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Jennifer Aniston: 10 cose che non sai sull’attrice

Jennifer Aniston: 10 cose che non sai sull’attrice

Sono passati più di vent’anni da quando Friends è arrivato in televisione, e siamo ancora qui a bing-watch tutte e dieci le stagioni su Netflix. Sono passati più di vent’anni, e Jennifer Aniston è ancora altrettanto glam, altrettanto divertente e altrettanto bella. Da vent’anni, è una delle attrici più cercate e più interessanti di Hollywood. Costantemente sotto i riflettori, costantemente al cinema. Ma cosa non sapete su di lei?

Ecco 10 curiosità su Jennifer Aniston.

Jennifer Aniston: film e programmi televisivi

1. Gli inizi di Jennifer Aniston. L’attrice è nata in California e, figlia di un padre di origini greche, ha passato un anno della propria infanzia in Grecia, dove ha vissuto con la propria famiglia. Dopo il divorzio dei genitori, poi, si trasferì a New York all’età di nove anni. Fu qui che cominciò a recitare, grazie al club di recitazione della Rudolf Steiner School. La formazione professionale, poi, cominciò alla famosissima New York School of Performing Arts. Dopo la scuola e prima di Friends, Jennifer Aniston fu in programmi televisivi come MolloyThe EdgeFerris BuellerMa che ti passa per la testa?. La svolta avvenne nel 1994 quando lesse un copione per una serie intitolata Friends Like These.

2. Ha recitato in celebri serie televisive. Il primo grande successo per la Aniston arriva grazie alla televisione, quando nel 1994 ottiene un ruolo da protagonista nel celebre sit-com Friends. Reciterà in questa fino al 2004, per un totale di oltre 200 episodi. Successivamente si dedicherà principalmente al cinema, tornando a recitare occasionalmente in televisione come guest star di alcuni episodi di serie quali Dirt (2007), 30 Rock (2008) e Cougar Town (2010). Nel 2019 torna invece ad essere protagonista in TV della serie The Morning Show, dove recita nel ruolo di Alex Levy accanto a Reese Whiterspoon, Steve Carell e Billy Crudup.

3. Ha recitato in celebri film. La carriera di Jennifer Aniston è decollata dopo Friends. Nei primi anni Duemila, infatti, i film con Jennifer Aniston sono apparsi uno dopo l’altro, tra cui Una settimana da Dio (2003), con Jim Carrey, … e alla fine arriva Polly (2004), con Ben Stiller, Vizi di famiglia (2005), Friends with Money (2006), Ti odio, ti lascio, ti… (2006), Io & Marley (2008), con Owen Wilson, La verità è che non gli piaci abbastanza (2009), Il cacciatore di ex (2010), Due cuori e una provetta (2010), Mia moglie per finta (2011), Come ammazzare il capo… e vivere felici (2011), Come ti spaccio la famiglia (2013), Cake (2014), Come ammazzare il capo 2 (2014), Mother’s Day (2016), con Julia Roberts, La festa prima delle feste (2016) e Il destino di un soldato (2017). Tra isuoi film più recenti si annoverano invece Voglio una vita a forma di me (2018) e Murder Mistery (2019), con Adam Sandler.

Jennifer Aniston in Friends

4. Jennifer Aniston doveva interpretare Monica in Friends. Quando fece il proprio provino per la serie, inizialmente Jennifer doveva interpretare Monica, mentre Courtney Cox doveva inizialmente interpretare Rachel. I creatori della serie, David Crane e Marta Kauffman, avevano un’idea ben precisa dei personaggi, ma furono particolarmente impressionati dalla Rachel della Aniston e dalla Monica della Cox: fu così che le due attrici ottennero il ruolo che veramente volevano.

Jennifer Aniston nuda per Come ammazzare il capo

5. Jennifer Aniston nuda tra Come ti spaccio la famiglia Come ammazzare il capo. La prima apparizione sullo schermo di Jennifer Aniston nuda è arrivata più tardi di quanto molti si aspetteranno: ovvero con Come ammazzare il capo e vivere felici. Nel film, interpreta una dentista ninfomane e inappropriata che rende la vita di uno dei suoi impiegati impossibile. In un film successivo, Come ti spaccio la famiglia, però, sembra che, per la famosissima scena in lingerie, sia stata utilizzata una controfigura.

jennifer aniston

Jennifer Aniston è hot

6. Jennifer Aniston hot: la dieta e il suo segreto. Jennifer Aniston è hot più che mai: bellissima, spiritosa, interessante e con un fisico mozzafiato, è ammirata da molte. L’attrice fa esercizio molto spesso, cosa che ama per la sensazione di benessere che dona, anche spiritualmente. Inoltre, anche quando non fa sport perché in viaggio o troppo impegnata, cerca di mantenere costantemente una dieta sana (anche se, una volta a settimana, si concede degli sfizi, cibi grassi o salati). Inoltre, sembra che il suo segreto per avere una pelle così luminosa sia il vapore, un trattamento al quale si sottopone dopo aver fatto esercizio.

Jennifer Aniston e Brad Pitt

7. La storia con Brad Pitt è cominciata con un appuntamento al buio. Erano la coppia d’oro di Hollywood, nei primi anni Duemila. E, a quanto pare, Jennifer e Brad Pitt si sono incontrati grazie ad un appuntamento al buio organizzato dai rispettivi agenti. Furono subito le scintille, e i due si sposarono il 29 luglio 2000 con una cerimonia a Malibu, con una cerimonia a dir poco grandiosa. Purtroppo, come sappiamo, la storia finì, e il loro divorzio fu finalizzato nell’ottobre 2005. Recentemente, tuttavia, i due attori si sono riavvicinati, affermando di essere in ottimi rapporti di amicizia.

8. Niente figli per Jennifer Aniston. L’attrice è stata sposata con alcuni degli uomini più belli di Hollywood, e molti si chiedono: ha dei figli? La risposta è no, Jennifer Aniston non ha figli, e l’attrice ha pubblicamente difeso la propria scelta contro le speculazioni in un’intervista con la rivista Glamour. Però, si dice che, dieci anni dopo il divorzio da Brad Pitt, abbia finalmente incontrato i figli di lui.

Jennifer Aniston: il suo patrimonio

9. È una delle attrici più pagate di Hollywood. Da anni la Aniston è ormai una delle attrici più pagate e ricercate di Hollywood. Nel 2007 è stata poi classificata come “11ª donna più ricca nel settore dello spettacolo“, con una fortuna stimata di 110 milioni di dollari. Grazie ai suoi continui lavori di successo, però, il suo patrimonio ha continuato a crescere fino alla cifra oggi dichiarata di circa 300 milioni di dollari. Ciò non fa che confermare il suo status come una delle più influenti personalità dello spettacolo statunitense.

Jennifer Aniston: età e altezza dell’attrice

10. Jennifer Aniston è nata a Los Angeles, California, Stati Uniti, l’11 febbraio del 1969. L’attrice è alta complessivamente 1.64 centimetri.

Fonti: Vogue, Sky Mag, IMDb, E! News

Audrey Hepburn: frasi famose e dieci curiosità su di lei

Audrey Hepburn: frasi famose e dieci curiosità su di lei

Lo scorso maggio, Audrey Hepburn avrebbe festeggiato il suo 89esimo compleanno. Ed è ancora difficile pensare ad un’altra persona con altrettanto talento, eleganza, e glamour. È stata una delle star di Hollywood più iconiche della storia, era la musa di Givenchy, e si è ritirata dalla recitazione per lavorare con l’UNICEF. Su Audrey Hepburn sappiamo tutto: abbiamo visto tutti i suoi film, tutte le foto, letto tutto sulla sua carriera. Che ci sia ancora qualcosa che non sapete su di lei?

Audrey Hepburn è nata il 4 Maggio 1929, con il nome Audrey Kathleen Ruston (e non cominciò ad usare il nome Audrey Hepburn fino al 1948). La madre era una baronessa di discendenze olandesi, mentre il padre aveva discendenze inglesi e austriache. Era in vacanza in Olanda con la madre, quando l’esercito di Hitler occupò la città. Dopo la liberazione, frequentò una scuola di danza a Londra, e fece la modella finché non fu scoperta da produttori cinematografici.

Ha avuto una vita intensa e interessantissima: ecco dieci cose su Audrey Hepburn che forse non sapevate, e le sue frasi più celebri.

Audrey Hepburn e le sue celebri frasi

Audrey Hepburn frasi celebri

  • L’eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai.
  • Credo fermamente che il sorriso sia l’accessorio più bello che una donna possa indossare.
  • La cosa più importante è quello di godersi la vita – essere felice – è tutto quello che conta.
  • Per avere degli occhi belli, cerca la bontà negli altri; per avere labbra attraenti, pronuncia parole gentili; e per il portamento, cammina con la consapevolezza che non sei mai sola.
  • La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossa né dall’aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore.
  • So di avere più sex appeal sulla punta del mio naso che molte donne nel loro intero corpo. Non si vede da lontano, ma c’è.
  • Ho sentito questa frase, una volta: “La felicità è una buona salute e una memoria corta!”. Vorrei averla inventata io, perché è molto vera.
  • Si dice che l’abito non faccia il monaco. Ma a me la moda ha dato spesso la sicurezza di cui avevo bisogno. Personalmente dipendo da Givenchy come le donne americane dipendono dal loro psichiatra.
  • Adoro le persone che mi fanno ridere. Penso sinceramente che ridere sia la cosa che mi piace di più. È la cura per moltissimi mali.
  • Parigi è sempre una buona idea.

Audrey Hepburn: i suoi film

 

1. I film di Audrey Hepburn. La prima apparizione di Audrey Hepburn in un film risale al 1948, in una produzione europea. Nel 1951 ebbe il suo primo ruolo con delle linee di dialogo, in Racconto di giovani mogli. Era una parte piccola, e decise quindi di tentare la fortuna in America, dove diventò immediatamente famosa grazie a Vacanze Romane (1953). Il film fu un incredibile successo, e Audrey Hepburn vinse un Oscar come Miglior Attrice Protagonista. Nel 1954, poi recitò in Sabrina, e il ruolo le valse un’altra nomination all’Oscar. Il 1957 fu un grande anno per Audrey Hepburn, con i film Cenerentola a Parigi Ariannai, mentre nel 1959 venne nominata di nuovo all’Oscar per l’interpretazione in La storia di una monaca. La sua carriera arrivò all’apice con il film del 1961 Colazione da Tiffany, per la quale ricevette la quarta nomination. Tra i film successivi, ci furono Sciarada (1963), My Fair Lady (1964), Due per la strada (1967) e Gli occhi della notte (1967), per il quale ricevette un’altra nomination. Nel 1969, all’apice del successo, decise di abbandonare la recitazione.

2. Audrey Hepburn è membro dell’EGOT Club. Di cosa stiamo parlando? Di quei rarissimi individui che hanno vinto un Emmy, un Grammy, un Oscar e un Tony Award. E Audrey Hepburn è una delle quattordici persone che sono riuscite nell’impresa. Vinse il primo Oscar grazie a Vacanze Romane, il Tony per Ondine. L’Emmy lo vinse in modo curioso: l’ha vinto per la serie della PBS dle 1993 Audrey Hepburn’s Gardens of the World, nel quale la Hepburn, amante del giardinaggio, esplorava alcuni dei giardini più spettacolari del mondo. Lo show andò in onda il giorno dopo la sua morte, e l’Emmy arrivò postumo. Anche il Grammy fu postumo: fu per il Miglior Album Parlato per bambini (infatti, Audrey Hepburn era considerata una cantante mediocre: fu doppiata per la performance  in My Fair Lady).

3. Audrey Hepburn ha cominciato a ballare a cinque anni. Nel 1944, infatti, era già una ballerina esperta, e ballò in segreto per gruppi di persone, a scopo benefico: per raccogliere soldi per la Resistenza olandese. Con coraggio, sostenne quindi la Resistenza, mentre sia il padre che la madre erano membri della British Union of Fascists.

4. Audrey Hepburn aveva un piccolo cerbiatto di nome Pippin. A quanto pare, era soprannominato Ip, e la Hepburn lo portò a casa con sé dal set di Verdi Dimore (1959), su suggerimento dell’addestratore di animali della produzione. Infatti, l’animale la seguiva ovunque. Anche al supermercato.

Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany

Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany

5. Audrey Hepburn non era la prima scelta di Truman Capote per Holly Golightly. Difficile immaginare Colazione da Tiffany senza Audrey Hepburn, ma l’autore del famosissimo romanzo voleva Marilyn Monroe per la parte, più voluttuosa e sexy e secondo lui più adatta ad interpretare una call-girl (mentre la Hepburn era simbolo di eleganza e raffinatezza). Il personaggio fu cambiato parecchio per l’attrice e, inutile dirlo, il risultato fu un film iconico.

6. Audrey Hepburn e Marilyn Monroe hanno un ex in comune. E si tratta del Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy. Quando JFK era ancora un celibe senatore, infatti, frequentò la Hepburn, e i due ebbero una storia né scandalosa, né seria. Più scandalosa fu invece la relazione con Marilyn Monroe, che diventò la sua amante quando era già Presidente: diventò famosa per aver cantanto una  sensuale versione di Happy Birthay per il suo compleanno. L’anno successivo, fu proprio la Hepburn ad essere la star incaricata di cantare per il Presidente il giorno del suo compleanno.

Audrey Hepburn in Sabrina

 

7. William Holden e Audrey Hepburn sul set di Sabrina. Quando si cominciò a girare il film, l’attrice era amata dal popolo americano. Ma questi non sapeva che la sua relazione con il coprotagonista William Holden era tutt’altro che innocente. Infatti, la loro chimica sul set si trasformò presto in una relazione reale. Holden era famoso per essere un seduttore. La moglie Ardis tollerava le sue storielle, perché le riteneva essere infatuazioni di poco conto: Holden era addirittura solito presentare le proprie amanti alla moglie. Ma con la Hepburn fu diverso: era colta e sofisticata, e lui era pronto a lasciare la moglie per lei. Ma lei voleva disperatamente dei figli, e lui aveva fatto una vasectomia anni prima. Lei lo lasciò e presto si mise con il futuro marito Mel Ferrer. I due annunciarono pubblicamente il proprio fidanzamento proprio a casa degli Holden.

8. Audrey Hepburn era molto introversa. Così si decrisse lei in un’intervista con LIFE Magazine nel 1953: “Ho spesso bisogno di stare da sola. Se passassi dal sabato sera al lunedì mattina da sola nel mio appartamento, sarei piuttosto felice. È così che mi ricarico.”

Audrey Hepburn: altezza e fisico

9. Audrey Hepburn aveva i piedi più grandi di quello che pensate. Aveva una figura piccolina, ma portava una taglia 10 (la nostra 43/44). Sembrerà strano, ma c’erano cose del suo corpo che non le piacevano: diceva di avere le spalle troppo spigolose, i piedi grandi e il naso grande. L’altezza di Audrey Hepburn? 1,70 metri.

Audrey Hepburn: la morte

10. La morte di Audrey Hepburn nel 1993. L’attrice aveva solamente 63 anni quando morì di cancro appendicolare, il 20 gennaio 1993. Non recitava più da tempo, ed era stata ambasciatrice speciale delle Nazioni Unite per l’UNICEF, con il quale si era dedicata ad aiutare bambini dell’America Latina e dell’Africa.

Fonti: Aforisticamente, IMDb, Biography, Marie Claire 

Hayden Panettiere: 10 cose che non sai su di lei

L’attrice americana Hayden Panettiere è famosa per tantissimi motivi: per i suoi ruoli negli show americani Heores Nashville, per l’impegno come attivista per gli animali, e per essere diventata una star da giovanissima. Ha interpretato personaggi diversissimi, provandosi all’altezza di diversi generi: una cheerleader, un’assassina, una scandalosa cantante country. Com’è stata la sua carriera? Di cosa si occupa, oltre alla recitazione?

Ecco dieci curiosità su Hayden Panettiere.

Hayden Panettiere: i suoi film e le serie TV

1. Gli inizi di Hayden Panettiere. Figlia di un’attrice e di un capitano dei pompieri con origini italiane, l’attrice fu introdotta nel mondo dello spettacolo da sua madre a soli 11 mesi, quando fu protagonista di una pubblicità. Poi, all’età di quattro anni e mezzo, la piccola attrice divenne parte del cast della soap opera Una vita da vivere, dove rimase fino al 1997. Da allora, è comparsa in parecchi film e serie televisive.

2. I film e le serie con Hayden Panettiere. Tra i film in cui ha recitato si annoverano L’oggetto del mio desiderio (1998), Le parole che non ti ho detto (1999), Il sapore della vittoria (2000), Joe Somebody (2001), Striscia, una zebra alla riscossa (2005), Mr. Gibb (2006), Ragazze nel pallone – Tutto o niente (2006), Un segreto tra di noi (2008), con Ryan Reynolds, Una notte con Beth Cooper (20099), con Paul Rust, Scream 4 (2011), The Forger (2012) e Custody – Bambini contesi (2016).

3. È nota per i suoi ruoli televisivi. La carriera di Hayden Panettiere è cominciata in televisione, e alla televisione si devono alcuni dei suoi ruoli più importanti e di maggior successo: dal 1998 al 2000 ha recitato nella soap opera Sentieri, mentre dal 2002 ha interpretato regolarmente la figlia di Calista Flockhart in Ally McBeal. Nel 2006 è diventata famosa grazie al ruolo di protagonista nella serie Heroes, della quale ha fatto parte fino al 2010. Nel 2012, poi, fu tempo di cambiamento, e Hayden tornò in televisione con un’altra serie celebre, Nashville, dove ha recitato fino al 2018 e nella quale interpreta una giovane e ambiziosa cantante country.

Hayden Panettiere in Heroes

4. È comparsa in quasi tutti gli episodi della serie. Sebbene nessuno appaia in tutti gli episodi della serie, Hayden Panettiere appare in più episodi di qualsiasi altro attore (settantadue, più nella terza stagione, episodio otto, “Villains”, brevemente attraverso filmati di repertorio, per un totale di settantatre) ed è l’unico membro del cast ad apparire in ogni episodio di più di una stagione). Gli unici altri regolari ad apparire durante un’intera stagione sono Sendhil Ramamurthy (nella seconda stagione) e Robert Knepper (nella quarta stagione).

Hayden Panettiere e l’attivismo

5. Hayden Panettiere è un’attivista per i diritti degli animali. Da sempre l’attrice si schiera in favore dei diritti degli animali e nel 2007 ha viaggiato sulle coste del Giappone per salvare alcuni delfini catturati. “Molte persone dicono di essere coinvolte in cause e organizzazioni, ma non fanno davvero qualcosa. È stato bellissimo essere lì fisicamente, fare la differenza” ha poi dichiarato l’attrice, affermando anche di non essersi pentita delle sue azioni, per le quali è stata quasi sottoposta ad arresto, e che se possibile lo avrebbe rifatto.

Hayden Panettiere marito

Hayden Panettiere: suo marito e sua figlia

6. È stata sposata con un noto pugile. Nel 2009, Panettiere ha incontrato l’allora campione mondiale dei pesi massimi Wladimir Klitschko. I due hanno poi iniziato a frequentarsi, salvo poi separarsi due anni dopo nel maggio 2011, citando la natura a distanza della loro relazione come motivo, ma dichiarandosi pronti a rimanere amici. Nel 2013, tuttavia, l’attrice ha poi confermato le voci secondo cui lei e Klitschko avevano ripreso la loro relazione romantica. Nell’ottobre 2013 i due hanno poi annunciato il loro fidanzamento, mentre nel dicembre 2014 hanno dato alla luce la loro figlia. Nell’agosto 2018, tuttavia, è stato riportato che la coppia si era nuovamente lasciata, rimanendo in rapporti amichevoli.

7. Ha parlato pubblicamente anche della propria depressione post partum, per aiutare gli altri. Nel 2014, Hayden Panettiere e il marito Wladimir Klitschko hanno avuto una bellissima bambina di nome Kaya. L’attrice ha raccontato però di aver realizzato, poco dopo la nascita della figlia, che ci fosse qualcosa che non andava. “È qualcosa che molte donne provano. Ti viene detto che con la depressione post partum avrai sentimenti negativi nei confronti di tuo figlio, che vorrai far del male a tuo figlio. Io non ho mai provato niente del genere” ha raccontato. Poi ha aggiunto: “Alcune donne lo provano. Ma non ci si rende conto quanto sia ampio lo spettro di ciò che si possa provare. È qualcosa di cui bisognerebbe parlare. Le donne devono sapere che non sono sole, e che ci si può riprendere.”

Hayden Panettiere: nuda in Una notte con Beth Cooper

8. Per Una notte con Beth Cooper, Hayden Panettiere è stata in topless. Più che topless, come racconta l’attrice stessa, per il film si è letteralmente messa a nudo. L’attrice ha ricordato di aver indossato soltanto “quei petali che si mettono cui capezzoli“. Riguardo all’esperienza, ha raccontato poi di essersi sentita piuttosto a proprio agio, che questo atteggiamento ha permesso anche agli altri di sentirsi allo stesso modo, e che tutti, sul set, sono stati molto professionali e delicati. Inoltre, le è stato chiesto cosa ne pensa delle battute sexy in Una notte con Beth Cooper, e lei ha rivelato di non sentirsi assolutamente a disagio con doppi sensi e battute sconce: ha un senso dell’umorismo sarcastico e asciutto, e non ha problemi con questo tipo di cose.

9. Hayden Panettiere ha parlato pubblicamente della propria dismorfofobia. Oggi l’attrice non ha problemi ad apparire nuda nei film, ma quando aveva sedici anni non si sentiva affatto a suo agio con il proprio corpo. In quegli anni, infatti, un tabloid pubblicò una fotografia del suo sedere con una scritta che diceva “cellulite”. L’attrice ha raccontato che la fotografia in questione le causò anni di dismorfofobia, ovvero la fobia che nasce da una visione distorta del proprio aspetto esteriore. “Ero mortificata. Ebbi la dismorfofobia per così tanto tempo. Ma mi dicevo che la bellezza è un’opinione, non un fatto. E mi sentivo sempre un po’ meglio” ha poi raccontato a Women’s Health.

Hayden Panettiere: età e altezza dell’attrice

10. Hayden Panettiere è nata il 21 agosto del 1989 a Palisades, nello stato di New York, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.52 centimetri.

Fonti: Entity, IoDonna, Biography, IMDB

A casa tutti bene – La serie: recensione della serie di Gabriele Muccino #RFF16

Alla 16esima Festa del Cinema a Roma, viene presentata la prima delle otto puntate della serie A casa tutti bene – La serie che Gabriele Muccino ha deciso di trarre dal suo A casa tutti bene del 2018, e che a dicembre uscirà su Sky e NOW.

A casa tutti bene – La serie, un sequel del film

La storia riprende da lì dove aveva lasciato tutti i personaggi o, meglio: li segue una volta che ognuno è tornato nella propria abitazione, ripartendo daccapo su alcuni dettagli della trama e approfondendone molti, ovviamente.

Il cast è completamente diverso, a partire dai genitori capostipiti della piramide famigliare: ove nella versione filmica c’erano Stefania Sandrelli e Ivano Marescotti, qui ci sono Laura Morante e Francesco Acquaroli; così come per i loro tre figli che erano interpretati da Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi e Sabrina Impacciatore, e ora lo sono da Francesco Scianna, Simone Liberati e Silvia D’Amico.

I personaggi di A casa tutti bene – La serie

La storia è inesorabilmente corale, e lo diventa con l’innesco della festa di compleanno indetta per i settant’anni di papà Pietro (Acquaroli, appunto), quando nel lungometraggio si trattava, invece, dei suoi cinquant’anni di matrimonio con la moglie Alba (Morante).

Tutto il clan si riunisce con ogni annesso e connesso: dunque anche i cugini Riccardo (Alessio Moneta) e Sandro (Valerio Aprea) con le rispettive mogli Luana (Emma Marrone) e Beatrice (Milena Mancini), accompagnati dalla mamma Maria (Paola Sotgiu, che prende il posto di Sandra Milo), che sarà l’elemento da cui scaturirà la chiave narrativa verso un intrigo sanguinario.

E quanto sguazza in tutto questo marasma, Muccino, quanto è evidente il suo gusto per i terreni tremanti su cui si muovono i suoi attori e che da un momento all’altro erutteranno «lapilli e lava», per dirla con Guccini. Il regista conA casa tutti bene – La serie aveva provato una certa affezione per il racconto e i suoi protagonisti, lasciando un interessante sospeso da cui dedurre come sarebbero poi andate le cose, eventualmente. E ha così deciso di ritornarci e dipanare i dubbi.

A casa tutti bene serie tvUn dramma familiare in pieno stile mucciniano

La famiglia è il mastodontico calderone da cui Muccino ha sempre attinto, anche se la sua storia registica è notoriamente fatta di momenti talvolta incomprensibili. Ad ogni modo nella prima puntata di A casa tutti bene – La serie si vede la ripresa dei temi a lui cari, con ogni personaggio che è una bomba a orologeria che cammina, i piani sequenza vorticanti che cingono le scene in cui i dialoghi sono ansimati e – neanche a dirlo – urlati a squarcia gola.

Sicuramente rispetto al film è tutto più mediato, a partire dalla scelta recitativa dei singoli elementi del cast, che è chiaramente giustificato dalla tempistica disponibile per sviluppare con calma, nel corso delle puntate, ogni picco emotivo. Ed è probabilmente un gran vantaggio, perché l’effetto è molto più realistico, dà la possibilità di godersi l’attesa e di osservare lo svolgersi dei fatti.

Le infelicità come motore narrativo

L’infelicità, coperta da ipocrisie, doppie vite, inganno, manipolazione e ricatto, son sempre il motore che traina, quasi che l’ordinarietà fosse un’eterna e propulsiva angoscia. Ma è, appunto, più godibile e, tra l’altro, meno stressante.

Gabriele Muccino firma dunque un’idea buona, dal punto di vista del prodotto d’intrattenimento in sé, e anche la confezione pare essere – bene o male – dei bei tempi in cui le cose per lui andavano meglio. Resta solo da attendere e verificare se anche sul piano del racconto sia così. Un minimo di curiosità è stata destata e, per il momento, tanto basta.

Eternals: 10 cose che solo i fan dei fumetti conoscono sui Devianti

L’attesissimo Eternals, presentato ieri alla Festa del Cinema di Roma, introdurrà non solo il gruppo titolare nel sempre più vasto MCU, gli Eterni, ma anche i loro nemici giurati, i Devianti. Ecco 10 cose che probabilmente solo i fan dei fumetti conoscono su questi leggendari antagonisti e che forse bisogna sapere prima di vedere il film di Chloé Zhao.

Le origini dei Devianti

I Devianti sono una propaggine di un esperimento condotto dai personaggi più potenti dei fumetti Marvel, i Celestiali. I Celestiali sperimentarono per la prima volta sui Wanderers, una tribù di Homo Erectus, ma l’esperimento non andò nel verso giusto, causando numerose mutazioni nei corpi dei Devianti.

Delusi ma imperterriti, i Celestiali liberarono i Devianti nella natura, spingendoli a nascondersi nelle caverne. I Celestiali ripetono poi il loro esperimento, riuscendo questa volta nel loro intento e creando gli Eterni. Dopo aver rilasciato anche gli Eterni sulla Terra, i Celestiali crearono un gene latente (quasi sicuramente il gene X) per sviluppare ulteriormente il potenziale della razza umana.

I Devianti hanno ispirato il folklore umano

A causa delle loro deformità, i Devianti si deteriorarono rapidamente. Formavano una società primitiva, governata da un sacerdozio che scacciava coloro che erano troppo deformi. Questi esuli, chiamati “Mutati” dagli altri Devianti, vagavano per le terre selvagge, incontrando occasionalmente degli umani.

I Mutati hanno dato origine a miti relativi a troll, orchi, goblin e altri mostri orribili. Gli umani che li incontravano si spaventavano, tramandando i loro racconti fino a farli diventare vere e proprie leggende. I Mutati non sarebbero sopravvissuti a lungo: o sarebbero morti nel deserto o per mano degli umani.

I Devianti credono nel Celestiale Dormiente

L’universo Marvel include più divinità, sia buone che cattive. Divinità come Uatu l’Osservatore e Mefisto hanno svolto ruoli di primo piano in diverse trame nel corso degli anni, cementando il loro posto nel pantheon della Marvel. Tuttavia, la Marvel ha anche alcune divinità meno conosciute, come il cosiddetto Celestiale Dormiente.

I Devianti sono un gruppo molto religioso e hanno un complesso sistema di fede. Sebbene una volta adorassero i Celestiali, considerandoli a tutti gli effetti i loro creatori, presto abbandonarono quella credenza dopo la Seconda schiera di Celestiali sulla Terra. Da quel momento in poi, i Devianti avrebbero adorato solo il Celestiale Sognante, un essere che credevano fosse stato esiliato dai Celestiali proprio per averli creati.

I Devianti hanno governato la Terra

Nonostante il loro confinamento nelle caverne, i Devianti alla fine accumularono un notevole potere. Le mutazioni hanno permesso loro di evolversi più velocemente degli umani e ben presto hanno sviluppato la tecnologia, in particolare l’ingegneria genetica.

I Devianti alla fine costruirono un piccolo impero, governato dalla capitale, Lemuria, costruendo anche città sotterranee. Durante questo periodo, i Devianti si fecero guerra l’uno contro l’altro e contro gli Eterni, portando instabilità nel loro regno. Lemuria affondò nell’oceano durante il Grande Cataclisma, insieme a un altro impero, Atlantide.

La tregua con gli Eterni

I fan dei fumetti sanno che gli Eterni e i Devianti sono nemici giurati. Tuttavia, c’è stato un momento in cui i due gruppi hanno smesso di combattere. Dopo che la Terza schiera di Celestiali lasciò la Terra, i Devianti e gli Eterni formarono una sorta di alleanza, promettendo di smettere di farsi la guerra l’un l’altro fino all’arrivo della Quarta schiera di Celestiali.

Entrambi i gruppi si ritirarono nei rispettivi domini, onorando per la maggior parte del tempo la tregua. La loro pace durò dal 1000 a.C. fino al 1976, quando arrivò la Quarta schiera. I Devianti quindi attaccarono New York, tentando di mettere gli umani contro i Celestiali. Hanno anche lanciato un attacco contro Olympia, la casa degli Eterni, anche se i loro sforzi alla fine sono falliti.

La Fondazione Damocles

La Fondazione Damocles è un’organizzazione di Devianti, Eterni e umani stanchi delle loro continue guerre. La costruzione della bomba atomica ha ispirato tale unione e lo scopo della fondazione era quello di lavorare per un mondo pacifico in cui tutte e tre le specie potessero coesistere.

La Fondazione ha presto dimostrato la sua inutilità quando ha tentato di creare un gruppo di Super-soldati per “proteggere” la Terra da qualsiasi guerra futura. Il gruppo ha sperimentato su bambini mutanti e si è infiltrato in diverse organizzazioni, come lo SHIELD e Operazione:Zero Tolerance. I loro esperimenti fallirono e tutti i bambini morirono in giovane età.

Kro, il signore della guerra

Signore della guerra e dittatore, Kro agisce spesso come generale dei Devianti. Ha 100.000 anni e ha la capacità di cambiare forma, cosa che lo rende più vicino agli Eterni rispetto ai suoi compagni Devianti. È entrato in contatto con gli umani nel corso della storia, che spesso lo hanno confuso con esseri mitologici come Plutone e persino il Diavolo.

Kro è anche l’amante segreto dell’Eterna Thena e, a volte, un alleato riluttante della sua squadra. Tuttavia, il suo rapporto con gli Eterni è per lo più sprezzante. Kro apparirà in Eternals, ma per ora il suo ruolo nel film rimane un mistero.

La Rete Delta

Parlando di Kro, il generale è la mente dietro la Rete Delta. Il team aiuta i Devianti in tutto il mondo, collaborando occasionalmente con gli Eterni. Il loro scopo è assimilarsi all’umanità e vivere pacificamente al loro fianco.

Nonostante i loro sforzi, la Rete Delta e la loro squadra d’attacco, la Delta Force, non sono ancora visti di buon occhio dagli altri Devianti. Kro reclutò diversi potenti Devianti, tra cui Enigmo, Dragona, Karkas e Ransak. Il team ha lavorato con Thena e Sersi ed è stato determinante nel salvare Lemuria dal Deviante Ghaur.

Il legame con gli Skrull

La razza aliena conosciuta come Skrull proviene dal pianeta Skrullos, situato nella Galassia di Andromeda. Nonostante facciano parte dell’universo Marvel da più di 60 anni, gli Skrull hanno raggiunto l’apice della loro fama grazie alla loro ormai iconica invasione della Terra, che sarà al centro dell’attesissima serie Secret Invasion in arrivo su Disney+.

Nei fumetti, gli Skrull sono in realtà dei Devianti. I Celestiali hanno condotto gli stessi esperimenti a Skurllos come hanno fatto sulla Terra, creando Eterni e Devianti. Tuttavia, i Devianti di Skrullos hanno approfittato delle loro abilità di mutaforma e hanno ucciso i loro Eterni, diventando la specie dominante del loro pianeta.

Poteri e abilità dei Devianti

Non tutti i Devianti hanno abilità, a differenza degli Eterni che possiedono tutti una pletora di poteri. I Devianti sono anche più deboli dei loro eterni nemici, cosa che aggiunge un ulteriore livello di risentimento alla già sgradevole dinamica tra le razze.

Tuttavia, quei Devianti che hanno poteri, ne hanno davvero in abbondanza. I loro poteri includono: capacità di mutare forma, guarigione accelerata e velocità, ma anche forza e resistenza sovrumane. Alcuni Devianti possono persino sputare fuoco, mentre altri hanno dimostrato abilità ipnotiche. I Devianti hanno anche una durata di vita insolitamente lunga: alcuni, infatti, sembrano essere immortali.

The Batman: e se il trailer ci avesse mostrato la fine del film?

The Batman: e se il trailer ci avesse mostrato la fine del film?

Il trailer di The Batman visto al DC FanDome ha profondamente emozionato i fan che hanno potuto dare uno sguardo migliore al tanto anticipato Uomo Pipistrello di Robert Pattinson, ma anche a Catwoman, al Pinguino e a Alfred, in questa nuova veste.

Tuttavia, c’è qualcos’altro che forse non abbiamo ancora notato, ed è il fatto che forse il trailer ci ha offerto uno sguardo al finale del film. Ovviamente si tratta di speculazioni, che però potrebbero trovare un fondo di verità.

Le parole ingannano, le immagini no

the batmanAd un certo punto del trailer, vediamo Batman e Catwoman in quello che sembra essere un edificio in costruzione. Questa sequenza sembra essere divisa in due parti. In un primo momento, Catwoman tocca il braccio di Batman prima di allontanarsi da lui. Poi, gli accarezza il viso. Questa è la sequenza che crediamo possa provenire da uno dei momenti finali di The Batman.

Non prenderemo in considerazione il dialogo, dal momento che è normale che i trailer facciano apparire le battute di una scena come se fossero di un’altra. Infatti, il momento in cui Catwoman dice a Bruce che può prendersi cura di se stessa sembra provenire da una scena diversa, dal momento che non vediamo l’attrice Zoe Kravitz che pronuncia effettivamente quelle parole.

Una relazione in evoluzione

Il motivo per cui pensiamo che questa scena in particolare possa provenire dalla fine del film ha a che fare con la relazione tra Batman e Catwoman. Il primo trailer di Batman mostrava i due mentre si combattevano tra loro, suggerendo che all’inizio del film fossero avversari. Detto questo, non è irragionevole presumere che il film vedrà svilupparsi la loro relazione. È qui che entra in gioco il momento ambientato sull’edificio in costruzione, dal momento che mostra Selina e Bruce in un rapporto molto più intimo.

Il modo in cui Catwoman si allontana da Batman sembra significare che si stanno salutando, il che potrebbe accadere alla fine del film. In primo luogo, a causa dell’apparente sviluppo della loro relazione e, in secondo luogo, a causa del ruolo di Selina nella trama, che sembra essere significativo. In quanto tale, il suo addio al Crociato Incappucciato sarebbe, in teoria, qualcosa di più adatto alla fine della storia.

I precedenti

venomCi sono stati alcuni casi in cui i film di supereroi hanno mostrato le loro scene o momenti finali nei trailer, come capitato con Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, The Amazing Spider-Man 2, Spider-Man: Homecoming e Venom. Certo, non è un’indicazione che The Batman segua la tendenza, ma gli esempi mostrano precedenti per alcuni film di fumetti.

The Batman: trailer ufficiale del film con Robert Pattinson

The Batman uscirà nei cinema il 4 marzo 2022, in Italia sarà disponibile dal 3 marzo. Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul Dano (Enigmista) e Andy Serkis (Alfred). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore Distrettuale di Gotham.

La trama di The Batman

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

The King’s Man – Le Origini: nuovi poster e uno spot, in attesa dell’arrivo il sala

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I primi due film, Kingsman: The Secret Service e Kingsman: The Golden Circle, hanno generato un forte seguito per le storie a fumetti di Matthew Vaughn, tanto che adesso siamo pronti a conoscere il passato di questa organizzazione. Si tratta proprio di quello che si prefigge di raccontare The King’s Man – Le Origini.

Con un cast completamente nuovo di attori e personaggi, sembra che questa sarà un’esperienza molto diversa ambientata nel passato. Pur sapendo che Eggsy e Harry torneranno, ora è il momento di conoscere i luoghi e i volti che hanno dato origine a tutto:

The King’s Man – Le Origini, i character poster

The King’s Man – Le Origini è diretto da Matthew Vaughn ed è interpretato da  Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Rhys Ifans, Matthew Goode, Tom Hollander, Harris Dickinson, Daniel Brühl, con Djimon Hounsou e Charles Dance. 

Il film è prodotto da Matthew Vaughn, David Reid e Adam Bohling, mentre Mark Millar, Dave Gibbons, Stephen Marks, Claudia Vaughn e Ralph Fiennes sono i produttori esecutivi. The King’s Man – Le Origini  è basato sul fumetto “The Secret Service” di Mark Millar e Dave Gibbons, il soggetto è di Matthew Vaughn e la sceneggiatura è firmata dallo stesso Vaughn & Karl Gajdusek.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, ecco il nuovo bizzarro logo del film

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È trapelata dal set di Ant-Man and the Wasp: Quantumania una foto di una sedia di produzione su cui campeggia il nuovo logo del film con Paul Rudd e Evangeline Lilly. Il look di questo logo è decisamente particolare e ricercato e potrebbe richiamare il personaggio di Kang il Conquistatore, che comparirà nel film.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Ant-Man and the Wasp: Quantumania sarà diretto ancora una volta da Peyton Reed, che già aveva diretto i primi due film. Nel cast tornano Paul RuddEvangeline LillyMichael Douglas Michelle Pfeiffer. In più Kathryn Newton sarà Cassie Lang e Jonathan Majors sarà Kang il Conquistatore. 

Edgar Wright ha un’idea per la saga di Bond dopo No Time to Die

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Edgar Wright ha un’idea per la saga di Bond dopo No Time to Die

Il regista Edgar Wright ha espresso interesse nei confronti del franchise di James Bond, rivelando di avere addirittura un’idea per la storia dell’eventuale prossimo capitolo del franchise.

Ospite del podcast Happy Sad Confused, Wright ha rivelato di essere assolutamente disponibile per il prossimo capitolo della saga di Bond. A tal proposito, il regista di Ultima notte a Soho (che arriverà nelle sale italiane dal 4 novembre) ha detto di avere già un’idea su come dovrebbe essere il prossimo film del franchise.

Secondo Wright, i film di Bond tendono ad essere “o cioccolato fondente o cioccolato al latte”. Dal momento che il ciclo di film con protagonista Daniel Craig sono etichettabili come “cioccolato fondente” secondo il regista, è arrivato il momento di rilanciare il franchise attraverso nuove avventure classificabili come “cioccolato al latte”.

“Non credo che continuare nella stessa direzione dei film con Daniel possa davvero portare a qualcosa. Sono convinto che sarebbe molto più interessante provare a fare qualcosa di nuovo”, ha spiegato il regista.

“Ho una mia visione per il futuro di Bond al cinema, e se mai dovessero contattarmi per discutere della saga, cogliere l’occasione per proporla allo studio. Non voglio parlarne pubblicamente, ma quando leggo dei possibili nuovi attori per il ruolo, mi sembrano tutti la versione 2.0 di Daniel Craig. Penso che sia molto meglio cambiare direzione.”

Tutto quello che sappiamo su No Time to Die

No Time to Die, atteso nelle sale italiane il 30 settembre 2021, vede nel cast Daniel Craig (James Bond), Léa Seydoux (Madeleine Swann), Ralph Fiennes (M), Naomie Harris (Eve Moneypenny), Ben Whishaw (Q), Rory Kinnear (Bill Tanner) e Jeffrey Wrigh (Felix Leiter). Le new entry del cast sono invece Rami Malek, Billy Magnussen, Lashana Lynch Ana de Armas.

In No Time to Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica dopo essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere viene però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più insidiosa del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso villain armato di una nuova e pericolosa tecnologia.

Eternals: la Marvel ha iniziato a lavorare al film prima del 2013

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Creati dal leggendario fumettista Jack Kirby alla fine degli anni ’70, gli Eterni sono sempre stati tra gli eroi meno conosciuti del vasto catalogo di personaggi della Marvel, fino a quando il film Eternals non è stato annunciato come parte integrante della Fase 4 del MCU. Nonostante all’inizio il MCU fosse estremamente coinvolto nella pianificazione di film riguardanti personaggi come Iron Man, Thor, Capitan America e i Guardiani della Galassia, pare che in realtà stesse già pianificando di introdurre, prima o poi, la razza di immortali superpotenti al cinema.

La conclusione della Saga dell’Infinito con Avengers: Endgame ha aperto la strada al decollo di nuovissimi franchise come Shang-Chi e, appunto, Eternals. L’uscita di scena di Iron Man e Captain America ha lasciato spazio all’introduzione di nuovi personaggi che potessero affiancare le presenze relativamente più giovani della saga, come Doctor Strange e Captain Marvel. Come Shang-Chi, anche Eternals ha il potenziale necessario per rappresentare l’inizio di un nuovo franchise del MCU.

Un nuovo libro di recente pubblicazione, dal titolo: “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe”, fa luce sul fatto che, in realtà, la Marvel aveva messo gli occhi su Ikaris, Thena e gli altri Eterni da molto tempo prima che il film venisse ufficialmente confermato. Secondo Screen Rant, Joe Robert Cole (sceneggiatore di Black Panther e Black Panther: Wakanda Forever), era stato inserito nel programma di scrittura

della Marvel nel 2011, per aiutare a creare storie per alcuni dei nuovi progetti dello studio. Durante i suoi due anni trascorsi all’interno del programma, Cole ha scritto le prime sceneggiature per Deathlok, Eternals e Blade. Alla fine Deathlok è stato accantonato, mentre le sceneggiature realizzate per Eternals e Blade non sono più state utilizzate dalla Marvel, quando anni dopo “ricominciò da zero” con entrambi i progetti.

Ciò dimostra che la Marvel ha sempre visto un grandissimo potenziale nei personaggi degli Eterni, nonostante si tratti di personaggi che non sono universalmente conosciuti, soprattutto a chi non ha mai letto i fumetti. Eppure, l’idea che una squadra di essere immortali potesse condividere la Terra con gli umani da migliaia di anni ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella progettazione a lungo termine dei Marvel Studios.

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Chloè Zhao presenta Eternals a Roma, con lei i suoi protagonisti #RFF16

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Chloè Zhao, regista premio Oscar per Nomadland, ha chiuso la Festa del Cinema di Roma 2021 con l’evento più atteso di questa edizione, organizzato insieme ad Alice nella Città, la prima europea di Eternals, il film Marvel Studios, che ha portato nella cavea dell’Auditorium i suoi protagonisti: Angelina Jolie, Richard Madden, Gemma Chan e Kit Harington.

Zhao è stata scelta per dirigere il film a lavori già cominciati, come ha raccontato in conferenza: “Quando sono arrivata nel processo di creazione di questo film, esisteva già un trattamento molto ricco. Quando Jack Kirby ha creato questi personaggi, ha scelto di porli all’esterno delle dinamiche del mondo condiviso, sono esterni, ci sono da sempre. Si tratta di un gruppo di eroi che, proprio perché esterni, gli ha permesso di aggiungere una prospettiva differente alle sue storie.” 

Secondo Zhao, si tratta di un’esperienza interessante dopo l’enorme successo e l’incredibile lavoro che è stato fatto con la Infinity Saga, che ha davvero cambiato la storia del cinema contemporaneo in termini di produzione e mercato.

Il film segna l’esordio nel MCU di molti volti noti e amati dello spettacolo, su tutti Angelina Jolie, che interpreta la guerriera Thena, ma nel cast ci sono anche Richard Madden e Kit Harington, che avevano già lavorato insieme in Game of Thrones e che ora si ritrovano a condividere, seppur brevemente, un nuovo set molto importante. Gemma Chan, che interpreta Sersi, si trova invece nella singolare posizione di “tornare” nel MCU con un ruolo completamente differente, visto che era già stata Minerva in Captain Marvel.

“Mi sento così fortunata per essere tornata una seconda volta, oltretutto con un personaggio così diverso da quello che ho interpretato in precedenza, ero sorpresa quando sono stata richiamata, mi sento molto fortunata.” Ha commentato Gemma Chan.

Per Kit Harington è stato come tornare in un progetto molto lungo, come già gli era capitato con Game Of Thrones: “Questa è la mia prima volta nel MCU e devo dire che ricevere una telefonata da loro è proprio una bella chiamata. Non me lo aspettavo, sono già stato in una lunga serie e questo progetto mi piace tanto.”

Angelina Jolie aveva già espresso il suo gradimento per questo franchise e ha confermato che per lei è stato molto bello arrivare in questo universo proprio con il personaggio di Thena. “Volevo farne parte e mi sento fortunata a essere arrivata in questo momento con questo personaggio, amo la famiglia che è protagonista del film, amo la diversità e l’inclusione di questo cast. Spero diventi una nuova normalità per ogni tipo di produzione e sono contenta che in questo modo la gente si veda finalmente rappresentata al cinema.”

Richard Madden ha invece confessato di essere un vero e proprio fan del MCU, ed essere dentro a uno dei film più particolari e complessi di questo universo è stato incredibile: “Sono sempre stato un grande fan di questi film, e mi ritrovarmi adesso in una scena a citare Thor o Thanos è stato davvero strano”.

Da regista premio Oscar che ha diretto un cinecomic, Zhao sembra rappresentare il perfetto equilibrio tra il cinema d’autore e quel cinema più rumoroso e ad alto budget. Secondo la regista però non c’è contrasto tra i due modi di fare cinema, dal momento che “stiamo danzando sul bordo di un revisionismo artistico, ed è importante vedere come i Marvel Studios desiderano sfidare il loro stesso genere. I concetti di eroismo, di trovare un posto nel mondo, di dividere il bene dal male, sono argomenti che il cinema sta cercando di raccontare da sempre eppure nei fumetti c’è già tutto. Tutto quello che definisce un personaggio moderno è già presente nelle storie a fumetti Marvel.”

Il cast è d’accordo sugli elementi fondamentale di Eternals: la famiglia, la diversità, l’amore e la connessione con il pianeta Terra. Secondo la regista, il pubblico entrerà subito in sintonia con il personaggio di Sersi, in particolare, perché è il primo che si affeziona ai terrestri, e li guarda con affetto e compassione, ama vivere tra loro e desidera proteggerli più di ogni altra cosa.

Non solo, Sersi è anche coinvolta nella storia d’amore che, alla fine dei giochi, deciderà se sorti della Terra. “L’amicizia che lega Gemma e Richard – ha commentato Chloè Zhao – è stata un dono prezioso per tutto il film. Loro ci hanno fatto dono del loro legame e della loro complicità, così che tutto il film ne risultasse impreziosito.”

Il cast di Eternals

Eternals arriva in sala a partire dal 3 novembre, è diretto da Chloè Zhao e vede protagonisti Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Spider-Man: No Way Home, secondo il regista sarà l’Endgame del franchise

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C’è ancora molto che non sappiamo su Spider-Man: No Way Home, ma secondo il regista Jon Watts, la portata del threequel sarà più grande di qualsiasi cosa abbiamo visto fino ad ora. “Di certo, stiamo cercando di essere particolarmente ambiziosi”, ha anticipato il regista a Emprie Magazine. “Sarà l’Endgame del franchise di Spider-Man”.

Tom Holland, nel frattempo, ha rivelato che all’inizio era piuttosto scettico in merito all’idea del film: “Quando mi è stata lanciata l’idea la prima volta, ho pensato che fosse semplicemente fantastica”, ha spiegato l’attore. “Tuttavia, non pensavo che potesse davvero funzionare. Invece alla fine è successo. Il risultato finale sarà pazzesco.”

Insieme a queste nuove dichiarazioni, la celebre rivista ha anche svelato due nuove immagini ufficiali tratte dal film. In una delle due, vediamo il Doctor Octopus di Alfred Molina che insegue Iron Spider, mentre nell’altro sembra che Peter Parker, colto nella sua tradizionale posa di atterraggio, stia affrontando una minaccia sconosciuta.

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Il film è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.

MCU: all’inizio non c’erano piani per Nick Fury dopo il primo Iron Man

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La scena post-credit del primo Iron Man ha stabilito non solo l’esistenza dell’Iniziativa Avengers, ma anche il ruolo chiave che Nick Fury avrebbe giocato nel futuro del MCU in quanto direttore dello SHIELD. Il personaggio interpretato da Samuel L. Jackson è stato un vero e proprio collante all’interno della Fase 1, ma oggi scopriamo che, all’inizio, non c’erano dei piani per eventuali sue apparizione in altri film.

A quanto pare, infatti, l’apparizione di Nick Fury nella scena post-credit di Iron man del 2008 è stata concepita all’inizio come qualcosa di isolato: i Marvel Studios non avevano alcun piano per il futuro del personaggio sul grande schermo. Come raccontato nel libro di recente pubblicazione: “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe“, Jackson aveva accettato il ruolo di Fury dopo aver appreso della somiglianza con il personaggio dei fumetti, ma all’epoca non esisteva nessun accordo per il suo coinvolgimento in altri film. La Marvel non aveva pianificato ancora nulla perché non sapeva se il pubblico si sarebbe realmente interessato a ciò che quella scena post-credit avrebbe anticipato.

Come riportato da Screen Rant: “Jeremy Latchman dice che avevano chiamato Samuel L. Jackson per chiedergli se fosse ancora interessato alla parte. In tal caso, si sarebbe trattato di un breve cameo. ‘Non avevamo alcun accordo con lui per eventuali film futuri'”, chiarisce Latchman, vicepresidente del settore produzione e sviluppo dei Marvel Studios. “Forse al pubblico non sarebbe fregato nulla di quella scena, e se Jackson fosse stato d’accordo, alla fine l’avremmo tenuta. Nonostante durasse poco e all’epoca non rappresentava ancora nulla, decidemmo comunque che doveva rimanere un segreto, in modo da evitare ai fan dei fumetti di rovinarsi la sorpresa.”

La scena post-credit del primo Iron Man del 2008 si è rivelata poi l’inizio di un vero percorso per il personaggio di Nick Fury all’interno del MCU. In seguito, Samuel L. Jackson ha firmato un contratto per apparire in ben 9 film dei Marvel Studios, a cominciare da Iron Man 2, uscito soltanto due anni dopo. Ad oggi sono state persino raccontate le origini del personaggio in Captain Marvel, mentre lo stesso si appresta a tornare nella Fase 4 grazie all’attesissima serie in arrivo su Disney+ Secret Invasion.

Avengers: Endgame, Robert Downey Jr. non voleva girare l’iconico finale di Iron Man

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L’arco narrativo di Tony Stark/Iron Man nel MCU si è concluso in maniera tragica, nonostante il sacrificio compiuto dall’eroe alla fine di Avengers: Endgame abbia assunto un significato davvero speciale, soprattutto in riferimento a tutta la storia pregressa del supereroe.

Tuttavia, pare che inizialmente Robert Downey Jr. non fosse molto d’accordo a girare l’iconica scena in cui il suo personaggio, poco prima di schioccare le dita, pronuncia in maniera audace le parole: “Sono Iron Man”, in risposta a Thanos che, in precedenza, aveva esclamato di essere “ineluttabile”.

Nel taglio originale di Endgame, Iron Man non avrebbe dovuto pronunciare alcuna battuta in quel momento. Tuttavia, mentre i Russo stavano lavorando al montaggio, hanno ritenuto giusto che l’eroe pronunciasse di nuovo una delle sue frasi più iconiche (che si ricollega direttamente al primo film del 2008, quando Tony Stark rivelò la sua identità di supereroe al mondo intero).

All’epoca, era trascorso già un po’ di tempo dalla conclusione delle riprese principali. Per quanto, quando Downey Jr. è stato informato delle riprese aggiuntive e della “nuova” battuta, inizialmente non era intenzionato a pronunciarla. Il motivo è stato spiegato dal presidente dei Marvel Studios Kevin Feige e dal co-regista di Endgame Anthony Russo nel libro di recente pubblicazione “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe” (via ComicBook).

Kevin Feige: “All’inizio, quando ha scoperto che volevamo tornare sul set e girare una nuova versione di quello che è probabilmente il momento più emozionante dell’interno film, Robert era contrario.”

Anthony Russo: “Non è una cosa sulla quale è facile raggiungere un compromesso. È stato difficile far orientare di nuovo Robert all’interno della scena. È stato difficile per lui capire, nello specifico, a che punto della narrazione eravamo. Quando ti chiudi in sala di montaggio e lavori giorno e notte al suo film, arriva un momento in cui il materiale lo conosci a memoria. L’hai davvero esplorato da ogni punto di vista possibile. Tuttavia, non significa che non si possano avere nuove idee. A quel punto, eravamo davvero sicuri di ciò che cui quella scena aveva bisogno.”

Avengers: Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile 2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel cast del film – tra gli altri – figurano Robert Downey Jr.Chris EvansMark RuffaloChris Hemsworth e Scarlett Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War, l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Kevin Feige non ha mai avuto dubbi sul ritorno di Alfred Molina nel MCU

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Il leggendario regista Sam Raimi farà il suo ritorno nell’Universo Marvel il prossimo anno grazie a Doctor Strange in the Multiverse of Madness, con alcuni dei personaggi che aveva già portato sul grande schermo nella sua trilogia di Spider-Man che faranno il loro ingresso nel MCU grazie all’attesissimo Spider-Man: No Way Home.

Il Doctor Octopus di Alfred Molina e il Green Goblin di Willem Dafoe sono già stati confermati, e siamo sicuri al 99,9% che rivedremo anche il Peter Parker di Tobey Maguire. Tuttavia, chi abbiamo effettivamente visto in azione nel primo trailer di No Way Home è stato proprio il Doc Ock di Molina, personaggio che l’attore aveva già interpretato in Spider-Man 2 del 2004, diretto appunto da Raimi.

In una recente intervista con Empire, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha parlato di come sono stati scelti i cattivi che dovevano apparire nei film del MCU dedicati alle avventure dell’Uomo Ragno. Feige ha specificato che l’intento è sempre stato quello di far debuttare personaggi che non erano mai apparsi prima sul grande schermo, come Avvoltoio o Mysterio.

Tuttavia, quando si è parlato del ritorno di Octopus, il produttore ha confermato che non avrebbe mai sostituito Alfred Molina, anche se la sceneggiatura avesse richiesto una rivisitazione del personaggio, dal momento che considera la sua iterazione di Doc Ock assolutamente perfetta.

“Volevamo davvero rivisitare cattivi che erano già apparsi in precedenza? No, volevamo portare Avvoltoio, Mysterio e altri personaggi che non avevamo mai visto al cinema prima d’ora”, ha spiegato Feige. “Ricordo però di aver pensato: ‘Come potremmo riproporre Doc Ock con un altro attore?’. Alfred Molina era perfetto. Quindi alla fine decisi che, semmai l’avessimo riportato indietro, sarebbe stato comunque lui, in un modo o nell’altro.”

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Il film è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.

Indiana Jones 5, foto dal set: ecco Phoebe Waller-Bridge e Harrison Ford

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Dal set siciliano di Indiana Jones 5, arrivano nuove foto della produzione che vede coinvolto Harrison Ford, ancora nei panni del professor Jones. Questa volta, al suo fianco, c’è Phoebe Waller-Bridge, attrice e autrice molto premiata che sta continuando la sua scalata di Hollywood, dopo il successo di Fleabag, per Amazon Prime Video.

Ecco di seguito gli scatti:

ECCO INVECE UN VIDEO

Cosa sappiamo di Indiana Jones 5

James Mangold (Logan – The Wolverine) sarà il regista di Indiana Jones 5 al posto di Steven Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna invece John Williams, già compositore dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40 anni. Nel cast, oltre a Harrison Ford, ci sarà anche Phoebe Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in primavera.

Prima dell’ingaggio di Mangold, la sceneggiatura era stata affidata a David Koepp,  he ha poi lasciato il progetto insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio 2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9 Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.

Planet Hulk: perché la Marvel non ha mai pensato a un film?

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Planet Hulk: perché la Marvel non ha mai pensato a un film?

La trama di Planet Hulk ha attraversato i fumetti dedicati all’iconico Gigante di Giada tra l’aprile del 2006 e il giugno del 2007, ideata dallo scrittore Greg Pak e dagli artisti Carlo Pagulayan e Aaron Lopresti. Quella storyline si concentra sull’atterraggio di Hulk sul pianeta alieno di Skaar, con l’alter ego di Bruce Banner che si ritrova poi a guidare una rivoluzione di gladiatori.

Fin dall’uscita del fumetto, Planet Hulk è sempre stata considerata una delle migliori trame legate ad Hulk, con la maggior parte dei fan che ha sempre chiesto a gran voce che quella storyline venisse adattata in un lungometraggio. Tuttavia, a causa dei complicati diritti sul personaggio, ancora non è stato possibile realizzare un nuovo film da solista interamente dedicato al Gigante Verde (cosa che probabilmente non accadrà mai). Tuttavia, alcuni elementi della trama di Planet Hulk sono stati combinati all’interno di Thor: Ragnarok di Taika Waititi, come i personaggi di Korg e Miek, ma anche la versione gladiatore di Hulk.

All’interno del libro di recente pubblicazione “The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe“, scritto da Tara Bennett e Paul Terry, viene rivelato che uno dei maggiori ostacoli nell’adattare la trama di Planet Hulk è stato, in realtà, il piccolo ruolo che ha Bruce Banner all’interno della storia. Nel libro, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha affermato: “Non abbiamo mai nemmeno preso in considerazione l’idea di adattare Planet Hulk, perché, per quanto il fumetto sia fantastico, Bruce Banner non fa parte di Planet Hulk.”

A quanto pare, a Joss Whedon venne addirittura chiesto di cambiare il finale di Avengers: Age of Ultron in modo che i fan non avessero la sensazione che nel futuro del MCU ci potesse essere proprio un film basato su Planet Hulk. ComicBook riporta la dichiarazione completa di Feige contenuta nel libro: “Ho detto: ‘Joss, non possiamo farlo. La gente penserà che stiamo cercando di adattare Planet Hulk. Così hanno chiesto a Whedon di cambiare parte dei dialoghi e dire che l’avevano perso mentre era ancora sulla Terra, e hanno poi sostituito il cielo stellato realizzato attraverso i VFX con il blu dell’atmosfera terrestre.”

Roma FF 16: Open Arms – La legge del mare vince il Premio del Pubblico FS

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Open Arms – La legge del mare edizione della Festa del Cinema di Roma.

Il film vincitore del “Premio del Pubblico FS”, in collaborazione con il Gruppo FS Italiane, Official Sponsor della Festa, è stato votato dagli spettatori della prima replica dei film della Selezione Ufficiale attraverso l’APP ufficiale e il sito www.romacinemafest.it.

Luca Torchia, Chief Communication Officer di FS Italiane, ha consegnato il “Premio del Pubblico FS” ad Aldo Lemme, Head of Theatrical Distribution di Adler Entertainment che distribuirà il film in Italia.

Mediterráneo (Open Arms – La legge del mare) è una produzione spagnola di Lastor Media, Fasten Films, Arcadia Motion Pictures, Cados Producciones con la casa di produzione greca Heretic.

MEDITERRÁNEO | MEDITERRANEO: THE LAW OF THE SEA | OPEN ARMS – LA LEGGE DEL MARE

di Marcel Barrena, Spagna, Grecia, 2021, 111’

Cast: Eduard Fernández, Dani Rovira, Anna Castillo, Sergi López, Àlex Monner, Melika Foroutan

Autunno 2015. Due bagnini spagnoli, Òscar e Gerard, colpiti dalla straziante fotografia di un bambino annegato nel Mediterraneo, vanno nell’isola di Lesbo, dove scoprono una realtà sconvolgente: ogni giorno migliaia di persone rischiano la vita cercando di solcare il mare con imbarcazioni precarie, per fuggire dalla miseria e dalle guerre che affliggono i loro Paesi d’origine. Ma la cosa più sconcertante è che nessuno sta svolgendo attività di salvataggio. Insieme a Esther, Nico e agli altri membri della loro squadra, Òscar e Gerard lotteranno per compiere il lavoro disatteso dalle autorità e per portare a migliaia di persone l’aiuto di cui hanno estremo bisogno. Dalla storia vera di Òscar Camps, il fondatore di Open Arms.

NOTE DI REGIA per Open Arms – La legge del mare

Nel settembre del 2015 il mondo tremò davanti alla foto di Aylán Kurdi, un bambino senza vita su una spiaggia del Mediterraneo. A Òscar Camps, bagnino di Badalona, quell’immagine ha cambiato la vita. Convinse il suo amico Gerard Canals ad andare a Lesbo per vedere cosa stava accadendo. Quello che era iniziato come un viaggio di due giorni divenne una missione che si protrasse per mesi e che, a oggi, ha salvato la vita a più di 60.000 persone. Dopo aver visto quella foto, Òscar lasciò tutto per salvare molta gente da morte certa e denunciare quanto stava avvenendo. Io che cosa potevo fare? Non sono un bagnino, ma potevo fare un film che desse visibilità a ciò che stava succedendo a sole due ore di aereo da casa nostra. Per quattro anni abbiamo lavorato a Lesbo per conoscere in prima persona la situazione e dare forma a un progetto in cui abbiamo affrontato l’inimmaginabile. Abbiamo girato nei veri uffici dei soccorritori di Open Arms. Abbiamo ricostruito il campo profughi di Moria e assunto come comparse centinaia di rifugiati. Né il film né io abbiamo le risposte per porre fine a ciò che accade nel Mediterraneo, ma possiamo fare da megafono perché nessuno dimentichi quel che avviene sulle nostre coste.

Niccolò Ammaniti al Linea d’Ombra Festival: “Il mio primo film sarà un horror siciliano”

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Il XXVI Linea d’Ombra Festival a Salerno si è aperto con il primo grande ospite di questa edizione, in presenza finalmente, e che già nel primo giorno di proiezioni e incontri ha segnato il tutto esaurito per tutti gli appuntamenti. 

Niccolò Ammaniti, scrittore, sceneggiatore, regista, si è aperto con il pubblico che ha gremito la Sala Pasolini di Salerno al 100% della capienza, durante la conversazione condotta dal direttore artistico Boris Sollazzo, introdotta dal presidente e fondatore del festival Peppe D’Antonio.

Niccolò Ammaniti ha ripercorso gran parte della sua carriera, quella letteraria che molto presto si è intrecciata con il cinema e poi quella da regista, legata a due serie televisive di grande successo internazionale, Il miracolo e Anna. E proprio dal romanzo da cui poi ha tratto la serie parte Ammaniti per raccontarsi.

Dopo avere finito di scrivere Anna mi sono accorto che avevo perso interesse nello scrivere, mi sono chiuso, non vedevo e non sentivo nessuno, e così per la prima volta in vita mia ho deciso di rivolgermi a uno psichiatra che semplicemente mi ha detto che dovevo vedere gente, fare cose nuove, solo che avevo allontanato tutti. Allora mi è venuta in mente una cosa che mi disse una volta Marco Risi, che stare sul set è bello perché hai un sacco di amici che paghi per stare con te. Ed è quello che ho fatto con Il miracolo, ho detto subito a tutta la troupe che dovevano essere miei amici, la mia famiglia, decidere di fare il regista è stata una necessità umana mediata da una sceneggiatura di cui tu racconti a ognuna delle persone che lavorano con te una verità parziale”.

Parlando di Marco Risi, Ammaniti ha ricordato l’esperienza de L’ultimo capodanno, primo film tratto da un suo racconto. “Fu un’esperienza bellissima, Marco mi permise di stare sempre sul set e li ho capito l’importanza che nel cinema hanno i luoghi. Una notte stavamo girando a Corso Francia, una grande strada di Roma trafficatissima, una strada che non può chiudere e che invece era stata chiusa per un film. Lì ho capito la potenza del cinema”.

Purtroppo il film fu un disastro al box office, “non ci andò veramente nessuno, tanto che con Marco andammo da una maga, perché eravamo convinti che qualcuno avesse fatto il malocchio al film. Allora andammo da questa maga della Maglianella, di cui avevano parlato a Marco dicendogli che era fenomenale. Ma non funzionò neanche quello”.

Un altro incontro molto importante per Niccolò Ammaniti fu quello con Bernardo Bertolucci. “Io e te è stato il primo romanzo che ho pensato avrei potuto anche dirigere. Ma quando Bernardo manifestò il suo interesse ho immediatamente rinunciato”.

Cosa che non fece con Il miracolo, “la prima volta che non ho avuto il desiderio di scrivere il romanzo prima di far diventare questa storia qualcos’altro, perché non sarei stato in grado di rendere il sangue che sgorga da questa madonna sulla pagina, servivano le immagini”. Una serie che gli ha insegnato il mestiere della regia “sbagliando tanto, sin dal primo giorno, quando ho fatto delle inquadrature bruttissime e poi ho voluto fare una scena alla Michael Cimino che era una schifezza”.

Tutte cose però che hanno fatto cresce l’Ammaniti regista, come dimostrato nella serie successiva, Anna, tratta dal suo romanzo che si è dimostrato in qualche modo profetico e da cui lo stesso regista è stato travolto.

Quando ci hanno detto che avremmo dovuto interrompere le riprese per il Covid non volevo accettare la cosa, sulla nave che da Palermo mi riportava a Roma ero da solo, ho pensato che sarebbe stata una scena clamorosa. Durante il lockdown la mia preoccupazione era che i bambini crescessero troppo, quando ci vedevamo su Zoom glielo dicevo ‘non crescete’”.

Niccolò Ammaniti è ripartito, e dal pubblico di Linea d’Ombra e da Boris Sollazzo si è congedato con due grandi notizie. La prima, di cui già si sapeva qualcosa, è che dopo sette anni è tornato a scrivere un romanzo.

Scrivere libri è una cosa fantastica, ti permette ti stare nella mente dei tuoi personaggi a lungo, cosa che in una serie e al cinema non puoi fare, perché devi dare spazio all’azione. Quindi mi sto divertendo, e dopo il gran culo che mi sono fatto sul set mi sono anche detto adesso me ne sto a casa, comodo, con i miei cani, a scrivere. Il titolo del romanzo sarà La vita intima”.

La seconda è che dopo due serie, è arrivato il momento di fare un film. “Non subito, voglio prima finire la prima stesura del romanzo, ma il film è già scritto. Non posso dire niente, se non che si tratterà di un horror, siciliano, che ruoterà attorno alla mitologia di quella terra”.

La prima giornata di Linea d’Ombra ha anche tenuto a battesimo il lungometraggio italiano inserito nel concorso Passaggi d’Europa, The Grand Bolero, di Gabriele Fabbro, con protagoniste Lidia Vitale e Ludovica Mancini, un piccolo grande film che racconta una passione tra due donne durante il lockdown attraverso una storia ricca di suggestioni visive e sonore che è stata molto apprezzata dal pubblico che si è poi intrattenuto con il regista, le protagoniste, il produttore e la scenografa in un appassionato Q&A dopo la proiezione.

Linea d’Ombra continua domenica 24 ottobre con Roberto Andò, che racconterà al pubblico il suo cinema e le sue storie, a partire da Il bambino nascosto, il film con Silvio Orlando, tratto dal romanzo omonimo dello stesso regista, che è stato presentato fuori concorso all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che arriverà nei cinema il 4 novembre.

E poi lunedì 25 ottobre grande attesa per l’arrivo di Valeria Golino, per parlare con l’attrice e regista di un anno per lei ricco di soddisfazioni, con tanti film e il ritorno negli Stati Uniti al fianco di due star come Reese Witherspoon e Jennifer Aniston, nella serie prodotta da Apple Tv+ The Morning Show, un’interpretazione che potrebbe darle molte soddisfazioni nella award season.

Petite Maman vince il premio di Alice nella Città 2021 #RFF16

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Petite Maman vince il premio di Alice nella Città 2021 #RFF16

Petite Maman di Céline Sciamma vince il Premio come miglior film Alice nella Città 2021. La giovane giuria, composta da 30 ragazzi provenienti da tutta Italia, ha scelto di attribuire il riconoscimento al “delicato, elegante, profondo e poetico” film della regista francese per la sua “capacità di coinvolgere emotivamente e di trasportare lo spettatore, all’interno di un viaggio immersivo e nostalgico, in un mondo che fa della purezza e della semplicità i suoi punti di forza”.

“Voglio ringraziare la giuria del festival – dichiara Céline Sciammaper aver realizzato il sogno del film: una sala cinematografica piena di ragazze e ragazzi. A loro voglio dire grazie. Grazie per l’emozione, per la sensibilità, per la curiosità. Come dicono le parole della canzone del film: il mio cuore è nei vostri cuori, i vostri cuori sono nel mio cuore”.

Da sempre attenta al mondo dei giovanissimi e al tema dell’identità femminile, Sciamma è tornata con Petite Maman alle atmosfere di Tomboy, uno dei suoi film più amati, dimostrando ancora una volta una sensibilità fuori dal comune. Il film ha per protagonista Nelly, una bambina di otto anni che dopo la morte della nonna passa qualche giorno nella casa di campagna dove è cresciuta la madre, Marion. Girovagando nel bosco, si imbatte per caso in un’altra bambina che sta costruendo una capanna di legno e con cui nasce un rapporto speciale: la nuova amica si chiama proprio Marion…

Grazie a una storia che molti critici hanno accostato alla fantasia di Miyazaki, Petite Maman ha saputo gli spettatori con la sua riflessione commossa sulla memoria, l’amicizia e la famiglia. Il film, che rappresenta la prima collaborazione tra Teodora e MUBI, è uscito al cinema il 21 ottobre e sarà in streaming in esclusiva su MUBI nel 2022.

American Rust: recensione della serie creata da Dan Futterman

American Rust: recensione della serie creata da Dan Futterman

Dopo aver visto le prime tre puntate della miniserie creata da Dan Futterman (candidato all’Oscar per gli script di A sangue freddo – Capote e Foxcatcher, entrambi di Bennett Miller) appare chiaro che lo scopo principale di American Rust sia quello di mettere in scena le condizioni tutt’altro che agiate in cui versa oggi una buona parte del Nord Est degli Stati Uniti. Tale intenzione si sovrappone alla trama principale dello show, cercando un equilibrio tra melodramma e thriller che pende fin troppo in favore del primo genere.

American Rust, la trama

Dal momento che l’ambientazione dello show trasmesso in America da Showtime è dunque fondamentale, un contesto storico-sociale è del tutto necessario. Il set principale della storia adattata dal romanzo di Philipp Meyer è Buell, cittadina del sud della Pennsylvania. Ovvero nel mezzo della cosiddetta “Rust Belt” (Cintura di Ruggine), territorio che in particolar modo dopo la Seconda Guerra Mondiale aveva sviluppato una fiorente economia basata sull’industria pesante, salvo poi essere stata “abbandonato” a se stesso a partire dalla fine degli anni ‘70. Il decennio successivo ha costretto larga parte dei cittadini alla disoccupazione, causando di conseguenza povertà, abuso di droghe, criminalità. È in questo clima di desolazione che si muovono i personaggi di American Rust: protagonista della serie è Del Harris, uomo di legge che deve catturare l’assassino di un suo ex-collega dal passato tutt’altro che integerrimo. Il principale indiziato è il giovane Billy Poe, figlio della donna con cui proprio Harris vorrebbe costruire il proprio futuro. Il dilemma è quindi semplice: fare il proprio dovere diretto verso la ricerca incondizionata del colpevole oppure “pilotare” le indagini in modo da deviare l’attenzione lontano dal ragazzo?

American Rust - Ruggine Americana

Il giallo è un pretesto

Fin dall’episodio pilota si può chiaramente intuire che in American Rust l’ossatura del giallo è poco più di un pretesto: il solo fatto che l’episodio venga costruito come un lungo flashback rivela quanto Futterman e il regista John Dahl – anni fa diresse il notevole ma sfortunato Il giocatore con Matt Damon ed Edward Norton – siano maggiormente interessati alla rappresentazione del contesto rispetto allo sviluppo della trama. L’interesse che American Rust suscita nello spettatore sta principalmente nella rappresentazione dell’umanità lasciata indietro in cittadine come Buell: la desolazione economica e soprattutto umana che lo show mette in scena possiede un realismo malinconico capace di non scivolare mai in atteggiamento pietistico.

Personaggi e figure in chiaroscuro, sconfitte dal tempo o dalle vicissitudini di una vita fatta di stenti, si alternano a momenti in cui la vitalità e la voglia di affermare il proprio valore colpiscono nel profondo, come in una bella sequenza di matrimonio nel secondo episodio. La rappresentazione sentita e partecipe di tale umanità non riesce però a distogliere l’attenzione dal fatto che il meccanismo di detection riguardante l’omicidio, ovvero il catalizzatore della trama, in realtà funziona a stento: le indagini si sviluppano con un meccanismo narrativo estremamente lento e tutto sommato poco interessante. I potenziali indiziati del crimine vengono sviluppati come personaggi stranamente inconsistenti, che nel corso degli episodi diventano sempre più stereotipati sia nelle azioni che nei meccanismi psicologici. E tale mancanza di presa emotiva sulla vicenda della soluzione del puzzle alla lunga mina l’efficacia degli episodi stessi.

American Rust - Ruggine Americana Jeff Daniels

Jeff Daniels merita la visione

Se American Rust merita comunque uno sguardo è senza dubbio per le interpretazioni corpose di alcuni attori del cast principale: prima di tutto il protagonista Jeff Daniels, capace di tratteggiare un Del Harris piegato dalla stanchezza e da un passato doloroso che tenta comunque di svolgere il proprio lavoro con la dignità rimasta. L’attore amato qualche anno fa nella serie The Newsroom creata da Aaron Sorkin lavora in questo caso con i mezzitoni e le sfumature del ruolo in maniera magistrale. Accanto a lui un altro “veterano” come Bill Camp – il quale ha ottenuto la consacrazione sul piccolo schermo con una miniserie poderosa quale The Night Of – contribuisce a impreziosire American Rust insieme alla sempre efficace Maura Tierney. Insomma, se scoprire il colpevole in questo show non sembra poi così avvincente o anche necessario, rimane comunque la soddisfazione di vedere all’opera attori di bravura consumata. 

Manhunter – Frammenti di un omicidio: trama, cast e curiosità sul film

Con Il silenzio degli innocenti Hannibal Lecter è diventato uno dei personaggi più iconici del cinema, merito anche dell’interpretazione da Oscar di Anthony Hopkins. Protagonista poi anche di diverse opere successive al film del 1991, Lecter era in realtà già apparso sul grande schermo nel 1986 con il celebre film Manhunter – Frammenti di un omicidio (dove il cognome viene però modificato in Lektor), diretto dal maestro del cinema d’azione Michael Mann (suoi sono acclamati film come Heat – La sfida, Insider – Dietro la verità e Collateral). Questo film ha così gettato le basi per una vera e propria mitologia, riadattando i canoni del genere per dar vita a nuove forme di paura e tensione.

Oltre ciò, Manhunter si presenta però come un’opera più complessa di quanto potrebbe sembrare in apparenza. Non si tratta della classica storia di sfida tra detective e serial killer, poiché questo rapporto è arricchito da una serie di elementi che rendono i due personaggi a loro modo speculari, entrambi figli di una società malsana che li circonda. Caratterizzati dai colori blu e verde, ricorrenti in tutto il film, i due personaggi anticipano quella sfida tra bene e male riscontrabile anche in Heat, dove però i confini tra questi due valori vengono spesso ad essere poco definiti.

Con Manhunter, Mann suggerisce dunque di come per poter catturare un serial killer, occorra esserlo a propria volta. Poco apprezzato al momento della sua uscita, quest’opera è oggi un cult imperdibile e da riscoprire in ogni suo aspetto, tanto narrativo quanto tecnico e visivo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi al libro, alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Manhunter – Frammenti di un omicidio: il libro da cui è tratto il film

Il film di Mann, di cui egli è anche sceneggiatore oltre che regista, è tratto dal romanzo del 1981 Red Dragon, scritto da Thomas Harris. Si tratta del primo libro a contenere il personaggio di Hannibal Lecter e gli altri divenuti poi popolari con i film. Harris, da sempre appassionato delle storie dedicate a serial killer, si documentò molto prima di scrivere la propria, incontrando agenti dell’FBI e apprendendo da loro tutto ciò che c’èra da sapere su queste personalità. Scritto in quasi totale isolamento in un monolocale di circa 3.5 metri quadrati, il libro divenne poi un successo straordinario, incontrando da subito l’interesse di Hollywood.

Per il primo adattamento, quello di Manhunter, si decise tuttavia di modificare il titolo poiché Red Dragon poteva far pensare ad un film di arti marziali. Nel 2002, tuttavia, è stato realizzato un nuovo adattamento del romanzo, stavolta con il titolo di Red Dragon. Nel tempo trascorso tra i due film, però, Harris aveva pubblicato anche due sequel del suo romanzo, rispettivamente Il silenzio degli innocenti e Hannibal. Entrambi furono poi adattati negli omonimi film, usciti nel 1991 e nel 2001. Con questa trilogia Harris si concentrò sempre di più sulla figura di Hannibal Lecter, rendendolo il personaggio iconico che oggi tutti conosciamo.

Manhunter – Frammenti di un omicidio: la trama del film

Protagonista del film è l’ex agente Will Graham, ora andato in pensione anticipata dopo aver subito gravi ferite fisiche e psichiche in seguito ad uno scontro con il serial killer cannibale Hannibal Lektor. Sapendo ora il criminale dietro le sbarre di una prigione di massima sicurezza, Graham può godersi il suo meritato riposo insieme alla moglie Molly e al figlio Kevin, cercando di dimenticare quanto accadutogli. La comparsa di un nuovo assassino, che si fa chiamare Dente di Fata, scuote profondamente la sua tranquillità. Il killer si è infatti affermato per il suo commettere spaventose stragi durante le notti di plenilunio, dove giovani coppie con bambini sono sterminate secondo macabri rituali.

Gli ex datori di lavoro di Graham non tardano a chiedergli di tornare in azione per dedicarsi al caso, in quanto solo lui conosce talmente bene la mente criminale da poterla anticipare. Non sapendo resistere all’offerta, Graham decide infine di dedicarsi a questo nuovo caso. Il suo metodo investigativo, però, richiede di immedesimarsi nella parte dell’assassino, il che è ora per lui estremamente gravoso sul piano emotivo. Per poter riuscire a portare a termine quel caso, l’agente si vedrà dunque costretto a rivolgersi alla persona di cui più ha terrore al mondo: Hannibal Lektor. Così facendo, Graham entra però in una spirale di perdizione, nella quale finirà per essere coinvolta anche la sua famiglia.

Manhunter - Frammenti di un omicidio cast

Manhunter – Frammenti di un omicidio: il cast del film

Ad interpretare il protagonista, Will Graham, vi è l’attore William Petersen, noto in particolare per il ruolo di Gil Grissom in CSI – Scena del crimine. Per prepararsi al ruolo l’attore ha lavorato insieme al dipartimento di polizia di Chicago per apprendere quanto necessario sul mesterie. Ha poi anche avuto modo di approfondire l’impatto che i casi più disturbanti hanno sulla psiche degli agenti. Grazie a queste informazioni ha potuto dare un’interpretazione credibile del personaggio. Per il ruolo di Hannibal Lektor è invece stato scelto l’attore Brian Cox. Egli ha poi dichiarato di essersi ispirato per la propria interpretazione al serial killer Peter Manuel, evidenziando come per questo tipo di personaggi non esistano i concetti di giusto e sbagliato.

L’attrice Kim Greist è Molly, la moglie del protagonista, mentre Stephen Lang è Freddy Lounds. La candidata all’Oscar Joan Allen interpreta Reba McClane, una donna cieca particolarmente centrale nella storia. Per il suo ruolo l’attrice si è preparata camminando bendata per le strade di New York. Infine, nei panni del serial killer Dente di Fata vi è l’attore Tom Noonan. Per tutto il tempo delle riprese egli rimase nei panni del personaggio, chiedendo che nessuno degli attori che interpretavano le sue vittime avesse contatti con lui e che il resto dei presenti gli si rivolgesse con il nome del personaggio. Secondo molte testimonianze questo suo comportamento ha generato una forte tensione sul set, accentuando la paura nei suoi confronti.

Manhunter – Frammenti di un omicidio: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente Manhunter – Frammenti di un omicidio non è presente su nessuna delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è però presente nel palinsesto televisivo di sabato 23 ottobre alle ore 23:30 sul canale Iris. Parallelamente, si potrà vederlo sulla piattaforma Mediaset Play, in modo del tutto gratuito.

Fonte: IMDb

Lamb – recensione del film con Noomi Rapace #RFF16

Lamb – recensione del film con Noomi Rapace #RFF16

Al suo esordio da regista, lo sceneggiatore e curatore di effetti speciali Valdimar Jóhannsson sceglie la svedese Noomi Rapace come protagonista di Lamb. È lei a traghettare lo spettatore in un universo quasi primordiale nella sua semplicità, a veicolare una riflessione sulla volontà umana di sottomettere la natura alle proprie esigenze e l’illusione di poterne uscire indenni. Premio per l’originalità al Festival di Cannes 2021.

Lamb, la trama 

In mezzo alla natura islandese vive una coppia di allevatori di ovini, Maria, Noomi Rapace, e Ingvar, Hilmir Snær Guđnason. Un giorno accade un fatto inaspettato, che ha del soprannaturale: una delle loro pecore partorisce un agnellino per metà umano. Che fare col piccolo, anzi, con la piccola? Maria non ha dubbi: alleverà la creatura come la figlia che non ha potuto crescere. Lei e Ingvar, infatti, hanno perso la loro figlia Ada in tenera età e non si sono più ripresi da quel lutto. Per Maria l’arrivo di questa creatura è un segno del destino, un’opportunità di ritrovare la felicità, a cui non è disposta a rinunciare. Ma quanto durerà e quale sarà il suo prezzo? 

Lamb, un racconto oscuro sulla volontà dell’uomo di piegare la natura ai propri scopi

Mai come in questo ultimo anno e mezzo si è avuta l’occasione di riflettere sul rapporto che ci lega alla natura di cui siamo parte. Con la pandemia ci si è resi più che mai conto di quanto l’uomo sia fragile e impotente di fronte alla natura, nonostante si sforzi continuamente di governarla e indirizzarla secondo i propri scopi. Si è riflettuto sui danni che questa manipolazione arreca alla natura stessa e sulla necessità di tornare a vivere in equilibrio con essa. È proprio questo il punto nodale di Lamb.  Cosa accade quando l’uomo forza la natura a proprio piacimento, anziché rispettarla? Come è opportuno guardare ad essa? È una nemica da sconfiggere, o piuttosto un’alleata da salvaguardare? Verrebbe spontaneo propendere per la seconda opzione, ma, come dimostra il film, nella realtà non è così facile come si potrebbe pensare. Le due spinte opposte sono ancora più evidenti proprio per il tipo di vita che la coppia di protagonisti conduce.

In quanto allevatori, infatti, sono tra coloro che più conoscono la natura, gli animali e i loro ritmi. Vivono a stretto contatto con loro ogni giorno e sembrano attenti e scrupolosi nel prendersi cura del gregge. Ma quando Maria intravede la possibilità di soddisfare un suo bisogno e riparare così, in un certo senso, a un torto subito dalla natura stessa con la perdita della figlia, non esita a stravolgerne l’equilibrio. Il tema del lutto è infatti l’altro cardine del film. la perdita, e in particolare di quella che appare più innaturale tra tutte: la perdita di un figlio. Così difficile da elaborare che può essere devastante. Nel caso dei protagonisti, sembra averli svuotati completamente. Maria è la più battagliera e cerca con tutte le sue forze qualcosa per aggrapparsi ancora alla vita, lo trova nella piccola agnellina-umana. Ingvar sembra più rassegnato, ma la segue.

Maria e Ingvar sono quasi simbolo dell’umanità intera. Il regista li mostra immersi in un mondo di cui sembrano i soli abitanti. Colpisce, infatti, l’assenza di scambi, di relazioni umane, fatta salva l’incursione del fratello di Ingvar, Petur, interpretato da Björn Hlynur Haraldsson. Un’assenza che l’ambientazione nella campagna islandese, tra montagne innevate e ampie distese erbose, non basta a giustificare, inducendo a pensare a una precisa scelta stilistica. I protagonisti paiono esemplificare, nella visione di Jóhannsson, l’atteggiamento umano di fronte al mondo.

Tra thriller, favola e fumetto, una fusione non riuscita

Volendo parlare di generi, si potrebbe dire che Lamb sia un thriller che si mescola con la favola e il fumetto. Il regista afferma di essersi ispirato ai racconti popolari islandesi e di  aver attinto al folklore del suo paese. L’espediente della creatura metà uomo e metà animale, però, rimanda più a un fumetto o a una favola, sia concettualmente, che fisicamente. Anche se il regista ha cercato di usare il più possibile il vero agnello per rendere realistico il personaggio, infatti, la bambina-pecorella ha spesso l’aspetto artefatto di un oggetto animato, specie se deve muoversi. D’altro canto, è il regista stesso a dire che il film ha iniziato a prendere forma da una graphic novel.

L’inserimento di questo elemento in un contesto che vuole essere realistico e anche crudo per certi versi, stride, non solo per la discrepanza tra gli stili, ma anche perchè risulta un espediente un po’ troppo semplice per lo spettatore adulto. Rimanda infatti al mondo infantile, pur trattandosi di un film duro, drammatico ed evidentemente non destinato ai più piccoli. Esso allontana chi guarda, non lo coinvolge, dandogli una sensazione di messinscena, provocando straniamento. L’idea della creatura soprannaturale avrebbe reso forse meglio se questa, ad esempio, non fosse stata mostrata, ma soltanto evocata, lasciando la possibilità di immaginare. 

L’elemento soprannaturale e il modo in cui viene accolto portano una nota inquietante. Nella seconda parte del film ci sono diversi indizi che creano suspense, alimentata anche dall’atmosfera visivamente cupa: nebbie, tempo grigio, vento, pioggia. Questo però non basta a rendere il lavoro avvincente. 

Delle molte strade possibili per parlare del complesso rapporto uomo-natura, ivi compresa quella documentaristica, che negli ultimi anni ha dato più di una soddisfazione – basti pensare, ad esempio a un lavoro come Genesis 2.0 di Christian Frei e Maxim ArbugaevJóhannsson sceglie forse la meno adatta, creando un crossover tra generi troppo azzardato, che non convince, nonostante il  premio per l’originalità ricevuto a Cannes. 

Distribuito da Wanted Cinema, Lamb arriverà nelle sale a marzo 2022.

Mothering Sunday, recensione del film con Josh O’Connor #RFF16

Mothering Sunday, recensione del film con Josh O’Connor #RFF16

Mothering Sunday è l’ultima opera di Eva Husson. La regista francese è al suo terzo lungometraggio: passata dal Toronto International Film Festival con Bang Gang A Modern Love Story del 2015 e da Cannes nel 2018 con Girls of the Sun e con il film in questione, in questi giorni approda anche a Roma alla 16esima Festa del Cinema, facendoci immergere in atmosfere sospese e fluttuanti direttamente nelle campagne inglesi del 1924.

Mothering Sunday, la trama

Mothering Sunday racconta infatti della giovane domestica Jane Fairchild (Odessa Young) che presta servizio in casa dei ricchi coniugi Niven: gentili, specialmente il marito (Colin Firth), ma anche malinconici e silenziosi, specialmente la moglie – una Olivia Colman ammusonita quasi come in La Favorita – i quali hanno un rapporto d’amicizia molto stretto con altre due coppie, gli Sheringhan e gli Hobday.

Uno dei figli degli Sheringham, Paul (Josh O’Connor), ha una relazione intima ma clandestina con Jane. E sarà parzialmente attorno a questi attimi, sguardi, tocchi, che tutto il film di Eva Husson incentrerà i suoi primissimi piani e i suoi sospiri.

Come in un flusso di coscienza, che prende il via da una memoria emotiva vivida e ancora pulsante, traspare da ogni sequenza che l’origine della storia sia un romanzo (omonimo, scritto nel 2016 da Graham Swift), e sono molto ricche le impressioni che suscita, la facile capacità con cui attraverso ogni inquadratura è immediata la sensazione di trovarsi nella dimensione intima dei ricordi di qualcuno.

Senz’altro, quel che si può chiaramente ammettere, è che Eva Husson sappia regalare la soggettività di Jane, anche se non sempre con la dovuta continuità. A catturare delle immagini che la regista costruisce, è la fotografia tinta di luci delicate e sognanti, unitamente al volto ninfeo di Jane, sul quale i piani stringono sempre tantissimo, così come su quello del suo amante Paul, nei suoi sorrisi tirati e quasi plastici, proprio come se fossero estratti da vecchie foto.

È interessante lo sviluppo narrativo che va avvolgendosi attorno al personaggio di lei, sempre di più, chiarificando quale sia davvero l’obiettivo della regista e su chi voglia veramente puntare il riflettore.

Husson ha a cuore la fisicità della giovinezza, e si compiace nel ritrarre i corpi, nelle loro linee acerbe ma che si gettano nella vita, con incoscienza e spudoratezza. Quasi ad invidiarne l’inconsapevole potenziale, ne racconta l’incontinenza dei desideri, a qualunque costo.

Mothering Sunday va alternandosi in tre fasi distinte della vita di Jane e, da una all’altra, la maturazione della sua femminilità cambia in maniera evidente, anche se in modo solo accennato.

Probabilmente ciò che manca di fronte ad un’estetica così curata, è la parte più semplicemente narrativa, nella quale conoscere ciò che ha davvero abitato i sentimenti e i pensieri della protagonista.

È sicuramente affascinante la vaghezza continua del tratto stilistico che, appunto, scivola anche sul piano della storia e che riesce ad essere comunque esaustiva nel dire, dopotutto, quale sia il senso di un cuore più volte spezzato ma che non smette di battere. Ma l’effetto, d’altra parte, è quello di passare senza lasciare veramente una traccia, se non un sospiro, il soffio di un vento di ricordi che scompigliano un po’ i capelli e nulla di più. Nelle intenzioni sarebbe stata molto più incisiva l’immagine che Husson avrebbe voluto veicolare sulla crescita di una donna nell’arco della sua vita, iniziata, tra l’altro, in un orfanotrofio.

Poco male. Mothering Sunday riesce a salvarsi egregiamente in tutti i casi per merito della grazia attraverso la quale descrive le cose. E l’arguzia – consapevole o no – sta nel fatto che l’arte maneggiata in modo superficiale può, sì, durare il tempo che trova, ma non per questo ammaliare di meno.

Zlatan: recensione del film su Zlatan Ibrahimović #RFF16

Zlatan: recensione del film su Zlatan Ibrahimović #RFF16

Nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma arriva il momento del film Zlatan, il biopic in cui il regista svedese Jens Sjögren disegna il suo ritratto di uno dei giocatori più amati del calcio moderno: Zlatan Ibrahimović. Se lo scorso anno con  Mi chiamo Francesco Totti, documentario di Alex Infascelli, la Festa ha reso omaggio al talento del capitano giallorosso, oggi lo fa con Ibrahimovic, portando sul grande schermo un racconto di formazione e di riscatto.

Zlatan, la trama 

Zlatan, Dominic Andersson Bajraktati, è un bambino la cui famiglia è immigrata in Svezia dai Balcani. Vive in periferia con la madre, Merima Dizdarević, e i due fratelli. È un bambino irrequieto e problematico, soprattutto a scuola, dove la madre è spesso convocata dalla preside. È allergico alla disciplina e si mette spesso nei guai. Quando però i suoi piedi incontrano un pallone, non lo lasciano più. Inizia a giocare sui campetti vicino casa e poi entra nelle squadre locali, fino ad arrivare, anni dopo, nelle giovanili della squadra svedese Malmö FF. Ma il suo problema è ancora la disciplina, il rigore, il rispetto delle regole. Zlatan, Granit Rushiti, vuole solo giocare e fare gol e mostra scarso spirito di squadra. Perciò viene ripreso spesso dall’allenatore. Ormai è un adolescente ed è andato a vivere col padre, Cedomir Glisović, un uomo senza mezzi, che si lascia andare e non si occupa di lui, lo lascia a sé stesso. Nonostante la sfiducia altrui e un ambiente familiare problematico, Zlatan continua il suo percorso, che lo porta sempre più in alto, fino ad approdare all’Ajax. La sua carriera, però, decollerà davvero solo quando riuscirà a mettere tutto il suo desiderio di rivalsa al servizio del gioco e della squadra.

Zlatan, la strada del calciatore fino al successo senza troppo coinvolgimento

zlatan granit rushitiIl regista Jens Sjögren – con un passato da chef, conduttore tv, attore – racconta Ibrahimović senza fare un’agiografia e senza dare alcun giudizio sul giocatore. Compone un classico racconto di formazione e di riscatto, articolato in un susseguirsi di flashback e flashforward. Disegna la parabola ascensionale del giocatore tenendo sempre al centro sia il talento, che il non essere accettato, il sentirsi sempre additato per il suo comportamento. Un problema caratteriale che gli viene dalla sua formazione umana, dalla famiglia, dalle privazioni, dallo spirito di rivalsa che cova e trasforma in aggressività. Sjogren sceglie la forma filmica piuttosto che la documentaristica, dà il suo taglio al lavoro, concentrandosi sui momenti che lo interessano, ovvero le fasi che precedono il grande successo, poiché, come si dice nei titoli di coda: “il resto è storia del calcio”.

I due ragazzi che interpretano Ibrahimović nelle varie fasi della sua formazione, prima Dominic Andersson Bajraktati e poi Granit Rushiti, offrono buone interpretazioni e nel cast è presente anche l’italiano Emmanuele Aita, nel ruolo del procuratore sportivo Mino Raiola. Ciò che manca in Zlatan non è tanto la tecnica registica, quanto la capacità di creare empatia, coinvolgimento, di emozionare davvero il pubblico. Forse perché Sjögren si mantiene troppo a distanza, preoccupato di mantenere un equilibrio, anzichè andare più a fondo nel personaggio.

Il racconto procede lineare, come una classica storia di formazione e riscatto, che parte da una famiglia disagiata come ce ne sono tante. Una storia in cui la voglia di riuscire e di essere accettati è più forte delle difficoltà. Ciò che manca è qualcosa che emozioni davvero, che vada al di là dell’interesse per il personaggio in sé, della curiosità di sapere chi è Ibrahimović e da dove viene. Qualcosa che faccia sentire vicino lo spettatore. Così il film avrebbe potuto coinvolgere anche i non tifosi, i non appassionati di calcio e coloro che non amano o non conoscono Zlatan Ibrahimović. Zlatan sarà nelle sale dall’11 novembre, distribuito da Lucky Red e Universal Pictures.

Marvel Universe: le conseguenze dei posticipi della Fase 4

Marvel Universe: le conseguenze dei posticipi della Fase 4

I posticipi nelle uscite dei prossimi film Marvel Studios (e Disney) annunciati nei giorni passati hanno dato un profilo nuovo alla Fase 4 del MCU, oltre ad avere delle conseguenze per l’universo condiviso e per i fan che non sono mai sazi di storie Marvel sul grande schermo. Ecco di seguito le principali conseguenze dei posticipi delle uscite dei film Marvel Studios della Fase 4:

C’è chi vince e c’è chi perde

Non abbiamo ancora finito con il 2021, ma comunque, guardando al 2023, ci sono stati alcuni grandi cambiamenti nei piani dei Marvel Studios.

L’attesissimo ritorno di Kang il Conquistatore si verificherà molto più tardi rispetto al previsto, dato lo slittamento dell’uscita di Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Passando dal 17 febbraio al 28 luglio 2023, il film con Scott Lang torna nel mese che è già stato testimone delle sue uscite in sala, e quindi sembra un buon auspicio.

Tuttavia, lo studio ha tolto due “Untitled Marvel Movie” dal programma, quindi quei titoli misteriosi non ci saranno più né il 28 luglio né il 6 ottobre. Tra i lati positivi però che ora c’è un nuovo film misterioso ad occupare lo slot del 3 novembre 2023. Sarà Deadpool 3 o Blade? Aspettiamo degli annunci ufficiali.

The Marvels spostato al 2023

The Marvels riunirà Captain Marvel, Ms. Marvel e Spectrum, ma è stato spostato dall’11 novembre 2022 al 17 febbraio 2023, che una volta era occupata dal sequel di Ant-Man e The Wasp.

La serie TV Ms. Marvel doveva essere distribuita su Disney+ entro la fine dell’anno, ma recenti report hanno indicato che potrebbe scivolare alla prossima estate. Ora, c’è un divario sufficiente tra la serie stessa e il ritorno di Kamala Khan. Di conseguenza, i fan occasionali avranno l’opportunità di aggiornarsi sulla sua introduzione prima di quella che promette di essere una squadra epica per i tre supereroine.

The Marvels è l’unico film a passare da un anno all’altro, ma è solo una differenza di pochi mesi. Vale anche la pena notare che Captain Marvel è diventato un blockbuster da 1 miliardo di dollari nel febbraio 2019 (che il secondo mese dell’anno porti bene?).

Doctor Strange 2 non affronterà più The Batman

doctor strange 2L’uscita di Doctor Strange in the Multiverse of Madness era originariamente prevista per il 25 marzo 2022, poche settimane dopo l’uscita di The Batman. Mentre l’ultimo reboot del Crociato Incappucciato guadagnerebbe la maggior parte del suo incasso al botteghino in quei primi due fine settimana, non ci sarebbe stato modo di evitare il fatto che l’adattamento DC avrebbe, seppure di poco, danneggiato l’incasso del sequel di Doctor Strange.

È stato saggio da parte dei Marvel Studios rimandare questa puntata cruciale della Fase 4 di sei settimane, e il 6 maggio è sembrata una data adatta. Quella era la data di uscita originale di Thor: Love and Thunder, che invece uscirà nei cinema l’8 luglio. Black Panther: Wakanda Forever, nel frattempo, si sposta dal 29 luglio all’11 novembre.

E il 2024?

Fantastici QuattroAl momento abbiamo solo un film del 2024 prenotato dai Marvel Studios e arriverà il 16 febbraio di quell’anno. Cosa sarà? Onestamente, le possibilità sono infinite, con Blade e Deadpool 3 in pole position per quella data (Deadpool ha aperto con numeri enormi in quel periodo dell’anno, nel 2016).

È interessante notare che una recente voce ha suggerito che Fantastic Four e Nova dovrebbero iniziare la produzione nel 2023 e questo lascia la porta spalancata a entrambi i film per un debutto nel 2024.

Ha perfettamente senso che i Fantastici Quattro arrivino nei cinema nel 2024. In tutto questo, non possiamo non considerare il fatto che essendo diretto sempre da Jon Watts, lo stesso di Spider-Man, e considerato che aspettiamo anche un altro film sul tessi ragnatele, avrebbe perfettamente senso che i Fantastici Quattro vengano girato dopo la nuova avventura di Peter Parker.

Guardiani della Galassia Vol. 3 non è stato rimandato

Guardiani della Galassia Vol. 3 non è stato menzionato nel mega annuncio dei posticipi di Marvel e Disney, ma James Gunn ha confermato che arriverà come previsto il 5 maggio 2023.

Le riprese iniziano molto presto e Gunn ha rivelato di aver iniziato a scegliere attori (incluso il già annunciato Will Poulter nei panni di Adam Warlock) per almeno una dozzina di ruoli diversi. Chris Pratt ha recentemente condiviso il suo look da Star-Lord sui social media, anche se in seguito abbiamo appreso che si tratta del look per la giostra del parco a tema Disney World, “Cosmic Rewind”. Le riprese per questo Vol. 3 e per lo speciale di Natale verranno girate contemporaneamente. Avremmo dovuto già vedere il trequel ormai, ma il breve litigio di Gunn con la Disney, il suo periodo nel DCEU alla guida di The Suicide Squad e il COVID hanno rallentato le cose.

9 problemi che interesseranno sia il DCEU che l’MCU

9 problemi che interesseranno sia il DCEU che l’MCU

Come sappiamo, spesso e volentieri i fan si divertono a confrontare il DCEU e il MCU elogiandone i pregi; eppure ci sono alcune aree in cui entrambi gli universi di fumetti vanno incontro ad alcuni problemi: vediamo assieme quali.

Essendo le due colonne portanti dei contenuti a fumetti, non è una sorpresa che il Marvel Cinematic Universe e il DC Extended Universe siano abitualmente messi a confronto – e che la Marvel sembri uscirne vincitrice. Ad Iron Man, e al conseguente lancio del MCU, è spesso riconosciuto il merito di aver portato il genere supereroistico al livello attuale (anche se la serie di film originali degli X-Men ha sicuramente parte del merito), i suoi film sono indubbiamente i più lodati, e il suo universo sembra spesso più coeso e attentamente pianificato.

Bilanciare l’accessibilità e un universo espanso

Uno dei più grandi problemi a cui si va incontro col passare del tempo è la capacità di mantenere i singoli film attraenti e accessibili ai nuovi fan – che non hanno visto tutti i film precedenti, e che potrebbero non volerli recuperare nella loro globalità. Ognuno dei film di questi universi ha qualche connessione con gli altri, specialmente per quanto riguarda il MCU. Fare quindi in modo che questi film stiano in piedi da soli e costruiscano un universo più grande allo stesso tempo, non è un’impresa da poco.

Al momento, sembra che la Marvel stia facendo un lavoro ragionevole nel mantenere molti film accessibili e collegati, ma il DCEU sta riuscendo meglio ad affrontare questo problema, potenzialmente perché il loro universo è ancora più piccolo. Tuttavia, l’istituzione di un multiverso DC aiuta, e con Loki che ora introduce un multiverso MCU, questo potrebbe diventare più facile da gestire anche per la Marvel.

Stanchezza da supereroe

MCU vs DCEU foto 2Mentre non c’è dubbio che i film di supereroi siano ancora incredibilmente popolari, e le cifre del box office non mostrano un grande calo della loro popolarità (tenendo conto dell’effetto della pandemia), è ancora vero che, con la crescita del genere supereroistico, il pubblico ambisce a più di una semplice super-storia.

Le semplici origin-story che portano a grandi combattimenti sono meno popolari dei film dalla narrazione più globale, e ora che la maggior parte dei personaggi di punta dei fumetti ha avuto almeno un film dedicatogli, sia la Marvel che la DC devono scavare più a fondo nei loro archivi e usare personaggi meno conosciuti per continuare ad espandere il loro universo.

Il problema dei villain

MCU vs DCEU foto 3Sia la Marvel che la DC sono note per avere un “villain problem“, con cattivi che non sono così coinvolgenti, ben caratterizzati o stratificati come gli eroi. La Marvel è stata criticata per i cattivi bidimensionali che vengono facilmente uccisi, mentre la DC ha un problema simile con cattivi dimenticabili e mal adattati. Doomsday, in particolare, è stato poco gradito sia dai fan che dalla critica, mentre altri film come Aquaman e Suicide Squad hanno cattivi a malapena presenti, cui il pubblico fa fatica ad interessarsi.

Sia la Marvel che la DC trarrebbero beneficio da un minor numero di cattivi usa e getta, che vengono uccisi alla prima entrata in scena, e dalla creazione di archi di più film per i loro eroi e cattivi. I fumetti, naturalmente, lo fanno bene, e i cattivi hanno storie e racconti interessanti tanto quanto gli eroi – qualcosa che dovrebbe tradursi meglio sul grande schermo.

Mancanza di diversità tra i protagonisti supereroi

MCU vs DCEU foto 4La Marvel ci ha messo quasi un decennio di uscite costanti per produrre finalmente un film di supereroi al femminile (Captain Marvel), e mentre la DC è stata molto più veloce con l’uscita di Wonder Woman, entrambi gli universi sono principalmente guidati da personaggi maschili bianchi etero. Naturalmente, parte di questo può essere considerato un problema con il materiale di partenza, dato che molti dei più grandi nomi dei fumetti sono eroi maschi bianchi, ma questa è ancora un’area che deve essere affrontata in entrambi gli universi.

Fortunatamente, le cose stanno cambiando per entrambi – dopo Captain Marvel, la Marvel ha rilasciato il tanto atteso film su Vedova Nera, così come Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli. Nell’universo DC, Harley Quinn e Wonder Woman sono due grandi pilastri del franchise, anche se i fan vorrebbero vedere più supereroi POC prendere il comando nei cosiddetti solo films (oltre Aquaman, interpretato dal nativo hawaiano Jason Momoa).

Problemi di continuità narrativa

EDWARD NORTON HULKUn problema che è quasi garantito con franchise così grandi è quello della continuità narrativa – specialmente quando cattivi più grandi e crisi minacciano la Terra. Diventa sempre più difficile mantenere ogni dettaglio e linea temporale accurata, e spiegare perché i supereroi non si sono uniti ai grandi combattimenti dei film precedenti. Inoltre, l’abbandono di attori, come Ben Affleck in Batman, o l’originale Hulk di Edward Norton può causare problemi di continuità e coerenza per i fan.

La Marvel e la DC stanno iniziando a giocare con i multiversi, il che aiuterà molto a risolvere questo problema, dato che le nuove storie potranno semplicemente svolgersi su una Terra diversa. La DC è anche significativamente meno preoccupata di una stretta continuità nel modo in cui lo è stata la Marvel, cosa che i fan sono felici di accettare. Tuttavia, alcune crepe stanno ancora iniziando a mostrarsi, con situazioni come il prossimo film degli Eternals che dovranno spiegare le ragioni per cui queste potenti figure sono mancate durante la battaglia con Thanos – ragioni che, probabilmente, appariranno un po’ inconsistenti.

Lotte creative tra registi e dirigenti

JUSTICE LEAGUE DCEUCon franchise così grandi, e così tanti registi e attori che lavorano per un unico universo, non è una sorpresa che ci siano alcuni problemi di comunicazione e di collaborazione. Che si tratti della causa tra Scarlett Johansson e la Disney sull’uscita online di Black Widow, la pressione per la Snyder Cut, o il licenziamento e la riassunzione di James Gunn per Guardians of the Galaxy, ci sono stati molti scontri dietro le quinte per questi mondi.

Questo non crea sempre problemi per il pubblico, naturalmente – e nel caso di Gunn, ha portato alla sua disponibilità a creare The Suicide Squad e ciò può essere considerato solo una buona cosa – ma molte volte, lo fanno. Problemi di differenze creative possono portare a film frammentati o confusi, svolte di trama abbandonati e adattamenti deludenti. Naturalmente, questi sono problemi che non si limitano solo ai film di supereroi, ma la dimensione di questi progetti spesso esacerba l’effetto.

Una visione coerente

shazam wonder woman La DC e la Marvel sembrano aver adottato approcci molto diversi al problema di cercare di mantenere una visione coerente in un enorme universo collegato. Mentre la Marvel mantiene una stretta presa sulla sua visione creativa e produce film e serie TV che hanno lo stesso tocco essenziale, la DC ha scelto di creare una serie di film di cui si percepisce la diversità di fattura. I film della Justice League di Snyder sono molto più tristi, scuri e grintosi dell’audace giocosità di Suicide Squad e Shazam, per esempio.

Tuttavia, entrambi gli approcci hanno anche le loro insidie. Mantenendo uno stile così chiaro e coerente da un film all’altro, la Marvel limita il suo pubblico a coloro che amano lo stile leggero e colorato dei film d’azione (non che i loro incassi siano danneggiati da questo!). La DC, nel frattempo, ha creato un universo che è canonicamente collegato, ma che sembra disarticolato.

Riunire le proprietà esistenti

venom tony starkLa Marvel certamente ha faticato più della DC in questo, infatti solo recentemente è stata in grado di riconquistare i diritti degli X-Men, Spider-Man e dei Fantastici Quattro in modi diversi. Tuttavia, anche la DC ha a che fare con il decidere se ripiegare o meno sui popolarissimi personaggi dell’Arrowverse o su altri film targati DC. In entrambi i casi, il multiverso viene in soccorso ancora una volta, con questi franchise che scelgono di spiegare le varie discrepanze con reboot più morbidi, universi differenti e altro. Naturalmente, la Marvel deve ancora portare ufficialmente a bordo i mutanti, ma con Loki che conduce nel Multiverso della Follia, si presume che questo sarà il modo per farlo.

Ritardi COVID

mcu vs dceu covid problemsSicuramente non limitata ai film di supereroi, la pandemia di COVID-19 ha portato scompiglio nelle uscite cinematografiche e, di conseguenza, nelle cifre del box office. The Suicide Squad, nonostante sia stato il film DC più visto sulla HBO, è stato un flop al botteghino, non riuscendo a recuperare il budget di produzione. Black Widow, nonostante fosse un film che i fan aspettavano da anni, è stato rilasciato su Disney+, violando il contratto e portando a una causa legale e a numeri deludenti al botteghino. Mentre Shang-Chi ha dato risultati leggermente migliori, è chiaro che i ritardi e le interruzioni nelle riprese e nel rilascio avranno avuto un impatto significativo su entrambi gli universi, e che il vere conseguenze durature saranno chiaramente percepibili solo negli anni a venire.

Una notte da dottore: recensione del film con Frank Matano #RFF16

Presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella Città, Una notte da dottore porta sulla scena un’inedita coppia comica: Diego Abatantuono e Frank Matano. Dottore della guardia medica il primo e fattorino il secondo, in una commistione di ruoli, i due sono i protagonisti di avventure e disavventure notturne per le strade di Roma, tra pazienti problematici e clienti arroganti. Con apparente leggerezza, il regista Guido Chiesa (Cambio tutto, Ti presento Sofia) esplora a fondo la vita dei lavoratori notturni.

Una notte da dottore: la trama

Nel film Una notte da dottore, Pierfrancesco Mai (Diego Abatantuono) è una guardia medica di 65 anni che, con mille acciacchi e poco entusiasmo, si muove in macchina di notte per visitare i pazienti. Mario (Frank Matano) è un fattorino di Deliveroo spiritoso e affezionatissimo alla bici che gli permette di fare consegne tra le strade di Roma. La vite dei due collidono, letteralmente: Pierfrancesco investe con la sua auto Mario. Il rider fortunatamente ne esce illeso, ma con la bici inutilizzabile. Dal canto suo, dopo l’urto, il medico si ritrova bloccato con la schiena. Dopo l’incontro-scontro, nessuno dei due è più in grado di fare il proprio lavoro autonomamente. L’unica soluzione sembra essere quella di unire le forze. Pierfrancesco propone un accordo: Matano potrà usare l’auto di Abatantuono per le sue consegne, ma in cambio dovrà fingersi dottore. Visitando guidato dalle sue dritte, guadagnerebbe dai salatissimi prezzi della guardia medica. Mario, inizialmente dubbioso, accetta e i due partono all’avventura nella notte romana. Affrontano così pazienti ipocondriaci, clienti di Deliveroo arroganti, donne partorienti, in un viaggio non solo fisico che a poco a poco esplora le storie di due personaggi a prima vista inconciliabili. Tra scambi di identità e mansioni illegali, riuscirà la coppia a concludere il turno notturno senza fare danni?

I personaggi di Una notte da dottore

Una notte da dottore mostra la vicinanza degli opposti. Pierfrancesco è anziano, insofferente per il dolore alla schiena ma anche infastidito dalle persone. Scorbutico e chiuso in sè stesso, riesce ad essere acidamente ironico parlando senza peli sulla lingua. Per le sue visite frettolose, colleziona critiche dai pazienti, ma comunque guadagna banconote su banconote. Mario invece è giovane, entusiasta e vivace, malgrado l’arroganza con cui è trattato dai ristoratori e dai clienti. Nonostante la sua gentilezza, fatica a ricevere anche qualche moneta di mancia.

Unendosi, i due personaggi riescono a migliorarsi, ritrovando uno un figlio, l’altro un padre.  La coppia funziona e riesce a strappare continue risate. Abatantuono, nei panni del medico di origini milanesi, scocciato e cinico, non risparmia freddure e battute taglienti. Matano, nel ruolo di fattorino di Caserta dall’animo solare ma poco ambizioso, porta sulla scena un’ironia più ingombrante e focosa, quasi da giullare di corte.

Gli altri personaggi danno ancora più colore a Una notte da dottore: non manca l’oste della taverna romana un po’ rude, il paziente anziano in vestaglia, il cliente bruttino ma ricco e arrogante. Caratteri forse un po’ troppo stereotipati, ma comunque necessari ad animare le situazioni tragicomiche vissute dai protagonisti.

Tra le strade romane

La Roma che vediamo in Una notte da dottore non è quella dei luoghi turistici. Il film si svolge quasi interamente di notte: originale la scelta di ambientazioni buie e poco illuminate per la maggior parte del film. In un collage variegato, si passa dal minuscolo set nell’abitacolo dell’auto, alle eccentriche abitazioni dei pazienti: case popolari e affollate si mescolano a loft e palazzi nobiliari dalle enormi stanze. Non mancano le immagini di Roma inquadrata dall’alto, come le riprese con i droni dei vicoli e delle piazze deserte nelle ore più buie. Il lavoro sulla fotografia di Emanuele Pasquet (Sul più bello) è indubbiamente approfondito, anche se tratti un po’ esasperato.

Una comicità che lascia spazio alla critica sociale e ai momenti drammatici

Una notte da dottore porta in primo piano non poche tematiche sociali. Guido Chiesa esplora approfonditamente il mestiere del medico. In Una notte da dottore c’è la critica al mondo delle guardie mediche, preso in giro ed estremizzato nei suoi difetti: prezzi altissimi e medici poco attenti che affrontano pazienti di ogni tipo, da quelli ipocondriaci a quelli realmente in condizione di emergenza. Anche il settore delle consegne a domicilio viene messo in primo piano: fattorini non assicurati, maltrattati e presi in giro. Non mancano nel film i momenti commoventi: le riflessioni sui rapporti di Pierfrancesco e di Mario con le rispettive famiglie potrebbero far scendere qualche lacrima.

Una notte da dottore è la ricetta della tipica commedia italiana di oggi: c’è l’ironia, il discorso sulla famiglia, gli stereotipi nazionali e regionali, la critica sociale al ”sistema Italia”, senza escludere l’attimo strappalacrime. Un film che si lascia piacevolmente guardare, leggero ma non troppo superficiale, perfetto da vedere in famiglia. Una notte da dottore è prodotto da Colorado Film in collaborazione con Medusa film. Qui il link del trailer ufficiale. Il film uscirà nelle sale italiane giovedì 28 ottobre 2021.

Per Salma Hayek Gli Eterni “Sono quelli giusti al momento giusto”

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Dopo le rivelazioni di Angelina Jolie  che ha ammesso il vero motivo del perché ha scelto Eternals per entrare a pieno titolo in un cinecomics anche Salma Hayek ha rivelato il perché della scelta di interpretare un ruolo di supereroi. Molti di voi non sapranno che a differenza della Jolie a Salma Hayek non era mai stato offerto un ruolo da supereroina prima di Eternals e proprio per questo ha definito  il suo personaggio di Ajak e Gli Eterni “quelli giusti” e “al momento giusto”.

La Hayek ha continuato a lodare la regista Chloé Zhao e ha messo in evidenza la famiglia “eclettica” che ha creato con il film, dicendo: Adoro il regista. Penso che sia molto significativo che sia avvenuto in questo momento, che posso essere nei miei 50 anni ed essere un supereroe, ed essere arabo-messicano ed essere un supereroe, ed essere parte di questa famiglia eclettica. Quando la Hayek si è unito al film, c’era solo la Jolie che aveva firmato in quel momento, il che ha reso l’attrice eccitata. Perché le mie più grandi aspettative su Angie, sul regista, sulla nostra piccola famiglia che abbiamo creato, sul film stesso – è una di quelle rare occasioni in cui continui a essere sorpreso in modo positivo, e continua a crescere“.

Eternals, il film

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Gal Gadot non vede l’ora di vedere la Catwoman di Zoe Kravitz

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Gal Gadot non vede l’ora di vedere la Catwoman di Zoe Kravitz

Dopo Jason Momoa anche un’altra protagonista dell’universo DC esprime la sua ammirazione per la Catwoman di Zoë Kravitz che ha infiammato tutti nel primo trailer ufficiale di The Batman rilasciato settimana scorsa. Infatti Gal Gadot ha espresso la sua eccitazione per la performance di Zoë Kravitz nei panni di Catwoman nell’attesissimo The Batman. La modella divenuta A-lister di Hollywood ha recitato nel DCEU come Diana Prince/Wonder Woman in 5 film, incluso il recente remix di Zack Snyder’s Justice League. I film di Wonder Woman di Gadot sono stati elogiati come impressionanti film di supereroi guidati da donne, non come i film del passato dove appare invece Catwoman,che invece sono stati estremamente deludenti come la Catwoman di Halle Berry nei primi anni 2000.

La nuova attrice che veste i panni felini di Selina Kyle è Zoë Kravitz. La star di Rough Night apparirà come il gatto ladro antieroina in The Batman di Matt Reeves ; il prossimo reboot della DC, con il nuovo Bruce Wayne interpretato Robert Pattinson. Kravitz fa seguito alle iconiche Catwomen precedenti tra cui Eartha Kitt, Michelle Pfeiffer e Anne Hathaway. La nuova Selina Kyle sembra essere una ladra gatto più semplice e low-tech, che si ritroverà ancora una volta coinvolta in una faida romantica con il crociato incappucciato.

In un’intervista con Variety, Gal Gadot ha commentato l’arrivo della Catwoman di Kravitz all’universo DC. Dopo aver visto il secondo trailer l’attrice ha rivelato” Lei [Kravitz] sembra incredibile“. Gal Gadot ha poi elogia l’attrice come una donna di talento  prima di affermare che è “ così felice di avere un’altra donna come compagna. Ha poi continuato: “Io amo Zoe. Sembra incredibile. È una dolce a metà. È una donna di talento e sono così felice di avere un’altra donna come compagna”.

The Batman, il film

The Batman uscirà nei cinema il 4 marzo 2022, in Italia sarà disponibile dal 3 marzo. Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul Dano (Enigmista) e Andy Serkis (Alfred). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore Distrettuale di Gotham.

La trama di The Batman

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.