sono due tranquilli operai cingalesi, costretti a emigrare per sostenere la propria famiglia nello Sri Lanka e in regola con documenti e permessi. ‘Dettagli’ che passano in secondo piano, però, quando a emergere sono i pregiudizi e l’ignoranza di una parte – rumorosa – degli abitanti del luogo, che in loro vedono la causa di ogni male e su di loro sfogano frustrazioni e la rabbia di chi fino a quel punto sembrava aver trovato un equilibrio tra diverse etnie e religioni.

Qui non è il Paradiso

Sembra sempre più irrealizzabile l’utopia di un mondo nel quale si possa vivere tutti insieme, senza muri o complessi di superiorità, ma se le cronache quotidiane sono più dure di qualunque fantasia, sono film come questo a scavare dentro le coscienze. Non a caso il regista stesso sottolinea come dovremmo essere noi stessi a riconoscere la parte animale, beluina e indicibile, dentro di noi, ad averne consapevolezza, proprio come nel film mostra invece la resistenza – o incapacità – di tutti a definirsi apertamente razzisti.

animali selvatici di Cristian MungiuCome il piccolo Rudi si chiude nel mutismo spaventato da quello che vede nel bosco – l’ignoto, il diverso – sono in molti a urlare per cercare di dare voce alle stesse paure. E ad arrampicarsi sugli specchi per dare una credibilità – storica o etnica – a una ormai insostenibile e anacronistica autarchia, quando non esplicitamente isolamento che tanto ricorda il protezionismo che fu. Sono solo alcuni dei livelli sui quali si sviluppa questo R.M.N. (da titolo originale), nel quale l’esame ‘radiologico’ del non visibile si concentra di volta in volta sui precedenti patri, il degrado cittadino, i problemi lavorativi e l’involuzione culturale della popolazione, fino alla crisi della famiglia e dell’individuo.

Un impegno notevole, che il regista affronta scegliendo accuratamente tanto gli interpreti quanto le sue location, tra le quali spicca la Rimetea premio Europa Nostra nel 1999 per la conservazione del patrimonio culturale e architettonico (e proposta all’UNESCO) e dove si ha una sostanziale convivenza tra rumeni, ungheresi, tedeschi, cattolici ed ebrei.

Nella realtà, come nella finzione, dove prima dei cingalesi il problema era stato con gli “zingari” da cacciare. A testimonianza di un nervo scoperto, che le polemiche seguite all’uscita del film in patria hanno confermato. D’altronde l’uso dell’elemento surreale è piuttosto labile e principalmente confinata a un finale allegorico e didascalico insieme nel suo ribadire il concetto espresso per tutto il film.

La negatività destinata agli altri, tende a rivolgersi verso se stessi, verso soggetti chiusi in un mondo piccolo, o addirittura talmente isolati da finire per non trovare un posto nemmeno in casa propria. Nel tentativo di fotografare le diverse posizioni, purtroppo, il ritmo e la coerenza narrativa ne risentono, e si sente la mancanza di una maggiore dialettica, nonostante l’evidente ignavia di una chiesa debole e retrograda e l’unica opposizione all’individualismo dilagante e a certo machismo preistorico – che confonde tradizione con sovranismo – da parte della ottima Judith State, che davvero regge il film, soprattutto da un punto di vista attoriale.

 
 

Black Mirror: Robert Downey Jr. vuole trasformare in film l’episodio ‘Ricordi Pericolosi’

Ricordi Pericolosi black mirror

Ricordi Pericolosi è spesso citato come uno dei migliori episodi di Black Mirror, e per una buona ragione. È una cupa rappresentazione di un mondo del prossimo futuro in cui i ricordi non sono più un concetto grazie a un impianto che registra tutto ciò che vede e sente colui che ha installato il detto impianto, permettendogli così di rivivere qualsiasi evento della sua vita, nel bene e nel male.

È stata una pietra miliare per la serie e non ci è voluto molto perché lasciasse un impatto indelebile sulla cultura popolare. Mentre i precedenti episodi della stagione d’esordio di Black Mirror avevano adottato un approccio sociale, Ricordi Pericolosi ha optato per un tocco più gentile, attenuando gli elementi apertamente satirici e filtrando invece la sua tesi attraverso un piccolo gruppo di personaggi riconoscibili, assicurando che l’attenzione fosse sempre mantenuta sul modo in cui gli esseri umani utilizzano e abusano di tale tecnologia piuttosto che sulla tecnologia stessa. È un modello che molti episodi futuri avrebbero poi replicato, garantendo a Ricordi Pericolosi un posto fisso in tutte le discussioni sui momenti migliori di Black Mirror.

Curiosamente, Ricordi Pericolosi detiene anche il primato di unico episodio non scritto da Charlie Brooker, ma da Jesse Armstrong, che molti anni dopo sarebbe divenuto famoso per una certa serie dal titolo Succession. Il padre della famiglia Roy ha conservato i diritti di sfruttamento della sceneggiatura della puntata e nel 2013 è stato confermato che quella storia sarebbe andata a finire a Hollywood, nelle mani di Robert Downey Jr. in veste di produttore.

Sembra che Armstrong avesse da subito ambizioni cinematografiche per la sua sceneggiatura e che a contendersi i diritti dello script fossero Robert Downey Jr. e George Clooney. Alla fine la Team Downey ha vinto lo scontro. Ma a un decennio di distanza dall’acquisizione, forse la storia non ha più il suo appeal, anche se invece Jesse Armstrong, che rimane comunque alla scrittura del progetto, ha acquisito invece più credito agli occhi dell’industria grazie al successo di Succession.

Non sappiamo quando il progetto entrerà in produzione, ma sarebbe la seconda volta per Black Mirror sul grande schermo, dopo l’esperimento di Bandersnatch del 2018. Intanto il mese scorso su Netflix è arrivata la sesta stagione della serie monografica.