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Mine: trama, cast e significato del film con Armie Hammer

Mine: trama, cast e significato del film con Armie Hammer

Quello del war movie è un genere che negli ultimi anni si è sempre più dimostrato interessato a narrare non tanto i vari conflitti bellici in sé quanto gli effetti che questi provocano sull’essere umano. Tra stress e psicosi, è facile ritrovare tutto ciò in opere esemplari come The Hurt Locker e Good Kill. Ci sono però film ancor più estremi di questo genere che puntano tutto sul confronto tra l’uomo con le proprie paure più grandi. Uno di questi è Mine (qui la recensione), lungometraggio del 2016 e titolo d’esordio per gli italiani Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. In questa loro opera prima, infatti, il genere viene spogliato e ridotto all’osso per concentrarsi unicamente sulla psicologia del personaggio.

Un film estremamente complesso tanto da realizzare quanto da rendere efficace. I due giovani registi e sceneggiatori non si sono però fatti scoraggiare, dimostrando una volta di più la possibilità di realizzare anche opere di produzione italiana di questo genere. Con le riprese svoltesi nelle Isole Canarie, dove è stato ricostruito il deserto del Nord Africa, Mine risulta infatti particolarmente realistico e capace di generare tensione basandosi unicamente sui pochi elementi presi in considerazione. Accolto con grande entusiasmo dalla critica italiana, il film ha così lanciato la carriera dei due cineasti, interessati a dar vita ad opere diverse da quelle che si è solite vedere nel cinema italiano.

Venduto a livello internazionale, ancora oggi Mine è indicato come uno dei migliori atipici film di guerra. Pur rimanendo sullo sfondo, il conflitto riecheggia nel soldato protagonista, contribuendo alla formazione di tutte quelle psicosi che il cinema ha più volte raccontato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo significato generale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Mine

Protagonista del film è il marines Mike Stevens, il quale insieme al commilitone Tommy Madison si trova a fuggire nel deserto del Nord Africa in seguito ad un fallito tentativo di assassinio. Nel tentativo di rientrare alla base, i due si rendono però conto di essersi persi e anche il loro strumento gps sembra essere fuori uso. Per loro sfortuna, vagando nel deserto, si imbattono in un campo minato. Tommy, che per primo finisce su una di queste, perde all’istante le gambe nell’esplosione. Nel tentativo di aiutarlo, anche Mike finirà con il pestare una mina. Impossibilitato a muoversi, il marines non può che attendere i soccorsi, i quali non arriveranno però prima di cinquantadue ore. Per Mike ha così inizio una terribile prova di resistenza, senza acqua né cibo, ed esposto a tutti i rischi possibili.

Per un film incentrato pressocché su di un unico attore, costretto ad una prova di resistenza data dall’immobilità, era assolutamente necessario trovare l’interprete. Il produttore statunitense propose ai due registi di affidare il ruolo ad Armie Hammer, distintosi in quegli anni in film come The Social Network e J. Edgar. Per i due Fabio, però, questi aveva troppo fascino per la parte di Mike Stevens ed erano convinti che avrebbe rovinato il film. Dopo averlo incontrato, però, si convinsero che questi poteva essere l’attore giusto. Hammer, infatti, si disse disponibile ad adattarsi al ruolo, preparandosi accuratamente a tutte le evoluzioni psicologiche che questo necessitava. La sua interpretazione è stata poi particolarmente lodata.

Accanto a lui, nei panni del commilitone Tommy Madison vi è l’attore inglese Tom Cullen, principalmente noto per le serie Downton Abbey, The Five e Knightfall. Prima di lui i due registi avevano però considerato attori come Ramy Malek e Adam Brody. L’attrice Annabelle Wallis, nota per film come Annabelle e King Arthur – Il potere della spada, è invece presente nei panni di Jenny, la ragazza di Mike. Gli attori Geoff Bell e Juliet Aubrey interpretano rispettivamente il padre e la madre del protagonista, mentre Clint Dyer è il Berbero. Questi fa parte di quella popolazione autoctona tipica delle zone del Nord Africa e nel corso del film darà diversi consigli di vita allo stesso protagonista.

Mine cast

Mine: il significato del film

Come anticipato, Mine è un film estremamente atipico per il suo genere. Non solo blocca il personaggio in mezzo ad uno spazio potenzialmente infinito, contrariamente ai soliti spazi angusti, ma pone anche una serie di metafore che lo spettatore è chiamato a raccogliere lungo la visione. La prima e più importante è naturalmente la mina. Questa rappresenta infatti la paura di proseguire, di muoversi e andare avanti. Se lo facesse, infatti, Mike teme che qualcosa di terribile potrebbe capitare. Rimanendo bloccato, però, il protagonista è costretto a confrontarsi con una serie di episodi del passato, di sensazioni e paure. Si sviluppa così un vero e proprio viaggio nella mente, che porta il protagonista a fare i conti con i propri demoni interiori. Soltanto nel momento in cui troverà il coraggio di andare avanti e muoversi, capirà di non essere mai stato realmente in pericolo.

Il trailer di Mine e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Mine è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 20 aprile alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

Cocainorso: recensione del film di Elizabeth Banks

Cocainorso: recensione del film di Elizabeth Banks

La scioltezza e la versatilità con cui Elizabeth Banks, regista di Cocainorso, sta attraversando da qualche tempo a questa parte le pieghe dell’industria dello show business hollywoodiano è qualcosa che merita sincera ammirazione. Come attrice ha recentemente centrato due notevoli successi artistici “impegnati” quali la miniserie Mrs. America e soprattutto il lungometraggio Call Jane, esordio alla regia di Phyllis Nagy di cui non si è purtroppo parlato abbastanza ma che vi consigliamo assolutamente di recuperare. Dietro la macchina da presa invece Banks continua un percorso votato alla leggerezza, e Cocainorso non poteva che dirigersi con coerenza verso tale direzione.

Cocainorso, tratto da una storia vera

Questa commedia mescolata al survival-horror che rivisita una storia realmente accaduta possiede proprio nella sua idea di partenza il DNA necessario per diventare un piccolo oggetto di culto, fattore che l’autrice sa sfruttare con intelligenza. L’immersione dello spettatore nell’universo filmico dominato dall’orso strafatto di cocaina è immediato, scintillante ed esplicitamente votato al divertimento. Insomma, Banks si affida ancora una volta al genere che conosce meglio  per declinarlo nella sua espressione migliore, evitando però inutili sovrastrutture: Cocainorso non vuole essere una teorizzazione o un “manifesto” al femminile, semplicemente cerca di divertirsi a far divertire il pubblico.

In un momento in cui il cinema di intrattenimento stenta visibilmente nel tentativo di regalarci contenuti originali, spesso nascondendo tale mancanza dietro la ridondanza della messa in scena – in particolar modo quando si possono adoperare a dismisura gli effetti speciali – Cocasinorso invece punta sulla follia dell’assunto di partenza e lo sviluppa grazie a una sceneggiatura che accompagna i vari personaggi in scena (ma leggete pure “vittime designate”, immaginiamo sappiate bene di che tipo di film stiamo scrivendo…) dentro una trama capace di proporre momenti di azione ben congegnati: su di essi si poggia infine una messa in scena mai indecisa, che non risparmia colpi bassi allo spettatore  quando si tratta di mostrare il proprio lato gore.

Cocainorso recensione film
© 2022 Universal Studios. All Rights Reserved.

Un cast di lusso

A questo gioco goliardico si prestano recitando a briglia sciolta Keri Russell, Alden Ehrenreich, Margo Martindale, O’Shea Jackson Jr., il compianto Ray Liotta e altri caratteristi di lusso (vi risparmiamo una sorpresa o due…). Un cast che riesce con efficacia a sottolineare l’assurdità di situazioni e avvenimenti senza però lasciar scivolare il tono dentro la parodia ridanciana.

Perché l’aspetto forse più interessante di Cocainorso è proprio quello di non sbilanciarsi mai veramente in favore della commedia: ovviamente l’intento è quello di far passare al pubblico un’ora e mezzo di stralunato divertimento, ma non soltanto necessariamente attraverso la risata. Il lato horror e la conseguente estetica “forte” che esso necessariamente comporta sono elementi fondanti del progetto, e Elizabeth Banks non se ne dimentica nella maniera più assoluta.

La rappresentazione dell’animale protagonista è sotto questo punto di vista emblematica: ai brevi momenti di comicità assurda dovuta dall’essere “strafatto” si contrappongono quelli in cui diventa una belva sanguinaria, rendendo Cocainorso un mix con una sua specifica energia, stridente quanto produttiva.

Cocainorso Keri Russell
© 2022 Universal Studios. All Rights Reserved.

Cocainorso è un ibrido interessante

Il film di Elizabeth Banks risulta un ibrido interessante, che intrattiene ma tutto sommato non concede quasi mai momenti di cinema liberatorio (i quali troppo spesso peccano di una certa frivolezza). Se proprio vogliamo trovare un limite al suo operato è probabilmente quello di essere fin troppo “intelligente”, o meglio costruito in maniera tale che la volontà di creare un film che funzioni si sovrappone alla ricerca dell’imprevisto, di quel qualcosa di magari imperfetto ma comunque originale, diverso.

Cocainorso, sia ben chiaro nel bene molto più che nel senso deteriore del termine, è esattamente quello che ci si aspetta da esso. Frizzante, sanguigno, in poche parole inattaccabile nel suo essere cinema d’evasione. Eppure si ha comunque l’impressione che qualche caduta di tono, qualche variazione inaspettata lo avrebbero reso ancor più interessante. Ma tant’è, quello che Elizabeth Banks, il suo cast di attori e il suo bestione zannuto hanno realizzato è decisamente divertente.

Netflix annuncia l’uscita della terza parte di Lupin

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Netflix annuncia l’uscita della terza parte di Lupin

Netflix annuncia che la terza parte di Lupin, la serie francese fenomeno globale, sarà disponibile dal 5 ottobre in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.

In questi nuovi 7 episodi Omar Sy tornerà nel ruolo di Assane Diop al fianco di Ludivine Sagnier, Antoine Gouy, Soufiane Guerrab e Shirine Boutella. Creata da George Kay in collaborazione con François Uzan, la serie è diretta da Ludovic Bernard, Podz (Daniel Grou) e Xavier Gens e prodotta da Gaumont.

La trama della terza stagione di Lupin

Assane ora è in clandestinità e deve imparare a vivere lontano dalla moglie e dal figlio. Le sofferenze che lui stesso ha causato lo spingono a tornare a Parigi con una folle proposta: abbandonare la Francia e ricominciare da capo altrove. Ma gli spettri del passato sono sempre dietro l’angolo e un ritorno inatteso sconvolgerà i suoi piani.

Il sol dell’avvenire, recensione del film di Nanni Moretti

Il sol dell’avvenire, recensione del film di Nanni Moretti

Dopo Tre piani, Nanni Moretti torna dietro – e davanti – la macchina da presa con Il sol dell’avvenire, che tra commedia e dramma rappresenta una summa del Moretti regista, della sua concezione di cinema e del rapporto con gli attori, ma anche del Moretti uomo dai saldi principi, faticoso nei rapporti, scaramantico, con le sue idiosincrasie, sarcastico e tagliente – metaforicamente e letteralmente. Il Moretti che tutti conoscono, dai tempi di Ecce Bombo, insomma. Il film, che sarà in concorso al prossimo Festival di Cannes, accanto a Bellocchio e Rohrwacher, rappresenta anche un momento di autocritica e riflessione su sé stesso, soprattutto per quel che riguarda affetti e relazioni. Senza tralasciare la passione politica che ha sempre contraddistinto il regista.

La trama de Il sol dell’avvenire

Giovanni, Nanni Moretti,  è un regista alle prese con un film ambientato nel ’56, al tempo dell’invasione russa in Ungheria. In questo film, Silvio Orlando interpreta Ennio, un giornalista de L’Unità, animatore di una sezione del Pci al Quarticciolo. Accanto a lui, Barbora Bobulova veste i panni di Vera, una sarta, attivista del medesimo circolo. Proprio nei giorni in cui i carri armati entrano in Ungheria, la sezione romana ospita il circo ungherese Budavari. Ennio e Vera si trovano, come tutti i militanti del Pci, a dover prendere posizione riguardo ai fatti di Ungheria. Lo spettatore segue Giovanni e la sua troupe sul set, alle prese con i problemi quotidiani. Intanto, Giovanni sta pensando anche a un altro suo progetto cinematografico: un film incentrato sulla storia d’amore tra due ragazzi, con colonna sonora di canzoni italiane anni ’60. Nella vita privata del protagonista, poi, sta per succedere qualcosa di inatteso: sua moglie, Margherita Buy, che è anche la sua produttrice, vuole lasciarlo da tempo e sta cercando il modo giusto per dirglielo, mentre sua figlia, Valentina Romani, intraprende una relazione sentimentale con un uomo molto più grande di lei. Le certezze di Giovanni sembrano crollare e lui si trova spaesato.

Il sol dell’avvenire, summa morettiana

Il sol dell’avvenire sembra una summa di tutti i lavori più iconici di Moretti: da Ecce Bombo a Sogni d’oro, da La messa è finita, a Palombella rossa. Un florilegio, un amarcord – con il richiamo felliniano del circo – pieno di citazioni dei suoi film precedenti. Si parte dal nome del protagonista, Giovanni, e dalla coperta di Sogni d’Oro, per arrivare alla sua passione per i dolci, alle disquisizioni sulle scarpe – imperdibile il monologo sui sabot – al monopattino che prende il posto della storica vespa, a tante altre che lo spettatore più appassionato potrà divertirsi a scovare. Complice un finale rigorosamente top secret, il film sembra la chiusura di una fase, se non di una carriera – cosa fermamente smentita dal regista. Ne Il sol dell’avvenire c’è il Moretti che piace alla follia o si odia. Quello che i detrattori dicono noiosamente egoriferito e chi lo ama non vede l’ora di vedere. Perché si riconosce nel suo spirito tagliente e condivide parecchie delle sue considerazioni, ne apprezza la franchezza e la coerenza con cui tiene fede alla propria identità, nonostante le critiche.

Coerenza e coesione ne Il sol dell’avvenire

Nonostante la struttura complessa – due film nel film – le sceneggiatrici Federica Pontremoli, Valia Santella e Francesca Marciano hanno fatto, insieme con Nanni Moretti, un ottimo lavoro. Non era facile tenere tutto assieme, ma ci sono riusciti senza annoiare, dando dinamicità e riuscendo al tempo stesso a mantenere chiari i diversi filoni narrativi. Il sol dell’avvenire è un film estremamente coeso e coerente. Si può dire che i due film, uno girato e l’altro immaginato dal regista, rappresentino un po’ i due filoni lungo i quali Moretti si è sempre mosso: quello dei rapporti umani, privato, e quello politico, da regista e da uomo politicamente e socialmente impegnato quale è sempre stato. Entrambi confluiscono nel prodotto finale, restituendo un quadro completo della personalità del regista e del suo cinema. La durata, poi, non è eccessiva, e ciò fa sì che il lavoro non si disperda e diluisca in rivoli poco proficui, risultando anzi, anche poetico in alcuni momenti.

Lo stupore negli occhi

Un elemento che rimane impresso anche dopo la visione de Il sol dell’avvenire ed è ricorrente nel film, è lo sguardo stupito, esterrefatto del regista di fronte ad alcune cose del mondo, ad alcuni cambiamenti, talvolta derive, attuali, ma anche ad alcuni aspetti del carattere o dei gusti altrui, che lo lasciano, appunto basito. Valga ad esempio il gustosissimo colloquio con i dirigenti di Netflix. È da apprezzare questo coraggio di stupirsi, di essere ancora esterrefatti, se è il caso, di indignarsi, anziché farsi scivolare tutto addosso, come assuefatti. Questo, Moretti riesce ancora a farlo e forse invita anche lo spettatore a ritrovare lo stupore, perché, come afferma, “due o tre principi bisogna pure averli”.

Moretti cineasta intransigente ne Il sol dell’avvenire

Il Moretti regista si descrive qui come lo si immaginava, e forse anche peggio, nel suo essere dispotico e impositivo: l’ascolto, e il canto delle canzoni sul set per prepararsi a girare, l’attrice che deve obbedire, altrimenti viene cacciata, a costo di ricominciare da capo il film. Ma anche un’idea di cinema chiarissima e difesa a spada tratta, come nella godibilissima e surreale sequenza del film violento che Moretti interrompe. È un’estremizzazione, ma risponde a un’etica del cinema, a una visione reale, a un rifiuto categorico della violenza come forma di intrattenimento fine a sé stessa: “Comincerete a piangere perché vi renderete conto di quello che avete combinato”, dichiara il protagonista al suo giovane collega. Sulla propria visione del cinema Moretti non ha tentennamenti e non la mette in discussione, come non mette in discussione l’istituzione della sala, verso cui dichiara, anche da esercente, amore incondizionato.

Autocritica privata

Ciò su cui invece il regista pare riflettere anche in maniera autocritica è il sé privato. Forse è un segno dei tempi, rappresenta un elemento nuovo. Così, la convinzione iniziale di essere “delizioso” lascia il posto al dubbio, alla messa in discussione di sé, alla consapevolezza di un carattere non facile e a un tentativo di ammorbidimento di alcuni aspetti, alla ricerca di un dialogo, per andare incontro a degli affetti che non vuole perdere.

Qualcosa di sinistra ne Il sol dell’avvenire

Da un regista politico, nel senso più ampio del termine, per cui ogni inquadratura e sfumatura è un atto politico, non ci si poteva poi non attendere un riferimento alla politica in senso stretto, alla sinistra, verso cui, da elettore e cittadino, Moretti è sempre stato critico in maniera costruttiva. Basti pensare alla famosa scena di Aprile in cui esortava l’allora segretario del PDS D’Alema a dire “una cosa di sinistra” in un dibattito televisivo. Qui Moretti richiama sarcasticamente “il sol dell’avvenire” garibaldino prima e partigiano poi, non ancora apparso all’orizzonte, e pensa bene di intervenire direttamente, come non sveliamo. Compie però un gesto a suo modo rivoluzionario, contrario al realismo del “la storia non si fa coi se”. Il gesto poetico di un sognatore che vuole vedere in qualche modo realizzata l’utopia in cui ha creduto, che, superato il mezzo del cammin della propria vita, pensa bene di realizzarsela da sé. Forse proprio la sua coerenza, il non vergognarsi mai della propria identità, l’orgoglio nel rivendicarla che c’è ne Il sol dell’avvenire, una visione non solo del cinema, ma anche della società, propria di Moretti, che può insegnare molto alla sinistra italiana. Una visione su cui si può dibattere, dissentire, discutere, ma pur sempre una visione, che forse i partiti di sinistra hanno perso da tempo. Una visione in cui anche il dialogo con le nuove generazioni è importante, per spiegare cosa è stato a chi non lo sa, non lo ha vissuto.

Il cast de Il sol dell’avvenire

Infine il cast de Il sol dell’avvenire: un insieme ben assortito di certezze e nuovi ingressi, come Barbora Bobulova, perfettamente integrata nel gruppo. Dal canto suo, Margherita Buy, al quinto film con Moretti, riesce ancora a creare un bilanciamento perfetto con il regista e attore, facendo da contrappeso alla sua figura ingombrante, ricavandosi anche uno spazio più ampio. Silvio Orlando, che torna a collaborare con Moretti a diciassette anni di distanza da Il caimano, interpreta sé stesso ed Ennio con la consueta misura, ma anche con dei guizzi espressivi degni di nota. Nel cast anche Mathieu Amalric nel ruolo di un eccentrico amico finanziatore, e una serie di giovani attori. Valentina Romani è reduce dal successo di Mare Fuori e qui sa calarsi in un personaggio totalmente diverso. Altri giovani offrono buone prove, come Blu Yoshimi, molto intensa ed efficace, e Giuseppe Scoditti. A completare il lavoro, una colonna sonora in cui ritroviamo il Franco Battiato caro a Moretti – in un momento davvero poetico del film – ma anche altri classici della canzone d’autore italiana, come De André o Luigi Tenco, accanto a Noemi e Aretha Franklin. Il sol dell’avvenire, prodotto da Sacher Film e Fandango, con Rai Cinema e Le Pacte, è in sala dal 20 aprile.

Cocainorso: da oggi al cinema

Cocainorso: da oggi al cinema

Esce oggi in sala, distribuito da Universal, Cocainorso, il nuovo film diretto da Elizabeth Banks. Ispirato alla storia vera del 1985 dell’incidente aereo in cui un corriere della droga perde un carico di cocaina e un orso bruno la mangia, questa dark comedy feroce vede come protagonisti un gruppo stravagante di poliziotti, criminali, turisti e adolescenti che si ritrovano in una foresta della Georgia, dove un predatore enorme di 230 chili ha appena ingerito una quantità impressionante di cocaina e si aggira infuriato in cerca di altra droga… e di sangue.

Cocainorso: la storia vera che ha ispirato il film

Cocainorso vede nel cast Keri Russell (The Americans), la vincitrice dell’Emmy Margo Martindale (The Americans), il vincitore dell’Emmy Ray Liotta (I molti santi del New Jersey), Alden Ehrenreich (Solo: A Star Wars Story), O’Shea Jackson Jr. (Straight Outta Compton), Jesse Tyler Ferguson (Modern Family), Kristofer Hivju (Game of Thrones), Kahyun Kim (American Gods), Christian Convery (Sweet Tooth), Brooklynn Prince (Un sogno chiamato Florida) e il nuovo arrivato Scott Seiss.

Cocainorso, recensione del film di Elizabeth Banks

Diretto da Elizabeth Banks (Charlie’s Angels, Pitch Perfect 2) da una sceneggiatura di Jimmy Warden (La Babysitter: Killer Queen), Cocainorso è prodotto dai vincitori dell’Oscar® Phil Lord e Chris Miller (Spider-Man: Un nuovo universo, I Mitchells contro le macchine) e da Aditya Sood (Sopravvissuto – The Martian) per Lord Miller, da Elizabeth Banks e Max Handelman (Pitch Perfect franchise) per Brownstone Productions e da Brian Duffield (Spontaneous). Robin Fisichella (Ma) è il produttore esecutivo.

Carbonia Film Festival 2023: ecco il programma

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Carbonia Film Festival 2023: ecco il programma

Torna per l’edizione 2023 il Carbonia Film Festival, un lungo weekend di cinema che da giovedì 4 a domenica 7 maggio, grazie al progetto How to Film the World, proseguirà il suo lavoro di indagine della contemporaneità. Da sempre il festival ha posto l’accento su migrazione e lavoro, temi cruciali del nostro tempo e fortemente radicati nel territorio che lo ospita. Proprio il territorio sarà l’altro grande protagonista di questa edizione, in una dimensione che connette locale e globale attraverso le nuove generazioni e il loro sguardo sul mondo.

La manifestazione, organizzata dalla Società Umanitaria di Carbonia, con la direzione artistica di Francesco Giai Via, proporrà quattro giornate di cinema, declinato attraverso proiezioni, incontri e masterclass, musica e fotografia, per offrire uno spaccato sul nostro tempo, sulla città e sul territorio, attraverso un approccio multidisciplinare. CFF – How To Film the World come sempre intende focalizzarsi sulla riflessione e l’approfondimento, cercando di favorire un sempre maggiore dialogo con il pubblico.

L’edizione 2023 porterà a Carbonia diversi ospiti che con il proprio lavoro ed esperienza hanno cercato di raccontare la realtà del nostro tempo. Significativa è in tal senso la presenza di Claire Simon, regista internazionale che con il suo cinema del reale, fatto di documentari ma anche di fiction, ha aperto uno spaccato su piccole e grandi storie del quotidiano. Claire Simon presenterà a Carbonia il film Il figlio del droghiere, il sindaco, il paese e il mondo, e incontrerà il pubblico del festival per una masterclass sul suo cinema. Saranno a Carbonia anche il montatore e regista Jacopo Quadri che presenterà al pubblico il film UltiminaPaolo Pisanu con Tutti i cani muoiono soliNicola Prosatore con Piano Piano, esordio alla regia sullo sfondo della Napoli degli anni Ottanta; i registi Giulia CambaMichela Anedda, Antonello Carboni, Peter Marcias.

I FILM

Anche quest’anno il Carbonia Film Festival propone un programma che alternerà le proiezioni in sala a momenti di incontro e approfondimento. Si parte giovedì 4 maggio con la proiezione de Il figlio del droghiere, il sindaco, il paese e il mondo, film che racconta la vita del paese di Lussas, diventato punto di riferimento del cinema documentario in Francia e nel resto del mondo. Simon per tre anni compie un lavoro di osservazione della vita del villaggio agricolo, documentando la quotidianità e la genesi della piattaforma streaming Tënk, nata proprio a Lussas e dedicata al documentario d’autore. Al termine della proiezione Claire Simon dialogherà con il pubblico del festival.

Protagonista della giornata di venerdì 5 maggio sarà invece Jacopo Quadri, montatore cinematografico e regista che nella sua carriera ha lavorato a più di 90 lungometraggi, collaborando con autori come Bernardo Bertolucci, Paolo Virzì, Zhang Yuan, Apichatpong Weerasethakul, Mario Martone, Gianfranco Rosi. Quadri presenterà al pubblico il suo Ultimina, bellissimo ritratto di Ultima Capecchi, 86enne che vive sola vicino al borgo di Sovana, nella campagna maremmana. Un vero e proprio viaggio nel tempo e nel passato che, anche attraverso l’aiuto delle fotografie di famiglia, racconta la storia di una donna che ha attraversato il secolo a testa alta, non smettendo mai di lavorare.

Sabato 6 maggio fa tappa a Carbonia il tour promozionale – in collaborazione con Fondazione Sardegna Film Commission – di Tutti i cani muoiono soli, l’esordio alla regia del sassarese Paolo Pisanu, prodotto da Ang film e distribuito da Fandango. Presentato in anteprima al Bif&st di Bari, dove Orlando Angius ha vinto il premio come miglior attore protagonista, il film racconta il ricongiungimento tra un padre e una figlia, l’ultima speranza di una ragazza senza più nessuno al mondo, l’ultima occasione di un uomo alla deriva, che ha più passato che futuro. Mette in scena la storia del tempo perduto che non ritorna e del destino, a volte imprevedibile, a volte segnato. Il regista sarà in sala per incontrare il pubblico. 

Domenica 7 maggio consolidato appuntamento con lo Spazio Sardegna per la presentazione di alcuni progetti Made in Sardinia. Verranno proiettati i teaser di Uomini in marcia di Peter Marcias, film tutt’ora in lavorazione che racconta lo storico evento della Marcia per il Lavoro ovvero la mobilitazione che nei primi anni ‘90 riunì forze sindacali, politiche e sociali del Sulcis Iglesiente per chiedere un nuovo sviluppo; Le neoavanguardie in Sardegna di Antonello Carboni, sui primi gruppi di giovani artisti che a partire dalla fine degli anni ‘50 si riunivano essendo spesso accomunati più dalle teorie che dal segno; Opplà di Giulia Camba, un’estate umida nel Sud Sardegna e una bambina di 7 anni che soffre di insonnia e si perde tra realtà e immaginazione. La regista Giulia Camba presenterà anche il cortometraggio Eréntzia, un lavoro di ricerca che riflette sulla componente immateriale dell’artigianato sardo in un dialogo continuo tra materiali di archivio e immagini filmate nel presente.

Chiude il programma delle proiezioni Piano Piano, sorprendente esordio nel lungometraggio di finzione di Nicola Prosatore, storia di crescita e di speranza ambientata in una palazzina di periferia a Napoli nel 1987, anno in cui la squadra partenopea vinse lo scudetto. Insieme al regista sarà a Carbonia anche la protagonista del film, Dominique Donnarumma, volto noto del piccolo schermo per le sue interpretazioni nelle serie Il Commissario Ricciardi e Generazione 56k.

SABATO IN MUSICA

La serata di sabato prevede due momenti musicali molto diversi ma in qualche modo complementari, entrambi espressione della ricchezza culturale e artistica del territorio.  Entra a far parte del programma del Festival anche il classico concerto di Primavera a cura della Banda musicale cittadina Vincenzo Bellini (ore 20,30, Cine-Teatro Centrale). Il concerto verrà arricchito dalla proiezione di un montaggio di filmati di Cinema di Famiglia donati alla Società Umanitaria attraverso il progetto regionale di raccolta delle memorie famigliari La tua memoria è la nostra storia.
Ma il festival vuole anche essere spazio di espressione per giovani realtà artistiche. Alle 22,30 al Nuovo Caffé del Portico andrà in scena lo spettacolo QJAY DjSet DamaDì al Mic: l’artista urbana classe ’00 made in Carbonia Alessia Diana, al microfono, accompagnata alla consolle da Jacopo Piredda, in arte QJAY.

CARBONIA CINEMA GIOVANI / CFF SCUOLE

Carbonia Film Festival How to Film the World, attraverso il bando Carbonia Cinema Giovani, è da sempre fortemente orientato alla formazione e anche quest’anno proporrà un programma di proiezioni e incontri destinati ai più giovani. Oltre agli 8 partecipanti, selezionati in tutta Italia tramite il bando Carbonia Cinema Giovani, di cui due provenienti dal Cineclub Agorà di Pontedera attraverso una partnership con la rete nazionale dell’UCCA – Unione Circoli Cinematografici Arci, il programma coinvolgerà anche gli studenti delle scuole del territorio. Claire Simon dialogherà con i ragazzi a partire dalla visione del suo Giovani solitudini, mentre il direttore artistico del festival Francesco Giai Via terrà una masterclass sul tema Festival di Cinema e Territorio: lo sviluppo creativo di un evento cinematografico in rapporto con il suo contesto. Jacopo Quadri terrà invece un incontro pubblico e una masterclass su The Dreamers, capolavoro di Bernardo Bertolucci di cui Quadri è stato il montatore e che in questo 2023 compie 20 anni. L’appuntamento è per venerdì 5 maggio alle 17,00 alla Fabbrica del cinema.

LA MOSTRA

Come da tradizione il Carbonia Film Festival ospiterà anche quest’anno una mostra fotografica, che sarà inaugurata giovedì 4 maggio presso gli spazi della Biblioteca Comunale. La mostra, realizzata dal fotografo documentarista Alessio Cabras, è un progetto originale pensato appositamente per il festival nel quale l’artista, proseguendo un lavoro iniziato nel 2020 e incentrato sull’adolescenza, compie un viaggio attraverso gli sguardi dei giovani che vivono la città di Carbonia.

Una serie di 24 scatti realizzati nei mesi di marzo e aprile 2023 per approfondire il rapporto tra adolescenti e scuola ma anche le loro aspettative per il futuro, in un periodo storico molto complesso come quello che stiamo vivendo.

Volevo colori forti, il cui titolo riprende una celebre citazione del romanzo di Sergio Atzeni Il figlio di Bakunin, è una serie fotografica in cui i ritratti dei ragazzi e delle ragazze di Carbonia sono accompagnati dalle immagini di luoghi e paesaggi da loro abitualmente frequentati.

EVENTI COLLATERALI

A completare il cartellone anche una serie di eventi collaterali che coinvolgono il territorio urbano in connessione con il tessuto rurale e naturalistico. Sabato e domenica, a partire dalle 19.00, il centro di Carbonia sarà protagonista dei due Aperitivi Sonori: il 6 maggio al Gsg Concept Store con dj set di Lady Galluga, alla riscoperta dei suoni soul e funk tra gli anni ‘50 e i ‘70, e il 7 maggio al Nuovo Caffè del Portico con Agata Eyes in consolle per un tuffo nostalgico e spensierato negli scintillanti anni ‘80.

La mattina di domenica sarà invece dedicata alla scoperta del territorio grazie all’iniziativa Festival in cammino, un trekking in collaborazione con la Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara che partirà alle 10.30 dal Museo del Carbone – Grande Miniera di Serbariu: un percorso adatto a tutte e tutti verso lo splendido Nuraghe Sirai, ammirando intorno un paesaggio che è il frutto della stratificazione e del passaggio dell’uomo tra le epoche.

L’IMMAGINE DEL FESTIVAL

A firmare il poster di Carbonia Film Festival 2023, con un nuovo lettering e un nuovo concept grafico, è l’illustratrice Camilla Falsini. È una Carbonia immaginaria quella rappresentata: come in un collage emerge nell’immagine uno skyline surreale e surrealista, che parte da alcuni elementi architettonici iconici della città e del suo territorio, mentre nel cielo fluttua un enorme diamante nero che richiama il carbone sulla cui epopea Carbonia si è fondata. Un paesaggio urbano con un gigantesco minerale, lieve e che fluttua nel cielo, come nel famoso dipinto di Magritteun’eredità storica che è al contempo destino e possibilità. Se è vero che Carbonia esiste perché è stata fondata in funzione del carbone, è altrettanto vero che il peso della realtà storica può diventare un progetto e un’ipotesi di riscatto e sviluppo culturale. Un pezzo di carbone può essere prezioso come un diamante e leggero come aria.

Il matrimonio di mia sorella: la commedia di Noah Baumbach con Nicole Kidman

Nel corso della sua carriera il regista newyorkese Noah Baumbach ha spesso riflettuto sulla famiglia, con film attraverso i quali esplorarla in tutte le sue sfumature. Titoli come Il calamaro e la balena, The Meyerowitz Stories e Storia di un matrimonio (ad oggi considerato il suo capolavoro artistico) offrono infatti acuti racconti sul valore della famiglia, dei legami famigliari e sulla difficoltà di tenere in piedi questo fragile ma fondamentale nucleo affettivo. Un altro suo film sull’argomento, forse meno noto ma altrettanto profondo, è Il matrimonio di mia sorella, realizzato nel 2007.

Si tratta del lungometraggio prodotto dopo Il calamaro e la balena, nel quale Baumbach proponeva il divorzio di una coppia dal punto di vista del figlio maggiore. Un’opera molto personale, con cui il regista ha riflettutto sulla propria personale esperienza del divorzio dei genitori. Con Il matrimonio di mia sorella egli esplora un territorio simile, in modo altrettanto allusivo e indiretto, virando però su toni meno drammatici (per quanto dramma e commedia convivano sempre in modo difficilmente scindibile all’interno dei suoi film). Il risultato è un’opera tanto divertente quanto toccanta, che offre nuove possibilità di sguardo sui rapporti tra consaguinei.

La trama di Il matrimonio di mia sorella

Protagonista del film è Margot, una nevrotica scrittrice di successo che vive a Manhattan con il figlio undicenne Claude. I due si mettono in viaggio per andare a trovare Pauline, la sorella di Margot, una donna dallo spirito libero che vive a Long Island, nella vecchia casa di famiglia, insieme alla figlia Ingrid. Il motivo della riunione familiare è molto semplice: Pauline, l’indomani, si sposerà con Malcolm, un musicista disoccupato dall’animo altrettanto libertino. Appena Margot conosce il futuro marito della sorella, capisce però di dover fare di tutto per convincere la donna a desistere dal suo intento, facendo riemergere vecchie tensioni e frustrazioni.

Margot non ha infatti mai approvato le scelte di vita della sorella, soprattutto nel momento in cui scopre di essere di nuovo incinta. Cosa di cui ha però deciso di non dire a Malcom, tenendolo dunque all’oscuro del suo stato. Dal canto suo Pauline rimprovera la sorella di aver sfruttato le storie della loro famiglia per scrivere i suoi romanzi di successo, lucrando dunque su dolore e aspetti privati. Le due, tuttavia, invece di confrontarsi apertamente, sfogheranno le loro frustrazioni su Malcolm e Claude, salvo capire di non poter continuare a lungo così. La necessità di un definitivo chiarimento tra loro si farà dunque sempre più inevitabile.

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Il cast di Il matrimonio di mia sorella e il significato del film

Ad interpretare Margot, la protagonista, vi è l’attrice premio Oscar Nicole Kidman. Del suo personaggio l’attrice ha dichiarato “spero che si veda che la sua spigolosità, la cautela e la rabbia sono in realtà una manifestazione del suo bisogno di proteggersi. Non è in un posto sicuro, davvero, perché sua sorella non sa come prendersi cura di lei, e lei non sa come prendersi cura di sua sorella… sentono che dovrebbero essere molto, molto vicine, ma in realtà non tirano fuori il meglio l’una dall’altra“. Accanto a lei, nel ruolo di sua sorella Pauline, vi è invece l’attrice Jennifer Jason Leigh, all’epoca sposata con Baumbach. Jack Black interpreta invece Malcolm.

Per prepararsi ai loro ruoli e al film, gli attori protagonisti hanno vissuto insieme per un certo periodo di tempo in un’abitazione. “Ci sono state giornate di prove, in cui si esplorava il testo e concepivano scene, ma allo stesso tempo si mangiava insieme, si parla e ci si poteva stendere sul divano e sostanzialmente condividere“, ha raccontato la Kidman. “Perché gran parte della recitazione riguarda l’abbattimento di una serie di barriere. Molte volte, come attore, in particolare se sei famoso, hai molta protezione intorno a te. Strati interi di autodifesa. E quindi per abbatterli e improvvisamente entrare in qualcosa di profondamente intimo e vulnerabile, ci vuole un po’ di tempo“.

Il profondo rapporto generatosi tra gli attori ha dunque permesso al film di acquisire ciò che Baumbach ricercava. Egli voleva infatti che guardando Il matrimonio di mia sorella lo spettatore potesse sentirsi come una mosca sul muro della casa in cui si svolge la maggior parte del racconto, assistendo così ad una rappresentazione quanto più possibile realistica di conflitti famigliari. Ricercando l’imperfezione dei suoi personaggi, ottenuta poi grazie ai suoi attori, Baumbach ha così potuto raccontare il bisogno di ognuno di sentirsi vicino ai propri cari e proteggere e sentirsi protetto da questi, frenato però da paure o differenze caratteriali sopra le quali sembra impossibile passare. Nulla che l’aprire sé stessi e mettersi a nudo non possa però risolvere.

Il trailer di Il matrimonio di mia sorella e come vedere il film in streaming su Netflix o altrove

È possibile fruire di Il matrimonio di mia sorella grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Amazon Prime Video e Netflix. Su quest’ultima piattaforma si trova attualmente al 4° posto nella Top 10 dei film più visti in Italia. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.

Fonte: IMDb, OCRegister

Zack Snyder usa Euphoria per spiegare che la TV può correre più rischi del cinema

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Zack Snyder ha affermato che la televisione può correre molti più rischi del cinema in termini di produzione, prendendo ad esempio serie tv come Euphoria, e sostenendo che la TV moderna può percorrere strade più rischiosi rispetto al cinema. Snyder sa bene cosa significa correre dei rischi al cinema, dal momento che ha immaginato lo “SnyderVerse” DC e, più recentemente, Army of the Dead oltre all’imminente Rebel Moon. Euphoria è diventata una serie culto prodotta da HBO e ideata da Sam Levinson con Zendaya, Sydney Sweeney, Hunter Schafer e Alexa Demie che si concentra su un gruppo di studenti delle scuole superiori che affrontano diverse e pesanti difficoltà, tra abusi di ogni tipo e un percorso decisamente travagliato.

Snyder è recentemente apparso nel podcast della Pizza Film School (tramite The Playlist) ospitato dai colleghi registi Joe e Anthony Russo. Il trio ha discusso della televisione moderna, che Snyder definisce la sua “età dell’oro”. Il regista cita Euphoria e la serie thriller coreana di Netflix Squid Game come esempi di show perfetti per il mezzo televisivo e che semplicemente non verrebbero realizzati come lungometraggi nell’attuale clima hollywoodiano.

“Penso che siamo in una vera e propria epoca d’oro della TV, nel senso che i programmi TV sono molto più bravi a mostrarti qualcosa che non hai mai visto prima o a farti perdere l’equilibrio o a percorrere una svolta che non avevi previsto… Corrono molti più rischi. “Euphoria”, ad esempio, stavo guardando la serie è semplicemente incredibile. Quello spettacolo non dovrebbe esistere; è troppo bella. E questo genere di cose che guardo e dico: ‘Questo film non verrebbe mai realizzato; questo film non può esistere.’ Potresti immaginare che ‘Squid Games’ realizzato come film, sarebbe una [cosa] d’essai, forse. “Euphoria” e “Squid Game” ti portano in posti in cui non hai idea di dove stai andando o cosa sta succedendo, e penso che sia quello che la gente vuole.”

Snyder osserva che la TV è attualmente nella sua “età dell’oro”, ma la verità è che questa situazione è figlia degli anni ’90 e 2000 in cui si sono prodotto show del calibro de I Soprano, The Wire, fino ad arrivare a Breaking Bad e Il Trono di Spade, serie tv che hanno davvero determinato il corso del mezzo. Lo streaming ha cambiato drasticamente il panorama della TV, ma continuano ad esserci una miriade di serie che esplorano il mezzo cinematografico in modi che i film non sono stati in grado di fare.

George Clooney conferma che Mark Wahlberg e Johnny Depp hanno rifiutato Ocean’s Eleven: “Adesso se ne pentono”

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Nonostante siano passato oltre vent’anni dal primo capitolo della saga di Ocean’s Eleven, il film di Steven Soderbergh rimane uno dei progetti più divertenti e costellati di grandi star della storia recente di Hollywood. George Clooney, Brad Pitt, Matt Damon, Julia Roberts, Don Cheadle e altri si univano per portare a segno una rapita ideata da Danny Ocean, eppure quel cast poteva essere anche più ricco. George Clooney ha recentemente confermato che sia Mark Wahlberg che Johnny Depp erano stati contattati per recitare nel film.

“Steven aveva appena girato ‘Erin Brockovich’ e ‘Traffic’, ed è stato nominato per [un Oscar per] la regia di entrambi i film”, ha detto George Clooney durante una discussione con Soderbergh al TCM Film Festival. “Quindi, le persone volevano davvero lavorare con lui (…) Detto questo, alcune persone ci hanno detto di no”, ha aggiunto Soderbergh.

“L’hanno fatto”, ha detto George Clooney. “Alcune persone molto famose ci hanno detto di andare subito a fanculo. Mark Wahlberg, Johnny Depp. Ce n’erano altri. Adesso se ne pentono. Io invece mi pento di aver fottuto Batman.”

Più avanti, via Variety, Clooney ha ricordato come hanno convinto la mega star Julia Roberts a firmare per interpretare l’ex moglie del suo personaggio.“Abbiamo inviato a Julia una sceneggiatura e ho scritto una nota dicendo: ‘Ho sentito che ora guadagni 20 [milioni di dollari] per un film'”, ha detto Clooney. “E le abbiamo inviato una banconota da $ 20 … La battuta l’ha fatta ridere, e sì, è saltata a bordo.”

Ocean’s Eleven ha ottenuto il plauso della critica e ha incassato 450 milioni di dollari al botteghino mondiale. Il film ha dato vita a un franchise che ha portato a due sequel con il cast originale, Ocean’s Twelve del 2004 e Ocean’s Thirteen del 2007, oltre a uno spin-off al femminile con Ocean’s 8 del 2018 con Sandra Bullock e Cate Blanchette.

La Warner Bros. sta attualmente sviluppando un riavvio del franchise con Margot Robbie e Ryan Gosling come protagonisti. Robbie produrrà il film sotto la sua bandiera LuckyChap con Tom Ackerley e Michelle Graham. Gary Ross, Olivia Milch e Josey McNamara di LuckyChap saranno i produttori esecutivi. Village Roadshow è anche coinvolto nel progetto in qualità di produttore esecutivo.

Elizabeth Olsen conferma che non è sotto contratto con i Marvel Studios

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L’ultima volta che abbiamo visto Scarlet Witch di Elizabeth Olsen, è stato nella sua dipartita in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Nel film si era seppellisce apparentemente sotto Wundagore Mountain. I fan con gli occhi di falco hanno notato un lampo di luce rossa prima che il monte crollasse su di essa, forse suggerendo che Wanda Maximoff  in realtà sia fuggita in luoghi sconosciuti. 

Distruggere ogni copia di Darkhold attraverso il Multiverso ha contribuito in qualche modo a riscattare l’Avenger dalle sue azioni malvagie, e i fan sono ora ansiosi di rivedere il suo personaggio.  Durante una recente apparizione al The Today Show, a Elizabeth Olsen è stato chiesto se stesse pianificando un ritorno nel MCU. Sfortunatamente, non ha rivelato quello che tutti voi vi aspettavate. “È una domanda alla quale è difficile per me rispondere”, ha iniziato l’attrice, “perché sento che le mie parole sono sempre distorte ogni volta che rispondo”. “Lo spero, ma non ne ho idea. Quando lo dico, non è per un modo di dire. È perché dico: ‘Sì, lo spero’, e lo dico sul serio.” 

Aggiungendo che “assolutamente non” ha iniziato a girare nulla e confermando di non aver visto alcun copione, Olsen ha concluso la risposta sottolineando che “non c’è nessun contratto”. Questo è in linea con i commenti passati che l’attrice ha fatto rivelando che ora firma un’estensione del contratto ogni volta che i Marvel Studios vogliono che faccia un nuovo film o programma TV. Il buon senso ci dice che Scarlet Witch sarà una parte importante di Avengers: The Kang Dynasty e Avengers: Secret Wars, anche se c’è la possibilità che il personaggio appaia anche in Agatha: Coven of Chaos. In ogni caso non possiamo far altro che aspettare un annuncio ufficiale!

November – I cinque giorni dopo il Bataclan, recensione del film con Jean Dujardin

November – I cinque giorni dopo il Bataclan racconta proprio ciò che promette nel titolo: il breve tempo successivo a quel 13 novembre del 2015 che la Francia (ma non solo) ricorda come una delle infinite ferite inferte dalla follia degli attentati terroristici che hanno caratterizzato il nostro secolo.

Diretto da Cédric Jimenez, presentato al Festival di Cannes dello scorso anno e candidato a ben sei premi César, November è fedele allo stile del suo regista, anche se la sceneggiatura è stata scritta da Olivier Demangel. L’ultimo film di Jimenez era stato infatti BAC Nord del 2020, un’altra pellicola ad altissimo tasso adrenalinico che vedeva sempre le forze dell’ordine all’opera nello sventare rischi, in quel caso localizzati ad una zona ristretta della Francia e nell’ambito del narcotraffico.

November – I cinque giorni dopo il Bataclan, la recensione

Il regista di Marsiglia è infatti avvezzo all’analisi di profili duri, com’era stato nel 2017 per L’uomo dal cuore di ferro, la storia dell’agghiacciante gerarca nazista Reinhard Heydrich chiamato proprio da Hitler con l’appellativo che dà il nome al titolo del film. Ed è attratto da racconti che vedono messa in scena l’eterna lotta tra chi combatte per il bene e chi lo fa per il male, tra legalità e crimine, tra buoni e cattivi, come French Connection del 2014 che raccontava di un giudice determinato a stanare il capo di un’organizzazione di stampo mafioso.

È insomma il tema principale anche di November, quel dubbio atroce che accompagna il ritmo febbrile di tutto il film, nella corsa estenuante dei personaggi di fantasia interpretati da Jean Dujardin, Anaïs Demoustier, Jérémie Renier e Sandrine Kiberlain. I cinque giorni dopo il Bataclan sarebbero appunto il concentrato delle ricerche che la sezione antiterrorismo della polizia francese mette in atto con foga e impiegando decine di operatori istituendo una rete di ricerche senza sosta, nella speranza di scovare i responsabili della carneficina avvenuta a Parigi consistita in tre esplosioni nei pressi dello stadio e delle sparatorie in più luoghi pubblici – tra cui, appunto, il celebre teatro – causando la morte di 137 persone e 368 feriti.

Ma nel film di Cédric Jimenez la parte degli attentati rivendicati dall’ISIS non si vede nemmeno per un attimo. Tutto il racconto si svolge all’interno delle stanze degli uffici della polizia, non viene mostrata la vita personale di nessun agente e tutto convoglia verso il tentativo di riuscita delle indagini: nei ragionamenti dei protagonisti, nella loro raccolta ansiosa di tracce, anche le più trascurabili, che potrebbero ricondurre a un minimo barlume di risoluzione.

Il presidente Hollande, allora in carica, dichiara lo stato di emergenza e chiude le frontiere. La Francia è in ginocchio anche perché, a gennaio di quello stesso anno, era stata attaccata la sede del giornale Charlie Hebdo. Il regista fa trasudare tutto questo: la responsabilità profonda che ognuno sente per il proprio ruolo di fronte alla difesa del Paese, insieme allo smarrimento e all’angoscia nell’eventualità di prendere piste false. Le riprese sono alternate tra movimenti di macchina chiari, con lo stile delle serie tv statunitensi sulle unità anticrimine, e riprese da videocamere a infrarossi poste sugli elmetti dei soldati, o dall’alto in notturna con droni. Il ritmo serrato è dunque agevolato dal punto di vista della macchina da presa, ma non vuole limitarsi a quello.

Traspare chiaramente in November il sentimento del regista che vive le emozioni dei personaggi che riprende, che empatizza con la paura, il desiderio di riuscita e, forse per alcuni aspetti, l’ammirazione per l’eroismo di chi ha scelto un mestiere che con ottime probabilità espone a una morte violenta. November pone molti interrogativi, e riesce a far osservare quei fatti partendo dalla prospettiva di chi mette la propria umanità fallibile al servizio della possibilità di salvare vite umane e arginare problemi di proporzioni mondiali. Ma riesce a farlo senza patriottismo e, piuttosto, con un ottimo andamento registico e narrativo.

The Sandman 2: Neil Gaiman aggiorna sulla seconda stagione!

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The Sandman 2: Neil Gaiman aggiorna sulla seconda stagione!

Nonostante Netflix abbia confermato ufficialmente The Sandman 2 con un annuncio di un rinnovo pubblicato lo scorso novembre, da allora non abbiamo più ricevuto notizie in merito al sequel della serie di successo The Sandman. Ebbene oggi però a fornire i primi aggiornamenti sullo stato delle cose è stato il co creatore Neil Gaiman e lo ha fatto condividendo un aggiornamento incoraggiante tramite la sua pagina Tumblr.

“Le sceneggiature sono scritte. Stiamo lanciando il primo episodio che gireremo. I set sono in fase di progettazione.” Nel finale di stagione, Lucifer sembrava radunare i suoi eserciti in preparazione di una guerra contro Morpheus e The Dreaming, ma se hai letto “Season of Mists”, saprai che il Signore dell’Inferno non cerca vendetta nel modo che ti aspetteresti. Sebbene nulla sia stato confermato, molto probabilmente la seconda stagione introdurrà gli altri membri della famiglia Endless di Dream: Destiny, Delirium e (forse) Destruction.

Tratta dalla premiata serie di fumetti di DC Comics scritta da Neil Gaiman, THE SANDMAN è un ricco connubio tra mitologia e fantasy dark che si intrecciano nel corso di dieci incredibili capitoli incentrati sulle numerose avventure di Sogno. La serie è ideata da Gaiman, dallo showrunner Allan Heinberg e da David S. Goyer, che ne sono anche i produttori esecutivi, ed è prodotta da Warner Bros. Television. L’uomo della sabbia, conosciuto anche come Sogno (Tom Sturridge), è il potente essere cosmico che controlla il nostro mondo onirico. Quando è catturato inaspettatamente e tenuto prigioniero per oltre un secolo, Sogno deve viaggiare attraverso mondi e linee temporali differenti per riparare il caos causato dalla sua assenza.

Il cast di THE SANDMAN include inoltre Boyd Holbrook, Patton Oswalt, Vivienne Acheampong, Gwendoline Christie, Charles Dance, Jenna Coleman, David Thewlis, Stephen Fry, Kirby Howell-Baptiste, Mason Alexander Park, Donna Preston, Vanesu Samunyai (conosciuta in precedenza con il nome “Kyo Ra”), John Cameron Mitchell, Asim Chaudhry, Sanjeev Bhaskar, Joely Richardson, Niamh Walsh, Sandra James-Young e Razane Jammal.

Lilo & Stitch: trovato l’interprete live action per Cobra Bubbles

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Dopo la notizia che Sydney Elizabeth Agudong avrà il compito di portare in vita Nani, arrivano novità in merito a un altro membro del cast del live-action di Lilo & Stitch. Un report di Deadline informa che il vincitore di Emmy e Tony Award Courtney B. Vance si è unito al cast nei panni di Cobra Bubbles, interprete di un ruolo chiave nella storia.

Cobra Bubbles è un uomo duro. Nonostante inizialmente sia un antagonista per Lilo e Stitch, non è affatto malvagio. In qualità di assistente sociale, voleva assicurarsi che Lilo, che aveva perso i genitori, potesse essere adeguatamente curata da Nani poiché anche lei era abbastanza giovane, nonostante fosse legalmente considerata un’adulta. Il personaggio si evolve poi nel corso della storia.

Courtney B. Vance è meglio conosciuto per il suo lavoro in Lovecraft Country della HBO (per il quale ha vinto l’Emmy Award come attore guest in una serie drammatica) e The People v. O.J. Simpson: American Crime Story (un’altra vittoria Emmy come attore protagonista in una miniserie/film) per aver interpretato il famoso avvocato Johnnie Cochran. È anche apparso in film come Caccia a Ottobre Rosso, Dangerous Minds, Space Cowboys e La Mummia. Il film sarà diretto da Dean Fleischer Camp.

Il  remake live-action di Lilo & Stitch è stato sviluppato per la prima volta nel 2018. Pubblicato originariamente nel 2002,  Lilo & Stitch è il 42esimo film d’animazione della Disney. Il film è stato ben accolto e da allora è stato uno dei film preferiti da molti, con Stitch che è diventato rapidamente un’altra mascotte iconica della Disney. Dan Lin e Jonathan Eirich di Rideback produrranno il remake, mentre Ryan Halprin di Rideback sarà il produttore esecutivo del nuovo film.

Confermati nel cast del live action di Lilo & Stitch ci sono al momento Sydney Elizabeth Agudong nel ruolo di Nani, Maia Kealoha in quello della protagonista Lilo, Courtney B. Vance sarà Cobra Bubbles.

“Lilo è una ragazza hawaiana solitaria che adotta un piccolo e brutto ‘cane’, che lei chiama Stitch”, recita la sinossi del film d’animazione originale. “Stitch sarebbe l’animale domestico perfetto se non fosse in realtà un esperimento genetico che è fuggito da un pianeta alieno ed è precipitato sulla Terra. Attraverso il suo amore, la sua fede e la sua fede incrollabile nell’ohana, il concetto hawaiano di famiglia, Lilo aiuta a sbloccare il cuore di Stitch e gli dà la possibilità di prendersi cura di qualcun altro.

The ghost of Richard Harris arriva su SKY ARTE

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The ghost of Richard Harris arriva su SKY ARTE

The ghost of Richard Harris, su Sky Arte lunedì 24 aprile alle 21.15, in streaming solo su NOW e disponibile anche on demand, è un film diretto da Adrian Sibley che esplora la vita privata e pubblica di uno degli attori più significativi della sua generazione, Richard Harris. Figura intensa ed elettrica sia sul palcoscenico che sullo schermo, l’attore irlandese nella sua carriera ha attraversato cinque decenni e generi cinematografici diversi, è stato premiato come miglior attore a Cannes nel 1964 ed è stato nominato due volte agli Oscar, nel 1963 e nel 1990.

È morto nel 2002, lasciando un grande vuoto in chi lo ha amato, in particolare nei suoi tre figli Damian, Jarede e Jamie, che in questo film scavano nella memoria e ripercorrono insieme la vita del padre che avrebbero voluto tutto per sé ma che invece era spesso assente per lavoro.

Tra vecchi scatoloni e fotografie in bianco e nero, filmati inediti e interviste a chi ha lavorato con lui, come Vanessa Redgrave e Russell Crowe, il film racconta l’infanzia e gli esordi di Harris, e prosegue con aneddoti che ricordano come fosse eccessivo, dipendente dall’alcol e dalla droga, ma anche profondamene dedito al suo lavoro e capace di mettersi in gioco: è stato infatti anche un cantante che ha raggiunto le vette delle classifiche con cinque album, e un poeta acclamato e prolifico.

The ghost of Richard Harris è un ritratto di un uomo turbolento, che ha vissuto di alti e bassi, ma che in fondo era anche padre e nonno affettuoso, che ha deciso di accettare nella saga di Harry Potter la parte di Silente, l’ultima in cui ha recitato al cinema, per far felice la nipote.

La casa – Il risveglio del male, la recensione del film di Lee Cronin

È il 1981 quando Sam Raimi (recentemente tornato alla regia con Doctor Strange nel Multiverso della Follia) porta cinque ragazzi in uno chalet di montagna per farli scontrare con uno spietato demone maligno. Nasce così La casa, uno dei più celebri cult del cinema horror, capace di prendere le regole del genere e farne qualcosa di nuovo. 42 anni, due sequel, un remake e una serie televisiva dopo, ci spostiamo ora dal bosco alla città con La casa – Il risveglio del male, diretto da Lee Cronin e prodotto dallo stesso Raimi. Un cambio di location che aggiorna dunque la saga, in quello che è a tutti gli effetti un quinto capitolo reboot.

Nuova location, sì, ma anche ulteriori altri elementi che, in linea con la politica dei reboot, hanno l’obiettivo di far sintonizzare questo nuovo film con le attuali tendenze e sensibilità, del cinema ma non solo. Inutile girarci però intorno, La casa – Il risveglio del male è concepito per spaventare e di paura riesce a suscitarne, tanta. Lo fa già a partire dal nuovo contesto: un lugubre condominio di Los Angeles. Qui, tra corridoi caratterizzati dalla semi oscurità e da ampi spazi aperti e abbandonati, vive Ellie (Alyssa Sutherland), tatuatrice e madre di tre figli, che riceve la visita di sua sorella Beth (Lily Sullivan), tecnica del suono per una rock band e da poco scopertasi incinta.

Una famiglia senza padri, dunque, che può contare solo sulla forza della propria unione. Il ricongiungimento delle due sorelle è però compromesso dal ritrovamento di un antico libro, ricco di inquietanti illustrazioni realizzate col sangue. Un ritrovamento che, di suo, aggiunge ulteriore tensione al racconto. Basta poi l’ascolto di alcune registrazioni di quanto in esso scritto per scatenare un demone in carne e ossa sulla famiglia. Ed è qui che subentra l’orrore definitivo: impossessatosi di Ellie, il demone costringerà i restanti protagonisti ad una crudele, violenta e primordiale battaglia per la sopravvivenza.

La casa – Il risveglio del male è pura follia orrorifica

Se il remake del 2013 ha sconvolto gli spettatori per l’elevato livello di atrocità e sangue, La casa – Il risveglio del male è pronto a scioccare ancor di più quanti avranno il coraggio di affrontare la sua visione. Nel corso dei suoi 97 minuti di durata, il film offre infatti un continuo alternarsi tra semplice stato di allerta a momenti di puro orrore. Non ci sono pause, non c’è possibilità di tirare sospiri di sollievo. Proprio come quando si va sulle montagne russe, che finché non se ne scende si vive un continuo senso di terrore (ma anche eccitazione, per i più coraggiosi), così La casa – Il risveglio del male da quando inizia e fino ai suoi titoli di coda costringe a confrontarsi con scioccanti mutilazioni, elementi splatter, jumpscare, sangue a non finire e molto altro ancora.

Quanto visto nel trailer, già di suo particolarmente impressionante, è solo parte di ciò che il film ha da offrire. Il che farà certamente piacere agli appassionati del genere dallo stomaco forte, che davanti a sequenze come quella in cui viene adoperata una grattugia o ancora quelle che prevedono lo smembramento dei corpi, ritroveranno soluzioni visive e idee di messa in scena realizzate con un certo gusto. Senza dimenticare la mamma demoniaca interpretata dalla Sutherland: una presenza memorabile, spaventosa già solo per il trucco che la caratterizza. Elementi, questi, che fanno di La casa – Il risveglio del male un horror decisamente convincente che, anche riprendendo inquadrature tipiche dell’estetica di Raimi o fornendo omaggi ai classici horror, centra in pieno l’obiettivo di fare paura. Forse facendone anche troppa.

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Quella certa paura di una scrittura più ambiziosa

Tanto orrore, dunque, che è indubbiamente ciò che un film come La casa – Il risveglio del male deve offrire ai propri spettatori, ma carente è stata l’attenzione riposta nella sua scrittura. Certo, abbiamo un cambio di location che “svecchia” la saga (in modo molto simile a quanto avvenuto con Scream VI), due madri emancipate e attuali riflessioni legate al tema della maternità e della famiglia non tradizionale. Eppure, Cronin (anche sceneggiatore del film oltre che suo regista) sembra non aver avuto il coraggio di usare tali elementi in modo più ambizioso. La paura generata ad esempio dagli spazi in cui si muovono i protagonisti è merito più di una regia attenta a valorizzare tali ambienti, che non di una scrittura che invece si limita ad utilizzarli nel modo più canonico.

Naturalmente l’aspetto visivo in un horror ha la precedenza e come già riportato La casa – Il risveglio del male in questo eccelle. Ma il mancato sostegno di una sceneggiatura meno prevedibile, meno canonica, si fa sentire in più momenti. Viene così a mancare, ad esempio, un maggior approfondimento dei personaggi protagonisti, che avrebbe invece potuto conferire ulteriore valore tanto alla loro presenza nel film quanto al film stesso. Conseguenza più evidente di questa carenza è però la mancanza di un senso di imprevedibilità, attraverso il quale si sarebbe potuto iniettare nello spettatore un terrore capace di continuare anche oltre l’uscita dalla sala. La casa – Il risveglio del male regala invece un shock temporaneo, ma considerando il livello di questo shock probabilmente va bene anche così.

Fast and Furious 11: scelto il regista per il capitolo finale

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Fast and Furious 11: scelto il regista per il capitolo finale

Mentre il 18 maggio uscirà in sala Fast X, è stato annunciato che Louis Leterrier si unirà alla Famiglia Toretto per l’ultimo capitolo del franchise, Fast and Furious 11. Leterrier ha sostituito Justin Lin come regista del decimo capitolo lo scorso maggio, una sostituzione improvvisa che ha chiaramente portato a qualcosa di significativo per il team, dal momento che la produzione ha deciso di confermarlo per l’ultimo capitolo dell’enorme franchise di Universal.

“Louis è entrato a far parte del team di ‘Fast & Furious’ senza problemi, con un’innata comprensione del franchise, che è più forte che mai dopo due decenni. Sotto la sua direzione, ‘Fast X’ sarà un thriller ad alta intensità con tutta l’azione spettacolare, le emozioni e i colpi di scena che i fan si aspettano – e anche di più”, ha dichiarato Peter Cramer, presidente della Universal Pictures. “Siamo entusiasti che continuerà a lavorare con la sua magia sulla sedia da regista”.

Fast X, La fine della corsa ha inizio

Fast X uscirà nelle sale il 18 maggio 2023 ed è diretto dal regista di Transporter  Louis Leterrier, che ha raccolto il timone dopo che Justin Lin ha improvvisamente abbandonato il progetto a causa di divergenze creative. Il film è scritto da Justin Lin e Dan Mazeau, con Justin Lin ancora impegnato come produttore del film.

La fine della corsa ha inizio. Fast X, il decimo film della saga di Fast & Furious, dà il via ai capitoli finali di uno dei più leggendari e popolari franchise cinematografici, giunto al suo terzo decennio e ancora sostenuto dallo stesso cast e dagli stessi personaggi degli esordi. Nel corso di molte sfide e contro ostacoli impossibili, Dom Toretto (Vin Diesel) e la sua famiglia hanno superato in astuzia, coraggio e abilità tutti i nemici che hanno incontrato sul loro cammino. Ora si trovano di fronte all’avversario più letale che abbiano mai affrontato: una minaccia terribile che emerge dalle ombre del passato, alimentata dalla vendetta, determinata a disperdere la famiglia e a distruggere per sempre tutto e tutti i suoi cari.

In Fast Five del 2011, Dom e la sua squadra hanno eliminato il famigerato boss della droga brasiliano Hernan Reyes e distrutto il suo impero su un ponte di Rio De Janeiro. Quello che non sapevano è che il figlio di Reyes, Dante (Jason Momoa di Aquaman), ha assistito a tutto questo e ha passato gli ultimi 12 anni a elaborare un piano per far pagare a Dom il prezzo più alto. Il complotto di Dante spingerà la famiglia di Dom da Los Angeles alle catacombe di Roma, dal Brasile a Londra e dal Portogallo all’Antartide. Si stringeranno nuove alleanze e torneranno vecchi nemici. Ma tutto cambia quando Dom scopre che suo figlio di 8 anni (Leo Abelo Perry, Black-ish) è l’obiettivo finale della vendetta di Dante.

Justice League: Zack Snyder rivela alcuni retroscena ai Fratelli Russo

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Durante una recente conversazione con i fratelli Russo nell’ambito del loro podcast Pizza Film School, il regista Zack Snyder ha ammesso che la Warner Bros. ha cercato di spingerlo ad alleggerire il tono di Justice League aggiungendo più umorismo.

“La sceneggiatura di Justice League si è evoluta da quello”,  ha detto il regista rivelando delle note che ha ricevuto dai vertici dello studio. “Sarò onesto, la sceneggiatura, quello che è successo con ‘Justice League’, perché avevamo una sceneggiatura molto… la sceneggiatura originale era molto più oscura e strana, e poi è uscito ‘Batman Vs. Superman‘, e lo studio è stato tipo, ‘Non è abbastanza divertente, le persone vogliono film più divertenti, vogliono cose divertenti al suo interno.'”

“Siamo tornati indietro e abbiamo fatto un… abbiamo alleggerito il film in generale. E direi che il mio taglio di ‘Justice League’ è una sorta di via di mezzo”, ha continuato Zack Snyder“Avevamo apportato le modifiche per lo studio e sarò franco, Chris [Terrio] e io non siamo i ragazzi più divertenti del mondo, non siamo come fantastici scrittori di barzellette… sono solo onesto al 100% riguardo a questo [ride].”

“Avevamo Ezra Miller ed è piuttosto divertente, quello era un po’ il suo ruolo, essere The Flash, ed essere giovane, ed essere un po’ irriverente e in soggezione nei confronti di Batman e Superman. E ha fatto un ottimo lavoro, e quella parte è stata grandiosa.” Durante la conversazione, Snyder ha anche confermato che si parlava effettivamente di rilasciare Justice League di Zack Snyder come una serie in sei parti su HBO Max, solo che alla fine la cosa non è accaduta a causa di alcune “regole legali” non rivelate.

Godzilla x Kong: The New Empire, teaser rivela la data di uscita del sequel di Godzilla vs. Kong

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Legendary e Warner Bros. Pictures hanno rivelato che l’attesissimo sequel Godzilla vs. Kong di Adam Wingard si intitolerà ufficialmente Godzilla x Kong: The New Empire  e uscirà nelle sale quasi esattamente tre anni dopo il suo predecessore, il 15 marzo 2024.

Mentre i dettagli della trama vengono tenuti pesantemente nascosti, la sinossi anticipa che il film metterà “L’onnipotente Kong e il temibile Godzilla contro una colossale minaccia sconosciuta nascosta nel nostro mondo, sfidando la loro stessa esistenza e la nostra. Il film approfondisce i le storie di questi Titani, le loro origini e i misteri di Skull Island e oltre, mentre scopri la mitica battaglia che ha contribuito a forgiare questi straordinari esseri e li ha legati all’umanità per sempre.

Il film è interpretato da Dan Stevens (Legion; The Guest), Rebecca Hall (Iron Man 3;  Transcendence), Brian Tyree Henry (Atlanta ; Eternals), Kaylee Hottle (Godzilla vs. Kong ; Magnum PI), Fala Chen (Shang-Chi e La leggenda dei dieci anelli;  The Undoing), Alex Ferns (The BatmanWrath of Man) e Rachel House (Thor: RagnarokNext Goal Wins). Wingard torna alla regia con una sceneggiatura di Terry Rossio, Jeremy Slater e Simon Barrett. Godzilla x Kong: The New Empire arriverà nei cinema il 15 marzo 2024!

Guarda l’annuncio del titolo qui sotto:

 

MCU: Cosa può (e non può) fare la Marvel nel futuro di Namor

MCU: Cosa può (e non può) fare la Marvel nel futuro di Namor

I diritti cinematografici di Namor sono stati a lungo oggetto di discussione, e la conversazione continua anche dopo il debutto del personaggio in Black Panther: Wakanda Forever. Durante la Fase 4 del sequel di Black Panther, Tenoch Huerta ha introdotto per la prima volta Namor nel MCU e il personaggio è destinato a fare altre apparizioni nel futuro del franchise. Tuttavia, proprio come i diritti cinematografici di Bruce Banner/Hulk, i diritti di distribuzione di Namor sono bloccati tra i Marvel Studios e la Universal Pictures. Questo rende poco chiaro il suo futuro nel franchise, ma i Marvel Studios vorranno sicuramente tenersi stretto l’antieroe originale dei Marvel Comics.

Namor ha debuttato pubblicamente nei fumetti Marvel Comics nel numero 1 del 1939, diventando così uno dei personaggi originali della Marvel. Nel corso degli anni, sono stati fatti diversi tentativi per portare Namor in live-action, soprattutto nella sua serie televisiva in sviluppo negli anni Cinquanta, ma non sono andati a buon fine. Namor è stato uno dei principali personaggi della Marvel Comics i cui diritti cinematografici sono stati venduti ad altri studios, unendosi alla schiera degli X-Men, dei Fantastici Quattro e di Spider-Man.

Chi possiede i diritti cinematografici di Namor: Marvel o Universal?

Namor Black Panther Wakanda Forever

I diritti cinematografici di Namor sono stati venduti alla Universal Pictures negli anni ’90, insieme ai diritti di Hulk. Nel 2014 il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha confermato la cosa. Ciononostante, Feige ha anche affermato che “intrecci” e “vecchi contratti” impedivano di andare avanti con un film da solista, mettendo Namor al centro dell’attenzione.

Ciò ha suggerito che i problemi risiedono nei diritti di distribuzione del personaggio, il che significa che un film da solista con Namor non potrebbe essere prodotto dal MCU, ma il personaggio potrebbe apparire in qualità di supporto in altri progetti.

I riferimenti a Namor del MCU prima di Black Panther 2

Black Panther: Wakanda Forever non è stato un progetto in solitaria per Namor, il personaggio è apparso come antagonista principale del film, con i Marvel Studios che si sono attenuti alle regole determinate dai diritti cinematografici. Tuttavia, anche prima del debutto del personaggio nel MCU, il suo regno sottomarino di Talokan (adattato da Atlantide dei Marvel Comics) erano stati citati più volte in diversi progetti.

Una mappa in Iron Man 2 presentava un indicatore nell’Oceano Atlantico, dove si pensava fosse situata la mitica città. Il riferimento più significativo a Namor è arrivato durante Avengers: Endgame, anche se la sua effettiva connessione con l’antieroe è stata contestata. Okoye menziona brevemente un terremoto sottomarino al largo della costa dell’Africa occidentale, apparentemente dove si sarebbe dovuto trovare il segnalatore della mappa di Iron Man 2. Gli sceneggiatori di Avengers: Endgame hanno poi smentito questa teoria, ma è rimasta impressa nella mente del pubblico come un riferimento diretto a Namor e Atlantide. Tuttavia, in Black Panther: Wakanda Forever è stato rivelato che la città sottomarina di Namor, Talokan, si trova in realtà nella penisola dello Yucatán, non vicino all’Africa.

Namor era il cattivo principale di Black Panther: Wakanda Forever

Namor

Hulk del MCU ha avuto una carriera incredibilmente fruttuosa dopo il suo film solista del 2008, distribuito dalla Universal, Namor potrebbe ottenere lo stesso livello di apprezzamento. In Black Panther: Wakanda Forever, Namor ha combattuto con la nuova Pantera Nera del MCU, Shuri, e alle forze del Wakanda. L’attore Tenoch Huerta viene introdotto nella storia grazie all’uso del vibranio, poiché viene rivelato che una meteora di vibranio ha colpito anche la penisola dello Yucatán come il Wakanda, permettendo agli antenati di Namor di evolversi in esseri marini e portando alla formazione di Talokan.

Alla fine di Wakanda Forever, le due nazioni hanno stretto una timida alleanza, anche se sembra che questa possa rompersi da un momento all’altro, una trama che i Marvel Studios esploreranno sicuramente nel futuro del MCU.

I cambiamenti di Namor nel MCU rispetto ai fumetti

Le origini di Namor

Nei fumetti, Namor è il figlio mutante di un capitano della marina e di una principessa atlantidea, ma la storia delle origini è stata modificata per la versione MCU del personaggio. Atlantide è stata adattata a Talokan, una nazione costruita sul sito di una caduta di meteoriti di vibranio che aveva influenzato la vita vegetale circostante. Analogamente all’erba a forma di cuore di Wakanda, una pianta sottomarina ha dotato gli antenati di Namor di abilità che garantiscono la loro sopravvivenza sott’acqua ma rendono impossibile la vita in superficie.

Tuttavia, la mutazione di Namor gli permette di respirare sia dentro che fuori dall’acqua e di mantenere il colore della pelle, mentre gli altri Talokani diventano blu quando sono esposti all’ossigeno dell’aria. Nei fumetti il personaggio ha contatti con molti degli Avengers quindi ipoteticamente la sua storia dovrà essere sviluppata molto più nel dettaglio. Tuttavia, la Fase 4 ha introdotto Namor come uno dei primi mutanti ufficiali del MCU, insieme a Kamala Khan in Ms. Marvel e a una variante del Professor X in Doctor Strange nel Multiverso della Follia.

La Marvel può usare Namor in un film da solista?

Film da solita per Namor

Namor è sempre stato uno dei preferiti dal pubblico per una possibile trasposizione sul grande schermo. Come antieroe piuttosto che come supereroe, il personaggio è un’aggiunta molto intrigante al franchise. Tuttavia, la Universal Pictures potrebbe ostacolare i piani di un possibile film da solista per Namor nel MCU. La stessa situazione si è venuta a creare con Hulk: la Marvel non può realizzare un film da solista del personaggio ma può utilizzarlo per i ruoli di supporto.

Nel 2018, i Marvel Studios hanno descritto la situazione di Namor come “complicata”, eppure recenti speculazioni hanno suggerito che i diritti di Hulk e Namor potrebbero presto tornare ai Marvel Studios, il che potrebbe rendere possibile la realizzazione di film solisti per entrambi i personaggi.

La Marvel può usare Namor in un altro film?

Namor nel MCU

Dopo il suo debutto come personaggio secondario in Black Panther: Wakanda Forever, la presenza di Namor nei futuri progetti del MCU rende felici i fan. Agli inizi del franchise, era facile dare a Bruce Banner lo sviluppo di cui aveva bisogno, anche se era un personaggio secondario nei progetti di altri eroi.

Ma qualche anticipazione arriva da Comicbook.com, dallo scrittore di Avengers: La dinastia Kang, Jeff Loveness, ha rivelato di essere “entusiasta di scrivere Namor“. Pur non fornendo esattamente una conferma, questo sembra suggerire che Namor apparirà in Avengers: La dinastia Kang, il primo evento crossover degli Avengers nella Fase 6.

Nanni Moretti presenta il suo nuovo film: Il sol dell’avvenire

Nanni Moretti presenta il suo nuovo film: Il sol dell’avvenire

Conferenza stampa gremita al cinema Nuovo Sacher di Roma per la presentazione de Il sol dell’avvenire, nuovo attesissimo film di Nanni Moretti. Con questo lavoro il regista partecipa al prossimo Festival di Cannes, assieme ad altri due italiani, Marco Bellocchio ed Alice Rohrwacher – “una regista molto interessante”, afferma Moretti. “Mi dispiace che non ci sia Matteo Garrone”, aggiunge. Il film, ci tiene a sottolineare con una battuta, non è certo il suo ultimo: “Forse chiudo questa primissima fase della mia carriera, alla quale poi seguirà la seconda, di un’altra cinquantina d’anni, e forse anche una terza”. A chi gli domanda come si stia preparando a sbarcare sulla croisette di Cannes, il regista risponde così: “Vado a Cannes con il solito spirito”. A proposito dell’esperienza di quel festival aggiunge: “È bello quando c’è una platea che ride e si commuove. Ancora più bello quando questa è enorme come al Palazzo del cinema di Cannes”.

La costruzione de Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti

Il primo nucleo de Il sol dell’avvenire nasce diverso tempo fa: “Per quanto riguarda il film ambientato nel ’56, alcuni anni fa, prima di Tre piani con le sceneggiatrici Federica Pontremoli e Valia Santella cercammo di scrivere un film ambientato a quell’epoca. Però, non ne eravamo soddisfatti. […] Dopo Tre piani, aggiungendo alla compagnia Francesca Marciano, ho pensato di tenere quell’ambientazione del ’56, ma […] volevo raccontare anche la vita del regista”. Nanni Moretti precisa poi che Il sol dell’avvenire non è stato influenzato dallo scoppio della guerra in Ucraina, poiché: “La prima stesura è del giugno 2021”. Le riprese sono iniziate a inizio marzo 2022, ma la sceneggiatura non ha subito modifiche importanti a seguito degli eventi. Moretti racconta poi come il finale del film si sia evoluto nel tempo. Senza anticipare nulla, si può dire che “L’ultima ventina di inquadrature non era prevista nella sceneggiatura”. Il loro inserimento è avvenuto in due fasi diverse: la prima, l’ultimo giorno di riprese, la seconda, a montaggio già iniziato.

Una scrittura molto femminile ne Il sol dell’avvenire

Anche in questo nuovo lavoro, Nanni Moretti torna a collaborare dunque con due donne, cui se ne aggiunge una terza: Francesca Marciano. Il regista rimarca la loro influenza positiva: “Con Santella e Pontremoli lavoro da tanto tempo. Ora anche con Francesca Marciano. Questo si riflette molto positivamente sulle sceneggiature e sul mio desiderio di raccontare figure femminili”. Francesca Marciano aggiunge delle considerazioni su come sia cambiata la scrittura per il cinema oggi, rispetto al passato: “E’ normale, per noi che abbiamo una certa età, trovare che le cose cambiano. […] Per chi scrivere un film, oggi, ad esempio, è una domanda diversa da quello che poteva essere 30 anni fa. Roma aveva una quantità di produttori indipendenti. […] Adesso abbiamo le piattaforme e le sale vuote. Dobbiamo pensare a fare un cinema che forse non è più in sincrono con la realtà di oggi. […] Il film non ha un giudizio su questo. […] Noi vogliamo fare dei film, Nanni vuole fare film che ancora assomigliano a lui, alla sua etica, ai suoi principi, a ciò che è importante per lui. Tutto è diverso, ma […] c’è una coerenza nel lavoro artistico e immaginativo in questo film. Penso che sia importante. Penso che sia anche una libertà, oggi più di prima, fare film che rispondono a una visione del mondo che continua ad avere il suo potere”.

Il sol dell’avvenire nelle parole dei protagonisti

Silvio Orlando: “Erano 17 anni che non lavoravo con Nanni ed ero molto felice che mi avesse richiamato. – L’ultimo lavoro insieme era stato Il Caimano ndr. […] Vedendo il film sono stato ancora più felice di essereci, perchè effettivamente è un film che è un po’ una summa, la chiusura di un cerchio, della storia personale che ho con Nanni, iniziata con Palombella rossa. Questo film mi ha scosso dal profondo. […] Non è un film qualsiasi per me, al di là della mia partecipazione”. Poi scherza: “Ho detto mille volte nelle interviste che quando Nanni mi chiama sono molto contento, anche felice, ma quando non mi chiama sono molto più sereno. Dopo 17 anni di serenità, sono rientrato di nuovo nella squadra. Però devo dire che questa volta è stato veramente una passeggiata, è stato tutto molto gradevole”. Il film è stato girato prevalentemente negli studi di Cinecittà. A proposito di questo, Silvio Orlando commenta: “Mi piace moltissimo recitare in studio. […] perchè c’è più possibilità di concentrazione. […] Avvicina di più a un’esperienza teatrale. Ti senti molto più a fuoco in un set ricostruito. Una giornata ne vale due rispetto a un set dal vivo. Sappiamo come è complicato girare per le strade di Roma, ad esempio, in questi ultimi anni”.

Barbora Bobulova si commuove raccontando come è entrata a far parte di quella che chiama “famiglia morettiana”: “Voi siete una famiglia. Sono entrata in questa famiglia dall’esterno. Mi sono sentita molto accolta. […] Per me è stato bellissimo. Mi sono sentita accudita, accarezzata. Ogni giorno sul set per me era un dono”. Prosegue poi parlando delle sue affinità col personaggio di Vera, che interpreta: “Già dal provino […] ho capito che questo personaggio doveva essere mio. L’ho proprio sentito. A partire dal fatto che fosse una sarta, mia nonna era una sarta. Poi, l’invasione sovietica in Ungheria, mia madre è ungherese. Sono vissuta nel socialismo. C’erano tantissimi elementi che mi rendevano affine a questo personaggio. Quando Nanni mi ha scelto sono scoppiata a piangere, come adesso. È stato un viaggio bellissimo. […] È stato un privilegio anche lavorare con Silvio, mi ha dato tantissimo”.

Margherita Buy, al suo quinto film con Nanni Moretti, si dice molto contenta di aver partecipato a un lavoro così “complesso”: “Ero molto curiosa di vedere anche tutte le altre storie che si intrecciavano come sarebbero state rese”. Riguardo al ritorno da attrice al fianco di Moretti e al loro lungo percorso artistico insieme afferma: “Con Nanni […] prima siamo stati sposati, poi fratelli, ora separati. Abbiamo fatto tutto il percorso familiare. È bello ritrovarsi sul set e […] ricominciare questi rapporti che si interrompono, poi riprendono. Avevamo fatto Tre piani, film bellissimo, ma c’era una parte di dolore molto forte che abbiamo vissuto sul set. Questo è stato un film non facile, però in alcuni momenti mi sono anche molto divertita”.

Silvio Orlando il sol dell'avvenireDi industria cinematografica, piattaforme e cambiamenti

Non mancano una serie di domande sullo stato del cinema italiano, sull’evoluzione dell’industria cinematografica, sul nuovo mercato delle piattaforme e la crisi delle sale. Rispetto a questi temi, Moretti espone il proprio punto di vista.

Lo stato del cinema italiano

Moretti si dice convinto della validità di molti registi e film italiani, che dimostrano la buona salute del nostro cinema. Tuttavia, si concentra su ciò che intorno ad essi si muove, focalizzando l’attenzione sui problemi del mercato e non solo: “Il cinema italiano è vivo, come sempre. Ci sono tanti registi, anche giovani – fino ai 65 anni – poi ci sono Amelio, Bellocchio. […] E’ un cinema vivo di registi e film, però privo di una cura, di attenzione intorno. Parlo ad esempio della mancanza di belle trasmissioni sul cinema in televisione. […] A volte il pubblico dà delle sorprese piacevoli”, cita il caso dell’ampio successo Le otto montagne, “però intorno a questi film e registi non c’è un’attenzione, una cura, che meriterebbero”. “I film d’autore […] un tempo venivano ben preparati, coccolati, uscivano al momento giusto. […] Ormai ci sono tanti film che vengono gettati allo sbaraglio. Il pubblico non capisce cosa sta uscendo, non capisce che tipo di film siano. […] Non è bello”. Prosegue: “Un problema negli ultimi anni […] è stato, poi, che tanti film teoricamente commerciali, praticamente, commerciali non lo sono stati per niente. Questo, a proposito di industria cinematografica è un fenomeno su cui riflettere”.

Le piattaforme

Sulle piattaforme e il loro ruolo nell’industria cinematografica, Moretti ha le idee chiarissime e le riassume, oltre che in una spassosissima sequenza de Il Sol dell’avvenire, anche in una semplice affermazione: “Le piattaforme vanno bene per le serie. I film si devono fare per il cinema”.

Gli esercenti

A chi gli domanda cosa dovrebbero fare gli esercenti per portare il pubblico in sala, Moretti risponde così, da esercente della sala nella quale si svolge l’incontro stampa: “Programmare buoni film” e cita alcuni dei titoli che hanno fatto parte della programmazione più recente del Nuovo Sacher. “In questo forse sono un po’ vecchio. Penso che programmare buoni film sia la cosa principale”.

Nanni Moretti, fieramente contro corrente

In questo panorama, il regista de Il sol dell’avvenire rivendica infine il suo essere stato sempre “contro corrente”, fedele al proprio modo di fare cinema e alla propria idea di fruizione cinematografica, indissolubilmente legata alla sala. “Ho sempre reagito andando contro l’onda del momento. […] A metà anni 80 c’era la tendenza a fare film fintamente internazionali, con cast e ambientazione internazionale, in Italia, Firenze, o Venezia. Io ho reagito a questa tendenza dominante […] con una mia casa di produzione – la Sacher Film ndr- e producendo film italiani. […] Qualche anno dopo, i cinema chiudevano […] e io ho aperto questa sala, andando contro questa tendenza. Così anche più di 15 anni fa, quando gli esordienti non se li filava nessuno, ho cominciato a fare […] Bimbi belli, il festival con i registi esordienti. Anche ora, appunto, in un momento di difficoltà delle sale, ho fatto finta di niente e ho continuato a pensare, scrivere, girare, montare il mio film per gli spettatori in un cinema. Quindi, cerco sempre di non preoccuparmi troppo di quello che sta succedendo intorno”. Il sol dell’avvenire, prodotto da Sacher Film e Fandango, con Rai Cinema, Le Pacte, in collaborazione con France 3 Cinema, è in sala dal 20 aprile.

Il sol dell'avvenire

Guardiani della Galassia Vol. 3: featurette del film con tante scene inedite!

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Marvel Studios ha rilasciato una nuova featurette per Guardiani della Galassia Vol. 3 con lo sceneggiatore/regista James Gunn, il capo dell’MCU Kevin Feige e il cast del trequel che riflette sul viaggio che li ha portati a questo punto. 

Ci sono alcuni nuovi frammenti di filmati del film, insieme a approfondimenti su com’è stato dare vita a questi personaggi dopo che così tante persone hanno dubitato delle possibilità di successo del franchise nel 2014. Molte persone hanno sostenuto che Guardiani della Galassia sarebbe stato ” Il primo flop dei Marvel Studios” quando è stato annunciato, ma è invece diventata una delle proprietà di maggior successo dei Marvel Studios.

Di recente vi abbiamo segnalato che la previsione per questo film è che possa debuttare negli USA con un impressionante $ 130 milioni di incassi nel primo weekend, anche se questo è un numero che potrebbe facilmente aumentare man mano che ci avviciniamo alla data di uscita che è prevista per il 5 maggio 2023. 

Guardiani della Galassia Vol. 3, la trama ufficiale

Guardiani della Galassia Vol. 3, l’attesissimo terzo e ultimo capitolo della trilogia di Guardiani della Galassia di James Gunn, che arriverà il 3 maggio nelle sale italiane. “Nel film Marvel Studios Guardiani della Galassia Vol. 3, l’amato gruppo di improbabili Super Eroi sembra po’ diverso ultimamente. Peter Quill, ancora provato dalla perdita di Gamora, deve riunire intorno a sé la sua squadra per difendere l’universo, oltre a proteggere uno di loro. Una missione che, se non sarà portata a termine con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani così come li conosciamo”.

Guardiani della Galassia Vol. 3 è scritto e diretto da James Gunn ed è interpretato da Chris PrattZoe SaldanaDave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff, con Vin Diesel  nei panni di Groot e Bradley Cooper in quelli di Rocket nella versione originale, oltre a Sean Gunn, Chukwudi Iwuji, Will Poulter e Maria Bakalova. Il film è prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Nikolas Korda, Simon Hatt e Sara Smith sono i produttori esecutivi.

Fast X: secondo trailer ufficiale del film con Vin Diesel

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Fast X: secondo trailer ufficiale del film con Vin Diesel

La Universal Studios ha diffuso un secondo trailer ufficiale di Fast X (Fast and Furious 10), l’attesissimo decimo capitolo della saga di Fast and FuriousA poco più di un mese dalla fine, Universal Pictures ha lanciato il secondo trailer che offre uno sguardo ancora migliore all’epica penultima avventura per Dominic Toretto (Vin Diesel) e la sua famiglia allargata. 

Cannes 76: Catherine Deneuve sul poster dell’edizione 2023 del Festival

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La 76esima edizione del Festival di Cannes ha svelato il poster ufficiale di questa sua edizione 2023. Su di esso vi è l’attrice Catherine Deneuve, immortalata mentre si trova sulla spiaggia di Pampelonne, per le riprese di La Chamade di Alain Cavalier. In quel film la Deneuve interpretava Lucile, che conduce una vita mondana e superficiale, venata di disinvoltura e gusto per il lusso. Il suo cuore batte freneticamente, in fretta, con passione. Proprio come il cuore del cinema che il Festival di Cannes celebra ogni anno: il suo battito vivo e corposo si sente ovunque. Il cuore della Settima Arte – dei suoi artisti, professionisti, dilettanti – batte come un tamburo, al ritmo dell’urgenza che la sua natura eterna impone.

Gioiosa, audace e romantica, una giovane donna dai lunghi capelli biondi sorride, fiduciosa, al suo futuro. È una certa forma di magia che Catherine Deneuve incarna: pura, incandescente e talvolta trasgressiva. È questa indicibile magia che il 76° Festival Internazionale del Film trasmette con questo manifesto senza tempo. Per ribadire il glorioso presente del cinema e per intravederne un futuro pieno di promesse. Catherine Deneuve rappresenta ciò che il cinema non dovrebbe mai smettere di essere: sfuggente, audace, irriverente. Qualcosa di evidente: una necessità”, è quanto riporta il comunicato diffuso dal Festival.

La locandina ufficiale del 76° Festival di Cannes è stata realizzata da Hartland Villa (Lionel Avignon, Stefan de Vivies) da una foto di Jack Garofalo sul set di La Chamade. Come noto, il Festival di Cannes si terrà dal 16 al 27 maggio e il suo programma ufficiale è già stato svelato, e tra i nomi già annunciati spiccano Martin Scorsese e Wes Anderson, ma anche Wim Wenders, Kore-eda Hirokazu e Todd Haynes. Per quanto riguarda invece l’avventura italiana sulla croisette, quest’anno è il turno di Nanni Moretti, Marco Bellocchio e Alice Rohrwacher, tutti e tre in concorso. In attesa che il Festival abbia inizio, ecco qui di seguito il poster ufficiale:

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Poster credits: Photo © Jack Garofalo/Paris Match/Scoop – Graphic design © Hartland Villa

The Cell – La cellula: trama, cast e curiosità sul film

The Cell – La cellula: trama, cast e curiosità sul film

Il regista indiano Tarsem Singh, formatosi come autore di celebri videoclip, è poi approdato al cinema realizzando film fortemente influenzati dal fantasy o dalla fantascienza. Titoli come Immortals, Biancaneve o Self/Less presentano infatti contesti futuristici o fiabeschi, con i quali Singh può sbizzarrire tutto il suo talento visionario, presentando narrazioni thriller o avvincenti racconti d’azione. Il suo primo film, The Cell – La cellula (qui la recensione), del 2000, presentava già queste caratteristiche ed è probabilmente ancora oggi il lungometraggio che meglio esprime i suoi interessi artistici, il tutto calato in un racconto profondamente cupo e ai limiti della distopia.

Caratterizzato da scenografie oniriche, con ampi omaggi ad vari artisti contemporanei, da H.R. Giger a Damien Hirst, The Cell – La cellula sembra essere un classico thriller psicologico incentrato sulla figura del serial killer, ma al di là della trama il film presenta molto più di quanto si potrebbe pensare. Il regista porta infatti lo spettatore e i suoi personaggi letteralmente all’interno della mente di un assassino, dando forma a tutti gli incubi che si agitano in essa. Costato 33 milioni di dollari, il film ne guadagnò ben 104, a conferma del grande interesse suscitato nei fan del genere.

Tuttavia The Cell – La cellula fu anche oggetto di numerose critiche, sia per i suoi eccessi stilistici che per la sceneggiatura tutt’altro che perfetta. Negli anni è però stato rivalutato come un titolo a suo modo degno di nota, che non manca di suscitare ancora un certo fascino. Prima di intraprenderne una visione, sarà certamente utile approfondire alcune curiosità relative a tale film. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti la pellicola nel proprio catalogo.

The Cell – La cellula: la trama del film

In un futuro non troppo lontano, una tecnologia sperimentale permette agli psicanalisti di entrare letteralmente all’interno dell’inconscio dei loro pazienti, per meglio indagare sulla loro mente e ricorrere a dalle terapie più efficaci. Catherine Deane specializzata in questo tipo di tecnologia, viene incaricata dall’ ispettore di polizia Peter Novak di entrare all’interno della mente di Carl Stargher, un serial killer finito in coma, per scoprire il luogo di prigionia della sua ultima vittima. L’uomo dopo aver catturato le sue prede, le intrappola infatti in una specie di gabbia destinata a riempirsi d’acqua, facendole così morire di annegamento.

Catherine comincia così le sue indagini all’interno della mente del serial killer, scoprendo che le violenze subite nell’infanzia ne hanno scisso la psiche: da una parte vi è un un bambino, che riassume la sua parte buona, ma dall’altra vi è un mostro dispotico che dà forma ai peggiori istinti del serial killer. Piano piano, Catherine conquista la fiducia del bambino nel tentativo di scoprire ciò che egli sa dell’ultima ragazza rapita. Così facendo, tuttavia, finisce per diventare a sua volta prigioniera nella mente del criminale, dove può accaderle di tutto.

The Cell - La cellula cast

The Cell – La cellula: il cast del film

Ad interpretare Catherine Deane vi è l’attrice e cantante Jennifer Lopez, la quale accettò il ruolo in quanto affascinata dal contesto immaginato dal regista. Nel film l’attrice appare anche con costumi e acconciature molto diverse, che simboleggiano i cambiamenti del suo personaggio. Inizialmente la Lopez aveva richiesto di poter indossare degli abiti comodi, ma ciò le fu negato in quanto la scomodità di questi era ideale al malesse vissuto dal suo personaggio. Accanto a lei, nei panni del serial killer Carl Stargher vi è Vincent D’Onofrio, il quale ha rivelato che dopo aver visto la sua interpretazione sua moglie si è rifiutata di dormire accanto a lui per ben due settimane.

Ad interpretare il piccolo Carl Stargher vi è invece l’attore Jake Thomas, noto principalmente per aver interpretato poi Matt McGuire nella serie Lizzie McGuire. Nei panni del detective Peter Novak vi è l’attore Vince Vaughn, mentre Tara Subkfoff è Julia Hickson, la ragazza rapita da Carl. Quest’ultima, che doveva recitare sott’acqua in una scena, non sapeva starci senza tenersi chiuso il naso con le dita. Per mancanza di tempo, non fu possibile sostituirla con un’altra attrice e la scena rimase così. Nel film sono poi presenti Jake Weber nei panni di Gordon Ramsey e Marianne Jean-Baptiste in quelli della dottoressa Miriam Kent.

The Cell – La cellula: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Nel 2009 è stato realizzato un sequel del film, dal titolo The Cell 2 – La soglia del terrore. Questo è diretto non più da Singh ma da Tim Iacofano e anche il cast di attori è completamente diverso. Protagonista è l’attrice Tessie Santiago, nei panni di Maya, un’investigatrice con la capacità di leggere nella mente degli altri. Nel film la donna si trova a dover entrare nella mente di un serial killer che tortura le sue vittime fino a farle morire, per poi riportarle in vita e ucciderle di nuovo. Questo sequel è stato però rilasciato direttamente per il mercato home video, non ottenendo un particolare successo.

È possibile fruire di The Cell – La cellula grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 19 aprile alle ore 21:30 sul canale Warner TV.

Fonte: IMDb

Doom: trama, cast e sequel del film con Dwayne Johnson

Doom: trama, cast e sequel del film con Dwayne Johnson

Nel loro raccontare mondi, personaggi e storie, il cinema e i videogiochi hanno più volte incrociato le loro strade, offrendosi l’un l’altro nuovi appassionanti contenuti. È quello che è accaduto anche con il film del 2005 Doom, diretto dal polacco Andrzej Bartkowiak, principalmente celebre per essere stato il direttore della fotografia di film come Un giorno di ordinaria follia e L’avvocato del diavolo. Per il suo terzo lungometraggio per il cinema egli dà vita alla trasposizione della celebre serie videoludica, divenuta popolare in particolare per essere uno degli esempi più influenti del genere sparatutto in prima persona.

Con il successo del secondo videogioco della serie, gli studios hollywoodiani iniziano ad interessarsi alla realizzazione di un film incentrato su questi. Tuttavia, a frenarne la realizzazione vi fu il tristemente noto massacro alla Columbine High School. Tale evento portò a ritenere inadatto un film incentrato su quelle particolari sparatorie, e il progetto venne momentaneamente accantonato. Con l’uscita nel 2004 del videogioco Doom 3, tuttavia, i discorsi intorno alla realizzazione di un film ripresero, portando infine ad un adattamento liberamente ispirato proprio al nuovo capitolo della serie.

Arrivato in sala, Doom si rivelò però un cocente insuccesso di pubblico. Il film arrivò infatti a guadagnare soltanto poco meno di 60 milioni a livello globale, a fronte di un budget di quasi 70. Tale risultato spinse naturalmente la Universal a non mettere in cantiere un sequel, preferendo abbandonare ogni piano a riguardo. Ad oggi, però, il film risulta essere uno “scult” da recuperare sia per gli effetti speciali impiegati per i mostri presenti (realizzati dal premio Oscar Stan Winston), sia per il suo cast di noti attori. Proseguendo nella lettura si potranno scoprire le principali curiosità legate a Doom.

Doom: la trama del film

La storia del film si apre su Marte, all’interno della stazione spaziale Olduvai, dalla quale improvvisamente si interrompono le comunicazioni con la Terra. Gli ultimi messaggi ricevuti non lasciano però molti dubbi: si tratta di richieste di aiuto. Individuati alcuni superstiti tra gli scienziati lì presenti, un gruppo di esperti marines vengono inviati lì per trarre in salvo questi e abbattere la minaccia presentatasi, qualunque essa sia. Tra gli uomini scelti vi sono l’infallibile caposquadra Sarge e l’ex scienziato John “Reaper” Grimm. Arrivati sulla stazione tramite un congegno di teletrasporto chiamato Arca, gli uomini si imbattono nei responsabili Markus Pinzerowski e il dottor Carmack. Questi, in stato confusionale, avvertono il gruppo di alcune pericolose presenze.

Ben presto, infatti, questi si imbattono in una serie di strane creature aliene, denominate Imp. Riuscendo ad uccidere una di queste, i soldati hanno modo di analizzarla, scoprendo cose ben più terribili di quanto potessero aspettarsi. La loro missione di salvataggio diventa allora una vera e propria prova di sopravvivenza, dove la fiducia reciproca verrà continuamente messa a dura prova. Per poter sperare di non essere coinvolti da quanto sta accadendo su Olduvai, i soldati e gli scienziati superstiti dovranno trovare il modo di fuggire, assicurandosi però di non portare dietro con sé le mostruosità lì presenti.

Doom cast

Doom: il cast del film

Per dar vita al film, i produttori desideravano affidare i ruoli di protagonisti ad alcuni celebri nomi del genere fantascientifico e d’azione. Il primo nome considerato per il protagonista fu quello di Arnold Schwarzenegger, che aveva già recitato in un ruolo simile nel film Predator. L’attore però rifiutò la parte, che fu allora proposta a Vin Diesel, divenuto celebre grazie a Fast & Furious. Dopo che anche questi declinò l’offerta, il ruolo di John Grimm venne proposto a Dwayne Johnson. Egli però preferì interpretare il duro Sarge, trovandolo maggiormente interessante anche per via di alcuni suoi aspetti controversi. L’attore raccontò di essersi preparato al ruolo cercando di prendere dimestichezza con i videogiochi da cui il film era tratto, avvertendo però un profondo senso di nausea dato dalla loro particolare modalità di gioco.

Il ruolo del protagonista John Grimm viene invece ricoperto da Karl Urban, divenuto particolarmente noto grazie al personaggio di Eomer in Il Signore degli Anelli. L’attrice Rosamund Pike, candidata all’Oscar per Gone Girl, dà invece vita a Samantha Grimm, sorella di John nonché scienziata di fondamentale importanza all’interno della stazione Olduvai. Questi attori dovettero sottoporsi anche ad alcune settimane di addestramento militare, al fine di acquisire tanto la fisicità quanto la credibilità richiesta per i ruoli. Nei panni del responsabile della stazione Marcus Pinzerowski vi è invece l’attore Dexter Fletcher, oggi noto come regista di Rocketman e Bohemian Rapsody. L’attore Doug Jones è invece interprete di alcuni dei principali mostri presenti nel film. Jones è noto per essere specializzato in ciò, avendo dato anche vita alle creature di Il labirinto del Fauno e La forma dell’acqua.

Doom: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

I non entusiasmanti risultati del film non permisero di dar vita ad un sequel del film, come inizialmente previsto dai produttori. Tuttavia, nel 2019 viene realizzato Doom: Annihilation, diretto da Tony Giglio. Il film si configura come un reboot della serie, e dunque non come un vero e proprio sequel. L’idea per questo nuovo lungometraggio ha preso forma soltanto dopo l’ennesimo successo della saga videoludica con il nuovo capitolo rilasciato nel 2016. Per questa nuova trasposizione, il regista decise di introdurre più mostri, più azione e più elementi basati direttamente dai videogiochi. Il film è poi arrivato direttamente per l’home-video, non passando dunque in sala. Nonostante ciò, le vendite hanno fatto registrare buoni incassi.

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Doom è infatti disponibile nel catalogo di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, e Netflix. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì 19 aprile alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

Twilight: la tetralogia potrebbe diventare una serie tv alla Lionsgate

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La Lionsgate sta lavorando a un adattamento di una serie TV basata sulla tetralogia di Twilight, come conferma Variety. La serie sarebbe basata sull’omonima serie di libri di Stephanie Meyers, precedentemente adattata in un franchise cinematografico. Al momento, al progetto non è associato alcun autore o servizio di streaming/rete.

Wyck Godfrey ed Erik Feig dovrebbero essere i produttori esecutivi. Feig è l’ex co-presidente del Lionsgate Motion Picture Group, mentre Godfrey e la sua società di produzione Temple Hill hanno prodotto i cinque film di “Twilight”. Si prevede inoltre che Meyers sarà coinvolta in qualsiasi potenziale serie. Tuttavia, Lionsgate non ha ancora replicato alle richieste di Variety di commentare la notizia.

Il franchise cinematografico, noto collettivamente come The Twilight Saga, era composto da cinque film ed è uscito tra il 2008 e il 2012. I cinque film hanno incassato oltre $ 3 miliardi al botteghino globale in totale e avevano come protagonisti Robert Pattinson e Kristen Stewart, poi diventate star internazionali di altissimo livello.

Sulla scia della notizia relativa a Harry Potter, anche la saga letteraria di Twilight dovrebbe quindi diventare una serie.

David Aja: a Roma la mostra del disegnatore di Hawkeye

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David Aja: a Roma la mostra del disegnatore di Hawkeye

In esclusiva nazionale e per la prima volta in Italia, ARF! e l’Instituto Cervantes di Roma presentano alla Sala Dalì di Piazza Navona la mostra del rinomato artista spagnolo, vincitore di 5 Eisner Awards e 2 Harvey Awards, David Aja.

“Con un linguaggio ricco di sfumature, David Aja non è solo uno dei grandi autori contemporanei del fumetto spagnolo, ma una figura ammirata in tutta Europa. È una gioia e un motivo di orgoglio portare il meglio del suo lavoro ai romani” così dichiara il Direttore Instituto Cervantes di Roma Ignacio Peyró.

In De Sagittis et Seminibus, che sarà inaugurata il 28 aprile 2023 alle ore 18 alla presenza dell’artista, verranno esposte alcune delle creazioni più rappresentative dell’intero percorso artistico di David Aja.

Dalle pagine di Daredevil e di The Immortal Iron Fist sui testi di Ed Brubaker e Matt Fraction allo straordinario ciclo di Hawkeye (Marvel / Panini Comics) che lo consacra nel comicdom mondiale; dalle avventure di Clint “Occhio di Falco” Barton in assolo senza Avengers, alle pluripremiate copertine per la Scarlet Witch di James Robinson.  Inoltre le tavole di The Seeds (Berger Books / Bao Publishing, 2021), scritta da Ann Nocenti, a completamento di questa ricca esposizione romana con la quale i visitatori potranno ammirare tutti i processi creativi di Aja, in un percorso che coniuga armonicamente il suo inconfondibile tratto “classico” e al contempo modernissimo al design e alle sperimentazioni grafiche e digitali che ne caratterizzano l’intera opera.

Come sottolinea Stefano “S3Keno” Piccoli, direttore di ARF! Festival e curatore della mostra: “Con questa esposizione dedicata all’arte di David Aja, vogliamo proseguire quello stesso percorso intrapreso con altri grandi autori internazionali come Frank Quitely e Darwyn Cooke che – nel pubblicare per la Marvel e la DC Comics – riescono magistralmente a far convivere le leggendarie icone pop del fumetto supereroistico nordamericano a un segno d’autore ultra riconoscibile, caratterizzante, di alta cifra stilistica”.

Le opere in mostra saranno raccolte nell’ARFbook 2023, il catalogo delle mostre di ARF! disponibile presso il Bookshop di ARF! Festival dal 12 maggio al Mattatoio La Pelanda a Roma.

David Aja, (Valladolid, 1977), fumettista, grafico e illustratore, si è laureato in Belle Arti all’Università di Salamanca, con specializzazione in Design e Audiovisivo, cominciando quasi immediatamente a lavorare come professionista per quotidiani e riviste periodiche come El Paìs, Rolling Stone, Men’s Health, per illustrazione editoriale, copertine di dischi e pubblicità.

Come fumettista è approdato alla Marvel Comics nel 2005 cominciando a disegnare su X-Men Unlimited, Wolverine e Daredevil (da ricordare la sua storia La vita segreta di Foggy Nelson sui testi di Ed Brubaker), fino ad un primo memorabile ciclo di The Immortal Iron Fist scritto da Matt Fraction tra il 2006 e il 2008. Seguiranno The New Avengers, Captain America, Thor, Secret Avengers e nuovamente Wolverine (memorabile Debt of Death scritta da David Lapham nel 2011), ma è proprio il rinnovato connubio artistico con Fraction che nel 2012 lo porterà al suo più grande successo: Hawkeye, premiata con 2 Eisner Awards nel 2013 e altri due nel 2014. Numerosissime le copertine che firma ancora per la Marvel, tra le quali Fantastic Four, Iron Man, Black Panther, Secret Wars, Star Wars, The Punisher, Jessica Jones, Doctor Strange, X-Corps ma soprattutto per la serie Scarlet Witch, grazie alle cui illustrazioni vince il suo 5° Eisner Award nel 2016.

Slegatosi dal genere supereroistico, nel 2018 con Ann Nocenti crea la miniserie «epica e disturbante» The Seeds, pubblicata negli USA dalla Berger Books di Karen Berger e in Italia come volume unico da Bao Publishing, di cui Frank Quitely ha detto: «Un libro disegnato splendidamente, costruito in modo davvero completo e intelligente!» É invece del 2021 la sua prima collaborazione con la DC Comics, con la bellissima storia breve The Devil in the detail per la prestigiosa collana d’autore Batman: Black & White, di cui cura sia i testi che i disegni.

Mi piace affrontare ogni nuovo progetto in modo diverso, mettermi alla prova tutto il tempo. Perché? Da un lato non mi piace ripetere quello che ho fatto, perché l’ho già fatto,
e dall’altro penso che ogni storia abbia bisogno del “proprio modo” per essere raccontata.

Sì, mi piace complicarmi le cose, ma spero sia un bene per le storie che disegno.
David Aja

Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale di Sam – Una vita da Sassone

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Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale di Sam – Una vita da Sassone, la prima serie originale prodotta in Germania e interpretata da Malick Bauer, Svenja Jung, Luise von Finckh, Ivy Quainoo, Thorsten Merten, Martin Brambach, Carina Wiese e Tyron Ricketts.

Sam – Una vita da Sassone: Quando esce e dove vederla in streaming

Sam – Una vita da Sassone debutterà il 26 aprile in esclusiva sulla piattaforma streaming Disney+ con tutti i sette episodi.

La trama e il cast di Sam – Una vita da Sassone

Sam – Una vita da Sassone si basa sull’incredibile storia vera di Samuel Meffire, il primo poliziotto nero della Germania dell’Est. È una serie avvincente che segue l’irrefrenabile ricerca di Sam del proprio posto in una società caratterizzata da forti pregiudizi. Nella sua lotta per vincere il sistema, diventa il volto di una campagna antirazzista e il simbolo di una nuova Germania. Tuttavia, la sua fulminea ascesa alla fama è rapidamente seguita da una brusca caduta: finisce infatti dietro le sbarre e i tabloid tedeschi lo bollano come “nemico pubblico numero 1”.

Il vincitore dell’International Emmy Award Jörg Winger (Deutschland83/86/89), che è anche showrunner di Sam – Una vita da Sassone, Sebastian Werninger (entrambi della Big Window Productions) e Tyron Ricketts (Panthertainment) sono i produttori della miniserie in sette parti. L’executive producer è Leslie-Alina Schäfer, la producer è Naomi Marne (Big Window Productions). I creatori sono Tyron Ricketts, Jörg Winger e Christoph Silber (Nordwand).

Sam – Una vita da Sassone riunisce una squadra eccezionale e diversificata, sia davanti che dietro la macchina da presa: i registi principali sono Soleen Yusef (House Without Roof, Deutschland89) e Sarah Blaßkiewitz (Precious Ivie), gli sceneggiatori principali sono Jörg Winger e Christoph Silber che hanno scritto le sceneggiature insieme alla Writers Room Malina Nnendi Nwabuonwo, Toks Körner, Tyron Ricketts, Soleen Yusef e Carolin Würfel).

Sam – Una vita da Sassone si basa sulla biografia di Samuel “Sam” Njankouo Meffire. Malick Bauer (Frau Jordan stellt gleich, Wir) è il protagonista; Alex – il mentore di Sam, con cui condivide l’esperienza di essere un tedesco nero – è interpretato da Tyron Ricketts. Svenja Jung, Luise von Finckh, Carina Wiese, Paula Essam, Ivy Quainoo, Thorsten Merten, Martin Brambach, Nyamandi Adrian, Aristo Luis, Daniel Klare e altri ancora fanno parte del cast con Stephan Burchardt e Max Preiss alla regia. Sam – Una vita da Sassoneè una produzione Big Window Productions in collaborazione con Panthertainment per Disney+. La miniserie in sette parti è sponsorizzata dal German Motion Picture Fund (GMPF) e da Medienbord Berlin Brandenburg.

High Desert: trailer della serie dark comedy con Patricia Arquette

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Apple TV+ ha rilasciato oggi il trailer di High Desert, la nuova dark comedy in 8 episodi con Patricia Arquette, che è anche produttrice esecutiva, Matt Dillon, Christine Taylor, Weruche Opia, Brad Garrett, Bernadette Peters, Rupert Friend e Keir O’Donnell.

Diretta dal vincitore dell’Emmy Jay Roach, creata da Nancy Fichman, Katie Ford e Jennifer Hoppe e con Ben Stiller come produttore esecutivo, la serie, composta da otto episodi della durata di mezz’ora ciascuno, farà il suo debutto su Apple TV+ il 17 maggio con i primi tre episodi, seguiti da nuovi episodi settimanali, ogni mercoledì.

 https://youtu.be/vcPQHH9PxtQ

La trama e il cast di High Desert

High Desert segue le vicende di Peggy (Patricia Arquette), una tossicodipendente che decide di ricominciare da capo dopo la morte dell’amata madre, con la quale viveva nella piccola città di Yucca Valley, in California, e prende una decisione che le cambia la vita: diventare un investigatore privato.

La serie è creata e scritta da Nancy Fichman (“Nurse Jackie – Terapia d’urto”, “Damages”), Katie Ford (“Miss Detective”) e Jennifer Hoppe (“Grace and Frankie”, “Nurse Jackie – Terapia d’urto”, “Damages”), che sono anche produttori esecutivi. “High Desert” è prodotto internamente da Apple Studios, Red Hour Films, 3 Arts Entertainment e Delirious Media.

Il progetto riunisce Ben Stiller e Patricia Arquette dopo “Scissione“, “Escape at Dannemora” e il classico della commedia “Amori e disastri (Flirting with Disaster)” e ritrova lo stesso Stiller e Jay Roach di nuovo insieme dopo il loro lavoro su un’altra leggendaria trilogia di commedie “Ti presento i miei”, “Mi presenti i tuoi?”, “Vi presento i nostri”.

Film d’azione: 10 esempi in cui l’eroe fallisce

Film d’azione: 10 esempi in cui l’eroe fallisce

Anche se la maggior parte dei film d’azione vede l’eroe sconfiggere i cattivi e salvare la situazione, nei film che vi proponiamo in questo articolo l’eroe fallisce. Negli esempi più classici di Bene contro Male, può sembrare essenziale regalare al pubblico un finale che evochi l’ottimismo, come Indiana Jones che combatte i nazisti e impedisce la loro conquista del mondo ne I predatori dell’arca perduta, o il maresciallo Kane che difende la città e spara al fuorilegge Frank Miller in Mezzogiorno di fuoco. Ogni tanto, però, è altrettanto importante mostrare l’eroe che perde e il male che trionfa, confezionando un finale moralmente ambiguo, ma non per questo meno realistico, per un film d’azione.

Rocky (1976)

Sylvester Stallone RockyRocky Balboa (Sylvester Stallone) è lo sfavorito per eccellenza in Rocky, film d’azione su un pugile di quartiere che aspira a farsi un nome e a combattere Apollo Creed (Carl Weathers) sul ring. Dopo un’entusiasmante sequenza di allenamenti e diversi strazianti combattimenti locali, alla fine affronta Creed per il titolo mondiale dei pesi massimi.

Dopo l’estenuante preparazione, Rocky finisce per perdere contro Creed nell’esplosivo finale; tuttavia, questa svolta rende il film non solo più realistico ma anche stranamente stimolante nel momento in cui lo Stallone italiano non si arrende e dà il tutto per tutto.

Casino Royale (2008)

casino royale film d'azioneNel film che ha dato il via all’era di Daniel Craig come James Bond, l’attore assume sì il ruolo di 007 ma non è neanche lontanamente la super spia impeccabile e seducente delle altre avventure. Mentre cerca di catturare il noto criminale Le Chiffre (Mads Mikkelsen), Bond unisce le forze con la bella e misteriosa Vesper Lynd (Eva Green), la cui ambigua fedeltà fa sì che il detective si interroghi sulle sue motivazioni.

Quando si rende conto di esserne innamorato, è troppo tardi e Bond non riesce a salvarla dalle grinfie di Quantum e Mr. White, con le devastanti ricadute emotive che confermano il Bond di Craig come uno dei più umani.

Il cavaliere oscuro (2005)

Il Cavaliere Oscuro film d'azioneNe Il cavaliere oscuro Batman (Christian Bale) affronta il Joker, il suo avversario più famoso e imprevedibile. Joker compie atti di edonismo e violenza senza alcun riguardo per la vita umana o per le ripercussioni delle sue azioni, ed è difficile per il moralmente rettissimo Crociato incappucciato fermare l’ondata di crimine che finisce per travolgere Gotham City.

Tutto va spettacolarmente in frantumi quando Joker costringe Batman a scegliere tra salvare l’amore della sua vita e la città che ha giurato di proteggere, con il risultato di essere perseguitato personalmente e professionalmente, finendo per essere odiato tanto quanto il cattivo che aveva cercato di fermare.

The Mist (2007)

the mist film d'azioneBasato sull’omonimo titolo di Stephen King, The Mist segue David Drayton (Thomas Jane), suo figlio e un gruppo di sopravvissuti che si rifugiano in un supermercato dopo che una misteriosa nebbia avvolge la loro città e porta con sé creature assetate di sangue. Ogni sopravvissuto ha un’opinione diversa su come rimanere in vita, compresa la scelta di alcune persone da sacrificare, e David decide di correre il rischio con suo figlio e alcuni coraggiosi cittadini in viaggio.

Quando finiscono la benzina, David ipotizza che il gruppo sarà divorato e si offre di eseguire un’uccisione per pietà, ponendo fine alle loro vite un attimo prima che la nebbia si diradi e l’esercito arrivi a salvare la situazione.

L’Impero colpisce ancora (1980)

Star Wars Episodio V: L'Impero colpisce ancoraL’Impero colpisce ancora è un esempio di film d’azione che viene accolto come un autentico trionfo proprio perché gli eroi protagonisti perdono. L’Alleanza Ribelle è in fuga dall’Impero e lo Jedi in formazione Luke Skywalker decide di affrontare Darth Vader ben prima di essere pronto, con il risultato che il Signore dei Sith lo sconfigge facilmente e fa sì che il suo amico Han Solo diventi prigioniero di Jabba the Hutt.

Non solo: nel finale de L’Impero colpisce ancora Luke riceve dal Signore Oscuro una notizia personale devastante che stimola il suo viaggio da eroe nell’atto finale della saga degli Skywalker di George Lucas e ha un effetto a catena sull’intero franchise di Star Wars.

Alien: Covenant (2017)

Alien Covenant film d'azioneSequel di Prometheus, Alien: Covenant segue un nuovo gruppo di esploratori spaziali su una nave colonia che finisce su un paradiso planetario non identificato. Quando incontrano David, l’androide sopravvissuto alla missione Prometheus, si rendono conto che questa utopia nasconde molti segreti, tra cui la sua sperimentazione con la specie mortale degli xenomorfi.

Nessuno dei membri dell’equipaggio della nave colonia riesce a fermare David, che usa l’astronave per viaggiare verso Origae-6, portando con sé embrioni di protomorfi e ogni sorta di orribili creature per uccidere altre vittime innocenti.

Terminator 3: Le macchine ribelli (2003)

john connor terminator 3 protagonistaDopo aver impedito a Skynet di entrare in rete in Terminator 2: Il giorno del giudizio, John Connor ha vissuto cercando di mantenere le distanze dalla minaccia robotica ma, quando il Terminator più avanzato che abbia mai visto appare dal futuro per ucciderlo, deve fare squadra con il T-800 per abbatterlo.

Nonostante conoscano i rischi di Skynet una volta diventato senziente e attuato il Giorno del Giudizio, non riescono a impedirlo in Terminator 3: le macchine ribelli, e il mondo viene lentamente ridotto a macerie apocalittiche. Connor capisce finalmente che lo scopo non è mai stato quello di fermare il destino, ma solo di sopravvivere alle sue conseguenze, e impara una lezione preziosa sulla sua eredità.

Braveheart (1995)

braveheartIn questa epopea storica ricca di azione, Mel Gibson interpreta William Wallace, il famoso patriota scozzese medievale che guidò una rivolta contro gli inglesi dopo che questi avevano massacrato l’amore della sua vita. Piccole scaramucce portano a grandi battaglie tra i clan delle Highlands e le forze inglesi, e sembra che il re Edoardo I possa concedere che la Scozia sia finalmente libera.

Sfortunatamente, Wallace viene catturato e giustiziato davanti al suo popolo e, sebbene sia incredibilmente triste da guardare, questo atto lo trasforma in un martire e in un simbolo della Scozia indipendente.

I figli degli uomini (2006)

I Figli degli UominiNel futuro che I figli degli uomini esplora, l’infertilità minaccia di spazzare via l’umanità, ma Theo Faron (Clive Owen) riceve speranza nel modo più inaspettato: l’ultimo neonato rimasto. Giurando di proteggere il bambino a tutti i costi, si imbarca in un’avventura al cardiopalma per ripristinare la popolazione terrestre che lo costringe a confrontarsi con l’oscurità del proprio passato.

Riesce a portare in salvo il bambino e sua madre tra gli attacchi aerei dell’esercito britannico e i rifugiati in guerra, ma soccombe per le ferite riportate in uno scontro a fuoco. Sebbene ci sia ancora la speranza che la missione finale di Theo sia riuscita, l’ambiguità del finale de I figli degli uomini rende impossibile dirlo con certezza.

Avengers: Infinity War (2018)

Thanos in Avengers Infinity WarAvengers: Infinity War contrappone alcuni dei più potenti della Terra a Thanos, il Titano Pazzo, il cui unico desiderio è spazzare via metà della popolazione mondiale usando il Guanto dell’Infinito. Nonostante gli sforzi congiunti di Capitan America, Iron Man, Hulk, Doctor Strange, Vedova Nera e molti altri, Thanos finisce per avere successo.

Lo Snap rimane uno dei momenti più devastanti del MCU: gli eroi falliti guardano Visione, Spider-Man e altri loro amici svanire nel nulla, il loro destino è incerto, la loro assenza ricorda l’ultimo sacrificio e forse è il miglior esempio recente di film d’azione in cui gli eroi falliscono.