Dune,
trasposizione cinematografica dell’omonimo bestseller di Frank
Herbert, per la regia del visionario Denis
Villeneuve (Blade
Runner 2049) è finalmente realtà. L’attesissima pellicola,
presentata Fuori Concorso in anteprima mondiale
alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della
Biennale di Venezia, arriverà nelle sale italiane dal
16 settembre. Per approfondire ogni aspetto della
genesi del film, Panini Comics propone
L’arte e l’anima di Dune, un imperdibile
artbook firmato dalla produttrice esecutiva
Tanya Lapointe che permetterà ai lettori di
immergersi completamente nella realizzazione del
lungometraggio.
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune racconta la storia di Paul
Atreides, giovane brillante e talentuoso che deve
raggiungere il più pericoloso pianeta dell’universo per assicurare
un futuro alla sua famiglia e al suo popolo. Mentre forze malvagie
si fronteggiano in un conflitto per ottenere il controllo della più
preziosa risorsa esistente sul pianeta – una spezia capace di
sbloccare tutte le potenzialità della mente umana – solo coloro che
vinceranno le proprie paure riusciranno a sopravvivere.
Dalla scelta del cast alla
straordinaria progettazione degli ambienti e delle creature, fino
agli incredibili effetti speciali, in L’arte e l’anima
di Dune non verrà tralasciato nessun dettaglio
nell’illustrare la minuziosa realizzazione di quello che si
prospetta un successo al box office. Nell’artbook si racconta
l’approccio visionario di Denis Villeneuve alla trasposizione sul
grande schermo del classico di fantascienza
diFrank Herbert, ed è un compendio
essenziale per chiunque voglia apprezzare al meglio l’ultimo
capolavoro del regista.
Inoltre, dal 30
settembre sarà disponibile, in libreria, fumetteria e
online, anche Dune – Casa degli Atreides
1, il prequel a fumetti di Dune,
adattato dai romanzi basati sugli appunti di Herbert e scritti da
Brian Herbert e Kevin J. Anderson. Disegnato da Dev Pramanik,
Dune – Casa degli Atreides ci porta all’inizio del
fantastico mondo di Dune.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI!!!
Tra le decisioni più controverse che
la Marvel abbia mai preso a livello di
storyline, c’è sicuramente la rappresentazione del falso Mandarino
in Iron Man 3, che proprio di recente è stata
“corretta” grazie all’introduzione della vera versione di quel
personaggio in
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli.
Il personaggio del Mandarino ha una
storia assai complessa nei fumetti, essendo sia il padre che la
nemesi dell’eroe Shang-Chi. In origine, questo ruolo era detenuto
da un personaggio di nome Fu Manchu, che ricevette però diversi
commenti negativi a causa di un abuso di stereotipi razziali.
Tuttavia, oggi quel personaggio non è più una proprietà della
Marvel, che ha deciso di sostituirlo a tutti gli effetti con il
Mandarino, che è anche diventato un arcinemico di Iron Man.
Il MCU ha introdotto un personaggio
di nome Mandarino in Iron Man 3: all’epoca, i fan erano pronti per la resa
dei conti finale tra il Tony Stark di Robert Downey
Jr. e il suo grande nemico. Alla fine, però, quel
Mandarino si rivelò essere un falso, un complotto orchestrato da
Aldrich Killian (Guy Pearce) per manipolare Star:
lo scienziato pagò un attore, Trevor Slattery (Ben
Kingsley) per fingersi il Mandarino e il leader
dell’organizzazione dei Dieci Anelli. I fan reagirono in maniera
contrastante alla rivelazione, anche se proprio quell’espediente,
unito alla performance di Kingsley, figura di certo tra le cose
migliori di quel film.
Shang-Chi introduce finalmente il “vero” Mandarino nel
MCU, anche se il personaggio è stato sottoposto all’espediente del
retcon per evitare di usare quel nome. Il personaggio
che vediamo nel film, infatti, è il padre di Shang-Chi
(Simu Liu) e si fa chiamare Xu Wenwu, interpretato
dall’attore hongkonghese Tony Leung. Come nei
fumetti, è il leader dell’organizzazione dei Dieci Anelli, così
chiamata per i dieci potenti bracciali che indossa ai polsi e che
gli conferisco lunga vita, super forza e una tutta serie di altri
poteri. Parlando con suo figlio e sua figlia, Xialing
(Meng’er Zhang), Wenwu rivela di non aver mai
fatto uso del nome “Mandarino”.
Ma c’è un’ulteriore retcon che in qualche modo approfondisce ancora di più
la storia del Mandarino in
Shang-Chi. Wenwu, infatti, rivela che Killian ha inventato
il nome “Mandarino” per dare un nome al leader dei Dieci Anelli. Il
vero leader dei Dieci Anelli, in realtà, trova quel nome offensivo,
mettendoli a paragone con l’albero da frutto. Wenwu è chiaramente
frustrato dalla sua rappresentazione di Killian e Slattery,
soprattutto in riferimento al nome “Mandarino”, e ha trattenuto
questa sua rabbia per molti anni, come dimostra il fatto che abbia
tenuto lo stesso Slattery prigioniero per anni, che viene poi
scoperto da Shang, Xialing, e Katy
(Awkwafina).
Slattery conferma le affermazioni di
Wenwu, e cioè che Killian lo aveva assunto per interpretare il
ruolo del Mandarino e che Wenwu lo aveva catturato e tenuto
prigioniero per anni. L’unico motivo per cui era ancora vivo è che
gli uomini di Wenwu avevano apprezzato le sue esibizioni. Slattery
continua ad avere un ruolo significativo nel film, guidando Shang,
Xialing e Katy nel favoloso villaggio di Ta-Lo attraverso la sua
traduzione dei versi emessi dalla creatura Morris, con la quale era
stato tenuto imprigionato. È una svolta sorprendente per
Shang-Chi, e mostra chiaramente che la Marvel sentiva di
dover modificare la rappresentazione del personaggio del Mandarino,
allontanandolo ulteriormente dalle sue origini controverse.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di
Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast,
figureranno anche Tony Leung nei panni
del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Mona Lisa and the Blood
Moon parla di una ragazza dotata di insoliti e pericolosi
poteri che scappa da un manicomio e tenta di cavarsela da sola a
New Orleans. Costellata di sequenze rocambolesche che si susseguono
al ritmo di una musica elettrizzante tra Techno Italiana e Heavy
Metal, questa pellicola all’insegna del genere fantasy avventuroso
evocherà inevitabilmente memorie degli anni Ottanta e Novanta.
COMMENTO DELLA REGISTA
Crescendo in
America, ho sempre avuto la consapevolezza di essere un outsider.
Venendo da un altro luogo e parlando una lingua diversa, è stato
difficile ambientarmi. I film fantasy che amavo da bambina avevano
la capacità di dare potere all’outsider: gli eroi che trovavo in
quei film mi facevano uscire dall’ombra e alimentavano la mia
ricerca di libertà personale. Nei miei film l’antagonista assoluto
è il sistema, il modo in cui ci costringe ad assumere certi
comportamenti, incidendo sulla visione che abbiamo gli uni degli
altri e sul nostro senso di appartenenza a un luogo. Con Mona Lisa,
volevo creare un nuovo tipo di eroe che affronta i problemi di una
realtà moderna e distorta. Una favola-avventura per esplorare ciò
che la libertà personale rappresenta all’interno di una società
caotica, in cui è difficile sentirsi liberi.
Dal regista e sceneggiatore Michel Franco
arriva una scossa improvvisa e ricca di suspense: Alice e Neil
Bennett sono il cuore di una ricca famiglia inglese, in vacanza ad
Acapulco con i giovani Colin e Alexa, finché un’emergenza
arrivata da lontano non interrompe il loro viaggio. Quando si
sconvolge un saldo ordine familiare, vengono allo scoperto tensioni
inaspettate.
COMMENTO DEL REGISTA
Non è un
caso che Sundown sia ambientato ad Acapulco. È
sconvolgente per me vedere la città in cui ho passato le vacanze da
bambino trasformata in un epicentro di violenza. Sundown nasce
dalla necessità di esplorare un luogo che sembra sempre più
distante ed estraneo. L’esplorazione di tutte le prospettive che
emergono ad Acapulco è anche uno studio sui personaggi, e
un’analisi di dinamiche familiari. Il sole occupa un posto di
primaria importanza: colpisce sempre in modo aggressivo e diretto.
L’immagine deve assolutamente riflettere due cose: gli stati
emotivi dei protagonisti, e la prorompente violenza attorno a
loro.
L’attesissimo Ghostbusters:
Legacy è diretto da Jason Reitman,
regista di film molto acclamati come Juno, Tra le nuvole, Young
Adult e il più recente The Front Runner. Jason è
il figlio di Ivan Reitman, che ha diretto i primi
due Ghostbusters usciti rispettivamente nel 1984 e nel 1989.
In occasione della prima proiezione
ufficiale del film avvenuta durante il CinemaCon 2021 (qui
le prime reazioni della stampa in seguito alla visione),
Jason Reitman ha parlato con
CinemaBlend di che tipo di esperienza è stata quella di
Ghostbusters e cosa ha significato per lui seguire le orme
di suo padre. Reitman ha anche poi rivelato che il motivo
principale per cui ha deciso di realizzare il film è che sentiva
che questa questa storia “aveva bisogno di essere
raccontata.”
“Per i primi 40 anni della mia
vita mi è sempre stata posta una domanda rispetto a tutte le altre,
e non aveva nulla a che fare con il matrimonio, con i figli o su
come stessi. La domanda era: farai mai un film di
Ghostbusters?”, ha spiegato Reitman. “Alla fine l’ho
fatto. Negli ultimi 30 anni le persone si sono chieste: ‘Perché
ora? Cos’è cambiato?’. La mia risposta è sempre stata la stessa:
finalmente c’era una storia che avevo bisogno di
raccontare.”
“E poi volevo fare un film per
mio padre e per mia figlia. Ghostbusters è uno di quei rari
franchise che non appartiene più ai registi. A differenza dei miei
precedenti lavori, non appartiene a me. E non appartiene neanche a
mio padre. Sì, tecnicamente appartiene alla Sony ma la realtà è che
Ghostbusters appartiene a tutti voi”, ha aggiunto.
“Volevamo fare un film con una grossa componente mystery, ma
che fosse anche divertente. Volevamo che dopo la visione, il
pubblico uscisse dalla sala canticchiando il tema originale.
Volevamo realizzare un film per tutta la famiglia.”
Tutto quello che sappiamo su
Ghostbusters: Legacy
Ghostbusters:
Legacy, diretto da Jason
Reitman e prodotto da Ivan
Reitman, è il nuovo capitolo della saga
originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola
città, una madre single e i suoi due figli iniziano a scoprire la
loro connessione con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta
eredità lasciata dal nonno. Ghostbusters:
Legacy è scritto da Jason Reitman & Gil Kenan.
A più di trent’anni dall’uscita
nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast
originale, composto da Bill
Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney
Weavere Annie
Potts di nuovo insieme per ridar vita a una delle
saghe cinematografiche più amate della storia. Diretto da Jason
Reitman, il film sarà nelle sale italiane dall’11 novembre prodotto
da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment
Italia. Tra i protagonisti anche Mckenna Grace, Finn
Wolfhard, Carrie Coon ePaul
Rudd.
Di recente,
Zachary Levi è stato ospite al Dragon Con 2021 e
ancora una volta gli è stata data la possibilità di parlare di
un’eventuale scontro sul grande schermo tra il suo
Shazam e il Black
Adam di
Dwayne Johnson. Uno scontro tra i due sembra
inevitabile, tuttavia ancora non sappiamo se la Warner Bros. abbia
effettivamente dei piani in merito.
“Mi piacerebbe dare un pugno in
faccia a The Rock”, ha scherzato Levi (via
The Direct). “Sarebbe un sogno. Onestamente, però, sono
cose di cui non so molto e che non mi competono neanche. Non ho
idea di come tutte queste storie e tutti questi personaggi, alla
fine, si riuniranno. So che Dwayne è un uomo di grande successo,
molto impegnato in tantissimi progetti diversi. Quindi, se e quando
ci dovesse mai essere uno scontro, non so nemmeno se sarebbe
disponibile. Lo spero!”.
“Considerati i fumetti, il
canone e tutta quella roba l’, penso che sarebbe un peccato se
Captain Marvel e Black Adam non avessero il
loro incontro sul grande schermo, indipendentemente da come sarà o
da come potrebbe accadere”, ha concluso Levi.
Il riferimento di
Zachary Leviè al fatto che la
versione originale di Black Adam esordì in una storia di Capitan
Marvel, l’originale alter ego di Billy Batson apparso nei fumetti
della Fawcett Comics, prima che il personaggio venisse acquistato
dalla DC Comics: quest’ultima poi decise di cambiarne il nome in
Shazam per via dell’omonimia con il personaggio della Marvel Comics. Ricordiamo che Levi tornerà a
vestire i panni dell’eroe eponimo in Shazam! Fury
of the Gods.
Cosa sappiamo di Shazam! Fury of
the Gods
Shazam! Fury
of the Gods sarà diretto ancora una volta
da David F. Sandberg e vedrà il ritorno
di Zachary
Levi nei panni dell’eroe del titolo. Il film
uscirà al cinema il 2 giugno 2023. Nel cast è confermato il ritorno
di Asher Angel, mentre i villain saranno
interpretati dalle new entry Helen
Mirren, Rachel
Zegler eLucy
Liu. Mark
Strong non tornerà nei panni del Dottor Sivana,
mentre Djimon
Hounsou sarà ancora una volta il Mago. Il primo
film è uscito nelle sale ad aprile 2019.
Inevitabilmente, Blade porterà
il pubblico a confrontarsi con un aspetto più soprannaturale,
decisamente segreto, del MCU, poiché il film seguirà le
gesta di un cacciatore di vampiri nella sua battaglia contro le
creature succhiasangue della notte.
I vampiri sono stati menzionati per
la prima volta nel MCU da Mobius, durante il quarto episodio di
Loki, ma la regista Kate Herron non ha mai voluto
approfondire la questione (quasi sicuramente perché impossibilitata
a farlo). Al momento non ci sono molte informazioni sul cinecomic
con Mahershala Ali, ma di recente il regista
Bassam Tariq ha iniziato a parlare più nello
specifico del suo attesissimo progetto MCU.
Intervistato da
Indiewire in occasione dell’uscita del suo ultimo film,
Mogul Mowgli, Tariq ha discusso della rappresentazione
dell’iconico personaggio nel suo film, sottolineando l’importanza
dei film con Wesley Snipes realizzati tra il 1998 e il
2004, che grazie al loro successo hanno influenzato l’attuale era
dei film di supereroi in cui viviamo.
“La cosa eccitante del film che
stiamo realizzando è, mentre leggevamo i fumetti e il resto, ci
siamo accorti che non c’è mai stato un canone per Blade”, ha
spiegato il regista. “Il fatto che sia un Diurno è l’unica cosa
che è stata stabilita. Sappiamo bene che non possiamo ignorare
quello che ha fatto Wesley Snipes, che è stato fondamentalmente per
il lungo cammino che ha poi portato a questo nuovo film. Un uomo di
colore ha creato il mondo dei supereroi in cui ci troviamo, questa
è la sola e unica verità.”
“Per me, ora, lavorare con un un
colosso come Mahershala Ali, un attore di grandissimo talento, e
con la sceneggiatrice Stacy Osei-Kuffour… sono veramente onorato di
lavorare con dei veri talenti neri”, ha aggiunto poi Tariq.
“Per me essere solo con loro in una stanza, ascoltare le loro
idee e vedere come stanno costruendo quest’universo, è davvero un
grande onore.”
Cosa sappiamo sul reboot di
Blade?
Bassam
Tariq sarà il quarto regista di colore a dirigere un
film per i Marvel Studios, dopo Ryan
Googler (Black
Panther, Black Panther:
Wakanda Forever), Nia
DaCosta (The
Marvels) e Chloé Zhao (Eternals).
Negli ultimi anni, Feige sta puntando a un Universo Cinematografico
Marvel sempre più inclusivo, aumentando la diversità non solo
davanti, ma anche dietro la macchina da presa.
Le riprese del reboot
di Blade dovrebbero
partire il prossimo anno. Al momento non è ancora stata fissata una
data di uscita ufficiale. I Marvel Studios hanno affidato
a Stacy Osei-Kuffour la sceneggiatura
del film. Osei-Kuffour ha lavorato come story editor e
sceneggiatrice per l’acclamata serie Watchmendi
HBO. Lo studio ha preso in considerazione soltanto sceneggiatori di
colore; secondo quanto riferito, Mahershala
Ali è stato direttamente coinvolto nel processo.
Scarlett Johansson e i fratelli Anthony
e Joe Russo hanno sviluppato uno stretto
rapporto professionale durante gli ultimi anni del MCU. Johansson,
infatti, ha recitato in ogni film del MCU diretto dal duo di
registi. Ad oggi, i Russo si sono presi una pausa dalla Marvel dopo Avengers: Endgame, mentre il viaggio di Johansson nei
panni di Natasha Romanoff si è ufficialmente concluso con l’uscita
di Black
Widow.
Con grande sorpresa, a seguito
dell’uscita di Black
Widow in contemporanea nelle sale e su Disney+, Johansson ha fatto
causa alla Disney per una presunta violazione dei termini
contrattuali che avrebbe in qualche modo inficiato il suo compenso.
La faida tra la multinazionale e l’attrice è ancora in corso: nel
frattempo, Johansson ha ricevuto supporto da moltissimi colleghi di
Hollywood,
incluse le altre star del MCU. Ora, sembra che i fratelli Russo
siano gli ultimi membri della famiglia Marvel a schierarsi a favore
dell’attrice, mossa che potrebbe spingere il duo di registi a non
tornare nel MCU.
Un recente articolo del
Wall Street Journal ha analizzato la causa intentata da
Johansson e le ripercussioni che potrebbe avere questa battaglia
legale. Una delle note incluse nel report è che i fratelli Russo
stavano discutendo di tornare nel MCU per dirigere un altro film.
Tuttavia, si dice che i Russo e la Disney si trovino ora in un
impasse per quanto riguarda le trattative. La fonte
specifica che l’affaire Black
Widow avrebbe spinto i fratelli Russo ad interrogarsi
sulle modalità di distribuzione del loro film e, soprattutto, sul
loro compenso. Non si per quale film i fratelli Russo fossero in
trattative, ma sembra che le trattative, almeno per ora, non si
evolveranno in alcun ingaggio ufficiale.
L’idea che la causa contro la Disney
ad opera di Scarlett Johansson possa impedire ai fratelli
Russo di tornare nel MCU, renderebbe il possibile annullamento di
tale accordo la più grande “rottura” mai verificatosi a causa della
disputa. Ora che questa notizia è diventata di dominio pubblica, la
cosa potrebbe esercitare una certa pressione sulla Disney, che
magari si sentirà costretta a dover “rimediare” a questa
situazione.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta
nei mesi scorsi da Ned Benson(The
Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Il primo trailer ufficiale di
Spider-Man:
No Way Home ha dato finalmente ai fan molto
materiale su sui riflettere (e indagare) prima dell’uscita
dell’attesissimo cinecomic nelle sale. Tra i vari momenti del
trailer che sono stati oggetto di analisi e congetture, ce n’è uno
in particolare che ha catalizzato l’attenzione sui social media fin
da subito.
Alcuni fan sono convinti di aver scovato all’interno del
trailer anche l’avvocato di Hell’s Kitchen, ossia Matt Murdock:
una misteriosa figura in camicia e cravatta può essere vista in
piedi al fianco di Parker con alcuni documenti in mano, e poi di
nuovo fuori dalla stanza, con le braccia conserte. Ecco, in merito
a quella figura i fan si sono scatenati, e hanno iniziato a
sostenere che potesse trattarsi proprio di Daredevil.
Lo stesso Charlie Cox ha smentito il suo
coinvolgimento nel film dopo l’esplosione della teoria dei fan
sul web, ma ora è arrivata la conferma ufficiale che quegli
avambracci non appartengono all’attore britannico. Grazie alla
versione del trailer IMAX del film associata alle copie di Shang-Chi (che potete vedere in versione bootleg
cliccando
qui), si vede chiaramente che si tratta di un altro personaggio
e non di Matt Murdock.
Potrebbe trattarsi di qualcuno che
lavora per la Damage Control, la società che ha debuttato in
Spider-Man: Homecoming e che potrebbe essere coinvolta
nelle conseguenze dell’attacco a Londra. Tuttavia, ciò non esclude
che Matt Murdock/Daredevil possa comunque apparire nel film e che
Charlie Cox, semplicemente, non sia
autorizzato a rivelare nulla. O magari, nel film apparirà comunque
l’uomo senza paura, ma forse interpretato da un altro attore.
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e
da Amy Pascal per la Pascal Production.
Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.
C’era molto attesa per
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli, e non solo
perché si tratta del primo cinecomic Marvel con protagonista un eroe
asiatico, ma anche perché in molti erano curiosi di vedere come il
film si sarebbe comportato al box office, dal momento che, a
differenza di Black
Widow, è arrivato esclusivamente al cinema.
Come ci informa
The Hollywood Reporter, dover aver incassato 32,2 milioni di
dollari lo scorso sabato, il totale stimato del film in soli tre
giorni è salito a 71,4 milioni. Di conseguenza, si colloca tra gli
80,3 milioni di dollari raggiunti da Black
Widow e i 70 milioni di Fast
and Furious 9 per quanto riguarda le migliori apertura del
2021.
Shang-Chi sembra destinato a guadagnare ben 83,5 milioni
di dollari in occasione del Labor Day, superando così i 30,6
milioni di dollari di Halloween – The Beginning nel 2007.
Si tratta di un’importante risultato decisamente a favore della
sala e delle uscite al cinema, segno che molto probabilmente le
date di uscita di titoli come Venom: La furia di
Carnage (ottobre) e Eternals
(novembre) non subiranno ulteriori variazioni.
Deadline, nel frattempo, ha rivelato anche i dati degli incassi
sul mercato internazionale, parlando di un’impressionante apertura
di ben 56,2 milioni di dollari, cifra che ha fatto salire gli
incassi globali a 139,7 milioni. Nel Regno Unito,
Shang-Chi ha persino battuto il record, segnando il
miglior debutto dall’inizio della pandemia con ben 7,7 milioni di
dollari.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di
Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast,
figureranno anche Tony Leung nei panni
del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Con le riprese di Aquaman
2, intitolato Aquaman and The Lost
Kingdom, in corso, iniziano ad essere sempre di
più i dettagli svelati relativi alle novità del film. Sequel del
fortunatissimo titolo del 2018 (qui la recensione) diretto da
James Wan, questo vedrà ancora una
volta l’attore Jason Momoa nel ruolo
di Arthur Curry alias Aquaman. Proprio Momoa ha da poco svelato,
tramite il su account Instagram, il nuovo costume che il
personaggio sfoggerà nell’atteso film, previsto al cinema per il
dicembre del 2022.
Il nuovo costume, come si può ben
notare dalla foto, abbandona i toni sgargianti di quello iconico
del personaggio visto nel precedente personaggio. Il nuovo look
risulta dunque molto più dark, in linea con quello che a quanto
anticipato sarà un secondo capitolo molto più cupo e violento. Wan,
infatti, ha affermato che tra le principali fonti di ispirazione per il nuovo
film vi è Terrore nello spazio, pellicola del 1965
diretta da Mario Bava, che mescola fantascienza e
horror. Allo stesso tempo, il film sembra sarà ancor di più incentrato sui
personaggi protagonisti, esplorando il loro passato e gli
aspetti più dolorosi e spaventosi.
Oltre a Momoa, infatti, sono
riconfermati anche Amber Heard nel
ruolo della principessa Mera, Yahya Abdul-Mateen
II in quelli di Black Manta e Patrick Wilson
per re Orm. Al momento però non sono noti dettagli relativi alla
trama, con Wan intenzionato a tenere questa il più possibile
segreta nel tentativo di stupire gli spettatori al momento
dell’uscita in sala. Il regista ha però garantito che il sequel
avrà una struttura narrativa molto più complessa rispetto al
predecessore, con l’intenzione di portare il pubblico in territori
inesplorati e perciò più stupefacenti. Non resta dunque che
attendere l’arrivo di Aquaman 2 al cinema, anche per
scoprire in che modo il nuovo costume caratterizzerà l’evoluzione
del personaggio.
In questo thriller psicologico, Eloise, che
sogna di diventare una fashion designer, riesce misteriosamente a
catapultarsi negli anni Sessanta dove incontra Sandie, un’aspirante
cantante di grande fascino. Ma il glamour non è esattamente quello
che sembra: i sogni del passato iniziano a infrangersi e
approderanno a qualcosa di molto più oscuro.
COMMENTO DEL REGISTA
Se aveste la
possibilità di tornare indietro nel tempo, lo fareste? Il desiderio
di realizzare Last Night in Soho nasce dalla mia
volontà di fare un film su Central London, che è stata la mia casa
adottiva per gli ultimi venticinque anni e che ho frequentato per
buona parte della mia vita adulta; che fosse per lavoro,
socializzazione e anche per vivere in questa parte della metropoli,
mi sono immerso nei secoli di storia di cui è impregnata. In
qualche modo il mio film è una lettera d’amore. Non solo
indirizzata a questa parte di mondo ma a un decennio leggendario,
gli anni Sessanta, quando Soho era il centro dell’universo.
Tuttavia, in me vive un eterno conflitto, in cui la brama di
viaggiare a ritroso e crogiolarmi nell’atmosfera glamour degli anni
Sessanta ha per contraltare il timore assillante delle tenebre che
si celano dietro quella visione rosea. La nostalgia può essere
pericolosa; trascorrendo troppo tempo a guardarsi indietro, si
potrebbe non riuscire a scorgere il pericolo che sta proprio
davanti a noi. Last Night in Soho è un racconto
ammonitore rivolto ai sognatori come me che vogliono riavvolgere il
tempo e tornare a un’epoca nella quale, paradossalmente, in effetti
non hanno mai vissuto. La domanda, quindi, dovrebbe essere: se
aveste la possibilità tornare indietro nel tempo, davvero lo
fareste?
Ecco tutte le foto di Jessica Chastain e Oscar Isaac sul red carpet di Venezia
78 dove hanno presentato fuori concorso la serie tv
SCENES FROM A MARRIAGE, in arrivo questo autunno. I
due protagonisti hanno sfilato con tanto di simpatico siparietto.
Di seguito tutte le foto:
Scenes from a Marriage rivisita
l’iconica rappresentazione di temi quali amore, odio, desiderio,
monogamia, matrimonio e divorzio della serie originale, attraverso
la prospettiva di una coppia americana dei nostri giorni. È un
adattamento della classica miniserie svedese di Ingmar Bergman.
COMMENTO DEL REGISTA
Scener ur
ett äktenskap (Scene da un matrimonio), di
Ingmar Bergman, è decisamente l’opera d’arte che più mi ha
influenzato. Lo vidi casualmente per la prima volta a diciotto
anni, quando ero un giovane, devoto ragazzo ebreo, che viveva in un
villaggio remoto e non sapeva nulla di cinema, relazioni o sesso.
Ricordo che pensai tra me e me, scioccato: Quindi, questa è arte!
La sua brutale onestà, il suo minimalismo radicale, il suo totale
affidarsi al testo e alla performance sono stati dei punti di
riferimento per tutta la mia produzione successiva. Più tardi,
quest’opera è diventata ancora più personale per me.
Se Bergman,
quasi cinquant’anni fa, voleva fare una dichiarazione sul prezzo
del matrimonio, io sentivo che era giunto il momento di parlare
anche del prezzo del divorzio. In un’epoca in cui la società
consumistica e narcisista ci spinge a cercare costantemente
l’autorealizzazione e una libertà superficiale, vale anche la pena
ricordare quanto, solitamente, sia traumatica una separazione nel
corso della vita umana. Si tratta, comunque, di una storia d’amore.
Due persone che si sono salvate a vicenda quando si sono
incontrate, sono morte insieme quando hanno vissuto insieme, e non
possono rinunciare l’uno all’altra, anche quando toccano il
fondo.
Si è tenuto ieri sera il red carpet
di Competencia
Oficial, il film in concorso a Venezia
78, sul tappeto rosso i protagonisti
Penélope Cruz,
Antonio Banderas, Oscar Martínez, e i registi Gastón Duprat,
Mariano Cohn.
Alla ricerca di riconoscimento e prestigio
sociale, un uomo d’affari miliardario decide di fare un film che
lasci il segno. Per riuscirci, assume i migliori: un cast stellare
formato dalla famosa regista Lola Cuevas e da due rinomati attori,
entrambi di enorme talento, ma con un ego ancora più grande: Félix
Rivero, attore hollywoodiano, e Iván Torres, illustre interprete
del teatro radicale. Entrambi delle leggende, ma non proprio in
buoni rapporti. Attraverso una serie di sfide sempre più
eccentriche lanciate da Lola, Felix e Iván devono confrontarsi non
solo l’un l’altro, ma anche con il loro lascito artistico.
COMMENTI DEI REGISTI
Mariano
Cohn: Da un po’ di tempo volevamo fare un film con
Penélope Cruz e Antonio Banderas. Alla fine, ci siamo incontrati a
Londra per scambiarci delle idee e abbiamo condiviso con loro il
seme di ciò che sarebbe diventato l’asse portante di Competencia
oficial. Ci serviva un terzo protagonista e abbiamo chiamato Oscar
Martínez, che aveva già partecipato a un nostro film, El
ciudadano ilustre, e il cui lavoro piaceva molto a Penélope e
Antonio. Mediapro Studio ha dimostrato da subito grande impegno
nella realizzazione di Competencia oficial.
Gastón
Duprat: Ci sono molti esempi cinematografici che mostrano
come si fa un film, i problemi di produzione e le difficoltà che
comporta la realizzazione di un progetto. Ma la cosa più unica in
un film è quello che gli attori riescono a suscitare: farci
piangere, farci ridere, generare emozioni. Il film indaga questa
relazione complessa e straordinaria, solitamente nascosta alla
vista del grande pubblico. L’opera rivela come questi tre talenti
della recitazione riescano a emozionare gli spettatori, trattando
allo stesso tempo temi quali il processo di creazione artistica, la
competenza professionale, l’ego e il bisogno di prestigio e
riconoscimento.
Arriva anche la leggenda del rock
Jimmy Page sul red carpet di Venezia 78 il
chitarrista dei Led Zeppelin è ospite per il
documentario presentato fuori concorso BECOMING LED ZEPPELIN.
Becoming Led Zeppelin è un film che
nessuno pensava si sarebbe potuto mai realizzare. L’ascesa alla
celebrità della band fu rapidissima e praticamente non documentata.
Grazie all’accesso esclusivo al gruppo e ai suoi archivi personali,
al pieno sostegno della band e alla disponibilità di filmati mai
visti prima, Becoming Led Zeppelin vi immergerà nelle immagini e
nei suoni dei loro esordi. Per tutti i milioni di persone che non
vedranno mai la band dal vivo, questa è l’esperienza che più si
avvicina alla partecipazione a un loro concerto. Prima di Starway
to Heaven e della chitarra Dragon, prima dei dischi d’oro e delle
ragazze, c’erano semplicemente quattro uomini e il loro amore per
la musica. Becoming Led Zeppelin ci svela i loro percorsi
individuali mentre si muovono sulla scena musicale degli anni
Sessanta, suonando alcuni dei più grandi successi dell’epoca nei
piccoli club della Gran Bretagna, finché nell’estate del 1968 si
incontrano per provare insieme e le loro vite cambiano per sempre.
I quattro percorsi si fondono in uno quando partono alla conquista
dell’America in un giro sulle montagne russe che culmina nel 1970,
nel momento in cui diventano la band numero uno al mondo.
COMMENTO DEL REGISTA Con Becoming
Led Zeppelin il mio obiettivo era quello di fare un nuovo tipo di
film, un documentario che somigliasse a un musical. Volevo
intrecciare le quattro diverse storie dei membri del gruppo prima e
dopo la formazione della band, facendo raccontare ampie parti della
loro storia solo dalla musica e dalle immagini, in modo da legare
le canzoni ai luoghi in cui furono create e agli eventi che le
ispirarono. Ho usato solo pellicole e negativi originali, con oltre
70.000 fotogrammi restaurati manualmente, e ho ideato delle
sequenze di fantasia, ispirate a Singin’ In The Rain, sovrapponendo
filmati inediti di esibizioni dal vivo a fotomontaggi di poster,
biglietti e viaggi, per ricreare visivamente il senso di frenesia
dei loro esordi.
Molti sono i luoghi comuni e le
abitudini legati alla fruizione cinematografica, come le commedie
romantiche che sembrano perfette per il periodo natalizio, oppure i
blockbuster che si affollano nelle sale in primavera, o ancora
gli horror che sono un ottimo intrattenimento
estivo. Approfittando degli ultimi scorci d’estate e gli
ultimi giorni di ferie, potrebbe essere interessante e divertente,
magari in gruppo, per esorcizzare la paura, o in coppia per
accrescere l’intimità, guardare dei film horror.
Ma come e cosa vedere? Una ricchissima offerta di titoli di genere,
tra saghe e nuove tendenze disponibile in streaming su
NOW ed
ecco di seguito i migliori da vedere o rivedere.
Tutti i film Horror sono disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli
3 europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
1Jennifer’s Body (2009)
Chiude questa rassegna di film horror da
vedere in streaming su NOW un film
che all’epoca dell’uscita ha fatto parecchio scalpore,
principalmente per la sua protagonista, l’allora sulla cresta
dell’onda
Megan Fox, reduce dal successo travolgente di Transformers. Il
film, simpatica storia teen a tinte horror, racconta di una
cheerleader bella e sexy che nasconde un mostruoso
segreto.
Sebbene non spicchi nei manuali di storia del
cinema, il film è perfetto per una simpatica e spensierata serata
di fine estate con gli amici. Nel cast del film, oltre a
Megan Fox, anche
Amanda Seyfried, Johnny Simmons,
Adam Brody,
J.K. Simmons, Amy Sedaris,
Chris Pratt.
Oscar Isaac e
Jessica Chastain hanno partecipato all’attività
stampa di Scenes From A Marriage, la serie evento
presentata a Venezia 78. Adattata dalla lodata miniserie
svedese del 1973 di Ingmar Bergman, la miniserie
HBO riesamina l’iconica rappresentazione di amore, odio, desiderio,
monogamia, matrimonio e divorzio di Bergman attraverso il punto di
vista di una coppia americana contemporanea.
Chastain interpreta Mira, una
dirigente tecnologica fiduciosa e ambiziosa lasciata insoddisfatta
dal suo matrimonio. Isaac è Jonathan, un professore di filosofia
cerebrale e accomodante nel disperato tentativo di mantenere
intatta la loro relazione. Il nuovo dramma è diretto dall’acclamato
regista e sceneggiatore televisivo israeliano Hagai
Levi, noto per serie tra cui In Treatment, The
Affair e Our Boys, ma è innegabile che i riflettori siano
tutti per la coppia d’oro di protagonisti.
Chastain ha ammesso che il progetto
è stato intenso da realizzare: “Mi è sembrato incredibilmente
intimo, è stato difficile tornare a casa e lasciare il ruolo di
Mira al lavoro. Dentro c’era una parte di me stesso”.
Chastain e Isaac hanno collaborato
altre volte e soprattutto condividono un’amicizia che risale ai
tempi della Julliart, la scuola di recitazione che entrambi hanno
frequentato a New York. Nonostante quell’amicizia, l’intensità
dello show ha richiesto ai due una sfida davvero importante.
Chastain ha continuato:
“Scherzavamo dicendo che la nostra amicizia è stata una
benedizione e una maledizione. È una benedizione perché c’è fiducia
immediata. Non devi preoccuparti di offendere o di creare una
connessione. Puoi essere molto onesto. La cosa difficile è che a
volte ci leggevamo nel pensiero. Era come “uscire dalla mia testa”.
Quindi, ho sentito che in questo lavoro non c’era nessun momento di
riposo”.
Isaac – che è ha portato al Festival
anche Dune e Il collezionista di
carte – ha aggiunto: “È ben detto. Professionalmente,
è fantastico quando conosci qualcuno così bene perché non devi
preoccuparti di molte cose di cui di solito ti preoccupi. Tuttavia,
con un progetto così intenso tieni così tanto alla persona, che è
come lavorare con la famiglia. Se non conosci qualcuno così bene,
ottenere il tuo spazio non è così difficile.”
Chastain ha commentato le scene
intime della serie: “In termini di intimità fisica, abbiamo
avuto un coordinatore e HBO è stato davvero fantastico per noi che
abbiamo avuto conversazioni su ciò con cui ci sentivamo a nostro
agio. Oscar e io siamo molto a nostro agio l’uno con l’altro,
quindi abbiamo parlato separatamente con questi responsabili. È
stato utile.” Ha aggiunto, ridendo: “C’è comunque una
percentuale di imbarazzo, quindi il bourbon ha aiutato molto. Ma il
livello di fiducia era alto”.
Jessica Chastain ha
poi proseguito: “Per quanto mi riguarda, sono davvero
entusiasta di guardare la serie in termini di ruoli di genere.
L’originale esamina i ruoli di genere in quel periodo di tempo,
questa versione lo esamina attraverso la contemporaneità in termini
di stipendio, chi sostiene la famiglia, cosa significa essere una
madre, il rapporto di una donna con il sesso, la fertilità, ci sono
tanti aspetti”.
Il regista israeliano Hagai
Levi ha parlato della sua ispirazione per il progetto:
“Sono rimasto scioccato quando ho visto per la prima volta la
versione di Bergman. Ero davvero giovane. Mi ha fatto capire che la
TV può essere arte. È diventato un punto di riferimento per me
quando ho lavorato ad altri show, come In Treatment. Quando sono
stato avvicinato dal figlio di Ingmar Bergman, Daniel, ero
spaventato ed eccitato, ma sapevo che dovevo provare ad affrontare
questa sfida”.
Tornare a guardare il
cinema al cinema: questo il filo conduttore che unisce tutti i
festival cinematografici italiani in questo delicato ma pieno di
entusiasmo periodo di riaperture. Ed è il principale punto d’unione
tra Sgarbatellum, la rassegna cinematografica romana diretta
da Alessandro Piva, e MoliseCinema, festival diretto
da Federico Pommier, giunto alla sua diciannovesima
edizione, conclusasi in agosto a Casacalenda. Come ogni anno il
Festival arriva a Roma, all’Arena Garbatella, per una due giorni di
cinema e incontri tra pubblico e addetti ai lavori.
Il 4 settembre sarà
presentato il film EST – Dittatura last minute, diretto da
Antonio Pisu, con Lodo Guenzi e Matteo Gatta. Il film ha
vinto il premio del pubblico nell’edizione di quest’anno di
MoliseCinema. La visione sarà introdotta dai due produttori
Maurizio Paganelli e Andrea Ricciputi.
Il 5 settembre sarà la
volta di Maledetta Primavera, anch’esso presentato con
successo di pubblico nella selezione di opere prime di
MoliseCinema. Ospiti la regista Elisa Amoruso, la
giovane Emma Fasano, protagonista del film con Micaela
Ramazzotti e Giampaolo Morelli, e le sceneggiatrici Eleonora
Cimpanelli e Paola Randi.
Durante le serate del 4 e
5 settembre si rinnova l’appuntamento dedicato alle scuole di
cinema: quest’anno è la volta di IFA, scuola di cinema di
Pescara, con una breve introduzione al programma didattico e la
proiezione del cortometraggio This is fine, di Gianmarco
Nepa (4 settembre). Il 5 settembre, in apertura
di serata, sarà presentato il corto Secondo me, di Giulia
Regini, prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia e
proiettato in anteprima mondiale a MoliseCinema 2021. Ambedue i
giovani registi saranno presenti alla proiezione.
“Una soddisfacente
collaborazione che va avanti già da qualche anno” – ricorda
Federico Pommier – “MoliseCinema presenta una selezione di opere
prime e seconde, oltre che cortometraggi e documentari, ed è bella
l’interazione che si genera tra noi eSgarbatellum”. Proprio grazie al successo di
questa sinergia, MoliseCinema nel suo evento romano, a chiusura
della rassegna Sgarbatellum 2021, raddoppia l’appuntamento con due
giornate di proiezione. “Ospitare i film selezionati in un
festival dinamico come MoliseCinema” – dichiara Alessandro Piva
– “è sempre stato occasione di spunti interessanti per quanti
vogliono esplorare le nuove frontiere del cinema italiano, come noi
di Sgarbatellum”.
I due appuntamenti di
MoliseCinema a Roma, come già Sgarbatellum, si inseriscono nel
progetto Arena Garbatella, vincitore dell’Avviso
pubblico dell’Estate Romana 2020-2021-2022 e che fa parte del
palinsesto culturale promosso da Roma Capitale, realizzato in
collaborazione con la SIAE.
Gli incontri avranno
inizio alle ore 21.00. Le proiezioni prenderanno il via alle 21.30.
L’Arena Garbatella si trova nel Parco Maurizio Arena, con accesso
da piazza Benedetto Brin. Ingressi: biglietto intero € 6. Ridotto €
5.
Per accedere al cinema è
necessario indossare la mascherina ed esibire il green pass. A
congiunti e familiari conviventi sarà consentito sedersi
affiancati, mentre per i non congiunti è obbligatorio mantenere le
distanze previste all’interno dell’arena.
Il regista simbolo del
cinema spagnolo, e non solo,
Pedro Almodóvar ha avuto quest’anno l’onore e
l’onere, con il suo ultimo
filmMadres Paralelas, di inaugurare la 78ª
Mostra d’arte cinematografica di Venezia.
Madres Paralelas, la trama
Protagoniste della
pellicola sono proprio le due madri del titolo a cui prestano anima
e corpo le attrici
Penelope Cruz, ormai tra i volti iconici del cinema di
Almodóvar, e Milena Smit, attrice classe 1996 al suo primo vero
ruolo importante. Sono rispettivamente Janis e Ana due donne
accomunate dall’esperienza di condividere la stessa camera
d’ospedale in attesa di dare alla luce le loro bambine. Un incontro
innocuo che cambierà il corso delle loro vite. Una storia
apparentemente semplice, a tratti già vista, assumerà sfumature
inaspettate e convincerà anche lo spettatore più prevenuto perché
con il maestro spagnolo non è prevista mai la banalità e il suo
stile impreziosisce anche gli aspetti narrativi più lineari. A tal
proposito i minuti iniziali, che servono soprattutto ad introdurre
il personaggio di Janis, risulteranno fondamentali al fine del vero
messaggio che il regista vuole inviare. Lo sfondo si trasforma nel
protagonista.
Almodóvar gioca con la
soglia di attenzione del pubblico e quando questa raggiunge
l’apice, la sposta dalla vicenda apparentemente centrale alla
questione che più gli preme sottolineare a livello storico e
politico. Anche la Spagna ha i suoi scheletri nell’armadio e, con
la sua scelta, il
regista ci dimostra che attraverso le storie dei singoli si può
arrivare a toccare ferite collettive ancora fresche e non così
lontane nel tempo.
L’estetica di Almodóvar
L’estetica di Almodóvar
è al servizio dei personaggi e predilige i toni caldi, su tutti
dominano il senape e il rosso. Il film non si esime dal tirare in
ballo tante tematiche importanti che risulteranno cruciali nello
svilupparsi della vicenda. Ancora una volta la figura materna è
centrale nel suo cinema, donne forti che prediligono agire guidate
dalle emozioni invece che dal freddo raziocinio.
La cosa più straniante
del film è che dopo un buono sviluppo e un crescendo incalzante
però la storia delle due madri si risolve forse con troppa facilità
e buonismo, ovviamente è una scelta voluta, ma lascia comunque un
po’ di amaro in bocca.
Sola in una
località di mare, Leda osserva ossessivamente una giovane madre e
la figlia in spiaggia. Turbata dalla complicità del loro rapporto
(e dalla loro famiglia, chiassosa e sinistra), Leda
è sopraffatta dai ricordi legati allo sgomento, allo
smarrimento e all’intensità della propria maternità. Un gesto
impulsivo catapulta Leda nello strano e minaccioso universo della
sua stessa mente, in cui è costretta a fare i conti con le scelte
anticonformiste fatte quando era una giovane madre e con le loro
conseguenze.
COMMENTO DELLA REGISTA
Quando ho letto
il romanzo La figlia oscura, mi sono sentita
pervadere da una sensazione tanto strana e dolorosa quanto
innegabilmente vera. Una parte nascosta della mia esperienza di
madre, compagna e donna stava trovando voce per la prima volta. E
ho pensato a come fosse entusiasmante e pericoloso dare vita a
un’esperienza come quella non nella quiete e nella solitudine della
lettura, ma in una stanza piena di esseri umani dotati di vita
pulsante e sensazioni. Come ci si sente a essere seduti accanto
alla propria madre, al proprio marito, alla propria moglie o figlia
nel momento in cui sentimenti ed esperienze comuni a lungo taciuti,
trovano invece voce? Ovviamente esiste una sorta di sgomento e
pericolo nel relazionarsi a qualcuno alle prese con cose che ci
sono state dipinte come vergognose o sgradevoli. Ma quando quelle
esperienze vengono portate sullo schermo, esiste anche la
possibilità di trovare conforto: se qualcun altro formula quegli
stessi pensieri e prova quelle stesse sensazioni, forse non si
è soli. Questa è una parte della nostra esperienza che di rado
trova espressione e, quando ciò accade, è per lo più attraverso
l’aberrazione, la dissociazione o il sogno.
Il film ambientato a Londra viaggia
indietro nel tempo e Wright lo descrive come un omaggio ai
“thriller psicologici che adoro tanto” realizzati dai
registi britannici come Michael Powell e
Alfred Hitchcock con un occhio al grande cinema di
genere italiano, e qui ha citato Mario Bava e Dario Argento.
Il regista ha spiegato di voler fare
una versione londinese di quel tipo di film, dicendo anche che vive
proprio nei luoghi in cui è stato girato L’Occhio che uccide, film
del 1960 di Michael Powell. “Si tratta di una prospettiva che è
lontana dalla mia visione, proprio perché ci passo ogni giorno (in
quei posti).” ha detto Wright.
Edgar Wright presenta Last Night in Soho a
Venezia 78
Parlando del suo ruolo (che le è
valso la nominato agli Emmy) nella serie drammatica Netflix
La Regina degli Scacchi,
Anya Taylor-Joy ha detto: “Mi sento molto,
molto fortunata ad aver lavorato a questi progetti che mi aiutano,
ogni giorno, ad innamorarmi sempre più di questo lavoro. Ed è
questo che è importante”. “Sono qui per il lavoro e i successi sono
meravigliosi, ma alla fine, quello che facciamo ogni giorno è
alzarci per andare al lavoro, ed è quello che amo fare”, ha
aggiunto Taylor-Joy. “Quindi mi sento incredibilmente
privilegiata di avere la possibilità di continuare a farlo e la
possibilità di lavorare con persone così meravigliose e
talentuose”.
Matt Smith, che è meglio conosciuto per aver
interpretato il Doctor Who, ha fatto crollare la
casa quando gli è stato chiesto degli aspetti del viaggio nel tempo
di Last Night in Soho. “L’ho fatto già
prima”, ha detto Smith impassibile, citando il suo personaggio
di maggiore successo che gli ha assicurato l’affetto del
pubblico.
Nel film compare anche Diana
Rigg, amata attrice britannica che prima di morire, nel
2020, ha completato le sue riprese di Last Night in
Soho. Wright ha sfruttato la prestigiosa situazione per
rendere omaggio all’attrice: “È difficile districare il film
dal lavoro con lei ora perché il pensiero del film è stato
piuttosto interessante, un’esperienza molto emotiva da concepire e
realizzare, e ora è tutto legato al fatto che Diana non è più con
noi. Nei momenti in cui sarò disperatamente triste, non potrò fare
un altro brunch pettegolo con Diana Rigg. L’unica cosa che posso
conservare è quanto sono stato fortunato a lavorare con lei e a
conoscerla”.
“E’ stato complicato ma molto
divertente, ed eravamo davvero pronti tutti perché penso che sia
Thomasin McKenzie che io amiamo essere sfidate e dover lavorare a
qualcosa che richiede una sincronia totale non solo tra noi due, ma
anche con la telecamera, dovevamo davvero concentrarci sull’altro
individuo”, ha spiegato Taylor-Joy.
In questo thriller psicologico,
Eloise, che sogna di diventare una fashion designer, riesce
misteriosamente a catapultarsi negli anni Sessanta dove incontra
Sandie, un’aspirante cantante di grande fascino. Ma il glamour non
è esattamente quello che sembra: i sogni del passato iniziano a
infrangersi e approderanno a qualcosa di molto più oscuro.
Commento del regista
Se aveste la possibilità di tornare
indietro nel tempo, lo fareste? Il desiderio di realizzare Last
Night in Soho nasce dalla mia volontà di fare un film su Central
London, che è stata la mia casa adottiva per gli ultimi venticinque
anni e che ho frequentato per buona parte della mia vita adulta;
che fosse per lavoro, socializzazione e anche per vivere in questa
parte della metropoli, mi sono immerso nei secoli di storia di cui
è impregnata. In qualche modo il mio film è una lettera d’amore.
Non solo indirizzata a questa parte di mondo ma a un decennio
leggendario, gli anni Sessanta, quando Soho era il centro
dell’universo. Tuttavia, in me vive un eterno conflitto, in cui la
brama di viaggiare a ritroso e crogiolarmi nell’atmosfera glamour
degli anni Sessanta ha per contraltare il timore assillante delle
tenebre che si celano dietro quella visione rosea. La nostalgia può
essere pericolosa; trascorrendo troppo tempo a guardarsi indietro,
si potrebbe non riuscire a scorgere il pericolo che sta proprio
davanti a noi. Last Night in Soho è un racconto ammonitore rivolto
ai sognatori come me che vogliono riavvolgere il tempo e tornare a
un’epoca nella quale, paradossalmente, in effetti non hanno mai
vissuto. La domanda, quindi, dovrebbe essere: se aveste la
possibilità tornare indietro nel tempo, davvero lo fareste?
Arriva su Amazon Prime Video una nuova, ennesima rivisitazione della
fiaba di Cenerentola, scritta e diretta da
Kay Cannon, già sceneggiatrice di Pitch
Perfect 2 e 3 e autrice della bellissima ma sfortunata
serie tv Girlboss. Naturalmente preparatevi a
farvi sorprendere, perché questa nuova Cenerentola è molto molto
diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere tramite mamma
Disney…
almeno in apparenza!
Cenerentola, la storia
Ella è una giovane donna
ambiziosa, il suo sogno è quello di fare la stilista, realizza
schizzi e bozzetti di vestiti, ne ha persino cucito uno,
bellissimo, adornandolo con la spilla che le ha lasciato sua madre,
una donna molto buona, ma che lei non ha mai conosciuto. Ella però
ha perso da poco anche il padre, e si ritrova a vivere nella sua
casa con una matrigna e due sorellastre, tutte molto prese da sé,
che prestano poca attenzione alla ragazza e tendono a usarla per le
faccende domestiche, anche se Ella riesce comunque a ritagliarsi lo
spazio per sognare e cominciare a costruire.
Il resto è più o meno come lo sappiamo: c’è un principe, un
ballo, un matrimonio da organizzare, delle pretendenti, una fata
madrina e un lieto fine, naturalmente. Ma niente è come ce lo
aspettiamo, o almeno niente è come lo conosciamo!
Protagonisti della storia
sono Camila Cabello che interpreta la caparbia
Ella, forse un po’ più sfrontata rispetto alle sue precedenti
incarnazioni, ma sempre buona e leale;
Idina Menzel che veste i panni della matrigna,
regalandoci delle sfumature inedite di questo personaggio così
ingiustamente condannato a stare dal lato sbagliato della storia;
Billy Porter, nel ruolo scintillante della fata madrina, un
personaggio tanto fondamentale quanto pittoresco e azzeccato per la
rilettura della Cannon; Nicholas Galitzine è
invece il principe Robert, incastrato in un ruolo che non sente suo
e stregato da questa popolana dai capelli corvini e dallo sguardo
aperto e libero, verso il futuro; completa il cast una coppia
davvero ben assortita, formata da
Pierce Brosnane Minnie
Driver, che interpretano il re e la regina, e anche loro
hanno un paio di frecce al proprio arco da lanciare verso il
bersaglio in nome della modernità!
Una storia senza tempo,
anche se aggiornata alla modernità
Cenerentola di Kay Cannon è una
svolta davvero innovativa e profonda per la storia che siamo
abituati a conoscere, tuttavia si basa comunque sui cardini antichi
della storia stessa: il sogno da realizzare. Ella ha sempre e
comunque un sogno (quella della Disney cantava “Che un sogno realtà
diverrà”), semplicemente in questo caso il sogno non è una vita a
palazzo e un matrimonio regale, ma una professione, un lavoro che
dia indipendenza, un desiderio per una ragazza moderna.
Forse il punto di
maggiore interesse di questo film,
una commedia ben diretta e interpretata da tutto il suo cast
canterino, è proprio la considerazione che la storia di Cenerentola
può essere aggiornata alla contemporaneità senza perdere la propria
identità, e questo perché già in partenza la protagonista della
storia è una donna ribelle, volitiva, sognatrice e che sogna la
libertà. Ovviamente il sogno della protagonista è aggiornato
all’oggi, ma questa operazione si può fare, mantenendo il proprio
senso, solo sulla base completamente solida del classico che tutti
conosciamo.
Si diffidi dunque da chi
dice che finalmente Cenerentola ha una veste nuova
e moderna! Il film con protagonista Camila Cabello
indossa un abito nuovo, ma resta fedele al suo cuore, quello in cui
una giovane donna piena di speranza e sogni trova la strada, tra
mille difficoltà, per realizzarsi.
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune narra la storia di Paul Atreides, giovane brillante e
dotato di talento, nato per andare incontro a un destino più grande
della sua immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso
pianeta dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e
al suo popolo. Mentre forze malvagie combattono per l’esclusivo
possesso della più preziosa risorsa esistente sul pianeta – una
spezia capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana –
solo chi vincerà le proprie paure riuscirà a sopravvivere.
Il commento del regista
Adattarsi o morire. Questo era il
mio mantra durante la lavorazione di Dune. Il deserto ha i suoi
modi per riportarti al tuo vero io, e liberarti dalle abitudini
marce. Devi evolvere per sopravvivere all’esperienza. La
realizzazione di questo film è la risposta a una vecchia chiamata,
con radici più profonde di quanto immaginassi. Riguardava il
destino, la fede e l’istinto, l’alienazione coloniale e il libero
arbitrio. Ho parlato di Frank Herbert come il mio nuovo profeta, e
del suo romanzo come la mia Bibbia. La natura era il mio Dio. Il
silenzio, il mio Spirito Santo. I venti della realtà spostano le
sabbie, scolpiscono nuovi paesaggi, cancellano i punti di
riferimento: ho pregato per evitare di perdermi. Grazie a Frank,
sono tornato vivo. Di ritorno dall’erg, faccio il gioco della
profezia. Dune è stato sognato e approntato per l’esperienza
cinematografica. Il grande schermo non è semplicemente un altro
format, è il centro del linguaggio cinematografico. La forma
originale. Quella che resisterà alla prova del tempo.
Conquistata la luna, Marte è
divenuto il nuovo pianeta che l’uomo aspira a raggiungere. Nel
cinema, questo è infatti stato protagonista sin dai primi anni del
Novecento di numerose pellicole, tra cui le più recenti sono
Mission to Mars, Sopravvissuto – The Martian
e perfino la commedia italiana In vacanza su Marte. Tra
questi si colloca anche Pianeta rosso,
uscito in sala nel 2000 per la regia di Anthony
Hoffman. Il film unisce il desiderio di raggiungere e
colonizzare Marte con un discorso ambientalista, che vede il
pianeta Terra ormai al collasso per via dell’attività umana.
Scritto da Chuck
Pfarrer (autore anche di TheJackal) e
Jonathan Lemkin (noto come sceneggiatore di
L’avvocato del diavolo
e Arma letale4), il film presentava sin da subito diversi elementi
di interesse. La realizzazione del film, tuttavia, si è rivelata
quantomai complessa, in particolar modo per una serie di tensioni
tra membri del cast. Se dunque Pianeta rosso presenta
notevoli difetti dal punto di vista dei personaggi e delle
dinamiche tra loro, recupera poi con gli effetti speciali, a loro
modo efficaci a convincenti nel far immaginare mondi e situazioni
lontane.
Affermatosi come un sono flop al box
office, con un incasso di appena 33 milioni a fronte di un budget
di 80, Pianeta rosso è negli anni diventato un titolo
scult, ricercato dagli appassionati del genere desiderosi di vedere
qualcosa di tanto bizzarro al punto da essere coinvolgente. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Pianeta rosso: la trama del film
Nell’anno 2057 la Terra è divenuta
praticamente inabitabile a causa della sovrappopolazione e
dell’inquinamento, che ha iniziato a causare seri problemi a
partire dal 2025. Una nuova colonia su Marte potrebbe dunque essere
l’unica speranza dell’umanità. Un team di astronauti americani,
ciascuno specializzato in un campo diverso, sta effettuando la
prima spedizione con equipaggio sul pianeta rosso. Il gruppo è
composto da Robby Gallagher, Ted
Santen, Kate
Bowman, Quinn Burchenal e altri
ancora. Questi, si trovano ben presto a dover lottare per superare
le differenze di personalità, background e ideologie per il bene
generale della missione.
Quando gli strumenti a loro
disposizione subiscono però alcuni danni potenzialmente letali,
l’equipaggio deve dipendere l’uno dall’altro per sopravvivere sulla
superficie ostile di Marte. I loro dubbi, paure e domande su Dio,
il destino dell’uomo e la natura dell’universo diventano elementi
determinanti nei loro destini. In questo ambiente a loro
sconosciuto devono trovarsi faccia a faccia con i loro sé più
umani, scoprendo con orrore di non essere soli. Il pianeta non è
infatti disabitato come pensavano, ma anzi qualcosa di sconosciuto
non fa che avvicinarsi a loro, con intenzioni imprevedibili.
Pianeta rosso: il cast del film
Protagonista, nei panni
dell’ingegnere Robby Gallagher, è l’attore Val Kilmer.
Popolarissimo negli anni Ottanta e Novanta per film come Top
Gun, The Doors e Heat – La sfida, egli accettò il
ruolo in Pianeta rosso poiché affascinato dall’idea di
trovarsi su un set del genere. Kilmer raccontò poi di aver trovato
straordinarie le scenografie e le tecnologie utilizzate per il
film, ricordando il set come un’esperienza molto istruttiva.
Tuttavia, durante questo vi sono stati anche non pochi problemi tra
lui e l’attore Tom Sizemore, interprete del dottor
Quinn Burchenal. I due si scontrarono ripetutamente, arrivando
anche a non presentarsi mai insieme sul set.
L’attrice Carrie-Anne
Moss, celebre per aver interpretato Trinity nella
trilogia di Matrix, ricopre qui il ruolo di Kate Bowman,
la comandante della spedizione su Marte. Nonostante tale ruolo, il
suo è l’unico personaggio a non mettere mai piede sul pianeta
rosso. Benjamin Bratt, attore noto per il ruolo di
Ray Curtis in Law & Order – I due volti della giustizia,
ricopre qui la parte del pilota Ted Santen. Simon Baker,
invece, è il dottor Chip Pettengill. Egli è principalmente
ricordato per i suoi ruoli da protagonista nelle serie The
Guardian e The Mentalist. Nel film si ritrova poi
anche il celebre attore Terence Stamp,
recentemente visto in film come Yes Man e BigEyes, qui nel ruolo del dottor Bud Chantilas.
Pianeta rosso: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Pianeta
rosso è infatti disponibile nei cataloghi di
Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 3
settembre alle ore 23:15 sul canale
Iris.
Gli attori Marlon
Brando e Robert De Niro sono stati i
primi nella storia del cinema ad aver vinto un Oscar per lo stesso
personaggio, quello di Don Vito Corleone, interpretato
rispettivamente in Il padrino e Il padrino – Parte II.
Fino al 2001, però, i due grandi interpreti, tra i migliori delle
loro rispettive generazioni, non hanno mai avuto modo di
condividere il grande schermo con un film che li riunisse. In
quell’anno l’occasione si è infine presentata grazie a
The Score, thriller d’azione diretto da
FrankOz (noto ai più per essere
stato l’animatore e la voce di Yoda in Star
Wars).
Pur con i suoi problemi produttivi,
il film è riuscito ad affermarsi come un titolo particolarmente
apprezzato dalla critica, che ne ha lodato l’azione, i personaggi e
l’aderenza al suo genere di riferimento. The Score è
infatti un puro heist movie, con due generazioni di ladri
pronti a mettersi reciprocamente alla prova per dar vita ad un
colpo tanto complesso quanto ricco. Ancora oggi, il film di Oz è
indicato come uno dei titoli da non lasciarsi sfuggire se si è
amanti di questa tipologia di racconti ricchi di tensione.
Al di là di ciò, a renderlo un film
da non perdere vi è il suo contenere diversi celebri attori, oltre
a Brando e De Niro, che permettono al film di dotarsi di
interpretazioni straordinarie. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
The Score: la trama del film
Protagonista del film è Nick
Wells, specialista di furti con scasso che dopo anni di
onorata carriera ha deciso di ritirarsi e condurre una vita più
onesta. Sua unica attività è infatti ora la gestione del suo jazz
club a Montréal, nel Québec. Ad averlo spinto a rinunciare alla
crimilità, in realtà, vi è il forte amore che egli prova per
Diane, assistente di volo sempre in viaggio, che
gli ha promesso di sposarlo a patto che la smetterà di mettersi nei
guai. Senza grossi problemi Nick è dunque riuscito a resistere ad
ogni tentazione e offerta, sino a quando non gliene viene fatta una
che non può rifiutare.
Max Baron, suo
vecchio complice, gli propone infatti di rubare uno scettro
francese del 1661 dal valore inestimabile, custodito nella dogana
di Montréal. Ad aiutarli nel colpo vi è Jack
Teller, un giovane ladro di talento con diversi colpi
particolarmente astuti alle spalle. Per portare a termine il colpo,
Nick e Jack hanno bisogno l’uno dell’altro, ma tra i due si
instaura da subito una forte inimicizia. A spingere l’anziano ladro
ad accettare vi è la possibilità, con il ricavato del colpo, di
estinguere una pesante ipoteca che grava sul suo locale. Nel
lasciarsi coinvolgere, Nick sa bene di tradire la sua Diane, come
anche che non potrà fidarsi di nessuno.
The Score: il cast del film
Ad interpretare il protagonista, il
ladro Nick Wells, vi è l’attore premio Oscar Robert De Niro,
mentre il suo vecchio complice Max Baron è interpretato da
Marlon Brando. Quest’ultimo non rese facile la
vita sul set a nessuno. De Niro era spesso vittima di scherzi
durante le riprese, mentre il regista si trovò a doversi
confrontare con una continua indisponenza di Brando nei suoi
confronti. Non riuscendo ad andare d’accordo, fu lo stesso De Niro
a dover fare da intermediario tra loro in più occasioni. Brando era
poi solito girare nudo sul set lamentandosi del caldo, mentre nella
sua ultima scena si rifiutò di sorridere come previsto. Il sorriso
venne dunque aggiunto digitalmente in fase di post-produzione.
The Score, però, non è noto
solo come l’unico film che vede confrontarsi De Niro e Brando, ma
anche per essere l’ultimo lungometraggio a cui Brando ha
partecipato prima della scomparsa avvenuta nel 2004. Nel ruolo del
giovane ladro Jack Teller si ritrova invece Edward Norton,
il quale ha raccontato di aver accettato unicamente per poter
vedere il suo nome accanto a quello dei due celebri premi Oscar sul
poster. Per lui recitare in The Score si è trattato della
terza volta, dopoSchegge
di paurae Fight Club, in cui dà vita
ad un personaggio con personalità multiple. Norton, in seguito,
tornerà a recitare insieme a De Niro in Stone. L’attrice
candidata all’Oscar Angela Bassett
interpreta invece Diane, la compagna di Nick.
The Score: il trailer e dove vedere
il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The
Score è infatti disponibile nei cataloghi di
Infinity, Tim Vision, Amazon Prime Video e Now. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 3
settembre alle ore 21:15 sul canale
Premium Cinema.
Ecco la nostra intervista a
Paul Schrader, Oscar Isaac, Tiffany Haddish e
Tye Sheridan, regista e protagonisti de Il
Collezionista di Carte, presentato in Concorso a
Venezia 78 e in sala dal 3 settembre.
Il collezionista di
carte, scritto e diretto da Paul Schrader
con Oscar Isaac, Tye Sheridan, Tiffany
Haddish e Willem Dafoe.
La trama de Il
collezionista di carte
Dei fantasmi del passato non ci si
libera così facilmente. Prodotto da Martin Scorsese e in concorso
al Festival di Venezia, il nuovo film di Paul Schrader vede
Oscar Isaac nel ruolo di William Tell, un ex militare che vive come
giocatore d’azzardo professionista e attira l’interesse di una
misteriosa finanziatrice.
La vita ordinaria di Tell viene però
sconvolta dall’incontro con Kirk (Tye Sheridan), un giovane in
cerca di vendetta contro un nemico comune.
Ecco la nostra intervista ad
Alessandro Borghi con gli esordienti
Dennis Protopapa e Giuliano
Soprano, e al regista Alessandro Celli
con la protagonista femminile Barbara Ronchi.
MONDOCANE è stato presentato alla
SIC – Settimana della Critica 36 nel corso di Venezia
78.
MONDOCANE è una
produzione Groenlandia e Minerva Pictures con Rai
Cinema, prodotto da Matteo Rovere,
coprodotto da Santo Versace –
Gianluca Curti.
Nel
cast Dennis
Protopapa,Giuliano
Soprano,Alessandro Borghi, Barbara
Ronchi,Ludovica
Nasti,Federica
Torchetti, Josafat Vagni,Francesco
Simon.
Il film è nelle sale
dal 3 settembre distribuito da 01
Distribution.
Jodie Comer entra a far parte del cast di
Kitbag, il prossimo film di Ridley
Scott che batterà il ciak all’inizio del prossimo anno.
L’attrice di Killing Eve interpreterà Giuseppina,
la moglie dell’imperatore Napoleone, al
fianco di Joaquin Phoenix che sarà il
protagonista.
Kitbag si
concentrerà sulle origini di Napoleone e sul suo rapporto instabile
con sua moglie Giuseppina. Condusse campagne militari durante le
guerre rivoluzionarie francesi e fu imperatore della Francia dal
1804 al 1814, guidando il paese in una serie di battaglie prima di
essere sconfitto a Waterloo. Fu esiliato prima all’isola d’Elba e
poi nell’isola di Sant’Elena, dove morì nel 1821 all’età di 51
anni.
Jodie Comer sarà anche la protagonista di
The Last
Duel, sempre di Scott, che sarà presentato a Venezia
78, un altro dramma storico ambientato nella Francia del 14°
secolo, in cui appare al fianco di
Matt Damon (“Stillwater”),
Ben Affleck (“Argo”) e
Adam Driver (“Storia di matrimonio”).
“Ho colto al volo l’opportunità
di lavorare di nuovo con Ridley e il suo team e l’idea di lavorare
con Joaquin, che è una persona che ammiro enormemente”, ha
detto Comer in un’intervista con Variety su The Last
Duel. “E penso solo di avere questa opportunità –
sono così entusiasta di approfondire quel mondo.”
Comer ha detto che non ha ancora
iniziato a prepararsi per il ruolo dell’amata Giuseppina di
Napoleone, che dovrebbe cominciare all’inizio dell’anno prossimo,
perché è ora concentrata sulla quarta e ultima stagione di
Killing Eve al fianco di Sandra
Oh.
Tornano alle Giornate
degli Autori gli incontri di Miu Miu Women’s Tales con un
programma che, accanto alla proiezione nel Casinò di Venezia di due
cortometraggi firmati da registe, organizza tre conversazioni con
alcune delle più interessanti attrici, performer e filmmaker di
oggi, chiamate a celebrare la femminilità nel
XXI secolo. Le attività del progetto, giunto al suo
decimo anno di attività, raccolgono le voci di professioniste dai
background diversi, unite dalla curiosità e dall’entusiasmo di
portare al Lido testimonianze sul lavoro, la creatività e il
talento al femminile.
Le due registe che
quest’anno presenteranno i corti #22 e #23 sono Isabel
Sandoval e Kaouther Ben Hania. I corti
verranno proiettati in apertura del film in concorso ufficiale
delle Giornate degli Autori Madeleine Collins di Antoine
Barraud, in Sala Perla sabato 4 settembre alle 16.45. Per
assistere all’incontro tra le due registe, l’appuntamento è
domenica 5 settembre alle 10.00 presso lo Spazio
della Regione del Veneto all’Hotel Excelsior.
Isabel
Sandoval, che nel 2019 aveva presentato in concorso ufficiale alle
Giornate il suo intimo esordio alla regia, Lingua Franca,
candidato al John Cassavetes Award, porta sullo schermo della Sala
Perla #21 SHANGRI-LA, un racconto ambientato durante
la Grande Depressione che ci accompagna in un viaggio sensuale e
malinconico nelle fantasie di una bracciante filippina di seconda
generazione. Dopo il successo di The man who sold his skin,
presentato a Orizzonti durante Venezia 77 e primo film Tunisino
candidato all’Oscar, Kaouther Ben Hania torna al Lido con #22 I
AND THE STUPID BOY, cortometraggio che gioca con gli equilibri
di potere tra uomo e donna, la sessualità e la vergogna, una
storia graffiante e profondamente femminista.
Il pomeriggio del 5
settembre, all’Italian Pavillion (Hotel Excelsior), sarà la volta
di Ciara Bravo e Patricia Allison. La statunitense
Ciara Bravo, apparsa in serie televisive come Big Time Rush
e Red Band Society, versione americana di Braccialetti
rossi, dialogherà con Patricia Allison, attrice britannica che
ricorderete per il ruolo di Ola Nyman nella hit-series Netflix
Sex Education. Appuntamento alle 15.00 all’Hotel Excelsior
presso l’Italian Pavilion.
La terza e ultima
conversazione, sarà lunedì 6 settembre alle ore 11.00, nuovamente
presso lo Spazio della Regione del Veneto, vedrà protagoniste
KiKi Layne e Sarah Gadon. Classe 1991, KiKi Layne
ha già all’attivo ruoli in film del calibro di The Old
Guard e If Beale Street Could Talk, per il quale ha
ricevuto il Black Reel Award come miglior attrice. Acclamata per i
suoi ruoli nei film di David Cronenberg A
Dangerous Method, Cosmopolis e Maps to the Stars,
Sarah Gadon porterà al Lido la sua esperienza sui set di altre
grandi produzioni come Enemy di Denis Villeneuve e
Dracula Untold.
Tutti gli incontri
saranno moderati dalla giornalista britannica Penny Martin,
caporedattore della rivista femminile “The Gentlewoman”.